1
Francesco Faà
di Bruno
2
Una vita
nella storia
3
La Famiglia
4
L’infanzia
5
Il Collegio di N. Ligure
L’Accademia Militare
6
Il Soldato
Esperienza
francese
12
Il matematico
Un esempio
profetico
13
Il Prete…
Il Padre
8
Un laico
cristiano
14
La Biblioteca
9
Un Fondatore
15
Il Museo
La Chiesa
16
7
10
11
Il Campanile
Opere e
Pubblicazioni,
Bibliografia
Ringraziamento,
Indice, Piantina luoghi
Faà di Bruno
12. Il Matematico, l’Astronomo, l’Inventore
Il Faà di Bruno era uomo che aveva una visione europea e mondiale dei problemi. Questa si era
potuta realizzare attraverso la sua formazione fuori dall’Italia, specialmente in Francia, durante le due
permanenze a Parigi del 1849 e del 1854, nell’ultima delle quali si era addottorato alla Sorbona con
Cauchy. Inoltre manteneva contatti costanti con le culture scientifiche inglesi, tedesche e francesi,
nelle quali era presente con la traduzione delle sue ricerche in matematica ed in astronomia.
Questa tendenza di guardare dal Piemonte al mondo, era proprio di un vasto settore piemontese, e della
famiglia Faà in particolare. Il fratello Giuseppe, sacerdote pallottino, risiedeva a Londra e si recava in
America ad organizzare le sedi della Compagnia. Tutti questi fattori contribuivano a sensibilizzarlo sulle
aree mondiali economicamente, socialmente e culturalmente più evolute ed in via di sviluppo. Ma un
aspetto concreto e determinato dimostra tangibilmente l’interesse del Faà di Bruno per quanto esprimeva
il mondo in tutti i settori più vitali.
La sua partecipazione alle più importanti Esposizioni
Internazionali, ove sovente intervenne anche come espositore, ci
illumina sulla sua appassionata partecipazione alla crescita del
mondo, in un’epoca di pace che consentiva queste manifestazioni.
Nel 1855 è presente all’Esposizione Universale di Parigi, e nel
1862 di nuovo a Londra, nel 1867 e 1870 alle esposizioni di Parigi.
All’Esposizione Nazionale dei Prodotti dell’Industria in Torino del
1858 era premiato con medaglia d’argento per lo scrittoio per
ciechi, e per lo stesso motivo ebbe menzione onorevole a Dublino
nel 1865 ed ancora a Torino all’Esposizione Didattica per il sesto
Congresso Pedagogico Italiano, gli venne conferito il premio di
primo grado.
Medaglia d’argento
Torino 1858
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Dal Condio riportiamo il parere della Reale
Accademia delle Scienze sullo scrittoio per ciechi,
del 6 giugno 1858:
«Al pregio della semplicità nella costruzione e della
facilità ch’esso offre, l’Apparecchio Faà ne raggiunge un
altro da non dimenticarsi ed è quello del poco costo. Gli
apparecchi del Barochin, del Foucault, del Coataux e di
altri che trovansi descritti, per far scrivere i ciechi senza
caratteri rialzati, sono tutti d’una costruzione complicata,
esigono tutti un lungo esercizio e speciale istruzione per
poter essere adoperati e sono tutti d’un valore più o meno
elevato. Quello del Cav. Bruno non costa che 25 lire,
mentre quello del Barochin vale 100 lire, e poco minore si
è il prezzo di quello di Foucault»
Scrittoio per ciechi
Il Faà era pronto a cogliere tutti gli aspetti che potevano interessare la sua ecclettica formazione e
sensibilità, e a tentare in vari modi di adattarle alla Torino di quel tempo, una città in via di sviluppo che si
apprestava a diventare, anche se per breve tempo, capitale d’Italia. La sua autorità scientifica si evidenzia
nei molteplici suoi lavori (il lettore potrà trovare l’elenco nel cap. 16) nei quali si evidenzia l’impronta del
pensatore, che non lavora a tarsia, come disse il Prof. Vincenzo Papa nell’elogio funebre, ma di getto
come i grandi artisti.
La carriera scientifica del Prof. Faà di Bruno inizia nel 1857 e proseguirà fino alla morte nel 1888.
Iniziò nel febbraio del 1857 all’Università di Torino con corsi liberi di alta analisi e di astronomia
fisica di cui non esisteva neppure la cattedra. Nello stesso anno, per espressa autorizzazione
ottenuta dal Ministero dell’Istruzione Pubblica, iniziava in una sala dei Reali Musei in altro corso
libero a carattere popolare, come egli stesso volle chiamarlo, di Astronomia popolare. Troviamo
che nel 1859 «il signor Cav. Faà di Bruno, già capitano di stato maggiore, stava facendo il corso
di Topografia e di Trigonometria agli allievi della Militare Accademia della Guerra».
72
Nel 1860 con decreto firmato dal Re Vittorio
Emanuele II e controfirmato da Terenzio Mamiani,
ministro della Pubblica Istruzione nel ministero di
Cavour, gli veniva concesso «il grado di Dottore in
Matematiche nelle Università del Regno con dispensa
da ogni esame». Con tale nomina gli veniva
legalmente
aperta
la
via
dell’insegnamento
universitario come Dottore Aggregato alla Facoltà di
Scienze Matematiche fisiche e naturali.
Il 28 dicembre 1860 il Rettore dell’Università di
Torino comunicava al Prof. Faà di Bruno che «era
stato designato a surrogare, nell’anno accademico
1860-61 il Chiarissimo sig. cav. Genocchi, Professore
di Analisi Superiore».
Con decreto del Ministro Segretario di Stato per gli
affari della Guerra, in data 30 settembre 1864,
veniva incaricato dell’insegnamento della Geodesia
presso la Scuola di Applicazione del Corpo di Stato
Maggiore. Fu nell’ottobre 1871 che il Prof. Faà di
Bruno divenne insegnante ufficiale della Reale
Università di Torino.
Ebbe l’incarico di Analisi Matematica e
Geometria
Analitica,
egli
conservò
l’insegnamento dell’Analisi, in qualità di
professore straordinario, fino alla morte.
Diploma di Laurea della Sorbona
Svegliarino
Elettrico
Invenzione
del Faà
di Bruno
1878
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Vogliamo qui ancora ricordare tra le molteplici attività svolte dal Faà a
favore della scienza ed alla sua divulgazione, un’iniziativa che ci aiuta a
capire il senso del suo amore profondo per lo studio e la cultura in
generale. Esprimeva già questa sua inclinazione in una lettera al fratello
Alessandro il 22 agosto 1852: «L’istruirmi e l’essere utile altrui sono i
cardini della porta della mia felicità».
Sarà stato veramente felice quando alcune signore dell’aristocrazia
torinese, ammirate per quanto si diceva della scienza del prof. Faà di
Bruno, lo pregarono di tenere loro e per altre signore che avessero voluto
prendervi parte, un corso di lezioni di fisica, chimica e di astronomia (per
questo attrezzò la cupola della chiesa).
