SOMMARIO
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CIVILTÀ DELLA SCRITTURA
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Giulietti»
Civiltà della scrittura
n. 22, aprile/giugno 2011
già «Rivista degli Stenografi»
fondata a Firenze nel 1877
Organo trimestrale della
Fondazione Francesco e Zaira Giulietti
di cultura stenografica, calligrafica,
grafica e linguistica
Redazione ed Amministrazione
Via dei Cairoli 16/C - 50131 Firenze
Tel. 339.4262820
www.fondazionegiulietti.it
E-mail: [email protected]
Direttore responsabile
Paolo A. Paganini
Direttore editoriale
Nerio Neri
Hanno collaborato a questo numero:
Francesco Ascoli
Filippo Martin
Massimiliano Motti
Indro Neri
Angelo Quitadamo
Sergio Sapetti
Gian Paolo Trivulzio
Anna Maria Trombetti
Massimo Ugliano
Stampa
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Copia non commerciabile
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Autorizzazione del Tribunale di Firenze
n. 3604 del 22/7/1987
––––––––––––
Fondazione Francesco e Zaira Giulietti
per lo studio, la promozione e la divulgazione
delle scritture comuni e della stenografia
Gabelsberger-Noe
Riconosciuta con D.P.R.
n. 310 del 19-1-1983
Sede legale
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Trib. Firenze Reg. P.G. n. 75
Consiglio di Amministrazione
Presidente Prof. Paolo A. Paganini
Vice Presidente Dr. Gianluca Formichi
Segretario Nerio Neri
Consiglieri
Prof. Giorgio Spellucci
Dr. Federico Sposato
Prof.ssa Anna Maria Trombetti
Collegio Revisori
Dr.ssa Cristina Dattoli
Dr. Gianluca Borrani
Dr. Enzo Rook
1
Massimiliano Motti
La stenografia?
Trattata peggio di una cortigiana!
3
Anna Maria Trombetti
Il record di Barbara:
il primo stenotatuaggio
della storia
6
Filippo Martin
Stenografia.
Ecco perché i giornalisti inglesi
hanno una marcia in più
9
Gian Paolo Trivulzio
L’Italia al primo posto
nelle gare al computer
organizzate dall’Intersteno
10
Informazioni e notizie
13
Francesco Ascoli
Quando la calligrafia era strumento
di educazione all’ordine
(parte seconda)
17
Sergio Sapetti
Sotto la lente del grafologo anche la
stenografia ha il suo bel carattere
(parte seconda)
21
Massimo Ugliano
L’immortale magia
di quei «20 caratteruzzi»,
parola di Galilei
28
Paolo A. Paganini
Andar per mostre
29
Angelo Quitadamo
Amici che ci hanno lasciato.
Ricordiamoli
30
Paolo A. Paganini
Fuori la lingua
31
L’angolo dei giochi
32
Indro Neri
Navigando.
Telettrofoniamoci
La collaborazione è aperta a tutti. I manoscritti e le fotografie
non si restituiscono in nessun caso. Gli articoli firmati riflettono
le opinioni dei loro autori: non necessariamente queste coincidono con le opinioni della Direzione. La Direzione si riserva di apportare eventuali tagli agli articoli ricevuti, per motivi di spazio.
La Stenografia?
Trattata peggio
di una cortigiana!
di
MASSIMILIANO
MOTTI1
CIVILTÀ DELLA SCRITTURA
D
1
alla stenografia cortese alla stenografia cortigiana. Mi fermo a riflettere sul perché oggi non si insegni più la stenografia nelle scuole italiane e già da questa
prima riflessione mi accorgo che in realtà sarebbe più corretto soffermarsi sul perché
l’insegnamento sia stato tolto dai programmi scolastici che lo prevedevano. Triste
sorte, triste destino... una classe di insegnamento chiusa proprio come fosse una delle tante case di tolleranza.
Che orrore, che vergogna! Ma a pensarci bene, cambia il soggetto, ma non la sostanza. La stenografia è stata messa al pari delle cortigiane, anche se questo termine
suona fin troppo bello per il trattamento
uno studente significa una disciplina da
che le è stato riservato.
Ma torniamo per un momento a studiare col fine di raggiungere la suffiquando la stenografia era ancora attiva cienza altrimenti il rischio è l’esame a
nelle scuole. Ecco che tanti bei segni, settembre (al tempo esistevano ancora i
tanti tracciati stenografici si allineano temutissimi esami di riparazione). Ma
sulla lavagna uscendo dalla mano del- perché io potevo beneficiare di tanto enl’insegnante che li trasmette ai suoi allie- tusiasmo ed invece altri come me non vivi. Che belli, questi “segnetti” che si uni- vevano questo amore, questa passione e
scono dando vita ad una sfilata di alta questo fervore al pari mio? La risposta
scienza e cultura: a Milano sfila Gucci, venne presto data. Io ho avuto la grandisnella mia scuola a Cremona sfila Gabels- sima fortuna di avere un’insegnante caberger. Che bello vedere l’insegnante af- pace, brava e ben preparata, ma con una
fascinare i propri allievi proponendo la dote unica: l’umanità.
Meglio una lezione in meno o un
materia come fosse una sorta di scoperta
nuova tutti i giorni e ancor di più entu- brano in meno, ma se serviva, ci si fersiasmarli man mano che si susseguono le mava a ragionare sui problemi, sulle siregole, le abbreviazioni e le sigle… e tuazioni di noi alunni. E questo permetl’abbreviazione logica? Potere della teva all’insegnante di trasformarsi in un
scienza e della cultura che quasi come amico e una persona sulla quale contafossero una bacchetta magica riescono a re... sempre! Grazie a questo entusiasmo,
trasformare (si badi bene – trasformare e per noi alunni la stenografia non era più
non tagliare) una parola, un segno per una materia da studiare, ma la figlia della
dar vita ad una nuova logica di produzio- nostra insegnante, una figlia da coccolane e lettura della parola stessa. Ma poi, re. E allora cosa facevano gli altri inseahimè, triste confronto con altre testimo- gnanti, perché non trasmettevano questo
nianze: alunni, studenti di altre scuole e amore? Purtroppo l’avvicendamento delclassi e anche altri sistemi. Non si nota le nuove leve ha rovinato tutto. Già gli
più quell’entusiasmo, quella consapevo- insegnanti per primi partivano dal prelezza di questa arte.
La stenografia è considerata soltanto
una materia d’insegnamento e quindi per 1 Stenografo, resocontista, germanista.
