ISSN 1830-6349
Settembre 2008/8 IT
CESE info
EDITORIALE
Caro lettore,
ci avviciniamo a un momento decisivo
della lotta ai cambiamenti climatici, e
sono in corso intensi negoziati internazionali finalizzati alla preparazione
di un ambizioso accordo sotto l’egida
dell’ONU, da concludere l’anno prossimo a Copenaghen.
L’Unione europea ha finora dato prova di forte leadership, e la società
civile ha un ruolo importante da svolgere nella lotta ai cambiamenti climatici. Per poter influenzare il dibattito nelle altre istituzioni europee,
era essenziale che il Comitato definisse con buon anticipo una sua posizione solida sul pacchetto clima. Ebbene, ci siamo riusciti: tre pareri
in materia sono stati adottati alla plenaria di luglio, mentre altri sono
all’ordine del giorno di quella di settembre. Va rimarcato che, grazie
allo stretto coordinamento tra i relatori e le sezioni, il nostro messaggio
rimane chiaro e coerente: concordiamo pienamente con l’orientamento
generale del pacchetto, con gli obiettivi e con i mezzi per raggiungerli.
Naturalmente però abbiamo formulato critiche in merito ad alcune delle proposte presentate, per esempio sull’obiettivo del 10 % di biocarburanti, un tema che si è rivelato controverso sia in seno al Comitato che
in altre sedi.
Il CESE cerca di contribuire a ridurre il riscaldamento globale anche
nella propria attività quotidiana: stiamo lavorando alla certificazione
EMAS per tutti gli edifici dove hanno sede i nostri uffici, al fine di migliorare il nostro impatto ambientale.
Fin dalla mia nomina a presidente di questo Comitato, ho messo i
cambiamenti climatici al primo posto tra le priorità del mio mandato.
Sono soddisfatto di constatare che la mia presidenza si avvia a conclusione con la presentazione di una serie convincente di pareri sul pacchetto energia e clima, il quale rappresenterà senza dubbio un elemento
importantissimo della lotta al riscaldamento globale.
È una battaglia, questa, che potremo vincere solo con un’azione concertata a livello globale. Per questo motivo ho suggerito alle nostre organizzazioni partner nella Repubblica popolare cinese e in India, che
incontriamo due volte l’anno nelle rispettive tavole rotonde, di organizzare un forum comune UE-Asia sui cambiamenti climatici, da tenere
nel 2009 a Nuova Delhi. Il Consiglio economico e sociale cinese ha già
accettato la proposta. Per la prima volta affronteremo questo problema
cruciale dal punto di vista della società civile e su scala internazionale,
mettendo assieme organizzazioni che rappresentano regioni chiave.
Dimitris Dimitriadis
Presidente del CESE
CALENDARIO
IN QUESTO NUMERO
25-26 settembre 2008
2
3
Riga, Lettonia:
1° Forum della società civile
organizzata del Baltico
22-23 ottobre 2008
Sessione plenaria del
CESE — Elezione del nuovo
presidente
29 ottobre 2008
Seminario CESE sul tema:
Insieme per comunicare
l’Europa — Oltre i confini
e le culture
3
4
Dibattito sul pacchetto
di riforme per le
telecomunicazioni
Come conciliare la
dimensione nazionale
ed europea nella
comunicazione
sull’Europa?
Dibattito sulla situazione
economica e finanziaria
dell’Unione europea —
L’Europa sull’orlo della
recessione?
Il CESE esorta gli Stati
membri a proseguire il
processo di ratifica del
trattato di Lisbona
Comitato economico
e sociale europeo
un ponte tra l’Europa e la società civile organizzata
In margine alla presidenza francese dell’UE, Jacques
Dermagne illustra le nuove prospettive e priorità
del Consiglio economico e sociale della Francia
Nel suo intervento alla sessione plenaria del 10 luglio 2008, il presidente del Consiglio economico e sociale
francese, Jacques Dermagne, ha tenuto in primo luogo a sottolineare
che tra il CES francese e il CESE esiste una stretta cooperazione, «tanto
profonda quanto antica». Commentando poi le priorità della presidenza
francese, ha ricordato in particolare
che l’Europa è il solo attore del mondo sviluppato ad aver saputo ridurre
le emissioni di gas a effetto serra e
l’inquinamento atmosferico, senza
con ciò sacrificare la sua prosperità.
