Il revient
à ma mémoire…
Poesia e chanson in Francia
tra Ottocento e Novecento
Rimbaud, Prévert/Kosma, Piaf/Monnot,
Fort, Rivgauche/Cabra, Trenet/Chauliac,
Aragon, Apollinaire, Hugo, Gainsbourg,
Dimey/Salvador, Beart, Baudelaire,
Barbara, De Lamartine, Éluard, Wood
ROCCA CALASCIO
Sala della Musica
13 AGOSTO 2012 ore 18.45
STAGIONE DEI CONCERTI 2011-2012
OFFICINA
MUSICALE
Maria Sulli
voce
Antoine Mucciante
chitarra
Eugenio Giuliani
voce recitante
Il revient à
Poesia e chanson in Francia
tra Ottocento e Novecento
Le dormeur du val Les feuilles mortes L’hymne à l’amour Sables mouvants La grande ivresse La foule La courbe de tes yeux Le temps perdu Douce France Que reste-t-il de nos amours
Nous dormirons ensemble
Le Pont Mirabeau
La coccinelle
Voyages
Les petits papiers Syracuse Quand tu dors Tristesse de la lune Vere novo Quelqu’un
Les souliers Chanson pour les enfants l’hiver Göttingen
Le papillon
La source tombait du rocher Les mains d’Elsa Liberté Les roses de Picardie (A. Rimbaud)
(Prevert/Kosma)
(Piaf/Monnot)
(J. Prévert)
(P. Fort)
(Rivgauche/Cabra)
(P. Éluard)
(J. Prévert)
(C. Trenet)
(Trenet/ Chauliac)
(L. Aragon)
(Guillaume Apollinaire)
(V. Hugo)
(J. Prévert)
(S. Gainsbourg)
(Dimey/H.Salvador)
(G. Beart)
(C. Baudelaire)
(V. Hugo)
(J. Prévert)
(G. Beart)
(J. Prévert)
(Barbara)
(A. De Lamartine)
(V. Hugo)
(L. Aragon)
(P. Éluard)
(Haydn Wood)
ma mémoire…
Maria Sulli
Ha iniziato a cantare nel coro di Echirolles (Francia). Ha studiato canto e solfeggio presso il conservatorio Jean Wiener di Echirolles. Si esibisce in diversi repertori: opera, musica classica e sacra, «chanson française».
In quest’ultimo repertorio è anche autrice, compositrice, interprete.
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Antoine Mucciante
Dopo aver suonato con gruppi di musica rock e blues, si è dedicato alla musica
new country con accenti country rock.
Attualmente suona con i “Freigthliner Hot Country” e con i “Tomahawk”, due dei
più importanti complessi del sud est della Francia.
A Grenoble si esibisce accompagnando la voce nel repertorio popolare.
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Eugenio Giuliani
9, boulevard Eugène Arnaud, 38200 Vienne - Tel : 04 74 85 88 92 - Port : 06 64 34
17 79 - email : [email protected] - Comédien, né le 11 juin 1960
TELEVISION
2003: « la main, l’esprit, le cœur »; Série: le compagnon; Coproduction France 3 –
Light production; Réalisateur: Pierre Lary
2004: Fabien Cosma; France 3 production Lyon; Réalisation: Jean-Pierre Vergne
CAFE-THEATRE
2008 «Je daibute , alors, fête pas ch…»; De Eugenio Giulian; Mise en scène Eugenio Giuliani
2009 «J’critique pas, mais quand même!»; De Eugenio Giuliani; Mise en scène Eugenio Giuliani; Festival de l’humour de Vienne en Mars 2010
THEATRE
1997 à 2012 De multiples pièces: Feydeau (Les Fiancés de Loches, Chat en poche…) - Maupassant (L’Héritage) - Foissy, Tardieu, Pouchkine - Labiche (Un chapeau de paille d’Italie) - Molière (Le Médecin malgré lui) - etc...
