2014
IL “CANTICO DELL’AMORE”: 1 Cor 13, 1-7
07
Cooperatori Guanelliani Nord Italia / Svizzera
LA REALIZZAZIONE CONCRETA DELLA CARITÀ [6]
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Si cominci sempre la Lectio con un’invocazione allo Spirito Santo
Si suggerisce di leggere sempre ogni “passo” della lectio divina lenta-mente,
con mente lenta, e con molti silenzi di riflessione e poi condivisione.
Sintesi della schede precedenti
Dopo le diverse membra del corpo di Cristo che troviamo al cap. 12 (piede, mano, orecchio, occhio), al cap.
13 è come se trovassimo il cuore. Il suo ruolo è quello di far giungere la vita e il calore a tutti gli altri organi.
Ricordiamo che l’amore non è un dono (come quelli del cap. 12) ma il movente necessario all’esercizio di tutti i
doni. È una «via» aperta a tutti e che conduce verso tutti (12,31) ma lo capisce solo chi lo vive. Ecco perché San
Paolo non ce ne dà alcuna definizione, ma una lista di tutto ciò che l’amore fa e soprattutto di ciò che non fa.
La carità è l’anima di ogni dono, perché la carità è Dio stesso.
LECTIO DIVINA
DALLA PRIMA LETTERA DI SAN PAOLO APOSTOLO AI CORINZI (13,1-6)
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❶ Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che
rimbomba o un cembalo che strepita. ❷ E se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e
avessi tutta la scienza, se possedessi tanta fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non
sarei nulla. ❸ E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo per averne vanto, ma non
avessi la carità, a nulla mi servirebbe. ❹ La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non
si vanta, non si gonfia d’orgoglio, ❺ non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non
tiene conto del male ricevuto,
 NON GODE DELL’INGIUSTIZIA, MA SI COMPIACE DELLA VERITÀ
A - LETTURA
◆◆L’amore non gode dell’ingiustizia (adikia), che invece i Corinzi commettevano pro-
prio nei confronti dei loro fratelli (6,7-8). L’agape-amore soffre quando si compie ingiustizia; invece chi non ama accetta e vuole l’ingiustizia, salvo gridare quando l’ingiustizia
lo tocca personalmente. Colui che è ispirato dall’amore non può venire a compromessi
con il male, in nessun caso.
L’amore non ride mai dentro di sé quando accade qualcosa ad un altro; non esprime
mai approvazione o piacere quando le persone risolvono le cose al di fuori delle giuste
norme di Dio. L’amore non è mai felice quando la parola di Dio è ignorata nelle scelte di
vita. L’amore non partecipa mai a modi che danneggino, frodino, ingannino o distruggano l’altro.
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◆◆Ma si rallegra della «verità» (alêtheia) cioè del bene morale in tutti i suoi risvolti.
L’agape-amore prende parte con gioia alla verità che riconosce nell’altro, la ricerca, ne
diviene intimo, le si dona con entusiasmo. Perché la carità saprà far leva su quella verità
per donare la Verità. La carità non è presente nello spirito settario, ma applaude al bene
e al vero: tutto questo sta a fondamento dell’edificazione della Chiesa e del mondo. L’amore non diffonde menzogne o false informazioni. L’amore cerca entrambi i lati della
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storia. Non simpatizza con la bugia, ma gioisce quando la verità prevale; dice sempre la
verità ed insiste sulla verità negli altri.
E’ il comandamento dell’amore del prossimo vissuto nella correttezza, perché mette
sempre in evidenza negli altri ciò che è positivo rispetto a quello che è negativo.
B - LA MEDITAZIONE
Frei Betto (1944), religioso domenicano, è stato in Brasile uno dei fondatori della Teologia
della liberazione. Teologo, educatore e scrittore, si è opposto negli anni Sessanta alla dittatura militare del suo Paese e ha scontato per questo quattro anni di carcere. Da sempre
impegnato nella lotta contro l’ingiustizia sociale, è oggi una delle figure di riferimento dei
movimenti antiglobalizzazione di tutto il mondo. In questo brano (tratto dal volume: Frei
Betto - Domenico De Masi, Non c’è progresso senza felicità. Un dialogo sui limiti e i vantaggi della globalizzazione, Rizzoli, Milano, 2004) pone la questione della giustizia come
fondamentale e prioritaria, senza “se” e senza “ma”.
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“Sono indignato che non ci si ponga questa domanda: ‘Come mettere fine alla fame nel
mondo?’
