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Redazione: Diego Piovani
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2008 DICEMBRE n. 11
Un segno di speranza
Ci viene dalla nostra storia umana
Missione è compatire
di BaL’ elezione
rack Obama
come 44° presidente degli Stati
uniti d’America è
stata salutata come
un “evento storico” che
può cambiare il corso
della storia. Noi cristiani, alla scuola della Parola, leggiamo
nella storia i “segni”
dell’azione di Dio e
sappiamo che attraverso la storia Dio
ci parla e ci invita ad
agire di conseguenza.
Non per nulla anche il
Papa ha chiamato questa “una storica occasione”.
È speranza di tutti che “ora la
storia può cambiare”. Tutti - o
quasi! - speriamo che questa fase
sia chiusa, e con essa siano chiusi gli anni del terrorismo e delle
guerre “preventive”, del neoliberismo senza norme che ha condotto all’attuale crisi mondiale, la
prepotenza finanziaria che mette
fuori gioco i più deboli, la divisione esclusiva tra “asse del bene”
e “asse del male”, i campi di detenzione e tortura dovunque essi
siano, l’eccedenza di spese nella
sicurezza per giustificare che non
ci sono più fondi per la pace...
I segni della speranza
C’era bisogno di un segno di
speranza e di possibile cambiamento. “Possiamo cambiare” è
stato il motto del senatore Obama. Ma quali sono i segni della
speranza?
Il primo è che ora nello studio
ovale siederà un uomo che sa cosa significa venire dalla strada;
uno che - figlio di un kenyota e
di un’americana - ha conosciuto
la segregazione razziale e i suoi
frutti perversi.
Il secondo segno è la sconfitta
del razzismo, che riaccende il sogno di Martin Luther King e riapre la “nuova frontiera” di John
F. Kennedy, l’uomo che fermò il
mondo a un passo dall’olocausto
nucleare rispondendo di “no” ai
generali che raccomandavano
l’invasione dell’isola di Cuba.
Gli elettori statunitensi hanno
dato una lezione a chi per mesi ha cavalcato paure razziali e
ideologiche (“è un terrorista, un
musulmano, un marxista, un radicale…”); paure che affiorano
anche a casa nostra, fino a far
dire a qualcuno in autorità, che
gli statunitensi non avrebbero
mai eletto “un nero”.
Cosa ci aspettiamo
Da questo “nero” ora atten-
LA PREGHIERA DEI POVERI
Un consuntivo dell’anno che finisce
p. MARCELLO STORGATO, sx
caccia bombardieri
Q uattro
spiccano il volo dall’aeroporto militare di Ghedi, non
lontano da Brescia, verso l’Afghanistan. A bordo, strumenti
sofisticati ad alta tecnologia
d’avanguardia per la difesa e
la ricognizione di obiettivi sensibili. Per soddisfare la richiesta
della Nato... Lo stesso giorno,
un’altra richiesta di una madre
addolorata è stata esaudita:
poter riavere in casa il corpo
esanime del figlio, per le ultime
ore prima di deporlo nella tomba. Vito è morto a 17 anni per
il crollo di un soffitto nel liceo
scientifico di Rivoli a Torino.
“Non c’erano i soldi per controllare la stabilità della scuola
e metterla in sicurezza”; “le
scuole a rischio e fuori norma
sono molte, la maggior parte”;
“il piano c’è, ma è fermo da sei
anni per cause burocratiche”;
“il governo non ha i fondi
per....”. Le motivazioni si trovano sempre - e sono tante - per
non fare quello che serve. Per
far partire i quattro Tornado i
soldi c’erano, e ci sono per farli
volare ogni giorno, almeno per
un anno intero.
Chi è che giudica e decide se
ci sono i fondi o non ci sono? E
dove devono essere dirottati?
E quali sono i veri bisogni e le
priorità?
Nell’anno che sta per finire
abbiamo vissuto contraddizioni
infinite, che ci hanno sconcertato e fatto riflettere profondamente. Ognuno di noi può
farne un elenco nella propria
memoria, a seconda della sua
sensibilità e apprensione. Ogni
punto suscita domande semplici ma essenziali, che terminano
sempre con il punto interrogativo sulla responsabilità della decisione finale: a chi tocca staccare
o attaccare la spina? A chi tocca
decidere se aprire o chiudere il
rubinetto? A chi tocca azionare
i binari di scambio per il flusso
dei beni e del denaro?
Per chi ha gli occhi aperti e
la mente sana, vince l’amore
misericordioso e giusto delle
suore che implorano di avere
con loro l’amata Eluana, per
prendersene cura come una
figlia e una sorella. È sempre e
dovunque così.
Serve un nuovo patto di responsabilità. Il Pontificio Consiglio “Giustizia e Paece” sottolinea l’esigenza di un nuovo
accordo finanziario internazionale che non escluda i Paesi
poveri. “Oggi appare chiaro che
la sovranità nazionale è insufficiente, non è possibile contare
solo sulle politiche interne per
raggiungere gli obiettivi nazionali. Il confronto necessario tra
i Paesi più ricchi deve rilanciare
una cooperazione aperta e inclusiva, che è particolarmente
importante in materia di finanza per lo sviluppo. La dottrina
sociale della chiesa - afferma il
documento - deve dare il suo
contributo sia alle questioni sul
tappeto, sia alle questioni che
pur essendo importanti per gran
parte del mondo non ricevono
l’attenzione che meritano”.
Nell’attuale sistema economico mondiale ci sono almeno due paradossi: i Paesi poveri del sud finanziano i ricchi del
nord e gli stessi cittadini poveri del sud devono emigrare e
lavorare al nord per sostenere
con i loro stipendi le famiglie
rimaste al sud.
Non è forse giunto il momento di una vera e propria rifondazione del sistema delle istituzioni economiche e finanzia■
rie?
p. GABRIELE FERRARI, sx
diamo una nuova iniziativa di pace per il
Medio Oriente, una
svolta “etica” per la
finanza e per l’economia, una nuova politica per l’Africa che
è il suo continente
d’origine, finora così maltrattato
e strumentalizzato.
Certamente le attese sono molte, forse troppe. Ma tutti sentiamo
che queste elezioni non valgono
solo per gli Usa, ma sono per il
mondo intero una speranza che
fa bene a tutti noi. Non sappiamo
se quest’uomo saprà rispondere
alle attese, ma la speranza che
Obama ha acceso nel mondo è
già un segno che è possibile un
nuovo modo di vivere.
Ci pare di vedere l’inizio di una
politica nuova, meno arrogante e
meno egoistica, dialogica e non
conflittuale, inclusiva e non esclusiva, segnata dall’umanismo e non
dalla “dittatura della finanza”, più
attenta alle persone e soprattutto ai
poveri, che sempre fanno le spese
di una cattiva amministrazione.
Un esempio molto antico
Nella sacra Scrittura c’è
l’esempio di un’analoga speranza sbocciata in piena guerra,
alla nascita di Ezechia, figlio di
Acaz. Dio l’aveva offerto come segno della sua presenza in
mezzo al popolo: “Ecco la vergine concepirà e darà alla luce un
figlio e sarà chiamato Emanuele,
Dio con noi”. Ezechia, per quanto migliore di suo padre, non era
stato però all’altezza delle attese
e aveva abbandonato Dio, per
cercare sicurezza in altre alleanze sbagliate. Tuttavia la speranza
non si era spenta, perché ne aveva fatto nascere un’altra, quella
vera del Messia.
Anche per il Natale 2008, il
Signore ci ha offerto un segno
di speranza. Ci ha fatto vedere
che, se vogliamo, possiamo trovare uomini nuovi, capaci di alimentare la speranza e di orientarla, ancora una volta, verso
la “Grande Speranza”, come la
chiama Benedetto XVI. “Vi annuncio una gioia grande. Oggi è
nato per voi il Salvatore”.
Ottimisti a oltranza, noi cristiani cogliamo un segno di
speranza anche nell’elezione di
Obama, un uomo che viene da
una popolazione umiliata, ancora segnata dalle stigmate della
schiavitù. Un segno di Dio che
ci invita a credere: anche nelle
situazioni peggiori, è possibile
rimettere la storia sui binari della
giustizia e della pace.
■
Buon Natale!
Missione è compatire - Il missionario condivide con la gente insicurezze e ingiustizie, nella comunione
di vita e di destino. Questa presenza
diventa annuncio del vangelo di Cristo, Dio-con-noi (foto di E. Da Silva,
Luvungi/Congo).
2008 dicembre n.
ANNO 61°
11
2
Anche la fame è “nera”
3
La guerra paravento in Kivu
4/5
Non perdiamo tempo!
6
Noi con loro, loro con noi
“Padre nostro”, itinerario spirituale
Solidarietà con la gente del Kivu
Perché ce ne stiamo a guardare?
Ascoltare e toccare la Parola
2008 DICEMBRE
m is s ion e e spirito
Un itinerario spirituale
La preghiera del “Padre nostro”
C
ari amici, abbiamo camminato insieme, con la comunità di Matteo. Insieme abbiamo
bevuto alla fonte della Buona
Notizia di Gesù. Ci siamo lasciati interrogare e insieme abbiamo
rinnovato l’impegno di testimoniare che il cammino della non
violenza ci permette di sognare:
un nuovo mondo è possibile, il
regno di Dio è già presente. Prima di lasciarci, vogliamo condividere un’eredità che Gesù ci
ha lasciato: una preghiera che è
un itinerario spirituale: il “Padre
nostro”.
Possiamo visualizzarlo così:
un’invocazione a Dio “Padre
nostro nei cieli”, con 7 richieste
e la conclusione:
1 - la santificazione del Nome
2 - la venuta del Regno
3 - la realizzazione della Volontà
4 - il pane quotidiano
5 - il perdono dei debiti
6 - la vittoria sulla tentazione
7 - la liberazione dal maligno
Conclusione: Amen - Sia così!
In modo didattico, Gesù sintetizza la sua proposta di vita in
7 richieste, dirette al Padre. Egli
riprende le grandi promesse
dell’antico Testamento e chiede
al Padre che ci aiuti a realizzar-
le. Le prime 3 indicano la nostra
relazione con Dio; le altre 4 ci
fanno volgere lo sguardo alla relazione fra di noi. Riflettiamo.
Padre nostro: esprime la nuova relazione che Gesù ci propone
con Dio “Padre”. Il Padre nostro
è il fondamento della fraternità.
Ha la sua origine nell’esperienza
che Gesù ha con Dio suo Abba
- Padre. Gesù c’invita a partecipare della sua stessa esperienza
di casa (oikos), di economia (oikonomia), di ecumenismo (oikumene), di ecologia (oikologia).
Santificato sia il tuo Nome:
Dio si rivela con il Nome “Jahve”
(Es 3,14), Colui che ci accompagna nella storia per liberarci
da ogni oppressione. Il Nome è
santificato quando è pronunciato
con fede, senza manipolazioni
né intenzioni magiche. Pronunciarlo nel suo vero significato: la
misericordia, che è impegno per
un nuovo mondo possibile.
Venga il tuo Regno: Dio è
l’unico Signore della vita. La venuta del Regno è la realizzazione di tutte le promesse, di ogni
speranza. È pienezza di vita. È
il superamento delle delusioni
inflitte dai re e dai signori uma-
CARISMA è MISSIONE
ni. La pienezza del Regno sarà
realtà quando il sogno di Dio si
realizzerà: l’universo torni a essere la casa dove la vita circola
in abbondanza. Il Regno è già
presente nei discepoli che vivono le beatitudini.
Sia fatta la tua Volontà: la volontà di Dio è presente nelle leggi
che egli ha scritto per il cielo e per
la terra. Nell’obbedienza si realizza l’armonia del creato. Obbedire
alla legge di Dio è vivere l’economia (oikonomia) come fonte
di ordine, benessere, circolazione
dei beni per la vita in pienezza.
Dacci oggi il nostro pane
quotidiano: nel viaggio nel deserto al popolo fu donata la manna, il necessario per ogni giorno
(Es16). La Provvidenza divina
passa attraverso l’organizzazione
fraterna: condividere l’alimento
necessario alla vita. Gesù c’invita a vivere un nuovo esodo, un
nuovo convivio fraterno, che garantisca il pane a tutti. Ci chiede
di vedere la realtà con gli occhi
di Dio, liberandoci dalla cupidigia: scegliere una vita sobria, il
necessario per ogni giorno.
p. ALFIERO CERESOLI, sx
del vangelo di Giovanni leggiamo: “Il Verbo si è
A ll’inizio
fatto carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14).
Quasi a dire: è finito il tempo della parola, per dare spazio alla
testimonianza. Ricordo di aver letto questa espressione, forse di
sant’Agostino: “facta Verbi, verba sunt - i gesti del Verbo sono
parole”. Conforti tradurrebbe con un’espressione che ripeteva
spesso: “l’eloquenza del fatto”. La nostra vita è il discorso più
eloquente che possa essere pronunciato.
È Natale. Quanta poesia! è bello, mi piace. Però mi fa anche
paura. Si dimentica facilmente che il “farsi carne e l’abitare in
mezzo a noi” è avvenuto in modo drammatico e non senza sofferenza: una donna incinta, agli ultimi giorni; un viaggio faticoso
per ordine di un imperatore lontano e tiranno; il bisogno di un
luogo dove rifugiarsi...
Divenuto adulto, quel Bambino ha detto a chi lo voleva seguire
di non avere dove posare il capo (Mt 8,20). Ma già al momento di
nascere, la Mamma non ha dove posare il Piccolo. È già l’ombra
della croce. Gesù nasce in solidarietà con il cammino di ogni uomo
e donna della terra.
Sono queste le parole eloquenti di un Bambino che evidentemente non parla. Molte persone si muovono e parlano intorno a
Lui (e anche noi, quante parole diciamo a Natale!). Ma il Piccolo
ha già detto un’ultima parola in seno alla Trinità, come ci ricorda
la lettera agli Ebrei: “Entrando nel mondo, Cristo dice: Tu non hai
voluto né sacrificio né offerta; un corpo invece mi hai preparato.
Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho
detto: ecco io vengo per fare, o Dio, la tua volontà” (Eb 10,5-7).
Solidarietà con la persona umana e obbedienza al Padre: ecco
il Natale!
Durante tutto l’anno abbiamo meditato su un testo delle Costituzioni saveriane, che esprime il valore della Parola di Dio nella vita del missionario. Mi pare questa la miglior conclusione: la Parola
che ogni giorno ascoltiamo, meditiamo e preghiamo, deve farsi
“carne”, cioè vita della nostra vita. Gli avvenimenti della nostra
vita devono diventare la parola che il mondo ascolta: parola efficace, parola eloquente... con “l’eloquenza del fatto”.
Abbiamo riflettuto ricordando che la Parola deve “convertirci
alla maniera di pensare e di agire di Dio, per annunziarla con franchezza e per leggere con i fratelli, in mezzo ai quali lavoriamo, i
disegni di Dio negli avvenimenti della loro storia”.
Obbedienza al Padre, al suo pensiero, al suo modo di agire; solidarietà con tutti i fratelli in mezzo ai quali viviamo e lavoriamo,
ma specialmente con i più piccoli e i più poveri, quelli che come Gesù non hanno dove posare il capo. Buon Natale!
■
motivo di scandalo (Mt 16,23);
nel deserto ha tentato Gesù, ma è
stato vinto (Mt 4,1-11). Chiediamo al Signore che ci liberi: da
soli non possiamo farcela.
Amén: approvo e sottoscrivo, faccio mie queste richieste e
questo programma di vita. Perché Dio è fedele!
Buon avvento: attesa che è
già presenza del Dio-con-noi,
nell’impegno quotidiano di vivere il “Padre nostro”, per sognare
che un nuovo mondo è possibile,
con Cristo Gesù.
■
LA NOSTRA GRATITUDINE
Anche a nome di tutti i lettori, ringrazio la sorella saveriana Tea Frigerio, che dal Brasile ci ha accompagnato per tre anni con le sue “icone bibliche” della missione. Il Signore ti accompagni con la sua beatitudine!
La missione CHIAMA
Noi con loro, loro con noi
NATALE: OBBEDIENZA
E SOLIDARIETà
2
sr. tea fRIGERIO, mM
Rimetti a noi i nostri
debiti: l’anno giubiliare, ogni cinquant’anni,
obbligava a condonare i
debiti, per un nuovo inizio (Lv 25,8-55). Gesù
annuncia un nuovo “anno
di grazia del Signore” (Lc
4,19). Il vangelo vuole
ricominciare dall’inizio,
nella dinamica del perdono. Oggi, interi popoli
sono asserviti a causa del
debito estero che non è
perdonato!
Non lasciarci cadere in tentazione: nel cammino del deserto
il popolo fu tentato e cadde (Dt
8,2-5): mormorava, voleva tornare indietro. Il passato di oppressione si coloriva di benessere, nel presente di ricerca: il nuovo porta con sé insicurezza (Es
16,3; 17,3). Da soli non siamo
capaci di vincere la tentazione.
La forza di Dio ci aiuterà a vincerla, in questo nuovo esodo.
Liberaci dal maligno: il maligno è il demonio, la forza che
divide, separa e allontana da
Dio. Ha tentato Pietro, e diventa
davanti agli occhi la lunga
H omarcia
della gente del nord
Kivu (Congo), sfollati dai loro
villaggi: uomini dai volti umiliati, donne con carichi pesanti
sulle spalle, bambini smarriti con
fagotti e taniche d’acqua. Sono le
conseguenze di una “guerra paravento - denunciano i vescovi congolesi - per coprire il saccheggio
delle ricchezze del Paese”.
Seguiamo i fatti attraverso le
immagini televisive, ma soprattutto ascoltando amici e famigliari, i nostri missionari che vivono
a Goma, condividendo insicurezza e privazioni. Riconosciamo le
strade, i villaggi, le scuole. Cerchiamo i volti di persone conosciute. I colpi di mortaio, le raffiche di mitra, le grida di quanti
scappano, le stragi assurde… sono ferite per tutta l’umanità.
Abbiamo pregato insieme,
cercando di partecipare alla loro
sofferenza con preghiera e digiuno a catena, portando nel nostro
corpo un po’ della loro fame e
condividendo un po’ del nostro
cibo. Mi ha detto una signora
dopo la veglia di preghiera: “Noi
eravamo con loro, e loro erano
con noi”.
Si sta preparando il Natale. Il mio pensiero ritorna là,
sull’altopiano alla periferia della città, e ricordo la scena di
un altro giorno di Natale, tanto
simile alla nascita di Gesù. È la
pagina del diario di quei giorni.
«È mattina, mi accompagnano a
Kanyaruchinya, sull’altopiano ai
piedi del vulcano Nyiragongo.
C’è tanta gente: vengono dai villaggi lontani; non solo i cristiani:
è giorno di festa per tutti. Hanno
foto archivio MS / A. Costalonga
L’icona della missione
preparato la Messa: un piccolo
tavolo, la tovaglia, i fiori, sullo
sfondo il cielo azzurro e il grande vulcano.
Al Gloria sento il vagito di un
neonato. Qualcuno mi sussurra:
“È nato questa notte!”. Insieme
viviamo la festa: danze, canti,
gioia. Il piccolo nato diventa il
segno del Bambino di Betlemme, dono del Padre, portato nel
grembo di una donna di nome
Maria».
Colgo una scintilla di quella
sapienza fatta di silenzio, povertà, condivisione. In quella povertà avvolta da tanta sofferenza vedo l’annuncio del mistero
pasquale, il segno di un amore
che è dono di sé, fino a diventare fratello nostro in tutto, che
INTENZIONE MISSIONARIA
E PREGHIERA DEL MESE
Attraverso concreti gesti di
fraternità, i cristiani mostrino che il Bambino nato a Betlemme è la luminosa speranza del mondo.
La chiesa promuova con
coraggio la cultura della vita,
con ogni sua azione apostolica e missionaria.
Conforti: “La nostra vita è il discorso più eloquente”.
p. sILVIO TURAZZI, sx
ha in comune con noi sangue e
carne, in grado di venire in aiuto
a quelli che subiscono la prova.
L’incarnazione di Dio in
Gesù è come uno scoppio di
vita all’interno del cammino
dell’umanità. Dio non è solo
vicino ma “dentro”, come lievito per fermentare (redimere) la
pasta umana. Viene, secondo la
promessa, “per rischiarare quelli
che stanno nelle tenebre e dirigere i nostri passi sulla via della
pace”. Viene nella povertà della
creatura offrendo se stesso; lo fa
nel silenzio legandosi a ogni uomo e donna, al quotidiano della
vita umana.
È un dono che si manifesterà
sulla croce e nella risurrezione,
forza e pienezza dell’opera di
Dio. La povertà di Gesù è denuncia di ogni violenza, delle
ricchezze disoneste, della stoltezza di chi rincorre la felicità
calpestando la vita e i fratelli.
Solo partendo dalla povertà, la
chiesa potrà prendere un nuovo
slancio e guarire. Non potrà dare
la vera risposta al nostro secolo
contro la potenza della ricchezza, se non vive la realtà di Nazareth.
La strada di Gesù indica anche il cammino della missione.
“Andate - continua a dirci Gesù
- non appoggiatevi ai soldi, né a
criteri di astuzia o di potenza; affidatevi al Padre buono. Pregate,
portate la gioia dell’amore forte
e gratuito, rinnovato ogni giorno
dal perdono. Siate il segno vivo
di quanto dite”.
Il suo Natale è la sua prima predicazione con la vita. Tutti siamo
chiamati a seguirlo. E tu?
■
2008 DICEMBRE
V ITA SAV ERIANA
Quando anche la fame è “nera”
Il Burundi cerca di tornare in carreggiata
L
a parrocchia “Beato Conforti” a Kamenge, in Burundi, è composta da otto quartieri periferici di Bujumbura e
da altre cinque comunità sparse
sulle colline attorno. Durante la
guerra (1993-2005), il territorio
era stato saccheggiato e ridotto a
un deserto.
Grazie ai saveriani, i quartieri
si sono ripopolati e attualmente
si arriva ai 30mila abitanti. Qui
lavorano 5 missionari: due friulani p. Giuseppe De Cillia e p.
Ernesto Tomé, due bergamaschi
p. Lino Maggioni e p. Mario
Pulcini, e io che sono vicentino.
La guerra e lo sfacelo
La guerra, scoppiata dopo
l’assassinio del presidente, aveva provocato la fuga del 75 per
cento della popolazione hutu,
l’uccisione in massa di uomini e
giovani, saccheggi e distruzioni,
occupazione di terreni... Il paese
era nello sfacelo totale.
Con le elezioni democratiche
il popolo ha potuto prendere in
mano il destino della nazione. Il
governo sta tentando di rimettere in marcia il Paese, che soffre
di povertà endemica: lontano dal
mare e privo di industrie, vive di
espedienti e con un’agricoltura
di sussistenza. Senza gli aiuti
esteri, non può sperare di rimettersi in carreggiata.
Intorno alla città di Bujumbura, per il fenomeno dell’inurbamento, sono sorti agglomerati
di abitazioni rudimentali, senza
le necessarie infrastrutture di
acqua, luce, strade, canali di
smaltimento delle acque... La
gente di questi “quartieri” vive
in mezzo a grossi problemi. Ne
accenno alcuni.
I problemi più grossi
Il lavoro scarseggia; chi non
ha un pezzetto di campo né un
salario, non riesce a procurarsi
il cibo quotidiano. I quartieri si
compongono di casette in mattoni, cotti o crudi, su pochi metri
quadrati di terra; manca lo spazio
per un piccolo orto o giardino.
Le inondazioni e gli uragani
provocano raccolti insufficienti
di fagioli, banane, riso, manioca
e verdure; l’inflazione spinge alle
stelle i prezzi dei generi alimentari; la crisi mondiale ha ripercussioni anche qui in Africa e così
regna la fame, la vera fame nera!
Gli anziani in penuria assoluta sono tanti, perché i figli sono
p. SERGIO MARCHETTO, sx
stati uccisi o sono fuggiti nei
paesi vicini (Tanzania, Congo,
Ruanda...). I malati di aids non
si contano, soprattutto donne
con figli sieropositivi, spesso abbandonate dai mariti, anch’essi
malati di tubercolosi.
Anche le vedove sono migliaia
e vivono nella miseria più grande,
spesso con figli piccoli o orfani
(figli anche di fratelli o sorelle),
bisognosi di tutto: vestiti, cibo,
medicine, scuola... E per tutto ci
vogliono soldi. Ma dove trovarli?
Spesso la gente non riesce a fare
neppure un pasto al giorno!
Riso, sapone e... zappe
Con gli aiuti di benefattori
dall’Italia o di organizzazioni
internazionali, noi cerchiamo
di sostenere i più poveri, distribuendo periodicamente riso,
fagioli, olio, sale e sapone. Alle
vecchiette e alle vedove diamo
anche i vestiti, perché la tradizione locale impone al marito
di vestire moglie e figli; ma se il
marito non c’è più, allora anche
il vestito diventa un problema.
Distribuiamo anche le zappe,
l’unico strumento agricolo che
qui conoscono e usano per col-
Padre Sergio Marchetto indica le tante vedove della parrocchia “Beato Conforti”
a Kamenge, in periferia di Bujumbura: sono in attesa di riso,
fagioli, sapone e un abito nuovo
tivare la terra.
In parrocchia sono stati creati
alcuni comitati caritativi e assistenziali. Questi ci permettono
di individuare i “veri poveri” e
di soccorrerli. Chi ha qualcosa, è
invitato a offrire viveri o denaro
per aiutare i più poveri, dar loro
da mangiare, sostenerli per le
cure mediche, mandare a scuola
gli orfani... Spingiamo alla condivisione e c’è una buona risposta, ma è insufficiente.
I fagioli per Natale
Dopo Pasqua, con offerte
raccolte dalla gente del luogo e
dall’Italia, abbiamo dato a 750
malati di aids cinque chili di riso, una coperta e quattro pezzi di
sapone. A luglio abbiamo dato a
1.200 poveri cinque chili di fagioli e cinque chili di riso. A ottobre sono cominciate le piogge
e abbiamo fornito a più di 1.000
poveri le sementi di fagioli, sperando che possano ottenere un
buon raccolto a Natale.
Vorremmo istallare una macchina per la politura del riso.
Ci permetterebbe di diminuire i
costi e distribuirlo gratis ai più
poveri affamati. Potete leggere
il “piccolo progetto” a pagina 7:
sarebbe davvero un bel “regalo
di Natale”!
■
LAICATO SAVERIANO
Solidarietà con la gente del Kivu
ALESSANDRO ANDREOLI
Il laicato saveriano ha lavorato per diversi anni a Goma
(nord Kivu, rep. Dem. Del Congo). Angela Marano, Giovanna
Vettori e Paolo Volta hanno condiviso con il popolo congolese le speranze e le sofferenze, i momenti nei quali sembrava
arrivare la fine della lunga guerra che ha insanguinato la regione, e altri nei quali sembrava di ripiombare nel baratro.
Avevamo in programma, insieme a una decina di laici da
tutta Italia, una visita verso la fine di dicembre, per mantenere l’amicizia e proporre un progetto nella missione di Ndosho, dove abbiamo vissuto. Ora Goma è di nuovo sottoposta
al dramma della guerra. Come sempre, nascoste da pretesti
come i problemi etnici, le vere cause sono da ricercarsi nelle
immense ricchezze della regione e sul loro controllo. Alcuni
ci dicevano: “È una disgrazia essere ricchi di...”.
Come laicato saveriano, noi cerchiamo di far fronte a questa nuova tragedia, in tutti i modi possibili.
Abbiamo già inviato a suor Giovanna, con la quale abbiamo collaborato durante la nostra permanenza a Goma,
8.000 euro (il ricavato del 5 per mille nell’anno 2005), per
aiutare i profughi e la popolazione. Nella città assediata, infatti, manca praticamente ogni cosa e i prezzi dei generi di
prima necessità sono decuplicati in pochi giorni.
Ma l’aiuto economico non basta. Altrettanto importante è
tenere alta l’attenzione e l’informazione su questa tragedia
che, altrimenti, rischia di passare in sordina. Per questo abbiamo deciso di aderire come laicato agli appelli - promossi
da Chiama l’Africa, Beati i costruttori di Pace e Rete pace per
il Congo - che sono consultabili anche sul sito www.saveriani.
bs.it e che preghiamo di diffondere sui media locali.
Inoltre, per dare concretezza al nostro desiderio di “farci prossimi” alle sofferenze del popolo congolese, abbiamo
deciso di aderire alla preghiera e digiuno a catena. Per chi
fosse interessato ad aderire è sufficiente inviare una mail al
nostro indirizzo [email protected] indicando il proprio
nome e il giorno della settimana scelto.
Invitiamo tutti a raccogliere fondi per l’emergenza, mettendo a disposizione il nostro numero di conto corrente (si
prega di specificare nella causale “Pro Goma”). Ma soprattutto una cosa chiediamo a ciascuno di voi: con la preghiera, accompagniamo la sofferenza e la speranza del popolo
congolese, perché termini presto l’ingiustizia della guerra e
abbia in dono la pace sperata.
Per contribuire:
Associazione Laici Saveriani Ad Gentes - Onlus
Via Fra Acquaviva, 4 - 84135 Salerno C.F. 95073720658
IBAN: IT03 J050 1803 2000 0000 0511 600 presso Banca Popolare
Etica. C/cp n. 12182317 - Banca Popolare Etica - su C/c 511600/J
Causale: “Associazione Laici Saveriani Ad Gentes - Onlus / Pro Goma”
LA DIREZIONE
DELLE SAVERIANE
Le 25 delegate al capitolo
generale delle missionarie di
Maria - saveriane, riunite nella casa madre di Parma, hanno
eletto la nuova direzione: sr.
Ines Frizza (bresciana) è confermata direttrice generale; vicaria è sr. Giordana Bertacchini
(reggiana); consigliere sono le
brasiliane Natalina de Sousa e
Maria José Margalho e Lucia
Citro (salernitana e missionaria
a Bukavu).
Le sorelle hanno rivisto il cammino fatto negli ultimi sei anni,
hanno riflettuto sulla “consacrazione missionaria” e progettato
il percorso futuro. “In tutte noi
c’è il desiderio di orientare sempre più la nostra esistenza a Cristo e al suo annuncio a quanti
non lo conoscono, scopo unico
della nostra famiglia missionaria - ha commentato sr. Teresina Caffi - Nella logica evangelica l’essenziale non è dare tanto, ma dare tutto, in ogni età e
condizione, affinché la salvezza di Gesù raggiunga tutti. Condividendola, ne diveniamo noi
stesse partecipi”.
■
90 DI P. DANTE MAININI
Attorniato dall’affetto e
dall’ammirazione dei saveriani
e delle saveriane di Abaetetuba, nel cuore dell’Amazzonia
brasiliana, padre Dante Mainini ha festeggiato il suo 90°
compleanno.
