Milano
Basilica di San Lorenzo
Maggiore
Désir d’aymer
Liriche d’amore del XVI secolo.
Dalle Fiandre all’Italia
Martedì 16.IX.08
ore 17
Capilla Flamenca
°
50
Introduce Quirino Principe
Torino Milano
Festival Internazionale
della Musica
01_25.IX.08
Seconda edizione
SettembreMusica
Désir d’aymer
Liriche d’amore del XVI secolo – Dalle Fiandre all’Italia
Love’s Pleasure
Vincenzo Capirola (1474 - ca. 1548)
Padoana belissima ca. 1.40 min.
Josquin Desprez (1450-1521)
Baisés moy (a 4 voci) ca. 1.15 min.
Alexander Agricola (ca. 1445-1506)
L’home banni ca. 3 min.
Heinrich Isaac (ca. 1450-1517) – Anonimo –
Hayne van Ghizeghem (ca. 1445 - post 1476) –
Josquin Desprez – Johannes Martini (1440 - ca. 1498)
J’ay pris amour/De tous bien plaine ca. 6 min.
Anonimo
Ick byn zo elende ca. 3 min.
Alexander Agricola
Je n’ay duel ca. 6 min.
Love’s Desire
Joan Ambrosio Dalza (2a metà XV sec.-1508)
Calata ala spagnola ca. 2 min.
Loyset Compère (ca. 1445-1518)
Le grand désir ca. 4.30 min.
Anonimo
La stangetta ca. 2.30 min.
Jean Mouton (ca. 1459-1522)
James, james, james ca. 1.15 min.
Jacob Obrecht (ca. 1457-1505)
T’sat een meskin ca. 2 min.
Loyset Compère
Lourdault, Lourdault ca. 4.15 min.
Loyset Compère
Nous sommes de l’orde de Saynt Babuyn ca. 2 min.
Love’s Sorrow
Josquin Desprez
Baisés moy (a 6 voci)
ca. 2.30 min.
Alexander Agricola – Josquin Desprez – Anonimo
O venus bant ca. 6 min.
Vincenzo Capirola – Hayne van Ghizeghem – Alexander Agricola
Alez regret ca. 10 min.
Capilla Flamenca
Marnix de Cat, controtenore
Tore Denys, tenore
Lieven Termont, baritono
Dirk Snellings, basso e concertazione
Liam Fennelly, Thomas Baeté, Piet Stryckers, viola da gamba
Wim Maeseele, liuto
Patrick Denecker, flauto
Introduce Quirino Principe
Sotteranee miniere dell’amore, ovvero: tra Eros e Thanatos Orfeo
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Libido, Eros, Agape: nella sfera degli archetipi, tre forme simboliche, forse
tre “veri” dèi nascosti le cui sembianze mai si sono rivelate. Nella sfera del
linguaggio, tre idee che è difficile trasformare in concetti. È possibile tradurle
in vibrazioni: perciò la musica, scienza del far vibrare materia ed energia
generando suoni, è l’arte che vanta i maggior diritti di rappresentanza sulle
tre gradazioni di ciò che chiamiamo amore.
La musica occidentale ha acquisito questi diritti lungo i secoli della formazione dell’Europa. Il memorabile saggio di Denis de Rougemont, L’amour et
l’Occident, ne è lo statuto. L’epoca che il concerto della Capilla Flamenca,
“ensemble” di otto artisti tanto fiamminghi che più non potrebbero esserlo,
propone al nostro ascolto, può esere definita in più maniere, secondo l’a ngolo
nazionale e culturale di osservazione. Guardando da parte italiana, lo svizzero Jakob Burckhardt la chiamò per la prima volta “Renaissance”, ma la sua
formazione almeno parzialmente hegeliana non assegnò molta importanza
alla musica, bensì moltissima alle arti della figura e molta alla poesia. Due
generazioni più tardi, l’olandese Jan Huizinga chiamò quell’epoca “autunno
del Medioevo”. Son personalità diversissime, quelle che, da un tratto di storia
molto concentrato, più o meno un secolo, tra il 1440 e il 1550, ci raggiungono
e ci seducono. Riconosciamo giganti, veri monumenti, come Heinrich Isaac, o
Jacob Obrecht che forse fu maestro di canto ad Erasmo da Rotterdam; musici
la cui grandezza non è ancora stata interiorizzata dagli occidentali amanti
della musica; mam anche semplici nomi, apparsi una o due volte in manoscritti marginali, e capaci di di irretirci con una sola breve composizione,
come avviene per il misterioso Vincenzo Capirola “bresano”.