L’ADDORMENTATO NELLA VALLE
Arthur Rimbaud, 1854-1891
È una gola di verzura dove il fiume canta
impigliando follemente alle erbe stracci
d’argento: dove il sole, dalla fiera
montagna
risplende: è una piccola valle che
spumeggia di raggi.
Un giovane soldato, bocca aperta, testa
nuda,
e la nuca bagnata nel fresco crescione
azzurro,
dorme; è disteso nell’erba, sotto la
nuvola,
pallido nel suo verde letto dove piove la
luce.
I piedi tra i gladioli, dorme. Sorridente
come
sorriderebbe un bimbo malato, fa un
sonno.
O natura, cullato tiepidamente: ha freddo.
I profumi non fanno più fremere la sua
narice;
Dorme nel sole, la mano sul suo petto
tranquillo. Ha due rosse ferite sul fianco
destro.
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Le foglie morte
Jacques Prevert, Musica da Joseph Kosma,
1945, Traduzione e cura di M. Cucchi
Oh, vorrei tanto che anche tu ricordassi
i giorni felici del nostro amore
Com’era più bella la vita
E com’era più bruciante il sole
Le foglie morte cadono a mucchi...
Vedi: non ho dimenticato
Le foglie morte cadono a mucchi
come i ricordi, e i rimpianti
e il vento del nord porta via tutto
nella più fredda notte che dimentica
Vedi: non ho dimenticato
la canzone che mi cantavi È una canzone che ci somiglia
Tu che mi amavi
e io ti amavo
E vivevamo, noi due, insieme
tu che mi amavi
io che ti amavo
Ma la vita separa chi si ama
piano piano
senza nessun rumore
e il mare cancella sulla sabbia
i passi degli amanti divisi
Le foglie morte cadono a mucchi
e come loro i ricordi, i rimpianti
Ma il mio fedele e silenzioso amore
sorride ancora, dice grazie alla vita
Ti amavo tanto, eri così bella
Come potrei dimenticarti
Com’era più bella la vita
e com’era più bruciante il sole
Eri la mia più dolce amica...
Ma non ho ormai che rimpianti
E la canzone che tu cantavi
la sentirò per sempre È una canzone che ci somiglia Tu che mi amavi
e io ti amavo
E vivevamo, noi due, insieme
tu che mi amavi
io che ti amavo
Ma la vita separa chi si ama
piano piano
senza nessun rumore
e il mare cancella sulla sabbia
i passi degli amanti divisi
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Inno All’Amore
Testo di Edith Piaf. Musica di Marguerite
Monnot (1949)
Il cielo blu su noi può crollare
E la terra può sprofondare bene.
Mi importa poco se mi ami
Me ne frego del mondo intero
Purché l’amore innondera le mie mattine
Purché il mio corpo rabbrividirà sotto le
tue mani
Mi importano poco i problemi
Il mio amore, poiché mi ami
Andrei fino alla fine del mondo
Mi farei tingere in bionda
Se me lo chiedessi
Andrei a sganciare la luna
Andrei a rubare la fortuna
Se me lo chiedessi
Rinnegherei la mia patria
Rinnegherei i miei amici
Se me lo chiedessi
Si può ridere bene di me
Farei qualsiasi cosa
Se me lo chiedessi
Se un giorno la vita te strappa da me
Se muori, che sia lontano da me
Mi importo poco se mi ami
Perché io morrei anche
Avremo per noi l’eternità
Nel blu di tutta l’immensità.
Nel cielo, non ci sono più problemi
Il mio amore, credi che si amiamo?
Dio riunisce quelli che si amano!
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Sabbie mobili
Jacques Prévert (1900-1977)
Dèmoni e meraviglie
Venti e maree
Lontano già si è ritirato il mare
E tu
Come alga dolcemente accarezzata dal
vento
Nella sabbia del tuo letto ti agiti
sognando
Dèmoni e meraviglie
Venti e maree
Lontano già si è ritirato il mare
Ma nei tuoi occhi socchiusi
Due piccole onde sono rimaste
Dèmoni e meraviglie
Venti e maree
Due piccole onde per annegarmi.