A tale proposito, ha poi aggiunto che
la presidenza francese intende contribuire al miglioramento della sicurezza energetica europea favorendo
un maggiore controllo dei consumi
e rafforzando, sempre in uno spirito di solidarietà, la politica esterna
dell’UE in materia di energia.
Il CES francese cambia volto: la riforma costituzionale ne estende le
competenze e ne aggiorna la denominazione
Passando a illustrare il nuovo
volto dell’organo da lui presieduto,
Dermagne ha spiegato che, con la
legge costituzionale francese del 21
luglio 2008, il Consiglio economico
e sociale francese assume la denominazione di Consiglio economico,
sociale e ambientale e vede di conseguenza ampliate le sue competenze.
Secondo Dermagne, questa revisione costituzionale ha il merito di
riconoscere l’importanza del lavoro
già svolto dal CES francese in materia di ambiente.
Jacques Dermagne durante la sessione plenaria del CESE
consultazione. Infatti il Consiglio
economico, sociale e ambientale
può ormai essere consultato anche
dal parlamento francese (senato o
assemblea nazionale) o, mediante
una petizione, dai cittadini. Un’innovazione che, secondo il presidente, consentirà di avvicinare maggiormente i cittadini alle istituzioni.
Dermagne ha poi sottolineato
l’importanza dei lavori realizzati
in comune nel contesto della rete
dei CES degli Stati membri dell’UE
e ha rivolto un appello per il proseguimento di tale forma di cooperazione.
Un’altra priorità: sostenere la creazione di CES nei paesi privi di reti
associative
Sul piano internazionale, l’obiettivo è quello di incoraggiare l’istituzione di CES nei paesi che ne sono
privi, contribuendo così alla prosperità e allo sviluppo economico dei
popoli.
Al discorso di Dermagne hanno fatto seguito gli interventi di
alcuni membri del CESE. In particolare Henri Malosse ha tenuto a
ringraziare l’oratore per il suo grande impegno a difesa dell’Europa,
esprimendo tuttavia la propria preoccupazione per l’allargarsi del fossato che divide i cittadini europei e
le istituzioni. Dermagne ha risposto
che i CES esistono proprio per dar
voce alla società civile e che occorre
continuare a istituire comitati regionali in quanto essi apportano agli attori locali una indiscussa esperienza
in moltissimi settori.
Il presidente del CESE Dimitris
Dimitriadis ha infine reso omaggio
a Dermagne, definendo il suo contributo come quello di «un europeo
particolarmente ispirato».
La suddetta legge costituzionale
introduce inoltre un’altra novità per
il CES, ampliandone le possibilità di
L
Intervista con il segretario
generale uscente del CESE
Patrick Venturini
Se dovesse fare un bilancio,
come giudicherebbe il suo
mandato decennale di
segretario generale del CESE?
Patrick Venturini
Sono stati dieci anni intensi, di
forte impegno. Dieci anni segnati
da una grande crescita del Comitato, sul piano sia della quantità che
della qualità. Le dimensioni del
CESE e del suo segretariato sono
cresciute di pari passo con l’allargamento dell’Unione da 15 a 27 Stati
membri. Il numero dei consiglieri
è aumentato del 65 %, le lingue di
lavoro sono passate da 11 a 23 e il
segretariato ha raddoppiato le sue
>>> pagina 2
www.eesc.europa.eu
1
Dibattito sul pacchetto di riforme per le telecomunicazioni
Una grande sfida per l’Europa: liberalizzare e modernizzare il pacchetto telecomunicazioni
János Tóth, presidente della sezione TEN, la commissaria Viviane Reding e Marc Schaefer,
membro del CdR
Continua da pag. 1
Notizie
dai membri
Benvenuto ai nostri
nuovi membri!
Floríval Rosa Lança, che è entrato a far parte del CESE lo
scorso luglio, è un nuovo membro del gruppo Lavoratori.
dimensioni. Nel 1998 il Comitato
occupava un edificio, oggi, assieme
al CdR, ne conta sei. A questa crescita quantitativa è corrisposto parallelamente un forte ampliamento
del ruolo e dell’impatto politico del
Comitato, un’evoluzione segnata da
diverse tappe importanti. Ricorderei in particolare i trattati di Nizza
e di Lisbona, che hanno sancito il
ruolo del Comitato in quanto luogo
istituzionale di rappresentanza e di
dibattito della società civile, l’accordo di cooperazione con la Commissione e il moltiplicarsi dei pareri
esplorativi, la cooperazione con le
diverse presidenze dell’Unione e lo
sviluppo della rete dei CES europei.
