marzo 2014
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Orizzonti
Informazioni economiche e finanziarie
Freno all’euforia per l’economia mondiale
Ultimamente l’euforia sui mercati, che alla fine dell’anno aveva
ancora fatto salire soprattutto i corsi azionari, si è ridotta.
Questa volta le notizie negative non arrivano dal solito sospetto, ossia l’Eurozona. Il calo è dovuto principalmente alle crescenti preoccupazioni per la crescita dei paesi emergenti che
negli ultimi anni erano stati il fattore trainante dell’economia
mondiale. Dopo che già a maggio dello scorso anno la discussione sul «tapering» aveva portato a turbolenze sui mercati dei
paesi emergenti, un mix composto da una massiccia svalutazione del peso argentino, «manipolato» dal governo, da dati più
deboli sulla fiducia in Cina e dai continui disordini politici in
Ucraina e in Turchia ha di nuovo aumentato la pressione ribassista su alcune valute dei paesi emergenti (cfr. pagina 2). Inoltre, negli Stati Uniti due consecutivi rapporti deludenti sul mercato del lavoro e dati industriali modesti hanno determinato incertezza sulla forza della ripresa congiunturale nella prima economia mondiale. Per contro, il miglioramento della fiducia
nell’Eurozona all’inizio dell’anno è fortunatamente proseguita
su larga scala. La forte diminuzione dei premi di rischio per gli
stati periferici non si è invertita di nuovo. Ciò si riflette anche in
un tasso di cambio ancora robusto dell’euro, di cui noi abbiamo tenuto conto già il mese scorso con un adeguamento del
nostro obiettivo EUR/USD a 1.30 fra 12 mesi.
Nel complesso, le ottimistiche aspettative congiunturali per
l’economia mondiale hanno subito una certa flessione. Non da
Tendenza rialzista temporaneamente interrotta
Rendimento dei titoli di stato decennali in %
3.5
3.0
2.5
2.0
1.5
1.0
0.5
0.0
01.07.12
01.10.12
01.01.13
01.04.13 01.07.13
01.10.13
01.01.14
CHF EUR USD
Fonte: Bloomberg, Raiffeisen Research
ultimo una minore dinamica di crescita nei paesi emergenti significa minore pressione della domanda sui prezzi delle materie
prime e quindi anche sull’inflazione dei prezzi al consumo a
livello mondiale. Ciò ha determinato una leggera correzione ribassista delle aspettative inflazionistiche a lungo termine.
Anche le aspettative per il primo aumento dei tassi da parte
della Banca centrale statunitense Fed sono state quindi di nuovo leggermente posticipate. In combinazione, questi fattori
hanno recentemente in parte annullato il rialzo dei tassi
sull’estremità lunga dalla primavera dello scorso anno. I rendimenti per i titoli di stato a dieci anni sono fortemente diminuiti
in modo uniforme sia negli Stati Uniti sia nell’Eurozona e in
Svizzera (cfr. grafico). I rendimenti per i titoli della Confederazione sono di nuovo scivolati sotto la soglia dell’1%.
Non siamo tuttavia dell’opinione che in questo modo sia stata
nuovamente annunciata la fine dell’inversione dei tassi. Anche
se quest’anno l’economia statunitense potrebbe registrare una
crescita meno robusta di quanto molti osservatori hanno sperato, i segnali indicano ancora una ripresa, nonostante alcuni indicatori ultimamente deludenti. Attualmente i dati non segnalano più un’accelerazione della normalizzazione della politica monetaria negli Stati Uniti. Un’ulteriore graduale riduzione
degli acquisti di obbligazioni da parte della Fed rimane tuttavia
probabile. I paesi emergenti non ritorneranno più ai rapidissimi
tassi di crescita degli ultimi anni ed è anche bene che sia così. Il
potenziale di recupero rimane però generalmente elevato e la
loro quota nella creazione di valore globale aumenterà continuamente anche nei prossimi anni. Di conseguenza valutiamo
la recente correzione nei tassi a lungo termine più come una
stabilizzazione delle previsioni congiunturali e sui tassi dopo il
precedente aumento probabilmente troppo rapido. Su un periodo di un anno, nello scenario di base di una moderata ripresa
dell’economia mondiale vediamo sempre un livello dei tassi a
lungo termine più elevato, con una dinamica rialzista leggermente inferiore rispetto allo scorso anno. I potenziali fattori
frenanti per l’economia mondiale rimangono numerosi. E i
banchieri centrali affermano che reagiranno in modo flessibile
a seconda della situazione dei dati. Se si verificherà un nuovo
improvviso rally dei tassi che potrebbe mettere in discussione la
debole ripresa, anche a causa dell’onere dei debitori ipotecari,
che cresce troppo, sarà inserita rapidamente la retromarcia politico-monetaria.