IL LIBRO
CIVILTÀ DELLA SCRITTURA
STORIA
DELLE
SCRITTURE
VELOCI
2
DI
FRANCESCO
GIULIETTI
IN OFFERTA
SPECIALE
SI PUÒ
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ALLA
FONDAZIONE
TELEFONANDO
AL NUMERO
339.4262820
supposto che la stenografia non sarebbe
servita più a nulla, che computers e prodotti dell’elettronica l’avrebbero soppiantata e pertanto preferivano dedicare
le poche ore a disposizione per preparare
gli alunni all’uso di una tastiera e di un
video su cui vedere materializzarsi quanto digitavano. Per loro questo significava
essere avanti, all’avanguardia e addirittura più innovativi di quanti continuavano,
invece, ad insegnare la stenografia. Ecco
allora che questi insegnanti si sono trovati a relegare gli stenogrammi come
tante cortigiane in fila, a sfilare lungo
una balconata, una scala o una vetrina in
attesa di essere scelte dal miglior offerente. E così la stenografia si trasforma
in materia d’uso da trattare e bistrattare e
la classe di insegnamento in una sorta di
casa di tolleranza. La stenografia viene,
da questo momento in poi, “tollerata”
come un ospite non gradito in una scuola
che pensa di svecchiarsi e vuol guardare
avanti... fino a che punto, noi non lo sapremo mai.
Grazie insegnanti che avete voluto
guardare avanti, ma purtroppo guardare
avanti per voi è stato un modo solo di
guardare al “vostro” futuro temendo il
posto o di rimanere a spasso dall’oggi al
domani.
Grazie insegnanti che avete esitato
un solo istante prima di buttarvi sul trattamento testi, le co-presenze e non so
quali altre discipline di nuova istituzione, abbandonando in un solo istante
quella disciplina che vi aveva fatto
“mangiare” fino al giorno prima.
E soprattutto grazie per averla bistrattata, abbandonata, trattata male e trattata
come una“cortigiana”, tanto che oggi si
ritrova sola e in balia di chiunque senza
averne più il merito. Ma la stenografia ha
un cuore, ha un’anima e un dono prezioso: l’immortalità résale da quanti l’hanno
amata e sapranno trasmetterne il suo
amore ancora a lungo. Svegliamoci un
po’! È vero che oggi risulta più comodo
digitare ad una tastiera, magari con un sistema di digitazione veloce che indovina
le parole per noi, ma prendiamo coscienza che tutta questa comodità (apparente!), alla lunga ci logora e ci distrugge.
Alzi la mano chi è ancor oggi in grado di
prendere carta e penna e scrivere una lettera da inviare per posta ordinaria – meglio la mail. Alzi la mano chi ancora oggi
spedisce una cartolina dalla villeggiatura
e si impegna a scrivere una frase accorata
– meglio un sms con abbreviazioni
“tvtttb mi mank” come fossero un codice
fiscale e con quelle “k”al posto del “ch”
per recuperare spazio e tempo. Alzi la
mano chi dopo aver scritto due righe a
penna può vantare un impatto visivo calligrafico (ovvero in bella grafia). La risposta è semplice, tutta questa tecnologia
apparentemente semplice, facile e comoda ci ha portato a disimparare e a farci
sprofondare nella pigrizia. E mi spiace
ammetterlo, ma la pigrizia presto si trasmetterà al cervello e allora saranno
“pianto e stridore di denti”.
U
n’ultima riflessione sull’utilità della
stenografia per quanti oggi dicono
che non serve a nulla. Il tracciamento dei
vari stenogrammi aiuta molto la mano
nei movimenti, soprattutto il Gabelsberger-Noe, sistema di tipo corsivo contrariamente ad altri di tipo geometrico o misto e che quindi presentano più scatti. Ad
ogni modo qualunque sia il sistema, tutti
possiedono curve, linee, uncini, rafforzamenti, scatti, inversioni... tutte operazioni che la mano può compiere solo se
coordinata al cervello e avete presente
quanti segni, combinazioni esistono?
Ecco il cervello le deve trasmettere tutte
per coordinare la mano proprio come si
faceva durante l’apprendimento della
grafia corsiva alle scuole elementari con
pagine e pagine di aste, curve e linee. Invece la digitazione di un SMS si basa su
una combinazione di 10 tasti che opportunamente selezionati originano la parola scritta: sicuramente una serie molto
più ridotta di combinazioni che il cervello deve coordinare e che di conseguenza
si traduce in una maggiore rapidità che
sfocia in assuefazione del movimento e
quindi “atrofia cerebrale”.
Resta allora da chiedersi se la stenografia sia così inutile oppure se si sia veramente mandato in malora quel “raccolto che è cibo per il nostro cervello”. Ma,
purtroppo, oggi si guarda solo al lato
economico e quindi i soldi vengono dalla
tecnologia e non dall’impegno e dallo
sforzo umani. Siamo ritornati alla teoria
classica “massimo rendimento con il minimo sforzo” ma aggiungo: “al prezzo
dell’ignoranza!”.
Il record di Barbara
il primo
di ANNA MARIA
TROMBETTI
stenotatuaggio
della storia
S
CIVILTÀ DELLA SCRITTURA
Traduzione dello
stenoscritto: Nell’infinito e nella
mia anima svuotata
di significato… sei
speciale.
N.B. Non è stata effettuata l’unione tra
“infinito” e la preposizione precedente per non rischiare
che il tatuatore incorresse in difficoltà nella rappresentazione di uno
stenogramma più
complesso e anche
per dare a ciascun
elemento della frase
il dovuto risalto.
3
i è più volte avuta occasione di sottolineare il binomio “duttilità/vastità” dei campi applicativi della scrittura stenografica, portata a correlarsi con le esigenze di
fissazione sincronica, sia delle parole altrui, sia dei più diversi contesti soggettivi;
ogni volta in pragmatica, descrittiva aderenza ad uno specifico linguaggio o ad un determinato scopo comunicativo. Ma la sua versatilità è connotata di molti altri aspetti
che scaturiscono dal suo grandioso DNA di arte-scienza, sfuggente ad ogni clonazione: non vi sono script, o altri surrogati scrittòri, ad eguagliarla nella pittorica bellezza
dei suoi sinteticissimi tracciati, in particolare di quelli a cui il corsivo ha conferito
estetica perfezione. Se n’è accorta persino l’arte del tatuaggio, grazie all’input di della ristorazione. Il suo è un primato
una prima, recentissima committenza. vero e proprio, non casuale né originato
Dopo la pergamena, la carta, la lavagna, da una moda in atto: l’idea, infatti, di
e le altre tradizionali superfici atte alla realizzare su se stessa uno stenotatuagriproduzione del segno grafico, ora an- gio (foto qui sotto a sinistra) non le è
che l’epidermide si è fatta supporto della nata per contagio degli ambienti in cui
Stenografia.