Si sono infine registrati importanti
progressi sul piano della gestione
interna, a cominciare dal risanamento della gestione finanziaria.
Nel complesso, tra il Comitato della
rue Ravenstein del 1998 e quello di
oggi, la differenza è enorme.
Secondo lei, la collaborazione
con la Commissione potrebbe
essere ulteriormente
rafforzata?
Lança è attualmente segretario generale esecutivo aggiunto
della Comunità sindacale dei
paesi di lingua portoghese. Fino
al febbraio del 2008 ha fatto
parte del comitato direttivo del
Sindacato delle industrie metallurgica e metalmeccanica di
Lisbona e del comitato esecutivo
della Confederazione europea
dei sindacati (CES). Nel corso
della sua carriera è stato più volte eletto al congresso della Confederazione generale dei lavoratori portoghesi (CGLP-IN). Tra
il 1997 e il 2000 è stato membro
del Consiglio economico e sociale portoghese. Ha anche fatto
parte del comitato di direzione
dell’Istituto per l’occupazione e
la formazione professionale.
Lança sarà membro di due
sezioni specializzate: «Agricoltura, sviluppo rurale, ambiente»
e «Trasporti, energia, infrastrutture, società dell’informazione».
2
In termini generali sono convinto che, per poter assicurare una
migliore governance, la funzione
consultiva dovrebbe assumere una
nuova dimensione. Se vogliamo
un’Europa più democratica e più
solidale, è necessario che, in partenariato con la Commissione, il Comitato si faccia pienamente carico
del ruolo che gli spetta per ispirare,
attivare concretamente e promuovere la democrazia partecipativa,
come prevede il trattato di Lisbona.
Si tratta anche di assicurare una
funzione consultiva che sia ambiziosa e al passo con i tempi, nei confronti non solo della Commissione,
ma anche del Parlamento e del
Consiglio. Perché ciò sia possibile
è necessario un rafforzamento del
partenariato e del dialogo politico,
a tutti i livelli, con queste tre grandi
istituzioni. Si potrebbero per esempio avviare discussioni esplorative con i commissari e le direzioni
generali della Commissione, onde
permettere al Comitato di contri-
Lo scorso 2 luglio si è tenuto presso il Comitato delle regioni un
incontro di alto livello incentrato
sullo sviluppo del pacchetto di riforme per le telecomunicazioni. Il
pacchetto riunisce le diverse riforme proposte dalla Commissione
in merito al quadro regolamentare delle reti di comunicazioni
elettroniche dell’Unione europea.
Si ricorda che le comunicazioni
elettroniche comprendono in particolare la telefonia vocale fissa, le
comunicazioni mobili e la banda larga. Negli ultimi dieci anni
il Comitato economico e sociale
europeo ha già affrontato il tema
delle comunicazioni elettroniche
in una quindicina di pareri, come
ricordato da János Tóth (III gruppo, Attività diverse, Ungheria)
nel corso del dibattito. In tali oc-
casioni il CESE si è espresso a favore della creazione di uno spazio
unico dell’informazione, che dovrebbe essere aperto e competitivo
tutelando al tempo stesso gli interessi dei cittadini europei.
buire in modo programmato alla
preparazione dell’agenda dei lavori
dell’Unione europea a medio termine, per esempio fino al 2010, anticipando così meglio le questioni
strategiche che determineranno le
future priorità di lavoro.
Parlando del progetto europeo,
dopo i risultati negativi dei
referendum sul trattato che
adotta una Costituzione per
l’Europa in Francia e nei Paesi
Bassi e poi di quello sul trattato
di Lisbona in Irlanda, non
pensa che i cittadini europei si
stiano allontanando sempre di
più da questo progetto?
Il Comitato potrebbe inoltre interrogarsi sulla modernizzazione
dei propri metodi di lavoro a livello
delle sue funzioni consultive, per
esempio sulla possibilità di un più
esteso utilizzo di Internet nell’elaborazione dei suoi pareri.