I secoli XV e XVI sono, nel corso illusorio del tempo, l’era che meglio ha veduto in trasparenza gli archetipi dell’antico che si congiunge al moderno, e che
meglio ha capito la nobiltà dell’Agape che reca tracce di Eros, di Eros che ha
tracce di Libido, lungo la navigazione “sul mare amaro dell’amore”.
Quirino Principe
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Tra “désir” e “regret”: sul filo di un codice condiviso
Tre diverse declinazioni dell’amore – come desiderio (Love’s Desire), come
fonte di piacere (Love’s Pleasure) e, infine, come cagione di sofferenza e languore (Love’s Sorrow) – sono il tema conduttore di un affascinante viaggio nella musica profana tra la fine del Quattrocento e i primi anni del Cinquecento.
Un intellettuale e raffinato jeu compositivo che animò le corti di tutt’Europa
e che trovò realizzazione in un corpus compositivo dalle molteplici sfaccettature: voci e strumenti impegnati ora in intonazioni molto raffinate con
testi poetici di elevata fattura, ora in espressioni musicali che riecheggiano
movenze popolari e dotate di testi dalla comicità molto marcata, ma sempre
destinati all’elegante e colto pubblico delle corti.
Protagonisti incontrastati di questo repertorio furono i più illustri tra i cosiddetti “franco-fiamminghi”, ossia quei compositori di formazione nordica
(Paesi Bassi e Francia settentrionale) che dal XV alla fine del XVI secolo girovagarono per il continente, diffondendovi la massima perizia contrappuntistica dell’epoca. E non si limitarono a creare ex novo, ma molto frequentemente
attinsero a un medesimo patrimonio melodico che rielaborarono in una sorta
di amichevole competizione. Qualora una chanson polifonica fosse ritenuta particolarmente stimolante (perché molto famosa, oppure per intrinseche
qualità musicali oppure, ancora, perché dotata di un testo ricco di interessanti
allusioni) se ne estrapolava una linea melodica (in genere il tenor, cioè la voce
interna) e la si riutilizzava quale fondamento di una nuova composizione.
Si spiega così la proliferazione, tra fine Quattrocento e inizio Cinquecento, di
chansons dotate dello stesso testo (in termini moderni diremmo “dello stesso
titolo”); brani che, sebbene differenti sia sul fronte stilistico sia su quello della
tecnica utilizzata (con diverso il numero delle voci e con impianto ora marcatamente imitativo, ora più accordale con evidenziazione della voce superiore)
risultano accomunati da un medesimo “codice genetico”. E a un ascolto attento non può sfuggire il fitto gioco di rimandi melodici tra cui si staglia, spesso
percepibilissimo, il cantus prius factus (canto preesistente), ossia il modello
melodico di base da tutti condiviso. Nume tutelare di questa consuetudine
compositiva fu il belga Hayne van Ghizeghem che si assicurò l’immortalità
con le sue De tous biens plaine e Alez regret, composizioni di acclarata rinomanza, che non solo trovarono degna collocazione nei più sontuosi chansonniers miniati dell’epoca, ma che diedero l’abbrivio per un grande numero di
successive rielaborazioni tra cui quelle di Alexander Agricola (Alez regret) e
Josquin Desprez (De tous biens plaine). Con Alez regret, inoltre, Hayne diede luogo a un’autonoma e fortunata tradizione compositiva – chansons de
regretz – caratterizzata da un accentuato pathos malinconico.
Il campionario di melodie dal quale i compositori attingevano era comunque molto vasto e non necessariamente circoscritto a composizioni d’autore.
Particolarmente prediletto fu il rondeau anonimo J’ay pris amour che fornì
materia per celeberrime rivisitazioni – Heinrich Isaac e Johannes Martini ne
realizzarono diverse versioni ciascuno – e fu addirittura “mescolato” al tenor
di De tous biens plaine dando luogo a un’adespota chanson combinativa.
Oppure ricordiamo Je n’ay duel di Johannes Ockeghem che costituì il modello per l’omonima chanson di Agricola. Ma anche altri canti, spesso di origine
popolare, godettero di analoga fortuna: Baisés moy di cui Josquin approntò
due versioni a canone (a 4 e 6 voci) e, in lingua fiamminga, O Venus bant (fra
cui spiccano le versioni di Agricola e Josquin). Parallelamente a questo “gioco
intertestuale” i compositori non mancarono di concepire lavori “originali”,
ossia interamente ed esclusivamente frutto della propria fantasia creatrice.