operano gli artisti della pigmentazione –
Il primo riscontro effettivo di una ancora completamente all’oscuro della
tendenza ad “incorporare” la simbologia valenza di una calligrafia sintetica, pittodegli stenogrammi (un interesse in tal rica, portatrice di un metalinguismo
senso era comunque già emerso da parte espressivo e affascinante nel suo mix di
di diversi soggetti incuriositi da un siste- velamento/svelamento dei messaggi –
ma di segni criptico ed elitario) ci viene ma dalla sua stessa forma mentis, conda Barbara, trentun anni, romana, una tratta con l’apprendimento scolastico
professione d’imprenditrice nel campo della Stenografia. L’estro degli stenografi proviene dal loro allenamento a far uso
di combinazioni segniche e simboliche,
da una visione mentale prima ancora che
da una tecnica manuale: essi si muovono
su scale di iconicità che, mentre attizzano l’inventiva stimolando il gusto della
metafora e aguzzando l’ingenium, danno
anche esca al vivere sentimentalmente
l’esperienza sensoriale della loro peculiare scrittura.
Barbara ha obbedito ad un “richiamo” che va al di là di una semplice nostalgia del tempo in cui frequentava un
istituto statale di ragioneria della capitale
ed apprendeva la Stenografia in modalità
stenitaliana. La prova è nel fatto che il
suo desiderio di tatuarsi stenografica-
CIVILTÀ DELLA SCRITTURA
mente ha avuto un lungo periodo di gestazione scandito da più fasi: la prima è
consistita in un esame comparato delle
quattro scritture elette a sistemi di Stato
in Italia; la seconda, nella scelta del metodo Gabelsberger-Noe, giudicato di particolare scioltezza ed armoniosità; la terza, nel puntiglioso rastrellamento, dalle
antologie o da altri testi, di stenogrammi
dal forte impatto visivo-iconico. Il tutto,
sostenuto dall’indispensabile guida didattica (dato che il Gabelsberger non
coincideva con il sistema di base appreso) e dalla realizzazione grafica del modello, ma sostanzialmente frutto di autoiniziativa consapevole e mirata. La composizione della frase da far diventare
“carne della propria carne”, è scaturita
proprio da questa complessiva ricerca intesa a dare corrispondenza di caratteri figurativamente eloquenti, esteticamente
suggestivi, ad una somma di sentimenti
sottesi.
La parola “infinito”, in versione gabelsbergeriana, richiama il guizzo di un
fulmine che si staglia nel cielo, quelle di
“mia” e di “anima”, l’ondulato e deciso
movimento di figure che danno l’impressione di procedere da destra a sinistra
quasi a rappresentare la necessità di un
senso alternativo al concetto di unidirezionalità, mentre “significato” ha un poderoso sviluppo “alla San Michele Arcangelo” di un modello iconografico
classico (Figura qui sotto) che stabilisce
un parallelismo tra “f” e posizione della
gamba che schiaccia il demonio, mentre
4
Il San Michele
“mancino”
rappresenta una
versione rarissima
del San Michele
Arcangelo dipinto
da Guido Reni,
certamente prima
del 1636. Tecnica
ad olio su seta
(293×202 cm),
custodito nella
chiesa dei
Cappuccini
(Chiesa di Santa
Maria della
Concezione)
a Roma.
fa corrispondere la divaricazione “f” / “t”
a quella che, nel quadro, divide l’asta della spada dal braccio che la impugna scendendo e risalendo verso la seconda ala.
Fantasia da cavallo? Surrealistiche visioni? O sfondamento prospettico di piani
suggerito dalla capacità di seduzione visiva di questa armoniosissima scrittura?
In quanto allo stenogramma di “speciale”, beh, non è il caso di cercargli un’ideale associazione con un’immagine definita: Barbara l’ha trovato talmente bello
da volergli assegnare una collocazione di
enfatico rilievo nella parte finale.
L
a prova del “vestito” tattoo 1 si è ripetuta per un certo numero di volte prima di essere presentata in versione definitiva al tecnico ed ai suoi magici aghi.
Poi l’ operazione di “cucitura” tra un’originale stoffa grafica e il fisico tessuto
della pelle. Già, la pelle, la più avanzata,
corporea frontiera su cui trovano inevitabile affaccio le verità provenienti dal
profondo di ogni esistenziale trincea; la
prima spia di ciò che siamo, di ciò che
diventeremo. La pelle che parla, che respira, che comunica… per alcune culture
antiche (la greca e la romana, quest’ultima soprattutto per influsso del cristianesimo), intoccabile, non alterabile, da rispettare nella sua nuda e pulita perfezione, per altre (le balcaniche, le nordiche,
le mediorientali), una superficie da caricare di ornamenti o di messaggi, una
modalità divulgativa di temi eterogenei,
quasi mai verbale, dal marchio eloquente. Ancora più lontane e diffuse, addirittura preistoriche, le tecniche che sono
state elaborate per dipingervi o incidervi
riproduzioni di figure del mondo animale, simboli tribali, caratteri legati a qualche status symbol, segni e segnali di potere. Dalla comparsa dell’uomo di CroMagnon, ma forse anche precedentemente, durante tutto il Neanderthal, sul
velo epidermico dell’umanità si è depositata un’infinita gamma di resoconti storici personali di cui qualche mummia ci
Tra le ipotesi filologiche più importanti, circa il
significato della parola “tatuaggio”, si accredita
quella che la fa discendere dal termine polinesiano (meglio ancora tahitiano) «tatau» - dal significato “scrivere sul corpo”. Il termine, importato da
Cook, è stato poi tradotto in inglese con “tattoo” e
come tale esportato in tutto il mondo.
1
ha recato testimonianza. Un dato ancestrale che stupisce, come non può non
stupire la sua risorgenza ai nostri giorni,
in continuità con un millenario, diacronico successo.
