Schema della lezione introduttiva (2)
Sistemi Economici Comparati
Anno accademico 2014-2015
Prof.sa Renata Targetti Lenti
Sistemi Economici Comparati
Considerazioni introduttive
Lezione 1 29/09/2014
Riferimenti
Amendola A., Boccella N., Imbriani C. (2005), Microeconomia.
Seconda edizione, pp1-31
http://www.lededizioni.com/lededizioniallegati/amendola.pdf
Brada J. (2009),The New Comparative Economics versus the
Old: Less Is More but Is It Enough?, The European Journal of
Comparative Economics,Vol. 6, n.1, pp. 3-15
http://eaces.liuc.it/18242979200901/182429792009060101.pdf
Rinaldi A., Siddivò M. (2005), Strumenti per l’Analisi dei
Sistemi Economici Comparati, pp.11-24
http://www.lededizioni.com/lededizioniallegati/rinaldistrumenti.p
df
Obiettivi del corso
Obiettivo dell’insegnamento è quello di analizzar caratteristiche istituzionali
ed processo di sviluppo di alcuni paesi occidentali, asiatici ed africani in una
prospettiva comparata.
L’impostazione sarà quella di presentare le caratteristiche istituzionali e sociopolitiche come determinanti dei diversi assetti economici.
In via preliminare occorre predisporre gli strumenti interpretativi necessari alla
comprensione del funzionamento e dei problemi che caratterizzano le
economie contemporanee.
Per questo, nella prima parte del corso verranno presentate, le principali teorie
sulla crescita che hanno caratterizzato la storia del pensiero economico.
Nella seconda parte si passeranno in rassegna i principali fattori economici ed
istituzionali che sono all’origine dei diversi sentieri di sviluppo.
Verranno, poi, analizzate le caratteristiche e l’evoluzione di alcuni sistemi
capitalistici avanzati (Italia, Germania, USA, Giappone) e di paesi emergenti
(Cina, India, Corea, Africa subsahariana).
Schema della lezione introduttiva (1)
-Definizione di sistema economico come (i) organizzazione complessa
storicamente determinata, composta da individui, imprese, e istituzioni (ii)
relazioni attinenti alla produzione e allo scambio di beni e servizi che tra essi
intercorrono.
-Definizione formale (Robbins) e sostanziale di economia politica, come
disciplina sociale (storicamente determinata) che studi le decisioni di soggetti
razionali nella scelta di obietivi alternativi.
-L’economia politica è una scienza caratterizzata dall’uso di modelli. L’insieme
dei modelli costituiscono una teoria.
-Razionalità strumentale, strategica ed evolutiva.
-Tipologie di sistemi economici: l’economia tribale, il sistema feudale, il
sistema mercantile, il sistema capitalistico, il sistema collettivistico di
pianificazione centralizzata, il sistema di tipo misto.
-Caratteristiche di un sistema capitalistico di mercato
-Classificazione dei mercati: concorrenza perfetta, concorrenza imperfetta,
oligopolio, monopolio, monopsonio.
Schema della lezione introduttiva (2)
-Meccanismi di coordinamento, fallimenti del mercato (economie e
diseconomie esterne), asimmetrie informative (adverse selection e moral
hazard).
-Stato produttore (beni pubblici), regolatore, distribuzione più equa con
politiche di tassazione e trasferimenti
-La vecchia teoria dei sistemi economici comparati in contrapposizione alla
Nuova teoria dei sistemi economici comparati: l’importanza della TFP (Total
Factor Productivity)
Definizione di sistema economico
Un sistema economico va considerato come una particolare organizzazione
complessa storicamente determinata, composta da individui, imprese, e
istituzioni e delle relazioni attinenti alla produzione e allo scambio di beni e
servizi che tra essi intercorrono. E’ una rete di regole formali ed informali che
una data collettività costruisce per gestire la scarsità di risorse.(World Bank).