È soddisfatto dell’impatto dei
pareri sul progetto europeo?
Le analisi compiute dal Comitato, fra l’altro sulla base delle relazioni trimestrali che la Commissione redige per valutare il seguito
dato ai pareri e alle raccomandazioni del Comitato, dimostrano
che l’impatto dei suoi lavori è reale
e sostanziale. Il segretariato ha avviato importanti azioni di verifica
dell’impatto dei nostri lavori, e io
spero che queste azioni continuino
e si espandano ulteriormente. Esi-
Inoltre il Comitato deplora che
nessuna delle disposizioni relative
al meccanismo di consultazione
sul servizio universale da instaurare negli Stati membri per proteggere i consumatori faccia riferimento alla partecipazione della
società civile. Condivide tuttavia
l’obiettivo della Commissione di
aprire maggiormente i mercati
delle telecomunicazioni alla concorrenza e di incoraggiare gli investimenti nelle reti ad alta velocità.
In occasione del dibattito è stata
anche menzionata la necessità di
Ma questo «progetto» esiste davvero? Mi pare evidente che il progetto europeo è lungi dall’essere
chiaro. In esso si oppongono ambizioni e visioni diverse. Costruire un
progetto a 27 in un mondo globalizzato è qualcosa di completamente
diverso rispetto a solo 15 anni fa.
Si è aperta una crisi di fiducia e
oggi i cittadini si sono allontanati
dal progetto europeo. L’Eurobarometro ci mostra tuttavia che tra
i cittadini la domanda di Europa
è ancora presente. Ciò che si deve
fare è quindi trovare altri modi per
parlare dell’Europa e mi sembra
che le idee e le pratiche innovative
non manchino.
Patrick Venturini alla sua prima sessione plenaria del CESE, il 14 ottobre 1998
ste però una differenza manifesta
fra l’impatto reale e quello percepito. Su questo punto c’è ancora
molta strada da fare; inoltre la visibilità del Comitato, pur migliorata, rimane insufficiente. È un fatto
innegabile: la funzione consultiva
non si «vende» tanto facilmente! Il
CESE deve dedicare più energie e
più risorse alla comunicazione, al
rafforzamento della sua visibilità e
alla divulgazione dell’impatto dei
suoi lavori. Ma questo richiede in
primo luogo il pieno coinvolgimento dei consiglieri.
migliorare la coerenza legislativa,
di proteggere il diritto alla privacy dei consumatori e di favorire
l’innovazione. La Commissione
chiede che le nuove regole vengano interamente recepite nelle legislazioni nazionali entro il 2010. L
A titolo personale, insisterei sulla necessità di cambiare i metodi e
gli strumenti: a parer mio continua
a mancare un’«Europa intermedia»
tra le sovrastrutture europee e i
cittadini. Di fatto, non ci sono abbastanza luoghi di dibattito decentrati, momenti di concertazione e,
perché no, luoghi di azione delegata
che permettano ai cittadini di informarsi, di discutere, anche di agire
su questioni di respiro europeo che
riguardino la loro vita quotidiana e
rispondano alle loro principali preoccupazioni. È necessario e urgente
creare questa Europa intermedia.
In quanto «ponte» tra l’Europa e la
società civile, il CESE, pur non potendo pretendere di essere la risposta a questa esigenza, perché non vi
può essere un’unica risposta, fa indubbiamente parte della soluzione.
Sulla base di dieci anni di
esperienza, come vede il futuro
del CESE?
Il CESE, che ha da poco celebrato il suo cinquantesimo anniversario, ha ancora un grande avvenire
davanti a sé. Ha la possibilità di crescere lungo tre diversi assi.
In primo luogo, a livello della sua
missione principale, quella consultiva, il Comitato potrebbe, come
ho già detto, sviluppare la funzione esplorativa e rafforzare la sua
cooperazione con la Commissione,
concentrandosi in particolare su
questioni che interessano la società
a medio termine e contribuendo a
definire quella che sarà l’agenda comunitaria di domani.
Il secondo asse consisterebbe nel
contributo alla creazione dell’«Europa intermedia» di cui parlavo prima, da un lato dando la possibilità
ai membri del Comitato di svolgere
meglio il loro ruolo di «ponte» con
le organizzazioni della società civile, dall’altro rafforzando il dialogo
con le grandi organizzazioni e le reti
della società civile a livello europeo.