Questo modello di civilizzazione mi pare alquanto paradossale. Da un lato abbiamo
il postindustrialismo, dall’altro la maggior parte della popolazione della terra non ha
accesso alle più elementari condizioni di vita.
Per me la sfida numero uno del futuro è la giustizia sociale, non è l’evoluzione della tecnica e della scienza. Tutto ciò deve essere ordinato in funzione della giustizia, perchè
tutti siano felici su questo pianeta. Ognuno a suo modo, è evidente, ma vi sono le condizioni perché tutti siano felici, vi sono beni materiali sufficienti e beni simbolici straordinari. La questione è la spartizione, la giustizia.
E’ questo che manca, saper dosare giustizia e libertà (...)
L’educazione non discute ancora abbastanza la questione del potere.
Le tre grandi tentazioni dell’essere umano sono il potere, il denaro e il sesso.
Il potere è un esercizio di autorità, non servizio o spartizione. Il potere dovrebbe invece
essere un esercizio di coordinazione, di cooperazione. Forse un giorno riusciremo a reinventare questa esperienza.”
Frei Betto
C - LA PREGHIERA
Salmo 5
E’ la preghiera del mattino. L’orante si rivolge con fiducia al TU per eccellenza di fronte agli
incubi di una giornata faticosa e forse pericolosa: il Signore è un Dio coerente, rigoroso nei
confronti dell’ingiustizia, alieno da ogni compromesso col male; è il Dio santo e giusto che si
schiera dalla parte di chi percorre le vie della verità e dell’amore. Il fedele, allora, non si sente
solo e abbandonato.
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2
Porgi l’orecchio, Signore, alle mie parole:
intendi il mio lamento.
Sii attento alla voce del mio grido,
o mio re e mio Dio,
perché a te, Signore,
rivolgo la mia preghiera.
Al mattino ascolta la mia voce;
al mattino ti espongo la mia richiesta
e resto in attesa.
Tu non sei un Dio che gode del male,
non è tuo ospite il malvagio;
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gli stolti non resistono al tuo sguardo.
Tu hai in odio tutti i malfattori,
tu distruggi chi dice menzogne.
Sanguinari e ingannatori,
il Signore li detesta.
Io, invece, per il tuo grande amore,
entro nella tua casa;
mi prostro verso il tuo tempio santo
nel tuo timore.
Guidami, Signore, nella tua giustizia
a causa dei miei nemici;
spiana davanti a me la tua strada.
Non c’è sincerità sulla loro bocca,
è pieno di perfidia il loro cuore;
la loro gola è un sepolcro aperto,
la loro lingua seduce.
Condannali, o Dio,
soccombano alle loro trame,
per i tanti loro delitti disperdili,
perché a te si sono ribellati.
Gioiscano quanti in te si rifugiano,
esultino senza fine.
Proteggili, perché in te si allietino
quanti amano il tuo nome,
poiché tu benedici il giusto, Signore,
come scudo lo circondi di benevolenza.
D. LA CONTEMPLAZIONE
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Tutta la vita di don Guanella è la testimonianza coraggiosa di un autentico profeta di carità che sa spendersi perché la
verità e la giustizia vengano affermate nonostante le incomprensioni, i fallimenti, le delusioni. Fin dai primi anni del suo
ministero sacerdotale, infatti, mentre si trovava a Savogno, egli ebbe contrasti e difficoltà di ogni genere, ma non si arrese
mai nel proclamare con fermezza la parola “vera”. Scriverà nelle memorie autobiografiche: “Il Guanella nel 1872 diede alla
stampa il libretto Saggio di ammonimenti famigliari per tutti ma più particolarmente per il popolo di campagna che per
venti anni gli procurò avversità continuate nell’ordine civile ed ecclesiastico … tuttavia soggiungeva subito: “Gli pareva
impossibile tacere la verità e non la tacque mai né in chiesa né fuori, e di qui le malevolenze, le minacce e le sorveglianze
politiche. Gli amici gli scrivevano: Fatti uccello di bosco nella vicina Svizzera, ma egli continuò imperterrito e ne scampò
sempre. Le vie oblique e le timidità non le conobbe mai” (L. Guanella, Le Vie della Provvidenza, art. IX).
Ecco perché la pagina che segue tratta dall’Operetta “Nel mese del fervore” e suggerita per la nostra contemplazione, possiede un significativo risvolto autobiografico.