Quattro fondamentali caratteristiche che definiscono il sistema:
(a) i confini entro i quali il sistema economico realizza le proprie attività
(aperto o chiuso)
(b) l’organizzazione interna delle parti che lo costituiscono (Stato versus
mercato)
(c) il contesto nel quale agisce (grado di libertà per gli agenti)
(d) i rapporti che intrattiene con gli altri sistemi (integrazione internazionale).
La definizione di sistema economico sottende, in via preliminare, una
concezione condivisa di economia politica.
Definizione formale di economia politica
L’economia politica studia in generale il funzionamento del
sistema economico.
Secondo Lionel Robbins l’economia politica è la scienza «che
studia il comportamento umano come una relazione fra scopi,
classificabili in ordine di importanza, e mezzi scarsi applicabili ad
usi alternativi» e cioè è la scienza che si occupa dell’allocazione
efficiente di risorse scarse tra usi alternativi (definizione generale
ed astratta).
In una seconda definizione (sostanziale/comportamentale) (1) la
scienza delle decisioni di (2) soggetti razionali che vivono in
società volta a (3) suggerire linee di azione migliorative del (4)
benessere del consorzio umano.
L’economia politica è la scienza delle decisioni.
L’atto dell’operare scelte all’interno di un sistema di relazioni
è ciò che qualifica la dimensione economica dell’azione
umana, indipendentemente dalla maggiore o minore scarsità
delle risorse a disposizione degli agenti.
Il problema economico non sta tanto nella scarsità delle
risorse, quanto piuttosto nella fornitura ai soggetti interessati di
incentivi sufficienti a comportarsi responsabilmente (dilemma
sociale).
In non poche situazioni il problema economico non concerne
tanto la scelta fra mezzi alternativi per conseguire un
determinato fine, quanto piuttosto la scelta tra fini alternativi.
Realizzare una maggiore giustizia distributiva oppure allargare
gli spazi di libertà dei cittadini?
L’economia politica è una disciplina sociale
E’ una disciplina sociale, perché l’oggetto di studio è
l’analisi dell’evoluzione dei rapporti economici tra esseri
umani all’interno d’un sistema.
In quanto disciplina sociale l’analisi economica ha sempre
presentato punti di vista e metodologie d’analisi diverse e
spesso contrapposte.
L’evoluzione storica definisce i limiti della teoria
economica. La storia dell'umanità ha conosciuto diverse
strutture
economiche,
dall'economia
schiavistica
all'economia feudale, all’economia capitalistica di mercato,
all'economia socialista.
Ad ognuna di queste forme storiche ha corrisposto una teoria
economica diversa. Non esiste quindi una teoria che sia in
grado di spiegare il funzionamento di tutti i sistemi
economici e che possieda validità universale.
La scienza economica è un sapere volto a suggerire
linee di azione al fine di migliorare il benessere di
uomini che vivono in società.
Un modello o una teoria sono rilevanti per l’economista se da
essi possono discendere, sia pure in via mediata, suggerimenti
per linee di intervento o per azioni migliorative di un tipo o
dell’altro in relazione alle condizioni storiche.
Diverse sono le categorie di beni che servono per soddisfare
bisogni materiali e spirituali in relazione al livello di sviluppo
ed alla qualità della vita.
In una società postindustriale (contrapposta ad una industriale)
il benessere che è possibile trarre dal consumo di un bene o
servizio non dipende solo dalle caratteristiche intrinseche di
quel bene o servizio ma anche dal modo in cui esso viene
offerto e dal grado di partecipazione all’atto della stessa scelta.
L’economia politica è una scienza caratterizzata
dall’uso di modelli
Adozione del metodo scientifico per spiegare i
fenomeni in osservazione:
a) osservazione iniziale dei fenomeni;
b) induzione che porta a ricavare le ipotesi o a
formulare le assunzioni
c) la deduzione che permette di arrivare a formulare
proposizioni
d) la verifica empirica che conduce, a seconda degli
esiti, all’accettazione oppure al rigetto delle ipotesi di
partenza.