In particolare, si potrebbe approfondire la nostra cooperazione con
la rete dei CES europei, e dare al
nostro gruppo di collegamento con
le reti europee di ONG una dimensione ben più significativa.
Infine, potrebbe proseguire e anche intensificarsi l’azione del Comitato nel quadro della politica estera dell’Unione europea: a tale fine
dovremmo assumerci la responsabilità della dimensione «società
civile» di questa politica e favorire
la diffusione della democrazia partecipativa e la creazione di consigli
economici e sociali nei paesi e nelle
regioni extracomunitari, in stretta
collaborazione con l’associazione
internazionale dei CES, l’Aicesis,
che a sua volta è in piena espansione.
L
CESE info — Settembre 2008
Come conciliare la dimensione nazionale ed europea
nella comunicazione sull’Europa?
ad un sistema di valori e ad un progetto comune europeo.
La relatrice generale Béatrice
Ouin, avvalendosi del contributo di
Babette Nieder, segretaria generale
della Maison de l’Europe di Parigi,
di Jane Morrice e di Marie Zvolská,
propone azioni semplici e concrete.
Verso una politica comune della
comunicazione
Béatrice Ouin
Nel corso della 446a sessione plenaria del 9 e 10 luglio 2008 il Comitato
economico e sociale europeo (CESE)
ha adottato un parere esplorativo
contenente delle proposte intese a
migliorare la comunicazione sull’Europa. Tali proposte rispondono alla
domanda posta dalla presidenza
francese, e cioè: «Come conciliare
la dimensione nazionale ed europea
nella comunicazione sull’Europa?».
La difficoltà principale consiste nel
rispettare le differenze culturali tra
i diversi paesi e nel realizzare una
comunicazione mirata, mettendo in
luce i punti comuni e l’appartenenza
Comunicare l’Europa è un compito complesso, che richiede un
progetto, delle risorse e un linguaggio comprensibile a tutti i cittadini.
Ciascuna delle istituzioni ed agenzie
europee ha una propria politica di
comunicazione, attraverso la quale
spiega la propria attività. Non esiste
invece una politica comune di comunicazione, che illustri ciò che le
istituzioni fanno insieme, cioè, in
ultima analisi, ciò che fa l’Europa.
Il CESE raccomanda di produrre
meno opuscoli illustrativi, di rendere più mirati quelli che vengono prodotti e di intraprendere nuove azioni
concrete. Tra queste, si è proposto
di fare in modo che tutti gli europei
ricevano sin dalla scuola un bagaglio di conoscenze comuni sull’Europa, comprendente la sua storia, il
suo funzionamento e i valori che la
distinguono dalle altre regioni del
mondo. Affinché la comunicazione
sull’Europa raggiunga i suoi obiettivi, occorre quindi mettere a disposizione degli Stati membri una base
comune di conoscenze destinata agli
alunni delle scuole e formare gli insegnanti, i giornalisti, i rappresentanti
politici locali e gli esponenti della
società civile. Tale base comune di
conoscenze sarebbe la stessa per tutti
gli Stati membri e verrebbe tradotta
in tutte le lingue dell’Unione, dopo
essere stata avallata dal Parlamento
europeo. L’organizzazione di queste
iniziative di formazione è materia di
competenza nazionale.
L’informazione sull’Europa dovrebbe rientrare tra gli obblighi di
servizio pubblico
I rappresentanti politici eletti a livello nazionale e locale e gli
esponenti della società civile sono i
soggetti maggiormente legittimati
e meglio situati per illustrare le attività dell’Unione e rispondere alle
domande dei cittadini europei. Tutti
coloro che rivestono un mandato europeo, politico o sindacale, dovrebbero dar conto una volta l’anno della
propria attività a livello europeo.
Inoltre, uno dei modi più efficaci
per promuovere l’Europa consiste
nel favorire gli scambi e gli incontri diretti. Per garantire un’adeguata diffusione delle informazioni su
quello che avviene altrove in Europa
si dovrebbe semplificare l’accesso a
specifici fondi per la mobilità, con
l’obiettivo di invitare gli omologhi della società civile di altri Stati
membri alle assemblee generali, alle
sessioni di formazione e ai consigli.