Fin dal primo anno le conferenze furono molto frequentate.
Durarono vari anni, e man mano allo studio delle scienze naturali, si
vennero aggiungendo lezioni di pianoforte ed harmonium, di lingua
francese, inglese e tedesca. Da Parigi già nel febbraio ’56 esprimeva al
Fratello Alessandro le congratulazioni per l’elezione a Membro della
Camera d’Agricoltura esortandolo ad una visione della “carità” a 360°,
come si direbbe oggi. Scriveva:
«Spero che ciò ti animerà vieppiù a far conoscere ai tuoi connazionali i
metodi agricoli più utili ed economici… A mio avviso, insegnando agli altri
la maniera di trarre maggior profitto dalla terra, fai una vera carità. V’è la
carità del cuore, della borsa come quella dell’intelletto».
Telescopi del Faà
Usati per le sue osservazioni
Astronomiche dalla cupola
della Chiesa e dal Campanile
Per questo suo agire, ricorda il Condio: … a Torino era conosciuto ormai
non solo come scienziato profondo, ma ancora come un santo uomo che
della scienza si era fatto scala per salire nella sua fede e pietà.
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13. Il Prete… il Padre
Scandagliare l’origine della tardiva vocazione di Francesco Faà di Bruno è cosa ardua. Fu
ordinato prete il 22 ottobre 1876. Tra l’acquisizione della certezza di essere chiamato al
sacerdozio e l’ordinazione sacerdotale passarono soltanto 10 mesi.
Quando il Card. Luigi Oreglia di S. Stefano lo consacrò prete aveva 51 anni suonati con alle spalle una vita
complicatissima, una serie di realizzazioni caritative sociali e culturali notevoli, un nome noto in Piemonte
e fuori.
C’era tutto un complesso di Opere a carattere religioso e sociale; c’era una chiesa in costruzione, c’era
tutto un vasto campo di apostolato che esigeva una regolare conduzione e direzione.
«Una casa non può andar bene materialmente, moralmente e religiosamente senza una corporazione
religiosa – egli lasciò scritto – Possono contentarsi delle maestre secolari coloro che mirano solo a se stessi,
alla loro vita, poco o nulla al bene delle anime. Ma chi mira a Dio, a lasciar per secoli una successione di
bene non può far senza religiose».
Ecco dunque come questo laico innamorato di Dio
si accinse a fondare una Congregazione.
Ma quante difficoltà dovette incontrare!
Si raccomandò a tutti i Parroci che conosceva perché
gli fossero indirizzate brave giovani inclini alla vita
religiosa, disposte ad affrontare le incertezze proprie
di tutti gli inizi. Gli fu così indirizzata da mons. Galletti,
Vescovo di Alba la sig.na Giovanna Gonella che tanta
parte avrà negli sviluppi successivi dell’Opera
divenendone la Superiora Generale e poco dopo era
seguita dalla sig.na Maria Ferrero, che diverrà la
Vicaria della nuova Congregazione.
Madre
Ferrero
Fu la prima a
ricevere dalle mani
del Fondatore
una mantellina
nera,
parte del
futuro
abito religioso.
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Strana coincidenza: la sig.na Ferrero entrò nell’Opera il 22
ottobre 1868, esattamente il giorno in cui, otto anni dopo,
Francesco Faà di Bruno diventerà sacerdote. Francesco aveva
una soda preparazione filosofica e teologica; era imbevuto di
Sacra Scrittura; aveva alimentato una intensissima vita
interiore dando largo spazio ogni giorno alla preghiera e alla
meditazione.
Quindi aveva tutti i requisiti per guidare quel piccolo
stuolo di anime desiderose di donarsi a Dio nella totale
consacrazione. Constata il Condio: «Si era nel 1869, il cav.
Faà di Bruno ascese al Sacerdozio nel 1876. Potrà
meravigliare qualcuno che ad ideare, pensare e preparare
una Congregazione religiosa di Suore si accingesse un
uomo che, per quanto pio, buono, rigido di carattere e di
costume, era pur sempre però un secolare».
“Basi Fondamentali della Congregazione delle
Piccole Suore del Suffragio”
Archivio Istituto Faà di Bruno a Torino
Un’idea veniva facendosi strada nell’animo suo:
se fosse stato sacerdote, molto diversa avrebbe
potuto essere la sua incidenza sulle anime che
guidava. Senza contare che la chiesa di N.S. del
Suffragio richiedeva per se stessa la presenza di
un Rettore.
Gruppo Suore Minime di N.S. del Suffragio
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Man mano che procedeva la costruzione della Chiesa al cav. Francesco Faà di Bruno si andava sempre
maggiormente chiarendo il volere di Dio attraverso manifestazioni, che ad altri potevano quasi passare
inosservate, ma che per lui furono certo di grande valore.
Proprio verso il 1867, egli si portava a Mondovì per fare una visita a quel Vescovo, Mons. Ghilardi dell’ordine
dei Dominicani , al quale lo legava una lunga e forte amicizia. Il Ghilardi, che da tempo lo stava studiando, in
quei giorni che stette nel suo Episcopato aveva notato che il suo ospite si fermava lungamente durante la
notte a pregare, e nelle conversazioni familiari parlava volentieri di cose religiose. Prima che partisse gli disse:
«Signor cavaliere che manca a lei per essere Prete? Si decida, vesta l’abito ecclesiastico e in breve tempo sarà
Sacerdote». Semplici, ma chiare e precise parole che impressionarono profondamente il cavaliere.
La nuova Chiesa era ormai terminata, quando il cav. Faà di Bruno annunziava che voleva portarsi a Roma per
ricevere il Sacerdozio. Superati i vari ostacoli che parevano opporsi alla sua decisione, partiva per la città
eterna. Quando però il cav. Faà di Bruno parlò di questo suo disegno all’Arcivescovo di Torino Mons. Lorenzo
Gastaldi, questi vi si oppose, convinto che meglio avrebbe giovato alla Chiesa nel laicato cattolico con la gloria
del suo nome e con la profondità della sua scienza.
Non sappiamo quanto tempo abbia durato questa lotta tra i due uomini ugualmente umili, ma fermi ciascuno
nella sua idea. Soffriva il Faà, non riuscendo a convincere il suo Arcivescovo che venerava e stimava; soffriva
il Gastaldi, che nel Fondatore di una grande Opera vedeva un uomo veramente di Dio, eppure egli era
convinto che gli uomini di quella tempra il laicato cattolico ne aveva bisogno.
A questo punto, nella storia della vita del cav. Faà di Bruno compare il P. Felice Carpignano, parroco
nella Chiesa di S. Filippo in Torino. Il suo confessionale era sempre affollato nella chiesa di S. Filippo,
e fra i suoi penitenti più insigni aveva Mons. Gastaldi ed il cav. Faà di Bruno. Il P. Carpignano, per la
stima e la confidenza che godeva da parte dell’Arcivescovo, e per la conoscenza profonda che aveva
dell’anima del Faà, perorò la causa presso Mons. Gastaldi che finì per concedere il consenso; ma a
condizione però che egli si assoggettasse ad un anno di studi e di prova.
