Milano Basilica di San Lorenzo Maggiore Désir d’aymer Liriche d’amore del XVI secolo. Dalle Fiandre all’Italia Martedì 16.IX.08 ore 17 Capilla Flamenca ° 50 Introduce Quirino Principe Torino Milano Festival Internazionale della Musica 01_25.IX.08 Seconda edizione SettembreMusica Désir d’aymer Liriche d’amore del XVI secolo – Dalle Fiandre all’Italia Love’s Pleasure Vincenzo Capirola (1474 - ca. 1548) Padoana belissima ca. 1.40 min. Josquin Desprez (1450-1521) Baisés moy (a 4 voci) ca. 1.15 min. Alexander Agricola (ca. 1445-1506) L’home banni ca. 3 min. Heinrich Isaac (ca. 1450-1517) – Anonimo – Hayne van Ghizeghem (ca. 1445 - post 1476) – Josquin Desprez – Johannes Martini (1440 - ca. 1498) J’ay pris amour/De tous bien plaine ca. 6 min. Anonimo Ick byn zo elende ca. 3 min. Alexander Agricola Je n’ay duel ca. 6 min. Love’s Desire Joan Ambrosio Dalza (2a metà XV sec.-1508) Calata ala spagnola ca. 2 min. Loyset Compère (ca. 1445-1518) Le grand désir ca. 4.30 min. Anonimo La stangetta ca. 2.30 min. Jean Mouton (ca. 1459-1522) James, james, james ca. 1.15 min. Jacob Obrecht (ca. 1457-1505) T’sat een meskin ca. 2 min. Loyset Compère Lourdault, Lourdault ca. 4.15 min. Loyset Compère Nous sommes de l’orde de Saynt Babuyn ca. 2 min. Love’s Sorrow Josquin Desprez Baisés moy (a 6 voci) ca. 2.30 min. Alexander Agricola – Josquin Desprez – Anonimo O venus bant ca. 6 min. Vincenzo Capirola – Hayne van Ghizeghem – Alexander Agricola Alez regret ca. 10 min. Capilla Flamenca Marnix de Cat, controtenore Tore Denys, tenore Lieven Termont, baritono Dirk Snellings, basso e concertazione Liam Fennelly, Thomas Baeté, Piet Stryckers, viola da gamba Wim Maeseele, liuto Patrick Denecker, flauto Introduce Quirino Principe Sotteranee miniere dell’amore, ovvero: tra Eros e Thanatos Orfeo 2 Libido, Eros, Agape: nella sfera degli archetipi, tre forme simboliche, forse tre “veri” dèi nascosti le cui sembianze mai si sono rivelate. Nella sfera del linguaggio, tre idee che è difficile trasformare in concetti. È possibile tradurle in vibrazioni: perciò la musica, scienza del far vibrare materia ed energia generando suoni, è l’arte che vanta i maggior diritti di rappresentanza sulle tre gradazioni di ciò che chiamiamo amore. La musica occidentale ha acquisito questi diritti lungo i secoli della formazione dell’Europa. Il memorabile saggio di Denis de Rougemont, L’amour et l’Occident, ne è lo statuto. L’epoca che il concerto della Capilla Flamenca, “ensemble” di otto artisti tanto fiamminghi che più non potrebbero esserlo, propone al nostro ascolto, può esere definita in più maniere, secondo l’a ngolo nazionale e culturale di osservazione. Guardando da parte italiana, lo svizzero Jakob Burckhardt la chiamò per la prima volta “Renaissance”, ma la sua formazione almeno parzialmente hegeliana non assegnò molta importanza alla musica, bensì moltissima alle arti della figura e molta alla poesia. Due generazioni più tardi, l’olandese Jan Huizinga chiamò quell’epoca “autunno del Medioevo”. Son personalità diversissime, quelle che, da un tratto di storia molto concentrato, più o meno un secolo, tra il 1440 e il 1550, ci raggiungono e ci seducono. Riconosciamo giganti, veri monumenti, come Heinrich Isaac, o Jacob Obrecht che forse fu maestro di canto ad Erasmo da Rotterdam; musici la cui grandezza non è ancora stata interiorizzata dagli occidentali amanti della musica; mam anche semplici nomi, apparsi una o due volte in manoscritti marginali, e capaci di di irretirci con una sola breve composizione, come avviene per il misterioso Vincenzo Capirola “bresano”. I secoli XV e XVI sono, nel corso illusorio del tempo, l’era che meglio ha veduto in trasparenza gli archetipi dell’antico che si congiunge al moderno, e che meglio ha capito la nobiltà dell’Agape che reca tracce di Eros, di Eros che ha tracce di Libido, lungo la navigazione “sul mare amaro dell’amore”. Quirino Principe 3 Tra “désir” e “regret”: sul filo di un codice condiviso Tre diverse declinazioni dell’amore – come desiderio (Love’s Desire), come fonte di piacere (Love’s Pleasure) e, infine, come cagione di sofferenza e languore (Love’s Sorrow) – sono il tema conduttore di un affascinante viaggio nella musica profana tra la fine del Quattrocento e i primi anni del Cinquecento. Un intellettuale e raffinato jeu compositivo che animò le corti di tutt’Europa e che trovò realizzazione in un corpus compositivo dalle molteplici sfaccettature: voci e strumenti impegnati ora in intonazioni molto raffinate con testi poetici di elevata fattura, ora in espressioni musicali che riecheggiano movenze popolari e dotate di testi dalla comicità molto marcata, ma sempre destinati all’elegante e colto pubblico delle corti. Protagonisti incontrastati di questo repertorio furono i più illustri tra i cosiddetti “franco-fiamminghi”, ossia quei compositori di formazione nordica (Paesi Bassi e Francia settentrionale) che dal XV alla fine del XVI secolo girovagarono per il continente, diffondendovi la massima perizia contrappuntistica dell’epoca. E non si limitarono a creare ex novo, ma molto frequentemente attinsero a un medesimo patrimonio melodico che rielaborarono in una sorta di amichevole competizione. Qualora una chanson polifonica fosse ritenuta particolarmente stimolante (perché molto famosa, oppure per intrinseche qualità musicali oppure, ancora, perché dotata di un testo ricco di interessanti allusioni) se ne estrapolava una linea melodica (in genere il tenor, cioè la voce interna) e la si riutilizzava quale fondamento di una nuova composizione. Si spiega così la proliferazione, tra fine Quattrocento e inizio Cinquecento, di chansons dotate dello stesso testo (in termini moderni diremmo “dello stesso titolo”); brani che, sebbene differenti sia sul fronte stilistico sia su quello della tecnica utilizzata (con diverso il numero delle voci e con impianto ora marcatamente imitativo, ora più accordale con evidenziazione della voce superiore) risultano accomunati da un medesimo “codice genetico”. E a un ascolto attento non può sfuggire il fitto gioco di rimandi melodici tra cui si staglia, spesso percepibilissimo, il cantus prius factus (canto preesistente), ossia il modello melodico di base da tutti condiviso. Nume tutelare di questa consuetudine compositiva fu il belga Hayne van Ghizeghem che si assicurò l’immortalità con le sue De tous biens plaine e Alez regret, composizioni di acclarata rinomanza, che non solo trovarono degna collocazione nei più sontuosi chansonniers miniati dell’epoca, ma che diedero l’abbrivio per un grande numero di successive rielaborazioni tra cui quelle di Alexander Agricola (Alez regret) e Josquin Desprez (De tous biens plaine). Con Alez regret, inoltre, Hayne diede luogo a un’autonoma e fortunata tradizione compositiva – chansons de regretz – caratterizzata da un accentuato pathos malinconico. Il campionario di melodie dal quale i compositori attingevano era comunque molto vasto e non necessariamente circoscritto a composizioni d’autore. Particolarmente prediletto fu il rondeau anonimo J’ay pris amour che fornì materia per celeberrime rivisitazioni – Heinrich Isaac e Johannes Martini ne realizzarono diverse versioni ciascuno – e fu addirittura “mescolato” al tenor di De tous biens plaine dando luogo a un’adespota chanson combinativa. Oppure ricordiamo Je n’ay duel di Johannes Ockeghem che costituì il modello per l’omonima chanson di Agricola. Ma anche altri canti, spesso di origine popolare, godettero di analoga fortuna: Baisés moy di cui Josquin approntò due versioni a canone (a 4 e 6 voci) e, in lingua fiamminga, O Venus bant (fra cui spiccano le versioni di Agricola e Josquin). Parallelamente a questo “gioco intertestuale” i compositori non mancarono di concepire lavori “originali”, ossia interamente ed esclusivamente frutto della propria fantasia creatrice. Pensiamo, per esempio, alle chansons di Loyset Compére, compositore francese che, a cavallo tra i due secoli, entrò in contatto con ambienti vieppiù diversi (dalla cappella musicale milanese di Galeazzo