Pensiamo, per esempio, alle chansons di Loyset Compére, compositore francese che, a cavallo tra i due secoli, entrò in contatto con ambienti vieppiù diversi
(dalla cappella musicale milanese di Galeazzo Maria Sforza all’entourage del re
di Francia), assimilando, quindi, idiomi musicali eterogenei, tanto da padroneggiare sia espressioni auliche e di matrice cortese, come Le grand désir, sia
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intonazioni deliberatamente meno raffinate come Lourdault, Lourdault, che
affronta il tema della relazione amorosa con accenti irriverenti e marcatamente comici. Considerazioni analoghe valgono per Jean Mouton (contemporaneo di Compére e anch’egli in forza nella cappella reale di Francia) che
in James, james, james riuscì a coniugare il proprio dotto stile mottettistico
con un’evidentissima allure popolareggiante. Questo corpus di canti d’amore
– spesso aulici e sentimentali, talora più farseschi e grossiers – era destinato a
un’esecuzione a volte interamente vocale, spesso vocale-strumentale e finanche esclusivamente strumentale assecondando, di volta in volta, i gusti degli
esecutori e degli ascoltatori, oltre che le risorse a disposizione. È, quindi, perfettamente legittima la scelta di proporre in versione solo strumentale alcuni
brani quali Ick byn zo elende e La Stangetta di autori sconosciuti, L’home
banni di Agricola, Nous sommes de l’orde de Saynt Babuyn di Compère e T’sat
een meskin di Jacob Obrecht (quest’ultima all’epoca circolante proprio come
“canzone strumentale”). Questa flessibilità performativa trovò riscontro nelle
prime stampe di Ottaviano Petrucci (Harmonice musices odhecaton A, Canti
B e Canti C rispettivamente del 1501, 1502 e 1504); una sorta di hit-parade
della coeva produzione profana – la quasi totalità dei brani proposti in questo
concerto sono attinti da queste antologie – in cui il testo poetico è ridotto
al semplice incipit collocato a mo’ di titolo. Un’attestazione sine litteris che
denuncia senz’altro la gran notorietà dei brani (e quindi la non-necessità di
riportarne il testo per intero), ma soprattutto pare caldeggiarne l’esecuzione
strumentale. D’altronde, sebbene nelle attestazioni manoscritte o a stampa
non se ne facesse cenno, a quell’altezza cronologica gli strumenti iniziavano a
giocare un ruolo sempre più rilevante nel panorama sonoro rinascimentale e
il liuto, in particolare, si stava dotando di un proprio repertorio autonomo ben
rappresentato dalla produzione dei liutisti lombardi Vincenzo Capirola e Joan
Ambrosio Dalza, entrambi attivi tra il XV e il XVI secolo. Ecco, quindi, una
versione liutistica di Alez regret che Capirola raccolse in una propria antologia
di intavolature (ossia adattamenti alla tecnica dello strumento, trascritti con
una peculiare scrittura per liuto). Padoana bellissima e Calata ala spagnola
sono, invece, elaborazioni su ritmi di danze in voga in quegli anni che, in un
certo senso, costituiscono gli esordi di una tradizione strumentale destinata
a prolungarsi con sempre crescente fortuna nei secoli a venire. Per finire il
Tastar de corde – Ricercar dietro rappresenta una concessione al gusto per il
virtuosismo strumentale e consiste nell’associazione di un brano dal carattere
preludiante (tastar de corde) seguito da un ricercare, cioè un brano dall’allure
improvvisativa.
Francesco Rocco Rossi*
* Diplomato in pianoforte, laureato in Musicologia
e addottorato in Scienze musicologiche. Suo principale
campo di interessi è la musica quattro-cinquecentesca.
Oltre a numerosi saggi di taglio filologico e analitico,
nel 2008 ha pubblicato due monografie, su Guillaume
Faugues (San Marco dei Giustiniani) e Guillaume Du Fay (L’Epos).
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Desprez
Baisés moy
«Baisés moy, ma doulce amye,
par amour je vous emprie».
«Non ferray».
«Et pourquoy?».
«Se je faisois la folie,
ma mère seroit marie.
Vela de quoy!».
«Baciatemi mia dolce amata,
per amore, ve ne prego».
«Non lo posso fare».
«E perchè?».
«Se facessi una simile follia,
mia madre si rattristerebbe.
Ecco perchè!».
Isaac – Anonimo – van Ghizeghem
– Desprez – Martini
J’ay pris amour/De tous bien plaine
pour conquerir joieuseté.
Heureulx serai en cest esté
se puis venire a mon emprise.
S’il est aulcun qui m’en desprise,
il me doit estre pardonné.
Ho adottato l’amore come motto
[del mio stemma
per conquistare la gioia.
Quest’estate sarei felice
se riuscissi nella mia impresa.
E se qualcuno mi disapprova,
chiedo perdono.
De tous biens plaine est ma maistresse,
chascun luy doibt tribu d’onneur.
D’ogni bene è ricca la mia donna,
tutti devono tributarle onore.
J’ay pris amours, [...]
Je n’ay cure d’autre richesse,
si non d’estre son serviteur.
