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2011 MARZO n. 3
La memoria dei martiri
Di tutti coloro che hanno dato tutto...
vado a
Q uando
Gerusalem-
me e visito Yad
Vashem, il museo
dell’olocausto,
rimango
sempre impressionato dal
giardino
dei “giusti fra le
nazioni”,
nel quale
a ogni albero corrisponde
il nome
di chi ha rischiato la vita per salvare
gli ebrei dalla
deportazione
e dalla morte. E mi consola vedere che ci sono anche i nomi di
vari cristiani e perfino qualcuno
che ho avuto l’onore di conoscere personalmente. Li chiamano
“giusti”, ed è… giusto!
Tanti “giusti”, tanti “martiri”
Non sono però gli unici “giusti”. Ce ne sono tanti anche altrove. Noi li chiamiamo “martiri”. Non solo chi ha salvato un
ebreo, ma anche coloro che, per
la giustizia e in difesa dei poveri,
hanno perso tutto e perfino la vita, fino… a quelle persone oneste che, trovata una grossa somma di denaro smarrito, l’hanno
consegnata alla polizia senza
pretendere nulla in cambio.
In questo mese in cui si celebra la memoria dei “martiri” o
dei “giusti” del nostro tempo,
p. GABRIELE FERRARI, sx
è… giusto che ci ricordiamo di
chi ha messo a repentaglio o ha
addirittura perso la propria vita
per la propria fede religiosa e
per le proprie convinzioni, per
una questione di lealtà verso se
stessi, senza calcolare i rischi e i
pericoli in cui incorreva.
Gli onesti, gli oppositori alle
varie dittature, i costruttori di
pace, i riformatori sociali, i testimoni del vangelo, in una parola, i
giusti di una giustizia più grande
di quella degli scribi…, non devono passare di moda. Il nostro
tempo ne ha grande bisogno.
Le ragioni del cuore
Le persone “giuste” testimoniano più di qualunque altra,
con la bellezza disarmante di
un’umanità semplice ed essenziale, la dignità dell’essere
LA GRAZIA DELLA SANTITà
Lettera ai saveriani e agli amici
p. RINO BENZONI, sx
Lunedì 21 febbraio, durante
il “concistoro”, Benedetto XVI
ha fissato la data per la canonizzazione di mons. Guido
Conforti, don Luigi Guanella
e suor Bonifacia R. de Castro,
domenica 23 ottobre prossimo.
Pubblichiamo una parte della
lunga lettera della direzione
generale dei saveriani in preparazione all’evento.
C
arissimi, è con grande
gioia che vi comunichiamo che domenica 23 ottobre
2011, giornata missionaria
mondiale, Benedetto XVI proclamerà santo il nostro fondatore mons. Guido Conforti.
La canonizzazione ha un significato molto importante
per tutta la chiesa, per noi saveriani e saveriane, per amici e
benefattori, per i laici che trovano in mons. Conforti un punto di riferimento. Con la canonizzazione, infatti, la vicenda
umana, cristiana e missionaria
di mons. Conforti diventa un
modello per ogni cristiano.
Vedendo la santità del Conforti, anche noi siamo chiamati
a riflettere sulla nostra vita e
sulla missione che ci è stata affidata. Si può ora applicare a lui
quanto egli stesso scriveva: “La
chiesa, nel sollevare i suoi figli
all’apoteosi degli altari, ci propone soprattutto dei modelli di
santità da imitare” (Conforti,
1926). La canonizzazione diventa allora un monito: la famiglia
saveriana è nata da un santo e
potrà sussistere nella misura in
cui in essa si trova la santità.
Vi invitiamo a dare lode a
Dio non solo per la santità del
nostro fondatore, ma anche
per il fatto che tanti altri confratelli lo hanno seguito sulla
stessa via. Riteniamo che, nonostante tutti i problemi e tutte le infedeltà, a volte anche
gravi, la santità è sempre stata
presente nella nostra famiglia
e continua a esserlo.
Ringraziamo il Signore per i
nostri martiri; per tutte le fatiche, per ogni bene seminato
e irrorato dal sudore dei saveriani; per ogni parola, gesto e
opera di pace e riconciliazione,
di attenzione ai poveri, di annuncio del vangelo; per tutti
coloro che, grazie all’apostolato
e all’esempio dei missionari, sono stati condotti dallo Spirito di
Dio alla fede cristiana; per tutti
coloro che hanno consacrato la
loro vita al Signore nella nostra
famiglia e che continuano a
donarla quotidianamente nel
lavoro apostolico, nel servizio
ai fratelli o nella malattia.
Infine ringraziamo il Signore
per coloro che, dopo una vita
totalmente dedita alla missione,
sono spirati nel Signore e ora festeggiano in cielo la canonizzazione del padre e maestro. Non
ringrazieremo mai abbastanza
il Signore per averci chiamati a
far parte della famiglia saveriana: “il Signore non poteva essere più buono con noi!”.
Quale atteggiamento dobbiamo tenere di fronte a questo evento e come prepararci a
celebrarlo? A partire dall’equilibrio che distingueva mons. Conforti, dall’amore che portava ai
santi e anche dal suo fortissimo
senso della chiesa, evitando
ogni forma di trionfalismo, vi
invitiamo ad accogliere in modo positivo e gioioso questo
dono che la chiesa ci fa.
Diventi occasione di crescita spirituale, una grazia da non
perdere, un appello di Dio per
ciascuno di noi, un momento
privilegiato di formazione e di
animazione missionaria e vocazionale. E vi invitiamo a pregare: una preghiera che esprime
il desiderio di volersi bene, perché pregare è sinonimo di amare, gioire in Dio per i successi dei
fratelli, soffrire con loro, desiderare che rispondano alla grazia
della vocazione missionaria. ■
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Poste Italiane. Sped. A.P. D.L. 353 03 (conv.
L.27/02/04 n° 46) art. 2, comma 2, DCB Brescia.
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umano, capace di andare al di
là della propria debolezza, per
una coerenza che si arrende alla
coscienza e che corrisponde alle
ragioni del cuore, più che alle
ragioni della testa.
Sono persone disarmanti: interrogate perché l’hanno fatto,
offrono motivazioni tanto semplici quanto straordinarie: “Ho
fatto solo il mio dovere di cristiano”; “Chi non lo avrebbe fatto?”;
“Non ritengo d’aver fatto nulla di
straordinario”... Persone convinte di aver messo in pratica solo la
misura alta dell’amore: “Non c’è
amore più grande che dare la vita
per coloro che si amano”. Ma esse dicono che la persona umana
porta in sé una misura d’infinito:
è aperta al mistero di Dio.
Una coscienza coerente
Secondo Hannah Arendt (una
dei più influenti filosofi politici
del XX secolo, di origine ebraico-tedesca, 1906-1975), il pensiero è come un dialogo interiore
dell’io con la propria coscienza,
in cui risuona l’eco della Parola
eterna. Lo dice anche un grande
teologo che l’uomo, ogni uomo,
è “uditore della Parola”, di quella Parola eterna che risuona nella
coscienza di ognuno e gli rivela
le questioni fondamentali, come:
la ricerca della felicità, il desiderio del bene, l’amore per la vita
e per i viventi, la bellezza della
giustizia, della libertà, dell’armonia… Valori che lo rendono
capace di “trascendere la propria
materialità e ricercare la verità”,
afferma Benedetto XVI. Questo
spiega perché i dittatori sono visceralmente contrari alla libertà
religiosa e cercano di spegnere
le voci profetiche della verità.
Ha fatto grande impressione la
morte di Salman Taseer, governatore del Punjab (Pakistan), ucciso il 4 gennaio per aver chiesto
l’abrogazione della legge contro
la blasfemia. Anch’egli è un uomo “giusto”. Non solo perché
ha difeso il diritto alla libertà
religiosa per Asia Bibi e per la
minoranza cristiana (e quindi
per tutti), ma perché, da uomo
autenticamente religioso, ha
ascoltato le ragioni del cuore e si
è opposto alla società totalitaria
del suo Paese.
Ne siamo promotori
Chi ascolta la propria coscienza trova la vera libertà, tutta la
libertà, anche quella religiosa.
Per questo non si capisce perché certi politici, che dicono di
cercare e favorire la convivenza
dei popoli, sorvolino sull’appartenenza religiosa. Senza accorgersene (ma sarà poi vero?), essi
dimenticano “il ruolo centrale
del rispetto della libertà religiosa nella difesa e promozione dell’alta dignità dell’uomo”,
che il Papa ha rivendicato nel
suo discorso agli ambasciatori
accreditati presso la Santa Sede
(10 gennaio 2011).
I veri “giusti” sono proprio
quelli che difendono la libertà di
coscienza, terreno comune aperto all’Assoluto, dove tutti possono ritrovarsi in libertà. Di questa
libertà di coscienza noi missionari
siamo i promotori e i difensori. ■
Nella foto, Salman Taseer, governatore del Punjab (Pakistan),
assassinato il 4 gennaio per aver
chiesto l’abrogazione della legge contro la blasfemia.
2011 marzo n.
ANNO 64°
3
2
La quaresima in Sierra Leone
3
Cristiani, testimoni di speranza
4/5
Ancora non basta...
6
La corsia preferenziale dei santi
Conforti, fondatore dei saveriani
Padre Giuseppe Galli: dal Tanganika al cielo
Volti e storie da ricordare e venerare
Storia speciale: Mons. Ruiz, il vescovo degli indio
2011 MARZO
m i s sione e spirito
missione E CONFORTI
La corsia preferenziale dei santi
“Disponiti dunque a fare la volontà di Dio”
sarebbe bello che
Q uanto
Guido Conforti tornasse a
raccontare anche a noi i segreti
della sua santità! Ci direbbe che
la santità non è qualcosa che
possiamo programmare e organizzare, perché è un dono. La
santità è vocazione divina; una
chiamata a conoscere la volontà
di Dio, prima e meglio.
Quanto sarebbe vantaggioso
per la nostra vita sentirci assicurare da san Guido che la santità
cresce quando Dio viene a scombussolare i nostri progetti, le
nostre statistiche e previsioni...
San Guido Conforti, infatti, fece
un’esperienza forte della santità
il giorno in cui s’incontrò faccia
a faccia con la volontà di Dio.
Faccia a faccia con Leone XIII
Era il 16 maggio 1902. Mancavano 14 giorni al suo 37mo
compleanno. Alle 18, papa Leone XIII riceveva in udienza
privata il canonico Conforti: “Ti
ho fatto venire di persona a Roma, perché sentissi dalla bocca
del papa, quello che egli vuole
da te. Disponiti dunque a fare la
volontà di Dio, che ti sarà largo
della sua grazia”.
Leone XIII era al timone della
chiesa da 24 anni. Aveva tenuto
la rotta in un’epoca di importanti
2
cambiamenti sociali e politici. E
aveva un particolare intuito nella
scelta dei suoi collaboratori. San
Guido invece era un giovane
prete, cagionevole di salute. Lo
storico don Manfredi nota che il
giovane prete era stato preceduto
a Roma da un dossier d’informazioni positive: zelo e limpidezza,
equilibrio e capacità di gestire
situazioni intricate.
Nel braciere incandescente
In quell’incontro, il nostro santo apprese dalla bocca del papa
che nella “illustre e importante”
sede cardinalizia di Ravenna i
dati relativi alla fede e alla vita
cristiana erano molto allarmanti e
bisognava intervenire presto, dopo la morte improvvisa del card.
Riboldi, evitandogli il consueto
tirocinio in diocesi minori...
Quella sera il nostro santo ebbe
la sensazione di precipitare dentro un braciere incandescente. Lui
stesso riferì in seguito il tono di
quell’incontro, precisando: “Sono
uscito dal Vaticano con l’animo
profondamente agitato e una forte febbre mi travagliò per tutta la
notte”. Parole inequivocabili, per
dire l’impatto che quell’incontro
ebbe sul futuro arcivescovo.
Il trasferimento a Ravenna
ebbe luogo il 5 gennaio 1903.
p. LINO MAGGIONI, sx
Il Conforti entrò nella sua diocesi la sera tardi, scendendo dal
treno alla stazione di Godo, e
percorrendo i 12 chilometri fino
a Ravenna in carrozza, all’insaputa di tutti, per evitare possibili
dimostrazioni anticlericali.
Braccia tese:
alla diocesi e al mondo
Nei primi dodici mesi il nuovo vescovo elaborò un suo piano
pastorale. E il giorno dell’Epifania del 1904 parlò ai fedeli
riuniti in cattedrale: “Nel corso
di quest’anno ho mirato solo a
rinvigorire la vostra fede. Ma
quanto cammino rimane ancora
da percorrere. Più volte ho chiesto a me stesso, da cosa proceda
questo deplorevole cambiamento di aspirazioni e di sentimenti
nel generoso popolo di Ravenna,
per il quale Dio e religione un
tempo erano tutto”.
Si percepisce in quel discorso
che l’esperienza pastorale di vescovo ha impresso uno sviluppo
all’incontro che san Guido aveva avuto con il Crocifisso della
sua infanzia. L’incontro iniziale
tra i due sembra ora trasformato
nell’identificazione del vescovo
con il Crocifisso. Braccia del
Crocifisso tese a intercedere,
braccia di san Guido in croce:
Nel dipinto di Costalonga,
quasi un’identificazione del Conforti
con il Crocifisso
una tesa a intercedere in favore
della sua chiesa diocesana in Ravenna; l’altra tesa a intercedere
per i suoi missionari a Parma,
lasciati a crescere in altre mani.
Il progetto appartiene a Dio
Per la cronaca, san Guido rimase
circa due anni (22 mesi) alla gui-
da della diocesi di Ravenna: due
anni di passione, esposto a tante
situazioni invincibili; due anni di
solitudine, tale da attentare alla
sua salute: prima una grave inappetenza, poi la perdita del sonno e
infine, lo sbocco di sangue.
Dopo di che san Guido ritenne
doveroso rassegnare le proprie
dimissioni nella mani di san Pio
X. Ma il nuovo Papa lo stimava
troppo, e san Guido - tornato a
Parma - divenne amministratore
apostolico di quella che era stata
la sua diocesi, per continuare a
dirimere, da lontano, le vicende
che lo avevano reso malato.
È il caso di pensare che le vicende di Ravenna abbiano obbligato san Guido a un profondo ripensamento della sua consapevolezza circa il disegno di Dio. San
Guido rispose comportandosi come Gesù che rimane in croce per
svelare il disegno di Dio Padre su
di noi. Ora sentiva di non essere
lui il padrone della sua vocazione e, in fondo, nemmeno il protagonista: il progetto apparteneva
a Dio e lui ne era il custode. Dio
aveva aperto per lui strade dove
solo i santi passano.
■
INTENZIONE MISSIONARIA
E PREGHIERA DEL MESE
• Lo Spirito Santo dia luce e forza alle comunità cristiane perseguitate o discriminate a causa del vangelo.
• Le nazioni dell’America latina progrediscano nella fedeltà al
vangelo, nella giustizia sociale e nella pace.
Conforti: “Disponiti a fare la volontà di Dio,
che ti elargirà la sua grazia”.
2011 MARZO
V ITA S AV ERIA N A
La quaresima in Sierra Leone
A Makeni la semina ha dato buoni frutti
L
a Sierra Leone, piccola
nazione dell’Africa Occidentale, celebra quest’anno 50
anni di indipendenza, dichiarata
ufficialmente il 27 aprile 1961.
Già prima, nel 1950, la diocesi
di Makeni veniva affidata alla
cura pastorale dei saveriani.
La maggioranza della popolazione è musulmana e frequenta,
più gli adulti che i giovani, le
moschee presenti in tutti i villaggi. Durante il mese sacro del
ramadan, la partecipazione alla
preghiera è più numerosa. La pratica del digiuno, molto osservata
dai musulmani, ha un’influenza
notevole sul tenore di vita della
gente che deve spendere di più
per i cibi speciali la sera, quando
viene “rotto” il digiuno. Anche il
ritmo del lavoro è piuttosto ridotto, a causa del digiuno totale da
cibo e acqua per tutto il giorno.
Un forte impegno di vita
In questa cornice religiosa è
vissuta anche la quaresima cristiana in preparazione alla solenne celebrazione della Pasqua. In
tutte le missioni c’è l’impegno a
svolgere un programma intenso
di preghiera, catechesi e celebrazioni liturgiche.
Durante le cinque settimane,
tutti i gruppi di preghiera - al centro e nei villaggi - si riuniscono
con i loro catecumeni per un’ora
di preghiera, lettura e riflessione
sulla bibbia. Gli incontri terminano con la “preghiera della quaresima”, che viene recitata ogni
giorno anche nelle scuole cattoliche all’inizio della giornata.
Una speciale attenzione e cura
è riservata ai catecumeni, giovani e adulti, che per oltre due anni
si preparano al battesimo: preghiera personale e comunitaria,
catechesi due volte la settimana,
giornate di riflessione sui temi
principali della fede cristiana.
Nelle domeniche di quaresima
si celebrano le tappe del cammino catecumenale con i riti che
precedono l’iniziazione cristiana e preparano la celebrazione
del battesimo per i catecumeni
dell’ultimo anno. Genitori e
padrini sono coinvolti per stare
vicini ai loro figli, con consigli
e soprattutto con l’esempio, incoraggiando la loro fedeltà con
un’autentica vita cristiana.
p. ANTONIO GUIOTTO, sx
La missione “Beato Conforti”
Nella missione di Makeni
dedicata al “Beato Conforti”, i
saveriani preparano un volantino in cui spiegano come vivere
la quaresima in parrocchia, nei
gruppi di preghiera, nelle piccole comunità cristiane sparse in
60 villaggi, con i ragazzi delle
scuole e i giovani dell’università Cattolica, presenti nel vasto
territorio della parrocchia.
Quest’anno la quaresima acquista un’importanza ancora
maggiore, perché inizia la lunga
preparazione alla canonizzazione del fondatore dei saveriani,
prevista a ottobre. In questi mesi
ci sarà un maggiore impegno per
conoscere meglio la vita e la spiritualità di mons. Conforti, come
vescovo di Ravenna e di Parma
e come fondatore di tanti missionari sparsi nel mondo.
Inoltre, domenica 20 marzo viene consacrata la nuova
chiesa parrocchiale di Makeni,
santuario dedicato a “San Guido Conforti”, modello di vita
pastorale e di impegno missionario per i saveriani suoi figli e
La folla dei catecumeni “in albis” pronti al battesimo
nella chiesa “Beato Conforti” a Makeni
per i fedeli della chiesa intera.
Se sboccia la Pasqua…
Dal 1950 la diocesi di Makeni
è stata guidata da due vescovi saveriani: mons. Augusto Azzolini
fino al 1986, e da mons. Giorgio
Biguzzi fino ai nostri giorni. Il
nuovo santuario rimarrà memoria sacra del lavoro missionario
di oltre cento saveriani che per
60 anni, fedeli all’ispirazione del
loro fondatore, hanno seminato
il buon seme della parola di Dio
e lo hanno coltivato, fino a dare
frutti abbondanti.
Possiamo dire che la quaresi-
ma, tempo di sacrificio e di semina a partire dagli anni ‘50, è
già sbocciata oggi in una Pasqua
di resurrezione. Ne sono prova
le numerose parrocchie affidate
al clero diocesano; le scuole elementari, secondarie e universitarie, fucine di formazione umana
e cristiana di tanti giovani sierraleonesi; gli ospedali, i lebbrosari e gli ambulatori per la cura
dei malati; e la buona novella di
Cristo predicata in tanti villaggi,
anche attraverso il prezioso servizio di “radio Maria”, che raggiunge le case di tanti cristiani e
musulmani in tutto il Paese. ■
NUOVA BIOGRAFIA
Guido Maria Conforti
Vescovo e missionario per il mondo
p. AUGUSTO LUCA, sx
Esce a marzo, per le Edizioni Paoline, una nuova biografia
del vescovo Guido Conforti. Un biografo, pur restando fedele alla storia, ritrae il suo personaggio in una luce speciale per
farne rivivere lo spirito, mentre lo accompagna lungo i giorni della sua vicenda.
Del vescovo Conforti ho scoperto l’amorevole paternità. In
altre parole, mi sembra di aver conosciuto il cuore di Conforti,
un cuore tenero e affettuoso, che si piega su tutti coloro che
soffrono e sono nell’indigenza, i piccoli, i poveri, i deboli, non
solo per la situazione economica o sociale, ma anche spirituale. Affermava: “i poveri più bisognosi sono quelli che non
posseggono il bene inestimabile della fede”. Conforti ama
tutto l’uomo, nel quale Dio ha impresso la sua somiglianza e
per il quale ha inviato il suo Figlio sulla terra. La sua tenerezza paterna desidera il bene dell’anima e del corpo.
Ma al suo cuore non bastano i fedeli delle diocesi di cui fu
pastore (Ravenna e Parma); il suo cuore abbraccia il mondo
intero. Segue con trepidazione il lavoro e le tribolazioni dei
suoi figli missionari nella Cina e sente di amare i cristiani cinesi con lo stesso amore con cui ama i fedeli della diocesi che
gli è affidata, e sospira per la conversione del mondo che ancora non conosce Cristo.
Quest’amore gli derivava dalla sua intimità con Cristo, che
egli riteneva vita della sua vita e dal cui esempio si lasciava
condurre. Le persone che l’avvicinavano, vedevano in lui la riproduzione della bontà di Cristo, mite e umile di cuore.
La vita del Conforti è intrecciata profondamente con gli avvenimenti del tempo. Vive il dramma del suo popolo che reclama miglioramenti sociali con lo sciopero del 1908; soffre durante la guerra del 1915-18 per la morte di tanti giovani e padri di famiglia; porta conforto alle vedove e agli orfani; si sacrifica per alleviare le sofferenze di tutti. Nelle lotte politiche
del 1922, grida “Pace!” e non esita a farsi intermediario tra le
parti avverse. Nell’epoca fascista insorge in difesa dei suoi figli
perseguitati, fossero preti o giovani di Azione cattolica.
Accoglie sempre amorevolmente coloro che lo vanno a visitare e lui stesso intraprende lunghi e faticosi viaggi per incontrare i suoi figli nelle città
e nei paesi sparsi per la campagna o
inerpicati sui monti. Nel 1928 ebbe la
gioia di incontrare i suoi missionari in
Cina, e tornò consolato dicendo: “Ho
visto un giardino fiorito”.
Dio lo chiamò al premio eterno il
5 novembre 1931. Venerato come
santo dal popolo e dai missionari,
ora la chiesa ne riconosce ufficialmente la santità e lo indica all’esempio dei fedeli di tutto il mondo.
PADRE GIUSEPPE GALLI:
DAL TANGANIKA AL CIELO
Padre Giuseppe Galli:
Arona 13.1.1941 - Bukavu 8.2.2011
Padre Giuseppe Galli, saveriano di Arona (Novara), 70
anni, è scomparso nelle acque
del lago Tanganika, dove era
sceso per un bagno, tra le 10
e le 11 di martedì 8 febbraio
2011. Probabilmente, un malore mentre nuotava, solo.
Da alcuni mesi egli viveva nella casa saveriana sul lago, a Kilomoni, vicino alla città di Uvira.
Sono subito iniziate le ricerche
nel lago, grande e profondo
come un mare, con l’aiuto di
pescatori e di un battello di perlustrazione della Croce Rossa
burundese.
Il corpo è stato ritrovato solo
venerdì mattina sulla spiaggia
di Kavimvira, dove sorge il santuario mariano “Regina del Tanganika”; composto nella bara, è
stato portato a Bukavu per essere sepolto nel piccolo cimitero
saveriano a Panzi. Alla Messa di
commiato erano presenti molti
saveriani, sacerdoti della diocesi
e suore missionarie.
Padre Galli aveva studiato
nel seminario di Novara; a 23
anni era entrato tra i saveriani ed era stato ordinato sacerdote nel 1967. Dopo alcuni anni di lavoro a Cremona e Ancona, dal 1974 aveva svolto la
sua missione in Congo, in vari
luoghi del Kivu. Un missionario felice e genuino: “Parlare di
Cristo e annunciare il vangelo
danno la soddisfazione che riempie il cuore; mi hanno sempre accolto come un fratello e,
da parte mia, ho sempre goduto del successo altrui”. Continui
ora la sua missione dal cielo. ■
CONCISTORO
PER IL CONFORTI
Una delegazione di 13 saveriani è stata invitata al “concistoro” del 21 febbraio, in cui
Benedetto XVI ha chiesto ai
47 cardinali presenti il parere
sulla canonizzazione del beato
Conforti, insieme al beato Luigi Guanella e alla beata Bonifacia R. de Castro. Con il loro
unanime consenso, il papa ha
quindi fissato il giorno per la
solenne liturgia: domenica 23
ottobre 2011.
Insieme al vescovo di Parma
mons. Solmi, erano presenti il
superiore p. Rino Benzoni, la
vice superiora delle saveriane
sr. Giordana Bertacchini, il postulatore p. Guglielmo Camera,
il superiore dei saveriani in Italia p. Carlo Pozzobon, altri saveriani e don Angelo Manfredi,
sacerdote lodigiano e biografo
del Conforti (vedi foto).
I miracoli sono avvenuti nelle
missioni saveriane: la guarigione dal tumore al pancreas di
una mamma africana del Burundi, per la quale il Conforti
è stato dichiarato “beato” (17
marzo 1996); la guarigione di
Thiago, bambino brasiliano nato prematuro e con prolungato
arresto cardiaco, ha permesso
che il Conforti venga dichiarato “santo” (23 ottobre 2011).
I nostri lettori hanno potuto
seguire il cammino del Conforti
verso la gloria attraverso “Parabole”, inserite in questo mensile. Coloro che desiderano unirsi al pellegrinaggio a Roma per
la liturgia della canonizzazione,
possono rivolgersi ai missionari
saveriani della comunità più vicina, per telefono o e-mail (pagina 8, in alto).
■
La delegazione “saveriana” al concistoro
del 21 febbraio 2011, all’entrata
del palazzo apostolico in Vaticano
3
CRISTIANI, TESTIMONI DELLA SPERANZA
LA DENUNCIA
CRiSTIANI PIù PERSEGUITATI
Alcune situazioni più preoccupanti
p. MARCELLO STORGATO, sx
B
enedetto XVI ha avuto il merito e il coraggio di alzare la
voce per chiedere il rispetto della libertà religiosa di tutti
e, in particolare, di coloro che sono minoranze. Noi missionari
siamo diretti testimoni delle difficoltà in cui vivono le piccole
comunità cristiane, nel contesto delle nazioni in cui viviamo
e lavoriamo.
Una constatazione dolorosa
Nel messaggio per la giornata mondiale per la pace il papa
è molto esplicito: “È doloroso constatare che in alcune regioni del mondo non è possibile professare ed esprimere liberamente la propria religione, se non a rischio della vita e della
libertà personale. In altre regioni vi sono forme più silenziose
e sofisticate di pregiudizio e di opposizione verso i credenti e
i simboli religiosi.
I cristiani sono attualmente il gruppo religioso che soffre il
maggior numero di persecuzioni a motivo della propria fede.
Tanti subiscono quotidianamente offese e vivono spesso nella
paura a causa della loro ricerca della verità, della loro fede in
Gesù Cristo e del loro sincero appello perché sia riconosciuta
la libertà religiosa.
Tutto ciò non può essere accettato, perché costituisce un’offesa a Dio e alla dignità umana; inoltre, è una minaccia alla
sicurezza e alla pace e impedisce la realizzazione di un autentico sviluppo umano integrale” (n.1).
Lo stesso richiamo il papa l’ha sollevato nel discorso al Corpo diplomatico (10 gennaio 2011), facendo un giro d’orizzonte nei tanti Paesi dei cinque continenti, dall’Oriente all’Occidente. Da una parte la persecuzione sulle minoranze religiose,
dall’altra l’emarginazione di chi desidera esprimere la propria
fede. Prendiamo in considerazione alcuni avvenimenti.
Libertà religiosa nei paesi islamici
I recenti attentati avvenuti nelle chiese dell’Iraq e dell’Egitto, che hanno provocato numerose vittime tra i fedeli in preghiera, sono noti a tutti e in tutti hanno suscitato sconcerto e
dolore. Sarà mai possibile che i musulmani rispettino il diritto
altrui alla preghiera e a vivere la propria fede?
Molti Stati islamici hanno approvato la “Dichiarazione dei
diritti umani nell’islam” (Cairo 1990, preceduta da quella
di Parigi nel 1981). Vi si afferma che “non c’è costrizione
nella religione; ogni persona ha diritto di pensare, credere ed
esprimere quello che pensa e crede, senza intromissione”; ma
poi precisa “fino a che rimane nei limiti generali che la legge
islamica prevede a questo proposito”. Per i non-musulmani va
applicato “il regime di minoranze protette (dhimma)”.
In sostanza, non sembra esistere una vera uguaglianza nel
pluralismo religioso e civile dei gruppi - maggioritari e minoritari - all’interno della società giuridica islamica, che fa
riferimento alla shar’ia. Il regime di “protezione” non è il
massimo auspicabile per una vita libera e dignitosa: è come
una “libertà vigilata”, che lascia poco spazio alla creatività e
all’autonomia. Insomma, non chiediamo “protezione” per i
cristiani, bensì parità di diritti e doveri come concittadini; la
stessa parità che chiediamo per i musulmani e gli altri credenti
all’interno del nostro Paese.
Il reato di blasfemia: cos’é?
Molti hanno sentito parlare di Asia Bibi, la donna pakistana
condannata a morte per “blasfemia” e tenuta in carcere sotto
strette misure di sicurezza. Anche se fosse liberata, rischierebbe la vita per il furore di qualche dissennato. È stata accusata dalle sue colleghe di lavoro - di fede islamica - di aver
insultato il profeta Maometto (pace a lui!). In questi giorni,
anche Agnes Nuggo, altra donna cristiana del Pakistan è stata
arrestata per la stessa accusa di blasfemia. Si tratta di accuse
pretestuose, il più delle volte costruite ad arte, che rendono la
vita un inferno e creano un clima di terrore per la famiglia e
la comunità.
Qualcuno cerca di reagire con grande coraggio,
come il governatore musulmano Salman Taseer, che
si è adoperato perché la legge pakistana contro la
blasfemia venisse abrogata come legge ingiusta. È
stato ucciso il 4 gennaio nel Punjub. Anche la parlamentare pakistana Sherry Rehman, che ha presentato una mozione per modificare la legge sulla blasfemia, è incriminata. Alcuni radicali sostengono che
chiunque si oppone a questa legge “è da considerarsi
blasfemo e nemico dell’islam”.