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Ma il Faà desiderava di essere Prete per la consacrazione della sua Chiesa. Sarebbe troppo lungo riferire tutti
i particolari di questa vicenda che finì col creare un certo attrito tra il Faà e il suo Arcivescovo, che egli non
voleva assolutamente contristare. Basterebbero queste parole da lui scritte alla Sig.na Gonella, incaricata della
direzione dell’Istituto, nel periodo in cui Francesco si era recato a Roma, esse attestano le sua rettitudine e il
suo fermo proposito di non contraddire l’Arcivescovo:
«Non mi stupirei che taluni avessero pensato ch’io venissi a Roma per sottrarmi all’Arcivescovo… Io posso
desiderare di essere Sacerdote ai Santi; far contro l’Arcivescovo, mai! Né volendo potrei, né potendo vorrei.
Posso belare come pecora, ma intanto stare unito al mio Pastore…».
Personaggi influenti presentarono la cosa al papa Pio
IX, il quale ben conosceva il Faà e lo aveva aiutato
anche materialmente con consistenti offerte per le sue
opere. Egli comprese l’imbarazzo di una persona ricca
di cultura religiosa e profana, operatore di cose
eccezionali, costruttore di una Chiesa e si assunse ogni
responsabilità dell’Ordinazione abbreviando i tempi: in
tre settimane poteva ricevere gli ordini minori e alla
quarta, che cadeva il 22 ottobre 1876 la sospirata
Ordinazione. Come segno di benevolenza Pio IX volle
donare al neo sacerdote un bellissimo calice perché lo
usasse nella sua prima Messa.
Calice
dono
di Pio IX
Usato dal
Sacerdote
Francesco
Faà
di Bruno
nella sua
Il pomeriggio del 31 ottobre 1876 l’Arcivescovo di
Torino, con il concorso di numeroso clero e alla
presenza di numerosissima folla, benediva la Chiesa
di Nostra Signora del Suffragio.
prima Messa.
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Invano gli occhi di tutti cercarono l’artefice di quell’insigne monumento di fede: Francesco Faà di Bruno, ora
don Francesco (Abate per i tempi) non era presente, benché a Torino. Soltanto la sera di quella memoranda
giornata, verso le 20,30, giunse in carrozza chiusa al Conservatorio (così era chiamato il complesso delle
Opere), accolto dal giubilo di tutta la sua numerosa famiglia, e il giorno successivo alle ore 6,15 celebrava la
sua prima Messa nella chiesa da lui edificata, per tutta la comunità in festa.
Come un Padre l’Abate Francesco si occupò di tutta la direzione spirituale dell’Istituto, volgendo specialmente
le sue cure alla Comunità Religiosa che si veniva formando. Ogni domenica, dopo che la giornata della Casa
era finita, ed il silenzio più assoluto regnava nel Conservatorio perché tutte, alunne e ricoverate erano andate
a riposare, l’Abate radunava le Suore e le Postulanti nel suo studio per una conferenza spirituale.
E quante volte gli sgorgavano dal cuore parole che erano come il commento della sua stessa vita:
«Vi raccomando lo spirito di preghiera. Quando
non potete recitare lunghe orazioni sollevate la
vostra mente ed il vostro cuore a Dio con brevi
aspirazioni».
«Educare la gioventù al lavoro, al buon senso, alla
disinvoltura, alla sincerità, al sacrificio».
Le parole da lui ripetute vennero trascritte
dalle prime suore. Eccole:
«Non v’ha niente di più utile a un’anima quanto
l’elevare spesso il pensiero alle cose celesti e
divine con brevi affetti, preghiere e giaculatorie».
«Quando correggete non lasciate l’amarezza nei
cuori, ma fate che dopo la correzione le figliuole vi
amino più di prima».
«Spirito di sacrificio, di preghiera, di lavoro, figliuole mie. Pregare, agire, soffrire sia il vostro motto;
la vostra bandiera: Suore Minime del Suffragio. San Paolo dice che chi non lavora non mangia. Il
lavoro è dovere, il lavoro è sacrificio, specialmente quando al lavoro si deve dare una parte del
tempo destinato al riposo».
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Alla sua morte quasi improvvisa il 27 marzo 1888 non dimenticò le Sue Suore, infatti nel suo testamento
lasciò il dono più prezioso del suo carisma, scrisse:
“ Io continuerò
continuerò a pregare,
perché
perché la goccia della provvidenza
non vi abbia mai a mancare”
mancare”
E la goccia ancora oggi non manca, e come la rugiada sul fiore, dona alle Minime quella certezza che il loro
Fondatore dal cielo continuerà a essere al loro fianco come Padre premuroso.
Lezionario
Ostensorio
e
paramenti
Carte Gloria e
paramenti usati dal
Beato
Francesco Faà
di Bruno
Statuetta dell’Immacolata Concezione portata da Parigi dal
Beato Francesco Faà di Bruno, che il Santo Padre Giovanni
Paolo II ha avuto sulla scrivania dello studio, in occasione del
soggiorno estivo in valle d’Aosta del 10 luglio 2000.
Reliquario
donato da
Pio IX
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14. La Biblioteca
Un uomo di vasta cultura ed uno studioso di scienze matematiche e astronomiche come il cav. Faà
di Bruno non poteva non aver a cuore “il libro” e la sua diffusione.
Nei consigli alla giovinetta alla voce “zelo” in “Tutta di Gesù” diceva:
“Non tenete nascosti ed oziosi i buoni libri, ma imprestateli, fateli girare di mano in mano, affinché molte
anime ne approfittino. Non temete di smarrirli o che si guastino: un’anima, un peccato in meno, non
valgono ben più di un libro che si perda?”
Tra il ’62 – ’63 il Faà si preoccupò di dare il suo apporto alla diffusione delle «buone letture» costituendo,
primo in ciò fra i cattolici torinesi, una Biblioteca Mutua, che possiamo ritenere ispirata dall’Opera delle
Librerie e Biblioteche della Società Vincenziana. Si viene a sapere dal programma che con quest’opera Faà
di Bruno, appoggiato da «autorevoli persone», realizzava «voti da lungo espressi».
È certo comunque che, pur essendone il promotore ebbe dei collaboratori, come è provato dal fatto che la
biblioteca era situata non presso L’Opera di S. Zita, ma al capo opposto della città, in via della Rocca, dove
nei giorni feriali, dalle 12 alle 15, v’era chi prestava o spediva ai soci i libri.
Per aver diritto al prestito bisognava associarsi versando una quota di £ 16 annue anticipate, cifra
abbastanza elevata, che rivela non essere la biblioteca, negli intenti del promotore, rivolta genericamente ai
poveri o al popolino, secondo la tradizione vigente per l’analoga istituzione della Società Vincenziana.
Mentre i confratelli costituivano un fondo di libri da prestarsi poi gratuitamente agli assistiti perché
s’istruissero nella religione o per aiutarli a passare il tempo con buone letture, nell’iniziativa del
Faà, solo associandosi con la quota annuale s’acquisiva il diritto di portarsi o farsi inviare a
domicilio due libri per volta che era consentito tenere non più di due mesi.