Maria Sforza all’entourage del re di Francia), assimilando, quindi, idiomi musicali eterogenei, tanto da padroneggiare sia espressioni auliche e di matrice cortese, come Le grand désir, sia 4 intonazioni deliberatamente meno raffinate come Lourdault, Lourdault, che affronta il tema della relazione amorosa con accenti irriverenti e marcatamente comici. Considerazioni analoghe valgono per Jean Mouton (contemporaneo di Compére e anch’egli in forza nella cappella reale di Francia) che in James, james, james riuscì a coniugare il proprio dotto stile mottettistico con un’evidentissima allure popolareggiante. Questo corpus di canti d’amore – spesso aulici e sentimentali, talora più farseschi e grossiers – era destinato a un’esecuzione a volte interamente vocale, spesso vocale-strumentale e finanche esclusivamente strumentale assecondando, di volta in volta, i gusti degli esecutori e degli ascoltatori, oltre che le risorse a disposizione. È, quindi, perfettamente legittima la scelta di proporre in versione solo strumentale alcuni brani quali Ick byn zo elende e La Stangetta di autori sconosciuti, L’home banni di Agricola, Nous sommes de l’orde de Saynt Babuyn di Compère e T’sat een meskin di Jacob Obrecht (quest’ultima all’epoca circolante proprio come “canzone strumentale”). Questa flessibilità performativa trovò riscontro nelle prime stampe di Ottaviano Petrucci (Harmonice musices odhecaton A, Canti B e Canti C rispettivamente del 1501, 1502 e 1504); una sorta di hit-parade della coeva produzione profana – la quasi totalità dei brani proposti in questo concerto sono attinti da queste antologie – in cui il testo poetico è ridotto al semplice incipit collocato a mo’ di titolo. Un’attestazione sine litteris che denuncia senz’altro la gran notorietà dei brani (e quindi la non-necessità di riportarne il testo per intero), ma soprattutto pare caldeggiarne l’esecuzione strumentale. D’altronde, sebbene nelle attestazioni manoscritte o a stampa non se ne facesse cenno, a quell’altezza cronologica gli strumenti iniziavano a giocare un ruolo sempre più rilevante nel panorama sonoro rinascimentale e il liuto, in particolare, si stava dotando di un proprio repertorio autonomo ben rappresentato dalla produzione dei liutisti lombardi Vincenzo Capirola e Joan Ambrosio Dalza, entrambi attivi tra il XV e il XVI secolo. Ecco, quindi, una versione liutistica di Alez regret che Capirola raccolse in una propria antologia di intavolature (ossia adattamenti alla tecnica dello strumento, trascritti con una peculiare scrittura per liuto). Padoana bellissima e Calata ala spagnola sono, invece, elaborazioni su ritmi di danze in voga in quegli anni che, in un certo senso, costituiscono gli esordi di una tradizione strumentale destinata a prolungarsi con sempre crescente fortuna nei secoli a venire. Per finire il Tastar de corde – Ricercar dietro rappresenta una concessione al gusto per il virtuosismo strumentale e consiste nell’associazione di un brano dal carattere preludiante (tastar de corde) seguito da un ricercare, cioè un brano dall’allure improvvisativa. Francesco Rocco Rossi* * Diplomato in pianoforte, laureato in Musicologia e addottorato in Scienze musicologiche. Suo principale campo di interessi è la musica quattro-cinquecentesca. Oltre a numerosi saggi di taglio filologico e analitico, nel 2008 ha pubblicato due monografie, su Guillaume Faugues (San Marco dei Giustiniani) e Guillaume Du Fay (L’Epos). 