L’elemento di novità che qui si vuole
semiologicamente sottolineare riguarda
l’introduzione del codice stenografico
nel fenomeno riemergente del tatuaggio
ai nostri giorni. Alcune intraviste, tutt’altro che irrealistiche linee di sviluppo, ne
lasciano presupporre un allargamento in
quelle fasce giovanili già fuori dall’adolescenza, più esigenti nella ricerca di
modelli e di canoni non scontati. Per il
momento, la scelta di Barbara resta un
primato: anche di stile. Non tanto per il
fatto di non essere stata determinata da
un gusto di originalità fine a se stessa o
da una stravagante voglia di stupire,
quanto per l’intento, evidente anche ove
non fosse stato dalla stessa esplicitamen-
te dichiarato, di ricondurre a sintesi una
serie di significati dal valore esistenziale
profondo e connaturato. Incidere sull’epidermide concetti come il trasferimento
“nell’infinito” di una presenza amata,
“speciale”, che ha lasciato “l’anima
svuotata di significato”, non ha bisogno
di commenti; semmai ci sarà da continuare a riflettere sulla decisione di ricorrere ad uno tra i più artistici codici stenografici per velare di una sfumatura di riserbo una struggente dichiarazione e
conferirle, con la sobria eleganza della
scrittura, dignità più alta e più palese.
Al suo tatuaggio gabelsbergeriano è
stato affidato di significare e riecheggiare sommessamente, pudicamente, esemplarmente, voci di un vissuto mai sopito,
custodito per sempre nella polveriera del
cuore.
!
O
P
RINNOVA ORA IN TEM
C
N
A
L’ISCRIZIONE
SEI
2011
CIVILTÀ DELLA SCRITTURA
SOLTANTO GLI ASSOCIATI AGLI
AMICI DELLA FONDAZIONE GIULIETTI
POTRANNO RICEVERE LA RIVISTA
5
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Stenografia
Ecco perché
i giornalisti inglesi
hanno una marcia in più
di FILIPPO
MARTIN
CIVILTÀ DELLA SCRITTURA
I
6
Il manuale (a
fianco), scritto
dall’esaminatore
capo Marie
Cartwright, della
NCTJ, ha una
sezione
introduttiva sui
principi
fondamentali del
sistema. È uno
strumento
essenziale per la
preparazione dei
praticanti
giornalisti, per
migliorare la
velocità Teeline e
per superare
l’esame finale di
giornalismo.
l National Council for the Training of Journalists (NCTJ) è l’ente che sovrintende
alla formazione dei giornalisti nel Regno Unito. L’ottenimento di una qualifica
presso il NCTJ è subordinato al superamento di un esame di stenografia. I curricula
di studi dei corsi universitari con indirizzo in giornalismo e comunicazione prevedono infatti l’insegnamento della stenografia e il raggiungimento della velocità di 100
parole al minuto. Tutti i giornalisti inglesi sono quindi formati alla ripresa del parlato con il solo ausilio di blocco e matita, ai quali ragionevolmente affiancano il registratore digitale tascabile. A disposizione degli studenti vi sono corsi e docenti, oltre
ai manuali stampati in edizioni rivedute
e aggiornate (spesso corredati di CD Come viene insegnata la stenografia?
contenente i file audio per le esercitazio- Vengono organizzati corsi, offrite mateni di velocità; questi materiali sono di- riale per l’apprendimento a distanza
sponibili per l’acquisto on-line). Michel- ecc.?
le Patient, responsabile del NCTJ per la La stenografia è parte dei nostri
certificazione dei corsi di laurea in gior- programmi di insegnamento e viene
nalismo, e Marie Cartwright, presidente insegnata con i corsi accreditati dal
della commissione d’esame per le prove NCTJ.
La stenografia viene solitamente
di stenografia, hanno risposto ad alcune
insegnata da docenti qualificati e dalla
nostre domande.
comprovata esperienza. I corsi del NCTJ
Perché è importante che il NCTJ perse- prevedono lezioni tutti i giorni, per tutta
veri nell’insegnamento della stenogra- la loro durata. Il NCTJ inoltre offre un
corso a distanza che permette agli stufia a un giornalista?
La stenografia è una abilità essenziale denti di apprendere la stenografia autoper la professione del giornalista. Pren- nomamente da casa.
Abbiamo un nuovo libro di testo dal
dere appunti completi e precisi è di vitale importanza, perciò i candidati punta- titolo Teeline Gold Standard for Journano al raggiungimento delle 100 parole al lists, di Marie Cartwright, che porta gli
minuto per elevare le proprie prospettive studenti da
lavorative ed essere ammessi all’esame zero a 100
al
di qualifica del NCTJ (National Certifi- parole
minuto, e
cate Examination, ndr).
È importante essere preparati a anche oltre
riprendere un’intervista o una notizia se lo si desiultim’ora con accuratezza. La stenogra- dera. Il sistefia mette i giornalisti nella condizione di ma Teeline è
poterlo fare. Inoltre è particolarmente il più diffuso
utile in tribunale. Capita che la tecnolo- nel Regno
Si
gia faccia cilecca, mentre possiamo Unito.
sempre contare sulla nostra conoscenza basa sull’alfabeto ed è
della stenografia.
L’insegnamento viene garantito soltanto nei centri formativi londinesi e delle
maggiori città oppure su tutto il territorio nazionale?
Vi sono opportunità formative dislocate
sull’intero territorio del Regno Unito.
Una lista completa dei corsi riconosciuti
dal NCTJ è disponibile sul nostro sito.
Inoltre vi sono scuole, università e corsi
privati che insegnano la stenografia.
A destra: i segni
dell’alfabeto
“Teeline”.
Sotto: la tabella
indica la
derivazione dei
segni stenografici
dalla scrittura
comune.
CIVILTÀ DELLA SCRITTURA
Qual è la velocità minima richiesta per
superare l’esame di stenografia?
Gli esami del NCTJ prevedono diverse
velocità, dalle 60 alle 120 pm. Tuttavia
ci aspettiamo che gli studenti del NCTJ
si presentino all’esame per le 100 pm
alla fine dei corsi. Gli studenti che intendono sostenere il National Certificate
Examination devono possedere la velocità di 100 pm.
7
semplice, logico e di facile apprendimento. Questo manuale è accompagnato
da un CD affinché gli studenti possano
iniziare le esercitazioni di velocità fin
dall’inizio. Il libro contiene materiale
per la preparazione agli esami di stenografia del NCTJ. Esempi di prove d’esame sono disponibili anche sul sito
www.nctj.com.
Stenografia e registratore tascabile:
pro, contro e combinazione degli strumenti di ripresa del parlato al servizio
di un giornalista.
La stenografia è un mezzo affidabile in
grado di garantire accuratezza nella
ripresa. I registratori a volte ci lasciano a
terra. Inoltre se si utilizza un registratore
si deve poi riascoltare l’intera registrazione per ritrovare i punti salienti, il che
rappresenta un’indiscussa perdita di
tempo.
