Tzimbar bint
Vento Cimbro
PUBBLICAZIONE INFORMATIVA dell’Associazione Culturale Cimbri del Cansiglio - dicembre 2012 - n.5
Associazione Culturale Cimbri del Cansiglio - Foresta del Cansiglio - Pian Osteria - 32010 Tambre (Belluno) Tel./Fax 0437.472095
c.f. 00912120250 - www.cimbridelcansiglio.it - [email protected] - [email protected]
con il contributo della Regione Veneto
Anno 1928
Boscaioli Cimbri al traino di un’antenna di abete
per albero da nave
Villaggio cimbro di Pian Osteria
Il Presidente - pag. 2
Luugabar büar
Guardiamo avanti
I
stintivamente tendo a guardare indietro, a quello che ho vissuto e a
quanto è stato fatto, immaginando
nello stesso tempo cosa mi può attendere: è un’ abitudine alla fine di ogni
anno. Questo 2012 ha confermato il disagio provocato dalla crisi che il nostro
paese attraversa, economicamente ma
anche moralmente. Per quanto possiamo sapere, anche in base a quanto ci
è stato detto, alle conoscenze storiche
dei cicli economici, questa fase critica iniziata nel 2008, oggi, nel 2012,
avrebbe dovuto già essere stata superata. Al momento, non si intravvedono
spiragli di luce, che possano farci sperare in una soluzione a breve termine.
E noi cerchiamo i segni di speranza
nelle cose che sono intorno a noi; ma
è necessario impegnarsi a fare tutto ciò
che dipende da noi, per essere noi stessi parte attiva: personalmente, tutto il
direttivo e quindi tutta la nostra Associazione.
Credo che questa riflessione sia doverosa per ribadire che nessuna nostra
La foresta del Cansiglio con i villaggi Cimbri
attività, per quanto possa avere finalità
più o meno nobili, sociali, di tutela o
salvaguardia di diritti, o quantaltro, non
può esimersi dal tenerne conto. Infatti,
abbiamo accettato la drastica riduzione
dei contributi alla nostra Associazione,
con la consapevolezza e l’auspicio che
i soldi a noi tolti, siano stati dati laddove vi siano necessità o priorità più
importanti. Questo è un cambiamento,
per noi, importante in quanto limita le
nostre azioni, ma dobbiamo accettarlo.
Il ritardo con cui usciamo quest’anno
con il nostro giornale, è una prova tangibile della difficoltà economica in cui
ci muoviamo, perché non sapevamo
se le ridotte risorse economiche ce lo
avrebbero consentito. In qualche modo
ci siamo riusciti, purtroppo con la certezza che non faremo tutto quanto ci
eravamo prefissati.
Certamente mi sarebbe piaciuto
poter dire, attraverso queste righe, che
la “questione” dei così chiamati “diritti di superficie” dopo anni ed anni di
contatti, riunioni, vari incaricati regionali, comunicati, lettere di proposte,
viaggi in Regione, incontri con studi
notarili…la lista sarebbe infinita…
era risolta , ma invece non ha ancora
approdato a nulla di concreto. Siamo
in prossimità del traguardo? Penso
di si, ma non riusciamo a tagliarlo!!
Perché? La mia opinione, strettamente personale, è semplice ed è una ragione di natura politica: ovvero nella
interpretazione distorta del significato
di questa “parola”, che letteralmente
significa “prendersi cura della città”
mentre nel nostro caso specifico non è
questo lo spirito che anima molti nostri rappresentanti politici. Chi ci governa ed ha la facoltà di far applicare
una legge approvata nel 1999(seppure
non completa) in realtà non dà disposizioni se non di facciata, così se ne
parla, si tratta, ma in realtà non si muove nulla, così eventualmente, non si è
responsabili di nulla. E’ triste constatare questo, ma non trovo altre spiegazioni. Certamente l’amarezza è tanta,
ma continueremo a perseguire l’obbiettivo con la caparbietà riconosciuta
a noi Cimbri. Come ho già detto alla
nostra festa Cimbra- possono tagliarci i fondi- ma non possono tagliarci la
lingua per esprimere quanto riteniamo
ci debba essere riconosciuto. Abbiamo
lavorato in modo univoco per anni per
arrivare dove siamo ora e certamente,
nonostante tutto, guardiamo avanti con
ottimismo, con la certezza di tagliare
prima o dopo l’agognato e sudato traguardo. Tutte le attività che svolgiamo
sono dettate dalla legge 73/1994 a cui
ci dobbiamo strettamente attenererci (art.2-lettera A/B/C/D) e pertanto,
ogni anno dobbiamo presentare dettagliato rendiconto in Regione, sia dal
punto di vista esecutivo che economico. Ho ritenuto doveroso dare questa
informazione a chi non la sapesse, per
precisare che non ci inventiamo nulla
se non approvato dal competente ufficio Regionale. L’approvazione vostra
,Cimbri del Cansiglio è comunque la
più importante e quella a cui facciamo
riferimento, con la certezza da parte nostra, perdonate la superbia, che
sia così. Con grande sforzo abbiamo
mantenuto la quota della tessera come
gli anni scorsi a 10€, per tutti i motivi che, inutile rammentare, purtroppo
ogni giorno viviamo, ma invito tutti
al rinnovo coinvolgendo anche amici
o simpatizzanti. Sperando che anche
quest’anno “Tzimbar bint” sia letto
con interesse e sia gradito ai Cimbri
tutti, approfitto di queste righe, per farvi i migliori auguri a nome di tutto il
Consiglio Direttivo e mio personale.
IL PRESIDENTE
Lino Azzalini
Mappe storiche - pag. 3
‘S gasinanet abe Lèntle bon Vallorch
R
Mappa storica del Villaggio di Vallorch
iportiamo la mappa del villaggio di Vallorch, come si presentava alla metà del 1800,
dalla quale si può rilevare come vi fossero insediati quattro nuclei familiari
principali:
Azzalini Costante
i cui casoni, tettoie e orti
sono indicati con il numero romano I
Azzalini Massimo
i cui casoni, ecc.
sono indicati con il numero romano V
Azzalini Celeste
i cui casoni, ecc.
sono indicati con il numro romano II
Azzalini Virgilio
i cui casoni, ecc.
sono indicati con il numero romano III
Azzalini Nicolò
i cui casoni, ecc.
sono indicati con il numero romano IV
Per l'amministrazione forestale i titolari delle concessioni di faggi, da utilizzare nel lavoro degli "scatoleri", erano
i primi due (Costante e Massimo) e di
essi l'Ispettore Rigoni-Stern diceva:
Azzalini Costante fu Pietro fu Domenico, alla morte del padre (nel 1855)
divenne capo famiglia. Egli è stabilito
nella località Vallorch, già scelta dal
padre, occupa dodici casoni di legno
compresi quelli che servono da cucina,
bottega e deposito ai fratelli (3 maschi
e 5 femmine) ed operai, profitto del terreno attiguo (circa due campi) ad uso
di verziere (orti).
Per sé e per i fratelli riceve annualmente 160 faggi, coi quali fabbrica per
adequati 3000 mazzi di tamisi ed altre
simili merci.
Un mazzo pesa da 13 al 14 libbre
trevigiane (circa 7 kg) e viene pagato
dai negozianti di tamisi e scattole con
48 soldi contati a Ceneda.
Le suddette 160 piante si assegnano nelle località Vallorch, Campo di
Sopra, Col Millifret, Val delle Foglie e
Val del Palazzo.
I fratelli non vivono in buona armonia nè con buona economia: Costante
(il capo famiglia) mantiene condotta
irreprensibile ed è laborioso...
1861, mappa del Villaggio cimbro di Vallorch redatta nel 1861 dall’Ispettore forestale Rigoni-Stern
Anni 1890-1905, villaggio cimbro di Vallorch
Azzalini Massimo fu Tommmaso,
trovandosi senza mestiere per ingiustizia della propria madre (Domenica,
rimasta vedova, aveva ceduto il diritto su 180 faggi al suo operaio Bonato
Cristiano), ottenne nel 1830 il permesso di fabbricare tamisi per conto proprio dall'Ispettore forestale Magoni;
la sua quota consiste in 90 faggi, coi
quali fabbrica 1800 mazzi.
Egli è ammogliato ed ha quattro figli maschi e quattro femmine; domicilia in Vallorch e tiene le officine, dette
barrache, nelle località Val dell'Orso,
Coll'Urlai e Rotte.
Documenti storici - pag. 4
Documenti storici - pag. 5
Dar balt bon Kansilien
Il bosco del Cansiglio
Il nostro Consigliere Innocente Azzalini di Canaie ha recuperato l’articolo che pubblichiamo, che ci presenta il Cansiglio
come era nel 1928. Vi troverete interessanti riferimenti e notizie relative alla storia e alle vicende di cui è stata testimone
nei secoli la nostra grande foresta.
Articolo tratto dalla rivista
mensile “Le vie d’Italia”
1928, firmato G. Zanussi
Al bosco del Cansiglio, come a
tutti i capolavori che sono usciti dal
tormentoso travaglio dell’uomo o dal
fecondo grembo della natura, bisogna
accostarsi lentamente.
Bisogna, da Sacile o da Vittorio Veneto, cominciar a guardar in su, verso la brulla catena di colli e di monti
che si allungano a settentrione, in un
monotono susseguirsi di dorsi e di valli pressochè spoglie di vegetazione; e
poi, prendendo la strada da noi costruita dopo il 1866, internarsi a passo a
passo nella montagna desolata. Sembra di trovarsi dinanzi al più tedioso
paesaggio e di ascendere non a una
meta di letizia, ma di tristezza per gli
occhi ed il cuore. E, all’improvviso, se
ci volgiamo indietro, scopriamo con
meraviglia l’immensa regione veneta
allargarsi sotto di noi, come un magico
quadro; e, proseguiamo nel cammino,
di mano in mano che la strada più sale
e più spazia la vista, ci si rivelano l’un
La foresta incantata
dopo l’altro i primi segni della vicina
foresta: fitte siepi di rododendri e di
avellana si alternano con sereni pascoli e brevi macchie di arbusti, carri
carichi di tronchi secolari ci scendono frequentemente incontro da l’alto,
depositi colossali di legname, presso
i quali ferve il lavoro, si stendono ai
lati, raccolti sotto rustici capannoni,
soprattutto nel posto forestale di Crosetta (m.1123 di altitudine, km 18,5 di
distanza da Vittorio). Qui, mentre la
montagna digrada con dolce pendio,
entriamo nel vivo del bosco; ed è allora che il suo fascino inesprimibile,
la sua tranquillità placida e verde ci si
apre davanti e si rinchiude silenziosamente alle nostre spalle, come il lembo
di un mistero e di un sogno.
Ecco il Cansiglio… Faggi enormi,
che superano i trenta metri, talmente
vicini da nascondere quasi la volta del
cielo, a traverso il quale le loro cime e i
loro rami frondosi, come supplici braccia umane, par si cerchino avidamente;
abeti e larici lunghi e sottili, allineati in
bell’ordine come le colonne di un tempio, sfumanti a piramide nell’azzurro; e
tra questi e quelli, folte macchie, ispidi
cespugli, piccole radure, ove il sole riesce finalmente ad irrompere come un
riso perlaceo di gioia; e, tutto intorno,
un senso profondo, religioso, augusto
di pace, che si diffonde con l’ombra e
si respira con l’aria del bosco.
Ecco, cos’è il Cansiglio. La visione
che se ne riceve è ineffabile; e l’anima,
scrigno profondo di intime gioie che
valgono tutti i gioielli del mondo, la
serba gelosamente per sempre.
È necessario aver percorso la foresta solitaria più volte, come l’ha percorsa chi scrive, per ridir l’impressione
in obliabile che essa suscita;e, al pari
di chi scrive, bisogna talvolta averla
percorsa senza meta, or lasciandosi
guidare dal proprio istinto vagabondo,
or dalla voce di un uccellino che canti
e che chiami. Ma soprattutto bisogna
averla percorsa d’autunno, quando le
foglie morte fanno un tappeto morbido
e molle, sul quale si cammina come sopra un fragile ponte aereo, staccato dal
suolo, e assumono i colori che vanno
dal rosso più acceso al verde più pallido, i colori cari al pennello di un Claudio di Lorena o di un Whistler, oppure
sotto la pioggia, allorché la foresta in-
La piana del Cansiglio
tera è un fremito solo di voci leggere ,
tese e sospese come fili impalpabili a
traverso lo spazio, un unico, immenso
coro di mille e mille labbra invisibili,
nascoste nell’ombra come le ninfe nel
cuore degli alberi enormi.
Ma è tempo di sottrarci al fascino
malioso del bosco e di fornire su di
esso al lettore qualche notizia precisa.
L’altopiano su cui sorge il Cansiglio, che costituisce la propagine meridionale delle Prealpi Carniche ed il
punto d’incontro delle tre provincie
limitrofe di Belluno, Udine e Treviso,
assomiglia al gigantesco cratere di un
vulcano ormai spento.
Ricoperti di fitta vegetazione ne
sono l’orlo esterno, la cui altezza oscilla intorno ai 1300 metri, e il pendio,
che discende abbastanza dolcemente
verso la parte centrale; questa, invece,
che, per rimanere nel nostro paragone,
potrebbe identificarsi con la bocca del
cratere, forma il Pian del Cansiglio,
placida conca di pascoli, situati ad oltre 1000 metri sul livello del mare ed
occupanti un’area di 3 km e mezzo per
2 e mezzo.
Nel complesso, il bosco si estende
sopra una zona di poco meno di 7000
ha.dei quali un sesto tenuti a prato. Il
faggio predomina nella plaga occidentale, il larice e l’abete in quella orientale, specialmente del larice si è tentato, negli ultimi anni, e pare con buoni
risultati, la diffusione artificiale per
mezzo di appositi vivai.
Il diametro del bosco è di 12 km.,il
minore di 7, mentre il perimetro tocca
i 40 km; cifre cospicue, come si vede,
ma che sono lontane dall’avicinarsi ai
Cavallo - Cimon della Palantina - Tremol
dati del passato, allorché lo stesso perimetro si dice raggiungesse le cento
miglia. Tali è difatti l’estensione che
taluni storici attribuirono al bosco,
all’epoca del più antico documento
che ne faccia parola; ed è la donazione
compiuta nel 923 da l’imperatore Berengario in favore di Aimone, vescovo
e conte di Belluno, di certi beni posti
nell’Agordino, nel Friuli ed altrove; tra
i quali,… duas massaritias que pertinent de scudassia de Belluno adiacentes in sub Casillo (Cansiglio) et duas
decimas que sunt in valle Lapacinensi
(Alpago). La denominazione riappare
nelle successive investiture (Ottone
I, 963; Corrado, 1031; Federico Barbarossa, 1161); e in una bolla di papa
Lucio III, che nel 1185 concesse al vescovo Gherardo un privilegio riguardante la sua giurisdizione temporale
e spirituale sul … Castellum de Paucenico (Polcenigo)...... cum Comitatu terminante per montis summitatem
Petracise , et per montis sumitatem
qui dicitur Crux Ferrea, et sumitatem
montis Caballi. Campus Silium inter
eosdem fines; et sylvam cum decimis et
pertinentiis suis.
Invece, sulle carte geografiche il
nome si incontra assai più tardi;è solo
sulla carta del Ducato di Venezia del
barone Zach (1801-1805) che si legge: Bosco del Cansiglio, mentre nelle
carte del secolo precedente (per esempio, in quella riportata dall’Albrizzi
nell’operetta “La patria del Friuli descritta et illustrata colla storia”, edita
nel 1753) esso è indicato con la dicitura di “Bosco di San Marco”. Ma la
denominazione oggi concordemente
Sigillo dell’Imperatore Berengario posto sul diploma del 923
Cippo di confine del pascolo di Valmenera
accolta è, come risulta dai documenti
citati (sub Casillo; Campus Silium), di
origine antichissima. Ed è da ritenersi che derivi da Campus silvae, come
le località Camolli (Campus mollis) e
Campardo (Campus aridus) poste ai
piedi dell’Altopiano.