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Ebbrezza
Paul Fort (1872-1960
Nelle notti blu d’estate in cui cantano le
cicale, Dio versa
sulla Francia una coppa di stelle. Il vento
porta al mio labbro
un gusto del cielo d’estate! Voglio bere
lo spazio di fresco argentato.
L’aria della sera è per me il bordo della
coppa fredda
dove, gli occhi semichiusi e la bocca
avida, bevo come il succo
spremuto di una melagrana, la
freschezza stellata
che si diffonde dalle nuvole.
Sdraiato su un prato la cui erba è ancora
calda
per essersi deliziata al soffio del giorno,
oh! come vuoterei,
questa sera, con amore, la coppa
immensa e blu in cui vibra il
firmamento.
Sono Bacco o Pan? Mi inebrio di spazio
e calmo
la mia febbre alla freschezza delle notti.
La bocca aperta al cielo dove palpitano
gli astri,
che il cielo scorra in me! Che io mi fonda
in lui!
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La folla
Testo di Michel Rivgauche
Musica di Angel Cabra
Rivedo la città in festa e in delirio
Soffocante sotto il sole e di gioia.
E sento nella musica le grida, le risate
Che scoppiano e rimbalzano intorno a me
E perduta tra la gente che me spinge
Stordita, confusa, resto qua.
Quando improvvisamente, mi giro, lui
indietreggia
E la folla mi getta tra le sue braccia
La curva dei tuoi occhi
Paul Éluard (1895-1952)
Portati dalla folla che ci trascina
Ci porta via
Schiacciati l’uno contro l’altro
Non formiamo più che un solo corpo
La curva dei tuoi occhi gira intorno al
mio cuore
un girotondo di danza e di dolcezza,
aureola di tempi,culla notturna e sicura
e se non so più quello che ho vissuto
è perchè non sempre i tuoi occhi mi
hanno visto.
Foglie di luce e spuma di rugiada
canne del vento,risa profumate,
ali che coprono il mondo di luce,
navi cariche di cielo e di mare,
cacciatori di suoni e fonti di colori,
Ed il flusso senza sforzo
Ci spinge, incatenati l’uno all’altro
E ci lascia tutti e due
Raggianti, rallegrati e felici
Portati via dalla folla che si lancia
E che danza
Una folle farandola
Le nostre due mani rimangono unite
Ed a volte sollevati
I nostri due corpi abbracciati si innalzano
E ricadono tutti e due
Raggianti, rallegrati e felici
E la gioia schizzata dal suo sorriso
Mi trapassa e fluisce in fondo a me.
Ma improvvisamente lancio un grido tra
le risate
Quando la folla me lo strappa dalle
braccia
Portati dalla folla che ci trascina
Ci porta via
Ci allontana l’uno dall’altro.
Combatto e lotto
Ma il suono della sua voce
È soffocato dalle risate degli altri.
E grido di dolore, di furore e di rabbia
E piango
Portati via dalla folla che si lancia
E che danza
Una folle farandola
Sono portata lontano
E stringo i miei pugni
Maledicendo la folla che mi ruba
L’uomo che mi aveva dato
E che non ho mai ritrovato
profumi schiusi da una cova di aurore
sempre posata sulla paglia degli astri,
come il giorno vive di innocenza,
così il mondo vive dei tuoi occhi puri
e tutto il mio sangue scorre in quegli
sguardi
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Douce France
Testo e musica di Charles Trenet
Il revient à ma mémoire
Des souvenirs familiers
Je revois ma blouse noire
Lorsque j’étais écolier
Sur le chemin de l’école
Je chantais à pleine voix
Des romances sans paroles
Vieilles chansons d’autrefois
Douce France
Cher pays de mon enfance
Bercée de tendre insouciance
Je t’ai gardée dans mon cœur!