Blasfemia è considerata ogni parola o gesto contro il profeta, contro il corano e la fede coranica. È
certamente un male offendere i sentimenti religiosi
altrui; ma quale religione può giustificare chi costruisce ad arte un’accusa di blasfemia per odio contro persone di altra fede? Peggio ancora quando ciò
avviene con la connivenza degli agenti di sicurezza,
Anche la comunità cristiana in Iraq è martire: l’ultimo episodio è la strage avvenuta il 31 dei magistrati e degli uomini di governo.
ottobre 2010 nella chiesa “Nostra Signora del Perpetuo Soccorso” (foto AP/H. Mizban)
SPEGNERE LA FIAMMA DELLA FOLLIA
a cura di D. PIOVANI
Il 3 giugno 2010 a Iskenderun, in Turchia, mons. Luigi Padovese, vicario apostolico dell’Anatolia, veniva ucciso dal suo autista. Lo ricordiamo attraverso alcune testimonianze.
“Auspico che per l’omicidio di mons. Padovese si celebri un vero processo, non perché
abbiamo del rancore nel cuore, ma perché siano evitate modalità frettolose per chiudere il caso. Hanno ucciso il pastore buono, un pellegrino dello spirito e della mente. Per
lui parlano il suo corpo spezzato e il sangue versato per tutti. Servono vocazioni e missionari per la Turchia: venite a vivere il vangelo, venite ad aiutarci a vivere, semplicemente” (mons. Ruggero Franceschini, vescovo di Smirne).
“Mons. Padovese era un vescovo mite e sapiente, vero costruttore di riconciliazione e
di pace, che ha stretto un’alleanza nel suo sangue, offrendo tutto se stesso per il vangelo e per chi gli era stato affidato. Il suo martirio, forse un po’ dimenticato, è offerta viva
di sé, che padre Luigi ha vissuto ogni giorno della sua missione di vescovo, di amico della pace, di fratello d’ogni uomo” (card. Luigi Tettamanzi, vescovo di Milano).
“Aveva voluto vestire il saio per seguire le orme di S. Francesco. E come lui aveva la
passione per il Medio Oriente, l’interesse storico e archeologico, la determinazione per
il dialogo con il mondo musulmano. A Iskenderun era felice e amato da tutti. Ogni giorno, faceva preparare il pranzo per una cinquantina di famiglie povere. Era sempre pieno di passione e voglia di fare” (il fratello Sandro).
“Le comunità cristiane del Medio Oriente sono ancora chiamate al martirio. Non bisogna dimenticare che noi siamo la chiesa dei martiri e della risurrezione. La testimonianza più recente di tale realtà è proprio il tragico assassinio di mons. Padovese (Gregorios
III Laham, patriarca di Antiochia).
Un giovane imprenditore turco, Hakan Sentürk, dice: “I cristiani sono una minoranza, quasi non ci si accorge di loro. Ma alle feste musulmane li abbiamo sempre invitati;
il dialogo esiste così come i fatti di sangue. Purtroppo, c’è sempre qualcuno che accende la fiamma della follia”.
4
2011 MARZO
I cristiani nel Paese
della non-violenza
Anche nell’India del Mahatma Gandhi, l’apostolo della non-violenza,
ucciso da chi non sopportava il suo
metodo persuasivo e pacifico, negli
ultimi due anni si sono scatenate violente aggressioni contro la minoranza
cristiana, in ben 18 regioni della nazione, specialmente in Orissa e Karnataka. Villaggi interi sono stati distrutti
da incendi dolosi, costringendo gli abitanti a fuggire altrove o a vivere nella
paura. Anche questi attacchi sono stati
pretestuosi.
All’inizio del 2011 è stato pubblicato un Rapporto sulle violenze contro i
cristiani, elaborato da una commissione apposita. Tutti sono stati scagionati, nessun colpevole è stato individuato; i cristiani si sentono traditi e ancora
più insicuri, mentre i gruppi estremisti
hindu si sentono più protetti e rafforzati. Perciò i cristiani chiedono una “nuova indagine imparziale”, che stabilisca
le responsabilità e consenta una vita di
convivenza pacifica di tutti i cittadini
della grande nazione.
È anche la richiesta di 18 vescovi
indiani di Karnataka, dopo un giorno
di digiuno e di preghiera con i loro fedeli.
■
L’intervista
“VI INSULTERANNO E PERSEGUITERANNO A CAUSA MIA”
CRISTIANI NEL MIRINO...
p. MARCELLO STORGATO, sx
N
el commemorare i 188 martiri giapponesi del XVII
secolo, beatificati a Nagasaki il 24 novembre 2008,
abbiamo ammirato il loro coraggio e la loro fermezza. Si
erano preparati spiritualmente al martirio, per essere capaci di conservare la fede cristiana nel tempo dell’estrema persecuzione.
Quando la fede diventa un pretesto
p. MARCELLO STORGATO, sx
P
er la rivista “E venne tra i suoi” della comunità “Emmanuel” di Formia, Carmine Di Luglio ha intervistato
p. Marcello Storgato sul ruolo delle minoranze cristiane nel
mondo e sulle frequenti persecuzioni che subiscono. È un
tema di grande attualità che proponiamo anche ai lettori di
“Missionari Saveriani”.
Nel mondo di oggi, vivere e testimoniare la fede cristiana con sincera convinzione, richiede anche a noi la fortezza dei martiri. Nel messaggio per la giornata della pace
2011, leggiamo: “Dinanzi alle presenti avversità, i discepoli
di Cristo non si perdano d’animo, perché la testimonianza
del vangelo è e sarà sempre segno di contraddizione... La
violenza non si supera con la violenza. Il nostro grido di
dolore sia sempre accompagnato dalla fede, dalla speranza e dalla testimonianza dell’amore di Dio” (n. 14).
Tanti cristiani sono “sotto tiro”...
Forse mai nella storia dell’umanità si è verificata una situazione di pacifica convivenza universale. In una o più parti del
mondo c’è sempre qualcuno “sotto tiro”, a volte anche con
pretesti a sfondo religioso.
I cristiani sono stati sotto tiro dall’inizio della loro storia:
basta ricordare lo zelo di Saulo nel perseguitare i discepoli di
Cristo. In altri tempi, proprio i cristiani hanno messo “sotto
tiro” non-credenti, eretici o credenti di altre religioni, dentro
e fuori dai loro Paesi. Purtroppo la violenza e l’insofferenza
sembrano essere un’eredità costante nel corso della storia. Oggi in modo particolare sono “sotto tiro” i cristiani.
Non credo sia mai stato facile per nessuno vivere la
propria fede con un minimo di coerenza. C’è sempre
voluta una buona dose di coraggio e di grazia di Dio.
Oggi ancor più, perché è come remare contro corrente,
rimanere stabili sopra una frana, proseguire il cammino
dentro un ciclone.
Non è facile seguire Gesù e il suo vangelo. Ci aveva
anche avvisati: “Vi insulteranno e vi perseguiteranno, ma
non abbiate paura, io ho vinto il mondo; chi persevererà
fino alla fine si salverà...”.
La sorte dei milioni di cristiani perseguitati e maltrattati nel mondo dipende anche da noi: dalla nostra coerenza e dal nostro impegno per costruire, giorno dopo giorno, un mondo più libero per la fede nostra e altrui. ■
Icona insanguinata
nella chiesa
di Alessandria d’Egitto
Foto archivio MS
IL MARTIRIO
I MARTIRI DELLA FEDE, ANNO 2010
Volti e storie da ricordare e venerare
DIEGO PIOVANI
I
l 24 marzo, giorno dell’assassinio di mons. Oscar Romero, in Salvador nel 1980, la chiesa celebra la giornata
di preghiera e digiuno facendo memoria dei missionari martiri. Il tema di quest’anno è: “Restare nella speranza”.
Spiega don Gianni Cesena, direttore di Missio: “il martire è
colui che vede interrompersi in maniera brusca una parabola
di vita e porta con sé uno scandalo, una prova fatale che Dio
propone a lui, ai suoi amici, alla comunità che assiste attonita
alla sua eliminazione. In tal modo diventa segno e fonte di
speranza: non ci istruisce tanto la sua morte, ma la vita che
prima ha vissuto in nome e per conto del vangelo”.
Un amore totale per Dio
Come è consuetudine, l’agenzia di notizie Fides ha pubblicato l’elenco degli operatori pastorali che hanno perso la vita
in modo violento nel corso dell’anno 2010. Ventitre martiri
della fede: 1 vescovo, 15 sacerdoti, 1 religioso, 1 religiosa, 2
seminaristi, 3 laici.
Analizzando l’elenco per continente, anche nel 2010 al primo posto,
con un numero estremamente elevato, c’è l’America, bagnata dal sangue
di quindici martiri. Segue l’Asia, con
sei e infine l’Africa con due. Il conteggio non riguarda solo i missionari
in senso stretto, ma gli operatori pastorali morti in modo violento.
Il martirio è “una forma d’amore
totale a Dio”, si fonda “sul sacrificio supremo d’amore di Cristo,
consumato sulla croce affinché noi
potessimo avere la vita”. La forza
per affrontarlo viene “dalla profonda e intima unione con Cristo,
perché il martirio e la vocazione al
martirio non sono il risultato di uno
sforzo umano, ma sono la risposta
a un’iniziativa e a una chiamata di
Dio, sono un dono della sua grazia,
che rende capaci di offrire la propria vita per amore di Cristo e della
chiesa, e così del mondo” (Benedetto XVI, 11.8.2010).
Annunciare e vivere il vangelo
Le note biografiche arrivate su
Gli attentati “religiosi” aumentano,
quando la predicazione diventa
istigazione all’odio
(foto archivio MS / G. Diffidenti)
questi nostri fratelli e sorelle ci fanno comprendere come
abbiano offerto tutta la loro vita, quasi sempre nel silenzio e
nell’umiltà del lavoro quotidiano. Il loro impegno era l’annuncio del vangelo, fatto non solo a parole ma con la testimonianza della propria vita; spesso in situazioni di sofferenza e povertà, di tensione e violenza; sempre per stare accanto e insieme
all’umanità, che hanno amato e servito con il cuore di Dio.
Alcuni sono stati vittime di quella violenza che combattevano, o della disponibilità ad aiutare gli altri nelle difficoltà
quotidiane, mettendo in secondo piano la propria sicurezza.
Vari sono stati uccisi in tentativi di rapina o di sequestro finiti
male, sorpresi nelle loro abitazioni da banditi alla ricerca di
tesori immaginari. Altri sono stati eliminati solo perché nel
nome di Cristo opponevano l’amore all’odio, la speranza alla
disperazione, il dialogo alla contrapposizione violenta, il diritto al sopruso.
La nube dei “militi ignoti”
“Il nostro mondo continua a essere segnato dalla violenza,
specialmente contro i discepoli di Cristo”, ha detto Benedetto
XVI (Angelus, 26.12.2010), ricordando come “la terra si è
macchiata di sangue” in diverse parti del mondo, colpendo
persino le comunità cattoliche riunite in preghiera nei luoghi di culto.
A questo elenco, deve quindi essere sempre aggiunta la lunga lista
dei tanti, di cui forse non si avrà
mai notizia, che in ogni angolo del
pianeta soffrono e pagano anche
con la vita la loro fede in Cristo.
Si tratta di quella “nube di militi
ignoti della grande causa di Dio”
- secondo l’espressione di Giovanni Paolo II - a cui guardiamo con
gratitudine, pur senza conoscerne
i volti. Senza di loro la chiesa e il
mondo sarebbero enormemente più
poveri. Ma quanto avremmo gradito che tutti e tutte fossero ancora
con noi, vivi per amare e servire
questa povera umanità!
Per sapere meglio come celebrare bene la Giornata dei missionari martiri e per avere informazioni
precise e materiale prezioso, consulta il sito:www.mgm.operemissionarie.it (clicca su “24 marzo
volti di speranza”, oppure in basso a destra sul numero 1 e poi nel
riquadro verde).
■
Perché? Come mai?
Mi piacerebbe poter rispondere così: perché i cristiani sono
coerenti con il vangelo dell’amore e del servizio, della tolleranza e della misericordia con tutti e verso tutti; perché si
impegnano per la giustizia e l’equità; perché difendono i diritti
di tutti, soprattutto dei più deboli e poveri. In questo caso, noi
dovremmo solo “rallegrarci”, come ci ha invitato a fare Gesù,
quando siamo “perseguitati a causa del suo nome”.
E confermo che nella stragrande maggioranza dei luoghi
dove oggi sono “sotto tiro”, i cristiani si comportano in modo
esemplare ed eroico, con una capacità di sopportazione che
rivela la potenza della grazia divina.
Ma non è così?
No, la violenza contro i cristiani, almeno per quanto riguarda i Paesi a maggioranza islamica, è spesso un modo di vendicarsi contro gli attacchi - più o meno giustificati - da parte di
certi Stati occidentali. Non potendo giungere fino ai centri di
potere dell’Occidente, che ordina e finanzia le guerre nei paesi
islamici, tanti approfittano per colpire i “deboli” concittadini
vicini, che condividono la religione dei “potenti”. Pur non essendoci alcuna connessione reale, tuttavia in questi fenomeni
la “percezione” è importante.
Sono attentati a carattere religioso?
Gli attentati a carattere unicamente religioso ci sono, ma
sono rari: sono quelli sferrati espressamente “in odio alla fede
cristiana”. Questi possono aumentare quando la predicazione
continuata “contro” i cristiani diventa istigazione all’odio. Le
parole uccidono prima ancora dei sassi e delle armi. Questo è
vero anche nel mondo cosiddetto cristiano, quando le parole
contro i credenti di altre religioni sono tristemente pesanti.
Allora esistono altre motivazioni?
Non credo che ci siano “motivazioni” plausibili per gesti di
violenza, discriminazione e odio. Si tratta piuttosto di “pretesti”
coperti da patina religiosa. Poi, è bene osservare caso per caso:
non tutte le situazioni sono identiche. A volte, dietro singoli o
reiterati attacchi contro i cristiani, possono nascondersi interessi
sulla terra o la casa, o anche sulle giovani donne e così via.
O si vuole allontanare per sempre i cristiani da
alcune nazioni…
Laddove i cristiani oggi sono una minoranza, è abbastanza
comune sentire frasi del genere: “Voi siete cristiani, dunque
andate a vivere nei paesi cristiani”. Quasi a dire che i cristiani
“locali” diventano “intrusi” solo perché seguono una fede che
non è della maggioranza. È diffuso il pregiudizio di identificare
“il suolo” con “la religione” (“cuius regio, eius et religio”, si diceva in latino). Sono frasi “tribali”, che si sentono anche in certi
ambienti italiani verso immigrati di altra religione e cultura!
Eppure a volte…
In alcuni casi si è effettivamente verificata una “depurazione” della popolazione cristiana: è il caso evidente della Turchia verso gli armeni e verso i cristiani turchi. Da alcuni anni,
lo stesso fenomeno si verifica anche in altri Paesi del Medio
Oriente, come Siria e Iraq.
Si può parlare di attacchi pianificati?
Sì, in modo particolare là dove le autorità statali non impe-
discono gli attacchi o non fanno giustizia su coloro che li sferrano, lasciando impuniti gli attentatori. Ogni governo ha il dovere di proteggere tutti i cittadini della nazione, a prescindere
dalla loro religione o posizione sociale. Quando i trasgressori
rimangono impuniti, solo perché seguaci della maggioranza
religiosa del Paese, allora il governo è connivente con l’ingiustizia. Questo è vero non solo per gli attacchi religiosi, ma
anche in ogni trasgressione dei diritti umani, dovunque.
Come reagiscono i cristiani di fronte alle violenze?
È difficile per una minoranza reagire con la stessa violenza
di cui è fatta oggetto. Per ora, i cristiani hanno generalmente reagito con la sopportazione, con la richiesta di giustizia,
di dialogo e pacifica convivenza. Anche i sacerdoti, religiosi
e vescovi hanno generalmente richiesto maggiore giustizia
e hanno offerto perdono e tolleranza. In questo modo, essi
hanno cercato di seguire l’esempio di Cristo e testimoniare il
vangelo. A volte, invece, anche i cristiani si sono lasciati andare a gesti di vendetta, bruciando moschee o segni religiosi.
L’esasperazione di chi si sente continuamente sotto attacco è
amara e profonda.
Cosa deve fare la chiesa d’occidente?
La chiesa in Europa e in Occidente, prima di tutto, non deve mai giustificare, né avallare o sostenere in alcun modo la
guerra e gli attacchi armati contro altre nazioni o popoli. Su
questo punto, la chiesa e le comunità cristiane non possono
peccare di omissione, né far finta di non vedere.
Chiesa e cristiani devono essere tolleranti verso tutti e credere fermamente nella convivenza pacifica dei popoli e delle
religioni, in casa propria e nel mondo intero. Devono anche
informarsi e documentarsi su ciò che avviene nel mondo, pregare per le varie situazioni, chiedere che i governi si impegnino per un clima di giusta convivenza nella propria nazione e
nelle altre nazioni del mondo.
■
UN PIZZICO DI “BUONA VOLONTà”
p. M. STORGATO, sx
L’intervista a cura di Carmine Di Luglio a p. Marcello prosegue…
Cosa invece è richiesto ai governi occidentali? Come possono fronteggiare queste nuove tragedie?
Il primo dovere assoluto - come già detto - è fermare
ogni guerra, specialmente le guerre che i governi occidentali conducono fuori dalla propria area geopolitica; guerre che non sono mai esenti da forti interessi
dei grandi poteri finanziari.
In secondo luogo, devono impegnarsi in una maggiore equità a livello commerciale internazionale, lottando
efficacemente contro la miseria, investendo nella pace e
nello sviluppo almeno l’equivalente di quanto investono nelle guerre, nei conflitti armati, negli armamenti.
Terzo, devono mettere in azione tutti i canali della
sana “diplomazia”, per avere informazioni esatte e per
dare indicazioni precise su ogni settore dei diritti umani, tra i quali certamente deve trovare il giusto posto
anche il diritto alla libertà religiosa per tutti, cristiani inclusi. Un diritto troppo spesso non tenuto in considerazione dalle diplomazie occidentali, come se fosse “normale” che i cristiani siano perseguitati e violentati...
Dialogo, tolleranza, fermezza: qual è la ricetta più
giusta per costruire una pace duratura che garantisca il
diritto di professare la propria fede?
Tutto serve, e chi più ne ha
più ne metta. Non c’è limite
di bene per resistere al male.
Non c’è limite di investimento
per costruire la pace durevole.
Non c’è prezzo per difendere
la vita e la fede, propria e altrui. Tutto si può e si deve fare.
Ma prima di tutto, nella ricetta, ci vuole almeno un pizzico
di... “buona volontà”: da parte di tutti, a cominciare da chi
crede in un mondo migliore.
foto archivio MS / G. Diffidenti
2011 MARZO
5
2011 MARZO
il m ondo in casa
SUD/NORD NOTIZIE
Acque agitate
Nepal: nuovo primo ministro. Dopo sette mesi di stallo,
i partiti politici del Nepal hanno
trovato l’accordo per eleggere il
nuovo primo ministro. È Jhalanath Khanal, intellettuale e scrittore, capo del partito comunistaleninista, che deve portare il Paese sulla strada della democrazia
e dei diritti.
La nomina mette fine a un lungo periodo di incertezza politica. Si spera che anche
le questioni riguardanti le minoranze cristiane, come quella della mancanza di cimiteri, potranno essere riesaminate,
nel pieno
rispetto della libertà religiosa sul
territorio nazionale.
●
Sud Sudan: primi problemi. I risultati ufficiali definitivi
del referendum sull’indipendenza del sud Sudan dicono che il
98,83% dei votanti si è espresso
a favore. L’annuncio è stato accolto con gioia da una folla festante a Juba, capitale del nuovo
Stato, che nascerà a luglio.
Il Sud
Sudan dovrà però far fronte a diversi problemi: le continue violenze dell’esercito di resistenza
del Signore (LRA), che ha ucciso, rapito e costretto alla fuga circa 500mila persone, e l’omicidio
del ministro per lo sviluppo.
Mons. Kussala, vescovo di
Tombura-Yambio, ha proposto un
piano in 4 punti: maggiore protezione dei civili, l’arresto dei le●
Ancora non basta...
pagina a cura di DIEGO PIOVANI
ader dell’LRA, l’aumento degli
aiuti umanitari, il negoziato per
arrivare a un accordo di pace. ■
Infanzia negata
● Nepal / 2: bambini lavoratori.
Secondo un rapporto dell’Organismo internazionale per i lavoratori, in Nepal è stato registrato
un calo di bambini lavoratori rispetto a dieci anni fa, ma non basta. Le ragazze lavorano in condizioni molto più pericolose rispetto ai loro coetanei maschi. Su
circa otto milioni di bambini tra i
5 e i 17 anni, più di un milione e
mezzo lavora. Il violento scontro
decennale tra l’esercito e i ribelli maoisti ha costretto le famiglie
rurali a mandare i loro figli al sicuro nelle aree urbane, dove hanno dovuto lavorare per mantenersi. Questa pratica si è ridotta con
la fine dei conflitti, nel 2006.
Colombia: “Giornata delle
mani rosse”. Il reclutamento di
bambini per i conflitti armati è
stato bandito il 12 febbraio 2002
dalle Nazioni Unite. Tuttavia,
l’approvazione di questo protocollo non ha fermato i gruppi paramilitari che continuano ad attirare i bambini tra le loro fila. In
Colombia sono tra gli 8 e 11 mila i ragazzi-soldato. Per sensibilizzare la popolazione e chiedere di mettere fine a questa pra-
●
tica criminale, Amnesty International ha organizzato a Bogotà
la “Giornata delle mani rosse”.
I passanti hanno dipinto le loro
mani di rosso e le hanno appoggiate su un foglio di carta come
simbolo di rifiuto del reclutamento dei bambini-soldato. ■
Senza confronto
● Missione in Afghanistan. Lunedì 24 gennaio la Camera ha dato parere favorevole sul nuovo finanziamento alla missione militare dell’Italia in Afghanistan: 410
milioni di euro per il primo semestre 2011. In media sono più di
due milioni al giorno. Fuori dalle
spese militari, è sempre più ridotto il finanziamento alle iniziative
di sviluppo: 16,5 milioni di euro
che serviranno a pagare progetti
di ricostruzione, assistenza umanitaria e anche a organizzare una
conferenza regionale della società civile per l’Afghanistan. In
nove anni e mezzo, la campagna
militare è costata all’Italia più di
3 miliardi di euro.
Il Ciad dispone di poca acqua potabile e la situazione sanitaria è grave; i casi di colera sono in aumento, ma la voglia di vivere è sempre forte (foto G. Arroyo)
lo poche scuole hanno i gabinetti. Per cercare di far fronte a questa emergenza, l’Unicef si è impegnata a garantire acqua potabile e circoscrivere le emergenze
MESSAGGIO DALLE CHIESE
“LA QUESTIONE RIGUARDA TUTTI”
Gesù ha ancora ragione
● Egitto: la testimonianza. Sono tanti i racconti dei missionari che lavorano in Egitto. Padre
Renzo Mandirola, missionario
della SMA (Società delle missioni africane), racconta: “Faceva
impressione attraversare il Cairo domenica 5 febbraio e vedere
un carro armato ogni dieci metri.
Tutti coloro che erano sulla
piazza Tahrir hanno sempre detto di essere uniti dalla volontà di
creare uno Stato con una Costituzione laica, in grado di assicurare a ognuno la stessa dignità,
gli stessi diritti-doveri e la possibilità di professare liberamente la propria fede.
In questo contesto, anche i
cristiani dovrebbero poter dire
la loro, non per chiedere privilegi, ma per rivendicare come tutti la possibilità di avere un lavoro e di sentirsi finalmente a casa in un Paese dove il cristianesimo è sempre stato di casa, fin
dai suoi inizi”.
● Nuovo
Segretario. Mons. Savio Hon Tai-Fai è il nuovo Segretario della Congregazione
per l’evangelizzazione dei popoli. “In questo mio nuovo delicato incarico vorrei essere un
costruttore di ponti con la Cina
6
- ha detto mons. Tai-Fai -; sono molto emozionato e avverto
la responsabilità di un incarico
che abbraccia un campo così vasto. Spero che l’evangelizzazione della chiesa possa avere un
nuovo slancio, soprattutto verso
quei paesi di antiche tradizioni e
culture, come la Cina e l’India”.
Mons. Tai-Fai, salesiano nato a
Hong Kong, è stato professore di
■
Teologia in seminario.
Martiri
e testimonianze
● Colombia: ucciso p. Orozco.
Il sacerdote Luis Carlos O. Cardona, 26 anni, è stato ucciso a
Rio Negro il 12 febbraio. Un
giovane armato gli ha sparato tra la folla per motivi sconosciuti. Padre Orozco era vicario
presso la cattedrale della diocesi ed era stato ordinato sacerdote un anno fa.
Il vescovo mons.
Marin ha detto: “Questo episodio dimostra ancora una volta la
grave crisi di valori umani e cristiani che la nostra società soffre
a causa dell’oblio di Dio e del
disprezzo per la vita umana e la
dignità della persona”.
● Ciad: serve acqua potabile.
Il Paese vive una situazione difficile dal punto di vista sanitario.
Il Ciad dispone d’acqua potabile
solo per il 44% della popolazione e di strutture igieniche adeguate sufficienti per il 12%. Si
utilizzano latrine all’aperto e so-
India: tutti assolti! Governo e amministrazione civile sono stati assolti dalle accuse di
●
Invitiamo i lettori, dotati di computer e internet, a consultare la MISNA (Agenzia missionaria di informazione) per allargare la mente al mondo intero: www.misna.org
Visitate anche il nostro sito www.saverianibrescia.com per leggere tutte
le notizie, le testimonianze e le proposte del nostro mensile, comprese le
edizioni locali e la versione in formato pdf.
Infine, segnaliamo il rinnovato sito della Direzione generale dei saveriani: www.saveriani.com
complicità nelle violenze anticristiane avvenute nello stato
di Karnataka nel 2008. Un rapporto afferma che le aggressioni sono state iniziativa di singoli e non di movimenti organizzati, scagionando anche le organizzazioni integraliste hindu. I cristiani denunciano che il Rapporto offre elementi contraddittori
e “non aiuta a individuare i colpevoli”.
Alcuni hanno definito il
documento “disonesto e pieno di
pregiudizi”. Nel 2008, si contarono in Karnataka oltre 113 attacchi. Negli ultimi due anni, si
sono registrati altri 138 attacchi
contro persone, luoghi o istituzioni cristiane.
Indonesia: armonia a singhiozzo. Tre chiese attaccate,
un prete percosso, scontri fra dimostranti e polizia. È il bilancio
di una giornata ad alta tensione
a Temanggung, Giava centrale.
Oltre 1.500 estremisti islamici hanno scatenato la violenza, in
risposta a una sentenza, giudicata
“troppo mite”, di un tribunale locale che ha condannato a 5 anni
di carcere Antonius Bawengan,
un cristiano di 58 anni, accusato
di aver distribuito depliant offensivi verso l’islam. I dimostranti
chiedevano la pena di morte.
A Jakarta, invece, si è svolta
tra messaggi di dialogo e pace,
auspici di riconciliazione e inviti
alla tolleranza, la settimana per
l’armonia interreligiosa. Musulmani, cristiani, hindu e buddhisti
hanno affollato le vie della capitale per celebrare l’iniziativa. ■
p. RINO BENZONI, sx
Tornato in Italia dalla visita ai confratelli saveriani del nord Brasile, mi
trovo immerso nelle vicende private, vere o inventate, di noti personaggi
della politica e della società italiana. Sono troppi gli interessi in ballo per
sbilanciarsi nel giudizio. Neppure credo che si tratti solo di vicende italiane: le sollevazioni popolari in vari paesi del nord Africa hanno come sottofondo gli stessi ingredienti, legati alla gestione dei soldi e del potere.
Voglio riflettere su di noi, a partire da questa vicenda e dall’affermazione dei vescovi italiani che “la questione morale riguarda tutti”. “Tutti”,
quindi anche noi! La prima riflessione che mi viene in mente è che le
vicende in questione toccano, in una spirale infernale, le tre concupiscenze fondamentali dell’uomo: piacere sfrenato e nelle forme più abiette,
sostenuto dalla ricchezza e dal legame strettissimo tra soldi e potere.
Alcuni analisti fanno notare che il vero scandalo sta nel fatto che
l’opinione pubblica non arriva più a scandalizzarsi; c’è una cultura che
ha perso la bussola e non sa più definire cosa è bene o male. Oggi
diventa bene ciò che mi procura piacere, mi dà soldi (meglio se tanti e
facili), e mi permette di fare quello che voglio indipendentemente dagli
altri. Altri criteri non esistono. Lo scandalo cioè sta nella società italiana
in generale e nella perdita di punti di riferimento forti e condivisi.
Sessualità, denaro e potere, sono tre realtà buone, ma ambigue e pericolose, se non vengono evangelizzate e se l’uomo è lasciato a se stesso.
I voti religiosi sono testimonianza di valori diversi, un mondo alternativo
che i missionari offrono ai loro contemporanei. Da qui, l’importanza e
l’attualità della nostra testimonianza oggi, indipendentemente dal numero dei testimoni e dal fatto che essa sia accolta o meno. È questo il nostro compito in una società crepuscolare e piena di rumori assordanti.
Gesù ha ancora ragione. Ciò che sta succedendo ci aiuta a spiegare le beatitudini, a partire dalla concretezza della vita: “Beati noi! Guai a noi!”.
MISSIONI NOTIZIE
Linea diretta
di colera. Spesso, la gente non è
in grado di acquistare regolarmente sapone e candeggina ed è
difficile parlare di sanità non disponendo di servizi igienici. ■
●
Mons. Samuel Ruiz (foto M. Storgato)
Una storia speciale
Mons. Ruiz, il vescovo degli
indio. Il 24 gennaio, a 86 anni, è
morto mons. Samuel Ruiz Garcia, vescovo emerito di San Cristóbal de las Casas, in Chiapas,
dove ha lottato a fianco degli indigeni, sfruttati da proprietari terrieri che si servivano di bande criminali per seminare il terrore. In
●
40 anni mons. Ruiz ha visitato più
di duemila comunità, percorrendo tutta la zona a piedi o a cavallo. Nel 1974 aveva organizzato
un congresso per gli indigeni del
sud del Messico e nel 1988 aveva
fondato il Centro dei diritti umani
“Fray Bartolomé del Las Casas”.
Sarà ricordato come una delle figure religiose di maggior influenza nel denunciare le violazioni nei
confronti degli indigeni, nella lotta contro le discriminazioni razziali e nel suo impegno per la pace tra governo e guerriglieri.
Nel 1998, ospite a Ferrara, raccontava: “Un giorno ho visto due
donne indio che camminavano su
un marciapiede; d’un tratto dal
secondo piano di un palazzo cadde dell’acqua fredda sopra di loro. Gli indigeni sono quasi obbligati a scendere dal marciapiede e
a stare sulla strada… Ho duecento diaconi indigeni e quando diamo la comunione vi sono persone che cambiano fila per non ricevere la comunione dalle mani
di un indio”.
