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CAMERUN
CIAD
CONGO R. D.
MOZAMBICO
SIERRA LEONE
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2010 NOVEMBRE n. 10
È l’ora della speranza
Un mese carico di positività
ogni sera, nel corQ uasi
so del telegiornale, sen-
Il beato Conforti - acquerello di A. Costalonga
tiamo l’annuncio che accende
la speranza: “E ora, prima di
passare a un’altra notizia, la
combinazione vincente del superenalotto...”. Poco importa
che le notizie che lo precedono
siano poco belle - un terremoto,
un’inondazione, una tragedia
familiare o altro... A quel punto scocca l’ora della speranza
che potrebbe cambiare la vita.
Sperare non costa niente. Ma se
sono speranze alienanti…
La nostra speranza è verace
Noi cristiani, invece, abbiamo una speranza da offrire: una
speranza non alienante. Anche
se per molti di noi novembre
evoca spontaneamente un cielo
grigio, la pioggia fine e l’umidi-
p. GABRIELE FERRARI, sx
tà insistente che penetra le ossa;
anche se la nebbia ristagna a lungo prima di dissolversi alla luce
del sole; e anche se le giornate si
accorciano e la luce perde la sua
intensità..., novembre è un mese
carico di speranza.
La liturgia cristiana la concretizza con la celebrazione di due
feste che ci fanno rivolgere il
cuore alla patria celeste: la festa di
tutti i santi, che spalanca la contemplazione del cielo, e quella di
Cristo Re, che conclude e corona
l’anno liturgico. A volte poi - come accade quest’anno - l’ultima
domenica del mese mette in moto
il nuovo anno liturgico con la prima domenica di avvento, che anticipa la luce del Natale e le feste
di capodanno e dell’Epifania.
Dopo la stagione della spensieratezza delle vacanze estive,
CONFORTI: VESCOVO MISSIONARIO
I luoghi, i volti e le parole di un santo
p. MARCELLO STORGATO, sx
mamma a rischio e un
U naneonato
“immaturo estremo” con polmoni incompleti. È
il drammatico evento accaduto
all’ospedale di Belo Horizonte,
in Brasile. Ritenuto un “aborto”, dopo 26 settimane di gravidanza, è messo in cura intensiva e sopravvive. Due settimane
dopo, un arresto cardiaco respiratorio di oltre mezz’ora lascia
tutti senza speranza. Il bambino
viene battezzato con il nome di
Tiago - Giacomo. Genitori e medici sono solo in attesa del peggio, prevedendo conseguenze
irreparabili a livello motorio e
mentale. Invece...
Tiago cresce normale, è intelligente e vivace, cammina
e gioca. Sottoposto a tutti i
controlli, i medici considerano
la guarigione scientificamente
inspiegabile. Ora Tiago ha sette anni e vive felice in famiglia,
residente nella parrocchia dedicata al “Beato Conforti”. Così dichiara un testimone:
“Abbiamo tutti pregato per
Tiago, chiedendo l’intercessione del beato Guido. Dio ci ha
benedetti: per questo evento di guarigione, la comunità
è cresciuta molto nella fede,
nella partecipazione alla liturgia e nelle opere di carità”.
Questa “grazia straordinaria”
è stata dichiarata “autentica”
nell’inchiesta diocesana a Belo
Horizonte e nelle varie fasi di
accertamento a Roma.
Il passo definitivo è ora in
corso. Il postulatore p. Guglielmo Camera comunica: “Oggi 5
ottobre, con l’unanime consenso dei cardinali e vescovi, membri della congregazione per le
cause dei santi, è terminato il
processo sul miracolo attribuito all’intercessione del beato
Guido Conforti, in vista della
canonizzazione. Ora il prefetto della medesima congregazione chiederà l’approvazione
del miracolo al Papa, per poter
pubblicare il decreto. In un
prossimo concistoro pubblico il
Papa chiederà ai cardinali il loro consenso per “canonizzare”
il beato Conforti, indicandone
la data, che sarà entro il 2011.
Ringraziamo il Signore!”.
Il beato Guido Conforti è
ormai conosciuto e venerato
in molte parti del mondo, ben
oltre le diocesi di Ravenna e
Parma, dove egli è stato pastore e guida. Al suo nome sono
state dedicate chiese, oratori e
associazioni missionarie in Burundi (dove è avvenuto il miracolo che ha consentito la bea-
tificazione nel 1996), in Sierra
Leone e Congo, in Camerun
e Mozambico, in Colombia e
Brasile, in Messico e Stati Uniti,
in Bangladesh e Indonesia, in
Giappone e in Cina, la nazione
del grande sogno missionario
del Saverio e del Conforti.
Anche noi tutti vogliamo
dedicare l’anno 2011 a Guido
Conforti, modello di vita cristiana sempre più eloquente,
soprattutto per la sintesi stupenda che ha saputo realizzare tra impegno pastorale nella
chiesa italiana e zelo missionario per il mondo intero. Un
dono che lo Spirito Santo ha
voluto fare alla chiesa locale e
alla chiesa universale.
Il calendario 2011 è un regalo
che noi saveriani, missionari del
Conforti, vogliamo condividere con tutti voi, impegnandoci a imitarlo nella sua spiritualità profonda e gentile, concreta
e attenta all’umanità bisognosa del vangelo. I luoghi della vita del Conforti, riprodotti negli
stupendi acquerelli dell’artista
saveriano p. Angelo Costalonga, le foto che lo ritraggono
nelle varie età, le sue frasi proposte ogni giorno dell’anno, ci
aiutino a vivere seguendo il suo
■
esempio.
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Poste Italiane. Sped. A.P. D.L. 353 03 (conv.
L.27/02/04 n° 46) art. 2, comma 2, DCB Brescia.
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l’autunno è la stagione della raccolta dei frutti e dei bilanci, che
conclude la fatica dell’anno e
permette di raccogliere i frutti del
proprio lavoro, pegno di speranza
per il futuro. Ormai i campi sono
stati arati e seminati di nuovo per
il prossimo raccolto. Nel silenzio
vuoto e vasto del campo seminato, la vita ricomincia a germinare
e a crescere in attesa della neve
che la farà maturare per una nuova primavera che - tutti lo sentono - non può tardare. Novembre apre anche la stagione delle
riunioni famigliari, rallegrate dal
vino nuovo, che riuniscono gli
amici e conducono agli incontri
di Natale e capodanno.
Sono diversamente vivi
Questo mese ci porta anche la
festa dei nostri cari defunti. Per
l’occasione i cimiteri si coprono di
fiori e si accendono di luci, segni
di speranza e di quell’amore che ci
lega alle persone care che ci hanno
preceduto nella casa del Padre.
È interessante notare come nei
nostri contemporanei - che sembra vogliano rimuovere la morte
e i suoi segni - esploda la certezza
che i defunti sono ancora presenti
e ricevono le nostre visite là dove
sono stati consegnati alla terra.
Non è una speranza vuota:
i nostri cari sono ora presenze
invisibili, testimoni di un amore già vissuto che continua e di
un cammino percorso che anche
noi, un giorno o l’altro, dovremo intraprendere. Sono vivi, e ci
attendono a casa. Non possiamo
dimenticarli: sono infatti per noi
la misura della speranza.
Sì, novembre è veramente il
mese della speranza, una stagione che ci fa riflettere sulla
vita per vedere se viviamo per
qualcosa che conta, per Qualcuno che è garante della nostra
vita: “Io so che il mio Redentore
è vivo!”. Egli ci assicura che la
nostra vita continua in lui e vale
la pena di viverne pienamente
anche questo breve inizio.
Verso un anno “fortunato”
In questi giorni ci accorgiamo
che il calendario si sta esaurendo, siamo alla penultima pagina.
Per questo, il presente numero di
“Missionari Saveriani” contiene
il calendario del 2011, fresco di
stampa, con nuovi volti e nuove
immagini. Ci hanno detto che
il 2011 sarà anche l’anno della
glorificazione piena del nostro
padre e fondatore Guido Conforti. L’attendiamo quindi con gioia
e grande speranza.
Sarà, in ogni caso, un nuovo
scampolo di tempo che ci permetterà di lavorare per il Signore e per l’evangelizzazione del
mondo, proprio sull’esempio di
mons. Conforti. Sia anche l’occasione per accelerare i ritmi di
questa speranza, con la certezza
che siamo destinati alla felicità
non dalla fortuna del superenalotto, ma dall’amore di un Padre
che ci accompagna senza fretta,
si adatta ai nostri ritmi, ci attende
quando siamo stanchi e ci apre le
braccia ogni volta che torniamo
a lui: “Beati voi… perché vostro
è il regno dei cieli”.
Questa è davvero la fortuna
che tutti attendiamo per il nuovo
anno. Vogliamo dirvelo: noi, la
lotteria di capodanno l’abbiamo
già vinta a novembre! Buon avvento, amici.
■
2010 novembre n.
ANNO 63°
Siamo davvero connessi?
Il maledetto finestrino dell’indifferenza
Un resoconto della solidarietà
Per navigare con i saveriani su internet
Dalle comunità saveriane in Italia
Attività, proposte, racconti e testimonianze
2011, dodici mesi con il Conforti
Nelle vostre case il calendario del nuovo anno
10
2
3
4
2010 NOVEMBRE
MISSIONE E SPIRITO
MISSIONE FAMIGLIA
Scacciare via i poveri
Il maledetto finestrino dell’indifferenza
torna frequenU nteritornello
nelle nostre città e pae-
si: “Cacceremo gli accattoni dai
semafori, dalle strade, dai campi
nomadi”. E per alcuni giorni,
vigili e vigilanti vengono impegnati - tra gli applausi di votanti
concittadini, anche cristiani - a
togliere dagli sguardi i questuanti molesti, mentre i politici invitano a donare le offerte ad alpini,
parroci, enti vari...
piedi con i crocifissi della storia.
Come fanno i missionari. Perché
una fede che non sa sporcarsi le
mani e i piedi, non è una fede
seria. Dobbiamo essere operatori
di giustizia, non spettatori. Questo significa un impegno personale non rinviabile per scardinare le emarginazioni volute e
le diseguaglianze accettate, che
fomentano violenza e miseria. E
tanta indifferenza.
Non sono d’accordo: la carità - quella vera - ignora e critica
le strutture, le istituzioni e gli
apparati burocratici. Nella parabola del Buon Samaritano, sono
proprio i rappresentanti delle
istituzioni, anche religiose, ad
uscirne con le ossa rotte; mentre
è la compassione del singolo, il
farsi carico delle sofferenze altrui per alleviarle e rimuoverle,
che funge da metro di giudizio
per la nostra vita.
La carità sa che ognuno è responsabile di tutti. E non basta
dare una mano; dobbiamo dare la mano: scendere dai nostri
scranni e sporcarci le mani e i
L’indifferenza, che chiamavamo “accidia”, è una brutta
bestia: delega ad altri il proprio
impegno personale. Ma dobbiamo liberarci dalla certezza che gettando ogni tanto un denaro (o
trenta denari) nella cassetta della
Caritas o dell’Unicef - abbiamo
fatto abbastanza per il povero,
mentre non abbiamo neppure
fatto quanto richiede la giustizia
più elementare. Relegando nel
sonno profondo la propria coscienza e la capacità di discernere e di fare le scelte giuste.
Così formiamo una società
di singoli egoismi, e non persone orientate al bene comune
MARIO ed EGLE SBERNA
dell’unico corpo, come san Paolo disegna nella lettera ai corinzi.
Credo che questi cittadini, amministratori e politici sbaglino
bersaglio: il singolo accattone al
semaforo è probabilmente l’unico che non ruba, anche se nuoce
all’arredo urbano. E non si va al
semaforo come si va al centro
commerciale; né si vive in una
baraccopoli come fosse un quartiere residenziale. L’accattonaggio, come la prostituzione, non
sono un puro fatto economico,
che risponde alle leggi di mercato, come la domanda e l’offerta.
In verità, basta conoscere direttamente alcune situazioni per
salvarle tutte: basta che vi sia un
solo giusto, un solo bisognoso
tra gli accattoni ai semafori; basta che solo una ragazzina sulle
nostre strade sia stata costretta a
vendere il proprio corpo; basta
che uno solo di quei bambini
abbia proprio fame..., per giustificare l’abbandono momentaneo
della nostra comodità e abbassare quel maledetto finestrino
dell’indifferenza!
Si dice: non date soldi ai
bambini ai semafori perché si
alimenta l’ingiustizia. Ma quei
bambini affamati e le loro mamme ai semafori ci dicono una
cosa molto semplice: “Mentre
aspettiamo che realizziate uno
Stato di giustizia, ci date per
favore 50 centesimi oggi?”. Banale: ho fame oggi, ho freddo
oggi, sto male oggi. Che aspetti
Siamo davvero... connessi?
DIEGO PIOVANI
SIMBA, IL LEONE SAGGIO
Consigliare bene e razzolare male
POF, sx
S
Fumetto di G. Campana / Salerno
Noi non sappiamo come il
Signore decida di passarci accanto e chiamarci. Non mi stupirei se un domani venissi a sapere che era vestito di stracci e
stava con uno spazzolone in mano davanti a un semaforo chiedendo di pulirmi il vetro. Non
mi stupirei proprio. Perché Cristo non si è fermato a Eboli. Sta
ogni giorno all’angolo delle nostre strade. Parliamo con lui, lì,
al semaforo: saprà stupirci ancora una volta.
■
MISSIONE GIOVANI
MISSIONE BAMBINI
u un cartello che una scimmia portava saltellando qua e là,
era scritto: “Consigli! Si danno consigli! Correte tutti nella
foresta, alla casa di Simba, il leone saggio!”.
Anch’io mi metto in strada e quando arrivo al limite della foresta,
vedo che c’è già una lunga fila di gente. Naturalmente, mi metto in
coda aspettando il mio turno e mi guardo attorno. Siamo in molti
a sperare di parlare con Simba. Ma non vedo nessuno tornare indietro... Tutto ciò mi fa pensare.
Ormai tocca a me. Busso alla porta e mi risponde un ruggito formidabile. Il cuore comincia a battere forte. Simba si avvicina a me
e commenta con i suoi aiutanti: ”Questo non è buono. Mandatelo
via!”. Mi oppongo energicamente: avevo aspettato tanto e ora volevo proprio sentire i suoi consigli.
Alla fine Simba si rassegna a parlare con me, un po’ imbronciato.
Gli chiedo come mai non vedo
nessuno tornare indietro, dopo
aver parlato con lui. Si mette a ridere e mi dice: ”Si vede che non
hanno messo in pratica i miei consigli. Io ho detto loro di pulire il
loro cuore, se volevano risolvere i
loro problemi. Ma non mi hanno
ascoltato. Perciò mi sono rassegnato a ripulire la foresta dalla loro
presenza indegna”.
Mi spavento un bel po’. Però
continuo: ”Simba, non fare il furbo! Ho capito la tua idea di “pulizia”. Tu dai agli altri dei buoni
consigli, ma tu stesso non li metti
in pratica. Perché non cominci tu
a pulirti dentro e a lasciare in pace
gli altri? Non ti sembra di esagerare un bel po’?”.
“Ho capito”, risponde lui. “Tanto ormai non ne potevo più di
ascoltare tutta questa gente. Chiedo scusa a tutti e da oggi prometto che aiuterò le persone a superare tutte le difficoltà. Io sarò
il difensore di tutti”. E sottolineò queste parole con un ruggito.
E tutti nella foresta cominciarono a respirare.
■
• In che cosa consiste la “furbizia” del leone Simba? Che tipo di
“pulizia” faceva?
• Leggi sul vangelo di Matteo al cap. 7, i versetti da 1 a 5. Cosa
2
tu, oggi, a soccorrermi?
insegna Gesù che si applica al leone Simba e a quelli come lui?
• Qual è il modo giusto per fare una bella “pulizia”, in te e negli
altri?
preti e suore su
M issionari,
facebook? Sembra che il
popolare social network molto diffuso tra noi giovani abbia
fatto breccia anche in persone…
insospettabili. Non è raro veder
sbarcare su questi nuovi mezzi di
comunicazione centri missionari,
sacerdoti e vescovi. Dopo sms,
mail e chat, un altro anello si è
aggiunto alla collana della comunicazione, sempre e ovunque.
Diciamo la verità: è divertente. Essere un po’ ficcanaso e
farsi gli affari altrui è uno degli
sport praticati da tanti di noi. Se
c’è la tendenza a creare code su
strade e autostrade per vedere gli
sviluppi di un incidente accaduto sulla corsia opposta... Come
se contasse dire “io c’ero”, “io
ho visto”. Magari poi nessuno si
ferma a soccorrere chi è caduto
a terra ferito per una rissa. E neanche fa scandalo!
In effetti, su “faccia-libro”
possiamo scoprire molte notizie di tizio, caio e sempronio,
anche a loro insaputa. La tanto
sbandierata privacy viene meno
di fronte all’attrazione che un
mezzo così semplice esercita. È
come un “grande fratello” collettivo, una piazza virtuale dove
molti di noi esternano emozioni, sensazioni e opinioni che
in privato non avremmo mai il
coraggio di esprimere. Anche il
più timido può utilizzare i social
network per dare sfogo a quello
che ha dentro.
Da una parte facebook, twitter e
così via possono essere uno strumento efficace per lanciare messaggi che raggiungano un numero elevato di persone. Dall’altra,
possono essere pericolosi proprio
per alcune informazioni o idee
che si diffondono in modo incontrollabile e fanno “tendenza”.
Che fare allora? Esaltarli o
demonizzarli? Né l’una né l’altra
cosa. Sarebbe sufficiente essere
preparati per l’uso, senza dare
troppa… confidenza. Diciamo
che avremmo bisogno di una
scuola per internauti: ai primi
banchi siedano i giovani genitori, spesso troppo innamorati della rete, mentre i figli guardano e
aspettano per giocare.
Del resto, mettersi in rete in
ogni direzione nel mondo è davvero bello. Connettersi e trovare
il messaggio di amici lontani era
inimmaginabile fino a qualche
tempo fa. È emozionante ricevere un messaggio che dice: “il tale
vuole stringere amicizia con te;
INTENZIONE MISSIONARIA
E PREGHIERA DEL MESE
Le chiese dell’America latina si impegnino nella missione continentale e universale proposta dai loro vescovi.
Le vittime della droga, con
il sostegno della comunità
cristiana, trovino la forza di
cambiare radicalmente la loro vita.
Conforti: “Si muore anche
per il vuoto che si forma
intorno a noi”.
...ti ha aggiunto tra i suoi amici;
...ha commentato il tuo album
fotografico; ...ha scritto sulla tua
bacheca. Pensate se un giorno ricevessimo il messaggio: “Gesù
chiede di stringere amicizia con
te”: che bomba!
Ma non scordiamoci i rapporti
interpersonali reali. Non dimentichiamo di parlare guardandoci negli occhi, per cogliere le
espressioni del viso vero e non
virtuale. Solamente dialogando
potremo conoscere meglio chi ci
sta vicino, chi ha la pelle o una
fede diversa. Non trascuriamo
i contatti veri, per preferire la
conversazione su un computer.
Altrimenti, facebook diventerà
peggio di una droga.
Non è meglio riempire le
piazze e le strade con la nostra
allegria, il vociare, la bellezza
di tendersi la mano l’un l’altro?
Non penso sia utopia. Né si tratta
si staccare la spina dal computer,
ma di dare seguito ai contatti che
abbiamo nell’etere.
Un’altra cosa: cerchiamo di
diventare utenti di qualità. Selezioniamo bene i nostri campi di
interazione e ogni tanto linkiamo
qualche notizia proveniente dal
mondo che nessun telegiornale trasmette; sensibilizziamo la
nostra lista di contatti con informazioni utili. Così trasformiamo
la curiosità sulle vite dei nostri
“amici” virtuali in interesse per
chi è in difficoltà, per chi non è
connesso al mondo, per chi di
amici veri non ne ha.
Anche questa è missione…
Sappiamo di essere cristiani
ovunque e sempre. Internet fa
parte ormai delle nostre vite. Perché non approfittarne per aprirci davvero al mondo? È più facile di quanto non sembri: la missione è distante solo un… clic!■
2010 NOVEMBRE
VITA SAVERIANA
Formazione e informazione
I “maestri” s’incontrano a Roma
Costituzioni saveriane
N elle
leggiamo: “Per vivere ed
esprimere più radicalmente la nostra consacrazione alla missione,
ci mettiamo alla sequela di Cristo con i voti di castità, povertà e
obbedienza. La vita apostolica e
la vita religiosa sono per noi un
carisma unico e inscindibile” (n.
18). Queste parole sono il cuore
della vita di un missionario saveriano. Per un giovane che aspira
a diventarlo, come assimilarle e
imparare a viverle in concreto?
C’è un periodo di tempo - un
anno intero - per fare questo in
modo serio e intenso. Si chiama
“noviziato”, cioè un tempo e un
luogo in cui i giovani aspiranti
cercano di esercitarsi nelle virtù
umane e spirituali che li rendono
idonei ad abbracciare e vivere la
vita religiosa, secondo lo spirito
del fondatore Guido Conforti e il
progetto dell’istituto saveriano.
p. CARLO GIROLA, sx
I giovani sono invitati a capire
se la vita missionaria corrisponde
a quanto il Signore ha messo nel
loro cuore e a viverla per sempre.
In questa ricerca, il “maestro” ha
un ruolo unico e speciale, perché
è una vera guida umana e spirituale nel cammino di discernimento e formazione: capire le
motivazioni di ciascun giovane,
per condurlo a esplorare i suoi desideri profondi, verificandoli con
il cammino di fede e il modello di
vita dei missionari saveriani.
È un’impresa ardua, ma possibile. Bisogna avere lo sguardo
fisso al Crocifisso e vivere la gioia interiore della risurrezione. È
una ricerca che non si esaurisce
in un solo anno; rimane sempre
aperta, per tutta la vita; ma inizia
proprio durante il noviziato.
6 “maestri” per 23 giovani
Dal 4 al 10 ottobre si sono in-
contrati a Roma i “maestri” dei
novizi della famiglia saveriana.
Sono sei, provenienti da Brasile,
rep. dem. Congo, Indonesia, Italia, Messico e Sierra Leone. Insieme al superiore generale p. Rino
Benzoni e ai suoi consiglieri, si è
aperto un confronto e una ricerca
per verificare se i valori della vita
saveriana sono trasmessi ai nostri
giovani in modo adeguato.
Per i “maestri” è stata un’occasione di scambio e arricchimento,
anche perché il cammino formativo proposto, pur ispirandosi agli
stessi valori, deve confrontarsi
con le situazioni dei giovani che
vivono in realtà culturali molto
diverse. L’esperienza maturata da
ciascun maestro è diventata una
ricchezza per tutti. In questo modo anche il carisma del Conforti
diventa un dono più universale.
Attualmente, nei sei noviziati
saveriani in quattro continenti,
I sei “maestri” saveriani dei novizi (da sinistra): p. Giuseppe - Italia, p. Gerry - Indonesia, p. Juan - Messico,
p. Mario - RD Congo, p. Alfiero - Brasile, p. Vincenzo - Sierra Leone
sono 23 i giovani in formazione,
di 7 nazioni diverse: a Kinshasa,
6 burundesi e 2 congolesi; a Salamanca, 6 messicani; a Freetown,
3 sierraleonesi; a Jakarta, 3 indonesiani; ad Ancona, 2 italiani; a
Hortolandia, un brasiliano.
Dobbiamo ringraziare il Si-
gnore perché invia ancora oggi
alla nostra famiglia “operai per
la sua messe”. Ringraziamo anche p. Mario, p. Juan, p. Vincenzo, p. Gerry, p. Giuseppe e p. Alfiero, per il loro prezioso e fedele
servizio ai giovani e alla famiglia
saveriana.
■
Per navigare con i saveriani
p. GERARDO CAGLIONI, sx
È
funzionante il nuovo sito generale dei saveriani:
www.saveriani.com. È aperto a
tutti coloro che vogliono navigare con noi. Per i soli saveriani
è riservata la porzione chiamata
“scambi”. Il sito continuerà a essere completato con nuovo materiale, ma è già molto ricco, con
circa 19mila documenti.
In vista anche della canonizzazione del Conforti, è stata molto curata la parte che
riguarda il nostro fondatore,
insieme alla pagina sul Saverio. Sono presentate tutte
le missioni saveriane, anche
con materiale fotografico e
brevi video. Una parte è riservata ai profili biografici dei saveriani defunti e ci
sono i link ad altri siti saveriani e affini. Una parte del
materiale è consultabile anche in altre lingue.
Invito tutti a prendere visione del nuovo sito, a sco-
prire dove trovare il ricco materiale disponibile e a visitarci spesso. So bene che ogni sito è sempre
migliorabile. Sono riconoscente a
chi vorrà contribuire inviando osservazioni e segnalando eventuali
problemi (e-mail: [email protected]). La corrispondenza con i
visitatori è una cosa importante;
perciò è facile trovare lo spazio
per il “dialogo con i lettori”. ■
te del Bangladesh), il gioco delle carte, la macchina fotografica. Più di tutto seguiva il calcio,
fino a gestire le sue vacanze in
Italia seguendo il calendario dei
mondiali di calcio. Il Signore lo
ricompensi per tutto il bene che
ha fatto, in amicizia.
■
moderare il dolore che ultimamente gli faceva invocare: “Madre mia, portami con te!”. ■
Padre Gerardo al lavoro per aggiornare
e arricchire il sito web generale dei
saveriani: www.saveriani.com
PICCOLI PROGETTI
Un resoconto della solidarietà
p. MARCELLO STORGATO, sx
Da gennaio 2010 a oggi, sul mensile “Missionari Saveriani” abbiamo pubblicato otto “piccoli progetti”, dandone una
breve descrizione, con il titolo e il luogo, la somma utile e il
missionario responsabile per la realizzazione. Ogni tanto abbiamo pubblicato anche le parole di ringraziamento e qualche foto del progetto in corso o già realizzato.