Non è stato facile “catturarlo” per fare un po’ di festa fraterna. Lui non ci tiene a queste
cose... mondane. Ma chi può
resistere alle sorelle saveriane? Sono loro a organizzare la
“trappola”: una santa Messa,
che non si può rifiutare a nessuno! Padre Dante arriva sulla
sua inseparabile bicicletta. Ed
ecco la sorpresa: dopo la Messa
cantata, un pranzetto in famiglia, una bottiglia di buon vino
e una torta, con tanto di “90”
e due candeline da spegnare.
Sulla scena, compaiono anche
i confratelli saveriani: p. Meo
Elia e p. Adolfo Zon, superiore
e vice dei saveriani in Amazzonia, p. Nicola Masi e l’immancabile “gancio” p. Marcello
Zurlo, che scatta le foto e ce le
invia, a perpetua memoria. Auguri vivissimi!
■
Rigon la cittadinanza onoraria del Bangladesh”. Grande,
ovviamente, la soddisfazione
di tutti. C’è da congratularsi
davvero: che un missionario
cristiano venga insignito della
cittadinanza di una nazione
islamica, è un evento da... mosca bianca!
Per ragioni di solidarietà
sociale e per meriti culturali
e letterari, l’attuale Capo del
governo provvisorio (un militare e musulmano), in data
3 novembre 2008 ha firmato
il decreto per il conferimento
della cittadinanza onoraria del
Bangladesh a padre Marino.
Il superiore generale p. Rino Benzoni dal Giappone, dove si trovava in visita alle comunità saveriane, ha inviato un
messaggio di congratulazioni:
“Caro p. Marino, mi congratulo per il riconoscimento che corona una vita di studio e di lavoro affinché il Bangladesh sia
conosciuto e amato. Questo ci
indichi anche una strada per la
missione che, per essere accolta, richiede prima di tutto di
accogliere con simpatia e con
amore le persone cui ci rivolgiamo”.
■
IL ”CITTADINO”
PADRE MARINO RIGON
Da Khulna, dove i saveriani
erano radunati per un settimana di studio, arriva la telefonata: “è stato firmato il decreto per conferire a p. Marino
3
2008 DICEMBRE
NORD KIVU
GOMA ANCORA NELLA TORMENTA
Cause esterne e interne della crisi
SAVERIANI in RD CONGO
I
l noto proverbio africano - “quando gli elefanti si battono, è l’erba che ne soffre” - dice bene la situazione nella
regione del nord Kivu. Da quando i ribelli del generale decaduto Nkunda si sono rimessi in competizione con il governo
centrale di Kinshasa, la gente è di nuovo sulle strade. Si stimano gli sfollati a 1.600.000. La situazione umanitaria è molto
grave e lo sarà ancora di più tra due mesi, quando i fagioli che
avrebbero dovuto essere seminati in questa stagione saranno
assenti all’appello. Intanto, sul fronte sociale si combatte un
altro tipo di guerra.
Di nuovo una dura prova
Fuori dai campi profughi la gente combatte con i prezzi
dei generi alimentari. Letteralmente raddoppiati nei giorni di
guerra, sono ora scesi un po’, ma in media tutto è aumentato
del 50 per cento. La causa principale sono le grandi agenzie
umanitarie internazionali che, per venire in aiuto agli sfollati,
cercano grandi quantità di cibo da comprare.
Molti sfollati cercano rifugio nelle casupole che affollano
la città di Goma, al punto che le famiglie si trovano con gli
effettivi raddoppiati. Se una famiglia ha in media dieci membri, non è difficile in questi giorni trovarla con venti persone.
Il dovere dell’accoglienza, il senso di solidarietà e dell’aiuto
reciproco, sono messi a dura prova in una situazione simile.
Ma è chiaro che la testimonianza è grande!
L’incertezza del domani si fa sempre più minacciosa. Da
una parte e dall’altra ci si sta preparando alla guerra; i militari
si stanno riposizionando e la gente non si fa illusioni. Sa già
KIvu: la guerra paravento e il dramma umano
che ci sarà ancora un prezzo alto da pagare. Ha vissuto la stessa tragedia negli anni passati: nel 1996, nel 1998, nel 2000,
nel 2004, nel 2006.
Bisogna chiedersi “perché?”
Ma quali sono le cause profonde di questa crisi che non
sembra mai finire? La comunità internazionale è ancora attenta a quanto succede nel Kivu? Oppure la tragedia è un fatto
già consumato, l’ennesima sciagura di un “terzo mondo” che
non conosce tregua?
L’arcivescovo di Bukavu, mons François Xavier Maroy
Rusengo, in un messaggio indirizzato al primo ministro congolese in visita nel nord e sud Kivu, con coraggio, dà alcune
chiavi di lettura sulla crisi attuale.
“Perché - si chiede il vescovo - questa nuova ripresa di ostilità? Nonostante i cinque milioni di congolesi morti, nonostante la presenza della Monuc (missione Onu per il Congo)
che costa 1 miliardo di dollari l’anno (e questo dura da 6 anni), nonostante i 500 milioni di dollari per le spese elettorali,
perché continua il calvario del popolo congolese?”.
Ci sono cause esterne
La causa principale è identificata nelle ricchezza del sottosuolo
del paese: oro, diamanti, coltan. Per la brama di queste ricchezze,
“popolazioni intere sono decimate da bande armate congolesi,
chiaramente sostenute da eserciti stranieri le cui ramificazioni internazionali sono più estese di quello che si possa immaginare”.
La Corte internazionale dell’Aja aveva già incolpato i paesi
vicini di questo saccheggio, mostrandone anche i canali di
transito, ma non si sono tirate tutte le conclusioni per mettere
fine a questa ingiustizia. Questo saccheggio sistematico delle
bande armate crea uno spazio di illegalità, in cui ognuna trova
le risorse per finanziarsi e continuare ad agire.
Ma c’è anche un’altra idea che mantiene e quasi
giustifica il conflitto nella regione a livello strategico:
“prevenire un altro genocidio” dopo quello del Ruanda, compiuto da ruandesi su ruandesi. Ciò è certamente da evitare a tutti i costi, ma è insensato che i congolesi ne paghino il prezzo più alto, anche dopo ben
5 milioni di congolesi periti. “È il Congo - si chiede
l’arcivescovo - che deve pagare la cattiva coscienza
della comunità internazionale che non ha saputo fermare il genocidio?”.
Ci sono anche cause interne
Una grande parte di responsabilità in questa crisi
è anche di origine congolese. Un fossato sempre più
grande si sta scavando tra le aspirazioni delle popolazioni e le manovre di alcuni politici, anche se eletti
dal popolo. L’augurio è che lo Stato assuma le sue
responsabilità istituzionali nell’assicurare l’integrità
territoriale, la pace e la sicurezza, il buon governo.
L’immagine è simile a quella di 2000 anni fa; ma non siamo nella grotta di Betlemme,
Ma questo non potrà accadere finché regna la corpiuttosto in un campo profughi del nord Kivu, in Congo RD (foto Reuters)
ruzione nella gerarchia militare e nei
servizi pubblici.
Del resto, neppure il governo regionale sembra preoccuparsi molto della
situazione della gente. Non si dice
SAVERIANI in RD CONGO
nulla sul problema degli insegnanti,
Una giornalista belga scrive: “La popolazione del Kivu, cacciata dalle sue terre, è in pericolo
del personale sanitario o su altre gravi
di morte: sarà sacrificata, da chi e perché? Chi non dice una parola, consente; chi non fa niente
questioni sociali. Si ha invece l’imè complice. Un giorno, la comunità internazionale dovrà giustificarsi” (Le Soir, 10.10.2008).
pressione che si occupino molto più
Il missionario che fa con la gente questa esperienza, che è allo stesso tempo di soffedella propria sistemazione e dei propri
renza e di fede profonda, si trova coinvolto in un movimento di conversione e capisce
interessi personali.
RESTIAMO PER RACCOGLIERE LA SPERANZA
che, al di là di tutto, quel che conta è restare sul posto per raccogliere la testimonianza
di questa speranza: speranza in Dio, speranza nella vita, speranza di una vita migliore.
Il suo restare diventa allora incoraggiamento per chi in Dio ha messo tutte le sue speranze. Restare in questa situazione difficile, condividendo con la gente le insicurezze e
i disagi, le paure e le ingiustizie che uomini potenti fanno ricadere su tutto un popolo, dimostra la comunione di vita e di destino. Questa presenza diventa allora annuncio del vangelo di Cristo fatto con la vita; diventa Parola che si fa carne, diventa Verbo
che si fa Dio-con-noi.
Già lo diceva il beato Guido Conforti: “Il missionario è sempre pronto a dare la sua vita per il bene di tutti, a immolarsi per l’espansione del regno di Dio”.
Il Natale porti la pace e la giustizia, soprattutto per i più poveri. La pace vinca sulla
guerra. La vita vinca sulla morte. La buona volontà prevalga sulla malizia. Ognuno possa tornare nella sua casa e ai
suoi campi. E sarà “gloria
a Dio” anche nell’alto dei
cieli!
La comunità missionaria della
parrocchia “S. Francesco Saverio”
di Ndosho, Goma: i saveriani
fr. Gaetano Raumer, p. Giuseppe
Galli e p. Guillermo Jiménez con
le piccole figlie Brigitte, Giovanna
Gallicani, Georgette e Silvie
4
La popolazione è sempre ostaggio
In questo intrigo di cause internazionali e nazionali, la popolazione è sempre presa in ostaggio, obbligata a fuggire, a nascondersi, a correre, se vuole
salvare la vita. Ciò che stupisce e sbalordisce è la pazienza di cui fa sfoggio
questa gente. Sofferenze, privazioni e
carestia non tolgono loro il sorriso dal
volto. E continuano ad avere speranza, anche se ormai siamo all’ultimo
stadio. “Mungu tu! - Solo Dio resta!”,
continuano a ripetere. Solo a Lui ci si
affida! Il domani appartiene a Lui solo,
come a Lui appartiene la vita di ogni
essere vivente.
È questa la molla che permette a
questa gente di non cadere nella disperazione: la convinzione che malgrado
la malattia, la fatica, la morte violenta,
Dio è lì, pronto a prendere la vita degli
sciagurati tra le sue braccia.
■
(continua nel riquadro)
2008 DICEMBRE
SUD KIVU
PERCHé CE NE STIAMO A GUARDARE?
DOVE LA PACE PERMETTE LA VITA
Una parrocchia missionaria a Bukavu
p. MARCELLO STORGATO, sx
ben dodici anni di guerra e cinque milioni di morti, oggi di
D opo
nuovo nel nord Kivu oltre un milione e mezzo di sfollati vagano
p. CARMELO SANFELICE, sx
regione dei Grandi Laghi africani, precisamente doN ella
ve il fiume Ruzizi, estuario del lago Kivu, comincia la
terrorizzati dalle pazzie dei “signori della guerra”, non sapendo dove trovare
un luogo per continuare a sopravvivere, in attesa di una pace tanto voluta dalla
popolazione, ma che qualcuno proprio non vuole. Un dramma umanitario che
avviene sotto gli occhi di tutti coloro che vogliono tenere gli occhi aperti, ma
che molti “potenti” cercano di camuffare inventando pretesti bugiardi, mentre
tanti altri che potrebbero agire preferiscono ignorare.
Nascosti tra la gente, i missionari e le missionarie vivono la sofferenza, cercano solidarietà e preghiera; inviano qualche scarna notizia cercando di bypassare
i severi controlli dell’etere. I vescovi denunciano: “una guerra paravento per
coprire il saccheggio delle ricchezze minerarie del paese”.
Una voce missionaria dal Kivu: “È in questo clima che stiamo vivendo ­l’Avvento,
pregando sempre che il meglio sia davanti a noi e che la ragione possa avere il
sopravvento sulla violenza”.
Queste pagine ci aiuteranno a non consentire e ad essere meno
complici. Pubblichiamo una riflessione sulla situazione nel nord Kivu, una descrizione dell’impegno comunitario nel sud Kivu, una
■
proposta di adesione solidale per tutti noi.
sua discesa verso il lago Tanganika, si estende su sei chilometri, in scoscesa e a tratti ripida pendenza tra le montagne e il
fiume, la grande periferia sud-est della città di Bukavu, detta
Panzi. La missione di Cahi comprende questo territorio, più
due appendici dei territori montagnosi limitrofi.
La parrocchia di Cahi conta più di 100mila abitanti. Non è
facile precisare quanti di più, perchè dallo scoppio della seconda guerra (del 1998) si è riversata su Bukavu, specie nelle
periferie, parte della popolazione dei territori rurali, che non
riesce ancora a tornare nei villaggi d’origine.
foto archivio MS
INIZIATIVA
digiuno E preghiera a catena
è bene inviare la cartolina ai politici
p. SILVIO TURAZZI, sx
Padre Silvio Turazzi è stato missionario a Goma per vari
anni e ci torna volentieri, anche se può muoversi solo su sedia
a rotelle. Conosce tante persone e segue costantemente la situazione e gli eventi, spesso drammatici, impegnandosi a dare
risalto ai piccoli segnali di pace che la gente continua a emettere, perché non rinuncia alla speranza. In spirito di fede e di
solidarietà, lancia due iniziative che possiamo accogliere.
la solidarietà con il popolo congolese accompaV iviamo
gnando l’impegno per la pace con il digiuno, portando
nel nostro corpo un po’ della loro fame e condividendo un po’
del nostro cibo. Abbiamo lanciato questa iniziativa il 29 ottobre,
in memoria del vescovo martire di Bukavu mons. Munzihirwa,
ucciso nel 1996. Il cerchio degli aderenti si sta allargando ogni
giorno. Il digiuno a catena ci permette di mantenere un cuore
vigile e di continuare le normali attività della giornata.
Perché il digiuno?
Il digiuno ridona alla bocca quella disciplina che la fa passare dal consumo al ringraziamento, dalla voracità alla comunione. Chi prova a digiunare scopre quanto potente sia in lui
l’istinto alla collera, al cattivo umore, all’egoismo; può ritirarsi spaventato di fronte ai lati oscuri del proprio essere, ma può
anche accettare di farvi fronte e di porsi domande essenziali:
“Quali sono i miei desideri? Cosa mi tocca in profondità? Cosa mi lascia insoddisfatto? E cosa, invece, mi dà pace?”.
Davanti a situazioni di conflitto e di guerra che stanno vivendo le popolazioni del nord Kivu, con conseguenze sempre più
gravi, mi sento particolarmente coinvolto. C’è una responsabilità
collettiva su quanto avviene. Il cellulare, il computer funzionano
anche con il coltan, un minerale che importiamo da quelle terre.
La tecnologia avanzata di oggi, a nostro servizio, ha bisogno di
cassiterite, di niobio, rame, oltre il petrolio, l’oro, i diamanti. Il
controllo di quelle ricchezze è il vero motivo della guerra.
Cuore purificato e mani liberate
Ho bisogno di purificare il cuore, di togliere i pesi che mi
impediscono o rallentano l’incontro con gli altri, che vorrei riconoscere e valorizzare prima delle cose. Debbo avere le mani libere per stringere la mano dell’altro. Mi sembra una condizione necessaria, un passo essenziale per avvicinarmi alla
verità che mi permette di riconoscere l’altro nella sua dignità fondamentale di uomo - donna e la comune appartenenza
alla famiglia umana. La soppressione dell’altro, dei tanti che
avviene in questi giorni con uccisioni e massacri, spostamenti
forzati è negazione della “verità” sull’uomo. Ciascuna di quelle persone ha un nome, una sola esistenza qui sulla terra.
La guerra porta ferite inguaribili e provoca odio. Questo è un
atteggiamento che con l’aiuto di Dio e la saggezza dei giusti, vorremmo insieme superare per deporre le armi e disarmare i cuori.
È saggezza che prepara la pace. Questo non calpesta le esigenze
della giustizia: non possiamo certo mettere sullo stesso piano assassini e vittime. Ma quando guardiamo le persone, nessuno ci
può essere indifferente, nessuna può essere guardata con odio.
Vorrei restare a fianco della popolazione congolese con i
missionari e le missionarie, che preferisco chiamare “migranti del vangelo”, in comunione di vita. Il digiuno mi aiuta a restare vigile e disponibile. Mi aiuta a riscoprire con serenità la
croce come apertura di sé agli altri, come forza pulita di amore, come passo che prepara l’incontro.
(da: L’Osservatore Romano, 20.11.2008)
La catena di digiuno e la cartolina
Lanciamo fra le persone che amano la pace e l’Africa due
iniziative:
• una catena di digiuno e di preghiera per la pace in Congo
e nella regione dei Grandi Laghi, portando nel nostro corpo un po’ della loro fame e condividendo un po’ del nostro cibo;
• una cartolina da spedire al ministro degli Esteri, chiedendo
un maggiore impegno per la pace nel Kivu.
Quanti desiderano aderire all’iniziativa, comunichino il giorno di digiuno (totale o parziale), per scambi e informazioni:
Pace per il Congo, Strada Cavestro 16 - Loc. Vicomero 43056 San Polo - Torrile (PR)
Tel. 0521 314263 (dalle 9 alle 12); Fax 0521 314269;
E-mail: [email protected]
Aggiornamenti nel sito www.saveriani.bs.it
■
Ci sono dei corpi estranei...
Sono le milizie interahamwe ruandesi il problema attuale
delle popolazioni rurali nel sud Kivu. Questi interahamwe si
sono installati nel Kivu a partire dal 1994, quando fuggirono
dal Ruanda per la repressione succeduta al genocidio. La loro
situazione non è ancora stata chiarita e non c’è una soluzione
in vista. Si sono installati nei territori rurali, formando isole
territoriali ruandesi, una sorta di corpi estranei nell’organismo
della nazione congolese.
Il comportamento degli interahamwe nei confronti della
popolazione locale è in genere ostile e aggressivo. In qualche
caso si mostrano rispettosi dei congolesi, come il gruppo che
stanzia sulle montagne tra Luvungi e Kidote, in diocesi di Uvira e lontano da Bukavu. Comunque, sono sempre ben armati e
non si integrano con le popolazioni locali. Se si integrassero,
il problema si risolverebbe. Nelle località di Kanyola e Ninja
(in diocesi di Bukavu) varie volte sono piombati nei villaggi
uccidendo gli uomini e violentando le donne. L’ospedale di
Bukavu/Panzi ha un reparto speciale per curare le donne che
hanno subito violenze.
Così Bukavu si è riempita di sfollati con evidenti conseguenze: i territori rurali che erano in passato i granai della
città, ora hanno chiuso il loro flusso di viveri; in più, hanno
riversato sul capoluogo la fame e la miseria dei loro abitanti.
La pastorale missionaria a Cahi
A Cahi, come nelle altre missioni di Bukavu, è in atto un
fenomeno di erosione religiosa provocata dal pullulare delle
sètte protestanti e dal nuovo slancio islamico in Africa centrale. Tuttavia, in tutte le iniziative di impegno sociale e politico,
sono i nostri cristiani cattolici a dare il tono.
Le sètte, finanziate dalle multinazionali americane, esercitano una forte aggressione nei confronti della chiesa cattolica,
mentre non si impegnano a dare un volto umano alla società.
Il loro obiettivo è di indebolire la chiesa cattolica, screditando
gli ecclesiastici, attaccando i fedeli con obiezioni di falso sapore biblico e anche attraendo adepti con ...soldi facili.
D’altronde, la miseria spinge i più deboli e meno radicati
nella fede a fare il gioco dei “viaggi tra le religioni”, come qui
si suol dire (“kuwayawaya katika dini”). Per quanto riguarda
l’islam, il rilancio è finanziato dai petro-dollari libici e arabici,
ed è favorito dalla propaganda islamica dei migliaia di pakistani della Monuc, il contingente dell’Onu in Congo.
Di fronte a problemi così gravi, la comunità parrocchiale
di Cahi vive un’esperienza unica, che non esiste in altre missioni. All’inizio dell’anno pastorale, gli agenti dei vari settori
della vita ecclesiale si riuniscono insieme per stabilire l’orientamento pastorale. Si riflette su un problema o una situazione
che poi ispirerà il lavoro apostolico per tutto l’anno.
Quest’anno 2008-’09, l’argomento è proprio quello delle
sètte; ha per titolo, “Illuminiamo le sètte”. È un prolungamento della pastorale missionaria scaturita dall’anno precedente (2007-’08), centrata sulla Parola di Dio. L’anno prossimo
(2009-’10) rifletteremo su “Vangelo e politica”, tema molto
attuale e urgente nella nostra situazione.
La sessione speciale sulle Cev
Tutto il cammino pastorale è basato sul dinamismo delle
comunità ecclesiali viventi o di base (Cev), che due anni fa
sono state oggetto di una riflessione speciale. A settembre del
2006, per cinque giorni abbiamo approfondito l’argomento
a tutti noto, ma da comprendere e vivere sempre meglio: “la
comunità ecclesiale vivente” nella visuale della “chiesa, famiglia di Dio”.
Partendo dal modello della comunità di Gerusalemme,
com’è presentata negli Atti degli apostoli (2,42-47), abbiamo
riflettuto attentamente sul modo in cui la vita cristiana è vissuta autenticamente nella piccola comunità vivente, che è la
chiesa a livello di quartiere.
Avanti che c’è posto! Agli incontri sulla Parola di Dio la parrocchia missionaria di Cahi, in Congo, fa sempre registrare il tutto esaurito
Nella vita quotidiana, infatti, noi troviamo la verifica della
nostra fede cristiana autentica: se cioè, senza ipocrisia, sappiamo rivolgere a Dio la parola “Padre”, sapendo dire sempre
anche la parola “fratello”. Nella comunità vivente di quartiere,
le parole “Padre e fratello” possono ben sovrapporsi, perché
la comunità vuole essere il luogo
• dell’incontro comunitario con la Parola di Dio, che diventa
preghiera;
• dell’aiuto fraterno e dell’impegno sociale, della riconciliazione e del perdono;
• della festa comunitaria, con molta gioia e poca spesa.
Evidentemente anche a Bukavu “tra il dire e il fare c’è di
mezzo il mare”. Anzi, in questa sfera l’uomo non può realizzare assolutamente nulla, né a Bukavu né altrove. La comunità infatti è frutto dello Spirito Santo e proviene dal dono del
battesimo. Ma se si coltiva la pianta in umiltà e fede, si raccoglie anche il frutto, dato che il Signore elargisce i suoi doni non perché restino sterili, ma perché siano resi efficaci dal
nostro impegno. ■
(continua nel riquadro)
QUEL POCO CHE FA MIRACOLI
Tutti possono contribuire...
p. CARMELO SANFELICE, sx
Le trenta comunità
ecclesiali viventi (Cev)
della parrocchia missionaria di Cahi sono
un po’ troppo grandi
per ben favorire la vita
comunitaria intorno ai
5 cardini principali: Parola di Dio, preghiera,
aiuto e impegno, perdono, festa. Per essere più efficaci esse dovrebbero essere almeno ottanta. Ma come si
fa a costruire 80 case di
Cev, quando le 30 già
esistenti, spesso fatte
Padre Carmelo Sanfelice
di tavole, sono già fatiscenti? Tuttavia, con
più centri di preghiera in ogni Cev e con l’organizzazione della vita della comunità attorno ai 13 servizi pastorali (ministeri), con la forza dello Spirito si raccolgono buoni frutti.
Ecco i 13 ministeri delle Cev: presidenza, catechesi,
apostolato, liturgia, pastorale dei ragazzi, pastorale
giovanile, carità, impegno sociale, riconciliazione, consolazione, feste comunitarie, famiglia, animazione vocazionale. Tutti questi servizi, durante la sessione annuale di programmazione, sono riconsiderati nei loro
fondamenti biblici e negli aspetti operativi.
Quanto all’impatto sulla vita quotidiana, l’attività
caritativa e il ministero della consolazione sono i più
efficaci, per la testimonianza di amore fraterno e perché comportano un atto di fede: la fede in “quel poco” che riesce a fare molto. Senza bisogno di vendere i
campi - come nella comunità degli Atti degli apostoli-,
tutti, anche i più poveri, diano “quel poco” che possono per i bisogni dei più miseri...
Infatti, “quel poco”, messo nelle mani del Signore,
diventa come i cinque pani della moltiplicazione. E qui
ci vuole fede! Dio fa molto, ma non ci dispensa dal fare “quel nostro poco”, perché vuole che assolutamente entriamo nel “suo gioco”, come veri figli che partecipano alle attività della famiglia. Nell’operazione della
moltiplicazione, entrano (e lo ricordiamo con gratitudine, ad es. la diocesi di Amalfi-Cava de’ Tirreni) anche gli
amici che dall’Italia fanno giungere il loro contributo ai
fratelli congolesi. Tutti saranno raggiunti dalla grazia,
perché “chi dà al povero, presta a Dio” (Pr 19,17).
5
2008 DICEMBRE
il mon d o in ca sa
SUD/NORD NOTIZIE
Un appello al mondo
● Congo
RD: tragedia umanitaria. Mentre gli aggiornamenti sulla situazione politico-militare nella regione del nord Kivu si susseguono ora dopo ora,
l’urgenza è l’aspetto umanitario.
Quasi due milioni di persone
non hanno più una casa e per sopravvivere dipendono dagli aiuti
internazionali che però stentano
ad arrivare. Attorno a Goma, capoluogo del nord Kivu assediato
dalle truppe del ribelle Nkunda,
si sono riversati buona parte degli “sfollati” dei campi profughi
limitrofi, spinti dall’avanzata dei
ribelli. Le truppe congolesi hanno abbandonato le loro posizioni
difensive, compiendo anch’essi
atti di violenza e di saccheggio
contro i civili.
Nkunda ha avviato la sua offensiva nel momento in cui il
piano “Amani” (Goma, gennaio 2008) stava entrando nella fase esecutiva. Il piano, sottoscritto anche dai ribelli, prevede di
raggruppare in aree apposite le
diverse formazioni armate del
Kivu, per procedere al disarmo,
alla smobilitazione e al reinserimento dei loro coscritti.
● Congo RD / 2: cosa fare? Un
invito al digiuno e alla preghiera in segno di solidarietà con le
popolazioni del Kivu è stato lanciato da “Rete Pace per il Con-
Non perdiamo tempo!
pagina a cura di DIEGO PIOVANI
go”, “Chiama l’Africa” e “Beati
i Costruttori di pace”, che in un
comunicato ricordano le parole
dei vescovi congolesi: “La guerra in Congo è una guerra paravento per coprire il saccheggio
delle ricchezze. L’informazione
spesso è vaga e imprecisa, eppure c’è una responsabilità collettiva su quanto avviene: il coltan
che importiamo da quelle terre
costa sangue”.
Di fronte a questo nuovo dramma, le tre associazioni chiedono:
di eseguire il mandato internazionale d’arresto per Nkunda, di fornire un soccorso immediato alle
popolazioni, di prendere le opportune misure contro l’occupazione
e il conflitto, d’istituire un osser-
vatorio permanente sul commercio delle materie prime.
■
Facciamo progressi?
Bombe a grappolo: il “no”
dei 107. A Oslo, il 2 e 3 dicembre, 107 nazioni, tra cui l’Italia,
hanno firmato il Trattato per la
messa al bando delle bombe a
grappolo. Purtroppo, all’appello
mancano quegli stati che ancora
producono e usano queste armi.
Sono 82 i Paesi infestati da mine, mentre più di 20 sono stati
colpiti dalle “cluster bombs”.
Ogni anno le vittime sono circa 20mila, l’85% delle quali civili (3mila i bambini). Assistenza, bonifica, ma anche informazione e aiuto
sono gli impegni per il
futuro.
●
Cina: diritti umani.
È stata annunciata l’elaborazione del
primo “piano
d’azione” per
la tutela dei
diritti umani in Cina. Il
piano d’azione stabilirà come mi-
Debito estero: lacuna da sanare. Mons. Charrier, presidente
di “Giustizia e Solidarietà”, Fondazione creata per realizzare gli
impegni assunti dalla chiesa italiana nella riduzione del debito
estero dei Paesi più poveri, ha
detto che “i governi e le popolazioni occidentali sembrano ancora sordi al grido di dolore del
Terzo mondo”. La remissione
del debito non è un regalo, perché impegna il governo del Paese a investire la cifra “condonata” in progetti di sviluppo. In
questo senso, i fondi del giubileo
hanno aiutato a sollevare un po’
le sorti di Paesi come Guinea e
Zambia. Ma la questione debito
estero è ancora aperta.
●
Orissa: dati contraddittori.
Secondo un rapporto diffuso dal
Partito comunista dell’India sarebbero più di 500 le vittime delle violenze contro i cristiani scatenatesi tra agosto e settembre.
Finora il bilancio ufficiale era
fermo a 61 morti, ma delle migliaia di persone rifugiate nella
foresta si era persa notizia. Intanto, in seguito alle ferite riportate lo scorso 24 agosto è morto
padre Bernard Digal.
Mons. Fernandes, Segretario
generale della Conferenza episcopale indiana, spiega che “i
cristiani in Orissa non meditano
vendetta, ma desiderano solo tor-
●
6
Cina-Taiwan: si dialoga.
L’elezione del nuovo presidente di Taiwan sembra abbia inaugurato una nuova era di relazioni
con la Cina. I primi risultati sono stati l’inizio di voli diretti fra
i due Paesi e l’accesso a Taiwan
per i turisti cinesi. Non è esclusa
●
Nella regione del nord Kivu i profughi sono in aumento, così
come il numero di persone colpite dal colera (foto Reuters)
nare a una vita normale, in armonia e in pace con tutti”. Per mons.
Fernandes la prima urgenza è riportare i profughi dell’Orissa alle
loro case, in condizioni di sicurezza. La chiesa chiede che le ingiuste discriminazioni subite dai
cristiani siano rimosse.
■
Parliamone...
● Seminario cristiano-islamico.
“Amore di Dio, amore del prossimo” è il titolo del primo seminario organizzato dal Forum cattolico-musulmano che ha messo
a confronto esponenti cattolici e
musulmani.
Il cardinale Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il
dialogo interreligioso, ha spiegato: “In realtà il dialogo con
l’islam dura da 1400 anni; questo è un nuovo capitolo di una
lunga storia. Spesso, il mondo
musulmano associa il cristianesimo all’Occidente, per cui ogni
decisione politica presa dalle
società occidentali e contraria
all’interesse dell’islam è considerata una colpa di tutti i cristiani. Però, non bisogna temere di
denunciare le violazioni dei diritti dell’uomo; sia la verità e
non la forza a prevalere”.