Comunque sia, il bosco rimase ai
vescovi ed indi alla comunità di Belluno, che ne concessero il dominio
utile a società, regole e vassalli, sino
al 1404, anno nel quale la città si diede ai veneziani e il Cansiglio passò a
far parte dei domini della Serenissima. Non occorre sottolineare l’importanza che esso dovette avere per uno
Stato marinaro qual era la repubblica,
che, per allestire le suo flotte, padrone
quasi incontrastate del Mediterraneo e
dell’Adriatico, aveva già disboscato le
foreste della Dalmazia e dell’Istria. Il
legname tratto dal bosco servì soprattutto per costruire i remi delle galere di
San Marco; e, per impedire i tagli e i
danni di ogni sorta che si commettevano lassù, il Consiglio dei Dieci emanò
le più severe misure e, con ordinanza
del 21 novembre 1548, stabilì che il
legname del Cansiglio fosse riservato
alle costruzioni navali ed incaricò un
apposito capitano della sua custodia,
obbligando le popolazioni dei comuni
Documenti storici - pag. 6
Il trasporto dei tronchi con la piccola ferrovia “Decauville” del
Cansiglio
(a destra) La foresta del Cansiglio (disegno della fine del 1800, di
Luigi Nono) 1) la nuova strada del Cansiglio - 2) Piano di Cansiglio
- 3) Cascine - 4) Il Palazzo - 5) Capanne di scatolai Cimbri
Linea trasporto legname, a scartamento ridotto Decauville nel Piano del Cansiglio (il tratto
da basso le Tramezzere alla fine della piana a sud verso il Bec) di qui partiva una teleferica
per Montaner, Sarmede, Cordignano. Rimase attiva fino alla seconda guerra mondiale.
vicini a prestargli man forte qualora
egli ne facesse richiesta. Da ricordare
ancora una relazione che il podestà di
Belluno, Francesco Soranzo, stese il
23 settembre 1592 al Senato veneziano
circa lo stato del bosco. Esso era allora
considerato…il più bello per remi che
sia in molti e molti luoghi, ma non forse per quella quantità d’arbori di per
ditto servicio che vien predicato.
Durante le ferocie scorrerie turchesche , che infestarono il Veneto, specialmente nel secolo XVI, poiché il
Cansiglio era attraversato anche allora
da una delle due vie di comunicazione
che portavano da Polcenigo a Belluno,
il Maggior Consiglio di quest’ultima
città deliberò, nel 1472, che si dovessero…impedire, serrare et rovinar tutte le strade che conducono nel Friuli;
et il simile si faccia sopra i monti sopra
Serravalle. E analoghi provvedimenti
si adottarono negli anni seguenti, raggiungendo a quanto sembra, lo scopo;
che pare indubitabile che le stragi dei
Turchi non si spingessero mai, almeno
per questa parte, oltre i colli posti immediatamente a settentrione di Sacile,
(Caneva, Sarmede, Fregona ecc.).
Caduta la Serenissima dopo Campoformido, il Cansiglio ne seguì le
sorti, passando successivamente sotto l’Austria, il regno d’Italia, ancora
l’Austria e, finalmente, ancora sotto il
rinnovato e libero impero regno d’Italia, che nel 1871 dichiarò il luogo foresta demaniale e provvide alla sua gelosa tutela, che era stata poco o punto
curata dai governi precedenti.
Per effetto delle misure prese
dall’Amministrazione forestale, si
poté così accumulare nei depositi, prima della guerra ultima (1915-18), una
gran quantità di legname che riuscì
Documenti storici - pag. 7
di notevolissimo ausilio per i bisogni
dell’esercito operante, anche per la felice ubicazione dell’Altopiano, situato
nelle immediate retrovie ed in posizione centrale rispetto alla nostra estesissima fronte. Altra e più ingente quantità di materiale potè ottenersi dal taglio
di molte piante secolari, eseguito dopo
il maggio 1915; cosicché furono complessivamente 300.000 metri cubi di
abete e di faggio che il Cansiglio diede
per le necessita della guerra.
Nel periodo doloroso che seguì
a Caporetto e che va sino a Vittorio
Veneto, anche il bosco divenne preda
degli invasori, i quali non mancarono
di perpetrare ampie devastazioni specialmente in prossimità delle strade. E,
dopo la vittoria, la nostra amministrazione forestale dovette porvi immediatamente riparo, provvedendo alla
piantagione di molte piccole conifere,
che in un avvenire non troppo lontano
ridaranno al bosco l’antica fisionomia,
e riducendo al minimo i tagli, che ora
sono limitati ad una quantità annua di
10.000 metri cubi di legname. Tale legname, che per mezzo di carri e di autocarri viene giornalmente trasportato al
piano, serve pure oggi costruire, come
in passato d’altronde, prevalentemente
remi; ma se ne ricavano ugualmente
puntelli, traversine da ferrovia, antenne, alberi da nave, tavole ecc.
Resta da accennare alla rete stradale, alla quale sono state dedicate particolari cure. Da sud a nord il bosco
è attraversato dalla strada del Cansiglio, che da Vittorio, per Villa d’Anzano, Fregona, Osigo e Crocetta, sale
nell’Altopiano, discendendo poi nella
regione dell’Alpago, per ricongiunsi, a nord del lago di Santa Croce,
con l’antica via d’Alemagna. Per Caneva e Sarmede, si unisce alla strada
ora accennata la rotabile di Sacile, la
stazione ferroviaria più prossima al
bosco. Vi si può pervenire anche dai
paesi che, più a oriente, si aggrappano alle falde del monte Cavallo, quali
Polcenigo, Aviano e Montereale; ma
qui, l’escursionista deve adattarsi a
diventare un po’…alpinista, perché i
sentieri non sono sempre facili e nemmeno sempre individuabili, sicchè, per
i non pratici è indispensabile l’ausilio,
se non proprio di guide vere e proprie,
della guida di uno dei molti malgheri o
boscaioli che al mattino si avviano al
Cansiglio e che, oltre a mostrar la via
all’ignaro, gliela rendono spesso più
dolce, concedendogli, per un compenso abbastanza modesto, di percorrerla
in groppa ai muli, che a sera ritornano
poi a valle, curvi sotto il peso di grosse
cesta di carbone.
Per agevolare il trasporto del legname, si ricorre pure ad alcune teleferiche, delle quali al più importante è quella che dalla località “Code”,
sull’Altopiano, va a Sarmede, con un
percorso di sette chilometri. Alla teleferica fa capo un doppio binario Decauville, che taglia tutto il Pian del
Cansiglio e si riallaccia al Pian dell’Osteria, con un’altra Decauville che si
spinge sino in val Frattuzza (4 km). Un
altro impianto del genere è quello che
dal Palughetto conduce a Farra e quello che da Broz scende a Puos; come
sono da ricordare le Decauville di val
Palazzo, dell’Archetton, di Valscura,
di Campon-Palughetto, che nell’insieme costituiscono un’organica e ben
sistemata rete, abbracciante l’intero
Altopiano.
Ma intanto, discorrendo di avvenimenti storici e di vie di comunicazione, noi abbiamo attraversato il Pian del
Cansiglio e ne siamo giunti nel centro,
dove spiccano, tra il verde immacolato, i pochi edifizi in muratura che
fanno bella mostra quassù. Sono tanto
pochi, che possiamo prenderci il lusso
di nominarli: la Palazzina dell’Amministrazione forestale, sede, nella stagione dei lavori, di un Ispettore capo e
di due ispettori; la piccola chiesetta di
Sant’Osvaldo, la cui costruzione risale
al 1680, e, infine, l’antico albergo San
Marco, detto più comunemente Reggio
Copia del diploma dell’Imperatore Berengario del 923 con evidenziata la parte che cita il
Cansiglio e i suoi confini
Documenti storici - pag. 8
Palazzo, meta obbligata e gradita delle
comitive di escursionisti, che soprattutto prima della guerra affluivano e
soggiornavano per qualche settimana
al Cansiglio.
Se il Cansiglio fosse a più diretto
contatto con una grande città, non un
solo o modesto albergo esso oggi conterebbe, e non vi sarebbe motivo di lamentarsi della scarsità di forestieri che
vi convengono. A tener lontani i quali,
oltre la mancanza di un servizio regolare di trasporti, concorre la deficienza
d’acqua che si riscontra nell’intera regione, e che impone talune misure precauzionali a coloro che si accingono da
soli a salirvi.
Comunque, è certo che il paesaggio
che si offre agli occhi di chi giunge
sull’Altopiano è davvero meraviglioso
e compensa largamente dei disagi sopportati per arrivarvi.
Ma un altro elemento pittoresco e
caratteristico del Cansiglio è dato dai
cosiddetti “scatoleri”, poche centinaia
di individui semplici, laboriosi e frugali, di origine tedesca (Cimbri), emigrati dall’Altipiano dei Sette Comuni
all’inizio del secolo scorso, che vivono
in misere case in legno, raccolte prevalentemente nei pressi del Reggio Palazzo a Vallorch, Le Rotte, ai Pich, Pian
Osteria, Campon e Pian Canaie, dedicandosi quasi esclusivamente alla fabbricazione di scatole (scatoi) e crivelli.
Sino a non molto tempo fa, essi parlavano a stento l’italiano e, non emigrando e non contraendo matrimonio
che tra loro, costituivano una specie
di comunità, totalmente separata dalle
popolazioni dei luoghi contigui. Oggi,
questo stato di cose è in parte cambiato, benché, nel complesso, gli “scatoleri” continuino a far vita a sé e ad evitare, per quanto è possibile, relazioni e
contatti con i vicini.
… omissis...
La foresta del Cansiglio, l’antico Bosco da
remi di San Marco, la terra abitata dai Cimbri dal 1700.
- pag. 9
Sbèen nòjes briive bon 1848 un 1856
Due documenti inediti del 1848 e 1856
dei CIMBRI BONATO dei Pich e AZZALINI del Pian dei Lovi
Tutti i documenti riprodotti provengono dalla
collezione privata di Menegon Walter che ne
vieta la riproduzione senza il suo consenso.
Verona Sig Giuseppe Maffèi e Molgie
Cansiglio l’ 10 marzo 1856
Ho ricevuto grata Vostra in data 25 scorso Febbraio intesi la
scusa di terdenza per la spedizione del genere di contratto
restante senza precisare un tempo ultimare a disinpegnarmi
vi dico risolutto che volgio sbrigarmi prima delle feste Pasquali
perché tengo bisogno di dinaro se essa prende premura del caso
devo rivolgere la vendita altrove e non potria servirla del
genere del nostro contratto che a tempo più inoltre comodo
perché il contratto assunsi per una di pronta cassa e aveva
bisogno del dinero. Se Venitte in persona a riceverlo a Conegliano mi
saria di piacere in alora sarai facile ancora la gitta a Conegliano io
giuntavi poi delle molte nostre ricerche per Venezia col mezzo di astolfoni
e da Bonatto e Finalmente Carlo Azzalini vi servi vi dico poi circa li
prezzi inova si fa melgio che quello che fecci con noi.
La causa che sono in necessità di dinaro e sig Panizza che
mi manca di pagamenti invece mi manda scritti sconci lontani
del onore mercantile. Farete il piacere di farvi passare la qui inclusa
al suo negozio che faccio per canonica della posta
attendendovi se venitte in persona a ricevere mi animarete la
giornata fissata per trovarsi opportuno insieme salutandovi
con tutta stima
Gio Batta Azzalini del Fu Cristiano
Nota bibliografica.
Gio Batta Azzalini del fu Cristiano
nato a Roana il 12/07/1772, chiamatovi dal fratello Domenico Azzalini a far
scatoi. Nel 1861 con i dieci figli si trasferì in Val Bona dove morì nel 1862.
Scrive di lui nel 1860 l’Ispettore
Adolfo di Bérenger: “Azzalini Giovanni Battista fu Cristiano: è fratello di
Girolamo; ammogliato ed ha dieci figli, fra cui 4 femmine (tre nubili e una
ammogliata con Azzalini Luigi che ha
8 figli), e 6 maschi cioè: Luigi con 5 figli, Lodovico con 3 figli, Giovanni con
4 figli, Domenico ammogliato senza figli, Giuseppe e Odoardo nubili. Non ha
lavoranti stabili, occupa dieci casoni
in Pian dei Lovi, più tre che sono di un
tornitore Perutto. Egli riceve 160 faggi, coi quali fabbrica per adequati 16
mazzi per faggio (totali 2560 mazzi).
Carlo Azzalini nato in Val Bona il
03/05/1809 figlio di Pietro (n. Roana
1778) fu Domenico(falegname). Carlo
sembra essere il primo Cimbro nato in
Cansiglio.
10 marzo 1856 - Lettera dal Cansiglio a Verona impostata presso l’ufficio di Serravalle (Vittorio) il 10 marzo 1856 affrancata con una marca da bollo1 da 30 centesimi (tariffa per lettere
per distanze da 10 a 20 leghe2) in uso nel Lombardo-Veneto con la quale il sig. Gio Batta
Azzalini del fu Cristiano chiede al Sig Giuseppe Maffèi e Molgie residente a Verona in piazza
erbe a n 855 la conclusione del contratto con lui stipulato.
Cansiglio – Pian dell’Osteria. Cimbri e carrettieri nel 1936.
Primavera 1919 – Salita al Cansiglio delle famiglie cimbre, per una nuova stagione di lavoro, presso Valsalega.
Incontri e visite - pag. 10
Documenti storici - pag. 11
Trascrizione del contratto riprodotto a lato
Provincia e distretto di Belluno
Puos d’Alpago li quattro/4/febbraio 1848 mille ottocento quarant’otto.
Li qui presenti Leonardo Nardi fu Andrea, Giovanni Nardi fu Giacomo,
Lorenzo Nardi di Angelo, ed Antonio Nardi di Vincenzo tutti di
Spert frazione del comune di Farra d’Alpago ………….
passano al seguente contratto coi sig.ri Giovanni e Matteo fra=
telli Bonato def.to Gaetano domiciliati nel Regio Cansiglio.
Li primi nominati vendono la quantità di n° 830 ottocentotrenta
sacca di carbone di faggio del Cansiglio. Detto genere dove
opera sara ridotto e consegnato nel logo detto abbas Costaderla
In Farra suddetta sempre inteso a sacca di misura mercantile pur
Dando principio nel giorno di domenica e continuando aseconda
Della fabbricazione sino a tutto il prossimo mese i marzo, termi
na di vigore per l’intera consegna del carbone venduto.
Li fratelli s.ri Bonato hanno il dovere di somministrare li sacca di
tella occorribili di volta in volta alli Nardi onde questi possano
effettuare a l’insacco, a tradizione doverosa.
Il carbone nominato fra le parti viene avvalorato in lire versate
due soldi diciassette £ 2:17 per sacco. Restano facoltizzati però li
sig.ri Bonato di rifiutare la qualità non perfetta, come la scarsa
infoccazione.
Il pagamento corra nel seguente modo, cioè: osservando la complessi=
va somma di importo in Venete lire duemila trecento sessanta cin=
que soldi dieci £ 2365:10 pari altra eguale solevarono li sig.ri Bonato
li Nardi dal debito che questi tenevano verso il sig. Ernesto Gava ….
… come lo dimostra la ricevuta analoga ritirata e quindi abbia
luogo l’intero saldo, a fanno li Nardi alli sig.i Bonato perfetta ri=
cevuta in argomento. Qualunque mancanza di consegna nel
tempo fissato s’obblgano li Nardi sottostare alla …….. delli
discapiti soffribili dalli gig.ri Bonato
Sotto il prescritto consegno ad inteso le parti si firmano per validità
presenti due testimoni che pure si segnano; cada la durata s’asteza.
da par asoa parti eredi anca Garantendo con la facoltà propria immobile
Pick nel 1910 – i primi due casoni furono
costruiti nel 1820 circa dai fratelli Bonatto
Matteo (1793) e Bonatto Giovanni (1801).
Pian Osteria nel 1901 – il primo casone
fu costruito nel 1887 dai fratelli Azzalini
Eugenio (n.Valbona 1852), fu Benigno, fu
Girolamo, fu Cristiano, fu Girolamo fratello
di Domenico, e Azzalini Cristiano.
