10 ottobre 2013
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ZIN
A
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Redazione: Piazza Cavour 17 - 00193 Roma • Poste Italiane spa – Spedizione in abbonamento postale 70% - Roma
C’È POSTO PER NOI?
Non siamo
cristiani
di serie B
REPORTAGE
Viaggio nel pianeta
dei bambini invisibili
LUIGI MANCONI
Vi racconto quando
ho capito di essere disabile
EDITORIALE
di Luigi Sorrentini
Direttore Centrale Reggente Riabilitazione e Protesi, Inail
Disability manager: la promessa
del ministro Giovannini
I
l ministro del Lavoro Enrico Giovannini, in occasione della Conferenza nazionale sulle politiche per la disabilità che si è svolta a Bologna lo scorso luglio, ha annunciato l’impegno del governo per l’istituzione della figura del
disability manager nel nostro Paese, quale interlocutore professionale che faciliti l’incontro tra i bisogni dei cittadini e i servizi messi a disposizione dalle istituzioni.
«Nel ministero – ha precisato Giovannini – non abbiamo un disability manager, ma poiché stiamo per riorganizzarlo proverò a incontrare le strutture
interne, ma anche Inps e Inail, per vedere cosa possiamo fare al nostro interno». Il ministro ha poi sottolineato che anche gli altri dicasteri «possono fare
lo stesso» per studiare come introdurre questa nuova figura che si occupi delle persone disabili e delle loro problematiche».
Ma chi è il disability manager? La storia di questa figura professionale prende consistenza nel 2009, quando viene introdotta nel Libro
bianco su accessibilità e mobilità urbana a cura del tavolo tecnico istituito tra
Comune di Parma e ministero del Lavoro e delle politiche sociali.
L’anno successivo l’Università cattolica di Milano istituì, nella facoltà di Scienze della formazione, il primo corso per questa nuova
figura il cui compito è quello di sostenere nella vita di ogni giorno
chi non ha o ha perso la propria autonomia.
L’abbattimento di ogni barriera, fisica e culturale, è spesso
un’ottima intenzione che rimane sulla carta, o che si scontra con
la frammentarietà delle politiche sociali e l’assenza – nella maggior parte dei casi – di un piano integrato di accessibilità reale da
parte di tutti i cittadini ai beni e ai servizi.
Il disability manager opera per mettere in rete le professionalità
che lavorano già nelle amministrazioni locali, per favorire la piena esigibilità
dei diritti, il coordinamento socio-sanitario, l’assistenza alle famiglie, l’integrazione scolastica, l’inserimento lavorativo, il turismo accessibile.
La disponibilità del ministro Enrico Giovannini all’introduzione di
tale figura professionale nell’ambito dell’apparato dello Stato – che
conta attualmente più di 7mila dipendenti con disabilità all’interno dei ministeri – ha dato il via a un programma attuativo che, oltre al mondo delle associazioni, coinvolge anche enti – quali l’Inail – che intendono favorire
la massima integrazione delle persone disabili dipendenti dall’Istituto o della generalità dei cittadini disabili e delle loro famiglie che fruiscono dei servizi targati Inail.
3
Partecipazione: anche
il mondo ecclesiale s’interroga
La Chiesa apre le porte alle persone con
disabilità non solo come fratelli e sorelle
da assistere e da amare, ma come
fedeli che possano entrare a pieno titolo
nella comunità dei credenti: ricevendo
i sacramenti e partecipando con le loro
particolari esigenze alla vita quotidiana
delle parrocchie. La fede accessibile è
al centro dell’inchiesta che SuperAbile
Magazine ha voluto proporre ai suoi
lettori questo mese. Partendo dalla
convinzione che la democrazia si misura
innanzitutto attraverso la possibilità di
ciascuno di prendere parte a ogni singola
manifestazione della vita civile, sociale,
culturale e religiosa della
propria comunità di
riferimento.
Nelle pagine successive
un’intervista al senatore
Luigi Manconi, divenuto
da qualche anno
ipovedente. Poi l’esperienza
di Ortigami, un orto
sociale accessibile nato
a Napoli dalla volontà
dell’associazione Friarielli
ribelli. E la testimonianza di Silvia Di
Maria, campionessa paralimpica di tennis
e canottaggio. Ma anche il reportage
dell’Unicef sui bambini disabili nel mondo,
i benefici dello shiatsu e, come sempre, tanti
libri, film, festival e spettacoli. A cominciare
dalla compagnia australiana del Back
to Back Theatre, interamente formata da
persone “percepite” come disabili, che sta
portando un fortunato spettacolo in giro
per il mondo: la visionaria storia del dio
indiano Ganesh che torna in Germania a
riprendersi il simbolo indù della svastica.
NUMERO dieci Ottobre 2013
EDITORIALE
Eco stile
3 Disability manager: la promessa 18 A Napoli, l’arte dell’orto
del ministro Giovannini
di Luigi Sorrentini
ACCADE CHE...
5 A Reatech anche la Settimana
7
dell’inclusione
Consigli utili per una scuola
senza radon
L’INCHIESTA
8 E la Chiesa apre le porte
ai disabili
di Laura Badaracchi
15 Suor Vittorina, sorda
missionaria fra i sordi
di L.B.
INSUPERABILI
16 Come sapete, mi muovo
di Maria Nocerino
visti da vicino
20 Emergenza casa? Colpa
del rischio povertà
di Michela Trigari
PORTFOLIO
22 Bambini del mondo
SPORT
26 Silvia, in gara per il futuro
dello sport paralimpico
di Daniele Iacopini
Tempo libero
28 L’energia positiva dello
shiatsu
di Giorgia Gay
alla cieca
Intervista a Luigi Manconi
di Antonella Patete
Superabile Magazine
Anno II - numero dieci, ottobre 2013
Direttore: Luigi Sorrentini
In redazione: Antonella Patete, Laura
Badaracchi e Diego Marsicano
Direttore responsabile: Stefano Trasatti
Hanno collaborato: Carla Chiaramoni,
Giorgia Gay, Daniele Iacopini, Maurizio
Molinari, Maria Nocerino, Michela Trigari
di Redattore Sociale; Franco Bomprezzi,
Gian Piero Ventura Mazzuca; Erica
Battaglia, Rosanna Giovèdi, Daniela
Orlandi e Alessandra Torreggiani del
Consorzio sociale Coin; Francesca Iardino,
Monica Marini e Mariella Pedroli dell’Inail
CULTURA
30 Il dio Ganesh che arriva
dall’Australia
di A.P.
31 Cate, un’adolescenza da XXL
di A.P.
34 Le note di Danny contro lo
stigma sulla spina bifida
di Maurizio Molinari
35 Amore visionario batte
malattia rara
di L.B.
RUBRICHE
36 Inail... per saperne di più
Da “I cure” a “I care”:
l’esperienza pugliese del Ciac
37 Lavoro
Concorso pubblico. Come
trovare un impiego nella PA
38 Senza barriere
Cambia il regolamento dei
condomini. Ma non in meglio
39 L’esperto risponde
Università, Sport
Editore: Istituto Nazionale
per l’Assicurazione contro gli Infortuni
sul Lavoro
Redazione: Superabile Magazine
c/o agenzia di stampa Redattore Sociale
Piazza Cavour 17 - 00193 Roma
E-mail: [email protected]
Stampa: Tipografia Inail
Via Boncompagni 41 - 20139 Milano
Autorizzazione del Tribunale di Roma
numero 45 del 13/2/2012
Progetto grafico: Giulio Sansonetti
4
PINZILLACCHERE
40 Il pranzo della domenica
40
40
41
41
La pecora nera
di Carla Chiaramoni
Regno Unito, Paralimpiadi
con regina
di Gian Piero Ventura Mazzuca
Speranze per le donne di Gaza
di A.P.
Le parole per dirlo
Inclusione
di Franco Bomprezzi
Fatti una risata: quando
il packaging è intelligente
di M.T.
Dulcis in fundo
42 Strissie - I pupassi
di Adriana Farina
e Massimiliano Filadoro
Un ringraziamento, per averci
gentilmente concesso l’uso delle foto, a
Opera diocesana di assistenza (pagg. 3,
12-14), fondazione Oltre il labirinto (pagg.
4, 10), Unicef (pagg. 4, 22-25), gruppo
Ascolto amico (pag. 11), Salvatore Contino
(pagg. 16-17).
In copertina: un bambino Down in
preghiera, membro di Fede e luce. La foto
è stata pubblicata nel volume Mai più soli,
edito da Jaca Book, scritto da Jean Vanier
e Marie Hélène Mathieu, fondatori del
movimento ecclesiale.
ACCADE CHE...
Milano capitale dello
sport paralimpico. Dal
basket al calcio, dalla vela
all’arrampicata, e poi tiro
a segno, atletica, calcio
balilla: il 10 ottobre sarà
Reatech, la manifestazione
dedicata a persone con
esigenze speciali, a ospitare
l’evento
A Reatech anche la
Settimana dell’inclusione
N
on solo turismo e
mobilità, lavoro
e tecnologia, ausili e
sport, arte e cultura: a
Fieramilanocity, dove
dal 10 al 12 ottobre si
svolgerà la seconda
edizione di Reatech
Italia, manifestazione
a ingresso gratuito
dedicata a persone
con esigenze speciali,
ci sarà spazio anche
per la scuola. La
novità di quest’anno è
proprio la Settimana
dell’inclusione, al via
dal 7 ottobre: una
proposta per imparare
ad accogliere tutti fin
dai banchi, offrendo
agli insegnanti supporti
concreti per affrontare
il tema della disabilità.
«In Italia ci sono 4
milioni di disabili e oltre
7 milioni di anziani.
Hanno esigenze speciali
che li obbligano ad
affrontare la vita in
modo forse diverso
dagli altri. La nostra
società deve riscoprire
che le persone valgono
non per ciò che sanno
fare o ciò che possono
produrre ma per ciò
che sono. Crediamo
che sia importante
che questi valori
vengano trasmessi ai
più giovani», afferma
Francesco Conci,
direttore esecutivo di
Fiera Milano Congressi
e organizzatore di
Reatech Italia. Il
percorso prevede la
possibilità di lavorare in
classe con una serie di
sussidi didattici, video
e spunti bibliografici
disponibii su
Reatechitalia.it. I docenti
potranno chiedere ai
ragazzi di preparare
testi, immagini, video,
presentazioni che
potranno essere postati
sulla pagina Facebook
della Fiera: i più
significativi verranno
pubblicati su un wall
virtuale dal 10 ottobre.
Inoltre gli alunni
potranno partecipare
alla Giornata di sport
paralimpico e a una
mostra di pittura
tattile, alle attività
di pet-therapy e
alla clownterapia, a
un convegno sulla
sicurezza stradale e a
incontri con testimonial
disabili. [L.B.]
l’ottava Giornata nazionale
dello sport paralimpico
promossa dal Cip. Attesi
oltre 8mila studenti. Tra gli
atleti presenti, Bebe Vio, la
giovanissima schermitrice
unica al mondo amputata
ai quattro arti, e Simone
Salvagnin (nella foto), cieco,
oro al Rock master 2013
paraclimbing e portavoce
della Carta Onu per i diritti
dei disabili.
europa
L
Successo a Bruxelles del progetto SuperAbile
o scorso 11 settembre
SuperAbile è stato presentato
a Bruxelles al Comitato
permanente per la disabilità
e la riabilitazione di Esip
(European Social Insurance
Platform). Il progetto SuperAbile,
brevemente illustrato ai
rappresentanti dei Paesi europei,
ha suscitato grande interesse
presso i delegati degli altri
Istituti di previdenza, che hanno
sottolineato l’unicità di tale
progetto e hanno auspicato uno
specifico workshop su questa
buona pratica.
Nato nel 1996 con lo scopo
di favorire la cooperazione
trasnazionale fra i diversi
sistemi di previdenza sociale –
al fine di sviluppare strategie
per affrontare le sfide socio-
economiche comuni, tra le
quali la libera circolazione dei
cittadini in Europa e condividere
le buone pratiche dei singoli
Paesi –, dal 1° gennaio 2009
Esip ha acquisito il ruolo di
personalità giuridica di diritto
belga e rappresenta un’alleanza
di oltre 40 organizzazioni
nazionali di sicurezza sociale
in tutto il vecchio continente.
5
I rappresentanti di tali
organizzazioni, tramite la
piattaforma, svolgono funzioni
di consulenza alle istituzioni
comunitarie, partecipando in tal
modo ai processi decisionali a
livello europeo e contribuendo
a rafforzare i sistemi di
assicurazione sociale e solidale.
Il Comitato permanente – di cui
è presidente Eva Marie Hoffer,
rappresentante del Deutsche
Gesetzliche Unfallversicherung
di Sant Augustin – svolge
attività mirate allo scambio
di informazioni sugli sviluppi
attuali in materia di disabilità e
riabilitazione in ambito europeo
e al confronto sulle iniziative e
strategie di reinserimento da
parte dei sistemi di sicurezza
sociale nazionale. [M.P.]
Confeziona anche abiti
da sposa il Laboratorio
Procaccini 14, presente
tra gli espositori alla fiera
“So critical so fashion”, promossa a Milano dal 20 al 22
settembre scorsi. Nata nel
2000 da un gruppo di operatori psichiatrici del centro
diurno del Fatebenefratelli,
la cooperativa favorisce
l’inserimento lavorativo e
sociale di persone con problemi psichiatrici e anche di
rifugiati politici. La sartoria
si affianca alle attività di
catering e imbiancatura.
ACCADE CHE...
scuola
Lavagne interattive sotto accusa
P
er la Fish Sardegna e l’Associazione ciechi
ipovedenti retinopatici, i software installati
sui computer delle Lim (Lavagne interattive multimediali) fornite alle scuole dell’isola non sono
compatibili con gli standard necessari e creano
problemi agli alunni con difficoltà fisiche o visive.
Di fatto «è negata gran parte dell’usabilità per gli
utenti che utilizzano i lettori di schermo», dicono
i consulenti delle due associazioni. «I pdf e i documenti in formato immagine, poi, necessitano di
spagna
Ángela Bachiller è la prima
consigliera comunale Down
I
l Comune di Valladolid
ha nominato il suo
primo consigliere
Down. Si chiama Ángela
Bachiller ed è la prima
persona con questa
sindrome a ricoprire una
carica di tanto prestigio
in Spagna. Occupava la
diciottesima posizione
nella lista dei candidati
del Partido popular
alle elezioni del 2011.
Il partito ottenne 17
consiglieri comunali
e ora Bachiller, che
lavora come assistente
amministrativa
nell’assessorato al
Welfare, rimpiazza
un membro che
si è dimesso dopo
un’imputazione in
giudizio.
La notizia è stata
accolta con favore dalle
associazioni di persone
disabili spagnole, che
hanno però sottolineato
un paradosso: migliaia
di potenziali elettori con
disabilità intellettiva non
hanno diritto di voto
(quasi 79.400, secondo i
dati della Commissione
elettorale centrale
riportati dal quotidiano
El Mundo). Nella
penisola iberica, infatti,
la capacità di poter
accedere alle urne viene
valutata caso per caso.
una loro trasformazione con specifici programmi».
Inoltre, anche la tastiera touch può creare disagio.