Libertà religiosa: non in 60
Paesi. Sono più di 60 le nazioni finite nella lista nera dell’Acs
(Aiuto alla chiesa che soffre) per
gravi violazioni del diritto alla libertà religiosa dei propri cittadi-
●
Invitiamo i nostri lettori, dotati di computer e internet, a consultare la MISNA (Agenzia missionaria di informazione mondiale)
per allargare la mente al mondo intero: www.misna.org
Visitate anche il nostro sito www.saverianibs.it nel quale potete leggere
tutte le notizie, le testimonianze e le proposte del
nostro mensile, comprese le edizioni locali e la
versione in formato pdf.
ni. Leggi repressive, pratiche discriminatorie, violenze tollerate se non incoraggiate dall’autorità, conflitti locali disegnano un
quadro mondiale allarmante. Dal
“Rapporto 2008 sulla libertà religiosa nel mondo” emerge che a
una parte consistente degli abitanti della terra non è consentito praticare in pubblico il proprio credo,
di manifestarlo, di diffonderlo o
anche di cambiarlo senza incorrere in persecuzioni. L’Asia è il continente in cui sono concentrate le
maggiori restrizioni ai culti. ■
Apostoli
della missione
● Mons. Jin Peixan. L’arcivescovo di Shenyang, mons. Peixian è
morto all’età di 85 anni. Nel 1958
fu imprigionato per “crimini controrivoluzionari”. Dopo dieci anni, venne mandato in una fattoria
per “riformarsi attraverso il lavoro”. Solo nel 1980 poté tornare al
suo servizio pastorale.
Jin Peixan è stato tra i primi vescovi a inviare i suoi seminaristi
e sacerdoti all’estero per colmare
le lacune nella teologia, provocate dalla chiusura della Cina negli
anni della rivoluzione culturale.
● Suor Emmanuelle. A 99 anni è morta suor Emmanuelle (vedi pagina 6, giugno 2008). La religiosa era molto nota nel mondo
del volontariato per le sue battaglie contro la povertà e l’esclusione. Presi i voti nella congregazione Nostra Signora di Sion
nel 1931, insegna nelle missioni
dei paesi del Mediterraneo (Turchia, Tunisia ed Egitto). A 63 anni
si trasferisce nella baraccopoli de
la possibilità di consultazioni su
un possibile accordo di pace. Anche il Papa ha salutato con favore i recenti sviluppi positivi nelle
relazioni tra Cina e Taiwan.
● India-Pakistan: via commer-
ciale. Dopo 60 anni è stata riaperta la rotta commerciale attraverso le due parti del Kashmir.
Camion carichi di mele, mandorle, spezie, sale, tappeti e balle di
lana hanno attraversato il ponte
Aman Setu “ponte della pace”,
superando la frontiera che dal
1947 divide il territorio kashmiro tra India e Pakistan.
La ripresa del traffico commerciale, decisa dai due governi, fa parte delle misure di riavvicinamento nel dialogo politico avviato tra New Delhi e Islamabad nel 2004, per trovare una
soluzione al contenzioso sulla
regione del Kashmir.
■
MESSAGGIo DALLE CHIESE
ASCOLTARE E TOCCARE LA PAROLA
BARTOLOMEO I
●
MISSIONI NOTIZIE
Per vederci più chiaro
gliorare le funzioni di governo,
espandere la democrazia, rafforzare lo stato di diritto, migliorare le condizioni di vita della
popolazione, proteggere i diritti di donne, bambini e minoranze etniche. Nel 2004 “il rispetto
e la salvaguardia dei diritti umani” sono stati inseriti tra i principi della Costituzione. “Questo
piano avrà una grande influenza
sullo sviluppo dei diritti umani
nel Paese” ha detto Dong Yuhnu,
segretario generale della Società cinese per gli studi sui diritti
umani. Lo speriamo in molti.
Dal discorso del Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I
al Sinodo dei vescovi.
Missione ed evangelizzazione rimangono un dovere permanente della chiesa in ogni tempo e luogo. La chiesa ha bisogno di riscoprire la Parola di Dio in ogni generazione e di farla emergere con rinnovato vigore e persuasione nel nostro mondo.
Il dovere di evangelizzare, naturalmente, sarebbe molto intensificato
e rafforzato se tutti i cristiani potessero portarlo avanti con una sola voce e come chiesa pienamente unita. “Ascoltare, contemplare e toccare
la Parola di vita” (1 Gv 1,1) non è una nostra facoltà o un nostro diritto
di nascita come esseri umani, è il nostro privilegio e dono come figli del
Dio vivente. La Scrittura è stata recepita sempre come una realtà viva e
non come un libro morto. Non è stata trasmessa meccanicamente, ma
comunicata di generazione in generazione come una parola viva. Nel
silenzio come nelle affermazioni, nella preghiera come nell’azione, la
Parola divina si rivolge al mondo intero senza nessun privilegio o pregiudizio di razza, cultura, sesso e classe.
La Parola di Dio trova la sua piena incarnazione nel creato, soprattutto nel sacramento della Santa Eucaristia. È lì che la Parola si fa carne.
Nella Santa Eucaristia la Parola ascoltata viene allo stesso tempo vista
e condivisa, poiché il fine della Scrittura è la proclamazione del Regno.
Nell’Eucaristia, la Parola e il sacramento diventano un’unica realtà. La
parola cessa di essere “parola” e diventa una “Persona”, incarnando in
sé tutti gli esseri umani e tutto il creato.
Tuttavia, al fine di rimanere fedeli alla vita e alla missione della chiesa, noi stessi dobbiamo essere cambiati dalla Parola. Mentre lottiamo
per riconoscere la potenza della Croce, incominciamo ad apprezzare
che ogni atto di giustizia, ogni scintilla di bellezza, ogni parola di verità possa gradualmente erodere la crosta del male.
Il Cairo, dove opera soprattutto in
favore del dialogo tra ebrei e musulmani. In un’intervista in agosto alla soglia del suo centesimo
compleanno, aveva detto: “Finché
posso camminare ed essere utile
camminerò e il giorno che cadrò
qualcuno prenderà il mio posto e
continuerà a camminare”.
Una storia speciale
● Premiato fratel Beppe Gaido.
Fratel Beppe Gaido è il vincitore della 1a edizione del Premio di
giornalismo missionario «Luigina
Barella». Il riconoscimento - intitolato alla giornalista di “Mondo e
Missione” Luigina Barella, scomparsa due anni fa - è promosso
dalla Federazione della stampa
missionaria italiana (Fesmi). Fratel Gaido, torinese di 46 anni, è
stato premiato per l’articolo “Un
“volontario” eccezionale a Chaaria: Dio”, apparso sul settimanale
“Il Nostro Tempo” di Torino.
Beppe Gaido, medico e religioso della congregazione dei
Fratelli di S. Giuseppe Benedetto Cottolengo, dal 1998 opera a
Fratel Beppe Gaido, vincitore della
prima edizione del premio giornalistico missionario “Luigina Barella”
Chaaria in Kenya. Guida una comunità di fratelli e suore, che si
occupano di disabili psico-fisici
e di un ospedale.
“Il premio Luigina Barella spiega Gerolamo Fazzini - è un
omaggio di amicizia e riconoscenza alla memoria di una persona che si è dedicata con grande
passione al giornalismo in stile
missionario. Luigina ha testimoniato l’originalità di un modo di
raccontare, capace di abbinare rigore, professionalità, calore umano e sensibilità missionaria”. ■
2008 DICEMBRE
DIA L O G O E SO LIDARIETÀ
lettere al direttore
p. Marcello Storgato
MISSIONARI SAVERIANI
Via Piamarta 9 - 25121 Brescia
E-Mail: [email protected]
Pagina web: saveriani.bs.it/missionari_giornale
APRO E LEGGO D’UN FIATO
Caro direttore,
nella cassetta della posta trovo il mensile “Missionari Saveriani”.
L’apro e leggo d’un fiato “L’esperienza cristiana dei martiri giapponesi”. Non potevate fare un regalo più utile a me e ai numerosi lettori. Subito il mio pensiero è corso all’estate del 1999 quando, con
un sacerdote amico, ho fatto un’esperienza turistica speciale che si è
trasformata in una profonda esperienza religiosa. Leggendo le pagine interne e l’opuscolo “Giappone, il secolo dei martiri”, ho ri-vissuto quell’esperienza.
Ero partito per visitare il Giappone, con il desiderio di conoscere cosa fanno i missionari in un Paese tecnologicamente avanzato e con evidenti problematiche religiose e morali. Là ho trovato una chiesa efficiente e ben organizzata, e
missionari autentici, veri testimoni della fede.
Chiedo ai missionari più anziani - ma tutti ancora animati
da spirito giovanile - qual è stata la spinta che ha dato loro
il coraggio di lasciare tutto, venire in Giappone, cambiare mentalità… Mi dicono: “Il grande entusiasmo,
un grande sogno; ma la realtà è davvero dura”.
Quanta emozione a Nagasaki, sulla “Collina dei martiri”, e al racconto delle loro indicibili sofferenze! Quanta commozione di fronte
alla statua della “Madonna del ritrovamento”, nell’udire che un gruppo di cristiani clandestini si sono presentati al missionario e hanno
professato la loro fede dicendo, “il nostro cuore è come il tuo”, e che
hanno riconosciuto la Madonna, la madre di Gesù!
Ho visto la statua della “Kannon”, divinità buddhista della misericordia (in essa i cristiani veneravano la Madonna) e dello stratagemma di alcuni cristiani che, per non calpestare un’immagine sacra, arcuavano la pianta dei piedi facendo forza sul calcagno e sulle dita.
Anche per me rimangono un “mistero di grazia” le innumerevoli
conversioni fatte da pochissimi missionari in breve tempo, la rapida
diffusione del cristianesimo e l’eroica resistenza dei neo-convertiti di
fronte alle crudeli persecuzioni. Soprattutto come i cristiani abbiano
potuto conservare la fede per 250 anni, dopo l’espulsione dei missionari. I laici giapponesi hanno veramente vissuto il loro ministero sacerdotale ricevuto con il battesimo.
Veramente, “la descrizione dei drammatici ed edificanti racconti
della chiesa giapponese nel martirio mi ha fatto constatare quali meraviglie la grazia di Dio può compiere nelle persone semplici e miti”.
Grazie davvero!
Giovanni, Leno - Brescia
Caro Giovanni
grazie a te per averci descritto, con parole così semplici ed evocative, il tuo viaggio missionario in Giappone. Con te, molti altri lettori
e lettrici hanno scritto la loro commozione. Davvero la chiesa martire e missionaria è sempre attuale: annuncia il vangelo con l’efficace
eloquenza del dono della vita. È il massimo dell’annuncio evangelico! Del resto, il primo a farlo è stato proprio Gesù. Non ci
resta che seguirne l’esempio.
p. Marcello, sx
STRUMENTI D'ANIMAZIONE
RACCONTI E CANZONI DEL KENYA
Sidi e Karisa sono due fratellini di un villaggio in Kenya. Raccontano la loro giornata: cose
semplici, tipiche del mondo dei
bambini, ma inserite in un ambiente africano dove un po’ alla volta altri protagonisti rivelano come le persone vedono
la vita, la morte, il matrimonio,
la caccia al leone, la circoncisione...
Con due CD, il libro vuole contribuire a mantener viva una cultura minacciata dai
cambiamenti di questo mondo in rapida trasformazione (pp. 64 + doppio CD - euro 13).
Consigliamo la lettura ai bambini, ma anche a insegnanti ed
educatori che con i bambini desiderano sviluppare i temi dell’intercultura.
La nostra Libreria ha molti altri volumi di fiabe dal mondo, che
raccomandiamo alle famiglie e ai catechisti.
I MISSIONARI SCRIVONO
Dal cielo padre Giuseppe Arrigoni scrive ancora...
Il 29 settembre ci ha lasciato il saveriano romagnolo p. Giuseppe Arrigoni. I lettori di “Missionari Saveriani” avranno piacere nel leggere le lettere che ha scritto ai suoi amici.
Ricordati sempre che la vita che hai non è roba tua da spendere e sperperare a tuo capriccio, ma è “dono di Dio agli altri”, soprattutto a coloro che sono più poveri, più abbandonati, che avranno la vita solo
dalla tua vita e non l’avranno mai se tu penserai solo alla tua. È troppo bello soffrire e impazzire d’amore
per gli altri, per questi ai quali siamo fatti “dono” da Dio.
Agosto 1977
Ringrazia il Signore per averti fatto aprire gli occhi. Ora sta’ attenta a non chiuderli ancora, forse per
paura di guardare in faccia Cristo. Certo, Lui non vuole il secondo posto nell’anima tua, ma sempre il
primo, prima di tutto e di tutti. Ti sembrerà di morire, di essere annientata nei tuoi sogni, nelle tue aspirazioni, nella tua personalità. Ma non è così. Andando a Lui, fonte di vita, avrai la vita e l’avrai abbondantemente. Finora nella mia vita ho trovato la persona più fedele e so che lo sarà sempre. Settembre 1977
Ricordati sempre che l’essere consacrati o sposati, avere i soldi o un nome non sono lo scopo della nostra vita. Questo stato attuale è solo un modo di essere momentaneo, che ci deve portare allo stato definitivo, che è la vita lassù, nella casa del Padre. Per questo vi siete messi in due: non per formare un circolo chiuso, ma per essere meglio “dono di Dio agli altri”. Infatti, prima di essere marito e moglie, siete fratello e sorella in Cristo.
Il tuo e il mio rapporto con Dio è lo stesso. Gli altri ci devono vedere e sentire come doni di Dio a loro; solo che io lo posso essere in un modo e tu in un altro. Ma entrambi lo dobbiamo essere e guai se non lo siamo!
Febbraio 1978
D’ora in poi avete un dono di Dio fra le
mani: Dio ve l’ha affidato, perché lo amiate,
lo custodiate, lo facciate crescere, fisicamente
e spiritualmente, perché lo prepariate a quella maturità reale, necessaria al Suo piano. Sta
a voi insegnarle di dare a Dio il primo posto
nella sua vita, sta a voi insegnarle ad amare.
L’amore, che è vita, ha generato la vita. Lui
è certamente con voi, uno di voi tra le vostre
quattro mura, vive la vostra vita. Non allontanatelo mai, per nessun motivo. Con Lui tutto
prende forma e senso nella vita. Senza di Lui
la vita è un mare in burrasca. Maggio 1979 Il compianto p. Giuseppe Arrigoni con due amici
Non starti a chiedere tanti perché. Difficilmente riusciresti a trovare una ragione che soddisfi il tuo cuore. La fede è tutto un perché, e riusciamo a comprendere ben poco: tutto è immensamente più grande di noi, ci sorpassa. Il meglio per noi
potrebbe essere anche quello di cui abbiamo tanta paura. Non dimenticarti mai che non esiste amore
senza sofferenza.
Ottobre 1979
Il fallimento personale accettato, diventa successo nelle mani di Dio. Non aver paura, quando il quotidiano ti butta sulle ali del vuoto e del nulla, Lui è lì che ti aspetta e santifica quel che fai: Gesù fa tanta fatica a
mettersi in rapporto costruttivo con il presuntuoso, con il ricco, con chi fa i conti senza di Lui. Lasciati riempire da Lui: il calice della tua vita deve essere pieno di Dio perché trabocchi e diventi missionaria.
Novembre 1997
Faccio una fatica matta a morire a me stesso, eppure se non muoio non potrà nascere la vita nuova che
dovrà illuminare questa ultima parte di questa mia vita terrena. Anche per me la volontà di Dio
resta l’unico sogno della mia vita: spero di esserci dentro e di vedere il Signore che mi passa
continuamente vicino.
Febbraio 2002
solidarietÀ
BURUNDI: “PROGETTO RISO”
Il progetto di installare una macchina per sbucciare il
riso, coltivato nelle piccole valli paludose del Burundi, è
importante: ci permette di diminuire il prezzo del riso e
ci dà la possibilità di fornirlo gratis ai più poveri.
Il macchinario resta proprietà della missione, perché
molte cooperative hanno fallito. I saveriani della missione di Kamenge - p. Giuseppe De Cillia, p. Mario Pulcini e
p. Ernesto Tomè - sono d’accordo sul progetto, e abbiamo il benestare del superiore p. Modesto Todeschi.
Al mercato, i commercianti forniscono il riso brillato a E 0,70 al chilo. Noi possiamo comprare il riso non
trattato a E 0,40; brillato, viene E 0,50, con un risparmio di 20 centesimo al chilo. Una tonnellata di riso farebbe risparmiare ben 200 euro. Non è poco!
Con il “progetto riso”, vorremmo sollevare in parte
la miseria di tanti poveri e dare loro la gioia della speranza, nel nome di Cristo che ci chiama a condividere con la gente gioie e dolori. La preghiera, ricchezza
dei poveri, salga al Signore in benedizione e ringraziamento per quanti ci aiuteranno.
Sappiamo della crisi economica delle famiglie italiane e quindi non avanziamo pretese. Dio benedica tutti e ci aiuti a condividere il poco che abbiamo con i più
poveri che hanno solo la vita da salvare.
Con grande riconoscenza, p. Sergio Marchetto, sx
piccoli progetti
7/2008 - BURUNDI
Progetto riso
Nelle valli del Burundi, una macchina per
sbucciare il riso farebbe risparmiare 200 euro
sull’acquisto di una tonnellata. Con il “progetto riso”, i saveriani vogliono alleviare un po’ la
miseria di tanti poveri e dare loro speranza. Il
costo della macchina è di circa 4.000 euro.
• Responsabile del progetto è il saveriano vicentino p. Sergio Marchetto.
• ••
6/2008 - VICOMERO
L’Africa in Italia
In Africa aiutiamo molti studenti a prepararsi al futuro delle loro nazioni. Vogliamo
aiutare anche gli studenti africani meritevoli, ospiti nelle nostre università. A Vicomero
(Parma) la “fraternità missionaria” ospita e
segue alcuni studenti, e chiede un sostegno
per euro 15.000.
• Responsabile del progetto è il saveriano padre
Silvio Turazzi e la fraternità di Vicomero.
Chi desidera partecipare alla realizzazione di questi progetti, può utilizzare l’accluso Conto corrente
postale, oppure può inviare l’offerta direttamente
al C/c.p. 00204438, intestato a:
Procura delle Missioni Saveriane,
Viale S. Martino 8 - 43100 PARMA
Richiedere a:
• Libreria dei popoli, Brescia - Tel. 030 3772780; Fax 030 3772781; E-mail: [email protected]
• Emi, Bologna - Tel. 051 326027;
oppure
Fax 051 327552 ; E-mail: [email protected]
bonifico bancario su C/c 000072443526
CARIPR&PC - Ag. 6, via Farini 71, 43100 Parma
IBAN  IT86 P062 3012 7060 0007 2443 526
P. Sergio Marchetto
con un sacco di
riso, già “brillato”
Si prega di specificare l’intenzione
e il numero di Progetto sul C/c.p. Grazie.
2008 DICEMBRE
ALZANO
24022 ALZANO L. BG - Via A. Ponchielli, 4
Tel. 035 513343 - Fax 035 511210
E-mail: [email protected] - C/c. postale 233247
Il dialogo è sempre possibile
Paura dell’altro e bellezza dell’incontro
P
oche persone si sono accorte che il 27 ottobre si
celebrava la 7ª giornata ecumenica del dialogo interreligioso.
Di cosa si tratta? È una giornata
nella quale ogni persona di buona volontà è invitata a riflettere
sulla realtà che ci circonda, fatta
della presenza di fratelli e sorelle di altre religioni, che con noi
ogni giorno vivono, lavorano,
studiano, fanno sport e molte
altre cose. Uomini e donne che
come noi, anche se in modi diversi, si rivolgono a Dio, lo pregano, lo ringraziano; come noi
sono creature dello stesso Dio,
anche se lo chiamano in un’altra
maniera.
L’iniziativa dei saveriani
La giornata ecumenica era un
invito a dialogare, cioè a cono-
scerci reciprocamente, a rispettarci, a comprenderci e anche
a collaborare, pur partendo da
presupposti diversi, nella costruzione di una società più giusta e
fraterna.
Anche noi saveriani, “esperti”
di dialogo, nelle nostre missioni
siamo a contatto diretto con le
altre religioni. Per questo, insieme ai membri del gruppo Cem
che ogni mese si ritrova presso
la comunità saveriana di Alzano,
abbiamo cercato di dare il nostro
piccolo contributo per creare una
maggiore sensibilità al dialogo
interreligioso. È una piccola
goccia nel mare delle varie iniziative, ma è stato sicuramente
un apporto significativo.
La pazienza dell’ascolto
Per l’occasione, abbiamo
realizzato un incontro di formazione sul tema “Educare al
dialogo interreligioso”. Dalle 15
alle 19,30 un bel gruppo di 50
persone aiutato da quattro relatori ha riflettuto e condiviso idee
su questa affascinante tematica,
aiutandoci a sgretolare la paura dell’altro. Abbiamo scoperto
le cose belle che ogni religione
possiede, i segni dello Spirito
che ci sono in tutte le fedi.
Abbiamo individuato i percorsi che si possono fare insieme,
ognuno conservando la propria
fede, ma collaborando a costruire una società multi etnica
e pluri religiosa, dove non ci si
combatte ma si cammina insieme verso ideali comuni a tutti: la
giustizia, la pace, la tolleranza,
la libertà di culto e la fratellanza
tra i popoli.
è bello avere... memoria
Il 1958, un anno grandioso
I
l 2008 sta per finire e già
siamo proiettati verso il
2009. La nostra società super attiva ci spinge a dimenticare tutto in fretta per buttarci nel futuro. Però, come afferma lo scrittore colombiano Gabriel García
Marquéz: “La vita non è quella
che si è vissuta, ma quella che si
ricorda, e come la si ricorda per
raccontarla”.
In un anno 36 missionari
Per questo mi sembra bello
tornare indietro al 1958, un anno che rimarrà nella storia dei
saveriani e che sicuramente tanti di voi, un po’ avanti negli anni, ricordano. Vi svelo il perché,
citando l’articolo di “Missionari
Saveriani” di quel tempo.
“…Riandavo con la mente al
9 di novembre, nel contemplare,
nella cappella della casa madre
8
di Parma i 20 confratelli distesi davanti all’altare, nell’attesa
trepida dello Spirito Santo che
li avrebbe trasformati in sacerdoti di Gesù. Sentivo attorno a
me la gente che con espressioni di meraviglia diceva: quanti,
quanti! Io allora vedevo accanto
ad essi i 12 saveriani ordinati il
22 marzo a Piacenza, e i 4 ordinati in gennaio in America (due
negli Stati Uniti e due in Brasile). Mai la congregazione ha
avuto nella sua storia un gruppo di 36 ordinazioni sacerdotali in un anno. Guardavo le pareti bianche della cappella provvisoria, udivo il tramestio degli
operai che lavoravano al compimento della nuova grande ala
dell’istituto. Veramente il piccolo seme gettato nel solco della
I 5 saveriani bergamaschi ordinati sacerdoti il 9 novembre 1958:
p. L. Simoncelli, p. Boffi, p. Carminati, p. Filisetti e p. Pirola
p. LEONARDO RAFFAINI, sx
p. L. RAFFAINI, sx
chiesa da mons. Guido Conforti, stava trasformandosi in albero grande...”.
I “magnifici nove”
Ecco il motivo per ricordare quel 1958. E per noi bergamaschi sapere che tra i 36 nuovi missionari ben nove erano figli della nostra terra ha un valore ancora più grande. Ai lettori
assidui, i nomi dei padri Arnoldi, Bertazza, Gotti e Sozzi dicono qualcosa, perché li abbiamo
citati nelle pagine di Alzano dei
mesi scorsi. Ora è doveroso ricordare i cinque saveriani ordinati il 9 novembre di quello stesso anno.
Due sono già in cielo: p. Luigi
Simoncelli di Valbondione, morto in un incidente aereo nel Congo il 10 febbraio 1970, con altri
due saveriani; tra l’altro, è stato
il mio primo “padre spirituale”
ad Alzano Lombardo nel lontano 1967; p. Fulvio Boffi di Sforzatica, missionario in Giappone e deceduto nel 1988. Con loro furono ordinati anche p. Giuseppe Carminati di Torre Bordone, missionario in Indonesia, dopo aver formato in Sacra Scrittura decine di giovani teologi saveriani a Parma; p. Giuseppe Filisetti di Ardesio, missionario in
Giappone, e p. Stanislao Pirola,
missionario in Brasile.
Questi ricordi ci danno l’occasione per ringraziare il Buon Padre del cielo per la sua generosità verso la nostra famiglia missionaria. Continuiamo a rivolgerci a Lui, “perché mandi operai per la sua vigna”.
■
Un momento della “merenda etnica”
durante l’incontro sul dialogo interreligioso
che si è tenuto dai saveriani di Alzano
Ascoltando i relatori ci siamo
convinti che il cammino non è
facile. Aspetti che ci “separano”
non mancano; ma attraverso il
rispetto reciproco, il dialogo è
sempre possibile. Dobbiamo
avere la pazienza di ascoltare gli
altri, senza lanciarsi in giudizi
affrettati e temerari, frutto spesso di superficialità o di condizionamenti… mediatici. A questo
primo incontro sicuramente ne
seguiranno altri nei mesi prossimi, per continuare questo interessante e avvincente cammino.
Quella strana merenda
Vi racconto un piccolo episodio capitato durante la pausa di
metà pomeriggio. Una “merenda” era stata preparata da due
signore giapponesi, che fanno
parte del gruppo Cem di Alzano,
e da alcune signore del gruppo
Persepoli. Erano piatti tipici del-
la cucina giapponese e iraniana.
Tutti erano contenti di fare un
break, ma quando siamo passati
nell’altro salone per la merenda,
l’entusiasmo è subito scemato
guardando quello che c’era…
Cose mai viste prima!
C’era diffidenza: come saranno fatti quei prodotti? Soprattutto, saranno buoni? Dopo una paziente spiegazione da parte delle
cuoche e i primi timidi assaggi,
vedendo le reazioni compiaciute
dei primi coraggiosi, tutti hanno
iniziato a mangiare e ad apprezzare: “Che buoni!”.
Penso che questa “parabola”
non abbia bisogno di spiegazioni. È vero: quello che non conosciamo ci fa paura; però non tutto
quello che è sconosciuto è negativo. Con pazienza possiamo scoprire che anche il diverso da noi
è bello e buono. E condividerlo è
altrettanto buono e bello.
■
BUON NATALE... DA BAMBINO
Il Natale ha qualcosa di magicamente semplice, quasi fanciullesco,
in grado di vincere il cuore più indurito. Per questa sua dimensione
da bambino, ha contrassegnato l’infanzia di ognuno di noi. Chi non
ricorda il primo presepio allestito con mamma e papà, l’attesa gioiosa della Notte santa, l’interesse per le statuine nuove, che ogni anno
- dipendendo dai nostri piccoli risparmi - popolavano con nuovi dettagli il presepio di casa?
Quella Notte, lontana nel tempo, l’abbiamo sempre sentita vicina
al cuore, più luminosa di tanti giorni oscurati dall’egoismo, dalla sofferenza, dalla guerra. È meraviglioso che l’evento più straordinario
della storia della salvezza, che confonde ogni pensiero umano, si radichi negli orizzonti dell’infanzia, per il suo fascino, il suo mistero, la
sua bontà. E anche quando la vita e gli eventi ci conducono su altre
strade, lontano dall’infanzia, a Natale torna puntualmente la nostalgia dell’infanzia.
Cari lettori, familiari e amici di “Missionari Saveriani”, in un’epoca
in cui in tante parti del mondo l’infanzia è negata, contempliamo il
Figlio di Dio fatto bambino e tutta l’umanità rinascerà!
Buon Natale!
Missionari Saveriani di Alzano
2008 DICEMBRE
BRESCIA
25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9
Tel. 030 3772780 - Fax 030 3772781
E-mail: [email protected] - C/c. postale 216259
La Messa d’oro di p. Didonè
L’uomo dalla disponibilità silenziosa
P
adre Romano Didonè,
classe 1933, da ragazzo
entra nella scuola apostolica dei
saveriani a Vicenza. Tra i suoi
formatori ha il servo di Dio p.
Pietro Uccelli. Poi, segue tutta
la trafila di studi che lo conduce
al sacerdozio.
Negli anni cinquanta i saveriani stavano ristrutturando la casa
madre a Parma per renderla più
spaziosa e funzionale. Perciò la
sede della teologia era stata trasferita a Piacenza, dove lo studente Romano approda nel 1955.
Guidato da p. Amato Dagnino
(illuminato forgiatore di numerose generazioni di giovani saveriani), Romano riceve la formazione definitiva che lo prepara alla vita missionaria. L’impegno nello studio delle materie teologiche consentiva brevi ma intensi spazi per una preziosa presenza educativa tra i ragazzi che
frequentavano le parrocchie della città. Nelle partite di calcio, si
distingueva Romano in veste di
ala scattante e veloce.
Il 9 novembre del 1958
Terminati i lavori alla casa
madre, i teologi sono rientrati a
Parma nell’estate del 1958; e il 9
novembre, alla presenza del mitico superiore generale p. Giovanni Castelli, Romano è ordinato sacerdote da mons. Dante
Battaglierin, insieme ad altri 19
giovani saveriani.
Padre Romano si sente pronto
per andare in missione, ma i superiori gli chiedono il sacrificio di
donare qualche anno della sua attività in Italia e lo inviano alla comunità di Vicenza. Qui ritrova due
suoi “commilitoni”, p. Cima e p.
Zanchi, che come reclutatori vocazionali riempivano ogni anno la
casa di ragazzi irrequieti che manifestavano un’inclinazione verso
la vita missionaria. In casa certamente il lavoro non mancava.
In Burundi e in Italia
Finalmente, nel settembre del
p. ETTORE FASOLINI, sx
1973, p. Romano ottiene il via
libera per la partenza verso le
terre africane: la meta è il Burundi. L’avventura africana non
dura a lungo. Padre Romano è
richiamato in Italia, per lavorare in varie comunità saveriane.
Gli amici di Brescia lo incontrano per la prima volta nel settembre del 1992, quando i saveriani decidono di spostare le attività
dello Csam (Centro saveriano di
animazione missionaria) da Parma alla città Leonessa d’Italia.
Da allora, p. Romano svolge
in comunità il ruolo di economo:
mille incombenze che adempie
in silenzio, con scrupoloso impegno. La famiglia è grande (nove confratelli) e l’economo deve
badare alla cucina, al mercato,
al guardaroba, seguire il personale, ricevere gli ospiti (sempre
numerosi, date le molteplici attività dello Csam). Senza dimenticare l’impegno richiesto dalla
manutenzione della casa che è
tanto grande!
Il desiderio della missione
“Grazie p. Romano, fratello mio”
E
ra il 1973 quando p. Romano giunse nella missione
saveriana di Rumonge, in Burundi, dove la vita stentava a ridestarsi dopo l’eccidio e l’oppressione
dell’anno prima. Fu una gioia ritrovarci dopo tanti anni trascorsi
insieme sui banchi di scuola, a
partire dal 1945, fino a quel mattino del novembre 1958 a Parma,
quando insieme finalmente eravamo diventati preti per sempre.