Modelli
La teoria economica definisce i termini rispetto ai quali vengono identificati i
fenomeni (domanda, offerta, consumo, reddito). Per raccogliere dati, e cioè
l’evidenza empirica, occorre conoscere cosa si debba intendere con i diversi
termini. Per svolgere questa funzione ci si serve di modelli.
Il modello economico è una rappresentazione astratta della realtà che si intende
studiare.
i) elimina la complessità della realtà e costituisce ciò che è il laboratorio per le
scienze naturali. ii) per spiegare perché qualcosa è accaduto;
iii) per prevedere cosa potrà accadere nel futuro.
In economia, come del resto in tutte le scienze sociali, la descrizione di un
fenomeno, in quanto proveniente dalla testimonianza di un osservatore, può essere
difettosa o lacunosa.
Teorie
Una teoria è un insieme di modelli. La raccolta dei
dati empirici deve essere effettuata sulla base di
modelli di riferimento ovvero di ipotesi che
corrispondono ad una teoria.
Le differenze teoriche tra economisti sta nei giudizi di
valore che guidano il loro lavoro.
Torie diverse teorie conducono a politiche alternative.
Razionalità strumentale
Le decisioni di cui la scienza economica si occupa sono quelle
di soggetti razionali.
1) Razionalità strumentale secondo cui la scelta (o la
decisione) è razionale quando il soggetto massimizza una qualche
funzione obiettivo sottoposta a vincoli. La decisione è guidata dal risultato
dell’azione.
L’imprenditore che vuole massimizzare il suo profitto considera
attentamente quali prodotti offrire; in quali quantità produrli; in che modo
produrli.
Il consumatore che vuole massimizzare la sua funzione di utilità sceglierà,
tra tutte le combinazioni di beni che riesce ad acquistare con il suo reddito,
quella che maggiormente soddisfa le sue preferenze, ecc.).
Ciascun agente assume che le azioni degli altri siano indipendenti dalle
proprie. Il contesto istituzionale è considerato un dato che non cambia al
variare delle proprie azioni (mercati di concorrenza perfetta, impresa è
price-taker e produce una quantità in corrispondenza della quale il costo
marginale è eguale al prezzo
Razionalità strategica
2) Razionalità strategica: la definizione di quale azione è
razionale per un agente non è indipendente dalle azioni
messe in atto dagli altri agenti con cui il primo interagisce.
Le risorse e le preferenze di un soggetto non restano
indipendenti, potendosi influenzare tra loro.
Le azioni di ciascun agente dipendono da quelle di altri
agenti (mercato oligopolistico).
Ciò che è razionale per l’impresa oligopolistica dipende non
solo dalle informazioni in suo possesso circa le risorse
produttive a sua disposizione, ma anche da ciò che fanno o
pensano di fare le imprese rivali (teoria dei giochi).
Razionalità evolutiva
3) Razionalità evolutiva. La ripetizione continuata nel tempo
del gioco economico tra agenti razionali tende a modificare
l’assetto istituzionale della società.
Le Istituzioni economiche (impresa, burocrazia, diritti di
proprietà, le regole vigenti, ecc.) sono esse stesse la
conseguenza dell’azione intenzionale di tanti operatori, anche
se spesso si tratta di conseguenze non attese.
Non si tratta solo di studiare le scelte degli agenti entro vincoli
istituzionali prefissati, ma anche di studiare la scelta dei
vincoli istituzionali che meglio corrispondono a determinati
obiettivi.
Tipologie di sistemi economici
Si possono identificare diversi tipi di sistemi economici che hanno
caratterizzato, o caratterizzano, la storia della nostra società: l’economia
tribale, il sistema feudale, il sistema mercantile, il sistema capitalistico, il
sistema collettivistico di pianificazione centralizzata, il sistema di tipo misto.