Infine, per incoraggiare i responsabili politici a parlare di più dell’Europa, il CESE raccomanda di mettere
a loro disposizione resoconti, immagini e statistiche che possano essere
facilmente utilizzati nei blog.
Gli eventi sportivi, le feste nazionali e la Giornata dell’Europa costituiscono altrettante occasioni per
parlare di Europa.
L
Dibattito sulla situazione economica e finanziaria dell’Unione europea
Le nuove sfide poste dalla situazione economica e finanziaria
dell’Unione europea sono state al
centro di un dibattito organizzato
dal gruppo Datori di lavoro del Comitato economico e sociale europeo
il 9 luglio scorso. Al dibattito ha
partecipato anche il commissario
europeo per gli Affari economici e
monetari Joaquín Almunia, che ha
analizzato le diverse difficoltà che
l’Unione si trova oggi ad affrontare,
tra le altre: il rincaro dei prodotti alimentari e del petrolio, la sfida
della globalizzazione e l’invecchiamento della popolazione. Il dibattito ha fatto seguito alla riunione del
gruppo Datori di lavoro, presieduta
dal presidente Henri Malosse, e ha
visto la partecipazione dei membri
del gruppo.
Sul fronte delle difficoltà economiche, oggi i cittadini sono preoccupati soprattutto per i fortissimi
aumenti dei prezzi del petrolio e dei
prodotti alimentari. Il prezzo del barile di greggio è infatti notevolmente cresciuto dall’inizio dell’anno e
in alcuni casi l’impennata dei prezzi alla pompa è stata spettacolare.
L’Europa deve far fronte allo stesso
tempo a forti pressioni inflazionistiche e a un tasso di crescita ridotto.
Sempre più indicatori annunciano
un netto rallentamento dell’attività economica per il resto dell’anno,
mentre il 2009 è tuttora incerto.
Il fatto che il potere d’acquisto
dei consumatori sia sempre più
sotto pressione, per effetto dell’in-
LA SESSIONE PLENARIA IN SINTESI
Cambiamento climatico e agricoltura in Europa: un
tema che desta grande inquietudine
Nell’ottobre 2007 la futura presidenza francese aveva chiesto al CESE di
elaborare un parere esplorativo sul
tema I rapporti tra il cambiamento
climatico e l’agricoltura in Europa,
invitandolo nel contempo ad affrontare, tra gli altri, il tema dei biocarburanti. Nel parere elaborato a seguito di tale invito il Comitato esprime grande inquietudine per
l’impatto negativo che il cambiamento climatico avrà sull’agricoltura europea, e quindi anche sulla vitalità dell’economia di
diverse zone rurali.
Le aree più colpite saranno probabilmente quelle dell’Europa meridionale, soprattutto in ragione dell’inevitabile allungamento dei periodi di siccità, che potrebbe compromettere gravemente la disponibilità di risorse idriche. Nel parere tuttavia il
CESE analizza anche le responsabilità dell’agricoltura rispetto
al cambiamento climatico: il settore agricolo emette infatti
grandi quantità di metano, che è un potente gas a effetto serra.
Il Comitato invita pertanto le autorità politiche ad agire
rapidamente, introducendo in tutti i settori d’intervento un
capitolo «politica di protezione del clima», da integrare nella
politica agricola comune.
Almunia. Tra le proposte avanzate:
accrescere la concorrenza, soprattutto nei servizi, e migliorare il funzionamento dei mercati del lavoro.
Anche se le riforme condotte finora sotto gli auspici della strategia
di Lisbona hanno dato i loro frutti,
servirà ancora del tempo per vincere
le sfide della disoccupazione, della
concorrenza, della globalizzazione e
delle nuove tecnologie ambientali.
flazione, dei prezzi del petrolio e
degli alimenti e dell’euro forte, non
permette più di escludere completamente il rischio di recessione. «La
stessa BCE non può riuscire, da sola,
a sconfiggere l’inflazione: i governi
dovrebbero contribuire a questa lotta», ha sottolineato il commissario
Evoluzione del settore dei servizi alle imprese in Europa
Nel quadro dell’agenda di Lisbona, la Commissione europea ha
consultato il CESE circa l’evoluzione del settore dei servizi alle
imprese in Europa, con l’obiettivo di migliorare la competitività
dell’industria europea e di prevedere un eventuale ammodernamento della legislazione.