La missione a Rumonge
In quei giorni, il nostro impegno era convincere la gente che la
vita era ancora possibile, che nessuno poteva rapirci la speranza.
Con p. Romano ci raccontavamo
le nostre esperienze, soprattutto
quelle che ci consentivano di vedere qualche spiraglio di luce: la
donna liberata dietro nostre insistenze, i cristiani che lentamente
riprendevano a vivere...
All’inizio, p. Romano trascorreva le sue giornate tra lo studio
della difficile lingua kirundi e le
8
p. PIERGIORGIO LANARO, sx
varie necessità della casa. Poi
anche per lui cominciò la gioia
dei primi safari… Ricordo la
gioia con cui tornò dalla prima
esperienza. Non mi disse molto, ma i suoi occhi bastavano a
esprimere l’emozione: giungere
alla fine della prima omelia, ripercorrendo le poche righe che
sei riuscito a scrivere, con ore di
fatica, è un’emozione forte.
dal viaggio e trovavo la sua accoglienza fraterna. La gente trovava
sempre la porta aperta e p. Romano disponibile per accogliere,
ascoltare e consolare. Poi a me fu
chiesto di guidare il centro catechetico diocesano, per cui dovetti
andare altrove. Ma quell’amicizia
serena e preziosa, la conservo nel
cuore come una delle cose belle.
Grazie, fratello mio.
La sentinella della casa
Poi giunse anche l’inatteso. Ricordo il giorno in cui trovai la jeep
delle saveriane davanti casa. Teresa stava accanto a p. Romano. Lui
era coricato e gemeva in silenzio.
Un attacco cardiaco non lo aveva
stroncato solo per il provvidenziale
arrivo della suora infermiera. Dopo
alcuni mesi di cura tornò: era grande il suo desiderio di missione.
Ma dovemmo dividerci i compiti. Il suo fu quello di vegliare alla nostra casa. Ricordo la gioia di
quei tempi, quando tornavo stanco
“Ho imparato tanto...”
Anche la saveriana Rosalinda Rocca ha un bel ricordo dei
quattro anni vissuti con p. Piergiorgio e p. Alberto, fr. Lucio e
p. Romano. “Era un quartetto
speciale! La comunità di Rumonge era chiamata “Galilea
delle genti”: un via vai di persone in cerca di aiuto, di pace, di
sostegno per fuggire dalla paura
e dalle vendette. In questa comunità ho imparato tanto.
Padre Romano era economo
della casa e seguiva i progetti
nelle varie succursali con chiarezza e competenza. Nel suo ufficio sempre aperto, accoglieva e
ascoltava tutti con rispetto, cercando di capire le varie situazioni difficili e intricate. La mia prima esperienza missionaria è stata segnata dal modo di accogliere e di ascoltare di padre Romano. Grazie di cuore”. (sr. Rosa■
linda Rocca)
Da buon economo, p. Romano Didonè
ha fatto i suoi conti: “365 giorni x 50
anni fa 18.250 giorni; al Signore e a voi
tutti chiedo un po’ di misericordia e
una preghiera perché possa
percorrere il meno peggio possibile
l’ultimo tratto della mia vita”
Durante l’omelia del suo 50° di Messa, p. Romano ha detto: “Non esiste il giorno
più bello della vita; è l’insieme di noi stessi che rende un giorno della vita il più
bello. Guardiamo al nostro passato e pensiamo a un istante e a un altro e a un
altro ancora: scopriremo che... la festa siamo tutti noi”
La stima dei sacerdoti
Quando le “carcasse” dei confratelli hanno bisogno di revisione e di cure (alcune non sono in
buono stato!), ecco che p. Romano si attiva presso dottori e farmacisti con sorprendente sollecitudine e infinita pazienza.
Un altro suo campo specifico sono i contatti con i sacerdoti che chiedono spesso collaborazione per l’apostolato nelle loro
parrocchie. Padre Romano cerca
di andare incontro a ogni richiesta con particolare attenzione. I
sacerdoti del Bresciano e del Piacentino sanno che possono contare sul sostegno e la disponibili-
tà dei saveriani. In particolare, p.
Romano dedica tutti i sabati e le
domeniche al servizio in qualche
parrocchia. Altrettanta cura pone
nel seguire con gratitudine e affetto la numerosa compagnia di
amici e benefattori della comunità saveriana, attraverso lettere,
telefonate e visite personali.
Mi piace aggiungere che, a
parte i periodi trascorsi insieme
come studenti, in questi ultimi
16 anni vissuti con lui a Brescia,
non ho mai sentito uscire una critica o un lamento dalla sua bocca. È proprio un uomo della discrezione, della disponibilità, del
servizio. Grazie, p. Romano. ■
PROSSIMI APPUNTAMENTI
Venerdì 12 dicembre, alle 20.30, incontro sulla situazione socio-politica e religiosa del Sahel.
Venerdì 9 gennaio, alle 20.30, proiezione del film africano
“Tilai” (La legge).
Ricordiamo che la mostra “Sahel: piste nella sabbia, cammino di pace” è aperta tutti i giorni
(feriali: 9-12, 14,30-17; festivi: 14-18)
BUON NATALE... DA BAMBINO
Il Natale ha qualcosa di magicamente semplice, quasi fanciullesco,
in grado di vincere il cuore più indurito. Per questa sua dimensione
da bambino, ha contrassegnato l’infanzia di ognuno di noi. Chi non
ricorda il primo presepio allestito con mamma e papà, l’attesa gioiosa della Notte santa, l’interesse per le statuine nuove, che ogni anno
- dipendendo dai nostri piccoli risparmi - popolavano con nuovi dettagli il presepio di casa?
Quella Notte, lontana nel tempo, l’abbiamo sempre sentita vicina
al cuore, più luminosa di tanti giorni oscurati dall’egoismo, dalla sofferenza, dalla guerra. È meraviglioso che l’evento più straordinario
della storia della salvezza, che confonde ogni pensiero umano, si radichi negli orizzonti dell’infanzia, per il suo fascino, il suo mistero, la
sua bontà. E anche quando la vita e gli eventi ci conducono su altre
strade, lontano dall’infanzia, a Natale torna puntualmente la nostalgia dell’infanzia.
Cari lettori, familiari e amici di “Missionari Saveriani”,
in un’epoca in cui in tante parti del mondo l’infanzia è
negata, contempliamo
il Figlio di Dio
fatto bambino
e tutta l’umanità rinascerà!
Buon
Natale!
p. Menin
e saveriani
Crocifisso
del
beatodi
Conforti,
Brescia
2008 DICEMBRE
CAGLIARI
08015 MACOMER NU - Via Toscana, 9
Tel. 340 0840200
E-mail: [email protected] - C/c. postale 207084
In visita ai missionari saveriani
Un pellegrinaggio voluto in Sierra Leone CARMELA CASULA e T. PITZALIS
una persona intraQ uando
prende un viaggio, c’è
sempre un motivo. Lo stesso
vangelo e la Bibbia ce lo confermano. Basta pensare al viaggio
di Maria alla cugina Elisabetta o,
secoli prima, al viaggio di Mosè verso la Terra promessa o al
viaggio intrapreso da Abramo...
Promessa mantenuta
Noi volevamo fare questo
viaggio perché la comunità di
Guasila è legata in modo particolare alla famiglia saveriana. Già
con p. Ivaldo Casula e p. Luigi
Caria, due missionari nativi di
Guasila e trapiantati in Sierra Leone, si pensava a una nostra visita nelle loro missioni in modo
da poter vedere personalmente e
renderci conto dei loro sacrifici,
oltre a sostenerli maggiormente
nella loro missione.
Tuttavia i nostri programmi
sono dovuti cambiare. Il 5 aprile
del 2007, giovedì santo, padre
Ivaldo improvvisamente ci lasciava e la salma veniva sepolta
nel piccolo cimitero accanto alla
casa saveriana di Makeni, dove
lui ha vissuto gli ultimi anni.
Quindi il viaggio da parte della
sorella e di un amico per inginocchiarsi davanti alla sua tomba era
un pellegrinaggio dovuto.
Guasila ha dato alla famiglia
saveriana tre suoi figli: p. Luigi
Caria, p. Walter Giua e p. Ivaldo
Casula. Ma questo non è l’unico
motivo che ci lega in modo particolare ai saveriani. Essi infatti,
sessanta anni fa, decisero di aprire la loro prima casa in Sardegna
sulle fondamenta poste proprio
da un nostro concittadino.
Una realtà incomprensibile
Padre Luigi, nel periodo di
permanenza a Guasila, ci ha
preparato adeguatamente su tutti
gli aspetti, sia dal punto di vista
organizzativo (visti di ingresso,
biglietti di viaggio e bagagli), sia
dal punto di vista preventivo (vaccinazioni contro eventuali malattie). L’entusiasmo per la partenza
era grande. Tutta la comunità
guasilese era coinvolta con diverse iniziative volte a racimolare il
più possibile da portare con noi.
Numerosi erano coloro che chiedevano una preghiera a loro nome
sulla tomba di p. Ivaldo.
Nonostante fossimo preparati,
anche grazie a filmati e fotografie, e sapessimo di giungere in
un paese del cosiddetto “terzo
mondo”, classificato dall’Onu
come il più povero, vista da vi-
Un’accoglienza meravigliosa
Testimonianze di vita saveriana
R
icordiamo con affetto i
numerosi missionari che
ci hanno accolto e sostenuto
durante il nostro viaggio. Padre
Natalio Paganelli, superiore dei
saveriani in Sierra Leone, ci ha
ricevuti con grande entusiasmo
mettendoci a disposizione tutto
ciò che era in loro possesso.
Anche il vescovo di Makeni,
mons. Giorgio Biguzzi, ci ha
invitato ad andare a trovarlo a
casa sua. Noi abbiamo approfittato dell’occasione per consegnarli una piccola offerta a nome
di tutta la comunità di Guasila.
L’intento è di continuare l’iniziativa che la diocesi di Makeni,
con il contributo dei saveriani,
ha creato in memoria di p. Ivaldo Casula per concedere borse
di studio agli studenti bisognosi e meritevoli che frequentano
l’università cattolica del “Fatima
institute”.
Eravamo come fratelli
In tutte le missioni visitate sia-
8
mo stati considerati come loro
fratelli. Abbiamo visto come vivono i missionari per poter portare la parola di Dio tra la gente che
ancora non la conosce. Uomini
che non operano in mezzo all’oro,
che non vivono in case con il parquet, con l’aria condizionata (e
ce ne sarebbe bisogno!), che non
mangiano le primizie di stagione,
che non vestono con abiti firmati
o alla moda...
Sono persone che si alzano
molto presto il mattino, consapevoli dei numerosi problemi
e pericoli, legati alle degradate
condizioni igienico-sanitarie, alla
difficoltà dei trasporti e anche della delinquenza. Problemi che tutti
i giorni i missionari affrontano
C. CASULA e T. PITZALIS
con tranquillità e serenità, perché
spinti dall’amore verso il prossimo, dal conforto del Signore e
anche dal sorriso dei bambini.
Come storie di un bel film
Sarà difficile dimenticare le
testimonianze di p. Vittorio Bongiovanni che ha rivissuto con noi
i momenti della sua prigionia nel
campo dei ribelli e della sua fuga
durante la guerra civile; oppure
la vicenda di p. Girolamo Pistoni
che, nonostante una ferita all’addome in seguito a una fucilata, è
riuscito miracolosamente a mettersi in salvo, fingendosi morto;
o l’impegno di p. Caballero per
il reinserimento nella vita sociale dei bambini soldato.
Ma ci hanno entusiasmaCarmela Casula con
to anche i racconti di cacil saveriano di Guasila
cia di p. Lorenzato e di p.
p. Luigi Caria sotto
Manganello, l’energia e la
il ritratto del fratello
voglia di fare di p. Rabito,
p. Ivaldo al “Fatima Instiche a 90 anni ancora tiene
tute” di Makeni, in Sierra
Leone, insieme ad alcuni
le riunioni con i chierichetstudenti e professori
ti, e di p. Guiotto, agricoltore impegnato a far crescere
in modo redditizio le poche
coltivazioni di riso.
I missionari che abbiamo
conosciuto in Sierra Leone
sono uomini che hanno veramente seguito la parola
del vangelo, hanno dedicato
la vita agli altri per predicare la Parola di Dio in mezzo
a tante difficoltà. Grazie ai
saveriani per averci fatto vivere questa bella esperienza
■
cristiana e umana.
Carmela Casula e Tiberio Pitzalis con i bambini di Makeni, in Sierra Leone
cino la realtà del luogo è incomprensibile per persone come noi,
abituate al benessere e a ogni
tipo di comodità.
Teresa cercava di alleviare le
sofferenze e la fame.
Non dimenticheremo le colonne di bambini e fanciulle con il
carico di legna, frutta o bidoni
Immagini ed emozioni
d’acqua sulla testa, che si spoNon dimenticheremo i bam- stavano di villaggio in villaggio
bini denutriti e malati di tuber- cercando di vendere i propri
colosi che riempivano le pove- prodotti. Sono ancora vivi nelre stanze con lettini in ferro e la nostra memoria i volti di chi,
legno, ammucchiati in grandi carico della propria tristezza,
cameroni con acri odori e scarsa si recava in cerca di aiuto da
igiene, dove solamente il sorriso p. Caria, sempre pronto a dare
di una giovane suora di madre qualcosa, soprattutto una parola di incoraggiamento e
conforto.
Ricordiamo i volti cosparsi di lacrime dei giovani che ci hanno accolto nel “Fatima institute”,
l’università a cui p. Ivaldo si era tanto dedicato
per garantire loro un futuro, accudendoli passo
dopo passo nel cammino di crescita culturale
e sociale. Commossi al
ricordo del loro maestro defunto, ci hanno
insegnato lo slogan che
tutti i giorni ripetevano
insieme, nella speranza
di costruire una società
fondata sul rispetto reciproco e sull’amore verso
Carmela Casula con il saveriano di Guasila p. Luigi
il prossimo: “la dignità
Caria, a Makeni in Sierra Leone, durante il viaggio
che l’ha portata sulla tomba del fratello p. Ivaldo, della persona umana”. ■
(continua a lato)
morto il 5 aprile 2007; con loro p. Luigi Brioni
AUGURI CON L’ APOSTOLO PAOLO
Così scrive san Paolo, l’apostolo delle genti: “Predicare il vangelo
per me non è un vanto, ma è un dovere:
guai a me se non predicassi il vangelo!
È un incarico che mi è stato affidato e
predico il vangelo gratuitamente; tutto
io faccio per il vangelo” (1Cor 9, 16ss).
Cari amici, la passione missionaria di
san Paolo, che ci accompagna in questo
anno a lui dedicato, diventa il nostro
augurio natalizio a voi tutti: sacerdoti, famigliari, benefattori, delegate e
giovani.
È tempo di grandi attese e di speranza per il bene integrale di ogni persona
e per la pace tra i popoli. Chiediamo
a Gesù, che nasce ancora nella nostra
vita, di renderci operatori entusiasti di
pace e di giustizia, praticando e predicando il suo vangelo.
Auguri di Buon Natale
e Buon Anno!
p. Pierluigi Felotti
e Missionari Saveriani in Sardegna
2008 DICEMBRE
CREMONA
26100 CREMONA CR - Via Bonomelli, 81
Tel. 0372 456267 - Fax 0372 39699
E-mail: [email protected] - C/c. postale 00272260
Rivolta in festa con p. Regazzoli
Cittadino benemerito a servizio dell’Africa
9 novembre nella
D omenica
basilica di Rivolta d’Adda
p. Pierino Regazzoli ha celebrato
il suo giubileo di ringraziamento per i 50 anni di sacerdozio
missionario. Nato nel 1931 a
Rivolta d’Adda nel Cremonese,
p. Pierino è cresciuto nel seminario di Cremona, ma ben presto
ha allargato l’orizzonte della sua
vocazione entrando a far parte
della famiglia missionaria dei
saveriani. Esattamente 50 anni
fa - il 9 novembre 1958 - veniva ordinato sacerdote nella casa
madre dei saveriani a Parma.
Attorniato dal parroco e dai
sacerdoti della parrocchia, dal
superiore dei saveriani in Italia
e da cinque confratelli venuti
dalle comunità di Parma, Desio
e Cremona, egli ha celebrato la
sua “Messa d’oro”, partecipata
da familiari, autorità e tanti fedeli. Il parroco mons. Alberto Pianazza ha rivolto il saluto iniziale
mettendo in evidenza il rapporto
di p. Pierino con la famiglia, la
parrocchia di Rivolta e la missione del Burundi.
L’emozione missionaria
Nell’omelia, p. Pierino ha sottolineato la gratitudine al Signore per
tante persone che l’hanno seguito
nella preparazione all’ordinazione
sacerdotale e che hanno collaborato nel suo servizio missionario
in Italia e fuori. Ha ricordato con
emozione i 25 anni trascorsi in
Burundi e interrotti forzatamente
con l’espulsione. Tutto il popolo
ha seguito con emozione l’Eucaristica e numerosi fedeli hanno fatto
la santa Comunione.
Prima della benedizione finale, il superiore p. Carlo Pozzobon ha ringraziato il Signore,
la comunità parrocchiale e i
famigliari. Egli ha chiesto ai fedeli presenti preghiere e nuove
vocazioni missionarie. Ha ricor-
p. DANTE VOLPINI, sx
dato che i saveriani di varie nazionalità sono presenti in 19 nazioni per predicare il vangelo e
promuovere la dignità umana, e
che proprio al centro dell’Africa,
nella regione dove ha lavorato p.
Pierino, centinaia di migliaia di
persone sono ancora costrette a
sfollare per salvare la propria vita dalle violenze della guerra.
Dopo la santa Messa, il sindaco Lamberto Grilletti e un assessore hanno consegnato a p. Pierino l’onorificenza di “cittadino
benemerito” di Rivolta d’Adda
per aver onorato il nome della
città in terra d’Africa.
Il grande lavoro in Burundi
Per dieci anni, dopo l’ordinazione sacerdotale, p. Pierino si è profuso nell’animazione missionaria
a Salerno e a Cagliari, realizzando
nel 1968 la sognata partenza per
la missione. Per 25 anni è stata la
terra del Burundi a ospitarlo e a
Impariamo a dire “grazie”
Un invito che vale per tutto l’anno
I
mpariamo a dire spesso,
anche nel dolore: “Te Deum
laudamus - Ti lodiamo, o Dio”.
È un inno liturgico antico che la
chiesa canta nelle grandi feste, anche a fine anno, per esprimere a
Dio gioia, lode e riconoscenza per
il suo amore infinito, che si rivela
in doni e grazie innumerevoli.
La piaga dell’ingratitudine
Purtroppo l’ingratitudine è
una piaga inguaribile sempre più
diffusa, a causa dell’egoismo e
dell’orgoglio che acceca tanta
gente e non permette di vedere
il bene che riceviamo da Dio e
dagli uomini, a cominciare dal
dono della vita e della salute,
del cibo che ci nutre, dell’aria
che respiriamo, dell’acqua che
beviamo, dei vestiti che indossiamo, dei parenti e degli amici
che ci vogliono bene.
Scriveva un poeta romano:
“Se c’è un uomo di talento,
quando è vivo, invece di tenerlo
sull’altare, lo portiamo al macello! Dopo che è morto, gli fanno
il monumento”. Sembra la parafrasi di un severo rimprovero di
Gesù ai farisei: “Ipocriti, i vostri
padri hanno ucciso i profeti e voi
avete fatto loro i monumenti”.
8
amicizia e il suo perdono e ci invita a seguirlo per aiutarlo a salvare
il mondo. Diciamo anche noi, come innumerevoli cristiani hanno
fatto per secoli e in tutte le lingue:
“Ti lodiamo, o Dio”, o ancor più
brevemente, “Grazie a Dio”.
Accanto a queste mie povere parole, potete meditare quelle
più belle del saveriano romagno-
Padre Pierino Regazzoli celebra la “Messa d’oro” nella basilica di Rivolta d’Adda
essere fecondata dalla fatica del
suo lavoro missionario.
Durante la sua intensa attività
apostolica fra le colline burundesi, ha vissuto in prima persona
tutte quelle situazioni di crisi,
di guerre fratricide, di povertà
estreme che hanno caratterizzato
per decenni la missione in Burundi. Si è dedicato alle attività
di evangelizzazione e di catechesi, di costruzione e di presenza
incoraggiante, attraverso la realizzazione e l’organizzazione di
scuole, di acquedotti, di cooperative artigianali… Là, assieme
ad altri confratelli, ha fondato
la comunità di Matara, che riunisce oltre 30.000 abitanti, promuovendo la costruzione di un
ospedale e dispensari e avviando
programmi di istruzione e di alfabetizzazione.
La missione continua
Nemmeno alcuni problemi
di salute hanno potuto fermare
l’entusiasmo missionario di p.
Pierino Regazzoli, “costretto” a
tornare in patria. Da allora, prima nella comunità saveriana di
Piacenza e negli ultimi otto anni
a Desio (MI), egli ha continuato infaticabile il suo ministero
missionario e sacerdotale. Continua ancora a mettersi al servizio della pastorale locale, a essere un buon amico, un consigliere
e un confessore di quanti si recano dai saveriani.
■
p. SANDRO PARMIGGIANI, sx
lo p. Giuseppe Arrigoni, morto
a Parma il 29 settembre scorso.
Sono state scritte trent’anni fa in
Africa ed esprimono la sua gratitudine universale a Dio, ai genitori, alla famiglia saveriana, a
tutti i giovani, e a tutti gli amici
e benefattori che lo hanno aiutato a fare del bene ai fratelli più
poveri.
■
Il “grazie universale” di p. Arrigoni
Grazie, o Dio, per avermi voluto dei tuoi, come missionario.
Grazie, papà e mamma, per avere collaborato con Dio a darmi
la vita, per avermi donato a Dio e ai fratelli.
Grazie, saveriani, per avermi accolto nella vostra famiglia.
Grazie, giovani italiani e africani, per l’amicizia e la giovinezza
che mi avete donato.
Grazie a voi tutti, che mi avete accompagnato con le vostre
preghiere e sofferenze.
Grazie a voi africani, che mi avete accolto nelle vostre povere
dimore, come fratello e uomo di Dio.
Grazie a voi, che mi avete aiutato con la vostra amicizia e i vostri doni a fare tanto bene ai fratelli più poveri.
(Dal diario di p. Giuseppe Arrigoni)
Il sindaco e l’assessore di Rivolta d’Adda dichiarano
p. Pierino Regazzoli “cittadino benemerito”
NATALE VICiNO A GESù
Quanti guai nel mondo, guidato da interessi umani: guerre e ingiustizie, catastrofi umanitarie come quella del Kivu con centinaia di migliaia di sfollati, fame e colera. Anche il mondo del mercato e delle finanze è entrato in crisi. Urge un’attenzione maggiore a ciò che è più
vero e salutare, al mondo dello spirito e della dignità umana.
“Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà, amati dal Signore”. Il Natale, segno di luce e di pace per
l’umanità, torna a brillare con Gesù.
Le persone, le famiglie, le comunità purificano i cuori, fanno la novena, vanno in chiesa e contemplano il Bambino Gesù, adorato dai pastori e dai magi, con Maria e Giuseppe. L’amore a Gesù, Figlio di Dio,
povero e piccolo nella capanna di Betlemme, si estende ai bambini e
agli anziani, ai poveri e ai sofferenti, ai vicini nei nostri paesi e ai lontani nelle missioni.
Lo spirito del Natale continui in ogni famiglia e in tutte le nazioni,
per tutti i giorni dell’anno che sta per cominciare.
Buon Natale! Buon Anno!
p. Dante Volpini
e comunità saveriana di Cremona
Grazie, o Dio
Apriamo gli occhi e il cuore al
Signore che ci passa vicino e ci
parla con amore; ci offre la sua
Il compianto p. Giuseppe Arrigoni
Crocifisso del beato Conforti, venerato nel santuario dei missionari saveriani a Parma;
fin da bambino, il beato si soffermava a pregare e... “pareva mi dicesse tante cose!”
2008 DICEMBRE
DESIO
20033 DESIO MI - Via Don Milani, 2
Tel. 0362 630591 - Fax 0362 301980
E-mail: [email protected] - C/c. postale 00358200
Un giro nella nostra chiesa
Dove si respira l’aria della missione
L
a nostra chiesetta non è
solo una stanza della casa
saveriana di Desio, ma piuttosto
il luogo dove tutto ha origine, il
segno principale che la nostra è
la casa dei “missionari”. Non è
uno spazio riservato a noi pochi,
ma aperto a tante persone, avvenimenti, incontri.
Un po’ di storia
Per me è diventata la prima
fonte di catechesi e di testimonianza per i numerosi gruppi di
ragazzi e di giovani che durante
l’anno vengono a trovarci per
ritiri spirituali o incontri formativi. Dopo una breve preghiera
iniziale, segue la spiegazione dei
segni missionari che la cappella
ci regala. Facciamo un piccolo
percorso che aiuti a coglierne la
ricchezza.
La cappella, nata con la casa
nel lontano 1975, ha preso la
forma attuale nel 1994, quando
suor Vittoria, invitata da p. Li-
p. CLAUDIO CODENOTTI, sx
no Maggioni, dipingeva ai lati
dell’altare i volti di san Francesco Saverio e del beato Guido
Conforti. Nel 2003, grazie
a p. Mario Vergani, nel
corridoio di entrata sono
stati posti due grandi tele
che rappresentano le missioni saveriane e i missionari che vi lavoravano.
L’autore è il pittore brianzolo Cesare Canali.
Suor Vittoria con il
Conforti, da lei dipinto,
nella cappella dei
saveriani a Desio
Tabernacolo
e Madonna
Il Tabernacolo. La sua
forma originale è un messaggio che si può descrivere con tanti passi biblici sull’Eucaristia e sul
Signore Gesù: due mani
che sostengono il mondo,
nel quale è riposta la santa
Eucaristia. “Fare di Cristo
Sono approdato a Desio
Come un viandante al bivio...
S
e siete di passaggio dai
saveriani di Desio, vi potrebbe capitare di incontrare uno
“spilungone” che si aggira per la
casa. Bene, quello sono io. Mi è
stato chiesto di presentarmi agli
amici lettori di “Missionari Sveriani”, ed eccomi qua. Sono Diego, vengo da Ancona e ho trentatre anni. A Desio sono arrivato a
settembre, per iniziare il cammino di formazione nella famiglia
saveriana. Prima, facevo l’edu-
8
DIEGO PIRANI
catore con ragazzi disabili.
Tutta colpa di una frana
Ho conosciuto i saveriani da
piccolo, quando nel 1982 la mia
comunità parrocchiale, a causa di
una frana che ha portato via metà
quartiere, è stata costretta a trasferirsi per le attività e per le celebrazioni presso la casa dei saveriani che si trovava nei paraggi. Così ho avuto l’occasione di
conoscere tanti misisionari, tanti
novizi e molte altre persone che mi
hanno fatto entrare in contatto con
il clima missionario.
Ricordo ancora quella scritta, a grandi lettere, che sovrastava
l’entrata del salone, con l’immagine del mondo e il
volto del fondatore Guido Conforti sullo sfondo:
“Fare del mondo una sola famiglia”. Non era solo uno slogan, ma
uno stile di vita
che veniva testimoniato dalla comunità che ci accoglieva.
La frase del
Conforti
è entraAssieme a Diego c’è suor Louise: entrambi hanno compiuto 33 anni lo scorso ottobre: due picconi, due torte!
ta lentamente nel
mio cuore, suscitando quelle domande che ho sentito risuonare dentro e alle quali ho dovuto
dare una risposta: “In che modo
sono chiamato a entrare in questa famiglia? Cosa voglio mettere in gioco di me stesso? Come
rispondere al dono d’amore che
mi è stato offerto dal Signore?
Come rendere partecipi gli altri
di questo incontro?...”.
Il Signore è l’unica meta
La ricerca delle risposte è stata lunga, ma sono stato accompagnato da tante persone che sono state per me guide esperte.
Ho goduto anche della presenza della mia famiglia, che mi ha
amato e mi ha fatto crescere. Sono consapevole di essere ancora un viandante per le strade della vita. Quello che cerco di fare ogni giorno è lasciar entrare
il Signore nella mia vita, continuando a ricercare la volontà di
Dio su di me.
Sono arrivato a Desio perché,
al bivio, ho scelto di prendere
questa strada che, comunque, ha
come unica meta il Signore. Sono certo che il percorso si arricchirà di tanti incontri che lo renderanno bello e pieno di gioia.
Con questo spirito di ricerca e di
attesa, vivo i miei impegni e le
mie giornate, con la speranza di
condividerle anche con molti altri giovani che vogliono vivere
in modo pieno il dono della mis■
sione.
Il tabernacolo, la Madonna con il Bambino e il volto del Saverio,
nella chiesa dei saveriani a Desio
il cuore del mondo”, con tutti i
missionari che vanno ad annunciarlo in tutti gli angoli della
terra. In ogni nostra Eucaristia
e preghiera, infatti, dobbiamo
rendere presenti - sull’altare e
nel nostro cuore - tutti i fratelli
e le sorelle del mondo.
La Madonna con il Bambino.
Una semplice terracotta, preziosa nel comunicare la missione a
cui tutti siamo chiamati. La statua rappresenta la santa Madre
che presenta e offre il bambino
Gesù. Ci ricorda Maria che corse
dalla cugina Elisabetta, portandole in dono lo Spirito Santo. È
l’icona missionaria che ci ispira
a portare Cristo, sempre e ovunque, come dono privilegiato che
non va trattenuto.
I quadri e il Crocifisso
I volti del Saverio e del Conforti. Sono il modello e il fondatore della famiglia saveriana.
Le due scritte sotto i ritratti ne
riassumono lo spirito: “L’amore di Cristo ci spinge” e “Fare
del mondo una sola famiglia”.
L’esperienza di amore e di donazione totale e gratuita di Gesù
fa nascere il desiderio che tutti
possano gustare l’amore che il
Padre vuol donare a tutti i suoi
figli. Per cui ci sentiamo fratelli
e sorelle, coinvolti a costruire la
famiglia desiderata da Dio.
I cinque continenti. I volti degli uomini e delle donne che li
abitano ci ricordano la varietà e
vastità del lavoro missionario,
insieme al dovere di portare nella nostra preghiera i bisogni e le
speranze di tutti i popoli.