Dopo alcuni test, un’accurata analisi delle Lim e
del loro utilizzo da parte degli studenti, gli esperti
sostengono che esse possono essere «causa di
esclusione didattica». Infine andrebbero costruite
«le condizioni per favorire la comunicazione con i
ragazzi sordi quando il docente volge le spalle alla
classe».
associazioni
Alla scoperta della sessualità con l’Aipd
A
more, coppia, matrimonio.
Ma anche come approcciarsi
alla sessualità e quali metodi
anticoncezionali utilizzare. Si
intitola Amicizia, amore, sesso:
parliamone adesso il manuale
edito da Erickson all’interno
della collana “Laboratori per le
autonomie” dell’Associazione
italiana persone down (Aipd).
L’organizzazione è impegnata
da anni nella costruzione di una
consapevolezza relazionale e
sessuale da parte dei propri soci.
Restando, come sempre, con i
piedi per terra: sono numerosi
nelle pagine, infatti, i consigli
pratici per conoscere se stessi,
il proprio corpo e le proprie
emozioni.
6
La campagna di
sensibilizzazione
al volontariato
nell’Associazione
italiana sclerosi multipla
(Aism) si concluderà
in concomitanza con
l’evento “La mela di
Aism”, in programma
il 12 e 13 ottobre
in 3mila piazze. In
queste due giornate di
sensibilizzazione sulle
problematiche della
malattia nei giovani,
come l’inclusione
lavorativa, ben 10mila
volontari animeranno i
gazebo. Info: Aism.it.
La Svizzera ha detto sì
alla Convenzione Onu
sui diritti delle persone
con disabilità. Il voto
favorevole del Consiglio
nazionale sembra
finalmente aprire la
strada alla ratifica del
documento anche
nella Confederazione
elvetica. Sono 132
i Paesi che finora
hanno ratificato la
Convenzione (il primo
è stato la Giamaica nel
2007, mentre nel 2013 si
sono aggiunti l’Albania,
le Barbados, l’Iraq, la
Norvegia e lo Stato
micronesiano di Palau,
nell’Oceano Pacifico).
enti locali
Puglia, ecco le Linee guida per l’autismo
R
ecepiti gli indirizzi
nazionali in materia
di disturbi dello spettro
autistico: la Puglia ha
presentato pubblicamente le Linee guida
regionali per l'autismo.
Si chiude così il percorso fatto insieme ad
associazioni di genitori,
operatori e specialisti
del settore e si apre
una fase nuova per la
rete dei servizi. Con le
Linee guida, infatti, la
Regione fornisce indicazioni chiare al proprio
Servizio sanitario e al
sistema delle autonomie
locali per l’organizza-
zione, in ciascuna Asl,
delle équipe dedicate
all’autismo nei servizi
di neuropsichiatria
infantile, per la definizione dei budget e degli
organici e – infine – per
il potenziamento dei
servizi sociosanitari territoriali.
mondo inail
Consigli utili per una scuola senza radon
S’
intitola Una scuola senza
radon l’ultimo volume
targato Inail e dedicato al mondo
dell'istruzione. Una guida
per docenti e non, ma anche
uno stimolo per i programmi
didattici, sui rischi che questo gas
radioattivo può avere sulla salute.
Tra i temi trattati, la misurazione
diritto d’autore
Per i libri in Braille finisce
il copyright
D
opo cinque anni
di negoziati, a
Marrakech l’Organizzazione mondiale della
proprietà intellettuale
(Wipo) ha siglato il
primo trattato sul diritto d’autore dei libri in
Braille. Dato che soltanto
il 5% di tutti i volumi
pubblicati in Braille
è accessibile, il trattato impone alle parti
contraenti di adottare
disposizioni di legge
nazionali che consentano la riproduzione e la
distribuzione di queste
speciali opere senza
copyright o con limitazioni dei diritti d’autore,
garantendo così un notevole abbattimento dei
costi. Inoltre l’accordo
prevede lo scambio dei
libri tra diversi Paesi, per
implementare l’accesso
alla cultura.
della sua concentrazione nell’aria,
le modalità di ingresso negli
ambienti, come intervenire per
rimuoverlo, la normativa vigente.
L'opuscolo è scaricabile dal
sito Inail.it (inserendo il titolo
nel “Cerca”). Per informazioni e
richieste, si può scrivere a rdil@
inail.it.
comunicazione
Un manuale ad hoc per
i non udenti stranieri
G
razie al
Manuale di
lingua italiana
per sordi stranieri
diventa più facile
farsi capire da
tutti. Scritto da
Simona Bonanno,
Francesca Delliri,
Enrico Dolza
ed Enrica Maglione (per Cartman Editore 2012), il
volume parte dalla considerazione che, nel processo
di apprendimento di una nuova lingua, persone
non udenti e straniere compiono spesso gli stessi
errori. Quindi anche le proposte didattiche ed
educative possono essere accomunate, soprattutto
nelle scuole. L'approccio è quello della linguistica
generativista di Chomsky: un metodo che evita le
rigide spiegazioni grammaticali e l’assimilazione
meccanica in favore di una comunicazione più
spontanea. Fumetti e dizionari illustrati corredano
il libro.
7
Una banca dati sugli
ospedali psichiatrici di
fine secolo. Lo studio,
condotto dalla Seconda
Università di Napoli
insieme ai Politecnici di
Torino e Milano e agli
atenei di Camerino,
Palermo, Pisa e Reggio
Calabria, restituisce il
quadro della situazione:
circa 80 impianti, con
strutture riconvertite al
Nord e lasciate al totale
abbandono al Sud. «Un
patrimonio sprecato»,
commenta la curatrice
del progetto Concetta
Lanza. Il materiale è
stato pubblicato nel
volume I complessi
manicomiali in Italia
tra Otto e Novecento,
edito da Electa.
Per informazioni,
Spazidellafollia.eu e
Cartedalegare.filosofia.
sns.it.
l’inchiesta C’è posto per tutti?
E la Chiesa
apre le porte
ai disabili
A Treviso alcuni bambini
autistici fanno la prima
comunione, a San Giovanni
Rotondo è ormai tradizione
celebrare anche le cresime.
Invece i sordi partecipano
a messe in Lis. Ma l’inclusione
delle persone disabili
nelle parrocchie resta ancora
lontana, anche se papa
Bergoglio continua a indicarla.
Soprattutto con i gesti
P
Laura Badaracchi
apa Francesco è entrato nel
cuore di tutti, non solo dei
credenti. E continuamente
manifesta la sua attenzione per le
persone disabili, con benedizioni
e sorrisi, carezze e baci, sguardi
e parole. Qualcuno ha affermato che con il suo modo di fare sta
scrivendo un’enciclica. Ma forse è passato in sordina un fatto
significativo: durante la solenne
8
celebrazione eucaristica di Pentecoste, avvenuta il 28 aprile scorso
in piazza San Pietro, il pontefice
argentino ha amministrato il sacramento della cresima a 44 ragazzi. Fra loro anche Lorenzo,
quattordicenne romano con una
disabilità cognitiva.
«È stato scelto proprio per testimoniare l’importanza della ricezione dei sacramenti da parte
di persone con un handicap. Era
L’incontro di papa Francesco con
un bambino Down in piazza San Pietro.
Foto di Stefano Dal Pozzolo/Contrasto
attenzione». Ma da dove cominciare? Anzitutto dall’accoglienza dei genitori in preparazione
al battesimo, poi accompagnando il bambino disabile e la sua famiglia a scoprire «l’amore di Dio
e il sostegno della comunità parrocchiale, che coglierà la presenza
di Dio nel più piccolo». Così anche Catechesi
i coetanei potranno sperimentare in gruppo
in gruppo la ricchezza «che deri- Ciascun bambino,
o non, deve
va dall’accettazione della diversi- disabile
essere «pienamente
tà», aveva concluso il porporato. partecipe del popolo
di Dio». Lo sottolinea
Parole diventate realtà per l’Acr (Azione cattolica
dei ragazzi), che nel
alcuni bambini autistici, che sussidio dello scorso
contentissimo, anche per il fatto
che il nuovo Papa lo ha avvicinato personalmente; la sua madrina
era presente con il figlio in sedia a ruote», racconta Gianna Bora, che negli ultimi cinque anni
ha affiancato la catechista di Lorenzo insieme agli altri volontari
dell’associazione Gli amici di Simone, da lei fondata e coordinata. Una realtà che dal 2008, nella
parrocchia romana di San Giu-
stino martire, coinvolge ragazzi
disabili e non nei gruppi di catechismo, con momenti di creatività e di educazione musicale al
ritmo. In primo luogo per evitare esclusioni ghettizzanti e favorire una reale integrazione, come
ha auspicato il cardinale vicario
di Roma Agostino Vallini: «Ai
bambini con disabilità e alle loro famiglie la comunità cristiana deve rivolgere una particolare
9
nel maggio scorso hanno ricevuto la prima comunione a Treviso. Una giornata indimenticabile
per Giampietro, Ottavio e Federica, che si sono ritrovati con le
loro famiglie e alcuni amici nella chiesa della Madonnetta a Santa Maria del Rovere, dedicata ai
bambini caduti nel bombardamento della città il 7 aprile 1944.
I tre ragazzi si sono preparati in
maniera particolare all’evento. Il
parroco, don Adelino Bortoluzzi,
ha accolto con disponibilità la richiesta di un gruppo di genitori
della Fondazione Oltre il labirinto, parlando nell’omelia di «inclusione sociale, tolleranza, rispetto
e amore verso chi è meno fortunato». Inoltre è stato cruciale il
anno In cerca d’autore.
Una nuova attenzione
sceglie il gruppo come
«luogo educativo per
eccellenza, spazio
autentico di crescita»
in cui «tutti possono
esprimere le proprie
potenzialità: per
questo esso può
costituire un canale
preferenziale per
quell’integrazione
personalizzata
attraverso la
quale si favorisce
la partecipazione
dei bambini e dei
ragazzi disabili
nella vita ordinaria
della comunità
parrocchiale».
l’inchiesta C’è posto per tutti?
Sacramenti accessibili
Un bambino autistico durante la sua prima
comunione, a Treviso. La celebrazione,
organizzata dalla Fondazione Oltre il
labirinto, è stata presieduta dal parroco
don Adelindo Bortoluzzi. I ragazzi sono
stati preparati a ricevere il sacramento con
un percorso catechetico pensato per loro,
supportato anche da uno psicologo.Nella
pagina seguente, una messa “segnata”
a Vicenza, a cui ha partecipato il gruppo
Ascolto amico animato da suor Vittorina
Carli, religiosa sorda. In una ventina di
parrocchie italiane ogni domenica si celebra
l’Eucaristia con un interprete Lis.
supporto dello psicologo Stefano Castiglione, che «ha preparato i ragazzi a questo momento»
con un percorso di avvicinamento al sacramento, riferisce Alberto
Cais, presidente della fondazione.
«Per chi ha una sindrome autistica le celebrazioni sono spesso
difficili da gestire. Quindi la cerimonia è stata studiata nei minimi particolari e sapientemente
tarata: dalla scelta delle musiche
all’omelia breve ma incisiva», evidenzia Mario Paganessi, padre di
Giampietro e direttore generale di
Oltre il labirinto.
Per la Fondazione si tratta di un’esperienza ormai
collaudata: grazie alla collaborazione con il gruppo di preghiera
Il cireneo, con l’associazione partenopea L’amico speciale e la cooperativa Tma, organizza ogni
10
anno alcune giornate «in cui poter offrire a ragazzi autistici di
tutta Italia l’opportunità di ricevere i sacramenti in un contesto
sereno, accogliente e pensato per
loro, grazie a un team di psicologi e operatori che li seguono passo
dopo passo», racconta Paganessi.
Prossimo appuntamento? Il 19 ottobre presso il santuario dei frati cappuccini Santa Maria delle
Grazie a San Giovanni Rotondo,
nei luoghi di padre Pio da Pietrelcina, dove altri bambini e giovani
con autismo provenienti da tutta
Italia si accosteranno per la prima
volta alla comunione e riceveranno la cresima.
Succede anche nella quotidianità di registrare episodi che fanno ben sperare: «Matteo, 17 anni,
non parla perché intubato, non
vede perché è cieco, ma capisce
tutto. E quando riceve la comu-
nione sorride in un modo incredibile», racconta Grazia D’Anna, da
nove anni ministro straordinario
dell’eucaristia nella parrocchia
romana di Gesù Bambino a Sacco
Pastore, nel quartiere Monte Sacro. Aveva sempre portato la comunione a domicilio ad anziani e
malati; il ragazzo è stato la prima
persona disabile da cui è andata. «Aveva solo sette mesi quando abbiamo scoperto che soffriva
di una malattia neurologica. Non
ha mai camminato. Dieci anni fa
un problema respiratorio ha reso
indispensabile la tracheotomia,
e da allora vive a letto», racconta Laura, madre di Matteo. Non
possono andare a messa con lui,
quindi le visite di Grazia a casa lo
rendono felice. Pur avendo cambiato casa e parrocchia, territorialmente parlando, «un accordo
tra i parroci consente a Grazia di
continuare a somministrare l’eucaristia a Matteo», riferisce il padre Alessandro: una continuità
affettiva e spirituale che ha travalicato le burocrazie ecclesiastiche.
Anche Arturo Mariani, universitario diciannovenne nato
senza una gamba, non ha avuto
problemi ma una corsia preferenziale, per così dire: la sua catechista era la madre Gianna, ora alle
prese con l’inserimento di una Annunciare la fede in Lis
bambina Down nel gruppo di cre- Segnami di Dio. S’intitola così il dvd che
sima. «Sicuramente sono impor- propone catechesi per sordi in lingua dei
segni, realizzato dalla Caritas diocesana
tanti i metodi e gli stili con cui si di Agrigento e dalla parrocchia San Pio X
fa catechesi, spesso ancora anco- in collaborazione con l’Ufficio catechistico
rata a metodi scolastici», osserva diocesano, il Settore spirituale dell’Ente
sordi e il gruppo dei Sordi
Stefano, padre di Arturo e mem- nazionale
cattolici. Venuto alla luce dopo tre anni di
bro con la moglie dell’Ordine lavoro, «nasce dall’ascolto della richiesta
francescano secolare a Guidonia, della comunità dei non udenti della nostra
Sono oltre mille e fino a oggi hanno
in provincia di Roma ma dioce- diocesi.
avuto gravissime difficoltà nell’accostarsi
si di Tivoli. Che si chiede: «Come alla parola di Dio, alla catechesi, ai
rendere le comunità ecclesiali an- sacramenti e alla liturgia. Sono stati loro
chiedere alla Chiesa di essere accolti e
cora più inclusive e accoglienti nei ariconosciuti
come fratelli», riferisce Valerio
confronti delle persone disabili? Landri, direttore della Caritas agrigentina,
Il problema va visto a 360 gradi: rilevando: «I sordi hanno appreso che
compito non solo approfondire
forse manca l’accoglienza in ge- èleloro
verità della fede ricevute, ma anche
nerale, che richiede sensibilità, farsene annunciatori e testimoni».
coscienza, disponibilità, prepara- Info: [email protected].
zione. E amore, prima di tutto».
Infatti non sempre si registra
un clima d’accettazione: in alcune parrocchie i genitori si sono sentiti negare l’inserimento
del proprio figlio autistico in un
gruppo di catechismo o l’accesso alla prima comunione. Per impreparazione, timori e pregiudizi?