Mon village au clocher aux maisons
sages
Où les enfants de mon âge
Ont partagé mon bonheur
Oui je t’aime
Et je te donne ce poème
Oui je t’aime
Dans la joie ou la douleur
Douce France
Cher pays de mon enfance
Bercée de tendre insouciance
Je t’ai gardée dans mon cœur
J’ai connu des paysages
Et des soleils merveilleux
Au cours de lointains voyages
Tout là-bas sous d’autres cieux
Mais combien je leur préfère
Mon ciel bleu mon horizon
Ma grande route et ma rivière
Ma prairie et ma maison
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Cosa resta dei nostri amori
Testo di Charles Trenet.
Musica di Léo Chauliac (1942)
Stasera il vento che bussa alla mia porta
mi parla degli amori morti, davanti
al fuoco che si spegne.
Stasera è una canzone d’autunno nella
casa che rabbrividisce, e io penso ai
giorni lontani.
Che cosa resta dei nostri amori? che cosa
resta di quei bei giorni? Una foto, una
vecchia foto della mia giovinezza.
Che cosa resta dei dolci messaggi, dei mesi
di Aprile, degli appuntamenti? Un
ricordo che mi tormenta senza sosta.
Felicità leggera, capelli al vento, baci
rubati, sogni in crescendo: che cosa
resta di tutto questo, ditemelo.
Un piccolo villaggio, un vecchio
campanile, un paesaggio nascosto;
e in una nuvola un viso caro del mio
passato.
Le parole, le parole dolci che si
sussurrano, le carezze più pure, i
rami al fondo dei boschi, i fiori che si
ritrovano in un libro, il cui profumo
ancora inebria, se ne sono andati
perché?
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Nous dormirons ensemble
Louis Aragon (1897-1982)
Que ce soit dimanche ou lundi
Soir ou matin minuit midi
Dans l’enfer ou le paradis
Les amours aux amours ressemblent
C’était hier que je t’ai dit
Nous dormirons ensemble
C’était hier et c’est demain
Je n’ai plus que toi de chemin
J’ai mis mon cœur entre tes mains
Avec le tien comme il va l’amble
Tout ce qu’il a de temps humain
Nous dormirons ensemble
Mon amour ce qui fut sera
Le ciel est sur nous comme un drap
J’ai refermé sur toi mes bras
Et tant je t’aime que j’en tremble
Aussi longtemps que tu voudras
Nous dormirons ensemble
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Il Ponte Mirabeau
Guillaume Apollinaire (1880-1918)
Sotto il ponte Mirabeau scorre la Senna
E i nostri amori
Tocca che me lo rammenti
La gioia sempre veniva dopo la pena
Venga la notte suoni l’ora
I giorni vanno qui m’è dimora
Le mani nelle mani restiamo faccia a
faccia
Mentre giu
Dal ponte delle nostre braccia passa
D’eterni sguardi l’onda così spossata
Venga la notte suoni l’ora
I giorni vanno qui m’è dimora
L’amore se ne va come quest’acqua
corrente
L’amore se ne va
Come la vita è lenta
E come la Speranza è violenta
Venga la notte suoni l’ora
I giorni vanno qui m’è dimora
Passano i giorni e passano le settimane
Nulla del tempo passato
Nulla degli amori riviene
Sotto il ponte Mirabeau scorre la Senna
Venga la notte suoni l’ora
I giorni vanno qui m’è dimora
La coccinelle
Victor Hugo (1802-1885)
Les Petits Papiers
Testo e musica di Serge Gainsbourg (1965)
Elle me dit: «Quelque chose
Me tourmente.» Et j’aperçus
Son cou de neige, et dessus,
Un petit insecte rose.
J’aurais dû, -- mais, sage ou fou,
A seize ans, on est farouche, -Voir le baiser sur sa bouche
Plus que l’insecte à son cou.
On eût dit un coquillage;
Dos rose et taché de noir.
Les fauvettes pour nous voir
Se penchaient dans le feuillage.
Sa bouche fraîche était là;
Je me courbai sur la belle,
Et je pris la coccinelle;
Mais le baiser s’envola.
«Fils, apprends comme on me nomme»,
Dit l’insecte du ciel bleu,
«Les bêtes sont au bon Dieu;
Mais la bêtise est à l’homme.»