■
2011 MARZO
D IA L O G O E SO LID A RIETÀ
lettere al direttore
p. Marcello Storgato
MISSIONARI SAVERIANI
Via Piamarta 9 - 25121 Brescia
E-Mail: [email protected]
Pagina web: saveriani.bs.it/missionari_giornale
nOn si è mai “TrOppo vecchi”
Caro direttore,
mi presento con questa mia umile lettera, sperando che vi sia gradita. Da oltre ottant’anni sono stata legata ai missionari saveriani, dal
tempo in cui essi abitavano a Massa, nel comune di Vallo della Lucania, in provincia di Salerno. Ricordo bene padre Franco Teodori, padre Vincenzo Mitidieri, fratel Edoardo Palumbo e fratel Pompeo Di
Spirito e tanti altri.
Con tanta gioia ho letto sul giornale missionario e sul libretto “Parabole” che nel mese di ottobre prossimo il fondatore Guido Conforti sarà
canonizzato, e dopo sarà il turno anche di p. Pietro Uccelli: a me sono
persone tanto care per la loro bontà, santità e amore per le missioni.
Sono ormai troppo vecchia, ma da giovane ho sempre amato e desiderato la vita missionaria. Anche ora sono in corrispondenza con p.
Carmelo Sanfelice, saveriano che lavora in Africa da tanti anni. Anche
lui mi ha dato la notizia della canonizzazione di mons. Conforti.
Invio euro - - - per partecipare con la mia piccola offerta alle spese
che dovrete sostenere per la grande festa. Prego sempre per i missionari e per le tante opere di bene che fanno e che faranno. Scusate questo mio scritto; ormai sono troppo vecchia. Una preghiera per me. Affettuosi saluti,
Pina Luongo, Cuccaro Vetere (Sa)
Veneranda signora Pina,
non oso chiedervi quanti anni avete, perché so che alle signore non
si chiede l’età. Ma se siete “legata” ai saveriani da oltre ottant’anni,
posso immaginare che non manchi molto ai cento. Comunque, rallegramenti per la vostra bella vita, appassionata per le missioni e per i
missionari, al punto da ricordare i loro nomi: saveriani che sono già
da vari anni “diversamente vivi” nel regno dei cieli, compreso fratel
Pompeo, vostro concittadino di Cuccaro Vetere, passato a miglior vita nel 1980...
Lo si dice sempre: l’età anagrafica conta poco; contano il cuore e
la mente, che sono giovanili e atletici! Si vede che voi siete ancora in
buon allenamento, grazie a Dio. Continuate a restare affettuosamente
“legata” ai saveriani e a coltivare il sogno della vita missionaria, che
si può vivere dovunque e sempre, finché Dio ci dà vita, fino all’ultimo
respiro. Non si è mai “troppo vecchi” per amare la missione. E continuate a tenere davanti a voi i grandi modelli da imitare e da invocare,
come san Guido Conforti e il servo di Dio p. Pietro Uccelli.
Sì, ormai è ufficiale: domenica 23 ottobre, nella giornata missionaria mondiale, la chiesa avrà un santo in più, come modello e patrono
dell’evangelizzazione; un vescovo pastore del suo gregge in Italia (Ravenna e Parma), ma con l’anelito di formare dell’umanità intera “una
sola famiglia cristiana”; un vescovo con la passione missionaria nel
cuore, come ognuno di noi.
Grazie dell’offerta per le spese della canonizzazione, che saranno
comunque sobrie, perché non vogliamo il trionfo del consumismo religioso. So che i nostri superiori stanno pensando a tre progetti; ma ne parleremo in seguito. Ricambio i saluti e la preghiera, con tanto affetto,
p. Marcello, sx
STRUMENTI D'ANIMAZIONE
PREGHIERA CON SAN GUIDO CONFORTI
Dio, Padre di tutte le genti,
che nello Spirito del tuo Figlio
sei origine di tutto ciò che è buono e santo,
Ti lodiamo
per la vita del tuo servo Guido Conforti.
Egli, contemplando nel tuo Figlio crocifisso
il tuo amore per ogni creatura,
ha dedicato tutto se stesso
all’urgenza dell’annuncio del vangelo.
Ti ringraziamo
per averlo dato ai missionari saveriani come padre,
alla chiesa come pastore e missionario,
a tutti come esempio di virtù e modello di santità.
Ti preghiamo
per sua intercessione, accresci la nostra fede
perché possiamo essere annunciatori del tuo amore,
testimoni di speranza e costruttori del tuo regno.
A te la lode e la gloria nei secoli. Amen.
Per conoscere meglio san Guido Conforti, raccomandiamo il bel
libro di p. Augusto Luca (vedi pagina 3), “Guido Conforti: vescovo
e missionario per il mondo” (Ed. Paoline, € 16), e il dvd di p. Fiorenzo Raffaini “Guido Conforti” (Saveriani Brescia, € 12).
I MISSIONARI SCRIVONO
La comunità “San Sebastiano” di Manaus ringrazia per il centro comunitario
La comunità cristiana di “San Sebastiano”, vicina alla città di Manaus in Amazzonia, ringrazia le lettrici e
i lettori di “Missionari Saveriani” per la loro generosità, grazie alla quale è stato possibile realizzare il sogno
di costruire il centro comunitario: la chiesa, funzionante anche come sala di incontri per le famiglie e di catechesi con i ragazzi e giovani (progetto 8/2010). La sala
principale è stata abbellita con una bella pittura di san
Sebastiano in stile “Amazzonico”, opera di un giovane
artista locale, che si è redento dal problema della droga.
Io stesso ho avuto la gioia di benedire la chiesa, affollata di cristiani riconoscenti ed esultanti.
Poi, a metà gennaio, p. Alberto Panichella e io ci siamo congedati dalla missione “San Francesco”, un’area
con oltre 100mila abitanti distribuiti in 16 comunità, che
è stata riconsegnata nelle mani del vescovo di Manaus. La grande parrocchia è ora affidata alla cura pastorale di due sacerdoti diocesani brasiliani. Fa parte del nostro stile saveriano consegnare alla chiesa locale
una zona da noi servita, quando la diocesi è in grado di seguirla.
Dopo un breve periodo di risposo, ci dedicheremo all’attività missionaria là dove il bisogno è ancora grande. Seguiteci con la vostra preghiera.
p. Arnaldo De Vidi, sx - Amazzonia
Tra i musulmani che pregano per la pace nel mondo
Vi racconto un’esperienza vissuta il 23 gennaio in Bangladesh. Ogni anno a Tonghi, a pochi chilometri dalla capitale Dhaka, migliaia di musulmani si radunano per la grande preghiera per la pace e unità nel
mondo. Quel giorno dovevo raggiungere Uttara, una zona appena dopo l’aeroporto. Molti mi dicono:
“Non metterti in strada perché rischi di rimanere bloccato”. Ignaro di tutto, esco di casa, salgo su un
baby taxi e riesco ad arrivare fino a un passaggio a livello.
Scendo e continuo a piedi: con lo zaino sulle spalle mi trovo a camminare insieme ai tanti musulmani che vanno verso Tonghi, al grande raduno. Oltrepasso l’aeroporto, dopo un’ora di cammino.
La gente aumenta sempre più: alcuni camminano per strada con le mani aperte in segno di preghiera; altri sono fermi nello stesso atteggiamento; piccoli gruppi, sulla riva del fiume, ascoltano la preghiera islamica al cellulare, mentre le moschee amplificano la preghiera dai loro altoparlanti.
Vedo una marea di gente, tutti con le mani aperte protese verso Allah. Il silenzio è intenso, le persone in un raccoglimento profondo. Camminando su questa grande strada diventata preghiera, mi sono sentito coinvolto e mi sono unito in questa preghiera universale che si innalzava ad Allah, perché ci sia pace nel mondo.
Mi sentivo quasi fuori posto; ma dove si prega non si è mai fuori posto. Sì, anche noi missionari siamo
chiamati a metterci in cammino con questa gente, che
cerca quella pace che dia loro sollievo e speranza. Nel
vedere tutti questi uomini e donne oranti, ho sentito
nel cuore quella pace vera, con la speranza che si trasformi in gesti di rispetto dei diritti umani di tutti.
Porto impressa negli occhi un’immagine captata
mentre facevo ritorno verso casa, alle 18 e 15 circa.
Fra la tanta folla per strada, due bambini accovacciati sul marciapiede rovistavano tra le cose, e li ho visti
finire gli ultimi sorsi di due succhi di frutta che erano stati gettati lungo il cammino... Ho invocato la pace anche su di loro, perché possano vivere
una vita umana e bella. Pace a tutti,
p. Giovanni Gargano, sx - Bangladesh
solidarietÀ
BANGLADESH: DIALOGO TRA RELIGIONI
Dal 1977 noi saveriani abbiamo cominciato a dare importanza al dialogo interreligioso in Bangladesh. Tenendo presente la cultura bengalese, che cerca di sottolineare quello
che unisce più di ciò che divide, e l’impegno della chiesa a
promuovere la fraternità con tutti gli uomini, abbiamo cominciato a incontrare esponenti delle altre religioni per instaurare una migliore conoscenza e creare amicizia.
Così è nato il centro del dialogo a Khulna, dove partecipano cristiani, musulmani e hindu. Ci incontriamo
regolarmente secondo un programma fissato all’inizio
dell’anno, per condividere la nostra esperienza religiosa. Quando sorgono problemi, ne parliamo e cerchiamo
la soluzione migliore per tutti.
Abbiamo coinvolto i giovani universitari di Khulna, chiedendo la collaborazione anche dei professori, ed è stato
creato un comitato coordinatore. Vogliamo stampare e diffondere un foglio di informazione e formazione per i giovani universitari. Il cammino è nuovo, ma speriamo in Dio,
perché è la sua opera che noi tutti vogliamo realizzare.
Il centro ha lo scopo di conoscerci e rispettarci e di favorire armonia e concordia fra tutti. Per sostenere questa nostra importante attività, chiedo la collaborazione
dei lettori di “Missionari Saveriani”, per 10.000 euro annuali. Ringrazio tutti coloro che vorranno aiutarci.
p. Mimmo Pietanza, sx
piccoli progetti
3/2011 - BANGLADESH
Centro del dialogo
I saveriani in Bangladesh sono impegnati nel dialogo tra le religioni: cristiani, musulmani e hindu si incontrano al “centro del
dialogo”di Khulna. Vogliono coinvolgere nel
dialogo anche i giovani universitari, stampando e diffondendo informazioni utili. Chiedono un sostegno di 10.000 euro annuali.
• Responsabile del progetto è il saveriano
p. Mimmo Pietanza.
2/2011 - AMAZZONIA
Una jeep per la foresta
Due missionari a Tomé Açu, in Amazzonia,
chiedono aiuto per acquistare un pick-up Toyota di fabbricazione brasiliana, per visitare
regolarmente, almeno tre volte l’anno, le oltre cento comunità sparse nella foresta. Il costo per una macchina robusta e sicura è di
30.000 euro.
• Responsabili del progetto sono i saveriani
p. Ilario Trapletti e p. Celio Torresan.
Chi desidera partecipare alla realizzazione di questi progetti, può utilizzare l’accluso Conto corrente
postale, oppure può inviare l’offerta direttamente
al C/c.p. 00204438, intestato a:
Procura delle Missioni Saveriane,
Viale S. Martino 8 - 43100 PARMA
oppure bonifico bancario su C/c 000072443526
Richiedere a:
• Libreria dei popoli, Brescia
Tel. 030 3772780 int. 2; E-mail: [email protected]
CARIPR&PC - Ag. 6, via Farini 71, 43100 Parma
IBAN  IT86 P062 3012 7060 0007 2443 526
Giovani universitari di
Khulna in dialogo tra religioni
Si prega di specificare l’intenzione
e il numero di Progetto sul C/c.p. Grazie.
2011 MARZO
ALZANO
24022 ALZANO L. BG - Via A. Ponchielli, 4
Tel. 035 513343 - Fax 035 511210
E-mail: [email protected] - C/c. postale 233247
Dobbiamo formarci alla missione
Il secondo venerdì del mese, dai saveriani
I
rappresentanti dei gruppi
missionari parrocchiali si
ritrovano il 2° venerdì di ogni mese a livello vicariale. Gli incontri
del nostro vicariato di Alzano
Lombardo (otto parrocchie in tutto) si svolgono presso la sede dei
missionari saveriani di Alzano e
seguono gli itinerari predisposti
dai nostri animatori saveriani.
L’incontro inizia con la preghiera, alla quale tutti partecipano attivamente con letture e canti.
È un momento importante perché
ci aiuta a metterci in comunione
tra noi e ci introduce alla riflessione su temi dei nostri incontri.
Missione che passione!
Quest’anno la traccia che ci
guida nel nostro cammino di
formazione è frutto del lavoro
dei direttori dei centri missionari
diocesani della Lombardia. È un
itinerario fatto proprio per dare
vita e vitalizzare i gruppi missionari nelle parrocchie. È intitolato, “Missione: che passione”, e
lo scopriamo anche con l’aiuto
di un rappresentante del centro
DANIELA FARNEDI
missionario di Bergamo.
Durante la serata, alcuni audiovisivi ci propongono gli spunti di
riflessione. Si tratta di filmati riguardanti esperienze missionarie
che ci permettono di gustare la
varietà del mondo missionario e
sollecitano la nostra riflessione.
In seguito, un tempo adeguato è
dedicato al confronto e alla discussione. I partecipanti hanno
così la possibilità di riscoprire le
proprie motivazioni, ritrovare gli
stimoli, confrontare le diverse
esperienze, condividere le fatiche del cammino.
Anche in America latina le comunità cristiane cercano di diventare sempre più missionarie,
per annunciare a tutti il vangelo di Cristo; nella foto un ritiro con p. Corinaldesi
Un invito
esteso a tutti
Questi incontri mensili sono
quindi momenti
fondamentali di
formazione. Grazie all’aiuto e alla
guida dei nostri
animatori, ci offrono la possibilità di
Il saluto a mamma Luigina
Per le colline, recitando il rosario
La signora Luigina Marchesi, mamma di p. Filippo Rondi,
è passata a miglior vita sabato
1° gennaio all’età di 79 anni,
a Villa Serio. Ai funerali hanno
partecipato numerosi saveriani
provenienti da Alzano, Brescia,
Cremona, Desio, Parma e Tavernerio. Padre Filippo, al termine
della Messa, ha rivolto l’ultimo
saluto alla mamma.
C
ara mamma, all’alba del
primo giorno del nuovo
anno, il Signore ha voluto chiamarti a sé. Ora tu sei con Lui,
nella gioia che è donata ai figli
di Dio, e dormi felicemente il
sonno della pace.
In questi ultimi anni
la tua salute era molto
cagionevole. Le cure
dei medici e il grande
affetto dei tuoi cari ti
8
hanno aiutato a superare molte
battaglie. Molto spesso, mentre
i medici ti consideravano in fin
di vita, ti affidavi al sacramento
dell’unzione degli infermi e alla
preghiera del caro parroco don
Franco. Dopo ogni celebrazione,
stupendoci, riprendevi le forze e
regalavi a tutti un sorriso felice.
Fede, forza e laboriosità
Come possiamo salutarti ora?
Di certo, ti ringraziamo per il
dono della vita, dell’amore e del
grande affetto che con papà ci
hai donato, ma pure custodendo
le virtù umane e cristiane che tu
hai vissuto.
Tra quelle umane, la grande
laboriosità, la forza e la tenacia, come pure la sopportazione di fronte alle molte
prove della vita. E poi la
tua fede in Dio, una reli-
Mamma Luigina con i figli
Carmen e p. Filippo Rondi; l’altro
figlio, Renato, ha scattato la foto
p. FILIPPO RONDI, sx
giosità sobria e autentica, unita
alla preghiera devota, espressa in
famiglia, in parrocchia e presso
il santuario. Queste virtù ti erano
state trasmesse dai tuoi cari, in
particolare da mons. Marchesi,
che hai avuto la gioia di ospitare
e servire nella tua casa.
Avevi l’abitudine, nelle stagioni più belle, di alzarti presto
il mattino per salire e camminare
per le nostre colline, dove andavi per funghi, castagne o anche
solo per fiori, mentre recitavi il
rosario. Riti semplici e passioni
vere, che ti hanno contraddistinto e che hanno rallegrato il tuo
poco tempo libero.
Tutti ti dicono “Grazie!”
Cara mamma, grazie per quello che con il caro papà sei stata
per i tuoi figli. Ci uniamo a te
per esprimere la nostra gratitudine a chi ti è sempre stato vicino:
sorelle e fratelli, parenti, conoscenti e amici, nipoti che coprivi
di grande affetto.
Grazie a don Franco, ai sacerdoti del paese, ai numerosi missionari salesiani e saveriani, in
special modo a quelli di Alzano,
Desio e ai missionari che lavorano in Bangladesh, che spesso
venivano a visitarti… Diciamo
grazie a tutti coloro che pregano
per te, affinché il Signore ti conceda la gioia del paradiso. ■
continuare e sviluppare la nostra
ricerca personale e di gruppo.
È quindi importante che questa
esperienza venga poi partecipata con il proprio gruppo e anche
con i cristiani del territorio parrocchiale, attraverso incontri da
organizzare nel corso dell’anno.
Ci sono anche alcuni momenti
speciali. Ad esempio, il 24 marzo,
nell’anniversario dell’uccisione di
mons. Oscar Romero, si celebra
la veglia in memoria dei missionari martiri; nel mese di ottobre
viene celebrata la veglia missionaria eccetera. In queste occasioni i gruppi missionari invitano
l’intera comunità parrocchiale a
partecipare alle iniziative.
Siete i benvenuti!
Infine, a chiusura delle attività
dell’anno, si è soliti organizzare
un ritiro spirituale; è una sorta di
momento conclusivo nel quale
ognuno, attraverso la preghiera
e la meditazione del cammino
fatto insieme, può fare
un bilancio
dell’anno
trascorso.
Il gruppo vicariale
rappresenta
anche l’occasione per ogni
partecipante
di parlare di
attività significative, organizzate
nella propria realtà parrocchiale,
e di proporre eventuali testimonianze o attività da condividere.
Per ognuno dei partecipanti
l’ambito vicariale è certamente
un’opportunità di arricchimento
e di crescita. Allo stesso tempo,
la testimonianza che ognuno porta contribuisce ad alimentare lo
spirito missionario di tutti noi.
Benvenuti, dunque, ogni mese
il 2° venerdì dai saveriani in via
Ponchielli, dalle ore 20,30 fino
■
alle 22.
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Appuntamenti di aprile
Dai saveriani di Alzano, in via Ponchielli 4
Messa missionaria
martedì 5 aprile
ore 15
Adorazione missionaria
giovedì 14 aprile
ore 20,30
Siete tutti invitati a unirvi spiritualmente con i missionari nel mondo.
SAVERIANI “LOMBARDI” A CONVEGNO
p. SANDRO PARMIGGIANI, sx
Lunedì 24 gennaio i saveriani di Desio, Bergamo e Brescia si sono
uniti a quelli di Cremona per un ritiro spirituale (vedi foto) in preparazione alla canonizzazione del loro fondatore, il beato Guido Conforti. Erano 24 missionari, tutti ancora pieni di entusiasmo, impegnati
a portare avanti la missione in Lombardia, come ha fatto mons. Conforti nelle sue diocesi di Ravenna e Parma, povere di clero e di cristiani convinti.
Ha guidato l’incontro mons. Carlo Pedretti che, nella sua veneranda età, ha conservato i molti doni ricevuti dalla natura, dalla grazia e
dalla sua solida preparazione culturale, doni sempre corrisposti e alimentati con una ricchezza di vaste letture e molteplici impegni. Tutti i
saveriani presenti, molti dei quali lo hanno conosciuto negli anni giovanili, sono rimasti gioiosamente sorpresi dalla sua “giovinezza spirituale”, dalla buona memoria e dalla sua felice oratoria.
“Ogni vescovo, anche oggi in piena crisi vocazionale, dovrebbe essere con intensità un pastore missionario, esperto sia della chiesa locale sia della chiesa universale, come lo fu luminosamente Guido Conforti, vescovo di Ravenna e di Parma, ma anche apostolo della chiesa
nel mondo”, ha affermato mons. Pedretti.
2011 MARZO
BRESCIA
25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9
Tel. 030 3772780 - Fax 030 3772781
E-mail: [email protected] - C/c. postale 216259
Giappone: armonia e dintorni
Nel cuore e nella mente dei giapponesi
29 gennaio p. TiV enerdì
ziano Tosolini, saveriano
friulano da dieci anni missionario in Giappone, laureato in
filosofia e autore di alcuni libri,
ha presentato nella sala “Romanino” la sua ultima fatica, “Una
lettura orientale del dialogo: il
caso Giappone” (Pazzini editore 2010, € 15). Sollecitato dalle
domande di p. Luigi Menegazzo,
vicario generale dei saveriani,
con stile semplice ed elegante p.
Tiziano ha condotto i numerosi
partecipanti all’interno della cultura del Sol Levante. L’armonia
dei gesti, la gentilezza dei tratti
nascondono un mondo sconosciuto, che il cittadino giapponese tiene segreto anche agli amici
più intimi.
La persona è cultura
Padre Tiziano ha citato un’intervista di Kenzaburo Oe, premio
Nobel per la letteratura: “Voi in
Europa ammirate la tecnologia
giapponese, siete al corrente del
suo potere economico, conoscete tutto ciò che c’è da sapere
sulla cerimonia del tè; ma questi
aspetti sono solo immagini della
forza del Giappone. In realtà, noi
giapponesi rimaniamo imperscrutabili agli occhi di europei
e americani; non esiste un gran
desiderio di capire davvero le
persone che producono le Honda
e non so perché ciò succeda”.
Il dovere dei missionari, invece, è quello di conoscere e amare
le persone con cui viviamo. Lo
studio della cultura non ha come
scopo l’erudizione fine a se stessa, ma conoscere le persone per
poter entrare in comunione con
loro e trasmettere un messaggio.
Alla domanda, “cos’è la vera cultura?”, p. Tiziano risponde: “È la
persona concreta che incontria-
p. FIORENZO RAFFAINI, sx
mo e con cui ci confrontiamo”.
Tre realtà, tre ricchezze
Quella giapponese è una cultura che si differenzia in 127 milioni di modi, tanti quanti sono
i giapponesi. Non è importante
l’azione che si fa, ma chi la fa. Per
cui, l’interesse del missionario è
diretto a chi beve il tè, a chi veste
il kimono, a chi fa l’ikebana...
Il concetto di armonia, fondamentale per il giapponese, si può
sintetizzare in tre punti. Essi fanno parte dei 17 articoli di un codice che dal 1600 è arrivato fino
al 1868. Il primo dice, l’armonia
deve essere sempre mantenuta;
il secondo afferma il rispetto dei
tre grandi tesori del buddhismo
(Buddha, la sua legge e la comunità monacale); il terzo richiama
l’obbedienza all’imperatore.
In pratica, il primo principio è
confuciano, il secondo è buddhi-
Arte e poesia, incanto e cultura
Alcune valutazioni della mostra sul Giappone
Grazia è stata una delle guide
alla mostra allestita dai saveriani a San Cristo.
stagno!
A ntico
Salta dentro una rana:
Il suono d’acqua.
Questo haiku di Basho Matshu
riecheggia nella mia mente, e mi
fa pensare che sia solo uno dei
tanti doni ricevuti nel corso della
bellissima mostra su “Giappone,
la ricerca dell’armonia”, terminata alla fine di febbraio, dopo
un prolungamento di un mese,
per dare la possibilità a tanti altri
cittadini di visitarla.
Emozioni e malinconia
Per la nona volta i saveriani
e i volontari hanno offerto ai
visitatori un allestimento cu-
8
rato, reperti preziosi, cura dei
particolari, guide preparate e
laboratori divertenti, attraverso
questa iniziativa delle “mostre
didattiche”. Esse sono dedicate
ogni volta a un popolo fra cui i
missionari (saldi velieri nei mari
di Dio) operano con fede e amore cristiano.
Come ogni volta, la conclusione della mostra lascia emozioni e un po’ di malinconia, come quando si deve abbandonare
un luogo in cui, per un lungo
periodo, abbiamo respirato arte
e poesia, incanto e cultura.
Ricorderemo a lungo i pannelli dipinti da Giusi, la sala da
tè, la spada samurai, il giardino
zen.
Personalmente non dimenticherò gli occhi attenti, la curio-
La mostra sul Giappone, allestita dai saveriani di Brescia e chiusa il 27 febbraio,
ha avuto un grande successo... Grazie a tutti i volontari che hanno lavorato,
investendo tempo ed energie; nella foto Massimo, Rita e Piera
Il “giapponese” p. Marco Vigolo presenta il collega p. Tiziano Tosolini,
che a Brescia ha parlato del suo ultimo libro, nell’ambito della mostra
sul Giappone, che ha chiuso i battenti il 27 febbraio
GRAZIA DE GIULI
sità e l’interesse dei numerosi
bambini e giovani (dalla scuola
materna all’università). Per me
è stata una gioia stare con loro e
guidarli in questo viaggio della
mente e dello spirito, insieme ai
loro insegnanti.
Diamo i numeri
In particolare, quest’anno abbiamo riscontrato che tanti docenti hanno volutamente scelto
la nostra mostra fra le numerose
offerte di “visite didattiche”. È la
riprova che ormai le mostre dei
saveriani sono diventate un appuntamento fisso per la serietà e
l’importanza dei temi proposti.
E ora “diamo i numeri”. Sono venuti oltre 8.000 visitatori,
di cui 4.000 fra scuole e gruppi.
Hanno usufruito dei laboratori
circa 2.200 studenti. Molto numerosi anche i visitatori da fuori
provincia e i turisti stranieri, fra
cui alcuni giapponesi capitati
per caso, dopo aver visto la locandina affissa all’inizio di via
Piamarta. Il loro apprezzamento
è stato particolarmente gratificante.
E la mostra non è finita del tutto, perché il 20 maggio alle 9,30
nella chiesa di San Cristo si terrà la consueta esposizione e premiazione degli elaborati inviati dalle classi. Terminerà allora
veramente questa bella passeggiata nel paese del Sol Levante e
poi... tutti al lavoro per la prossima mostra!
■
sta, il terzo è scintoista. Si capisce,
quindi, quanto sia stato importante lo sforzo di integrare tre realtà
così differenti, ma che avevano
ciascuna grandi ricchezze.
Quattro aree di studio
Nel suo libro p. Tiziano ha
preso in considerazione quattro
aree di studio.
• Il rapporto tra fede e denaro:
il giapponese s’interroga sul
perché deve diventare ricco.
• Le donne, come sono considerate all’interno della società
e delle religioni: sono loro, di
fatto, che portano avanti la religione cristiana.
• Il rapporto tra missione e globalizzazione: cosa significa
fare missione in un mondo
globalizzato, dove il tempo è
appiattito e lo spazio ristretto?
• Le minoranze emarginate dalla società: cercare i deboli e
i senza-voce nella società fa
parte dell’azione missionaria.
Non rimanere in superficie
Gli interrogativi che l’autore
si è posto alla fine del suo lavoro di ricerca sono le domande di
un missionario serio: “Sarò stato
attento alle persone che ho descritto? Avrò capito bene? Il mio
lavoro potrà aiutare qualcuno?”.
Infatti, afferma p. Tiziano, “la
nostra missione è questa: conoscere la cultura per trasmettere
un Messaggio, di cui noi stessi
siamo stati ascoltatori”.
In conclusione, il missionario
ha citato Lafcadio Hearn, nato
in Grecia nel 1850 e naturalizzato giapponese. Egli sosteneva
che tra il migliaio di libri che sono stati scritti sul Giappone, solo
pochi sono preziosi. Ciò è dato
dalla difficoltà di riuscire a percepire e a comprendere quello
che sta sotto la superficie della
vita giapponese.
■
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VIAGGIO IN GIAPPONE DAI SAVERIANI
EMMA BELLINI
Volete fare un viaggio verso luoghi lontani, senza muovervi dalla città? Vi consiglio di non perdere la mostra allestita dai missionari saveriani a San Cristo. Da qualche anno ci fanno viaggiare in tutta comodità: l’anno scorso ho fatto un bel «viaggio» in Amazzonia, quest’anno
ho raggiunto il lontano Giappone. L’esposizione sul Sol Levante, dove
si possono ammirare immagini e oggetti, nonché vedere filmati riguardanti la cultura giapponese, sarà aperta ancora per alcune settimane.
La mostra è molto frequentata dalle scolaresche, ma consiglio a tutti di visitarla, durante la settimana o nel weekend. Si può anche prenotare la visita guidata, che consiglio, perché i volontari che la curano sono ben preparati. La mostra è a ingresso gratuito, ma sono certa
che gli organizzatori, viste le finalità benefiche dell’iniziativa, apprezzano il semplice acquisto di un prodotto del mercatino equo-solidale
che vi accoglie al termine della visita.
Esprimo un sincero grazie agli organizzatori per questa periodica
opportunità offerta alla cittadinanza e per la capacità con la quale degli uomini di fede riescono a parlarci di popoli lontani con un atteggiamento laico. A proposito, il prossimo anno dove andremo in viaggio?
Questa lettera è apparsa su “Il giornale di Brescia” di domenica 6
febbraio, nella rubrica “Lettere al direttore”. Ringraziamo la visitatrice per le parole belle e bene espresse. Purtroppo, la mostra sul Giappone si è chiusa domenica 27 febbraio. Speriamo di fare altrettanto
bene alla prossima occasione.
2011 MARZO
CAGLIARI
08015 MACOMER NU - Via Toscana, 9
Tel. 340 0840200
E-mail: [email protected] - C/c. postale 207084
Ragazzi e ragazze dei “Tre giorni giovanissimi”
ascoltano le suore clarisse di Oristano
dietro alla grata
Tre giorni... giovanissimi
Intervista dei ragazzi alle suore di clausura
del 3 gennaN elio,pomeriggio
abbiamo accompagnato
i ragazzi e le ragazze partecipanti ai “Tre giorni giovanissimi”
fino al monastero delle clarisse
di Oristano, per dialogare con le
monache sulla loro vita.
La loro presenza a Oristano risale alla seconda metà del
1200. Sono chiamate “clarisse
urbaniste” perché, per la regola
concessa da papa Urbano IV, esse potevano avere beni e rendite
per la vita dei monasteri. Oggi
vivono di Provvidenza e sono
assistite dai frati minori conventuali per la vita spirituale.
Le 4 parti del monastero
Abbiamo visitato le quattro
parti del monastero per capire la
vita claustrale: la ruota, le grate,
il chiostro e il coro. Entriamo
nelle antiche mura al primo ingresso e lì vediamo la famosa
ruota che serve a comunicare con
il mondo esterno e a ricevere e a
fare la carità. Poi, tornando fuori
sulla strada, entriamo nel secondo ingresso che porta al parlatoio
del monastero: un luogo di pace,
silenzio e preghiera della spiritualità francescana, ricordata
dall’immancabile presepio.
Nei secoli passati, il monastero è stato più volte saccheggiato,
profanato e chiuso, ma è sempre
rinato fino alla fondazione del
monastero di Alghero nel 1965.