Anche «incoerenze, lentezze e ritardi», stigmatizza suor Veronica
Donatello, responsabile del Settore catechesi delle persone disabili
presso l’Ufficio catechistico nazionale della Cei. Se in generale si
è verificata una crescita della sensibilità nei riguardi delle persone
disabili e dei loro diritti, passan-
11
l’inchiesta C’è posto per tutti?
Per una spiritualità
della relazione
Alcuni ospiti della comunità di Diacceto
insieme a don Vasco Giuliani, presidente
della Fondazione Opera diocesana assistenza
(Oda) Firenze, che ogni giorno assiste 140
persone nei centri di Castello e Diacceto.
«I disabili intellettivi ci ricordano che la
comprensione del messaggio evangelico
non è questione solo di assenso razionale,
ma si estende al mondo delle emozioni,
alla gestualità, all’affettività, al cuore, alla
vita», fa notare il sacerdote.
do da un «modello assistenzialista (il disabile come destinatario
di attenzione sociale) a un modello di inclusione (il disabile come
protagonista nella società), grazie
anche al contributo dei cattolici
sostenuti dal Magistero ecclesiale», la religiosa francescana ammette che in diocesi e parrocchie
si registrano ancora «lentezze e
ritardi che portano tanti fratelli e sorelle disabili anche ad allontanarsi dalle nostre comunità.
In cui rimane il grande rischio
di non lasciarsi provocare fino al
punto di concretizzare una prassi
pastorale più adeguata a una nuova cultura della disabilità».
Eppure i documenti ufficiali non mancano. Tra i più recenti, l’esortazione apostolica
Sacramentum caritatis firma-
12
ta nel 2007 da papa Benedetto
XVI, che auspicava: «Un’attenzione particolare deve essere riservata ai disabili; là dove la loro
condizione lo permette, la comunità cristiana deve favorire la loro
partecipazione alla celebrazione nel luogo di culto. In proposito, si faccia in modo che siano
rimossi negli edifici sacri eventuali ostacoli architettonici che
impediscono ai disabili l’accesso.
Infine, venga assicurata anche la
comunione eucaristica, per quanto possibile, ai disabili mentali,
battezzati e cresimati: essi ricevono l’Eucaristia nella fede anche
della famiglia o della comunità
che li accompagna». Per don Vinicio Albanesi, presidente della comunità di Capodarco, chi ha
una disabilità psichica «percepi-
sce una dimensione spirituale che
va al di sopra di quella intellettiva
ed è ugualmente importante e vitale: non ne conosciamo gli effetti, ma sono sicuro che ci siano. A
loro ho sempre dato la comunione, e anche la cresima, d’accordo
con il vescovo di Fermo».
Oltralpe non mancano segnali che fanno ben sperare.
Anne Herbinet, pedagogista e responsabile nazionale del Settore per la catechesi ai disabili della
Conferenza episcopale francese,
riferisce che nella diocesi di Grenoble i catechisti hanno inventato «una pedagogia particolare
per permettere ai giovani colpiti da autismo di cui si occupano
di partecipare al sacramento della riconciliazione». Dato che non
comunicano con la parola, ma sono abituati a usare i pittogrammi,
dopo aver avvertito il sacerdote
che faceva le confessioni «hanno
utilizzato dei sassi dipinti di pittogrammi per esprimere la loro colpa e il peso dei loro peccati,
scegliendo quelli su cui era raffi- Cristina, consacrata Down
a raccontare la sua vocazione e
gurato ciò che volevano esprime- Continua
la sua esperienza durante celebrazioni e
re, portandoli in una piccola incontri nelle parrocchie e nelle scuole di
borsa consegnata al confessore. tutta Italia. Cristina Acquistapace (in alto),
consacrata laica – dal 25
Che vede i messaggi e “libera” dal quarantunenne
marzo 2006 fa parte dell’Ordo Virginum – è
peso dei sassi. Poi consegna loro, nata con la sindrome di Down, che non le
come segno di riconciliazione, un ha impedito di offrire la sua vita a servizio
Chiesa. Una decisione maturata
pittogramma di perdono, di pace, della
andando a trovare sua zia, missionaria
di gioia».
in Kenya: «Ho sempre desiderato donare
Ma anche in Italia le parroc- il mio cuore a Dio e agli altri: non me la
di esser felice da sola. C’è troppa
chie possono fare molto per una sentivo
povertà nel mondo: povertà spirituale,
maggiore inclusione delle perso- soprattutto, e la Chiesa ha bisogno di me,
ne disabili, «anche se non è facile delle mie preghiere, del mio aiuto concreto
per tre motivi – snocciola Lau- e disinteressato».
ra Previdi, insegnante in pensio-
Insieme è più bello
Un momento di preghiera e di festa (qui
sopra) promosso da Fede e Luce, movimento
ecclesiale ed ecumenico che accoglie
persone con disabilità, i loro familiari e
amici per incontri mensili o quindicinali di
condivisione, celebrazione e preghiera. Oggi
conta oltre 50mila aderenti presenti in 81
Paesi; un migliaio i gruppi, 65 dei quali in
Italia. (foto di copertina del volume Mai più
soli, edito nel 2012 da Jaca Book)
13
l’inchiesta C’è posto per tutti?
Amicizia
oltre i riti
Samuele, della
Fondazione
Oda, consegna
all’arcivescovo
di Firenze
Giuseppe Betori
un regalo di
Jean Vanier,
fondatore (oltre
che del movimento
Fede e luce) della
comunità L’arca,
che accoglie
in oltre cento alloggi
persone con
disabilità mentali
ne e madre di Marco, 42 anni,
con una grave disabilità –. Il primo? Le difficoltà che la Chiesa locale e forse anche quella globale
ha nel nostro tempo, in cui emergono crisi di fondo come quella
della famiglia. In secondo luogo,
la mancata disponibilità da parte dei credenti. Infine, la modesta frequentazione delle strutture
ecclesiali da parte delle famiglie
con figli disabili. Marco in parrocchia è uno dei pochissimi abituato ad andare con noi a messa,
vuole fare la comunione e se gli
gira storto pazienza: esco fuori
con lui». Autrice del volume Parole in libertà. Diario semiserio
della madre di un disabile, pubblicato da Paoline editoriale libri,
per chiarire in modo cristallino il
suo pensiero la ex professoressa di
Lettere cita il teologo Vito Mancuso: «La cura per i portatori di
handicap è la suprema attività che
l’amore umano conosca».
«Difficile rilevare i bisogni
di spiritualità di un disabile intellettivo, ma se vogliamo
compiere un servizio alla dignità
della persona dobbiamo individuare un linguaggio che
superi quella che sembra
una difficoltà di comunicazione insormontabile», fa notare don
Vasco Giuliani, presidente della Fondazione Opera diocesana
d’assistenza Firenze onlus (Oda), che nel
giugno scorso ha pro-
14
mosso un convegno internazionale su spiritualità, salute
mentale e disabilità.
«La persona disabile, anche
quando risulta ferita nella mente o nelle sue capacità sensoriali e
intellettive, con tutte le limitazioni e le sofferenze da cui è segnata, ci obbliga a interrogarci con
attenzione e rispetto sul mistero
dell’uomo che in ogni situazione
di vita mantiene la sua dignità e
il suo valore di
figlio di Dio»,
ha ricor-
dato il sacerdote. Affermazioni
non scontate, visto che l’approccio dei catechisti e dei fedeli stessi
alle persone disabili risulta ulteriormente carico d’imbarazzo
quando il deficit non è sensoriale o fisico, ma psichico. «Siamo
abituati a una modalità di trasmissione della fede solo o prevalentemente intellettiva; siamo
convinti che non si può trasmettere la fede se non si può parlare,
si pensa che la fede abbia bisogno
delle parole o delle categorie razionali per manifestarsi – puntualizza don Vasco –. Ma la fede
non è prima di tutto un dono? La
chiamata alla salvezza non ha il
carattere dell’universalità? I disabili intellettivi ci ricordano che
la comprensione del messaggio
evangelico non è questione solo
di assenso razionale, ma si estende al mondo delle emozioni, alla
gestualità, all’affettività, al cuore, alla vita». Una questione di
rapporti umani, insomma, se si
vuole credere che Dio ha voluto
assumere un corpo proprio come
il nostro.
Quella cristiana «è una spiritualità dell’incontro e della relazione con Gesù: forse tutti non
potranno conoscerlo, ma essere
comunque profondamente attirati verso di lui», sostiene Jean Vanier, fondatore nel ’64 dell’Arca,
comunità per e con persone disabili mentali. Nel 1971, con Marie
Hélène Mathieu, ha dato vita a Fede e Luce, movimento ecclesiale
ed ecumenico che accoglie persone con disabilità, i loro familiari e
amici per incontri mensili o quindicinali di condivisione, celebrazione e preghiera. Oggi in 81 Paesi
sono più di 50mila gli aderenti al
movimento in oltre mille gruppi,
65 dei quali in Italia. Jean e Marie Hélène ne ripercorrono le tappe nel volume Mai più soli, edito
nel 2012 da Jaca Book.
La prefazione al libro è firmata dal cardinale Carlo Maria Martini, scomparso il 31 agosto 2012:
da arcivescovo di Milano aveva
apprezzato l’esperienza di Fede e
Luce. E nel testo evidenzia come
questa realtà rappresenti «una pa- Don Raffaele,
cieco e
gina del Vangelo che lo Spirito ha
sacerdote
scritto e ancora scrive per gli uo- «Chi ama, vede».
mini e le donne di questo nostro Ne è convinto
tempo. Perché sono i piccoli, i po- don Raffaele
Alterio (sopra),
veri, le persone più fragili che ci divenuto cieco
rivelano Dio e la sua presenza nel- per una malattia
la storia». Quindi, per così dire, scoperta durante
un pellegrinaggio
hanno “di default” e devono ave- a Lourdes, un anno
re sempre di più un posto speciale prima di diventare
anzitutto nel cuore della Chiesa. sacerdote. Lo
nel volume
Perché, direbbe papa Francesco, racconta
La pienezza della
«sono la carne di Cristo».
gioia, edito da
Suor Vittorina, sorda missionaria fra i sordi
D
all’animazione liturgica
domenicale insieme
agli udenti alla catechesi,
dai corsi biblici ai pellegrinaggi: è inesauribile
l’impegno di suor Vittorina
Carli (nella foto) affinché
le persone sorde si sentano incluse nella vita
delle parrocchie e della
Chiesa. Collaboratrice del
Movimento apostolico
sordi (Mas) di Vicenza e –
in tutta Italia – dell’Ente
nazionale sordi, la religiosa
è nata sorda «non si sa
bene per quale causa. Solo
quando avevo due anni
mia madre si è accorta che,
chiamandomi ripetutamente, non le rispondevo».
Originaria di Asiago, 53
anni, vive a Marola di Torri
di Quartesolo (Vicenza)
in una comunità delle
Maestre di Santa Dorotea
Figlie dei Sacri Cuori, fondate per prendersi cura
dei non udenti. Vittorina
è cresciuta frequentando
la scuola speciale «per
l’educazione integrale» dei
sordi gestita proprio dalla
sua congregazione. Ma la
vocazione è stata tutt’altro
che automatica: «Non volevo farmi religiosa, perché
sorda: mi sembrava una
scelta impossibile. Dopo
la maturità in ragioneria,
sono andata in Terra Santa,
all’Istituto “Effetà Paolo VI”
per bambini sordi gestito
dalle Dorotee a Betlemme.
Proprio lì ho maturato la
decisione di consacrarmi
a Dio».
Ora fa parte della comu-
e non che collaborano con
noi», riferisce la religiosa,
che ogni domenica va a
messa nella parrocchia
Aracoeli, al centro di
Vicenza: «L’assemblea
è molto viva e ci aiuta a
partecipare bene con la
presenza di un interprete
in Lingua dei segni, “pane”
dei sordi». Mentre una
decina di non udenti laici si
accingono a frequentare il
terzo anno di un corso teologico per diventare a loro
volta catechisti, vanno forte
i pellegrinaggi: «In Italia
nità Ascolto amico per la
sono circa 86 i santuari in
pastorale dei sordi, fondata cui Maria si è manifestata
nel 2003 dal suo istituto per a persone sorde. Presso
rilanciare la missione tra i
quello di Adro (Brescia), nel
non udenti.
1519 la Madonna della Neve
«Pian piano stanno auapparve e guarì un bammentando gli amici sordi
bino sordomuto». [L.B.]
15
Città Nuova, che
in precedenza
aveva pubblicato
Cinquant’anni di luce,
la mia avventura di
prete non vedente.
Napoletano,
è membro del
Movimento dei
focolari. «Dio è
entrato in me e
ho visto con occhi
nuovi. Ogni cosa, un
pretesto per amare;
ogni persona, un
prossimo da amare»,
testimonia.
INSUPERABILI Intervista a Luigi Manconi
Come sapete, mi muovo alla cieca
«
L
Una storia personale
ricca di attività,
battaglie, passioni. E una
complicazione imprevista:
diventare ipovedente alla
soglia dei sessanta. Ma
la vita va avanti lo stesso,
con la voglia di ridere
e di riflettere. Anche
di fronte a un handicap
che condiziona ogni
singolo gesto
Antonella Patete
a mia inconsapevolezza fisiologico-anatomica da figlio di medico è tale che io non so nemmeno
dire con esattezza quando sia precipitata la situazione. Sono così spensieratamente e tragicamente inconsapevole del
mio corpo che non riesco neppure a indicare una data precisa. Ma a un certo
punto, nel 2007, durante la mia attività di sottosegretario alla Giustizia, non
riuscii a leggere il parere del governo
su emendamenti e mozioni. Era il segno che il mio handicap era giunto a un
punto non più controllabile». Riassumere in poche righe il suo curriculum non
è cosa facile: 65 anni, sardo, senatore del
Pd e presidente della Commissione per i
diritti umani, Luigi Manconi gioca a de-
16
finirsi anche il massimo esperto vivente di comicità e musica leggera italiane
e da qualche anno, appunto, ipovedente.
Cosa ha fatto quando si è reso conto di trovarsi dinanzi all’ineluttabile?
Fino a quel momento avevo mantenuto una qualche capacità di leggere,
che però tendeva a ridursi. Allora ho
fatto ricorso a presidi medico-oculistici, tipo occhiali speciali e una sorta di
video che doveva illuminare e ingrandire i caratteri. Ma si rivelarono tutti vani rispetto all’avanzare della patologia.
E come l’ha presa dal punto di vista personale?
Io sono strutturalmente un uomo
iperproduttivo, appassionato in maniera quasi parossistica del lavoro. La mia
vita comprende una sfera affettiva, una
plice sostegno, ma il luogo in cui la mia viamente la mia attenzione è ancora più
attività si è moltiplicata, integrandosi in forte. Poi però cerco di ridurre l’emotiviun lavoro comune organizzato.
tà, non perché sia estranea alla mia idea
di militanza politica, ma perché non voIn che senso?