Laissez passer
Les p’tits papiers
A l’occasion
Papier chiffon
Puissent-ils un soir
Papier buvard
Vous consoler
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Voyages
Jacques Prévert
Moi aussi
Comme les peintres
J’ai mes modèles
Un jour
Et c’est déjà hier
Sur la plate-forme de l’autobus
Je regardais les femmes
Qui descendaient la rue d’Amsterdam
Soudain à travers la vitre du bus
J’en découvris une
Que je n’avais pas vue monter
Assise et seule elle semblait sourire
A l’instant même elle me plut
énormément
Mais au même instant
Je m’aperçus que c’était la mienne
J’étais content.
Laissez brûler
Les p’tits papiers
Papier de riz
Ou d’Arménie
Qu’un soir ils puissent
Papier maïs
Vous réchauffer
Un peu d’amour
Papier velours
Et d’esthétique
Papier musique
C’est du chagrin
Papier dessin
Avant longtemps
Laissez glisser
Papier glacé
Les sentiments
Papier collant
Ça impressionne
Papier carbone
Mais c’est du vent
Machin Machine
Papier machine
Faut pas s’leurrer
Papier doré
Celui qu’y touche
Papier tue-mouches
Est moitié fou
C’est pas brillant
Papier d’argent
C’est pas donné
Papier-monnaie
Ou l’on en meurt
Papier à fleurs
Ou l’on s’en fout
Laissez parler
Les p’tits papiers
A l’occasion
Papier chiffon
Puissent-ils un soir
Papier buvard
Vous réchauffer
Laissez brûler
Les p’tits papiers
Papier de riz
Ou d’Arménie
Qu’un soir ils puissent
Papier maïs
Vous réchauffer
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Syracuse
Testo di Bernard Dimey.
Musica di Henri Salvador
J’aimerais tant voir Syracuse
L’île de Pâques et Kairouan
Et les grands oiseaux qui s’amusent
A glisser l’aile sous le vent.
Voir les jardins de Babylone
Et le palais du grand Lama
Rêver des amants de Vérone
Au sommet du Fuji-Yama.
Voir le pays du matin calme
Aller pêcher au cormoran
Et m’enivrer de vin de palme
En écoutant chanter le vent.
Avant que ma jeunesse s’use
Et que mes printemps soient partis
J’aimerais tant voir Syracuse
Pour m’en souvenir à Paris
Dans la neige y avait des souliers, deux
souliers,
dans la neige, qui étaient oubliés.
Passe un homme qui marche à grands
pas, à grands pas,
passe un homme qui ne les voit pas.
Le deuxième dans la nuit glacée,
le deuxième glisse, il est pressé.
Le troisième met le pied dessus,
le troisième n’a rien aperçu.
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Quando (Tu) dormi
Jacques Prévert
Tu di notte dormi
e io invece ho l’insonnia
io ti vedo dormire
questo mi fa soffrire
Hai gli occhi chiusi il lungo corpo disteso
E’ buffo ma tutto questo mi fa piangere
poi d’improvviso eccoti sorridere
ridi di gusto mentre dormi
ma dove sei in quel momento
per dove sei partito mi domando
magari con un’altra donna
molto lontano e in un altro paese
per ridere di me insieme a lei
Tu di notte dormi
e io invece ho l’insonnia
io ti vedo dormire
questo mi fa soffrire
Quando tu dormi non so se mi ami
sei qui con me eppure sei distante
io tutta nuda mi sto aggrappando a te
ma è come se io fossi lontana
eppure sento il tuo cuore che batte
ma non so se batte per me
non so più niente non ne so più niente
vorrei che il tuo cuore non battesse più
se un giorno tu non dovessi più amarmi
Tu di notte dormi
e io invece ho l’insonnia
io ti vedo dormire
questo mi fa soffrire
Tutte le notti io piango tutta la notte
e tu sogni e tu sorridi
ma tutto ciò non può durare
certo una notte io ti ucciderò
e i tuoi sogni allora finiranno
e poiché anch’io mi ucciderò
anche la mia insonnia potrà avere fine
e i nostri due cadaveri di nuovo assieme
dormiranno nel letto nuziale
Tu di notte sogni
e io invece ho l’insonnia
io ti vedo sognare
e questo mi fa piangere
Ecco il giorno e subito ti svegli
e proprio a me sorridi
sorridi con il sole
e io non penso più alla notte
dici quelle parole sempre quelle
«Hai passato una buona notte»
e io come sempre rispondo
«Sì mio caro ho dormito bene
e ti ho sognato come ogni notte
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Tristezza della luna
Charles Baudelaire (1821-1867)
Da: «I fiori del male»
Questa sera la luna sogna più
languidamente; come una
bella donna che su tanti cuscini con
mano distratta e leggera
prima d’addormirsi carezza il contorno
dei seni,
e sul dorso lucido di molli valanghe
morente, si abbandona
a lunghi smarrimenti, girando gli occhi
sulle visioni
bianche che salgono nell’azzurro come
fiori in boccio.