Nel 1894 era stato messo all’asta
dal governo ed era stato riscattato da suor Teresa Selis. È un fatto curioso nella nostra storia nazionale: una suora che riscatta il
dolce chiostro (così lo definisce
Dante), che alcuni considerano
“una prigione inutile”. Eppure, è
sempre interessante parlare con
le clarisse che qui vivono.
Dentro la storia del mondo
Due grandi grate, con inferiate
alte come la parete, ci separano
dalle nostre interlocutrici. Le do-
p. DINO MARCONI, sx
mande dei ragazzi accovacciati
sui gradini della sala riguardano
la vita del mondo, le motivazioni
della scelta claustrale, le uscite
dalla clausura, la solitudine affettiva…
Le due monache cercano di
spiegare che la vocazione claustrale è una vocazione personale e
una missione che dipende da una
risposta all’amore di Gesù, come insegna l’apostolo Giovanni:
“Noi abbiamo conosciuto e creduto all’amore che Dio ha per noi”
(1 Gv. 4.16). Ma la vita claustrale
ci ricorda i tempi passati, quando
nella nostra società Dio era al vertice della piramide dei valori.
A Oristano ci sono tre monasteri di clausura, ma oggi le
vocazioni sono poche, ci dice
la superiora. Tra le cause, lo
spopolamento della Sardegna e
l’emigrazione, le poche nascite
e l’invecchiamento, il mancato
sviluppo industriale. Forse bisogna tornare alle origini, quando
Due sorelle, Gesuina e Sofia
Uno scambio di lettere e poi l’incontro
C
aro padre Dino, abbiamo
letto con gioia quanto ha
scritto su “Missionari Saveriani”, che ci giunge puntualmente. Mi riferisco all’articolo “Dal
cassetto dei ricordi”, relativo alla
storia del nostro zio missionario
p. Angelo Lampis (pubblicato a
dicembre sulla pagina di Macomer e a gennaio sulla pagina di
Cagliari - ndr).
Io e Sofia siamo ormai vecchie e acciaccate ma serene, in
attesa di raggiungere i nostri ca-
8
ri nella casa del Padre. Eravamo
sette fratelli; ora siamo rimaste
in due, nella giovane età di 88
anni per me e di 86 per Sofia.
Pensiamo con gioia allo zio p.
Angelo e a nostro fratello sacerdote “don Peppino” (don Giuseppe Murtas), che è morto a 70
anni nel 2000. L’anno scorso è
venuto a mancare l’altro fratello
Mario, vedovo, lasciando due figliole: una è sposata da due anni
e ora attende una bimba. Le raccomando alle sue preghiere.
Siamo sempre in contatto con le saveriane, dalle
quali riceviamo spesso notizie dal Brasile, dal Ciad
e dal Congo, in particolare da suor Gemma e suor
Elena, due saveriane originarie di Ghilarza. Tutto a
gloria di Dio. Le chiedo il
favore di inviarmi l’agenda
biblica del 2011. Grazie.
Cordialmente nel Signore,
Gesuina e Sofia Murtas
(Oristano 11 gennaio 2011)
Padre Dino Marconi con Sofia, in piedi, e Gesuina
Murtas, nipoti del saveriano p. Angelo Lampis,
nella loro casa di Oristano
Risposta e consegna
a… domicilio
Care sorelle Murtas, fa
sempre piacere leggere
una lettera simile. È anche
un invito a farvi visita per
incontrarvi e consegnarvi
personalmente l’agenda
biblica, quando passeremo per Oristano nei nostri
a cura di p. DINO MARCONI, sx
viaggi tra Cagliari e Macomer in
orario decente, che a volte non
riusciamo ad avere.
Anche il nipote Francesco di
Arbus mi ha telefonato: desidera
avere le pubblicazioni sullo zio
p. Angelo. Cercherò di fotocopiare quello che di p. Angelo
Lampis è stato pubblicato, e
inviarlo ai nipoti e conoscenti,
con l’augurio di unire questi ricordi con quelli dei parenti che
hanno conservato memoria del
loro missionario. Il Signore vi
benedica,
p. Dino Marconi, sx
E qualche giorno dopo con p.
Virginio ho avuto l’occasione di
incontrare Gesuina. Stava tornando a casa dalla chiesa dove si
era recata per la Messa. Durante
la visita a lei (seconda persona
laureata all’università Cattolica
che incontro in Sardegna), e a
sua sorella Sofia, abbiamo avuto
la sorpresa di vedere una foto di
p. Angelo Lampis accanto a due
ragazzi cinesi e un’altra di p. Angelo con il nipote don Peppino,
che Sofia tiene sul comodino.
Abbiamo chiesto di avere la
raccolta delle foto di p. Lampis,
per scansionarle e conservarle
nel nostro archivio, assieme alle
sue lettere. Gesuina e Sofia ce le
hanno consegnate volentieri e ci
hanno invitato a visitarle ancora.
■
Lo faremo volentieri.
nel 1345 il monastero era abitato da tredici suore pisane.
Alla fine del colloquio, prima
di visitare la chiesa di Santa Chiara con il coro, abbiamo pregato i
salmi del breviario, anima della
vita spirituale delle suore, che non
esclude la preghiera per il mondo
conosciuto attraverso i giornali e
la televisione (arrivata alcuni anni
fa). La superiora ci ripete che, anche se chiuse nel chiostro, le monache sono dentro la storia della
città, della chiesa e del mondo.
Sulle strade di ogni giorno
Padre Roby, animatore e guida del gruppo giovani, parlando
sul tema “Missionari sempre
nella chiesa e nel mondo”, ha
ricordato che la protettrice delle
missioni è santa Teresa del Bambin Gesù, una suora di clausura.
Le suore di vita contemplativa,
infatti, sostengono i missionari
con la loro preghiera.
Al ritorno dal monastero, sulla
salita della superstrada prima della chiesa campestre di Santa Cristina, vigili del fuoco e polizia ci
hanno fatto rallentare a causa di
un camion rovesciatosi in curva.
Eravamo tornati tra i pericoli della nostra vita, sulle strade di ogni
giorno… Forse il significato dei
conventi di clausura sta anche
qui: sono isole di pace nella fre■
netica vita moderna.
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Vera animatrice della fede
Ricordiamo la signora Assuntina Atzeni, di Uta (Cagliari), che si
muoveva in carrozzina, accompagnata dalle sue amiche per fare
la catechista. Veramente è stata un’animatrice della fede con
spirito missionario. Il Signore la ricompensi con la gioia eterna.
DIECI “MISSIONI” POSSIBILI
p. DINO MARCONI, sx
“Caritas Europa” propone dieci comportamenti semplici ma efficaci,
che anche noi a nostra volta possiamo proporre a singoli cittadini, ai
gruppi e alle associazioni parrocchiali, in modo che tutti insieme ci impegniamo nella lotta alla povertà, cominciando dalla vita di ogni giorno. Può essere il modo giusto per vivere bene il periodo quaresimale.
1. Spiega ai bambini cosa significa essere poveri oggi.
2. Acquista un prodotto del commercio equo e solidale.
3. Sostituisci un regalo di compleanno con una donazione a un’organizzazione caritativa.
4. Fa’ la spesa nei negozi del tuo paese o città.
5. Informati sulla spesa di tutti i giorni: chiediti da dove vengono i
prodotti, se sono di multinazionali che rispettano i diritti umani e
sindacali dei lavoratori.
6. Per i giovani: parla di povertà nella tua classe; organizza un incontro con i tuoi amici per parlarne, magari in un luogo simbolico,
segno di lotta alla povertà.
7. Guardati intorno: c’è sempre un vicino che soffre, una famiglia in
condizioni disagiate, una madre senza lavoro. Trova un gesto concreto per aiutarli.
8. Informati e informa. Sei sicuro che le autorità del tuo paese conoscono le situazioni di povertà nascosta? Informali e chiedi loro di
approfondire il tema sul sito www.zeropoverty.org
9. Quando incontri il venditore di un giornale di strada, compra la
rivista che ti propone.
10. Una buona educazione ambientale contribuisce a ridurre forme di
spreco e di povertà: ricicla il telefonino usato, non sprecare energia,
risparmia sul consumo dell’acqua...
E ne aggiungo una, più aggiornata: adesso che non si possono usare
le buste di plastica per fare la spesa, facciamo ricorso alle sporte di
iuta delle botteghe del commercio equosolidale. Buona quaresima!
2011 MARZO
CREMONA
26100 CREMONA CR - Via Bonomelli, 81
Tel. 0372 456267 - Fax 0372 39699
E-mail: [email protected] - C/c. postale 00272260
Il beato Conforti e Cremona
Parlando ai saveriani che vivono in Lombardia mons. CARLO PEDRETTI
Mons. Pedretti ha parlato ai
saveriani che attualmente vivono e lavorano in Lombardia,
riuniti a Cremona per un ritiro
spirituale. Pubblichiamo solo
uno stralcio del suo lungo e interessante discorso.
ultimi anni ‘40, già
N egli
seminarista, ero ospite a
Grumone con il vicario don Oreste Manchi e alcuni amici di Casalbuttano. Volevamo incontrare i
saveriani e abbracciare il grande
platano della Riva Oleana. Il prefetto Augusto Luca mi disse: “Tu
saresti un buon saveriano!”. Non
ricordo cosa gli risposi, ma da
quel giorno la mia stima per tutti i
saveriani fu intensa e continua.
Per anni sono stato insegnante
del ginnasio superiore, diventando amico di molti saveriani
nella nuova casa apostolica di
Cremona (dal 1953), insieme
all’indimenti­cabile mons. Vittorio Cominetti. La profezia del
giovane Luca, dunque, si avvera-
va ma per una strada parallela.
Il vescovo Giovanni Cazzani
Il mio primo vescovo è stato
mons. Giovanni Cazzani, uno
dei più profondi estimatori del
Conforti, del quale egli ha tracciato la figura di santità nei solenni funerali a Parma, iniziando
con la splendida domanda: “È un
funerale questo, o un trionfo? Il
funerale di un uomo caduto sotto
la falce della morte, o il trionfo
di un santo esaltato alla gloria
del cielo?”. Il Conforti era morto
il 5 novembre 1931.
Più volte la vocazione
missiona­r ia del seminario di
Cremona era stata corrisposta
da giovani d’avanguardia, con
legittimo gaudio del vescovo
Cazzani, il quale era solito dire:
“Per una vocazione che si dona alle missioni, il Signore ne
restituisce dieci alla diocesi”.
Sulle orme del Conforti, contempliamo e imitiamo anzitutto
le nobili figure dei cremonesi
militanti nelle missioni saveriane nel mondo, specialmente due:
il superiore generale p. Giovanni
Castelli (1911-1975) e l’angelico
vescovo Angelo Frosi, missionario ad Abaetetuba in Brasile.
Il voto estremo di povertà
Dei quattro voti religiosi che
i saveriani professano, vorrei riflettere soprattutto sulla povertà.
Il bravo p. Gianni Lazzari, altro
saveriano cremonese, missionario in Indonesia, è scomparso il
27 gennaio 2010 dopo anni di
sofferenza sopportata con il sorriso nel volto. Nella corrispondenza pubblicata sul settimanale
diocesano “La Vita Cattolica” del
10 marzo 2005, troviamo la sua
autentica confessione sulla vera
povertà della chiesa missionaria.
Scrive: “In Indonesia, essere
cristiano significa non avere accesso al lavoro in uffici governativi, all’insegnamento della
religione nelle scuole statali,
non avere agevolazioni e luoghi
Mi sono messo a servizio
Pensionato cremonese in Amazzonia
S
in da piccolo la figura del
missionario mi ha sempre
attratto. Crescendo, i saveriani
cremonesi p. Ernesto Luviè in
Bangladesh, p. Claudio Marinoni
in Brasile e poi p. Matteo Rebecchi in Indonesia, hanno rafforzato in me il desiderio di vedere e
toccare con mano quanto sentivo
attraverso i loro racconti. Poi gli
anni sono passati...
Un’accoglienza inaspettata
Appena raggiunta l’età della
pensione, sono sbarcato ad Abaetetuba in Amazzonia, anche se
mio desiderio era raggiungere
l’Africa. La prima esperienza è
stata di tre mesi: da fine novembre
2005 a fine febbraio 2006. Questo viaggio mi ha subito messo di
fronte a una lingua e a un clima
per me nuovi; ma la sorpresa, che
non mi aspettavo, è stata l’acco-
8
glienza e il calore della gente.
Mi sono messo a disposizione di missionarie, missionari
e volontari locali per qualsiasi
lavoro. Ho conosciuto anche il
cremonese Andrea Franzini e
così ho potuto dare il mio aiuto nella pastorale dell’infanzia
e dell’adolescenza e nelle altre
attività pastorali, molto attive
nella chiesa brasiliana.
Ho avuto anche l’opportunità
di recarmi in molte località della
vasta diocesi fluviale di Abaetetuba, conoscendo le difficoltà
delle strade dentro la foresta.
Un’altra bella esperienza l’ho
fatta con il “parroco delle isole”,
vivendo tre giorni nell’arcipelago composto da una cinquantina di isole abitate sul fiume
Tocantins. Insomma, sono stati
tre mesi intensi, sia per l’aspetto
umano che per la mia fede.
Il cremonese Gabriele Zucca il giorno della prima Messa celebrata nella nuova chiesa
nel rione Santa Clara, alla periferia di Abaetetuba in Amazzonia,
costruita con il contributo degli amici di Pizzighettone e Roggione
GABRIELE ZUCCA
La gioia di riabbracciarci
A gennaio 2007 sono tornato
ad Abaetetuba con ancor più convinzione e vigore. Come la volta
precedente, mi sono messo a servizio, cercando di svolgere gli incarichi che mi venivano assegnati.
Questa volta mi sembrava di essere rientrato “a casa”, in ambienti
conosciuti. Mi sono presentato in
tante famiglie senza preavviso,
cogliendole di sorpresa. Erano
state gentili con me quando non
mi conoscevano; figuratevi la
gioia nel riabbracciarci!
La loro reazione mi ha riempito di gioia. Ho stretto rapporti
migliori con chi già conoscevo e
ho conosciuto tante nuove persone. Ringrazio il vescovo mons.
Flavio Giovenale, che mi ha accolto fraternamente in casa sua, i
saveriani e le saveriane. Mi unisco con gioia a tutta la famiglia
saveriana per l’ormai prossima
canonizzazione del Conforti, loro
fondatore e modello di santità.
Grazie anche alla mia parrocchia di Roggione e Pizzighettone, e ai tanti amici che mi hanno
sostenuto. Un grazie particolare
alla mia famiglia e soprattutto a
mia moglie, che mi ha permesso
di arricchirmi nello spirito con
queste nuove conoscenze.
Sono partito con un piccolo
bagaglio, ma sono tornato con
bauli strapieni: è più ciò che ho
ricevuto dalla gente brasiliana di
■
quanto io abbia dato loro.
Mons. Pedretti ha parlato ai saveriani della Lombardia, riuniti a Cremona
per un ritiro spirituale e ha celebrato la Messa con loro
di culto autorizzati, non avere il
diritto di esporre simboli religiosi e fare pubblicamente propaganda della propria religione.
Significa, in sintesi, sottomettersi incondizionatamente alla loro
cultura”. La prima povertà, dunque, è l’assenza della libertà.
Conforti e
saveriani cremonesi
Oggi, il ritratto più bello di
mons. Conforti è il coro dei suoi
missionari, quelli oriundi cremonesi e quelli che nelle case
apostoliche di Grumone, Corte
de’ Frati e Cremona sono stati o
sono tuttora oriundi di altre regioni e città.
Attualmente la casa in Via
Bonomelli accoglie pochi saverani, ma la diocesi Cremonese
ne vanta ben 23 operanti nella
“vigna” del mondo. Sono un
raggio cospicuo nell’aureola del
fondatore, accanto ad altri raggi
che sono i saveriani provenienti
da altre diocesi lombarde: in particolare Brescia, dove è operante
il Centro saveriano di animazione missionaria, che anch’io conosco e stimo. Allo stesso modo
conosco e stimo le generose terre di Bergamo e Milano.
Quante belle figure di saveriani sono apparse nel “secolo
breve” del Novecento, in questa
Valpadana fraternamente unita
alla terra di Parma, “patria” del
Conforti! L’augurio che io, prete diocesano anziano ma sempre
“giovanile”, pre­sento a voi tutti,
in questa vigilia di una festa attesa e desiderata: spargete il profumo delle virtù del vostro santo
■
fondatore.
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SAVERIANI “LOMBARDI” A CONVEGNO
p. SANDRO PARMIGGIANI, sx
Lunedì 24 gennaio i saveriani di Desio, Bergamo e Brescia si sono
uniti a quelli di Cremona per un ritiro spirituale in preparazione alla
canonizzazione del loro fondatore, il beato Guido Conforti. Erano 24
missionari, tutti ancora pieni di entusiasmo, impegnati a portare avanti la missione in Lombardia, come ha fatto mons. Conforti nelle sue
diocesi di Ravenna e Parma, povere di clero e di cristiani convinti.
Ha guidato l’incontro mons. Carlo Pedretti che, nella sua veneranda età, ha conservato i molti doni ricevuti dalla natura, dalla grazia e
dalla sua solida preparazione culturale, doni sempre corrisposti e alimentati con una ricchezza di vaste letture e molteplici impegni. Tutti i
saveriani presenti, molti dei quali lo hanno conosciuto negli anni giovanili, sono rimasti gioiosamente sorpresi dalla sua “giovinezza spirituale”, dalla buona memoria e dalla sua felice oratoria.
“Ogni vescovo, anche oggi in piena crisi vocazionale, dovrebbe essere con intensità un pastore missionario, esperto sia della chiesa locale sia della chiesa universale, come lo fu luminosamente Guido Conforti, vescovo di Ravenna e di Parma, ma anche apostolo della chiesa
nel mondo”, ha affermato mons. Pedretti.
I saveriani “lombardi”
celebrano la Messa presieduta
da mons. Pedretti
2011 MARZO
DESIO
20033 DESIO MB - Via Don Milani, 2
Tel. 0362 625035 - Fax 0362 624274
E-mail: [email protected] - C/c. postale 00358200
A Desio, mostra sull’Amazzonia
“Vita e culture lungo il grande fiume”
quest’anno i saveriani
A nche
di Desio organizzano una
mostra, per la primavera 2011. È
stata scelta l’Amazzonia. Il visitatore è invitato a intraprendere
un lento viaggio controcorrente
lungo i fiumi della grande foresta pluviale, dove potrà incontrare i vari popoli dell’Amazzonia,
con le loro aspirazioni e i loro
desideri, spesso in forte contrasto con la realtà di sfruttamento
e di ingiustizia.
Gli oggetti esposti aiutano a illustrare la vita degli indio, degli
estrattori di caucciù, degli abitanti dei fiumi, dei cercatori d’oro e
di diamanti, dei discendenti degli
schiavi neri rifugiatisi nella foresta, degli agricoltori.
La mostra vuole far riflettere sul diritto dei popoli a una
vita sostenibile e sulla necessità di valorizzare le biodiversità
dell’Amazzonia. Le guide, opportunatamente preparate, accompagneranno le classi o i
gruppi attraverso un percorso didattico che mette in risalto le ricchezze culturali e il grande valore delle popolazioni locali.
Laboratori d’ogni tipo
Accanto alla mostra sono allestiti laboratori di “Artesania”
amazzonica con diversi gradi di
difficoltà:
• per le classi della scuola primaria;
• per le classi della scuola secondaria di primo grado;
• per le classi della scuola secondaria di secondo grado.
Le classi che interverranno alla
mostra potranno anche chiedere
la visita di un missionario per un
incontro formativo sulle realtà dei
popoli del sud America e sulla realtà socio-culturale di quest’area
del mondo. La visita alla mostra è
gratutita, mentre la partecipazione ai laboratori prevede un contributo di € 2 per partecipante.
La mostra sarà aperta ai visitatori dal 18 marzo al 16 maggio
(orari feriali: 9-12.30; 14.3017; sabato e domenica: 14.3018.30). È necessario che gruppi
e scolaresche prenotino per tempo sia la visita che i laboratori.
Per informazioni e prenotazioni,
dalle 14.30 alle 19.30 (da lunedì a sabato): 345 8214264, fax
p. STEFANO DELLA PIETRA, sx
0362 624274, e-mail [email protected]
Un progetto da sostenere
Con il ricavato dei laboratori
verrà aiutato il centro di formazione a São Felix do Xingu, in
Amazzonia. Scrive p. Paolo Andreolli, il missionario saveriano
responsabile del centro: “La nostra missione ha 60mila abitanti,
distribuiti nel raggio di 350 chilometri. Noi saveriani seguiamo
40 comunità cristiane al di là del
fiume Xingu, oltre la città che da
sola supera i 22mila abitanti e si
sta allargando sempre più.
Il centro di formazione, costruito tanti anni fa, è in uno stato pietoso: le assi di legno dei muri e
del pavimento con il tempo sono
marcite e consumate. Dobbiamo
rifarlo completamente, salvando
il salvabile. Pensiamo a un centro
che possa ospitare 80 persone per
volta, con il salone delle riunioni, un dormitorio maschile e uno
femminile, il refettorio, le cucine
e i servizi igienici. È un’importante opera di formazione religiosa e sociale per lo Xingu”.
Il saluto a mamma Luigina
Per le colline, recitando il rosario
La signora Luigina Marchesi, mamma di p. Filippo Rondi,
è passata a miglior vita sabato
1° gennaio all’età di 79 anni,
a Villa Serio. Ai funerali hanno
partecipato numerosi saveriani
provenienti da Alzano, Brescia,
Cremona, Desio, Parma e Tavernerio. Padre Filippo, al termine
della Messa, ha rivolto l’ultimo
saluto alla mamma.
C
Fede, forza e laboriosità
Come possiamo salutarti ora?
Di certo, ti ringraziamo per il
dono della vita, dell’amore e del
grande affetto che con papà ci
hai donato, ma pure custodendo
le virtù umane e cristiane che tu
hai vissuto.
Tra quelle umane, la grande
laboriosità, la forza e la tenacia,
come pure la sopportazione di
fronte alle molte prove della vita. E poi la tua fede
in Dio, una religiosità sobria e autentica, unita alla
preghiera devota, espressa
in famiglia, in
parrocMamma Luigina con i figli
chia e
Carmen e p. Filippo Rondi; l’altro
presso
figlio, Renato, ha scattato la foto
ara mamma, all’alba del
primo giorno del nuovo
anno, il Signore ha voluto chiamarti a sé. Ora tu sei con Lui,
nella gioia che è donata ai figli
di Dio, e dormi felicemente il
sonno della pace.
In questi ultimi
anni la tua salute
era molto cagionevole. Le cure
dei medici e il
8
grande affetto dei tuoi cari ti
hanno aiutato a superare molte
battaglie. Molto spesso, mentre
i medici ti consideravano in fin
di vita, ti affidavi al sacramento
dell’unzione degli infermi e alla
preghiera del caro parroco don
Franco. Dopo ogni celebrazione,
stupendoci, riprendevi le forze e
regalavi a tutti un sorriso felice.
p. FILIPPO RONDI, sx
il santuario. Queste virtù ti erano
state trasmesse dai tuoi cari, in
particolare da mons. Marchesi,
che hai avuto la gioia di ospitare
e servire nella tua casa.
Avevi l’abitudine, nelle stagioni più belle, di alzarti presto
il mattino per salire e camminare
per le nostre colline, dove andavi per funghi, castagne o anche
solo per fiori, mentre recitavi il
rosario. Riti semplici e passioni
vere, che ti hanno contraddistinto e che hanno rallegrato il tuo
poco tempo libero.
Tutti ti dicono “Grazie!”
Cara mamma, grazie per quello
che con papà sei stata per i tuoi figli. Ci uniamo a te per esprimere
la nostra gratitudine a chi ti è sempre stato vicino: sorelle e fratelli,
parenti, conoscenti e amici, nipoti
che coprivi di grande affetto.
Grazie a don Franco, ai sacerdoti del paese, ai numerosi missionari salesiani e saveriani, in
special modo a quelli di Alzano,
Desio e ai missionari che lavorano in Bangladesh, che spesso
venivano a visitarti… Diciamo
grazie a tutti coloro che pregano
per te, affinché il Signore ti conceda la gioia del paradiso. ■
Uno scorcio della mostra sull’Amazzonia,
allestita dai saveriani di Desio
Eventi culturali alla mostra
Venerdì 18 marzo, ore 20,45:
inaugurazione della mostra con
la conferenza dal titolo: “Amazzonia: vita e culture lungo il fiume”. Anna Casella Paltrinieri,
docente all’università Cattolica
di Milano, presenta la realtà sociale e culturale.
Venerdì 13 maggio, ore 20,45:
conferenza di p. Luigi Anzalone
e sr. Cascaes de Costa Marlucia
sul tema: “Esperienze di missione: laici e consacrati insieme”.
Sabato 14 e domenica 15
maggio: festa dei popoli con un
programma ricco e affascinante
(musiche tipiche, degustazione
di piatti brasiliani, presentazio-
ne delle associazioni, banchetti equo solidali e tant’altro ancora).
Come arrivare dai saveriani
La mostra è allestita presso la
casa dei saveriani di Desio in via
don Milani 2. La casa si trova
sulla strada provinciale che porta da Desio verso Binzago-Cesano, nelle vicinanze dell’ospedale di Desio. In auto: all’uscita n. 9 della statale Como-Meda,
seguire le indicazioni Desio (via
Binzago). Dopo la concessionaria auto “Zappa”, prima di superare la rotonda girare a destra.
Vi aspettiamo numerosi, come
sempre!
■
Appuntamenti di marzo
Domenica 13 marzo - Terzo incontro di giovani musulmani e
cristiani sul tema, “In ascolto dei testimoni…”. Ascoltiamo i testimoni che condividono con noi le loro esperienze di vita.
Giovedì 24 marzo - Giornata dei missionari martiri. Preghiamo per le missionarie e i missionari che soffrono per la fede.
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SAVERIANI “LOMBARDI” A CONVEGNO
p. SANDRO PARMIGGIANI, sx
Lunedì 24 gennaio i saveriani di Desio, Bergamo e Brescia si sono uniti a quelli di Cremona per un ritiro spirituale (vedi foto) in preparazione alla canonizzazione del loro fondatore, il beato Guido Conforti. Erano 24 missionari, tutti ancora pieni di entusiasmo, impegnati a portare
avanti la missione in Lombardia, come ha fatto mons. Conforti nelle sue
diocesi di Ravenna e Parma, povere di clero e di cristiani convinti.
Ha guidato l’incontro mons. Carlo Pedretti che, nella sua veneranda età, ha conservato i molti doni ricevuti dalla natura, dalla grazia e
dalla sua solida preparazione culturale, doni sempre corrisposti e alimentati con una ricchezza di vaste letture e molteplici impegni. Tutti i
saveriani presenti, molti dei quali lo hanno conosciuto negli anni giovanili, sono rimasti gioiosamente sorpresi dalla sua “giovinezza spirituale”, dalla buona memoria e dalla sua felice oratoria.
“Ogni vescovo, anche oggi in piena crisi vocazionale, dovrebbe essere con intensità un pastore missionario, esperto sia della chiesa locale sia della chiesa universale, come lo fu luminosamente Guido Conforti, vescovo di Ravenna e di Parma, ma anche apostolo della chiesa
nel mondo”, ha affermato mons. Pedretti.
2011 MARZO
FRIULI
33100 UDINE UD - Via Monte S. Michele, 70
Tel. 0432 471818 - E-mail: [email protected]
- C/c. postale 210336
Il campionato per tutta la vita
Dal Friuli alla Colombia, e ora verso gli Usa
un uomo si ferU nmògiorno
in mezzo a un grup-
po di ragazzi che giocavano in
cortile. Si mise a far capriole e
buffonate per farli divertire. La
madre di uno di loro osservava
dalla finestra. Dopo un po’ scese
in cortile e si avvicinò al figlio:
“Quest’uomo è un santo, gli disse; figlio mio, va’ da lui”. L’uomo pose una mano sulla spalla
del ragazzo e gli chiese: “Cosa
vuoi fare?”. “Non lo so - rispose
- cosa vuoi che faccia?”. “Devi
essere tu a dirmi cosa avresti voglia di fare”. “A me piace giocare”. “E allora, vuoi giocare con
il Signore?”.
Il ragazzo rimase interdetto,
non sapeva cosa rispondere. Allora il santo soggiunse: “Se tu riesci a giocare con il Signore, farai la cosa più bella che tu possa
fare. Tutti prendono Dio talmente
sul serio da renderlo noioso. Gioca con Dio, figliolo. È un compagno di gioco incomparabile!”.
Mi piaceva giocare a calcio
Da piccolo mi piaceva il calcio e avrei voluto continuare a
giocare con la squadra del mio
paese anche da grande. Entrato
tra i missionari saveriani a Udine in prima media, mi sono reso conto che non dovevo rinunciare al calcio. Ogni settimana c’era la possibilità di giocare con i miei compagni e quelli delle altre classi. Allo stesso
tempo ho imparato a “giocare”
con Dio. C’erano sempre delle
novità, per cui non avevo tempo
di annoiarmi.
Ogni giorno c’era - e c’è ancora - qualcosa da migliorare. Ogni
settimana una nuova partita, con
possibilità di risultati che andavano dal sufficiente all’ottimo.
Dipendeva solo da me: non tanto dal Signore, ma dalla mia risposta generosa e gioiosa a Lui.
Quello con il Signore è un campionato che non termina con
l’età matura, ma dura tutta la vi-
p. MARCO MARANGONE, sx
ta. Se ci sono incidenti durante
il cammino, basta solo rimettersi
in piedi e ricominciare. Lui può
rinnovarci ogni volta.
Vita in parrocchia a Bogotá
Gli ultimi tredici anni li ho
giocati in Colombia, a Bogotá.
Dal 2001, insieme ad altri tre saveriani, abbiamo accompagnato
la comunità parrocchiale de “La
Encarnación” in un cammino di
crescita cristiana e missionaria,
per farne una famiglia più unita nell’amore scambievole e nella misericordia, seguendo il progetto della diocesi di Engativà,
alla quale appartiene.
Per me è stata una “sfida” interessante: imparare ad essere
pastore responsabile della comunità cristiana, cercando di
promuovere ciò che poteva aiutare ogni membro a sentirsi parte di una “famiglia”, i cui confini raggiungono il mondo intero.
Così facendo, abbiamo favorito
Tanti piccoli gesti d’amore
La nostra “preghiera dell’accoglienza”
C
i vorrà più tempo perché la
comunità cresca nella qualità della vita cristiana e missionaria, ma si notano già segni positivi in questa direzione. Ringraziamo il Signore per tanti
piccoli gesti che non fanno rumore, ma che rivelano la presenza di Dio e la sua opera in mezzo
a noi e nella nostra vita.
8
Tanti “fioretti”
graditi a Gesù
Un gesto di perdono da parte
di chi era stato offeso o gli era
stato ucciso un famigliare; una
parola d’incoraggiamento a chi
stava attraversando un momento delicato nella vita; un’ora insieme a una persona anziana e
sola; una merendina regalata a
un’amichetta che non ce l’ha;
una tazza di cioccolato a chi sentiva freddo; un panino a chi aveva fame...