Al termine dell’anno desideriamo dare a voi, generosi lettori amici, un breve resoconto della vostra costante solidarietà, come ci è stato comunicato da p. Silvano Zordanello, incaricato alla Procura delle Missioni Saveriane di Parma.
progetto
ricevuti € chiesti € situazione
1 Pick-up per Acarà - Amazzonia
12.275,00
20.000
concluso
2 Preghiere e canti - Sierra Leone
2.970,00
30.000
continua
3 Pick-up per vangelo - Mozamb. 15.020,60
15.000
completo
4 Centro formaz. Xingu - Brasile
6.219,00
60.000
continua
5 Scuola distrutta Nefa - Camerun 17.127,50
21.000
completo
6 Muro monastero - Congo
30.952,50
12.000 completo *
7 Chiese da costruire - Burundi
38.012,50
4.000 x 30 continua
8 Centro comunitario - Brasile
500,00
20.000
nuovo
---------------------------------------------Totale ricevuto e inviato ai missionari
123.077,10
* Come abbiamo riferito su questo giornale (dicembre
2009, pag. 7), i superiori hanno deciso che quando un progetto riceve più di quanto serve alla sua realizzazione, le offerte in eccedenza vengono trasferite a un altro progetto approvato. In base a questo criterio, le offerte eccedenti al progetto n. 6/2010 (“muro per monastero”) sono state utilizzate per sostenere gli studenti poveri nel proseguimento degli
studi, sempre a Bukavu.
A nome dei missionari saveriani, e soprattutto a nome di
tutte le persone che hanno beneficiato della solidarietà di
tanti amici e amiche, esprimo sincera gratitudine, valorizzata
dalla preghiera al Signore, che non si lascia vincere in generosità, affinché ci ricolmi dalla sua beatitudine. Grazie!
PADRE ALDO GUARNIERO,
MISSIONARIO AMICO
Domenica 17 ottobre 2010,
prima dell’alba, nella casa madre dei saveriani a Parma, si è
spento p. Aldo Guarniero. Nato a Lusia di Barbona (Padova),
aveva da poco compiuto 97 anni. La famiglia si è poi trasferita
a Lugo, in provincia di Ravenna.
Era saveriano dal 1935, e sacerdote dal 1943. Eccetto alcuni
anni vissuti in Italia, padre Guarniero ha lavorato in Cina (dal
1946 al 1953) e soprattutto in
Bangladesh, per quasi 50 anni.
Il suo impegno maggiore è
stato nell’educazione delle giovani generazioni, attraverso la
scuola cattolica “San Giuseppe”,
la migliore di Khulna. Migliaia
di ex alunni, che lo hanno conosciuto come preside, hanno continuato ad ammirarlo e stimarlo
anche nella loro vita professionale, mantenendo i contatti
con il missionario. Si può dire
che padre Aldo abbia svolto la
“missione dell’amicizia”.
Tra i suoi hobby, la collezione dei francobolli (specialmen-
P. EDMEO MANICARDI,
L’EMILIANO SORRIDENTE
Il mattino del 22 ottobre
2010, dopo una lunga e sofferta malattia, ha terminato la vita terrena p. Edmeo Manicardi,
emiliano di Prato di Correggio,
di 70 anni. Era già sacerdote a
Reggio Emilia quando ha deciso di diventare saveriano, facendo i voti a 28 anni.
In più riprese, p. Edmeo ha
vissuto la missione in RD Congo per circa 28 anni, con intervalli in Italia, lavorando specialmente nella comunità di Salerno. Nel 2006 scriveva: “Siamo
in cammino e, finché si può, c’è
da andare verso la... risurrezione. Ecco perché sono tornato in
Africa”. Dal 2008 si sottoponeva
a cure mediche, senza riuscire a
Per partecipare alla realizzazione di questi progetti,
si può utilizzare l’accluso C/c postale,
oppure inviare un bonifico bancario su C/c 000072443526
CARIPR&PC - Ag. 6, Via Farini 71 - 43100 Parma
IBAN IT86 P062 3012 7060 0007 2443 526
a favore di Procura delle Missioni Saveriane
Viale S. Martino 8 - 43100 PARMA
Si prega di specificare l’intenzione e il numero di progetto.
Grazie.
o, Lusia (PD)
P. Aldo Guarnier
a 17.10.2010
rm
Pa
13
.19
.09
25
P. Edmeo Manicard
i, Prato di Corre
ggio (RE) 18.08.19
40 - Parma 22.10
.2010
SUPERIORE IN MOZAMBICO
Padre Fabio
D’Agostina, saveriano friulano di 50 anni,
è stato nominato superiore dei saveriani
in Mozambico,
dal 5 novembre
2010. Succede
a p. Bruno Boschetti, che ha
guidato la misPadre Fabio D’Agostina,
sione saveriana
da 10 anni in Mozambico
negli ultimi sei
anni. I confratelli p. Apolinar e
p. Janvier assistono p. Fabio nel
suo nuovo servizio in questa
missione vasta e impegnativa.
Auguri!
■
NOBEL MISSIONARIO
Sabato 22 ottobre, nella chiesa di “San Cristo” dei saveriani
di Brescia, per iniziativa dell’associazione “Cuore Amico”, è
stato assegnato il “Nobel missionario”, edizione 2010. Hanno
ricevuto il premio i padri Somaschi per l’assistenza agli orfani
delle Haiti, suor Eleonora Liberini missionaria di Maria Bambina in Zambia per l’impegno accanto alle donne africane, Luisa Flisi missionaria laica a Goma
in RD Congo, che segue i malati
di Aids nella regione. I premiati
hanno ringraziato “Cuore Amico” e i benefattori, unendosi a
tutti i missionari e le missionarie
nel mondo.
■
3
2010 NOVEMBRE
ALZANO
24022 ALZANO L. BG - Via A. Ponchielli, 4
Tel. 035 513343 - Fax 035 511210
E-mail: [email protected] - C/c. postale 233247
La missione ad alta quota
I saveriani in Messico si fanno in tre
I
l fenomeno della globalizzazione ha portato alla
ribalta l’importanza di religioni
e culture diverse. Forse per molti
questo costituisce un fatto nuovo. Ma i missionari da sempre
si confrontano con gli “altri”.
Tuttavia, soprattutto negli ultimi
quarant’anni, essi hanno dovuto
ripensare la missione alla luce
delle mutate situazioni storiche
e delle nuove indicazioni della
chiesa, del concilio Vaticano II e
degli insegnamenti dei papi.
Oggi i tre grandi settori dove
i missionari lavorano sono: il
dialogo interreligioso, la promozione umana come pratica
della carità (scuola, ospedali…)
e l’inculturazione del vangelo,
ovvero la traduzione del messaggio di Cristo attraverso il
pensiero delle culture con cui si
ha a che fare.
Missione, sviluppo
e istruzione
Noi saveriani siamo in Messico
dal 1951 e siamo impegnati specialmente in tre grandi attività.
La prima è la promozione delle
vocazioni per favorire la missionarietà della chiesa. La seconda
è il lavoro pastorale nella regione
abitata dagli indigeni, chiamata Huasteca, fino a poco tempo
fa raggiungibile solo a cavallo.
Qui i saveriani si prendono cura
di due parrocchie, dove cercano
di sviluppare la coscienza della
gente anche in campo sanitario e
culturale. Sono stati aperti ambulatori e cooperative di lavoro.
La terza attività è costituita
dalle scuole, chiamate colegios.
L’azione missionaria in campo
scolastico è importante, perché ci
sono regioni in Messico dove la
scristianizzazione, provocata dal-
p. FRANCO BENIGNI, sx
la rivoluzione del 1910 e poi dalla persecuzione del 1927-1929,
ha allontanato la gente dalla
chiesa. La scuola è uno dei modi
per avvicinarsi. Infatti, in molti
casi le famiglie ci ascoltano non
solo perché siamo sacerdoti, ma
perché siamo insegnanti.
Sull’altipiano di Arandas
Da quando sono stato inviato
in Messico nel 1993, mi è stato
chiesto di occuparmi dell’evangelizzazione e della promozione
umana attraverso la scuola. Svolgo la mia missione nella cittadina
di Arandas, che si trova a più di
2.000 metri d’altitudine, sulla Meseta central del Messico. È davvero un bell’altipiano: in estate è
verde, ma in inverno è desertico
per l’assenza assoluta di piogge.
La gente si dedica all’agricoltura, coltiva soprattutto mais e
La ripresa di un cammino
Vocazioni missionarie in Bangladesh
I
saveriani sono arrivati in
Bangladesh quasi 60 anni fa, nel 1952. Per circa venticinque anni si sono prodigati per
la crescita della chiesa diocesana
di Khulna, con le sue numerose
strutture: parrocchie, scuole e orfanotrofi, ambulatori e ospedali.
Alla fine degli anni ’70, hanno
dato inizio alle cosiddette “Vie
nuove”, attività attraverso le
quali hanno favorito l’annuncio
diretto del vangelo ai non cristiani, oltre le parrocchie. A tutto ciò
ha fatto seguito l’apertura di Noluakuri, nuova presenza missionaria tra le popolazioni tribali
nel nordest della nazione. A fine
anni ’80, i saveriani hanno intrapreso anche attività di carattere
sociale, come quella per i
bambini di strada.
4
Formare giovani
missionari
Nel frattempo, la chiesa locale è cresciuta in
maturità e numero. Dopo un primo periodo di
animazione vocazionale,
nel 1995, abbiamo iniziato la formazione di giovani bengalesi intenzionati a
diventare missionari saveriani. La formazione è stata temporaneamente sospesa nello scorso 2007,
per dare tempo alla comunità saveriana di prepararsi bene a questa importante attività.
In dodici anni i saveria-
ni in Bangladesh hanno avuto
ventinove giovani candidati. Di
questi, dieci hanno fatto i voti
religiosi e sono stati inviati nelle diverse teologie internazionali; due hanno raggiunto il sacerdozio e ora sono missionari nelle
Filippine e in Ciad.
Nel 2009 i saveriani hanno deciso di riprendere l’attività formativa per i giovani che desiderano diventare missionari. Tre
candidati sono ora nella casa di
formazione a Dhaka e frequentano il biennio filosofico presso il
seminario maggiore della città.
Un duplice risultato
Alcune motivazioni importanti ci hanno spinto a ripartire in
Padre Filippo Rondi, originario di Alzano,
missionario in Bangladesh
p. FILIPPO RONDI, sx
questa nuova avventura così delicata. L’apertura dell’attività di
formazione in Bangladesh è il risultato della fede di saveriani coraggiosi e lungimiranti che, mossi dallo spirito di Dio, hanno saputo apprezzare la cultura locale e testimoniare che Gesù chiama tutti a seguirlo sulla via della
missione nel mondo.
La crescita delle vocazioni sacerdotali e religiose nel Paese è
un segno importante che noi saveriani non possiamo ignorare.
La constatazione del crescente
numero di vocazioni sacerdotali e
religiose nel sud del mondo invita
la chiesa a considerare la dimensione universale della vocazione e
l’apertura di ogni popolo e nazione alla chiamata di Dio.
La decisione di accogliere e seguire giovani
bengalesi nella nostra famiglia missionaria ha richiesto tre anni di riflessione e autocritica. Il cammino non è privo di ostacoli, ma può offrire un
duplice ed efficace risultato: formare nuovi giovani missionari, che dal
Bangladesh partano per
le missioni; e trasformare noi stessi in missionari sempre più convinti che
Gesù continua a chiamare
i suoi discepoli in tutte le
nazioni, affinché lo seguano in modo radicale con i
voti religiosi per la missione universale.
■
Padre Franco Benigni è in… sella
per un viaggio missionario
sulle montagne del Messico
alleva bestiame. Negli ultimi
anni la produzione del tequila ha
portato un maggior benessere. Il
tequila è la bevanda tipica messicana, prodotta dalla fermentazione del bulbo dell’agave. Ci
vogliono ben otto anni perché
l’agave sia pronto per la produzione del liquore! È una regione
ricca anche di cavalli. Infatti, la
tradizione messicana ha sempre
tenuto in grande onore questo
animale, che costituisce spesso
l’unico modo per spostarsi e per
governare le mandrie.
Il vangelo nel registro
Nel 1978, in questo paesino oggi città, i saveriani hanno
aperto un seminario minore, che
attualmente ha una trentina di
seminaristi. Naturalmente i seminaristi avevano bisogno anche
d’istruzione, così è stata istituita
la scuola che poi è stata aperta
a tutta la popolazione. Oggi la
scuola conta circa 400 alunni.
Insegnare è interessante perché è
un modo per evangelizzare e per
promuovere la formazione. Sono convinto infatti, sulla scorta
della tradizione cristiana, che chi
segue Cristo diventa più uomo.
È un lavoro di educazione e promozione, ma anche un cammino
privilegiato per evangelizzare.
Ogni settimana vado a Guadalajara a fare lezione ai seminaristi che frequentano la facoltà di
filosofia. In questo modo rimango in contatto con la parte culturalmente più viva della chiesa e
della società messicana. Inoltre,
la domenica e nelle feste do una
mano in alcune comunità (ranchos) nelle zone più disagiate.
Quando è necessario, aiutiamo
anche un orfanotrofio della città
che, come il nostro seminario, si
regge solo grazie alla carità cristiana.
■
(continua nel riquadro)
Prossimi appuntamenti
Dai saveriani di Alzano in via Ponchielli 4
Messa missionaria
martedì 7 dicembre
ore 15
Adorazione eucaristica
giovedì 16 dicembre
ore 20,30
FARE IL BENE, FINCHÉ SI PUÒ...
p. F. BENIGNI, sx
Tutti, immagino, avranno saputo che in questi ultimi anni il papa ha
beatificato e canonizzato vari santi messicani. La maggior parte di loro proviene appunto dalla zona di Arandas, nella quale mi trovo ora
a lavorare. Infatti, proprio in questa zona infuriò più tremendamente
la persecuzione contro i cristiani, avvenuta dal 1927 al 1929. I cristiani seppero rispondere in varie forme: alcuni con la resistenza armata,
molti con la resistenza passiva, fino al martirio.
Tertulliano, uno scrittore cristiano dei primi secoli, diceva che il sangue dei martiri è seme di cristiani. In effetti, da quegli anni in poi, nella nostra zona c’è stata una fervente vita
cristiana. Tuttavia il clero è ancora scarso
rispetto alle necessità della gente.
Ringrazio il Signore e anche la congregazione saveriana di poter lavorare per
la crescita del regno di Dio nel mondo.
La considero una grazia particolare. Come dice il vangelo, “bisogna camminare
finché è giorno, perché poi viene la notte oscura, quando non si può più camminare”. Fuori di metafora: bisogna fare il
bene finché si può.
È l’augurio che rivolgo anche a voi, cari lettori di “Missionari Saveriani”: fate il
bene finché potete!
Padre Franco Benigni, saveriano Bergamasco
del 1952, è missionario in Messico
2010 NOVEMBRE
BRESCIA
25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9
Tel. 030 3772780 - Fax 030 3772781
E-mail: [email protected] - C/c. postale 216259
Alla tomba di p. Ettore Fasolini
Una giornata di fraternità davvero speciale
R
icco e povero insieme uniti - Dives et pauper simul
in unum. Queste parole si leggono sul timpano dell’ingresso al
piccolo cimitero a Cornareto, in
Val Borbera. Saliamo la ripida
scalinata. Su piani ascendenti
verso la montagna, le cappelle
sono ordinate a semicerchio,
quasi per un abbraccio ideale,
ora che si sono conclusi i conti
con la storia.
Un paesaggio…
indonesiano
Nel piano più alto, la cappella
della famiglia Fasolini. Accompagnati da Giorgio e Caterina, nipoti di padre Ettore, entriamo con
commozione. La sua fotografia è
esposta su una mensola di marmo.
Il suo loculo è di fronte a quello
del fratello Virgilio. Qualche momento di silenzio, prima che la
nostra emozione si allenti con la
preghiera a Dio, per colui che è
stato nostro compagno di strada e
ci ha preceduto in paradiso.
La visita al cimitero è l’atto
centrale di una giornata speciale,
trascorsa nel silenzio dei boschi,
rotto appena dal gorgoglio del
torrente Borbera. Il 30 settembre la comunità dei saveriani di
Brescia - che è stata l’ultima di
p. Ettore - si reca a Cornareto.
Lasciamo l’autostrada per Genova all’altezza di Arquata - Vignole, in direzione di Cabella
Ligure. Il paesaggio richiama
quello indonesiano, come appare
a Bukittinggi o sulle montagne
boscose del Kerinci, descritto da
p. Ettore nel suo ultimo libro, “Il
verde tenero delle foglie”.
La memoria vive nei ricordi
L’appuntamento è poi alla
casa dei coniugi Fasolini. Con
noi c’è don Enzo Manici, sceso dall’Alta Val Borbera, dove
da più di quarant’anni segue i
parrocchiani che ancora sono
rimasti su quelle montagne, distribuiti nelle tredici parrocchie
che egli ha in cura.
Insieme ci rechiamo nel piccolo santuario della Madonna
della Guardia, a Rosano, per
concelebrare la Messa. Ci atten-
p. GESUINO PIREDDA, sx
de il sagrestano, cui non è parso
vero di poter scambiare due parole con i “forestieri”. La Messa,
presieduta da p. Mario Menin,
rettore della comunità saveriana
di Brescia, ci dà la possibilità di
rinnovare la commozione e la
preghiera.
“La memoria addolcisce i ricordi”, scrive p. Ettore nel suo
ultimo libro, “li carica di magia;
ci terranno compagnia per sempre”. La memoria rivive nella
testimonianza di Caterina che,
nonostante la forte personalità,
cede alla commozione del ricordo. Poi intervengono tutti gli
altri concelebranti. Ciascuno,
a suo modo, ha voluto dire che
“i morti vivono nel cuore delle
persone che hanno amato: chi
è amato non muore”. Poi, nella
casa di Giorgio e Caterina, condividiamo l’agape fraterna, preparata dalla brava cuoca Maria.
Su e giù per l’Appennino
È l’ora del ritorno. Don Enzo ci invita a passare nella sua
parrocchia. Risaliamo ancora
L’armonia: un ideale, una cultura
La mostra sul Giappone apre i battenti
S
abato 6 novembre alle 18
a San Cristo, s’inaugura la
nona mostra didattica dei missionari saveriani, che quest’anno
ha per tema, “Giappone e ricerca
dell’armonia”. L’inaugurazione ufficiale è preceduta da una
conferenza di p. Marco Vigolo
sul tema, “Essere missionari in
Giappone” (ore 15,30) presso
l’aula Magna della Cattolica di
Brescia. La mostra rimane aperta fino al 30 gennaio 2011 (feriali: 9-12,30 + 14,30-17; festivi:
14,30-18,30).
4
timore reverenziale per la bellezza della natura; è armoniosa
la cerimonia del tè, l’arte ikebana di disporre i fiori, di creare
minuscoli alberi bonsai, oltre a
giardini zen di roccia e ghiaia.
In tutto ciò è contenuto in miniatura il senso di una pace senza
limiti. Questi ideali sono tuttora
perseguiti nell’affollata e tumultuosa vita quotidiana della società giapponese moderna. È questo
il concetto di “armonia” che le
guide cercheranno di spiegare ai
visitatori durante il percorso fra
templi, case, giardini e città del
paese del Sol Levante.
Tra templi, case e giardini
Ogni volta, in queste occasioni,
gli organizzatori pongono l’acLaboratori e solidarietà
cento su alcune peculiarità cultuCome ogni anno, accanto alla
rali, in modo da far conoscere ai
mostra sono allestiti, al mattino,
visitatori l’identità, la ricchezza,
laboratori di artigianato e arte
la saggezza di un popolo. Parlangiapponese per scuola materna
do di Giappone, l’intenzio- La bella decorazione di un
ne è dare risalto alla ricerca kimono giapponese
dell’armonia insita nella
cultura giapponese. Si può
parlare di armonia in molti
aspetti della vita.
Tutta l’arte giapponese è
pervasa dall’ideale di una
naturale bellezza, disposta
in un ordine inappuntabile. C’è armonia nell’antica
religione, lo shintoismo,
che affonda le radici in un
GRAZIA DE GIULI
ed elementare (lavori di origami differenziati), e per medie,
superiori e università (lavori di
origami su tessuto). Le classi
che visitano la mostra possono
preparare degli elaborati, con
premiazione dei lavori migliori.
La visita alla mostra è gratuita,
mentre la partecipazione ai laboratori prevede un contributo di €
2,50 a persona (informazioni al
349 3624217; e-mail: [email protected]).
Come sempre, mostra significa anche solidarietà. Il ricavato
di vendite e offerte, infatti, è
devoluto all’associazione “Kamagasaki Kirisutokio Kiouyuukai” fondata nel 1970, che oggi
raccoglie 11 organizzazioni e
strutture che si occupano dei
problemi sociali della zona di
Kamagasaki in Osaka.
Per raggiungere l’ampio
parcheggio di San Cristo
è necessario transitare in
piazza Tebaldo Brusato,
girare attorno, svoltare in
via Cattaneo e poi in via
Gambara (prima a destra)
fino alla chiesa. Seguendo
questo percorso, non s’incorre in alcuna sanzione
di ZTL.
■
(continua nel riquadro)
Padre Romano, p. Gesuino e don Enzo con Giorgio e Caterina (nipoti di p. Ettore)
alla tomba di famiglia Fasolini a Cabella Ligure (AL); p. Mario ha scattato la foto
l’Appennino fino alla cappella
degli alpini, a 1.500 metri, posta
al confine di quattro province. Il
nostro sguardo spazia e abbraccia idealmente le tredici parrocchie: parrocchie di frontiera, che
quasi spariscono nei folti boschi.
Lì don Enzo svolge il suo lavoro
pastorale, ai limiti dell’impossibile, con spirito missionario e
con l’amore che ha sempre nutrito per le missioni.
Scendiamo a Pey di Zerba, a
1.200 metri, dove don Enzo ha il
suo rifugio: una canonica sobria
ed essenziale, lontana da certe
sontuose canoniche di città. Entriamo nella piccola chiesa par-
rocchiale e, dopo una preghiera,
ammiriamo il presepio da lui
costruito. Poco lontano, l’umile
cimitero invita alla preghiera e
alla riflessione sulla precarietà
del vivere.
Un ultimo sguardo a quei monti, mentre salutiamo e ringraziamo don Enzo e ci mettiamo sulla
via del ritorno. Zig-zagando per
i tornanti del versante piacentino,
in direzione di Bobbio, tra strapiombi sulla valle e massi appesi
ai costoni della montagna, scendiamo in pianura, per risalire su
strada ciottolata - dopo tre ore di
“marcia” - la breve erta di San
■
Cristo, a Brescia.
Ricordiamo i nostri cari defunti
Sabato 20 novembre, alle ore 16, celebriamo la santa Messa in
suffragio dei saveriani bresciani defunti. Nel cuore uniamo anche la memoria di tutti i nostri cari defunti, pregando il Signore
della vita di accoglierli nell’abbraccio della sua misericordia infinita. Speriamo nella partecipazione di molti. Coloro che non
possono venire fino a San Cristo, sono invitati a unirsi a noi spiritualmente, partecipando alla santa Messa vespertina nella propria parrocchia.
I saveriani accolgono volentieri anche le intenzioni di preghiera nella celebrazione di sante Messe per i defunti e per i viventi
(scrivere o telefonare a p. Marco Vigolo, Via Piamarta 9 - 25121
Brescia; 030 3772780 interno 235).
EVENTI CULTURALI IN SAN CRISTO
La mostra non si esaurisce solo nella visita… L’armonia continua in
una serie di eventi culturali tutti interessanti, tutti da gustare. Ecco il
programma completo.
• Venerdì 26 novembre alle 20,30 - Serata musicale dell’Ensemble Koto con brani, interpreti e strumenti originali giapponesi
• Domenica 5 dicembre alle 16 - Proiezione del film di animazione
“Il mio amico Totoro”
• Domenica 19 dicembre alle 16 - Proiezione del film di animazione
“Il castello nel cielo”
• Venerdì 7 gennaio alle 20,30 - Proiezione del film “Hokkaido, l’isola dei cavalli”
• Venerdì 21 gennaio alle 20,30 - Proiezio-
ne del film “Memorie di una Geisha”
• Venerdì 28 gennaio alle 20,30 - Conferenza di p. Tiziano Tosolini sul tema, “Pensiero e cuore in Giappone”
• Sabato 5 febbraio alle
19,30 - Serata conviviale alla scoperta di cibi e
sapori giapponesi, con
assaggi di alta qualità, per € 22 a persona.
È richiesta la prenotazione entro e non oltre il
17 gennaio, al numero
349 3624217 o con email a [email protected]
La tipica bambola
giapponese Kintarou
2010 NOVEMBRE
CAGLIARI
08015 MACOMER NU - Via Toscana, 9
Tel. 340 0840200
E-mail: [email protected] - C/c. postale 207084
Il primo viaggio in Africa
Un sogno realizzato a tutti i costi
L
a corrispondenza con due
saveriane - la “thai” Valentina Gessa e la “congolese”
Teresina Caffi - e i racconti della
vita missionaria mi hanno fatto
venire la voglia di partire per
rendermi conto di persona come
si vive in missione. L’età avanzata e qualche acciacco hanno
frenato il mio entusiasmo, ma
non del tutto. Ho contattato la
casa dei saveriani di Macomer
per avere informazioni. Dopo
qualche titubanza, sono partito.