Quando, nel suo languore ozioso, ella
lascia cadere su questa
terra una lagrima furtiva, un pio poeta,
odiatore del sonno,
accoglie nel cavo della mano questa
pallida lagrima
dai riflessi iridati come un frammento
d’opale, e la nasconde
nel suo cuore agli sguardi del sole
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Vere Novo
Victor Hugo
Comme le matin rit sur les roses en
pleurs!
Oh! les charmants petits amoureux
qu’ont les fleurs!
Ce n’est dans les jasmins, ce n’est dans
les pervenches
Qu’un éblouissement de folles ailes
blanches
Qui vont, viennent, s’en vont, reviennent,
se fermant,
Se rouvrant, dans un vaste et doux
frémissement.
O printemps! quand on songe à toutes
les missives
Qui des amants rêveurs vont aux belles
pensives,
A ces coeurs confiés au papier, à ce tas
De lettres que le feutre écrit au taffetas,
Au message d’amour, d’ivresse et de
délire
Qu’on reçoit en avril et qu’en mai l’on
déchire,
On croit voir s’envoler, au gré du vent
joyeux,
Dans les prés, dans les bois, sur les eaux,
dans les cieux,
Et rôder en tous lieux, cherchant partout
une âme,
Et courir à la fleur en sortant de la
femme,
Les petits morceaux blancs, chassés en
tourbillons
De tous les billets doux, devenus
papillons.
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Quelqu’un
Jacques Prévert Un homme sort de chez lui
C’est très tôt le matin
C’est un homme qui est triste
Cela se voit à sa figure
Soudain dans une boîte à ordures
Il voit un vieux Bottin Mondain
Quand on est triste on passe le temps
Et l’homme prend le Bottin
Le secoue un peu et le feuillette
machinalement
Les choses sont comme elles sont
Cet homme si triste est triste parce qu’il
s’appelle Ducon
Et il feuillette, et il continue à feuilleter
Et il s’arrête à la page des « D »
Et il regarde à la colonne des « D- U »
du…
Et son regard d’homme triste devient
plus gai plus clair…
Personne
Vraiment personne ne porte le même
nom
Je suis le seul Ducon
Dit-il entre ses dents
Et il jette le livre, s’époussette les mains
Et poursuit fièrement son petit
bonhomme de Chemin.
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Les souliers
Testo e musica di Guy Beart
Dans la neige y avait deux souliers,
dans la neige, qui étaient oubliés.
Une femme qui regarde mieux, -garde
mieux,
une femme ne croit pas ses yeux.
Le prochain dit: «Ils sont trop petits».
Le prochain trop vite est reparti.
Combien d’hommes qui passent sans
voir?
Combien d’hommes qui n’ont pas
d’espoir?
Quelle chance, je suis arrivé!
Quelle chance, je les ai trouvés!
J’ai couru nu-pieds tant de chemins,
j’ai couru, je les prends dans ma main.
Je les chauffe, ils sont encore froids,
je les chauffe en les gardant sur moi.