Il Crocifisso sorridente. È copia
del Crocifisso nel castello di Xavier, e dà colore alla nostra cappella missionaria. È il segno della
speranza nella resurrezione. Cristo che muore in croce per amore, infatti, è la “buona notizia” del
nostro annuncio missionario. ■
(continua nel riquadro) VIENI, SPIRITO D’AMORE
p. C. CODENOTTI, sx
La “visita” alla nostra cappella di Desio finisce sempre con la preghiera che il Signore ci ha insegnato, prestando la nostra voce a tutta
quell’umanità che è rappresentata dai tanti volti dipinti sui due emisferi. È il sogno di ogni missionario: vedere tutti i popoli radunati, mentre
ciascuno recita, nella propria lingua, la preghiera che ci fa tutti familiari di Dio.
A questo auspicio, uniamo l’augurio
per il santo Natale e un felice anno 2009!
Vieni, Spirito Santo, e riempi di speranza il cuore del mondo.
Rinnova il nostro cuore e rendilo capace di amare senza confini.
Vieni, Spirito d’amore, e illumina le strade della pace e della riconciliazione tra i popoli. Vieni, per tutti i poveri del mondo, per tutti quelli
che piangono, che hanno fame e sete della giustizia.
Vieni, Spirito di vita, e accendi nel cuore dei giovani il desiderio della
vocazione missionaria. Sostieni i missionari del vangelo con il tuo amore, la tua luce ardente, la forza della tua grazia.
Vieni, Spirito di Dio! Rinvigorisci la nostra fede missionaria e rendici
testimoni di speranza. Amen.
Veduta d’insieme della
cappella
dei saveriani
di Desio con
il Crocifisso
“sorridente”
Crocifisso
in
primo piano
del beato
2008 DICEMBRE
FRIULI
33100 UDINE UD - Via Monte S. Michele, 70
Tel. 0432 471818 - Fax 0432 44185
E-mail: [email protected] - C/c. postale 210336
La settimana del missionario
Un po’ Sherlock Holmes e un po’ nomade
I
n Mozambico il “tpc” (trabalho para casa) corrisponde ai nostri “compiti per casa” che
il professore dà agli allievi. Un
pomeriggio bussa alla porta António, uno studente portatore di
handicap che si muove con un triciclo. Voleva due chiodi per il tpc
che gli aveva dato la professoressa di educazione fisica. “Non devono essere piccoli né arrugginiti,
altrimenti prendo l’insufficienza”,
mi dice. L’altro professore di ginnastica invece aveva chiesto agli
alunni dei pali di legno alti un
metro. Come mai?
Strani “compiti a casa”
Siccome molte scuole non
hanno i mezzi economici per
provvedere a tutte le necessità
scolastiche, i professori dicono
agli studenti di portare da casa,
per esempio, la zappa per coltivare l’orto della scuola o i pali
per fare il recinto e separare la
scuola dalla strada, evitando che
mucche e capre entrino.
Così ho pensato che i nostri
professori di ginnastica, che
insegnano alla scuola della missione, volessero costruire gli
attrezzi ginnici con il materiale
portato dai ragazzi (magari per
il salto in alto!). Però ho notato
che con 1.200 chiodi e 600 pali si potevano costruire attrezzi
per la nostra scuola e quelle di
tutta la provincia! Indagando, ho
scoperto che i pali, in realtà, servivano a costruire la recinzione
delle case dei professori.
Insomma, qui mi tocca fare il
Sherlock Holmes per scoprire le
birichinate dei professori. Per
fortuna i problemi sono sempre
di piccola entità. Ma insegnanti e
studenti bisogna marcarli stretti,
perché altrimenti possono sfuggirti parecchie cosucce... strane.
Il “riposo” del week end
Tutto questo fa parte del mio
tran tran quotidiano dal lunedì al
Riforma in tre tempi
p. FABIO D’AGOSTINA, sx
giovedì: seguo la scuola (facendo Sherlock Holmes!), insegno
educazione morale nelle none
e decime, incontro il direttore
della scuola; inoltre, accolgo
gli ospiti che vengono a visitarmi dalle comunità circostanti e
faccio altri lavoretti vari.
Poi inizia la fine della settimana, che trascorro sempre
fuori dalla missione. Vado a
visitare le comunità cristiane
(adesso sono 86 e altre quattro sono in arrivo) sparpagliate
nella zona e così… mi riposo.
Parto il venerdì mattina e rientro la domenica pomeriggio.
Mi accompagna sempre Zacarias, un catechista che vive
con la famiglia (o meglio la
tribù, visto che ha nove figli)
sul terreno della missione. È
un uomo prezioso perché sa
animare, cantare e spiegare le
letture bibliche; praticamente
fa l’attività che noi chiamiamo
“inculturazione”.
p. NATALIO FORNASIER, sx
Nella parrocchia “Bom Pastor” a Curitiba
Padre Natalio è di Rauscedo,
dove si trovano i vivai delle “barbatelle”. Per circa 10 anni ha lavorato in Italia, anche come superiore; ma la sua missione è in
Brasile, nello stato del Paranà.
sono più un... giovaN on
notto, ma dirigo la parroc-
chia del “Bom Pastor”, con oltre
25mila abitanti alla periferia di
Curitiba, capitale dello stato del
Paraná. Sono insieme ad altri
due saveriani: p. Claudio Bicego
e p. Domenico Costella.
In questi anni abbiamo cercato
di rilanciare la vita parrocchiale
nei suoi vari aspetti. Il primo è
quello della liturgia. Abbiamo
formato i gruppi per l’animazione
delle Messe domenicali, in modo
che siano celebrate con la migliore partecipazione e dignità.
8
Catechesi e promozione
Ci siamo occupati anche di
formare i catechisti, ma non solo. È fondamentale che anche i
genitori e la stessa comunità parrocchiale siano coinvolti nella
catechesi. Per questo, facciamo
incontri su vari temi con particolare attenzione alla bibbia.
Questa fase di formazione durerà alcuni anni.
Poi c’è l’obiettivo della promozione umana. È già attiva
un’associazione che, tutti i mesi, distribuisce ceste con generi
di prima necessità alle famiglie
più povere. Tra breve ci saranno
anche uno studio dentistico, un
consultorio medico e un centro
di ascolto per i casi di assistenza
giuridica e psicologica. Questo
servizio è garantito da persone
della parrocchia che mettono
Padre Natalio Fornasier (con pizzetto), di Rauscedo, con alcuni dei ragazzi
cresimati nella parrocchia “Bom Pastor” a Curitiba, in Brasile
a disposizione un po’ del loro
tempo.
Inoltre, stiamo cercando di
rendere la comunità parrocchiale
sempre più aperta alla responsabilità dell’annuncio del vangelo fino agli estremi confini del
mondo.
Un programma ambizioso
Per quanto riguarda l’animazione missionaria siamo fortunati, perché in parrocchia ci sono due comunità missionarie: la
scuola di filosofia dei saveriani e
la casa di formazione delle saveriane. In parrocchia sono attivi i
gruppi dell’infanzia missionaria,
affinché i bambini si aprano al
mondo fin da piccoli.
Abbiamo anche iniziato una
“missione” all’interno della parrocchia con la finalità di raggiungere tutti i “lontani” attraverso
un piano integrato di evangelizzazione. Facciamo in modo che
siano vistate tutte le famiglie,
per poter conoscere meglio i loro
problemi e le loro reali necessità.
A questo primo annuncio, segue
la catechesi che deve portare alla
formazione e all’inserimento nei
gruppi, che aiutano a vivere più
intensamente la fede.
È un programma ambizioso,
che potremo realizzare pian piano in vari anni. La costanza, la
convinzione e la preghiera certamente daranno buoni frutti. ■
Il friulano p. Fabio D’Agostina
con una suora in Mozambico
La Messa della domenica
Ho detto che “mi riposo”, perché il posto dove dormo meglio
è nelle capanne che i cristiani
costruiscono per noi accanto
alla chiesetta (anch’essa una
capanna). Quando vedo il sole
che comincia a illuminare la savana, grandi distese senza strade
e senza macchine, senza case
né cemento, allora ringrazio il
Signore per avermi fatto venire
in Africa.
Ma mi diverto anche. Basta assistere allo spettacolo dei
bambini che giocano, con i loro
schiamazzi e le corse, o quan-
do mi circondano per ricevere
una caramella o per scambiare
qualche parola con un “nzungu”
(bianco), che in queste zone remote sono molto rari.
La domenica celebro la Messa, nella quale si fa il riassunto
delle attività catechistiche. Il riassunto non è solo a parole, ma
si fanno processioni, canti, recite e quant’altro aiuti a partecipare, memorizzare e interiorizzare
la lezione. La celebrazione della
domenica è sempre molto partecipata e festosa, grazie a canti e
danze. Il tutto, in mezzo alla natura e all’ombra degli alberi. ■
Denis Iurigh è diacono
Denis è un ragazzo generoso, con
una volontà salda che gli ha permesso
di superare tutti gli ostacoli pur di raggiungere la meta. Nato in una piccola
frazione di S. Giovanni al Natisone 33
anni orsono, ha lavorato come operaio falegname, prima che gli venisse in
mente di entrare tra i saveriani.
Il 7 dicembre si è consacrato per
sempre alla vita missionaria e il giorno dopo è stato ordinato diacono.
L’ordinazione sacerdotale è prevista
per giugno 2009. Complimenti e continua così!
Nella foto, durante la testimonianza
nella veglia missionaria di ottobre.
TANTI AUGURI A TUTTI VOI
Al mattino, a mezzogiorno e alla sera: tre volte al giorno suonano le
campane. È l’Ave Maria. Il saluto dell’angelo scandisce l’inizio, il centro e la fine del giorno. L’Angelus e l’Ave Maria fanno dell’annunciazione il racconto della Scrittura più noto e meditato.
Il racconto dell’annunciazione inizia con l’angelo “inviato” e termina con l’angelo che parte. L’angelo è il messaggero della Parola di Dio.
Accogliendo con fede la sua Parola, noi accogliamo Dio e ci uniamo a
lui: è il Natale di Dio sulla terra, e dell’uomo nei cieli. La Parola viene
ad abitare in noi, senza lasciarci più.
Maria è figura di ogni credente e della chiesa intera. Ciò che è accaduto a lei deve accadere a ciascuno, a tutti. La salvezza di ogni uomo
è diventare come Maria: dire “sì” alla proposta d’amore di Dio, accogliere nel cuore il Verbo eterno, offrire al mondo il Salvatore.
Cari amici, auguro a tutti voi un Natale pieno di amore, pace e gioia, a nome dei saveriani di Udine, ma anche di tutti
i missionari impegnati nel mondo ad annunciare la
“grande gioia” della
nascita del
Figlio di
Dio. Fraterni saluti,
p. Carmelo
Boesso e
saveriani
Crocifisso
di
Udine
del beato
2008 DICEMBRE
MACOMER
08015 MACOMER NU - Via Toscana, 9
Tel. 0785 70120 - Fax 0785 70706
E-mail: [email protected] - C/c. postale 207084
In cerca di amici e di Dio
Conversione e vocazione in Giappone
scorsa, al campo di
L’ estate
formazione delle “Ragaz-
ze sprint” a Macomer, è stata
con noi la saveriana giapponese
Serafina Kunico Nakamura, che
studia a Roma.
Kunico ha avuto due tappe importanti nella sua vita: la
conversione al cristianesimo e
la vocazione alla missione. Ha
conosciuto le attività caritative
e formative dei saveriani, grazie
a p. Claudio Codenotti che visitava i malati della clinica diretta
dal papà. Nella scelta vocazionale ha avuto la guida spirituale di
p. Silvano Da Roit.
Un gruppo speciale
Kuniko proviene dal Kyushu,
la grande isola all’estremo sud
dell’arcipelago giapponese. Ha
frequentato un gruppo giovanile
chiamato “Tomosagasukai”, animato dai saveriani, che significa, “Cercare amici e Dio”. Sono
studentesse sui 20-30 anni, impegnate nel mondo del lavoro e
nel sociale. Tra loro c’è chi non
ha ricevuto ancora il battesimo
e chi si prepara a riceverlo; c’è
chi è cristiana dalla nascita e chi
solo da pochi anni.
L’incontro con Gesù è stato
diverso per ciascuna. Unico punto che queste giovani hanno in
comune è che non sono sposate.
In gruppo si riflette sul rapporto
che ciascuna ha con Gesù nella
vita di ogni giorno e sull’esperienza che ha fatto di lui. Ciò avviene attraverso l’ascolto di un
p. DINO MARCONI, sx
brano della bibbia e delle esperienze di ciascuna, e anche nella
condivisione dei pasti.
Conoscersi e accettarsi
Racconta Kunico: “A noi giapponesi piace ascoltare conferenze, acquisire nuove conoscenze.
Però non siamo portate a esprimere noi stesse. Quando ho cominciato a frequentare il gruppo
non avevo ancora ricevuto il battesimo. Conoscevo Gesù, ma mi
chiedevo che cosa significasse
camminare con lui. Tomosagasukai è stata una grande grazia
per il mio cammino di fede.
Nei momenti di condivisione
non si risolvono i problemi né si
danno consigli. Si parla solo con
semplicità di quello che ognuna
In visita ai missionari saveriani
Un pellegrinaggio in Sierra Leone
una persona intraQ uando
prende un viaggio, c’è
sempre un motivo. Lo stesso
vangelo e la Bibbia ce lo confermano. Basta pensare al viaggio
di Maria alla cugina Elisabetta o,
secoli prima, al viaggio di Mosè verso la Terra promessa o al
viaggio intrapreso da Abramo...
Promessa mantenuta
Noi volevamo fare questo
viaggio perché la comunità di
Guasila è legata in modo particolare alla famiglia saveriana. Già
con p. Ivaldo Casula e p. Luigi
Caria, due missionari nativi di
Guasila e trapiantati in Sierra Leone, si pensava a una nostra visita nelle loro missioni in modo
da poter vedere personalmente e
renderci conto dei loro sacrifici,
oltre a sostenerli maggiormente
nella loro missione.
Tuttavia i nostri programmi
sono dovuti cambiare. Il 5 aprile
del 2007, giovedì santo, padre
Ivaldo improvvisamente ci lasciava e la salma veniva sepolta
nel piccolo cimitero accanto alla
casa saveriana di Makeni, dove
8
lui ha vissuto gli ultimi anni.
Quindi il viaggio da parte della
sorella e di un amico per inginocchiarsi davanti alla sua tomba era
un pellegrinaggio dovuto.
Immagini ed emozioni
Eravamo preparati e sapevamo
di giungere in un paese povero,
ma la realtà, vista da vicino, è incomprensibile per persone come
noi abituate al benessere e a ogni
tipo di comodità.
Non dimenticheremo i bambini denutriti e malati di tubercolosi che riempivano le povere stanze con lettini in ferro e
legno, ammucchiati in grandi
cameroni con acri odori e scarsa
igiene, dove solamente il sorriso
di una giovane suora di madre
Teresa cercava di alleviare le
sofferenze e la fame.
CARMELA CASULA e TIBERIO PITZALIS
Non dimenticheremo le colonne di bambini e fanciulle con il
carico di legna, frutta o bidoni
d’acqua sulla testa, che si spostavano di villaggio in villaggio
cercando di vendere i propri
prodotti. Sono ancora vivi nella nostra memoria i volti di chi,
carico della propria tristezza, si
recava in cerca di aiuto da p. Caria, sempre pronto a dare qualcosa, soprattutto una parola di
incoraggiamento e conforto.
Un’accoglienza fraterna
Ricordiamo i volti cosparsi di
lacrime dei giovani che ci hanno
accolto nel “Fatima institute”,
l’università a cui p. Ivaldo si era
tanto dedicato per garantire loro
un futuro, accudendoli passo dopo passo nel cammino di crescita culturale e sociale. Commossi
al ricordo del loro maestro
Carmela Casula con
defunto, ci hanno insegnato
il saveriano di Guasila
lo slogan che tutti i giorni
p. Luigi Caria sotto
ripetevano insieme, nella
il ritratto del fratello
speranza di costruire una
p. Ivaldo al “Fatima Institute” di Makeni, in Sierra
società fondata sul rispetto
Leone, insieme ad alcuni
reciproco e sull’amore verstudenti e professori
so il prossimo: “la dignità
della persona umana”.
I missionari che abbiamo
conosciuto in Sierra Leone
sono uomini che hanno veramente seguito la parola del vangelo, hanno dedicato la vita agli altri per
predicare la Parola di Dio
in mezzo a tante difficoltà. Grazie ai saveriani per
averci fatto vivere questa
bella esperienza cristiana e
■
umana.
Serafina Kunico Nakamura riceve il battesimo da p. Claudio Codenotti;
al centro p. Silvano Da Roit
sente; si ascolta l’esperienza e
lo stato d’animo di ciascuna e si
prega le une per le altre. A poco
a poco, ognuna conosce meglio
se stessa e riesce ad accettarsi”.
Una domanda impegnativa
Padre Silvano Da Roit spiega
che Serafina Kunico era arrivata alla missione dei saveriani
con la sorella Asako, di poco
più grande. Ambedue avevano
frequentato la scuola cattolica di
Kagoshima. Un giorno Asako gli
aveva telefonato alla missione di
Kanoya, facendogli una domanda molto impegnativa: “Che
senso ha lavorare con persone
che hanno handicap mentali?”.
Asako e Kunico lavoravano in
uno dei quattro istituti fondati e
diretti dal padre.
Ben presto iniziarono a partecipare agli incontri sulla bibbia
che si facevano alla missione.
Nonostante i turni di lavoro e
i trenta chilometri che le separavano dalla missione, le due
sorelle partecipavano con gioia
anche la domenica. Erano state
formate con principi morali e
sociali molto solidi: pur essendo
di famiglia benestante, cono-
scevano la fatica, il lavoro e il
sacrificio.
A Messa si conosce Gesù
Racconta p. Silvano: “Un
giorno ho detto loro che la via
più breve per conoscere Gesù è
quella di partecipare fedelmente
alla Messa, perché nella Messa
c’è il suo Corpo, la sua Parola
e ci viene dato il suo Spirito.
Così Asako e Kunico hanno cominciato a frequentare la chiesa,
partecipando alla Messa.
In famiglia, all’inizio non avevano problemi, ma in seguito la
contrarietà si è fatta sentire, anche con ritorsioni e ricatti. Dopo
qualche anno dal battesimo, ho
benedetto il matrimonio di Asako
nella cattedrale di Kagoshima.
Il cammino con Kuniko è continuato in un modo particolare.
Quando mi ha rivelato con molta trepidazione il desiderio di volersi consacrare al Signore, ho
cercato di farle conoscere le diverse famiglie religiose. Ha deciso per le saveriane. Ho cercato
di aiutarla, soprattutto a gestire
il rapporto con la famiglia, decisamente contraria a questa sua
■
scelta”.
AUGURI CON L’ APOSTOLO PAOLO
Così scrive san Paolo, l’apostolo delle genti: “Predicare il vangelo
per me non è un vanto, ma è un dovere:
guai a me se non predicassi il vangelo!
È un incarico che mi è stato affidato e
predico il vangelo gratuitamente; tutto
io faccio per il vangelo” (1Cor 9, 16ss).
Cari amici, la passione missionaria di
san Paolo, che ci accompagna in questo
anno a lui dedicato, diventa il nostro
augurio natalizio a voi tutti: sacerdoti, famigliari, benefattori, delegate e
giovani.
È tempo di grandi attese e di speranza per il bene integrale di ogni persona
e per la pace tra i popoli. Chiediamo
a Gesù, che nasce ancora nella nostra
vita, di renderci operatori entusiasti di
pace e di giustizia, praticando e predicando il suo vangelo.
Auguri di Buon Natale
e Buon Anno!
p. Pierluigi Felotti
e Missionari Saveriani in Sardegna
2008 DICEMBRE
MARCHE
60129 ANCONA AN - Via del Castellano, 40
Tel. 071 895368 - Fax 071 2812639
E-mail: [email protected] - C/c. postale 330605
SAVERIANI MARCHE
Ricordi di un caro amico
Padre Mencarelli, la “ugola d’oro”
Padre Nando Mencarelli,
saveriano di Palazzo di Arcevia (AN), il 9 novembre ha celebrato 50 anni di sacerdozio
missionario, nella casa madre
di Parma, dove è in cura. Attraverso questa pagina, l’amico missionario p. Bertazza gli
scrive una “letterina” di ...bei
ricordi. Da leggere!
C
aro padre Nando, ci siamo conosciuti al liceo
a Desio, nel 1951. Non ti piaceva lo sport, ma il canto: eri
chiamato “ugola d’oro” per la
tua voce da tenore, calda e suadente, educata alla scuola del
maestro Ventura. Anche a Piacenza, dove abbiamo studiato
teologia, ti vedevo indaffarato
con colori e pennelli nel salone
dove lavoravamo giorno e notte
per allestire il presepio missionario.
A Cremona,
nella scuola apostolica
Poi, da preti, ci siamo ritrovati nella scuola apostolica di
Cremona. Ricordi quando andavamo nelle parrocchie a raccogliere i sacchetti di frumento
sui quali c’era scritto “Pane per
i missionari”? Eri animatore vocazionale, e avevi raccolto un
buon gruppo di ragazzi visitando le scuole elementari. Alcuni
sono diventati missionari e ti
sono grati.
Ammiravo la tua disponibilità di andare a svuotare i solai,
salendo e scendendo per scalette impraticabili, chiamato da
pie donne al caritatevole servizio. Eri sempre allegro e sorridente, anche se i vestiti erano
sporchi e il volto bagnato di sudore, misto a ragnatele. Il venduto si trasformava in cibo per i
nostri studenti.
p. FRANCO BERTAZZA, sx
Ricordi la discussione animata con il rettore p. Zotti che
ti contestava la tua certezza che
gli americani sarebbero sbarcati
sulla luna? Quante volte avete
ripetuto: “Ci vanno!” - “No, non
ci vanno!”. Hai avuto ragione tu.
Ma all’epoca, noi eravamo già in
missione.
Nel 1964 sei partito per l’Indonesia e l’anno seguente ti raggiunsi alle isole Mentawai: tu a
Siberut e io a Sikakap. Ti ho visto in un filmato mentre cadevi
nel fiume dalla canoa rovesciata. La tua vita missionaria me
la descrivi nelle tue lettere che
conservo ancora.
Letterine tra amici missionari
“Caro p. Franco, piove a catinelle. Sono solo in casa, perché
gli altri sono in un lontano villaggio a portare a spasso il vescovo a visitare il suo... podere.
Un missionario entusiasta
Il 50° di Messa di p. Nando Mencarelli
E
ra l’agosto del 1994 quando varcavo per la prima
volta la porta della casa dei saveriani di Ancona, in via del Castellano. Era l’inizio di un campo missionario per giovani che
ha segnato la mia storia personale insieme alla famiglia dei saveriani. Ricordo il clima di accoglienza che respirai sin da subito
e che mi catturò.
8
Sorridente e vitale
A un certo punto, durante
l’esplorazione di un ambiente del
tutto nuovo, capitai in un grande
salone al seminterrato. Inaspettatamente, lì ho trovato un simpatico signore, intento a dipingere dei grandi pannelli che raffiguravano
la vita di mons. Guido
Conforti, un nome che a
me era sconosciuto fino
a quel momento.
Quel signore con i capelli grigi, l’inconfondibile pizzetto bianco e
il pennello in mano, era
padre Nando Mencarelli, che - ho poi scoperto - tutti chiamavano
“Menca”. Con il passare del tempo ho imparato a conoscerlo bene, ma
ricordo che da subito mi
aveva colpito il suo sorriso e la sua serena vitalità. Probabilmente mi
ha raccontato qualcosa della sua
missione in Indonesia e dei suoi
viaggi in canoa. Una volta mi ha
regalato un braccialetto, fatto con
la scorza di un frutto locale e dipinto a mano con disegni tipici.
Ogni volta che padre Nando
ricordava la sua missione in Indonesia ne parlava con passione, con nostalgia, con affetto,
con gioia e con grande entusiasmo. Quell’entusiasmo che era
capace di trasmettere sempre,
anche quando i suoi capelli sono diventati più bianchi.
Meglio di una medicina!
Chiunque entrasse nella ca-
Il sorriso contagioso di p. Nando Mencarelli
ALESSANDRO ANDREOLI
sa saveriana, padre Nando era
lì, sorridente, sempre con la
voglia di scherzare. Riusciva a
farti ridere anche se eri giù. Era
una vero missionario terapeutico! L’entusiasmo e la voglia di
scherzare lo facevano star bene
con tutti. Anche i giovani stavano bene con lui, nonostante
la differenza di età.
Due volte l’anno un bel gruppo di giovani si raduna nella
casa saveriana di Ancona per
vivere un’esperienza spirituale che chiamiamo “Tabor”. Padre Nando, quando poteva, era
sempre presente ai nostri incontri, soprattutto quelli in cui
si pregava insieme. In
modo discreto, con la
sua testimonianza era
di grande aiuto a quei
giovani che si interrogavano sul futuro della propria vita.
Padre Nando è un
grande missionario.
Nella sua semplicità,
sa dire la parola giusta e sa lasciare il segno. Questa è la testimonianza più vera: tutti coloro che in
questi anni l’hanno
conosciuto e frequentato, lo ricordano con
grande affetto e gratitudine.
Grazie, “Menca”! ■
Sono qui con una
borsa d’acqua sulla
pancia dolorante.
Evviva le Mentawai! Nando”.
“Carissimo, viva le Mentawai, e
sempre più vive,
ora che ci sei anche
tu. Quando potremo rivederci? Grazie infinite… per la
batteria revisionata,
già sotto prova: vi
ho attaccato subito
la radio e la lampadina. Anche questo è un modo per
portare la luce del
vangelo ai poveri.
Ancora una volta
devo sommare il
tuo bene per me…
Nando”.
“Carissimo, ho Una foto storica: p. Nando Mencarelli in impermeabile e
sentito che a Si- cappello da legionario nella missione delle Mentawai
kakap ci sono dei
cambiamenti e anche per te sta le suore. Ricordami nella santa
suonando l’ora del “parrokato” e Messa. Tuo, Nando”.
come suddito provvisorio avrai
il Preost (p. Pietro Grappoli). Io
Non sei solo...
sono stanco di fare il capo; si sta
Sotto la veste scherzosa e iromeglio sudditi. Qui va tutto be- nica, comprendo la difficile vita
ne, meno un fatale scontro con che hai vissuto a Siberut come
il nuovo Tjamat (sindaco del missionario. Tornato in Italia,
luogo), che mi ha minacciato hai continuato a darti da fare cocon lettera ufficiale di mandar- me animatore e rettore. Hai fatmi in Italia: ci andrei volentieri! to bene! Poi… la malattia, che
Per ora, forse, partirà il Tjamat. ti accompagna ancora. Non sei
Pensa: sono stato accusato di solo: ti accompagno anch’io nelessere un sobillatore; e non c’è la tua sofferenza. E soprattutto
un tipo più calmo di me. Verrei a loro, il Padrone e la Padrona, ti
trovarti, ma sono qui solo. Padre sorreggono sempre con amore.
Caissutti sta dalla parte oppoMi unisco a te, per ringraziare
sta dell’isola, nella foresta, tra i il buon Dio della tua vocazione di
primitivi; mangerà sagu e vermi. “amministratore di una multiforIo preferisco le galline, i maiali- me grazia di Dio”. Grazie, felicini freschi e i dolci preparati dal- tazioni e un grande abbraccio. ■
BUON NATALE... DA BAMBINO
Il Natale ha qualcosa di magicamente semplice, quasi fanciullesco,
in grado di vincere il cuore più indurito. Per questa sua dimensione
da bambino, ha contrassegnato l’infanzia di ognuno di noi. Chi non
ricorda il primo presepio allestito con mamma e papà, l’attesa gioiosa della Notte santa, l’interesse per le statuine nuove, che ogni anno
- dipendendo dai nostri piccoli risparmi - popolavano con nuovi dettagli il presepio di casa?
Quella Notte, lontana nel tempo, l’abbiamo sempre sentita vicina
al cuore, più luminosa di tanti giorni oscurati dall’egoismo, dalla sofferenza, dalla guerra. È meraviglioso che l’evento più straordinario
della storia della salvezza, che confonde ogni pensiero umano, si radichi negli orizzonti dell’infanzia, per il suo fascino, il suo mistero, la
sua bontà. E anche quando la vita e gli eventi ci conducono su altre
strade, lontano dall’infanzia, a Natale torna puntualmente la nostalgia dell’infanzia.
Cari lettori, familiari e amici di “Missionari Saveriani”,
in un’epoca in cui in tante parti del mondo l’infanzia
è negata, contempliamo il
Figlio di Dio
fatto bambino e tutta l’umanità rinascerà!
Buon
Natale!
Missionari
Crocifisso
del
Saveriani
beato
Condi Ancona
2008 DICEMBRE
PARMA
43100 PARMA PR - Viale S. Martino, 8
Tel. 0521 990011 - Fax 0521 990002
E-mail: [email protected] - C/c. postale 153437
Quando Dio entra nella vita
Missionari congolesi: una sottrazione?
Pierre è un giovane saveriano
congolese, da poco arrivato in
Italia per studiare teologia a Parma. Ci ha mandato questa riflessione sulla vocazione missionaria,
che volentieri pubblichiamo.
F
a impressione veder partire dal Congo diversi giovani, generosi o privilegiati, che
decidono di diventare missionari
e di andare a predicare altrove il
vangelo. Ma è proprio adesso il
momento giusto?
La repubblica democratica del
Congo ha conosciuto conflitti
armati e crisi politiche. Ci sono
voluti grandi sforzi di tutti per
uscirne, spingendo i belligeranti
al negoziato e alla formazione di
un governo unitario di transizione (2003), allo scopo di organizzare le elezioni (2006).
Il risveglio c’è
Oggi il Paese è dotato di isti-
tuzioni elette democraticamente,
anche se i recenti fatti nel nord
Kivu sono preoccupanti e drammatici: sembra essere tornati indietro nel tempo. Però, tutti i cittadini congolesi sanno che ormai
è il momento di contribuire alla
ricostruzione. Sanno di doverlo
fare e lo vogliono, specialmente
i giovani. Fra questi, tanti riempiono le università, nelle facoltà
di diritto, medicina, ingegneria,
scienze politiche, economia,
informatica, relazioni internazionali, pedagogia… Lo fanno
soprattutto per rendersi utili.
Tanti altri desiderano imparare mestieri artigianali o pratici.
Qualcuno si arruola nell’esercito
nazionale per difendere la popolazione; qualcun altro segue la
linea del sindacato o della società civile per controllare le azioni
dei governanti… Insomma, fra
i giovani è in atto una mobilitazione generale - spontanea,
imparata dalla storia - verso una
crescita generale.
Un’obiezione importante
In questo clima, alcuni giovani
“si sottraggono”, si ritirano dalla
scena per prepararsi a diventare
missionari. Tra qualche anno andranno via lontano, per l’evangelizzazione: in Bangladesh o
in Ciad, in Italia o in Camerun,
in Cina o in Usa, in Indonesia o
nell’Amazzonia brasiliana. Vi
chiederete: cosa vanno a fare e
perché mai, quando c’è ancora
tanto bisogno in casa propria?
