Recensioni > Musica > Cultura - Martedì 02 Ottobre 2012, 19:21
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Le martyre de Saint Sebastien
In scena su Rai5 un genere teatrale quasi dimenticato, in un lavoro firmato DebussyD’Annunzio"
Paola De Ambrosis Vigna
Un nuovo omaggio alla musica del francese Debussy lo vede protagonista, insieme ad un
famoso letterato italiano, amato da alcuni per la sua penna e la geniale personalità, da altri
biasimato, forse proprio per le stesse ragioni.
Domenica 30 settembre il programma Opera di Rai 5 ha trasmesso una storica registrazione del
mistero Le martyre de Saint Sebastien di Claude Debussy, su libretto di Gabriele
D’Annunzio. Un genere teatrale poco noto ai più, ma che deriva da una antica tradizione,
risalente al XV secolo, per lo più legata alla narrazione delle vicende della cristianità e della
tradizione popolare.
Lo spettacolo, trasmesso durante il settimanale appuntamento con Opera, andò in scena alla
Scala nel lontano 1985 e vide protagonista il talentuoso ballerino franco-vietnamita Eric VuAn.
In questo “spettacolo delle arti”, danza, recitazione e musica sopraffanno lo spettatore,
suscitandone lo stupore in molteplici modi: una profondità che ricalca l’intensità delle tentazioni
e delle prove subite da Sebastiano.
Interprete d’eccezione, Catherine Samie, sublime nei panni della Madre dolorosa, tanto quanto
pungente e sadica in quelli della Maga tentatrice. Le sue movenze, i gesti, la sua arte
camaleontica sono ammalianti.
Una maestria che si accompagna perfettamente alla musica composta da Debussy.
L’atmosfera ricreata sul palcoscenico è quella di una romanità corrotta dalla vanità e dal
potere. L’imperatore, innamorato della bellezza e della forza d’animo di Sebastiano, non è
capace di andare oltre alla caducità dello sfarzo e delle cose terrene esaltate dal culto pagano:
la gloria, gli idoli, i beni materiali. Il regista Maurice Bejart sottolinea l’inetta potenza
dell’empereur Andronico presentandolo in scena a bordo di una cabriolet d’orata, nel tentativo
estremo di convincere Sebastiano a non rinunciare ai suoi privilegi. Arriva a promettere al
giovane arciere la costruzione di un tempio in suo nome, se vorrà rinnegare il cristianesimo. Le
scelte di regia lasciano poi ampi spazi sul palcoscenico, disponendo il coro su una tribuna a
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Estratto ad uso rassegna stampa dalla pubblicazione online integrale e ufficiale reperibile al link http://www.lindro.it/cultura/2012-10-02/10929-le-martyre-de-saint-sebastien
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semicerchio, e garantendo spazi ampi e liberi, per le danze dei protagonisti. Ciò che di fatto si
crea è un semicerchio in cui si compiono le vicende che conducono al martirio e alla salita al
cielo del santo. Questi accadimenti vedono, come in un processo, la contrapposizione del
paganesimo al cristianesimo, contrapposizione che in scena è rappresentata dalle differenze
cromatiche: tinte scure per lo schieramento pagano e colore rosso o bianco candido per i
convertiti.
Dal punto di vista musicale e del canto, il Coro della Scala e le voci femminili che si sono
alternate in scena hanno messo in risalto il clima contemplativo insito nel tema del
componimento. Le interpreti del primo atto, i contralto Cornelia Berger e Colette Alliot-Lugaz,
sono state protagoniste di un accorato duetto, mentre le voci più eteree dei soprano Josella Ligi
(La vièrge Erigone) e Christine Barbaux (Anima Sebastiani) si sono ben sposate con il ruolo più
mistico assolto dai loro personaggi.
Sia la regia, sia le coreografie hanno privilegiato linee geometriche, luci soffuse e semplicità
delle tinte, per focalizzare l’attenzione del pubblico sul dramma esistenziale del protagonista,
che decide di offrire il proprio martirio in nome di un Bene superiore alla finitezza della
quotidianità.
Non è necessario associare a quest’opera d’arte un intento escatologico, né ricercare in essa
la volontà di educare alla religione cristiana. Lo si può fare, se si vuole, ma non risiede in ciò la
sua essenza. Si tratta, piuttosto, di sperimentare una nuova manifestazione del bello, sotto
forma di musica, teatro e danza. Perché le arti donano una grande potenzialità all’uomo:
permettono di esprimere i turbamenti, le insicurezze, ma anche la forza; di esercitare le abilità, e
di perpetrare la memoria nel tempo.
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