INCREDIBILE EQUILIBRIO Inseguendo l’ombra,il tempo invecchia in fretta ( Clizia ricollocato da Tabucchi) RIPENSARE LA PROGRAMMAZIONE Il periodo che va da metà luglio a metà settembre vede impegnati gli “ italian clubs ” di ogni ordine, grado e latitudine in quella che comunemente viene denominata PREPARAZIONE PRECAMPIONATO, inserita nell’orizzonte più vasto della PROGRAMMAZIONE ANNUALE. Dalle prime sollecitazioni di Arpad Weiszt e Aldo Molinari ( Il giuoco del calcio,1930)a oggi, moltissimi sono gli attori che si sono alternati sulla scena della PREPARAZIONE “ATLETICA”,attuando a volte un copia-incolla della periodizzazione e delle attività degli sport individuali – l ’atletica leggera, body-building - e applicando il tutto ai calciatori delle squadre loro affidate:un picco di forma all’anno quando invece il campionato dura 8 mesi e prevede almeno un appuntamento tutte le settimane. Moltissimi coloro che,con perizia linguistica, hanno ingegnosamente fruito e immesso nel circuito contributi esterofili. Rari, negli anni, coloro che, con intuito, dignità e rigore scientifico hanno continuato a osservare, a farsi domande, a documentarsi, a studiare e a divulgare i propri pensieri e competenze. Ai tempi dell’Ambrosiana la conoscenza del modello prestativo del calcio non era definita come lo è ora; nonostante ciò, le esperienze e gli studi di tutti questi anni, a fatica, stanno tentando di riportare su binari adeguati, un treno che aveva deragliato; che però aveva seminato, al suo passaggio,“dogmi” e “assiomi” rivelatisi in alcuni casi erronei, applicati e praticati per anni, e con danni, da tutti i calciatori del regno. Per non parlare di traumi distorsivi, stiramenti, affaticamenti conseguenza di carichi di lavoro non adeguati … Tanto che, il lavoro propriocettivo è diventato un MUST, ed è parte integrante di quasi tutte le preparazioni, in chiave preventiva però, per arginare l’elevato numero di infortuni, e non come tratto ovvio, essenziale di una educazione neuromotoria. Non per fornire il giocatore di una memoria permanente di controllo e gestione dell’equilibrio. Ancora oggi, 2010, molti degli addetti ai lavori, quando pensano alla preparazione cosiddetta “fisica”, è in termini CONDIZIONALI che la pensano. L’evidenza scientifica - informatica-tecnologica ci interpella: ci invita a ipotizzare una diversa distribuzione dei mezzi di allenamento e degli obiettivi, a ragionare in termini COORDINATIVI oltre che CONDIZIONALI: una pianificazione che si avvicini il più possibile all’intensità dell’impegno FISICO – TECNICO - TATTICO e, in fin dei conti, NEUROLOGICO del calciatore durante gli incontri. Non mi riferisco soltanto al periodo del settore giovanile e scuola calcio, quando in genere è l’oberato allenatore a gestire la valigia delle competenze della squadra e di ogni singolo ragazzo, dove, comunque, in relazione alle fasi sensibili, l’idea del “maestro di coordinazione”è entrata, sebbene nell’accezione limitativa di “servitore” della tecnica e non della tattica. In particolar modo la pianificazione dell’allenamento dell’alta prestazione deve essere centrata su lavori speciali e specifici (Verchoshanskij,2001). Dopo le evidenze del Campionato Italiano e dei Mondiali, qualcosa nello scenario sta cambiando, anche se ancora persiste qualche difficoltà nel distinguere l’“allenamento integrato”il cui obiettivo rimane, comunque, essenzialmente metabolico, dalla “ sovradimensione tattica “. “Serve lavorare con il pallone dal primo giorno di ritiro, questa è la nostra filosofia da sempre, con tutto il rispetto per le altre: il calcio si gioca con il pallone, dunque non servono solo corsa o palestra; non ci interessa neanche stabilire se questo o quel giocatore è al 60 o al 100%: i nostri test sono il gioco della squadra” Mourinho-Farias RIPENSARE LA VALUTAZIONE Nella “letteratura” calcistica reperibile,ogni programmazione, in genere, parte dai TEST, perlopiù da test condizionali, e qualora non condizionali, da prove che vanno a testare alcune ABILITA’, non certo le CAPACITA’ COORDINATIVE, e quest’ultime in situazione: il CONTROLLO, l’ADATTAMENTO, la RAPIDITA’ DI APPRENDIMENTO, e, ancora, la PERCEZIONE, l’ATTENZIONE, la COSCIENZA di