Si prega di tenere conto degli importanti avvertimenti legali riportati nell’ultima pagina
Economia e mercati finanziari
Economia mondiale: nessuna ripresa sincronizzata a livello
mondiale
Le speranze di una ripresa sincronizzata a livello mondiale non dovrebbero realizzarsi, poiché nel 2014 la Cina e il Giappone sono minacciati
da un leggero indebolimento della crescita. In autunno, l’indice dei responsabili degli acquisti in Cina ha segnalato ancora una ripresa; a
gennaio è tuttavia sceso sotto l’importante soglia di 50, segnalando
tassi di crescita leggermente inferiori. Sebbene in Giappone l’umore
sia attualmente ancora molto buono, la situazione potrebbe cambiare
rapidamente. L’aumento dell’IVA dal 5% all’8% in aprile dovrebbe diminuire sensibilmente il potere d’acquisto; la crescita dei salari nominali è ancora troppo bassa. Nel complesso, nel 2014 l’economia mondiale dovrebbe tuttavia registrare una crescita più forte, grazie
all’aumento della dinamica negli Stati Uniti e nell’Eurozona.
Indici dei responsabili degli acquisti per l’industria
manifatturiera
Politica monetaria: i paesi emergenti aumentano i tassi
Mentre nei paesi industrializzati non sono imminenti aumenti dei tassi,
alcuni paesi emergenti hanno cominciato già nel 2013 ad adottare
una politica monetaria più restrittiva. In primo piano vi era in questo
caso la lotta contro l’inflazione; in Brasile e in India anche il rischio del
deflusso del capitale estero. All’inizio del 2014 questo rischio è aumentato, inducendo il Brasile e l’India ad aumentare ancora una volta i
tassi. La Banca centrale turca ha aumentato drasticamente i tassi,
quella sudafricana solo leggermente. Nel 2014, i paesi emergenti dovrebbero trarre profitto dall’aumento delle esportazioni negli Stati Uniti
e nell’Eurozona. La crescita potrebbe tuttavia essere indebolita da ulteriori aumenti dei tassi, soprattutto se questi avverranno improvvisamente.
Tassi di riferimento dei paesi emergenti (in %)
Inflazione: le materie prime diminuiscono la pressione sui
prezzi
La dinamica di crescita più lenta nei paesi emergenti con forte fabbisogno di materie prime ha diminuito la pressione sui prezzi delle materie
prime. Il punto massimo nel ciclo dei prezzi delle materie prime è già
stato superato all’inizio del 2011. Da allora, i prezzi sono diminuiti in
parte notevolmente. I costi per i metalli industriali quotano attualmente il 40% in meno. Ma anche i prezzi del greggio e degli alimentari
sono sensibilmente diminuiti, con un conseguente effetto frenante sui
prezzi al consumo. Pertanto, quest’anno, i tassi dell’inflazione complessiva vengono trascinati al ribasso. Ciò non comporta tuttavia crescenti rischi deflazionistici. Le banche centrali nei paesi industrializzati
vedono favorevolmente questo effetto, poiché si ripercuote in un
maggiore potere d’acquisto delle famiglie.
I prezzi delle materie prime mostrano una tendenza ribassista
Indice dei prezzi (gen 2000=100)
Divise: valute dei paesi emergenti in disavanzo sotto pressione
Mentre ultimamente per l’EUR/CHF e l’USD/CHF i movimenti sono stati
solo modesti, alla fine dell’anno alcune valute dei paesi emergenti si
sono trovate di nuovo sotto pressione dopo che durante il maggio scorso
l’inizio della discussione sul «tapering» aveva già generato un movimento
ribassista. La svalutazione maggiore è stata subita dal peso argentino, tenuto artificialmente alto mediante limitazioni del traffico dei capitali. Inoltre, da maggio 2013 hanno sofferto soprattutto le valute dei paesi che
dipendono fortemente dagli afflussi dei capitali esteri. Per contro vi sono
tuttavia anche numerosi paesi emergenti con strutture (più) stabili, le cui
valute sono colpite in misura meno forte dall’inversione dei tassi o che
sono riuscite addirittura a rivalutarsi ulteriormente rispetto all’USD.
