News > Italia > Cultura - Mercoledì 02 Aprile 2014, 17:20
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Dal Codice Rustici a Topolino
Marcello Lazzerini
Ai tanti gioielli in mostra alla Galleria Palatina di Palazzo Pitti a Firenze se n’è aggiunto, ieri 1
aprile, un altro di straordinario valore ed impatto emotivo: il Codice Rustici. Un libro
manoscritto, opera di Marco di Bartolomeo Rustici, che corredato di eccezionali acquerelli,
descrive la Firenze della metà del Quattrocento. Questo “tesoro di carta”, proveniente dalla
Biblioteca del Seminario Arcivescovile di Firenze, era stato esposto a Bonn fino a pochi giorni
fa. Ed ora lo possiamo ammirare nel contesto della Mostra dal titolo “Una volta nella vita”,
ideata e curata dal giornalista e storico Marco Ferri e promossa dal Polo Museale
Fiorentino. In esposizione 133 tra documenti e libri provenienti da 33 enti cittadini, che
abbracciano circa 25 secoli di storia, 37 le vetrine che li accolgono. Un’occasione unica per
chi non è solito frequentare archivi e biblioteche, di apprezzare la bellezza dei caratteri e degli
apparati figurativi, nonché la grafia di alcuni tra i protagonisti della nostra e universale storia
culturale.
Ma il Codice è anche al centro di un ambizioso progetto: la realizzazione di una copia in fax
simile che, integrata da saggi critici e interdisciplinari di noti studiosi, sarà donata a Papa
Francesco nel novembre del 2015, quando si terrà a Firenze il Convegno Ecclesiale
Nazionale.
Questo manoscritto venne realizzato tra il 1448 e il 1453 ed il suo pregio sta nei disegni
acquerellati a colori che descrivono la Firenze di metà xv secolo, che ci portano a conoscenza
di numerose e minori realtà architettoniche civili e religiose scomparse. Qui sono vi sono
riprodotte alcune pagine. Poterlo sfogliare sarebbe un’interminabile emozione, particolarmente
in quest’epoca in cui al testo cartaceo si dà sempre meno importanza. “Dove sono e dove
saranno per i nostri figli e nipoti i dati alfanumerici e i pixel che affidiamo alla nuvola informatica
planetaria?“, è ciò che si chiede la soprintendente al Polo Museale, Cristina Acidini, di fronte
all’emozione che si prova davanti a queste testimonianze cartacee originali che vengono da
lontano, da molto lontano.
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Estratto ad uso rassegna stampa dalla pubblicazione online integrale e ufficiale reperibile al link http://www.lindro.it/cultura/cultura-news/cultura-news-italia/2014-04-02/125105-dal-codice-rustici-a-topolino
L'Indro è un quotidiano registrato al Tribunale di Torino, n° 11 del 02.03.2012, edito da L'Indro S.r.l.
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“Questo Codice è un librone meraviglioso, le prime ottanta carte, con stupendi disegni ad
acquerello, sono come la fotografia della Firenze del tempo”. Marco Ferri, aduso a muoversi
tra codici antichi data la sua attività di storico della Firenze del passato, narrata in vari libri, tra
cui due volumi dedicati alla “Firenze nascosta”, manifesta tuttavia emozione ed entusiasmo di
fronte a quest’opera: “un’opera che mostra attraverso il disegno, chiese della città e del
contado, congregazioni religiose, piccoli ospedali che danno un’idea precisa di quanto fosse
diffusa e capillare l’opera di soccorso ai poveri, agli ammalati, ai bisognosi, all’infanzia
abbandonata, svolta dalle varie istituzioni religiose. In nome della misericordia cristiana. La
Confraternita della Misericordia che ora è una istituzione fortemente presente con i suoi
ambulatori e cimiteri sul territorio, è nata 770 anni anni fa. Molte di quelle realtà architettoniche
sono state cancellate dai secoli, altre si sono modificate. E tuttavia si ha la percezione di una
città operosa e attiva in cui la parole accoglienza e solidarietà avevano un senso“.
Immagino che Papa Bergoglio accoglierà con piacere questo omaggio.
Sarà un lavoro di grande impegno e pregio. L’ edizione critica del libro di Bartolomeo Rustici, è
a cura di Kathleen Olive, Nerida Newbigin e Riccardo Buscagli e ospiterà saggi introduttivi di
vari esperti: Cristina Acidini ed Elena Gurrieri (italianista, bibliotecaria del Seminario
Arcivescovile), lo storico Franco Cardini, l’architetto Francesco Gurrieri, Timothy
Verdon e Francesco Salvestrini.
Di quel tempo Benedetto Dei ci ha lasciato una Cronica fiorentina straordinaria, osservando
come la bellezza della città, già dominata dal sistema bancario e dalla influenza politica di
Cosimo de’ Medici, derivasse dai 3600 palazzi, fuori delle mura, abbelliti dalla “pietra serena”,
dalle numerose botteghe dell’arte della lana (270), dalle 83 dell’arte della seta, dalle botteghe
orafe e degli artisti, mentre oltre le mura, alcune terre un tempo coltivate, erano ridotte a
pascolo. Molti gli ospedali e diffuse le scuole. C’era già un alto grado di alfabetizzazione. Ma,
soprattutto, Ser Filippo Brunelleschi aveva già impresso la propria moderna impronta
all’aspetto architettonico, monumentale e urbano della città e l’ arditissima Cupola, la
Cattedrale, Palazzo Pitti, la piazza SS.Annunziata, S.Lorenzo, la Cappella dei Pazzi, S.Spirito,
ecc.) erano già compiute e delineavano il nuovo volto della Firenze Quattrocentesca che si
distaccava da quella medievale e inaugurava un’epoca nuova.