un’azione. CAPACITA’ CHE DAVVERO DETERMINANO LA PRESTAZIONE. «La mente emerge da un cervello situato in un corpo, con il quale interagisce, la mente è radicata nel corpo vero e proprio, è conservata nell'evoluzione perché contribuisce al mantenimento di quel corpo ed emerge da un tessuto biologico - le cellule nervose”Antonio Damasio I test hanno la loro importanza, ma perché non pensare ad uno YO-YO,a un Gacon o ad un Mognoni “in situazione”,con palla ai piedi … e ancora, che rispondenza avrebbero queste prove su terreni vari? E’ noto che il calciatore, in termini di rapidità, si gioca tutto nello spazio dei primi 5 metri e dei primi tre passi effettuati … i test in merito partono dai 5,10, 20 metri e in genere prevedono un percorso lineare (non il Balsom) … Perché allora non partire con l’ ideare ad esempio un test che valuti gli esercizi patrimonio della psicocinetica? Prove che vadano a ricercare un riscontro numerico inserito nello spazio e nel tempo propri del gioco calcio e non in un tempo assoluto e in uno spazio standard. Protocolli che tengano conto dei tempi di contatto/non contatto palla, certamente brevi ma essenziali, proprio quelli che faranno la differenza e, in quanto tali, indicativi dell’intensità. Il costo energetico della corsa riscontrata nei test non è certamente lo stesso nel momento in cui il calciatore pressa o viene pressato .. E’ del tutto sbagliato ipotizzare dei test relativi ai moduli di gioco( il dispendio per un centrale è lo stesso se si attua il 4-4-2 o il 3-4-3, o per un laterale se si usa il modulo a zona o a uomo? ). Sarebbe folle prevedere il TAIS di Nideffer non solo per i calciatori di altissimo livello? L’incremento della rapidità di gioco- 2% circa in un anno-ci interpella quindi a considerare e a ricercare nuove vie di indagine. Il TAIS è composto da 144 item che descrivono situazioni e 17 scale: 2 sul controllo comportamentale e cognitivo, 9 sullo stile interpersonale e 6 sullo stile attentivo. Sulla base dell’interpretazione del profilo delle Scale Attentive è possibile ricavare 6 stili: -BET focus attentivo esterno ampio: atleti che si descrivono capaci di integrare efficacemente molti stimoli esterni nello stesso tempo. -OET sovraccarico di stimoli esterni: più alto è il punteggio più l’atleta compie errori dovuti a confusione e a sovraccarico di stimoli esterni -BIT focus attentivo interno ampio: un alto punteggio indica che l’individuo si considera capace di integrare efficacemente idee ed informazioni provenienti da aree differenti -OIT sovraccarico di stimoli interni: più è alto il punteggio,più l’atleta compie errori perché si confonde pensando a troppe cose contemporaneamente -NAR focus attentivo ristretto: più è alto il punteggio e più l’atleta si percepisce capace di restringere il focus attentivo quando è necessario -RED focus attentivo ridotto : un alto punteggio indica che l’atleta commette errori dovuti ad una restrizione eccessiva del focus attentivo L’esito del test permetterà all’operatore di modulare l’allenamento mentale direzionando correttamente il focus in riferimento alle fasi di gioco calcio ( E . Macci in www. calciatori.com ) “nemmeno la matematica esisterebbe senza il corpo di un matematico”… Le neuroscienze ci insegnano che migliori prestazioni saranno la conseguenza della ottimale e adeguata GESTIONE del sistema FORZA, o della catena cinetica che sottende alla VELOCITA’ e non SOLO del quantitativo di VO2 che l’atleta si ritrova nei polmoni, grazie alla genetica e al training: potrebbe essere utile spostare l’obiettivo su “come” il calciatore saprà controllare e utilizzare, in situazione, i grandi e piccoli sistemi che ha a disposizione:non sarà quindi così importante per il calciatore un training capace di dotarlo di un quantitativo “massimale” di capacità condizionali, ma essenziale sarà la capacità di utilizzarle, nei tempi e nei modi adeguati, richiesti dalla prestazione. Attorno a queste tematiche, negli anni, molti degli addetti ai lavori si sono interrogati e hanno messo a disposizione le loro convinzioni. Grazie a tali contributi, oggi possiamo dire che sarebbe più corretta ad esempio l’accezione di FORZA COORDINATIVA, giusto impulso al momento