Nel sistema mercantile, che ha caratterizzato l’organizzazione dei rapporti
economici nell’Europa in età moderna e fino alla rivoluzione industriale e al
conseguente avvento del capitalismo, prevaleva la produzione artigianale di
manufatti finalizzata allo scambio e si svilupparono i commerci, sia tra città e
campagna, sia tra paesi a volte assai distanti tra loro. In questo sistema
permaneva una sostanziale identità tra chi esercita lo sforzo lavorativo e chi
organizza la produzione, nell’ambito dell’organizzazione della produzione
artigianale, in cui macchine e impianti svolgevano ancora una funzione
secondaria rispetto al lavoro dell’uomo.
La produzione era finalizzata prevalentemente allo scambio sul mercato, in
cambio di moneta o di altri beni atti a soddisfare i bisogni. Di conseguenza, le
decisioni economicamente rilevanti venivano prese a livello individuale, sulla
base delle indicazioni del mercato.
Sistema capitalistico di mercato
Si tratta del modello di organizzazione dei rapporti economici e
dei processi decisionali economicamente rilevanti di gran lunga
prevalente nel mondo di oggi. Ciò soprattutto a partire dall’inizio
degli anni Novanta del secolo scorso, a seguito del crollo dei
sistemi a economia collettivistica centralizzata che
caratterizzavano i paesi socialisti del blocco sovietico e
dell’Europa dell’est.
Una qualche forma di capitalismo di mercato si è andata
consolidando anche in paesi precedentemente collettivisti come la
Cina. E questo in seguito al processo di apertura verso
l’economia internazionale. A questo processo hanno corrisposto
tassi di crescita dell’economia molto sostenuti, anche se
accompagnati da una crescente disuguaglianza tra ricchi e poveri
all’interno del paese.
Molto in sintesi, un sistema capitalistico di mercato, naturalmente con le
notevoli differenze osservabili nelle diverse realtà storico politico-culturali, si
caratterizza soprattutto per tre elementi:
i)la separazione funzionale tra chi organizza l’attività di produzione dei beni e
dei servizi, di norma le imprese capitalistiche, e chi effettivamente lavora alla
produzione dei beni e dei servizi (e prende le decisioni di consumo), i
lavoratori-consumatori;
ii)la centralità dello scambio e la conseguente possibilità di specializzazione
produttiva;
iii) produzione per il mercato nel senso che la finalità della produzione di beni
e servizi non è l’autoconsumo, come nelle economie primitive, ma lo scambio
sul mercato dei beni prodotti, in genere contro moneta. Questa serve per
acquistare altri beni o fattori produttivi;
Caratteristiche di un’economia di mercato
Il Mercato è il luogo economico in cui si svolgono gli scambi. E’ il
risultato della divisione del lavoro.
Nel mercato esiste il decentramento delle decisioni, nel senso che le
decisioni economicamente rilevanti sono di norma prese a livello
individuale, sulla base delle informazioni provenienti dai mercati, pur nel
quadro di una serie di regole e di indirizzi che possono essere definiti a
livello collettivo (ad esempio a livello di singoli stati o di istituzioni e
organizzazioni sovranazionali).
Lo scambio deve essere volontario anche se leggi o regolamenti possono
impedire o restringere il funzionamento di un certo mercato (borse valori e
le borse merci). Il verificarsi di uno scambio volontario è condizione
necessaria e sufficiente perché nessuna delle due parti ci perda, anche se
una può guadagnare più dell’altra.
Non basta la protezione legale e la garanzia dell’esecutività del contratto;
deve esserci piena informazione. Deve cioè esistere una standardizzazione
dei beni e dei servizi e deve essere a tutti nota la terminologia per
descriverli.
Il mercato è un’Istituzione che si regge essenzialmente sulla fiducia. E’
necessario un codice di moralità mercantile che affermi valori come
quello dell’onestà, della trasparenza, della fiducia e della solidarietà. E’
necessaria una rete di relazioni di fiducia ed alti livelli di cooperazione tra
gli agenti economici (per ridurre i costi di transazione).
«Si può plausibilmente sostenere che gran parte dell’arretratezza nel mondo
può essere spiegata con la mancanza di reciproca fiducia» (Arrow).