Et pour ce qu’il n’est chois meilleur,
en mon mot porteray sans cesse.
Ho adottato l’amore, [...]
Non mi interessano le altre ricchezze,
ma solo di essere suo servo.
E siccome non c’è nulla di meglio,
esibirò sempre il mio motto.
De tous biens plaine…
D’ogni bene è ricca [...]
J’ay pris amours, [...].
Ho adottato l’amore, [...].
J’ay pris amours a ma devise
Agricola
Je n’ay duel
Je n’ay deuil que de vous ne viengne,
mais quelque mal que je soustiengne,
j’ay trop plus chier vivre en douleur
que souffrir que mon povre cueur
a ung aultre qu’a vous se tiengne.
Car Dieu voulut tant vous parfaire
qu’il n’est nul riens qui me sceut plaire
fors que de voz grans biens louer.
Son plaisir fut de vous complaire
et plus de biens que a nul faire,
dont ung chascun vous doibt amer.
Je n’ay deuil [...] tiengne.
Non provo alcuna pena che non venga da voi,
ma a costo di qualunque sofferenza,
preferisco vivere nel dolore
piuttosto che soffrire per aver donato il mio
povero cuore ad un’altra invece che a voi.
Dio vi ha voluto così perfetta
che nulla mi dà tanto piacere
quanto lodare le vostre grandi doti.
Dio provò piacere nel compiacervi
e nel colmarvi di grazie più di chiunque altro,
così che tutti vi debbano amare.
Non provo alcuna pena [...] a un’altra invece
che a voi.
Compère
Le grand désir
Le grand desir d’aymer m’y tient,
quant de la belle me souvient,
et du joly temps qui verdoye.
Et hoye!
Tantost aller y m’y convient
vers celle-là qui mon cueur tient,
je croy qu’el en aura grant joye.
Et hoye!
Belle, je viens par devers vous
Dpour avoir plaisir et secours,
vostre amour trop fort me guerroye.
Et hoye!
«Bien viengnez, amy, par amours,
6
Un gran desiderio d’amare mi afferra
quando mi sovviene la mia bella,
e la bella stagione in fiore.
Suvvia!
Sento di dover andare
verso colei che tiene il mio cuore
e credo che lei ne avrà grande piacere.
Suvvia!
Bella, vengo da voi
in cerca di piacere e soccorso,
il troppo amore per voi mi tormenta
Suvvia!
«Benvenuto, amico mio, per l’amore!
or me dictes: que quérez-vous?
vous fault-il rien que de moy j’aye?»
Et hoye!
«Belle, par raison me convient
dire d’amours ce qu’apartient,
que vostre amy tenu je soye».
Et hoye!
«Je suys celle qui rien ne tient
a son amy, quant il y vient,
bien vous en monstreray la voye».
Et hoye!
«Ce faulx jalloux souvent y vient,
lequel m’a dict qu’il me convient
delaissier l’amoureuse voye».
Et hoye!
«Maiz, mon amy, c’est pour néant,
car quant de vous il me souvient,
mon cueur vit et volle de joye».
Et hoye!
Ma ditemi: cosa desiderate?
Vi serve qualcosa che io posseggo?»
Suvvia!
«Bella, la ragione mi spinge
a dire che è l’amore ciò che vi appartiene,
e che vorrei essere considerato vostro amante».
Suvvia!
«Io sono colei che non trattiene
il suo amico, quando egli viene,
e vi mostrerò il perché».
Suvvia!
«Un falso e geloso spesso viene qui,
e mi suggerisce
di abbandonare la via dell’amore».
Suvvia!
«Ma, amico mio, non c’è motivo,
perché quando penso a voi,
il mio cuore vive e trabocca di gioia».
Suvvia!
Mouton
James, james, james
Jamais, jamais, jamais,
Jacquez bonhomme bien n’aira.
Jacquez bonhomme a une femme:
nous l’airons, par Nostre Dame!
Elle a dist qu’elle viendra.
Jamais, jamais, jamais,
Jacquez bonhomme bien n’aira.
Se j’ay perdu mez amourettez,
je ne scay la raison pourquoy.
Se j’avoye bonne boursette,
il ne m’en chauldroict.
Giammai, giammai, giammai
le cose andranno bene per il buon Jacques.
Il buon Jacques ha una donna:
noi l’avremo come Nostra Signora!
Lei ha detto che verrà.
Giammai, giammai, giammai
le cose andranno bene per il buon Jacques.
Se ho perduto le mie amanti,
non so perchè.
Se solo avessi un borsellino ben fornito,
non sarei incorso in alcun inconveniente.
Compère
Lourdault, Lourdault
Lourdault, lourdault, garde que tu feras!
Car, si tu te maries, tu t’en repentiras,
si tu prens josne femme, jalouz tu en seras.