È molto più veloce e conveniente
trascrivere i propri appunti stenografici
anziché riascoltare una lunga registrazione per individuare i passaggi più
significativi. Con la stenografia un giornalista può scegliere di annotare
un’informazione ritenuta importante e
poi a seguire altre note integrative, se
necessario. Non dimentichiamo che le
pile scariche possono tradirci e che il
rumore di fondo può interferire con la
qualità della registrazione. Certo, ci
vuole tempo per imparare la stenografia
e raggiungere la velocità per un suo uso
a livello professionale. Tuttavia il registratore può essere un valido supporto
nella presa di appunti stenografici.
La stenografia al servizio del giornalista oggi: viene effettivamente impiegata? Quanto? Quali sono le situazioni in
cui la stenografia diviene irrinunciabile per il suo lavoro?
Nel mondo digitale di oggi la stenogra-
regola i mezzi di comunicazione di
massa, aggiornamento costante sul piano
della politica a livello locale e nazionale.
Esiste un albo dei giornalisti in Gran
Bretagna?
I giornalisti fanno richiesta alla National
Union of Journalists per ottenere uno
specifico tesserino di riconoscimento.
Molte testate richiedono una qualifica
del NCTJ quale requisito per poter offrire al giornalista un posto di lavoro.
CIVILTÀ DELLA SCRITTURA
Un esempio di
scrittura
stenografica
Teeline.
8
fia è probabilmente più importante di
quanto non lo sia stata in passato, perché
il giornalista riporta e pubblica notizie e
informazioni 24 ore al giorno ininterrottamente. Come si è detto, nel Regno
Unito i registratori non sono ammessi
nei tribunali. Bisogna quindi conoscere
bene la stenografia per assicurarsi tutti i
fatti e le dichiarazioni in aula di cui si ha
bisogno.
Cosa pensano gli inglesi della stenografia?
Nel 2008 il NCTJ ha condotto un sondaggio sulle abilità richieste ad un giornalista. Fu rivolto ai datori di lavoro
della categoria in Gran Bretagna, quindi
televisioni, radio, quotidiani nazionali e
locali, riviste di interesse generale, riviste specialistiche e ai maggiori centri di
formazione per giornalisti. Il risultato
della ricerca dimostrò che la stenografia
viene considerata una capacità fondamentale e gode di ampio sostegno da
parte degli editori, in particolare del settore dei quotidiani.
Quali altre capacità sono richieste ai
candidati per divenire giornalisti?
L’ottima stesura delle notizie, eccellente
conoscenza di grammatica e punteggiatura, conoscenza della normativa che
MODERNI SISTEMI
DI STENOGRAFIA
DI LINGUA INGLESE
Ci sono molti i sistemi di stenografia
attualmente in uso. I più conosciuti
sono:
Stenografia Pitman
Il sistema Pitman è stato ideato da Sir
Isaac Pitman (1813-1897) e fu pubblicato nel 1837. Nel corso degli anni è
stata progressivamente migliorato ed è
stato adattato anche a 15 lingue diverse. Il sistema è stato ampiamente
usato nel Regno Unito e Stati Uniti da
segretari, giornalisti e scrittori, ma ha
perso popolarità con l’invenzione dei
registratori tascabili e delle moderne
tecnologie.
Stenografia Gregg
Il sistema è stato inventato da John
Robert Gregg (1867-1948) e fu pubblicato nel 1888. Da allora sono state
pubblicate diverse versioni, anche in
lingue diverse dall’inglese. Gregg è
ancora usato, in particolare negli Stati
Uniti.
Stenografia Teeline
“Teeline” è un sistema di stenografia
adottato dal Consiglio nazionale per la
formazione dei giornalisti del Regno
Unito. È stato creato nel 1968 da
James Hill, un insegnante di stenografia Pitman. È adattabile a diverse lingue, ma viene utilizzato prevalentemente all’interno del Commonwealth
e in Paesi di lingue germaniche (tedesco e svedese). L’alfabeto stenografico
di base è estremamente semplice e
ricavato dall’alfabeto della scrittura
comune (le vocali sono generalmente
omesse) e può essere imparato in
tempi abbastanza veloci.
L’Italia al primo posto
nelle gare al
computer
organizzate dall’Intersteno
di GIAN PAOLO
TRIVULZIO
CIVILTÀ DELLA SCRITTURA
L’
9
Nazioni q.ta
Italia
438
Turchia
254
Rep. Ceca 184
Slovacchia 87
Croazia
55
Svizzera
54
Belgio
53
Ungheria
45
Austria
43
Russia
38
Polonia
34
Germania
20
Francia
11
Canada
9
Australia
2
Stati Uniti
2
Totale
1320
anno scolastico appena concluso è stato caratterizzato da molte turbolenze per
l’avvio dei nuovi programmi a seguito della riforma Gelmini. Come è noto, questi
programmi penalizzano l’insegnamento pubblico della scrittura al computer, in quanto i saggi della commissioni la ritengono un retaggio del passato, come già avvenuto
per la calligrafia e la stenografia.
Fortunatamente però le insegnanti di carattere ed esperienza non si sono lasciate
influenzare ed hanno aggiornato la loro didattica per consentire ai giovani di entrare
in possesso di questa abilità che, gettata dalle finestre scolastiche, è comunque invocata a gran voce nell’esercizio dell’attise e ceco) alcune di esse con percorso
vità lavorativa.
La dimostrazione pratica è data dal- netto, zero errori.
In vari paesi europei l’apprendimenla partecipazione alla gara di scrittura
al computer indetta per la nona volta to della scrittura al computer sta prendall’Intersteno. Anche se con una leg- dendo piede nelle scuole elementari, forgera flessione, la quantità di parteci- tunatamente questo sta avvenendo anche
panti è stata più che soddisfacente e l’I- in Italia grazie alla lungimiranza di Pretalia si è ancora una volta attestata al sidi ed insegnanti. Forse fra qualche
primo posto in termini di quantità (ve- anno potremo anche noi allineare giovanissimi concorrenti, come ha fatto quedasi tabella).
Ma non solo quantità, anche la qua- st’anno la Turchia conquistando le prime
lità ha avuto un peso notevole. Molte cinque posizioni nella categoria fino a 12
scuole hanno presentato allievi che si anni. I concorrenti di questo gruppo sono
sono tutti classificati, altre hanno affron- stati 39, tutti dalla Turchia e dalla Retato le prove in più lingue. Ma si resta pubblica Ceca. I primi due turchi della
ammirati dalla velocità raggiunta e dal- classifica hanno scritto alla velocità ril’alta precisione che ha permesso a spettivamente di 480 e 470 caratteri, con
Adriano Ansaldi dell’Istituto Bellisa- pochissimi errori.