Leonardo Nardi afermo
Giovanni Nardi afermo
Lorenzo Nardi affermo
Nardi Antonio afermo
Giovanni Bonatto per me e fratelo a fremo
Giovanni Locatelli testimonio
Gaudenzio Locatelli testimonio
Bonatto Matteo di Gaetano nato a Roana il 15/02/1793
Bonatto Giovanni di Gaetano nato a Roana il 25/10/1801
1920 circa, Foresta del Cansiglio,
Carbonai al lavoro sul “poiat”
4 febbraio 1848 - Contratto per l’acquisto da parte pei fratelli Giovanni e Matteo Bonatto di una partita di 830 sacchi di carbone di faggio del
Cansiglio. Troviamo in questo documento il dilemma del cognome Bonato che si firma Bonatto
Nella Foresta del Cansiglio.
Valle dei Pezzet, m 1030
Manifestazioni religiose e sociali - pag. 12
De Khércha bondar Hòolig Osvald un Hòolig Gualberto
Chiesa di San Osvaldo e San Gualberto
Inaugurazione della chiesetta restaurata di Pian Cansiglio
2012, la chiesetta di Pian Cansiglio restaurata
Il 20 luglio è stata inaugurata, con la celebrazione della Santa Messa, la restaurata Chiesetta
di Pian Cansiglio dedicata a San
Osvaldo, nostro patrono, e a San
Gualberto, patrono dei Forestali
d’Italia.
La manutenzione principale
(tetto e pareti) è stata fatta a cura
di Veneto Agricoltura, mentre noi
Cimbri abbiamo fornito i due quadri dei santi, che sono stati posti ai
lati dell’altare.
Qui di seguito pubblichiamo
anche le preghiere recitate per l’occasione da un Cimbro e da un Forestale.
PREGHIERA DEL FORESTALE
San Giovanni
Gualberto
Patrono dei Forestali
d’Italia
San Giovanni Gualberto,
Patrono dei Forestali d’Italia, nato a Firenze nel 995,
morto a Passignano Val di
Pesa il 12 luglio 1073
O Signore,
che con la Tua grazia illumini la nostra mente e i nostri cuori,
aiutaci ad accrescere ogni giorno la nostra speranza.
La vita ci ha posto al servizio dell'Italia per la conservazione, la cura e difesa
delle cose più belle del creato:
gli alberi, gli animali, le acque delle montagne che Tu ci
hai donato a beneficio dell'uomo.
Rendici, o Signore, più consapevoli di questo privilegiato
impegno
e mantienici a esso pienamente fedeli.
E tu San Giovanni Gualberto, nostro Patrono e Maestro,
guidaci per il sentiero della vita, che porta alla carità cristiana e alla solidarietà civile.
Aiutaci a comprendere sempre più le opere del Creatore
e i legami che uniscono tra loro le sue creature,
in modo che anche la nostra fatica si svolga sempre
in armonia con il disegno divino.
AMEN.
Foresta del Cansiglio, 20 luglio 2012
PREGHIERA DEI CIMBRI
DEL CANSIGLIO
San Osvaldo, nostro patrono,
noi Cimbri del Cansiglio
ti preghiamo affinchè
ci aiuti a imitare
la tua generosità verso il prossimo;
il coraggio e la perseveranza
nel professare la fede cristiana.
Veglia sul popolo Cimbro.
Hoòlig Osvald, d'ögnar bohüutar,
bàndare Tzimbar bon Kansilien
péetan dich bor
Du hölfest zich fòlganent
de dàin güute met me prüdaren;
dar mut un 's gasteenach
khödantent de klóobe bon Kriste.
Lukh in Tzimbar Bòlk.
Foresta del Cansiglio, 20 luglio 2012
San Osvaldo Re e Martire, Patrono dei Cimbri del Cansiglio, nato nel 604 d.C. in Northumbria, morto nel 642 a Maserfield
Festa degli anziani dell’Altopiano ospiti dei Cimbri del Cansiglio
4 agosto 2012. Terza edizione della
festa degli anziani delle tre parrocchie
di Tambre, Spert e Borsoi. La prima
(2010) si era svolta a Tambre, presso
le strutture della Proloco in Pian De
Dora. La seconda (2011) era stata organizzata a Valdenogher, a ridosso della Festa del Noce in Fiore. L’edizione
2012 si è svolta in Cansiglio, appro-
fittando del capannone allestito per la
festa dei Cimbri in Pian Osteria.
La Santa Messa è stata celebrata presso la chiesa di Sant’Osvaldo
in Pian Cansiglio, appena restaurata,
anche col contributo dei Cimbri del
Cansiglio che l’hanno fornita delle raffigurazioni dei santi Osvaldo di
Northumbria e Giovanni Gualberto.
Successivamente, gli ospiti ultrasettantenni si sono recati in Pian Osteria
per il pranzo, magistralmente preparato dall’associazione Cimbri del Cansiglio. Nel pomeriggio gli ospiti hanno
potuto visitare il Museo dell’Uomo
e danzare al suono delle musiche di
Wendi e company…
Attività industriali dei Cimbri - pag. 13
De èebot bor màchan au mittanàndar bondar
gròoses konsoléarn Tzimbarn
Attività industriali dei Cimbri impresari
I
l nostro Vice Presidente Ruggero Azzalini ci ha inviato una breve storia della segheria aperta nel
1919 da suo nonno Ruggero.
E' rilevante come questa si sviluppò
in modo significativo, perchè i Cimbri
avevano nel sangue l'istinto di mettersi
in proprio e creare nuove aziende.
Riportiamo sommariamente anche
l'albero genealogico della sua famiglia:
Il Capostipite loro è stato Azzalini
Domenico (nato a Roana alla metà del
1700)..............................TRISAVOLO
Fu il primo Cimbro a insediarsi in
Cansiglio, a Vallorch nella seconda
metà del 1700.
Di lui scriveva nel 1862 l'Ispettore Forestale Rigoni - Stern: "Azzalini
Domenico di Roana, di origine bassogermana, stabilivasi l'anno 1798 nel
In alto da destra Azzalini: Antonio fu Ruggero, Barzotto Francesco, Azzalini Primo,
Azzalini Renato. Sotto: Ruggero l’impiegato,
il maresciallo Locman, Azzalini Mario della
Cristina. E in fondo: Azzalini Ettore, Achille
Carenda ed altri dipendenti.
Segheria Ruggero Azzalini e fratelli a Vittorio Veneto.
bosco Cansiglio, chiamato dalla i.r.
Presidenza dell'Arsenale marittimo a
fabbricar doghe di faggio, e v'introdusse l'arte della fabbricazione dei tamisi
e delle scattole. Ebbe sei figli, quattro
dei queli condusse seco in Cansiglio,
cioè Pietro, Tomaso, Dionisio e Massimo".
Figlio: Azzalini Pietro (nato in Asiago
a Roana il 4.11.1778) in Pian dei Lovi
e Val Bona........................ BISAVOLO
Figlio: Azzalini Carlo (nato in Val
Bona il 3.5.1809) il primo Cimbro nato
in Cansiglio............................ AVOLO
Figlio: Azzalini Pier Antonio, detto Toneti, (nato in Vallorch il
6.6.1852) ........................ BISNONNO
Figlio: Azzalini Ruggero Costante
(nato in Vallorch il 7.5.1888)...............
.............................................. NONNO
Figlio: Azzalini Primo (nato a Vallorch
il 17.1.1916)............................ PADRE
Figlio: Azzalini Ruggero (il nostro
Vice Presidente)
Ecco cosa scrive il nostro Ruggero:
Mio nonno Ruggero Azzalini
(1888-1936) iniziò l'attività di segheria nel 1919 a Fregona in via Mas, a
poche centinaia di metri dalla chiesa
parrocchiale.
A quel tempo le segherie erano costruite lungo i fiumi da dove ricavavano l'energia per il funzionamento dei
macchinari. Questa però era una delle
prime alimentate da energia elettrica e
fu necessario costruire, a proprie spese, una linea da Vittorio Veneto fino a
Fregona.
L'approvigionamento della materia
prima, faggio e abete, proveniva solo
dalla foresta del Cansiglio, mentre i segati erano venduti in parte a Enti statali
e in parte a privati.
L'attività si sviluppò costantemente negli anni '20 e '30 crescendo fino a
impiegare circa 70 dipendenti, aprendo
anche due filiali: una a Vittorio Veneto
e l'altra a Cison di Valmarino.
Nel 1949 i cinque figli maschi di
mio nonno Ruggero e cioè Primo (mio
padre), Tullio, Renato, Antonio e Siro
si trasferirono a Vittorio Veneto in Via
Virgilio (ora via Vittorio Veneto 2) avviando un nuovo e moderno impianto
e anche per essere più vicini alla clientela.
Nel 1968 allargarono ulteriormente
l'attività costruendo una nuova segheria a Godega Sant'Urbano in via Nazionale, che a quei tempi era considerata all'avanguardia per tecnologia e
capacità produttiva.
L'acquisto dei tronchi nel frattempo
si era spostato dal Cansiglio ad altre
aree economicamente più convenienti come in Cadore, inizialmente, e poi
in Austria e negli anni 1970/80 fino in
Cecoslovacchia e in Russia. In seguito
l'attività cessò a causa della concorrenza delle grandi segherie austriache, scandinave e russe che avevano
il grosso vantaggio di avere la materia
prima in casa e la manodopera a costi
decisamente inferiori, oltre a una grande capacità produttiva.
Oggi il legname consumato in Italia
proviene quasi totalmente dall'estero.
La Compagnia del Legno, azienda
che ho fontato nel 1992, si inserisce
in questo mercato internazionale, importando legname da Europa, Russia,
Africa e Stati Uniti.
Siamo proprio orgogliosi di portare
avanti una tradizione e un patrimonio
di esperienze, che ci riportano alle nostro origini cimbre.
Ruggero Azzalini
Liirnan de Tzimbrise Gaprècht - Impariamo il cimbro - pag. 14
Liirnan de Tzimbrise Gaprècht
Impariamo il cimbro
Lidia e Lucia Slaviero, Stefano, Fausto e
Francesco Azzalini vi invitano a imparare il
cimbro. Buon lavoro!
Lidia un Lucia Slaviero, Stefano, Fausto un
Francesco Azzalini lòkhant oich bor liirnan
de Tzimbrise gaprècht. Guut èrbot!
Pubblichiamo a puntate il romanzo di Edoardo Bertizzolo nativo di Enego ma attivo a Roana. La leggenda raccontata è
avvincente e trae spunto dai racconti tramandati dai vecchi cimbri di Rotzo sull’altopiano di Asiago. Il volume, che riporta
i testi in tedesco, italiano e cimbro, è stato stampato a cura dell’Istituto di Cultura Cimbra di Roana-Asiago (vi) al quale ci
si può rivolgere per averne delle copie.
Òondar tzimbrise störiele Una leggenda cimbra
Altar Khnotto
L'Antica Roccia
De sunna hat sich gahat nòchont dorbékhet.
Dar maano ist gabést hòach au in de belt.
Un 's gras, dorre vomme lésten raifen von oktobar,
hat garuspelt untar de triite vomme Slèrach un
un de sain kselle.
Se saint ganghet as morgasen vrüün palle.
Drai taghe vòar de schaafar hattent gatzéelt au naach
aname gròossen pèeren.
Bia se habent en gasècht, habent sa galét mettanandar,
bohénne, bohéenne, ööben un gòosse un saint
inkanghet, alle.
"Kan morgonde", habent sa khöt, "fan ròan vomme
Ass-taale", khaichanten, "Bar haban en gasècht alle,
's ist baar. Ich han en gasècht dar èarste... denne de
andarn. Ear hat üs gaglaaset aan, alle.
Ear ist gabést héftig gròass, schiar an riise!"
Tzbéen taghe, òandar naa' 'me andarn, Slèrach hat
en gasüüchet in pèeren, ane vénnan en.
Nicht von nicht, noch nicht de klööndorste pekka,
net khlööndorste striif.
Asò hat ar gahööbet aan klóoban, de schaafar
höttent khöt au luughe.
Hemmest de morgond-richte vomme draiten taghe
hat en gasècht vudar-bait vomme lèntlen.
Ar ist gant bohénne tzùa lùuganten kan mòrgande.
Bèabart, and' ar hött' en net gavunnet.
Ear böör gakhèart umme un hötte gabalchet de
manedìirten logasìine.
Aname huntar, aname jaagar, söllte sich nìa khödan
luughe.Töar sich net, trüügan en.
Badar de vìare saint net gabèst lüüganar.
Dar pèero ista gabést in bàarot un ist gabést an sacha,
gròass un dikhe un hòach, gröössor un höögor von
alle den, ba dar Slèrach hat gasècht un gatöötet,
fintz den stunt.
Ear hat en gavunnet vraan iime, an maal vòar nachtan,
an paar òaran vòar ghèenan 'iidar de sunna.
Il sole non si era ancora svegliato.
La luna era alta su nel cielo.
Sull'erba secca di ottobre, la brina
già scricchiolava sotto i passi di Slèrach
e dei suoi amici.
Erano partiti al mattino molto presto.
Tre giorni prima i pastori avevano raccontato
di un enorme orso.
Appena vistolo, avevano radunato assieme
in fretta e furia, pecore e capre ed erano
scappati via, tutti.
"Proprio ad oriente", avevano detto "sull'orlo dello
Asstàl"gridavano."Noi lo abbiamo visto tutti,
è vero. Io l'ho visto per primo... poi gli
altri. Ci fissava, tutti.
Esso era talmente grosso, proprio un gigante!"
Due giorni, uno dietro l'altro, Slèrach aveva
cercato l'orso, senza trovarlo.
Niente di niente, nemmeno la più piccola traccia,
neppure un piccolissimo segno.
Così cominciava a pensare che i pastori
avessero mentito.
Ora l'alba del terzo giorno
lo vedeva lontano dal villaggio.
Egli camminava spedito guardando verso oriente.
Guai se non lo avesse trovato.
Egli sarebbe tornato indietro e avrebbe punito quei
disgraziati mentitori.
Un cane, un cacciatore non si dovrebbe così ingannare. Cari loro no, ci hanno imbrogliato.
Ma i quattro non avevano mentito.
L'orso esisteva davvero ed era un bestione
enorme e alto, grandissimo e grossissimo più di
tutti quelli che lo Slerach avesse visto e ucciso,
fino a quel momento.
Se lo trovò davanti la sera avanti notte,
un paio d'ore prima del tramonto del sole.
.............................. continua alla prossima pubblicazione..............................
- pag. 15
Scrittori e Poeti Cimbri - pag. 16
Azzalini Agostino di Vallorch. Nato il 20 giugno 1900 in Cansiglio e precisamente a
Vallorch è sempre stato legato alla sua terra. Col padre Edoardo e la mamma Giuseppina è
andato ad abitare a Osigo di Fregona. I tempi però erano duri e ben presto è dovuto emigrare.
L’Australia è stata la sua meta assieme ad un suo amico (detto il Momi). Nel viaggio di andata,
via mare, durato oltre un mese, ha appreso la lingua inglese ed anche il greco, ovviamente da
autodidatta. Allora in Australia naturalmente si parlava solo inglese... Ha soggiornato da solo
in una baracca di legno, lontanissimo da centri abitati, ha convissuto con serpenti, scorpioni e
vari animali. Il datore di lavoro con altri amici gli portava le vettovaglie ogni quindici giorni
con un piccolo veicolo ed erano i giorni più belli che potesse ricordare.
Tornato in Italia, ha vinto un concorso ed è stato ammesso nel Corpo Forestale dello Stato,
grazie anche al suo grande amore per il bosco. Così ha svolto il suo lavoro, sempre nelle foreste, da Brunico a S. Stefano di Cadore a Lozzo di Cadore ed infine a Belluno. Per lui allora non
esistevano ferie (servivano i soldi… per tirar su la famiglia...), ma solo lavoro e naturalmente
a piedi, anche trenta e più chilometri al giorno, attorniato dal silenzio e dalla pace delle sue amate foreste. Per lui c’erano il
lavoro, la famiglia (moglie e figlie) ed i libri. Il suo rimpianto più grande era di non aver potuto frequentare le scuole e soleva
dire: “... il libro più bello ed interessante è il dizionario italiano…”.