Lourdault!
Lourdault, lourdault, garde que tu feras!
Elle yra a l’eglise, le presbtre la verra,
la merra en sa chambre et la confecera.
Lourdault!
Lourdault, lourdault, garde que tu feras!
Luy fera les enffanz, et ren tu t’en scauras,
et quant el serra grosse, il la te renvoira.
Lourdault!
Lourdault, lourdault, garde que tu feras!
Et nourriras l’enffant qui riens ne te sera,
encor seras bien aise quant huchera “papà”.
Lourdault!
Babbeo, babbeo, attento a ciò che fai!
Perchè se ti sposi, te ne pentirai,
se ti prendi una giovane moglie tu ne sarai geloso.
Babbeo!
Babbeo, babbeo, attento a ciò che fai!
Lei andrà in chiesa, il prete la vedrà,
la porterà nella sua camera e la confesserà.
Babbeo!
Babbeo, babbeo, attento a ciò che fai!
Lui farà i figli e tu non lo saprai,
e quando lei sarà ingrassata, lui te la renderà
Babbeo!
Babbeo, babbeo, attento a ciò che fai!
E darai da mangiare al bambino che non ha
nulla a che fare con te,
e come se non bastasse ti piacerà quando ti
chiamerà “papà”.
Babbeo!
Agricola – Desprez – Anonimo
O venus bant
O Venus bant o vierich brant.
Hoe heeft dat vrouken so playsant.
Mijn herteken onbedwonghen
Dat doet haer troostelijc onderstant
Twele mi hout inder vruechden bant
Gheswongen \ ondanck der nijders tongen
Reyn lieflijck beelt \ reyn suyuer iuecht
Ende wel ghedaen vol alder duecht
O catene di Venere, o fuoco ardente!
Quella donna così bella
ha stregato il mio cuore.
Ecco ciò che fa il suo sostegno e il suo conforto:
mi tiene prigioniero in catene di gioia,
a dispetto delle malelingue.
Immagine pura e dolce, incontaminata giovinezza
e piena di tutte le virtù,
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Aen v staen alle mijn sinnen
Als ic v sie mijn herteken verhuecht
Ghi zijt die mi troost gheuen moecht
alleyne \ och wout ghi dat bekenne reyne.
U fier gelaet \ u soete aenschijn
Belieft so wel dat herte mijn
Och wout ghi mi troost gheuen
Ontfanghet mi doch in dat herte dijn
So sal ick die alderliefste zijn
Sonder sneuen \ bouen al die ter werelt leuen.
Mocht ic een woort van u ontfaen
So soude ick trueren laten staen
Int spijt der nijders tonghen
Tot uwer eeren is dit ghedaen
Ende willet van mi in dancke ontfaen
Reyn ionghen \ dat ick hebbe ghesongen.
tutti i miei sensi tendono verso te.
Quando ti vedo il mio cuore è colmo di gioia,
solo tu puoi darmi consolazione:
oh, se tu soltanto lo ammettessi apertamente!
Il tuo fiero volto, il tuo dolce aspetto
seducono così tanto il mio cuore.
Oh, consolami, quindi,
accoglimi tra le tue braccia,
e, modestia a parte, sarò l’amante più ardente
tra tutti coloro che vivono sulla terra.
Se potessi avere una tua parola,
cesserei di lamentarmi,
nonostante le malelingue.
Questa poesia è per te,
ti prego accettala come segno di quella riconoscenza
che io, giovane puro, ho cantato per te.
Capirola – van Ghizeghem – Agricola
Alez regret
Alez, regret, vuidez de ma presence,
alez ailleurs querir vostre acointance!
Assés avés tourmenté mon las coeur,
rempli de dueil pour estre serviteur
d’une sans per que j’ay amee d’enfance.
Fais luy avés longuement ceste offence.
Ou est celuy qui onc fut né en France
qui endurast tel mortel deshonneur?
Alez, regret, [...].
Andatevene dispiaceri, sparite dalla mia vista,
andatevene a disturbare qualcun altro!
Avete già abbastanza tormentato il mio cuore lasso,
pieno di dolore per essere schiavo
di una donna senza pari che io amo fin dalla mia [infanzia.
Avete trascinato troppo a lungo questa offesa.
Chi altro nato in Francia
avrebbe sopportato un simile disonore mortale?
Andatevene dispiaceri, [...].
Le traduzioni italiane sono di Francesco Rocco Rossi
8
ia,
nte!
nte
noscenza
sta,
re lasso,
lla mia anzia.
sa.
rtale?