Qualche ora insieme ai bambini per tenerli lontani dalla strada;
una mattinata per accompagnare
un malato dal medico; una visita
al vicino in ospedale. Una confessione a domicilio; la Comunione a un anziano scoraggiato e
dimenticato; l’unzione a un malato alla fine del suo “santo viaggio” qui in terra...
Sono piccole azioni che non si
leggono sui giornali, ma che aiutano a “far crescere” la comunità
e il senso di famiglia. Sono piccoli “fioretti” che attirano la presenza di Gesù e ci dicono ad alta voce che il Signore è vivo in mezzo a noi e ci ama immensamente.
Sono piccoli “miracoli” che rivelano un cuore aperto e permettono di allargare la nostra famiglia
missionaria; piccoli atti d’amore
che lasciano trasparire un cammino insieme verso la santità.
Ritorno negli Stati Uniti
Per qualche mese ancora resto in Italia, in attesa del “visto”
per tornare negli Stati Uniti, do-
Padre Marco, appassionato di calcio, continua a “giocare” per la missione di Cristo
Padre Marco Marangone e gli altri saveriani che lavorano in Colombia
l’animazione missionaria e vocazionale, con la speranza che
qualche giovane potesse rispondere all’invito di consacrarsi alla missione. Qualcosa sembra si
stia muovendo, anche se i risultati è meglio lasciarli nelle mani
del Signore, responsabile ultimo
della “chiamata a lavorare nella
sua vigna”.
La comunità è cresciuta bene
Certamente in questi anni la
comunità è cresciuta di numero:
alle sei Messe domenicali che celebriamo partecipano circa 1.800
persone. Sono aumentati i membri impegnati in qualche servizio
in parrocchia. Sono una quindicina i gruppi che lavorano nella
comunità. Ho visto un aumento
anche nella qualità della vita cristiana, pur essendoci sempre spazio per migliorare ancora.
Da quel 17 novembre del
2001, quando ci è stata affidata
la parrocchia, ci ha sorpreso la risposta positiva e generosa della
gente alle attività che poco a poco sono state proposte e incoraggiate: iniziative che spesso venivano dalle stesse persone attorno a noi. Questo ci ha certamente
facilitato il lavoro per completare
la costruzione della chiesa e delle sale parrocchiali, iniziato alla
fine del 1998 dal parroco che ci
aveva preceduto. Attraverso lotterie e vendite varie, gite e pellegrinaggi, forse si potrà completare il progetto entro il 2011. ■
(continua a lato)
Sostenete il vostro mensile
p. M. MARANGONE, sx
ve con altri confratelli saveriani ho vissuto già 12 anni, prima
dell’esperienza missionaria in
Colombia.
Cari amici, noi saveriani vi
siamo riconoscenti per l’amore
generoso e le preghiere. A voi e
ai vostri cari auguriamo ogni bene: salute e grazia, gioia e benedizione. Continuiamo a pregare
insieme e a darci da fare, perché
non manchino mai giovani generosi che rispondano prontamente
e con gioia all’invito di Gesù di
donarsi alla missione.
Facciamo nostra la preghiera
dell’accoglienza: “Signore, aiutami a essere per tutti un amico,
che attende senza stancarsi, che
accoglie con bontà, che dà con
amore, che ascolta senza fatica,
che ringrazia con gioia.
Aiutami a essere una presenza sicura, a cui rivolgersi quando
lo si desidera; a offrire un’amicizia riposante, a irradiare una
pace gioiosa, la tua pace, o Signore. Fa’ che sia disponibile e
accogliente, soprattutto verso i
più deboli e indifesi. Così senza compiere opere straordinarie,
io potrò aiutare gli altri a sentirti più vicino, Signore della tenerezza. Amen”.
Vi saluto con un Mandi, anche
da parte dei missionari saveriani: in Friuli, in Colombia, negli
■
USA e nel mondo intero.
Ringraziamo coloro che hanno inviato il loro contributo per le
spese di stampa e spedizione di “Missionari Saveriani”.
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di 10 euro per gli 11 numeri del mensile, versabili con il C/cp allegato. Donate un anno di “Missionari Saveriani” a una famiglia
amica, inviandoci nome e indirizzo esatto. Grazie!
IL GRAN LIBRO DEI SANTI
Pensieri e parole del beato Conforti
Il Crocifisso è il gran libro sul quale si sono formati i santi e sul
quale noi pure dobbiamo formarci. Tutti gli insegnamenti contenuti
nel santo vangelo sono compendiati nel Crocifisso. Esso ci parla con
un’eloquenza che non ha eguale: con l’eloquenza del sangue. Ci inculca l’umiltà, la purezza, la mansuetudine, il distacco da tutte le cose
della terra, l’uniformità ai divini voleri e soprattutto la carità per Dio
e per i fratelli.
Sant’Alfonso poteva ben scrivere ai piedi del Crocifisso queste parole: “Così si ama!”. Ma il Crocifisso ci offre altri tre grandi insegnamenti. Ci dice quanto sia potente la grazia santificante riconquistata
a prezzo della sua immolazione; quanto sia preziosa l’anima nostra
ricomprata con il suo sangue divino; e quanto gran male sia il peccato,
causa della morte dell’Uomo-Dio.
Nel mondo soprannaturale il Crocifisso è il punto più elevato che dischiude
allo sguardo immensi infiniti orizzonti.
È il libro più sublime sul quale dobbiamo meditare di continuo, per trovare la
ragione sufficiente di tutte le questioni
dell’ordine morale. Nessun altro libro
può parlare con maggiore efficacia alla
nostra mente e al nostro cuore; nessun
altro libro può farci concepire propositi
più generosi e ridestare in noi tutte le
energie necessarie per attuarli.
Per questo al missionario che parte
per annunciare la buona novella, non
viene fornita altra arma all’infuori del
Crocifisso, perché questa possiede la
potenza di Dio e per essa, dopo aver
trionfato di se stesso, egli trionferà di
tutto e di tutti.
(Parma, gennaio 1925)
2011 MARZO
MACOMER
08015 MACOMER NU - Via Toscana, 9
Tel. 0785 70120 - Fax 0785 70706
E-mail: [email protected] - C/c. postale 207084
Tre giorni... giovanissimi
Intervista dei ragazzi alle suore di clausura
del 3 gennaN elio,pomeriggio
abbiamo accompagnato
i ragazzi e le ragazze partecipanti ai “Tre giorni giovanissimi”
fino al monastero delle clarisse
di Oristano, per dialogare con le
monache sulla loro vita.
La loro presenza a Oristano risale alla seconda metà del
1200. Sono chiamate “clarisse
urbaniste” perché, per la regola
concessa da papa Urbano IV, esse potevano avere beni e rendite
per la vita dei monasteri. Oggi
vivono di Provvidenza e sono
assistite dai frati minori conventuali per la vita spirituale.
Le 4 parti del monastero
Abbiamo visitato le quattro
parti del monastero per capire la
vita claustrale: la ruota, le grate,
il chiostro e il coro. Entriamo
nelle antiche mura al primo ingresso e lì vediamo la famosa
ruota che serve a comunicare con
il mondo esterno e a ricevere e a
fare la carità. Poi, tornando fuori
sulla strada, entriamo nel secondo ingresso che porta al parlatoio
del monastero: un luogo di pace,
silenzio e preghiera della spiritualità francescana, ricordata
dall’immancabile presepio.
Nei secoli passati, il monastero è stato più volte saccheggiato,
profanato e chiuso, ma è sempre
rinato fino alla fondazione del
monastero di Alghero nel 1965.
Nel 1894 era stato messo all’asta
dal governo ed era stato riscattato da suor Teresa Selis. È un fatto curioso nella nostra storia nazionale: una suora che riscatta il
dolce chiostro (così lo definisce
Dante), che alcuni considerano
“una prigione inutile”. Eppure, è
sempre interessante parlare con
le clarisse che qui vivono.
Dentro la storia del mondo
Due grandi grate, con inferiate
alte come la parete, ci separano
dalle nostre interlocutrici. Le do-
p. DINO MARCONI, sx
mande dei ragazzi accovacciati
sui gradini della sala riguardano la
vita del mondo, le motivazioni della scelta claustrale, le uscite dalla
clausura, la solitudine affettiva…
Le due monache cercano di
spiegare che la vocazione claustrale è una vocazione personale e
una missione che dipende da una
risposta all’amore di Gesù, come insegna l’apostolo Giovanni:
“Noi abbiamo conosciuto e creduto all’amore che Dio ha per noi”
(1 Gv. 4.16). Ma la vita claustrale
ci ricorda i tempi passati, quando
nella nostra società Dio era al vertice della piramide dei valori.
A Oristano ci sono tre monasteri di clausura, ma oggi le
vocazioni sono poche, ci dice
la superiora. Tra le cause, lo
spopolamento della Sardegna e
l’emigrazione, le poche nascite
e l’invecchiamento, il mancato
sviluppo industriale. Forse bisogna tornare alle origini, quando
nel 1345 il monastero era abita-
Due sorelle, Gesuina e Sofia
Uno scambio di lettere e poi l’incontro
C
aro padre Dino, abbiamo
letto con gioia quanto ha
scritto su “Missionari Saveriani”, che ci giunge puntualmente. Mi riferisco all’articolo “Dal
cassetto dei ricordi”, relativo alla
storia del nostro zio missionario
p. Angelo Lampis (pubblicato a
dicembre sulla pagina di Macomer e a gennaio sulla pagina di
Cagliari - ndr).
Io e Sofia siamo ormai vecchie e acciaccate ma serene, in
attesa di raggiungere i nostri ca-
8
ri nella casa del Padre. Eravamo
sette fratelli; ora siamo rimaste
in due, nella giovane età di 88
anni per me e di 86 per Sofia.
Pensiamo con gioia allo zio p.
Angelo e a nostro fratello sacerdote “don Peppino” (don Giuseppe Murtas), che è morto a 70
anni nel 2000. L’anno scorso è
venuto a mancare l’altro fratello
Mario, vedovo, lasciando due figliole: una è sposata da due anni
e ora attende una bimba. Le raccomando alle sue preghiere.
Siamo sempre in contatto con le saveriane, dalle
quali riceviamo spesso notizie dal Brasile, dal Ciad
e dal Congo, in particolare da suor Gemma e suor
Elena, due saveriane originarie di Ghilarza. Tutto a
gloria di Dio. Le chiedo il
favore di inviarmi l’agenda
biblica del 2011. Grazie.
Cordialmente nel Signore,
Gesuina e Sofia Murtas
(Oristano 11 gennaio 2011)
Padre Dino Marconi con Sofia, in piedi, e Gesuina
Murtas, nipoti del saveriano p. Angelo Lampis,
nella loro casa di Oristano
Risposta e consegna
a… domicilio
Care sorelle Murtas, fa
sempre piacere leggere
una lettera simile. È anche
un invito a farvi visita per
incontrarvi e consegnarvi
personalmente l’agenda
biblica, quando passeremo per Oristano nei nostri
Ragazzi e ragazze dei “Tre giorni giovanissimi” ascoltano le suore
clarisse di Oristano dietro alla grata
to da tredici suore pisane.
Alla fine del colloquio, prima di visitare la chiesa di Santa
Chiara con il coro, abbiamo pregato i salmi del breviario, anima
della vita spirituale delle suore,
che non esclude la preghiera per
il mondo conosciuto attraverso i
giornali e la televisione (arrivata
alcuni anni fa). La superiora ci
ripete che, anche se chiuse nel
chiostro, le monache sono dentro
la storia della città, della chiesa e
del mondo.
Sulle strade di ogni giorno
Padre Roby, animatore e guida del gruppo giovani, parlando
sul tema “Missionari sempre
nella chiesa e nel mondo”, ha
ricordato che la protettrice delle
missioni è santa Teresa del Bambin Gesù, una suora di clausura.
Le suore di vita contemplativa,
infatti, sostengono i missionari
con la loro preghiera.
Al ritorno dal monastero, sulla
salita della superstrada prima della chiesa campestre di Santa Cristina, vigili del fuoco e polizia ci
hanno fatto rallentare a causa di
un camion rovesciatosi in curva.
Eravamo tornati tra i pericoli della nostra vita, sulle strade di ogni
giorno… Forse il significato dei
conventi di clausura sta anche
qui: sono isole di pace nella fre■
netica vita moderna.
a cura di p. DINO MARCONI, sx
viaggi tra Cagliari e Macomer in
orario decente, che a volte non
riusciamo ad avere.
Anche il nipote Francesco di
Arbus mi ha telefonato: desidera
avere le pubblicazioni sullo zio
p. Angelo. Cercherò di fotocopiare quello che di p. Angelo
Lampis è stato pubblicato, e
inviarlo ai nipoti e conoscenti,
con l’augurio di unire questi ricordi con quelli dei parenti che
hanno conservato memoria del
loro missionario. Il Signore vi
benedica,
p. Dino Marconi, sx
E qualche giorno dopo con p.
Virginio ho avuto l’occasione di
incontrare Gesuina. Stava tornando a casa dalla chiesa dove si
era recata per la Messa. Durante
la visita a lei (seconda persona
laureata all’università Cattolica
che incontro in Sardegna), e a
sua sorella Sofia, abbiamo avuto
la sorpresa di vedere una foto di
p. Angelo Lampis accanto a due
ragazzi cinesi e un’altra di p. Angelo con il nipote don Peppino,
che Sofia tiene sul comodino.
Abbiamo chiesto di avere la
raccolta delle foto di p. Lampis,
per scansionarle e conservarle
nel nostro archivio, assieme alle
sue lettere. Gesuina e Sofia ce le
hanno consegnate volentieri e ci
hanno invitato a visitarle ancora.
■
Lo faremo volentieri.
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DIECI “MISSIONI” POSSIBILI
p. DINO MARCONI, sx
“Caritas Europa” propone dieci comportamenti semplici ma efficaci,
che anche noi a nostra volta possiamo proporre a singoli cittadini, ai
gruppi e alle associazioni parrocchiali, in modo che tutti insieme ci impegniamo nella lotta alla povertà, cominciando dalla vita di ogni giorno. Può essere il modo giusto per vivere bene il periodo quaresimale.
1. Spiega ai bambini cosa significa essere poveri oggi.
2. Acquista un prodotto del commercio equo e solidale.
3. Sostituisci un regalo di compleanno con una donazione a un’organizzazione caritativa.
4. Fa’ la spesa nei negozi del tuo paese o città.
5. Informati sulla spesa di tutti i giorni: chiediti da dove vengono i
prodotti, se sono di multinazionali che rispettano i diritti umani e
sindacali dei lavoratori.
6. Per i giovani: parla di povertà nella tua classe; organizza un incontro con i tuoi amici per parlarne, magari in un luogo simbolico,
segno di lotta alla povertà.
7. Guardati intorno: c’è sempre un vicino che soffre, una famiglia in
condizioni disagiate, una madre senza lavoro. Trova un gesto concreto per aiutarli.
8. Informati e informa. Sei sicuro che le autorità del tuo paese conoscono le situazioni di povertà nascosta? Informali e chiedi loro di
approfondire il tema sul sito www.zeropoverty.org
9. Quando incontri il venditore di un giornale di strada, compra la
rivista che ti propone.
10. Una buona educazione ambientale contribuisce a ridurre forme di
spreco e di povertà: ricicla il telefonino usato, non sprecare energia,
risparmia sul consumo dell’acqua...
E ne aggiungo una, più aggiornata: adesso che non si possono usare
le buste di plastica per fare la spesa, facciamo ricorso alle sporte di
iuta delle botteghe del commercio equosolidale. Buona quaresima!
2011 MARZO
MARCHE
60129 ANCONA AN - Via del Castellano, 40
Tel. 071 895368 - Fax 071 2812639
E-mail: [email protected] - C/c. postale 330605
SPAZIO GIOVANI
Tabor: chi sale e chi scende
Tre giovani raccontano la loro esperienza a cura di p. SERGE TCHATCHE, sx
il percorso missioD urante
nario chiamato “Tabor”, i
giovani riflettono sulla propria
vocazione. L’esperienza è guidata da saveriani, saveriane e laici
saveriani. Dal 2 al 6 gennaio si è
tenuta ad Ancona la prima con-
vivenza del 2011. Riportiamo i
pensieri di Annalisa ed Emiliano, che hanno concluso il percorso, e la riflessione di Maria
Elena che l’ha iniziato.
Annalisa: “pronta a ripartire”
Mi sentivo satura di
campi-scuola e di incontri. Avvertivo l’esigenza di una nuova
tappa che mi portasse
a dare una svolta alla mia vita; una tappa
che avesse un limite di
tempo, un inizio e una
fine. L’esperienza del
Tabor mi ha attratta e
soddisfatta. Per come
vedo ora la mia vita,
Annalisa ed Emiliano hanno
concluso l’esperienza del “Tabor”,
credo sia il momento
con i saveriani di Ancona
giusto per iniziare un
nuovo cammino con il bagaglio
che mi porto dentro.
Ho completato il puzzle della
mia vita e ora riesco a far tornare i conti lasciati in sospeso.
Sono riuscita a guardarmi dentro, ad accettare che l’abbraccio di Cristo crocifisso è anche
per me, così da poter abbracciare anch’io! Mi porto a casa
l’abbraccio, il perdono, la voglia d’amare e parto con l’obiettivo della semplicità, per scoprire ogni giorno l’essenziale. Il Tabor mi ha fornito molti strumenti per crescere…
A voi che avete iniziato il
cammino, dico di non scoraggiarvi quando vi sembra di non
trovare alcun motivo per venire
in questo posto così silenzioso.
Ricordate di “stare svegli” e non
Da Fano per dialogare insieme!
Il dialogo ci rende uomini veri
al 29 dicembre 2010,
D alsono27 venuti
a trovarci tren-
ta giovani del centro missionario
diocesano di Fano, per riposare
e riflettere su vari aspetti della
vita, in amicizia. Ne abbiamo
affrontato uno in particolare,
che ci riempie di speranza nonostante le difficoltà per realizzarlo
concretamente: il dialogo.
La vita non sia monologo
Il modello del dialogo è cominciato da Dio nella creazione - “non è bene che l’uomo
sia solo” -, ma è abbastanza
sconosciuto oggi. Molto più conosciuto è il modello contrario,
il monologo, che sembra imperare! Chi parla bene, fa ridere
e s’impone, magari sfottendo o
offendendo gli altri, oggi sembra
essere il modello di uomo da diffondere con successo.
Ovviamente non deve essere
contraddetto: chi si azzarda a
esprimere un altro punto di vista
è “nemico”. Il monologo sa di
8
terrorismo, che vuole eliminare
l’altro che pensa in modo differente. Terroristi non sono solo
quelli che mettono bombe o si
fanno esplodere, ma anche chi
non lascia all’altro la possibilità
di esprimersi o di analizzare più
in profondità il dissenso.
Capiamo l’attualità e l’esigenza
del dialogo in un mondo pieno di
individui e di gruppi che si stanno
chiudendo nel loro “monologo”,
dichiarando “guerra santa” a tutti
coloro che pensano diversamente.
Il dialogo non è solo importante
per l’incontro tra le religioni, ma
per l’incontro tra le persone. Altrimenti manchiamo di umanità e
cadiamo nella bestialità.
Il processo alla missione
Con i giovani abbiamo analizzato un gruppo di adolescenti in
cui ciascuno narra lo stesso fatto.
Sono affiorate evidenti le differenze di vedute e di interpretazione. Poi ci siamo messi a meditare
davanti al principale esponente
p. ENZO TONINI, sx
del dialogo: Gesù Cristo. L’abbiamo anche invocato perché ci
inviasse il suo Spirito, che apre i
cuori e allarga gli orizzonti tanto
limitati di ogni essere umano.
Dopo aver gustato la testimonianza di p. Giovanni Gargano,
saveriano in Bangladesh, ci siamo tuffati in un dibattito aprendo
una specie di “processo alla missione”. Il capo d’accusa era: “È
ancora valido annunciare Cristo,
o questo significa imporre la nostra fede ad altri?”. Una domanda che, cari lettori, v’invitiamo
a discutere con altre persone,
magari in un gruppo parrocchiale. Se volete sapere le nostre risposte, potete inviarci un’e-mail
[email protected].
I tre giorni si sono conclusi con
la Messa presieduta da p. Serge e
accompagnata da una banda musicale da far invidia al coro degli
angeli e dei santi! Ci siamo lasciati con il desiderio di poter rivivere un’altra esperienza come
■
questa.
I giovani di Fano hanno trascorso tre giorni di ritiro con i saveriani di Ancona, riflettendo sul dialogo e sulla missione
esitate a fare i biglietti, perché
già nel piazzale della casa saveriana di Ancona sentirete d’aver
ricevuto un’enorme grazia.
Emiliano:
“Mi sento pieno di...”
Sono arrivato qui come un vaso
vuoto che voleva essere riempito
della grazia di Dio. E vado via un
po’ più pieno. Non completamente, però. Il “gomitolo” deve essere dipanato con la vita, scendendo dal Tabor. Mi sento più pieno anche di domande e di risposte: sono consapevole che Dio mi
ama e che l’opera buona che lui
ha iniziato in me la porterà a compimento. So di essere “Emiliano
Tesi” e non voglio essere altro.
Torno a casa con molti strumenti in più per conoscere Dio
e me stesso. Torno con il ricordo
dei volti di coloro che ho incontrato in questi due anni. Volti in
cui mi è stato semplice vedere il
volto di Cristo. Torno a casa con
più serenità e fiducia, con meno
paure e ansie.
L’augurio per chi comincia è
quello di venire al Tabor come
vasi vuoti, senza troppe attese,
aperti a tutto, ad avere risposte
come a non averle, sempre con
la fiducia e la consapevolezza
dell’amore di Dio.
Maria Elena:
“la tela da tessere”
La prima tappa del Tabor è stata una scoperta piacevole e sconvolgente. Ho “sniffato” un profumo nuovo, autentico, magico, che
a tratti mi ha lasciata senza for-
za, a tratti mi ha fatto arrabbiare
perché dirompeva nel mio cuore
con un’energia potente, sconvolgendo le mie certezze di sempre,
facendomi ripercorrere la vita, le
scelte intraprese e i sogni...
Non ho dubbi: a casa porto
il profumo di nuove amicizie,
che nel tempo potranno crescere; porto i volti di quanti hanno
condiviso con me questa bella
esperienza: i volti rassicuranti di
Enzo, Lidia, Carmine e Nuccia;
porto anche le domande pungenti di Serge, che mi hanno messo
con le spalle al muro.
Soprattutto, però, porto la certezza che non siamo noi a decidere della nostra vita. È Dio che
ci sceglie e conduce. La tela della nostra esistenza non è perfetta; si può bucare da un momento
all’altro, per crearne una nuova
e ancora più bella. E allora devo accettare con gioia il dipinto pensato per me, per poi essere
io stessa, in piena serenità, dolce
■
profumo per gli altri.
Maria Elena ha iniziato l’esperienza
del “Tabor”: una riflessione
sulla propria vocazione nella vita
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CHIEDIaMOCI “CHI SIAMO”
Per vivere bene la quaresima
p. SERGE TCHATCHE, sx
Dal mercoledì delle ceneri, ci prepariamo a celebrare il mistero senza il quale la nostra fede sarebbe vana: la Pasqua. Dalla cenere, segno di contrizione e caducità, inizia il tempo della quaresima; quaranta giorni in cui siamo chiamati a farci le domande essenziali: chi
sono? Perché sto al mondo?
Quaresima non è solo il tempo per fare qualche sacrificio o “fioretto” in più, ma per entrare nell’interiorità, per trovare la strada che
ci riporta alla luce della parola di Dio. È il tempo per chiederci dove
ci siamo smarriti, perché abbiamo perso il senso della nostra esistenza... La quaresima torna ogni anno per sussurrare ai nostri cuori le domande sul senso della vita e della nostra fede; torna a dirci: “il nostro
sguardo sull’uomo si misuri sullo sguardo di Cristo”.
Non abbiamo più abbastanza tempo per nessuno. Abbiamo ribaltato l’ordine della vita: non sono più le cose che sono fatte per l’uomo e la donna, ma siamo noi diventati schiavi delle cose. Ci riempiamo di materialismo per colmare il vuoto interiore, evitando di creare
rapporti significativi con coloro che ci sono cari.
Quaresima è tempo per ascoltare l’appello alla conversione, a guardare con occhi diversi agli altri, soprattutto ai più vicini, e mettere
amore in tutti gli incontri: tra sposi e fidanzati, tra genitori e figli, tra
compagni di scuola e colleghi di lavoro. Chiediamoci: cosa posso fare
per chi incontro e ha bisogno? Come avere cura di chi è solo e sofferente? A volte basta una telefonata.
2011 MARZO
PARMA
43123 PARMA PR - Viale S. Martino, 8
Tel. 0521 920511 - Fax 0521 920502
E-mail: [email protected] - C/c. postale 153437
Il desiderio di una “vita nuova”
Storia di una vocazione famigliare in Congo
P
enso che nel mio cammino
vocazionale, anche la mia
famiglia abbia fatto con me un
proprio percorso di crescita. Soprattutto mamma Pelagie Bora,
dall’iniziale paura per un figlio
che stava per abbracciare una
strada tutta da scoprire, è giunta
pian piano a riconoscere i valori
tipici della famiglia saveriana.
Le sue paure si sono sciolte
progressivamente. Il 9 settembre
2001, giorno del mio ingresso alla
scuola dei saveriani, c’era lei a capo di un piccolo gruppo di parenti
che mi accompagnavano fino a
Panzi, vicino alla città di Bukavu,
in Congo. Le è bastata la calorosa
accoglienza di quella comunità
per tornare a casa soddisfatta di
avermi lasciato in buone mani.
Una confidenza particolare
Negli anni trascorsi a Vamaro
per lo studio della filosofia, si
sono instaurati rapporti di vera
fraternità tra la comunità saveriana e la mia famiglia. Ogni
volta che qualche missionario,
anche senza preavviso, andava
a far visita alla mia famiglia, la
mamma ne rimaneva emozionata. Anche dopo alcune settimane
me ne parlava al telefono.
Due anni fa sono stato in vacanza in Congo, dopo i miei
primi tre anni in Italia. Avevamo tante cose da dirci. Fra tante
confidenze, la mamma mi ha
espresso il profondo desiderio
che da anni nutriva nel suo cuore: sentiva che era giunto per lei
il momento di sistemare la sua
situazione riguardo ai sacramenti. Essendo la seconda moglie
del papà, sentiva il desiderio di
fare più chiarezza nella sua vita
cristiana con l’aiuto che i sacramenti possono dare.
Gli eventi della vita non ci appartengono. Mamma Pelagie Bora desiderava che la mia ordinazione sacerdotale coincidesse per
lei con l’inizio di una “nuova vita”. Prima del mio rientro in Italia
avevo avuto modo di parlare di
“Siano una cosa sola”
Preghiera per l’unità dei cristiani
C
inque sere di ascolto della
Parola, canti e riflessioni,
di cristiana fraternità: la settimana di preghiera per l’unità dei
cristiani vissuta a Parma ha offerto tutto questo e il desiderio di
trovare durante l’anno altri momenti, non solo liturgici ma di
impegno in ambito sociale e di
condivisione del tempo libero.
Un coro ecumenico
È un’esigenza manifestata dai
pastori e anche dai giovani che
hanno contribuito al formarsi
di un clima entusiasta e affettivo. Sono i giovani delle diverse
chiese cristiane che fanno parte
del “coro ecumenico” di Parma, nato dopo che alcuni di loro
hanno partecipato, cinque anni
fa, alla sessione di formazione
ecumenica a Chianciano.
8
Il gruppo è aperto a tutti e
conta sull’ospitalità e sullo spirito dei giovani studenti saveriani che partecipano cantando,
suonando e dirigendo il coro a
fianco di altri giovani avventisti,
cattolici e metodisti.
Ritorno alla chiesa primitiva
La settimana 2011 ha avuto
una particolare tonalità perché
è stata preparata da un gruppo
interconfessionale di Gerusalemme, che ha proposto alla
meditazione e alla preghiera il
brano degli Atti: “Uniti nell’insegnamento degli apostoli, nella
comunione, nello spezzare il pane e nella preghiera” (At 2, 42).
È stato un tornare alla chiesa
delle origini, unita nella diversità, composta da giudei cristiani
e cristiani convertiti dalle gen-
Il coro ecumenico durante le celebrazioni della settimana di preghiera per l’unità dei
cristiani a Parma con i saveriani Petrus, Thiago e altri giovani della città
BERNARD CIBAMBO, sx
questo suo desiderio con qualche
saveriano che vive nella zona e
con il parroco francescano.
La scoperta della malattia
Dopo un anno circa, si è fatta
presente la malattia. Nonostante
tutti i tentativi di curarla da parte
dei medici, la malattia ha costretto mia mamma a letto, circondata dalla famiglia e sostenuta dalle continue e ininterrotte visite
dei saveriani. Nel momento in
cui le varie cure si sono rivelate
inefficaci, i confratelli del Congo hanno voluto che io tornassi
a casa, e sono rimasto un mese
intero ad assistere la mamma.
Sembrava potesse riprendersi.
In quei giorni abbiamo parlato di tante cose, anche di qualche progetto per un futuro non
lontano. Tra i miracoli avvenuti
durante il breve soggiorno in famiglia, ricordo con gioia la sera
in cui è venuto il parroco a celebrare la Messa. Dopo tanti anni,
mamma ha avuto la gioia di ri-
LAURA CAFFAGNINI
ti, per ritrovare gli elementi di
unione profonda: la parola, la
comunione, il pane e la preghiera. Abbiamo pregato per l’unità
della chiesa e per la pace in quella regione duramente provata, in
cui la presenza cristiana sta riducendosi al minimo.
Quattro chiese insieme
Nelle celebrazioni abbiamo
utilizzato letture e preghiere
proposte dalla società biblica in
Italia, ma abbiamo attinto anche
alle modalità di culto e ai canti
di ciascuna chiesa: salmi e inni
(tropari) ortodossi, corali e spiritual della chiesa metodista, il
canto dell’alleluia della chiesa
cattolica, gli inni del risveglio
della chiesa avventista. Abbiamo usato anche i canti ecumenici che sono ormai patrimonio di
tutte le comunità.
Hanno guidato gli incontri i
pastori delle quattro chiese cristiane: avventista, cattolica, metodista e ortodossa. La loro predicazione ha spaziato dall’ascolto della Parola alla testimonianza
nella società, dall’impegno per
la pace alla docilità allo Spirito
Santo.
Con questa intensa settimana
di preghiera, è ripartito il cammino ecumenico nel territorio
Parmense: una realtà trasversale
che arricchisce la fede di persone e comunità e la loro missione
■
nel mondo.
Pelagie Bora (prima a sinistra), mamma del saveriano congolese Bernard Cibambo,
con una parte della sua numerosa famiglia; mamma Pelagie è morta il 7 gennaio 2011
cevere la Comunione. Noi tutti
eravamo emozionati al vedere
il suo viso raggiante: il Signore si era servito di un momento
d’estrema fragilità per sciogliere
tutti gli ostacoli.