giusto, fortemente condizionata dalla percezione dettagliata del tempo, dello spazio, delle tensioni muscolari. Ineluttabilmente collegata quindi alla differenziazione, al ritmo e, superfluo dirlo, alle restanti capacità coordinative. Credo che non sia tanto utile, qualora controproducente in termini di economia di gioco esercitare a secco singoli tratti della muscolatura, sperando poi che, per magia, il nostro calciatore ricomponga il puzzle durante le azioni della partita. La velocità, ormai ce lo hanno detto in tanti, non è esclusivamente un dato genetico; naturalmente la genetica è fondamentale ma “essere” rapidi rimane un’abilità da insegnare, sviluppare e migliorare: tecnici specializzati negli sprint lineari possono dire, ma solo attuando un violento transfer in uno sport multi - direzionale che prevede un cambio di movimento ogni 4 secondi, uno sport che negli anni ha preso atto di un incremento del numero degli sprint inversamente proporzionale alla lunghezza degli stessi, uno sport in cui il modello biomeccanico prevede il contatto con la palla: lavorare quindi sui rapidi ed esplosivi cambi di direzione, ma con l’attrezzo che ci è proprio,capace di creare invarianti. Considerando che l’ANTICIPO è tutto, QUINDI una gestione del sé che preveda una visione esterna ampia,una percezione interna istantanea e un’immediata risposta. Lì dentro c’è il MONDOUNIVERSO (unico De Paoli) “Nonostante il cuore e il diaframma siano particolarmente sensibili, essi non hanno nulla a che fare con le operazioni della comprensione. Per tutte queste la causa è il cervello”. UN CONFRONTO OPPORTUNO Le neuroscienze ci insegnano inoltre che i meccanismi FEED-BACK sono essenziali ai fini della prestazione, ma che,in una situazione OPEN-SKILL quale il calcio, grande importanza rivestono i meccanismi FEED FORWARD, anticipatori, di controllo, e che il successo spesso si determina in sottili differenze in termini di coordinazione, di visione,di percezione (Andrew Howe e la stiffness). La competenza del calciatore si giocherà tutta nella capacità di gestire al meglio le sue energie nello spazio e nel tempo e si concretizzerà nel fornire la migliore abilità energetica mentale tecnica e tattica possibile al momento giusto al posto giusto. Tale armoniosa orchestrazione viene definita TIMING. Il concetto di EQUILIBRIO è fortemente correlato al concetto di TIMING. Pensare al timing non è la stessa cosa,dopo la scoperta dei neuroni specchio e le recenti acquisizioni sull’attenzione e la discriminazione percettiva. Impossibile riflettere in questi termini senza pensare ai contributi di POSNER e NIDEFFER in relazione al FOCUS ATTENTIVO. NEURONI SPECCHIO Nel 1985, un gruppo di ricercatori dell’Università di Parma,diretto da Giacomo Rizzolatti e composto da Vittorio Gallese, Luciano Fadiga, Giuseppe di Pellegrino, casualmente, durante un esperimento sulla corteccia premotoria di macachi, notò una certa attivazione cerebrale durante l’osservazione del compimento di atti motori, come il prendere un oggetto, portarlo alla bocca …: i neuroni della scimmia, che fino a quel momento erano stati considerati dei semplici neuroni motori, situati nella circonvoluzione frontale inferiore (area F5) e nel lobo parietale inferiore si attivavano sia quando l’animale compiva un’ azione, sia quando vedeva compiere da altri il medesimo movimento. Sembrava infatti che l’animale interiorizzasse l’atto osservato e ne comprendesse i meccanismi, come fosse lui stesso ad eseguirlo. La risonanza magnetica funzionale (fMRI), la stimolazione magnetica transcranica (TMS) e l'elettroencefalografia (EEG), tecniche non invasive,nel 1995 identificarono nell’uomo i neuroni specchio nella porzione rostrale anteriore del lobo parietale inferiore, nel settore inferiore del giro pre-centrale, nel settore posteriore del giro frontale inferiore, nella corteccia pre-motoria dorsale, ed in alcuni esperimenti si osservarono attività anche in un' area anteriore del giro frontale inferiore, e nell’ di Broca. Questi neuroni quindi, sono capaci di attivarsi sia quando compiamo un atto motorio in prima persona, sia quando vediamo l’azione compiuta da altri; si pensa che contribuiscano a creare un’idea di movimento,una