Un mio connazionale mi fa
un’osservazione: “Non solo questi giovani mancano all’appello
in un momento così importante, ma anche i missionari che li
prendono sono abbastanza furbi
nel sceglierli. Accolgono solo
gli studenti più validi, coloro
che sarebbero in grado di realizzare un’opera di valore per il
Ci avete ricordato che...
Grazie ai saveriani in Messico
S
iamo due giovani 30enni,
sposati da due anni, che
frequentano la casa dei missionari saveriani di Parma. Dopo
aver visto partire tanti amici prima studenti e poi sacerdoti per le
missioni, la scorsa estate ci siamo finalmente decisi a seguire
un nostro amico saveriano René
Casillas Barba, per partecipare
alla sua ordinazione sacerdotale
in Messico.
Il nostro viaggio è durato un
mese ed è stato grandioso! Abbiamo visitato il Messico centrosettentrionale, conoscendo tante
persone che ci hanno ospitato e
accolto come amici, visitando
e soggiornando anche presso
alcune comunità saveriane del
Paese.
Tra le varie comunità, la prima
in cui siamo stati accolti è stata
quella di Mazatlan, sull’oceano
Pacifico. Ora, attraverso “Missionari Saveriani” desideriamo
8
ringraziare tutti i saveriani del
Messico.
Spirito, stile e motivazioni
Cari saveriani di Mazatlan
Juan Jorge, Ian, Lino, Raffaele e
Arnaldo, vi ringraziamo per averci accolto e curato come fratelli,
nonostante gli impegni gravosi
che la vostra scuola comporta.
Soprattutto vi ringraziamo per
averci mostrato come realmente
le missioni dovrebbero essere e
come lo spirito e la voglia di “fare del mondo una sola famiglia”,
anche dopo tanti anni di missione, rimangano inalterati.
Abbiamo apprezzato tutto, e
di ciascuno di voi abbiamo un
ricordo particolare, un dettaglio,
una collocazione all’interno
della vostra comunità. Con noi
avete condiviso anche la Messa
comunitaria, che sapeva di casa
e di famiglia.
Ci siamo sempre immagina-
Margherita e Raffaello, giovane coppia di sposi parmensi,
con la comunità saveriana di Mazatlan in Messico
PIERRE SHAMAVU, sx
MARGHERITA e RAFFAELLO
ti “le missioni” molto diverse
dalla vita che noi conduciamo.
Ma ora ci è molto più chiaro che
non conta dove ci si trovi, quanto lontano dalle distrazioni del
mondo occidentale si vada o che
ruolo nella “nostra” missione
siamo chiamati a ricoprire. Ciò
che conta è lo spirito, il modo e
soprattutto il perché.
Ci siamo sentiti a casa
Grazie per averci accompagnati a mangiare tacos e a bere
una “birretta”; grazie per il caffé
bevuto in compagnia... Insomma,
grazie perché quando ora immagineremo le missioni penseremo
a voi e alle parole del nostro amico p. René, che ci diceva: “Tranquilli, ora siete a casa!”.
Così è stato per noi, ma credo sia così anche per tutte le persone che abbiamo visto salutarvi con affetto per strada; persone che come noi devono fare i
conti con la vita di tutti i giorni,
ma che anche grazie a voi sono
consapevoli di non
essere sole. Se esistono persone che,
come i missionari,
lasciano tutto per
dedicarsi agli altri,
questo significa che
non siamo persone
così cattive. Anche
in noi c’è il fratello,
c’è la casa e la famiglia. Ma grazie, per
avercelo ricorda■
to.
Padre Gabriele Cimarelli con i giovani congolesi studenti di filosofia a Bukavu, che
si preparano a diventare missionari; Pierre è il secondo a destra, in piedi
Congo”.
Gli faccio presente che una
buona selezione ci vuole, perché l’evangelizzazione è una
cosa seria ed esigente! Ma il
mio interlocutore in tutto questo vede comunque una “sottrazione”, uno spreco, per non
dire un furto...
Un’intrusione seducente
In realtà, sulla scelta missionaria un giovane deve riflettere
seduto - o magari in ginocchio
- davanti al Crocefisso. Solo allora egli si renderà conto che c’è
stato l’ingresso di Dio nei suoi
progetti e nei doveri di coscienza
verso la propria nazione. Questa
“geniale improvvisata” di Dio ha
sconvolto tutto, facendo perdere
la testa e trascinando il cuore a
un entusiasmo diverso: portare il
vangelo ai lontani. In pratica, è
come innamorarsi.
Una partenza come questa,
provocata da un’intrusione divina seducente e inaspettata, non
è uno scherzo; non è neppure
una pretesa, ma un sacrificarsi.
D’altronde, “quando il mistero
è così sovraccarico, non si osa
disubbidire”, pensa l’aviatore di
Saint Exupéry all’apparizione
del piccolo principe nel deserto,
a mille miglia da ogni abitazione umana, dopo aver richiesto
il disegno di una pecora. E san
Paolo scrive: ”Non è per me un
vanto predicare il vangelo: è un
dovere!”.
Possano sempre esistere annunciatori del vangelo… anche
africani e congolesi!
■
I MARTEDì DELLA MISSIONE
in viale S. Martino 8 - Parma
16 dicembre, ore 21: lectio biblica di don Dario Vivian
“L’amore-carità forma la chiesa”
BUON NATALE... DA BAMBINO
Il Natale ha qualcosa di magicamente semplice, quasi fanciullesco,
in grado di vincere il cuore più indurito. Per questa sua dimensione
da bambino, ha contrassegnato l’infanzia di ognuno di noi. Chi non
ricorda il primo presepio allestito con mamma e papà, l’attesa gioiosa della Notte santa, l’interesse per le statuine nuove, che ogni anno
- dipendendo dai nostri piccoli risparmi - popolavano con nuovi dettagli il presepio di casa?
Quella Notte, lontana nel tempo, l’abbiamo sempre sentita vicina
al cuore, più luminosa di tanti giorni oscurati dall’egoismo, dalla sofferenza, dalla guerra. È meraviglioso che l’evento più straordinario
della storia della salvezza, che confonde ogni pensiero umano, si radichi negli orizzonti dell’infanzia, per il suo fascino, il suo mistero, la
sua bontà. E anche quando la vita e gli eventi ci conducono su altre
strade, lontano dall’infanzia, a Natale torna puntualmente la nostalgia dell’infanzia.
Cari lettori, familiari e amici di “Missionari Saveriani”,
in un’epoca in cui in tante parti del mondo l’infanzia è
negata, contempliamo
il Figlio di Dio
fatto bambino e tutta
l’umanità rinascerà!
Buon
Natale!
Missionari
Saveriani
Crocifisso del
di Parma
beato Conforti,
2008 DICEMBRE
PIACENZA
25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9
Tel. 030 3772780 - Fax 030 3772781
E-mail: [email protected] - C/c. postale 216259
La Messa d’oro di p. Didonè
L’uomo dalla disponibilità silenziosa
P
adre Romano Didonè,
classe 1933, da ragazzo
entra nella scuola apostolica dei
saveriani a Vicenza. Tra i suoi
formatori ha il servo di Dio p.
Pietro Uccelli. Poi, segue tutta
la trafila di studi che lo conduce
al sacerdozio.
Negli anni cinquanta i saveriani stavano ristrutturando la casa
madre a Parma per renderla più
spaziosa e funzionale. Perciò la
sede della teologia era stata trasferita a Piacenza, dove lo studente Romano approda nel 1955.
Guidato da p. Amato Dagnino
(illuminato forgiatore di numerose generazioni di giovani saveriani), Romano riceve la formazione definitiva che lo prepara alla vita missionaria. L’impegno nello studio delle materie teologiche consentiva brevi ma intensi spazi per una preziosa presenza educativa tra i ragazzi che
frequentavano le parrocchie della città. Nelle partite di calcio, si
distingueva Romano in veste di
ala scattante e veloce.
Il 9 novembre del 1958
Terminati i lavori alla casa
madre, i teologi sono rientrati a
Parma nell’estate del 1958; e il 9
novembre, alla presenza del mitico superiore generale p. Giovanni Castelli, Romano è ordinato sacerdote da mons. Dante
Battaglierin, insieme ad altri 19
giovani saveriani.
Padre Romano si sente pronto
per andare in missione, ma i superiori gli chiedono il sacrificio di
donare qualche anno della sua attività in Italia e lo inviano alla comunità di Vicenza. Qui ritrova due
suoi “commilitoni”, p. Cima e p.
Zanchi, che come reclutatori vocazionali riempivano ogni anno la
casa di ragazzi irrequieti che manifestavano un’inclinazione verso
la vita missionaria. In casa certamente il lavoro non mancava.
In Burundi e in Italia
Finalmente, nel settembre del
p. ETTORE FASOLINI, sx
1973, p. Romano ottiene il via
libera per la partenza verso le
terre africane: la meta è il Burundi. L’avventura africana non
dura a lungo. Padre Romano è
richiamato in Italia, per lavorare in varie comunità saveriane.
Gli amici di Brescia lo incontrano per la prima volta nel settembre del 1992, quando i saveriani decidono di spostare le attività
dello Csam (Centro saveriano di
animazione missionaria) da Parma alla città Leonessa d’Italia.
Da allora, p. Romano svolge
in comunità il ruolo di economo:
mille incombenze che adempie
in silenzio, con scrupoloso impegno. La famiglia è grande (nove confratelli) e l’economo deve
badare alla cucina, al mercato,
al guardaroba, seguire il personale, ricevere gli ospiti (sempre
numerosi, date le molteplici attività dello Csam). Senza dimenticare l’impegno richiesto dalla
manutenzione della casa che è
tanto grande!
Il desiderio della missione
“Grazie p. Romano, fratello mio”
E
ra il 1973 quando p. Romano giunse nella missione
saveriana di Rumonge, in Burundi, dove la vita stentava a ridestarsi dopo l’eccidio e l’oppressione
dell’anno prima. Fu una gioia ritrovarci dopo tanti anni trascorsi
insieme sui banchi di scuola, a
partire dal 1945, fino a quel mattino del novembre 1958 a Parma,
quando insieme finalmente eravamo diventati preti per sempre.
La missione a Rumonge
In quei giorni, il nostro impegno era convincere la gente che la
vita era ancora possibile, che nessuno poteva rapirci la speranza.
Con p. Romano ci raccontavamo
le nostre esperienze, soprattutto
quelle che ci consentivano di vedere qualche spiraglio di luce: la
donna liberata dietro nostre insistenze, i cristiani che lentamente
riprendevano a vivere...
All’inizio, p. Romano trascorreva le sue giornate tra lo studio
della difficile lingua kirundi e le
8
La stima dei sacerdoti
Quando le “carcasse” dei confratelli hanno bisogno di revisione e di cure (alcune non sono in
buono stato!), ecco che p. Romano si attiva presso dottori e farmacisti con sorprendente sollecitudine e infinita pazienza.
Un altro suo campo specifico sono i contatti con i sacerdoti che chiedono spesso collaborazione per l’apostolato nelle loro
parrocchie. Padre Romano cerca
di andare incontro a ogni richiesta con particolare attenzione. I
sacerdoti del Bresciano e del Piacentino sanno che possono contare sul sostegno e la disponibili-
tà dei saveriani. In particolare, p.
Romano dedica tutti i sabati e le
domeniche al servizio in qualche
parrocchia. Altrettanta cura pone
nel seguire con gratitudine e affetto la numerosa compagnia di
amici e benefattori della comunità saveriana, attraverso lettere,
telefonate e visite personali.
Mi piace aggiungere che, a
parte i periodi trascorsi insieme
come studenti, in questi ultimi
16 anni vissuti con lui a Brescia,
non ho mai sentito uscire una critica o un lamento dalla sua bocca. È proprio un uomo della discrezione, della disponibilità, del
servizio. Grazie, p. Romano. ■
p. PIERGIORGIO LANARO, sx
varie necessità della casa. Poi
anche per lui cominciò la gioia
dei primi safari… Ricordo la
gioia con cui tornò dalla prima
esperienza. Non mi disse molto, ma i suoi occhi bastavano a
esprimere l’emozione: giungere
alla fine della prima omelia, ripercorrendo le poche righe che
sei riuscito a scrivere, con ore di
fatica, è un’emozione forte.
dal viaggio e trovavo la sua accoglienza fraterna. La gente trovava
sempre la porta aperta e p. Romano disponibile per accogliere,
ascoltare e consolare. Poi a me fu
chiesto di guidare il centro catechetico diocesano, per cui dovetti
andare altrove. Ma quell’amicizia
serena e preziosa, la conservo nel
cuore come una delle cose belle.
Grazie, fratello mio.
La sentinella della casa
Poi giunse anche l’inatteso. Ricordo il giorno in cui trovai la jeep
delle saveriane davanti casa. Teresa stava accanto a p. Romano. Lui
era coricato e gemeva in silenzio.
Un attacco cardiaco non lo aveva
stroncato solo per il provvidenziale
arrivo della suora infermiera. Dopo
alcuni mesi di cura tornò: era grande il suo desiderio di missione.
Ma dovemmo dividerci i compiti. Il suo fu quello di vegliare alla nostra casa. Ricordo la gioia di
quei tempi, quando tornavo stanco
“Ho imparato tanto...”
Anche la saveriana Rosalinda Rocca ha un bel ricordo dei
quattro anni vissuti con p. Piergiorgio e p. Alberto, fr. Lucio e
p. Romano. “Era un quartetto
speciale! La comunità di Rumonge era chiamata “Galilea
delle genti”: un via vai di persone in cerca di aiuto, di pace, di
sostegno per fuggire dalla paura
e dalle vendette. In questa comunità ho imparato tanto.
Padre Romano era economo
della casa e seguiva i progetti
nelle varie succursali con chiarezza e competenza. Nel suo ufficio sempre aperto, accoglieva e
ascoltava tutti con rispetto, cercando di capire le varie situazioni difficili e intricate. La mia prima esperienza missionaria è stata segnata dal modo di accogliere e di ascoltare di padre Romano. Grazie di cuore”. (sr. Rosa■
linda Rocca)
Da buon economo, p. Romano Didonè
ha fatto i suoi conti: “365 giorni x 50
anni fa 18.250 giorni; al Signore e a voi
tutti chiedo un po’ di misericordia e
una preghiera perché possa
percorrere il meno peggio possibile
l’ultimo tratto della mia vita”
Durante l’omelia del suo 50° di Messa, p. Romano ha detto: “Non esiste il giorno
più bello della vita; è l’insieme di noi stessi che rende un giorno della vita il più
bello. Guardiamo al nostro passato e pensiamo a un istante e a un altro e a un
altro ancora: scopriremo che... la festa siamo tutti noi”
P. Pierino Regazzoli ha celebrato il suo 50° di Messa nella basilica di Rivolta d’Adda
BUON NATALE... DA BAMBINO
Il Natale ha qualcosa di magicamente semplice, quasi fanciullesco,
in grado di vincere il cuore più indurito. Per questa sua dimensione
da bambino, ha contrassegnato l’infanzia di ognuno di noi. Chi non
ricorda il primo presepio allestito con mamma e papà, l’attesa gioiosa della Notte santa, l’interesse per le statuine nuove, che ogni anno
- dipendendo dai nostri piccoli risparmi - popolavano con nuovi dettagli il presepio di casa?
Quella Notte, lontana nel tempo, l’abbiamo sempre sentita vicina
al cuore, più luminosa di tanti giorni oscurati dall’egoismo, dalla sofferenza, dalla guerra. È meraviglioso che l’evento più straordinario
della storia della salvezza, che confonde ogni pensiero umano, si radichi negli orizzonti dell’infanzia, per il suo fascino, il suo mistero, la
sua bontà. E anche quando la vita e gli eventi ci conducono su altre
strade, lontano dall’infanzia, a Natale torna puntualmente la nostalgia dell’infanzia.
Cari lettori, familiari e amici di “Missionari Saveriani”, in un’epoca in cui in tante parti del mondo l’infanzia è negata,
contempliamo
il Figlio di Dio
fatto bambino
e tutta l’umanità rinascerà!
Buon
Natale!
Missionari
Crocifisso del
beato Saveriani
Conforti,
2008 DICEMBRE
PIEMONTE
e liguria
20033 DESIO MI - Via Don Milani, 2
Tel. 0362 630591 - Fax 0362 301980
E-mail: [email protected] - C/c. postale 00358200
Ricordi di un caro amico
Padre Mencarelli, la “ugola d’oro”
Padre Nando Mencarelli,
saveriano di Palazzo di Arcevia (AN), il 9 novembre ha celebrato 50 anni di sacerdozio
missionario, nella casa madre
di Parma, dove è in cura. Attraverso questa pagina, l’amico missionario p. Bertazza gli
scrive una “letterina” di ...bei
ricordi. Da leggere!
C
aro padre Nando, ci siamo conosciuti al liceo
a Desio, nel 1951. Non ti piaceva lo sport, ma il canto: eri
chiamato “ugola d’oro” per la
tua voce da tenore, calda e suadente, educata alla scuola del
maestro Ventura. Anche a Piacenza, dove abbiamo studiato
teologia, ti vedevo indaffarato
con colori e pennelli nel salone
dove lavoravamo giorno e notte
per allestire il presepio missionario.
A Cremona,
nella scuola apostolica
Poi, da preti, ci siamo ritrovati nella scuola apostolica di
Cremona. Ricordi quando andavamo nelle parrocchie a raccogliere i sacchetti di frumento
sui quali c’era scritto “Pane per
i missionari”? Eri animatore vocazionale, e avevi raccolto un
buon gruppo di ragazzi visitando le scuole elementari. Alcuni
sono diventati missionari e ti
sono grati.
Ammiravo la tua disponibilità di andare a svuotare i solai,
salendo e scendendo per scalette impraticabili, chiamato da
pie donne al caritatevole servizio. Eri sempre allegro e sorridente, anche se i vestiti erano
sporchi e il volto bagnato di sudore, misto a ragnatele. Il venduto si trasformava in cibo per i
nostri studenti.
p. FRANCO BERTAZZA, sx
Ricordi la discussione animata con il rettore p. Zotti che
ti contestava la tua certezza che
gli americani sarebbero sbarcati
sulla luna? Quante volte avete
ripetuto: “Ci vanno!” - “No, non
ci vanno!”. Hai avuto ragione tu.
Ma all’epoca, noi eravamo già in
missione.
Nel 1964 sei partito per l’Indonesia e l’anno seguente ti raggiunsi alle isole Mentawai: tu a
Siberut e io a Sikakap. Ti ho visto in un filmato mentre cadevi
nel fiume dalla canoa rovesciata. La tua vita missionaria me
la descrivi nelle tue lettere che
conservo ancora.
Letterine tra amici missionari
“Caro p. Franco, piove a catinelle. Sono solo in casa, perché
gli altri sono in un lontano villaggio a portare a spasso il vescovo a visitare il suo... podere.
Un missionario entusiasta
Il 50° di Messa di p. Nando Mencarelli
E
ra l’agosto del 1994 quando varcavo per la prima
volta la porta della casa dei saveriani di Ancona, in via del Castellano. Era l’inizio di un campo missionario per giovani che
ha segnato la mia storia personale insieme alla famiglia dei saveriani. Ricordo il clima di accoglienza che respirai sin da subito
e che mi catturò.
8
Sorridente e vitale
A un certo punto, durante
l’esplorazione di un ambiente del
tutto nuovo, capitai in un grande
salone al seminterrato. Inaspettatamente, lì ho trovato un simpatico signore, intento a dipingere dei grandi pannelli che raffiguravano
la vita di mons. Guido
Conforti, un nome che
a me era sconosciuto fino a quel momento.
Quel signore con i capelli grigi, l’inconfondibile pizzetto bianco
e il pennello in mano,
era padre Nando Mencarelli, che - ho poi scoperto - tutti chiamavano
“Menca”. Con il passare del tempo ho imparato a conoscerlo bene,
ma ricordo che da subito mi aveva colpito il
suo sorriso e la sua serena vitalità. Probabilmente mi ha racconta-
to qualcosa della sua missione
in Indonesia e dei suoi viaggi in
canoa. Una volta mi ha regalato
un braccialetto, fatto con la scorza di un frutto locale e dipinto a
mano con disegni tipici.
Ogni volta che padre Nando
ricordava la sua missione in Indonesia ne parlava con passione, con nostalgia, con affetto,
con gioia e con grande entusiasmo. Quell’entusiasmo che era
capace di trasmettere sempre,
anche quando i suoi capelli sono diventati più bianchi.
Meglio di una medicina!
Chiunque entrasse nella casa
Il sorriso contagioso di p. Nando Mencarelli
ALESSANDRO ANDREOLI
saveriana, padre Nando era lì,
sorridente, sempre con la voglia
di scherzare. Riusciva a farti ridere anche se eri giù. Era una vero missionario terapeutico! L’entusiasmo e la voglia di scherzare lo facevano star bene con tutti. Anche i giovani stavano bene con lui, nonostante la differenza di età.
Due volte l’anno un bel gruppo di giovani si raduna nella casa saveriana di Ancona per vivere un’esperienza spirituale che
chiamiamo “Tabor”. Padre Nando, quando poteva, era sempre
presente ai nostri incontri, soprattutto quelli in cui si pregava insieme. In modo
discreto, con la sua
testimonianza era di
grande aiuto a quei
giovani che si interrogavano sul futuro della propria vita.
Padre Nando è un
grande missionario.
Nella sua semplicità,
sa dire la parola giusta e sa lasciare il segno. Questa è la testimonianza più vera: tutti coloro che
in questi anni l’hanno conosciuto e frequentato, lo ricordano con grande affetto
e gratitudine.
Grazie, “Menca”! ■
Sono qui con una
borsa d’acqua sulla
pancia dolorante.
Evviva le Mentawai! Nando”.
“Carissimo, viva le Mentawai, e
sempre più vive,
ora che ci sei anche
tu. Quando potremo rivederci? Grazie infinite… per la
batteria revisionata,
già sotto prova: vi
ho attaccato subito
la radio e la lampadina. Anche questo è un modo per
portare la luce del
vangelo ai poveri.
Ancora una volta
devo sommare il
tuo bene per me…
Nando”.
“Carissimo, ho Una foto storica: p. Nando Mencarelli in impermeabile e
sentito che a Si- cappello da legionario nella missione delle Mentawai
kakap ci sono dei
cambiamenti e anche per te sta le suore. Ricordami nella santa
suonando l’ora del “parrokato” e Messa. Tuo, Nando”.
come suddito provvisorio avrai
il Preost (p. Pietro Grappoli). Io
Non sei solo...
sono stanco di fare il capo; si sta
Sotto la veste scherzosa e iromeglio sudditi. Qui va tutto be- nica, comprendo la difficile vita
ne, meno un fatale scontro con che hai vissuto a Siberut come
il nuovo Tjamat (sindaco del missionario. Tornato in Italia,
luogo), che mi ha minacciato hai continuato a darti da fare cocon lettera ufficiale di mandar- me animatore e rettore. Hai fatmi in Italia: ci andrei volentieri! to bene! Poi… la malattia, che
Per ora, forse, partirà il Tjamat. ti accompagna ancora. Non sei
Pensa: sono stato accusato di solo: ti accompagno anch’io nelessere un sobillatore; e non c’è la tua sofferenza. E soprattutto
un tipo più calmo di me. Verrei a loro, il Padrone e la Padrona, ti
trovarti, ma sono qui solo. Padre sorreggono sempre con amore.
Caissutti sta dalla parte oppoMi unisco a te, per ringraziare
sta dell’isola, nella foresta, tra i il buon Dio della tua vocazione di
primitivi; mangerà sagu e vermi. “amministratore di una multiforIo preferisco le galline, i maiali- me grazia di Dio”. Grazie, felicini freschi e i dolci preparati dal- tazioni e un grande abbraccio. ■
BUON NATALE... DA BAMBINO
Il Natale ha qualcosa di magicamente semplice, quasi fanciullesco,
in grado di vincere il cuore più indurito. Per questa sua dimensione
da bambino, ha contrassegnato l’infanzia di ognuno di noi. Chi non
ricorda il primo presepio allestito con mamma e papà, l’attesa gioiosa della Notte santa, l’interesse per le statuine nuove, che ogni anno
- dipendendo dai nostri piccoli risparmi - popolavano con nuovi dettagli il presepio di casa?
Quella Notte, lontana nel tempo, l’abbiamo sempre sentita vicina
al cuore, più luminosa di tanti giorni oscurati dall’egoismo, dalla sofferenza, dalla guerra. È meraviglioso che l’evento più straordinario
della storia della salvezza, che confonde ogni pensiero umano, si radichi negli orizzonti dell’infanzia, per il suo fascino, il suo mistero, la
sua bontà. E anche quando la vita e gli eventi ci conducono su altre
strade, lontano dall’infanzia, a Natale torna puntualmente la nostalgia dell’infanzia.
Cari lettori, familiari e amici di “Missionari Saveriani”,
in un’epoca in cui in tante parti del mondo l’infanzia
è negata, contempliamo il
Figlio di Dio
fatto bambino e tutta l’umanità rinascerà!
Buon
Natale!
Missionari
Crocifisso
del
beato
ConSaveriani
2008 DICEMBRE
PUGLIA
74100 LAMA TA - Via Tre Fontane, 15
Tel. 099 7773186 - Fax 099 7772558
E-mail: [email protected] - C/c. postale 10423747
Un saveriano... in tribunale
Esperto di diritto canonico in Congo
L
e prime elezioni libere e
democratiche della storia del Congo si sono tenute nel
2006, vinte da Joseph Kabila,
che ha continuato a essere presidente del Paese. Nonostante ciò,
le violenze e le uccisioni non sono mai cessate nella nostra regione. Tra guerre e guerriglie fino a oggi si contano quasi 5 milioni di vittime innocenti, in gran
parte nella regione del Kivu che,
come dimostrano anche i recenti avvenimenti, è sempre la pri-
ma zona a essere attraversata dagli invasori.
Tra guerre e povertà
Generazioni intere sono nate e cresciute in un ambiente di
violenza e corruzione, di guerre
e guerriglie. I danni e le deformazioni sono evidenti a tutti i livelli di vita: materiale e morale,
individuale e comunitario, familiare e sociale, e anche religioso. Tanti valori tradizionali sono
stati calpestati e la meravigliosa
p. PIO DE MATTIA, sx
solidarietà africana è caduta in
crisi profonda.
Ne sono tristi conseguenze
la delinquenza che è cresciuta
enormemente, l’indifferenza davanti ai pericoli e alla sofferenza
altrui, l’inarrestabile fenomeno
della moltitudine di ragazzi di
strada, il triste spettacolo della
prostituzione, anche minorile e
altro ancora. Per gran parte della
popolazione, la povertà si è trasformata in miseria.
Padre Pio De Mattia con un gruppetto di ragazzi recuperati dalla vita di strada a Bukavu, in Congo RD
Non solo
giudice
La fatica
del mio lavoro giudiziario, anche se
tanto impegnativo, svanisce di fronte allo spettacolo di tante
miserie umane e all’urgenza del lavoro
apostolico che
ci interpella in
ogni momento. Esso è fat-
Educare ai valori della pace
Per allargare il cuore e la mente
L
a formazione ha un’importanza capitale nella costruzione della pace, sia in Congo
sia nel mondo intero. Perciò la
formazione è una dimensione
essenziale e un impegno prioritario del nostro lavoro missionario e sociale.
Una caratteristica della chiesa
in Africa è quella di essere guidata prevalentemente dai laici.
Poiché le nostre missioni sono
geograficamente molto vaste e
densamente popolate, da sempre
siamo impegnati nella formazione dei nostri più stretti collaboratori, responsabili di tanti compiti
ecclesiali.
8
Formazione civica e religiosa
Tra i collaboratori ci sono i catechisti per i 4 anni di catecumenato in preparazione al battesimo
e i catechisti che preparano i piccoli e gli adulti ai vari sacramenti, e specialmente al matrimonio.
Poi ci sono i responsabili delle
zone in cui è suddivisa la parrocchia, i responsabili delle comunità di base e della liturgia domenicale, i responsabili delle varie
attività caritative e di sviluppo...
Ci sono i responsabili dell’attività formativa dei giovani nei
numerosi gruppi parrocchiali e
nei villaggi, e gli insegnanti impegnati nella fitta rete di scuole
cattoliche (materne, elementari,
superiori e universitarie) che copre tutta la diocesi.
Più che mai impellente, a causa dei tanti decenni di corruzione e violenza, è la formazione ai
valori etici, sociali e democratici
riguardanti la dignità della persona, i diritti umani, la giustizia
e la pace, la ricerca e la difesa
Il saveriano di Gioia del Colle (BA),
missionario in Congo RD
p. P. DE MATTIA, sx
del bene comune, l’onestà e la
solidarietà. Il nostro lavoro apostolico sarebbe molto carente se
alla formazione religiosa non
si affiancasse la formazione civica, in vista di un’educazione
integrale delle persone, come
credenti e come cittadini.
Grazie Gregoriana!
Gli anni trascorsi all’università Gregoriana mi hanno aiutato
molto ad ampliare i miei interessi ecclesiali e a esplicitare le mie
potenzialità. Mi hanno educato
a cogliere l’essenziale delle problematiche e a esporle in un quadro razionale logico e coerente.
Mi hanno anche qualificato per
lo specifico lavoro che sto svolgendo in diocesi a favore delle
coppie congolesi.
L’università accoglie studenti di tutti i continenti, favorendo un’esperienza internazionale
e di vera cattolicità. Il contatto
con tanti professori di fama internazionale è stato arricchente.
Gli studi sono stati interessanti
e preziosi, perché motivati dalla
finalità direttamente missionaria
e apostolica, che costituisce la
mia scelta di vita e alla quale de■
dico tutte le mie forze.
Padre Pio De Mattia di Gioia del Colle (BA), fin dal 1973 si
trova in Congo, nella regione del sud Kivu. Ha trascorso anche alcuni anni in Italia e si è specializzato in diritto canonico
all’università Gregoriana. Con la sua qualifica giuridica cerca di
venire incontro alle attese di tanti cristiani congolesi.
Nel 2000 è stato nominato vicario giudiziale dell’arcidiocesi
di Bukavu e dirige il tribunale diocesano in cui svolge la funzione di giudice unico. Grazie a questo lavoro, molti fedeli hanno
potuto risolvere vari problemi matrimoniali e riprendere una
normale vita cristiana.
to non solo di evangelizzazione ma, ora più che mai, anche di
promozione umana.
In questi ultimi anni, ho cercato di contribuire alla soluzione di questi gravi problemi
aprendo una casa di accoglienza per i ragazzi di strada e anche
con la costruzione di una scuola
materna, elementare e superiore
per i ragazzi poveri del quartiere Nyawera a Bukavu.