A volte può accadere che, partendo glio trasformare il mio handicap in uno
da un handicap, le facoltà si amplifichi- strumento politico. È una tentazione alno. Da quando non posso più scrivere e la quale non voglio cedere.
leggere, detto molto e molto rapidamenDisabile, diversamente abile, handicapte. Con le mie assistenti portiamo avanpato, cieco, non vedente. Ci sono parole
ti un lavoro di scrittura condivisa, in cui
giuste e parole sbagliate per definire la
abbiamo acquistato velocità ed esattezdisabilità?
za linguistica. Nel senso che dettare e
Su questo argomento ho una posiascoltare favorisce un lavoro di selezio- zione nettissima. Poter essere chiamane e di precisione maggiore di quanto ti come si desidera rappresenta uno dei
non mi fosse consentito in passato dal- diritti fondamentali della persona. Se
la semplice scrittura/lettura. Due anni gli spazzini ritengono che il termine
fa ho pubblicato con Valentina Caldero- “spazzino” sia denotativo in senso sprene Quando hanno aperto la cella, l’an- giativo, fanno bene a farsi chiamare alno scorso è uscito La musica è leggera, trimenti. E se “operatore ecologico” fa
scritto insieme a Valentina Brinis, con un po’ ridere, si può trovare un altro terla quale ho realizzato anche un pam- mine. Parimenti se qualcuno vuole esphlet sull’immigrazione appena andato sere chiamato non vedente ne ha tutto il
in stampa. S’intitola Accogliamoli tutti. diritto, così come l’Unione italiana cieUna ragionevole proposta per salvare l’I- chi può scegliere di chiamarsi Unione
talia, gli italiani e gli immigrati e come italiana ciechi. D’altro canto, basta antutti i miei libri è pubblicato da Il Sag- dare al cinema per sapere che gli afrosfera produttiva e una sfera del tempo giatore.
americani tra loro si chiamano “negri”,
libero: e anche a quest’ultima mi dediLa sua situazione le ha permesso anche di ma soltanto tra loro, s’intende.
co anima e corpo, fino al punto che lo
Anche a lei piace giocare con le parole.
guardare il mondo con occhi diversi?
scorso anno ho pubblicato un libro di
Non voglio cedere a retoriche e a senSì, proprio ieri parlando alla Com505 pagine sulla musica leggera. Que- timentalismi. La questione dell’han- missione di cui sono presidente ho detsto per dire che ho reagito alla consta- dicap è stata sempre di mio interesse, to: «Su questa materia mi sono mosso,
tazione del mio handicap nella maniera anche perché 30 anni fa nella mia fami- capirete, alle cieca». E c’è un mio amipiù semplice possibile: cercando la stru- glia allargata nacque un bambino con co che colleziona barzellette oscene sui
mentazione necessaria per continuare sindrome di Down. E alla fine degli an- ciechi per poi raccontarmele. Mi piace
a lavorare, e investendo nel lavoro an- ni Novanta da portavoce nazionale dei autodefinirmi come “un povero portacora più di prima. Ovviamente, so bene Verdi condussi – con Pierangelo Ber- tore di handicap”, ma si tratta di un’edi essere un uomo privilegiato: perché toli – una campagna nazionale contro spressione sarcastica che prende in giro
ho una rete familiare e affettiva molto le barriere architettoniche. Quando an- me e i miei interlocutori, talvolta in un
ampia, sono titolare di un buon reddito cora stavo benissimo, scrissi un saggio immotivato imbarazzo, visto che sono
e nella mia vita ho accumulato una ta- intitolato Cinque milioni di disabili e il comunque un privilegiato. Anche se,
le riserva di informazione da poter vi- predellino del tram, perché mi affasci- sia chiaro, sono un disabile grave con
vere di rendita per qualche tempo. Ma nava e inquietava la struttura di accesso effetti pesantissimi sulla mia vita quoanche perché ho sempre organizzato ai mezzi pubblici di Milano. Oggi ov- tidiana. Tornando alle parole, vorrei
la mia esistenza in maniera cooperaticoncludere dicendo che bisogna lavorava. Per cui nel momento in cui ho bisore con pazienza: perché sappiamo quali
termini criticare, ma non abbiamo angno degli altri, gli altri ci sono: nel 2001
ho fondato l’associazione A buon diritcora una risposta definitiva su quali sito, che si è rivelata per me non un sem- Luigi Manconi in un scatto di Salvatore Contino
ano quelli da adottare.
17
Eco stile Ritorno alla terra
A Napoli, l’arte dell’orto
Luigi Tufano, disabile partenopeo di 49 anni, è tra gli agricoltori di Ortigami.
Come? Elevando un piccolo appezzamento di terra ad altezza sedia a ruote
L’
Maria Nocerino
agricoltura diventa sociale in terra napoletana. A pochi passi dallo
storico ippodromo di Agnano, in
via Cavone degli Sbirri, uomini e donne coltivano pomodori, melanzane, zucchine, peperoncini, ma anche cetrioli,
cipolle, insalata. Ognuno con il suo piccolo appezzamento di terra: circa 50 metri quadrati, quanto basta perché i frutti
di madre natura possano coprire il fabbisogno di una famiglia media. A sporcarsi le mani, insieme a tanti giovani e
famiglie, c’è anche Luigi Tufano, napoletano disabile di 49 anni, a cui è venuta
un’idea molto semplice per rendere l’orto accessibile a tutti: l’innalzamento della terra a un metro d’altezza. Un piccolo
accorgimento che ha fatto di Ortigami
il primo orto urbano di Napoli che pos-
18
sa dirsi pienamente sociale, in cui cioè a
coltivare la terra possono essere davvero
tutti, anche chi si muove in sedia a ruote.
L’iniziativa è partita un anno fa con
l’associazione di “guerrilla gardening”
Friarielli ribelli, che dal 2011 si batte per
diffondere e recuperare valori come l’amore per la terra e la difesa della natura, attraverso una coltivazione rispettosa
dei tempi naturali di crescita, da un lato, e attenta alla sensibilizzazione delle
istituzioni e dei cittadini dall’altro. Circa
8mila metri quadrati, dati in concessione da un privato e che, prima che a prendersene cura fossero i Friarielli, erano
abbandonati a se stessi. All’ombra degli
alberi di noce, gli spazi comuni ospitano
le attività sociali dell’orto, le assemblee,
gli incontri e le feste delle stagioni. L’orto, infatti, apre le porte a tutti di domeni-
Insieme alla terra, la passione di
Luigi Tufano è l’arte. Nel 2010 ha creato
il Movimento Contaminarte, che ha
l’obiettivo principale di rappresentare
la diversità da un punto di vista fisico,
sessuale, razziale. La sua ultima
installazione ha trovato il suo palcoscenico
naturale proprio nell’Ortigami a maggio
scorso. Scarti di terra: come natura
crea, questo il titolo dell’esposizione
fotografica, raccoglie scatti stampati su
materiali poveri o di risulta. Il messaggio
è quello di dare dignità a tutto ciò che la
nostra società considera scarto, errore,
imperfezione, diverso.
ca organizzando dibattiti su temi come
l’agricoltura biologica, il compostaggio,
il ciclo e riciclo dei rifiuti.
Attualmente sono circa 25 gli “ortisti”
tra ragazzi, anziani, famiglie, disabili,
molti dei quali bambini, che si incontrano per coltivare gomito a gomito, condividendo saperi, esperienze e ottimi
pranzi a chilometro zero. La terra è coltivata secondo i metodi dell’agricoltura
sinergica, che sfrutta le potenzialità delle piante mescolandole e consociandole
tra loro in modo che si proteggano a vicenda. «C’è un regolamento da seguire,
Dal 2011 l’associazione Friarielli ribelli promuove
l’amore per la terra e la difesa della natura
coltivando un’area di 8mila metri quadrati, in
precedenza abbandonata all’incuria.
Circa 25 gli “ortisti” tra ragazzi, anziani, famiglie,
disabili, molti dei quali bambini.
basato sulla partecipazione di gruppo –
spiega un’attivista, Laura Gioia –. A Ortigami i rapporti tra le persone vengono
coltivati come la terra: secondo i principi
di fiducia e rispetto. Siamo nati da poco,
ma è nelle nostre intenzioni pianificare
le attività dell’orto in modo tale che tutti gli spazi comuni, compresi i bagni, siano completamente accessibili».
Intanto, Luigi è ben contento di poter già coltivare il suo pezzetto di terra:
«Quella con Friarielli ribelli è un’amicizia nata per caso. Ci siamo conosciuti il 26 maggio 2012 perché un amico mi
aveva invitato all’inaugurazione dell’orto. La mia richiesta fu semplice: perché
non elevare il livello di un piccolo pezzo di terreno ad altezza di sedia a ruote
in modo da rendere l’attività agricola accessibile anche ai disabili? Immediata la
19
risposta: da quel momento dedico molte ore alla settimana a seminare la mia
terra e a coltivare ortaggi di stagione».
La sua giornata con la zappa? «Dopo aver
parcheggiato, entro nel mio terreno, certo un po’ a fatica, ma ho forza nelle braccia e riesco a spingermi anche su zone
impervie: lo sforzo fisico non mi spaventa. La terra? Una passione che mi aiuta
ad andare avanti nei momenti difficili,
ma anche una scelta di cittadinanza».
Molto attivo nel sociale, Tufano ha
sempre svolto un’esistenza «stranamente normalissima», come la definisce lui
stesso. Guida l’automobile, vive da solo
nella sua casa a Soccavo e ha lavorato fino a pochi anni fa. Dopo un periodo a
Brescia, dove era impegnato al consorzio Solco, nel 1996 torna a Napoli: «Una
scelta dettata dal cuore». Dal 2000 entra
come lavoratore socio e impiegato amministrativo nella cooperativa Officine
grafiche – nata dall’esperienza dell’associazione Il Pioppo –, che si occupa di
minori a rischio ed ex tossicodipendenti, fino al suo fallimento nel 2006. «È stata un’esperienza molto importante per
me – dice –. Ora sono disoccupato, non
è facile trovare un nuovo impiego».
Nella sua battaglia per la normalità,
Luigi non ha mai smesso di lottare anzitutto contro le barriere mentali, «più
difficili da abbattere di quelle materiali. Facendo le dovute differenze tra disabilità motorie e psichiche perché sarebbe
sbagliato generalizzare, il problema quotidiano da affrontare in una città come
Napoli è quello delle barriere architettoniche. Ma a volte l’ostacolo più grande
è il pregiudizio». Ed è proprio per combattere gli stereotipi che Tufano è stato protagonista di alcune campagne di
sensibilizzazione. Partecipando al video
musicale Miserere Cantus di Antonello
Matarazzo, ambientato all’ex Italsider
di Bagnoli, e interpretando se stesso nel
cortometraggio Il fatal evento, tra i mille
ostacoli del capoluogo campano.
visti da vicino Sotto sfratto
Tre casi di persone
disabili costrette a lasciare
la propria abitazione
in pochi mesi, con
associazioni e istituzioni
che corrono ai ripari.
E alla base un dato:
la correlazione tra
problemi economici
e disabilità
Emergenza casa? Colpa del rischio
A
Michela Trigari
Roma un malato di poliomielite ha
tentato il suicidio perché costretto
a lasciare il proprio appartamento.
A Pozzallo, in provincia di Ragusa, una
madre e i suoi due figli disabili (adulti)
sono stati mandati via da casa con tanto di ufficiale giudiziario e assistente sociale al seguito; la vicesindaco, però, ha
promesso una sistemazione a breve. A
Urbana, vicino Padova, sfratto rinviato
perché c’è di mezzo un 18enne disabile.
Tre casi di cronaca apparsi sui quotidiani locali negli ultimi mesi. Alla base dei
primi due sfratti questioni economiche.
Casualità ravvicinata, eco mediatico o
sintomo di un problema ormai non più
tanto latente? Difficile da stabilire, anche se associazioni ed enti locali si stanno dando da fare per venire incontro
alle situazioni di “emergenza casa” delle
persone con disabilità. L’ultimo in ordine di tempo è proprio il Comune di Roma, che prima dell’estate ha consegnato
42 alloggi per disabili e anziani con disagio abitativo e una casa famiglia nella
zona di Settecamini: l’intervento rientra
nell’attuazione del Piano casa approvato
nel 2010 dall’ex giunta Alemanno.
In molte città, poi, esiste un servizio,
un ufficio o uno sportello apposito per
l’emergenza abitativa. I regolamenti di
edilizia residenziale pubblica più nuovi, inoltre, prevedono una quota di riserva per quelle persone che hanno seri
problemi di alloggio, dove un’invalidità superiore al 67% fa punteggio. E poi
c’è il privato sociale: l’Associazione italiana assistenza spastici (Aias) di Bologna, per esempio, ha inaugurato da
pochi mesi un mini appartamento per
20
l’accoglienza temporanea di persone disabili con problemi di alloggio o che si
trovano in situazioni economiche precarie. La fondazione Il Samaritano di
Ancona, invece, dispone ormai da qualche anno di sei appartamenti – gestiti a
spese degli occupanti – per famiglie che
hanno figli disabili a carico e che ora risiedono lì stabilmente.
«A livello nazionale – fanno sapere
dal Sunia-Cgil – l’unico rimedio che il
Parlamento ha saputo stancamente riproporre in questi anni è stato il blocco annuale delle esecuzioni di sfratto
per finita locazione ad anziani, malati terminali e invalidi» con reddito annuo lordo inferiore ai 27mila euro, che
però rappresentano «meno del 9% delle famiglie sotto sfratto» (nel 2012, secondo i dati del ministero dell’Interno,
i provvedimenti esecutivi emessi sono
Sbarcare il lunario:
mission (quasi) impossible
U
povertà
stati complessivamente 67.790, +6% rispetto all’anno precedente, di cui oltre
60mila per morosità). Infatti la maggior
parte degli sfratti in Italia avviene per
mancato pagamento dell’affitto. Il problema quindi non è tanto la casa quanto
il potersela permettere.
Sullo sfondo di questo fenomeno si profilano allora due dati: da una
parte la crisi economica, che colpisce
indistintamente le fasce medio-basse
della popolazione, e dall’altra la correlazione tra povertà e disabilità. Un rapporto, quest’ultimo, che non è stato solo
denunciato dalla Federazione italiana
per il superamento dell’handicap (vedi box), ma che ha trovato anche il suo
“metro”: un nuovo indicatore di misurazione del rischio povertà delle persone
disabili. A rielaborarlo di recente, dopo
na persona disabile in famiglia può
essere una delle principali cause di
impoverimento. I motivi? Assenza di occupazione, sovraccarico assistenziale, alti
costi sociosanitari, riflessi negativi sulla
carriera lavorativa dei familiari. La denuncia arriva dalla Federazione italiana per
il superamento dell’handicap (Fish), che
ha estrapolato i dati Istat 2009 “Indagine
sulle condizioni di vita Eu-Silc”: il 23,4%
delle famiglie in cui è presente almeno
una persona disabile è a rischio povertà,
a fronte del 18,4% degli altri nuclei. Al Sud
e nelle Isole il rischio aumenta: è pari al
36,2% contro il 18% del Centro e il 16% del
Nord. Il 40% delle famiglie con almeno
una persona disabile in casa ha dichiarato
poi di non riuscire ad affrontare una spesa
imprevista (valore che sale al 53% nel
Mezzogiorno), contro il 28% del resto dei
nuclei familiari. Solo il 29,7% delle famiglie
in cui c’è un disabile è riuscita a risparmiare
(percentuale che scende al 21% a Sud), a
fronte del 36,5% di nuclei in cui non sono
presenti persone disabili. [M.T.]
uno studio pilota realizzato nel 2009,
sono stati Georgia Casanova, ricercatrice dell’Istituto nazionale riposo e cura
anziani (Inrca), e Roberto Lillini dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, già autori dell’indagine Disabilità,
non autosufficienza e diseguaglianze
socioeconomiche. Il nuovo indice, sperimentato a Genova con i dati messi a
disposizione dell’assessorato comunale
ai Servizi sociali e presentato quest’estate alla conferenza dell’European survey
research association a Lubiana, «conferma i risultati già noti: la disabilità può
incidere sulla povertà dell’individuo e
In alto a destra, i 42 alloggi inaugurati a
Settecamini, in via Cernaia (foto: Roma Capitale)
21
del suo nucleo familiare, mentre servizi e azioni pubbliche – in particolare
le misure economiche – contrastano il
processo di deprivazione delle persone
anziane e disabili così come il supporto
informale (familiare o esterno) è l’altro
fattore che oggi maggiormente combatte l’impoverimento», spiega Casanova.