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Faà di Bruno mirava non a una lettura devota qualsiasi, ma a fornire agli associati uno strumento di
formazione e d’informazione piuttosto serio, come appare dal programma in cui si manifesta il proposito di
«alimentare, moltiplicare e variare la lettura di libri buoni religiosi e scientifici con modica spesa per ogni
persona». I libri scientifici erano per davvero tali e quelli religiosi comprendevano volumi di seria
formazione spirituale. Alcuni titoli dal Catalogo 1863 della Biblioteca Mutua:
Libri scientifici
Libri religiosi
AVOGADRO, Fisica dei corpi ponderali;
BERZELIUS, Traité de chimie;
OLIVIER, Dévéloppement de Géometrie
descriptive.
ARNAUD, Oeuvres de Sainte Thérèse ;
BALMAS, Il protestantesimo comparato al
cattolicesimo;
VENTURA, Le bellezze della Fede.
Volumi filosofici, letterari e di storia
BALBO, Pensieri sulla storia d’Italia;
PEYRETTI, Elementi di filosofia;
PELLICO, Opere complete.
Ignoriamo quanto sia durata l’opera per la quale aveva
riunito più di 200 volumi e «che dapprima funzionò
benissimo» ma «venne in seguito sospesa per motivi
indipendenti dal fondatore», come testimonia il Berteu.
Per il primo tentativo non riuscito appieno, Faà di Bruno non abbandonò l’idea della biblioteca circolante
associativa. Nel 1872 diede vita ad un’altra fondazione sotto il titolo di Biblioteca Mutua Circolante del
Suffragio per tutta l’Italia a vantaggio dei fedeli studiosi. Questa volta l’iniziativa era sotto il suo diretto
controllo, essendo stabilita sotto la sua completa direzione presso l’Opera di S. Zita.
I tempi però erano mutati: la caduta del potere temporale… la stampa cattolica in perpetua
mobilitazione contro il «paese legale»… «la Chiesa, temporalmente vinta, riprese spiritualmente
la lotta, quasi a dar ragione a coloro che nella perdita del potere temporale avevano riconosciuto
non una diminuzione, bensì accrescimento della Chiesa nel campo che era suo»
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Tali avvenimenti politici e religiosi colpirono Faà di Bruno. Il programma della sua seconda biblioteca,
mutua circolante postale, rispecchia il nuovo atteggiamento. Essa è destinata «al Clero ed ai buoni fedeli»,
ma più a quello che a questi, perché agli Ecclesiastici, «difettavano i mezzi per supplire alla lettura di opere
degne de’ loro studii» a causa delle «tribolazioni de’ tempi».
La biblioteca doveva fornire «libri attinenti specialmente allo studio della religione, ed in genere libri che
possano interessare la sana e seria coltura intellettuale di un giovane distinto».
Altro criterio ispiratore era quello di mettere a disposizione dei soci «libri di tal importanza e di tal prezzo,
che difficilmente possono comprarsi da individui isolatamente… talché l’abbonato possa conoscere ciò che
vi esce di meglio in fatto d’attualità in Italia e Francia». Scriveva:
Con 10 LIRE ALL’ANNO si potranno d’ora innanzi, colla nostra Biblioteca Mutua, leggere in ogni angolo
d’Italia i migliori libri che escono di fresco o siansi già pubblicati. Profittando delle risorse de’ tempi, cioè
della posta, manderemo i libri ovunque ci sarà un abbonato.
Biblioteca
nello
studio
di
Francesco
Faà
di
Bruno
83
La Biblioteca Faà di Bruno come abbiamo visto, vede la sua nascita nel secolo XIX ed è una delle
tantissime attività messe in opera dal Beato Francesco Faà di Bruno.
Alla sua morte le Suore della Congregazione conservarono la raccolta dei libri, che a tutt’oggi sono circa
10.000. La raccolta è caratterizzata da un fondo più antico, relativo agli studi del Faà di Bruno, con edizioni
di teologia, agiografia, matematica, musica, astronomia, e da un secondo fondo più recente, legato
all’Istituto Scolastico con edizioni di storia, filosofia, di letteratura italiana e latina, di scienze religiose.
Testi
di
Matematica
e
Astronomia
del
barone
Agostino
Cauchy
Professore
alla
Sorbona
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15. Il Museo
Ogni viaggio che si rispetti annovera tappe irrinunciabili e, in un itinerario virtuale come quello
condotto alla scoperta del genio e del carisma di Faà di Bruno, non può mancare l’appuntamento
con le tracce tangibili e i documenti.
L’Istituto che sorge in Via S. Donato può considerarsi il segno certamente più visibile ed ancor oggi
fruibile di quella che fu l’opera del Faà, e tra le sue spesse mura è possibile visitare un luogo davvero
evocativo: L’appartamento originario del cosiddetto abate “delle ciabatte”.
Studio
di
Francesco
Faà
di
Bruno
85
Da qualche anno una piccola targa nel cortiletto adiacente alla chiesa indica l’accesso a questo angolo
denso di suggestioni denominato Museo Francesco Faà di Bruno. Ma le Suore Minime continuano a
chiamare questo prezioso nucleo della casa così come hanno sempre fatto: le stanze del Fondatore… è un
modo forse più vivo, più presente e più familiare per indicare i luoghi dove Faà di Bruno ha studiato, scritto
e meditato, sognato, progettato e calcolato, sudato e pregato per alcuni anni.
Potremmo definirlo il “quartiere generale”
delle sue attività materiali e spirituali… ed
è così che appare agli occhi del visitatore
fin dalla prima stanza, quella delle origini:
origini di famiglia e origini di una
vocazione che non fu subito e soltanto
religiosa.
Alle pareti enormi pannelli riproducono
volti e simboli della nobile casata dei Faà,
svelandone
l’antico
lignaggio;
essi
introducono
all’ambiente
famigliare
numeroso e affiatato, narrano veloci gli
anni dell’infanzia e della prima formazione
fino alla decisione di intraprendere la
carriera militare.
Una vetrina espone alcuni degli oggetti
personali
appartenenti
al giovane
ufficiale tra cui la sciabola, le mostrine e
i guanti d’ordinanza.
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La seconda stanza è un corridoio ricco di bozze, schizzi, disegni, progetti e foto più recenti riguardanti la
chiesa ed il campanile che ne tracciano la genesi e il progressivo sviluppo prima nella mente del fondatore
e successivamente nel cuore del borgo San Donato.
La terza stanza propone una serie di strumenti e accessori fotografici verso il cui funzionamento il Faà si
mostrava affascinato e curioso, pur evitando in ogni modo di farsi immortalare. Insieme alle lastre
fotosensibili, ad alcune diapositive (ad esempio quelle acquistate a Parigi per l’insegnamento del
Catechismo alle ragazze dell’Istituto) e ad uno dei primi esemplari di dagherrotipo, si possono osservare
alcuni torchi e delle macchine utilizzate nella tipografia del Suffragio, un laboratorio di stampa e rilegatura
interno all’Opera di S. Zita per la diffusione di letture e manuali economici, completamente gestito dalle
allieve compositrici.