O miracle, les petits souliers,
ô miracle, sont juste à mon pied!
Dans la neige ils m’étaient promis,
dans la neige je cherche une amie.
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Avec une pipe en bois,
Un grand bonhomme de neige
Poursuivi par le froid.
Il arrive au village.
Voyant de la lumière
Le voilà rassuré.
Dans une petite maison
Il entre sans frapper ;
Et pour se réchauffer,
S’assoit sur le poêle rouge,
Et d’un coup disparaît.
Ne laissant que sa pipe
Au milieu d’une flaque d’eau,
Ne laissant que sa pipe,
Et puis son vieux chapeau.
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GÖTTINGEN
Testo e musica di Barbara (1965) - Versione
italiana di Riccardo Venturi (2004)
Ma certo, non è la Senna,
non è il Bois de Vincennes,
però è bello lo stesso
A Göttingen, a Göttingen.
Niente “quais”, niente canzonette
lagnose una dietro all’altra
ma l’amore fiorisce lo stesso
A Göttingen, a Göttingen.
La san meglio di noi, penso,
la storia dei nostri re di Francia
Hermann, Peter, Helga e Hans
A Göttingen.
Che nessuno s’offenda,
ma i racconti della nostra infanzia,
il “c’era una volta” comincia
A Göttingen.
Chanson pour les enfants l’hiver
Jacques Prévert
Ma certo, noi abbiamo la Senna
e il nostro Bois de Vincennes,
ma, Dio, come son belle le rose
A Göttingen, a Göttingen.
Dans la nuit de l’hiver
Galope un grand homme blanc
C’est un bonhomme de neige
Noi abbiamo i nostri mattini lividi
e l’anima grigia di Verlaine,
loro, son la malinconia stessa
A Göttingen, a Göttingen.
Lui dit : - Que me veux-tu, pleureuse ?
Quando non sanno dirci niente
rimangono lì a sorriderci
ma noi li capiamo lo stesso
i bambini biondi di Göttingen.
Je suis la tempête et l’effroi ;
Je finis où le ciel commence.
Est-ce que j’ai besoin de toi,
Petite, moi qui suis l’immense ? -
Tanto peggio per chi si stupisce
ed agli altri chiedo scusa,
ma i bambini sono gli stessi
a Parigi o a Göttingen.
La source dit au gouffre amer :
- je te donne, sans bruit ni gloire,
Ce qui te manque, ô vaste mer !
Une goutte d’eau qu’on peut boire.
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E fate che mai ritorni
il tempo del sangue e dell’odio
perché ci son persone che amo
A Göttingen, a Göttingen.
E se suonasse l’allarme,
se occorresse riprender le armi
il mio cuore verserebbe una lacrima
per Göttingen, per Göttingen.
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La Farfalla
Alphonse De Lamartine (1790-1869)
Nascere a primavera, morire con le rose,
sulle ali di uno zefiro nuotare nella luce,
cullarsi in grembo ai fiori appena schiusi,
in una brezza pura di profumi e
d’azzurro,
scuotere, ancora giovane, la polvere alle
ali,
volare come un soffio verso la volta
infinita:
ecco della farfalla il destino incantato!
Somiglia al desiderio che non si posa
mai,
che mai si sazia, ogni cosa sfiorando
per poi tornare al cielo,in cerca di
piacere.
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La source tombait du rocher
Victor Hugo 1802-1885
La source tombait du rocher
Goutte à goutte à la mer affreuse.
