POMERIGGIO ALL’OPERA 2011/2012
GIUSEPPE VERDI
1813-1901
Giuseppe –Fortunato - Francesco Verdi, nasce a Roncole di Busseto il 10 Ottobre
1813.
Il padre Carlo è oste e rivenditore di generi alimentari, la madre Luigina Uttini,
filatrice.
L’atto di nascita fu redatto in francese essendo Busseto in quel tempo parte del
territorio creato da Napoleone.
Giovane di umile condizione sociale riuscì, con la buona volontà e il desiderio di
apprendere, a seguire la vocazione per la composizione.
Il suo primo insegnante fu Baistrocchi organista della chiesa che gratuitamente lo
iniziò alla musica e alla pratica dell’organo. Più tardi il negoziante e direttore della
società filarmonica locale Antonio Barezzi, convinto delle qualità del giovane,
divenne suo mecenate e lo aiutò a proseguire negli studi.
Verdi si formò frequentando la ricca biblioteca della scuola dei gesuiti e prendendo
lezioni da Ferdinando Provesi, maestro dei locali filarmonici, dimostrando subito
buon talento.
Ad appena quindici anni Verdi ebbe la prima grande soddisfazione, una sua sinfonia
d’apertura venne eseguita a teatro durante “Il barbiere di Siviglia” in sostituzione di
quella di Rossini, era il 1828.
Dopo aver tentato invano l’ammissione al conservatorio di Milano prese lezioni
private da Vincenzo Lavigna, professore di solfeggio al conservatorio e
clavicembalista nell’orchestra della Scala
Si sposa con Margherita Barezzi, figlia del suo mecenate nel 1836, ha da lei due figli
Virginia e Icilio Romano che purtroppo moriranno in tenera età.
Ottiene, grazie all’impresario Morelli, un contratto con Ricordi e il 17 Novembre
1839 fa il suo esordio con “Umberto Conte di San Bonfacio “ ottenendo un
lusinghiero successo. Visto il buon esito di quel lavoro, Morelli gli commissiona una
seconda opera “Un giorno di Regno o il falso Stanislao” che è un fiasco. Le cause di
questo insuccesso possono essere trovate nel momento tragico che attraversa la vita
del maestro, dopo i figli anche l’adorata moglie muore per encefalite il 20 Giugno
1840, questi avvenimenti non lo aiutano certo a comporre un opera buffa che già non
era nel suo stile.
Verdi decide di abbandonare la musica ma Morelli tenacemente lo fa ricredere
consegnandogli personalmente il libretto di “Nabucco” che entusiasma il maestro. Il
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9 Marzo 1842 “Nabucco“ va in scena ottenendo un successo trionfale tanto da essere
replicata per 64 volte nel primo anno. Il celebre “Va Pensiero”diviene l’inno del
popolo italiano contro l’occupazione austriaca durante i moti insurrezionali.
A seguito di questo successo Verdi si buttò a capofitto nel lavoro e per dieci anni
compose un nuovo lavoro ogni anno da ”I lombardi alla prima crociata” a “La
battaglia di Legnano” poi “I due Foscari”- “Giovanna d’arco” -“Alzira” -“Attila” -“Il
corsaro” -“ I masnadieri”- “Ernani”, “Macbecth” , tutti lavori su commissione che
incontrarono sempre il favore del pubblico e vennero rappresentati anche all’estero, i
ritmi di lavoro così intenso fecero ricordare a Verdi quelli come gli anni di galera.
A Napoli nel 1849 presenta “Luisa Miller” opera meno affascinante ma importante
per l’evoluzione dello stile musicale: orchestrazione più raffinata, recitativo incisivo,
il maestro scava nella psiche della protagonista come mai prima d’ora.
Il lavoro successivo”Stiffelio” presentato a Trieste l’anno dopo non soddisfa il
pubblico, forse a causa dei numerosi tagli imposti dalla censura austriaca, ed ancora
oggi viene rappresentata raramente. Con “Rigoletto” nei 1851 si impone come
massimo operista del suo tempo, unitamente a “Traviata” e “Trovatore” formano la
triologia popolare.
“Traviata” ( Venezia 1853) è la vera pietra miliare nella creazione del dramma
borghese dell’ultimo ottocento che influenzerà in seguito Puccini e gli altri autori
veristi suoi contemporanei.
L’idea di traviata venne a Verdi dopo avere assistito a Parigi nel 1852 al dramma di
Alexander Doumas figlio “ La dame aux camelias”.
Decise di farne un omaggio alla sua compagna, anche perché il rapporto tra il maestro
e Giuseppina Strepponi, con la sua dose di gossip provinciale e maligno, ben si
addiceva al personaggio femminile dai trascorsi discussi come “Peppina” per trarne
spunto e replicare alle critiche presentando la donna del cuore come eroina. Verdi
trovò l’argomento di sicuro effetto e malgrado fosse impegnato con “ Trovatore” si
buttò anche su questo nuovo progetto.
“Traviata “ andò in scena dopo “Il trovatore” solo perché non si trovò in poco tempo
una primadonna in grado di soddisfare l’esigente maestro.
Nel 1851 Verdi si trasferì con la soprano Giuseppina Strepponi , che sposerà nel
1859, nella campagna parmense.
Eugéne Scribe, librettista dell’operà di Parigi , propone al maestro un lavoro in
francese
“Le vespres siciliennes” che risulterà poco incline al genio verdiano e che avrà
successo solo con la versione italiana dei “Vespri Siciliani” presentata a Parma nel
1855.
La seconda metà degli anni cinquanta furono particolarmente difficili, il mondo
musicale stava cambiando, presentato a Venezia nel 57 il ”Simon Boccanegra” non
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piacque e solo dopo quindici anni e una profonda revisione riuscì ad avere successo
nel 1881. Altre difficoltà vennero incontrate con la censura “Un ballo in maschera” fu
ostacolata da quella napoletana prima e da quella romana poi, prima di ottenere il
meritato successo nel 1859.
Seguirono “La forza del destino” a Sanpietroburgo nel 1862, il ”Don Carlos”, a Parigi
nel 1867, e , commissionata dal Kedivè d’Egitto per l’inaugurazione del canale di
Suez “Aida”andata in scena il 24 Dicembre 1871.
Dopo avere scritto la “Messa da requiem” per la morte di Manzoni, che ammirava
molto, Verdi decise di ritirarsi a vita privata. Fu dissuaso da Arrigo Boito e Giulio
Ricordi che lo convinsero a scrivere “Otello” prima ed in ultimo “Falstaf” opera che
rappresentò la rivincita di Verdi con l’opera buffa.
Nel 1889 istituì l’opera-pia casa di riposo per i musicisti a favore dei colleghi meno
fortunati.
Gli ultimi anni di vita li trascorse tra Sant’Agata e Milano dove in inverno
soggiornava al Grand hotel De Milan dal 1872.Giuseppina Strepponi morì nel 1897
lasciando solo il maestro che venne colto da un malore a Gennaio del 1901. Nei
giorni di agonia la via Broletto e le vie circostanti l’albergo ,vennero ricoperte di
paglia per impedire che il rumore delle carrozze e lo scalpiccio dei cavalli
disturbassero l’illustre infermo.
Verdi aveva dato disposizioni affinché il suo funerale avvenisse all’alba od al
tramonto senza disturbare in modo semplice quasi anonimo, malgrado ciò il feretro
venne seguito da circa centomila persone in assoluto e rispettoso silenzio, era il 27
Gennaio 1901 ed il maestro aveva 87 anni.
Fonti Enciclopedia Rizzoli –Ricordi, Wikipedia,Guida al teatro dell’opera.
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