Capilla Flamenca
Il nome dell’ensemble trae origine dalla Cappella di Corte dell’Imperatore
Carlo V che, lasciato il suo paese nel 1517, portò con sé in Spagna i suoi migliori musicisti. L’attuale Capilla Flamenca è costituita da musicisti fiamminghi
con l’obiettivo di ridare vita, nella piena fedeltà interpretativa, al repertorio
musicale del XV e XVI secolo.
Raffinate ricerche condotte con i più importanti musicologi, sono alla base dei
programmi musicali proposti, che spesso coniugano il repertorio musicale con
l’espressività teatrale e coreutica.
L’organico base dell’ensemble è costituito da quattro voci maschili e, in relazione all’organico specifico richiesto dal programma, il quartetto vocale si può
ampliare con altre voci, con una “alta capella” (strumenti a fiato), con una
“bassa capella” (strumenti ad arco) o con un organo.
Recentemente è stato attribuito a Capilla Flamenca il prestigioso Premio
Internazionale Filarmonico (fra l’altro già assegnato ad artisti del calibro di
Messiaen, Gardiner, Mehta, Boulez, Leonhardt) per l’alto livello raggiunto dal
gruppo nel campo della interpretazione musicale e della ricerca.
Numerosissimi i concerti tenuti in Belgio, Olanda, Francia, Germania, Austria,
Svizzera, Polonia, Italia, Portogallo, Spagna, Svezia, Finlandia, Canada, e
oltreoceano negli Stati Uniti, Hong Kong, Sud Corea, Nuova Zelanda.
Più che lusinghiere le critiche raccolte dalla stampa e degni di rilievo i numerosi premi attribuiti tra i quali: 5 stelle di Diapason D’Or per la Missa pro
Defunctis di Johannes Prioris (Eufoda 1349); Diapason D’Or, Répertoire 10, 5
stelle del Goldberg Magazine, Premio Caecilia della stampa belga per la Missa
de Septem Doloribus di Pierre de la Rue (Eufoda 1232); Diapason D’Or per
Bassano: Viva l’amore (OPS 30-239).
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Ricordi_Pa
Il FAI presenta i luoghi
di MITO SettembreMusica
MI
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Basilica di San Lorenzo Maggiore
La basilica rappresenta, insieme alle celebri colonne poste di fronte alla chiesa, la più importante memoria della Milano romana. San Lorenzo Maggiore si
distingue, inoltre, per essere fra i più significativi edifici cristiani tardoantichi
a pianta centrale e si conserva ancora oggi nel suo impianto architettonico
originario. La chiesa deriva dall’integrazione della preesistente basilica paleocristiana, edificata tra la fine del IV e l’inizio del V secolo, con le successive
trasformazioni in forme romaniche del XII secolo e le ricostruzioni del tardo
Cinquecento. La pianta quadrata è dotata di un’esedra – una terminazione
semicircolare – su ogni lato, è circondata da un deambulatorio, cioè da un
corridoio sorretto da colonne ed è affiancata agli angoli da torri a pianta
quadrata. Tre edifici a pianta ottagonale di diverse dimensioni sono stati
addossati alla basilica. Il primo a destra dall’entrata è un mausoleo imperiale con nicchie alternativamente semicircolari e rettangolari intitolato a
Sant’Aquilino. Di impostazione analoga è la cappella, pur di minori dimensioni, sul lato opposto, dedicata a San Sisto. Introdotta da un piccolo atrio
quadrato, fu voluta all’inizio del VI secolo dal vescovo Lorenzo I per accogliere
tombe di vescovi. La terza cappella è posta di fronte all’ingresso della basilica.
Fu eretta per ospitare le spoglie di San Lorenzo e Sant’Ippolito, presenta nicchie rettangolari ed è priva di decorazioni.
All’esedra d’ingresso si appoggia la facciata, rimaneggiata nel tardo Ottocento,
preceduta da un atrio a tre arcate e da un quadriportico. Di quest’ultimo
restano le sedici colonne, qui trasportate probabilmente nel IV secolo da un
edificio d’epoca romana, che costituiscono uno dei tratti più caratteristici,
conosciuti e amati della città.
Tra la fine dell’XI e gli inizi del XII secolo ripetuti incendi e crolli portarono
a riedificazioni in forme romaniche. In particolare, la copertura originaria fu
sostituita da una cupola, ricostruita tuttavia a pianta ottagonale nel secondo
Cinquecento. Della ricca decorazione tardoantica restano solo alcune preziose testimonianze, in particolare nella Cappella di Sant’Aquilino. Già l’atrio
d’ingresso della cappella conserva tracce, seppur molto rovinate, degli antichi
mosaici che dovevano decorarlo per intero e che si ipotizza raffigurassero
le dodici tribù d’Israele e i dodici Apostoli. Nei semicatini absidali di fondo
rimangono due esempi significativi di decorazione musiva. Ben conservata,
a destra, è la scena della Traditio Legis: Cristo in trono, nella sua maestosità,
consegna la nuova legge agli Apostoli seduti ai lati. Dominano i colori del
bianco delle vesti sapientemente articolate e dell’oro del fondo che impreziosisce la composizione. A sinistra resta invece un mosaico frammentario
raffigurante il Ratto di Elia. Nella Cappella si conservano un sarcofago del III
secolo, nella nicchia a destra dell’ingresso, e il sarcofago di Sant’Aquilino in
quella a sinistra.