Già da giovane improvvisava componimenti e poesie ricche di arguzia e facezie quali quella del “SIOR ARMANDO
FANTASIA”, che riportiamo brevemente:
omissis… “La stagion che sta passando / che abbisogna d’aria buona / ha portato un Sior Armando / nel Comune di
Fregona” omissis….
e nella sua vita in quattro e quattr’otto imbastiva poesie e filastrocche nonostante le vicissitudini e i dolori della vita.
Scrive nel 1975 una raccolta di poesie “Tempi de na olta” nel dialetto veneto fregonese della sua giovinezza e dal quale
riportiamo alcune note introduttive:
“Non so come, ma mi è venuta la voglia ed ho preso la decisione di scrivere qualcosa sugli usi, costumi e folklore del
paese natio.
Quello che vorrei scrivere, se ci riesco, sono ricordi di un passato assai lontano, rimembranze di giorni felici, trascorsi
da ragazzo fra la semplicità della gente di quei tempi che, rimasti indelebili nella mente, sono il patrimonio della mia gioventù. Ricordi sempre vivi di fatti vissuti e veduti che non si dimenticano più.
Per dare allo svolgimento un clima un po’ umoriostico e spassoso, perferisco esporlo in rime nel dialetto locale. Dialetto
di origini remote, rozzamente parlato, che varia da paese a paese e talvolta da casa a casa...
Per chi non lo sapesse, è meglio precisare che la gente di allora era semplice, onesta, operosa, eccessivamente economica, ... Gente povera che viveva di poco fra strenti e privazioni.
Gli uomini atti al lavoro emigravano per la maggior parte in Francia, Austria, Svizzera, Belgio e Germania... Partivano
all’inizio della primavera e ritornavano a fine autunno. Quelli (come me- ndr.) che varcavano l’oceano rimanevano assenti
molti anni o per sempre. A casa rimanevano gli anziani e le donne che lavoravano la terra...
Allo scopo di cogliere, più che nella lingua, le sfumature della parlata di quei tempi, credo opportuno presentare, specialmente per i giovani, queste modeste rime nella parlata del mio paese che amo tanto...
Belluno, li 29 ottobre 1975.”
Ecco quindi alcune delle composizioni tra quelle che noi figlie abbiamo
raccolte per non dimenticare:
“Al fighèr de Mario” (Un grande
fico, di proprietà di suo cognato Mario e che sorgeva proprio davanti alla
finestra della camera da letto della sorella di sua moglie).
AL FIGHÈR DE MARIO
Vezìn casa al vèa ‘n fighèr
Co le rame fin in tera,
Al fèa ombra al polinèr,
Al fèa fighi ‘na sgravèra.
Desgustà da tanta ombrìa
Che fèa dano par le vich,
Al se à mess a taiàr via
Rame e rame con sù fich.
I meravigliosi colori della Foresta del Cansiglio
Daghe incoi e dài domàn,
Cossì tant l’è stat spoià
Che ridoto senza i ràn
In tre ani al se à secà.
“Quanto bel che l’è ‘l Canseio”
(La trasformazione da giovane ad
adulto nella visione di una natura che
si rinnova perennemente).
QUANTO BEL CHE L’ Ė ‘L CANSEIO
Chi sa mai par che da pìzol
A pensarme del Canseio,
Me sentìe vegnèr un grìzol
Sol par che volèe de meio.
Me parèa che la forèsta
La gavèsse tuti i guai,
Me parèa che ‘l dì de festa
Nol volesse vègner mai.
Ma vegnèst un poch pì grando
Al vedèe cambiarse in meio,
Me acordèe de quando in quando
Quanto bel che l’è ‘l Canseio.
Scrittori e Poeti Cimbri - pag. 17
Me incantèa quela verdùra
Sia del pian che la foresta,
L’è ‘n miracol che natura
Te lo stampa ‘n te la testa.
Quela musica canora
Concertada da i osèi,
Mi voràe sentirla ancòra
L’era un canto dei pì bèi.
Ma quel bosch l’è sempre bèl,
Lui l’à tut che te fa voia,
Anca infin quel ventesèl
Che le piante te despòia.
Anca quant che ‘l temp al piove,
Anca quant che ‘l temp al sola,
Lui l’à tut che te comove,
Lui l’à tut che te consola.
Solche ti me bèl Canseio
Mi te varde con amor,
Mi no vede gnent de mèio
Che me rive fin sul còr.
Il sentiero che porta alla forcella della Val de l’Ors.
COMPLEANO
(per il compleanno della figlia Lina)
Le gambe le stentèa tegnerme in piè
E son sentà da rente al cazador.
COMPLEANO
(per il suo compleanno)
Atu visto, cara Lina,
Cosa l’è che tu combina,
Te sveiada sta matina
Con un anno e ‘na trentina.
Lu continuea parlarme de la caza,
Del can, de le ferme e le parade,
Del polver da sparo e de le armi,
De quanti centri al fea co le stocàde.
Mi ghe dighe a la me vecia:
“Tiente a mente che domàn,
Sia che ‘l sole, sia che ‘l piove,
Mi compisse un altro àn”.
Con pensieri dei pì puri
Noi te femo tanti auguri,
Che sto ano e quei futuri
Sian pì dolci e meno duri.
Mi, inveze, tornèe indrio co i me ricordi,
Me rivedèe tosat a caza de becàce,
Parchè par tut al temp che stèe in Canseio
Mai che fosse bon làssarle in pace.
La me varda e la me diss:
“Sì, al me caro maritìn,
Mi prepare quel che ocore
Ma ti pensa par al vin”.
In sta festa che va in pressa,
Vemo fatto la promessa
De magnarse roba lessa
Con do fete de sopressa.
Me vedevo de matina avanti l’alba
Corer in posta do da la stangada.
Eco che de barlun ghen vede una
E fora al primo colpo de stocàda.
Radunà la parentèla
Dopo un poch de tira e mola,
Pian a pian se vèmo messo
Tuti intorno de la tola.
E proponemo, sacralòt,
Quà alle “Case de Bortòt”
De svodar gran bussolòt
Po’ scampar avanti nòt.
Sentìe: “Paf” in tera. Disèe “des le vien”,
De fati, vegnea su ste galinaze
E mi: pim pam. L’era uno spetacolo
Vedèrle cascar do come le straze.
“Compleano” (In occasione del
compleanno suo e di una figlia).
Era tuta ‘na alegria,
Un bocòn e ‘na bevèsta,
Chi contèa ‘na barzeleta,
Se godeva quela festa.
Bevi e parla, parla e bevi,
E bevi ancora ‘n s’ciantinet,
Me son fat ‘na meza sbornia
Intrigà tegnerme dret.
Ma se sà che queste feste
Mi ve dighe, porca loca,
Quant che tuto va par ben
La finisse co ‘na cioca.
Belluno, li 12 ottobre 1975.
“Ravedimento” (Il triste ricordo
della caccia praticata in giovane età).
RAVEDIMENTO
Un dì che son partì par ‘ndar a fonghi
Me son catà davanti un cazador
Che te ‘na man al vèa ‘na galinaza
E con quelaltra al se sughèa al sudor.
Co ò vist quela bestiòla senza vita,
Me son sentì comover tut al cor,
Dess pense: “le umano mo’, che ste becàce,
Che par scampar dal fredo e le brosade,
Costrete a trasmigrar par ste contrade,
Le se riceve a son de sciopetade” ?
Le tante quele not che mi me sogne
De tute quele stragi de becàce.
De la passion de caza me vergogne
E d’esserme pentì me sente in pace.
Vorìa resusitarle tute quante,
Vorìa che pì nessun ghe fesse guera,
Vorìa vederle transitar secure
E ritornar contente a la so tera.
Scrittori e Poeti Cimbri - pag. 18
“Il richiamo della foresta…”
(Il grido accorato e stanco di lui
che vede per l’ultima volta il suo adorato Cansiglio).
IL RICHIAMO DELLA FORESTA...
... E ritornato son a rivederti amato Cansiglio.
Un mattin che pareami aver il cor a ciò disposto.
Già d’aurea, purpurea luce l’oriente si colora
e d’oro splende, omai, l’aspro dirupato Monte Cavallo.
La tacita foresta si ridesta e nell’aer si diffonde,
primo fra tutti, di tapino tordo, mesto, funereo,
canto che, in vetta a solitario vetusto abete,
con dolenti note, piange l’amata compagna
che avido, famelico rapace, con audace volo
ghermì e con l’adunco rostro, ancise.
Indi, forse placato dal furor canoro, si tace
e tutt’ora dal terror conquiso e dal dolore
per la subìta funesta prova, pavido intorno
guatando, con cauto volo, lascia l’antico abete
e a vanni distesi planando il suol raggiunge.
Tosto che il dì s’avanza muta la scena,
e, come per magica fattura, la selva tutta
risuona per ornitico concerto. Pria note
di duol s’udiano, ora di festosi canti l’aura
s’impregna sì da parer la sagra del Friuli.
Attonito rimango e poi commosso a tanto
poter della natura.
Quivi da lontani ricordi onusto, mi riprende
l’antico amor per la foresta e ne subisco
il fascino che l’arcano suo poter promana.
Riedo così all’infanzia, alla giovinezza
e tutto ricordo. Rimembro il vago color dei fiori
e il gradito profumo da lor profuso;
e il rapido volo ed il richiamo di mille
augei alle covate intenti; e il dolce mormorio
della fronda dal vento mossa, che la meridiana
siesta conforta; e il vagar per ermi,
solinghi sentier, tanto della pace amici.
Anco mi sovvien quando impetuoso, violento turbo
improvvisamente colto, l’accecante lampo,
il rumor del tuono, l’urlo del vento, lo scroscio
dell’acqua in un commisti, la fin dell’universo parea
venisse. Infin, placati gli elementi, il ritorno del sole
Forcella della Val de l’Ors
coi suoi color riflessi nell’immenso arcobaleno.
Or che col pensier riandato son ai dì passati,
tanto la nostalgia di me s’inonda che grande
impetuoso desir di proseguir mi sprona.
Poscia d’essermi alquanto riposato, riprendo
il cammin, e d’uopo mi è gir lento, chè ad ogni
mutar di passo muta la scena e mutano i ricordi.
Spesso incertezza mi coglie per le mutate
sembianze delle cose e avanti vado, indi
non pago, d’uopo mi è di ritornar sull’orme
tutto scrutando e aita chieder alla memoria
fin che certo ne son del luogo e quindi
gioirne o rammaricarmi per quel che ne rammento.
Ciò spesso accadea, ma quando avvenia
di transitar per luoghi ove l’attività ebbe
luogo per lunga stagion, ivi la mente
annoverava i detti e i fatti occorsi
e l’alma si struggea al ricordo di persone
care al cor, ormai scomparse.
Assiso su vecchio ceppo di muschio avvulso,
con lento gesto la mano alla rugata fronte
addussi e il sudor ne tersi. Alfin giunto ero
alla desiata meta di quel peregrino giorno
a traverso la foresta e, stanco del lungo
vagar, tutto intento a mirarmi stavo aprico,
caro loco della “Forcella dell’Orso” ove semplice
rustica dimora surse, diurno ostello dell’ultima
operosa stagion trascorsa nell’amata foresta.
Qui indugiar fu d’uopo più che solea far altrove,
e sfuggir non potei l’assalto di moltissimi ricordi
che angoscia il cor mi strinsero e a stento
il ciglio barriera faceva al pianto, anco
perchè presagio n’ebbi che più mai lecito
mi fosse ritornar, per l’età mia grave.
Molto, ormai, il sole percorso avea del diurno
giro, e l’ora s’appressava del temuto, forse,
ultimo addio. Prono per quanto il dorso me lo consentia,
un pugno di terra colsi e, qual reliquia, entro
a picciol’ urna il più rinchiusi e il resto all’aura,
in guisa d’incensar, dispersi. Con ambo le man protese...
E più non dico, chè impossibile mi saria
dir l’acerbo duol che il cor mi comprimea:
ogni umano accento nel dir vien meno
poichè niun favellar al ver s’agguaglia.
Dopo alcun tempo, alzato il capo che avea
sul petto chino, un lungo accorato sguardo
intorno volsi, certezza avendo
che tal cara imago, nella memoria,
per sempre mi saria rimasa.
Indi, sconsolato, con incerto tremante
passo mi dipartii dal “mio” Cansiglio.
Belluno, 20 giugno 1979.
A questo proposito vogliamo solo aggiungere che qualche
tempo prima di lasciarci (è andato avanti il 22 gennaio 1983)
ha voluto che lo accompagnassimo in Cansiglio a Vallorch ed
è rimasto lì da solo con suo fratello Vittorio in una nostra tenda da campeggio per ben quindici giorni. è stato per lui un tuffo nel passato, un rientro nell’infanzia, un ricordo indelebile.
Grazie papà, per averci trasmesso amore per il Cansiglio e
per la tua e nostra grande foresta.
Lina Azzalini.
Scrittori e Poeti Cimbri - pag. 19
De zéela bondar mann me balt
di Costante Azzalini
L’anima del boscaiolo
Racconto vincitore nel 2007 al concorso letterario "Raccontiamo la montagna delle Prealpi Bellunesi e Trevigiane – Mani, terra, legno, pietra", promosso dal settimanale L'Azione
I
colpi dell'accetta erano forti e precisi. La faceva vibrare nell'aria per
poi farla cadere nel punto prescelto, fendendo il legno bianco come una
spada. Colpo su colpo il Vecchio Faggio si piegò e andò a posare l'antica
chioma sul terreno.
Il frastuono provocato dalla caduta di un albero era per il Biso, (così lo
chiamavano), un rumore familiare; faceva parte di sè stesso come la pipa,
che teneva sempre fra i denti. Si può
dire che era nato boscaiolo e prima di
lui tutti i suoi antenati. Ormani era anziano, ma doveva continuare a lavorare per mantenere quello che era rimasto della sua famiglia: la moglie Catina
e la figlia Elisa, avuta in tarda età e
che ora aveva vent'anni. I due figli maschi avevano perso la vita difendendo
la Patria dall'invasore Austroungarico
lassù, sulle Tofane.
Quando il vecchio Faggio stramazzò a terra, il Biso si sedette sulla ceppaia umida di linfa e si asciugò il sudore della fronte. Bevve un sorso di vino
e si guardò attorno.
Dopo il frastuono provocato dalla
caduta, era ritornato il silenzio nella
foresta ed era, come al solito, un silenzio diverso. Un silenzio che solo i
boscaioli sanno ascoltare!
Ogni volta che un albero se ne va,
rimane nell'aria un senso di vuoto e
tutti gli abitanti del bosco ne soffrono.
Il Biso si accese la pipa mentre pensava che in fondo, il Vecchio Faggio
aveva vissuto per oltre cent'anni e
che, tutto sommato, aveva avuto anche una bella vita. Era germogliato e
vissuto su un bellissimo pendio, sempre irraggiato dal sole e riparato dai
venti e ogni giorno centinaia di uccelli gli tenevano compagnia appollaiati sui rami. Nelle giornate piovose
o nei lunghi inverni anche i caprioli
si rifugiavano sotto la sua chioma.
Questa volta però, il Biso non era
come al solito. Si percepiva che stava
cercando qualche giustificazione per
legittimare l'abbattimento del Vecchio
Faggio.
Ma non era stato il Maresciallo del-
la Forestale ad autorizzare il taglio ??!!
Ed allora, cosa aveva il povero Biso da affannarsi in quel modo!?
Sentiva dentro di sè un immenso dispiacere. Ne aveva abbattuti a centinaia di faggi e non solo, ma anche abeti
bianchi e rossi ed anche larici, quella
volta che era andato a lavorare per una
ditta di Farra sopra la Madonna della
Runal.
Era sì vero che ogni volta che tagliava un albero provava un senso di
vuoto, ma come ora..., proprio no!
Gli venne in mente quella volta
che, scendendo da Val Piccola, si fermò proprio sotto di Lui per ripararsi da
un temporale improvviso. Era giovane
allora, avrà avuto si e no una ventina
d'anni ed era il periodo in cui si era fidanzato con la Catina. Si rannicchiò ai
suoi piedi, si mise sulle spalle la vecchia giacca di fustagno, abbassò sopra
gli occhi il cappello a larghe tese e cominciò a sognare ascoltando la pioggia.