Rispetto per gli anziani
La meta è il Burundi, paese
dell’eterna primavera e dalle
dolci colline verdi. Le saveriane
sono la primavera di tanta povera gente, per la quale offrono la
carità cristiana, infondono una
prospettiva di vita migliore, preparano il dono della fede.
Mi portano al grandioso centro
giovani Kamenge, alla periferia
nord della capitale Bujumbura:
un bel numero di giovani che
guardano rispettosi l’ospite un
po’ attempato. Due di loro si of-
frono per farmi da guida e da…
“guardie del corpo”. La prima
sensazione è di grande rispetto
per le persone anziane.
Il giorno dopo ci avviamo di
buon mattino per visitare la città.
Bella, alberata e animata da un
via vai di gente in cerca di guadagnarsi la giornata. Dalla periferia arrivano ciclisti carichi fino
all’inverosimile di banane.
Un gran via vai di persone
Mentre mi trovo nella parte
orientale del lago Tanganika,
butto lo sguardo alla riva opposta. Nella città di Uvira sorge la
missione delle saveriane. Prendo
il traghetto, sbarco a Kalundu e
giungo alla casa della missione.
Le missionarie mi accolgono
con calore, misto a meraviglia
e stupore. Mi illustrano le loro
attività e anche in me subentra
lo spirito missionario e la voglia
di fare qualcosa.
Senza indugio esco all’aperto
per curiosare e scattare delle foto.
Sulle strade in terra battuta i bambini spuntano da ogni angolo, il
MARIO CAREDDU
commercio viene praticato su banchetti improvvisati, gli artigiani
svolgono le loro attività all’aperto, nella confusione di gente che
si sposta in continuazione.
Gli amici della locanda
Mi fermo presso un cantiere
edile, dove tutto il lavoro viene svolto manualmente. Saluto
gli operai e offro loro da bere.
Riman gono meravigliati e si
inchinano ringraziando. Faccio
amicizia con due muratori e a
pranzo ci rechiamo in una piccola trattoria del luogo, disadorna. Il cuoco è gentile con me.
I clienti abituali sono pochi, le
entrate limitate.
Fuori vedo tre visi emaciati
con occhi mesti e imploranti. Il
locandiere sta per mandarli via,
per paura di disturbare “l’ospite
bianco” e non correre il rischio di
perderlo come cliente. Riesco a
trattenerlo appena in tempo. Ordino per loro un vassoio di polpette di carne. I ragazzi le divorano in un baleno… Il più piccolo
dei tre entra, mi tocca il braccio e
Storia, tradizione, folclore
La venerazione dei santi in Sardegna
aspetto importante della
U nreligiosità
popolare sarda
è la venerazione dei santi, che si
unisce alla tradizione folcloristica e storica della Sardegna. Chi
viene dal continente scopre che
nell’isola il nome dei santi e il calendario delle feste sono diversi.
La devozione ai
“miles Christi”
In Sardegna i cosiddetti “miles
Christi” sono molto diffusi. Sono i santi martiri delle persecuzioni romane fino a Costantino
(313 d.C.): Efisio, Lussorio e
Gavino... Ci rivelano che l’isola era una provincia romana con
distaccamenti militari e i soldati
cristiani hanno avuto il problema
della scelta tra la fedeltà a Cristo
e il giuramento all’imperatore.
In Sardegna sono molto venerati anche i santi della tradizione
bizantina, come Cosma e Damiano, Pantaleo, Elena, Antonio
abate, la Madonna d’Itria. La dominazione spagnola ha lasciato
il ricordo di Isidoro di Siviglia,
patrono degli agricoltori, e il
francescano Salvatore da Horta.
4
La comunione dei santi
Il culto si è diffuso quando i
cristiani sopravvissuti alle persecuzioni ripensavano ai martiri con
riconoscenza, fierezza e devozione, venerandoli in diversi modi:
la cura delle tombe dei martiri,
sulle quali a volte sono state edificate chiese e basiliche; la festa
del martire nell’anniversario della
morte, accompagnata spesso dalla
“sagra” paesana; la costruzione di
chiese parrocchiali in loro onore
per continuare la vita cristiana sul
loro esempio di fede.
A Orosei, è bello vedere,
nell’abside delle cappelle laterali della chiesa di San Giacomo,
nicchie di una settantina di statue
di santi di tutti i tempi. Ci ricordano la comunione dei santi: tra
il sublime del cielo e questa valle
Pellegrini sardi
al santuario di Sardara
p. DINO MARCONI, sx
di lacrime abbiamo santi del paradiso che vegliano con attenzione sui nostri passi terreni.
La pratica delle novene
Nei paesi esiste spesso una
chiesa campestre, dove è condotta in processione la statua del
santo protettore della comunità.
La festa è preceduta dalla novena di preghiera, accompagnata
dai “gosos”, per prepararsi spiritualmente, chiedere grazie per
i dolori umani e favorire la conversione personale.
A volte la novena si svolge nella chiesa del novenare, costruita
sul modello dei centri monastici
rurali di origine bizantina. Sono
luoghi dove la gente si raduna a
venerare il santo, dimorando in
cumbessias e muristenes. Qui i
pellegrini curano lo spirito con
la meditazione e la preghiera, accompagnando con canti e balli.
Alcuni parroci hanno fatto
stampare il libretto delle novene
celebrate nelle loro chiese, altri le recitano in “limba”. Le novene sono celebrazioni popolari
che lungo i secoli hanno affiancato la liturgia del santo, e fanno
parte dei “pii esercizi”. Aiutano a
coltivare il senso di fede e la devozione verso il Signore, la Vergine e i santi.
■
Ho chiesto al signor Careddu di raccontare il suo viaggio in
Africa. Lui mi ha consegnato un libretto che desidera stampare con la foto della saveriana Bernardetta Boggian in copertina.
Dal libretto intitolato “Ti darò tutta me stessa“, ho “rubato” una
parte del suo safari africano.
In estate, Mario ha partecipato in incognito al convegno giovanile di Foligno, segno del suo spirito sempre vivo e del suo interesse per le missioni.
p. Dino Marconi, sx
La fotografia di copertina del libretto di Mario Careddu intitolato
“Ti darò tutta me stessa” con la saveriana Bernardetta Boggian
schizza via zigzagando. Forse mi
sono fatto tre nuovi amici.
Nel buio della notte
Il giorno dopo vado in giro
con loro tra le stradine polverose della città. Ci sono frotte di
bambini dappertutto. Gironzolano senza una meta in cerca di
qualche spicciolo per campare.
Zoppicando arriva il più piccino. Ha due occhioni neri velati
di malinconia. Non si meraviglia
del fatto che per lui non sia rimasto niente. È abituato, si ferma e
guarda.
Con calma gli prendo la manina, lo tiro su e lo abbraccio come
un nipotino... Nei giorni successivi lo incontro nuovamente e a
lui riservo un trattamento di favore. Inizia a sentirsi come gli altri. Una mattina esco per il solito giro nelle zone periferiche. Mi
vengono incontro due bambini e
mi danno la brutta notizia. Il piccino non si è svegliato, è rimasto
“nel buio della notte”. Mi sento
mancare. In quest’angolo sfortunato di mondo, nemmeno le favole hanno un lieto fine e i sogni
non si avverano quasi mai. ■
LA SINDONE A SANT’ANTIOCO
APOSTOLI D. MISERICORDIA
Lo scorso maggio a Torino si è conclusa l’ostensione della sacra Sindone. I pellegrini sono stati molti, ma più ancora non hanno potuto
fare il lungo viaggio. Nella cittadina di Sant’Antioco, il 21 maggio sera, la parrocchia S. Pietro ha dato la possibilità a tutti i fedeli di contemplare la passione del Signore, con una veglia di preghiera e la
Messa, facilitando la meditazione attraverso l’esposizione di una gigantografia della Sindone.
Alla celebrazione hanno presieduto il saveriano p. Daniele Targa e
il parroco don Eligio. Ai fedeli, accorsi numerosi, don Eligio ha descritto le vicissitudini del sacro lino attraverso i secoli. Padre Daniele è entrato
nei loro cuori descrivendo l’amore che
Dio ha dimostrato per l’umanità morendo in croce.
“La croce è un libro che ci parla. Tutto è partito dalla croce, ma non è finito tutto con la morte di Cristo; anzi,
tutto è rinato con la sua resurrezione.
L’ultimo respiro di Gesù è stato il primo
respiro della chiesa. Perciò nella sacra
Sindone noi vediamo la vittoria del Signore sul peccato e sulla morte. In effetti, - conclude p. Daniele - se l’uomo
si apre allo Spirito di Cristo, egli diventa un uomo nuovo, capace di compiere
miracoli, come il perdono generoso e
la carità ardente. Lo stesso amore con
cui Dio ci ama fa sì che noi amiamo lui
e il prossimo. È una nuova capacità di
amare e di fare comunione”.
Padre Daniele Targa a Sant’Antioco
celebra la Messa, durante l’esposizione
del sacro Volto della Sindone
2010 NOVEMBRE
CREMONA
26100 CREMONA CR - Via Bonomelli, 81
Tel. 0372 456267 - Fax 0372 39699
E-mail: [email protected] - C/c. postale 00272260
Ricordo don Romano Gardini
Parroco buono e uomo di profonda fede
L
a tua morte ha sorpreso tutti, non solo nella
tua parrocchia di Pomponesco
(MN), ma anche nella diocesi
di Cremona. In meno di tre mesi, sei giunto alla fine della vita
terrena. Dopo vari ricoveri ospedalieri, hai chiesto di tornare a
casa, presso la tua amata famiglia, nella cascina circondata dai
campi e lontana dai rumori.
La piazza stracolma di gente
I parrocchiani e tanti amici hanno pregato per te, chiedevano sempre tue notizie e desideravano vederti. Sono venuto
anch’io sei giorni prima che ci
lasciassi. Ho cercato di scherzare, per nascondere la mia pena, e
tu mi guardavi con un lieve sorriso sulla labbra. Ti ho rivisto la
domenica successiva, festa della
p. SANDRO PARMIGGIANI, sx
Madonna Assunta, con la stessa
espressione sul volto, ma gli occhi chiusi per sempre. Sei spirato come se avessi fretta di incontrare la Madonna, di cui eri tanto
innamorato.
Il tuo funerale è stato un trionfo. La chiesa era stracolma di
gente, così pure la piazza e i portici. C’era il vescovo Dante che
ha presieduto la Messa, assisti-
Don Romano Gardini e p. Sandro Parmiggiani con i bambini della prima Comunione a Pomponesco
Come un ponte di umanità
Il missionario torna a casa per... un po’
S
essant’anni fa, quando frequentavo il seminario di
Cremona, sentivamo parlare di
missionari che partivano per la
missione senza ritorno. Questo
andare “totale” era accettato non
solo da san Francesco Saverio,
ma anche dai missionari che noi
stessi avevamo incontrato.
Anch’io, nel 1962, sono
partito per gli Stati Uniti “per
sempre”… A casa però ci sono
tornato dopo sei anni, in attesa
di avere il visto d’entrata per la
Sierra Leone, la missione a me
assegnata.
Una vera gioia del cuore
Oggi che il mondo sembra diventato più piccolo e vicino, anche per noi saveriani il ritorno a
casa è scandito da periodi di due
o tre anni di lavoro: un tempo
abbastanza lungo per dedicarci
4
intensamente alla missione, e
abbastanza corto per promuovere la comunione universale
con confratelli, famigliari, amici
e benefattori. Tornando in Italia,
quindi, non abbandoniamo la
gente che il Signore ci ha donato; ma è un momento diverso
della stessa missione, un periodo
sacro di affetti, amicizie e generosità.
Sono sempre tornato volentieri alla mia terra, per riconoscere ogni volta le radici della mia
esistenza e della mia vocazione.
È una vera gioia del cuore ritrovarsi insieme con parenti e amici e raccontarci le nostre cose: io
quelle della Sierra Leone, e loro
quelle dell’Italia. Con chi incontro, dal barbiere al compagno di
treno, mi sento quasi un ponte di
umanità, dove tutti - e soprattutto i più lontani e miserabili - tro-
Padre Luigi Brioni, saveriano cremonese, ripartirà per la Sierra Leone alla fine
dell’anno… Buona missione!
p. LUIGI BRIONI, sx
vano posto e diventano famiglia
universale.
Tante cose da condividere
Le conversazioni all’inizio si
concentrano sulla mia missione:
i bambini, la povertà, i progetti,
le scuole, le attività pastorali...
Poi si parla anche della situazione generale del Paese, del governo, dei rapporti con i musulmani,
della guerra finita nel 2002 con
le brutalità commesse. Quante
cose ci sono da condividere e, in
un certo senso, da vivere insieme! Perché più racconto e più mi
sento coinvolto profondamente:
sia con chi mi ascolta, sia con
chi ho lasciato in missione e che
non posso mai dimenticare.
I discorsi infine tornano sulle
realtà locali, le situazioni famigliari, la salute, il lavoro, le sofferenze, le piccole e grandi domande della vita. Divento allora
ascoltatore di cuori e di coscienze.... Non mancano le occasioni
in cui si piange insieme, ci si abbraccia volentieri e promettiamo
di portare la croce con fede e con
amore. Così continuo a essere
quel ponte di umanità.
È bene quindi per noi missionari tornare “a casa” ogni tanto,
per poi continuare - ancora più
carichi di famiglia, di comunione
e di bontà - a “far casa” in missione, per essere qui e là, tutti insieme, la meravigliosa famiglia
di Dio.
■
to dai tuoi compagni di classe e
da altri 60 sacerdoti. In prima fila, la mamma novantaseienne, i
fratelli, le sorelle e i nipoti, e subito dietro le autorità dei comuni di Pomponesco e Viadana con
i gonfaloni, e i rappresentanti di
varie associazioni.
Il testamento spirituale
Caro don Romano, in quaresima avevi scritto il tuo testamento spirituale. Lo ha letto in chiesa il vescovo, con un commento sobrio e chiaro. Ringraziavi la
SS.ma Trinità da cui hai ricevuto tutto, per arrivare poi alla tua
numerosa famiglia e ai cari genitori, che ti hanno educato alla fede con la loro vita esemplare, “vissuta con tenacia, serenità
e disponibilità, con la casa sempre aperta a tutti, disponibile e
accogliente”.
Poi, hai ricordato la chiesa di
Cremona, e in particolare mons.
Bolognini, che ti ha ordinato sacerdote, e mons. Elio Testa, parroco di Sabbioni di San Matteo,
che ti ha seguito con amore paterno. Hai citato le parrocchie
che hai servito: Pomponesco,
S. Pietro di Viadana e Cividale
Mantovano, dove hai trasmesso
la tua fede profonda, la gioiosa
speranza e la carità concreta.
Non hai dimenticato il seminario, i superiori, gli insegnanti e
i tuoi 18 compagni di classe, con
cui “hai sempre formato un’allegra e vivace comunione”.
“Hai seminato molto”
Riporto la bella testimonianza
delle parrocchiane Diana Grazzi
e Sandra Bellini. “Abbiamo collaborato con te quasi ogni gior-
no e sentiremo la tua mancanza. Eri un uomo speciale, semplice e buono, radicato profondamente a una fede vera e convinta, che stava sempre al primo
posto nei pensieri, nelle parole e
nelle azioni.
Sapevi ascoltarci, consigliarci
e aiutarci nei momenti difficili e
riuscivi con la tua bontà a manifestarci la misericordia di Dio.
Le persone, che hanno avuto la
fortuna di conoscerti ne sono
tutti testimoni. Il tuo motto era:
“Semina e raccoglierai”. Questo
ci hai insegnato con gli esempi
della tua vita. Noi ne faremo tesoro. Hai seminato molto e bene; certamente raccoglierai molti frutti”.
“Simpatico, buono e umile”
Nonna Carla Guatelli ha dato
l’ultimo saluto a nome degli anziani. “Ricordo le belle vacanze
estive in Valle Aurina, con i ragazzi e i giovani. Stavo attraversando un brutto periodo e lei mi
sorprese con questa domanda:
«Perchè non vieni in montagna
con noi?». Accettai e non rimasi
delusa: dimenticai d’incanto dispiaceri e preoccupazioni, grazie alla compagnia meravigliosa di tutti.
Alla fine del soggiorno, non ha
letto il resoconto delle entrate e
delle uscite: bastava sapere che
tutti fossero rimasti contenti. Oggi la ricordo come l’amico simpatico, buono e umile con tutti,
che mai ho visto arrabbiato. La
ringrazio con tutto il cuore e la
prego di vegliare sul nostro paese e soprattutto sui nostri giovani. Arrivederci in cielo!”.
■
(continua nel riquadro)
NON TI DIMENTICHEREMO DON !
SILVIA SCARONI
Ecco le parole di saluto a don Romano Gardini da parte dei giovani
di Pomponesco.
Noi giovani siamo qui tutti insieme e il tuo ricordo vive tra noi.
Quando abbiamo saputo che saresti dovuto andare in ospedale,
ognuno di noi si era illuso che fosse solo per una semplice visita. Ogni
giorno aspettavamo tue notizie, perché stare senza di te era difficile.
Quando venivamo a trovarti capivamo che soffrivi, ma tu riuscivi a
darci la forza e il coraggio di sperare nella tua guarigione.
Quando quello strano suono di campane ha raggiunto le nostre case,
abbiamo capito che ormai non eri più tra noi. All’inizio abbiamo pianto
e ci siamo sentiti vuoti, come se qualcosa ci avesse portato via parte dei
nostri ricordi. Poi abbiamo capito che non ti avevamo perso, ma che eri
diventato ancora di più una parte indelebile nei nostri cuori.
In questo momento ti immaginiamo al banchetto del Padre, seduto
come eri solito, la testa reclinata di lato e la sigaretta nella mano destra. Siamo sicuri che in questo momento
ci stai già guardando e ti stai chiedendo:
“Chissà perché piangono?”. Per una volta la risposta proviamo a dartela noi: non
dobbiamo piangere, perché ciò che non
c’è più è la sola carne, ma la tua anima è
più vicina a noi.
E ora, senza che lo sappiamo, ci stai porgendo un fazzoletto per asciugare le lacrime e ci offri un sorriso, incoraggiandoci a
vivere il domani come tu ci hai insegnato
e come continuerai a insegnarci dal cielo. Abbiamo mille ricordi che mai dimenticheremo e sentiremo la tua mancanza.
Il sorriso inconfondibile di
don Romano Gardini
Ciao don, e adesso che sei in cielo, ogni
24.03.1939 - 14.08.2010
tanto guarda giù e pensa ai tuoi giovani.
2010 NOVEMBRE
DESIO
20033 DESIO MB - Via Don Milani, 2
Tel. 0362 630591 - Fax 0362 301980
E-mail: [email protected] - C/c. postale 00358200
Gioia e impegno dopo Foligno
Volti e storie al crocevia della missione
S
iamo arrivati a Foligno il
29 agosto, insieme ad altri giovani da tutta Italia, per soffermarci al “crocevia della missione”, in un cammino di cinque giorni. Abbiamo visto volti
e ascoltato storie provenienti da
lontano, ma che ci erano familiari. Erano volti e storie, icone
dell’unico giovane volto ed echi
dell’unica grande storia di Cristo, missionario del Padre per
l’umanità. Ce li hanno raccontati le missionarie e i missionari del beato Guido Conforti, impegnati in un’unica missione di
evangelizzazione, seppur attuata
in modi diversi e con vari popoli del mondo.
Il dialogo sempre e ovunque
Ascoltando le storie dell’Asia,
storie di incontro e di diversità,
abbiamo imparato il valore del
dialogo interreligioso e tra noi. Il
dialogo è necessario a cominciare dai piccoli aspetti quotidiani
e personali: in famiglia, a scuola e al lavoro, nel divertimento,
nell’impegno sociale, sulle strade e nelle piazze, nella vita di
preghiera, nella comunità e nella società.
Ma per dialogare è necessario
anche studiare e meditare i libri
sacri e le culture, dove lo Spirito
ha seminato il Verbo della vita.
È necessario soprattutto andare
incontro alle persone, che Dio
ama con paziente attesa.
Sobrietà e solidarietà
Dell’Africa abbiamo incrociato volti che invocano giustizia,
gente che sogna e crede, pronta a ricominciare. Nell’ascolto
ROSETTA LA GRECA
di tante storie di vita, abbiamo
capito che l’ideale di giustizia e
di pace è possibile solo adottando uno stile di vita sobrio e solidale, senza cedere alle mode del
tempo. Dobbiamo curare l’informazione nostra e altrui, per conoscere e diffondere le iniziative
di bene che trasmettono speranza nella vita e nella novità. Dobbiamo reagire civilmente agli
slogan di successo, che disprezzano e dividono parti della nostra umanità e attivano l’ingiustizia e la violenza.
In pellegrinaggio ad Assisi,
poi, guidati dalla storia biblica
di Esaù e Giacobbe, che si vanno incontro e si abbracciano per
saldare il debito della fraternità, anche noi ci siamo riconciliati con Dio. Abbiamo firmato
un patto di non-violenza e cena-
Come va in Sierra Leone?
Ci vorrebbe una valanga dello Spirito
in giro per DeV edendomi
sio e dintorni, qualcuno ha
chiesto “cosa succede”, dal momento che noi saveriani non torniamo spesso dalla missione: abbiamo una pausa di riposo ogni
tre o quattro anni. È successo
che all’inizio di ottobre c’è stato a Roma un incontro dei maestri dei novizi. Approfittando, ho
preso qualche giorno in più per
un controllo medico e per qualche visita famigliare.
Saveriani internazionali
I superiori ci hanno convocato per assicurare una certa uniformità nella formazione dei futuri saveriani. Capita che oggi i
giovani messicani, gli indonesiani, i congolesi e i sierraleonesi...
rispondano più che in Italia alla
chiamata del Signore. In Sierra
Leone, ad esempio, con 20 saveriani italiani ci sono due saveriani congolesi, due indonesiani, un
4
messicano e un filippino.
Formiamo così una famiglia
veramente internazionale. Ma se
uno riceve la formazione saveriana in un modo e l’altro in un altro;
se uno pensa di essere utile alla
proclamazione del regno di Dio in
un modo e l’altro in un altro..., allora eccoci davanti a una piccola
babele. E chi ci perde è la chiarezza della Buona Notizia che abbiamo la missione di portare a tutti.
Progresso e corruzione
I pochi amici che ho potuto visitare mi chiedono: “Come va in
Sierra Leone?”. Devo ammettere
che la proposta cristiana non “tira” molto. I catecumeni diminuiscono un po’, anche perché noi
chiediamo un impegno costante, per dimostrare con i fatti che
si vuole vivere una vita cristiana
seria: aiuto al prossimo, ascolto
della parola di Dio, preghiera…
Umanamente parlando, sem-
Tre veterani della missione in Sierra Leone; da sinistra:
p. Munari, p. Rabito e p. Brioni
p. VINCENZO MUNARI, sx
bra che la realtà africana in cui
mi trovo sia ferma. C’è qualche progresso esterno: migliorano alcune strade; qualche quartiere della capitale è illuminato
di notte; c’è più ordine e pulizia
nell’ambiente. Ma la scuola non
forma i giovani, che sono il futuro della nazione.
La corruzione non manca. Talvolta rifletto che almeno in Italia
si corrompe e ci si lascia corrompere per un bel gruzzolo; qui, invece, per pochi soldi si rovina un
Paese, che avrebbe enormi possibilità di sviluppo. Il nuovo presidente della Sierra Leone si affanna a porre un riparo e cambia i
ministri corrotti del suo governo.
Ha anche istituito un ente contro
la corruzione, a cui tutti possono accedere. Ma il capo di questo
ente è dovuto fuggire negli Stati
Uniti: lo stavano arrestando per
gravi atti di corruzione!
Nonostante tutto...
Nonostante tutto, noi missionari cerchiamo di stare agli impegni presi, dando così l’esempio che solo in questo modo si
costruisce qualcosa di duraturo,
che dà speranza a tutti.
Chiedo a voi l’aiuto di una preghiera, perché il futuro dell’Africa appare un po’ scuro, come il
volto dei suoi abitanti. Ma i miracoli sono sempre possibili: una
valanga di doni dello Spirito potrebbe dare vita nuova a questa
parte del mondo, che sta diventando sempre più la mia patria.
Ve ne ringrazio!
■
In pellegrinaggio verso Assisi... una delle tappe del Convegno giovani di Foligno;
prima a sinistra, Rosetta La Greca
to con una scodella di riso e un
bicchiere d’acqua. In questo modo, abbiamo partecipato un po’
alla vita dei più poveri, e capito
cosa significa ogni giorno avere
poco o niente da mangiare.
Una chiesa viva e vivace
Dell’America latina, con la
testimonianza del missionario
e dei giovani del Brasile, ci ha
travolto la vivacità di una chiesa giovane, che vive nella gente il vangelo aperto e condiviso.
Abbiamo incontrato una chiesa
viva perché dal battesimo siamo tutti figlie e figli di Dio nella
stessa famiglia cristiana.
Siamo tutti - o vorremmo diventare - discepoli missionari che crescono e camminano,
responsabili di sé e delle sorti dell’umanità, collaboratrici e
collaboratori di Cristo nel regno
evangelico, ognuno con la nostra
parte di impegno, gioioso e volontario, alimentato dall’ascolto
della Parola viva, dalla preghiera e dalla comunione.
“Eccomi, Signore, manda me”
Ci siamo incontrati e ri-conosciuti, ascoltati ed entusiasmati. Tornati dal convegno vogliamo anche noi essere una “pulce
sveglia” che punge e infastidisce
tutti, per natura e per missione.