rappresentazione interna dell’azione, svincolata dalla sua esecuzione,ma che potrebbe evocare un atto motorio potenziale di risposta (se vediamo qualcuno con in mano un pettine,siamo in grado di anticipare la successiva azione motoria che andrà a compiere).L’attivazione di tali neuroni, non deriva quindi da un imput sensoriale,ma prende vita dalle personali conoscenze motorie,dal proprio bagaglio,nostro patrimonio. Da bambina sorridevo quando mio padre,ex-pugile,guardando alla TV degli incontri di boxe,schivava i colpi con la testa … non potevo immaginare certo che alla base di quel bizzarro comportamento,ci fossero dei particolari neuroni, non potevo sapere che i suoi“neuroni mirror”stavano riconoscendo un atto motorio dal suo patrimonio di pugile, e stavano selezionando, dal suo vocabolario motorio,ricchissimo grazie alle esperienze vissute in anni di palestra e sul ring, la “parola” che corrispondeva all’azione vista. Grazie a Rizzolatti e alla sue equipe, oggi siamo in possesso di tali conoscenze, sappiamo con estremo orgoglio che il riconoscimento degli altri,delle loro azioni ma soprattutto,parlando di calcio,delle loro intenzioni,dipende, in prima istanza dal vissuto motorio dei calciatori. Mai infatti si era attribuito ai neuroni motori più di quello a cui essi sembravano eletti: il controllo di azioni meccaniche, prive di intenzionalità, di comprensione o, tanto meno, cognizione. La scoperta, invece, si scagliò ferocemente contro queste convinzioni, poiché i neuroni specchio sembrano deputati proprio a incarnare un livello astratto di rappresentazione delle azioni finalizzate, codificandole in millesimi di secondo, attraverso quei processi come la proiezione e l’introiezione, che molto spesso sono stati ritenuti processi speculativi superiori. Ciascuno,ogni calciatore,è in possesso del sistema-specchio,ma,per attivarlo,il suo vocabolario motorio dovrà essere molto ricco;solo in questo caso gli atti osservati avranno un significato istantaneo,potranno suscitare una risposta senza necessità di ragionamento … istanti preziosi se tradotti in termini di rapidità di azione. Di conseguenza se contribuiremo all’arricchimento del patrimonio motorio del nostro calciatore, l’attivazione del suo sistema specchio migliorerà. L’osservazione di un’azione di gioco, di un gesto tecnico abilmente eseguito, di certe fasi degli incontri, diventerà una facilitazione e un arricchimento del patrimonio motorio di ciascuno. IL MISTERO DELLA PERCEZIONE “Quando due oggetti o due giocatori o due eventi si palesano ai nostri occhi, il cervello elabora dei segnali e quindi non li vediamo simultaneamente, ma percepiamo per primo quello che riteniamo più importante; sul piano temporale, quindi, hanno la meglio gli eventi a cui prestiamo maggiore attenzione e, a differenza di quanto si credeva, non è la velocità, ma l’intensità dei due stimoli ad essere diversa e a caratterizzare la risposta. L’intensità è fortemente legata all’emotività” Tale scoperta effettuata dall’equipe del psicofisiologo Francesco di Russo della fondazione Santa Lucia di Roma, specializzata nello studio dei meccanismi neurali che regolano attenzione e percezione, ci avverte che il cervello non segue un ordine temporale o cronologico, ma opera una discriminazione e uno dei due stimoli avrà la meglio sull’altro: quello che avrà prodotto lo stimolo più forte che “ingannando” la percezione giungerà per primo ai nostri occhi. Il cervello dunque non accelera, ma giudica. Tale acquisizione apre uno scenario incredibile per il calcio: lavorando su questi meccanismi si potrebbe ipotizzare di stimolare la capacità del calciatore a selezionare velocemente gli imput utili o le azioni essenziali (portiere in un corner o in un punizione …) a focalizzare l’attenzione sullo “strettamente necessario”con maggior spazio cerebrale libero per la fantasia motoria LE CAPACITA’ NEL CALCIO Una suddivisione dettagliata delle capacità in condizionali e coordinative serve esclusivamente per un’organizzazione mentale di chi dovrà poi programmare, perché è chiaro ormai per tutti, che condizione e coordinazione, in realtà, rappresentano due aspetti profondamente interdipendenti e quindi inscindibili della