La definizione di deprivazione socioeconomica, infatti, non tiene solo conto
delle dimensioni materiali ma «anche di
quelle di relazione e socializzazione con
l’ambiente esterno (intese come partecipazione alla vita sociale cittadina) e
delle condizioni abitative. Per esempio
la posizione isolata, il degrado dell’alloggio, il vivere soli o in situazioni instabili sono fattori peggiorativi, mentre
l’abitare in famiglia, in co-housing o in
comunità può facilitare il contrasto alla povertà».
portfolio Bambini del mondo
Istruzione e integrazione
per combattere la
discriminazione e
l’isolamento dei bambini
disabili nei Paesi a basso
reddito, i più trascurati e
vulnerabili nel mondo.
Secondo le stime, sono
93 milioni i minori –
uno su 20 quelli al di
sotto dei 14 anni – con
una disabilità. Circa il
28% dei bambini sotto i
cinque anni manifestano
un ritardo nella crescita
o sono cronicamente
malnutriti e oltre 300mila
sono a rischio di cecità per
mancanza di vitamina A.
Ogni anno, poi, i minori
rappresentano circa il
25% di tutte le vittime
di mine o residuati
bellici esplosivi. Anche il
genere è determinante:
le femmine sono
doppiamente discriminate
perché devono affrontare
anche le disuguaglianze
imposte dal loro ruolo
di bambine e ragazze.
I dati sono contenuti nel
rapporto dell’Unicef La
condizione dell’infanzia
nel mondo 2013. Bambini
e disabilità. Ma l’indagine
dimostra anche che
l’inclusione è possibile:
cure mediche, assistenza
socio sanitaria, protezione
legale e scuola, infatti,
sono un antidoto contro
gli abusi, lo sfruttamento
e l’abbandono cui
possono essere soggetti
se vengono nascosti o
istituzionalizzati, come
spesso succede a causa
dello stigma sociale o degli
altri costi per crescerli.
22
23
portfolio Bambini del mondo
In alto, studenti del
Bengala occidentale
imparano la matematica
usando il Braille (foto
Anita Khemka). Al
centro, una festa
scolastica in Bangladesh
(foto Naser Siddique).
In basso Wenjun, nove
anni, passeggia con la
sua mamma affidataria
in Cina (foto: Jerry Liu).
Nella pagina
precedente, in alto
a sinistra, un asilo
inclusivo a Nizhny
Novgorod, nella
Federazione Russa (foto
Anna Kochineva). A
destra, Chaeli Mycroft,
vincitrice del Premio
internazionale dei
bambini per la pace
2011 e “ability activist”:
studia politica e filosofia
all’Università di Cape
Town, in Sudafrica.
Sotto, bambini con
deficit uditivo e visivo
imparano l’arte della
ceramica in un istituto
nei pressi di Mosca
(Anna Kochineva).
24
A destra, una
partita di netball
alle elementari
“Ojwina” di Lira,
in Uganda (foto
Michele Sibiloni).
Sotto, un giovane
albino legge in
Braille in una scuola
nella città di Moshi,
in Tanzania (foto
Giacomo Pirozzi).
25
SPORT Intramontabili
Silvia, in gara per il futuro
dello sport paralimpico
L’atleta piemontese ha
partecipato ai Giochi
di Pechino nel tennis e
a quelli londinesi nel
canottaggio. Ora vive
un momento di
riflessione: «Mi sto
dedicando a portare
lo sport nelle scuole».
Intanto ha comprato
una handbike
I
Daniele Iacopini
n principio fu il tennis. Una disciplina scelta per affinità elettive e, nel
contempo, per entrare in maniera
decisa nell’alveo paralimpico. Un modo, anche, per gettare idealmente il cuore oltre la rete. Con la racchetta in mano
Silvia De Maria, oggi quarantenne atleta di Pinerolo, ha così vissuto la sua prima esperienza paralimpica, riuscendo a
partecipare all’appuntamento di Pechino 2008. Una prima Paralimpiade che
ha dato autostima e fiducia all’atleta piemontese.
Disabile dall’età di 16 anni a causa di
un incidente stradale, Silvia si è “appoggiata” subito a quello che da adolescente era il suo hobby preferito: lo sport.
Da allora la pratica sportiva si è rivelata una sorta di supporto psicologico e
strutturale, fino a diventare un impegno costante e una ragione di vita. Una
missione nata per necessità, passata –
26
come detto – attraverso il tennis e approdata dopo Pechino al canottaggio.
Nell’autunno del 2008, infatti, la pagaia
ha preso il posto della racchetta, il fiume
Po ha sostituito il campo in cemento. E
Silvia, tesserata con la società Canottieri
Caprera, si è ritrovata ancora in nazionale, stavolta con destinazione Londra.
Seconda Paralimpiade nel 2012 e sesto
posto che vale quasi un podio. Una soddisfazione colta nel doppio “adaptive”,
in tandem con Daniele Stefanoni. Dalle
Paralimpiadi più belle della storia – così sono state definite – Silvia De Maria
è tornata con un buon riscontro cronometrico (ad appena quattro secondi
dal podio, dominato dalla Cina) e tanta soddisfazione.
Poi la voglia e la necessità di rallentare, di guardarsi intorno. Oggi l’atleta
paralimpica ha ridotto gli allenamenti,
ha deciso di dedicarsi alle sue cose e agli
affetti e si è comprata una handbike con
la quale – giura – andrà solamente in
vacanza. «Sono in una fase di riflessione che coincide, non lo nego, anche con
il fatto che il mio allenatore di canottaggio di Torino è diventato tecnico nazionale under 16, cosa che lo ha costretto a
spostarsi. Allora ho deciso di prendermi un momento per me: non ho avuto più voglia di “immergermi” in uno
sport così faticoso, duro sul piano fisico e della disciplina. Ho una casa, un fidanzato, degli animali a cui dedicarmi.
Valori a cui ho tolto spesso tempo prezioso: ora posso recuperare».
Ma cosa rimane del passato, delle esperienze paralimpiche? «Pechi-
no per me è stata l’Olimpiade migliore
– ricorda –, soprattutto sul piano umano ed emotivo. Londra è stata il top
sul piano professionale e agonistico. Lì
ho dato tutto». E adesso? «Adesso faccio altro – dice Silvia con felicità e orgoglio –. Sto cercando di capire perché
agli studenti disabili venga impedito di
partecipare all’ora di educazione fisica
nelle scuole. Questo non è giusto. Nel
contempo vado negli istituti scolastici, incontro tanti ragazzi, spiego loro la
bellezza delle discipline paralimpiche e
dello sport in generale. Dobbiamo investire sul futuro».
«Contemporaneamente – continua –
insegno tennis ai ragazzi disabili al Circolo di Pinerolo. Perché io rimango una
sportiva, ma è giusto creare opportunità di crescita per i più giovani. Mi piacerebbe vedere qualche new entry a livello
nazionale, l’affermarsi di qualche talento. Il fatto che ci sia gente come me, di
40 anni, nel giro della nazionale significa che il ricambio non è garantito».
Una situazione dovuta a fattori tecnici e anche culturali. «Sto predisponendo assieme ad altre persone un progetto
per entrare nelle scuole e formare anche
i professori di educazione fisica – spiega Silvia -. Occorre parlare di mobilità
a tutti, per un cambiamento culturale e
sociale effettivo. Vedo tutto questo come un sogno. Certo, capisco che il momento è quello che è, anche sul piano
economico. Risorse aggiuntive non ve
ne sono. Ma tutti i bambini avrebbero
il diritto di praticare sport».
Poi, una volta fuori dalla scuola, le
cose non migliorano per un disabile che
voglia impegnarsi… «Il movimento paralimpico e il Cip fanno quello che possono. I finanziamenti sono quelli che
sono. Sarebbe bello che le diverse federazioni sportive aiutassero di più lo
sport paralimpico. Un gesto dovuto».
Insomma, Silvia De Maria sembra
aver individuato un nuovo, ambizioso
obiettivo. Certo, l’impressione è che stavolta sarà costretta a pagaiare controcorrente. Ma energia, stimoli e carattere
non le mancano. Intanto ha comprato
una handbike. E il dubbio subito si insinua: il tennis a Pechino, il canottaggio
a Londra... E se a Rio de Janeiro nel 2016
andasse di moda proprio l’handbike?
27
Barack e Michelle Obama hanno
accettato la presidenza onoraria
dei Giochi mondiali estivi di Special
Olympics, che si terranno a Los Angeles
dal 25 luglio al 6 agosto 2015. «Special
Olympics ha una tradizione iniziata più
di 50 anni fa, a casa di Eunice Kennedy
Shriver – ha ricordato il numero uno degli
Usa –. Oggi quella semplice iniziativa
durata solo un giorno è diventata una
delle più grandi e diffuse competizioni
sportive in tutto il mondo dedicata
a persone con disabilità intellettiva.
Gli atleti che parteciperanno ai Giochi
mondiali estivi ben rappresentano il
coraggio e la determinazione che è alla
base dello spirito americano».
Protagonisti assoluti saranno 7mila
atleti con e senza disabilità intellettiva,
provenienti da 170 Paesi del mondo,
insieme a 3mila coach e 30mila
volontari. Anche l’Italia parteciperà
con una delegazione di 200 persone
tra atleti e tecnici; per coprire i costi
della trasferta degli azzurri, è partita la
campagna “Adotta un campione”. Info:
Specialolympics.it.
teMpO libero A tutto relax
Nata nel Giappone del sesto
secolo, negli ultimi anni
questa tecnica si è diffusa in
Occidente. Entrando anche
nei contesti sociali e sanitari,
oltre che nelle associazioni
di volontariato. Che offrono
trattamenti alle persone
disabili e ai loro familiari
L’energia positiva dello shiatsu
C
Giorgia Gay
alano le tensioni, si diffonde una
sensazione di calore e leggerezza, migliora l’umore, si acquisisce
maggior energia. Chi ha già provato un
trattamento shiatsu probabilmente conosce bene i benefici di questa tecnica
di riequilibrio energetico del corpo, diffusa in Giappone dal VI secolo. Chi le
ha già sperimentate sa che le pressioni possono alleviare i dolori e favorire
una presa di coscienza del proprio corpo. Proprio per questo lo shiatsu è ormai diffuso anche nel contesto sociale e
sanitario, e negli ultimi anni sono molte le esperienze in Italia rivolte a persone con disabilità sia fisica sia psichica,
nate in seno ad associazioni ma anche
a opera di singoli professionisti. «Mi
avete tolto tanto dolore e dato più flessibilità e movimento equilibrato» rac-
conta una persona affetta da paralisi di
Bell, seguita dall’associazione di volontariato Shin-Shiatsu Namikoshi che dal
2009 opera nel centro di riabilitazione
Vaclav Vojta di Roma.
«Si hanno dei benefici soprattutto
dal punto di vista muscolare e un rilassamento totale del fisico» aggiunge una persona con sclerosi multipla.
«Ho avuto miglioramenti tangibili: diminuzione della spasticità, il mio ipertono muscolare è molto diminuito. La
deambulazione è migliorata. La mano plegica permette piccoli movimenti
delle dita» riferisce un’altra, colpita da
emiparesi destra. E un ex medico, con
paralisi di Bell, evidenzia: «In poche
sedute ho recuperato il cento per cento della mobilità del volto, delle palpebre e della bocca. Dopo il massaggio mi
sento sciolta sia fisicamente che psico-
28
logicamente; mi rilasso, respiro meglio,
riacquisto energia». Sono, queste, solo
alcune testimonianze raccolte dall’associazione che tratta pazienti del centro romano affetti da diverse patologie,
tra cui varie forme di paresi spastica, tetraplegia, sclerosi multipla, paresi facciale, distrofia muscolare, scoliosi.
«Lo shiatsu dimostra risultati efficaci
anche sulle persone affette da Parkinson – evidenzia il presidente Giampiero
Cambi –. Le portiamo a vivere qualche
giorno in modo più rilassato, riducendo
il tremore o la rigidità».
Di autismo, in particolare, si
occupa Roberto Pandini, operatore
professionale e insegnante dell’associazione Zampeluci di Lodi, che dal 2008
promuove, con il centro Il paguro, la
sperimentazione “shiatsu e autismo”.
Negli ultimi anni sono molte le esperienze in
Italia rivolte a persone con disabilità sia fisica
sia psichica, nate in seno ad associazioni ma
anche a opera di singoli professionisti.
«Per queste persone speciali il contatto è come un abbraccio caloroso che si
ripercuote per tutto il corpo, un calore che a loro spesso manca – spiega –.
Quando si lavora con bambini autistici non dobbiamo pretendere di entrare
subito in relazione con loro, ma dobbiamo attendere il momento in cui loro
sono disposti ad accettarci. Dobbiamo
rispettare i loro tempi, aspettare che ci
facciano entrare nel loro mondo. Una
volta consolidato il fidarsi e l’affidarsi,
questi bambini vengono a cercare il nostro contatto e anche il più ipercinetico
a volte si addormenta».
Milena Putelli, operatrice professionale di Brescia, ha invece deciso di
attivare un corso per aiutare persone
disabili ad acquisire maggiore sicurezza e consapevolezza delle proprie potenzialità e a migliorare quella motoria.
«Al momento lavoro con un gruppo di
otto ragazzi tra i 20 e i 40 anni con disabilità psichica e lieve disabilità fisica.
Insegno loro una sequenza di shiatsu di
facile memorizzazione, che aiuta a esercitare anche le facoltà cognitive. Il corso
consente non solo di ricevere il trattamento, ma anche di imparare i movimenti e praticarli sui compagni. In
questo modo imparano a interagire tra
loro». L’esperienza è stata realizzata con
gli utenti della cooperativa Il Quadrifoglio fiorito: «I benefici per questi ragazzi sono davvero notevoli – spiegano i
referenti –, sia a livello fisico che cognitivo. È un processo di armonizzazione
col proprio corpo e con i suoi limiti, è la
capacità di avvicinarsi in modo globale
alla persona disabile per scoprirne bisogni, sogni, aspettative e potenzialità».
Dall’esperienza dell’Accademia italiana shiatsu do è nata l’associazione Shiatsu do volontariato. «Abbiamo
all’attivo diverse attività – spiega Sylvia
Dittadi, referente per il Veneto dell’Accademia –. Tutto è nato dall’impegno di
alcuni corsisti che hanno portato que-
29
sta tecnica nel volontariato». In provincia di Venezia l’associazione ha all’attivo
il progetto “Gli Amici dello shiatsu” al
Villaggio San Paolo, grazie al quale dal
2008 sono state trattati 558 disabili e 737
accompagnatori. «Quando si ha a che
fare con persone disabili, ci sono alcune
accortezze da mettere in atto per quanto riguarda la posizione e la quantità
di pressione. Ma ciò che conta davvero
non è la malattia, bensì il poter aiutare
la persona a riscoprire il proprio corpo
grazie al contatto». A Cagliari, invece,
l’organizzazione ha avviato un progetto
con il coinvolgimento dell’Anffas.