Ma, come ci mostra il Rustici, accanto ad una città economicamente florida, aperta ai mercati
europei mediterranei e asiatici, si era sviluppata una vasta rete assistenziale. Di ciò si ha
immediata testimonianza, a partire dalla prima vetrina della mostra “Una volta nella vita” ove è
esposto il testamento di Folco Portinari, attraverso il quale dispone la costruzione di un
grande ospedale. Che poi è quello di S.Maria Nuova, nel cuore della città, ove anche
Leonardo svolse le sue notturne dissezioni sui corpi dei defunti. Anche attualmente l’
Ospedale svolge, dopo importanti interventi di restauro e rinnovamento, le sue importanti
funzioni sanitarie. Vita civile e religiosa sono il segno di quella civiltà. Che traspare dall’intera
mostra.
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Ma come ti è venuta quest’idea?
Avevo intenzione di scrivere un terzo libro sulla “Firenze nascosta”, vi ho lavorato per tre anni,
poi mi è scattata l’idea di proporre una Mostra che facesse conoscere quei documenti, quegli
anni, quei disegni che sono i tesori nascosti custoditi dalle nostre biblioteche, dai musei, dagli
archivi di enti pubblici e privati, laici e religiosi, ad un vasto pubblico : tesori sedimentati
attraverso i secoli che vale la pena scoprire o vedere, conoscere almeno una volta nella vita.
Con la Soprintendenza si è dunque realizzata.
Immagino non sia stato agevole selezionare e raccogliere i 133 pezzi esposti tra i tanti
documenti esistenti….
E’ davvero straordinario come i 33 enti cui ci siamo rivolti, tutti sul territorio fiorentino, abbiano
aderito alla richiesta di affidarci, per un po’, i “gioielli di famiglia” . Per la prima volta si possono
ammirare antichi manoscritti, tra cui un corale del XIII secolo, provenienti dagli archivi della
Misericordia di Firenze,dal Convento della Santissima Annunziata e dei Buononimi di San
Martino, enti che non avevano mai effettuato prestiti. E così abbiamo potuto offrire a tutti
l’opportunità unica di ammirare una selezione di gioielli cartacei conservati nei principali
“scrigni” culturali della città.
Quali sono questi gioielli esposti ?
Tre documenti archivistici di Michelangelo, ( un disegno di Raffaello, l’atto di battesimo di
Leonardo da Vinci e un altro testo che reca le sue postille, una lezione scritta di Galileo
sull’Inferno di Dante ( lo scienziato, in età giovanile, intese “misurare” e circoscrivere le
dimensioni dell’Inferno…), opere attribuite ad Andrea Mantegna, Alessandro Allori e Giovanni
Stradano, autografi di Girolamo Savonarola, Poliziano, Cosimo I de’ Medici, Joachim
Winckelman, Ugo Foscolo, Pietro Vieusseux, Vasco Pratolini, Edoardo de Filippo, Dino
Campana, il Nobel Eugenio Montale ( presente anche con due inediti acquerelli) e tanto altro
ancora, come il primo vocabolario della Crusca del 1612, l’edizione delle Vite del Vasari, ben
sette esemplari della Divina Commedia ( tra cui una con le illustrazioni di Alessandro Botticelli),
l’atto di concessione del re Luigi XI a Piero de’ Medici, per inserire i gigli di Francia nello
stemma della dinastia toscana, la legge di Pietro Leopoldo d’Asburgo Lorena che nel 1786
abolì la pena di morte nel Granducato di Toscana, primo stato in Europa a mettere in pratica le
teorie espresse da Cesare Beccaria nel suo libretto Dei delitti e delle pene. Certo, induce ad
amare riflessioni sapere che ancor oggi in molti stati, dittatoriali, militari e non ( anche
dell’evoluta America), la pena di morte sia ancora vigente!
Questa mostra permette al grande pubblico di sapere quali ricchezze e testimonianze della
nostra cultura, del passato e contemporanea, siano racchiuse negli archivi pubblici e privati,
nelle biblioteche nei musei della nostra città. Ferri aggiunge: “A titolo d’esempio, basti sapere
che tutto il teatro di Edoardo si trova a Firenze e che il Vieusseux racchiude tanto di Montale e
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degli altri grandi del nostro Novecento. E che dire della Marucelliana, da cui abbiamo ricevuto
un libro del Foscolo, lettere di Campana e perfino il primo numero di Topolino che, come è noto,
fu edito in Italia da Nerbini. Infine, si è voluto dare un particolare significato alla 37 vetrina,
l’ultima, nella quale sono esposti tre libri: due alluvionati e uno esploso nell’attentato mafioso in
via dei Georgofili: a sottolineare, contro le tesi negazioniste, che i danni al nostro patrimonio dei
due tragici eventi hanno lasciato ferite profonde, indimenticabili e innegabili”.
La Mostra resterà aperta fino al 27 aprile: un’occasione da non perdere, almeno “una volta
nella vita”.
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