La quarta stanza è detta “degli strumenti”:
qui, infatti, sono raccolti molti degli strumenti
scientifici che Faà di Bruno inventò o che
semplicemente gli appartennero e che utilizzò
per le sue ricerche.
Nelle vetrine si possono distinguere un
prezioso telescopio di Foucault, con autografo
dello scienziato francese di cui sembra ne
rimangano oggi al mondo soltanto due
esemplari; il fasiscopio lunare costruito dal Faà
per lo studio delle fasi lunari; lo scrittoio per
ciechi che gli valse più di un riconoscimento
internazionale, ed ancora l’ellipsigrafo, lo
svegliarino e il barometro differenziale per
citare soltanto le sue invenzioni fra gli oggetti
in mostra.
Telescopio di Foucault
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Strumenti scientifici usati dal Faà a scopo didattico
durante le lezioni di astronomia all’Università di Torino
La quinta stanza ospita un salotto appartenuto al Faà che funge da anticamera allo studio, dove sembra
davvero di poter immaginare il cavaliere intento sui suoi carteggi, sui suoi appunti, ora di analisi
matematica ora di speculazione teologica.
La libreria è intatta e conserva nel medesimo ordine tutti i volumi ben rilegati che Faà di Bruno stesso vi
aveva riposto: nulla è stato spostato, nulla è stato alterato.
L’alto leggio che utilizzava per disegnare e progettare, lascia intuire la statura fuori del comune
dell’ex ufficiale del Re, più di un metro e novanta: certo non doveva servigli a molto quella
sedia da lui stesso ideata e costruita perché si trasformasse con un rapido e semplice gesto in
una piccola scala. La sedia campeggia ancora dietro alla gigantesca scrivania, corredata anche
da un grazioso quanto imponente carillon polifonico acquistato in Svizzera e dell’harmonium
con cui collaudava dell’apprezzabile musica prevalentemente sacra.
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Dallo studio si accede alla camera da letto, la settima stanza: molti
visitatori rimangono perplessi di fronte alle dimensioni del letto in
ferro battuto… decisamente ridotte per un uomo della statura del
Faà di Bruno. Tuttavia molti non sanno che era in uso tra i nobili
dormire semi seduti, la cui posizione facilitava la digestione del
pasto più sostanzioso della giornata: la cena.
Accanto al letto si trovano l’inginocchiatoio, un grazioso salottino le
cui poltrone furono ricamate a mano dalle ragazze ospiti dell’opera,
una piccola teca con alcuni effetti personali del Faà ed infine un
curioso quadretto acquistato a Parigi che ritrae la Madonna, Gesù
Cristo e San Francesco da Paola contemporaneamente ma in
maniera distinta, a seconda della posizione da cui lo si osserva:
un’ennesima prova del gusto del Faà per tutto ciò che risultava
originale ed insolito.
Dalla camera da letto, attraverso una piccola porticina, è possibile
accedere ad uno stanzino veramente suggestivo: quasi un antro,
un’intercapedine tra cielo e terra, un luogo di inevitabile raccoglimento.
La luce è fioca e dove le pareti si congiungono verso la Chiesa, è posto
un inginocchiatoio, lo stesso su cui Faà di Bruno trascorse notti di
segreta veglia all’Eucaristia.
Già, poiché in quel punto la parete ha una piccola finestra
munita di grata: un’improvvisa breccia che permette di
ritrovarsi inaspettatamente proiettati verso il tabernacolo
posto sul retro dell’altare maggiore della Chiesa, sovrastato
dalla Vergine del Suffragio.
… trascorse notti di
segreta veglia all’Eucaristia.
89
In diversi momenti della giornata, da tale posizione, si possono ascoltare voci e suoni delle funzioni
liturgiche che contribuiscono a creare un’atmosfera mistica, quasi irreale. Proseguendo si raggiunge la
stanza numero otto dove sono esposti oggetti sacri, paramenti liturgici acquistati dal Faà di Bruno, il suo
breviario e diversi libri sacri o in uso al tempo per le celebrazioni liturgiche.
Qui si conserva pure il calice donatogli da Pio IX come
segno di benevolenza e di incoraggiamento alla vigilia
della sua ordinazione sacerdotale. Accanto è posto un
monumentale Ostensorio dal peso di 15 Kg. muto
testimone dell’amore del Beato per l’Eucaristia.
Ancora è da notare parte di una notevole collezione di
reliquie di Santi, tre bozzetti originali del Gonin per gli
affreschi laterali del presbiterio e una statuetta
dell’Immacolata, portata dalla Francia per ricordare la
proclamazione del Dogma dell’Immacolata Concezione nel
1854.
Dopo un percorso che circolarmente riconduce verso il
punto di partenza, si giunge alla stanza numero nove,
l’ultima, quella dove si trovano su pannelli le notizie sulla
morte dell’Abate Faà di Bruno, il suo testamento, le
testimonianze sulla causa della beatificazione e momenti
della beatificazione di Francesco Faà di Bruno il 25
settembre 1988 a Roma in piazza S. Pietro.
Qui vi è pure il calco del suo viso preso nel
giorno della sua morte.
Bozzetto originale del Gonin per
l’affresco laterale sinistro del Presbiterio
90
Prima di ritornare al punto di partenza troviamo un quadro di P.G. Crida - 1942 - , raffigurante il Beato in
preghiera davanti a Nostra Signora del Suffragio.
La preghiera per il Beato
Francesco Faà di Bruno è stata il
vero motore della sua vasta
opera, dice il Palazzini:
“Una sola cosa non misurava, la preghiera. Fedelissimo nel servizio
di Dio, come può esserlo un militare di carriera al suo Sovrano;
umilissimo perché da vero scienziato conosceva i limiti della scienza
umana e la grandezza di Dio”.
Il suo testamento
“Desidero che la mia salma sia trasportata al cimitero con nessun altra
pompa che quella che si farebbe ad un povero, quale io potrei morire, o nel
quale spirito vorrei morire. Il mio erede universale farà celebrare i funerali
secondo la consuetudine, in quanto al tempo, ma in quanto a spese assai
semplici.
Farà celebrare Sante Messe nella Chiesa del Suffragio, nella Parrocchia Borgo
San Donato, in Alessandria, presso gli Istituti del Cottolengo, dell’Oratorio
Salesiano, degli Artigianelli, del Buon Pastore, di S. Anna.
Raccomando ai membri di essi di pregare e fare Comunioni per il riposo
dell’anima mia. Inoltre distribuirà complessivamente mille franchi tra i ritiri
delle Cappuccine Borgo Po e Borgo San Salvario, delle Sacramentine e della
Sacra Famiglia affinché preghino per me. Intendo che l’erede faccia celebrare
100 messe a favore di coloro che in vita io avessi scandalizzato, disgustato o
leso i loro interessi. Che essi lo possano sapere attraverso i giornali cattolici.