Vogliamo andare avanti perché,
come dice la saveriana Teresina
Caffi, “non è vero che una via o
l’altra fa lo stesso; non è vero che
ogni verità può andar bene; non è
vero che ciascuno trova comunque la sorgente della vita”.
Quindi, è compito di noi giovani testimoniare e portare il Signore fino ai confini del mondo,
rispondendo alla sua chiamata:
“Eccomi, Signore, manda me!”,
sempre pronti a rimboccarci le
maniche. Tutto questo, e quanto di più, abbiamo conosciuto e
sperimentato al “crocevia della
missione”.
■
APPUNTAMENTI MISSIONARI
Festa del beato Conforti: 5 novembre 2010
Nella festa liturgica del fondatore dei saveriani, invitiamo tutti a ricordare il nostro istituto nella preghiera: il Signore chiami nuovi operai per la sua messe, sostenga lo zelo dei suoi missionari e li protegga
insieme ai popoli tra cui lavorano.
La mensa dei poveri:
20 novembre 2010
Per i giovani dai 16 anni in su,
abbiamo ricominciato il servizio
alla mensa delle suore di madre
Teresa, nel quartiere Baggio di
Milano.
L’appuntamento è per sabato
20 novembre dai saveriani di Desio, alle ore 14,30.
Giornata missionaria oratori: 14 novembre 2010
Per la Giornata missionaria dedicata agli oratori, invitiamo i ragazzi e le ragazze a passare un
pomeriggio insieme a noi con giochi, laboratori e testimonianze.
(Informiamo che la giornata è
stata spostata in questa data per
problemi logistici).
2010 NOVEMBRE
FRIULI
33100 UDINE UD - Via Monte S. Michele, 70
Tel. 0432 471818 - E-mail: [email protected]
- C/c. postale 210336
Camerun: la missione non è finita
Cambiano le modalità, lo spirito è lo stesso
quasi trent’anni di
D opo
presenza saveriana in al-
cune delle più importanti città
del Camerun, ci rendiamo conto
che i tempi sono profondamente
cambiati e che la nostra azione
missionaria può e deve assumere un altro significato. Al nostro
arrivo, i vescovi ci avevano
affidato territori che ora sono
diventati nuove parrocchie. Ce
n’era bisogno, perché il personale missionario, i sacerdoti e gli
operatori pastorali locali erano
ancora limitati.
Spirito missionario debole
Con il passare degli anni, in
certe regioni i seminari diocesani e gli istituti di vita religiosa hanno conosciuto un grande
sviluppo e ci troviamo ora con
un buon numero di preti locali,
religiose e laici impegnati nella
catechesi, nell’animazione delle comunità di base, dei gruppi
giovanili e dei vari movimenti
cattolici. È normale porsi la do-
manda: abbiamo ancora un ruolo
da giocare in queste città, o possiamo andare altrove?
Da un lato siamo legati a questi luoghi, perché ci sono oltre
trenta giovani che si preparano alla missione come futuri
saveriani. Dall’altro, abbiamo
constatato che le giovani chiese devono fare ancora qualche
sforzo per mantenere quello spirito missionario caratteristico di
tutte le comunità cristiane. L’impressione è che lo slancio verso
la missione sia ancora debole,
mentre il potenziale umano è già
importante.
Si può fare di più
Tutte le diocesi hanno preti “fidei donum”; hanno in giro per il
mondo missionari e missionarie
appartenenti a istituti religiosi locali o internazionali; hanno gruppi laicali che si danno da fare sul
territorio per proporre il vangelo
a chi non lo conosce. Ma si potrebbe fare molto di più.
p. ARMANDO COLETTO, sx
Allora abbiamo deciso di restare ancora. Restare per un servizio
nuovo: aiutare i sacerdoti, i seminaristi, i religiosi, i responsabili e
animatori laici ad assumere una
mentalità veramente missionaria,
perché tutte le dimensioni della
presenza cristiana sul territorio
si aprano al mondo e abbiano
attenzione alle sfide missionarie
vicine e lontane.
Le iniziative a Douala
Non vorremmo lavorare da
soli; l’epoca delle iniziative in
solitaria è finita. Nella grande
città di Douala, per esempio,
abbiamo parlato al vescovo e ad
altri istituti missionari. Qualcosa si sta muovendo. Tutti hanno
accolto la proposta con interesse. Gli istituti religiosi si sono
organizzati per animare il “mese
missionario” in tutte le parrocchie e nei gruppi.
Un corso di formazione alla
missione è in atto già dall’anno
scorso, aperto a tutti e in partico-
Un impegno a tutto campo
La “colonia friulana” in Camerun e Ciad
I
l Friuli continua a dare
un contributo all’evangelizzazione di Ciad e Camerun.
Sono Paesi immensi con necessità ancora importanti nel campo dell’evangelizzazione e della
promozione umana. E i saveriani
friulani hanno sempre risposto
all’appello. Del primo gruppo
partito nel 1982 facevo parte
anch’io, originario di Fagagna.
Negli anni successivi p. Marco
Bertoni di Rizzolo e fratel Renato Tosatto di Mortegliano hanno
rinforzato la presenza, lavorando per molti anni nella diocesi
di Pala, nel Ciad meridionale.
Ora si è aggiunto p. Denis Iurigh, saveriano di San Giovanni al
Natisone.
A ciascuno il suo compito
In questo momento fratel Tosatto sta conducendo una campa-
4
gna per la perforazione di pozzi
in tutta la diocesi di Yàgua. I
risultati sono ottimi. Padre Marco Bertoni investe sempre molte
energie per approfondire e salvare il patrimonio culturale della tribù mussey. Ora gli è stata
affidata la direzione della radio
diocesana “Terra Nuova”, che
trasmette in diverse lingue locali.
La radio è un importante mezzo
di informazione e di educazione.
Padre Denis Iurigh, invece, ha
appena iniziato la sua avventura missionaria e sta studiando la
lingua mussey, la cultura, gli usi
e costumi locali.
Io ho avuto l’opportunità di
lavorare sia in Ciad che in Camerun, da nord a sud del Paese,
lungo più di mille chilometri. Mi
sono impegnato nell’animazione
parrocchiale, nella formazione
dei futuri missionari, nell’assi-
Tre saveriani friulani a colloquio durante il ritrovo del luglio scorso (da sinistra):
p. Foschiatto è a Taiwan, p. Coletto è in Camerun-Ciad, p. Benedetti è in Congo
p. ARMANDO COLETTO, sx
stenza ai minori in strada e in
prigione. Attualmente sto coordinando le comunità saveriane
presenti nella regione.
Una sfida evangelica
È evidente che i servizi resi
dai nostri missionari sono vari.
Tante parrocchie in Ciad e in Camerun li hanno visti all’azione.
Il raggio d’interventi va dalla
preparazione dei catecumeni
all’animazione delle comunità
sparse nei quartieri e nei villaggi, dalla formazione di catechisti
e animatori fino all’organizzazione dei servizi di promozione
umana: acqua potabile, alfabetizzazione, sanità... Poi ci sono i
contatti ecumenici e interreligiosi, l’amministrazione e la partecipazione alle iniziative diocesane e delle varie zone pastorali.
I saveriani vivono sempre in
comunità di almeno tre persone.
Anche i missionari friulani vivono e lavorano con altri saveriani
provenienti da diverse parti del
mondo. Le nostre comunità sono
sempre più variopinte e composte
da culture diverse. È un piccolo
segno di quello che sarà il mondo di domani. Naturalmente questa convivenza non è facile; è una
sfida evangelica necessaria per realizzare il sogno del nostro beato fondatore Conforti: “fare del
mondo una sola famiglia”.
■
Padre Armando Coletto, primo a destra, prende appunti
durante una riunione comunitaria dei saveriani in Camerun
lare ai laici. Alcune conferenze
sono state affidate ai seminaristi
per creare poco a poco una mentalità missionaria. Produrremo
del materiale stampato, utile
all’animazione dei catecumeni
che si preparano al battesimo,
delle comunità di base e di altri
gruppi e movimenti sempre numerosi in Camerun.
Il GAMS camerunese
Abbiamo lanciato anche il
GAMS - Gruppo degli Amici
dei Missionari Saveriani. Tante
persone ci hanno visti al lavoro, ci apprezzano e collaborano
con noi. Hanno sentito in noi
uno slancio un po’ diverso e si
sono creati legami di amicizia
e stima. Abbiamo convocato un
certo numero di queste persone e
abbiamo loro proposto di essere
missionari con noi.
La risposta è stata davvero incoraggiante. Ci hanno chiesto
come mai non abbiamo pensato prima a una cosa del genere. Stiamo ora proponendo loro
- dopo un periodo di formazione - alcune iniziative concrete.
Lanceremo delle “provocazioni” per andare in missione, anche per periodi limitati, e uscire
fuori dalla diocesi e dalla nazione. La missione non è finita, e
neppure finirà. I modi cambiano,
ma la missione continua “fino alla fine del mondo” e della storia
umana, fino al compimento del
grande progetto di Dio sull’umanità.
■
LA FESTA DEI FAMIGLIARI 2010
p. CARMELO BOESSO, sx
Domenica 26 settembre s’è tenuta la tradizionale festa dei famigliari dei saveriani friulani. Dopo l’accoglienza a base di caffè, tè, bibite,
“taiut” e stuzzichini vari, c’è stato un incontro con alcuni dei saveriani
friulani presenti: p. Claudio Bortolossi, p. Carlo di Sopra e p. Alessandro Turco. Quest’anno c’era solo l’imbarazzo della scelta!
La Messa è stata celebrata con solennità di canti e musiche, all’organo p. Alessandro Turco e alla chitarra p. Giuseppe Marano. L’ha
presieduta p. Mario Cruder, che quest’anno ha celebrato il giubileo
d’oro sacerdotale (16 ottobre 1960).
Abbiamo ricordato tutti i missionari friulani passati alla vita eterna.
Abbiamo ricordato anche la signora Maria, mamma del compianto p.
Roberto Dal Forno, e Gianni, fratello di p. Carlo Primosig, che ci hanno
lasciato nell’anno trascorso.
È seguito il pranzo, preparato con cura dalle nostre cuoche, aiutate
in cucina dai volontari Ferruccio e Adelina e nel servizio dalle nipoti
dell’indimenticabile p. Roberto Dal Forno. Il pranzo è stato allietato
con canti, musica e battute comiche, e da due animatori d’eccezione:
p. Giuseppe Marano e p. Alessandro Turco. Il servizio fotografico è
stato realizzato da p. Fiorenzo Raffaini, friulano d’affezione.
La partecipazione è stata superiore ad ogni aspettativa: ben 125
persone! La buona riuscita di questo incontro, sempre molto atteso,
è stata confermata dal clima cordiale, sereno, familiare, che regna tra
persone che si considerano appunto della stessa famiglia.
Saveriani e famigliari insieme durante la Messa,
il 26 settembre (foto F. Raffaini)
2010 NOVEMBRE
MACOMER
08015 MACOMER NU - Via Toscana, 9
Tel. 0785 70120 - Fax 0785 70706
E-mail: [email protected] - C/c. postale 207084
La prova della fertilità in Africa
Incontro con le delegate in Sardegna
non aveva avuto
M iafiglimadre
nei sei anni succes-
sivi al matrimonio. Per questo
motivo i parenti di mio padre
avrebbero voluto che la ripudiasse e sposasse un’altra donna. Ma
mio padre è rimasto accanto a
lei, che pregava tanto il Signore
perché le concedesse un figlio. E
finalmente arrivò.
In Congo, però, per dimostrare la fecondità, una donna deve
dare alla luce almeno tre figli!
Mia madre ha superato anche
questa prova, perché io sono il
terzogenito. Quando sono nato,
per riconoscenza verso il Signore, mi ha voluto chiamare “Deogratias” - Grazie a Dio. Poi, con
l’aiuto di Dio, è riuscita ad avere
fino a nove figli.
giorno della mia ordinazione sacerdotale. Dopo aver ricevuto la
grazia di nove figli, mamma ha
continuato a pregare Dio perché
scegliesse tra loro qualcuno che
si consacrasse interamente al suo
servizio… Con la mia ordinazione sacerdotale, ha visto ascoltata
la sua preghiera.
Ma non si fermò qui: pregò anche perché almeno una delle figlie
si consacrasse a lui. Anche questa
sua preghiera è stata ascoltata,
perché una mia sorella è diventata suora in un istituto religioso del
Congo. La preghiera dei genitori
per i figli è importante e può essere all’origine di una vocazione. È
nella famiglia che nasce e cresce
una vocazione, cominciando da
quella alla vita cristiana.
Le preghiere dei genitori
Ho saputo questa storia solo il
La difficile missione in Ciad
I saveriani sono in Congo da
p. DEOGRATIAS BACIBONE, sx
parecchi anni. Li ho ammirati
nel loro modo di lavorare, nei
lunghi viaggi a piedi nella foresta equatoriale. Si occupano con
tanto amore della catechesi, della
visita ai malati, dell’assistenza e
di tante opere di carità cristiana.
Vedendoli agire, spontaneamente
è sorto nel mio cuore il desiderio
di diventare come loro. Sono diventato sacerdote e sono partito
come missionario per il Ciad.
Non è stato facile imparare
la lingua e adattarsi al clima. Io
sono nato in montagna, a 1.700
metri di altitudine, dove la temperatura non supera mai i 25
gradi. In Ciad, invece, fa molto
caldo. Forse è proprio per questo
che la cosa che ho più apprezzato
è stata l’acqua. In Ciad ho capito meglio il significato di alcune
frasi del vangelo, come quella in
cui Gesù dice: “Chiunque darà
Viaggio in Congo, bis!
L’estate missionaria dei giovani sardi
luglio, nel saU naloneseradelledi caserme
Mura
di Macomer, p. Roberto Salvadori ha presentato i partenti per
la missione in Congo: Antonio,
Annalisa e Marta. Al rientro, si
può dire con certezza che i nostri giovani hanno portato la solidarietà dei macomeresi e hanno avuto modo di conoscere un
po’ la realtà di una grande nazione africana. È stata una vacanza
diversa dalle solite, per un’estate missionaria.
Il grazie delle mamme
Padre Roby ha ricordato che
Macomer, Bukavu e Kamenge sono legate tra loro, grazie
all’attività dei saveriani. Macomer con i suoi 10mila abitanti è
ricca d’iniziative di solidarietà e
ha sempre risposto con generosità alle proposte dei saveriani, come è accaduto anche nel viaggio
estivo in Congo di due anni fa.
Anna, dei laici saveriani, era
presente a quella “spedizione”
che sosteneva il progetto “Ogni
bambino va a scuola”. Sono state esposte le lettere di ringrazia-
mento di alcune mamme congolesi. Una diceva: “Ringrazio Dio
perché attraverso suor Giovanna
mia figlia ha potuto frequentare la
scuola tutto l’anno. Ci piacerebbe
che tornaste da noi, ma la pace è
ancora lontana e noi siamo ancora nel campo profughi. Ricordatevi di noi. Mamma Felicien”. Bastano 50 euro per far studiare un
bambino per un anno intero.
Al centro i giovani realizzano
nuovi impegni di vita e nuove
esperienze, collaborando con associazioni che lavorano per i diritti dell’uomo. Costruiscono la
società civile vivendo con i malati di Aids, entrando nell’amministrazione per fare un servizio
utile, aiutandosi vicendevolmente per cercare un lavoro che permetta di vivere con dignità.
Da Bukavu a Kamenge
I nostri tre amici e altri giovani hanno conosciuto la realtà di
Bukavu, dove p. Roby ha animato la parrocchia di Cahi attraverso il campo sportivo della pace.
Durante il viaggio missionario
sono stati anche al centro giovanile Kamenge in Burundi. Qui,
giovani di etnie diverse vivono
insieme per costruire la pace. Il
centro è aperto a tutti i giovani
dei quartieri nord della capitale
Bujumbura. Il progetto è quello
di abituare persone diverse a vivere insieme con attività di gruppo, incontri di dialogo e riconciliazione, fino ad arrivare - se possibile - al perdono reciproco.
L’Africa agli africani
Il viaggio è servito per dare
uno sguardo all’Africa e per conoscere un po’ i suoi problemi.
Quest’anno, 17 nazioni del continente hanno celebrato il 50° di
indipendenza, tra cui il Congo visitato dai nostri giovani. L’Africa ha tanti motivi per essere orgogliosa di sé. Le ragioni dell’ottimismo derivano da una popolazione giovane, nonostante le malattie infantili. La gioventù è una
grande risorsa che deve essere
messa a frutto dai governanti, per
usare le immense ricchezze naturali a favore della popolazione
africana. Come dicono in molti:
“L’Africa agli africani”.
■
I giovani sardi hanno partecipato anche al convegno missionario giovanile
di Foligno (29 agosto - 2 settembre); stanno mangiando una ciotola di riso,
in solidarietà con i popoli poveri
4
p. DINO MARCONI, sx
Padre Deogratias Bacibone con la signora Annunziata, a destra,
mamma di p. Tonino Melis e con la signora Rita, mamma di p. Marco Milia
un bicchiere d’acqua a uno dei
miei discepoli non rimarrà senza
ricompensa”.
sei mesi prima del battesimo, ci
si dedica a memorizzare tutto ciò
che riguarda i sacramenti.
Il vangelo a memoria
Un modo molto originale ed
efficace per annunciare la parola di Cristo è il racconto. In una
nazione come il Ciad, in cui la
maggior parte delle persone non
sa leggere né scrivere, si fa uso
della memoria. La gente ascolta la parola di Dio e la impara
a memoria. Tra le catechiste
c’erano due donne completamente cieche che erano brave
nella catechesi, perché avevano
imparato a memoria tanti brani
della Sacra Scrittura.
La preparazione al battesimo
dura circa cinque anni: un buon
periodo per apprendere tanti
brani della parola di Dio. Nei
primi due anni di catecumenato
s’impara il vangelo di Luca; nel
terzo anno si apprendono vari
testi dell’Antico Testamento; nel
quarto anno i brani più importanti degli altri vangeli; negli ultimi
Formatore di
nuovi missionari
Questo metodo mi piace molto, perché così i catecumeni imparano a conoscere Gesù direttamente attraverso la sua Parola.
Il lavoro missionario si svolge,
dunque, presentando la parola
di Cristo e testimoniando il suo
amore con le numerose opere
dell’assistenza caritativa, della
catechesi, dell’alfabetizzazione
e della comunione fraterna.
Ho lasciato il Ciad nel 1999 e
sono venuto in Italia, per prendere la laurea in psicologia
dell’educazione all’università
Salesiana di Roma. Dal 2003,
partecipo alla formazione dei
nostri giovani aspiranti missionari in Burundi, Camerun e
Congo. Risiedo in Congo e vado
ogni anno in Burundi e in Camerun. È un apostolato interessante
e importante.
■
SANTI VENERATI IN SARDEGNA
p. DINO MARCONI, sx
Un aspetto importante della religiosità popolare sarda è la venerazione dei santi, che si unisce alla tradizione folcloristica e storica della Sardegna. Chi viene dal continente scopre che nell’isola il nome dei
santi e il calendario delle feste sono diversi.
In Sardegna i cosiddetti “miles Christi” sono molto diffusi. Sono i santi martiri delle persecuzioni romane fino a Costantino (313 d.C.): Efisio,
Lussorio e Gavino... Ci rivelano che l’isola era una provincia romana con
distaccamenti militari e i soldati cristiani hanno avuto il problema della
scelta tra la fedeltà a Cristo e il giuramento all’imperatore.
Sono molto venerati anche i santi della tradizione bizantina, come Cosma e Damiano, Pantaleo, Elena, Antonio abate, la Madonna
d’Itria. La dominazione spagnola ha lasciato il ricordo di Isidoro di Siviglia, patrono degli agricoltori, e il francescano Salvatore da Horta.
Nei paesi esiste spesso una chiesa campestre, dove è condotta
in processione la statua del santo protettore della comunità. La
Pellegrini sardi
festa è preceduta dalla novena
al santuario di Sardara
di preghiera, accompagnata dai
“gosos”, per prepararsi spiritualmente, chiedere grazie per i dolori umani e favorire la conversione
personale.
A volte la novena si svolge nella
chiesa del novenare, costruita sul
modello dei centri monastici rurali
di origine bizantina. Sono luoghi
dove la gente si raduna a venerare il santo, dimorando in cumbessias e muristenes. Qui i pellegrini
curano lo spirito con la meditazione e la preghiera, accompagnando con canti e balli tradizionali.
2010 NOVEMBRE
MARCHE
60129 ANCONA AN - Via del Castellano, 40
Tel. 071 895368 - Fax 071 2812639
E-mail: [email protected] - C/c. postale 330605
SAVERIANI MARCHE
Al tempo della battaglia del grano
Racconto di un’età passata troppo in fretta
la fortuna di viveH oreavuto
nella bella regione del-
le Marche, piene di colline verdi, faggi e alberi robusti, come
le querce, che noi chiamavamo
cerque. Eravamo una decina di
famiglie, relativamente piccole, che spesso amavano lavorare insieme, specie quando c’erano dei lavori in cui occorrevano
parecchi operai. Ciò accadeva
per esempio durante la falciatura del fieno, la mietitura del grano, la pulitura delle pannocchie
del granturco (scartocciare).
Il duro lavoro nei campi
Eravamo quasi tutti poveri, per cui non c’erano, vicino a
noi, persone o famiglie troppo
sviluppate. Se uno aveva bisogno di un favore, era quasi sicuro di essere accontentato da un
vicino. Ci conoscevamo con un
cognome dialettale come fami-
glia: Pollo, Vincinzetto, Battente, Santo, Lepre, Cellette e così
via. La mia famiglia era nota come El Bughero. Nessuno sapeva
dirci chiaramente quando erano
cominciati quei nomi, o perché.
Nella zona il lavoro dei campi
era faticoso, per tutti... Eravamo
negli anni ‘30-’40, al tempo della “Battaglia del grano”, di Mussolini. Neanche a me la situazione piaceva tanto. Abitavamo in
una vecchia casa senza gabinetti e senz’acqua potabile. Privi di
luce elettrica, si usava il carburo
di sera. Le strade erano ghiaiose
o piene di fango, o di neve nel
lungo inverno. C’erano troppe
lacune, diremmo oggi. E il parroco-padrone era povero anche
lui: almeno così diceva!
Le lezioni di ginnastica
Mi sono sentito più libero,
quando ho iniziato a frequentare
dott. REMO BUCARI, sx
la scuola elementare al mio sesto
anno di età. Le lezioni si tenevano in una palazzina nuova vicino
casa. La maestra fascista veniva
ogni giorno, in macchina, dal paese vicino (un chilometro di strada) a parlarci di tutto, specie delle
conquiste africane di Mussolini.
Era il tempo di Faccetta nera... “Speriamo siano contente
anche loro!” - mi suggeriva un
anziano amico che veniva spesso a trovarci in casa, per un bicchier di vino, che veniva offerto
a parecchi passanti, poveri o ricchi, noti o sconosciuti.
La ginnastica era la prima
materia della scuola e ci piaceva immensamente, più delle altre lezioni. Spesso si organizzavano gare di ginnastica, per tutte
le famiglie vicine. In qualche festa particolare si invitava tutto il
vicinato. Tre anni così passarono
in fretta. Ma dove andare per la
DIARIO DELLA COMUNITÀ
Ancona chama Manila
In famiglia, anche grazie alla tecnologia
S
ono le 10 e 30 del mattino
di domenica 19 settembre,
quando cominciano ad arrivare i
primi parenti dei missionari saveriani originari delle Marche.
Quest’anno i presenti al pranzo
sono stati 74. Siamo stati contenti di rivedere qualcuno che
non si vedeva da qualche anno,
per varie ragioni.
Come sempre, la mattinata si è
aperta con un momento di accoglienza conviviale, che ci ha permesso di scambiare due parole
con i famigliari dei nostri confratelli che lavorano nelle missioni,
in tante nazioni diverse.
Il tempo non rovina l’amicizia
I veri legami sono quelli che
resistono al tempo, anche dopo
anni di lontananza. Quando ci
si ritrova, si ricomincia sempre
da dove ci si era lasciati l’ultima
volta. Come per dire che il tempo
4
non scalfisce le relazioni con la
famiglia, casomai le migliora.
Durante la celebrazione
dell’Eucaristia, presieduta da p.
Giuseppe Veniero, alcuni saveriani della comunità sono stati presentati, compreso chi vi scrive, da
poco ordinato sacerdote in Camerun e ora destinato a lavorare nella
comunità saveriana di Ancona.
Ma più che mai, questa giornata è stata segnata da varie manifestazioni di gioia durante il pranzo: dai canti e le poesie composte
in onore di alcuni saveriani, a una
video conferenza con p. Sandro
Barchiesi, che parlava da Manila,
nelle lontane Filippine.
Un interrogatorio
via “skype”
Infatti, sorseggiando del caffè, dopo aver guardato insieme
un filmato sul fondatore beato
Conforti, ci siamo messi in col-
p. SERGE TCHATCHE, sx
legamento via “skype” con p.
Sandro. Originario di Ancona,
suo fratello don Sauro è parroco
e nostro vicino di casa. Così abbiamo potuto sperimentare come
la tecnologia ci possa aiutare a
sentirci più famiglia e vicini,
nonostante la distanza che ci separa. Sotto gli occhi attenti dei
membri delle famiglie presenti,
p. Sandro ha dovuto sostenere
un vero “interrogatorio” serrato,
diretto da p. Enzo. Ha raccontato
un po’ del suo apostolato e della
sua vita missionaria in una parrocchia alla periferia di Manila.
La festa si è chiusa con un saluto a Renato, un giovane vicentino che ha vissuto per un anno
nella comunità di Ancona, e che
ora è a Parigi a imparare il francese. Deve prepararsi bene per
un’esperienza missionaria con i
saveriani nella repubblica democratica del Congo.