Non è tanto per la carenza di risorse produttive o di manodopera che genera
il sottosviluppo. La libertà economica e soprattutto la democrazia
economica hanno tempi di realizzazione assai più lunghi della libertà
politica e della democrazia politica (paesi dell’Est).
Un’economia di mercato di tipo capitalistico è in grado di fornire una
risposta efficiente alle tre questioni:
1) “cosa si produce” in base alle preferenze dei consumatori, al
comportamento ottimizzante delle imprese (minimizzazione dei costi).
2) “come” si produce e cioè con quale tipo di organizzazione e quali
tecnologie.
3) “per chi si produce” e cioè chi sono i consumatori.
4) “chi prende le decisioni”.
Gli individui rispondono ad incentivi economici. Per le imprese l’incentivo
è il profitto.
Le transazioni di mercato si basano sullo scambio di equivalenti e non su
principi di reciprocità.
Alcune regole di funzionamento lo caratterizzano:
i) impersonalità e automatismo: il meccanismo che conduce alla
determinazione dei prezzi e delle quantità di equilibrio si svolge senza
l’intervento diretto o indiretto di qualcuno;
ii) interesse personale: gli individui che prendono parte al gioco
economico non sono a conoscenza delle conseguenze ultime che
discendono dalle loro scelte e del loro impatto sul funzionamento del
sistema nel suo complesso. Perseguono un interesse personale.
iii) soddisfa preferenze e non bisogni.
iv) la tipologia dei beni scambiati è quella dei beni privati.
v) il meccanismo di risoluzione dei conflitti è l’exit e non la voice
Due tipi di mercati:
i) dei beni e servizi prodotti
ii) dei fattori di produzione (lavoro e capitale, risorse naturali)
Nel mercato prevale il principio di efficienza.
L’efficienza è il risultato della divisione del lavoro cui
corrisponde la specializzazione. La produzione complessiva
risulta maggiore rispetto al caso in cui gli agenti fossero
isolati.
Si raggiunge la cosidetta “frontiera delle possibilità
produttive” ovvero il massimo di produzione compatibile con
le risorse date.
Il mercato non è in grado di dare una risposta soddisfacente
alla questione di come soddisfare bisogni collettivi con la
fornitura di beni pubblici. Non risponde cioè ad esigenze di
giustizia distributiva.
Un’economia di libero mercato è un sistema di
prezzi, ovvero il sistema di coordinamento è
costituito da un sistema dove è il prezzo la variabile
che guida l’allocazione delle risorse.
Ciò che i soggetti sono in grado di pagare dipende dal
loro reddito, ovvero dalle loro dotazioni iniziali.
Un’economia di mercato perfettamente competitiva
non assicura affatto che la distribuzione finale dei
beni tra i soggetti sia giusta, cioè equa.
L’intervento dello Stato nell’economia è giustificato
per correggere la distribuzione delle risorse e del
reddito.
Mercato dei beni e dei fattori
Criteri di classificazione delle diverse strutture di
mercato all’interno di un sistema economico
i) il criterio della interdipendenza
ii) il criterio della sostituibilità del prodotto (grado di
differenziazione del prodotto?
iii) il criterio della condizione di entrata.
Concorrenza perfetta
Si definisce perfettamente concorrenziale un mercato in cui:
1. esista un elevato numero di venditori e compratori. Il peso economico
di ciascun operatore è relativamente trascurabile ai fini della
determinazione delle variabili di mercato (prezzo e quantità);
2. omogeneità della merce. Nessun compratore ha motivo di preferire la
merce posta in vendita dall’uno o dall’altro venditore;
3. facilità e piena libertà di entrata e di uscita nel e dal mercato. Non
esistono vincoli di natura istituzionale né di natura economico-finanziaria che impediscano di fatto l’entrata o l’uscita;
4. informazione completa e simmetrica. Ciascuna impresa si comporta in
modo atomistico. Può decidere la propria politica di vendita senza
preoccuparsi del comportamento degli altri. E’ «price-taker».
Monopolio e concorrenza monopolistica
L’impresa che opera in monopolio detiene un potere di mercato e in quanto
tale è un «price-maker». Esiste un unico produttore. I produttori possono
influenzare prezzi o quantità.