A Firenze da quattro anni l’associazione Shiatsu Ki Shen offre trattamenti
ai familiari di persone con spina bifida:
«L’iniziativa è nata con l’Associazione
toscana idrocefalo e spina bifida – dice la presidente Marinella Salerno – ed
è rivolta a persone che convivono con la
disabilità, familiari e accompagnatori.
Abbiamo riscontrato benefici importanti per chi è sottoposto a un esercizio
fisico quotidiano estenuante e, contemporaneamente, il trattamento offre la
possibilità di ritagliarsi del tempo per
sé e tornare in connessione con la propria salute. Si ottiene così un miglioramento della risposta fisica, emotiva,
energetica e anche del rapporto con gli
altri». Dal prossimo anno l’esperienza
sarà estesa anche alle persone disabili.
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IBRIRAGAZZIM TRECINEMAFESTIVALFICTIO
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NFUMET
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TITELEVISIO
NEPERSONAGGILIBRITEA
 teatro 
Il dio Ganesh
che arriva
dall’Australia
I
l New York times lo ha definito uno spettacolo notevole che
impedisce di cadere nell’accettazione passiva di ciò va in scena: un tonico vitale in grado di
acutizzare le sensazioni di quegli spettatori che credono di aver
già visto tutto. Ha fatto il giro del mondo, Ganesh versus the
third Reich (Ganesh contro il terzo Reich), opera teatrale pluripremiata portata in scena da Back
to Back Theatre: una compagnia
stabile australiana nata nel 1987, e
tutta formata da persone con disabilità intellettiva. Anzi da persone “percepite” come disabili
stando alla definizione che si legge sul sito del gruppo. «Per noi
non conta il tipo o il livello di disabilità – precisa la manager della
compagnia Alice Gerlach –. I nostri attori condividono una medesima visione della vita e il loro
scopo è raccontare storie dal carattere politico e sociale che interessano tutti. Spesso le nostre
rappresentazioni risuonano in
maniera struggente e potente,
perché siamo in grado di portare in scena spettacoli che le altre
compagnie teatrali non potrebbero realizzare».
Ganesh contro il terzo Reich
racconta la storia del dio indiano
dalla testa di elefante che intraprende un viaggio nella Germania nazista per reclamare la
svastica, in realtà un simbolo indù. Ma a questo livello narrativo
se ne intreccia ben presto un al-
tro: l’ansia degli attori che sentono la pesante responsabilità di
confrontarsi con un tema lontano ed estraneo alla propria storia
e cultura. «Ci abbiamo lavorato cinque anni prima di portare
lo spettacolo in scena – racconta il direttore artistico Bruce
Gladwin –. Una nostra attrice
era ossessionata dalla figura di
Ganesh, che disegnava in continuazione. La storia parte proprio
da questa ossessione ma il protagonista dell’opera, anziché disegnare il dio indiano, è alle prese
con la scrittura di un soggetto teatrale». L’idea ha poi preso corpo
con lentezza, lavorando sull’au-
30
to-analisi e sull’improvvisazione
e valorizzando il talento di ciascuno dei sei attori che formano
la compagnia. Persone – si legge
sul sito del Back to Back Theatre
– che in una cultura ossessionata dalla perfezione e dalla bellezza enfatizzata chirurgicamente,
costituiscono dei veri outsider.
Una condizione, quest’ultima,
che ha permesso loro di esplorare nel corso degli anni il lato buio
dei nostri tempi, come la sessualità delle persone disabili, lo
screening genetico, l’ineluttabilità della morte. Temi complessi e
spinosi con cui di solito si preferisce evitare di confrontarsi. [A.P.]
GRAFIAVIDEOMUSICARADIOLIBRIRAGAZZ
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 libri 
Cate, un’adolescenza
daaterina
XXLha 17 anni e un peso trop-
C
po grande da sopportare. Un’enorme
massa corporea che la segue a ogni
passo relegandola, per scelta e per destino, nel mondo delle non persone. Dove lei
abita murata in se stessa e nella propria supereroica diversità, nascondendosi dietro
gli infiniti sipari che la quotidianità le consente di frapporre tra sé e il resto del mondo. Dinanzi ai professori la sua obesità
però fa un passo indietro: perché lei, CateCiccia, può perdere tutte le gare di corsa,
ma quando si tratta di ragionamenti non
sbaglia una partenza e non manca mai il
traguardo. Non a caso, infatti, è la prima
della classe.
Ha vinto il Premio Campiello Opera prima ed è stato in
lizza al Premio Strega, Cate, io il romanzo
di esordio che Matteo
Cellini, classe 1978,
ha pubblicato per
Fazi. Come Pirandello, l’autore, insegnante di lettere in
una scuola media, è
convinto che la realtà non ci fu data e non
c’è, ma dobbiamo conquistarcela giorno per
giorno se vogliamo essere ed esistere. Una massima, quest’ultima, che
pervade in maniera chiara
l’intera vicenda di Caterina, in
un continuo omaggio al padre
di Uno, nessuno e centomila:
volume che solo alla fine Cate
avrà finalmente il coraggio di acquistare,
dopo una serie di sconfitte in grado di minare tutte le sue più radicate convinzioni.
Trascinandola verso un lieto fine faticoso,
dove la vita prende il posto della morte e il
gioco delle infinite possibilità ha la meglio
su ogni granitica certezza.
Ed è un piacere vedere gli assiomi di
Caterina, intelligente e sarcastica eroina
di Urbania, paese di 8mila anime in provincia di Urbino, sgretolarsi uno a uno. A
cominciare dalla madre di tutte le persuasioni, sulla quale la protagonista fonda la
sua stessa esistenza: che i grassi non hanno diritto alla vita. Oggetto di acuto biasimo e scherno perenne, sono condannati
a muoversi ai bordi di una festa collettiva
che continuamente li ripudia e li espelle.
Unico rimedio, allora, crearsi dei portentosi anticorpi che consentano loro di
attraversare la vita di sbieco, fuggendo le
delusioni e il dolore. Ma saranno proprio i
membri della sua famiglia smisurata (per
dimensioni, si intende) a mostrarle la faccia più sorprendente della medaglia: pagina dopo pagina, l’inflessibile Cate sarà
infatti costretta a scoprire che il padre, la
madre e i due fratelli, sebbene afflitti dalla sua stessa terribile stazza,
non si rassegnano a rimanere prigionieri della
propria obesità. Che sarà
pure una parte ingombrante della vita,
ma non ne è certo l’unico né il principale ingrediente.
Pur con qualche tirata
eccessivamente didascalica, Cate, io rimane un romanzo
lieve e intelligente.
In grado di far riflettere sulle gabbie in cui
ognuno di noi riesce a chiudere se stesso. A
partire da ciò che più gli appare ovvio, ma
che forse agli occhi degli altri è solo un elemento di un disegno più complesso. [A.P.]
31
Matteo Cellini
Cate, io
Fazi 2013
pagine 216, euro 16
AGGILIBRITEATRODANZAFOTOGRAFIAVID
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EOMUSIC
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ARADIOLIB
O
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RIRAG
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FUMETTITE
 libri 
29 settimane:
la decisione più
difficile
a notizia, inattesa e dramma-
L
tica, arriva alla ventinovesima settimana di gestazione,
durante una delle ultime ecografie. Lorenzo, il primo figlio che
Imparare a vivere. Toccare il
Luce e Pietro aspettano dopo cinfondo per poi risalire pian piano
que anni di tentativi, ha un ritarin superficie. La stanza dei pesci, di
do preoccupante di crescita. «Una
Flora Tommaseo, racconta proprio
forma di displasia scheletrica», è
quei giorni di dolore e crescita
la diagnosi iniziale che ai genitointeriore che l’hanno strappata
ri sembra una sentenza e che neldagli abissi oscuri del suo mondo.
la madre scatena sensi di colpa:
Un volume autobiografico (290
pagine, 16 euro), inserito nella
teme di aver sbagliato qualcosa
collana “180. Archivio critico della
durante la gravidanza, causando
salute mentale” edita da Alphabeta la disabilità del feto. Che ha poVerlag di Merano, che ha attirato
che probabilità di sopravvivere: il
l’attenzione dello scrittore e
suo torace minuscolo comprime
germanista Claudio Magris, autore
cuore e polmoni. Le sue ossa sono troppo corte e sottili. Nel romanzo Nessuno sa di noi – edito
da Giunti e arrivato quinto al Premio Strega di quest’anno, il volume ha venduto 70mila copie ed è
alla dodicesima ristampa; i diritti sono già stati venduti in Spagna e in Giappone – la scrittrice
e sceneggiatrice Simona Sparaco
dell’introduzione. Ci sono persone
«che sono passate attraverso forche affronta un tema spinoso e difficaudine umilianti e degradanti e
cilissimo: l’aborto terapeutico, deanche colpevoli, che hanno dovuto
ciso dai genitori che riscontrano
attraversarle per ritrovare se
la gravissima disabilità del figlio.
stesse». Perché «si può “impazzire”,
Una scelta lancinante, dolorosa,
ma si può anche guarire». Oppure
consumata amaramente proprio
«si può anche diventare capaci di
il 24 dicembre. «Dio che si è fatto
vivere», annota Magris. Matilde,
uomo nella notte di Natale, con le
protagonista di questo romanzo
di formazione, ne è un esempio.
braccia e le gambe troppo corte, il
Troppe delusioni l’hanno portata ad petto stretto e lo stomaco largo».
anestetizzarsi con i rimedi peggiori
Il sentimento di pietas per quedi cui un’anima possa nutrirsi.
sto
bimbo mai nato, per sua maEppure, grazie al suo «magik book»,
dre,
suo padre e tutti coloro che
riuscirà a conservare «il senso della
lo
attendevano,
sovrasta giudizi
leggerezza», fino a imparare a
e
posizioni
ideologiche.
Leggennuotare nel mare della vita. [M.T.]
32
Simona Sparaco
Nessuno sa di noi
Giunti 2013
pagine 256, euro 12
do queste pagine, la reazione non
è quella di puntare il dito, ma di
entrare empaticamente nella vicenda narrata, paradigma di tante
altre storie simili ma tutte uniche
nella loro sofferenza. «In ogni
bambino con un handicap che incontro, vedo Lorenzo. Assisto alla pazienza e al dolore dei genitori
che lo tengono per mano, e abbasso lo sguardo, travolta da un senso d’inadeguatezza, dal sospetto
di aver eluso in qualche modo il
mio destino. Mi sarei dovuta trovare nei loro panni, e non qui, nuda in questo spazio cieco», riflette
la protagonista. Mettendo a nudo
la sua fragilità e guardandola negli occhi, nella consapevolezza
che dal buio si può uscire se hai
qualcuno accanto che ti ama davvero e ha la pazienza di aiutarti a
rimettere insieme i pezzi di un’identità sgretolata. [L.B.]
 libri 
Simona Lo Iacono
Effatà
Cavallo di Ferro 2013
pagine 152, euro 13
Aktion T4, mai
ci fu delitto più
grande
ino Smith, otto anni, ca-
N
pelli biondi e orecchie sorde, torna in Sicilia con sua
madre Maria. Sono gli inizi degli
anni Cinquanta e i due arrivano
dall’Inghilterra: la guerra è finita, ma il suo ricordo è ancora vivo e il boom economico di là da
venire. I suoi capelli, il cognome
che arriva da lontano e il fatto di
essere sordo lo rendono diverso
dai tanti ragazzi che si muovono
tra i vicoli con le zazzere nere infestate dai pidocchi e l’udito buono. Ma Nino non è il protagonista
unico di Effatà, il romanzo che la
scrittrice e magistrato, Simona
FUMETTITELEVISIONEPERSONAGGILIBRI
N
O
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TEATROD
C
ANZAFO
IVALFI
T
S
E
F
A
GAZZIMOSTRECINEM
Lo Iacono, ha dato alle stampe
per le edizioni Cavallo di Ferro.
Parallelamente alla vicenda personale del ragazzo e all’incontro
con il maestro di buca del teatro
dove sua madre ha cominciato a
lavorare come attrice, c’è una rivisitazione degli atti del processo
di Norimberga.
Si tratta nello specifico di
Aktion T4, il programma per la
soppressione e la sterilizzazione
delle persone affette da malattie
genetiche inguaribili o da malformazioni fisiche, che il regime
nazista perseguì tra il settembre
del 1939 e l’aprile del 1945. T4 sta
per Tiergartenstrasse numero 4,
l’indirizzo del quartiere Tiergarten di Berlino, dove era situato il
glorioso quartier generale del ministero per la Salute e l’assistenza
sociale che si assunse la responsabilità dell’uccisione di oltre
50mila persone. Solo alla fine del
romanzo – e a sorpresa – si svelerà il nesso tra la piccola storia di
Nino e la grande storia di questo
atroce episodio di massa. Coraggioso il tentativo dell’autrice di
confrontarsi con un tema difficile
come quello dello sterminio delle persone disabili. E con un tema
spinoso come quello della redenzione, che conduce il romanzo a
un finale catartico sebbene non
riconciliante. [A.P.]
 ragazzi 
Lo sguardo
segreto di
unnapiccolo
ladro
storia che mescola at-
U
mosfere e personaggi di
dickensiana memoria al sapore dell’avventura in stile fan-
Auxier Jonathan
Peter Nimble
e i suoi fantastici
occhi
Salani 2013
pagine 358, euro 15
da otto anni
tasy quella di Peter Nimble: il più
grande ladro bambino che sia mai
esistito. O forse il più grande ladro di tutti i tempi, punto e basta,
visto che il piccolo svaligiatore di
appartamenti ha una caratteristica che lo rende diverso da tutti i suoi colleghi: è cieco. E come
precisa l’autore fin dall’incipit del
romanzo, al mondo non esistono ladri migliori dei bambini che
non sono in grado di vedere.
Peter Nimble e i suoi fantastici
occhi di Auxier Jonathan (Salani)
racconta la vicenda di un ragazzo
che compensa la sua mancanza
in mille modi diversi. Riuscendo
ad afferrare i segreti del mondo
in profondità, come nessun essere vivente dotato di occhi “buoni”
potrebbe fare. Peter ha un olfatto straordinario che gli permette di capire cosa c’è dietro una
porta chiusa a 50 passi di distanza. Le sue dita sono tanto abili da
scassinare qualsiasi serratura. E
le sue orecchie tanto sensibili da
captare anche lo scatto più leggero di ogni minimo ingranaggio.
Luoghi comuni che contribuiscono a tracciare un’immagine
romantica e poco aderente alla
realtà delle persone cieche? Forse.
Ma non dimentichiamo che nel
romanzo di Jonathan c’è ben poco di realistico. Si tratta, infatti,
della straordinaria avventura che
il ragazzo compie in compagnia
di un insolito cavaliere, trasformato da una strega in un essere
per metà gatto e per metà cavallo. Dotato di tre paia di occhi magici d’oro, onice e smeraldo, Peter
attraversa mondi fantastici popolati da meravigliose e, a volte,
crudeli creature. Per ritrovare la
sua vera natura, appannata dagli
eventi nefasti di un destino non
scelto. [A.P.]