5 Desprez Baisés moy «Baisés moy, ma doulce amye, par amour je vous emprie». «Non ferray». «Et pourquoy?». «Se je faisois la folie, ma mère seroit marie. Vela de quoy!». «Baciatemi mia dolce amata, per amore, ve ne prego». «Non lo posso fare». «E perchè?». «Se facessi una simile follia, mia madre si rattristerebbe. Ecco perchè!». Isaac – Anonimo – van Ghizeghem – Desprez – Martini J’ay pris amour/De tous bien plaine pour conquerir joieuseté. Heureulx serai en cest esté se puis venire a mon emprise. S’il est aulcun qui m’en desprise, il me doit estre pardonné. Ho adottato l’amore come motto [del mio stemma per conquistare la gioia. Quest’estate sarei felice se riuscissi nella mia impresa. E se qualcuno mi disapprova, chiedo perdono. De tous biens plaine est ma maistresse, chascun luy doibt tribu d’onneur. D’ogni bene è ricca la mia donna, tutti devono tributarle onore. J’ay pris amours, [...] Je n’ay cure d’autre richesse, si non d’estre son serviteur. Et pour ce qu’il n’est chois meilleur, en mon mot porteray sans cesse. Ho adottato l’amore, [...] Non mi interessano le altre ricchezze, ma solo di essere suo servo. E siccome non c’è nulla di meglio, esibirò sempre il mio motto. De tous biens plaine… D’ogni bene è ricca [...] J’ay pris amours, [...]. Ho adottato l’amore, [...]. J’ay pris amours a ma devise Agricola Je n’ay duel Je n’ay deuil que de vous ne viengne, mais quelque mal que je soustiengne, j’ay trop plus chier vivre en douleur que souffrir que mon povre cueur a ung aultre qu’a vous se tiengne. Car Dieu voulut tant vous parfaire qu’il n’est nul riens qui me sceut plaire fors que de voz grans biens louer. Son plaisir fut de vous complaire et plus de biens que a nul faire, dont ung chascun vous doibt amer. Je n’ay deuil [...] tiengne. Non provo alcuna pena che non venga da voi, ma a costo di qualunque sofferenza, preferisco vivere nel dolore piuttosto che soffrire per aver donato il mio povero cuore ad un’altra invece che a voi. Dio vi ha voluto così perfetta che nulla mi dà tanto piacere quanto lodare le vostre grandi doti. Dio provò piacere nel compiacervi e nel colmarvi di grazie più di chiunque altro, così che tutti vi debbano amare. Non provo alcuna pena [...] a un’altra invece che a voi. Compère Le grand désir Le grand desir d’aymer m’y tient, quant de la belle me souvient, et du joly temps qui verdoye. Et hoye! Tantost aller y m’y convient vers celle-là qui mon cueur tient, je croy qu’el en aura grant joye. Et hoye! Belle, je viens par devers vous Dpour avoir plaisir et secours, vostre amour trop fort me guerroye. Et hoye! «Bien viengnez, amy, par amours, 6 Un gran desiderio d’amare mi afferra quando mi sovviene la mia bella, e la bella stagione in fiore. Suvvia! Sento di dover andare verso colei che tiene il mio cuore e credo che lei ne avrà grande piacere. Suvvia! Bella, vengo da voi in cerca di piacere e soccorso, il troppo amore per voi mi tormenta Suvvia! «Benvenuto, amico mio, per l’amore! or me dictes: que quérez-vous? vous fault-il rien que de moy j’aye?» Et hoye! «Belle, par raison me convient dire d’amours ce qu’apartient, que vostre amy tenu je soye». Et hoye! «Je suys celle qui rien ne tient a son amy, quant il y vient, bien vous en monstreray la voye». Et hoye! «Ce faulx jalloux souvent y vient, lequel m’a dict qu’il me convient delaissier l’amoureuse voye». Et hoye! «Maiz, mon amy, c’est pour néant, car quant de vous il me souvient, mon cueur vit et volle de joye». Et hoye! Ma ditemi: cosa desiderate? Vi serve qualcosa che io posseggo?» Suvvia! «Bella, la ragione mi spinge a dire che è l’amore ciò che vi appartiene, e che vorrei essere considerato vostro amante». Suvvia! «Io sono colei che non trattiene il suo amico, quando egli viene, e vi mostrerò il perché». Suvvia! «Un falso e geloso spesso viene qui, e mi suggerisce di abbandonare la via dell’amore». Suvvia! «Ma, amico mio, non c’è motivo, perché quando penso a voi, il mio cuore vive e trabocca di gioia». Suvvia! Mouton James, james, james Jamais, jamais, jamais, Jacquez bonhomme bien n’aira. Jacquez bonhomme a une femme: nous l’airons, par Nostre Dame! Elle a dist qu’elle viendra. Jamais, jamais, jamais, Jacquez bonhomme bien n’aira. Se j’ay perdu mez amourettez, je ne scay la raison pourquoy. Se j’avoye bonne boursette, il ne m’en chauldroict. Giammai, giammai, giammai le cose andranno bene per il buon Jacques. Il buon Jacques ha una donna: noi l’avremo come Nostra Signora! Lei ha detto che verrà. Giammai, giammai, giammai le cose andranno bene per il buon Jacques. Se ho perduto le mie amanti, non so perchè. Se solo