Monopolio naturale e barriere all’entrata possono portare all’esercizio del
potere di mercato;
Monopolio determina inefficienza allocativa. Interventi possibili in presenza di
potere di mercato: Regolazione ex-ante; Regolazione ex-post; Impresa
pubblica.
In concorrenza monopolistica (concorrenza imperfetta) la struttura di
mercato è caratterizzata dalla presenza di un gran numero di imprese che
vendono varietà diversificate di una particolare merce. Ciascuna impresa
esercita un certo potere di controllo su alcuni segmenti del mercato in
relazione alla differenziazione del prodotto.
Oligopolio e monopsonio
Oligopolio è la forma di mercato in cui opera un numero
ristretto di imprese, ciascuna delle quali controlla una parte
considerevole della quantità totale.
Esiste una forte interdipendenza tra le diverse imprese.
Il monopsonio è la forma di mercato in cui la domanda
proviene da un unico compratore.
In una società in cui vi è divisione del lavoro si
verificano:
i) problemi di decisione collettiva.
ii) problemi di comunicazione e di coordinamento.
iii) insorgono costi di transazione (costi di
intermediazione, di assistenza legale, di reperimento
delle informazioni).
iv) l’informazione è imperfetta e asimmetrica. Tale
caratteristica giustifica la nascita di organizzazioni
come le imprese.
I fallimenti del mercato corrispondono ad esternalità
Comportamenti dei soggetti (consumatori e imprese)
che non si riflettono nei prezzi e condizionano in modo
positivo o negativo le decisioni degli altri. Le esternalità
rendono inefficace l’operare del mercato che non
genera risultati di ottimo paretiano.
Gli individui operano con riferimento a costi e benefici
privati; Costi e benefici privati e sociali divergono;
a) Esternalità negative come l’inquinamento, la
congestione
(stradale, etere); b) positive come l’istruzione.
Interventi per “eliminare” le esternalità
Le politiche dello stato sono:
• Tasse: ridurre produzione o consumo;
• Sussidi: aumentare produzione o consumo;
(problemi: quanto è nociva l’esternalità, chi la
determina e in quale entità);
• Regolazione e definizione di regole per: a) assicurare
i diritti di proprietà; b) concessione di licenze (taxi)
• Proprietà pubblica (trasporti, reti di distribuzione)
Asimmetrie informative (1)
Se le caratteristiche dei beni non sono osservabili e verificabili cade l’ipotesi di
completezza dei mercati.
a)
Adverse selection.
L’asimmetria informativa è un caso di fallimento del mercato in cui, diversamente da
quanto avverrebbe in un regime di concorrenza perfetta, non si verifica la trasparenza,
vale a dire che non tutti gli operatori del mercato hanno le stesse informazioni. A causa
dell’asimmetria informativa, data dal fatto che, a differenza degli acquirenti, solo i
venditori di auto usate conoscono realmente il valore del bene offerto, verranno venduti
sul mercato solo i limoni spremuti e rimarranno invendute le automobili in buono stato.
Si verifica quindi un fallimento del mercato.
Per evitare l’adverse selection lo Stato deve emanare normative finalizzate alla maggior
trasparenza possibile (obbligo di informazione sulle caratteristiche dei prodotti,
strumenti di tutela del consumatore, ecc.) e sanzionare i comportamenti illeciti o illegali
(ex: insider trading nei mercati finanziari) con sanzioni esemplari al fine di evitare la
presenza di posizioni di privilegio per operatori che possiedono, relativamente ad un
certo mercato, un livello di informazioni (in termini quantitativi e qualitativi) maggiore
di altri.
Asimmetrie informative 2
Asimmetria informativa ex-post (moral hasard)
L'azzardo morale (moral hazard) è una forma di “opportunismo” post contrattuale,
che può portare gli individui a perseguire i propri interessi a spese della controparte,
confidando nella impossibilità, per quest'ultima, di verificare la presenza di dolo o
negligenza.