Il Comitato ha stabilito un elenco delle azioni prioritarie
da intraprendere per realizzare progressi verso i dieci obiettivi
fondamentali previsti dal programma comunitario di Lisbona
2008-2010. Tra queste si possono menzionare la promozione
della scienza dei servizi come nuova disciplina di insegnamento e di formazione, l’elaborazione di norme standardizzate per
i servizi alle imprese e la promozione dei programmi di innovazione nei servizi.
Tra le altre misure previste si ricorda la creazione di un
gruppo ad alto livello incaricato di individuare le migliori politiche inerenti ai servizi alle imprese e di valutare le necessità
legate ai nuovi tipi di occupazione, analizzando l’istruzione, la
formazione, l’apprendimento permanente e il miglioramento
delle condizioni di lavoro per gli addetti al settore.
Almunia ha concluso il dibattito
rilevando che il 2009 si annuncia un
anno più difficile del previsto in termini di crescita economica e sottolineando la necessità di attuare tutte
le politiche necessarie per garantire
una migliore distribuzione delle risorse e una maggiore giustizia soL
ciale.
La creazione di reti di organizzazioni della società civile
nella regione del Mar Nero
Su richiesta della Commissione europea, il Comitato ha elaborato un parere
esplorativo sulla costituzione di una rete di organizzazioni della società civile nel
Mar Nero, nel quale formula diverse raccomandazioni. Nel parere il CESE invita
i governi dei paesi del Mar
Nero e le organizzazioni
regionali e internazionali a
coinvolgere la società civile
nel dialogo e nella cooperazione, con l’obiettivo di garantire
nella regione la stabilità politica, la democrazia, i diritti umani
e le libertà fondamentali, ma anche di promuovere le riforme
economiche e la cooperazione in materia di trasporti, energia
e ambiente.
La Sinergia del Mar Nero richiama infatti più che mai l’attenzione del mondo politico sulla regione, e in particolare sulle
nuove opportunità offerte dalla recente adesione della Romania e della Bulgaria all’Unione europea.
© http://ec.europa.eu/external_relations/blacksea
L’Europa sull’orlo della recessione?
Per ulteriori informazioni: http://www.eesc.europa.eu/documents/opinions/avis_en.asp?type=en
CESE info — Settembre 2008
3
© http://www.eu2008.si
Il presidente del CESE Dimitris Dimitriadis con il primo ministro sloveno Janez Janša
Il risultato del referendum svoltosi
in Irlanda per ratificare il trattato
di Lisbona è stato dibattuto alla ri-
unione straordinaria dell’Ufficio di
presidenza del CESE tenutasi il 17
giugno a Portorose (Slovenia). Il di-
battito ha fatto seguito a un incontro tra il presidente del CESE Dimitris Dimitriadis e il primo ministro
sloveno Janez Janša, presidente di
turno del Consiglio europeo.
«Dobbiamo rispettare l’esito del
voto irlandese e riflettere sulla via
da seguire», ha dichiarato il presidente Dimitriadis dopo la riunione,
«ma dobbiamo anche rispettare il
fatto che 19 Stati membri hanno già
ratificato il trattato di Lisbona».
Il presidente ha ribadito le riserve del CESE sulla procedura adottata per l’elaborazione del trattato:
«Esprimiamo preoccupazione per
il processo “a porte chiuse” con cui
è stato elaborato il testo del trattato, così diverso rispetto al metodo aperto della Convenzione che,
in particolare, aveva consentito
un’ampia consultazione della società civile organizzata».
«Forte della disponibilità, della
volontà e della capacità che lo hanno sempre contraddistinto, il CESE
sostiene l’UE e le sue istituzioni,
rendendo possibile un dialogo
strutturato e trasparente con la società civile organizzata. Quest’ultima ha avuto e continua ad avere un
ruolo importante nella promozione
dell’integrazione europea», ha dichiarato Dimitriadis.
Il presidente si è anche detto
d’accordo con la posizione della Commissione europea, e più in
particolare con la dichiarazione rilasciata dopo il referendum irlandese dal presidente Barroso, secondo
il quale «le istituzioni dell’UE e gli
Stati membri devono continuare
a lavorare per produrre risultati
per i cittadini europei su questioni
importanti come la crescita e l’occupazione, la coesione sociale, la
sicurezza energetica, i cambiamenti
climatici e la lotta all’inflazione».