■
Il medico saveriano Remo Bucari, nativo di Avacelli di Arcevia (AN), ora è nella “casa
madre” dei saveriani a Parma, dopo 50 anni di vita attiva in Bangladesh; nella foto
con p. Gianni Zampini, a sinistra, in visita alla Libreria dei popoli di Brescia
scuola del IV e V anno?
il ginnasio inferiore di tre anni.
A scuola in mezzo alla neve
Mia madre aveva trovato dei
parenti lontani a Serra S. Quirico (15 chilometri da casa), che
mi accolsero con entusiasmo, anche perché non avevano figli. Alla fine del IV anno, viene aperta la scuola elementare (superiore) a Castiglioni, a soli 2 chilometri di distanza. Con un compagno mi recavo a scuola ogni mattina; d’inverno c’era la neve alta
un metro, in qualche punto. Anche quell’anno passò in fretta, con
molte esperienze e avventure, vissute ogni giorno nel viaggio di 2
chilometri, a piedi naturalmente.
Si tiene intanto un altro consiglio famigliare per farmi continuare gli studi. Naturalmente
senza spendere troppo. Il miglior
luogo risultò essere l’istituto saveriano di Poggio S. Marcello,
al costo di 2 lire al giorno, che
però era lontano una ventina di
chilometri dal paese. Questo per
La festa
della sconocchiatura
Ma prima di terminare il racconto scolastico, vorrei far conoscere le feste notturne che noi tutti del paese facevamo in occasione della sconocchiatura; in pratica, quando si toglievano e pulivano le pannocchie del granoturco. Eravamo tutti seduti attorno
all’aia: uomini e donne, ragazze e
ragazzi, con canti e racconti vivaci
dei contadini, di notte, in allegria.
Finito il lavoro, iniziava la vera festa. C’era sempre qualcuno
che suonava la fisarmonica (musica comune: il saltarello!), con
canti e danze fino alle 2 o alle
3 del mattino. Tutti allegri e rilassati. Una baldoria incredibile,
da godere prima di andare a letto. Tutto poteva accadere durante o dopo quelle notti, promesse
di matrimonio incluse. La vita di
un contadino delle Marche non
era tutta o solo sacrifici...
■
SPAZIO GIOVANI
CON I GIOVANI DEL MEDITERRANEO
“Siete voi il sale della terra e la luce del mondo”
p. SERGE TCHATCHE, sx
Dal 12 al 19 settembre, a Macerata e a Loreto, si è tenuta l’Agorà dei
giovani del Mediterraneo. Per la ricorrenza dei 400 anni dalla nascita
di p. Matteo Ricci, sono stati invitati numerosi giovani dell’Asia. Nella mattinata del 15 settembre è toccato a p. Gargano, detto “Giuà”,
prendere la parola sul tema: “Sale della terra e luce del mondo - Testimonianze dei missionari in Asia”.
Originario della Campania e missionario in Bangladesh, p. Giuà ha fatto impazzire i traduttori, passando da una battuta in italiano a un’altra in
inglese, e aggiungendo qualche espressione anche in lingua bengalese.
Essere “sale e luce” in Bangladesh oggi, per padre Giuà significa mettersi in cammino con la gente, condividendo le loro gioie e difficoltà. Significa instaurare con le persone un dialogo di vita, dove dare il proprio
tempo all’altro è fondamentale: il tempo per ascoltarsi e condividere le
proprie speranze. In tutta l’Asia, il dialogo interreligioso costituisce la
sfida più grande, perché è parte integrante di ogni giornata.
La mattinata si è conclusa con un pranzo condiviso sotto il segno della Pentecoste, parlando in tante lingue: dall’inglese all’arabo, dal serbo
al macedone, dallo spagnolo al cinese; la regia era in lingua italiana!
Nella foto di Diego Pirani, p. Giuseppe Veniero celebra la Messa durante la festa dei familiari marchigiani
Padre Gargano parla nell’aula magna di Macerata,
affollata di giovani dal Mediterraneo
2010 NOVEMBRE
PARMA
43123 PARMA PR - Viale S. Martino, 8
Tel. 0521 920511 - Fax 0521 920502
E-mail: [email protected] - C/c. postale 153437
Nuovi studenti saveriani a Parma
Siamo internazionali: veniamo da 8 nazioni
L
e comunità saveriane d’Italia, compreso lo studentato
teologico di Parma, si sono riunite per la programmazione del
nuovo anno pastorale partendo
dalle parole del vangelo: “Il Signore designò altri settantadue
e li mandò a due a due…” (Lc
10,1). Con queste parole, l’accento è posto sull’aspetto comunitario - e non solo personale - del cammino verso la santità; una santità comunitaria che ci
porta a curare in modo particolare l’amore per la famiglia saveriana e per i confratelli delle nostre comunità.
Quest’anno qui a Parma saremo diciotto studenti. Sei
nuovi arrivati arricchiscono la
comunità, non solo per le doti personali di ognuno, ma anche perché saranno otto in totale le nazioni e culture rappresentate: Brasile, Burundi, Camerun, Congo, Indonesia, Italia, Messico, Sierra Leone. Su
questa pagina “i nuovi” si presentano.
Ricardo e la perseveranza
Ho 29 anni e sono brasiliano,
nato a Laranjeiras do Sul, nello
stato del Paranà. Ho iniziato il
cammino vocazionale nel 2003,
quando facevo parte di un gruppo missionario di laici fondato da p. José Pedro da Silva. In
questi incontri mi sono innamorato dell’ardore missionario dei
a cura di PIERRE SHAMAVU, sx
saveriani.
Nel 2005 ho studiato filosofia a Curitiba. Poi, sono andato a Hortolândia per il noviziato, dedicandomi a riflettere sul
vero senso della mia chiamata e
a conoscere meglio le caratteristiche della famiglia missionaria
saveriana. Ho fatto i voti religiosi il 3 luglio 2010 e ho desiderato proseguire il mio percorso
formativo in Italia per “bere alla sorgente” del carisma saveriano, consapevole che lo studentato teologico internazionale di
Parma ci offre questo privilegio.
Al Signore chiedo il dono della
perseveranza: nel mio cuore si
mantenga acceso il desiderio di
annunciare il regno di Dio.
Studenti saveriani a Parma / 2
Direttamente dal cuore dell’Africa
C
ontinua la presentazione dei sei nuovi studenti
saveriani che sono “sbarcati” a
Parma quest’anno. Dopo l’America latina (Brasile e Messico), è
il turno dell’Africa.
Simon, l’economista
Arrivo dalla Sierra Leone e
ho trent’anni. Il mio villaggio
d’origine è Kabendema, nella
diocesi di Makeni. Qui i saveriani lavorano da tanti anni e li
conosco da quando ero bambino.
Dopo la scuola secondaria, sono
andato nella capitale Freetown,
per studiare economia e amministrazione all’università. Solo alla
fine di questo ciclo di studi ho
avvertito il forte desiderio della
consacrazione missionaria.
È stato p. Antonio Guiotto ad
accogliermi nel 2004. Ho fatto
tre anni di filosofia e anche un
anno di teologia nello studentato
saveriano di Freetown. Poi, sono stato mandato a Kinshasa in
Congo, per imparare il francese
e per fare il noviziato. Ora, sono
felice di essere a Parma per pro-
seguire il cammino formativo.
Tresor e il sogno missionario
Ho 26 anni e arrivo dalla repubblica democratica del Congo. Sono nato a Bunyakiri, una cittadina
a 80 chilometri da Bukavu. In
questa regione, all’inizio degli anni ottanta, sono arrivati i saveriani
e alcuni laici. Da allora la comunità cristiana è cresciuta, tanto da
diventare una parrocchia.
Nel 2005, terminata la scuola
superiore a Bukavu nel grande
collegio Alfagiri dei gesuiti, sono stato accolto tra i saveriani:
un anno di propedeutica e tre
anni di filosofia. Poi sono andato nella capitale Kinshasa per
il noviziato. Il 15 agosto scorso
sono diventato saveriano con la
professione dei voti, insieme a
Simon e ad altri dodici giovani
africani. Con gioia sono arrivato a Parma per proseguire la
formazione verso il sogno della
missione evangelica.
Emmanuel, la rivista galeotta
Il mio nome completo è lun-
a cura di P. SHAMAVU, sx
ghissimo: Adili Massa Wa Lupupu Emmanuel. Arrivo da
Mwenga, un’importante località
nella zona dei warega, in Congo. I primi saveriani vi erano
arrivati nel 1959. Grazie all’attività missionaria di p. Pacifico
Fellini e p. Andrea Tam, qui è
cresciuta una grande comunità
cristiana. Dopo le scuole superiori, sentivo in me l’esigenza di
consacrarmi alla missione. Mi
era capitata in mano la rivista
saveriana “Il mondo come casa”, che non mi aveva lasciato
in pace.
Nel frattempo, i saveriani avevano affidato la missione ai sacerdoti diocesani e si trovavano
solo nella parrocchia di Kitutu,
a circa 90 chilometri. Organizzai il viaggio fino a Kitutu, dove ho iniziato a confidarmi con
p. Faustino Turco. Il 15 agosto
ho fatto i voti religiosi a Kinshasa, insieme a Tresor. Ora eccomi
nella terra del nostro beato fondatore mons. Conforti, contento
di camminare con gli altri per il
vangelo.
■
I sei nuovi arrivati nella comunità degli studenti di teologia a Parma (da sinistra):
Carlos messicano, Simon sierraleonese, Ricardo brasiliano, Tresor congolese,
Ivanildo brasiliano, Emmanuel congolese
Ivanildo,
innamorato di Gesù
Sono nato ad Abaetetuba nello
stato del Parà, nel nord del Brasile, e ho 27 anni. Per diversi anni ho servito come chierichetto
nella comunità cristiana di San
Domenico, dove ho fatto anche
il catechista e l’animatore dei
ragazzi. Qui ho imparato ad accogliere l’invito che il Signore
mi faceva per annunciare il suo
amore a tutti i popoli. Così è nata la mia vocazione.
Tra il 2004 e il 2005 ho partecipato agli incontri vocazionali
animati da p. Filippo Rota Martir. Poi ho iniziato la formazione presso i saveriani con la guida
di p. Luigi Anzalone. Nel 2009
sono andato a Hortolândia, per
il noviziato: ho approfondito il
carisma saveriano e mi sono innamorato di Gesù, per lasciarmi
condurre dalle sue parole. Il 3 luglio 2010, con i voti religiosi, sono diventato saveriano e desidero
annunciare il vangelo di Gesù.
Carlos, il predestinato
Io sono messicano, nato a Jalostotitlán. Il primo desiderio
missionario è nato in me quando
avevo dieci anni. A scuola, nel
mese di ottobre, le suore organizzavano una settimana in cui si
approfondiva il tema della missione. Questo evento mi ha impresso nel cuore il desiderio di
diventare missionario. A diciannove anni, studiavo ingegneria
agro-industriale e davo una mano nella pastorale giovanile della mia parrocchia, oltre che a livello diocesano.
Ma è stata l’esperienza missionaria che si faceva ogni anno fra gli indigeni huicholes, a
far rinascere in me “l’inquietudine missionaria”. Ho iniziato il
mio cammino di discernimento
vocazionale con i saveriani e ho
notato che il carisma era lo stesso delle suore delle elementari.
Infatti, erano le saveriane… Una
felice coincidenza!
Dopo il noviziato a Salamanca, sono diventato saveriano
nel 2006. Per tre anni ho studiato filosofia a Guadalajara e
adesso sono qui a Parma e, per
quest’anno, mi dedico allo studio della lingua italiana. Sono
consapevole di essere uno strumento nelle mani di Dio.
■
(continua sotto)
UN ALTRO ANNO A TUTTO... GAMS
È ripresa il 7 ottobre l’attività del Gams di Parma, dopo la pausa estiva. Anche quest’anno sono tanti gli appuntamenti in programma, che
si tengono presso il santuario “Conforti” dei saveriani a Parma. Ecco
il calendario completo.
2010
11 novembre
25 novembre
16 dicembre
Incontro mensile
Preghiera per l’Avvento
Messa del dono
ore 15,30
ore 15,30
ore 15,30
2011
4
13 gennaio
3 febbraio
3 marzo
17 marzo
14 aprile
5 maggio
19 maggio
26 maggio
9 giugno
Formatori e studenti saveriani in una bella foto di gruppo, alla fine della programmazione annuale nella badia di Torrechiara
Incontro mensile
Incontro mensile
Incontro mensile
Preghiera per la Quaresima
Ritiro spirituale per la Pasqua
Incontro mensile
Gita annuale
Verifica di fine anno
Messa di ringraziamento
ore 15,30
ore 15,30
ore 15,30
ore 15,30
ore 10,30 - 16
ore 16,00
ore 16,00
ore 16,00
Invitiamo tutti a unirsi spiritualmente, per pregare il Signore, con
l’intercessione del beato Conforti, per le vocazioni missionarie e in solidarietà con i saveriani nel mondo. Grazie.
2010 NOVEMBRE
PIACENZA
25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9
Tel. 030 3772780 - Fax 030 3772781
E-mail: [email protected] - C/c. postale 216259
Alla tomba di p. Ettore Fasolini
Una giornata di fraternità davvero speciale
R
icco e povero insieme uniti - Dives et pauper simul
in unum. Queste parole si leggono sul timpano dell’ingresso al
piccolo cimitero a Cornareto, in
Val Borbera. Saliamo la ripida
scalinata. Su piani ascendenti
verso la montagna, le cappelle
sono ordinate a semicerchio,
quasi per un abbraccio ideale,
ora che si sono conclusi i conti
con la storia.
Un paesaggio…
indonesiano
Nel piano più alto, la cappella
della famiglia Fasolini. Accompagnati da Giorgio e Caterina, nipoti di padre Ettore, entriamo con
commozione. La sua fotografia è
esposta su una mensola di marmo.
Il suo loculo è di fronte a quello
del fratello Virgilio. Qualche momento di silenzio, prima che la
nostra emozione si allenti con la
preghiera a Dio, per colui che è
stato nostro compagno di strada e
ci ha preceduto in paradiso.
La visita al cimitero è l’atto
centrale di una giornata speciale,
trascorsa nel silenzio dei boschi,
rotto appena dal gorgoglio del
torrente Borbera. Il 30 settembre la comunità dei saveriani di
Brescia - che è stata l’ultima di
p. Ettore - si reca a Cornareto.
Lasciamo l’autostrada per Genova all’altezza di Arquata - Vignole, in direzione di Cabella
Ligure. Il paesaggio richiama
quello indonesiano, come appare
a Bukittinggi o sulle montagne
boscose del Kerinci, descritto da
p. Ettore nel suo ultimo libro, “Il
verde tenero delle foglie”.
La memoria vive nei ricordi
L’appuntamento è poi alla
casa dei coniugi Fasolini. Con
noi c’è don Enzo Manici, sceso dall’Alta Val Borbera, dove
da più di quarant’anni segue i
parrocchiani che ancora sono
rimasti su quelle montagne, distribuiti nelle tredici parrocchie
che egli ha in cura.
Insieme ci rechiamo nel piccolo santuario della Madonna
della Guardia, a Rosano, per
concelebrare la Messa. Ci atten-
p. GESUINO PIREDDA, sx
de il sagrestano, cui non è parso
vero di poter scambiare due parole con i “forestieri”. La Messa,
presieduta da p. Mario Menin,
rettore della comunità saveriana
di Brescia, ci dà la possibilità di
rinnovare la commozione e la
preghiera.
“La memoria addolcisce i ricordi”, scrive p. Ettore nel suo
ultimo libro, “li carica di magia;
ci terranno compagnia per sempre”. La memoria rivive nella
testimonianza di Caterina che,
nonostante la forte personalità,
cede alla commozione del ricordo. Poi intervengono tutti gli
altri concelebranti. Ciascuno,
a suo modo, ha voluto dire che
“i morti vivono nel cuore delle
persone che hanno amato: chi
è amato non muore”. Poi, nella
casa di Giorgio e Caterina, condividiamo l’agape fraterna, preparata dalla brava cuoca Maria.
Su e giù per l’Appennino
È l’ora del ritorno. Don Enzo ci invita a passare nella sua
parrocchia. Risaliamo ancora
L’armonia: un ideale, una cultura
La mostra sul Giappone apre i battenti
S
abato 6 novembre alle 18
a San Cristo, s’inaugura la
nona mostra didattica dei missionari saveriani, che quest’anno
ha per tema, “Giappone e ricerca
dell’armonia”. L’inaugurazione ufficiale è preceduta da una
conferenza di p. Marco Vigolo
sul tema, “Essere missionari in
Giappone” (ore 15,30) presso
l’aula Magna della Cattolica di
Brescia. La mostra rimane aperta fino al 30 gennaio 2011 (feriali: 9-12,30 + 14,30-17; festivi:
14,30-18,30).
4
timore reverenziale per la bellezza della natura; è armoniosa
la cerimonia del tè, l’arte ikebana di disporre i fiori, di creare
minuscoli alberi bonsai, oltre a
giardini zen di roccia e ghiaia.
In tutto ciò è contenuto in miniatura il senso di una pace senza
limiti. Questi ideali sono tuttora
perseguiti nell’affollata e tumultuosa vita quotidiana della società giapponese moderna. È questo
il concetto di “armonia” che le
guide cercheranno di spiegare ai
visitatori durante il percorso fra
templi, case, giardini e città del
paese del Sol Levante.
Tra templi, case e giardini
Ogni volta, in queste occasioni,
gli organizzatori pongono l’acLaboratori e solidarietà
Come ogni anno, accanto alla
cento su alcune peculiarità cultumostra sono allestiti, al mattino,
rali, in modo da far conoscere ai
visitatori l’identità, la ricchezza,
laboratori di artigianato e arte
la saggezza di un popolo. Parlangiapponese per scuola materna
do di Giappone, l’intenzio- La bella decorazione di un
ne è dare risalto alla ricerca kimono giapponese
dell’armonia insita nella
cultura giapponese. Si può
parlare di armonia in molti
aspetti della vita.
Tutta l’arte giapponese è
pervasa dall’ideale di una
naturale bellezza, disposta
in un ordine inappuntabile. C’è armonia nell’antica
religione, lo shintoismo,
che affonda le radici in un
Padre Romano, p. Gesuino e don Enzo con Giorgio e Caterina (nipoti di p. Ettore)
alla tomba di famiglia Fasolini a Cabella Ligure (AL); p. Mario ha scattato la foto
l’Appennino fino alla cappella
degli alpini, a 1.500 metri, posta
al confine di quattro province. Il
nostro sguardo spazia e abbraccia idealmente le tredici parrocchie: parrocchie di frontiera, che
quasi spariscono nei folti boschi.
Lì don Enzo svolge il suo lavoro
pastorale, ai limiti dell’impossibile, con spirito missionario e
con l’amore che ha sempre nutrito per le missioni.
Scendiamo a Pey di Zerba, a
1.200 metri, dove don Enzo ha il
suo rifugio: una canonica sobria
ed essenziale, lontana da certe
sontuose canoniche di città. Entriamo nella piccola chiesa par-
rocchiale e, dopo una preghiera,
ammiriamo il presepio da lui
costruito. Poco lontano, l’umile
cimitero invita alla preghiera e
alla riflessione sulla precarietà
del vivere.
Un ultimo sguardo a quei monti, mentre salutiamo e ringraziamo don Enzo e ci mettiamo sulla
via del ritorno. Zig-zagando per
i tornanti del versante piacentino,
in direzione di Bobbio, tra strapiombi sulla valle e massi appesi
ai costoni della montagna, scendiamo in pianura, per risalire su
strada ciottolata - dopo tre ore di
“marcia” - la breve erta di San
■
Cristo, a Brescia.
GRAZIA DE GIULI
ed elementare (lavori di origami differenziati), e per medie,
superiori e università (lavori di
origami su tessuto). Le classi
che visitano la mostra possono
preparare degli elaborati, con
premiazione dei lavori migliori.
La visita alla mostra è gratuita,
mentre la partecipazione ai laboratori prevede un contributo di €
2,50 a persona (informazioni al
349 3624217; e-mail: [email protected]).
Come sempre, mostra significa anche solidarietà. Il
ricavato di vendite e offerte,
infatti, è devoluto all’associazione “Kamagasaki Kirisutokio Kiouyuukai” fondata nel
1970, che oggi raccoglie 11
organizzazioni e strutture che
si occupano dei problemi sociali della zona di Kamagasaki
in Osaka.
Per raggiungere l’ampio
parcheggio di San Cristo
è necessario transitare in
piazza Tebaldo Brusato,
girare attorno, svoltare in
via Cattaneo e poi in via
Gambara (prima a destra)
fino alla chiesa. Seguendo
questo percorso, non s’incorre in alcuna sanzione
di ZTL.
■
RICORDIAMO I NOSTRI CARI DEFUNTI
La commemorazione
di tutti i fedeli defunti ci
porta a ricordare tante
persone care. A loro dobbiamo amore e riconoscenza per averci aiutato
a essere quello che siamo
oggi: per la vita, per la fede e per la missione alla
quale il Signore ci ha chiamati a svolgere nel mondo. Il loro ricordo ci spinge a sentimenti di umiltà
e di riconoscenza.
La Messa quotidiana
I missionari saveriani accolgono volentieri le intenzioni di preghiera
nella celebrazione della santa Messa per i defunti e per i viventi. Anche questo è un modo per sentirci in comunione fraterna, nella stessa chiesa di Cristo Salvatore. Preghiamo sulla terra, perché il Signore apra ai nostri cari defunti la via del cielo, e accompagni noi viventi
con la sua benedizione.
La Messa perpetua
Suggeriamo, inoltre, la bella tradizione della “Messa perpetua”,
che ogni giorno viene celebrata da un missionario nel santuario “Beato Conforti” a Parma. Si può iscrivere qualcuno dei propri famigliari
o amici defunti. Verrà inviata un’immagine con la conferma dell’avvenuta iscrizione nel “registro”.
Chi desidera, può scrivere i nomi e le intenzioni, con offerta libera,
al seguente indirizzo:
Missionari Saveriani, Via Piamarta 9 - 25121 Brescia
La comunicazione può avvenire anche per telefono,
al numero 030 3772780 int. 235,
oppure per e-mail all’indirizzo [email protected]
In unione di preghiera al Signore della Vita per i cari defunti e i viventi, grazie di cuore.
i Missionari Saveriani
2010 NOVEMBRE
PIEMONTE
e LIGURIA
20033 DESIO MI - Via Don Milani, 2
Tel. 0362 630591 - Fax 0362 301980
E-mail: [email protected] - C/c. postale 00358200
Problemi e soluzioni d’Africa
Ecco come vanno le cose in Congo
C
ari amici, nell’ultima mia
lettera vi avevo scritto di
aver incontrato delle persone
che hanno una grande fede, capaci di sorridere, nonostante siano provate dalla malattia, da infortuni o dalla povertà. In questi
mesi sono accaduti avvenimenti molto grandi, che hanno messo in ginocchio popolazioni intere, e hanno mostrato ancora una
volta la vulnerabilità della nostra
società.
Da solo l’uomo non ce la fa
La piattaforma della BP Deepwater Horizon è esplosa, provocando la fuoriuscita del petrolio che inquina il golfo del Messico e le coste della Luisiana. La
crisi economica ha colpito duramente la Grecia e la Spagna:
si teme che il crollo della borsa possa contagiare le altre na-
zioni della “zona euro”. Il vulcano Eyjafjoll in Islanda danza
e il mondo si ferma! L’esplosione del vapore acqueo e delle particelle di roccia ha originato un’immensa nuvola di cenere
che ha bloccato per settimane il
traffico aereo.
Non è la prima volta che la
terra deve affrontare catastrofi di
così vaste proporzioni. Esse confermano che l’uomo da solo non
può andare lontano. Gesù è venuto nel mondo proprio ad insegnarci il cammino da seguire.
Le case trasportabili
Vi chiederete: e il Congo? Non
vi posso parlare di tutta la nazione congolese, perché è vasta sette volte l’Italia. In più, le comunicazioni non sono attendibili,
tanto che una regione sa poco o
niente di ciò che capita altrove.
p. GIUSEPPE GALLI, sx
A Goma le autorità vogliono
allungare la rete di distribuzione dell’acqua, pompata dal lago
Kivu dentro grandi cisterne. Sulla collina arriva dopo per caduta,
grazie alle fontane costruite qua
e là nei quartieri. Vogliono tenere
larghe le strade, non solo quelle
principali, ma anche quelle che
passano tra le case; per questo
hanno fatto demolire molte abitazioni, costruite abusivamente dove c’era la strada. Per fortuna le
case a Goma sono costruite con
tavole di legno, facili da schiodare e ricostruire altrove. Talora
si vedono trasportare sulla strada
piccole case in legno.
Da anni volevamo costruire la
chiesa del quartiere “Cristo Re”,
perché le tavole con le quali sono costruite sono marcite e le lamiere del tetto fanno acqua. Ma
avevamo sempre rimandato, per
MISSIONE E PREGHIERA / 8
Vita e morte per missione
Non per noi stessi, ma per gli altri
S
crivendo ai cristiani di Filippi, san Paolo esprime il
vivo desiderio di essere riunito a
Cristo; allo stesso tempo ammette che la sua presenza può essere
ancora necessaria per i suoi: “Per
me il vivere è Cristo e il morire
un guadagno. Ma se il vivere nel
corpo significa lavorare con frutto, non so davvero cosa scegliere… Per voi è più necessario che
io rimanga…” (Fil 1,21-24).