L’océan, fatal au nocher,
Le mani di Elsa
Louis Aragon 1897-1982
Dammi le tue mani per l’inquietudine
Dammi le tue mani di cui tanto ho
sognato
Di cui tanto ho sognato nella mia
solitudine
Dammi le tue mani perch’io venga
salvato
Quando le prendo nella mia povera
stretta
Di palmo e di paura di turbamento e
fretta
Quando le prendo come neve disfatta
Che mi sfugge dappertutto attraverso
le dita
Potrai mai sapere ciò che mi trapassa
Ciò che mi sconvolge e che m’invade
Potrai mai sapere ciò che mi trafigge
E che ho tradito col mio trasalire
Ciò che in tal modo dice il linguaggio
profondo
Questo muto parlare dei sensi animali
Senza bocca e senz’occhi specchio senza
immagine
Questo fremito d’amore che non dice
parole
Potrai mai sapere ciò che le dita pensano
D’una preda tra esse per un istante
tenuta
Potrai mai sapere ciò che il loro silenzio
Un lampo avrà d’insaputo saputo
Dammi le tue mani ché il mio cuore vi si
conformi
Taccia il mondo per un attimo almeno
Dammi le tue mani ché la mia anima vi
s’addormenti
Ché la mia anima vi s’addormenti per
l’eternità
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Libertà
Paul Éluard (1895-1952) - da «Poésie et
verité»1942, trad. F. Fortini
Su i quaderni di scolaro
Su i miei banchi e gli alberi
Su la sabbia su la neve
Scrivo il tuo nome
Su ogni pagina che ho letto
Su ogni pagina che è bianca
Sasso sangue carta o cenere
Scrivo il tuo nome
Su le immagini dorate
Su le armi dei guerrieri
Su la corona dei re
Scrivo il tuo nome
Su la giungla ed il deserto
Su i nidi su le ginestre
Su la eco dell’infanzia
Scrivo il tuo nome
Su i miracoli notturni
Sul pan bianco dei miei giorni
Le stagioni fidanzate
Scrivo il tuo nome
Su tutti i miei lembi d’azzurro
Su lo stagno sole sfatto
E sul lago luna viva
Scrivo il tuo nome
Su le piane e l’orizzonte
Su le ali degli uccelli
E il mulino delle ombre
Scrivo il tuo nome
Su ogni alito di aurora
Su le onde su le barche
Su la montagna demente
Scrivo il tuo nome
Su la schiuma delle nuvole
Su i sudori d’uragano
Su la pioggia spessa e smorta
Scrivo il tuo nome
Su le forme scintillanti
Le campane dei colori
Su la verità fisica
Scrivo il tuo nome
Su i sentieri risvegliati
Su le strade dispiegate
Su le piazze che dilagano
Scrivo il tuo nome
Sopra il lume che s’accende
Sopra il lume che si spegne
Su le mie case raccolte
Scrivo il tuo nome
Sopra il frutto schiuso in due
Dello specchio e della stanza
Sul mio letto guscio vuoto
Scrivo il tuo nome
Sul mio cane ghiotto e tenero
Su le sue orecchie dritte
Su la sua zampa maldestra
Scrivo il tuo nome
Sul decollo della soglia
Su gli oggetti famigliari
Su la santa ora del fuoco
Scrivo il tuo nome
Su ogni carne consentita
Su la fronte dei tuoi amici
Su ogni mano che si tende
Scrivo il tuo nome
Sopra i vetri di stupore
Su le labbra attente
Tanto più su del silenzio
Scrivo il tuo nome
Sopra i miei rifugi infranti
Sopra i miei fari crollati
Su le mura del mio tedio
Scrivo il tuo nome.
Su l’assenza che non chiede
Su la nuda solitudine
Su i gradini della morte
Scrivo il tuo nome
Sul vigore ritornato
Sul pericolo svanito
Su l’immemore speranza
Scrivo il tuo nome
E in virtù d’una parola
Ricomincio la mia vita
Sono nato per conoscerti
Per chiamarti
Libertà.
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Les roses de Picardie
Testo di E. Weatherly Musica di Haydn
Wood
Dire que cet air
Nous semblait vieillot
Aujourd’hui
Il me semble nouveau
Et puis surtout
C’était toi et moi
Ces deux mots
Ne vieillissent pas
... Souviens-toi
Ça parlait
De la Picardie
Et des roses
Qu’on trouve là-bas
Tous les deux
Amoureux
Nous avons dansé
Sur les roses
De ce temps-là.
Fabiani Stampatori - L’Aquila
Rifugio della Rocca
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