Stette lì sotto fino quasi al tramontar
del sole e solo il frastuono provocato
dal volo improvviso di un gallo cedrone riuscì a svegliarlo.
Sotto quella chioma aveva sognato
la sua vita con la Catina, una bella casa
costruita in legno di larice e tanti figli.
Da allora erano passati quasi cinquant'anni, i suoi lunghi capelli erano
diventati tutti bianchi come la barba
che teneva lunga e sempre pettinata; i
colpi d'accetta erano sì più precisi di
allora, ma meno potenti. Anche il suo
amore per la Catina era diventato ancora più forte dopo la tremenda tragedia della perdita dei figli e solo con
l'arrivo di Elisa la vita aveva ripreso ad
avere un senso.
A seguito di quella tragedia il Biso,
uomo estroverso e di compagnia, si
chiuse in sè stesso e di rado si poteva
incontrarlo, la domenica, nelle osterie
del villaggio. Si diceva che non aveva
versato nemmeno una lacrima e che da
allora nel suo volto non comparve più
un sorriso, nemmeno quando nacque
l'Elisa. Si guardò le mani: erano incallite. Una crosta spessa così, che niente
avrebbe potuto scalfire, se non ovvia-
Il Biso si appresta a tagliare il Vecchio Faggio
mente la lama della sua accetta, sempre affilata come un rasoio e come solo
lui, fra tutti i boscaioli del Cansiglio,
sapeva affilare.
Le guardò e riguardò come fossero
loro le uniche artefici del misfatto.
Suvvia, pensò, le mani non si muovono se non sono comandate dal cervello!! E questo era vero.
"Ma il cuore!! Dov'era il mio cuore quando ho iniziato a tagliare??!!!"
pensò. Il sudore, invece di scomparire,
aumentava sempre più. Bevve ancora
del vino, questa volta forse due o tre
sorsi, ma più grandi di prima.
Pensava, ora, che il Vecchio Faggio
avrebbe dovuto rimanere in vita anche
se aveva più di cent'anni. Era il più
vecchio ed il più grande albero della
Foresta; tutti, uomini ed animali, lo conoscevano e lo amavano.
Era stato lui, il Biso, a convincere
il Maresciallo della Forestale ad abbatterlo. "E' vecchio", gli aveva detto,
"con la sua grande chioma toglie la
Scrittori e Poeti Cimbri - pag. 20
Le piccole piante di faggio in primavera
luce al sottobosco ed impedisce di far
crescere le nuove pianticelle!!!".
Il Biso, in verità, ambiva di abbatterlo, perchè così avrebbe ulteriormente aumentato la sua già grande fama di
bravo boscaiolo.
Voleva diventare come il Ceki il
quale, trent'anni prima, aveva abbattuto un abete bianco alto quasi trenta
metri e con un diametro di centodieci
centimetri, acquistando una gran fama,
non solo fra i boscaioli del Cansiglio,
ma anche fra quelli del Cadore e della Val Belluna. Con il taglio del Vecchio Faggio, molto più conosciuto ed
ammirato dell'abete bianco del Ceki,
il Biso si sarebbe guadagnato una popolarità tale, che per anni ed anni si
sarebbe parlato di lui. Quando ottenne l'autorizzazione dal Maresciallo, la
domenica successiva, girò per tutte le
osterie del villaggio (cosa che abbiamo
detto non faceva mai), per farlo sapere a tutti gli avventori, scatenando così
l'invidia dei boscaioli.
Non aveva però detto a nessuno,
se non alla Catina, quando lo avrebbe
tagliato. Era troppo rischioso!! E se
avesse sbagliato qualcosa durante il taglio??!!! Qualche colpo non assestato
professionalmente alla presenza di qualche "spettatore indesiderato", avrebbe potuto rovinargli la reputazione!!
E così era partito da casa all'alba e
dopo tre ore il Vecchio Faggio era disteso inerme al suolo ed il Biso aveva
guadagnato la sua tanto cercata popolarità.
Sempre seduto sulla ceppaia si portò le mani fra i capelli ed appoggiò i
EVENTI SIGNIFICATIVI
Il Film
KATHERINE UN DAR SÖNDORSTE BÈNNANZICH
S
iamo felicissimi di segnalare che il film "Caterina e il magico incontro" ha
vinto il premio dei bambini al prestigioso 18° Film Festival della Lessinia
2012, concorrendo nella sezione "Le Montagne dei Ragazzi".
Si è imposto tra ben 59 film pervenuti da 21 paesi del mondo da altrettanti registi, tutti professionisti. Manifestazione bellissima e premiazione altamente professionale. La proiezione del film ha entusiasmato grandi e piccoli. Complimenti
e un grazie vivissinmo a Loris Mora che ha fermamente voluto questo film.
18° Festival della Lessinia 2012. La premiazione del nostro film con Caterina Camarotto e il
regista Loris Mora. Complimenti!
gomiti sulle ginocchia volgendo lo
sguardo sul terreno coperto da un soffice tappeto di muschio.
Dapprima non ci fece caso, poi,
osservando più attentamente, vide dei
ramoscelli spuntare appena, appena
dal muschio. Subito, con uno scatto, si
inginocchiò e li cercò con le mani per
capire cosa fossero..... erano delle piccole piantine di faggio!!!
Il Biso, sempre inginocchiato, alzò
allora il volto al cielo mentre dagli occhi gli scendevano finalmente, le tanto
desiderate lacrime liberatorie.
"Niente al mondo avvieme per
caso!!" disse forte. Godeva di quelle
lacrime!! Dove erano state fino al allora!!? Dov'erano quando si sentiva
morire dentro ed aveva bisogno di loro
per liberarsi??!
Avrebbe voluto piangere per ore,
per giorni! Piangere per i figli persi, piangere per non aver corrisposto
ai sorrisi degli altri, piangere per la
vergogna della sua ambizione, piangere per la morte del Vecchio Faggio, piangere, piangere....piangere!!
La notizia della morte del vecchio
Faggio si sparse veloce per i villaggi della Foresta, ma invece di destare
stupore ed ammirazione per il grande
gesto del Biso, creò fra gli abitanti un
senso di dispiacere e malinconia. "Era
l'anima della Foresta" dicevano. Ed ora
che quel dannato del Biso aveva commesso il misfatto, sarebbe potuto accadere di tutto. La Vecchia Erminia, che
era una persona molto considerata nei
villaggi e le sue parole erano come il
Vangelo, un giorno andò dal Biso e gli
disse: "Rimedia a quello che hai fatto e
fallo rivivere con le tue mani!".
Dopo qualche giorno la ceppaia si
era trasformata nel volto di Cristo.
Il Biso aveva trovato il modo di far
rivivere il Vecchio Faggio!
Didattica - pag. 21
Bon baatar me zun:
übarsétzanan d’ögnar gaboonte
Di padre in figlio: tramandiamo la nostra cultura
Laboratori didattici per le scuole elementari di Fregona, Montaner e Sarmede
Legge 15 dicembre 1999, n. 482
”Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche”
Progetto “IDENTITà CIMBRA:
studio e ricerca”
N
el 2009 il Comune di Fregona
con il partenariato del Comune di Sarmede e dell’Istituto
Il docente di lingua e musiche cimbre
Pierangelo Tamiozzo
Comprensivo di Sarmede, ha presentato un progetto nell’ambito della legge
n. 482 nella sezione “promozione culturale e linguistica, che ha fin da subito
trovato la collaborazione dell’Associazione Culturale Cimbri del Cansiglio.
Tale progetto rivolto a tutti gli studenti dell’istituto si prefiggeva di far conoscere la cultura e la lingua cimbra attraverso lo studio di forme scritte e l’ uso
di materiali che riproducessero momenti
importanti della vita della Comunità
Cimbra presente nell’area del Cansiglio
e nelle arre pedemontane di Fregona e
Sarmede.
Era stato pensato perché i ragazzi potessero incontrare il lessico e le forme
linguistiche della lingua Cimbra attraverso la lettura e la rappresentazione di
fiabe appartenenti alla cultura Cimbra, la
simulazione diretta degli usi e delle tradizioni di vita del villaggio Cimbro, la
costruzione, l’uso e la denominazione
degli strumenti di lavoro tipici delle attività praticate dai Cimbri.
Grazie al finanziamento ricevuto, i
percorsi relativi a ciascun obiettivo sono
stati realizzati come laboratori interattivi
, partendo dal presupposto che l’apprendimento nasce dall’interno di ciascun ragazzo e che osservare divertendosi è una
buona e consolidata pratica per stimolare l’interesse e le conoscenze.
Guidati dalle dottoresse esperte in
tradizioni e fiabe cimbre, Marta Azzalini e Paola Nard, gli alunni delle scuole
elementari di Fregona, Sarmede e Montaner sono stati impegnati in laboratori
che si sono avvalsi di strumenti didattici
realizzati su misura in relazione all’età
degli utenti e al tema affrontato.
L’osservazione autonoma, allo stesso
tempo è stata supportata da schede che
hanno fornito modelli, hanno dato istruzioni, fatto riflettere su quanto andavano
via via apprendendo.
Questa esperienza ha reso possibile un contatto diretto con la cultura, le
attività, la scansione della giornata, gli
insediamenti e le abitazioni del popolo
Cimbro , ha insegnato loro che questi
“artigiani del legno” erano abilissimi
boscaioli, falegnami e soprattutto “scatoleri”. Con la loro tecnica che veniva
tramandata di padre in figlio ricavavano
dai grandi faggi del Cansiglio sottili assicelle, “i crivelli” che opportunamente
sagomati e assemblati si trasformavano
in fasce da formaggio usate nelle malghe, madie cilindriche, dette “brent”, per
la conservazione dei cibi, passini per la
farina detti “tamisi” e molti altri utensili
e attrezzi da lavoro.
Il professor Pierangelo Tamiozzo
inoltre ha intrattenuto tutti i ragazzi della scuola primaria e secondaria con canzoni in lingua cimbra, molto suggestive
e coinvolgenti come quelle della fiaba
cimbra “Le Beate Donnette”.
Contestualmente ha operato delle
interessanti riflessioni linguistiche con
parallelismi lessicali tra lingua cimbra,
tedesca ed inglese.
Per gli studenti è stata una ottima
opportunità per approfondire questa
porzione di storia locale, e per imparare
anche qualche vocabolo cimbro: adesso
nelle aule risuona un buongiorno… germanico, addolcito nel tempo, come ci
ha spiegato il professor Tamiozzo, dalla
parlata veneta… Guuten takh e l’arrivederci sostituito con …Bar ségan-sich…
Sarebbe auspicabile che esperienze
simili non rimanessero isolate, ma potessero ripetersi, in modo che tale ricchezza
linguistica e culturale non si perda nel
tempo, ma diventi patrimonio delle generazioni future.
Laura Buso
In visita al Museo Etnografico di Pian Osteria
I ragazzi presso la tipica “huta cimbra” osservano i Cimbri al lavoro con i loro attrezzi
Nell’antico villaggio cimbro di Canaie vecio
Documenti storici - pag. 22
Bolla del Papa Lucio III
a Gerardo vescovo di Belluno
A cura di Franco Bastianon e Francesco Azzalini.
G
razie all'impegno e all'interessamento di Franco Bastianon, possiamo pubblicare un documento interessantissimo per la storia del nostro territorio, che si
trova in originale presso l'Archivio della Diocesi di Belluno.
Trattasi della Bolla di Papa Lucio III° scritta a Verona nell'anno 1185, che intendeva riconfermare alla mensa del vescovo di
Belluno Girardo i beni già concessi dall' Imperatore longobardo
Berengario nel 923.
Sono citati moltissimi luoghi e chiese a partire da Oderzo,
Papa Lucio III
Mussolente, fino ad Agordo, Canale d'Agordo (San Simon), Alleghe, Falcade passando per il Bellunese con il castello di Medone,
l'Anta, Castion, Zumelle, Sedico, lo Zoldano, Castellavazzo, Cadola, Polpet,
l'Alpago, il monte Cavallo (montis caballi), il Croseraz (crux ferrea), la Crosetta (Petracise), il Cansiglio(Campum silium) e giù fino a Fregona a con il
castello di "Carone" (le grotte del Caglieron) e le cappelle di San Giusto e San
Martino, fino a Soligo ecc...
Gli appassionati troveranno pane per i loro denti. Buona lettura.
VERSIONE LATINA
Lucius Episcopus servus servorum Dei - dilecto filio Girardo Belunensi Electo, ejusque successoribus
canonice substituendis in perpetuam
memoriam. Quotiens a nobis petitur
quod religioni et honestati convenire dinoscitur, animo nos decet libenti
concedere, et petentium desideriis congruum suffragium impertiri. Eapropter
dilecte in Domino fili tuis justis postulationibus clementer annuimus, et Belunensem Ecciesiam, cui Deo actore
preesse dinosceris, sub Beati Petri et
nostra protectione suscipimus, et presentis scripti privilegio communimus.
Imprimis siquidem statuentes, ut nulli
laico de terris quas in tua vel Cenetensi diocesi excolis, sive de animalium
nutrimentis, a te vel successoribus tuis
decimas liceat extorguere. Decimas
etiam novalium in tuo Episcopatu, et
Curia Opitergij laboribus tuis, sumptibusve cultorum concedimus te habere. Prohibemus insuper ut nullj contra
voluntatem tuam liceat Ecclesie tue
famulos recipere vel tenere. Preterea
quascumque possessiones, quecumque
bona impresentiarum juste et canonice
possides, aut in futurum rationabilibus
modis Deo propitio poteris adipisci,
firma tibi tuisque successoribus et illibata permaneant. In quibus hec propriis duximus exprimenda vocabulis.
Plebem Sancti Petrj de Musculento
cum capellis et castro et pertinentiis
suis tam in spirituaIibus quam in temporalibus. Plebem Sancti Gregorij cum
capellis suis. Plebem Sancti Petrj cum
capellis suis. Plebem de Sedeco cum
capellis suis. Plebem de Agorde cum
capellis suis. Capellam de Alegue.
Capellam Sancti Simonis Canalis de
supra. Plebem de Subto cum capellis
suis. Capellam Sancti Petrj de Tuba.
Capellam Sancte Crucis. Civitatem
cum curia et dominio et iurisdictione
tam in spiritualibus quam in temporalibus. et cum Anta que est iuxta civitatem. Castrum de Castellione cum plebe, et capellis, et curte, et pertinentiis
suis. Castrum de Medone. Curtem de
La bolla originale di Papa Lucio III
Agorde cum comitatu et cum Monte de
Falcata et aliis montibus cum decimis
ipsius montis Falcate et aliorum cum
villis et arimaniis, et dominio et jurisdictione in omnibus pertinentiis suis.
Medietatem castri de Zumellis. et jus
ordinationis quod habes in capella ipsius castri et in curtis ipsius medietate.
Plebem de Cadula cum capellis suis.
Pontem de Polpetho cum ripis et pedagiis suis. Castrum Sancti Georgij cum
pertinentiis suis. Plebem Sancte Marie
de Alpago cum capellis suis. et comitatum cum duabus decaniis, que sunt in
eodem comitatu terminate per montis
summitatem Petracise. et per montem
qui dicitur crux ferrea, et summitatem
Montis caballi. Campum silium inter
eosdem fines: et silvam cum decimis
et pertinentiis suis. Plebem Sancti
Floriam de Zaoldo cum capellis suis,
et Comitatum ipsius cum jurisdictione et districto in pertinentiis ipsius
Zaoldi. Districtum et ordinationem
castri de Lavatio, Montem Farre cum
decimis suis. Silvam canalis Sancte
Documenti storici - pag. 23
Crucis a Lavina Laverada respiciente
ad ecclesiam Sancte Crucis cum decimis et pertinentiis et redditibus suis.
