SVIZZERA: TRE IMPORTANTI REFERENDUM SU FINANZE,
SICUREZZA E UNIONE TRA COPPIE OMOSESSUALI
Dott. Ruth Theus Baldassarre
(Coordinatrice della Redazione di federalismi.it)
19 maggio 2005
Nei trenta giorni che vanno dall’8 maggio al 5 giugno si riconferma, per ben tre volte e su
tematiche di notevole rilevanza civile e politica, la massima più cara ai cittadini elvetici, vale
a dire che l’ultima parola nella gestione della res publica spetta al popolo. In questo periodo
hanno, infatti, luogo a livello cantonale e nazionale tre referendum in cui il corpo elettorale è
chiamato ad esprimersi in ultima istanza su atti normativi già approvati da parte degli organi
istituzionalmente competenti:
•
Il Referendum e l’iniziativa popolare contro le modifiche alla Legge tributaria del 14
dicembre 1994 del Canton Ticino;
•
Il Referendum contro le disposizioni riguardanti gli Accordi di Schengen e Dublino
contenute nelle trattative bilaterali II tra la Svizzera e l’Unione europea;
•
Il Referendum contro la legge federale 18 giugno 2004 sull’unione domestica registrata
di coppie omosessuali.
1. Canton Ticino – modifiche alla Legge tributaria del 1994
Il Gran Consiglio, organo legislativo del Canton Ticino, il 14 dicembre 2004 ha deliberato
una serie di modifiche in merito alla Legge tributaria del 21 giugno 1994. Queste modifiche
erano state apportate per contrastare il crescente debito pubblico del Cantone (1 miliardo 398
milioni CHF nel 2004 contro 814 milioni CHF nel 2001), causato da un significativo deficit di
esercizio, nonché dal peso degli interessi passivi. La manovra di risanamento concordata tra
Governo e Parlamento cantonale nel bilancio preventivo 2005 prevedeva misure di risparmio
federalismi.it numero 10/2005
per 106 milioni di CHF e aumenti di imposte e altre entrate per 73 milioni di CHF, riguardanti
sia le persone fisiche sia quelle giuridiche.
Il preventivato aumento delle imposte ha indotto un comitato referendario, sostenuto dal
partito di centro-destra Unione democratica di Centro (UDC), a raccogliere le firme per la
richiesta di un referendum facoltativo contro le modifiche alla Legge tributaria decise dal
Gran Consiglio. Promovendo il parere che bisognava intervenire in modo più incisivo sulle
uscite e non sulle entrate, il comitato referendario ha raccolto 8995 firme valide (contro le
7000 firme necessarie). L’8 maggio u.s. la modifica alla Legge tributaria è stata sottoposta
all’approvazione definiva del corpo elettorale del Ticino. L’assenso in favore delle modifiche
è stato raggiunto, ma con un’esigua differenza di 785 voti (37.894 sì contro 37.109 no).
In concomitanza con questo referendum, i cittadini ticinesi si sono espressi anche su
un’iniziativa popolare propositiva, sempre in tema di modifiche alla Legge tributaria del 1994
(si ricorda che attraverso questo strumento di democrazia diretta è possibile, a livello subnazionale, proporre modifiche, integrazioni o testi normativi). Il Movimento per il socialismo,
formazione di sinistra e comitato promotore dell’iniziativa “I soldi ci sono”, ha proposto due
misure alternative di incremento delle imposte a carico delle persone giuridiche: un aumento
dell’aliquota d’imposta sugli utili delle società dal 9% al 13% dell’utile netto e l’aumento
dell’aliquota d’imposta sul capitale delle società dal 1.5‰ al 3‰. Nello slogan “Le banche
sempre più ricche… i ticinesi sempre più poveri” il comitato promotore ha sintetizzato le
difficoltà economiche in cui una parte delle famiglie ticinesi versano e raccolto un numero
sufficiente di firme perché il quesito dell’iniziativa fosse sottoposto ai cittadini. L’esito è stato
negativo: il 65,8% dei votanti ha respinto la proposta.
Come è stato recentemente ricordato1, la prerogativa di intervenire direttamente su questioni
fiscali, rimane probabilmente riservata unicamente ai cittadini elvetici2. In questa votazione il
corpo elettorale ha potuto scegliere tra tre proposte di modifica della legge tributaria, ciascuna
con un indirizzo politico alquanto diverso. In questa occasione, i cittadini ticinesi hanno fatto
la scelta, per niente scontata, di seguire la via indicata dal Governo e dal Parlamento, per i
quali l’esito della votazione viene così a rappresentare una conferma alle politiche fiscali
adottate.