Mamma di due famiglie
Così per mamma è iniziata una
nuova stagione. Oltre all’evidente miglioramento esteriore, godeva della gioia interiore di ricevere
regolarmente la Comunione. Nelle visite dei saveriani si sentiva
madre di tanti figli uniti tra loro
da legami ben più forti di quelli
del sangue. Questa gioia l’ha accompagnata fino alla fine, nonostante l’intenso dolore fisico.
Il 7 gennaio mamma Pelagie
si è addormentata nel Signore,
dopo aver visto realizzarsi il so-
gno della sua vita. Quante volte
si era raccomandata alla materna protezione di Maria “ora e
nell’ora della nostra morte”!
Dei suoi sette figli, io ero l’unico
assente al funerale, per un motivo che non era solo mio, ma
anche suo: portare a compimento quel sogno iniziato dieci anni
prima, ovvero fare della mia vita
un’offerta gradita a Dio per l’annuncio del vangelo.
Quel giorno ho telefonato a
mia sorella: mi ha detto che tanti
saveriani erano stati al funerale
e questo è stato per loro un grande sostegno. Ora, mamma veglia
dall’alto su due famiglie: quella naturale di Nyantende e quella dei missionari saveriani sparsa
nel mondo ad annunciare il van■
gelo.
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PER AMORE DI CRISTO E DEL POPOLO
BENJAMIN MUGISHO, sx
Ogni anno a ottobre, la chiesa congolese celebra la memoria di tre suoi pastori: Christophe
Munzihirwa, Emmanuel Kataliko
e Charles M. Kambale, arcivescovi
di Bukavu, morti nello stesso mese, in anni diversi. A Bukavu il ricordo si concretizza in un pellegrinaggio dei cristiani alle tombe
dei loro vescovi.
Mons. Munzihirwa, si considerava un pellegrino alla ricerca di Cristo. Aveva fatto una scelta radicale di
povertà e d’amore per i deboli, condividendo la vita del popolo. Difendeva la verità lottando contro l’ipocrisia, unendo il coraggio della denuncia
all’amore del nemico. Attingeva la forza nella preghiera, nell’ascolto della Parola di Dio e della storia del suo popolo. A chi lo metteva in guardia
dal pericolo, rispondeva: “Non c’è che un prezzo da pagare per la libertà, il prezzo del sangue”. Muore martire il 29 ottobre 1996.
Mons. Kataliko aveva continuato sullo stesso cammino, ma era stato costretto a un esilio di sette mesi a Butembo, sua città natale. Tornato a Bukavu, dopo una settimana era andato a Roma per una riunione. Qui muore all’improvviso il 4 ottobre 2000.
Mons. Kambale era stato colpito da malattia proprio all’inizio del
suo episcopato. Aiutato da mons. Rusengo, attuale vescovo di Bukavu, ha portato la sua croce pregando per la pace e la riconciliazione
dell’intero Paese. Ha raggiunto il cielo il 9 ottobre 2005.
In memoria dei tre vescovi, lo scorso 29 ottobre nel santuario “Conforti” dei saveriani a Parma, un buon gruppo di cristiani si è unito alla
chiesa di Bukavu. Abbiamo celebrato il loro ricordo e quello di tanti altri martiri noti e ignoti, chiedendo di intercedere presso i potenti della
terra, affinché il Congo trovi una pace duratura. Rinnoviamo l’invito alla preghiera per il 24 marzo, giornata dei missionari martiri.
2011 MARZO
PIACENZA
25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9
Tel. 030 3772780 - Fax 030 3772781
E-mail: [email protected] - C/c. postale 216259
La personalità del beato Conforti
Religiosi, autorità e fedeli, tutti d’accordo
hanno espresso viva
M olti
compiacenza perché fi-
nalmente anche il beato Guido
Conforti sarà proclamato “santo”, durante l’anno in corso. Dipendeva da lui decidersi a compiere il miracolo necessario per
la sua elevazione agli altari. Un
santo poco conosciuto, ma un
modello eloquente per la chiesa
universale: vescovo della diocesi
di Parma e fondatore dell’istituto
missionario saveriano; pastore
di una chiesa locale, ma con la
passione evangelica per il mondo intero.
Della sua santità, basata
sull’amore a Cristo e alle anime,
si è scritto e parlato molto. Meno della sua personalità, oggetto
della mia ricerca nei due volumi
pubblicati e che molti amici han-
no letto: “Guido M. Conforti,
suo coinvolgimento politico-sociale nella storia e rapporti con
il clero (1887-1906)”, e Guido
M. Conforti, studio storico critico sul pensiero, cultura e attività
di fondatore e di vescovo (18981930)”.
In questa pagina, desidero lasciare ai cari lettori il succo della
mia ricerca sulla personalità del
Conforti.
Il parere dei “religiosi”
Padre Vanzan, presentando
i miei due volumi su “Civiltà
Cattolica”, ha scritto: “Sugli
aspetti della personalità del Conforti gettano ora nuova luce due
ponderosi volumi, che hanno il
taglio di un’accurata ricerca critico-storica, per far conoscere il
p. FRANCO BERTAZZA, sx
vero Conforti, proprio esaminando i vari aspetti della sua personalità… Da quest’opera, infatti,
emerge un Conforti con una
personalità forte e mite insieme,
la cui fede è pari allo spessore
culturale, ricco di pazienza e
soavità, ma insieme tenace e
battagliero” (Civiltà Cattolica, 5
aprile 2003, pag. 37).
Fratel Giusepe Faron, delle
Scuole cristiane, scrive al Conforti riportando le parole del
card. Parochi, vicario del Papa:
“Sua Eminenza con aria sorridente, manifestante il piacere che ne provava, mi fece un
vero panegirico dell’Ecc. Vostra
chiamandola: «Angelo di bontà,
martire di pazienza, prudenza
consumata, anima santa»”.
Madre Zileri scrive nel suo
Soave, tenace, battagliero
“Insorgete, protestate, reclamate...!”
C
ari amici, questo nostro
“santo” mi piace molto,
non solo perché io appartengo
alla famiglia religiosa da lui voluta e fondata, ma perché risponde anche alle mie idealità sulla
santità. E anche perché, insieme
alla mitezza e alla gentilezza,
Conforti mostrava chiarezza, determinazione e coraggio. Qualche esempio.
Soavità e chiarezza
Il giornale parmense La Realtà, commenta il discorso del
Conforti prima di andare a Ravenna: “Parole dolci, soavi,
commoventi che scendevano
lente nei cuori, uscivano da quel
labbro puro e mite dell’amabile
pastore. Erano parole di confusione di un cuore umile, parole
di ringraziamento di un cuore
grato, parole di mestizia di un
animo che sente, parole di spe-
8
ranza di un animo che vive in
Dio… E si videro molti volti
bagnati di lacrime”.
L’Eco, giornale ravennate, nel
numero “straordinario” dedicato
al Conforti al suo arrivo in diocesi, termina la presentazione
biografica così: “Mons. Conforti ha un carattere dolce e gentile
che rivela la candida semplicità
del cuore; egli attira facilmente
la simpatia e l’ammirazione di
tutti. Fornito di dottrina vasta e
moderna, egli possiede il dono
di una parola calda, fluida, attraente, con la quale sa colorire il
pensiero sempre limpido e vario.
La sua pietà è pari alla sua modestia; questa s’accompagna a
un’attività esuberante di opere
che la pietà indirizza ai fini supremi della civiltà e della fede”.
Determinazione e coraggio
Nel difendere i diritti dei geni-
Mons. Conforti, “beato” tra i bambini
p. F. BERTAZZA, sx
tori in difesa della scuola cattolica contro il decreto governativo
del ministro Credaro del 1912, il
Conforti si mostra tenace e battagliero. Ecco cosa scrive ai fedeli:
“Insorgete e protestate di
voler rispettata la vostra fede
al cospetto dei vostri figli. Il
denaro con cui viene retribuito
il personale insegnante è denaro pubblico e non deve essere
impiegato a rovina morale dei
figli… Dobbiamo reclamare
l’insegnamento religioso nelle
scuole primarie come cattolici e come italiani. Insorgiamo
dunque per reclamare il rispetto
dovuto alla religione dei padri,
per ottenere nella scuola il ruolo
che le compete…” (Circolare
del 24.10.1912).
Nel campo della politica, rivolto ai cristiani di Ravenna
diceva: “È tempo di uscire di
sacristia perché il lavoro degli
avversari nella nostra diocesi è
molto vasto... Come loro sono
assidui in quest’azione di sovvertimento, così noi dobbiamo
crescere e istituire nuovi comitati, nuove casse rurali, nuove cooperative senza dar tregua…”.
Per la riforma della catechesi ai suoi sacerdoti chiedeva:
“Come in ogni Comune esiste
una scuola elementare, così ogni
parrocchia deve avere una vera
scuola di religione… Vale a dire,
ambienti destinati a tale uso, con
gli arredi necessari allo scopo”.
Dove era impossibile trovare catechisti, la soluzione prospettata
da Conforti era semplice: “La
■
faccia il parroco”.
Diario: “Mons. Guido Conforti,
vicario generale, uomo pieno di
spirito di Dio, di moderazione e
di prudenza...”. Anche su Cronaca dei benedettini di Torrechiara
si legge: “Va data una parola di
lode e d’encomio a quell’amabile e santa persona di mons.
Guido M. Conforti, vicario generale...”.
Giudizio delle autorità civili
È importante anche il giudizio
di alcune persone, che erano a
servizio di un governo di tendenza massone e anticlericale. Il
prefetto, scrivendo al pretore di
Parma, esprime questo apprezzamento: “Alieno da intrighi politici, riservatamente benefico, di
carattere mite e affabile con tutti,
non intransigente, mons. Conforti sa anche mantenere buoni
rapporti con le autorità governative” (Parma, 23.12.1907).
Il procuratore del re, il 28 dicembre 1907 scriveva al guardasigilli di Roma: “Mons. Conforti
è dotato di soda cultura laica ed
ecclesiastica. Di carattere mite,
molto benefico, di molto ingegno; di modi affabili, non intransigente d’idee, di condotta
morale ineccepibile e soprattutto
alieno da intrighi politici, egli ha
saputo mantenere sempre ottimi
rapporti con l’autorità governativa. La sua nomina a vescovo
La copertina del primo volume di
p. Franco Bertazza su mons. Conforti
della diocesi di Parma ha prodotto ottima impressione in ogni
classe sociale e specialmente
nel clero della diocesi stessa,
che grandemente lo apprezza e
lo ama”.
Tutti conoscono il significato
politico di intransigente, e benissimo lo conosceva colui che scrisse di Conforti: “non intransigente d’idee”. È una definizione! Le
idee non si cambiano come i vestiti; sono parte integrante della
personalità di un individuo. ■
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DIECI “MISSIONI” POSSIBILI
p. DINO MARCONI, sx
“Caritas Europa” propone dieci comportamenti semplici ma efficaci,
che anche noi a nostra volta possiamo proporre a singoli cittadini, ai
gruppi e alle associazioni parrocchiali, in modo che tutti insieme ci impegniamo nella lotta alla povertà, cominciando dalla vita di ogni giorno. Può essere il modo giusto per vivere bene il periodo quaresimale.
1. Spiega ai bambini cosa significa essere poveri oggi.
2. Acquista un prodotto del commercio equo e solidale.
3. Sostituisci un regalo di compleanno con una donazione a un’organizzazione caritativa.
4. Fa’ la spesa nei negozi del tuo paese o città.
5. Informati sulla spesa di tutti i giorni: chiediti da dove vengono i
prodotti, se sono di multinazionali che rispettano i diritti umani e
sindacali dei lavoratori.
6. Per i giovani: parla di povertà nella tua classe; organizza un incontro con i tuoi amici per parlarne, magari in un luogo simbolico,
segno di lotta alla povertà.
7. Guardati intorno: c’è sempre un vicino che soffre, una famiglia in
condizioni disagiate, una madre senza lavoro. Trova un gesto concreto per aiutarli.
8. Informati e informa. Sei sicuro che le autorità del tuo paese conoscono le situazioni di povertà nascosta? Informali e chiedi loro di
approfondire il tema sul sito www.zeropoverty.org
9. Quando incontri il venditore di un giornale di strada, compra la
rivista che ti propone.
10. Una buona educazione ambientale contribuisce a ridurre forme di
spreco e di povertà: ricicla il telefonino usato, non sprecare energia,
risparmia sul consumo dell’acqua...
E ne aggiungo una, più aggiornata: adesso che non si possono usare
le buste di plastica per fare la spesa, facciamo ricorso alle sporte di
iuta delle botteghe del commercio equosolidale. Buona quaresima!
2011 MARZO
PIEMONTE
e liguria
20033 DESIO MI - Via Don Milani, 2
Tel. 0362 630591 - Fax 0362 301980
E-mail: [email protected] - C/c. postale 00358200
Dal lago Maggiore al Tanganika
P. Giuseppe Galli, missionario nuotatore
E
ra appassionato di nuoto e
non perdeva facilmente il
suo appuntamento con il lago.
Padre Giuseppe Galli, nato ad
Arona (Novara) sul lago Maggiore, aveva molta dimestichezza con l’acqua. Anche quel martedì 8 febbraio 2011, alle dieci
del mattino, era lì sulla spiaggia
di Kilomoni per la sua nuotatina
quotidiana. Ma non è più tornato
in casa saveriana, a pochi metri
dalla riva. Aveva settant’anni.
Tanti amici in tante missioni
Il lago Tanganika è lungo 700
chilometri e largo fino a 40.
Quando c’è vento e tira aria di
tempesta, le onde sono alte e
pericolose. Quel giorno le acque
erano calme, eppure il corpo del
missionario è stato trovato solo
al mattino del terzo giorno, venerdì 11 febbraio, e nel pomeriggio è stato sepolto nel piccolo cimitero dei saveriani a Bukavu.
Durante la Messa di commiato
lo abbiamo ricordato in tanti con
affetto e amicizia, perché p. Giuseppe aveva un rapporto personale con tante persone e spendeva tempo nell’ascolto della gente
e nella corrispondenza. Dal 1974
aveva lavorato in molte missioni del Congo. Muovendosi da un
posto all’altro si portava dietro
amici e fedeli che continuava a
incoraggiare e consigliare.
Quattro caratteristiche
Padre Carmelo Sanfelice, parroco nella missione di Cahi-Bukavu e suo compagno di classe,
ha messo in evidenza quattro sue
caratteristiche. Padre Giuseppe
Galli è stato l’uomo del silenzio
- come Giuseppe di Nazareth con poche parole, anche negli
incontri comunitari, ma scriveva
sempre le sue note e, convinto, le
metteva in pratica. È stato l’uomo dell’obbedienza, secondo i
bisogni e le urgenze, e negli ultimi anni i saveriani in Congo ne
hanno avute molte. Disponibile e
fedele ai suoi impegni, ha accet-
p. nicola colasuonno, sx
tato con spirito di fede le destinazioni, con tutte le novità e i cambiamenti che esse comportano.
Ancora, p. Giuseppe Galli si
è realizzato nel lavoro: non nei
grandi progetti, ma nel lavoro
pastorale di tutti i giorni, con le
visite ai malati e l’ascolto, i safari apostolici e i sacramenti. È stato un uomo di sacrificio: da vari
anni p. Giuseppe si portava dietro la sua malattia (leggere crisi
epilettiche) con la quale aveva
imparato a convivere. Questa
accettazione è stata di esempio a
molti, dando frutti di pace e fiducia nella grazia di Dio.
Alla Regina del Tanganika
Nell’omelia p. Carmelo ha sottolineato un particolare. Il corpo
di p. Giuseppe è stato trovato
sulla spiaggia di Kavimvira, a
quattro chilometri da Kilomoni,
dove sorge un santuario mariano
molto caro ai saveriani. Infatti
nel 1964, durante gli anni turbolenti dei mulelisti, mons. Danilo
MISSIONE E PREGHIERA / 12
Il cristiano vive per gli altri
Tre date e un unico invito per tutti noi
calendario liturgico di
N elmarzo,
tre date spiccano
in modo particolare: mercoledì
9 ha inizio la quaresima; il 24
la chiesa fa memoria dei missionari martiri nel 2010; il 25
celebriamo l’Annunciazione
del Signore. Tre date che sono
un pressante invito a vivere con
radicalità e rinnovato slancio la
nostra vocazione cristiana di “testimoni del vangelo”.
8
L’impegno
della condivisione
Si tratta di coltivare una premurosa attenzione verso gli altri,
soprattutto verso le persone e le
popolazioni più povere. Il bisogno di coloro che hanno meno
possibilità deve diventare per noi
tutti un’occasione di carità più
grande, di generosità senza calcoli, di gratuità piena d’amore.
La condivisione è un impegno
fondamentale per noi cristiani,
perché riconosciamo che in Cristo tutti gli uomini sono fratelli e
figli dell’unico Padre.
Gesù stesso ci ha dato l’esempio: dopo aver condiviso con noi
la fatica del lavoro, ha condiviso
i beni spirituali annunciando il
vangelo della salvezza, fino ad
accettare la morte di Croce per
liberare l’intera umanità dal-
la schiavitù del peccato e della
morte. Seguendo le sue orme,
i martiri di tutti i tempi hanno
saputo dare la vita per rendere
testimonianza al vangelo. Il loro
esempio e le loro parole ci sono
di stimolo.
Un “sì”, giorno dopo giorno
Ignazio di Antiochia - l’anziano vescovo che desiderava
diventare egli stesso “frumento”
macinato - nella sua Lettera ai
romani ci ha lasciato un’esortazione: “Non abbiate Gesù sulle
labbra e il mondo nel cuore!”.
Quando avviene così? Quando
Mons. Luigi Padovese, vescovo e martire ucciso in Turchia il 3 giugno 2010
M. ANNA MARIA CàNOPI, osb
[email protected]
viviamo nella contraddizione:
quando parliamo di croce, di
rinuncia, di obbedienza, ma poi
ci difendiamo da tutto ciò che è
sacrificio e facciamo le scelte secondo la mentalità del mondo.
Non sia così! Questa quaresima ci trovi generosi e veramente impegnati nel seguire Cristo,
secondo le belle parole di un
martire dei nostri giorni, mons.
Luigi Padovese, nunzio apostolico in Anatolia, assassinato il 3
giugno 2010. “In caritate veritas
- verità nella carità: sono parole
che esprimono il mio programma di ricercare la verità nella
stima e nel reciproco volersi
bene. Se è vero che chi ama di
più, più si avvicina a Dio, è anche vero che per questa strada ci
avviciniamo al senso vero della
nostra esistenza, che è vivere per
gli altri”.
Per essere fedeli a questo programma, affidiamoci a Maria che all’annuncio dell’angelo pronunciò il suo sì - “si compia in me quello che hai detto”
- e ha poi ripetuto quel sì giorno
dopo giorno. E quando, morendo sulla croce, Gesù disse “tutto
è compiuto”, si compì anche il sì
di Maria, la madre e serva fedele
del Signore nell’opera della re■
denzione.
Padre Franco Bordignon benedice la bara del compianto
p. Giuseppe Galli, Bukavu - venerdì 11 febbraio
Catarzi, vescovo di Uvira, vedendo i suoi missionari e se stesso
in pericolo, aveva fatto voto alla
Madonna di costruirle un santuario, implorando la sua protezione
materna su tutti i missionari.
Portando il feretro verso il
piccolo cimitero saveriano, abbiamo pregato Maria “Regina
del Tanganika” di accompagnare
lo spirito del nostro confratello
missionario davanti al Signore
della vita e della pace eterna,
per ricevere l’abbraccio di Cristo Salvatore, che l’aveva scelto
come suo missionario.
Testimone
dell’amore evangelico
“Era un missionario esemplare, vero testimone dell’amore
evangelico per i più poveri e i
più umili della terra”, dice mons.
Mario Bandera, direttore del
centro missionario di Novara.
“Spesso lo abbiamo avuto ospite
nelle veglie missionarie celebrate in diocesi e le sue parole sulla
situazione del Congo lasciavano
tutti ammutoliti”.
“Padre Galli - prosegue mons.
Bandera - operava in una zona
al confine con il Burundi e molto vicina al Rwanda, dedicando
gli ultimi anni del suo impegno
di missionario all’assistenza e
all’accoglienza dei profughi,
vittime della guerra civile che
ha piagato quel pezzo di Africa
a metà degli anni ‘90”.
Padre Giuseppe tornava spesso ad Arona, dove vivono due
sue sorelle e una nipote: nella
cittadina di san Carlo è stata celebrata una santa Messa in suf■
fragio e ricordo.
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p. DINO MARCONI, sx
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gruppi e alle associazioni parrocchiali, in modo che tutti insieme ci impegniamo nella lotta alla povertà, cominciando dalla vita di ogni giorno. Può essere il modo giusto per vivere bene il periodo quaresimale.
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2. Acquista un prodotto del commercio equo e solidale.
3. Sostituisci un regalo di compleanno con una donazione a un’organizzazione caritativa.
4. Fa’ la spesa nei negozi del tuo paese o città.
5. Informati sulla spesa di tutti i giorni: chiediti da dove vengono i
prodotti, se sono di multinazionali che rispettano i diritti umani e
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6. Per i giovani: parla di povertà nella tua classe; organizza un incontro con i tuoi amici per parlarne, magari in un luogo simbolico,
segno di lotta alla povertà.
7. Guardati intorno: c’è sempre un vicino che soffre, una famiglia in
condizioni disagiate, una madre senza lavoro. Trova un gesto concreto per aiutarli.
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rivista che ti propone.
10. Una buona educazione ambientale contribuisce a ridurre forme di
spreco e di povertà: ricicla il telefonino usato, non sprecare energia,
risparmia sul consumo dell’acqua...
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2011 MARZO
PUGLIA
74122 LAMA TA - Via Tre Fontane, 15
Tel. 099 7773186 - Fax 099 7772558
E-mail: [email protected] - C/c. postale 10423747
Per un carnevale autentico
Il sogno di un mondo alla rovescia
I
n questi giorni, all’inizio
di marzo, si conclude il
tempo di carnevale per entrare subito nella quaresima. Nel
mondo il carnevale più famoso
è quello di Rio, in Brasile; in
Italia i più noti sono quelli di
Viareggio, Venezia e Putignano
in Puglia. In molte parti si organizzano manifestazioni e sfilate
di carri allegorici che, in genere,
“mettono alla berlina” i grandi e
i potenti di turno attraverso maschere e caricature.
“Tutto finisce mercoledì”
Nei tempi antichi, il carnevale era la festa del “mondo alla
rovescia”. Un mondo dove, almeno per un giorno, il povero si
mascherava e sognava di essere
ricco, lo schiavo giocava a fare
da padrone, il semplice cittadino
si vestiva da re... Questo scambio
di ruoli era un modo per fuggire
una realtà triste, spesso fatta di
sofferenza e oppressione. E così,
per qualche ora, tutti i problemi
venivano messi da parte per far
festa.
Il bellissimo testo di una canzone brasiliana - “A felicitade”,
di A.C. Jobim e V. De Moraes
-, parlando della fuggevolezza
della felicità, la paragona appunto al carnevale: “La felicità
del povero somiglia alla grande illusione del carnevale: la
gente lavora un anno intero per
un momento di sogno, per fare
un costume di re o di pirata o
di giardiniere; poi tutto finisce
mercoledì”.
Infatti, finiti i festeggiamenti,
inizia subito la quaresima, tradizionalmente tempo di digiuno
e astinenza. La parola stessa
carnevale - da “carnem levare”
- significa “eliminare la carne”,
atteggiamento tipico del tempo
della penitenza.
Buone notizie
e belle azioni
Il carnevale, festa del “mondo
alla rovescia”! Ci penso e mi
chiedo: perché anche noi, oggi,
soprattutto noi discepoli di Gesù,
p. PIERO PIEROBON, sx
non possiamo sognare un “mondo alla rovescia”? Un mondo
dove il bene fa più rumore del
male: dove la radio e la televisione danno spazio innanzitutto
alle buone notizie e alle belle
azioni; dove si porta l’attenzione non sempre e solo sui grandi
potenti e sulle loro scelte più o
meno condivisibili, ma piuttosto
sulle persone semplici e umili,
sui piccoli che con il loro lavoro ordinario portano avanti con
impegno e sudore questa nostra
storia.
Quante persone nell’impegno
di ogni giorno rendono servizi
essenziali alla nostra umanità:
quante mamme di famiglia a cui
nessuno farà un monumento;
quanti genitori che non saranno
mai invitati nei talk-show televisivi; quanti giovani che prendono sul serio i loro studi in vista
di un servizio qualificato alla
società e al mondo!
Una festa vera
Penso anche a tanti missiona-
Un safari nella miniera d’oro A Kitutu, sfruttamento e nostalgia
P
rima di accedere alla miniera dell’oro, per comprendere meglio gli episodi di
cronaca che accadono tutt’intorno, occorre che vi presenti subito
per sommi capi l’ambiente della
miniera stessa, che si trova nella
regione del Kivu, in Congo.
L’esclusiva della proprietà della miniera si estende per
una superficie pari a circa 200
chilometri quadrati. Qui l’oro
è rintracciabile in superficie,
all’oscuro riparo della fitta vegetazione. La manodopera è
composta da 700 operai africani,
dislocati con le proprie famiglie
in dieci villaggi, all’interno della
concessione stessa.
La responsabilità di tutte le attività, che prima gravava su una
decina di europei, attualmente
fa capo a un solo tecnico “bianco”. La proprietà della miniera
appartiene alla Somenki, società
parastatale di una multinazionale
belga, operante sul territorio fin
dai tempi coloniali.
8
Cercatori d’oro clandestini
L’estrazione dell’oro avviene a
mano ed è organizzata in superficie da piccoli gruppi, distribuiti
lungo i corsi dei fiumiciattoli e
nelle valli. Avviene con l’uso di
semplici badili e setacci, proprio
come nei film del “Far West”.
A dispetto della società che
lavora all’interno della miniera
con settecento operai salariati,
la polizia mineraria calcola che
siano oltre tremila i cercatori
d’oro che ronzano, come api,
attorno alla concessione. Una
parte di questi scava sul terreno
circostante, libero per tutti, senza
correre alcun rischio personale.
L’altra metà di abusivi, inve-
Bambino al lavoro in una miniera
d'oro a Mongbwalu, Congo RD
(foto Matt Moyer - Getty Images)
p. ANGELO BERTON, sx
ce, sconfina quotidianamente nel
terreno interdetto, pur sapendo
di finire, se scoperti, in una prigione lager. Qui vengono malmenati e colpiti a sangue persino
con i bastoni… (Avrò cura di descrivervi nel prossimo numero la
cronaca di un gruppo rinchiuso
in una di queste prigioni).
Il carnevale è festeggiato in tutto il mondo; nelle foto due maschere e due modi
diversi di vivere il carnevale: Australia e Bolivia (foto P. Pierobon)
ri, sacerdoti, suore, laici, che in
tanti angoli sperduti della terra
portano avanti il sogno di un
mondo alla rovescia: un mondo
dove tutti trovano spazio perché,
grazie a Gesù e alla sua Buona
Notizia, si riconoscono fratelli e
sorelle, importanti gli uni per gli
altri, e amati da Dio.
Anche noi, con l’impegno nelle scelte della vita quotidiana,
abbiamo in mano lo strumento
per costruire questo “mondo alla
rovescia”. Il carnevale continuerà a essere una festa, ma sarà una
festa vera, non il regno dell’illusione! E le maschere sorridenti
e beffarde lasceranno il posto ai
volti reali e ai sorrisi veri della
gente, tante persone che si sentono a casa loro in questo nostro
mondo.
■
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DIECI “MISSIONI” POSSIBILI
p. DINO MARCONI, sx
La gabbia d’oro
Noi missionari che viviamo a
Kitutu, per incontrare i cristiani di Lugushwa, risaliamo la
montagna quattro o cinque volte
l’anno e vi rimaniamo circa una
settimana. Gli operai che incontriamo, in genere, sono uomini
giunti alla miniera per necessità di lavoro e di sopravvivenza,
provenienti da lontano e da differenti tribù - almeno una decina.
Tutti questi lavoratori soffrono molto la nostalgia del loro ambiente d’origine e l’isolamento, imposto dalla foresta che
si dilata a perdita d’occhio, in
direzione del tramonto, per ben
1.500 chilometri. Pur vivendo
in capanne costruite sull’oro, restano persone povere, obbligate
a vivere in condizioni al limite
di una dignitosa sopravvivenza.
Basta pensare che il salario giornaliero medio, in questa miniera,
è di appena 350 lire italiane. ■
(continua)
“Caritas Europa” propone dieci comportamenti semplici ma efficaci,
che anche noi a nostra volta possiamo proporre a singoli cittadini, ai
gruppi e alle associazioni parrocchiali, in modo che tutti insieme ci impegniamo nella lotta alla povertà, cominciando dalla vita di ogni giorno. Può essere il modo giusto per vivere bene il periodo quaresimale.
1. Spiega ai bambini cosa significa essere poveri oggi.
2. Acquista un prodotto del commercio equo e solidale.
3. Sostituisci un regalo di compleanno con una donazione a un’organizzazione caritativa.
4. Fa’ la spesa nei negozi del tuo paese o città.
5. Informati sulla spesa di tutti i giorni: chiediti da dove vengono i
prodotti, se sono di multinazionali che rispettano i diritti umani e
sindacali dei lavoratori.
6. Per i giovani: parla di povertà nella tua classe; organizza un incontro con i tuoi amici per parlarne, magari in un luogo simbolico,
segno di lotta alla povertà.
7. Guardati intorno: c’è sempre un vicino che soffre, una famiglia in
condizioni disagiate, una madre senza lavoro. Trova un gesto concreto per aiutarli.
8. Informati e informa. Sei sicuro che le autorità del tuo paese conoscono le situazioni di povertà nascosta? Informali e chiedi loro di
approfondire il tema sul sito www.zeropoverty.org
9. Quando incontri il venditore di un giornale di strada, compra la
rivista che ti propone.
10. Una buona educazione ambientale contribuisce a ridurre forme di
spreco e di povertà: ricicla il telefonino usato, non sprecare energia,
risparmia sul consumo dell’acqua...
E ne aggiungo una, più aggiornata: adesso che non si possono usare
le buste di plastica per fare la spesa, facciamo ricorso alle sporte di
iuta delle botteghe del commercio equosolidale. Buona quaresima!
2011 MARZO
REGGIO
CALABRIA
89135 GALLICO SUPERIORE RC - Via Rimembranze
Santuario Madonna della Grazia
Tel. 0965 370304 - Fax 0965 373137 - E-mail: [email protected] - C/c. postale 10444891
Una vita spesa per l’Africa
Non tramonta il ricordo di p. Lanaro
“Sii coraggioso e libero, persegui sempre il sapere e lentamente impara a conoscere ciò
che la scienza non può vedere,
sforzati e lotta per apprendere.