Curtem de Fregona, cum castro de
Carone: cum capella Sancti Justj: et
espella Sancti Martinj cum dominio et
pertinentiis eorumdem. Villam de Pineto. Castrum de Opitergio cum curte
et villis. et campaneis suis. Capellam
Sancti Blasij, sancti Petrj, Sancti Martinj, et Sancte Marie cum alia capella
in campania, que omnes dicuntur esse
in pertinentiis Opitergij. Jus ordinationis in plebe Sancti Johannis de Opitergio. et Capelle curtis Franconis, et
libelaticum aliarum ecclesiarum, et
ordìnationem earundem in pertinentiis
Opitergij. Curtem et castra de Soligo
cum villis et pertinentiis suis. Curtem
de Cendone cum capella ipsius. Auctoritate quoque apostolica nichilominus duximus prohibendum, ne ullus
advocatus vel minister ejus Ecclesiam
tuam, vel que ad eam pertinent, gravare
seu quibuslibet indebitis exactionibus
fatigare presumat. Prohibemus insuper
ut infra fines parrochie tue nullus sine
tuo assensu capellam seu oratorium de
novo construere audeat: salvis privilegiis Romanorum pontificum. Preterea
novas et indebitas exactiones a patriarchis, episcopis, aliisque omnibus ecclesiasticis secularibusve personis, tibi
seu ministris, ecclesiis, hominibus vel
rebus tuis imponj auctoritate Apostolica prohibemus. Ad hec libertates et immunitates a regibus et principibus et ab
aliis personis tam ecclesiasticis quam
mundanis eidem concessas ecclesie, et
antiquas et rationabiles consuetudines
integras illibatasque manere presenti
decreto sanccimus. Inhibemus etiam
ne interdictos vel excommunicatos
tuos ad officium aut ad communionem
ecclesiasticam admittere quisquam
sine congrua satisfactione presumat.
Obeunte vero te, nunc eiusdem ecclesie electo, vel tuorum quolibet successorum, nullus ibi qualibet subreptionis astutia, vel violentia preponatur;
nisi quem canonici ejusdem ecclesie
communi consensu, vel pars consi-
lij sanioris secundum Dei timorem et
sanctorum patrum institutionem providerint eligendum. Decernimus ergo,
ut nullj omnino hominum liceat prefatam Ecclesiam temere perturbare, aut
ejus possessiones auferre, vel ablatas
ritinere, minuere, seu quibuslibet vexationibus fatigare. Sed omnia integra
conserventur eorum, pro quorum gubernatione ac sustentatione concessa
sunt usis omnimodis profutura: salva
sedis apostolice auctoritate, et Aquilegiensi ecclesie debita reverentia. Si
qua igitur in futurum eccvlesiastica
secularisve persona hanc nostre constitutionis paginam, sciens, contra eam
temere venire presumpserit, secunde
tertiove commonita nisi reatum suum
congrua satisfactione correxerit, potestatis honorisque sui careat dignitate,
reamque se divino judicio existere de
perpetrata iniquitate cognoscat: et a sacratissimo corpore ac sanguine Dej et
domini Redemptoris nostri Jesu Christi aliena fiat: atque in extremo examine districte ultioni subjaceat. Cunctis
autem eidem loco sua jura servantibus sit pax dominj nostrj Jesu Christi,
quatenus et hic fructum bone actionis
percipiant, et apud districtum iudicem
premia eterne pacis inveniant. Amen.
[in mezzo]
Ego Lucius Catholice Ecclesie Episcopus scripsi
Ego Theodinus Portuensis et S. Rufine
Sedis Episcopus scripsi.
Ego Henricus Albanensis Episcopus
scripsi.
Ego Theobaldus Hostiensis et Velletrensis episcopus scripsi.
[a sinistra]
Ego Johannes Presbiter Cardinalis titulo Sancti Marci scripsi.
Ego Laboraus Presb. Cardinalis S, Marie Transtiberim titulo Calixti scripsi.
Ego Hubertus titulo S. Laurentii in Damaso Presb. Card. scripsi.
Ego Pandulfus Presb. Card. titulo Basilice XII Apostolorum scripsi.
Ego Albuinus titulo S. Crucis Presb.
Cardinalis scripsi.
Ego Melior Presb. Card. Sanctorum
Johannis et Pauli tit. pagine huic
subscripsi.
Documenti storici - pag. 24
Ego Adelardus titulo S. Marcelli Presbyter Cardinalis scripsi.
[a destra]
Ego Arditio Diaconus Cardinalis S.
Theodori s.
Ego Gratianus Ss. Cosme et Damiani
Diaconus Cardinalis sc.
Ego Soffredus Sancte Marie in via
Lata Diaconus Cardinalis scripsi.
Ego Rolandus Sancte Marie in Porticu
Diaconus Cardinalis.
Ego Petrus Diaconus Cardinalis S. Nicolai in Carcere Tuliano.
Ego Rodulfus S. Georgii ad Velum Aureum Diaconus Cardinalis scripsi.
Datum Verone per manum Alberti S.cte Romane eccle.e psbrj card.e
et cancell.e XVIII novembre indictione IIII Incarnationis d.nice anno
MCLXXXV pontificatus no. domnj
Lucii pp III anno v°
VESIONE IN ITALIANO
LUCIO vescovo servo dei servi di
Dio, al diletto figlio Gerardo eletto alla
chiesa bellunese, ed ai suoi successori
che verranno eletti secondo le leggi canoniche, a perpetua memoria.
Ogni qualvolta ci viene domandato ciò che è riconosciuto conveniente
dalla [o “per la”] religione e l’onestà,
riteniamo opportuno concederlo con
animo lieto corrispondendo in modo
adeguato ai desideri dei richiedenti.
Pertanto, diletto figlio nel Signore,
benignamente acconsentiamo alle tue
giuste richieste e prendiamo la chiesa
bellunese, della quale riconosci di essere a capo per grazia di Dio, sotto la
protezione del Beato Pietro e nostra, e
diamo loro forza mediante il presente
privilegio scritto.
In primo luogo stabilendo che a
nessun laico sia lecito esigere decime
né da te né da tuoi successori dalle terre che tu possiedi nella tua diocesi o
in quella di Ceneda, neppure da quello
che serve al nutrimento degli animali.
Concediamo anche che tu possa avere le decime dei nuovi campi dissoda-
ti tanto nel tuo vescovado come nella
curia di Oderzo per lavori fatti di tua
iniziativa e per le spese di coloro che
li dissodano. Inoltre proibiamo che alcuno ritenga lecito accogliere o tenere
servi della tua chiesa contro la tua volontà. Inoltre che tutti i possedimenti e
tutti i beni che al presente giustamente
e canonicamente possiedi o che in futuro, con l’aiuto di Dio, potrai acquistare con mezzi ragionevoli, rimangano saldi ed integri per te e per i tuoi
successori. Tra questi possedimenti
abbiamo ritenuto opportuno citare con
i loro nomi i seguenti: la pieve di san
Pietro di Mussolente con le cappelle
e il castello e le sue appartenenze con
giurisdizione tanto spirituale quanto
temporale; la pieve di san Gregorio
con le sue cappelle; la pieve di san
Pietro con le sue cappelle; la pieve di
Sedico con le sue cappelle; la pieve di
Agordo con le sue cappelle; la cappella
di Alleghe; la cappella di san Simon di
Canale di sopra; la pieve di sotto con le
sue cappelle; la cappella di san Pietro
in Tuba; la cappella di Santa Croce; la
città con la curia e il dominio e la giu-
risdizione tanto spirituale quanto temporale, compresa l’Anta che è presso la
città; il castello di Castion con la pieve
e le cappelle e la corte e le relative pertinenze; il castello di Medone; la corte
di Agordo con il contado e compreso il
monte di Falcade e gli altri monti con
le decime del medesimo monte di Falcade e degli altri, compresi i villaggi
e le arimannie con dominio e giurisdizione in tutte le loro pertinenze.
Una metà del castello di Zumelle e
il diritto di ordinazione che hai nella
cappella del medesimo castello e nelle
corti di quella tua stessa metà; la pieve
di Cadola con le sue cappelle; il ponte
di Polpet comprese le sue sponde e i
suoi pedaggi; il castello di san Giorgio
con le sue pertinenze; la pieve di santa Maria di Alpago con le sue cappelle e il contado con le due decanie
che si trovano nel medesimo contado, il quale ha come confini la cima
del Monte di Petracisa il monte detto
Crux Ferrea [Croseraz secondo l’interpretazione normale] e la cima del
monte Cavallo [ovvio]. Il Cansiglio
[Campum Silium, quindi solo la piana
Documenti storici - pag. 25
centrale, vedi infatti che la foresta è richiamata a parte] che si trova all’interno di quei confini e la foresta con
le decime e le sue pertinenze. La pieve di san Floriano di Zoldo con le sue
cappelle e il contado con la giurisdizione e il distretto di pertinenza dello
stesso Zoldo. Il distretto e l’ordinazione del castello di Lavazzo; il monte di
Fara con le relative decime;
il bosco del canale di Santa Croce
da Lavina Laverada rivolto alla chiesa
di Santa Croce con le relative decime
pertinenze e redditi; la corte di Fregona con il castello di Caron; con la
cappella di san Giusto; e la cappella
di san Martino con il dominio e le
rispettive pertinenze: il villaggio di
Pinidello;
il castello di Oderzo con la corte,
e i villaggi e le relative campagne; la
cappella di san Biagio, di san Pietro,
di san Martino e di Santa Maria insieme con un’altra cappella che si trova
in campagna, le quali tutte si trovano
nelle pertinenze di Oderzo; il diritto
di ordinazione nella pieve di san Giovanni di Oderzo, e nelle cappelle della
corte di Francone, e il livellatico delle
altre chiese e il diritto di erigerne nelle
pertinenze di Oderzo; la corte e i castelli di Soligo con i relativi villaggi e
pertinenze; la corte di Cendone con la
sua cappella.
Ed inoltre con autorità Apostolica
abbiamo ritenuto di proibire che qualsiasi avvocato o suo ministro presuma
gravare e opprimere la tua chiesa o le
cose che le appartengono, con qualsivoglia indebita esazione. E proibiamo
anche che alcuno ardisca costruire ex
novo cappella od oratorio entro i confini della tua parrocchia senza il tuo
consenso, salvi i privilegi dei romani
Pontefici.
Ed inoltre, con autorità Apostolica,
proibiamo che vengano imposte a te o
ai tuoi ministri ecclesiastici o ad uomini o cose tue, nuove ed indebite esazioni da Patriarchi, vescovi e da ogni altra
persona ecclesiastica o secolare.
Con il presente decreto viene da
Noi sancito che oltre a tutte queste
cose, rimangano integre ed intangibili le libertà e le immunità che furono
concesse da re e principi e da altre persone tanto ecclesiastiche quanto secolari, come pure le antiche e ragionevoli
consuetudini.
Vietiamo anche severamente che
alcuno presuma ammettere, senza una
condegna soddisfazione, ad un officio
e alla comunione ecclesiale, coloro che
tu avrai interdetto o scomunicato.
Alla morte di te, ora eletto, o a quella di qualsiasi altro dei tuoi successori,
nessuno venga preposto a codesta medesima chiesa con intrigo di qualsiasi
specie o con violenza, ma solo colui
che i canonici di codesta chiesa o la
parte di più assennato consiglio avrà
provveduto ad eleggere, di comune
consenso, secondo il timore di Dio e le
costituzioni dei santi Padri.
Decretiamo anche che proprio a
nessuno sia lecito temerariamente turbare la predetta chiesa o indebitamente appropriarsi delle sue possessioni o
ritenersi quelle rubate, o diminuirle o
gravarla con qualsivoglia genere di sopruso, ma che ogni cosa debba essere
conservata a favore di coloro per i quali è stata concessa per governo e per
sostentamento, salva l’autorità della
Sede Apostolica e la dovuta riverenza
alla chiesa di Aquileia.
Se adunque per il futuro una qualsiasi persona tanto ecclesiastica quanto secolare, essendone a conoscenza,
avrà l’audacia di contravvenire a questa bolla di nostra costituzione, ammonita per una seconda e terza volta, a
meno che non ripari il suo errore con
una adeguata soddisfazione, venga privata della sua autorità e del suo onore,
e sappia di essere rea davanti al giudizio divino per la perpetrata iniquità,
e venga esclusa dalla partecipazione al
Sacratissimo Corpo e Sangue del Signore Gesù Cristo Dio e Redentore nostro: e nel giudizio finale subisca una
severa sentenza.
Tutti coloro invece che avranno
conservato alla stessa chiesa i suoi diritti godano la pace del Signor nostro
Gesù Cristo in modo tale da ricevere
anche in questo mondo il frutto della
buona azione, e presso il Giudice severo trovino il premio dell’eterna pace.
Amen.
[in mezzo]
Io Lucio, vescovo della Chiesa Cattolica.
Io, Teodino, vescovo di Porto e della
sede di S. Rufina.
Io Enrico, vescovo di Albano.
Io Teobaldo, vescovo di Ostia e Velletri.
[a sinistra]
Io Giovanni, Presbitero e Cardinale di
San Marco
Io Laborante, Presbitero cardinale di
santa Maria in Trastevere.
Io Uberto, cardinale presbitero titolare
di S. Lorenzo in Damaso.
Io Pandolfo, cardinale presbitero titolare della Basilica dei XII apostoli
Io Alboino, cardinale presbitero titolare di S. Croce
Io Melior, presbitero Cardinale titolare
dei santi Giovanni e Paolo ho sottoscritto questa pagina
Io Abelardo, titolare di S. Marcello
presbitero e cardinale
[a destra]
Io Arditio, cardinale diacono di San
Teodoro s.
Io Graziano diacono cardinale dei SS.
Cosma e Damiano
Io Soffredo diacono cardinale di Santa
Maria in via Lata
Io Rolando, cardinale diacono di S.
Maria in Portico.
Io Pietro, cardinale diacono di S. Nicola in Carcere Tulliano.
lo Rodolfo, cardinale diacono di S.
Giorgio al Velo d’oro,
Dato a Verona, per mano di Alberto, presbitero cardinale e cancelliere
di S. Romana Chiesa, il 18 novembre,
indizione quarta, nell’anno dell’incarnazione del Signore 1185, nel quinto
anno del pontificato del nostro signor
papa Lucio III.
Cippo di confine in località La Crosetta (anticamente detta Petracise)
Iniziative culturali - pag. 26
CONCORSO LETTERARIO 2013
12° edizione
Raccontiamo la montagna delle
Prealpi Bellunesi e Trevigiane
Il titolo del racconto da inventare:
Piume, zampe, corna e code
La montagna vive
IL COMITATO PROMOTORE
L’Azione
Associazione Culturale Cimbri del
Cansiglio
Associazione La via dei Mulini – Cison di
Valmarino
Consorzio Pro Loco Sinistra Piave – Val
Belluna
Pro Loco di Tovena
Pro Loco di Miane
Gruppo Marciatori di Refrontolo
Gruppo Alpini di Refrontolo
Gruppo Alpini di Tovena
Gruppo Alpini, AIB e PC di Lentiai
Gruppo Alpini, AIB e PC di Mel
Gruppo Alpini, AIB e PC di Trichiana
PATROCINI
Mostra Internazionale d’Illustrazione per
l’Infanzia
Comitato Provinciale UNLPI di Treviso
Comunità Montana Prealpi Trevigiane
Comunità Montana Val Belluna
Sezioni
bambini (5a elementare e prima media)
ragazzi (seconda e terza media)
adulti (dai 15 anni in su)
Scade sabato 11 maggio 2013
Info: www.lazione.it
Tel. 0438-940249 - [email protected]
L’Associazione Culturale Cimbri del Cansiglio sostiene questa
importante iniziativa e invita tutti
i Cimbri a farsene sia interpreti
(scrivendo) che promotori (coinvolgendo figli e amici).
Note e regolamento del concorso.
Nel titolo è chiaro il riferimento agli
animali che abitano il nostro territorio: da
quelli più comuni allevati, a quelli selvatici
il cui incontro è sempre un tuffo al cuore.
Per questa dodicesima edizione del concorso letterario l’invito è quindi a creare
un racconto che abbia al centro della storia
un rappresentante della mondo animale,
ricorrendo alla memoria o alla fantasia.
Regolamento.