Nella stessa occasione si dirà che io perdono di cuore a quanti credessero
avermi offeso o danneggiato. Intendo che nessun apponga iscrizioni onorifiche
nella Chiesa del Suffragio o nei miei Istituti. Il puro bene che ho procurato di
fare fu per redimere i miei peccati ed accaparrarmi la vita eterna, tutto
d’altronde è opera di Dio e dei benefattori che egli si è degnato di suscitare.
Così Dio mi aiuti nel tempo e nell’eternità.”
«Il cadavere…
cadavere…, l’ho
veduto io stessa
sottolinea suor
Margherita Sansoè
Sansoè… così
così
appena fu vestito il
Cadavere, venne tosto
presa la maschera del
suo volto…»
volto…»
91
16. Opere e pubblicazioni di Francesco Faà di Bruno
Opere musicali, devozionali,
devozionali, agiografiche, storiche, catechistiche, teologiche.
1. Reconnaissance - Respect - Dévouement, tre Polkas-Mazurkas, ParisTurin s.d. (1849).
2. Evénements de la guerre faite en Italie par l’armée autrichienne du 7 mai
au 9 aout 1848,Ouvrage traduit de l’Allemand, Paris 1851.
3. Musica per sacre lodi con l’accompagnamento di pianoforte composta,
raccolta e umilmente dedicata a Monsignor Tommaso Ghilardi dell’Ordine de’
Predicatori, Vescovo di Mondovì, dal Cav. Faà di Bruno…, Torino 1853
(ed. De Agostini-Cattaneo).
4. Lira Cattolica, Raccolta di sacre lodi scelte e poste in musica, Torino 1854
(ed. De Agostini).
5. Gran Polka-Mazurka per piano-forte, Torino s. d.(ed. L. Martinet).
6. Fantasia e variazioni per piano-forte, Torino, s. d.
7. Litanies Pupulaires de la Très-S.te Vierge, Paris s. d.
8. Riflessi cristiani sulla musica-Traduzione libera dal Francese con aggiunte
del Cav. F. Faà di Bruno…, Torino 1858(ed.Speirani e Tortone).
9. Considerazioni sulla moralizzazione delle donne di servizio, Torino 1861
(ed. Speirani).
10. Tutta di Gesù - Ricordi pratici alla pia giovinetta di lavoro, di servizio e di
compagnia, a cura dell’Ab. Cav. F. Faà di Bruno, Torino 1861 (ed. Speirani).
11. Il divoto dei Morti, ossia il mese di novembre santificato. Raccolta di molte
e varie pratiche di pietà… per cura dell’Ab. Cav. F. Faà di Bruno, Torino 1862
(ed. Speirani).
12. Bouquet à Marie pour le décennaire de la definition dogmatique…, ParisTurin-London (1864).
13. Manuale del soldato cristiano, Torino 1853 (ed. Marietti).
14. Vesperale - Toni dei vespri a 3 voci, salmi ed inni più comuni…, per il
Cav. Francesco Faà di Bruno, s.l. e s.d. (1864).
15. Sunti di morale ad uso delle Scuole Magistrali Maschili e Femminili pel
Cav. Ab. F. Faà di Bruno, Torino (ed. 4°, Emporio Cattolico).
16. Piccolo omaggio alla Divina Eucaristia, Torino 1872
(ed. Marietti; una 4° ed. è stata fatta nel 1964).
17. Lira popolare italiana. Canti educativi per la gioventù… per il Cav. F. Faà
di Bruno, Torino 1874 (ed. Paravia).
18. Saggio di Catechismo Ragionato ad uso degli studiosi della Cattolica
Religione, Torino 1875 (Tip. S. Giuseppe, Emporio Cattolico).
19. Consigli dell’amico soldato cristiano, Torino 1870 (2° ed. Emporio Cattolico,
ivi, 1876).
20. Indulgenze che la Santità di Nostro Signore Pio Papa IX concede ai fedeli…
per cura del Cav. Abate F. Faà di Bruno, Torino 1877 (ed. Emporio Cattolico).
21. Una mano morta, ossia una mano scolpita col fuoco del Purgatorio Narrazione autentica… pel Cav. Ab. F. Faà di Bruno, Torino 1877 (ed. Emporio
Cattolico).
22. Atto eroico di carità verso le Sante Anime del Purgatorio per cura dell’Ab. F.
Faà di Bruno, Torino 1878 (ed. Emporio Cattolico).
23. Novenario - Raccolta di Novene… desunte dalle opere dei più accreditati
autori per cura dell’abate Faà di Bruno, Torino 1879 (ed. Emporio Cattolico).
24. Manuale dell’operaio cristiano - Raccolta di consigli e di preghiere ad uso
specialmente della classe operaia per cura dell’abate F. Faà di Bruno, Torino
1880 (ed. Speirani, Emporio Cattolico).
25. Vesperale delle famiglie a cura del Cav. Ab. F. Faà di Bruno, Torino 1884
(ed. 4°, Emporio Cattolico).
26. Manuale del cristiano ossia raccolta delle preghiere… a cura dell’abate F.
Faà di Bruno, Torino 1885 (ed. 6°, Emporio Cattolico).
27. L’ora di adorazione - Tesoretto dei divoti delle Quarantore e del SS.
Sacramento, ossia raccolta di tutte le preghiere indulgenziate… per cura
dell’abate F. Faà di Bruno, Torino 1886 (2° ed., Emporio Cattolico).
28. Amore di Gesù per gli uomini nell’Eucaristia e loro ingratitudine verso di lui
del Padre G. Giuseppe di S.ta Teresa Carmelitano Scalzo Portoghese, con una
lettera inedita di Mons. Fénélon sulla comunione frequente per cura dell’abate F.
Faà di Bruno, Torino 1886 (ed. 2°, Emporio Cattolico).
29. Memento Sacerdotum… per cura dell’Ab. F. Faà di Bruno, Taurini 1886
(apud Emporium Catholicum).
30. Manuale Cantorum, Torino 1886 (ed. Emporio Cattolico).
31. Eucaristia - Dodici conferenze del Can. Dott. G. Emanuele Weith… tradotte
per cura del Cav. Ab. Faà di Bruno, Torino 1886 (Emporio Cattolico, Libreria
Salesiana).
32. Ufficio del SS. Sacramento secondo il Rito Romano con traduzione italiana e
note del Cav. Ab. F. Bruno ad uso principalmente dei divoti…, Torino 1887 /ed.
2°, Emporio Cattolico).
33. La chiave del Paradiso, ossia raccolta di preghiere per cura del
Cav. Ab. F. Faà di Bruno, Torino 1887 (ed. Emporio Cattolico).
92
34. De Imitatione Christi - Edito novissima ad fidem incunabili veneti anni
MCDLXXXIII presbytero Faà di Bruno curante, Torino 1887 (apud Emporium
Catholicum).
35. Discrepantiae inter codicem de Advocatis et novissimam editionem
taurinensem De Imitatione Christi, ivi, 1887.