avessi un borsellino ben fornito, non sarei incorso in alcun inconveniente. Compère Lourdault, Lourdault Lourdault, lourdault, garde que tu feras! Car, si tu te maries, tu t’en repentiras, si tu prens josne femme, jalouz tu en seras. Lourdault! Lourdault, lourdault, garde que tu feras! Elle yra a l’eglise, le presbtre la verra, la merra en sa chambre et la confecera. Lourdault! Lourdault, lourdault, garde que tu feras! Luy fera les enffanz, et ren tu t’en scauras, et quant el serra grosse, il la te renvoira. Lourdault! Lourdault, lourdault, garde que tu feras! Et nourriras l’enffant qui riens ne te sera, encor seras bien aise quant huchera “papà”. Lourdault! Babbeo, babbeo, attento a ciò che fai! Perchè se ti sposi, te ne pentirai, se ti prendi una giovane moglie tu ne sarai geloso. Babbeo! Babbeo, babbeo, attento a ciò che fai! Lei andrà in chiesa, il prete la vedrà, la porterà nella sua camera e la confesserà. Babbeo! Babbeo, babbeo, attento a ciò che fai! Lui farà i figli e tu non lo saprai, e quando lei sarà ingrassata, lui te la renderà Babbeo! Babbeo, babbeo, attento a ciò che fai! E darai da mangiare al bambino che non ha nulla a che fare con te, e come se non bastasse ti piacerà quando ti chiamerà “papà”. Babbeo! Agricola – Desprez – Anonimo O venus bant O Venus bant o vierich brant. Hoe heeft dat vrouken so playsant. Mijn herteken onbedwonghen Dat doet haer troostelijc onderstant Twele mi hout inder vruechden bant Gheswongen \ ondanck der nijders tongen Reyn lieflijck beelt \ reyn suyuer iuecht Ende wel ghedaen vol alder duecht O catene di Venere, o fuoco ardente! Quella donna così bella ha stregato il mio cuore. Ecco ciò che fa il suo sostegno e il suo conforto: mi tiene prigioniero in catene di gioia, a dispetto delle malelingue. Immagine pura e dolce, incontaminata giovinezza e piena di tutte le virtù, 7 Aen v staen alle mijn sinnen Als ic v sie mijn herteken verhuecht Ghi zijt die mi troost gheuen moecht alleyne \ och wout ghi dat bekenne reyne. U fier gelaet \ u soete aenschijn Belieft so wel dat herte mijn Och wout ghi mi troost gheuen Ontfanghet mi doch in dat herte dijn So sal ick die alderliefste zijn Sonder sneuen \ bouen al die ter werelt leuen. Mocht ic een woort van u ontfaen So soude ick trueren laten staen Int spijt der nijders tonghen Tot uwer eeren is dit ghedaen Ende willet van mi in dancke ontfaen Reyn ionghen \ dat ick hebbe ghesongen. tutti i miei sensi tendono verso te. Quando ti vedo il mio cuore è colmo di gioia, solo tu puoi darmi consolazione: oh, se tu soltanto lo ammettessi apertamente! Il tuo fiero volto, il tuo dolce aspetto seducono così tanto il mio cuore. Oh, consolami, quindi, accoglimi tra le tue braccia, e, modestia a parte, sarò l’amante più ardente tra tutti coloro che vivono sulla terra. Se potessi avere una tua parola, cesserei di lamentarmi, nonostante le malelingue. Questa poesia è per te, ti prego accettala come segno di quella riconoscenza che io, giovane puro, ho cantato per te. Capirola – van Ghizeghem – Agricola Alez regret Alez, regret, vuidez de ma presence, alez ailleurs querir vostre acointance! Assés avés tourmenté mon las coeur, rempli de dueil pour estre serviteur d’une sans per que j’ay amee d’enfance. Fais luy avés longuement ceste offence. Ou est celuy qui onc fut né en France qui endurast tel mortel deshonneur? Alez, regret, [...]. Andatevene dispiaceri, sparite dalla mia vista, andatevene a disturbare qualcun altro! Avete già abbastanza tormentato il mio cuore lasso, pieno di dolore per essere schiavo di una donna senza pari che io amo fin dalla mia [infanzia. Avete trascinato troppo a lungo questa offesa. Chi altro nato in Francia avrebbe sopportato un simile disonore mortale? Andatevene dispiaceri, [...]