1 – Oggetto del concorso sono racconti
sul tema “Piume, zampe, corna e code. La
montagna vive.” ambientati nelle Prealpi
Bellunesi e Trevigiane. Il concorso è articolato in tre sezioni: bambini (quinta elementare e prima media), ragazzi (seconda
e terza media) e adulti (dai 15 anni in su).
2 – II racconto deve essere inedito e frutto di impegno personale. Sono ammessi
racconti frutto di lavoro di gruppo ma ai
fini della premiazione saranno considerati
come unità. La lunghezza massima deve
essere di 8.000 caratteri spazi inclusi.
3 – L’elaborato deve essere scritto su supporto magnetico in formato .txt e inviato
per posta o per e-mail entro e non oltre l’11
maggio 2013 a: Settimanale L’Azione via
Jacopo Stella, 8 - 31029 Vittorio Veneto
- Tv tel. 0438-940249, indirizzo di posta
elettronica: [email protected] .
4 – Ogni concorrente non può partecipare con più di un racconto.
5 – In calce al racconto devono essere scritti: nome, cognome, indirizzo di
casa e numero di telefono del concorrente. Gli alunni dovranno indicare anche nome e indirizzo della scuola, classe frequentate e nome dell’insegnante
e recapito privato.
6 – I racconti non saranno restituiti e
diventeranno di proprietà de L’Azione
con diritto di utilizzo e pubblicazione.
L’eventuale uso da parte di terzi è subordinato ad autorizzazione scritta da
parte de L’Azione.
7 – Una giuria selezionerà i migliori
racconti di ciascuna sezione; questi
racconti saranno pubblicati sul Settimanale L’Azione che sarà inviato a tutti gli abbonati e ai partecipanti al concorso. Ai selezionati bambini e ragazzi
spetterà inoltre, un libro autografato
dallo scrittore presente alla cerimonia
di premiazione, agli adulti spetterà un
prodotto di artigianato tipico locale.
Per tutti i selezionati ci sarà l’attestato
di partecipazione.
8 – I racconti selezionati delle sezioni
bambini e ragazzi saranno illustrati con
una tavola a colori dai migliori corsisti
della “Scuola estiva di Illustrazione di
Sarmede”.
9 – In base alle valutazioni dei lettori
de L’Azione tra i racconti selezionati
per ciascuna sezione verrà redatta una
classifica. I lettori potranno esprimere
la propria preferenza mediante cartolina postale.
10 – Ai vincitori di ciascuna sezione
spetterà una cesta di prodotti tipici del
nostro territorio.
11 – Nella sezione adulti un premio
speciale sarà assegnato al racconto segnalato dalla giuria.
12 – Alla classe che otterrà il maggior
numero di segnalati dalla giuria spetterà un premio in denaro di 300,00 Euro.
13 – La cerimonia di premiazione si
terrà a Trichiana; la data sarà comunicata.
14 - La partecipazione al concorso
implica il consenso al trattamento dei
dati personali forniti dal partecipante.
Più precisamente, ai sensi del D.Lgs
196/2003, i dati dei partecipanti verranno trattati, con modalità cartacee e
informatizzate, per finalità di gestione
amministrativa del concorso. I nominativi dei concorrenti autori dei racconti selezionati dalla giuria saranno
oggetto di pubblicazione sul settimanale L’Azione.
Manifestazioni - pag. 27
Per noi Cimbri del Cansiglio l’iniziativa che di seguito viene persentata, è stata molto
importante e significativa. Lo spirito che da sempre ha animato le nostre comunità, è stato
improntato al rispetto e alla conservazione dell’ambiente e del territorio che abitiamo da più
secoli. Abbiamo perciò dato piena disponibilità per la realizzazione di questa giornata, il cui
spirito sentiamo di condividere pienamente.
Balt bon Kansilien
Dar tag bondar laip me Bèlt
Foresta del Cansiglio
Giornata per la salvaguardia del Creato
1
settembre 2012. La diocesi di
Belluno-Feltre, quest’anno aveva il compito di organizzare la
settima edizione della Giornata ecumenica per la salvaguardia del creato,
che da cinque anni è proposta in maniera congiunta per le diocesi dell’arco
alpino (Bolzano-Bressanone, Como,
Trento) con i rappresentanti di tutte le
confessioni cristiane, dagli ortodossi ai
luterani ai battisti.
La Giornata, che consta dei due
momenti del convegno e della celebrazione, si è svolta nella mattinata di
sabato 1 settembre a Pian Cansiglio, ai
confini tra le province di Belluno e di
Treviso. Ha coinvolto anche l’area della ex-base Nato «Bianchin», un luogo
eloquente per essere stato l’emblema
della guerra fredda nel bellunese e che
l’ente regionale «Veneto agricoltura»,
che ha sede in quel luogo, ha ora bonificato. Una tappa della celebrazione si
è svolta proprio nell’area dove avevano sede le rampe di lancio dei missili.
L’appuntamento per le delegazioni
diocesane e per i rappresentanti delle
altre confessioni cristiane, come per
tutti quelli che hanno voluto partecipare, è stato alle ore 9 nell’area dell’exbase Nato «Bianchin», dove è stato
allestito un capannone a cura della
sezione Ana (Associazione nazionale
Alpini) di Spert-Cansiglio. Il Vescovo
di Belluno-Feltre, monsignor Giuseppe Andrich, ha dato il benvenuto ai
partecipanti. I saluti delle autorità hanno fatto poi da preludio alla relazione
sul tema della giornata, «Educare alla
custodia del creato per sanare le ferite
della terra», dettata da padre Adriano
Sella, un missionario saveriano che nel
2007 promosse la Rete interdiocesana
per i nuovi stili di vita, di cui fanno
parte ora 62 delle 221 diocesi italiane.
Padre Sella è stato invitato da Cesare
Lasen, direttore dell’Ufficio per la cultura e gli stili di vita in montagna della
diocesi di Belluno-Feltre; Lasen è stato
il chairman di questa prima parte.
Alle 10.30 è iniziata la preghiera
ecumenica nella chiesa di sant’Osvaldo in Pian Cansiglio, recentemente
restaurata. Di lì i partecipanti si sono
avviati lungo un percorso in sei tappe, che si è concluso al crocifisso del
villaggio cimbro «Le Rotte». Le tappe
sono state presiedute dal vescovo Andrich, dall’arcivescovo di Trento Luigi
Bressan, dal vescovo di Como Diego
Coletti, dal vicario generale della Sacra arcidiocesi ortodossa d’Italia e di
Malta del Patriarcato ecumenico Evangelos Yfantidis, dal pastore della Chiesa battista di Pordenone Giuseppe Miglio, dal pastore della Chiesa luterana
di Merano (Bz) Martin Burgenmeister.
Al termine, rappresentanti cattolici,
ortodossi e protestanti hanno proclamato un appello congiunto per la salvaguardia del creato, che si è modulato
sul tema biblico «Dio plasmò l’uomo
con polvere dal suolo».
Nelle riunioni preparatorie della
Giornata, la diocesi di Belluno-Feltre
ha inteso promuovere una manifestazione il più possibile popolare: sono
stati coinvolti i parroci della forania
dell’Alpago, per segnalare ai fedeli
la possibilità e l’invito a partecipare
alla celebrazione; a capofila il parroco
di Spert, Borsoi e Tambre. Tambre e
Spert sono le due parrocchie di Belluno-Feltre che insistono sulla piana del
Cansiglio.
La lista delle associazioni e delle
realtà coinvolte è lunga e comincia dagli Alpini e da Veneto agricoltura, già
citati, per passare all’associazione culturale «Cimbri del Cansiglio», ai cori
parrocchiali di Spert e Borsoi, al coro
«Dolada», alla Banda comunale di
Farra d’Alpago, ai chierichetti, ai giovani delle parrocchie; ha dato adesione
il presidente della Comunità montana
dell’Alpago Alberto Peterle.
Inizio della “Giornata per la salvaguardia
del creato” presso l’ex base NATO di Pian
Cansiglio
Cerimonia di chiusura nel villaggio cimbro
delle Rotte con la recita dell’Ave Maria in
Cimbro “Grussa dich Maria”
Foto ricordo dei principali partecipanti,
presso il capitello del villaggio cimbro Le
Rotte: tra gli altri: il Vescovo di Belluno
Feltre, di Como, l’Arcivescovo di Trento, il
Vicario generale degli Ortodossi d’Italia e
di Malta, il Pastore della Chiesa Battista di
Pordenone, il pastore della Chiesa Luterana
di Merano
L’anno scorso la Giornata, organizzata dalla diocesi di Como, aveva per
tema «L’acqua, dono di Dio, prima risorsa di una terra ospitale e accogliente
per l’uomo».
La Giornata si tiene sempre l’1 settembre, data di inizio del Calendario liturgico annuale nelle chiese ortodosse,
sulla scia di quanto ha voluto l’attuale
patriarca ecumenico di Costantinopoli,
Bartolomeo I.
Giuseppe Bratti - Ezio Del Favero
Eventi significativi - pag. 28
Lustighekhot un Bèlt, ist de gaboonte
baartag me póome ka Kansilien
I colori della foresta del Cansiglio
Faggio: la grande foresta del Cansiglio, località Fontana Fagher
Foresta del Cansiglio –
Maggio 1954
“
Maggio 1954, località Col Indes. La scuola elementare di Pian Osteria alla festa degli alberi
1954, Località Col Indes, Festa degli alberi, distribuzione delle
piantine da parte delle Guardie forestali
La Festa degli alberi”, anche noi
la ricordiamo con nostalgia e per
questo vi proponiamo alcune foto
del 1954, quando i ragazzi dell’Alpago
e del Cansiglio si univano per mettere
a dimora le piantine di abete rosso, che
ora sono diventate grandi, come quelli
di noi che si possono riconoscere nelle foto, (Sergio Grisi, Giuliano Maino,
Nevio Zanon, Franco, Claudio, Emi,
Luciana, Graziella, Gabriella, Margherita...). Era un evento atteso con
impazienza soprattutto da noi ragazzi
della scuola elementare di Pian Osteria, che eravamo assai “selvareghi”,
perchè potevamo incontrare quelli
dell’Alpago, che per molti di noi era
quasi un altro mondo. Ai giorni nostri
la tradizionale festa si svolge ancora e
ce la racconta la dottoressa Elena Piutti.
Francesco Azzalini
Maggio 1954, i ragazzi mettono a dimora le piantine di abete rosso nelle
apposite buche, sotto l’occhio vigile del Forestale Grisi e della Maestra
Eventi significativi - pag. 29
Entusiasmo e Natura, è la tradizionale
festa degli alberi in Cansiglio
La foresta del Cansiglio
V
2012, cartellonistica informativa lungo il
percorso in foresta
Foresta del Cansiglio, 22 settembre 2012
eneto Agricoltura, ed in particolare l’Ufficio Educazione
Naturalistica in Pian Cansiglio, continua a svolgere e potenziare
le attività didattiche di educazione naturalistica sul territorio rivolte in particolar modo agli alunni delle scuole
limitrofe alla Foresta del Cansiglio,
affinché attraverso la conoscenza delle valenze storiche e naturalistiche del
territorio possano scaturire azioni di
sensibilizzazione e salvaguardia del
patrimonio ambientale e della sua biodiversità.
Per tale motivo, data la positiva
esperienza di attività di animazione
territoriale locale svoltasi negli anni
in Pian Cansiglio, è stata ripetuta, anche per l’anno scolastico 2012-2013,
la tradizionale Festa degli Alberi rivolta a tutti gli studenti dell’Istituto
Comprensivo di Puos d’Alpago; gli
studenti erano circa 500 come succede
da ormai oltre 10 anni.
La manifestazione si è svolta lo
scorso 22 settembre ed è stata caratterizzata da uno specifico programma
didattico condiviso con gli insegnanti
delle scuole e arricchito, rispetto alle
edizioni precedenti, con nuovi contenuti, informazioni e stimoli. Il tema della
giornata ha riguardato la relazione tra
l’Uomo e l’Altopiano del Cansiglio
nei secoli, che è anche l’argomento focale del Museo Regionale dell’Uomo
in Cansiglio “Anna Vieceli” e Centro
Etnografico e di Cultura Cimbra del
Cansiglio in loc. Pian Osteria, punto
di ritrovo della Festa.
A tutte le classi è stato proposto lo
stesso itinerario, per cui durante la
giornata, a turno ed in base ai tempi
di arrivo, gli alunni hanno ascoltato
gli esperti nelle postazioni didattiche
con pannelli appositamente preparati e quindi preso parte ad escursioni
guidate sia al Museo -sul tema della
relazione tra l’uomo e l’altopiano- che
in bosco sui temi dell’archeologia,
della paleobotanica e dei cambiamenti della vegetazione dalle glaciazioni
ad oggi. Una particolare attenzione è
stata data infatti alla torbiera di Palughetto, sito archeologico e naturalistico importante in cui sono stati trovati
numerosi reperti paleobotanici ed archeologici presenti al Museo oltre ad
essere luogo dedicato all’illustrazione
della storia delle foreste nell’arco alpino e in Cansiglio, dalle glaciazioni
ai tempi nostri.
Al buon esito della manifestazione
hanno contribuito il Corpo Forestale
dello Stato, l’Associazione Culturale
Cimbri del Cansiglio e il personale di
Veneto Agricoltura dell’ufficio Educazione Naturalistica e del Giardino Botanico Alpino. È stato scelto di localizzare nuovamente la manifestazione
presso il Museo, in loc. Pian Osteria,
essendo una delle strutture di Veneto
Agricoltura vocate all’educazione naturalistica e strategica anche dal punto di vista logistico.
Un breve momento è stato riservato
ai saluti e ai ringraziamenti da parte
degli Amministratori dei Comuni dell’Alpago e del Parroco
di Spert e degli
o rg a n i z z a t o r i
mentre ampio
spazio è stato Settembre 2012, Festa degli alalla fine dedica- beri. A scuola di “rispetto della
Foresta”
to alla distribuzione del pasto
agli alunni e agli
organizzatori da
parte dell’ANA
Alpini, sezione
di Spert. Il servizio di assistenza
sanitaria è stato
prestato da EVA Settembre 2012, Festa degli alAlpago.
beri. Entriamo nella Foresta del
L’entusiasmo Cansiglio
e la gioia dei
ragazzi che hanno partecipato
all’iniziativa, la
soddisfazione e
il ringraziamento degli insegnanti e la ricSettembre 2012, Festa degli alchezza di spunti beri. Gli studenti presso il Museo
che offre sempre dell’Uomo in Cansiglio - Centro
la Foresta, oltre Etnografico di Cultura Cimbra
alla dedizione
da parte dei collaboratori coinvolti incoraggiano gli organizzatori e proporre anche per il futuro questa bellissima
festa con la Natura.
Elena Piutti
Collaborazione con le scuole - 5 per 1000 - pag. 31
Apuntamenti per il 2013 - pag. 30
An züüche àu Hòolig Osvald
Ghèebar mittanandar bor èrbatan in 2013
Appuntamenti per il 2013
Una ricerca su Sant’ Osvaldo
Programma delle principali attività
2012, Ecomaratona “Troi dei Cimbri”,
concorrenti in transito a Pian Osteria
Associazione Culturale
Cimbri del Cansiglio
Gruppo "Giovani
"Giovani
Cimbri Cimbri
del Cansiglio"
"Puube, Puube, borghèss net....".
"Ragazzo, ragazzo non dimenticare....".
Nell'antica
Nell'antica
foresta
foresta
da remi
da remi
di San
di Marco
San Marco
del Cansiglio
del Cansiglio
16aa FESTA
18
17
FESTA diDEI
S. OSVALDO
CIMBRI
PATRONO
DEI CIMBRI DEL CANSIGLIO
DEL CANSIGLIO
E DI S. OSVALDO
Giovanni De Min, “S. Osvaldo”, 1858
18° Baartag
17°
Baartagbomme
bon hòoligh
tzimbarOsvald
bòlk bonbohüutar
Kansilien
un bon hòoligh
bomme
tzimbarOsvald
bòlk bon
ügnar
Kansilien
bohüutar
Villaggio
Cimbro
di PIAN
OSTERIA
Villaggi
Cimbri
Villaggio
di VALLORCH,
Cimbro
diLE
PIAN
ROTTE
OSTERIA
e PIAN OSTERIA
In
kaTzimbrise
Tzimbrisce
lèntle
bon
Pian
Osteria
In ka
In ka lèntlen
Tzimbrise
bonlèntlen
Vallorch,
bon
Le
Pian
Rotte
Osteria
un Pian Osteria
PROGRAMMA
Sabato 31
4 agosto
6
luglio 2010
2012
2011
S
iamo veramente lieti e orgogliosi di presentare il lavoro di ricerca sul nostro patrono S.Osvaldo, svolto dalla Scuola Primaria di Tambre, che ha prodotto l'opuscolo in parte qui riportato
e il quadro che è depositato presso il nostro Museo di Pian Osteria.