Forte differenziazione delle valute dei paesi emergenti
Tasso di cambio rispetto all’USD, variazione da maggio 2013 a
gennaio 2014 in %
60
58
56
54
52
Fonte: Thomson Reuters
50
48
46
44
42
Gen 11 Lug 11 Gen 12 Lug 12 Gen 13 Lug 13 Gen 14
USA Eurozona Cina Giappone
Fonte: Thomson Reuters
14
13
12
11
10
9
8
7
6
5
4
2008
2009
2010
Brasile India Turchia 600
Fonte: Bloomberg, Raiffeisen Research
500
400
300
200
100
0.0
Gen 02
Argentina
Turchia
Indonesia
Sudafrica
Brasile
India
Tailandia
Messico
Filippine
Malesia
Singapore
Ungheria
Polonia
Cina
Corea
Gen 04
Gen 06
Gen 08
Gen 10
Gen 12
Gen 14
Brent Metalli industriali
Fonte: Bloomberg, Raiffeisen Research
Gen 00
Generi alimentari Svalutazione
-5
RAIFFEISEN PROSPETTIVE | 3 / 2014
2011
2012
2013 2014
Indonesia Sudafrica
0
5
10
15
20
25
30
35
40
45
50
55
Si prega di tenere conto degli importanti avvertimenti legali riportati nell’ultima pagina
L’attuale tema d’investimento
2011
2012
2013*
Ult. valore
Previsione 2014
PIL
Crescita annua media (in %)
Svizzera
1.9
1.0
1.9
1.9
2.6
Germania
3.4
0.9
0.5
0.6
1.7
Eurozona
1.6
-0.6
-0.4
-0.3
0.9
USA
1.8
2.8
1.6
2.0
2.5
Cina
9.3
7.7
7.7
7.7
7.2
-0.6
1.9
1.7
1.1
1.3
3.9
3.2
2.9
-
3.5
Svizzera
0.2
-0.7
-0.2
0.0
0.3
Germania
2.1
2.0
1.5
1.5
1.5
Giappone
Globale (PPP)
Inflazione
Crescita annua media (in %)
Eurozona
2.7
2.5
1.4
1.5
1.0
USA
3.1
2.1
1.6
1.4
1.8
Cina
Giappone
2.0
-2.6
2.6
2.6
3.1
-0.5
-0.5
0.3
0.7
2.4
2012
2013
Attuale**
Previsione a 3 mesi
Previsione a 12 mesi
0.12
0.02
0.02
0.05
0.15
Libor a 3 mesi
Fine anno (in %)
CHF
EUR
0.19
0.29
0.29
0.25
0.25
USD
0.31
0.25
0.23
0.25
0.35
JPY
0.18
0.15
0.14
0.16
0.18
Tassi d’interesse del mercato dei capitali
Rendimenti dei titoli di stato decennali (a fine anno; rendimenti in %)
CHF
0.53
1.14
0.96
1.2
1.6
EUR (Germania)
1.32
1.97
1.69
1.9
2.2
EUR (PIIGS)
5.30
4.23
4.04
4.0
4.2
USD
1.76
3.04
2.70
3.0
3.4
JPY
0.79
0.74
0.61
0.7
1.0
Tassi di cambio
Fine anno
EUR/CHF
1.21
1.23
1.22
1.22
1.21
USD/CHF
0.92
0.89
0.90
0.92
0.93
JPY/CHF (per 100 JPY)
1.06
0.85
0.88
0.91
0.89
EUR/USD
1.32
1.37
1.37
1.33
1.30
USD/JPY
87
105
102
101
105
111
111
109
106
110
1662
1206
1283
1290
1420
Materie prime
Fine anno
Greggio (Brent, USD/barile)
Oro (USD/oncia)
* BIP: stime parziali
**11.02.2014
Si prega di tenere conto degli importanti avvertimenti legali riportati nell’ultima pagina
RAIFFEISEN PROSPETTIVE | 3 / 2014
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Orizzonti N° 03 / Marzo