Considera per tuo conforto queste parole: tu sei un cristiano che ama fare il bene
e gli uomini ti muovono incontro un turbine di parole. Ma che sono mai quei fatti
e quelle parole? Quelle risate sono come quei nuvoloni carichi che in un giorno di
primavera si addensano sul tuo capo, quelle parole sono come la scarica di un acquazzone che fa molto bene alle verdure dei tuoi orti e che purifica meglio intorno a
te l’aria che già si faceva pesante. Tu entri oggi in un palazzo nobile e sembra che ti
faccia meraviglia la pompa degli arazzi che coprono quelle mura, il tesoro di quelle
vesti che si custodiscono negli armadi dorati. Ma stasera vi entra sicuramente la
devastazione del nemico, il verme e la tignola. Ritorna domani e ne resterai colmo di
raccapriccio. Come quei palazzi così sono gli uomini che vi abitano. Oggi cortigiani
o principi stimati o temuti, domani cadaveri in preda della corruzione. Accostati là e
scorgi se, per timore di un uomo qualsiasi, convenga lasciar da parte il dovere che ti
detta con molta forza la coscienza! […]
Furono sempre reputati degnissimi di onore quei confessori di Cristo che, disprezzando gli obbrobri o le minacce o i patimenti dei propri persecutori, sono stati costanti. Questi sono usciti splendidi al pari dell’oro che è levato dal suo crogiuolo.
Questi sono additati con sorpresa dagli angeli del cielo come soldati insuperabili.
Questi sono considerati dalla Chiesa, sposa immacolata di Gesù Cristo, quali principi nobilissimi. Dinanzi a loro vengono i fratelli pieni di gioia per ottenere favori spe-
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ciali. Essi hanno sofferto, ma ora sono salvi. Tu non li invidi ancora i fortunati?
Gesù Cristo che li ha salvati, adesso chiama tutti ad ammirarli. E questi, a loro volta,
guardano al burrone dei precipizi per i quali sono passati. Rimirano con immensa
compiacenza la destra di Gesù che li ha condotti fuori salvi ed ora, abbracciandosi
a Lui, esclamano in estasi di santo amore: “Per voi, o Gesù, siamo salvi!”.
Tu, se non erro, fin qui fosti non poco timoroso nello sfidare gli scherni degli uomini,
ma che paura hai? Confida nel Signore e avrai ogni conforto. Raccomandati con
fede a Gesù con dirgli oggi più volte: “Dolce Cuore del mio Gesù, fa che io ti ami
sempre più”. Intanto cerca di sostenere per Dio un torto degli uomini.
[…] Se tu disprezzi i riguardi umani, il Signore ti esalterà come un confessore forte e
tu avrai motivo di magnificalo.
(L. GUANELLA, Nel mese del fervore. Una massima scritturale esposta in ogni dì nella vita del Sacro Cuore (1884),
Opera Omnia Vol. I; Centro Studi Guanelliani, Nuove Frontiere Editrice, Roma 1992; pp. 1227-1229)
E. AZIONE
Purtroppo nella nostra epoca, così ricca di tante conquiste e speranze, non mancano
poteri e forze che finiscono per produrre una cultura dello scarto; e questa tende a
divenire mentalità comune … Le vittime di tale cultura sono proprio gli esseri umani
più deboli e fragili, cioè i nascituri, i più poveri, i vecchi malati, i disabili gravi, che
rischiano di essere scartati, espulsi da un ingranaggio che dev’essere efficiente a
tutti i costi.
Papa Francesco, 7 Dicembre 2013
IMPEGNO
COMUNICARE UN MESSAGGIO DI AMICIZIA
A UNA PERSONA CHE È O SI SENTE SOLA,
VITTIMA DI INCOMPRENSIONE
O DI INGIUSTIZIA.
BIBLIOGRAFIA PER APPROFONDIMENTI
In questo dialogo serrato, De Masi e Frei Betto toccano alcuni temi cruciali - l’educazione e la scuola, il senso e il ruolo del lavoro, la giustizia
sociale, l’importanza del pensiero creativo - e le loro visioni diverse forniscono ai lettori nuovi stimoli per riflettere sul nostro tempo.
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FREI BETTO
DOMENICO DE MASI
NON C’È PROGRESSO
SENZA FELICITÀ
Editrice: Rizzoli, 2004
Prezzo : € 11,00
Pagine: 200
ISBN: 978-8817003254
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la realizzazione concreta della carità[6]