Si ringrazia
10
L’Ar
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8-08-2008
14:10
Pagina 40
MITO SettembreMusica
per il Bicentenario della Ricordi
“Due Secoli di Grande Musica”
Favorito del re, A. Veretti.
Figurino di T. Rota per Argiroffo, 1832
Prima Teatro Alla Scala, Milano
Proprietà di Archivio Ricordi
L’Archivio Ricordi racconta due secoli della storia civile, imprenditoriale, musicale
e teatrale italiana. L’inestimabile valore culturale di questo tesoro è dovuto alla
posizione assolutamente preminente che l’Azienda occupa, sin dalle origini,
all’interno del panorama musicale italiano. Il suo straordinario valore, non è
legato solamente alla musica e all’arte. Infatti, per quanto i documenti musicali
ne costituiscano indubbiamente la parte più preziosa, la sua importanza deriva
anche dallo sguardo d’insieme che, la varietà dei materiali conservati in questa
inestimabile collezione, offre sulle diverse sfaccettature della cultura, dell’industria
e della società italiana.
www.archivioricordi.com
11
MITO SettembreMusica
è un Festival a Impatto Zero®
Se il mezzo è pubblico, consuma meno
Emissioni di CO2 per passeggero, al km:
treno 35 grammi, autobus 75 grammi,
ciclomotore 90 grammi, auto da 140
grammi in su. Non è tutto: sui mezzi pubblici puoi leggere, riposare, fare
nuove conoscenze. (LifeGate) Una flotta sempre più giovane per un clima
meno inquinato 450 autobus con tecnologia EEV (Enhanced Environmentally
Vehicle), cioè a bassissimo impatto
ambientale, entreranno in esercizio nel
triennio 2008-2010. I nuovi veicoli sono
riconoscibili da una fascia e da un bollino di colore verde che li individuano
come “Ecobus” (Autobus a basso impatto ambientale). (ATM) Il treno batte auto
e aereo Ogni passeggero che viaggia in
treno produce il 76% di gas serra in
meno rispetto a chi usa l’aereo e il 66%
in meno di chi usa l’auto. Un mondo più
vivibile dipende da tutti noi. Ciascuno
può fare la sua parte, cambiando abitudini e scegliendo il mezzo di trasporto
meno inquinante. (Ferrovie dello Stato)
Aderendo al progetto di LifeGate, le emissioni di CO2 prodotte
dal Festival MITO sono state compensate con la creazione
di oltre 220.000 mq di nuove foreste, pari a circa 7400 alberi,
nel Parco del Ticino e in Costa Rica.
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MITO SettembreMusica
Promosso da
Città di Milano Letizia Moratti
Sindaco e Assessore alla Cultura Comitato di coordinamento
Francesco Micheli Presidente
Presidente Associazione per il Festival
Internazionale della Musica di Milano Massimo Accarisi
Direttore Centrale Cultura
Antonio Calbi
Direttore Settore Spettacolo
Città di Torino
Sergio Chiamparino
Sindaco
Fiorenzo Alfieri
Assessore alla Cultura
e al 150° dell’Unità d’Italia
Angelo Chianale Vicepresidente
Presidente Fondazione
per le Attività Musicali
Renato Cigliuti Vice Direttore Generale
Gabinetto del Sindaco e Servizi Culturali
Paola Grassi Reverdini
Dirigente Settore Arti Musicali
Enzo Restagno
Direttore artistico
Francesca Colombo
Segretario generale
Claudio Merlo
Direttore organizzativo
Realizzato da
Associazione per il Festival Internazionale
della Musica di Milano
Fondatori Alberto Arbasino / Gae Aulenti / Giovanni Bazoli / Roberto Calasso
Gillo Dorfles / Umberto Eco / Bruno Ermolli / Inge Feltrinelli / Stéphane Lissner
Piergaetano Marchetti / Francesco Micheli / Ermanno Olmi / Sandro Parenzo
Renzo Piano / Arnaldo Pomodoro / Davide Rampello / Massimo Vitta Zelman
Comitato di Patronage
Louis Andriessen / George Benjamin / Pierre Boulez / Luis Pereira Leal
Franz Xaver Ohnesorg / Ilaria Borletti / Gianfranco Ravasi / Daria Rocca
Umberto Veronesi
Consiglio Direttivo
Francesco Micheli Presidente / Marco Bassetti / Pierluigi Cerri
Roberta Furcolo / Patrizia Garrasi / Leo Nahon