capacità di prestazione sportiva, in sintonia profonda con tutte le altre componenti tecniche, tattiche quindi cognitive, emotivo - affettive e socio - relazionali. L’azione allenante dovrà sempre concentrarsi su TUTTI questi i fattori, anche se con impegno e incisività variabile, in relazione all’età, al livello motorio e alle esigenze dei campionati, degli incontri e dei calendari. Oltre a questi fattori, dovranno essere allenate anche la mobilità articolare, capacità di eseguire i movimenti alla massima ampiezza e l’elasticità, la flessibilità, capacità dei muscoli scheletrici di lasciarsi stirare recuperando successivamente la lunghezza fisiologica usuale senza subire traumi,qualità condizionate da fattori che non sono in stretta correlazione con i meccanismi di produzione energetica e tanto meno con l’evoluzione e la funzionalità nervosa, ma da componenti congenite e ormonali non stabili. … per ottenere qualcosa che non hai mai avuto è necessario fare qualcosa che non hai mai fatto .. Il gioco del calcio richiede prestazioni complesse, sempre diverse (OPEN SKILL). Per questo motivo, anche l’insegnamento e l’apprendimento dei “fondamentali” tecnici e tattici dovrà effettuarsi in un regime di plasticità e massima adattabilità alle situazioni prevedibili e imprevedibili che il gioco stesso proporrà (pur partendo in alcuni casi da esercitazioni closed - skill ). Determinante sarà quindi possedere una base psicomotoria che doterà il giocatore di schemi di movimento che dovranno stabilizzarsi; lo faranno grazie alle APPRENDIMENTO, CONTROLLO, ADATTAMENTO, CAPACITA’ COORDINATIVE GENERALI TRASFORMAZIONE, ORGANIZZAZIONE -, e alle CAPACITA’ COORDINATIVE SPECIALI, adeguate, quindi adatte, proprie della disciplina CALCIO. Diversi autori (Blume 1984, Hirtz 1988, Meinel, Schnabel,1984) hanno affermato che le capacità coordinative determinano in modo decisivo la velocità e la qualità di acquisizione delle capacità tecniche e tattiche, nonché la loro stabilità. LE CAPACITA’ COORDINATIVE A SERVIZIO DI TECNICA E TATTICA La coordinazione motoria è quindi la capacità che consente al corpo di eseguire qualsiasi movimento “sprecando” meno energia possibile: un buon livello di capacità coordinative consentirà di esprimere in maniera efficace le doti di forza, resistenza, velocità e rapidità e a rendere il gesto energeticamente più economico e tatticamente efficace. Che rappresenti un’ottima base per la TECNICA calcistica è dato ormai metabolizzato, ma si può ipotizzare che sia un presupposto fondamentale anche e soprattutto per la TATTICA. Grazie infatti all’acquisizione di tale patrimonio, il calciatore riuscirà ad attivare il sistema FEED - FORWARD, anticipatorio,responsabile dell’attivazione neuromotoria diretta,capace di fornire informazioni sulla possibilità che potranno verificarsi eventi in grado di modificare alcuni parametri di riferimento controllati dal sistema, nonché,come noto, il sistema FEED-BACK, in grado di segnalare un eventuale spostamento del valore di un determinato parametro da quello di riferimento, prefissato dal sistema, e in relazione a questo, operare correzioni. Tutto ciò che concerne l’organizzazione,l’attuazione e il controllo del movimento necessita quindi di una COORDINAZIONE continua, interfaccia tra le componenti muscolari e quelle nervose. Questa non è solo una questione da PICCOLI AMICI,perché PIU’ il calciatore, nel suo training, ripeterà in maniera cosciente o inconscia gesti motori programmati e coordinati,tanto più rinforzerà gli schemi motori appresi,attuando un condizionamento neuro-associativo che avrà come obiettivo la migliore delle prestazioni. La questione riguarda dunque tutte le categorie,professionisti compresi. L'età ottimale per l'apprendimento motorio è quindi difficile da definire. Le migliori condizioni indicherebbero le età che arrivano alla soglia della preadolescenza, tuttavia la plasticità del sistema consentirebbe al processo di apprendimento di continuare per tutta la vita, supportando lo sviluppo ontogenetico, laddove stimolato dalla difficoltà del compito di apprendimento e dall’intensità delle esercitazioni, da frequenti ripetizioni e opportune motivazioni. In regime poi di “lunga