L
IN BREVE
Serata culturale croata
Il complesso croato «Tango appassionato»
in concerto
Le serate culturali del CESE celebrano la diversità culturale
dell’Europa. La Missione croata
presso l’Unione europea ha organizzato una serata culturale dedicata alla Croazia, che si è svolta il
9 luglio 2008 nella sede del Comitato. L’evento, aperto dal presidente del CESE Dimitris Dimitriadis,
ha dato ai partecipanti l’opportunità di familiarizzarsi con la cultura croata, di gustare specialità e
vini croati e di socializzare. Sono
poi seguiti gli interventi di Branko Baričević, ambasciatore e capo
della Missione croata presso l’UE
e di Gordan Jandroković, ministro
croato per gli Affari esteri e l’integrazione europea. Gli ospiti hanno
poi potuto assistere ad un’ottima
performance musicale del gruppo
«Tango appassionato» e ammirare
una mostra fotografica di Ivo Pervan, fotografo e artista croato.
L
Dichiarazione del presidente del CESE
Dimitriadis sul Processo di
Barcellona — Unione per il Mediterraneo
Alla vigilia del vertice che ha visto
riuniti a Parigi il
13 e 14 luglio 2008
i capi di Stato o di
governo dei paesi dell’area euromediterranea, il presidente del CESE
Dimitriadis ha espresso il pieno
sostegno del Comitato economico
e sociale europeo (CESE) all’iniziativa «Unione per il Mediterraneo»,
che intende imprimere nuovo slancio al Processo di Barcellona.
A questo proposito egli ha sottolineato l’importanza di coinvolgere
a fondo le organizzazioni della società civile e le parti economiche e
sociali nel quadro istituzionale del
Processo di Barcellona — Unione
per il Mediterraneo.
Il presidente Dimitriadis ritiene
che l’Unione per il Mediterraneo
andrebbe costruita sulla scia di
quanto già realizzato successivamente alla dichiarazione di Barcellona e alla costituzione di una
rete di consigli economici e sociali
(CES) e istituzioni analoghe nel
1995. Da allora ad oggi, infatti, questa rete è servita da sede di dialogo
e di scambi tra i diversi gruppi di
interesse economico e sociale delle
due sponde del Mediterraneo.
La rete Euromed di CES e istituzioni analoghe presieduta dal CESE
è pronta a svolgere un ruolo cruciale nel rafforzare il dialogo tra i
gruppi di interesse economico e sociale della regione e nel collaborare
strettamente con le istituzioni della
futura Unione per il Mediterraneo.
Ulteriori informazioni all’indirizzo:
http://eesc.europa.eu/sections/
rex/euromed/index_en.asp?
L
id=3020rexen
In seguito alla revisione costituzionale adottata in Francia il 21 luglio
2008, il nostro omologo, il Consiglio economico e sociale francese,
cambia nome e accresce significativamente il suo ruolo e i suoi
compiti. La nuova designazione di
Consiglio economico, sociale e ambientale (Conseil économique, social
et environnemental) mette in luce
l’aspetto ambientale del suo lavoro.
D’ora in poi il Consiglio francese
potrà essere consultato sia su iniziativa dell’assemblea nazionale sia
mediante una petizione popolare.
Secondo il suo presidente, Jacques Dermagne, «questa revisione
costituzionale riconosce l’importanza delle attività che il Consiglio
già svolge in campo ambientale. Il
fatto che questa assemblea possa
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Comitato economico e sociale europeo
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Nathalie Vernick
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La revisione della Costituzione francese
allarga l’ambito di competenza del Consiglio
economico, sociale e ambientale della Francia
essere consultata sia per via parlamentare sia mediante una petizione
popolare costituisce inoltre un progresso significativo per la democrazia francese».
Ulteriori informazioni sul sito
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L
Consiglio economico, sociale e ambientale
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Settembre 2008/8
Tiratura: 20 500 copie.
Il prossimo numero uscirà nell’ottobre 2008.
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QE-AA-08-008-IT-N
Il CESE esorta gli Stati membri a proseguire il processo di ratifica del trattato di Lisbona
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