1
Cfr. Lino Terlizzi, Il Sole 24 Ore, 7 maggio 2005, pp. 1 e 11.
Un’indagine sugli umori dei cittadini italiani in materie di fisco è stata realizzata di recente nel rapporto di
ricerca IREF “Il fisco degli Italiani II: le opinioni e le aspettative dei cittadini nei confronti del sistema fiscale”,
Roma, maggio 2005.
2
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2
Gli altri due referendum dei prossimi giorni, quello sugli accordi di Schengen e Dublino e
quello sull’unione registrata delle coppie omosessuali, si svolgeranno, invece, a livello
nazionale.
2. Trattative bilaterali II tra Unione europea e la Svizzera– Referendum contro le disposizioni
riguardanti gli Accordi di Schengen e Dublino
Dopo gli Accordi bilaterali I tra l’Unione Europea e la Svizzera, ratificati nel 1999, le
trattative sono proseguite per trovare un’intesa sulle questioni rimaste irrisolte. Il 17 maggio
dell’anno scorso sono stati approvati, a livello politico, gli Accordi bilaterali II. Le tematiche
incluse nei bilaterali II sono: l’ambiente; la cooperazione nei settori della giustizia, della
polizia, dell’asilo e della migrazione (accordi di Schengen e Dublin); l’educazione, la
formazione professionale; la fiscalità del risparmio; la lotta contro la frode; i media; le
pensioni; i prodotti agricoli trasformati; la statistica. Gli accordi sulle singole tematiche
potranno entrare in vigore indipendentemente gli uni dagli altri; il primo accordo ad entrare in
vigore è stato quello sui prodotti agricoli trasformati (30 marzo 2005).
Contro il decreto federale del 17 dicembre 2004 “che approva e traspone nel diritto svizzero
gli accordi bilaterali con UE e per l’associazione della Svizzera alla normativa di Schengen e
Dublin”3 diversi comitati hanno promosso referendum facoltativi abrogativi. Le motivazioni
del loro dissenso sono differenti, eccone una breve sintesi4:
- il “Comitato d’azione contro l’adesione a Schengen/UE” prevede per la Svizzera un
aumento della criminalità e della disoccupazione, nonché una futura adesione del paese
all’UE;
- il “Comitato federale per una Svizzera neutrale, sovrana e democratica” vede in Schengen il
pericolo di perdita della sovranità e di co-decisione democratica, nonché il rafforzamento
dello Stato poliziesco;
- il “Comitato per un diritto liberale sulle armi” contrasta la disciplina dell’UE sulla
detenzioni di armi e prevede la fine del “diritto secolare al possesso responsabile di
un’arma”5.
La grande maggioranza dei partiti politici, così come il Parlamento (Consiglio nazionale 129
sì, 60 no, 3 astensioni; Consiglio degli Stati 36 sì, 3 no, 2 astensioni6) e il Governo si sono
3
Cfr. domanda sulla scheda di votazione del 5 giugno 2005 in:
http://www.admin.ch/ch/i/pore/va/20050605/explic/index.html
4
Cfr. Opuscolo “Votazioni popolare del 5 giugno 2005 – Spiegazione del Consilio federale” pp. 10-11.
5
Ivi, p. 11.
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3
espressi in favore del decreto federale in questione7. Un aspetto politicamente delicato è qui
dato dal fatto che l’Unione democratica di centro (UDC), partito del ministro del dipartimento
federale di giustizia e polizia Christoph Blocher, si è dichiarata contraria agli accordi di
Schengen e Dublin. Il ministro Blocher, che fa parte di un organo collegiale, quale è il
direttorio dei sette Consiglieri federali, è tuttavia tenuto a rappresentare la posizione adottata
dalla maggioranza dei componenti del Governo. Ancor più che nel caso del referendum in
Ticino, l’esito della votazione su questo quesito sarà un rilevante indicatore per misurare la
sintonia del popolo con le politiche scelte dalle sue istituzioni su temi di vitale importanza.
3. Referendum contro la legge federale 18 giugno 2004 sull’unione domestica registrata di
coppie omosessuali
Nel passato, alcuni Cantoni svizzeri hanno emanato leggi, aventi come oggetto la posizione
giuridica delle coppie omosessuali. Prendendo atto, tra l’altro, del fatto che importanti aspetti
della vita non possono essere disciplinati attraverso il diritto cantonale, il 18 giugno dell’anno
scorso il Parlamento svizzero ha approvato la legge sull’unione domestica registrata.