adolescenza”, c’è da chiedersi se le tabelle di riferimento di Martin, relative alle età sensibili, da tutti utilizzate come riferimento,siano ancora così dettagliatamente adeguate. …perché la vita è un brivido … L'esecuzione di una prestazione motoria complessa come il gioco calcio, richiede la più efficace delle organizzazioni al sistema nervoso centrale: diverse strutture, cioè, devono collegarsi tra di loro in maniera estemporanea per permettere in ogni azione il problem solving. E’ proprio la coordinazione quella capacità di organizzare, regolare e controllare il movimento del corpo nello spazio e nel tempo, al fine di raggiungere l’ obiettivo. Durante lo svolgimento di ogni fase di un’azione, infatti, il cervello deve risolvere in tempi rapidissimi una notevole serie di problemi: un calciatore che corre con la palla al piede verso l’area avversaria, deve coordinare i movimenti del tronco e degli arti; per controllare la palla deve inviare al piede una serie precisa di impulsi in modo da regolare l’intervento di vari muscoli; deve tenere in conto continuamente le condizioni esterne (qualità del terreno di gioco,posizione dei compagni degli avversari, il setting e la propria posizione nello stesso), garantendo comunque l’equilibrio del corpo. In tutto questo processo, il sistema nervoso centrale deve costantemente integrare vari tipi di informazioni sensoriali ed effettuare le eventuali correzioni. Saranno appunto le Capacità Coordinative a mettere in grado il calciatore di ORGANIZZARE, REGOLARE e CONTROLLARE il suo “movimento”, in modo da renderlo più coincidente possibile al modello di movimento da realizzare secondo il programma motorio, nel modo più economico possibile. POSTURA ED EQUILIBRIO Il controllo della POSTURA e dell’EQUILIBRIO in particolare, ha un ruolo determinante ai fini dell’esecuzione motoria. Come precedentemente detto, nel calcio e in particolare nel calcio di elités, il livello della performance è strettamente connesso con una esecuzione sempre più rapida e precisa;tutto ciò implica una raffinata capacità gestionale dei SEGMENTI CORPOREI,dello stacco MONOPODALICO, dei CAMBI DI DIREZIONE e in definitiva dell’AGGIUSTAMENTO DEL DISEQUILIBRIO; quest’ultimo è influenzato in modo determinante dalla consapevolezza delle informazioni in ingresso e la sua gestione si basa proprio sull’intervento coordinato e sinergico dei meccanismi propriocettivo, visivo e vestibolare (Sannicandro). Tali attività sono fortemente connesse con il Sistema Nervoso Centrale, il quale, dopo aver acquisito informazioni meccaniche, termiche, energetiche, chimiche, acustiche, barometriche (pressione), tattili, visive, olfattive, gustative, dolorifiche dalle vie AFFERENTI tramite i RECETTORI (ANALIZZATORI ESTEROCETTIVI, ENTEROCETTIVI, PROPRIOCETTIVI ), invierà gli impulsi motori utilizzando le vie EFFERENTI del “SISTEMA” (CERVELLO, CERVELLETTO, TRONCO CEREBRALE (BULBO, PONTE, MESENCEFALO), MIDOLLO SPINALE). Tutto ciò dovrà essere effettuato, come detto, nel più breve tempo possibile, per fornire la migliore delle risposte. RECETTORI ( secondo Sherrington) ANALIZZATORI ESTEROCETTIVI - CUTANEI tattili, termici, dolorifici, cinestesici SA I-RA-SA II-PC (controllo palla) - VISIVI (precisione) visione centrale visione profonda visione periferica - ACUSTICI e VESTIBOLARI (tardivi e imprecisi) - OLFATTIVI - GUSTATIVI ANALIZZATORI ENTEROCETTIVI -VISCERALI -MUSCOLARI ARTICOLARI - VESTIBOLARI fusi - organuli del Pacini neuromuscolari (capsula art) (stiramento - organuli di Ruffini (i più rapid ) muscolo) (capsula art) organi - terminazioni libere tendinei terminazioni a del fiorame Golgi(con trazione muscolo) Tabella dei recettori secondo Sherrington (The integrative action of the nervous system, Cambridge, 1906) ANALIZZATORI PROPRIOCETTIV I Sherrington sottolinea quindi la differenza tra: - PROPRIOCEZIONE, coscienza della posizione degli arti nello spazio, sistema che governa la capacità di generare e mantenere postura eretta e efficace equilibrio, e - KINESTESIA,consapevolezza del movimento articolare, sistema che segnala la variazione di contrazione muscolare in risposta a input esterni,denotando la propriocezione come un 6°SENSO, talmente radicato