Per degnamente valorizzare questi ririo di Mondovì, insegnante prof. Maria Pia Rossato, di ottenere il secondo sultati, è stata indetta il 25 giugno, a Raposto su 616 concorrenti nella categoria venna nella Sala Consiliare, una cerimoda 17 a 20 anni, scrivendo alla velocità di nia di premiazione e dimostrazione delle
520 caratteri per dieci minuti, con soli possibilità oggi offerte dalla tecnologia
per gareggiare a distanza, con piena sicu6 caratteri errati, pari allo 0,115%.
Il campione Carlo Parisi ha supera- rezza e controllo. L’evento è stato orgato se stesso, ottenendo il secondo posto nizzato dalla prof. Paola Pilotti che ha
fra i 236 concorrenti oltre i 20 anni, con avuto, unitamente alle colleghe Riccò,
la velocità record di 755 caratteri al mi- Morisi e Batani, il compito di motivare,
nuto, con 0 errori! Da non trascurare che ricordare le scadenze ed assistere le insegli è anche riuscito l’arduo compito di gnanti per questa competizione.
scrivere in altre 14 lingue (inglese - fran- Tutti i risultati al sito
cese - tedesco - spagnolo - finlandese - www.intersteno.org - Internet contest croato - ungherese - rumeno - turco - Classifications lists.
portoghese - polacco - slovacco - olande-
informazioni
e notizie
CIVILTÀ DELLA SCRITTURA
10
a cura di
p.a.p.
Non basta la pubblicità
a far sopravvivere le news
P
er alcune testate il 2010 è stato
drammatico I tre principali giornali
italiani in tre anni hanno perso circa una
copia su quattro (con questo andamento
in nove anni le copie vendute si ridurrebbero a zero). Tra l’altro, la pubblicità online non riuscirà mai a sostenere l’industria delle news. Da poche settimane poi
anche il New York Times online è passato
a pagamento (con risultati per il momento non troppo incoraggianti). Ma fare un
buon prodotto o puntare sui tablet non
basta. Cresce la convinzione che le fonti
di reddito debbano essere molteplici, relative ai diversi strumenti tecnologici e a
nuove modalità di contatto con il pubblico. Tutte le innovazioni che stanno mettendo a soqquadro il mondo dei giornali,
e che hanno a che fare con il modo con
cui l’informazione viene distribuita
(Google) o usata come «merce di scambio sociale» (Facebook, Twitter eccetera), sono infatti nate all’esterno dei giornali.
Donne a rischio di stress
se chiamate a casa dall’ufficio
D
opo l’orario di lavoro, abbandonare
la tecnologia. Smartphone e computer possono nuocere alla salute dei lavoratori, soprattutto se donne. È quanto
emerge da uno studio condotto dall’università di Toronto, pubblicato sul “Journal of health and social behaviour”, su
alcuni dipendenti statunitensi. Gli scienziati canadesi hanno chiesto ai partecipanti quanto spesso venissero contattati
al di fuori del posto di lavoro per telefono, email o sms, in merito ad argomenti
legati alla propria professione. I risultati
dimostrano che le donne, contattate dai
propri superiori, registrano più elevati livelli di stress psicologico. «Le donne –
spiega il coordinatore della ricerca, professor Paul Glavin – si sentono più in
colpa per il semplice fatto di essere state
raggiunte dal lavoro mentre sono a
casa». Ed è proprio il senso di colpa a
scatenare l’angoscia. Se il capo chiama
fuori dall’orario di lavoro le donne si
sentono in torto per occuparsi di questioni di lavoro a casa, anche quando la mail
o la telefonata dall’ufficio in realtà non
interferisce poi tanto con la vita familiare. Divise tra carriera e famiglia, le donne cercano di dare il massimo su tutti i
fronti: ogni invasione di campo viene
vissuta con vergogna. Temono che, occuparsi di questioni professionali anche
a casa, le faccia diventare pessime mogli
o madri. Cosa che, notano i ricercatori,
agli uomini non succede affatto
L’insidia del web
ormai minaccia la TV
I
l futuro del piccolo schermo è sul web.
La previsione, neanche troppo a lungo
termine, arriva dalla società britannica
“Convergence consulting group”, che ha
diffuso uno studio sulle abitudini televisive degli americani. “The battle for the
american couch potato”, questo il titolo
della ricerca, prevede che entro la fine di
quest’anno, due milioni di famiglie statunitensi lascerà la tv via cavo a favore
del web. La definizione “couch potato”
in gergo indica quelle persone che passano la maggior parte del loro tempo a
guardare la tv. Una battaglia, quella per
acquisire i grandi utilizzatori di tv, che
sembra tutta a favore delle web tv. Secondo il rapporto, nel 2010 il 18% degli
statunitensi ha usato internet per guardare intere serie televisive. Una percentuale
che va aumentando di anno in anno. Per
l’anno in corso si prevede che sarà del
19%, mentre per l’anno prossimo arriverà al 20%.
L’iPad negli asili?
Fra un po’ anche in fasce
T
empere, colori, macchinine e iPad2. Il
gingillo tecnologico sta per fare il suo
ingresso negli asili del distretto scolastico di Auburn nel Maine, negli Stati Uniti. Quando riaprirà la scuola circa 300
bambini di 5 anni avranno a disposizione
insieme agli altri giocattoli un iPad2 per
imparare l’alfabeto e i numeri. L’ultima
creazione di Steve Jobs ha infatti sviluppato diverse applicazioni ad alto livello
didattico, dedicate proprio ai giovanissimi. A Auburn sono quindi convinti che la
tavoletta possa aiutare i bambini nell’apprendimento e per questo sono disposti a
spendere 200mila dollari per finanziare
l’iniziativa. Se i tuoi studenti sono attenti, sostengono i fautori dell’iniziativa,
“Iincorruttibili
giornalisti
esistono.
Ma costano
di più.
”
puoi insegnare loro qualsiasi cosa. Se
sono annoiati e guardano fuori dalla finestra, puoi anche essere Socrate ma non
riuscirai a insegnare loro nulla. Non tutti
però sono convinti della bontà dell’iniziativa. Alcuni genitori, ad esempio, hanno fatto notare che un investimento tale
poteva essere più utile speso diversamente. “Capisco che sia necessario tenersi al passo coi tempi – sostiene una
mamma – ma penso che un bambino di
cinque anni sia troppo piccolo per comprendere e apprezzare.