33
Animali e disabilità nei pressi
dell’equatore. Con un rinoceronte
per raccontare ai più piccoli le storie
dei bambini disabili che vivono
nei Paesi del Sud del mondo, di
quelli che rischiano di ammalarsi
o di quelli che sono poveri. Si
chiama Cibì, ed è stato ideato
appositamente per Cbm Italia
dall’illustratrice Franca Trabacchi e
da Maria Vago, scrittrice per ragazzi.
«Cibì è un piccolo eroe che vuole
trasmettere i valori della solidarietà,
dell’amicizia e della fratellanza nei
confronti di chi si trova in difficoltà
dall’altra parte del pianeta. Il
rinoceronte, che nell’immaginario
collettivo rappresenta un animale
pigro, in realtà è docile, con un
forte senso di appartenenza al
branco, e vive in simbiosi con piccoli
animali. Un personaggio ideale per
sensibilizzare i bambini su temi così
importanti come quelli affrontati
da Cbm», commentano le autrici.
Il nuovo fumetto va ad arricchire
Sguardo sul Mondo, notiziario
trimestrale che la onlus invia ai suoi
sostenitori; presto sarà anche on
line su Cbmitalia.org. [M.T.]
GRAFIAVIDEOMUSICARADIOLIBRIRAGAZZ
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 musica 
Le note di Danny
contro lo stigma
sulla
spina bifida
anny Lamb è un canadese
D
di 25 anni, un ragazzo come tanti che ha appena concluso un giro dell’Europa in cui
– sempre con il cappellino da baseball in testa e due amici, Jessie
e Jay – ha organizzato un concerto in ogni città che ha visitato. Per
Danny – che vive vicino alle cascate del Niagara ed è affetto da
spina bifida e idrocefalia: la diagnosi è arrivata quando aveva tre
anni – la musica è una passione.
Di lavoro fa il cameriere in un ristorante e il barista e dà lezioni su
come usare la voce.
Per sensibilizzare le persone
sulle disabilità, Danny ha organizzato il tour europeo A song, a
city (Una canzone, una città) ed
è tornato in Canada. Vicino alle cascate del Niagara registrerà,
insieme ad altri musicisti, i brani che ha scritto ispirandosi alle diverse città che ha visitato: da
Dublino a Edimburgo, da Londra ad Amsterdam e Bruxelles,
fino in Turchia, dove ha partecipato alla conferenza interna-
zionale delle organizzazioni che
rappresentano le persone affette da spina bifida e idrocefalia.
Ogni anno, nel mondo, 300mila neonati vengono alla luce con
questa patologia, oltre 4.500 dei
quali in Europa: una gravidanza su mille. Quando aveva circa
18 anni, Lamb ha anche cominciato a lavorare come giovane
ambasciatore per l’associazione
dell’Ontario che rappresenta le
persone affette da spina bifida e
da idrocefalia. In questo ruolo di
rappresentanza ha girato l’Africa
e l’Europa, e da questi viaggi ha imparato molto: «Già
è difficile essere disabile
in un Paese del primo
mondo – ha confidato –, figuriamoci in un Paese del
terzo».
Da grande,
Lamb voleva fare il calciatore e
lo ha fatto fino
a 14 anni. Poi il
tubicino (shunt,
in termini tecnici), che gli
era stato applicato per drenare il liquido nel
suo cervello, si
è rotto. Ci so-
Michael J. Fox torna in tv con una sit-com sul Parkinson.
Una divertente serie semi-autobiografica – a cominciare dal
titolo, The Michael J Fox Show – in onda dal 26 settembre sulla
Nbc, dove l’attore lanciato da Casa Keaton e diventato famoso
con Ritorno al futuro interpreta il ruolo di
un giornalista televisivo newyorkese che
decide di riprendere a lavorare dopo che i
tremori tipici della sua malattia l’avevano
costretto a ritirarsi.
Tutta la sua famiglia (dalla moglie Annie ai
tre figli) non vede l’ora che finalmente esca
di casa: solo così ironia, giocosità e successo
busseranno di nuovo alla porta di Mike
no volute diverse operazioni, ma
Danny non si è dato per vinto. Ha
continuato a suonare il piano e la
chitarra, ha cominciato a scrivere e cantare canzoni ispirandosi a
Bono Vox, leader della rock-band
irlandese U2: il suo sogno è di incontrarlo prima o poi e chissà,
magari anche di suonare con lui
una volta. «A Dublino ho visto la
sua casa e voglio assolutamente
conoscerlo», racconta.
Intanto progetta il futuro: «Sto già pensando
di replicare lo stesso viaggio in Canada
e negli Stati Uniti. Nonostante il tour sia stato
sfiancante, nonostante le
piccole disavventure come l’aver dovuto pagare
alla Ryanair qualche centinaia di euro per il sovrappeso dei bagagli, gli incontri
fatti in ogni posto dove abbiamo suonato sono stati così
speciali e appaganti,
e lo scambio di informazioni così utile, che
questa storia non può
finire qui». A dispetto della sua disabilità,
Danny ne è convinto,
la vita può essere comunque divertente.
[Maurizio Molinari]
Henry, proprio come ai vecchi tempi. Dopo l’abbandono del set,
avvenuto nel 2000 mentre recitava in Spin city e dopo anni di
segretezza sul morbo che l’affliggeva, Fox ha interpretato solo
piccoli camei (anche se da guest star) in Scrubs, Boston legal
e The good wife, dedicandosi soprattutto
all’attività della sua fondazione per la ricerca
sul Parkinson e diventando il principale
testimonial della malattia che gli ha stroncato
la carriera. Ma all’attivo Fox ha anche tre libri:
Un uomo fortunato, Always looking e Una cosa
divertente successa sulla via del futuro. E, ora,
un ritorno sul piccolo schermo in grande stile.
[M.T.]
34
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Amore visionario
batte
malattia rara
n inno all’amore capace di
U
andare oltre ogni difficoltà.
Anche quella di una malattia rara. Mood indigo - La schiuma
dei giorni, tratto dall’omonimo
romanzo di Boris Vian pubblicato in Italia da Marcos y Marcos, traduce in pellicola il tratto
visionario dell’autore che si accorda all’unisono con le capacità
interpretative e oniriche del regista francese Michel Gondry, noto per il grande successo nel 2004
di Se mi lasci ti cancello. Proiettata in anteprima assoluta per l’Italia al Giffoni film festival, la sua
ultima fatica – presentata a Cannes – racconta le vicende di Colin (Romain Duris), giovane ricco,
creativo e idealista, che sogna di
spezzare la noiosa tranquilla sicurezza della sua esistenza grazie
a un colpo di fulmine risolutivo
dagli esiti immediati. Il suo desiderio si avvera durante una festa,
quando conosce Chloé (interpretata magistralmente da Audrey
Tatou), eterea e dolce incarnazione di un brano jazz di Duke Ellington. La coppia convola presto
a nozze, ma l’idillio viene incrina-
to dal dolore già durante la luna
di miele: la sposa scopre di essere affetta da un morbo rarissimo,
causato da una ninfea che le cresce nei polmoni. Dato che l’unica
cura possibile sembra sia quella di circondarla continuamente
di fiori freschi, il marito accetta
ogni tipo di lavoro pur di salvarla,
mentre la loro casa diventa sempre più piccola e la cerchia degli
amici si sgretola dinanzi a questo
problema.
«Questa storia è totalmente vera, perché io me la sono inventata da capo a piedi», diceva Vian,
morto di crepacuore proprio durante la prima del film tratto da
un altro suo romanzo. Gondry,
dopo anni di lavoro, ha tradotto in immagini e suoni il suo capolavoro, con un budget di venti
milioni di euro ed effetti speciali clamorosi; nel cast, anche Omar
Sy, l’attore rivelazione che nel fortunato Quasi amici interpretava
il badante del protagonista. Una
storia d’amore poetica e drammatica, narrata con leggerezza e
piglio nostalgico, nella speranza
che possa esistere un sentimento capace di gratuità, dedizione
incondizionata e sacrificio. Tutto accade in uno scenario magico
e surreale, ma verosimile al di là
delle trovate immaginifiche. [L.B.]
35
A fianco, Audrey
Tatou e Romain
Duris, protagonisti
della pellicola
francese Mood
Indigo - La
schiuma dei giorni.
Presentato a Cannes,
da metà settembre il
film è nelle sale
Il mondo visto da Giffoni.
La disabilità ha trionfato alla
43esima edizione del Giffoni
film festival, la rassegna del
cinema per ragazzi che il piccolo
comune in provincia di Salerno
ospita nel mese di luglio dal 1971.
Pellicole che arrivano dai quattro
angoli del pianeta, spalancando
finestre su storie inedite o poco
note al pubblico italiano. Come
Any day now, vincitore della
sezione Generation +18, in arrivo
dagli Usa per raccontare una
vicenda realmente accaduta.
Quella di Marco, un ragazzo
Down abbandonato dalla madre
tossicodipendente e adottato da
una strana coppia: il procuratore
Paul Fleiger e la sua compagna,
la drag queen Rudy Donatello.
Insieme i due dovranno combattere
una battaglia legale per salvare
la vita a quel ragazzo che hanno
imparato ad amare. Di produzione
austriaca è invece A horse on the
balcony, pellicola che racconta
la storia di Mika: dieci anni e
una forma di autismo ad alto
funzionamento, il ragazzo fa
amicizia con un cavallo, per scoprire
Una scena di Any
day now, film
statunitense che
racconta la storia
di un’insolita
adozione. La
pellicola è stata
presentata in
anteprima italiana
lo scorso luglio al
Giffoni film festival
poi che l’animale è destinato a
essere venduto per ripagare i
debiti di un giocatore d’azzardo.
Touch of the light (Taiwan-Hong
Kong) si ispira alla storia vera del
pianista cieco Huang Yu-Siang,
che interpreta se stesso. Dalla
Cina, infine, il film I swan, la cui
protagonista Holly non riesce più a
parlare in seguito alla tragica morte
della madre. [A.P.]
RUBRICHE Inail... per saperne di più
Rosanna Giovèdi
Da “I cure” a “I care”: l’esperienza
pugliese del Ciac
Il Centro di informazione, assistenza e consulenza per mielolesi nasce
nel 2000 presso la Direzione regionale Inail Puglia a Bari. L’obiettivo?
Delocalizzare alcuni servizi offerti dal Centro protesi Inail di Vigorso di Budrio
I disegni di questa sezione del Magazine sono di Saul Steinberg
L’
idea del Centro di informazione, assistenza e consulenza
per mielolesi nasce nel 2000, al
fine di concentrare in una sola
struttura tutte le competenze
professionali già presenti in
Inail necessarie alla presa
in carico dell’infortunato
sul lavoro con lesione midollare. Nel 2006, completata la prevista attività di
sperimentazione organizzativa, la struttura viene collocata
nel Centro diagnostico polispecialistico di Bari con l’acronimo Ciac. La scelta è quella di
realizzare un preciso piano
di delocalizzazione territoriale di alcuni dei servizie a un supporto di counselling per
zi offerti dal Centro protesi
Inail di Vigorso di Budrio (Bologna). le scelte logistiche organizzative e relazionali, favorendo una stabilità non
Grazie al Ciac di Bari gli assisti- solo clinica ma anche “esistenziale”.
In tal senso il colloquio clinico, che
ti con gravi deficit motori o affetti da
cranio-traumi, che incontrerebbero può avvenire anche a domicilio, non
oggettive difficoltà di spostamento e si limita a un incontro tecnico meditrasferimento, possono ricevere nel lo- co-paziente, ma mantiene una comporo territorio di appartenenza gli stessi nente emotiva e affettiva che permette
trattamenti d’eccellenza che offrirebbe di concentrare l’attenzione sulla quoloro il Servizio Ausili del Centro pro- tidianità della persona nel dettaglio
tesi Inail di Vigorso di Budrio. La pre- (per esempio focalizzandosi sull’igiesenza sul territorio garantisce, inoltre, ne e cura del corpo). I casi d’interesse
la possibilità di seguire gli assistiti e i possono essere segnalati anche dalle
loro caregiver nella realizzazione del équipe delle Sedi Inail di Molise, Capercorso di reinserimento autonomo labria, Basilicata e Campania e, pree personalizzato, promuovendo un ri- via intervista telefonica finalizzata a
esame delle modalità operative e, gra- comprenderne e interpretare le esigen-
36
ze, successivamente sottoposti a visita
programmata presso il Ciac.
Il Ciac garantisce sia la consulenza
tecnologica nell’individuazione, prescrizione, fornitura e collaudo delle
carrozzine, sia la fase di adattamento, personalizzazione e addestramento all’uso attraverso la prova su un
percorso a ostacoli opportunamente attrezzato. Ciò consente di ridurre
al minimo il rischio di forniture improprie, inutili o addirittura dannose
e aumenta la percezione delle abilità
di chi ne fa uso. Recentemente il Ciac
ha predisposto un protocollo di valutazione medico-tecnica per l’idoneità clinica all’utilizzo della carrozzina
elettronica a due ruote per paraplegici.
RUBRICHE Lavoro
Alessandra Torreggiani
Concorso pubblico. Come
trovare un impiego nella PA
È indispensabile essere iscritti alle liste speciali per
partecipare alle selezioni? Ecco come orientarsi
nel ginepraio delle normative che regolano l’accesso
al lavoro nella Pubblica amministrazione
C
i troviamo spesso, come esperti
di SuperAbile, di fronte a quesiti
che riguardano questa modalità
di accesso all’impiego pubblico: il concorso. In particolare, ci viene ripetutamente richiesto se sia indispensabile lo
stato di disoccupazione per poter partecipare al concorso pubblico.
In proposito, dobbiamo premettere
in primis che la legge 68 del 1999, nata
per regolare il diritto al lavoro dei soggetti con disabilità, è finalizzata a promuovere l’inserimento lavorativo di
chi è disoccupato e – in secondo luogo – che la Pubblica amministrazione
è tenuta ad assumere persone invalide nella quota d’obbligo prevista dalla
normativa, osservando precisi vincoli
per effettuare le assunzioni. In particolare, l’art. 7, comma 3, della legge 68/99
prevede che i datori di lavoro pubblici realizzino le assunzioni di lavoratori
disabili con le modalità previste dalla
normativa per le assunzioni presso le
Pubbliche amministrazioni (decreto
legislativo n.165/2001) e precisamente
tramite concorsi pubblici, tramite avviamento da parte del Centro per l’impiego con chiamata numerica (per i
profili per i quali è necessario il solo requisito della scuola dell’obbligo) e tramite le convenzioni per l’inserimento
lavorativo (art. 11, legge 68/99), procedendo, quindi, solo in questo caso, con
chiamata nominativa.
37
Per le assunzioni che richiedono la prova selettiva (concorso
pubblico), le persone disabili iscritte
nelle liste speciali hanno diritto alla
riserva dei posti nei limiti della complessiva quota d’obbligo e fino al 50%
dei posti messi a concorso (art. 7, comma 2 della legge 68/99). Pertanto, a nostro parere, ciò significa chiaramente
che l’iscrizione presso le liste speciali è un presupposto indispensabile per
la partecipazione al concorso. La legge prevede altresì che le persone disabili che abbiano conseguito le idoneità
nei concorsi pubblici possano essere assunte, ai fini dell’adempimento dell’obbligo,
anche se non sono disoccupate e oltre il limite dei
posti riservati nel concorso (art. 16, comma 2, legge 68/99).
Dobbiamo rilevare,
però, che il ministero
del Lavoro nell’interpello n.