. Le traduzioni italiane sono di Francesco Rocco Rossi 8 ia, nte! nte noscenza sta, re lasso, lla mia anzia. sa. rtale? Capilla Flamenca Il nome dell’ensemble trae origine dalla Cappella di Corte dell’Imperatore Carlo V che, lasciato il suo paese nel 1517, portò con sé in Spagna i suoi migliori musicisti. L’attuale Capilla Flamenca è costituita da musicisti fiamminghi con l’obiettivo di ridare vita, nella piena fedeltà interpretativa, al repertorio musicale del XV e XVI secolo. Raffinate ricerche condotte con i più importanti musicologi, sono alla base dei programmi musicali proposti, che spesso coniugano il repertorio musicale con l’espressività teatrale e coreutica. L’organico base dell’ensemble è costituito da quattro voci maschili e, in relazione all’organico specifico richiesto dal programma, il quartetto vocale si può ampliare con altre voci, con una “alta capella” (strumenti a fiato), con una “bassa capella” (strumenti ad arco) o con un organo. Recentemente è stato attribuito a Capilla Flamenca il prestigioso Premio Internazionale Filarmonico (fra l’altro già assegnato ad artisti del calibro di Messiaen, Gardiner, Mehta, Boulez, Leonhardt) per l’alto livello raggiunto dal gruppo nel campo della interpretazione musicale e della ricerca. Numerosissimi i concerti tenuti in Belgio, Olanda, Francia, Germania, Austria, Svizzera, Polonia, Italia, Portogallo, Spagna, Svezia, Finlandia, Canada, e oltreoceano negli Stati Uniti, Hong Kong, Sud Corea, Nuova Zelanda. Più che lusinghiere le critiche raccolte dalla stampa e degni di rilievo i numerosi premi attribuiti tra i quali: 5 stelle di Diapason D’Or per la Missa pro Defunctis di Johannes Prioris (Eufoda 1349); Diapason D’Or, Répertoire 10, 5 stelle del Goldberg Magazine, Premio Caecilia della stampa belga per la Missa de Septem Doloribus di Pierre de la Rue (Eufoda 1232); Diapason D’Or per Bassano: Viva l’amore (OPS 30-239). 9 Ricordi_Pa Il FAI presenta i luoghi di MITO SettembreMusica MI pe Basilica di San Lorenzo Maggiore La basilica rappresenta, insieme alle celebri colonne poste di fronte alla chiesa, la più importante memoria della Milano romana. San Lorenzo Maggiore si distingue, inoltre, per essere fra i più significativi edifici cristiani tardoantichi a pianta centrale e si conserva ancora oggi nel suo impianto architettonico originario. La chiesa deriva dall’integrazione della preesistente basilica paleocristiana, edificata tra la fine del IV e l’inizio del V secolo, con le successive trasformazioni in forme romaniche del XII secolo e le ricostruzioni del tardo Cinquecento. La pianta quadrata è dotata di un’esedra – una terminazione semicircolare – su ogni lato, è circondata da un deambulatorio, cioè da un corridoio sorretto da colonne ed è affiancata agli angoli da torri a pianta quadrata. Tre edifici a pianta ottagonale di diverse dimensioni sono stati addossati alla basilica. Il primo a destra dall’entrata è un mausoleo imperiale con nicchie alternativamente semicircolari e rettangolari intitolato a Sant’Aquilino. Di impostazione analoga è la cappella, pur di minori dimensioni, sul lato opposto, dedicata a San Sisto. Introdotta da un piccolo atrio quadrato, fu voluta all’inizio del VI secolo dal vescovo Lorenzo I per accogliere tombe di vescovi. La terza cappella è posta di fronte all’ingresso della basilica. Fu eretta per ospitare le spoglie di San Lorenzo e Sant’Ippolito, presenta nicchie rettangolari ed è priva di decorazioni. All’esedra d’ingresso si appoggia la facciata, rimaneggiata nel tardo Ottocento, preceduta da un atrio a tre arcate e da un quadriportico. Di quest’ultimo restano le sedici colonne, qui trasportate probabilmente nel IV secolo da un edificio d’epoca romana, che costituiscono uno dei tratti più caratteristici, conosciuti e amati della città. Tra la fine dell’XI e gli inizi del XII secolo ripetuti incendi e crolli portarono a riedificazioni in forme romaniche. In particolare, la copertura originaria fu sostituita da una cupola, ricostruita tuttavia a pianta ottagonale nel secondo Cinquecento. Della ricca decorazione tardoantica restano solo alcune preziose testimonianze, in particolare nella Cappella di Sant’Aquilino. Già l’atrio d’ingresso della cappella conserva tracce, seppur molto rovinate, degli antichi mosaici che dovevano