Giornali in difficoltà
per la crisi economica
I
n quattro anni la diffusione dei quotidiani ha vissuto un «costante peggioramento» con vendite medie giornaliere
che dalle 5,5 milioni di copie del 2006
sono scese nel 2010 a 4,6 milioni di copie. In quattro anni sono state perse circa
900 mila copie. È quanto emerge dallo
studio Fieg su “La stampa in Italia”. Le
flessioni hanno subito un’accelerazione
negli anni più acuti della crisi economica, a conferma della particolare esposizione dei giornali alle variazioni del ciclo economico. Comunque il calo, che
ha raggiunto il culmine nel 2009 (–7%),
ha subito una decelerazione nel 2010
(–4,3%). Dall’analisi delle vendite per
categorie di quotidiani emerge come i
segnali di maggiore difficoltà si siano
manifestati nel 2009 tra le testate con i
bacini distributivi più ampi. «L’insieme
dei dati relativi al mercato dei quotidiani
nel 2010 delinea una situazione molto
difficile con flessioni delle vendite che
non hanno risparmiato alcuna categoria»
di quotidiani, si legge nello studio Fieg.
CIVILTÀ DELLA SCRITTURA
Per il prossimo anno
libri scolastici in digitale
11
“Faiquando
attenzione
leggi
libri di
medicina.
Potresti
morire per un
errore di
stampa.
”
L
a rivoluzione del libro digitale invade
il mondo dell’istruzione. Dopo il via
libera del ministero dell’Istruzione ai libri di testo in versione digitale, arrivano
le prime iniziative concrete in questo
senso. Al grido di “zaini pesanti addio”,
la Zanichelli, casa editrice che nel 1997
ha prodotto il primo libro digitale, il celebre manuale Amaldi di Fisica, ha presentato le novità che contraddistingueranno i libri del prossimo anno scolasti-
co. La casa editrice renderà fruibili i tradizionali libri di testo cartacei su un
qualsiasi supporto digitale: i contenuti,
convertiti in versioni pdf, saranno consultabili tramite l’iPad, il pc, il Mac, il
sistema eReader, i cosiddetti tablet, ma
anche su iPhone e l’iPod touch. “Spetterà agli studenti – spiegano dalla Zanichelli – la libertà di scegliere se studiare
sul cartaceo o sul digitale. Decidere così
quando, dove e come consultare il libro
di scuola: a casa, in vacanza, in classe
senza preoccuparsi più del peso e dell’ingombro. E per gli insegnanti vi sarà
la possibilità di rispondere positivamente
alle richieste del Miur sulla necessità di
adottare libri “misti”. La versione digitale dei libri di testo, da scaricare, si otterrà
unitamente all’acquisto della versione
cartacea. La doppia versione dei libri
sarà evidenziata dall’etichetta “libro scaricabile” presente sui testi tradizionali,
che conterranno anche il codice che consentirà tramite il sito www.scuolabook.it
di effettuare il download del testo. Insomma non la classica offerta “due al
prezzo di uno” ma allo stesso prezzo un
libro “doppio” : cartaceo e digitale. Da
Zanichelli specificano che non si tratta,
tuttavia, di un addio al tradizionale libro
cartaceo. Si comincerà con la realizzazione digitale della “Divina Commedia”
di Dante Alighieri.
Indagine della rivista “Histrio”
sullo “stato della critica”
D
“
ossier”, cuore della rivista di teatro, “Histrio”, esamina, con una
serie di interviste, “Lo stato della critica”. “Vogliamo cercare di capire”, si legge nella presentazione, “se siamo una
specie in via di estinzione o di trasformazione, mentre assistiamo impotenti
alla diminuzione di spazi editoriali, lettori e prestigio. Con anziani maestri che
non si sono rivelati tali, una generazione
di mezzo scavalcata dalla storia, le nuove leve perse nei meandri del web. Il
dossier vuole scattare una fotografia sullo stato dell’arte fra excursus storici, inchieste, riflessioni critiche e autocritiche. A questo proposito proponiamo un
decalogo dei diritti e dei doveri del critico. Perché sentiamo forte l’urgenza di ritrovare una deontologia professionale e
una libertà di giudizio che oggi appare
“Errare
è
umano.
Dare la colpa
a un altro
ancora di più.
”
perduta e compromessa”. Il servizio, a
cura di Claudia Cannella e Diego Vincenti, accoglie interventi di Stefano Bartezzaghi, Roberto Rizzente, Giuseppe
Liotta, Laura Bevione, Renzo Francabandera, Oliviero Ponte di Pino, Nicola
Arrigoni, Andrea Porcheddu, Sergio Lo
Gatto, Carlotta Clerici, Davide Carnevali, Anna Pérez Pagès, Maggie Rose, Elena Basteri e Fausto Malcovati.
Ed infine eBook
ha superato il cartaceo
A
CIVILTÀ DELLA SCRITTURA
lla fine il sorpasso è arrivato. Negli
Stati Uniti gli eBook hanno sopravanzato nelle vendite i libri cartacei. I
dati, pubblicati dalla Association of
American Publishers, l’associazione degli editori americani, si riferiscono al
mese di febbraio 2011 e parlano di un
giro di affari per i libri elettronici da 90,3
milioni di dollari, con un incremento del
202% rispetto all’anno precedente. Numeri che hanno superato sia le pratiche
edizioni paperback (economiche) che
hanno incassato 81,2 milioni, sia le eleganti hardcover a copertina rigida. Nel
complesso tutta l’editoria non digitale,
ha avuto un calo del 24,8%, nonostante il
fatturato complessivo resti al primo posto con 215,3 milioni di dollari, cui vanno aggiunti i 58,6 milioni dei libri per
bambini, conteggiati a parte. Il sorpasso,
seppur parziale, indica un trend ormai
delineato, quello dell’ascesa inarrestabile del libro elettronico. A conferma di
tutto ciò, il fatto che questo primato arrivi a poca distanza da quanto accaduto su
Amazon, il colosso americano di vendite
12
SOSTIENI
ANCHE TU
LA
FONDAZIONE
GIULIETTI
online e promotore degli eBook con il
suo eReader Kindle, su cui il sorpasso
degli eBook si era già verificato lo scorso anno. Secondo l’Associazione degli
editori americani, i numeri del sorpasso
sono dovuti principalmente al boom di
vendite di eBook nel periodo successivo
alle vacanze natalizie, che ha visto numerosi consumatori “costretti” ad acquistare qualcosa da leggere con i dispositivi eReader, ricevuti come regalo di Natale. Il successo degli eBook oltreoceano
non rappresenta solo una rivoluzione nel
mondo del consumo librario, ma anche
una fonte di preoccupazione per molti
autori ed editori, che si sentono minacciati dalla facilità di pubblicazione online. Da più parti, infatti, rimbalzano in
questi giorni appelli allarmanti circa il
problema della pirateria digitale. La crescente popolarità dei dispositivi elettronici è cavalcata dai pirati del web che offrono copie di libri scaricabili gratuitamente e illegalmente. Un esempio recente è quello dell’autore australiano Jeffrey
Archer, che si è visto diffondere online il
suo ultimo romanzo “Only time will
tell”, prima ancora che fosse disponibile
in libreria. Insomma il rischio è che si ripeta quello che è già successo per l’industria musicale, in cui il download illegale
dei brani ha provocato danni notevoli
agli introiti del settore.