È stato coniato nel settore delle assicurazioni, dove gli assicurati tendono a modificare
il loro comportamento riducendo la prudenza necessaria per evitare o minimizzare le
perdite, rendendo così, di fatto, più elevati i rimborsi/pagamenti richiesti. Il moral
hazard si presenta anche nella vita di tutti i giorni: se il guidatore è responsabile per
tutti i danni, è probabile che guidi una macchina noleggiata più prudentemente che non
quando questi siano coperti da assicurazione.
L'azzardo morale influisce sull'efficienza, perché i benefici extra ottenuti dagli
assicurati sono spesso inferiori ai costi che ne conseguono, questi ultimi sostenuti dalla
controparte. Gli incentivi al comportamento inappropriato rappresentano un problema
nella misura in cui le possibilità di controllo o prevenzione siano scarse o
eccessivamente costose.
•
Stato
Lo Stato entra, direttamente o indirettamente, in quasi tutte le
sfere dell’attività economica.
Due sono le caratteristiche peculiari dello Stato, da cui
discendono tutte le altre:
i) lo Stato è l’unica istituzione l’appartenenza alla quale è
universale.
ii) lo Stato ha un potere coercitivo:
1. il potere di tassare.
2. il potere di proibire.
3. il potere di punire.
I mezzi di produzione sono perlopiù di proprietà privata, ma
esistono
anche imprese pubbliche
Le imprese hanno la gestione della produzione, che però è
condizionata dalle forze sociali e dagli interventi statali
Gli interventi di politica economica da parte
dello Stato
Gli interventi che prefigurano un coinvolgimento progressivo del ruolo dello
stato:
1) garantire l’esistenza e il funzionamento del mercato. Lo stato, per mezzo
di organi particolari, svolge un intervento regolatore della vita economica
per evitare le crisi economiche
2) garantire la fornitura di beni meritori. Lo stato fornisce determinati servizi
(difesa, giustizia, sanità, istruzione, trasporti). Lo stato può sostituirsi
all’individuo in alcune scelte (paternalismo), come nel caso dei Beni
meritori e cioè dei beni di cui si vuole favorire il consumo.
NB. Interventi giustificati anche per la presenza di esternalità.
3) eliminare i fallimenti del mercato.
4) Assicurare una distribuzione delle risorse equa.
Beni pubblici
Beni con caratteristiche di:
–non rivalità;
–non escludibilità.
Definire meccanismo per determinare:
– livello di produzione dei beni;
– contributo individuale al loro finanziamento.
Distribuzione equa
Lo stato può intervenire anche in presenza di ottimo paretiano
qualora l’ottimo efficiente non corrisponda ad una distribuzione
delle risorse equa.
Riesame del rapporto tra efficienza ed equità.
Se un’allocazione di «First Best» non è raggiungibile, si può
accettare un’allocazione di «Second Best» che comporta, per
qualche mercato, un’allontanamento dalla condizione di
equilibrio concorrenziale
Interventi possibili (funzione redistributiva dello stato):
spesa pubblica;
tassazione;
politica dei prezzi.
Criteri di classificazione dei sistemi economici
La vecchia teoria dei sistemi economici comparati aveva come scopo l’analisi ed il
confronto dei risultati (Performances) che il regime di piano e quello di mercato hanno
conseguito nelle realtà «simbolo» (URSS e Stati Uniti) e nelle realtà periferiche, in quei
Paesi in Via di Sviluppo, cioè, impegnati a sperimentare l’uno o l’altro per uscire dallo
stato di crescente povertà ed emarginazione.
Con la caduta del muro di Berlino nel 1989 e le elaborazioni da essi conseguite il
processo di transizione al mercato ha assunto forme differenziate.
Nuova teoria dei sistemi economici comparati ha come oggetto l’ identificazione dei
fattori che determinano le varianti che l’economia capitalistica assume nei distinti
contesti nazionali o regionali e sopratutto come queste distinte, e fra di esse alternative,
impalcature economiche, politiche, legislative (varianti) modellano il comportamento
economico e quindi influiscono sul risultato economico complessivo.