Sii temperato e saggio, perché
solo abilità e sapienza ci aiuteranno a sopravvivere” (M. Hocke, “Il regno dei gufi”).
S
olo una frase, tratta da uno
dei milioni di libri passati
per le mani, per gli occhi e per
la bocca di p. Piergiorgio Lanaro. Per noi del gruppo scout lui
era semplicemente “PG”. Sono
parole che disegnano ciò che lui
continua a essere per tutti coloro che hanno avuto la fortuna di
conoscerlo.
“Acerrimo nemico della
mediocrità intellettuale”: così
l’hanno descritto i suoi “moretti” durante il saluto di commiato a Vicenza. Difficile perderne
il ricordo. Una vita, la sua, che
ha pervaso anzi talvolta invaso
la vita, assorbendo l’assorbibile
presente nel Creato. Un tramonto, il mare calmo e invitante in
una calda giornata estiva, un bosco fitto, un concerto, l’ultimo
libro di vattelapesca di appena
2.500 pagine, diventavano per
lui occasioni da non perdere per
goderne e pregare, per alzare il
freno a mano, indossare le pinne
e tuffarsi nella lettura, come nel
mare. Una vita donata a Cristo e
vissuta per Lui.
La verità paga sempre
Nato a Santorso nel 1934, orgoglioso figlio di bottegai, entra
presto nel seminario dei saveriani e nel 1958 diviene sacerdote.
Dal 1967 è missionario in Burundi, e dal 1983 è impegnato
in Zaire. Dopo un breve periodo in Italia, raggiunge la regione più martoriata del Congo e
dell’Africa intera, nella missione
di Kasongo, nel Kivu.
Per la sua missione è stato
anche ingiustamente accusato dall’Onu. “Finanziatore di
ANTONELLO PRATICò
guerriglieri, distrattore di fondi,
complice di chi ha massacrato”,
si legge in un articolo pubblicato dal Corriere della Sera, che
anticipa un rapporto dell’Onu.
Ma la verità parla per mezzo di
ciò che PG ha fatto per la gente
congolese in un dossier scritto
da lui stesso dal titolo, “Tappe
nell’esodo di un popolo crocifisso nel Kivu”.
L’incontro con i “vinti”
Il missionario racconta la
storia del FDLR (Fronte democratico per la liberazione del
Ruanda), spesso confuso con i
famigerati “Rasta”, che da anni
terrorizzano con rapine e stupri
di massa il Kivu meridionale,
nella regione dei Grandi Laghi.
I mass media ne parlano come
di sbandati fuori legge, evasi dal
Ruanda nel 1994, all’arrivo dei
“liberatori” giunti a interrompere le uccisioni che in quegli anni
avevano insanguinato il Paese.
Ma di loro PG scrive: “Sono
Nuove ali per il Gruppo RC7
Gli scout amici di p. Piergiorgio Lanaro
è
stata una vita travolgente
quella di p. Piergiorgio
Lanaro, retta da rare virtù. Dal
seminario di Kasongo, l’abbé
Pierre Dunia ha scritto: “Padre
Piergiorgio era disponibile, coraggioso, caritatevole, forte nella
fede e nella speranza. Amava il
lavoro e invitava gli altri a lavorare. Sulla strada da Ngene verso
il seminario, non esitava a fermarsi per dire agli uomini seduti
di darsi da fare, perché il lavoro
è l’unico mezzo per risollevare
la popolazione”.
Uno scout vero e fiero
Vital Balowa, professore
dell’istituto superiore di scienze
religiose a Bukavu, ha ricordato:
“Era sempre puntuale e affrontava senza paura le intemperie
di Bukavu. Pioggia e fango non
potevano impedirgli di essere
presente in classe. Era un gran
camminatore: un giorno arrivò
all’istituto tutto bagnato e infan-
gato, perché era scivolato e si
era trovato... per terra”.
In una parola, possiamo dire
che padre Piergiorgio era uno
scout: uno scout come dovrebbe
essere. Ed è proprio sulla strada
dello scoutismo che il gruppo
scout RC7 ha avuto l’onore di incontrarlo. Entusiasta della missione dello scoutismo, aveva aderito
alla promessa scout con fierezza.
E con fierezza ci ha accompagnato in ogni dove, portando al collo
i colori del nostro gruppo per celebrare insieme l’Eucarestia e per
raccontarci ancora di Gesù.
La morte nel suo stile
È stato sorprendente in tutto,
anche nella morte, avvenuta in
una situazione spiazzante, come
da suo stile. PG non era estraneo agli incidenti. In una lettera scriveva: “Eccomi qui, dopo
aver superato anche l’incidente
automobilistico che ho vissuto
oggi con la mia jeep. Sono qui
8
Un gruppetto di scout, ospiti
del parco della mondialità a Gallico
A. PRATICò
quasi indenne. Beh, una manciata di costole incrinate continua a
brontolare quando mi rigiro a
letto, e mi ostacolano nel respiro in salita... Per il resto sono in
piena forma!”.
Ma lo scorso 22 settembre,
l’ultimo incidente gli è stato fatale. Non è avvenuto in Africa, ma
nella sua tranquilla Vicenza. Come un arzillo vecchietto, un po’
distratto, è stato travolto da un camion mentre pedalava sulla bici.
Via originale
verso la santità
La comunità capi scout di
“Reggio Calabria 7” ha deciso di
intitolare il gruppo con il suo nome. Non è solo fare memoria di
un brav’uomo, ma indicare uno
stile da desiderare e da seguire,
perché chi è stato contaminato
da PG non può negare di aver
saggiato una visione nuova della vita, con una sola regola: “se
ami la vita non puoi non amare
Cristo; se ami Cristo non puoi
sprecare la vita”.
Perciò questa vita va tenuta
stretta con forza, e non ci è concesso ignorare nulla: una buona
lettura, un buon concerto e tante cose buone. Questa è l’eredità che PG ci ha lasciato: una via
originale verso la santità. A noi
■
l’impegno di seguirla.
L’indimenticato p. Piergiorgio Lanaro
tra il fratello p. Alberto e la sorella Marilena
braccati, accusati, dimenticati,
ignorati..., ma viventi. Sono i
«vinti» della guerra civile di 15
anni fa, i superstiti di massacri avvenuti nelle foreste e nelle savane
equatoriali e da tempo scomparsi
dalla memoria, insieme agli innumerevoli cadaveri trasportati dai
grandi fiumi o divorati dalle iene.
Uno dei tanti gruppi di sbandati
che pullulano nell’Africa subsahariana. In questi anni li ho
incontrati, ho cominciato a conoscerli e ad amarli”.
Una scoperta meravigliosa
E ancora: “Vi ho parlato degli
interrogativi e delle accuse che
anch’io volevo scagliare contro
di loro. Pensavo a loro come
ad antichi carnefici che, dopo
aver insanguinato il loro paese,
erano fuggiti davanti alle forze
avversarie: crudeli e vigliacchi,
divenuti predoni indesiderati in
un territorio straniero. Ho incontrato invece gente normale, che
conviveva pacificamente con gli
abitanti del luogo, frequentava il
mercato e partecipava alla vita
quotidiana”.
“È stato emozionante accoglierli per la confessione. Per
molti di loro ero il primo prete
a cui potevano rivolgersi anche
nella loro lingua natale, dopo
dodici anni. Ho scoperto cose
meravigliose, gente che nella
loro vita errabonda avevano custodito o ritrovato la gioia della
fede. Alcuni fra loro avevano
conservato l’innocenza battesimale, nonostante l’imperversare
della bufera e l’abbandono in cui
■
avevano sopravvissuto”.
(continua a lato)
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p. DINO MARCONI, sx
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4. Fa’ la spesa nei negozi del tuo paese o città.
5. Informati sulla spesa di tutti i giorni: chiediti da dove vengono i
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sindacali dei lavoratori.
6. Per i giovani: parla di povertà nella tua classe; organizza un incontro con i tuoi amici per parlarne, magari in un luogo simbolico,
segno di lotta alla povertà.
7. Guardati intorno: c’è sempre un vicino che soffre, una famiglia in
condizioni disagiate, una madre senza lavoro. Trova un gesto concreto per aiutarli.
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2011 MARZO
ROMA
00165 ROMA RM - Via Aurelia, 287
Tel. 06 39366929 - Fax 06 39366925
E-mail: [email protected] - C/c. postale 45206000
La personalità del beato Conforti
Religiosi, autorità e fedeli, tutti d’accordo
hanno espresso viva
M olti
compiacenza perché fi-
nalmente anche il beato Guido
Conforti sarà proclamato “santo”, durante l’anno in corso. Dipendeva da lui decidersi a compiere il miracolo necessario per
la sua elevazione agli altari. Un
santo poco conosciuto, ma un
modello eloquente per la chiesa
universale: vescovo della diocesi
di Parma e fondatore dell’istituto
missionario saveriano; pastore
di una chiesa locale, ma con la
passione evangelica per il mondo intero.
Della sua santità, basata
sull’amore a Cristo e alle anime,
si è scritto e parlato molto. Meno della sua personalità, oggetto
della mia ricerca nei due volumi
pubblicati e che molti amici han-
no letto: “Guido M. Conforti,
suo coinvolgimento politico-sociale nella storia e rapporti con
il clero (1887-1906)”, e Guido
M. Conforti, studio storico critico sul pensiero, cultura e attività
di fondatore e di vescovo (18981930)”.
In questa pagina, desidero lasciare ai cari lettori il succo della
mia ricerca sulla personalità del
Conforti.
Il parere dei “religiosi”
Padre Vanzan, presentando
i miei due volumi su “Civiltà
Cattolica”, ha scritto: “Sugli
aspetti della personalità del Conforti gettano ora nuova luce due
ponderosi volumi, che hanno il
taglio di un’accurata ricerca critico-storica, per far conoscere il
p. FRANCO BERTAZZA, sx
vero Conforti, proprio esaminando i vari aspetti della sua personalità… Da quest’opera, infatti,
emerge un Conforti con una
personalità forte e mite insieme,
la cui fede è pari allo spessore
culturale, ricco di pazienza e
soavità, ma insieme tenace e
battagliero” (Civiltà Cattolica, 5
aprile 2003, pag. 37).
Fratel Giusepe Faron, delle
Scuole cristiane, scrive al Conforti riportando le parole del
card. Parochi, vicario del Papa:
“Sua Eminenza con aria sorridente, manifestante il piacere che ne provava, mi fece un
vero panegirico dell’Ecc. Vostra
chiamandola: «Angelo di bontà,
martire di pazienza, prudenza
consumata, anima santa»”.
Madre Zileri scrive nel suo
Soave, tenace, battagliero
“Insorgete, protestate, reclamate...!”
C
ari amici, questo nostro
“santo” mi piace molto,
non solo perché io appartengo
alla famiglia religiosa da lui voluta e fondata, ma perché risponde anche alle mie idealità sulla
santità. E anche perché, insieme
alla mitezza e alla gentilezza,
Conforti mostrava chiarezza, determinazione e coraggio. Qualche esempio.
Soavità e chiarezza
Il giornale parmense La Realtà, commenta il discorso del
Conforti prima di andare a Ravenna: “Parole dolci, soavi,
commoventi che scendevano
lente nei cuori, uscivano da quel
labbro puro e mite dell’amabile
pastore. Erano parole di confusione di un cuore umile, parole
di ringraziamento di un cuore
grato, parole di mestizia di un
animo che sente, parole di spe-
8
ranza di un animo che vive in
Dio… E si videro molti volti
bagnati di lacrime”.
L’Eco, giornale ravennate, nel
numero “straordinario” dedicato
al Conforti al suo arrivo in diocesi, termina la presentazione
biografica così: “Mons. Conforti ha un carattere dolce e gentile
che rivela la candida semplicità
del cuore; egli attira facilmente
la simpatia e l’ammirazione di
tutti. Fornito di dottrina vasta e
moderna, egli possiede il dono
di una parola calda, fluida, attraente, con la quale sa colorire il
pensiero sempre limpido e vario.
La sua pietà è pari alla sua modestia; questa s’accompagna a
un’attività esuberante di opere
che la pietà indirizza ai fini supremi della civiltà e della fede”.
Determinazione e coraggio
Nel difendere i diritti dei geni-
Mons. Conforti, “beato” tra i bambini
p. F. BERTAZZA, sx
tori in difesa della scuola cattolica contro il decreto governativo
del ministro Credaro del 1912, il
Conforti si mostra tenace e battagliero. Ecco cosa scrive ai fedeli:
“Insorgete e protestate di
voler rispettata la vostra fede
al cospetto dei vostri figli. Il
denaro con cui viene retribuito
il personale insegnante è denaro pubblico e non deve essere
impiegato a rovina morale dei
figli… Dobbiamo reclamare
l’insegnamento religioso nelle
scuole primarie come cattolici e come italiani. Insorgiamo
dunque per reclamare il rispetto
dovuto alla religione dei padri,
per ottenere nella scuola il ruolo
che le compete…” (Circolare
del 24.10.1912).
Nel campo della politica, rivolto ai cristiani di Ravenna
diceva: “È tempo di uscire di
sacristia perché il lavoro degli
avversari nella nostra diocesi è
molto vasto... Come loro sono
assidui in quest’azione di sovvertimento, così noi dobbiamo
crescere e istituire nuovi comitati, nuove casse rurali, nuove cooperative senza dar tregua…”.
Per la riforma della catechesi ai suoi sacerdoti chiedeva:
“Come in ogni Comune esiste
una scuola elementare, così ogni
parrocchia deve avere una vera
scuola di religione… Vale a dire,
ambienti destinati a tale uso, con
gli arredi necessari allo scopo”.
Dove era impossibile trovare catechisti, la soluzione prospettata
da Conforti era semplice: “La
■
faccia il parroco”.
Diario: “Mons. Guido Conforti,
vicario generale, uomo pieno di
spirito di Dio, di moderazione e
di prudenza...”. Anche su Cronaca dei benedettini di Torrechiara
si legge: “Va data una parola di
lode e d’encomio a quell’amabile e santa persona di mons.
Guido M. Conforti, vicario generale...”.
Giudizio delle autorità civili
È importante anche il giudizio
di alcune persone, che erano a
servizio di un governo di tendenza massone e anticlericale. Il
prefetto, scrivendo al pretore di
Parma, esprime questo apprezzamento: “Alieno da intrighi politici, riservatamente benefico, di
carattere mite e affabile con tutti,
non intransigente, mons. Conforti sa anche mantenere buoni
rapporti con le autorità governative” (Parma, 23.12.1907).
Il procuratore del re, il 28 dicembre 1907 scriveva al guardasigilli di Roma: “Mons. Conforti
è dotato di soda cultura laica ed
ecclesiastica. Di carattere mite,
molto benefico, di molto ingegno; di modi affabili, non intransigente d’idee, di condotta
morale ineccepibile e soprattutto
alieno da intrighi politici, egli ha
saputo mantenere sempre ottimi
rapporti con l’autorità governativa. La sua nomina a vescovo
La copertina del primo volume di
p. Franco Bertazza su mons. Conforti
della diocesi di Parma ha prodotto ottima impressione in ogni
classe sociale e specialmente
nel clero della diocesi stessa,
che grandemente lo apprezza e
lo ama”.
Tutti conoscono il significato
politico di intransigente, e benissimo lo conosceva colui che scrisse di Conforti: “non intransigente d’idee”. È una definizione! Le
idee non si cambiano come i vestiti; sono parte integrante della
personalità di un individuo. ■
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6. Per i giovani: parla di povertà nella tua classe; organizza un incontro con i tuoi amici per parlarne, magari in un luogo simbolico,
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7. Guardati intorno: c’è sempre un vicino che soffre, una famiglia in
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2011 MARZO
ROMAGNA
48125 S. PIETRO in VINCOLI RA - Via Angaia, 7
Tel. 0544 551009 - Fax 0544 551811
E-mail: [email protected] - C/c. postale 13591482
“Sarò missionario saveriano”
La sorella ricorda p. Aldo Guarniero
Suor Carla ci ha inviato alcuni ricordi personali sul fratello Aldo, saveriano di Conselice,
che è passato alla vita eterna il
17 ottobre 2010.
era solito andare con
A ldo
la mamma a zappare nel
campo per preparare il terreno alla semina del grano o delle barbabietole. Portava sempre
qualcosa da leggere e, quando
un compagno glielo regalava, il
“Corriere dello sport”. Ma era
pronto a scappare a gambe levate al suono delle campane della
chiesa: “doveva andare alla recita del rosario”. La mamma era
contenta.
La chiamata del Signore
Il parroco, don Gianstefani gli
voleva bene e vedendo in lui la
possibilità di una vocazione, un
pomeriggio in bicicletta lo accompagnò al seminario di Imola. Al ritorno, gli chiese se gli era
piaciuto. “No! - rispose - perché
sembra una prigione, ha le inferiate alle finestre”. Il parroco rimase male e non gli accennò più
niente.
In un suo quaderno trovai scritte queste parole: “Era primavera.
Il Signore passeggiando per la
campagna conselicese, vide un
fiore e lo colse, l’osservò attentamente e disse: «Questo fiore è
bello, è mio; lo prendo e lo trapianto nel mio giardino». Quel
fiorellino ero io, Aldo. Sentii in
me una grande gioia: Gesù mi
amava e mi chiamava”.
La partenza tra le lacrime
In estate, arrivò un sacerdote dicendo che era un missionario di Parma. Portava un sacchetto per la raccolta del grano
per i poveri. Fu grande la nostra gioia, poiché andavamo con
mamma a spigolare nei campi e
aspettavamo da un giorno all’altro che quel padre venisse a ri-
sr. M. CARLA GUARNIERO
tirarlo. Dopo 15 giorni tornò, in
compagnia di un altro. Aldo parlò a lungo con loro, rideva, parlava e anche scherzava, come se
li avesse sempre conosciuti.
Poi chiamarono la mamma. Mi
misi anch’io in mezzo a loro, ma
non capii niente: era un discorso troppo difficile da capire per
me. Forse decisero tutto, anche
il giorno della partenza. Mamma
era preoccupata, non sapeva come fare a preparare tutto per tre:
tre camicie, tre calzoni… Eravamo poveri. Dopo un mese, venne il primo padre a prenderlo.
Aldo era felice; mamma piangeva e se lo stringeva forte al petto; io pure piangevo e gli tenevo
stretta la mano.
“Per carità, lo lasci dov’è!”
Aldo veniva a casa di rado e
per pochi giorni. A Parma noi
non eravamo mai andati, sembrava in capo al mondo. Forse
per questo il parroco o i superio-
Dal lago Maggiore al Tanganika
P. Giuseppe Galli, missionario nuotatore
E
ra appassionato di nuoto e
non perdeva facilmente il
suo appuntamento con il lago.
Padre Giuseppe Galli, nato ad
Arona (Novara) sul lago Maggiore, anche quel martedì 8 febbraio 2011 era lì sulla spiaggia
di Kilomoni per la sua nuotatina
quotidiana. Ma non è più tornato
in casa. Aveva settant’anni.
Tanti amici in tante missioni
Il lago Tanganika è lungo 700
chilometri e largo fino a 40.
Quando c’è vento, le onde sono
alte e pericolose. Quel giorno
le acque erano calme, eppure
il corpo del missionario è stato
trovato solo al mattino del terzo
giorno, venerdì 11 febbraio, e
nel pomeriggio è stato sepolto
nel piccolo cimitero dei saveriani a Bukavu.
8
p. NICOLA COLASUONNO, sx
Durante la Messa di commiato
lo abbiamo ricordato con affetto
e amicizia, perché p. Giuseppe
aveva un rapporto personale con
tante persone e spendeva tempo
nell’ascolto della gente e nella
corrispondenza. Dal 1974 aveva
lavorato in molte missioni del
Congo. Muovendosi da un posto
all’altro si portava dietro amici e
fedeli che continuava a incoraggiare e consigliare.
to nel lavoro: non nei grandi progetti, ma nel lavoro pastorale di
tutti i giorni, con le visite ai malati e l’ascolto, i safari apostolici
e i sacramenti. È stato un uomo
di sacrificio: da vari anni si portava dietro la sua malattia (leggere
crisi epilettiche) con la quale aveva imparato a convivere. Questa
accettazione è stata di esempio a
molti, dando frutti di pace e fiducia nella grazia di Dio.
Quattro caratteristiche
Padre Carmelo Sanfelice, parroco nella missione di Cahi-Bukavu e suo compagno di classe,
ha messo in evidenza quattro sue
caratteristiche. Padre Giuseppe è
stato l’uomo del silenzio - come
Giuseppe di Nazareth - con poche parole, anche negli incontri
comunitari, ma scriveva le sue
note e le metteva
in pratica. È stato
l’uomo dell’obbedienza, secondo i
bisogni e le urgenze. Disponibile e
fedele ai suoi impegni, ha accettato
con spirito di fede
le varie destinazioni, con tutti i cambiamenti che esse
comportano.
Ancora, p. Giuseppe si è realizza-
Testimone d’amore
“Era un missionario esemplare, vero testimone dell’amore
evangelico per i più poveri e i
più umili della terra”, dice mons.
Mario Bandera, direttore del
centro missionario di Novara.
“Padre Galli ha dedicato gli ultimi anni del suo impegno missionario all’assistenza e all’accoglienza dei profughi, vittime
della guerra civile. Spesso lo abbiamo avuto ospite nelle veglie
missionarie e le sue parole sulla
situazione del Congo lasciavano
tutti ammutoliti”.
Portando il feretro verso il piccolo cimitero saveriano, abbiamo pregato Maria “Regina del
Tanganika” di accompagnare lo
spirito del nostro fratello davanti
al Signore della vita, per ricevere l’abbraccio di Cristo Salvatore, che l’aveva scelto come suo
■
missionario.
Padre Franco Bordignon benedice la bara del compianto
p. Giuseppe Galli, Bukavu - venerdì 11 febbraio
Il preside p. Aldo Guarniero torna studente con alcuni piccoli allievi bengalesi
ri decisero che la sua ordinazione sacerdotale venisse celebrata nella chiesa di Conselice dal
vescovo mons. Trebbioli. Mamma Elisa non c’era più, era morta un mese prima. Misero me vicino a papà.
Due mesi prima, don Gianstefani era venuto dalla mamma dicendole: “Ho deciso di andare a
Parma a dire ad Aldo che diventi sacerdote diocesano; lo faccio
venire a Imola così potrà aiutare la vostra famiglia; avete tanto
bisogno, ma se diventa missionario non può darvi niente”. La
mamma alzò le braccia al cielo e
disse piangendo: “Signor parroco, mai, mai dirò questo. Per carità, lo lasci là dov’è!”.
Il parroco andò ugualmente a
Parma, espose il suo progetto, ma
la risposta di Aldo fu questa: “Mai
e poi mai tradirò l’istituto che mi
ha accolto. Sarò prete missionario! Missionario saveriano!”.
Gli occhi parlavano
Lo scorso anno sono stata a Parma 24 giorni per assisterlo: poche
parole, ma ci guardavamo e gli occhi parlavano, dicevano parole che
uscivano dal cuore. Indimenticabile è stato l’ultimo suo momento:
ha iniziato con il segno della croce
e ha fatto tutti i gesti della Messa;
al momento della pace mi ha stretto forte forte e a lungo le mani, dicendomi: “tutto è fatto”. Poi salutandomi con il gesto delle mani:
“ciao, ciao, parto”.
Alcuni giorni prima ero andata a prendere l’altro fratello don
Marcello, che ora è nella casa del
clero a Bologna. Insieme, abbiamo recitato l’Ave Maria e gli ha
dato la benedizione. Avevamo
■
tutti e tre gli occhi lucidi.
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SONO TORNATO IN AFRICA
p. NICOLA COLASUONNO, sx
Cari amici della Romagna, qui in Africa a Natale la chiesa era strapiena di bambini e giovani, adulti e anziani. E il parroco p. Carmelo Sanfelice mi sorprende: “Solo un terzo è venuto a Messa; il quartiere di Cahi conta 100mila abitanti”. È vero, c’è un’infinità di case
e un’urbanizzazione crescente a causa degli eventi violenti di questi
ultimi dieci anni.
La sorpresa è arrivata a Capodanno: alla Messa delle 11 e 30, la chiesa era strapiena con ben 318 bambini da battezzare. La commozione è
stata grande, tanto da non poter dire ad alta voce la formula del battesimo. Ho visto fede e fiducia sui volti dei cristiani di Cahi, ho sentito
accoglienza nei miei riguardi, ho chiesto pazienza per il mio kiswahili ancora impreciso, e perdono per essere diventato subito maestro e
predicatore, senza aver condiviso gli eventi che hanno segnato la vita di tanta gente.
Il desiderio di ricominciare, la fiducia nel
futuro misericordioso di Dio, le danze con
il canto e le preghiere sono autentiche: qui
tutto fa celebrazione. C’è solo da lasciarsi
trascinare dal ritmo del tamburo e muovere
il corpo lodando Dio, assieme.
Tante persone sono venute a salutarmi:
“Padre, questo è il mio shukrani - ringraziamento a Dio - perché sono ancora in salute,
perché i miei figli vanno bene a scuola, perché ho ricevuto tante benedizioni da Dio...”.
E mi hanno dato la loro offerta. Anch’io ogni
giorno offro a Dio il mio “shukrani”: essere
qui a Cahi è un dono che solo Dio poteva inventare per me.
2011 MARZO
SALERNO
84135 SALERNO SA - Via Fra G. Acquaviva, 4
Tel. 089 792051 - Fax 089 796284
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Dentro un volto, cento storie
Guardiamo i volti e raccontiamo le storie
S
iamo alla VI mostra interculturale, organizzata dai
missionari saveriani di Salerno
in collaborazione con i laici saveriani e il gruppo dei giovani.
C’è un tema che ci guida in questo nostro intento di far entrare
nel cuore di tante persone il desiderio di conoscere di più il mondo in cui viviamo e le persone
che ne sono i tesori più preziosi.
I volti e le storie sono i punti cardinali di questo percorso nella
vita della gente.
Incontrare e conoscere
Perché il volto? Lo sguardo
rivolto al volto è l’atto che costituisce l’incontro con l’altro.
Guardando l’altro, noi ci sentiamo interpellati ed entriamo in
relazione con lui. Il volto che ci
guarda non deve determinare in
noi paura e fuga, ma attenzione,
rispetto e responsabilità.
Perché la storia? Il volto non è
portatore di una, ma di cento sto-
rie, e mai sarà esaurito da esse.
La storia ci permette di passare
da una relazione di attenzione e
rispetto alla conoscenza dell’altro: l’ascolto della sua vita ci aiuta a entrare più profondamente
dentro di lui. La ricchezza della
sua storia ci aiuta a capire cosa
c’è dietro a un volto, ben oltre
quella prima impressione che io
posso avere di lui.
E il cuore si arricchisce
In questo modo noi vogliamo
realizzare il sogno del fondatore dei saveriani (presto “santo”)
mons. Guido Conforti: “fare del
mondo un’unica famiglia”. Così
possiamo cominciare il nostro
cammino che ci porterà a vedere
dietro a ogni volto tante storie,
e a sentire l’altro come nostro
fratello. Tutto questo viene realizzato nell’incontro dei volti e
delle storie di bambini e giovani,
adulti e anziani.
Attraverso l’incontro, possia-
p. OLIVIERO FERRO, sx
mo arricchire di più il nostro
cuore e rendere il nostro sguardo più trasparente. Possiamo
fare nostri i valori che i volti ci
presentano. I bambini ci parlano di meraviglia e semplicità; i
giovani di speranza e amicizia;
gli adulti di responsabilità e maturità; gli anziani di saggezza e
prudenza.
Per un mondo migliore
Molto importanti sono i volti
da cui sorgono le storie che ci
fanno entrare più profondamente
nel cuore di ogni uomo e di ogni
cultura. Le guide ci aiutano a capire le storie e le testimonianze,
con dinamiche interattive. Certo,
non possiamo limitarci a visitare
la mostra. Ma essa ci aiuta a continuare nella vita di ogni giorno
questa ricerca di un mondo nascosto, ma vicino a noi.
A noi il piacere di partecipare
a questo gioco e di metterci in
ricerca. Non basta scoprire l’al-
tro. Bisogna mettersi nei panni
dell’altro e raccontarlo, lasciandosi raccontare. Un proverbio
africano dice: “un solo dito non
può legare un pacchetto”. Ma
mettendoci insieme, ascoltandoci, guardandoci negli occhi,
potremo cominciare a costruire
insieme un mondo migliore, più
trasparente e ricco della vita di
ciascuno, nessuno escluso.
Tanti appuntamenti
La mostra è stata preceduta da
uno spettacolo inaugurale al teatro “Augusteo” di Salerno (vicino
al Comune), giovedì 24 febbraio
2011. La mostra vera e propria,
nei locali della casa dei missionari in via Fra’ G. Acquaviva (rione Petrosino), è stata inaugurata
sabato 26 febbraio. Essa è collegata a tante altre attività di cui vi
diamo qualche esempio.
Il 12 marzo è in programma
una serata culturale per confrontarsi sul tema: “Volti e storie”. Il
3 aprile c’è una giornata di festa
e di giochi con le famiglie. A
giugno, poi, la festa dei popoli, in piazza della Concordia è
un’ulteriore occasione per conoscere altri volti e altre storie.
La mostra resta aperta fino al
7 maggio 2011. Per ogni informazione, telefonare al numero
089 792051. Vi aspettiamo numerosi e... portateci i vostri volti
e le vostre storie.
■
Preghiera, comunione e gioco
La due giorni dei ragazzi con i saveriani
All’incontro formativo del 4-5
gennaio hanno partecipato una
novantina di ragazzi e ragazze
del Salernitano, tra i 13 e i 17 anni. Chiara ne è stata entusiasta.
S
ono state due giornate
fantastiche e costruttive
quelle passate in casa saveriana.
È la prima volta che partecipo e
non mi aspettavo di vedere tanti
ragazzi e ragazze da tutta la provincia di Salerno!
Sono state due giornate costruttive perché, in una società
in cui i rapporti interpersonali
si stanno modificando e peggiorando, anche a causa dei network
e degli sms, due giorni in cui i
ragazzi parlano e si conoscono
senza un dispositivo elettronico che li separi, ci hanno fatto
comprendere che le persone, per
conoscersi, devono vedersi.
8
In dialogo con Dio
La cosa più bella è stato pregare e riflettere insieme, farci delle
domande e darci delle risposte,
dialogando. Il dialogo non è stato solo con gli altri ragazzi, ma
anche con Dio e con noi stessi.
Ad esempio, la prima sera abbiamo fatto la veglia a Cristo Eucaristia: il silenzio ci ha avvicinato
a nostro Signore, e la preghiera
ci ha aiutato a vivere la comunione. Infatti, pregare insieme
davanti all’Eucaristia ci ha uniti
in un’unica fede.