decorarlo per intero e che si ipotizza raffigurassero le dodici tribù d’Israele e i dodici Apostoli. Nei semicatini absidali di fondo rimangono due esempi significativi di decorazione musiva. Ben conservata, a destra, è la scena della Traditio Legis: Cristo in trono, nella sua maestosità, consegna la nuova legge agli Apostoli seduti ai lati. Dominano i colori del bianco delle vesti sapientemente articolate e dell’oro del fondo che impreziosisce la composizione. A sinistra resta invece un mosaico frammentario raffigurante il Ratto di Elia. Nella Cappella si conservano un sarcofago del III secolo, nella nicchia a destra dell’ingresso, e il sarcofago di Sant’Aquilino in quella a sinistra. Si ringrazia 10 L’Ar e te pos all’ lega ne anc ine ed Ricordi_Pag_pubb_bn_prova2:Ricordi 8-08-2008 14:10 Pagina 40 MITO SettembreMusica per il Bicentenario della Ricordi “Due Secoli di Grande Musica” Favorito del re, A. Veretti. Figurino di T. Rota per Argiroffo, 1832 Prima Teatro Alla Scala, Milano Proprietà di Archivio Ricordi L’Archivio Ricordi racconta due secoli della storia civile, imprenditoriale, musicale e teatrale italiana. L’inestimabile valore culturale di questo tesoro è dovuto alla posizione assolutamente preminente che l’Azienda occupa, sin dalle origini, all’interno del panorama musicale italiano. Il suo straordinario valore, non è legato solamente alla musica e all’arte. Infatti, per quanto i documenti musicali ne costituiscano indubbiamente la parte più preziosa, la sua importanza deriva anche dallo sguardo d’insieme che, la varietà dei materiali conservati in questa inestimabile collezione, offre sulle diverse sfaccettature della cultura, dell’industria e della società italiana. www.archivioricordi.com 11 MITO SettembreMusica è un Festival a Impatto Zero® Se il mezzo è pubblico, consuma meno Emissioni di CO2 per passeggero, al km: treno 35 grammi, autobus 75 grammi, ciclomotore 90 grammi, auto da 140 grammi in su. Non è tutto: sui mezzi pubblici puoi leggere, riposare, fare nuove conoscenze. (LifeGate) Una flotta sempre più giovane per un clima meno inquinato 450 autobus con tecnologia EEV (Enhanced Environmentally Vehicle), cioè a bassissimo impatto ambientale, entreranno in esercizio nel triennio 2008-2010. I nuovi veicoli sono riconoscibili da una fascia e da un bollino di colore verde che li individuano come “Ecobus” (Autobus a basso impatto ambientale). (ATM) Il treno batte auto e aereo Ogni passeggero che viaggia in treno produce il 76% di gas serra in meno rispetto a chi usa l’aereo e il 66% in meno di chi usa l’auto. Un mondo più vivibile dipende da tutti noi. Ciascuno può fare la sua parte, cambiando abitudini e scegliendo il mezzo di trasporto meno inquinante. (Ferrovie dello Stato) Aderendo al progetto di LifeGate, le emissioni di CO2 prodotte dal Festival MITO sono state compensate con la creazione di oltre 220.000 mq di nuove foreste, pari a circa 7400 alberi, nel Parco del Ticino e in Costa Rica. 12 MITO SettembreMusica Promosso da Città di Milano Letizia Moratti Sindaco e Assessore alla Cultura Comitato di coordinamento Francesco Micheli Presidente Presidente Associazione per il Festival Internazionale della Musica di Milano Massimo Accarisi Direttore Centrale Cultura Antonio Calbi Direttore Settore Spettacolo Città di Torino Sergio Chiamparino Sindaco Fiorenzo Alfieri Assessore alla Cultura e al 150° dell’Unità d’Italia Angelo Chianale Vicepresidente Presidente Fondazione per le Attività Musicali Renato Cigliuti Vice Direttore Generale Gabinetto del Sindaco e Servizi Culturali Paola Grassi Reverdini Dirigente Settore Arti Musicali Enzo Restagno Direttore artistico Francesca Colombo Segretario generale Claudio Merlo Direttore organizzativo Realizzato da Associazione per il Festival Internazionale della Musica di Milano Fondatori Alberto Arbasino / Gae Aulenti / Giovanni Bazoli / Roberto Calasso Gillo Dorfles / Umberto Eco / Bruno Ermolli / Inge Feltrinelli / Stéphane Lissner Piergaetano Marchetti / Francesco Micheli / Ermanno