ELLI
Questo, ecco,
proprio questo era ciò
che lui aveva sognato tanto spesso
e che aveva sempre desiderato
da quando era caduto in preda
alla sua passione: una storia che
non dovesse mai avere fine.
Il libro di tutti i libri.
Doveva avere quel libro,
a ogni costo!
Michael Ende
La storia infinita
134
quando la storia è davvero infinita
P
robabilmente a Bastian,
il giovane protagonista
de La Storia Infinita di
Ende, La principessa sposa
avrebbe fatto davvero gola, al
punto che avrebbe finito col rubarne una copia per leggersela
al sicuro e in solitudine nella
soffitta della scuola. Perché si
dà il caso che questo “libretto”
di così difficile classificazione
racconti davvero una storia che
potrebbe non avere mai fine. E
non solo perché non ha un vero
e proprio finale, lasciato volutamente aperto all’immaginazione del lettore; ma perché, grazie a un’ingegnosa e divertente
finzione biografica,
l’autore crea una
sorta di gioco di scatole cinesi per cui
la storia principale
viene letta da un
meta-narratore, che
la arricchisce con i
suoi interventi creandone una ancora
più preziosa e ampia, che a sua volta
viene letta da chi
ha in mano il libro. E
quest’ultimo lettore,
proprio come sto facendo io ora, probabilmente racconterà
a un altro lettore/
ascoltatore di aver
letto questo libro in
cui un personaggio
rileggeva una storia,
e così via.
William Goldman
ha la penna magica,
come sceneggiatore (Tutti gli
uomini del Presidente, Butch
Cassidy, Il maratoneta, solo per
citarne alcuni) e come scrittore, ma con La principessa
sposa, divenuto anch’esso poi
sceneggiatura per la versione
cinematografica, ha dato vita a
un libro talmente ricco e sfaccettato da sfuggire a qualsiasi
definizione.
Impersonando se stesso,
Goldman inventa di dover ridurre il libro che gli lesse suo
padre da bambino, cambiando il corso della sua vita: “La
principessa sposa. Una storia
classica di Vero Amore e Grande Avventura” di un certo S.
Morgenstern. A spingerlo è la
scoperta che il padre in realtà
gliene aveva offerto una sua
personale versione romantica
e avvincente, rivedendo, accorciando e abbellendo il libro
di Morgenstern, a quanto pare
invece interessato – e prolissamente – a elaborare una satira
tagliente sulla storia del suo
paese, Florin, e sul declino della monarchia.
In questo modo, Goldman
dà vita a un libro che in realtà sembra contenere più di
una storia, una dentro l’altra.
Forse, uno dei modi per raccontarle tutte potrebbe essere
scoprire ogni gradino della sua
scala speciale, che consente
in realtà di fermarsi al piano
che si preferisce, ignorando
bellamente gli altri, ma che, se
percorsa sino in cima, mostrerà
tutta la ricchezza, la capacità
comunicativa, l’intrinseca portata innovativa del lavoro di
Goldman.
Primo livello: la fiaba in sé.
È ciò che rimane dell’originario
lavoro di Morgenstern; “le parti belle”, come dice Goldman.
E quel che rimane è molto, moltissimo. Perché in questa fiaba
c’è tutto: “Scherma. Lotta. Tortura. Veleno. Vero amore. Odio.
Vendetta. Giganti. Cacciatori.
Uomini malvagi. Uomini buoni.
Belle dame. Serpenti. Ragni.
Bestie di ogni natura e tipo. Dolore. Morte. Uomini coraggiosi.