I ragazzi sono stati nostri ospiti alla Festa dei Cimbri alla quale
hanno presentato il loro lavoro.
Un grazie vivissimo anche ai loro insegnanti.
Bor bèiss Gott.
Domenica 51
Domenica
7 agosto
agosto2012
2011: nel villagio Cimbro di Pian Osteria
2010
Ore
14.00
villaggio
dil’inaugurazione
Pian Osteria:
il3MUC
CentroTroi
Ritrovo
in Vallorch,
perdell’Alpago
recuperato
“Antico
Ore 16.00
12,00-–Nel
Pranzo
per
gli cimbro
anziani
e per del
lepresso
classi
e 5 elementare
Etnografico di Cultura Cimbra: Laboratorio didattico dedicato
deiTambre
Cimbri”riservato
conesposizione
breve
escursione
(18ora)
da
Vallorch
a Val
Grasse
di
con
degli
elaborati
suanni
S.Osvaldo.
ai
Cimbri
ai ragazzi
dagli
ai 12
a cura
di Paola
e Le Rotte
accompagnati
Dott.ssa
Desirèe
Dallavoro”
Bon del
Corpo
Ore 14,30 Proiezione
in
anteprima
deldalla
nuovo
filmstrumenti
“Una
favola
cimbra
–(durata
Nard
e Marta
Azzalini sul
tema
“Gli
del
90
minutiedello
-ilquota
d’iscrizione
di 2 euro).
Forestale
Stato;
(abbigliamento
adeguato).
Caterina
magico
incontro”
Ore
16.00
Nel
villaggio
cimbro
di
Pian
Canaie:
Inaugurazione
e
17.00 –Laboratorio
Arrivo degli escursionisti
villaggio dagli
cimbro
rinfresco.
Ore 16,00
di lettura perneli ragazzi
8 aiLe12Rotte
annie presso
il
benedizione della restaurata Fontana del villaggio, con la
Ore 17.30 – MUC
Nel villaggio
di PiandiOsteria,
- Centrocimbro
Etnografico
Cultura presso
Cimbra.il MUC - Centro
Dalle
partecipazione del Parroco di Tambre, delle Autorità, della
Etnografico
di Cultura
Cimbra:
percorso
didattico
sulletrippe
tradizioni
Ore 19,30 in
Pian Comunale
Osteria
cena
rustica
con
piattidel
tipici
(canederli,
Banda
di Farra
d’Alpago,
Coro
Bianche
Cime
e
del
bellunese
Gino
Tramontin.
rinfresco
dei poeta
Cimbri,
riservato
ai ragazzi
dagli A8 seguire
ai 12 anni,
a curaedivisita
ecc...)
a cura
del ristorante
“La Huta”.
guidata
villaggio
Canaie
vecio.d’iscrizione di 2 euro)
Marta Azzalini
– (durata
90diminuti
– quota
Ore 20,00 - Musica
eall’antico
balli in
compagnia.
Dalle
Ore 18.00 - Nel villaggio cimbro di Pian Osteria: concertino della Banda
19.30 – Proiezione
In Pian Osteria
cenasul
rustica
con piatti
(zuppa con i funghi e
Ore 21,00
di filmati
Cansiglio
e sui tipici
Cimbri.
Comunale di Farra d’Alpago diretta dal Maestro Alberto Roffarè
cinghiale
a
cura
del
ristorante
La
Huta).
Ore 19.30 - Cena rustica con grigliata e piatti tipici
Ore 20,00
Musicaee balli
balli inin compagnia
compagnia.
Ore
20.00 -–Musica
Ore
21.00 -–Proiezione
sui
Cimbri
Ore 21,00
Proiezione di
di filmati
filmati sul
sul Cansiglio
Cansiglio ee sui
Cimbri.
Nelle
giornate di sabato
Dalle
Ore
9.00–- -Cimbri
Nel
villaggio
cimbro
di Pian
Osteria:
Iniziopresso
dei lavori
dei “Huta”.
Ore 9,00
Cimbri
scatoleri
artigiani
dellegno
legno
lavoro
presso
tipica
“Huta”.
scatoleri
e eartigiani
del
alallavoro
lalatipica
Cimbri Scatoleri presso la “Huta”. Apertura del mercatino
Tradizionale mercatino
dei prodotti
del bosco
e della
montagna.
dell’artigianato
e dei prodotti
del bosco
e della
montagna.
Ore 9,30
Presso
etnografico
conConsorzio
l’Associazione
Culturale
ScultoriilildiMuseo
maschere
a cura del
Mascherai
Alpini.
Ore
10.00–- Presso
Museo
: di legnoincontro
Salutodel
Presidente
dell’Associazione
Culturale Cimbri
del
Cansiglio
Ore 9,30 •Cimbri
presso
il del
Museo
etnografico
incontro con l’Associazione
Culturale
Cansiglio
e relazione
Consegna
attestati “Groas Moaster bon de Scatolern”.
Cimbri
del degli
Cansiglio.
Presentazione del libro”Riflessi dell’anima” di Rita Azzalini
Rinnovo
tesseramento.
Presentazione
del nuovo libro di poesie di Franco Azzalini.
• Presentazione e installazione degli stemmi dei Cimbri a cura di
Ore 11,00 – S.Messa
celebrata
dal Cimbro
Serafino
Gandin.
Consegna
degli attestati
“Groasdon
Moaster
bondar
Tzimbar Bòlk”.
Anna Azzalini.
Rinnovo
del tesseramento
Ore 12,30 – •Pranzo
cimbro
con spiedo gigante a cura degli Alpini di Fregona.
Rinnovo
tesseramento.
Ore 11.30 - Santa
Messa
celebrata
dal
Don eSerafino
Pomeriggio
: attività
artigianali,
rievocative
giochi deiGandin
boscaioli per
Esibizione
dei
Trombini
dei Cimbro
Monti
Lessini.
Ore 12.30 - Pranzo cimbro con spiedo a cura dagli Alpini di Fregona
grandi ecelebrata
piccini. dal Cimbro don Serafino Gandin.
Ore 11,00 S.Messa
Ore 14.00 - Attività artigianali e rievocative: Cimbri al lavoro e artigiani del
Ore 16.00
Presentazione
dellaspiedo
falconeria
cona cura degli Alpini di Fregona..
12,30 –Pranzo
cimbro con
gigante
legno.
iPomeriggio
“FALCONIERI
DELLE
DOLOMITI”
rievocative,
giochi
deidiboscaioli
Ore 15.00 - Gare
di “tiro: attività
con
la artigianali
fionda”
aecura
del Fionda
Club
Cappellaper
Maggiore.(con
premi
per i balli
migliori
tiratori)
Ore 19.30 –Cena
musica
in compagnia
grandidiesaluto
piccini.con
Ore
17.00 -: Peso
del zoc,
Ore 15,00
proiezione
delmisura
nuovo del
filmpalo metrico, taglio del faghèr col
4 e domenica 5 agosto
segòn ,corsa delle slitte per i ragazzi e nuovo antico gioco dello
“Una
favola
cimbra
–
Caterina
Jukhan ròofe (lancio dei cerchi), con ricchi premi.
la visita al Museo
e il magico
incontro”
- Cena
saluto.
Nelle giornate
di sabatoOre
6 e 19.30
domenica
7diagosto
la visita al Museo
Etnografico
è gratuita
Canti per
e balli
in compagnia
Ore 16,30
: “FALCONIERI
Etnografico
è gratuita
tutti.
per tutti.
La pubblicazione su S. Osvaldo realizzata dalla scuola primaria di Tambre e presentata alla festa dei Cimbri
DELLE
“Bar spàitan iart” “Vi aspettiamo”
Informazioni:
Azzalini Marta:
0437.472095
Tzimbrise lèntle bon Campon
“Vi aspettiamo”
“Vi aspettiamo”
“Bar spaitan iart”
Azzalini Francesco:
Informazioni:
Azzalini Lino:
Azzalini Marta:
Azzalini Francesco:
AzzaliniAzzalini
Lino:
Informazioni:
Marta:
Francesco: Azzalini Lino:
Ore
19,30
Cena
diAzzalini
saluto con
canti
e balli in compagnia
333 3513668
348 8025528
0437.472095
333
3513668
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Tzimbrise
diirnle
0437.472095
333 3513668
348
8025528
Luglio 1870 - L'Alpinista inglese Francis Fox Tuckett intrattiene i bambini e le donne di Canaie Vecio con giochi di prestigio. Disegno di Elizabett Tuckett.
Ringraziamo
Ringraziamo
vivamente
Veneto
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Agricoltura
Agricoltura
Gli Alpini
- gli- Alpini
di Fregona
di Fregona
- il- Gruppo
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peri ifesteggiamenti
festeggiamenti
di Valdenogher
Valdenogher
eelalaPro
Loco
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dieTambre,
diTambre
Tambre,
perper
per
l'indispensabile
l’indispensabile
collaborazione
collaborazione.
Ringraziamo
vivamente
ilvivamente
Corpo
Forestale
dello- Stato
Veneto
Agricoltura
- Ilper
Gruppo
Ana di Fregona
e le Pro Loco
diPro
Spert
l'indispensabile
collaborazione.
Locanda
Al Capriolo
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CHIUSO IL
MARTEDI
Azzalini Oscar
di LUCA FONTANA
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Cene su prenotazione - Camere in affitto
Pian Osteria, 5 - Tel. 0437.472026 - 32016 - FARRA D'ALPAGO (BL)
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Via Campon, 3 - TAMBRE (BL) Tel. 0437.472095
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Cucina Tipica - Fam. AZZALINI
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32010 SPERT D'ALPAGO (BL) - tel. 0437 472034 - 472306
AZZALINI LEGNO
di Azzalini Sandro e Fabrizio
FREGONA
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TRAVATURA LAMELLARE E MASSICCIA
Via Roma - Tel. 0438.585305
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FARRA D'ALPAGO - via Campon, 5/b
Via Pian Osteria, 1 - Tel. 0437.472192
32016 FARRA D'ALPAGO (BL)
GRUUN TAL
Soc. Coop.
FORESTA DEL CANSIGLIO
Via Campon, 5 - 32010 Tambre (BL) Tel. 0437.472192
Convegno sulla “Ferratina Decauville
del Cansiglio”;
Cartelli bilingui di Vallorch e Le Rotte.
Vi aspettiamo
Bar spaitan ach
C’è un modo per contribuire alle attività della nostra Associazione, che non ti costa nulla:
devolvere il 5 per mille della tua dichiarazione dei redditi all’Associazione
Culturale Cimbri del Cansiglio.
Il codice fiscale dell’Associazione è
93017400255
Come fare per devolvere il 5 per mille delle tue imposte alla nostra Associazione:
2012, Sergio Grisi, Trombino di Badia Calavena alla Festa dei Cimbri
2012, i partecipanti alla processione notturna alla Madonna della Runal
Quote Soci
per l’anno 2013
Euro 10 da versare tramite bollettino
di conto corrente postale sul conto n.
79771887 intestato a: Associazione
Culturale Cimbri del Cansiglio Corso
Alpino 9/a 32016 Farra d’Alpago (BL)
Causale: quota associativa anno 2013.
12 agosto 2012, visita a Canaie vecio
Il quadro di S. Osvaldo, patrono dei
Cimbri, realizzato dai ragazzi della
scuola primaria di Tambre
nelle giornate di sabato 31 luglio e domenica 1 agosto la visita al
“Bar spàitan
DOLOMITIӏ gratuita per tutti.
Museoiart”
Etnografico
Tip. Nero su bianco sas - BL
Il Museo dell’Uomo in Cansiglio Centro
Etnografico di Cultura Cimbra nella Foresta
del Cansiglio - Villaggio di Pian Osteria
Presepe dei Cimbri:
dal
8.12.2012 al 28.2.2013 nei villaggi
cimbri di Pian Osteria e Campon.
Dal 1 maggio al 31ottobre apertura
del Museo Etnografico di
Pian Osteria (per informazioni contattare: 333 3513668 – 0437 472095).
19^ Festa di S.Osvaldo e dei
Cimbri del Cansiglio: sabato
3 e domenica 4 agosto.
6^ Festa della Madonna di
Vallorch: giovedi 15 agosto –
Ore 15,30 S.Messa.
Madonna della Runal: sabato 7 settembre ore 20 processione noturna con i Cimbri da Palughetto (ore
21 - S.Messa al Santuario).
15 settembre: 3^ edizione della
corsa “Troi dei Cimbri”.
Durante tutto l’anno:
sistemazione delle recinzioni degli orti
dei villaggi cimbri del Cansiglio (chi
fosse interessato può contattare Franco
(333 3513668) o Lino (348 8025528);
visite guidate per gruppi e scolaresche;
manutenzione degli antichi villaggi di
Canaie e Pich veci;
manutenzione dell’Antico Troi dei
Cimbri;
15 agosto 2012, Santa Messa a la 5a Festa
della Madonna di Vallorch
se presenti il Modello 730 0 UNICO
Compila la scheda nel riquadro intitolato” SCELTA PER LA DESTINAZIONE
DEL CINQUE PER MILLE DELL’IRPEF”, nel modo seguente :
firma nel riquadro indicato con la scritta “Sostegno del volontariato … ecc...”
indica nel riquadro sotto la tua firma il nostro codice fiscale 93017400255.
Se non sei tenuto a presentare la dichiarazione dei redditi:
anche se non sei obbligato a presentare la dichiarazione dei redditi, puoi devolvere alla nostra Associazione il tuo 5 per mille, nel seguente modo:
Compila la scheda allegata al modello CUD ricevuto dal tuo datore di lavoro o
dall’INPS/INPDAP ecc... se sei pensionato, nel seguente modo:
– firma nel riquadro indicato con la scritta “Sostegno del volontariato … ecc...” ;
– indica nel riquadro sotto la tua firma il nostro codice fiscale 93017400255;
– inserisci in una busta chiusa il foglio così compilato;
– scrivi sulla busta “ DESTINAZIONE CINQUE PER MILLE IRPEF” e indica il
tuo cognome, nome e codice fiscale;
– consegnala a un ufficio postale, a uno sportello bancario, che la ricevono gratuitamente, al CAF o al tuo commercialista.
Come useremo il tuo 5 per mille
Il tuo contributo verrà impiegato per le
finalità previste nello Statuto della nostra Associazione, che ha lo scopo di:
- tutelare, recuperare, conservare e valorizzare
le testimonianze storiche, artistiche che legano
la nostra comunità di Cimbri al territorio;
- svilupppare la ricerca storica e linguistica, la
pubblicazione di studi, ricerche e documenti,
l’istituzione di
corsi di cultura locale, la valorizzazione della lingua e della toponomastica;
- costituire, valorizzare e gestire Musei locali,
biblioteche e Istituti culturali specifici;
- organizzare manifestazioni rivolte alla valorizzazione di usi, costumi, tradizioni e attività
artigianali storiche proprie della nostra comunità di Cimbri del Cansiglio.
Tutte queste attività sono svolte senza fini di
lucro e con il volontariato degli associati.
Sul nostro sito www.cimbridelcansiglio.it, troverai il dettagliato programma delle attività realizzate negli anni precedenti e di quelle previste,
per la realizzazione delle quali il tuo contributo
può risultare fondamentale.
Bor bèis Gott. Grazie.
Il Segretario, Francesco Azzalini
Il Presidente, Lino Azzalini
- pag. 32
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Tzimbar bint - Cimbri del Cansiglio