Olmi / Sandro Parenzo Renzo Piano / Arnaldo Pomodoro / Davide Rampello / Massimo Vitta Zelman Comitato di Patronage Louis Andriessen / George Benjamin / Pierre Boulez / Luis Pereira Leal Franz Xaver Ohnesorg / Ilaria Borletti / Gianfranco Ravasi / Daria Rocca Umberto Veronesi Consiglio Direttivo Francesco Micheli Presidente / Marco Bassetti / Pierluigi Cerri Roberta Furcolo / Patrizia Garrasi / Leo Nahon via Rovello, 2 – 20123 Milano telefono 02 884.64725 [email protected] www.mitosettembremusica.it Organizzazione Carmen Ohlmes Responsabile comunicazione / Luisella Molina Responsabile organizzazione Carlotta Colombo Coordinatore di produzione / Federica Michelini Segreteria organizzativa Katia Amoroso Responsabile biglietteria / Letizia Monti Responsabile promozione 15 I concerti di domani e dopodomani Mercoledì 17.IX Giovedì 18.IX ore 17 Teatro Manzoni di Milano Dowland Project - Romaria John Potter, tenore John Surman, sassofono, clarinetto basso, flauto dolce Milos Valent, violino e viola Jacob Heringman, liuto e chitarra ingresso gratuito jazz ore 13 Piazza Mercanti Break in Jazz. Evergreen Forever Franco Cerri Quartetto Alberto Gurrisi, organo Mattia Magatelli, contrabbasso Riccardo Tosi, batteria ore 18 incontro Castello Sforzesco, Museo degli Strumenti Musicali, Sala della Balla Presentazione dello Studio di Fonologia della Rai al Castello Sforzesco In collaborazione con Civico Museo degli Strumenti Musicali di Milano Rai Centro di Produzione TV di Milano e Direzione Radio ingresso gratuito ore 21 Auditorium di Milano Orchestra Mozart Oliver Knussen, direttore Frank Gutschmidt, pianoforte Musiche di Stockhausen posto unico numerato € 10 jazz In collaborazione con Associazione Culturale Musica Oggi ingresso gratuito ore 17 classica Società Umanitaria, Salone degli Affreschi Armonie ritrovate Conferenza-concerto con la lyra da brazzo di Leonardo da Vinci e il clavycimbalum di Henri Arnaut de Zwolle Musiche di Scotto, Desprez, Morton Tromboncino, Antico, Prioris Ensemble Adelchis Introduce Francesco Alberoni classica In collaborazione con Società Umanitaria ingresso gratuito ore 21 classica Palazzo Reale Musiche per il matrimonio di Luigi XIV La Simphonie du Marais Hugo Reyne, direttore ore 21 classica Françoise Masset, soprano Teatro Franco Parenti Dorothée Leclair, soprano Luca Francesconi Romain Champion, controtenore Gesualdo considered as a Murderer Bernard Deletré, basso Libretto di Vittorio Sermonti Thierry Pillon, voce recitante Prima esecuzione italiana Musiche di Lully, Hidalgo, Lambert, Cavalli Divertimento Ensemble Introduce Philippe Daverio Sandro Gorli, direttore Luigi XIV, figlio del Barocco italiano Ensemble Vox 'Altera ingressi € 15 Francesco Micheli, regia ore 21 classica Andrée Ruth Shammah direzione artistica Piccolo Teatro Studio Saranno presenti gli autori George Benjamin In coproduzione con Teatro Franco Parenti Into the Little Hill In collaborazione con Divertimento Ensemble Testo originale di Martin Crimp posto unico numerato € 10 Ensemble Modern Franck Ollu, direttore ore 22 jazz Introduce Renato Mannheimer Teatro Carcano Tra il dire e il fare Renato Sellani e Danilo Rea in concerto In collaborazione con Introduce Santo Versace Piccolo Teatro di Milano - Teatro d’Europa posto unico numerato € 10 ingresso gratuito www.mitosettembremusica.it Progetto grafico Studio Cerri & Associati con Elisabetta Presotto Francesca Ceccoli, Nicola Matera Stampato su carta ecologica Magno Satin da gr. 150 16 MITO SettembreMusica Seconda edizione È un progetto di azz Realizzato da Con il sostegno di ssica eschi azzo um Partner partner istituzionale Gruppo Fondiaria Sai ssica V avalli Sponsor ssica Sponsor tecnici media partner media partner media partner TV eco partner media partner TV partner culturale Si ringrazia • Atahotels • Ristorante Cracco, ICAM cioccolato per l’accoglienza degli artisti • J Brand jeans – Brama Sportswear, Modena e Showroom Instyle, Milano per l’abbigliamento dello staff -7 Milano Torino unite per l’Expo 2015