Lo “spettacolo” di tante violenze, corruzioni e ingiustizie
suscita in me e nei miei confratelli missionari una voglia ancora più forte di difendere i deboli
e i poveri, che sono i prediletti
del Signore e del regno di Dio.
La testimonianza dei martiri
Debbo dire a gran voce che, se
si sono evitate tante calamità alla popolazione congolese, specie nella regione del Kivu, è grazie all’impegno sempre vigoro-
so della chiesa locale, che non ha
mai mancato di far sentire la sua
voce di condanna delle ingiustizie e di proposta dei valori etici e
religiosi, per costruire una società più umana e vivibile. Inoltre, la
chiesa è impegnata a proteggere
chi è perseguitato e a soccorrere
con aiuti di vario genere le tante
vittime dell’oppressione.
Ciò che ci sostiene nel nostro
impegno per la giustizia e la pace
è la testimonianza dei tanti martiri di cui è ricca la chiesa di Bukavu, a partire dall’arcivescovo
gesuita mons. Munzihirwa, fucilato nel 1996 nei pressi della cattedrale, al suo successore mons.
Kataliko, mandato in esilio e deceduto lontano dalla sua diocesi a Roma, e ai tanti preti locali,
suore e laici che hanno dato generosamente la vita in difesa di
questi valori.
■
(continua a lato)
Tanti auguri a tutti voi
Cari lettori e amici di “Missionari Saveriani”, in un’epoca in
cui in tante parti del mondo l’infanzia è negata, contempliamo
il Figlio di Dio fatto bambino. Buon Natale e felice 2009!
la comunità saveriana di Taranto
L'ANGOLO DEL SILENZIO / 23
OSTACOLI DA... SALTARE / 2
p. ANGELO BERTON, sx
Con la seconda parte delle “norme di buon comportamento” si chiude la rubrica chiamata “L’angolo
del silenzio”. Ci ritroveremo nel nuovo anno con delle novità, pronti
a stupirvi con effetti speciali!
Intanto ecco gli ultimi ostacoli del 2008 da… superare!
7. Il vittimismo - Appena ti accorgi di esserti sbagliato e cioè di esserti tirato clamorosamente la “zappa sui piedi”, frena l’orgoglio;
davanti all’evidenza dei fatti, non gridare contro il tuo compagno
di viaggio innocente: “Che cosa mi hai fatto?”.
8. L’infantilismo - Per abituarti a stare bene in piedi da solo, anche
da adulto, non esigere di essere coccolato tutti i momenti, con accorgimenti futili, da bambino. Rifletti bene: sei una persona e non
una bambola.
9. La pretesa - Quando ti si chiede qualcosa, sii generoso. Non metterti a sbuffare tre giorni prima di farlo, come se tu fossi una... partoriente.
10. La fissazione - Evita di rimanere fissato a spingere, a testa bassa,
una porta sulla quale c’è scritto
“Tirare”.
11. Il vanto - Tra meriti e difetti,
che cosa hai tu da vantare o da
rimproverare agli altri? L’uomo,
nelle sue condizioni di Spirito
incarnato, vestito di una natura debole e corrotta, non ha altro titolo da far valere sugli altri
se non quello di dichiararsi bisognoso, come tutti, di perdono.
12. L’ago della bilancia - La realtà è che a fine mese tu, io e gli
uomini di ogni latitudine, messi sulla bilancia uno a uno, tra
meriti e difetti, finiamo per registrare tutti lo stesso peso…
2008 DICEMBRE
REGGIO
CALABRIA
89135 GALLICO SUPERIORE RC - Via Rimembranze
Santuario Madonna della Grazia
Tel. 0965 370304 - Fax 0965 373137 - E-mail: [email protected] - C/c. postale 10444891
Occasioni per condividere
Un po’ di storia della missione...
Pubblichiamo volentieri questa
riflessione missionaria del saveriano pugliese p. Vito Scagliuso.
tutti gli istituti missioQ uasi
nari sono sorti nel 1800,
alcuni come profetica espressione delle chiese locali (il Pime di
Milano, per esempio), altri con
caratteristiche più universali,
come i saveriani, i comboniani
eccetera. Erano approvati dalla
Congregazione di “Propaganda
Fide”. Gli istituti formavano e
inviavano i nuovi apostoli, che
si chiamavano proprio missionari apostolici. Sembrava allora
che questi istituti sarebbero bastati ad assolvere al comando di
Gesù: “Andate in tutto il mondo
e annunciate il vangelo a ogni
creatura...”.
p. VITO SCAGLIUSO, sx
Da “missioni” a diocesi
Oggi sono considerate chiese
locali la maggior parte di quelle
che un tempo (prima del concilio
Vaticano II) venivano chiamate
ancora “missioni” gestite dagli
ordini e dagli Istituti missionari.
Questi istituti sono stati in realtà grandi fucine di apostoli del
vangelo e hanno fondato in tutto
il mondo comunità di cristiani,
sull’esempio dei primi discepoli di Gesù, dei monaci e dei
missionari itineranti dei primi
secoli della cristianità. Le “missioni” erano affidate agli ordini
o istituti missionari che le gestivano, con un mandato specifico
di “Propaganda Fide”.
Oggi, tutte queste “missioni”
sono diventate “chiese locali” o
diocesi, con la guida pastorale
dei vescovi, organizzati in Conferenze episcopali nazionali.
L’ultima “prelatura apostolica”
sembra sia stata quella affidata
ai saveriani ad Abaetetuba, in
Amazzonia, che nel 1958 è diventata “diocesi” autonoma.
Verso la maturità ecclesiale
Ai nostri giorni è convinzione comune che tutta la chiesa
sia missionaria e che i cristiani
siano tutti missionari, almeno
per vocazione. Esistono ancora
e sono ancora necessari gli istituti missionari, ma il loro ruolo
è diverso. I missionari non sono
più fondatori di chiese, ma evangelizzatori a servizio delle varie
diocesi nel mondo, soprattutto di
quelle più giovani, sotto la guida
dei vescovi locali.
Fatti e ospiti d’autunno
Immagini di una comunità vivace
C
on ottobre sono ripartite
tutte le attività culturali:
scuole, oratori, associazioni…
E sono ricominciate anche le attività educative nel “Parco della
mondialità”. La prima visita è
stata quella della scuola materna
di Catona. Nella foto, i piccoli
con le loro belle divise in visita
al parco per godersi un contatto
vasto con la creazione: verde,
animali quasi esotici, laghetti,
grotte misteriose...; sempre assistiti e guidati dalle loro premurose educatrici. Quanto si sono di■
vertiti!
p. MARIO GUERRA, sx
Insomma, è stata una gran
gazzarra disciplinata e meravigliosa, in una chiesa gremita di
amici! Le vie del Signore sono
infinite! Ai novelli sposi i nostri
migliori auguri... missionari! ■
Quei vicini speciali
Padre Vito Scagliuso come un “nonno” con il suo nipotino a Lungi, in Sierra Leone
Queste giovani chiese cercano
di diventare sempre più mature e
autonome: formano i loro sacerdoti e laici, costruiscono i luoghi
di culto e i seminari, gestiscono
opere caritative e promozionali,
si prendono cura pastorale delle
comunità cristiane, promuovono
l’evangelizzazione dei non cristiani. Spesso sono già capaci di
inviare sacerdoti e religiosi come
missionari in altre nazioni.
Il vero movente è l’amore
La crescita e la maturità delle
chiese giovani dipendono anche
da noi. Le “giornate missionarie”
ci invitano non solo a pregare per
i fratelli cristiani di queste nuove
chiese e per tutti i popoli chiamati alla salvezza, ma anche a conoscerli e ad essere solidali con
loro. Si tratta di realizzare un’autentica e feconda condivisione.
Di ricchezze umane e culturali
le chiese giovani ne hanno molte e desiderano condividerle con
noi, nelle tante iniziative che le
chiese - di qua e di là dei mari hanno cominciato a inventare per
incontrarsi, conoscersi e aiutarsi.
I gemellaggi, il volontariato, lo
scambio di beni naturali per un
commercio equo e solidale, le
Onlus che si preoccupano di alcuni bisogni particolari, le visite
alle chiese e ai missionari... hanno avuto un ruolo apprezzabile
in questo processo di conoscenza e promozione reciproca.
Le lacune e le ambiguità sono
ancora molte. Ma se il vero movente è l’amore di Cristo, allora troveremo sicuramente la via
giusta e i modi più consoni per
testimoniare la condivisione cristiana con tutte le chiese e con
tutti i popoli del mondo.
■
LA PIANTA DEL BUON AUGURIO
p. M. GUERRA, sx
Un matrimonio animato
L’evento di maggior valore è
stato certamente il matrimonio
di due capi scout nel santuario:
Sergio Polito e Caterina Basile.
La cerimonia è stata presieduta
da p. Giuseppe Calogero, giovane sacerdote già compagno di
8
Sergio e Caterina,
novelli sposi seguono
attenti l’omelia
di p. Nicola Colasuonno
scoutismo dei novelli sposi qui
nel parco. È stato invitato anche
p. Nicola Colasuonno, che ha
valorizzato la cerimonia con la
sua animata omelia: una piacevole caratteristica, apprezzata
da tanti frequentatori del santuario durante la sua permanenza
a Gallico
per cinque
anni.
Un folto
numero di
compagni
scout ha
ravvivato
la Messa
con canti, suoni,
stendardi
e con le
loro belle
divise…
Dalle gabbie del circo “Togni“
spunta una zebra
Un’altra presenza curiosa è
stata la visita del “Circo Togni”,
che ha messo il tendone nel vasto piazzale davanti al santuario.
Gli spettacoli con acrobati e animali di tutti i tipi hanno attirato
molti spettatori. I clown hanno
divertito i più piccoli… Insomma, ce n’era per tutti i gusti.
A pensarci, è stata una vera
presenza mondiale: cavalli e cani acrobati dall’Europa; zebre e
struzzi dall’Africa; lama dal sud
America; tigri dall’Asia. Una
bella varietà internazionale e un
vero spettacolo, che merita un
■
grande applauso!
Tra tutte le piante, l’ulivo è certamente la più celebrata fin dai tempi antichi. Non poteva mancare nel “parco della mondialità” per il suo
simbolismo e la sua celebrità terapeutica. È collocato “nell’orto degli
ulivi”, ai bordi dei viali. Ovunque l’occhio del visitatore si posi, lo trova. L’ulivo ha un messaggio di pace che bene s’inquadra con la fratellanza umana, tema principale di questo parco educativo e religioso.
Giunto il tempo della raccolta delle olive, gli addetti al lavoro si
danno da fare, aiutati dalle ultime micro tecnologie di trasporto e diretti dall’infaticabile p. Ercole Marcelli.
Il parco della mondialità ha tanto da donare a tutti i visitatori di
ogni età! Anche durante le vacanze natalizie è
possibile visitarlo. Provate a immergervi nella
sua quiete, lontani dalla
confusione e dal rumore... Vi aspettiamo!
A tutti gli amici e lettori di “Missionari Saveriani”, con la benedizione del Signore,
auguri per un
santo Natale e
un felice 2009
Missionari Saveriani
di Gallico
Raccolta delle olive al parco
della mondialità di Gallico
sotto la guida di p. Marcelli
2008 DICEMBRE
ROMA
00165 ROMA RM - Via Aurelia, 287
Tel. 06 39366929 - Fax 06 39366925
E-mail: [email protected] - C/c. postale 45206000
La mia seconda Africa
A San Paolo di Fondi come vice parroco
lasciato l’Africa per assiH ostere
la mamma bisognosa
di cure. Con il consenso dei superiori, l’arcivescovo di Gaeta
mi ha nominato a vice parroco
a San Paolo, alla periferia della
cittadina di Fondi. Per il momento la mia Africa è qui. Mi
dicono che ci sono tante miserie
e soprattutto c’è tanto bisogno
di Cristo. È un’Africa diversa
dalla prima, ma che ha bisogno
ugualmente di missione, cioè di
annuncio e testimonianza.
Sono e resto missionario
Sono missionario, consacrato
alla missione per tutta la vita.
Non metterò mai in dubbio questa
mia vocazione. La mia vita è per
la missione. Penso alla mia prima
Africa e spero di tornarci presto,
ma per ora vivo la mia consacrazione alla missione a Fondi, con
lo stesso entusiasmo, e soprattutto con lo stesso spirito.
Le avventure di tanti missiona-
ri saveriani in Cina, in Indonesia
e in Africa mi avevano talmente
entusiasmato che dissi: “parto
anch’io”. Il cammino della missione cominciò lì, con tanta voglia
di andare tra le genti, lontano, per
tutta la vita. Queste sono le caratteristiche della missione: uscire
dal proprio paese, dalla propria
cultura, dai propri affetti; andare
presso i popoli che non conoscono ancora Gesù per spiegare chi
è, nei modi che solo l’amore può
suggerire, e per invitarli a seguirlo. Missione è anche consacrazione per tutta la vita, non per un
certo periodo soltanto, ma come
professione e donazione perenne.
Un potenziale enorme
Il concilio Vaticano II ha
sottolineato in modo netto che
“tutta la chiesa è missionaria”.
La chiesa non può vivere senza la missione. E la missione
è apertura verso i veri bisogni
dell’umanità sofferente e malata.
p. LUIGI LO STOCCO, sx
Qui a San Paolo di Fondi sento
che c’è questa apertura, grazie
anche al parroco don Mariano
che è responsabile della Caritas
diocesana e regionale.
Problemi come la povertà, la
fame e tanti altri della società
in cui viviamo sono parte integrante della missione. E poi, nel
guardare tutte queste case popolari che circondano la parrocchia,
dove vivono quasi seimila fedeli,
penso che esse racchiudano un
potenziale enorme di annuncio e
soprattutto di testimonianza, di
amore e di accoglienza da dare
e da comunicare.
La mia presenza e il mio ministero sacerdotale a San Paolo
spero siano un aiuto per la chiesa locale, per le famiglie e per i
tanti bambini e giovani, perché
riscoprano il volto di Gesù e lo
amino con tutto il cuore.
Padre Luigi Lo Stocco con i bambini della parrocchia S. Paolo di Fondi
dove temporaneamente lavora come vice parroco
una vocazione speciale. Ci vuole “fegato” e forse anche un po’
di temerarietà per fare il missionario. Ma dobbiamo ricordarci
che tutti siamo chiamati a essere
missionari. Ciascuno nel proprio
ambito deve essere missionario e
annunciare la salvezza di Cristo
Gesù. Dio, però, chiama con una
vocazione “particolare” i giovani (uomini e donne), perché dedichino tutta la loro vita all’annuncio del vangelo, là dove ancora non lo conoscono. Oggi c’è
tanto bisogno di avere giovani
missionari. Le situazioni che noi
viviamo esigono sempre di più la
presenza di “veri” missionari.
Presentandomi alla comunità
cristiana di San Paolo a Fondi,
lo scorso 28 settembre, ho detto:
“Vengo dall’Africa, non perché
sono fuggito o sono stanco. Vengo in mezzo a voi perché oggi
la “mia Africa” siete voi, uomini
e donne di questa parrocchia di
San Paolo in cerca di Dio. Insieme lo troveremo, lo ameremo, lo
pregheremo e testimonieremo la
nostra fede in lui”.
■
Vocazione speciale
La vocazione alla missione è
Un ricordo per padre Fiore
L’appuntamento a Montopoli di Sabina
I
l 18 ottobre scorso si è tenuto a Montopoli di Sabina il
convegno annuale in memoria del
saveriano p. Fiore D’Alessandri.
È stata l’occasione per riflettere
anche sulla missione in Burundi,
dove il missionario ha lavorato e
dove riposano i suoi resti mortali.
A 17 anni dalla morte, fra i
cittadini di Montopoli il ricordo del loro ex parroco è sempre
vivo. Ora lo ricorda anche una
lapide sul sagrato della chiesa
parrocchiale, benedetta per l’occasione. I sostenitori del progetto “pro batwa” a favore dei
pigmei - iniziato dallo stesso p.
Fiore in Burundi e ora gestito
dal vescovo di Muyinga mons.
Joachim - sono sempre più generosi e coinvolti.
Per i pigmei del Burundi
Mons. Joachim, venuto a
8
Montopoli per la terza volta,
ha mostrato le casette costruite a Gashuha con il contributo
dell’associazione “Mani aperte”
e la partecipazione attiva delle
famiglie cui sono state assegnate, che hanno contribuito con la
manodopera. Il contributo lavorativo fa apprezzare di più il dono ricevuto e rende le famiglie
più attente al necessario mantenimento delle case.
Don Methodio, sacerdote burundese docente all’università
salesiana di Roma, ha parlato
sulla situazione della scuola in
Burundi. Infatti, nel progetto sosteniamo anche la scolarizzazione primaria e secondaria.
Quest’anno l’associazione
“Mani aperte” ha lanciato nelle scuole elementari e superiori
della Sabina un concorso per
un elaborato sulle condizioni
Il parroco di Montopoli di Sabina, don Sebastiano Angeloni, con il vescovo del
Burundi mons. Joachim e don Methodio, al convegno annuale in memoria
di p. Fiore e a sostegno dei pigmei-batwa
dott. ALVARO TOMASSETTI
socio-culturali del Burundi e
sui personaggi della Sabina che
hanno svolto in Africa attività
imprenditoriali, di volontariato
e di evangelizzazione.
Due vescovi con i bambini
Nel pomeriggio, il parroco
don Sebastiano Angeloni ha
voluto che i bambini del catechismo incontrassero il vescovo
del Burundi e il vescovo della
Sabina mons. Lino. Insieme
hanno assistito alla proiezione di un film biografico su p.
Fiore, realizzato dall’associazione.
Ha partecipato al convegno
anche p. Gerardo Caglioni, un
missionario saveriano che fu
novizio insieme a p. Fiore. Già
negli anni scorsi egli aveva partecipato ai nostri convegni ed è
stato un piacere riaverlo tra noi
e ascoltare le sue riflessioni sui
nuovi modi di fare missione in
Africa.
Purtroppo era assente don
Carmelo Cristiano, che ha pubblicato in forma di opuscoli i numerosi scritti di p. Fiore. Prima
di recarsi in ospedale, aveva lasciato un messaggio che è stato
letto all’inizio del convegno; poi
dall’ospedale ci ha raggiunto per
telefono, per salutare e incoraggiare tutti a proseguire nell’aiuto ai poveri, con spirito di carità
■
cristiana.
I rettori delle quattro comunità internazionali di teologia a convegno con la direzione generale dei saveriani a Roma, dal 6 al 10 ottobre 2008. Da Parma p. Ulisse
Zanoletti, da Yaoundé p. Paolo Tovo, da Manila p. Eugenio Pulcini, da Città del
Messico p. Mario Gallia - rispettivamente rettori delle teologie in Europa, Africa,
Asia e Americhe - hanno riflettuto insieme sul recente documento della chiesa, “Il
servizio dell’autorità e l’obbedienza”. I rettori si sono sentiti incoraggiati nel loro
servizio di formazione dei futuri missionari da inviare nei quattro continenti.
SI ACCENDA QUEL FUOCO DIVINO...
Cari amici, grazie per l’affetto che ci avete regalato lungo tutto l’anno.
La vostra amicizia e preghiera sono un vero tesoro per noi. Con la vostra
fraterna generosità Gesù ha operato tanti piccoli miracoli, beneficando
molti nostri fratelli e sorelle nelle missioni sparse per il mondo.
Ringraziamo il Padre Celeste che ci ha unito in un’unica missione per
fare del mondo una sola famiglia. Siamo legati insieme dall’amore che
Dio ha per noi. È sempre Lui che, per il vostro e il nostro amore, aiuta
ed evangelizza, rende felici e dà speranza a tante anime nel mondo.
Tutti questi nostri fratelli e sorelle oggi possono camminare nel viaggio della vita con maggiore fiducia. Anche grazie a voi, oggi il mondo
è un po’ più felice e ha più speranza.
Prossimi al santo Natale, gioiamo per la venuta di Gesù con tutta la
creazione, che ci ripete l’eterno messaggio evangelico: Dio è amore!
Vi auguriamo un santo e felice Natale. Gesù diceva che sentiva il fuoco
ardere nel suo cuore e desiderava che si accendesse in tutto il mondo.
Quel fuoco divino sia vivo in tutti noi, famiglia di Gesù in terra.
Grati a Dio per il nuovo anno che ci dona, chiediamo la benedizione divina gli uni per gli altri: noi per le vostre famiglie, e voi
per la nostra famiglia missionaria. Sia per tutti un anno
di fraternità, come lo vogliono Gesù e Maria.
Un affettuoso e
riconoscente abbraccio fraterno,
nello Spirito Santo, con
tanti auguri!
p. Ivano Marchesin
Crocifisso e
delcomunità
beato
Conforti, venerato
nel
di Roma
2008 DICEMBRE
ROMAGNA
48100 S. PIETRO in VINCOLI RA - Via Angaia, 7
Tel. 0544 551009 - Fax 0544 551811
E-mail: [email protected] - C/c. postale 13591482
Luca e Paolo, “iene” saveriane
La visita di p. Torsani e fr. Mantellini
si tratta dei due granN ondi santi
di cui portano il
nome e nemmeno dei due personaggi resi celebri da una trasmissione televisiva. Parliamo di
due giovani saveriani romagnoli
che sono stati nostri ospiti con le
loro famiglie: p. Luca Torsani e
fratel Paolo Mantellini.
Incontrarli è stata una gioia
Padre Luca è sempre stato
molto impegnato, tanto che mi
è stato difficile rintracciarlo; ma
alla fine è venuto a trovarci con
mamma e papà. Con fr. Paolo
c’era anche don Emanuele che,
insieme al compianto p. Arrigoni,
è stato “responsabile” nella scelta
di Paolo per diventare saveriano.
Passare un paio d’ore insieme a
loro è stata una vera gioia.
Per quattro mesi Paolo è stato vicino alla mamma, felice di
trovarlo ancora giovane, entusiasta e in buona salute. Numerose
parrocchie l’hanno contattato
per ascoltare la sua testimonianza missionaria. Il 19 ottobre ha
predicato a S. Giuseppe Artigiano di Faenza; nell’omonima
parrocchia di Forlì è stato invitato per un incontro serale con
tutta la popolazione; lo stesso è
successo nella parrocchia S. Pio
X, invitato da don Emanuele.
p. AGOSTINO CLEMENTINI, sx
Ha parlato al clero diocesano
radunato in seminario per il ritiro mensile e il 27 settembre don
Angelo Bosi l’ha intervistato a
“Video Regione” di Forlì.
Una carica missionaria
In un’e-mail, Paolo mi ha
scritto: “A tanti ho avuto modo
di raccontare e trasmettere la
mia esperienza di cristiano e di
missionario in Bangladesh. Mi
sono rafforzato nelle motivazioni che servono per continuare a
stare in Bangladesh. Ringrazio
di cuore coloro che mi seguono
e pregano per me: ne ho bisogno. Riparto per stare insieme
A fine anno si è soliti fare un bilancio. Siamo convinti però
che, come semplici operai nella vigna del Signore, ci convenga
lasciare questo compito al Padrone, accontentandoci di ringraziarlo per averci chiamati a lavorare e… per quanto riusciamo
a raccontare in questa pagina di dicembre.
In ottobre abbiamo annunciato l’ordinazione sacerdotale di
Luca Torsani; a novembre l’abbiamo raccontata; ora vi diciamo
che è già al lavoro in Camerun. Anche Paolo Mantellini, arrivato dal Bangladesh, è ripartito riposato… dopo averci arricchiti
con i suoi racconti missionari.
Come avete letto il mese scorso, p. Arrigoni è tornato alla
casa del Padre mettendoci nel cuore una preghiera: “Signore,
dacci un clone di p. Arrigoni”.
con altri confratelli e cristiani,
seguendo Cristo là dove pochi
lo conoscono”.
Grazie, Paolo, la testimonianza della tua “carica missionaria”
è di conforto a noi vecchi missionari. Ti saremo vicini perché, mentre ritorni rinvigorito a
formare i giovani bengalesi, tu
possa anche essere “contagioso”
per qualche giovane di questa
tua Romagna.
Brevi di cronaca
Ecco una sintesi delle altre
visite ricevute nei mesi scorsi.
A fine settembre abbiamo avuto come ospiti per gli esercizi
spirituali due suore Mariste,
Ivola e Andreina. Ci hanno detto
di essersi trovate come a casa
propria, rinunciando al silenzio
prescritto nell’ora dei pasti pur
di consumarli insieme. Del resto
sono missionarie come noi…
Tra i gruppi abbiamo avuto,
come da tradizione, il Terz’ordine carmelitano, e la parrocchia
dei Santi Giacomo e Giuda di
Ravenna. Sono stati da noi anche i saveriani della procura delle missioni di Parma e i rettori
delle comunità saveriane d’Italia, riuniti in convegno per programmare, pregare e riflettere
con l’aiuto del missionario romagnolo della Consolata padre
Francesco Pausa.
■
Padre Luca Torsani e fratel Paolo Mantellini (al centro) insieme ai genitori e ai saveriani della comunità di S. Pietro in Vincoli
Padre Arrigoni, il “piccone”
Ricordi del tempo a San Pietro in Vincoli
il funerale a Parma, doD opo
ve p. Giuseppe Arrigoni si
8
accogliente. Portano la sua firma
il bel viale di accesso, il parco di
pini con viali circolari, la pavimentazione del piazzale e dei vialetti del giardino, il capannone per
incontri nel parco, ricavato da una
vecchia conigliera. Anche all’interno della casa non c’è angolo in
cui non abbia messo mano.
p. A. CLEMENTINI, sx
dimenticheranno quelli di Torre
del Moro e nemmeno il nostro
è spento il 29 settembre scorso, i
Paolo Mantellini, che sulla baparenti e tanti amici hanno voluto
ra ha potuto dirgli “grazie per
dare l’ultimo saluto al missionala vocazione missionaria”. Don
rio anche a Pioppa di Cesena, suo
Mario Ricca gli avrà fatto festa
paese natale. Sono state numeroin cielo per averlo trapiantato
se le testimonianze su di lui, una
da una parrocchia di Forlì a una
migliore dell’altra; si aggiungono
missione del Congo.
a quelle già riportate su questa paAnche quando negli ultimi
gina nel mese scorso.
L’ossigeno come arredo
due anni era malato, è stato un
Padre Giuseppe era un “pic- “piccone” nell’affrontare con
Mai con le mani in mano
cone” anche come animatore consapevolezza e serenità quanPer conoscere p. Arrigoni bi- missionario nei gruppi parroc- to il Signore gli stava chiedendo,
sognava avvicinarlo personal- chiali e con i giovani. Non lo testimone della vocazione mismente e non è facile racconsionaria nel portare la crotarlo. Lui stesso aveva sence, dando serenità a quanti
tito il bisogno di descriversi
lo avvicinavano, sacerdoti
nel libro-diario “Zingaro di
e laici, sempre disponibile
Dio”, ripubblicato in “Aua riceverli.
rora sul lago Tanganika”,
Per questo aveva voluto
sempre a cura dell’amico
come suo studio la saletta
Zavatti di Forlì. Io voglio
dell’ingresso: pochi libri,
limitarmi a ricordarlo come
ma una scorta di bombolet“il piccone”, il nomignolo
te di ossigeno erano il suo
meritatosi in Africa e valido
arredo. E solo quando il clianche per i sei anni durante
ma non era più in grado di
i quali era stato rettore delsostenerlo e a Parma poteva
la comunità saveriana di S.
usufruire di cure più intenPietro in Vincoli, dal giugno
se, accettò il trasferimento.
1985 al giugno 1991.
Anche se sulla sua bara
Appena arrivato, infatti,
abbiamo chiesto al Signosentì il bisogno di un’auto
re di mandarci “un altro Arnuova per poter girare molto
rigoni”, vorremmo che nel
e di una… betoniera per le Anno 1978: p. Giuseppe Arrigoni gioca con una bam- frattempo egli continui a
bina a Lubumba, in Congo; la foto è pubblicata sul
tante cose da risistemare in
picconare ancora questa sua
libro “Aurora sul lago Tanganika”,
casa, in modo da renderla più
Romagna missionaria. ■
scritto da Pierantonio Zavatti di Forlì
I rettori delle comunità saveriane d’Italia riuniti in convegno ascoltano
l’intervento di p. Francesco Pausa, missionario romagnolo della Consolata
IL “GRAZIE UNIVERSALE” DI P. ARRIGONI
Grazie, o Dio, per avermi voluto dei Tuoi, come missionario.
Grazie papà e mamma, per avere collaborato con Dio a darmi la vita,
per avermi donato a Dio ed ai fratelli.
Grazie, saveriani, per avermi accolto nella vostra famiglia.
Grazie, giovani italiani e africani, per l’amicizia e la giovinezza che
mi avete donato.
Grazie a voi tutti, che mi avete accompagnato con le vostre preghiere e sofferenze.
Grazie, a voi africani, che mi avete accolto nelle vostre povere dimore, come fratello e uomo di Dio.
Grazie, a voi, che mi avete aiutato con la vostra amicizia e i vostri doni a fare tanto bene ai fratelli più poveri.
(dal diario di p. Giuseppe Arrigoni)
Al “grazie” di p. Arrigoni la comunità saveriana di S. Pietro in Vincoli unisce i più sinceri auguri a tutti i lettori, sostenitori e amici, per un
Buon Natale e felice 2009!
Missionari Saveriani di Romagna
2008 DICEMBRE
SALERNO
84135 SALERNO SA - Via Fra G. Acquaviva, 4
Tel. 089 792051 - Fax 089 796284
E-mail: [email protected] - C/c. postale 00205849
In cammino con san Paolo
“Ho respirato un’aria di calma”
e il 12 di ottobre, per la
L’ 11prima
volta, ho partecipato
a un ritiro in casa dei missionari
saveriani di Salerno. L’esperienza è stata del tutto nuova per me.
Al nostro arrivo, tra qualche imbarazzo che però se n’è andato
abbastanza velocemente, abbiamo conosciuto quasi tutti i giovani che hanno preso parte alle
giornate di raccoglimento. Ciò è
avvenuto anche grazie a p. Alex
e p. Stefano che ci hanno accolti
molto calorosamente e ci hanno
fatti subito inserire nella compagnia.
Quando uno sa spiegare...
Dopo le prove dei canti, che
ci hanno introdotto nell’atmosfera di lode, abbiamo pregato insieme per prepararci ad
ascoltare la Parola di Dio. Eugenie, una giovane che studia
bibbia a Roma, ci ha letto e
spiegato un brano delle lettere
di san Paolo.