Uomini codardi. Uomini più forti. Inseguimenti. Fughe. Menzogne. Passione. Miracoli.” E poi
ci sono luoghi incredibili, come
lo Zoo della Morte, il Dirupo
della Follia, la Palude di Fuoco,
la Baia dell’Anguilla Gigante. E,
soprattutto, ci sono personaggi
indimenticabili: Buttercup, la
sposa (“La donna che ne era
emersa era un tantino più magra, molto più saggia, enormemente più triste. Aveva diciotto
anni. Era la donna più bella di
tutto il secolo. Non sembrava importarle”), il suo grande amore Westley, il garzone
(“Ai tuoi ordini” probabilmente sarà ricordata da chiunque
abbia letto il libro di Morgenstern come una tra le frasi più
Secondo livello: la fiaba-nonfiaba. Ci si potrebbe accontentare del puro divertimento e
delle emozioni regalate dalla
“semplice” fiaba di Morgenstern. Ma sarebbe davvero un
peccato decidere di non cogliere l’ironia di certi passaggi che
la trasformano in una spassosa
e brillante parodia dei romanzi
d’avventura e fantastici. Varrebbe la pena accorgersi, per
riderne grassamente, di quanto
Buttercup, se pur impareggiabile in bellezza, sia piuttosto rozza e decisamente poco sveglia;
come cogliere le mille battute
Letteratura
di VALENTINA COLUCC
rincorrono in una fiaba avvincente, romantica, emozionante.
135
La Principessa Sposa
romantiche della letteratura), Inigo Montoya, lo spadaccino (“Hola. Mi nombre
es Inigo Montoya. Tu hai
ucciso mio padre, preparati
a morire!”), Fezzik, il gigante innamorato delle rime
(“Tegola, tegola, tornare alla
partenza è la regola”), Vizzini, l’infido siciliano gobbo
(“Inconcepibile!”), e ancora
l’albino del sussurro, Max
dei Miracoli e sua moglie (“Il
vero amore è la cosa migliore del mondo, dopo le pasticche
per la tosse. Lo sanno tutti.”), i
perfidi Principe Humperdinck
con la sua mania per la caccia
e il Conte Rugen con la sua particolare deformità.
Amore e avventura si
sarcastiche sparse in tutto il
testo, che compaiono quando
meno ce lo si aspetterebbe;
per non parlare delle situazioni
farsesche, delle esilaranti classifiche sulla donna più bella del
mondo o sul bacio più intenso, o
ancora delle spiazzanti precisazioni sul “veniva prima” e “veniva dopo”.
The Vampire Diaries
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Terzo livello: la meta-narrazione. Questa è indubbiamente
la parte più originale e coinvolgente; grazie alla prefazione e
ai continui interventi di Goldman, che precisano quanto abbia tagliato in un capitolo e perché e che ricordano come aveva
vissuto quei passaggi da bambino, mentre suo padre plasmava
la storia appositamente per lui,
si ha l’impressione di vivere la
lettura con il William capace
e professionale del presente e
con il Billy ingenuo e meravigliato del passato, in una piacevole e informale condivisione.
E con loro si scopre anche,
mano a mano che si evidenziano i cambiamenti apportati
alla storia dal padre, la figura
romantica e attenta di questo
personaggio, che assume contorni bellissimi velati di nostalgia.
Quarto livello: la morale della fiaba. Questo è il passo successivo dell’ironia approntata
alla fiaba, i suoi senso e scopo
più profondi: nella realtà – e
anche in questa fiaba che ce
lo insegna – la vita non è giusta. Non sempre i buoni vincono, non sempre l’amore ha
un senso (il perfetto Westley
e la sciocchina Buttercup sono
davvero male assortiti), non
sempre chi ha valore ha successo, non sempre chi ha bisogno
di affetto è accolto dagli altri.
I personaggi di Morgenstern,
al di là della caratterizzazione
fiabesca in primis e caricaturale poi, hanno un’umanità che
commuove (soprattutto Fezzik e
Inigo, che in più punti sembrano richiamare i personaggi de Il
Mago di Oz, che desiderano ciò
che già hanno e non credono di
possedere) e coinvolge (difficile
non parteggiare per l’amore tra
Westley e Buttercup), e le loro
sconfitte pesano sul lettore e
insegnano ad accettare che “la
vita non è giusta”. Non come
una demoralizzante rassegnazione, ma come una sorta di
liberazione ricevuta dall’accettazione dell’imperfezione!
Quinto livello: inno alla lettura. Tutto il libro di Goldman, che
ha inizio dall’amore per un libro, è una sentita dichiarazione
d’amore alla lettura. E Goldman
ha proprio confezionato un’opera capace di raggiungere e piacere a tutti, che sembra gridare:
“Leggetemi! E poi leggete, leggete, leggete”. Come biasimare
Bastian, dunque?
Letteratura
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