50 del 2011, conferma che l’iscrizione nell’elenco (art. 8,
legge 68/99) costituisce presupposto per accedere alla riserva dei
posti nelle procedure selettive e condizione per la chiamata numerica e nominativa, ma specifica anche che – in
caso di concorso – l’iscrizione alle liste
del collocamento non è indispensabile per la partecipazione alla procedura selettiva, ma solo al momento della
sottoscrizione del contratto di lavoro.
Si ricorda che, al momento, è possibile iscriversi al Centro per l’impiego
anche nel caso in cui la persona sia occupata e non superi determinati limiti
di reddito. Il nostro portale informativo Superabile.it resta comunque un
punto di riferimento per reperire dati,
normative e suggerimenti su lavoro e
collocamento mirato attraverso schede dettagliate e aggiornate.
RUBRICHE Senza barriere
Daniela Orlandi
Cambia il regolamento dei
condomini. Ma non in meglio
invece prevede il nostro ordinamento
giuridico – a garanzia dei diritti delle
persone con disabilità.
A ben vedere, infatti, l’art. 5 della
legge
220/12 prevede che la maggioranLa nuova disciplina è entrata in vigore lo scorso giugno.
za necessaria per le opere di sicurezza,
Per rendere gli spazi comuni accessibili a tutti non basterà
salute e abbattimento di barriere sia
più un terzo dei condomini. Una complicazione in più
quella espressa dall’art. 1136 del Codiper le persone disabili
ce civile, articolo che ribadisce la validità delle deliberazioni se «approvate
con un numero di voti
che rappresenti la
on più maggioranza agevolata co, ma non è così. A nostro parere, in- maggioranza
a 1/3, ma maggioranza e basta: fatti, in un Paese dove dal 1989,
è quanto prevede la legge 11 di- anno di emanacembre 2012, n. 220, “Modifiche alla zione della legge
disciplina del condominio negli edifi- 13, si continuano
ci”, che tacitamente modifica la legge a vedere realizzati
13/89 nella parte relativa alle maggio- stabili non conforranze agevolate per l’eliminazione o il mi alle normatisuperamento delle barriere architetto- ve, questo passo
niche negli spazi comuni. Pubblicata indietro appasulla Gazzetta Ufficiale n. 293 del 17 re ancora più negativo. I contenziosi
dicembre 2012, la nuova disciplina è condominiali per le opere di abbattientrata in vigore il 18 giugno 2013, ma mento o superamento delle barè stata anche al centro del dibattito riere saranno più frequenti e la
durante l’ultima Conferenza naziona- persona disabile avrà più difficoltà a degli intervenuti e almeno la metà del
valore dell’edificio». Ovvero una magle sulla disabilità il 12 e 13 luglio scorsi far valere un proprio diritto.
a Bologna dove, come esperti del setgioranza non agevolata.
L’Italia, ratificando la Convenziotore, abbiamo segnalato il problema.
La preoccupazione è stata
Pensata inizialmente come modi- espressa anche durante la Confe- ne Onu sui diritti delle persone con
fica migliorativa per la qualità del- renza nazionale, che ha rappresen- disabilità, si è impegnata ad assicurala vita delle persone con disabilità, la tato un momento di confronto sulle re e promuovere la piena realizzazione
normativa entrata in vigore di fatto principali problematiche riguardan- di tutti i diritti umani e delle libertà
rende più complicato l’abbattimento ti le persone con disabilità, ma anche fondamentali relative, senza discrio il superamento delle barriere archi- di scambio di buone prassi tra terri- minazioni di alcun tipo. Così facendo,
tettoniche: a ben leggere, infatti, la tori e realtà associative. Nel gruppo di il nostro Paese si è altresì impegnato
nuova disciplina abroga alcuni com- lavoro “Promozione e attuazione dei a prendere tutte le misure appropriami della legge 13/89 (“Disposizioni principi di accessibilità e mobilità”, te, comprese quelle normative, per
per favorire il superamento e l’elimi- questa criticità è emersa con chiarez- modificare o abrogare qualsiasi legnazione delle barriere architettoniche za. La rapporteur del gruppo, Isabella ge esistente, regolamento, uso e pratinegli edifici privati”) che prevedeva- Menichini, l’ha fatta sua e ha inse- ca che costituisca discriminazione nei
no la maggioranza agevolata di 1/3 dei rito l’argomento, che non compari- confronti di persone con disabilità. Se
condomini per l’abbattimento e il su- va nel Programma d’azione biennale, così non fosse, si tratterebbe di discriperamento delle barriere negli spazi nella relazione sintetica finale. Quello minazione e di violazione del diritcomuni. La nuova normativa non par- che si chiede è attenzione al tema, ma to alla vita indipendente come sancito
la più di maggioranza agevolata, ma anche chiarezza interpretativa: una dall’articolo 19 della stessa Convendi maggioranza e basta. Sembra po- deroga esplicita – e non tacita, come zione Onu.
N
38
l’ESPERTO RISPONDE
a cura del Consorzio sociale Coin
Università
Gli studenti disabili extracomunitari
che si iscrivono all’università possono
beneficiare di tutte le agevolazioni
previste per gli studenti comunitari,
presentando la certificazione di
disabilità tradotta e legalizzata. Il
problema si pone nel momento in cui
presentano un documento rilasciato
da un medico, su carta intestata dello
stesso, dove viene arbitrariamente dichiarata una percentuale d’invalidità,
senza nessuna scadenza. Chiediamo
se, invece di accettare un documento
straniero tradotto e legalizzato,
dovremmo inviarli alla commissione
medica italiana.
Sono un ragazzo affetto dalla nascita
da una paralisi ostetrica, vivo vicino
Napoli e ho circa 20 anni. Da sempre
ho praticato nuoto a livello dilettantistico, ora però vorrei dedicarmi anche
alla competizione. Ho chiesto alla mia
scuola nuoto, ma non ho ottenuto
risposte utili; ho cercato su Internet
ma anche qui la ricerca è stata insoddisfacente. Potete aiutarmi a trovare
scuole di nuoto agonistico per disabili
sul territorio?
I
n riferimento al suo quesito la informiamo che gli studenti stranieri con disabilità, se
vogliono avvalersi degli stessi
diritti degli studenti con disabilità italiani, debbono sottoporsi
alle stesse regole di individua-
T
zione degli italiani, altrimenti vi sarebbe una disparità di trattamento.
Lo stesso avviene per l’equipollenza
dei titoli di studio stranieri che danno diritto all’iscrizione nelle nostre
università per tutti gli studenti con o
senza disabilità.
Sport
ramite il Comitato italiano paralimpico (Cip) abbiamo contattato il tecnico
nazionale della squadra di nuoto in Campania. Quest’ultimo ci ha informati che dispongono di due piscine in provincia di
Napoli presso le quali viene praticato nuoto a livello agonistico da parte di persone
con disabilità. La prima struttura si trova
a Portici, l’altra a Sant’Antimo. Per verifi-
39
care quale piscina è maggiormente idonea,
è meglio telefonare e farsi dare un appuntamento. Riteniamo inoltre di interesse la
navigazione del sito internet della Federazione italiana nuoto paralimpico (Finp)
all’indirizzo Finp.it. Per saperne di più, è
comunque possibile scrivere alla propria
delegazione regionale all’indirizzo e-mail:
[email protected].
pinzillacchere
IL PRANZO DELLA DOMENICA
di Carla Chiaramoni
La pecora nera
Piazza San Francesco, 4
55100 Lucca
[email protected]
Lapecoraneralucca.it
 Tel. 0583/469738
In cucina Elisa Mei
In sala Patrizia Mei
Chiusura lunedì e martedì; aperto
gli altri giorni a cena e il sabato
e domenica anche a pranzo
Coperti 50 (20 all’aperto)
Locale accessibile
Prezzo 20 euro
F
avorire l’inclusione sociale
e lavorativa e coltivare e
potenziare talenti: è l’obiettivo
di questo apprezzato locale
di Lucca, gestito dalla
cooperativa sociale “Segni
particolari nessuno”, che
impiega dieci ragazzi disabili
in modo stabile e offre a molti
altri un punto di riferimento
sia per la formazione sia di
confronto. «Un piccolo grande
successo» che malgrado le
difficoltà economiche resiste
nel suo impegno, garantendo
un’offerta qualitativa molto
apprezzata dalla clientela.
Il nome è stato scelto su
suggerimento di Guido, uno
dei giovani che lavorano al
ristorante, perché in fondo
«siamo tutti pecore nere!».
IL FRANCOBOLLO DEL MESE
Situato all’interno della cinta
muraria, nel centro storico
della città, è accogliente, dal
gusto rustico, molto colorato.
I tavoli sono contrassegnati,
al posto dei numeri, da
fiori, animali e altri oggetti,
oltre ad alcune sagome che
riproducono l’immagine della
pecora, simbolo del locale.
Atmosfera familiare e servizio
professionale, spazio dedicato
ai bambini con un’area giochi.
Il menù offre piatti tipici
della cucina locale e del
territorio, accompagnati da
vini del luogo. Qui si possono
assaggiare i sapori tipici
della Garfagnana,
realizzati con
prodotti della
filiera corta. Tra
gli antipasti non
mancano mai
una vasta scelta
di salumi con la pasta fritta,
focaccia calda con lardo e
la tradizionale “fettunta”
(bruschetta con aglio e
pomodoro). I primi spaziano
dai tortelli lucchesi alla
minestra di farro e fagioli. E
ancora baccalà e ceci, coniglio,
agnello scottadito, oltre ad
abbondanti insalatone. A
scelta per il dessert, tra le
proposte, il dolce di cioccolato
che porta il nome del
ristorante e i cantucci lucchesi.
Inoltre la “Pecora nera” è
anche pizzeria (forno a legna)
e catering, su prenotazione.
Prezzo equilibrato.
visti da lontano
Speranze per le donne di Gaza
di Gian Piero Ventura Mazzuca
Regno Unito, Paralimpiadi con regina
S
i chiama “Include” il
progetto per aiutare le
donne con disabilità nella
Striscia di Gaza ed è promosso
dalla onlus EducAid, che ha
finanziato con 100mila euro
programmi di micro-impresa
e creazione di posti di lavoro
in associazioni e società
commerciali palestinesi.
proprio per una cultura
già ampiamente diffusa.
Infatti nei Giochi Paralimpici
precedenti, che naturalmente
non si svolsero a Londra
bensì a Pechino nel 2008,
quindi “fuori casa”, il Regno
Unito ha emesso comunque
una serie di francobolli per
l’importante manifestazione
sportiva.
ra i tanti Paesi (ma saranno Qui ne riportiamo solo
uno, quello che ci pare più
davvero poi tanti?) che
rilevante, e che ritrae un
emettono per ricordare
atleta in un tiro del gioco
l’importanza sociale della
delle bocce dove, nel piccolo
disabilità, di certo la Gran
e colorato quadratino di
Bretagna fa sempre un po’
carta, appaiano anche
la parte del leone. Questo
alcune regole base, oltre
non solo per le numerose
all’immancabile regale
emissioni avvenute in
profilo di Sua Maestà la
occasione delle recenti
regina Elisabetta.
Paralimpiadi del 2012, ma
T
40
Prevista anche un’attività
di ricerca nella quale 30
donne approfondiranno le
proprie condizioni di vita.
Dieci cortometraggi, infine,
racconteranno le storie di
altrettante donne disabili di
Gaza. Partner dell’iniziativa,
varie realtà: Rete italiana
disabilità e sviluppo (Rids),
Associazione
italiana amici di
Raoul Follereau
(Aifo), la costola
italiana di
Disabled people’s
international (Dpi)
e Federazione
italiana per il
superamento
dell’handicap
(Fish). [A.P.]
LE PAROLE PER DIRLO
disability marketing
di Franco Bomprezzi
Fatti una risata: quando il packaging è intelligente
Inclusione
C
e lo diciamo in ogni
circostanza: ogni
politica riguardante le persone con disabilità
deve essere inclusiva. E improvvisamente
mi sono accorto di un aspetto curioso:
il contrario di “inclusivo” è “esclusivo”. E
se ci fermiamo un attimo a riflettere ci
rendiamo conto che l’aggettivo “esclusivo”
ha quasi sempre una connotazione
positiva. Ciò che esclude è infatti raro
e prezioso, non riguarda tutti, è spesso
addirittura uno status symbol. Ecco perché
“inclusivo” fatica a farsi strada. Perché
vorrebbe rappresentare l’aspirazione di
tutti, ma proprio tutti, a non essere mai
“esclusi”: quando si progetta qualcosa,
quando si organizza un evento, quando
si pensa al lavoro, alla scuola, al tempo
libero, allo sport. L’inclusione è qualcosa
di assai diverso dall’integrazione. Eppure
normalmente vengono trattati come
sinonimi, scambiati alla pari nei contesti
più disparati, a cominciare dalla scuola,
che dovrebbe essere il luogo privilegiato
dell’attenzione alle parole. “Integrare”
infatti significa infilare un corpo estraneo
all’interno di un organismo già strutturato
e organizzato secondo regole proprie,
che preesistono e che non si modificano,
se non marginalmente, al momento
dell’integrazione. L’abbattimento delle
barriere architettoniche è l’espressione
concreta di questo approccio. Invece di
progettare dall’inizio un edificio accessibile
a tutti (e dunque “inclusivo”) ci si limita
a intervenire dopo, eliminando alcuni
ostacoli, spesso neppure tutti. Riflettere sul
concetto di inclusione (sociale, lavorativa,
culturale, economica) è un esercizio mentale
di importanza fondamentale. Solo con
l’inclusione infatti la disabilità può essere
vissuta come risorsa, come proposta, come
innovazione, e non come un obbligo, un
peso, una condanna.
U
n volto sorridente per ogni
confezione di riso e un ricettario
di cucina. Una sorta di marketing
orientato alla sensibilizzazione nei
confronti della disabilità e alla raccolta
fondi. È il progetto “Fatti una risata”,
promosso dal gruppo di volontariato
Quelli del sabato di Bellinzago
Novarese grazie alle Acli e alla
Provincia di Novara.
L’idea di partenza? Quindici persone
disabili hanno letteralmente messo la
faccia per il packaging di otto nuove
varietà di riso e otto tipi di crunchy
(riso soffiato aromatizzato) prodotti
dalla riseria “Gli Aironi di Lignina”
(Vicenza), per un totale di 1.200
confezioni. In più, 32 ricette a base di
riso – realizzate in collaborazione con
otto ristoranti e quattro chef – sono
diventate un libro di cucina a tema
stampato in 500 copie.
«Sullo sfondo del progetto c’è la
volontà di far vivere alle persone
disabili coinvolte alcune esperienze di
formazione e socializzazione, perché
molte di loro hanno un’età media di 40
anni e sono state espulse dal mercato
del lavoro», commenta Ilaria Miglio,
41
responsabile della comunicazione. Da
qui – dopo le prime due cene in cui i
“ragazzi” di Quelli del sabato hanno
apparecchiato e servito in tavola come
se fossero dei camerieri provetti – il
desiderio di continuare a realizzare
iniziative di questo tipo.
E se “Il riso di Fabio” o “di
Dalila” diventassero una linea
commerciale? Intanto le confezioni
e il ricettario possono essere
richiesti all’associazione o nei circoli
Acli novaresi. Per informazioni:
Fattiunarisata.it e Quellidelsabato.it.
[M.T.]
dulcis in fundo
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