Sono rimasta stupita, perché di
solito a Messa prestavo poca attenzione a queste letture. Appena sentivo “dalla lettera a ...qualcuno”, iniziavo a distrarmi. Non
riuscivo a capire chi diceva quelle parole né a cosa si riferissero concretamente. Invece Eugenie ci ha presentato san Paolo, ci
ha spiegato i problemi che aveva avuto con la chiesa di Antiochia per voler testimoniare il Signore Gesù.
La gioia di stare insieme
Poi, dopo un’ottima cena,
abbiamo partecipato alla ve-
ESTER PIETTA
glia di preghiera. La chiesa era
molto accogliente e ho respirato un’aria di calma, come fosse
uno spazio protetto dalla frenesia esterna. Questo mi ha aiutato a raccogliere le idee, a pregare nel silenzio interiore e a stare
in intimità con Gesù.
La mattina successiva la riflessione sulla bibbia è continuata in un clima più disteso e
confidenziale. Infine è stata celebrata una bella Messa: ho avvertito la gioia di stare insieme
e di pregare in modo coinvolgente.
Di questa esperienza, oltre a
un nuovo interesse per la bibbia,
mi è rimasta la gioia di ritrovarmi con altri giovani per avvicinarmi a Gesù e camminare insie■
me a lui.
Siamo arrivati a Salerno
“La vita missionaria è davvero bella!”
di Douala in CaA eroporto
merun: ultima chiamata
per il volo verso l’Europa. Dopo circa 6.000 chilometri arrivo
a Parigi. Cambio di aereo e via
verso l’Italia. Viaggio veloce fino a Roma e biglietto per Salerno, dove sono arrivato la sera di
un sabato di settembre.
Gioco di squadra
Sono p. Oliviero Ferro, di origine piemontese, ma con il cuore aperto al mondo. Ho lavorato
in Sardegna, Calabria, Congo e
ultimamente in Camerun, nella
nuova parrocchia saveriana San
Giovanni Battista a Nefa - Bafoussam.
Come bravi sportivi, i missionari devono andare a giocare dove la loro squadra si sposta. L’importante è giocare bene e, se possibile, cercare altri
nuovi giocatori per la squadra
di Dio. L’ingaggio non è molto alto, ma c’è la garanzia che
l’allenatore - e anche... il Presidente - hanno piena fiducia nei
giocatori.
Farò del mio meglio
Ora sono qui a Salerno e mi
metto a disposizione per far conoscere a tutti la bellezza di essere missionari. In Africa mi
sentivo a casa, come mi sento a
casa qui a Salerno. Ogni giorno
incontriamo tante persone che ci
incoraggiano, ci stimano e ci vogliono bene.
Vedo che qui arrivano tanti
giovani. A loro voglio dire che
è bello essere missionari e donare la vita per i fratelli. Ma, come
p. OLIVIERO FERRO, sx
gli atleti, bisogna allenarsi ogni
giorno facendo del bene, facendo della propria vita un esempio
di bene. Diceva il fondatore degli
scout: “bisogna lasciare il mondo
migliore di come l’abbiamo trovato; bisogna fare del nostro meglio”. Allora sarà più facile sentirci bene anche dentro.
Per ora mi fermo qui. Vi ringrazio per l’accoglienza e sappiate che sono a disposizione per
camminare insieme a voi sulle
vie del mondo.
■
Padre Oliviero Ferro dal Camerun e p. Antonio Chiofi da Roma:
forze fresche per la comunità saveriana di Salerno
“Lo zelo è rimasto giovane” p. ANTONIO CHIOFI, sx
I
8
l 3 settembre scorso sono
arrivato nella comunità
saveriana di Salemo. Sono nato
a Cervara di Roma, 68 anni fa.
Il grigiore di capelli e barba mi
assegna senza sconti alla terza
età. Ma vi assicuro che lo zelo
della mia vocazione missionaria
è ancora quello che avevo a 18
anni, quando mi votavo a questa
nobile causa per la prima volta.
Il 15 settembre ho celebrato
50 anni di vita religiosa. Non ho
grandi esperienze missionarie
da raccontare. Tranne la breve
parentesi in Sierra Leone, ho
sempre lavorato in diverse comunità saveriane in Italia, come
economo, rettore e animatore
missionario.
Oggi sono in questa casa di
Salerno con il ruolo di economo. Mi impegnerò al servizio
della comunità e, come ci raccomanda il nostro fondatore Guido
Conforti, mi sentirò solidale con
la gente incarnandomi nel nuovo
ambiente, mettendomi a disposizione della chiesa locale, sempre
aperto al dialogo con tutti. ■
La saveriana Francesca Mura con alcune ragazze che hanno partecipato
al ritiro spirituale presso i saveriani di Salerno
Laici saveriani di nuovo in pista
MIRKO SESSA
C
on l’autunno è ripreso il
cammino del laicato saveriano di Salerno. Dopo qualche
veloce incontro di programmazione, il 12 ottobre s’è tenuto il
primo appuntamento mensile del
nuovo anno.
Ci si è ritrovati in tanti, con
poche assenze “giustificate”,
qualche atteso ritorno dopo un
periodo più o meno lungo per
una “pausa di riflessione” dettata
da esigenze familiari, e con volti nuovi che sono una sfida per
noi “vecchi”: testimoniare con la
nostra vita un carisma e una storia di ormai 17 anni (il gruppo è
nato a Salerno nel 1991).
Aspettiamo anche te
Il tema di riflessione della giornata è stata la lettera di
Benedetto XVI per la Giornata
missionaria mondiale, alla luce
dell’esperienza missionaria di
San Paolo: “Guai a me se non
annuncio il vangelo”. Infatti
quest’anno, in comunione con
tutta la chiesa, ci faremo accompagnare nel nostro cammino
formativo proprio dalle lettere
dell’apostolo Paolo.
La bella relazione di p. Benigno e il lavoro nei tre gruppi di
riflessione ci hanno permesso di
interrogarci sulla nostra capacità
di presenza missionaria nei “luoghi” della nostra vita. Il pranzo,
che non è mai solo una pausa
necessaria, ci ha dato l’occasione per continuare la conoscenza
reciproca con chi si è aggiunto
e per rivivere un altro momento
di famiglia per chi cammina insieme da tempo. La celebrazione dell’Eucaristia ha concluso la
giornata.
Il gruppo del laicato saveriano
non è chiuso: c’è sempre posto.
Per aggiungersi, basta contattare
i missionari saveriani di Salerno.
■
Siete benvenuti!
LE STELLE PER LA NOTTE SANTA
In silenzio, una piccola stella muove i suoi primi passi fuori dalla sua
nuvola. Apre gli occhi, pieni di meraviglia per tutto quello che vede
per la prima volta. Non si è ancora abituata alla compagnia delle altre stelle. È un po’ timida. Forse ha paura. Ma si fa coraggio e manda
un raggio di luce. Vuole fare amicizia; non vuole restare sola. Le altre
amiche stelle le rispondono subito.
- “Come mai siete così in movimento?”, chiede lei.
- “Oggi - le rispondono - è un giorno importante. Guarda laggiù. Vedi
quel paesino di nome Betlemme? Questa notte succederà una cosa
speciale. Da lì comincerà un mondo nuovo. Vuoi aiutarci anche tu?”.
- “Cosa posso fare io, che sono piccola e appena nata?”, chiede lei.
- “Non ti preoccupare. Tante piccole luci fanno una grande luce.
Ascoltaci bene”.
E così cominciano a raccontarle tante cose. Tanto tempo era passato da quando una giovane donna, di nome Maria, assieme a Giuseppe avevano risposto “sì” a un angelo, mandato da Dio. Tante cose, attimi di vita. Eppure sembrava che accadesse ancora oggi, per la prima volta...
La piccola stella ascoltava e pensava. Si chiedeva se a lei non fosse
chiesto di fare qualcosa di speciale… Subito le arrivò la risposta. E si gettò veloce, allegra, giù,
giù… Giocò in mezzo agli
aranceti, arrivò sudata e
felice, e si fermò qui, in
mezzo a noi.
Questo è il suo luminoso augurio di
Buon Natale!
Missionari Saveriani
di Salerno
2008 DICEMBRE
22038 TAVERNERIO CO - Via Urago, 15
Tel. 031 426007 - Fax 031 360304
E-mail: [email protected]
C/c. postale 267229; Banca Raiffeisen, Chiasso C/c.p. 69-452-6
TAVERNERIO
Un ri-costruttore in Mozambico
Intervista al “giramondo” p. Reghellin
P
adre Cesare Reghellin
è nato a Schio (VI) nel
1951. Alla fine delle elementari, è “conquistato” da p. Palmiro
Cima ed entra nella scuola apostolica di Vicenza. Frequenta il
liceo a Tavernerio e studia teologia a Parma. Trascorre un anno
in Indonesia, pensando che possa essere la sua futura missione,
ma dopo l’ordinazione sacerdotale è destinato alla casa saveriana di Brescia come economo.
Nel 1988 è inviato in Colombia.
Tornato in patria, si specializza in teologia biblica e nel 1998
parte per il Mozambico, dove
ancora svolge con entusiasmo la
sua missione pastorale. In questi
mesi è stato a Tavernerio e noi lo
abbiamo intervistato.
Perché il Mozambico?
I saveriani brasiliani chiedevano una missione di lingua portoghese, per facilitare il loro apostolato. Il primo gruppo è arrivato in Mozambico nel 1998 e
abbiamo iniziato l’apostolato alle dipendenze del vescovo locale, mons. Jaime. La guerra civile
tra opposte fazioni politiche era
finita, lasciando morte e distruzione nella popolazione e nelle
infrastrutture.
Sacerdoti ce n’erano?
I cattolici hanno mantenuto
sporadici contatti con la chiesa
del Malawi dove, dopo un giorno di cammino, ricevevano le
Ostie consacrate per dare l’Eucaristia ai membri delle comu-
a cura di p. FRANCO BERTAZZA, sx
nità. Vari catechisti avevano imparato a leggere e a scrivere copiando le letture bibliche. È stata
la crescita di una chiesa animata dai laici.
Cosa avete fatto?
Abbiamo iniziato a ricostruire ciò che era rimasto nelle varie
comunità cristiane, cominciando
da Chemba, città abbandonata e
distrutta da oltre 30 anni. Il vescovo ci chiese di ripristinare la
scuola superiore. Per superare le
difficoltà e ottenere dai direttori dell’Educazione il permesso di
aprire scuole sono state organizzate delle vere “crociate”. Oggi
sono loro stessi a chiedercelo.
Oltre alla scuola di alfabetizzazione, la missione dirige una
Avervi con noi è un piacere
Un gruppo di amici dopo l’altro
p. F. BERTAZZA, sx
Gli amici svizzeri, che speriamo siano sempre più numerosi (in ginocchio, ci sono anche p. Franco e p Luigi). Grazie a tutti voi per la vostra disponibilità ad aiutare la comune causa missionaria.
Siete scritti nel nostro cuore. La nostra casa è sempre aperta: venite spesso a trovarci!
Padre Cesare Reghellin, jeans e scarpe da ginnastica, in visita alla
comunità cristiana in un villaggio del Mozambico
scuola superiore pre-universitaria con quattro convitti per gli
studenti che vivono lontani dai
centri scolastici.
Come sta oggi il Mozambico?
La stabilità politica, in una democrazia ancora fragile, ha favorito un rapido progresso: strade,
acqua, energia elettrica, assistenza sanitaria, comunicazioni, trasporti... Grazie alla cooperazione svedese, abbiamo l’energia
elettrica, una compagnia indiana sta ristabilendo la linea ferroviaria, c’è un progetto italiano per la fornitura dell’acqua alla città di Sena.
Come avete contribuito?
Ci siamo inseriti nel processo
di crescita del Paese per ciò che
ci riguarda. A Sena, crocevia di
comunicazione tra Mozambico
e Malawi, la parrocchia ha circa
30 comunità nel raggio di 80 chilometri. Abbiamo ricostruito la
chiesa e creato un centro di formazione, che è a disposizione di
tutti e per tutti i tipi di incontri.
Avete un metodo educativo?
Siamo convinti che “crescere”
non sia questione di avere o di
non avere. È necessario favorire la crescita totale delle persone, con diritti, doveri e con i suoi
valori spesso sconosciuti. I mozambicani devono poter gestire
tutte le novità che li invadono,
senza rimanere disorientati o sopraffatti.
I problemi più gravi?
L’alimentazione e l’Aids, che
colpisce il 30% della popolazione. La gente si accontenta della polenta, ma anche questa non
è molta a causa della scarsità di
piogge. La soluzione potrebbe
essere l’irrigazione con le acque
del fiume Zambesi. La Caritas
di Spagna ha già effettuato uno
“studio” sull’irrigazione. Speriamo sia realizzabile.
Sei contento di ripartire?
Certamente. Mi aspetta una
nuova parrocchia al di là del fiume Zambesi, con una popolazione di 80mila abitanti. Desidero celebrare il Natale con loro
e iniziare la missione il più presto possibile.
Buone Natale, caro padre Cesare. Sii felice di donarti a Cristo
tra la gente del Mozambico! ■
AUGURI PER UN SANTO NATALE
Il sorriso dei partecipanti al ritiro annuale dei membri di “Rosa Mistica”, gruppo di preghiera
da cui è nata l’associazione “Figli di Gesù sofferente”, che si occupa dell’assistenza ai disabili.
8
Il gruppone degli amici italiani. Quanta serenità e allegria… in attesa del pranzo! La vostra
presenza manifesta chiaramente che volete ancora bene ai missionari, e altrettanto bene vi
vogliamo noi. Grazie di essere venuti e vi aspettiamo ancora. Il Signore vi benedica!
Qualche volta capita di chiedersi se sia ancora possibile salutare e
augurare un “Felice Natale”. Sembra che qualcuno se ne abbia a male,
e guarda con... sospetto!
Per noi cristiani quel Natale deposto nella mangiatoia è la felicità
del mondo. Se per felicità intendiamo pace e gioia, quel Bambino è
la vera e unica pace, annunciata e cantata dagli angeli apparsi non ai
ricchi e ai potenti, ma ai “pastori devoti”.
Il Bambino della pace vi doni gioia e letizia lungo tutto l’anno nuovo, che desideriamo sia per tutti il più sereno possibile. È questo l’augurio più sincero che la comunità saveriana di Tavernerio rivolge a
tutti voi, cari lettori e amici.
Missionari Saveriani di Tavernerio
2008 DICEMBRE
VICENZA
36100 VICENZA VI - Viale Trento, 119
Tel. 0444 288399 - Fax 0444 288376
E-mail: [email protected] - C/c. postale 13616362
Nostalgia, fra memoria e attesa
Viale Trento, dopo 50 anni di sacerdozio
dolcezza autunnale avU navolgeva
quel tardo pome-
riggio, mentre per la prima volta
varcavo la soglia austera di viale Trento 140. Era il 20 settembre 1945.
Mi ero alzato di buon mattino. Papà era al lavoro nel negozio, nonna mi attendeva in cucina: il sorriso che aveva illuminato la mia infanzia appariva come offuscato da una nebbia leggera. Mamma e io giungemmo
a Monte Berico per il saluto alla
nostra Madonna e poi entrammo
nella grande casa dei saveriani.
Per me era l’inizio di una vita
nuova, in una nuova famiglia.
Quel primo giorno...
Ad accogliermi in un ambiente sconosciuto c’erano personaggi dai nomi strani: prefetto, vice-
prefetto, rettore. Sui banchi scolastici sedevano tanti ragazzi come me, giunti da località diverse.
Subito siamo diventati gli “apostolini”. Ci insegnarono a chiamarci con il massimo rispetto:
con il cognome e alla terza persona; abolito il “voi” fascista ed
escluso il “tu” confidenziale.
Imparai, con una certa difficoltà, a scoprire luoghi e ore
(tante!) in cui il silenzio era di
rigore. La cena era ben diversa
da quella succulenta della nonna. Venne il momento di andare a letto: uno stanzone, con due
lunghe file di letti. Era proibito scambiare due parole con il
compagno più vicino, mentre
io a casa non mi addormentavo
senza le rituali chiacchiere con i
fratellini.
Però ero felice: iniziava la lun-
p. PIERGIORGIO LANARO, sx
ga strada verso i paesi lontani
che da tanto sognavo! “Varcare
i mari, salvare un’anima... e poi
morire”. I versi di Teofano Vénard mi cullavano nella notte. E
mi accompagnarono a lungo, fino al mattino luminoso della prima Messa. Cinquant’anni fa!
Una scuola di vita
Tornare oggi in viale Trento non è facile; troppe cose sono mutate. La grande casa di un
tempo, nota come “santa Croce”,
ha cambiato nome: ora è l’istituto “Baronio”, una realtà ben
diversa da quella di un tempo.
Scomparse le file di “apostolini” davanti alle aule scolastiche;
muta la campanella che scandiva
i vari momenti della giornata.
Rimane la nostalgia e la gratitudine di una stagione lontana,
Un ri-costruttore in Mozambico
Intervista al “giramondo” p. Reghellin
P
adre Cesare Reghellin, nato a Schio nel 1951, è stato
“conquistato” da p. Palmiro Cima ed entra nella scuola apostolica di Vicenza. Dopo la teologia
a Parma, trascorre un anno in
Indonesia, pensando che possa
essere la sua futura missione. Invece, è destinato alla casa saveriana di Brescia come economo.
Nel 1988 è inviato in Colombia.
Tornato in patria si specializza in
teologia biblica e nel 1998 parte
per il Mozambico, dove ancora
svolge con entusiasmo la sua
missione pastorale.
Perché il Mozambico?
I saveriani brasiliani chiedevano una missione di lingua
portoghese, per facilitare il loro apostolato. Il primo gruppo
è arrivato in Mozambico nel
1998 e abbiamo iniziato l’apostolato alle dipendenze del vescovo locale, mons. Jaime. La
guerra civile tra opposte fazioni politiche era finita, lasciando
morte e distruzione.
Sacerdoti ce n’erano?
I cattolici avevano mantenuto
i contatti con la chiesa del Malawi dove, dopo un giorno di
cammino, ricevevano le Ostie
consacrate per dare l’Eucaristia
ai membri delle comunità. Vari
catechisti avevano imparato a
leggere e a scrivere copiando le
letture bibliche. È stata la crescita di una chiesa animata dai
laici.
Cosa avete fatto?
Abbiamo iniziato a ricostruire ciò che era rimasto nelle
varie cristianità, cominciando
da Chemba, città abbandonata
e distrutta da oltre 30 anni. Il
vescovo ci chiese di ripristinare
la scuola superiore con quattro
convitti per studenti.
Come sta oggi il Mozambico?
La stabilità politica, in una
democrazia ancora fragile, ha
a cura di p. FRANCO BERTAZZA, sx
favorito un rapido progresso:
strade, acqua, energia elettrica,
assistenza sanitaria, comunicazioni, trasporti... Grazie alla
cooperazione svedese, abbiamo
l’energia elettrica, una compagnia indiana sta ristabilendo la
linea ferroviaria.
Come avete contribuito?
Ci siamo inseriti nel processo
di crescita del Paese per ciò che
ci riguarda. A Sena, crocevia di
comunicazione tra Mozambico
e Malawi, la parrocchia ha circa
30 comunità nel raggio di 80 chilometri. Abbiamo ricostruito la
chiesa e creato un centro di formazione, che è a disposizione di
tutti e per tutti i tipi di incontri.
I problemi più gravi?
L’alimentazione e l’Aids, che
colpisce il 30% della popolazione. La gente si accontenta della
polenta, ma anche questa non è
molta a causa della scarsità di
piogge. La soluzione potrebbe
essere l’irrigazione con le acque
del fiume Zambesi.
Sei contento di ripartire?
Certamente. Mi aspetta una
nuova parrocchia al di là del fiume Zambesi con una popolazione di 80mila abitanti. Desidero
celebrare il Natale con loro e
iniziare la missione il più presto
possibile.
8
Padre Cesare Reghellin in visita ai cristiani di un villaggio del Mozambico
Buone Natale, caro padre Cesare. Sii felice di donarti a Cristo
tra la gente del Mozambico! ■
Padre Piergiorgio Lanaro, saveriano di Santorso, con un catechista congolese
quando il desiderio della missione lentamente divenne vocazione
e scelta cosciente. Si stemperano nella nebbia autunnale anche
certi ricordi di metodi pedagogici
duri, che oggi non si usano più:
tutto quel silenzio, quell’orario
spezzettato, i castighi che fioccavano a ogni mancanza...
Eppure mi rendo conto che in
questi 40 anni d’Africa quella
disciplina eccessiva e quel rigore non sono stati inutili. Mi hanno sostenuto quando bisognava stringere i denti e proseguire,
quando la voglia di vivere sembrava scomparsa e serpeggiava il
desiderio di lasciar cadere tutto.
Tornava allora il desiderio di ritrovare attorno a me gli indimenticabili volti della mia infanzia, il
sorriso di nonna Maria che sapeva consolare ogni tristezza.
Con la speranza di Dio
Saluto con affetto la casa saveriana di viale Trento, alla vigilia dell’ennesimo ritorno in
Africa che è diventata la mia
terra. In Congo oggi ci sono folle terrorizzate che fuggono, soldati sbandati divenuti predatori
voraci, e mamme in pianto. Sono i figli di Dio alle prese con
un’esistenza da sempre incerta,
minacciata dalla disperazione:
sono i fratelli poveri da sostenere e consolare.
Signore, nel mio vaso di argilla deponi l’oro della tua speranza;
fa che la mia voce riesca ad articolare le tue parole che creano la
vita. Custodisci in me il desiderio di servirti, come in quei tempi
lontani, quando facevi sentire la
tua presenza nella vecchia scuola apostolica, davanti al canale in
cui si specchia la torretta, che allora bastava a farci sognare.
Accogli nella tua pace quei ragazzi di un tempo, i miei compagni di cordata, divenuti con me
preti per sempre 50 anni fa, e già
approdati nel tuo porto. Ci ritroveremo tutti insieme, con te e
■
con i tuoi amici.
MARTEDÌ DELLA MISSIONE
13 gennaio - ore 20,30 presso i missionari saveriani di Vicenza:
“Vangelo di pace” - Lectio su Ef. 2,13-20
con il biblista don Dario Vivian
AUGURI PER UN NATALE SANTO
Auguriamo a tutti gli amici e lettori un felice e sereno Natale. Vi saremo vicini con la nostra preghiera.
Certo, non sono tempi facili quelli che stiamo vivendo, ma mentre
siamo preoccupati per le nostre famiglie e comunità, allarghiamo il
nostro sguardo attorno a noi e sul mondo. Sono tanti coloro che, anche vicino a noi, soffrono il freddo e la fame perché non hanno né casa né lavoro. Tanti nel mondo sono vittime di guerre e di violenze, dello sfruttamento che li ha costretti a lasciare le loro case e le loro terre.
Per queste persone sarà un Natale triste.
Allarghiamo il nostro cuore nella misura del cuore di Cristo. Passiamo il Natale nella semplicità degli affetti delle nostre famiglie, ringraziando Dio per la sua bontà, nel prodigarci tante cose buone, e preghiamo per la pace e la giustizia nel
mondo.
L’amore del
Signore e
la nostra fiducia in lui
portino pace e gioia
nelle nostre
case.
MissionariCrocifisso
Saveriani
del
di
Vicenza
beato
Confor-
2008 DICEMBRE
ZELARINO
30174 ZELARINO VE - Via Visinoni, 16
Tel. 041 907261 - Fax 041 5460410
E-mail: [email protected] - C/c. postale 228304
Il missionario... scalatore
“Ho detto sì a Dio per tutta la vita”
C
ari amici, mi faccio vivo
dopo lungo tempo per condividere con voi alcuni aspetti
della mia vita missionaria a Manila, nelle Filippine. Comincio
raccontandovi una storia.
Di chi è quella mano?
Una maestra di prima elementare chiede ai suoi piccoli alunni di disegnare qualcosa che ricordi la gratitudine. Dopo pochi
minuti, Felice si alza e consegna
il suo disegno. Sul foglio è disegnata una mano.
La maestra cerca di capire
di chi sia quella mano. Anche i
bambini vedono il disegno e iniziano a commentare: “Penso che
sia la mano di Dio, che ci dona
il cibo”. Un altro aggiunge: “È la
mano di un contadino che alleva
le galline”.
Quando tutti i bambini tornano a tracciare i loro disegni, la
maestra si avvicina a Felice e gli
chiede: “A chi appartiene quella
mano?”. “È la tua, maestra!”, risponde Felice. La maestra ricorda che alcune volte durante la ricreazione aveva preso per mano
Felice. Era una cosa normale per
lei e lo faceva con tutti i bambini. Ma quel gesto era per Felice
davvero importante.
Il mio “sì” definitivo
Anch’io mi auguro di essere come quella maestra, cioè di
essere ricordato dalla gente non
SIMONE PICCOLO, sx
per quello che posseggo e posso dare, ma per quello che sono.
E quello che sono lo devo a Dio
che mi ha chiamato alla vita, per
mezzo dell’amore dei miei genitori, e a realizzarmi come missionario. Il Signore chiama ciascuno di noi a realizzare il progetto di vita che Egli immagina
per noi.
Mi sto avvicinando alla conclusione della mia formazione religiosa e missionaria. Il 29
novembre ho fatto la mia scelta definitiva: il “sì” detto a Dio
il 6 gennaio 2004, alla presenza di molti di voi, è diventato un
“sì” per tutta la vita. Il 3 dicembre, festa di san Francesco Saverio, sono ordinato diacono dal
Collegamenti virtuali e spirituali
L’incontro dei direttori missionari diocesani
L
a casa saveriana di Zelarino, posta vicino a un nodo
autostradale che collega le province del Nordest, è un luogo
ideale per incontri tra i responsabili delle varie realtà missionarie della zona. Infatti, ad eccezione delle province di Trento e Bolzano, tutte si trovano a
meno di 150 chilometri e quindi,
salvo problemi di traffico, la destinazione è facilmente raggiungibile.
Quattro volte all’anno i direttori dei centri missionari delle
14 diocesi della zona si radunano qui volentieri, per scambiarsi esperienze e progetti per una
migliore animazione missionaria delle nostre parrocchie e un
maggior collegamento con i mis-
sionari nelle diverse missioni.
Blog e link, cliccare
e chattare...
L’incontro del 7 ottobre scorso
si è trasformato in una lezione di
scuola sui nuovi mezzi di comunicazione, in particolare internet.
Da Roma è venuto come professore il missionario comboniano
p. Giulio Albanese, organizzatore e primo direttore dell’agenzia MISNA, che ci tiene collegati, in tempo reale, con quanto accade nelle missioni, dato il collegamento diretto con sacerdoti,
suore e laici missionari nelle varie nazioni.
Abbiamo sentito parole nuove: blog, link, chattare, cliccare, sito... E poi anche fare rete
Simone Piccolo con alcuni bambini in una delle periferie di Manila, nelle Filippine
vescovo Tobias della diocesi di
Novaliches, a Manila.
Il Signore è stato molto buono
con me. Il mio “grazie” va prima di tutto alla mia famiglia per
il dono della vita e della fede.
Ma questa fede si è nutrita della linfa proveniente dall’intera
comunità cristiana della Gazzera: sacerdoti, suore e laici. E ringrazio la famiglia saveriana che
mi ha accolto e si è presa cura
di me, dandomi tutte le opportunità possibili per comprendere se davvero il Signore mi stava
chiamando a questa vita.
p. FRANCO LIZZIT, sx
o mettersi in rete, ossia condividere idee e attività, via internet,
per un arricchimento vicendevole e una maggiore efficacia del
nostro lavoro.
Padre Giulio ci ha detto chiaramente che i giovani sanno usare questi mezzi meglio di noi e
in maniera anche più efficace.
Con il loro aiuto si possono organizzare addirittura video-conferenze in diretta con i missionari. Si può immaginare quale effetto questo può avere per
un’animazione missionaria più
mirata e diretta!
Naturalmente, unendo al collegamento virtuale di internet un
collegamento spirituale, lo scopo della nostra attività è raggiun■
to molto meglio!
Con il giusto... rapporto
Non è tutto… rose e fiori. La
vita è un viaggio che richiede fatica, sofferenza, sacrificio e amore. Ma dipende anche da come la
si prende. Se devo scalare il monte Grappa in bicicletta, non posso
affrontare la salita iniziale, che è
molto dura, spendendo tutte le
mie forze. Comincerò piano, con
il cambio leggero, e cercherò di
tenere duro, sapendo che la strada non sarà sempre così ripida e
che poi si apriranno scenari nuovi, paesaggi che all’inizio nemmeno immaginavo.
Per me questo è un momento in cui la strada sta spianando:
posso voltarmi indietro a guardare il percorso fatto. Vedo che
nei momenti di buio non sono
mai rimasto solo; le difficoltà mi
hanno fatto maturare nella fede
e come uomo. Questi due ultimi
aspetti si stanno saldando e diventando tutt’uno. Allora capisco un po’ di più le parole di Paolo: “Non sono più io che vivo,
ma è Cristo che vive in me”.
Adesso, attraverso la mia vita,
posso offrire agli altri il Signore che incontro nella preghiera,
nell’Eucarestia e nella gente. Infatti, negli altri vedo il Signore;
allo stesso tempo, agli altri porto anche Gesù, affinché la Buona Novella li realizzi pienamente nella loro personalità.
Continuate a pregare per me:
so che già lo fate, e ne sento tutti
gli effetti. Vi dico solo che spero
di vedervi personalmente, in primavera.
■
SERENITà E PACE A VOI !
Carlo Volpato, è un pensionato di Zelarino, che passa gran parte
dell’anno vicino a Goma, in Congo. Vi ha costruito chilometri di acquedotto e ha fatto un centro sanitario ben attrezzato. Ora si occupa
anche dei più poveri che non riescono a pagarsi ospedale e medicine e
ha creato un fondo per aiutarli. Il gruppo missionario della parrocchia
ha organizzato una cena missionaria per sostenerlo.
Alla cena è arrivato anche Elia, un ...Gesù bambino, nato da genitori
con il cuore missionario, che non potevano mancare all’appuntamento. Le bambine hanno lasciato i loro giochi per radunarsi attorno a
lui e rendergli omaggio; c’era anche una piccola africana. E lui ha
regalato loro tanti sorrisi.
Con i migliori auguri di santità, serenità e pace, a tutti voi, alle vostre famiglie, agli amici e benefattori e al mondo intero,
Buon Natale e Felice Anno !
Missionari Saveriani di Zelarino
25 ottobre: incontro degli
animatori missionari (Suam) del
Nordest, con la partecipazione
di Saveriani, Comboniani, Consolata, Pime, missionarie Nsa e
Comboniane: abbiamo parlato
dei progetti da svolgere insieme
durante l’anno, sotto
lo sguardo del Saverio,
patrono delle missioni.
8
I direttori dei centri missionari diocesani con mons. Pietro
Brollo, vescovo di Udine, e
(a destra) p. Giulio Albanese,
esperto in comunicazione
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