in noi, che continuerà a funzionare anche se gli altri 5 non lo faranno (si continua a “sentire” un arto amputato … pervicacia della memoria muscolare!) “il cervello cresce in appena un’ora,basta allenarlo” Yi Zuo, Università di Santa Cruz Secondo M.Jenkins, 1994, il sistema nervoso centrale si comporta in maniera differenziata nella esecuzione della stessa prestazione motoria, a seconda che si tratti di prestazioni precedentemente apprese, da poter effettuare quindi in maniera automatizzata, o viceversa prestazioni da effettuare in maniera controllata in quanto prestazioni in via di apprendimento. Lo studio sui neuroni specchio,inoltre, ci da delle certezze a questo proposito. Per aggiungere un nuovo movimento al proprio bagaglio motorio, occorre che esso venga conservato nella MEMORIA MUSCOLARE. Quando il corpo esegue un movimento,una serie di impulsi nervosi vengono spediti seguendo una sequenza specifica come una mappa elettronica conservata nel nostro sistema neurale. Un movimento non si può salvare come un file,ma occorre ripetere la sequenza più volte, fino a che un particolare schema motorio si fermi e penetri permanentemente nella memoria muscolare. Quando uno schema si sarà formato diverrà stabile: difficilmente verrà modificato( Mike Antoniades). Sempre più si dovrà riflettere sui meccanismi inerenti la memoria muscolare nell’ottica dei nuovi indirizzi metodologici,orientati di più verso l’allenamento del sistema - movimento piuttosto che del singolo muscolo. Sempre più ampio dovrà essere il “corredo” di competenze nella memoria motoria del calciatore, in fatto di EQUILIBRIO: sarà in grado così di scegliere il movimento più adeguato rievocando sequenze motorie, posture corporee,percezioni muscolari, insomma, la soluzione per lui più adatta: quella vincente o comunque la non traumatica. Semirovesciata di Klose fuori equilibrio” … frammento dai Mondiali 2010 Reperire in commercio materiale relativo all’argomento” balance ” non è difficile; anche analizzare definizioni, contributi ed esercitazioni risulta agevole: le cose si complicheranno nel momento in cui si dovrà trasmettere, ai propri calciatori, come arrivare a consolidare l’arcaico schema motorio, gestire al meglio le proprie capacità coordinative di equilibrio, far si che queste rimangano indelebili nella propria memoria motoria. Impresse al punto tale da fungere “da scudo” e da poter essere attivate in ogni circostanza turbativa e al momento giusto (Di Russo) durante tutto l’arco della vita, al fine di evitare infortuni relativi, e non ricorrere solo tardivamente a training propriocettivi. … la valigia sul letto quella di un lungo viaggi o….“Si può creare un bagaglio di memoria muscolare”? ... Risulta ormai chiaro il ruolo determinante dell’equilibrio ai fini dell’esecuzione motoria: mantenerlo ad alto livello farà si che l’esecuzione del gesto sarà più rapida e precisa. Dotare il calciatore di strumenti per garantire che l’equilibrio sia mantenuto in ogni circostanza dovrà essere l’impegno di ogni preparatore, il quale sosterrà il proprio calciatore, anche professionista, nell’affinare la gestione dell’equilibrio e dei sistemi di controllo posturale. Non dimentichiamo che si può affinare solo qualcosa che si possiede, quindi i programmi delle scuole calcio non potranno glissare sull’argomento. E teniamo in particolare considerazione il fatto che “installare” nel corredo motorio del nostro calciatore il “programma equilibrio” tramite adeguato training trattasi di educazione permanente: per disinstallarlo non basterà cliccare sull’icona. … nell’universo tutto è compensazione. Quando si è meno veloci si spinge più forte. ( L’eleganza del riccioMuriel Barbery p.95 ) Idee sparse sull’equilibrio In attesa di un successivo eserciziario più dettagliato, che però, in genere, tende a svilire la creatività dell’operatore, proponiamo il materiale sottostante, che potrebbe fungere da stimolo per una personale riflessione e ricerca. Cosa inserire nella voce equilibrio 1. esercizi che mettano in crisi i sistemi che influenzano postura ed equilibrio (agendo sulla vista, sull’udito ….) 