Gesù stesso, prima della sua
Passione, lascia trasparire la
pena che ha in cuore nel dover
lasciare “i suoi”, sapendo che si
sarebbero trovati “tra lupi rapaci”. Aprendo il cuore al Padre,
eleva una commovente supplica: “Padre santo, custodiscili nel
tuo nome, perché siano una sola
cosa, come noi” (Gv 17,11).
Per alcuni, dunque, è necessità continuare a vivere per il bene
degli altri; per altri è necessità accettare di morire, ancora per il be-
ne degli altri. Ciò che rende santa
la vita e la stessa morte è sempre
questo: vivere e morire non per
noi stessi, ma per gli altri.
Gesù avverte che si tratta di
una vocazione molto esigente:
infatti, richiede che si viva con
radicalità e gratuità il suo comandamento dell’amore.
Come Gesù ha dato la vita per
tutti, così coloro che egli sceglie
e manda agli altri devono essere
disposti a dare la vita. Diversi sono i modi in cui questo si realizza, ma si tratta sempre e comunque di essere disposti a perdere
se stessi, a consumarsi nel servizio di carità che sempre comporta sacrificio, perché avvenga una
“generazione spirituale”.
Ci possono essere situazioni
in cui il dare la vita diventa un
vero e proprio martirio, ed altre
invece in cui il martirio è consumato giorno per giorno, non solo
impiegando senza risparmio tut-
M. ANNA MARIA CÀNOPI, osb
[email protected]
te le proprie energie a servire il
prossimo, ma soprattutto amando. La vita si dà amando!
Per vari motivi si può essere
impediti di fare tante cose, ma se
si ama intensamente e si fa della
propria vita un’offerta continua
a Dio, unita al sacrificio di Cristo, allora - anche nell’apparente
inerzia o fallimento, e nella stessa morte - si dà frutto di santità,
si genera Cristo nelle anime e si
diventa veramente cooperatrici e
cooperatori della salvezza.
Teresa di Lisieux, consumata
dalla malattia, mentre si preparava al cielo, disse: “Io non penso molto alla beatitudine che mi
attende. Una cosa sola mi fa battere il cuore: è l’amore che io riceverò e quello che potrò donare”. Gioia di potersi donare senza misura: ecco la “vera verità”
dell’amore. Beato il cuore il cui
battito è sincronizzato con il battito infinito del cuore di Dio! ■
Le tombe dei martiri saveriani Marchiol, Maule
e della laica Gubert, a
Buyengero, in Burundi
4
Padre Giuseppe Galli, con giubbino arancio, insieme ad altri saveriani
dopo una riunione a Bukavu, in Congo
dare la precedenza alle scuole e
alla Caritas. Ora, facendo la strada, ce ne porteranno via la metà e dovremo davvero pensare a
costruire la nuova chiesa.
Ci vuole creatività
L’intervento delle autorità è
lodevole, ma spesso la gente deve essere creativa e provvedere con qualche espediente. Un
buon esempio è quello dell’energia elettrica. Da decenni i piloni
dell’alta tensione la trasportano
nel vicino Ruanda. Da un paio
d’anni la corrente a 220 volt passa sulle nostre teste, ma mancano gli accordi per farla arrivare
fin dentro le case!
Cosa fare? Gruppi di dieci o
più famiglie hanno acquistato
un piccolo gruppo elettrogeno,
hanno tirato i fili nelle loro case e hanno messo anche alcuni
fari sulla strada. Pagano la benzina per far funzionare il gruppo
elettrogeno e ogni sera, per due
o tre ore, hanno la luce. Questa è
fantasia creativa!
Il grest… oceanico
E adesso, alcune notizie circa
la nostra parrocchia “San Francesco Saverio”, a Goma. Fratel Gaetano Raumer è rientrato in Italia prima del previsto e
ha dovuto fermare i lavori della scuola superiore. Ha terminato invece la scuola elementare, che funziona già da vari mesi. Anche Giovanna, professoressa e catechista delle piccole
figlie di Parma, sta costruendo
l’altro istituto vicino alla parrocchia, al di là della strada. In
questo modo i nostri due istituti scolastici avranno i locali necessari e potremo seguire meglio la formazione dei giovani
nel periodo più difficile della
loro vita.
Molte parrocchie fanno il grest.
Anche noi invitiamo i bambini dai
7 ai 13 anni. Padre Carlos Mendoza e suor Brigitte hanno preparato il gruppo degli animatori. Il
numero dei bambini è così grande
che non riusciamo ad accoglierli
■
tutti: sono più di 700!
DARE UN TETTO AL SIGNORE
p. MARCELLO STORGATO, sx
Qualche tempo fa ricevo una telefonata. Sono due coniugi di Torino, da lungo tempo amici di padre Ernesto Tomé, il saveriano friulano
che ha speso una vita nelle missioni del Burundi: è lì dal 1966.
Hanno letto su “Missionari Saveriani” di settembre (a pagina 7) il
piccolo progetto per contribuire a costruire 31 piccole chiese in altrettanti villaggi al nordovest del Burundi: con 4.000 euro si può costruire un tetto in travi e lamiere zincate, mentre i cristiani contribuiscono
con i muri, il pavimento, le finestre e le porte.
Al telefono, la signora Maria Teresa ringrazia i missionari per tutto
quello che fanno tra la povera gente, nonostante i pochi mezzi a loro
disposizione; li ringrazia soprattutto perché cercano di testimoniare
l’amore di Dio e della chiesa nel mondo, anche in situazioni disagiate e
pericolose. Ci dà coraggio e ci invita a continuare a disseminare le notizie “per tenerci aggiornati sulle missioni e sui popoli del mondo”.
Alla fine, esprime il desiderio dei
coniugi di offrire un tetto per una Il saveriano friulano p. Ernesto Tomé
chiesa in Burundi, secondo il progetto n. 7/2010. Ringrazio a nome
dei missionari e dei cristiani del Burundi. Ma lei si affretta a dire queste meravigliose parole: “Ringraziamo il Signore. Noi siamo solo
semplici portalettere. È necessario dare un tetto al Signore! Non
si può farne a meno: non possiamo
far mancare una piccola casa a Gesù in Burundi”.
Grazie, cari coniugi torinesi. Avete donato un tetto a Gesù: anche
la Madre ne è felice, con tutta la
comunità cristiana del villaggio burundese. Siate benedetti per la vostra sacra ospitalità!
2010 NOVEMBRE
PUGLIA
74122 LAMA TA - Via Tre Fontane, 15
Tel. 099 7773186 - Fax 099 7772558
E-mail: [email protected] - C/c. postale 10423747
È arrivato il nuovo rettore
Novità nella comunità saveriana di Taranto
quest’anno, dopo il
A nche
periodo estivo, è inizia-
to l’anno con un calendario di
programmi da realizzare, in tutti
i settori della vita civile e religiosa. Non ci meravigliamo se
ci troviamo davanti ad alcune
novità di avvicendamento del
personale. È avvenuto anche
all’interno della nostra comunità missionaria di Taranto, con tre
cambiamenti.
A me, p. Angelo Berton, che
ho terminato il mandato di sei
anni come rettore della comunità, è stato dato l’incarico di
collaboratore di chi è arrivato a
sostituirmi. A Taranto mi sono
trovato molto bene con i confratelli e con tutte le persone
incontrate.
Il nuovo arrivato è p. Pietro
Pierobon, con il compito di rettore della comunità per i prossimi anni. A lui diamo il “Benvenuto tra noi “. Gli auguriamo il
miglior bene, anche a nome delle
molte persone che collaborano
Padre Gianni Villa, a sinistra, ha lasciato la Puglia per continuare l’attività d’animazione missionaria a Desio, in Brianza;
p. Angelo Berton resta a Taranto come collaboratore
La missione è uno stile di vita
p. PIERO PIEROBON sx
p. ANGELO BERTON, sx
con noi a favore delle missioni,
come i famigliari e gli amici dei
saveriani, sparsi per le Puglie.
A p. Gianni Villa, dopo alcuni
anni di ministero e di animazione missionaria tra i giovani delle
diocesi di Taranto, Oria e Castellaneta, è stato affidato l’incarico di continuare la sua attività di
animazione missionaria con i giovani di Milano - Brianza, assieme
ai confratelli
della comunità di Desio. Padre
Gianni saluta fraternamente tutti
coloro che,
per mancanza di tempo,
non è riuscito a raggiungere personalmente. ■
Padre Piero Pierobon, padovano, è il
nuovo rettore dei saveriani a Taranto
La storia di Fufu / 3
Le arance che galleggiano nel lago
vita di Fufu c’è un
N ella
episodio piacevole, che
merita di essere raccontato. Protagoniste sono le arance. Fufu
non frequentava la scuola e così
durante la mattinata, mentre gli
altri bambini erano in classe, si
fermava a pescare sulla sponda
del lago, proprio davanti alla
scuola.
Un tesoro da custodire
Un giorno, verso le dieci del
mattino, ho visto arrivare una
grossa piroga, carica di arance,
proveniente da Igiuì, una delle
numerose isole del lago Kivu. Le
arance venivano trasportate per
essere vendute al mercato di Bukavu, il capoluogo della regione.
Vedendo quelle belle arance, pensai di acquistarne un bel
4
quantitativo per Fufu e per la sua
numerosa famiglia. Dopo averle
scelte, le ho fatte scaricare sulla
sponda del lago. Poi, ho mandato a chiamare Safina, la mamma di Fufu, perché venisse alla
scuola con una grossa cesta per
prendersi le arance.
In attesa dell’arrivo della madre, mentre Fufu custodiva gelosamente le sue arance, per i ragazzi della scuola era giunta l’ora
della ricreazione. I colpi battuti
contro il cerchio di una ruota di
camion, appeso al ramo di un albero, scandivano che l’arrivo dei
ragazzi nel cortile era imminente. Fufu intuì che non avrebbe
potuto salvare le sue arance dalla furia dei ragazzi. Allora, per
salvare il regalo, iniziò a gettarle
tutte nel lago velocemente, una
Le arance di Fufu (foto di L. Ventrone)
p. ANGELO BERTON, sx
dopo l’altra. Per ultimo, si tuffò
anche lui in acqua.
Il bagno nel lago
Ricordo che Fufu guizzava
nell’acqua agile come un pesciolino. Nuotando, cercava di
rincorrere le arance per riportarle
tutte unite sotto il suo controllo,
comprese quelle che si stavano
allontanando di più, verso il largo. Gli scolari, in attesa di tornare in classe, si erano schierati
in piedi sulla sponda del lago ad
osservare Fufu indaffarato a tenere unite le “sue” arance.
I ragazzi non potevano permettersi di scendere in acqua,
perché c’era il divieto di presentarsi in classe con i pantaloni
bagnati. Pertanto, restando sulla
riva all’asciutto, con divertiti appelli a più voci, si limitavano a
supplicare Fufu perché lanciasse verso di loro qualche arancia,
ma senza successo.
Appena gli studenti rientrarono in classe, Fufu accostò le
arance verso la riva e cominciò a
lanciarle fuori dall’acqua, verso
sua mamma che, nel frattempo,
era già arrivata nel cortile con la
cesta per raccoglierle e portarle a casa, felice... come una pasqua.
■
C
ari amici, come nuovo arrivato nella comunità saveriana di Taranto, vi rivolgo il
mio saluto cordiale, e mi presento brevemente, sapendo che
non è facile concentrare in poche righe il cammino di tanti anni. La mia esperienza missionaria, dopo l’ordinazione sacerdotale nel 1983, si riassume in tre
tappe principali: in Camerun, in
Sardegna, a Roma.
Contagiare...
Ho vissuto in
Africa 12 anni.
Di questi, 11 li
ho trascorsi nella missione di
Bafoussam sugli
altipiani del Camerun occidentale: una missione nuova. Oltre
ai lavori per le
opere essenziali, mi sono impegnato soprattutto
nella formazione dei catecumeni in preparazione al battesimo, e nell’accompagnamento dei giovani.
Tra i ricordi più belli, ci sono
le parole di coloro che iniziavano il cammino verso il battesimo. Alla domanda, “perché vuoi
diventare cristiano?”, in genere rispondevano: “conosco quel
giovane (facendo il nome), mi
piace il suo stile di vita: voglio
fare come lui”. La fede e la comunità cristiana cresce grazie al
“contagio” della testimonianza!
Ogni cristiano è missionario
Dall’Africa sono passato in
Sardegna: 9 anni di attività nel
centro giovanile di Macomer.
Un lavoro intenso tra week-end
dedicati ai diversi gruppi, i campi missionari estivi e invernali, oltre ai tanti incontri nei paesi della zona. Il vangelo è sempre stato il punto di riferimento
sul quale riflettere e con il quale
confrontarsi. È stato bello vedere tanti giovani crescere e orientare le scelte quotidiane alla luce
degli insegnamenti di Gesù.
La terza tappa mi ha condotto a Roma, alle pontificie opere
missionarie, nell’animazione dei
ragazzi, un mondo per me nuovo! Sono stati 4 anni di lavoro in
equipe, con molti incontri e viaggi, dentro e fuori l’Italia. Insieme
agli animatori, ho cercato di aiutare i ragazzi a capire che il battesimo fa di ogni cristiano un missionario. E la missione è uno stile
di vita che parte dall’amicizia con
Gesù, si nutre di preghiera, ci apre
al mondo per interessarci della vita, della cultura e della storia degli
altri popoli, e ci rende capaci di
condivisione e solidarietà.
In Puglia, a vostro servizio
Con questo stile cercherò di
portare avanti anche qui nella Puglia il mio servizio. Tante volte ci
è stato ripetuto che “la chiesa esiste per la missione” e “la missione è compito di ogni cristiano”.
Credo che fare animazione missionaria, oggi, significhi aiutare ogni credente a dare un’anima
missionaria a tutta la sua esistenza, alla vita personale, famigliare
e sociale, ai progetti e alle scelte
piccole e grandi di ogni giorno.
Sono felice di essere con voi e
spero di incontrarvi presto. ■
RICORDIAMO I NOSTRI CARI DEFUNTI
La commemorazione di tutti i fedeli defunti ci porta a ricordare
tante persone care. A loro dobbiamo amore e riconoscenza per averci aiutato a essere quello che siamo oggi: per la vita, per la fede e per
la missione alla quale il Signore ci ha chiamati a svolgere nel mondo.
Il loro ricordo ci spinge a sentimenti di umiltà e di riconoscenza.
La Messa quotidiana
I missionari saveriani accolgono volentieri le intenzioni di preghiera
nella celebrazione della santa Messa per i defunti e per i viventi. Anche questo è un modo per sentirci in comunione fraterna, nella stessa chiesa di Cristo Salvatore. Preghiamo sulla terra, perché il Signore apra ai nostri cari defunti la via del cielo, e accompagni noi viventi
con la sua benedizione.
La Messa perpetua
Suggeriamo, inoltre, la bella tradizione della “Messa perpetua”,
che ogni giorno viene celebrata da un missionario nel santuario “Beato Conforti” a Parma. Si può iscrivere qualcuno dei propri famigliari
o amici defunti. Verrà inviata un’immagine con la conferma dell’avvenuta iscrizione nel “registro”.
Chi desidera, può scrivere i nomi e le intenzioni, con offerta libera,
al seguente indirizzo:
Missionari Saveriani, Via Tre Fontane 15 - 74122 Lama TA
La comunicazione può avvenire anche per telefono, al numero
099 7773186 oppure per e-mail all’indirizzo [email protected]
In unione di preghiera al Signore della Vita per i cari defunti e i viventi, grazie di cuore.
i Missionari Saveriani di Taranto
2010 NOVEMBRE
REGGIO
CALABRIA
89135 GALLICO SUPERIORE RC - Via Rimembranze
Santuario Madonna della Grazia
Tel. 0965 370304 - Fax 0965 373137 - E-mail: [email protected] - C/c. postale 10444891
La morte di un saveriano amico
Il ricordo commosso di p. Piergiorgio Lanaro
I
n un incidente vicino a
Vicenza, il 22 settembre
ha perso la vita p. Piergiorgio
Lanaro. Per alcuni anni, il missionario aveva servito la nostra
chiesa Reggina, nelle parrocchie
di Concessa e Villa S. Giuseppe,
oltre che essere stato guida spirituale di tante persone e insegnante nel seminario della diocesi.
“La realtà che ci fa vivere”
“Perché? Come è possibile?”:
due interrogativi che ci poniamo quando gli avvenimenti
interrompono e ci inducono a
riflettere sul mistero della vita e
della morte e, in ultima analisi,
sul mistero di Dio. “Il mistero”
- ci ha detto una volta p. Piergiorgio - “è quella realtà che ti
fa vivere”.
Proprio alla luce di queste
parole, ricordo la straordinaria
figura di p. Piergiorgio e leggo
la sua tragica morte, avvenuta
mentre passeggiava in bicicletta
pochi giorni prima del suo rientro in Africa, dove era missionario. E pensare che in missione
più volte era stato perseguitato
al punto che erano giunte in Italia notizie della sua uccisione.
Invece non è morto in Congo,
ma nella sua città; non durante
le violenze della guerra, ma in
un momento tranquillo.
La risposta ai “perché?”
Padre Lanaro era un sacerdote
intraprendente, pieno di vitalità e
molto profondo nella riflessione.
Riusciva ad avere una relazione
umana vera con tutti, perché tale era quella che aveva con Dio.
Parlava in maniera appassionata
delle realtà più grandi (ricordo
ancora le sue “lectio” in parrocchia) come di quelle più umili.
Proprio per questo, poteva fare
ANTONINO IANNÒ
ancora molto bene.
La sua morte ci provoca e diventa un’ulteriore occasione per
riflettere sul mistero della vita
dell’uomo per poi contemplare
il mistero di Dio. Si può essere
pronti, infatti, solo se si ha la
consapevolezza che esiste un
mistero più grande. Proprio questo mistero ci fa vivere, perché
ci solleva dalle cose della terra e
ci porta oltre, fino a Dio; perché
ci fa desiderare Dio e ci fa stare
pronti, in attesa dell’incontro.
“Ci hai parlato del vangelo”
Chi ha conosciuto p. Lanaro
sa come egli sia vissuto, fin dove
era possibile, per la conoscenza
di questo mistero e poi per la sua
contemplazione. L’amore per la
preghiera, per le letture, per lo
studio continuo della parola di
Dio, l’amore per il canto dei salmi... non era forse la contempla-
Un’estate... straordinaria
Il nubifragio di settembre
2010 si è conclusa
L’ estate
sotto il diluvio! Non è sta-
to un semplice temporale di fine estate, ma di un nubifragio
in piena regola, martedì 7 settembre, con epicentro proprio
a Gallico. Tuoni, fulmini e acqua torrenziale hanno avuto la
meglio per tre ore, dalle 21 alle 24. Il torrente San Biagio ha
portato a valle una gran quantità di detriti, scesi dai monti
dell’Aspromonte ripidi e sabbiosi, e che hanno invaso strade
e case. Grazie a Dio, non ci so-
no state vittime.
Ora ci stiamo
leccando le ferite e correndo ai ripari per essere più
preparati in futuro.
Abbiamo subito
danni che ci hanno
isolati per un po’,
con guasti a modem e computer.
C’è voluto tempo
per tornare a essere
“collegati” al resto
del mondo.
■
p. MARIO GUERRA, sx
rima del burrascoso finale di stagione, gli eventi
estivi avevano riscosso grande
successo. A partire dalla festa
annuale della Madonna della
Grazia, all’insegna delle sacre
tradizioni, con i programmi di
attività religiose e civili. Oltre
ai saveriani, sono stati coinvolti
Caro p. Piergiorgio, anche
questa volta sei riuscito con la
tua tragica morte a parlarci del
vangelo, testimoniando la necessità di prepararci all’incontro. E
tu, ne sono sicuro, preparato lo
eri. Adesso prega per noi, per la
nostra Calabria, terra che tu amavi più di te stesso.
■
Una persona speciale
Padre Piergiorgio, una persona speciale. Ho davanti la sua immagine con gli occhi socchiusi, con le mani unite a toccare il naso, per sussurrare pensieri che poi diventano parole per tutti. Lui
era un uomo capace di ascolto, ed è per questo che era il più ricco che io abbia mai conosciuto. Da Reggio Calabria, città che lui
ha amato e da cui è stato amato.
Manuela
Caro p. Piergiorgio, sei partito per un lungo viaggio, più lontano dell’Africa. Il tuo ricordo sarà per me un esempio a non mollare mai nella vita, ad amare e rispettare tutti, senza distinzione di popolo e cultura. Conservo le lunghe e-mail, dove tu raccontavi i chilometri che facevi da un posto all’altro, per portare
la parola di Dio alla gente... Sono sicura che li seguirai da lassù:
porta anche lì la tua missione. Arrivederci, grande amico!
Francesca Passalacqua
GIGI TAPPARO
Ruspe in azione dopo il nubifragio settembrino
a Gallico Superiore
i parroci della zona e il vicario
generale della diocesi. Il bel
tempo ha attirato una gran folla di persone, anche da lontano.
Benedetto il Signore!
Ha aperto la stagione il popolare festival “Giovani voci”, organizzato dall’oratorio San Biagio
e condotto dall’abile presentatore
Sergio Notaro. Gli appuntamenti
sono proseguiti per due settimane, caratterizzando la celebrazione in onore della Madonna. Gli
eventi della “Settimana teatrale”,
coordinata da Enzo Siclari, sono
stati veri “colossal”.
Un applauso e ringraziamento
a tutti gli organizzatori!
■
La processione della Madonna
della Grazia, agosto 2010
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zione di questo mistero? E che
cos’era infine l’attenzione alla
missione, ai poveri, agli anziani
- che in parrocchia visitava spesso, tanto che anche i più restii alla fede lo richiedevano - se non
il desiderio di vivere il mistero
dell’uomo e trasmettere quello
di Dio?
QUELLA DOMENICA CON P. PIERGIORGIO
In festa con la Madonna della Grazia
P
Padre Piergiorgio Lanaro (primo a destra) con alcuni studenti congolesi
del seminario di Kasongo, dove era apprezzato insegnante
La mostra fotografica del dottor
Lino Covani, con documenti storici
sulla festa della Madonna,
a cominciare dal 1826,
ha suscitato grande attrazione
Prima di iniziare la salita verso le colline immerse nella nebbia, p.
Piergiorgio ha ben caricato i nostri zaini con sacchetti di sementi e attrezzi in ferro per lavorare la terra. È stata dura salire: lui teneva un
buon passo, ma poi il fango, il vento, la nebbia e infine la pioggia...
Ci siamo accorti che stavamo arrivando dai nugoli di bambini e ragazzi vocianti che ci sono venuti incontro.
Nella zona vivono circa 14mila persone dell’etnia hutu ruandese, tra
cui molti militari con le loro famiglie, sopravvissuti al genocidio. Padre
Lanaro sale queste colline congolesi una volta al mese. Vi celebra l’Eucaristia, il sacramento della penitenza e tutto quanto il suo essere missionario lo porta a donare. La celebrazione avviene sotto una capanna
di frasche. È frugale la colazione dopo la Messa, ma si avvertono l’affetto e la stima che queste persone nutrono per il missionario.
Gli domando: “Padre Piergiorgio, ti sei mai sentito in pericolo?”. Mi
risponde: “Sì, ogni volta che salgo quassù. Ma non mi fa paura. È la
mia missione. È il mio annunciare il vangelo”.
Sulla collina abbiamo lasciato ombrelli e giacche a vento. Lì sono più
utili e importanti. Scendendo, rivado ai momenti della Messa all’interno della capanna. L’acqua cadeva da ogni lato, i bambini a loro modo partecipavano alla liturgia, gli adulti deponevano sul povero altare fatiche,
speranze e paure.
Ora che p. Piergiorgio è nato a vita
nuova, il pensiero corre là, a quella domenica di febbraio 2009, sulle colline
congolesi tra nebbie, fango e vento, in
mezzo a quella gente disperata. Quando arriva il sole, che dà calore e speranza, la voce di Dio e quella degli umiliati
del mondo si uniscono. Allora, sono certo che l’amico missionario, ora nella gloria del cielo, rivive in noi e nei tanti a cui
ha portato aiuto e donato coraggio.
Padre Piergiorgio Lanaro celebra Messa nella
povera chiesa-capanna dei profughi, sui monti
del Kivu, in RD Congo (foto G. Tapparo)
2010 NOVEMBRE
ROMA
00165 ROMA RM - Via Aurelia, 287
Tel. 06 39366929 - Fax 06 39366925
E-mail: [email protected] - C/c. postale 45206000
La prova della fertilità in Africa
Incontro con le delegate in Sardegna
non aveva avuto
M iafiglimadre
nei sei anni successi-
vi al matrimonio. Per questo motivo i parenti di mio padre avrebbero voluto che la ripudiasse e
sposasse un’altra donna. Ma mio
padre è rimasto accanto a lei, che
pregava tanto il Signore perché
le concedesse un figlio. E finalmente arrivò. In Congo, però,
per dimostrare la fecondità, una
donna deve dare alla luce almeno
tre figli! Mia madre ha superato
anche questa prova, perché io
sono il terzogenito. Quando sono nato, per riconoscenza verso
il Signore, mi ha voluto chiamare
“Deogratias” - Grazie a Dio. Poi,
con l’aiuto di Dio, è riuscita ad
avere fino a nove figli.
Le preghiere dei genitori
Ho saputo questa storia solo
il giorno della mia ordinazione
sacerdotale. Dopo aver ricevuto la grazia di nove figli, mamma ha continuato a pregare
Dio perché scegliesse tra loro
qualcuno che si consacrasse
interamente al suo servizio…
Con la mia ordinazione sacerdotale, ha visto ascoltata la sua
preghiera.