La legge sull’unione domestica registrata disciplina la comunione di vita di due adulti dello
stesso sesso, garantendo ad essi lo stato civile denominato “unione domestica registrata”. Le
coppie registrate avranno l’obbligo di assistersi e di rispettarsi reciprocamente, provvederanno
in comune al mantenimento dell’unione domestica e potranno disporre della loro abitazione
solo di comune accordo. Negli ambiti del diritto successorio, delle assicurazioni sociali e della
previdenza professionale lo status delle coppie registrate è equiparato a quello delle coppie
unite in matrimonio, per quanto riguarda i diritti e i doveri. A differenza del progetto di legge
spagnolo sulla stessa materia (in votazione anch’esso nel prossimo mese di giugno) alle
coppie omosessuali registrate svizzere non è concessa l’adozione di bambini (è esclusa anche
l’adozione di un figlio biologico di uno dei due partner) ed è vietata la procreazione
medicalmente assistita. In caso di scioglimento dell’unione registrata il giudice potrà disporre
un assegno di mantenimento per il partner che versa in una situazione economica bisognosa.
6
Il Consiglio nazionale è composto da 200 membri, mentre il Consiglio degli Stati conta 46 deputati dei Cantoni
svizzeri. I Cantoni di Obvaldo, Nidvaldo, Basilea Città, Basilea Campagna, Appenzello Esterno e Appenzello
Interno eleggono un deputato ciascuno; gli altri Cantoni, due.
7
http://www.parlament.ch/homepage/wa-wahlenabstimmungen/wa-va-volksabstimmungen/wa-va-20050605/wava-20050605-schengen.htm e “Votazioni popolare del 5 giugno 2005,” cit. p. 4.
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4
Il comitato referendario8 “No alla legge sull’unione domestica registrata” si oppone alla
definizione di un nuovo stato civile perché ritiene che l’equiparazione giuridica tra unione
registrata di coppie omosessuali e il matrimonio tradizionale rappresenterebbe un segnale
errato da parte dello Stato9. Anche in questo caso si registra una grande omogeneità tra le
posizioni espresse dai partiti più importanti della Svizzera10. In particolare sorprende che il
vertice del Partito cristiano democratico (PDC), partito cattolico con un seggio al governo, si
sia chiaramente schierato per l’entrata in vigore della legge, dichiarando che l’adozione della
legge costituisce un atto di giustizia11. L’Unione democratica di centro (UDC) è l’unico
partito di governo che voterà per l’abolizione della legge. Il Governo nel suo complesso invita
i cittadini a votare per l’entrata in vigore della legge, così come anche il Parlamento (il
Consiglio nazionale ha approvato il progetto con 112 sì, 5 no e 16 astensioni; il Consiglio
degli Stati si espresso con 33 voti a favore, 5 contrari e 4 astensioni)12.
In definitiva, le maggiori forze politiche, comprese quelle di ispirazione religiosa,
rappresentate sia nel Governo, sia nel Parlamento si sono dichiarate contrarie ai due
referendum. Dai sondaggi emerge, ad oggi, che anche la maggioranza dei cittadini è contraria
e, quindi, sia il decreto federale sia la legge federale dovrebbero alla fine risultare promossi;
ma, come si è sperimentato in altre importanti occasioni13, gli esiti delle votazioni popolari
rimangono sino alla loro conclusione piuttosto imprevedibili. La leggendaria stabilità politica
svizzera regge, però, anche alla contrapposizione tra il voto popolare e le posizioni dei
governanti: nella storia istituzionale elvetica non si è, infatti, mai verificato che l’espressione
di voto del popolo contraria alle posizioni indicate dagli organi esecutivi o legislativi, abbia
provocato una crisi di governo o lo scioglimento del Parlamento!
8
Il referendum è stato promosso da due partiti relativamente piccoli, vale a dire dal Partito evangelico Svizzero
(PEV), partito fondato all’inizio del Novecento, che pone alla base della sua politica il Evangelo, e dai
Democratici svizzeri (DS), partito conservatore di destra che si ispira a valori cristiani. E’ importante notare la
Federazione delle Chiese protestanti della Svizzera (SEK/FEPS), organizzazione che rappresenta 2,4 milioni di
protestanti svizzeri, si è, comunque, schierata per l’adozione della legge federale.
9
“Votazioni popolare del 5 giugno 2005,” cit. p. 19.
10
http://www.parlament.ch/homepage/wa-wahlenabstimmungen/wa-va-volksabstimmungen/wa-va20050605/wa-va-20050605-partnerschaft.htm.
11
http://www.nzz.ch/dossiers/abstimmung_0605/partnerschaftsgesetz/2005/04/30/il/articleCS2VP.html.
12
“Votazioni popolare del 5 giugno 2005,” cit. p. 16.
13
Votazione sullo Spazio economico europeo del 1992.
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