I temi affrontati nei due giorni
sono stati la preghiera e la comunione. Mi ha colpito molto la
visione del film “Una settimana
da Dio”. Non l’avevo mai visto e
non pensavo che, sotto la comicità, si celasse un messaggio tanto
profondo: pregare Dio solo per il
nostro bene, in modo egoistico,
Alcuni dei giovanissimi che hanno partecipato all’incontro formativo
di inizio gennaio dai saveriani di Salerno
CHIARA MACI
è sbagliato; come se Dio fosse lì
pronto a esaudire le nostre richieste. Preghiera non è sinonimo di
richiesta; è un dialogo con Dio.
Genitori, Messa e rinfresco
Sul tema della comunione,
abbiamo ascoltato la testimonianza di suor Alberta. Le sue
parole sono state per me un
grande insegnamento. Inoltre,
vedere quanta passione ci mette
nel raccontare il suo operato, è
stata la conferma che vive la sua
vocazione con amore. Ci siamo
anche divertiti con tanti giochi
interessanti. È stato anche organizzato un piccolo “talent show
karaoke” in cui noi ragazze e ragazzi abbiamo sfoggiato le nostre qualità canore e siamo stati
giudicati da una severa giuria!
Il secondo giorno sono stati
coinvolti anche i genitori, che
hanno parlato dell’educazione
dei figli. Ognuno ha portato la
propria esperienza. Ci siamo poi
ritrovati in chiesa per la Messa.
Infine, con un piccolo rinfresco,
ci siamo salutati dopo due meravigliosi giorni passati insieme.
Per questa esperienza devo
ringraziare i missionari saveriani
per la loro ospitalità, gli animatori per la loro simpatia, le cuoche che ci hanno deliziato con le
loro pietanze; ma soprattutto devo ringraziare le ragazze e i ragazzi per la loro accoglienza. ■
Tre saveriani salernitani si sono ritrovati in vacanza nello stesso periodo; nella foto
in casa saveriana si abbracciano come tre giocatori all’inno nazionale;
da sinistra, p. Alfonso Apicella (in Messico), p. Rocco Viviano (in Gran Bretagna)
e p. Giuà Gargano (in Bangladesh).
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RICORDANDO MAMMA FILOMENA
p. ALFONSO APICELLA, sx
Filomena Piano in Apicella è passata a miglior vita il 19 novembre
2010. Il figlio p. Alfonso le ha dedicato una poesia, che mettiamo in...
prosa.
Squisita e semplice umanità, che rivelava dimestichezza con il Signore amato, capace di svelarle i nostri cuori, quantunque la parola non
uscisse a volte dalla bocca: penetrava lo sguardo suo materno, riportando la sospirata pace!
Tu rimani per noi colei che seppe sempre conservare la fragranza
della fede. Una mamma non va in cielo da sola. Siamo famiglia, siamo in cordata, e il capo cordata è sempre lui: Gesù.
Ricordando di te
Le tue parole di fede risento nei pensieri di sempre; il tuo sguardo sereno afferro
nel tempo ormai passato; il tuo sorriso immortala nel mio cuore ricordi vivi, e il cuore
sussulta; ad ascoltarti, il pensiero s’illumina
nelle tue parole di speranza.
L’aria mi avvolge nel tuo abbraccio che
mai dimenticherò; le mie dita scrivono per
te; il mio pennello dipinge, attingendo ai
colori bellissimi che mi hai lasciato della tua
vita; nei “miei bambini”, che amavi tanto,
rivivrò nel tempo il ricordo di te.
Filomena Piano in Apicella, mamma
di p. Alfonso: riposi nella pace
2011 MARZO
22038 TAVERNERIO CO - Via Urago, 15
Tel. 031 426007 - Fax 031 360304
E-mail: [email protected]
C/c. postale 267229; Banca Raiffeisen, Chiasso C/c.p. 69-452-6
TAVERNERIO
La personalità del beato Conforti
Religiosi, autorità e fedeli, tutti d’accordo
hanno espresso viva
M olti
compiacenza perché fi-
nalmente anche il beato Guido
Conforti sarà proclamato “santo”, durante l’anno in corso. Dipendeva da lui decidersi a compiere il miracolo necessario per
la sua elevazione agli altari. Un
santo poco conosciuto, ma un
modello eloquente per la chiesa
universale: vescovo della diocesi
di Parma e fondatore dell’istituto
missionario saveriano; pastore
di una chiesa locale, ma con la
passione evangelica per il mondo intero.
Della sua santità, basata
sull’amore a Cristo e alle anime,
si è scritto e parlato molto. Meno della sua personalità, oggetto
della mia ricerca nei due volumi
pubblicati e che molti amici han-
no letto: “Guido M. Conforti,
suo coinvolgimento politico-sociale nella storia e rapporti con
il clero (1887-1906)”, e Guido
M. Conforti, studio storico critico sul pensiero, cultura e attività
di fondatore e di vescovo (18981930)”.
In questa pagina, desidero lasciare ai cari lettori il succo della
mia ricerca sulla personalità del
Conforti.
Il parere dei “religiosi”
Padre Vanzan, presentando
i miei due volumi su “Civiltà
Cattolica”, ha scritto: “Sugli
aspetti della personalità del Conforti gettano ora nuova luce due
ponderosi volumi, che hanno il
taglio di un’accurata ricerca critico-storica, per far conoscere il
p. FRANCO BERTAZZA, sx
vero Conforti, proprio esaminando i vari aspetti della sua personalità… Da quest’opera, infatti,
emerge un Conforti con una
personalità forte e mite insieme,
la cui fede è pari allo spessore
culturale, ricco di pazienza e
soavità, ma insieme tenace e
battagliero” (Civiltà Cattolica, 5
aprile 2003, pag. 37).
Fratel Giusepe Faron, delle
Scuole cristiane, scrive al Conforti riportando le parole del
card. Parochi, vicario del Papa:
“Sua Eminenza con aria sorridente, manifestante il piacere che ne provava, mi fece un
vero panegirico dell’Ecc. Vostra
chiamandola: «Angelo di bontà,
martire di pazienza, prudenza
consumata, anima santa»”.
Madre Zileri scrive nel suo
Soave, tenace, battagliero
“Insorgete, protestate, reclamate...!”
C
ari amici, questo nostro
“santo” mi piace molto,
non solo perché io appartengo
alla famiglia religiosa da lui voluta e fondata, ma perché risponde anche alle mie idealità sulla
santità. E anche perché, insieme
alla mitezza e alla gentilezza,
Conforti mostrava chiarezza, determinazione e coraggio. Qualche esempio.
Soavità e chiarezza
Il giornale parmense La Realtà, commenta il discorso del
Conforti prima di andare a Ravenna: “Parole dolci, soavi,
commoventi che scendevano
lente nei cuori, uscivano da quel
labbro puro e mite dell’amabile
pastore. Erano parole di confusione di un cuore umile, parole
di ringraziamento di un cuore
grato, parole di mestizia di un
animo che sente, parole di spe-
8
ranza di un animo che vive in
Dio… E si videro molti volti
bagnati di lacrime”.
L’Eco, giornale ravennate, nel
numero “straordinario” dedicato
al Conforti al suo arrivo in diocesi, termina la presentazione
biografica così: “Mons. Conforti ha un carattere dolce e gentile
che rivela la candida semplicità
del cuore; egli attira facilmente
la simpatia e l’ammirazione di
tutti. Fornito di dottrina vasta e
moderna, egli possiede il dono
di una parola calda, fluida, attraente, con la quale sa colorire il
pensiero sempre limpido e vario.
La sua pietà è pari alla sua modestia; questa s’accompagna a
un’attività esuberante di opere
che la pietà indirizza ai fini supremi della civiltà e della fede”.
Determinazione e coraggio
Nel difendere i diritti dei geni-
Mons. Conforti, “beato” tra i bambini
p. F. BERTAZZA, sx
tori in difesa della scuola cattolica contro il decreto governativo
del ministro Credaro del 1912, il
Conforti si mostra tenace e battagliero. Ecco cosa scrive ai fedeli:
“Insorgete e protestate di
voler rispettata la vostra fede
al cospetto dei vostri figli. Il
denaro con cui viene retribuito
il personale insegnante è denaro pubblico e non deve essere
impiegato a rovina morale dei
figli… Dobbiamo reclamare
l’insegnamento religioso nelle
scuole primarie come cattolici e come italiani. Insorgiamo
dunque per reclamare il rispetto
dovuto alla religione dei padri,
per ottenere nella scuola il ruolo
che le compete…” (Circolare
del 24.10.1912).
Nel campo della politica, rivolto ai cristiani di Ravenna
diceva: “È tempo di uscire di
sacristia perché il lavoro degli
avversari nella nostra diocesi è
molto vasto... Come loro sono
assidui in quest’azione di sovvertimento, così noi dobbiamo
crescere e istituire nuovi comitati, nuove casse rurali, nuove cooperative senza dar tregua…”.
Per la riforma della catechesi ai suoi sacerdoti chiedeva:
“Come in ogni Comune esiste
una scuola elementare, così ogni
parrocchia deve avere una vera
scuola di religione… Vale a dire,
ambienti destinati a tale uso, con
gli arredi necessari allo scopo”.
Dove era impossibile trovare catechisti, la soluzione prospettata
da Conforti era semplice: “La
■
faccia il parroco”.
Diario: “Mons. Guido Conforti,
vicario generale, uomo pieno di
spirito di Dio, di moderazione e
di prudenza...”. Anche su Cronaca dei benedettini di Torrechiara
si legge: “Va data una parola di
lode e d’encomio a quell’amabile e santa persona di mons.
Guido M. Conforti, vicario generale...”.
Giudizio delle autorità civili
È importante anche il giudizio
di alcune persone, che erano a
servizio di un governo di tendenza massone e anticlericale. Il
prefetto, scrivendo al pretore di
Parma, esprime questo apprezzamento: “Alieno da intrighi politici, riservatamente benefico, di
carattere mite e affabile con tutti,
non intransigente, mons. Conforti sa anche mantenere buoni
rapporti con le autorità governative” (Parma, 23.12.1907).
Il procuratore del re, il 28 dicembre 1907 scriveva al guardasigilli di Roma: “Mons. Conforti
è dotato di soda cultura laica ed
ecclesiastica. Di carattere mite,
molto benefico, di molto ingegno; di modi affabili, non intransigente d’idee, di condotta
morale ineccepibile e soprattutto
alieno da intrighi politici, egli ha
saputo mantenere sempre ottimi
rapporti con l’autorità governa-
La copertina del primo volume di
p. Franco Bertazza su mons. Conforti
tiva. La sua nomina a vescovo
della diocesi di Parma ha prodotto ottima impressione in ogni
classe sociale e specialmente
nel clero della diocesi stessa,
che grandemente lo apprezza e
lo ama”.
Tutti conoscono il significato
politico di intransigente, e benissimo lo conosceva colui che scrisse di Conforti: “non intransigente d’idee”. È una definizione! Le
idee non si cambiano come i vestiti; sono parte integrante della
personalità di un individuo. ■
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GRAZIE P. FRANCO, BENVENUTO P. LINO
p. MARCELLO STORGATO, sx
Scrive p. Franco Bertazza: “Carissimi, questa è l’ultima pagina che ho preparato per
“Missionari Saveriani”. Dopo oltre dodici anni, passo la palla a p. Lino Maggioni.
Avrei piacere se pubblicaste questo mio ultimo articolo sul beato Conforti. Molti lettori hanno letto i miei due volumi dedicati
al fondatore della famiglia religiosa saveriana. Il primo è completamente esaurito; del
secondo rimangono poche decine di copie.
È un modo per lasciare ai cari lettori il succo
della mia indagine. Vi ringrazio tutti di cuore, e scusatemi per ciò di cui non posso elogiarmi. Grazie!”.
Caro p. Franco, desidero ringraziarti - personalmente e a nome dei numerosi e fedeli
lettori / lettrici - per la fatica ben sopportata
per un periodo così lungo: oltre 12 anni di
collaborazione, attenta e continua. Non ho
“medaglie” da offrirti; ma sono certo che il
Signore ha già messo in conto tutte le parole che hai scritto, tutte le fotografie che hai
scattato, e tutto l’affetto - vissuto e trasmesso - verso la famiglia saveriana e verso i lettori - benefattori italiani e svizzeri.
Sono certo che p. Lino Maggioni - a cui do
il “benvenuto!” - seguirà a portare il “testimone” altrettanto bene, e che tu non ti negherai alla collaborazione con lui e con noi
anche in futuro, per questa attività di collegamento e testimonianza tra i missionari e
gli amici, in cui hai tanto creduto.
2011 MARZO
VICENZA
36100 VICENZA VI - Viale Trento, 119
Tel. 0444 288399 - Fax 0444 288376
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Padre Uccelli, uomo di Dio
Il missionario, figlio di Conforti, e la sua città
I
l servo di Dio Pietro Uccelli fa parte - per così dire
- del paesaggio della città di Vicenza. Quasi non si pensa che sia
nato altrove, tanto si era “incarnato” in quella città e diocesi.
Era nato a Barco di Reggio
Emilia ed era stato ordinato
prete dal vescovo della diocesi
il 18 settembre 1897, a 23 anni
e cinque mesi. L’anno seguente era stato mandato a fare il
cappellano a San Terenziano
di Cavriago, poco lontano dal
paese natale.
Agli inizi di ottobre del 1900,
don Uccelli ha “il colpo di fulmine”. Sentendo raccontare il
martirio del vescovo san Francesco Fogolla e di altri missionari, avvenuto in Cina nel luglio del 1900, gli pare che una
voce dentro - quella di Gesù gli dica: “Va’ tu al loro posto”.
Era come il comando di Dio ad
Abramo: “Esci dalla tua terra e
va’ dove ti mostrerò”.
Il vescovo non
ne vuol sapere
Don Pietro non ci pensa due
volte. Risoluto, va dal suo vescovo. “Figlio mio - gli avrebbe
risposto il vescovo - ti abbiamo
mantenuto in seminario con una
borsa di studio e ora vuoi andartene?”. In breve, il vescovo gli
chiede di attendere “un po’ di
tempo”, e lo manda a Piolo, un
paesino di 150 anime sperduto
nella montagna, a fare il parroco,
anzi l’arciprete. Con un grosso
titolo si suppliva alla minuscola realtà del paese e allo scarso
reddito di quella parrocchia, che
era di fame, per cui nessuno ci
voleva andare.
“Attendere un po’ di tempo…”. Passano due anni e alle
reiterate insistenze di don Pietro,
il vescovo risponde trasferendolo
a Poviglio, un grosso paese della campagna. Ancora “un po’ di
tempo”: altri due anni. Poi finalmente, all’uccello viene reciso il
p. AUGUSTO LUCA, sx
filo che gli impediva il volo.
L’incontro con un “santo”
Il 3 novembre 1904, don Uccelli arriva a Parma nell’istituto
dei missionari saveriani, che era
chiamato il “Nido degli aquilotti”. Strana coincidenza con il
suo nome: “Tutti uccelli”, avrà
scherzato don Pietro.
A Parma, don Pietro incontra
mons. Guido Conforti, ora beato
e fra poco santo. L’impressione è
sconvolgente. Scrive: “Se in terra, con una persona santamente
amata e venerata, tanto si gode,
chi potrà esprimere a parole la
gioia che si proverà in cielo,
nella compagnia di Dio, della
Vergine e di santi? ...Egli (mons.
Conforti) è veramente un santo,
un secondo don Bosco”.
Don Pietro racconta che una
volta alla settimana e anche più
spesso, il vescovo lo riceveva in
stanza e gli diceva parole che uscivano da un cuore acceso d’amore
Padre Uccelli, uomo di Dio / 2
A Vicenza, amato e ammirato per 33 anni
14 anni di vita missioD opo
naria in Cina, padre Uccel-
li è richiamato in Italia. A metà
agosto del 1921, arriva a Vicenza con l’incarico di sostituire per
alcuni giorni padre Antonio Sartori, superiore della casa apostolica, appena fondata. Da provvisorio, p. Uccelli finisce per rimanere a Vicenza ben 33 anni, fino
alla morte, amato e venerato dal
vescovo mons. Rodolfi, dai preti della città e dei paesi vicini e
lontani, e soprattutto dalla buona
gente del popolo.
Avanti con san Giuseppe!
Egli forma generazioni di
missionari. È più padre spirituale che rettore. La sua parola
convincente entra nei cuori e la
sua vita di preghiera lo fa ap-
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Padre Pietro Uccelli, primo a destra,
al funerale di mons. Conforti
parire un vero “uomo di Dio”.
Padre Uccelli si trova spesso
in difficoltà a mantenere i suoi
giovani alunni e a procurare loro un buon piatto quotidiano. È
qui che entra in scena il suo san
Giuseppe. Il santo non manca
mai di rispondere alla fede del
suo devoto.
Intanto la fama di santità del
padre Uccelli si diffonde in città
e fuori. Si ammira il suo zelo e la
sua bontà con tutti, specialmente
con i poveri e i malati. Si parla
di miracoli che egli ottiene dal
suo san Giuseppe e le guarigioni
per le sue benedizioni con l’acqua santa.
L’affetto degli
“uomini di Dio”
Padre Uccelli si mantiene in
p. A. LUCA, sx
contatto epistolare con mons.
Conforti e ne riceve consigli
e incoraggiamenti. Quando il
santo vescovo si reca in visita
alla casa saveriana, è una gioia
vicendevole. Un particolare interessante: quando mons. Conforti
torna dal suo viaggio in Cina nel
1928, attraverso la Russia con la
Transiberiana, vuole far tappa a
Vicenza e salutare il suo buon
discepolo. Possiamo immaginare la gioia dell’incontro!
Mons. Conforti è colpito
dall’ultima malattia nel novembre 1931. Padre Uccelli accorre
al suo capezzale e non lo abbandona, finché non lo vede rendere l’ultimo respiro. Poi torna a
Vicenza e ci racconta le ultime
ore del santo vescovo. E noi,
giovani aspiranti missionari, lo
vedemmo piangere.
Padre Uccelli muore il 29 ottobre 1954.
Vicenza ha celebrato il “processo” sulle
virtù eroiche del missionario. Ora il “servo
di Dio” attende che gli
“atti” siano esaminati
per una proclamazione ufficiale a venerabile, a beato, a santo… Tutto questo noi
speriamo, a gloria di
Dio, mirabile nei suoi
■
santi.
Il giovane p. Pietro Uccelli, a sinistra, con il “suo” amato vescovo,
mons. Guido Maria Conforti, fondatore dei missionari saveriani
celeste. Don Pietro non dimentica
più quegli incontri e quelle parole e
diviene, forse, il discepolo che più
ha fatto tesoro dell’insegnamento
e dell’esempio del “padre”.
In Cina, la gioia e la paura
Poi padre Pietro parte per la
Cina e vive una vita di fatiche e
sofferenze, ma anche di consolazioni interiori. In una lettera a
suo padre, parla della Cina “sua
nuova patria”: una scelta, dunque, definitiva. E ai confratelli di
Parma scrive: “Non vi so esprimere a parole la gioia tutta celeste di cui è inondato il mio cuore, nel trovarmi in queste lontane
contrade, sempre nell’occasione
di strappare anime al demonio e
confermare nella fede coloro che
l’hanno già abbracciata”.
Prova anche la paura della
morte, quando dieci briganti entrano nella casa dove si trova con
altri due missionari. Gridano minacciosi con i fucili puntati. Sono salvati all’ultimo minuto per
l’intervento di un “buon ladrone”: uno della banda che si oppone alla loro uccisione. Qualche
mese dopo, padre Uccelli scrive
che la banda era stata sterminata
e che solo il brigante che li aveva
soccorsi si è salvato.
■
(continua a lato)
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IL FIGLIO RICORDA PAPà VALENTINO
p. GIUSEPPE SARTORI, sx
Il Signore ha chiamato a sé papà Valentino, all’età di quasi 90 anni,
di Arzignano (Vicenza). Difficile parlare di lui in poche parole, in questi giorni di commosso dolore. Cosa posso dire di mio padre?
È stato un uomo che ha conosciuto il sacrificio: una vita di sacrifici
e di lavoro per la famiglia; un uomo che ha lavorato tutta la vita. Nato in una famiglia contadina povera, con tanti figli e poca terra, cinque anni di guerra (di cui tre in Germania in un campo di prigionia),
poi 11 anni in Francia come immigrato, lavorando nelle campagne per
raccogliere barbabietole da zucchero e tutto il resto, solo e sempre lavorando per la famiglia.
Mi ha insegnato che la vita è dura: quello che uno vuole se lo devo
guadagnare con le sue forze, con il suo lavoro, senza scorciatoie e senza dare la colpa agli altri. Mi ha insegnato che quello che conta nella
vita è quello che ti guadagni tu, che devi lavorare. Mi ha insegnato a
essere forte. Mi ha insegnato a credere senza tanti discorsi. Mi ha insegnato a vedere Dio in tutte le cose.
È stato un uomo dalla fede semplice: una fede senza troppi giri
di parole o dubbi, una fede “contadina”.
Una fede serena e profonda, sicura come la
natura in mezzo alla quale ha vissuto tutta la sua vita. È stato catechista, membro
dell’Azione cattolica tutta la vita, attivo in
parrocchia, anche nel consiglio per gli affari
economici e nel consiglio pastorale.
Grazie, caro papà Valentino. Ora segui dal
cielo la tua famiglia, la tua parrocchia e tutti i missionari sparsi nel mondo, che per te
pregano perché tu possa ricevere dalla misericordia del Signore quel salario garantito
a chi ha tanto lavorato per la vigna di Dio.
Valentino Sartori,
9 agosto 1921 - 29 gennaio 2011
2011 MARZO
ZELARINO
30174 ZELARINO VE - Via Visinoni, 16
Tel. 041 907261 - Fax 041 5460410
E-mail: [email protected] - C/c. postale 228304
San Giuseppe e i benefattori
Un grazie e una preghiera per voi tutti
I
l 19 marzo si sente già profumo di primavera. È la solennità di san Giuseppe, nel mese a lui dedicato. San Giuseppe
ha introdotto il ragazzo Gesù alla
vita della sinagoga e ha provveduto alle necessità materiali della
santa famiglia. Per questo, la sua
figura ci richiama i numerosi benefattori che ci aiutano, da quando nel 1947 è stata aperta la casa
saveriana a Zelarino.
In particolare, ne ricordiamo tre.
Sono coloro che di recente hanno
trasferito la loro residenza presso
“il Padre”. Questo non vuole essere un necrologio, ma un segno
di vicinanza alle famiglie di Teresa, di Giulia e di Ampelio, e a tutti i nostri amici e benefattori che
raccomandiamo al Signore per intercessione della Madonna, di san
Giuseppe e del beato Conforti.
I ferri di Teresa Barzan
La sera del 25 dicembre scorso, la signora Teresa Barzan, di
Trivignano (VE), completava il
suo 96° Natale in paradiso, dopo
aver pregato e aver salutato il figlio Lorenzo.
p. FRANCO LIZZIT, sx
Quanto aveva pregato Teresa per la sua parrocchia e per le
missioni! Quante maglie, sciarpe, calze aveva sferruzzato per
l’assistenza in parrocchia, per i
missionari, per la san Vincenzo,
perché tutti sentissero praticamente il calore del suo affetto! Teresa merita il nostro affettuoso e riconoscente ricordo.
Giulia Antonello e il rosario
Il 19 gennaio a
88 anni se n’è andata la signora Giulia Antonello, anche lei di Trivignano (VE). Se n’è andata dopo aver recitato chiaramente
Teresa Barzan e Giulia Antonello
Buoni cristiani si diventa
La quaresima è un tempo di verifica
anno siamo invitati a
O gni
vivere un itinerario spiri-
tuale di quaranta giorni, in preparazione alla passione, morte e
risurrezione di Gesù. Siamo invitati a renderci conto di chi siamo
agli occhi di Dio, che ci ha chiamati alla vita perché diventassimo segno visibile di novità. Ogni
anno lo facciamo per verificare
se cresciamo nella consapevolezza di questa nostra identità. È un
compito da condividere con tutta
la comunità cristiana: sacerdoti,
catechisti, missionari...
Non è una conoscenza teorica, ma un’esperienza di relazioni concrete. L’identità cristiana
passa dalla famiglia e dalla comunità, che generano alla fede.
Gli adulti, con i loro stili di vita, mostrano ai più giovani cosa significa diventare cristiani.
La Quaresima si presenta quindi come percorso di iniziazione
cristiana centrata sulla Parola di
Dio e sulla carità.
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Dio sempre per primo
I vangeli delle cinque domeniche della quaresima suscitano in noi domande importanti:
“cosa implica seguire Gesù?”.
La preghiera iniziale ci rende
più consapevoli di come donare ciò che abbiamo ricevuto da
Dio e dai fratelli. Essere tentati è l’esperienza di chiunque vive confrontandosi con la presenza del male: le scelte egoistiche,
i sogni di grandezza, i compromessi... E la risposta da dare è
sempre una: “Dio per primo e la
sua Parola”.
Il monte è il luogo biblico dove Dio si manifesta, con lo splendore della sua presenza misericordiosa. L’ascolto obbediente
delle sue indicazioni fornisce il
coraggio per ripartire, anche nelle difficoltà. Gesù è la risposta
alla sete d’amore di ogni uomo e
donna. Gesù crea un uomo nuovo, capace di vedere ed esere illuminato.
Il percorso è lungo e progressivo; richiede libertà, coraggio,
sincerità, semplicità, resistenza alle pressioni. Chi è cosciente della propria cecità, passo dopo passo viene condotto a credere in Gesù uomo e profeta, inviato di Dio Padre e, infine, Signore
dell’umanità e del creato.
Il Signore della vita
Gesù è il Signore della vita. Della
vita fa parte anSulle cassettine di
che l’esperienquaresima della
za sconcertandiocesi di Venezia
sono raffigurati una
te della morte.
chiave, un cuore, le
Gesù non inmani e lo slogan: “Diterferisce con
giunare per aprire”…
il decorso nala mente al pensiero
di Cristo, il cuore
turale della viall’amore per Dio
ta. Ma la morte
e i fratelli, le mani
non è un evenalla condivisione
to distruttivo;
generosa
anzi, è l’inizio
di una condizione migliore della precedente. Il disce-
p. AMEDEO GHIZZO, sx
polo nasce a una nuova forma di
vita senza fine: una sorpresa che
Dio fa a chi si fida di Gesù.
Eppure perfino Gesù soffre e
piange, perché la separazione è
sempre dolore. Davanti a Lazzaro che esce dalla tomba, noi crediamo che Gesù ha il potere di
sconfiggere la morte: “Chi crede in me, anche se muore, vivrà
e chiunque vive e crede in me,
non morrà in eterno”.
Ecco come noi possiamo diventare “buoni cristiani” insieme
alle sorelle e ai fratelli, ai giovani e agli anziani. E dobbiamo essere capaci di dimostrarlo nella
vita quotidiana, perché tutti siamo chiamati in missione, anche
in questa quaresima.
■
l’Ave Maria e aver
aspettato il ritorno
del figlio Alessandro, che si era recato a casa per la cena. Voleva salutarlo e ringraziarlo per
l’amorosa assistenza ricevuta, giorno
e notte, in questi
ultimi anni di sofferenza.
Giulia aveva collaborato in
tante feste dei saveriani; ultimamente si prendeva cura, perfino
con una certa gelosia, del capitello della Madonna della Speranza, proprietà della famiglia
Olia. Là ci riuniamo spesso per
la recita del rosario; e la cara
Giulia vi ha partecipato finché
le forze lo hanno permesso. Ora
prega per noi tutti in cielo.
Il fedele Ampelio Bonetto
Il signor Ampelio Bonetto, 88
anni, ci ha lasciato il 20 gennaio. A Ca’ Savio (VE) aveva conosciuto i missionari saveriani tantissimi anni fa, e non ha mai lasciato mancare la sua offerta mensile e la preghiera per le missioni.
Da qualche anno viveva con la figlia Diana a Catene Marghera.
A inizio gennaio Diana mi
aveva informato che il papà
era all’ospedale in cura intensiva. Sono andato subito a trovarlo. Mi ha riconosciuto e si era
illuminato in volto. Sentendo-
Ampelio Bonetto con
i pronipoti Elena e Andrea
si prossimo alla fine aveva già
chiesto e ricevuto il sacramento dell’unzione degli infermi.
Per oltre un’ora abbiamo parlato
delle missioni e della sua famiglia; abbiamo recitato lentamente, ma con grande devozione e
sollievo, il rosario un po’ abbreviato. Era la preghiera che più
gli piaceva.
Riportato nella sua stanzetta,
fissava costantemente il Crocefisso appeso alla parete di fronte
al letto. L’ultima sera, suo genero Paolo mi aveva detto che Ampelio sembrava un po’ assente.
Ho iniziato sottovoce la preghiera: “Gesù, Giuseppe e Maria…”.
Ampelio mi aveva sorpreso dicendo con voce ferma: “Avanti,
avanti!”. Ormai aspettava solo
l’incontro con il Signore.
La fede vissuta e il bene compiuto sono l’eredità più preziosa
che papà Ampelio lascia a Diana
e Paolo, ai nipoti e pronipoti Elena
e Andrea, e a quanti lo hanno conosciuto, compresi i missionari.■
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CONFORTI, MODELLO DI SANTITà
p. GIANCARLO LAZZARINI, sx
Quest’anno per noi saveriani è un anno speciale, perché il nostro
fondatore mons. Conforti sta per essere dichiarato “santo”. Con gioia e riconoscenza al Signore ci prepariamo a celebrare questo importante evento, che ci coinvolge e ci impegna a essere fedeli alla vocazione che abbiamo ricevuto e che il fondatore definiva “la più nobile
e santa”, perché ci orienta al primo annuncio del vangelo ai non cristiani e ai più poveri.
In questo periodo non facile per la chiesa in Italia e in Europa, c’è la
tentazione di guardare soprattutto ai problemi interni: il clero diminuisce e invecchia, le chiese si svuotano, i giovani si allontanano dalla pratica religiosa...
Mons. Conforti ricorda che l’impegno per l’evangelizzazione fino
ai confini del mondo rinvigorisce la fede dei nostri cristiani, dando loro nuovo slancio. Già accogliere tanti fratelli di altre culture, razze e
religioni che vengono tra noi, è un modo per riscoprire l’impegno di
mostrare e annunciare loro la nostra fede.
Scrivendo al cardinale Ledòchowski, mons. Conforti dichiarava la
sua intenzione di spendere tutto se stesso e i suoi beni per l’opera che
stava per intraprendere. Negli anni del dopoguerra, molti seminaristi lasciavano il seminario diocesano per entrare negli istituti missionari. Si diceva che i vescovi lasciassero partire i loro seminaristi, convinti che per ogni seminarista donato alle missioni, altri li avrebbero
sostituiti nei seminari.
Il nostro santo fondatore si presenta perciò come modello di pastore che non ha pensato solo al suo gregge, ma si è sentito responsabile dell’evangelizzazione del mondo intero. Vi invitiamo a ringraziare
insieme con noi il Signore, per il dono che la chiesa ci sta facendo, riconoscendo la santità di colui che, ancora oggi, anima e orienta i suoi
figli missionari.
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