Ma non si fermò qui: pregò
anche perché almeno una delle
figlie si consacrasse a lui. Anche questa sua preghiera è stata
ascoltata, perché una mia sorella
è diventata suora in un istituto
religioso del Congo. La preghiera dei genitori per i figli è importante e può essere all’origine di
una vocazione. È nella famiglia
che nasce e cresce una vocazione, cominciando da quella alla
vita cristiana.
p. DEOGRATIAS BACIBONE, sx
La difficile missione in Ciad
I saveriani sono in Congo da
parecchi anni. Li ho ammirati
nel loro modo di lavorare, nei
lunghi viaggi a piedi nella foresta equatoriale. Si occupano con
tanto amore della catechesi, della
visita ai malati, dell’assistenza e
di tante opere di carità cristiana.
Vedendoli agire, spontaneamente
è sorto nel mio cuore il desiderio
di diventare come loro. Sono diventato sacerdote e sono partito
come missionario per il Ciad.
Non è stato facile imparare
la lingua e adattarsi al clima. Io
sono nato in montagna, a 1.700
metri di altitudine, dove la temperatura non supera mai i 25
gradi. In Ciad, invece, fa molto
caldo. Forse è proprio per questo
che la cosa che ho più apprezzato
è stata l’acqua. In Ciad ho capi-
Come va in Sierra Leone?
Ci vorrebbe una valanga dello Spirito
in giro per DeV edendomi
sio (MB) e dintorni, qual-
cuno ha chiesto “cosa succede”,
dal momento che noi saveriani
non torniamo spesso dalla missione: abbiamo una pausa di riposo ogni tre o quattro anni. È
successo che all’inizio di ottobre c’è stato a Roma un incontro
dei maestri dei novizi. Approfittando, ho preso qualche giorno
in più per un controllo medico e
per qualche visita famigliare.
Saveriani internazionali
I superiori ci hanno convocato per assicurare una certa uniformità nella formazione dei futuri saveriani. Capita che oggi i
giovani messicani, gli indonesiani, i congolesi e i sierraleonesi...
rispondano più che in Italia alla
chiamata del Signore. In Sierra
Leone, ad esempio, con 20 saveriani italiani ci sono due saveriani congolesi, due indonesiani, un
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messicano e un filippino.
Formiamo così una famiglia
veramente internazionale. Ma se
uno riceve la formazione saveriana in un modo e l’altro in un altro;
se uno pensa di essere utile alla
proclamazione del regno di Dio in
un modo e l’altro in un altro..., allora eccoci davanti a una piccola
babele. E chi ci perde è la chiarezza della Buona Notizia che abbiamo la missione di portare a tutti.
Progresso e corruzione
I pochi amici che ho potuto visitare mi chiedono: “Come va in
Sierra Leone?”. Devo ammettere
che la proposta cristiana non “tira” molto. I catecumeni diminuiscono un po’, anche perché noi
chiediamo un impegno costante, per dimostrare con i fatti che
si vuole vivere una vita cristiana
seria: aiuto al prossimo, ascolto
della parola di Dio, preghiera…
Umanamente parlando, sem-
Tre veterani della missione in Sierra Leone; da sinistra:
p. Munari, p. Rabito e p. Brioni
p. VINCENZO MUNARI, sx
bra che la realtà africana in cui
mi trovo sia ferma. C’è qualche progresso esterno: migliorano alcune strade; qualche quartiere della capitale è illuminato
di notte; c’è più ordine e pulizia
nell’ambiente. Ma la scuola non
forma i giovani, che sono il futuro della nazione.
La corruzione non manca. Talvolta rifletto che almeno in Italia
si corrompe e ci si lascia corrompere per un bel gruzzolo; qui, invece, per pochi soldi si rovina un
Paese, che avrebbe enormi possibilità di sviluppo. Il nuovo presidente della Sierra Leone si affanna a porre un riparo e cambia i
ministri corrotti del suo governo.
Ha anche istituito un ente contro
la corruzione, a cui tutti possono accedere. Ma il capo di questo
ente è dovuto fuggire negli Stati
Uniti: lo stavano arrestando per
gravi atti di corruzione!
Nonostante tutto...
Nonostante tutto, noi missionari cerchiamo di stare agli impegni presi, dando così l’esempio che solo in questo modo si
costruisce qualcosa di duraturo,
che dà speranza a tutti.
Chiedo a voi l’aiuto di una preghiera, perché il futuro dell’Africa appare un po’ scuro, come il
volto dei suoi abitanti. Ma i miracoli sono sempre possibili: una
valanga di doni dello Spirito potrebbe dare vita nuova a questa
parte del mondo, che sta diventando sempre più la mia patria.
Ve ne ringrazio!
■
Padre Deogratias Bacibone con la signora Annunziata, a destra,
mamma di p. Tonino Melis e con la signora Rita, mamma di p. Marco Milia
to meglio il significato di alcune
frasi del vangelo, come quella in
cui Gesù dice: “Chiunque darà
un bicchiere d’acqua a uno dei
miei discepoli non rimarrà senza
ricompensa”.
Il vangelo a memoria
Un modo molto originale ed
efficace per annunciare la parola di Cristo è il racconto. In una
nazione come il Ciad, in cui la
maggior parte delle persone non
sa leggere né scrivere, si fa uso
della memoria. La gente ascolta la parola di Dio e la impara
a memoria. Tra le catechiste
c’erano due donne completamente cieche che erano brave
nella catechesi, perché avevano
imparato a memoria tanti brani
della Sacra Scrittura.
La preparazione al battesimo
dura circa cinque anni: un buon
periodo per apprendere tanti
brani della parola di Dio. Nei
primi due anni di catecumenato s’impara il vangelo di Luca;
nel terzo anno si apprendono
vari testi dell’Antico Testamento; nel quarto anno i brani più
importanti degli altri vangeli;
negli ultimi sei mesi prima del
battesimo, ci si dedica a memorizzare tutto ciò che riguarda i
sacramenti.
Formatore di
nuovi missionari
Questo metodo mi piace molto, perché così i catecumeni imparano a conoscere Gesù direttamente attraverso la sua Parola.
Il lavoro missionario si svolge,
dunque, presentando la parola
di Cristo e testimoniando il suo
amore con le numerose opere
dell’assistenza caritativa, della
catechesi, dell’alfabetizzazione
e della comunione fraterna.
Ho lasciato il Ciad nel 1999 e
sono venuto in Italia, per prendere la laurea in psicologia
dell’educazione all’università
Salesiana di Roma. Dal 2003,
partecipo alla formazione dei
nostri giovani aspiranti missionari in Burundi, Camerun e
Congo. Risiedo in Congo e vado
ogni anno in Burundi e in Camerun. È un apostolato interessante
e importante.
■
RICORDIAMO I NOSTRI CARI DEFUNTI
La commemorazione di tutti i fedeli defunti ci porta a ricordare
tante persone care. A loro dobbiamo amore e riconoscenza per averci aiutato a essere quello che siamo oggi: per la vita, per la fede e per
la missione alla quale il Signore ci ha chiamati a svolgere nel mondo.
Il loro ricordo ci spinge a sentimenti di umiltà e di riconoscenza.
La Messa quotidiana
I missionari saveriani accolgono volentieri le intenzioni di preghiera
nella celebrazione della santa Messa per i defunti e per i viventi. Anche questo è un modo per sentirci in comunione fraterna, nella stessa chiesa di Cristo Salvatore. Preghiamo sulla terra, perché il Signore apra ai nostri cari defunti la via del cielo, e accompagni noi viventi
con la sua benedizione.
La Messa perpetua
Suggeriamo, inoltre, la bella tradizione della “Messa perpetua”,
che ogni giorno viene celebrata da un missionario nel santuario “Beato Conforti” a Parma. Si può iscrivere qualcuno dei propri famigliari
o amici defunti. Verrà inviata un’immagine con la conferma dell’avvenuta iscrizione nel “registro”.
Chi desidera, può scrivere i nomi e le intenzioni, con offerta libera,
al seguente indirizzo:
Missionari Saveriani, Via Aurelia 287 - 00165 Roma
La comunicazione può avvenire anche per telefono,
al numero 06 39366929,
oppure per e-mail all’indirizzo [email protected]
In unione di preghiera al Signore della Vita per i cari defunti e i viventi, grazie di cuore.
i Missionari Saveriani di Roma
2010 NOVEMBRE
ROMAGNA
48125 S. PIETRO in VINCOLI RA - Via Angaia, 7
Tel. 0544 551009 - Fax 0544 551811
E-mail: [email protected] - C/c. postale 13591482
Ricordando e ringraziando...
Missionario in Brasile da più di 40 anni
22 settembre del 1959
D alappartengo
alla congre-
gazione saveriana. Ero già stato
destinato alla missione quando,
il 1º giugno 1968, nella chiesa
di S. Nicolò a Meldola sono stato ordinato sacerdote. Dopo tre
mesi, sono partito per l’Amazzonia. Da allora, grazie al Signore
e all’ospitalità del popolo brasiliano, continuo la mia missione.
Una libertà indescrivibile
“Esci dalla tua terra e va’
dove ti mostrerò”, questo era
lo slogan della preparazione
alla missione. Ma proprio pochi giorni prima di partire, trovandomi in famiglia, avvertii
qualcosa di strano. Mamma già
da nove anni mi accompagnava
dal cielo, mentre il babbo e mio
fratello erano così amabili e affettuosi; gli altri parenti e amici,
la gente di S. Lorenzo di Meldola... tutti tanto cari. E poi la casa,
il pozzo, l’ombra amica dei noci
e dell’olmo dove la notte dor-
mivano appollaiate le galline, il
nespolo, la vigna accanto a casa
e là, lontano, le colline con Bertinoro, Teodorano, Castelnuovo,
Montevescovo...
Mai, come in quel momento,
avevo sentito tutto così buono e
così bello. Eppure, appena salito
sul treno per Parma e poi al porto
di Genova, provai nel cuore una
libertà indescrivibile che ancora
mi accompagna.
Sempre contento di vivere
In Brasile erano gli anni difficili della dittatura. Assieme ad
altri religiosi e a tanti laici, mi
sono convinto che dovevamo testimoniare la grande verità cristiana: “Dio è amore!”. Seguendo questa esperienza, ho vissuto
la missione nelle parrocchie,
insieme alle comunità ecclesiali
di base, ai gruppi del vangelo,
ai vari animatori pastorali, visitando le famiglie lungo i fiumi
e nella foresta, presso il popolo
kayapó. Grazie a Dio, sono sem-
p. PINO LEONI, sx
pre contento di vivere.
Attualmente faccio parte dell’équipe della pastorale
indigenista dei saveriani. La
nostra base si trova nella cittadina di Redenção e viviamo la
giornata con gli indio kayapó.
Quando non visitiamo gli indio
nei villaggi, sono loro che vengono ogni giorno e a ogni ora.
Alla chiesa locale ricordiamo il
dovere dell’impegno sociale e
dell’evangelizzazione verso gli
indio, primi abitanti del Brasile.
Piangere per amicizia
Non ho una lunga lista di “cose da fare”, che potrei presentarvi. Eppure, nei villaggi kayapó,
noi missionari siamo di casa e ci
sentiamo in famiglia, tanto che,
tornando al villaggio dopo una
lunga assenza, la comunità piange, per esprimere i sentimenti di
forte amicizia.
Stando in città, siamo noi
che accogliamo i kayapó e, per
quanto possiamo, cerchiamo di
La piadina tra i sombrero
Nel “mostro” di Città del Messico
S
ono un saveriano di Cesena, anche se sono nato a
Capodistria. Lavoro in Messico
già da 35 anni, essendo arrivato
qui il 10 novembre 1975. Allora, vivevano ancora la mamma
Gina, il babbo Mario e la sorella
Mirella. Oggi sono tutti in paradiso; anche la sorella se n’è andata la scorsa estate.
4
nonostante le drastiche iniziative
di controllo del traffico.
Esattamente 25 anni fa, Città
del Messico sopportava anche le
conseguenze mortali di un feroce terremoto che fece decine di
migliaia di vittime e che ferì il
cuore della città. Nonostante tutte queste prove, la gente ha saputo uscirne con successo e con
dignità.
Formare i giovani saveriani
Ho lavorato per 10 anni, con
Un popolo splendido
gli indio nahuatl, apprendendoPosso affermare che la parte
ne la cultura e la lingua. Per altri
più bella del Messico non è né
20 anni ho insegnato nella scuoquella pre-colombiana né quella pubblica e nel seminario
Un giovane p. Umberto
saveriano di San Juan del Mauro a cavallo tra gli
Rio. Attualmente, mi trovo indio nahuatl, in Messico
nella comunità internazionale degli studenti di teologia a Città del Messico. Qui,
curiamo la formazione dei
giovani saveriani che si preparano a essere inviati nel
mondo, dopo aver completato gli studi ed essere ordinati
sacerdoti. Alcuni di loro verranno anche in Italia… visto
che ce n’è tanto bisogno.
Parlare di Città del Messico è come riferirsi a un “mostro” dalle molte facce. Infatti, è la terza città più popolata del mondo, con oltre venti milioni di abitanti.
Rispetto all’inquinamento,
sembra battere tutti i record,
p. UMBERTO MAURO, sx
la coloniale. La parte migliore
è la sua gente: splendida per la
fede, semplice e concreta, edificante per la gioia di vivere, nonostante le grandi carenze che la
tormentano. Infatti, la povertà è
diffusa e mancano strutture sanitarie efficaci; c’è un basso livello educativo, mentre insicurezza e narco-guerra la fanno da
padroni.
Ci sono anche gruppi politici corrotti, senza scrupoli e senza etica. Mi riferisco soprattutto
a coloro che invece di dedicarsi alle questioni urgenti, perdono tempo in aspetti di poco
conto che offendono la cultura, la sensibilità e la semplicità del popolo messicano. Poveri, mendicanti,
sbandati, gente senza tetto
e lavoro, girovagano e vivono disperati per le piazze e i
parchi della città in attesa di
qualche iniziativa per loro.
Il governo di questa città
sta facendo di tutto anche per
emarginare il cattolicesimo
ed eliminare dalla vita pubblica la fede con tutti i suoi
valori. E pensare che il popolo messicano è cattolico e totalmente devoto della bellissima e amata Madonna di Guadalupe, la “morenita” del Tepeyac!
■
(continua nel riquadro)
Padre Pino Leoni, saveriano romagnolo, “viso pallido” svestito alla kayapó,
nel villaggio di Kikretum
corrispondere alle loro richieste.
Cerchiamo anche di far sì che i
“bianchi” conoscano il popolo
kayapó, con i suoi valori e la
sua spiritualità. La società ha il
diritto e dovere di capire e stimare quel popolo che il progresso ha sfruttato per poi relegarlo
ai margini. Quanto legname e
quanti minerali sono stati portati
via dalle terre che gli indigeni
hanno preservato per secoli!
Il lavoro di coscientizzazione
nella società avviene attraverso
mostre di artigianato kayapó
e conferenze nelle comunità e
nelle scuole. Un giorno, dopo la
nostra spiegazione, una bambina
di sette anni ci ha incaricato di
portare il suo abbraccio a tutti i
kayapó.
C’è bisogno di un abbraccio
È questo abbraccio che i kayapó stanno aspettando dai “bianchi”. È appunto l’accoglienza, la
solidarietà, la fraternità, il rispetto e la valorizzazione della loro
cultura che noi missionari chiediamo alla gente delle città che
gli indio frequentano. Sentendosi
accolti e amati, certamente i popoli indigeni faranno l’esperienza del vangelo di Gesù.
Nell’avventura della missione
il Signore non ci abbandona mai.
Ne è tangibile segno la Provvidenza che, grazie a tante persone
generose, sostiene la nostra attività. Il Signore e la Vergine Santa
ricompensino con le loro grazie,
adesso e sempre, tutti voi, cari
amici e amiche di Romagna. ■
GRAZIE ALLA VERGINE DI GUADALUPE
p. U. MAURO, sx
Il Messico quest’anno commemora i 200 anni di indipendenza e i 100
anni dalla rivoluzione. Si tratta di eventi storici importanti che hanno
permesso la costruzione del Messico libero e democratico di oggi. Ma
tutto non si sarebbe potuto realizzare senza la forza e la presenza morale della sua grande “patrona”: la Vergine di Guadalupe.
Tutt’oggi, è lei il vincolo principale che unisce spiritualmente la
grande varietà di etnie presenti in Messico. È lei che dà l’impulso al
popolo messicano per continuare nel cammino della pace e dell’unità, nonostante le ingiustizie e le disuguaglianze sociali che lo perseguitano. È lei che invita la nazione a non tradire la fede cristiana, ricevuta e conservata con il sangue dei suoi numerosi martiri della persecuzione politica degli anni 1926-1929.
È in questa città complessa e piena di contraddizioni che io svolgo il
ministero sacerdotale e vivo la mia missione. Infatti, collaboro in una
parrocchia di 40mila persone, lavoro nella formazione dei nostri studenti internazionali di teologia e insegno teologia morale all’università cattolica della capitale e in altre varie istituzioni accademiche. In
poche parole: non ho tempo per annoiarmi.
Anche se mi trovo lontano dalla Romagna, solatia e dolce, non ho
comunque perso affetto e no- Un bel primo piano
di p. Umberto Mauro
stalgia. In Messico si mangia
bene, ma non
trovo le lasagne, né la piadina romagnola, né un bicchiere di buon
Sangiovese...
Ma riesco a trovare il tempo
per vedere le
partite del Cesena in televisione!
2010 NOVEMBRE
SALERNO
84135 SALERNO SA - Via Fra G. Acquaviva, 4
Tel. 089 792051 - Fax 089 796284
E-mail: [email protected] - C/c. postale 00205849
Lo spirito e la missione ieri e oggi
Il raduno dei giovani a Cava de’ Tirreni
C
ome da tradizione, i giovani seguiti dai missionari della Campania hanno iniziato il loro percorso annuale con
un incontro alla badia di Cava
de’ Tirreni, sabato 25 settembre.
Siamo arrivati da Salerno e Cava (saveriani e saveriane), Piazzolla di Nola (Villaregia), Torre
Annunziata (comboniane), Napoli (Pime e comboniani), Pozzuoli (missionarie dell’Immacolata), Ercolano (Milmac). In tutto
eravamo una quarantina, per una
giornata d’incontro e riflessione.
Le regole benedettine
Alcuni giovani, durante le vacanze sono stati in Africa, Asia e
America latina. Hanno condiviso
p. OLIVIERO FERRO, sx
il cammino di quei popoli, le loro
gioie e difficoltà. Sono tornati carichi di entusiasmo. Ci hanno contagiato e ci hanno spinto a continuare con più forza nell’impegno missionario personale e comunitario.
Dopo la visita alla badia, abbiamo incontrato l’abate Benedetto Chianetta che ci ha dato
tre suggerimenti: non anteporre
niente all’amore di Cristo; non
avere niente di più caro di Cristo; non preferire niente a Cristo.
Poi, siamo entrati nel vivo della
giornata. Abbiamo riflettuto sulla missione di ieri e oggi, divisi
in quattro gruppi.
to, passione e amore. È qualcosa che deve scuotere. Il missionario non può restare immobile;
deve continuare ad annunciare e
testimoniare i valori del Regno.
Non può tacere di fronte alle ingiustizie.
Noi cristiani continuiamo nel
mondo la missione di Cristo, la
rendiamo viva e attuale. Ma la
missione si compie insieme, condividendo la sete di Dio e costruendo il suo regno nel mondo.
La missione non è più solo geografica, ma è in qualsiasi luogo
dove noi viviamo e in cui ci impegniamo attivamente.
Missione vuol dire…
La missione è vita e movimen-
Il Signore è sempre vicino
Dopo una sosta, abbiamo condiviso le esperienze missionarie.
Siamo partiti dall’Asia con il racconto di un giovane che è stato
in Cambogia con il Pime. Ci ha
detto che nonostante le paure prima di partire, la voglia di essere
in Cambogia ha preso il sopravvento. Insieme ai suoi compagni,
si è confrontato con i problemi
della gente.
Due aspetti lo hanno colpito
Niente di meglio di un bel canto, per iniziare bene l’incontro
dei giovani a Cava de’ Tirreni
La passione di essere cristiani
Una giovane salernitana scrive da Bukavu
F
inalmente c’è la connessione! Ma ora che sono
connessa, non so cosa scrivervi!
Qualcuno dice che più si resta in
un posto, più è difficile parlare
dell’esperienza vissuta. Da qualche giorno sono arrivata a Bukavu. Prima ero stata a Luvungi,
dove ho avuto il primo contatto
con la popolazione, i congolesi e
il lavoro concreto dei missionari
saveriani.
4
Mi sento come a casa mia
Penso di essermi resa conto
che ero in Africa solo dopo un
mese dal mio arrivo. Questo perché, dopo i primi due giorni, già
mi sentivo a casa. Tutto era familiare, come se ci fossi dentro da
sempre. Per me è un grande dono essere qui. Vivo questi giorni
come una grande occasione e mi
adeguo ai tempi: sveglia alle 5
e alle 21 sono a letto distrutta;
mi adeguo al cibo, alla lingua,
alla pelle scura, all’acqua fredda
(quando c’è!).
A Luvungi ero ormai abituata
a chi mi guardava camminare tra
le case del villaggio, ai bambini
che mi correvano dietro chiedendo “bon bon” (le caramelle), e a
quelli che appena mi vedevano
in lontananza gridavano il mio
nome, “Marianna! Marianna!”.
“Qual è la mia missione?”
Da qualche giorno sono a Bukavu. Qui la realtà è diversa: siamo in città. Sono nella casa dei
saveriani, ma a fianco c’è la casa
delle novizie: sono sei, tutte congolesi, mie coetanee. Spesso sono da loro, parliamo e scherziamo; mi fanno sentire a mio agio
e imparo la loro lingua. Mi chiedo: “Qual è la mia missione?”.
È vero, qui mi sento a casa, ma
penso tanto anche alla mia terra,
alla mia casa, alle piccole scelte,
Marianna, giovane salernitana, a Bukavu,
felice tra i bambini congolesi
MARIANNA AFRICOLA
ai legami e agli amici…
Mi sento fortunata e ringrazio
il Signore per tutto quello che
ho ricevuto. Proprio per questo “tanto”, sento il desiderio
di essere missionaria nella mia
terra… Non vedo l’ora di mettermi al lavoro! Non è soltanto
l’entusiasmo di chi sta vivendo
un’esperienza straordinaria; è
un entusiasmo che trova fondamento nella fede in Dio: l’entusiasmo e la passione di essere
cristiani!
Una caccia complicata
Ah, dimenticavo gli aggiornamenti sulla “caccia all’uomo nero”! In questo, io sono fuori dai
giochi. I miei coetanei africani
sono già sposati e hanno anche
figli, o sono fidanzati e promessi sposi. Alcuni vedendomi con
le saveriane, pensano che io sia
una “religiosa” e non ci provano
proprio a chiedermi in moglie!
Qualcuno me l’ha anche chiesto, ma è già sposato. Allora sarei la seconda moglie, e non mi
conviene! Insomma, cercar marito qui in Africa è ancora più
complicato che in Italia! Penso
che mi toccherà accontentarmi
di un semplice “musungu”, un
bianco di razza!
■
in particolare: l’accoglienza e la
vita della missione. La testimonianza dei cristiani, una piccola minoranza, lo ha fatto riflettere: dopo il lavoro della giornata
si trovano in chiesa per pregare.
Ha capito che in qualsiasi posto,
anche il più sperduto, il Signore
è sempre vicino.
Il sesto senso…
È stato poi il turno dell’Africa
con i giovani dei saveriani. Attraverso un video, ci siamo tuffati
con gioia tra la gente del Congo.
Ci hanno detto che il popolo non
vuole arrendersi, che ha il coraggio di ricominciare e la voglia di
andare sempre avanti. Siamo stati davvero colpiti da tutto ciò.
Infine siamo passati all’America latina, con i giovani seguiti
dai comboniani. Il loro viaggio
è passato attraverso Messico, El
Salvador e Guatemala. Per vivere l’esperienza missionaria bisogna utilizzare tutti i sensi, compreso il sesto senso, che è il cuore. Sono popoli che hanno grande dignità e forti speranze, e vogliono diventare attori della propria storia.
Abbiamo terminato condividendo il cibo e la gioia di camminare insieme, nel cuore del
mondo.
■
2 dicembre: festa del Saverio
I missionari saveriani di Salerno sono lieti di festeggiare il loro
patrono:
con i sacerdoti e i religiosi
10,30 - Riflessione missionaria
12,00 - Concelebrazione della santa Messa
13,00 - Pranzo in fraternità
con gli amici saveriani
17,30 - Riflessione missionaria
20,30 - Preghiera; cena e festa insieme
Il 14 settembre nella programmazione delle attività della comunità saveriana di
Salerno, alla presenza del superiore p. Carlo, i saveriani, la saveriana sr. Letizia e
alcuni laici saveriani, abbiamo parlato dell’animazione e del servizio nella chiesa
locale. Una bella scelta di amicizia e di corresponsabilità nella missione.
MISSION DAY: IL VOLTO DELLA MISSIONE
p. OLIVIERO FERRO, sx
I saveriani di Salerno, in collaborazione con il centro missionario
diocesano, hanno ospitato le associazioni missionarie presenti in diocesi, domenica 26 settembre. Un’opportunità per conoscersi e far conoscere come lavorano.
Ci siamo ritrovati in tanti e da luoghi diversi, ognuno con il proprio
stand. C’erano le parrocchie di Piano, Preturo e Fratte; quelle di Bolano e Fusara, Caprecano e Pastorano; le parrocchie Santa Margherita e
Madonna della Consolazione, Gesù Redentore e Santa Maria della Speranza di Battipaglia. C’erano anche le carmelitane di Fisciano, le suore
poverelle, le suore di San Giuseppe e le MSJ. C’erano il Comis e l’associazione Mato Grosso; i redentoristi di Ciorani e i laici saveriani...