“the key comparisons are those of alternative capitalist models prevailing in different
countries. Each capitalist country has many public and private institutions…. These
differences (in institutions) and their consequences for economic performance are the
subject of the new comparative economics”.
I criteri di classificazione adottati dai comparativisti sono alternativi:
Per gli “istituzionalisti” contano le istituzioni: il meccanismo di coordinamento
(prezzo o piano), la forma di proprietà prevalente (privata o pubblica), il
meccanismo decisionale.
Contano le relazioni tra gli agenti/istituzioni ovvero tra Stato e mercato.
Nella relazione circolare «bisogni della collettività -> riconoscimento della
scarsità di risorse ->definizione di regole condivise sull’utilizzazione delle
risorse -> miglioramento ed accrescimento delle risorse -> nuove regole»
identificata dai primi istituzionalisti, era contemplata l’influenza che i risultati
raggiunti in termini di accrescimento o meno delle risorse avrebbero sortito sul
sistema e quindi nella formulazione di nuove regole.
In sintesi, fino al 1989, l’approccio istituzionalista aveva individuato due
macro (o massimi) sistemi: capitalismo e socialismo.
b) Per un secondo gruppo di studiosi la relazione causale viene ribaltata. Conta
il risultato economico E’ il risultato economico che detta le regole in relazione
ai diritti di proprietà, alla definizione del processo decisionale, al rapporto tra
pubblico e privato.
E il risultato economico è sempre più correlato alla capacità di un sistema di
interagire con altri sistemi.
Gli indicatori sono: il grado di sviluppo, l’apertura al mercato internazionale,
la posizione geografica o geoeconomica, il ruolo assunto dal paese nel sistemamondo. I sistemi economici si differenzierebbero, in tal caso, in relazione ad
alcuni elementi che, oltre ad essere indicatori del livello di crescita o della
capacità di esposizione sul mercato internazionale, si vanno a configurare
come i fattori fondamentali che determinano il comportamento dei microagenti
e quindi il risultato economico complessivo.
Il criterio è empirico. La distinzione si basa sui valori assunti da queste
variabili nei diversi sistemi
L’importanza della TFP (Total Factor Productivity)
Solow nel 1957 ha stimato che. “of the entire change in output per worker in
the US economy in the first half of the 20th century, about 13 percent was due
to increases in capital per worker and the remaining 87 percent was due to an
increase in total factor productivity (TFP). Thus, understanding the sources of
TFP growth was critical to the understanding of modern economic growth and
of differences in per capita income between countries or economic systems”.
Before about 1800, per capita incomes were roughly the same in major
civilizations around the world, and they grew only slowly. After 1800, in
Europe, per capita income growth increased by twenty-fold per century.
Since the end of World War II, there has been an acceleration of per capita
income growth elsewhere, principally in Asia.
Because the main source of this growth is TFP improvements, any
understanding of the link between economic systems and TFP growth would
constitute an important component of the field of comparative economics.
Il ruolo delle istituzioni nel determinare la TFP
TFP explains: i) cross-country differences in the growth of per capita income,
ii) international differences in the levels of per capita income as well…
The literature suggests that environmental factors such as natural resources are
not important, nor are starting conditions, because all countries started from
more or less the same level…and thus the major explanatory factor has been
institutions.
A sample of a large number of countries show that the differences in per capita
income are largely the result of differences in TFP. Causality is not
unidirectional and that countries with higher per capita incomes are likely to
also have better institutions.
Institutions map into economic outcomes relatively uniquely, so that property
rights, rule of law, etc. generally map into good economic outcomes and lack
of these institutions maps into bad economic performance. In contrast, the
mapping from institutions to policies to outcomes is less rigid.
According with Rodrik the empirical research on national institutions has
generally focused on the protection of property rights and the rule of law. But
one should think of institutions along a much wider spectrum. Policies matter
as well and must not be neglected.
Scarica

per capita - Università degli Studi di Pavia