2. esercizi utili a stimolare i recettori ad un migliore stato di coscienza (riuscire a sentire di più: esercizi con occhi aperti/chiusi, con tappi alle orecchie …) 3. utilizzo di superfici instabili: in discesa con la palla, in salita con la palla, superfici scivolose con la palla, esercizi con palla bosu 4. deambulazione su sentieri stretti, arrampicate, scalate, ferratine, deambulazione in quota 5. esercizi su pedane propriocettive, esercizi al trampolino elastico, asse d’equilibrio ( lotta, spostamenti in coppia, cambi di posto simultaneo …) 6. snow - board, monopattino, bici ( impennate, esercizi su una ruota,gimkane ) 7. psicocinetica 8. palchi di salita, quadro svedese, spalliera (traslocazione in lateralità sopra l’ultimo piolo, aderendo con la schiena al muro) 9. la coppia di due: accoppiare 2 dimensioni, due attrezzi, 2 persone e ideare esercizi che facciano perdere e riacquistare l’equilibrio 10. esercizi con la swis - ball 11. esercitazioni tipo tiro alla fune, esercizi con elastici,tutto in coppia 12. traslocazioni su binari o su cordoli 13. tutti gli esercizi patrimonio circense 14. esercizi con i trampoli 15. saltelli con la corda, ostacolino, cerchi 16. passaggio di ostacoli utilizzando scatoloni di varia grandezza posti a distanze varie; dal percorso iniziale togliere alcuni scatoloni per variare ritmo e favorire l’adattamento 17. percorsi vari a coppie, 1 ad occhi chiusi, l’altro conduce; percorsi in equilibrio monopodalico; raccolta di oggetti precedentemente disseminati sul terreno sempre in equilibrio monopodalico 18. corsa libera in uno spazio disseminato di oggetti che si raccolgono in corsa e si lasciano a terra poco dopo 19. il rombo: a gruppi di 4 disposti a rombo, ciascuno con il pallone ai piedi; si stabilisce il capogruppo che comanderà il movimento dal suo vertice; gli spostamenti dovranno essere bruschi, con molti 20. 21. 22. 23. 24. 25. 26. 27. 28. 29. 30. 31. 32. 33. 34. cambi di senso; il capogruppo dovrà essere imitato e seguito dagli altri, obbligati a mantenere le adeguate distanze e quindi la figura geometrica; a turno ogni vertice diventa capogruppo e così via, in modo sempre più veloce: cambi rapidi e precisi di ¼, ½ o ¾ di giro la squadra si divide in 2 sottogruppi e si simula il lavoro di equilibrio di una bilancia direzione ns eo; si può lavorare in coppia,2 vs 2, 4vs 4… Quando una parte si muove andando ad occupare un punto cardinale, l’altra metà, compatta si muoverà nello spazio opposto, per ritrovare, di volta in volta, l’equilibrio. girare velocemente in circolo da soli, in coppie, in gruppo lavori a coppia a specchio staffette con scale a libretto corsa, stacco da una pedana Reuther e volo su tappetone lanciarsi dall’alto su tappetone traslocazione su telone di plastica bagnato e coperto di schiuma acrobatica elementare: il mondo da un altro punto di vista training dell’attore (Grotowski e simili) acquagym acrosport passerelle mobili particolari esercizi yoga forme del judo percorsi su pneumatici, su tappeti avvolti, cumuli di terreno Bibliografia • • • • • • • • • • • • • • Starosta, W., Hirtz, P. 1990. Periodi sensibili e sviluppo della coordinazione motoria. Roma, Rivista di Cultura Sportiva, 9, 55-61. Bessou M., Dupui P., Séverac A., Bessou P. 1998 Il piede, organo dell’equilibrio – in Villeneuve P. (1998) Castagna C., Sannicandro I. (2001) – Indagine sull’equilibrio della forza reattiva degli arti inferiori nel basket – in Atti del 6° Convegno Associazione Italiana Medici Basket – Gestione dei rischi di gioco nella stagione agonistica – Coverciano 23-24 giugno 2001: 44-45 Riva D. (1998) – Sistemi di valutazione della sensibilità propriocettivo e della capacità di gestione del disequilibrio – in Riva D., Soardo G.P., Kratter G. (1998) – Propriocettività e gestione del disequilibrio – Atti Convegno Torino 16 Maggio 1998: 17-31 Weineck J. (1999) – La preparazione fisica ottimale del giocatore di pallacanestro – Calzetti-Mariucci Perugia Accame F. 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XiX congresso internazionale in riabilitazione e traumatologia dello sport,Bologna 2010 Ogni cervello ha le sue priorità A.M.Zaccheddu da “Il Mattino” .2005 Vittorio Gallese Dai neuroni specchio alla consonanza intenzionale Dipartimento di Neuroscienze Università di Parma