Il panorama missionario partiva dall’Asia e, passando per l’Africa,
arrivava in America: un arcobaleno di colori e di iniziative. I partecipanti si sono divisi in cinque gruppi per riflettere sul tema, “Il volto
della missione”, vissuto come relazione e dono, come scoperta e scelta, come riconciliazione.
Poi, nella chiesa di San Paolo abbiamo partecipato all’Eucarestia, celebrata dal salernitano p. Gargano, missionario in Bangladesh. È seguita
la condivisione del cibo e
della gioia, nella fraternità missionaria. È stato
bello stare insieme, conoscerci e incoraggiarci. Insomma, insieme si possono creare tante iniziative
positive… Basta volerlo.
Al “Mission day”, tra tutti i
banchetti c’era anche quello
dei bambini Giulio, Paolo,
Daniele, Ciro, Davide,
Emanuele e Monia. Era pieno
zeppo di giochi che sono stati
venduti. Il ricavato partirà
insieme a p. Gargano,
per i bambini del Bangladesh
2010 NOVEMBRE
22038 TAVERNERIO CO - Via Urago, 15
Tel. 031 426007 - Fax 031 360304
E-mail: [email protected]
C/c. postale 267229; Banca Raiffeisen, Chiasso C/c.p. 69-452-6
TAVERNERIO
Ricordiamo i defunti
La Messa il 27 novembre p. FRANCO BERTAZZA, sx
quest’anno la comA nche
memorazione di tutti i fe-
deli defunti ci porta a ricordare
tante persone care. A loro dobbiamo amore e riconoscenza per
averci aiutato a essere quello che
siamo oggi, per la vita, la fede e
la missione alla quale il Signore
ci ha chiamati. Il loro ricordo ci
spinge a sentimenti di umiltà e di
riconoscenza.
Non possiamo dimenticare
San Paolo ci domanda: “Che
cosa hai tu che non l’abbia rice-
vuto?”. Non possiamo, dimenticare il bene e l’esempio dei nostri famigliari per la realizzazione della nostra vocazione, l’aiuto della preghiera di tanti amici
che ci hanno accompagnato nella vita. Non possiamo dimenticare la presenza dei benefattori che con l’incoraggiamento,
l’esempio e la generosità hanno
permesso di concretizzare tanti
nostri programmi.
Infine, non possiamo dimenticare la benevolenza di tanti cari
confratelli missionari, sia in Ita-
lia sia in altre nazioni del mondo, che hanno sofferto e condiviso, fin dalla fanciullezza, giochi e studi, speranze e delusioni, gioie e lacrime, che pur fanno
parte di questa vita. Li abbiamo
Chi siamo senza di voi?
Una giornata con i benefattori svizzeri
E
ra una giornata brumosa,
tipicamente autunnale, ma
lieta e sorridente, quando i saveriani di Tavernerio hanno ospitato
una parte degli amici svizzeri per
il tradizionale incontro annuale.
Sono stati accolti calorosamente
dalla comunità e dai saveriani che
frequentano il corso di tre mesi.
Li ringraziamo per la loro presenza e fraterna collaborazione.
Filmati, canti e un appello!
Padre Luigi Anzalone, nuovo rettore, ha attirato la loro attenzione presentando la missione saveriana in Amazzonia sotto l’aspetto politico, religioso e
ambientale. Lo ha fatto attraverso un documentario da lui stes-
so realizzato, con un’attenzione
particolare sulla presenza saveriana in quella grande nazione.
La celebrazione Eucaristica
si è svolta alla presenza di molti
sacerdoti missionari e ha riunito
in un cuor solo e un’anima sola
i sentimenti di tutti i presenti in
queste poche parole: “voi avete
bisogno di noi, e noi abbiamo bisogno di voi”.
Durante il pranzo il gruppo dei
saveriani messicani ha eseguito
uno show di canti e danze tipiche, suscitando allegria nel pubblico attento e divertito. È seguito il familiare gioco della tombola, che tanto piace ai nostri…
vicini di patria. Chi ha vinto ha
portato a casa salami e vino ita-
p. F. BERTAZZA, sx
liani; chi ha perso sa di aver contribuito al bene della missione.
Padre Franco, dando il benvenuto, ha detto: “È bello stare qui
insieme una giornata; l’importante è non perderci di vista durante tutto l’anno. Al di là della preghiera e dell’affatto che ci
unisce, il mensile “Missionari
Saveriani” porterà nelle vostre
famiglie lo spirito e le attività
dei saveriani. Vi invitiamo a rinnovare l’abbonamento, e aiutateci a trovare nuovi amici… Saremo ben felici di accoglierli e
ci sentiremo ancora più vicini.
Del resto: chi siamo noi senza di
voi? Il buon Dio vi ricompensi e
renda felici con la sua benedizione. Grazie di cuore”.
■
Parenti e amici dei vigili del fuoco partecipano alla Messa in suffragio del collega
Luigi; sono rimasti anche per la cena e siamo stati felici per il clima fraterno
che si è creato; tornate a trovarci!
amati e sono pertanto presenti
nella nostra mente e nel cuore.
Chiediamo loro di continuare a
esserci vicini in cielo.
Alle ore 18, dai saveriani
Quest’anno i saveriani di Tavernerio hanno deciso di celebrare una santa Messa in suffragio
degli amici e benefattori defunti. È una prima volta. Per questo
ci fa piacere sottolineare che siete tutti invitati a partecipare, se vi
fa piacere e se potete.
L’Eucaristia sarà celebrata sabato 27 novembre alle ore 18
nella cappella Sant’Anna, presso la casa dei saveriani di Tavernerio. Pregheremo uniti per loro, implorando la benedizione di
Dio. Abbiamo deciso di collocare questa celebrazione a fine me-
se, per permettere a tutti di ricevere il nostro giornale “Missionari Saveriani”, con la notizia e
l’invito alla partecipazione. Grazie di cuore e non dimenticate.
La Messa perpetua
Suggeriamo, inoltre, la bella
tradizione della “Messa perpetua”, che ogni giorno viene celebrata da un missionario, nel santuario “Beato Conforti” a Parma. Si può iscrivere qualcuno
dei propri famigliari o amici defunti, comunicandolo a uno dei
nostri recapiti. È uno dei modi
per pregare e ricordarci di loro e
una maniera di aiutare le comunità missionarie.
Grazie di cuore, così come di
cuore vi ringraziano i vostri cari
defunti.
■
I “TRE-MESINI” DEL 2010
p. FRANCO BERTAZZA, sx
Pur non essendo volti propriamente giovanili, sono tutti sorridenti
e pimpanti! Sono i “tremesini” dell’anno 2010. Rappresentano molte
nazioni del mondo, dove svolgono la loro attività missionaria.
Non possiamo chiamarli “studenti”. Meglio definirli “attenti ascoltatori”, generalmente abbastanza critici verso le novità culturali contemporanee dell’occidente. È facile per loro accostare quanto ascoltano in questi giorni, a quello che sentono e vivono in altre culture e
situazioni umane, come missionari.
Ci si rende conto che spesso i popoli poveri credono intensamente
ai grandi valori della vita; mentre noi occidentali sembriamo diventare indifferenti. Proprio per questo è importante continuare ad annunciare il vangelo di Gesù a tutti.
Ammiriamo la sobria eleganza degli amici svizzeri e li ringraziamo per la loro visita
4
Missionari e missionarie messicani si esibiscono con canti e balli davanti ai benefattori svizzeri:
una simpatica e divertente compagnia!
I partecipanti al corso “tremesi - 2010” di Tavernerio: 22 saveriani, 5 saveriane, 2 padri
San Gaetano; con loro, p. Gabriele Ferrari, p. Marco Moro e p. Luigi Zucchinelli
2010 NOVEMBRE
VICENZA
36100 VICENZA VI - Viale Trento, 119
Tel. 0444 288399 - Fax 0444 288376
E-mail: [email protected] - C/c. postale 13616362
P. Piergiorgio Lanaro, amico di tutti
Il ricordo di chi gli ha voluto bene
P
adre. Piergiorgio Lanaro, saveriano originario
di Santorso, il 22 settembre ha
perso la vita in un incidente a
Tavernelle di Altavilla, mentre
era in sella alla sua bicicletta.
All’età di 76 anni, aveva ancora la forza di pedalare. “Aveva
problemi all’anca - racconta il
nipote Alberto - e il medico gli
aveva detto: «O si opera oppure
va in bici e si mette a dieta». Zio
Piergiorgio non ha avuto dubbi e
ha scelto di pedalare”.
“Era un padre per tutti”
Suo fratello p. Alberto l’ha descritto così: “In famiglia per me
era un perfetto sconosciuto; lo vedevo solamente 15 giorni d’estate, vestito con la talare. Quando
nel 1963 entrai tra i saveriani,
imparai ad apprezzare il suo entusiasmo travolgente in ciò che
faceva e credeva. È stato il mio
insegnante di filosofia. Pendevamo tutti dalle sue labbra quando
ci leggeva i dialoghi di Platone e
ricreava l’ambiente greco.
Padre Piergiorgio Lanaro celebra Messa
nella povera chiesa-capanna dei profughi,
sui monti del Kivu, in RD Congo
(foto G. Tapparo)
a cura di p. MARIO GIAVARINI, sx
Ci ritrovammo in Burundi,
dove era arrivato con due lauree
sulle spalle. Insegnava greco nel
seminario di Bujumbura. Poi,
si buttò a capofitto nella pastorale, soprattutto nella catechesi.
Apriva la casa della missione a
tutti; era un padre che ascoltava.
Riuscì così a conoscere profondamente la cultura kirundi e in
questo suo lavoro si sentiva realizzato. Era sensibile verso i poveri, gli abbandonati e i rifugiati.
Chi lo sostituirà in Congo?”.
“Lavoratore e…
camminatore”
Dal seminario di Kasongo dove p. Piergiorgio era ancora atteso, l’abbé Pierre Dunia ha scritto:
“Padre Piergiogio era disponibile, coraggioso, caritatevole, forte
nella fede e nella speranza. Amava il lavoro e invitava gli altri a
Un’iniziativa e un saluto
p. LUCIANO BICEGO, sx
Mostra dei presepi missionari, con Matteo Ricci
21 novembre
D omenica
alle 14.30, presso la casa
dei saveriani di Vicenza in viale
Trento 119, viene inaugurata la
mostra dei presepi missionari,
giunta alla sua 11ª edizione. La
mostra, che ospita pregevoli presepi provenienti dalle missioni di
oltre 50 Paesi nel mondo, rimane
aperta fino al 6 gennaio.
Le catechiste che lo desiderano
possono trovare anche i “presepi
salvadanaio dell’Avvento”; così
possono far vivere ai bambini
le quattro settimane precedenti
il Natale con sobrietà e carità.
Il 9 gennaio si terrà la consueta
festa pomeridiana per i bambini
durante la quale saranno raccolti
i presepi salvadanaio.
Il ricavato della mostra e dei
salvadanai servirà per finanziare
la costruzione di una scuola in
Camerun, perché il vecchio edi-
ficio è stato travolto dalle acque.
Ora, oltre 300 bambini sono alloggiati nella chiesa e nella casa
della missione, per ripararsi dalle piogge torrenziali e dal caldo.
Accanto alla mostra, una sala è appositamente allestita per
illustrare la vita del grande missionario gesuita p. Matteo Ricci, di cui ricorrono quest’anno i
400 anni dalla morte. In Cina, il
saggio missionario è ancora venerato e stimato, poiché, grazie a
lui, l’Oriente ha potuto conoscere
l’Occidente e le sue scoperte e, viceversa, l’Occidentale è arrivato a
scoprire l’arte e la cultura cinesi.
La mostra è aperta tutti i giorni
dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 18.
Per i gruppi si consiglia la prenotazione, telefonando al numero
0444 288399.
■
Un saluto alla cara Bertilla Bedin
C
4
ara Bertilla, vogliamo darti un ultimo saluto anche
attraverso le pagine di “Missionari Saveriani”, il mensile che tu
amavi tanto leggere. Sei tornata
al Padre celeste il 20 settembre
scorso. Da lassù, ascolta le nostre voci commosse, che ti ringraziano per la tua vita esemplare, concepita come dono e spesa
amorevolmente tra la famiglia e
il lavoro per le missioni.
Durante l’incurabile malattia che ti ha colpito, ma che tu
hai combattuto con il coraggio
di una leonessa, chiedevi di leg-
gere pagine che parlavano della
Bibbia, perché cercavi in esse la
speranza e la forza di vivere meglio il tuo dolore.
Sei stata un dono per noi, perché attraverso te abbiamo percepito che Dio ci mette accanto persone buone e generose, per farci
capire quanto è importante amarci l’un l’altro. Anche prima di lasciarci per sempre, hai voluto di
nuovo stupirci donando le cornee.
Non lo dimenticheremo e cercheremo di seguire il tuo esempio di
vita. Grazie, Bertilla!
■
Amici e amiche del GAMS
Padre Piergiorgio Lanaro (primo a destra) con alcuni studenti congolesi
del seminario di Kasongo, dove era apprezzato insegnante
lavorare. Sulla strada da Ngene
verso il seminario, non esitava
a fermarsi per dire agli uomini
seduti di darsi da fare, perché il
lavoro è l’unico mezzo per sbloccare e risollevare la situazione
della popolazione di Kasongo”.
Vital Balowa, professore
dell’istituto superiore di scienze
religiose a Bukavu, ha ricordato:
“Era sempre puntuale e affrontava senza paura le intemperie
di Bukavu: pioggia e fango non
potevano impedirgli di essere
presente in classe. Era un gran
camminatore: un giorno arrivò
all’istituto tutto bagnato e infangato perché era scivolato e si era
trovato… per terra”.
I suoi studenti e il vescovo
Tre giovani congolesi, ora studenti di teologia a Parma - Tresor, Emmanuel e Damas - hanno dato questa testimonianza:
“Quando venivi a Bukavu per
insegnare, il rettore ci chiedeva
di prepararti la stanza. E noi con
grande gioia preparavamo anche
l’harmonium, lo strumento con
cui animavi le nostre serate. La
tua presenza cambiava il clima
della nostra comunità. Eri nemico della mediocrità e ci scuotevi
quando ci accontentavamo di uno
studio superficiale. La tua vitalità cambiava il ritmo della nostra
vita. Le tue esperienze nutrivano
in noi il gusto per la missione. Ci
mancherai tanto. Prega per noi,
per il Congo e per l’Africa!”.
Il vescovo di Vicenza, mons.
Nosiglia, ha rivolto questo pensiero: “Padre Piergiorgio ha dato voce
con coraggio ai popoli più poveri e
dimenticati dell’Africa, impegnandosi nell’evangelizzazione, nella
promozione umana e in delicati
processi di pacificazione”.
Uno sguardo profetico
Padre Lanaro non faceva pesare il suo sapere. Anzi, condivideva
volentieri le sue conoscenze con
chi era interessato. La sua cultura
gli serviva per puntare più avanti
nella sua attività apostolica, quasi con sguardo profetico. Era un
grande amico di tutti e spesso animava la comunità, magari prendendo in mano la fisarmonica e
cantando con la sua voce tenorile.
Ma era anche battagliero, e
non era raro vederlo difendere
le sue convinzioni soprattutto in
campo pastorale, perché lui era
sempre più avanti nel discernere
i problemi della missione o la situazione sociale e politica. Non
si tirava mai indietro di fronte ai
problemi delle persone. Dava tutto se stesso senza pensare ai pericoli, pronto a pagare di persona.
Era innamorato di Dio, tanto da
vedere la sua presenza nei poveri
e negli oppressi.
■
MARTEDÌ DELLA MISSIONE 2010 - 2011
“Spezzare il pane per tutti”
Sono iniziati a ottobre e proseguono fino a marzo gli appuntamenti del martedì alle 20.30, conosciuti come “martedì della missione”.
Si tengono nella sala conferenze dei saveriani di Vicenza. Sono invitati i gruppi missionari, le comunità parrocchiali, i movimenti e le associazioni, i gruppi giovanili e di volontariato e ogni persona amante
della parola di Dio, della missione e della giustizia nel mondo. Ecco il
programma completo.
16 novembre - Conferenza: L’Africa oggi a cinquant’anni dall’indipendenza; relatori: p. Silvio Turazzi, saveriano, e prof. Eugenio Melandri,
coordinatore di “Chiama l’ Africa”
14 dicembre - Conferenza: Non possiamo tacere, la realtà dei migranti in Italia vista dai missionari; relatore: p. Mauro Lazzarato, scalabriniano, direttore diocesano “Migrantes”
18 gennaio - Conferenza: Mangiare l’altro o mangiare con l’altro?; relatore: don Dario Vivian, docente di teologia
Bertilla Bedin, del Gruppo Amici
Missionari Saveriani di Vicenza,
ci ha lasciato il 20 settembre 2010
8 febbraio - Conferenza: Missione che passione! Parrocchie e famiglie
missionarie; relatore: Marco Ragaini, laico missionario
22 febbraio - Riflessione: Senza Eucaristia non c’è missione e senza
missione non c’è vera Eucaristia; relatore: don Dario Vivian, docente di teologia
15 marzo - Conferenza: Il beato Conforti, vescovo di Parma e missionario per il mondo; relatore: don Angelo Manfredi, biografo
2010 NOVEMBRE
ZELARINO
30174 ZELARINO VE - Via Visinoni, 16
Tel. 041 907261 - Fax 041 5460410
E-mail: [email protected] - C/c. postale 228304
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il miglior contatto per sentirci
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quando arriva il postino e recapita una lettera inviata da... amici di famiglia!
Un corso e voli in missione
C’è anche un sito missionario
per la diocesi di Venezia. Si chiama www.missionivenezia.it. Anche in questo caso basta un click
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p. FRANCO LIZZIT, sx
[email protected]
zioni; si tiene al “Centro card.
Urbani” a Zelarino, il sabato
mattina dalle 9 alle 11, iniziando
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tuoi amici. Marco, Fabio, Silvia,
Stefano, Marta, Daniele, Elisa,
Giulia, Stefania e altri ci hanno
provato: sono ritornati entusiasti
e sono pronti a ripartire.
Metti in rete la ricchezza
C’è anche un’offerta immediata. Sempre presso il “Centro card. Urbani”, puoi dedicare
una domenica pomeriggio da novembre a maggio, per incontrare
una cultura diversa dalla nostra
e scoprire ciò che c’è di buono e
di bello da imparare (vedi le date sul sito web). È un buon metodo per crescere con una maggior
conoscenza di Cristo e una mi-
Lo “scozzese” p. Paolino Zanon
Da Padova al Regno Unito, via Sierra Leone
Padre Paolino, mio zio, è stata una persona veramente speciale per la nostra famiglia. Era speciale anche in Scozia, per i fedeli
che numerosissimi hanno partecipato al suo funerale, e per tutti i confratelli scozzesi che lo hanno concelebrato insieme al vescovo di Glasgow. Sono molto felice che anche il nostro mensile
“Missionari Saveriani” lo abbia ricordato. Parenti e conoscenti
ne avranno una copia, in modo che quanti lo hanno conosciuto
e amato ne conservino un vivo ricordo. Paola Zanon Macigni
P
aolino era nato il 22 giugno 1914 a Vigonza, in
provincia di Padova. A 12 anni entra nel seminario dei saveriani e ha la fortuna di incontrare il fondatore Guido Conforti.
Paolino era orgoglioso di averlo
conosciuto, di aver pregato con
lui e di aver seguito il suo ideale
missionario.
Ordinato sacerdote il 18 maggio 1939 nel duomo di Parma
con altri sei saveriani, p. Zanon
è stato l’ultimo del gruppo a raggiungere la casa del Padre Celeste, all’età di 96 anni.
4
Venti anni in Sierra Leone
Dopo l’ordinazione, p. Paolino visita varie diocesi italiane
predicando, confessando e promuovendo l’animazione missionaria. Conosceva bene greco e
latino, così i superiori gli chiedono di insegnare agli studenti saveriani di Desio (MB). Anche negli ultimi anni, all’ospizio, chiedeva dei suoi studenti
che considerava come figli.
Nel 1949, p. Paolino va in
Scozia per imparare l’inglese e prepararsi alla missione in
Sierra Leone. Rimane tre anni
a Glasgow. Arriva a Freetown
nell’agosto del 1952, in compagnia di p. Pietro Noaro, partendo da Liverpool in nave. Inizia
la sua vita missionaria e per venti anni testimonia il vangelo in
Sierra Leone.
Vive in modo semplice nelle
varie missioni, sempre disponibile e obbediente, in pace con se
stesso e con tutti, cristiani e mu-
Padre Paolino Zanon il giorno del suo
70° di sacerdozio (18 maggio 2009)
A sinistra, il sito dello Csam di Brescia, con le riviste dei saveriani e la Libreria dei
popoli; a destra, il sito missionario della diocesi di Venezia
gliore convivenza tra fratelli.
Un’ultima sfida: hai visto sul
sito i link con gruppi e parrocchie? Perché non diventi tu stesso il link e il passaparola tra il
centro missionario e la tua parrocchia? Certamente anche la tua
comunità ha delle attività missionarie e segue qualche sacerdote, suora o laico che lavorano
in missione. Metti in rete questa
ricchezza, contattando il webmaster [email protected].
Così anche tu potrai diventare
un... pescatore assieme a Pietro e
a Gesù, per fare del mondo una
sola famiglia.
Il terzo giovedì del mese
E per anziani, malati e chi non
s’intende di sta roba moderna?
Anche per loro basta un click,
anzi un pensiero, un’intenzione, per unirsi al lavoro dei missionari, e specialmente alla preghiera che ogni terzo giovedì del
mese facciamo per le vocazioni
e le missioni nella chiesa dei saveriani di Zelarino. Questo collegamento - senza fili né spine è quello che vale di più. Ce l’ha
insegnato Gesù: “Pregate il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe” (Lc
10,2).
Sulla barca di Pietro c’è posto
per tutti: basta un click, un pensiero, un’intenzione... e il desiderio che venga nel mondo il regno di Dio. Davvero facile! ■
SAVERIANI, Scozia
sulmani. È stato direttore di molte scuole, amato dagli insegnanti, rispettoso della loro professionalità e pronto ad aiutarli. Molte volte gli attacchi di malaria lo
hanno portato vicino alla morte.
Settant’anni di sacerdozio
Nel 1972, p. Paolino è richiamato in Scozia per insegnare latino e italiano. Egli amava insegnare e si rallegrava per i risultati dei suoi studenti. Quando nel
1985 la scuola viene chiusa, p.
Paolino si attacca a quelle che
lui considerava “le gioie del prete”: celebrare la Messa e ascoltare le confessioni. Sono famose
le sue lunghe ore passate in confessionale nelle parrocchie, con
lunghe file di penitenti.
Nel 2000 la sua salute peggiora, richiedendo un’attenzione costante e continua. Suor Caterina
gli apre le porte dell’ospizio “S.
Andrea”, dove rimane fino alla morte, avvenuta l’11 luglio
2010. Il 18 maggio 2009, p. Paolino aveva celebrato 70 anni di
sacerdozio. Confratelli saveriani,
sacerdoti e vescovo della diocesi,
e molti amici si sono uniti a lui in
questa occasione speciale.
In questi ultimi anni di vita,
celebrare la Messa quotidiana
era il suo massimo desiderio; il
suo lavoro era la preghiera. Aveva un amore paterno verso gli infermieri e i dottori. La sua accortezza e la sua attenzione sacerdotale per i problemi e le sofferenze mancheranno a molti. ■
Ecco il calendario degli incontri degli amici saveriani nella nostra chiesa di Zelarino:
18 novembre
16 dicembre
20 gennaio
17 febbraio
17 marzo
ore 15,30
ore 15,30
ore 15,30
ore 15,30
ore 15,30
14 aprile
19 maggio
16 giugno
ore 16,30
ore 16,30
ore 16,30
15 settembre
ore 16,30
UN NUOVO ANNO PASTORALE
p. GIANCARLO LAZZARINI, sx
Per le comunità saveriane nel mondo ogni inizio d’anno rappresenta un momento importante per una nuova partenza. Si tratta di rimettere a fuoco un valore importante della vita missionaria, per approfondirlo e realizzarlo nel corso di tutto l’anno.
Anche la comunità saveriana di via Visinoni 16, a Zelarino - Venezia,
si è fermata a pensare e scrivere il proprio progetto comunitario di vita.
Abbiamo messo a fuoco il valore evangelico della “fraternità”, affinché
il nostro vivere e lavorare insieme diventi sempre più segno espressivo
del vangelo. Noi crediamo infatti che Gesù ci ha convocati, affidandoci
la missione speciale di annunciare il vangelo a tutte le genti.
Sforzandoci di vivere la fraternità tra noi, siamo convinti di annunciare la novità del vangelo e di rendere più credibile il nostro impegno
di animazione missionaria delle diocesi in cui lavoriamo. E così, passando in rassegna la nostra vita, abbiamo messo a fuoco i vari servizi
che ci vengono richiesti come missionari e sacerdoti e abbiamo rinnovato il nostro impegno.
Ci affidiamo anche alle vostre preghiere, per essere degni del dono
che il Signore ci ha fatto chiamandoci a essere suoi messaggeri di salvezza per l’umanità intera.
La comunità saveriana di Zelarino, versione 2010-2011 (da sinistra):
p. Franco Lizzit, p. Bruno Cisco, p. Carlo Pozzobon (superiore),
p. Giancarlo Lazzarini (nuovo rettore), p. Amedeo Ghizzo e p. Mario Diotto
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