via Rovello, 2 – 20123 Milano telefono 02 884.64725
[email protected]
www.mitosettembremusica.it
Organizzazione
Carmen Ohlmes Responsabile comunicazione / Luisella Molina Responsabile organizzazione
Carlotta Colombo Coordinatore di produzione / Federica Michelini Segreteria organizzativa
Katia Amoroso Responsabile biglietteria / Letizia Monti Responsabile promozione
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I concerti
di domani e dopodomani
Mercoledì 17.IX
Giovedì 18.IX
ore 17 Teatro Manzoni di Milano
Dowland Project - Romaria
John Potter, tenore
John Surman, sassofono,
clarinetto basso, flauto dolce
Milos Valent, violino e viola
Jacob Heringman, liuto e chitarra
ingresso gratuito
jazz ore 13 Piazza Mercanti
Break in Jazz. Evergreen Forever
Franco Cerri Quartetto
Alberto Gurrisi, organo
Mattia Magatelli, contrabbasso
Riccardo Tosi, batteria
ore 18 incontro
Castello Sforzesco, Museo degli
Strumenti Musicali, Sala della Balla
Presentazione dello Studio di Fonologia
della Rai al Castello Sforzesco
In collaborazione con
Civico Museo degli Strumenti Musicali di Milano
Rai Centro di Produzione TV di Milano
e Direzione Radio
ingresso gratuito
ore 21
Auditorium di Milano
Orchestra Mozart
Oliver Knussen, direttore
Frank Gutschmidt, pianoforte
Musiche di Stockhausen
posto unico numerato € 10
jazz
In collaborazione
con Associazione Culturale Musica Oggi
ingresso gratuito
ore 17
classica
Società Umanitaria, Salone degli Affreschi
Armonie ritrovate
Conferenza-concerto con la lyra da brazzo
di Leonardo da Vinci e il clavycimbalum
di Henri Arnaut de Zwolle
Musiche di Scotto, Desprez, Morton
Tromboncino, Antico, Prioris
Ensemble Adelchis
Introduce Francesco Alberoni
classica In collaborazione con Società Umanitaria
ingresso gratuito
ore 21
classica
Palazzo Reale
Musiche per il matrimonio di Luigi XIV
La Simphonie du Marais
Hugo Reyne, direttore
ore 21
classica Françoise Masset, soprano
Teatro Franco Parenti
Dorothée Leclair, soprano
Luca Francesconi
Romain Champion, controtenore
Gesualdo considered as a Murderer
Bernard Deletré, basso
Libretto di Vittorio Sermonti
Thierry Pillon, voce recitante
Prima esecuzione italiana
Musiche di Lully, Hidalgo, Lambert, Cavalli
Divertimento Ensemble
Introduce Philippe Daverio
Sandro Gorli, direttore
Luigi XIV, figlio del Barocco italiano
Ensemble Vox 'Altera
ingressi € 15
Francesco Micheli, regia
ore 21
classica
Andrée Ruth Shammah
direzione artistica
Piccolo Teatro Studio
Saranno presenti gli autori
George Benjamin
In coproduzione con Teatro Franco Parenti
Into the Little Hill
In collaborazione con Divertimento Ensemble
Testo originale di Martin Crimp
posto unico numerato € 10
Ensemble Modern
Franck Ollu, direttore
ore 22
jazz Introduce Renato Mannheimer
Teatro Carcano
Tra il dire e il fare
Renato Sellani e Danilo Rea in concerto In collaborazione con
Introduce Santo Versace
Piccolo Teatro di Milano - Teatro d’Europa
posto unico numerato € 10
ingresso gratuito
www.mitosettembremusica.it
Progetto grafico
Studio Cerri & Associati con Elisabetta Presotto
Francesca Ceccoli, Nicola Matera
Stampato su carta ecologica Magno Satin da gr. 150
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MITO SettembreMusica
Seconda edizione
È un progetto di
azz
Realizzato da
Con il sostegno di
ssica
eschi
azzo
um
Partner
partner istituzionale
Gruppo Fondiaria Sai
ssica
V
avalli
Sponsor
ssica
Sponsor tecnici
media partner
media partner
media partner TV
eco partner
media partner TV
partner culturale
Si ringrazia
• Atahotels
• Ristorante Cracco, ICAM cioccolato per l’accoglienza degli artisti
• J Brand jeans – Brama Sportswear, Modena e Showroom Instyle, Milano
per l’abbigliamento dello staff
-7
Milano Torino
unite per l’Expo 2015
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