Rischio biologico
Medicina del Lavoro
Università degli Studi di Sassari
DEFINIZIONE DI PERICOLO
BIOLOGICO
a) l’infettività, intesa come capacità di un microrganismo di
penetrare e moltiplicarsi nell’ospite;
b) la patogenicità, riferibile alla capacità di produrre malattia a
seguito di infezione;
c) la trasmissibilità, intesa come la capacità di un
microrganismo di essere trasmesso da un soggetto infetto ad un
soggetto suscettibile;
d) la neutralizzabilità, intesa come la disponibilità di efficaci
misure profilattiche per prevenire la malattia o terapeutiche per
la sua cura.
D.L. 626/94
1) agente biologico del gruppo 1:

presenta poche probabilità di causare malattie
2) agente biologico del gruppo 2:





può causare malattie in soggetti umani
costituire un rischio per i lavoratori
è poco probabile che si propaghi nella comunità
sono di norma disponibili efficaci misure profilattiche o
terapeutiche
(es. HAV, B. pertussis, Cl. Tetani,, S. Aureus, V. cholerae);
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3) agente biologico del gruppo 3:





può causare malattie gravi
costituisce un serio rischio per i lavoratori
può propagarsi nella comunità
sono disponibili efficaci misure profilattiche o terapeutiche
(es. Brucelle, M. tuberculosis, Virus dell’Epatite B, Virus dell’Epatite
C, Virus dell’AIDS);
4) agente biologico del gruppo 4:





può provocare malattie gravi
costituisce un serio rischio per i lavoratori
può presentare un elevato rischio di propagazione nella comunità
non sono disponibili di norma, efficaci misure profilattiche o
terapeutiche
(es. VirusEbola, Virus Lassa, Virus della febbre emorragica di
Crema Congo).
La valutazione del rischio
Carica infettante
Contagiosità
Contatti accidentali con sangue ed altri liquidi
biologici




infermieri (61% tra professionali, generici, allievi)
medici (20%)
ausiliari (10%)
altri (9%).
La valutazione del rischio
Il tipo di incidente più frequente



la punta accidentale (66%)
contaminazione cutaneo- mucosa (22%)
ferite da tagliente (12%).
Le aree in cui è stato riscontrato il maggior numero di
incidenti





corsie (46%)
area chirurgica (23%)
ambulatorio (17%)
pronto soccorso (10%)
altre (4%).
Vie di trasmissione
trasmissione per contatto
trasmissione per via aerea (droplet nuclei
trasmissione per contatto mediante particelle droplet
trasmissione per via parentale
trasmissione oro-fecale
Fonti di rischio
1. HBV. HCV, HIV
Liquidi biologici
Punture
Tagli
Schizzi di sangue
2. Tubercolosi
Soggetti malati
Via aerea
Rischio da virus epatite B





Reparti a rischio
Rapporto 10:1 con sintomatici
Circa il 40% dei lavoratori ospedalieri è sieropositivo
Come si ci infetta
La possibilità di ammalarsi, dopo inoculo, varia dal 20 al 40% (è
presente nel sangue ad alte concentrazioni)
 L’attenzione nell’infortunio.
 Prevenzione generica
 Prevenzione specifica – vaccinazione
Rischio da virus epatite C
Sieropositività 2-3 volte superiore in ambito ospedaliero
Meno contagioso dell’HBV.
Rischio da HIV
Basso rischio infettivo (1 a 30 con HBV)
Importanza delle norme comportamentali (sufficienti
quelle per HBV)
Tubercolosi
o Riattivazione dei batteri presenti nel complesso
o
o
o
o
primario
Test alla tubercolina (70-80% negativi nella
popolazione generale)
Vaccinazione BCG (?)
Controllo annuale della cutireattività
Sorveglianza sanitaria
o
o
o
o
immunodeficienze
lavoratori HIV +
“
HBV +
“
HCV +
Prevenzione del rischio di infezione
Tubercolare
• Identificazione e Isolamento dei pazienti in stanze
adatte
• Limitare il contatto
• Uso delle mascherine Tipo FFP2S
Aspetti preventivi
1. Precauzioni universali



DIP

Guanti – Uso corretto

Maschere, occhiali, grembiali impermeabili
Pulizia delle superfici imbrattate
Trasporto di provette
2. Precauzioni particolari
•
Linee guida specifiche /chirurgia, dialisi, ecc.)
Disposizioni del Min. Sanità
Uso di guanti monouso, mascherine ed occhiali
protettivi
Uso di camici e grembiuli
Lavaggio delle mani dopo contatto
Precauzioni nell’utilizzo di aghi o simili
Informazione e formazione
Il problema degli operatori sieropositivi
immunoprofilassi
Si ottiene attraverso la somministrazione di:


vaccini (profilassi attiva). Introduzione di antigeni che provocano la
formazione di anticorpi;
immunoglobuline (profilassi passiva). Introduzione nell’organismo di
anticorpi già preformati.
Per gli operatori sanitari le vaccinazioni si possono distinguere
in due gruppi:

Vaccinazioni obbligatorie:




antitifica (L. 2/12/1926)
antitetanica (L. 419 del 20/3/68)
antitubercolare (L. 1088 del 14.12.1970)
b) Vaccinazioni facoltative:


antiepatite B (DM del 3/10/1991)
antinfluenzale (Circ. Min. n. 28 dell’8/11/1989).
La vaccinazione antitifica
E’ obbligatoria per:
 il personale di assistenza
 addetto ai servizi in cucina, di disinfezione, di
lavanderia e di pulizia degli ospedali, ed in genere
degli istituti e delle case di cura, sia pubblici che
privati; il personale addetto ai servizi di
disinfezione, alle lavanderie pubbliche e trasporto
malati, anche se dipendente di istituzioni private.
La vaccinazione antitubercolare

è obbligatoria per:


i soggetti cutinegativi, addetti ad ospedali, cliniche ed
ospedali psichiatrici,
gli studenti in medicina, cutinegativi, all’atto della loro
iscrizione all’Università
La vaccinazione antiepatite B

è raccomandata e gratuita per:


il personale sanitario di nuova assunzione nel SSN
per quello già impegnato in attività a maggior rischio di
contagio

(reparti di emodialisi, rianimazione, chirurgia, ostetricia e
ginecologia, malattie infettive, ematologia, laboratorio
analisi, centri trasfusionali, sale operatorie ed autoptiche,
studi dentistici, medicina legale e pronto soccorso).
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