36. Ufficio della Beata Vergine per cura del Cav. Ab. F. Faà di Bruno, Torino
1888 (ed. Emporio Cattolico).
37. Piccola Lira Cattolica - Raccolta d’inni e cantici latini ed italiani con
accompagnamento, Torino 1883 (ed. Emporio Cattolico).
38. Vita di S. Zita lucchese serva di condizione per cura del Cav. Ab. F. Faà
di Bruno, Torino 1891 (ed. 4°, Emporio Cattolico).
39. Il Rosario meditato…, Torino 1892 (ed. 2°, Emporio Cattolico).
40. Lira Ecclesiastica - Raccolta d’inni della Chiesa, Torino s.d.
41. Cenni biografici del barone Agostino Cauchy, Torino 1857 (ed. De
Agostini. Sono articoli pubblicati su «L’Armonia», poi raccolti in estratto).
42. Nel 1879-1871 Francesco Faà di Bruno si interessò ad un Dizionario dei
Santi, di cui fece ricerche in tutta Italia. Nel periodo 1880-1885 riprese il
tentativo della composizione di un Dizionario Agiografico, che rimase, però,
incompiuto. Avrebbe dovuto essere un lavoro scientificamente condotto. Per
questo aveva raccolto una serie di 182 biografie, da cui trarre indicazioni. Per
i Patroni delle Diocesi si era rivolto ai rispettivi Ordinari (tra il 1880 e il 1885),
e circa 70 Vescovi avevano risposto al suo appello.
Opere scientifiche o di diffusione scientifica
1. Mémoire sur les colonnes torses, Paris 1850.
2. Note sur un nouveau proédé pour reconnaître immédiatement dans certains
cas l’existence de recines immaginaires dans une équation numérique, in
«Journal de Mathématiques pures et appliquées» (de Lionville), t. XV, 1850, pp.
363 ss.
3. Démonstration d’un théorème de M. Sylvester relatif à la décomposition d’un
produit de deux déterminants, in «Journal de Mathématique…», t. XVII, 1852,
pp. 190 ss.
4. Démonstration d’un théorème relatif à la reduction des fonction homogénes à
deux lettres à leur forme canonuque, in «Journal de Mathématique…», t. XVII,
1852, pp. 183 ss.
5. Memoria sopra lo stabilimento di un Osservatorio Magnetico e Meteorologico
in Torino, presentata all’Accademia delle scienze nell’inverno del 1853…, Torino
1854.
6. Note sur un théorème de M. Brioschi, in «Journal de Mathématique…», t. XIX,
1854, pp. 304 ss.
7. Sulla teorica degli invariati, in «Annali di Scienze Matematiche e Fisiche» (del
Tortolini), agosto-settembre 1855.
8. Sulla determinazione di una funzione simmetrica delle radici di una equazione in
funzione dei coefficienti della medesima, in «Annali di Scienze…», settembre 1855.
9. Sulle funzioni simmetriche delle radici di un’equazione, in Ibid., ottobre 1855.
10. Sullo sviluppo delle funzioni, Ibid., novembre 1855.
11. Addizione alla nota inserita nel fascicolo di ottobre ultimo, Ibid. novembre 1855.
12. Sopra i resti di Sturm, Ibid., agosto 1856.
13. Sur les restes produit par la recherche du plus grand commun diviseur entre
deux polynômes, in «Compts Rendus», t. XLII, 1856, 8, pp. 407 ss.
14. Sulle funzioni isobariche, in «Annali di Scienze», febbraio-marzo 1856.
15. Thèses presentées à la Faculté des Sciences de Paris - Thèse d’Analyse:
Théorie de l’élemination; Thèse d’Astronomie: Développement de la fonction
perturbatrice et des coordonnées d’une planète dans son mouvement elliptique,
Paris 1856.
16. Note sur un théorème de M. Brioschi, in «Journal für die reine und angewandte
Mathematik» (di Borchardt), t. LIV, 1857, pp. 283 ss.
17. Prolusione al corso di alta analisi ed astronomia, letta all’Università di Torino il
giorno 27 febbraio 1857, in Due prolusioni del cav. Faà di Bruno, 2° ed., Torino
1872.
18. Vantaggi delle scienze, in Due Prolusioni…, cit.
19. Note sur une nouvelle formule de calcul différentiel, in «Quarterly Journal», t. I,
1857.
20. Invariant of the twelfth degree of the Quantic, Ibid.
21. Sulla risultante di due equazioni di 4° grado, in «Annali di Matematica pura ed
applicata», 6, 1858, pp. 1-2.
22. Théorie générale de l’élimination, Paris 1859.
23. Cenni elementari sul calcolo degli errori, Torino-Parigi 1867.
24. Calcul des erreurs, Paris 1869.
25. Nuovo barometro a mercurio, in «Atti della Reale Accademia delle Scienze di
Torino», V, 1870.
26. Sunti di fisica e chimica pei Licei, Torino 1871.
27. Sunti di Fisica, Meteorologia e Chimica con tavole ad uso delle scuole maschili
e femminili, Torino 1871.
28. Sur les fonction symétriques, in «Compts Rendus», t. LXVII, 1873, pp. 163 ss.
29. Sur la fonction génératrice de Borchardt , in «Journal für die reine…», t. LXXXI,
1876, pp. 217 ss.
30. Théorie des formes binaires, Turin-Paris 1876.
93
Bibliografia di Faà di Bruno
31. Sur la partition des nombres, in «Mathematische Annalen», t. XIV,
1878, pp. 241-247.
32. Sur la partition des nombres, in «Comptes Rendus», t. LXXXVI,
1878, p. 1189.
33. Sur la partition des nombres, Ibid., p. 1259
34. Sur la partition des nombres, in «Journal für die reine…», t. LXXXV,
p. 317.
35. On the partition of numbers, in «Quarterly Journal», t. XV, 1878, p.
272.
36. Sur un Théorème général de la théorie des covariants, in «Comptes
Rendus», t. XC, 1880, pp. 1203 ss.
37. Sur quelques théorème relatifs au dévéloppement des fonctios et aux
covariats, in «Journal für die reine…», t. XC, 1880, pp. 186 ss.
38. Notes on modern Algebra, in «American Journal of Mathematics», t.
III, 1880, pp. 154 ss.
39. Einleitung in die Theorie der Binären Formen, Leipzig 1881.
40. Trois notes sur la théorie des formes, in «Mathematische Annalen»,
t. XVIII, 1881, p. 280.
41. Quelques applications de la Théorie des formes binaires aux
fonctions elliptiques, in «American Journal…», t. V, 1, 1882, pp.1-23.
42. Sur le dévéloppement des fonctions rationelles, in «American
Journal…», t. V, 1883, n. 3, pp. 1-3.
43. Démostration directe de la formule Jacobienne de la transformation
cubique , in «American Journal… » t. X, 1887.
44. Dizionario tecnico Francese - Italiano: non sono stampati che alcuni
fascicoli a causa della morte dell’editore (Loescher) e per difficoltà
finanziarie.
45. Da segnalare ancora l’incompleto trattato che il Faà cominciò a
scrivere negli ultimi anni di vita, e che avrebbe dovuto comporsi di tre
volumi. Di essi non fece stampare, e neppure compiutamente, che il
secondo, nel quale si espone la teoria delle funzioni ellittiche.
46. Si devono infine ricordare i contributi minori su «Les Mondes», la
rivista del Moigno:
1863, I, pp. 512-517;
1865, II, pp. 739-740;
1866, III, pp. 259-260;
1870, I, pp. 16-17;
94
1871, III, p. 361;
1873, I, pp. 453-454;
1878, III, pp. 677-67
Testi e lavori a ricordo di questo grande personaggio, per approfondirne la
conoscenza:
Brachet Contol - Cecchetto - Innaurato
“Francesco Faà di Bruno” - Miscellanea - Bottega D’Erasmo Torino, 1977.
Bairati Suor Anna Maria, “Il Certosino laico” - Francesco Faà di Bruno -Coll. Pionieri, Elle
Di Ci, Asti, 1988.
Berteu Can. Agostino,
“Vita dell’Abate Francesco Faà di Bruno Tipografia Suffragio, Torino, 1897.
Condio Mons. Luigi, “Francesco Faà di Bruno” Tipografia Suffragio, Torino, 1932.
De Ambrogio Carlo, “Scienziato e militare” Elle Di Ci, Torino, 1963.
Del Mazza Valentino, “Il Coraggio della Carità” - Francesco Faà di Bruno - Gribaudi,
Torino, 1988.
Lanzavecchia Renato, “Francesco Faà di Bruno” Centro stampa della Diocesi
Alessandria, 1980.
di
Messori Vittorio, “Un italiano serio” - Il beato Francesco Faà di Bruno - ediz. Paoline,
Milano, 1990.
Messori Vittorio, “Il beato Francesco Faà di Bruno” - Un cristiano in un mondo ostile Rizzoli, Milano, 1998
Palazzini Pietro,
“Francesco Faà di Bruno scienziato e prete” vol. 1 - 2, Città Nuova, Roma, 1980.
Parisi Giuseppe, “ Musica sposa della creazione” Centro Studi Francesco Faà di Bruno,
San Paolo, Torino, 2002.
Risso Paolo, “Un genio per Cristo” Profilo biografico del beato Francesco Faà di Bruno CECC, Padova, 1992.
Suore Minime del Suffragio, “Il Sacerdote Francesco Faà di Bruno” Tipografia Suffragio,
Torino, 1941.
Trabucco Carlo, “Francesco Faà di Bruno, pioniere dell’assistenza sociale”
Ediz. 5 Lune, Roma, 1957.
Giuseppe Parisi “Musica sposa della creazione”
Centro Studi Francesco Faà di Bruno – SAN PAOLO 2002.
“I Cardini della Felicità” Francesco Faà di Bruno nella Torino del XIX secolo
Centro Studi Francesco Faà di Bruno Atti Convegno, Torino 2003.
Livia Giacardi, “ FRANCESCO FAÀ DI BRUNO
Ricerca Scientifica Insegnamento e Divulgazione ”
UNIVERSITÀ DI TORINO, Torino 2004
95
Ringraziamento
Il primo grazie per l’idea di un opuscolo che raccogliesse notizie
notizie ed azioni sul Beato Francesco
Faà di Bruno, va proprio a Colui che è al centro di questa raccolta
raccolta di notizie sulla sua vita.
“Conoscere per Amare” in sintesi fu il pensiero del Faà. Su questi
questi due verbi ha vissuto la sua
vita: da un lato l’uomo di scienza che con la “conoscenza” si apre
apre ai misteri del creato, e,
dall’altro, l’uomo di Dio che con la “carità” partecipa i fratelli
fratelli dei frutti del conoscere.
Uno dei mezzi usati dal Faà per far arrivare a tutti questo “conoscere
“conoscere per amare” era proprio il
raccogliere in libricini sintesi di corposi volumi su svariati argomenti
argomenti sia religiosi che
scientifici, con lo scopo preciso di dare a tutti la possibilità di elevare il proprio spirito
attraverso il conoscere.
Questo opuscolo nasce dalla stessa idea:
far “conoscere e amare” Francesco Faà di Bruno.
Un secondo grazie va ai biografi, agli studiosi, alle molte persone
persone che hanno scritto su questa
figura di “Cristiano sul serio” come lo definì il Card. Michele Pellegrino. Senza le loro ricerche,
le loro analisi sul personaggio, questo opuscolo non avrebbe visto
visto la luce.
Un terzo grazie è per Suor Costanza paziente ed attenta consigliera
consigliera nella redazione, a Silvia
Vinciguerra per la collaborazione sui “ricordi” lasciati dalla vita “multidisciplinare
” del
“multidisciplinare”
Fondatore e a Gianna Solaro impareggiabile catturatrice d’immagini che ha reso l’opuscolo un
album di famiglia.
Ed infine un grazie alle “Minime” tutte, che con la loro comunione
comunione al Carisma del
Fondatore sono per noi laici, esempio di vita comunitaria, riflesso
riflesso della Trinità, che
vive in ciascuno per il Battesimo.
96
Indice
1.
Francesco Faà
Faà di Bruno
pag. 1
2.
Una vita nella storia
Politica e religiosa
pag. 4
La famiglia, tradizioni
nobiliari dei Faà
Faà di Bruno
pag. 17
4.
L’infanzia
pag. 23
5.
Il Collegio di Novi Ligure
L’Accademia Militare
pag. 28
Il soldato, la guerra,
la scelta
pag. 33
3.
6.
7.
8.
97
Esperienza Francese,
gli incontri, lo studio,
l’esempio cristiano
pag. 39
- Un esempio profetico -
pag. 48
Un laico cristiano
Impegnato nel sociale
pag. 50
9.
Un “Fondatore”
Fondatore” in
Borgo S. Donato
pag. 54
10. La Chiesa di N. S.
del Suffragio
pag. 59
11. Il Campanile
pag. 65
12. Il matematico, l’
l’astronomo,
l’inventore
pag. 71
13. Il Prete…
Prete… il Padre
pag. 75
14. La Biblioteca
pag. 81
15. Il Museo
pag. 85
16. Opere e Pubblicazioni
di Francesco Faà
Faà di Bruno
pag. 92
Bibliografia di
Francesco Faà
Faà di Bruno
pag. 95
Ringraziamento
pag. 96
Indice
pag. 97
Piantina di Torino, sulle
orme del Faà
Faà di Bruno
pag. 98
9. Istituto Suore Minime
10. Chiesa di N.S. del Suffragio
11. Il Campanile
14. La Biblioteca
15. Il Museo
5. L’Accademia Militare di
Torino nell’anno 1840
98
5. Chiesa M. Ausiliatrice
Istituto Salesiano
5. Chiesa di
S. Massimo
5. Chiesa delle Religiose Sacramentine
(oggi: S. Francesco di Sales)
8. Via del Belvedere, 3
abitazione del Faà
nel 1856.
(oggi V. Fratelli Calandra)
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