Una lapide coi nomi dei giornalisti
morti al fronte nel 1915/’18
N
ello scantinato di un complesso
INPGI a sud di Roma, è stata rinvenuta una lapide in marmo (misura cm.
170 di altezza, cm. 101 di larghezza e
cm. 3 di spessore) con impressi i nomi
degli 83 giornalisti di ogni parte d’Italia
morti per la Patria nella Prima Guerra
Mondiale 1915-1918. Accanto ai lori
nomi è quasi sempre riportata anche la
loro testata di appartenenza, nonché l’indicazione di eventuali onorificenze ottenute. Su 83 giornalisti che hanno dato la
loro vita al fronte figurano ben 5 medaglie d’oro, 21 d’argento e 2 di bronzo. La
lapide sarà al più presto restaurata e ricollocata a imperitura memoria in un
luogo degno. Viene proposto il Vittoriano (Altare della Patria) a piazza Venezia
a Roma
Calligrafia
Quando la
era strumento
di educazione all’ordine
(parte seconda)
di FRANCESCO
ASCOLI
La calligrafia nelle scuole secondarie
N
CIVILTÀ DELLA SCRITTURA
La corretta
postura del corpo
e della mano
nell’illustrazione
d’un vecchio
trattato di
calligrafia.
13
el Settecento la calligrafia aveva assunto un ruolo strategico in diversi ambiti,
non soltanto in quello educativo, ma anche, per esempio, in quello militare,
dove era richiesta una specifica competenza per la compilazione delle scritte nelle
carte geografiche, o in quello dell’editoria, laddove vi era la pratica di presentare
frontespizi riccamente incisi. Anche se con la rivoluzione industriale certe richieste
o esigenze vengono a mancare o sono di molto affievolite, la calligrafia rimane ancora come strumento di educazione all’ordine, al comportamento corretto (con il
consueto doppio senso del “buon carattere”). Non a caso le frasi utilizzate per l’apprendimento della scrittura riflettevano
questa impostazione. Successivamente re e così via. Recitavano infatti i relativi
l’inserimento della calligrafia nei pro- programmi:
grammi delle scuole tecniche non aveva “L’insegnamento della calligrafia nelle
certamente come fine quello di formare scuole tecniche tende a far acquistare
degli artisti della penna, ma di fornire agli alunni, prima di ogni altra cosa, una
uno strumento professionale utile ai ra- scrittura uniforme, nitida, chiara. Epperò
gionieri, agli impiegati in genere per i professori tutti, ed in ispecial modo
l’intestazione di fatture, libri contabili, quello di computisteria poi va raccomanbilanci, giornali mastri.
dato, che nella II e nella III classe, pur
I programmi e gli orari per le scuole quando si studiano i caratteri d’intestatecniche lasciano intravedere quanto l’a- zione, non devono trascurarsi i continui e
spetto artistico della calligrafia non do- non brevi esercizi sul corsivo inglese, più
veva essere esaltato e quanto questa in- che comunemente non siasi fatto sin qui.
vece doveva risultare funzionale soltanto Inoltre non è nuovo il caso che provetti
alla buona tenuta di libri contabili, fattu- insegnanti tengano più che ad altro, ai caratteri lapidei, ai fregi e ai ghirigori, facendo sfoggio di lavori complessi, che
sanno d’ordinario più di disegno che di
calligrafia. Ciò non dev’essere: perocché,
è vero, trar profitto della speciale attitudine di qualche alunno per lavori siffatti;
ma per pochi scolari abili non devono
mai trascurare gli altri, anche quelli che
più ostinatamente e si mostrano poco inclinati allo studio di questa materia, modesta ma importantissima. L’insegnante
deve insistere, specialmente nella I classe,
su i primi esercizi fondamentali ripetendoli all’uopo di quando in quando, e deve
badare alla comoda ed igienica positura
del corpo, nonché ad una regolare e non
viziata impugnatura della penna. Così la
calligrafia, insegnata con opera paziente
ed accurata, darà frutto più copioso e generale.”
Le scuole normali, eredi delle vecchie scuole di metodo, furono istituite
per preparare i maestri (e le maestre) all’insegnamento primario. I relativi programmi prevedevano inizialmente, per i
tre anni del corso, 3 ore nel primo e nel
secondo, a classi riunite, per gli allievi
maestri e 2 per le allieve maestre. Quanto ai programmi, non erano particolarmente dettagliati. Anche qui, un avvertimento a non esagerare l’importanza della propria materia:
“Il maestro di calligrafia si guarderà
dall’esagerare l’importanza della propria arte, come fanno taluni i quali pretendono collegarla colla matematica, e
spendono un tempo prezioso in teoriche
di cui gli allievi non sanno che fare. Insisterà sulla posizione conveniente della
persona che scrive. Sceglierà modelli
graduati e contenenti sentenze, per
quanto è possibile, educative. Si restringerà alla scrittura corsiva, compresa la
CIVILTÀ DELLA SCRITTURA
Filippo Delpino,
‘poeta della
stenografia’,
massimo
esponente della
Scuola tayloriana
(la sua
applicazione fu
utilizzata nel
Parlamento
Subalpino), oltre
che stenografo, fu
anche un cultore
della calligrafia.
Qui a lato
un’edizione con
tavole di Delpino.
14
formazione elegante delle maiuscole,
evitando la scrittura gotica, gli arabeschi, gli svolazzi, e simili esercizi di puro
ornamento. Si varrà del testo Trossi e
Delpino. Eserciterà gli allievi nel modo
di temperare la penna, ed esporrà loro
alcuni cenni sopra i seguenti punti: 1
vari metodi dell’insegnamento calligrafico secondoché si comincia dalla formazione delle lettere grandi, minute e
mezzane; ragioni della preferenza da
darsi a quest’ultimo. 2 esercizi preparatorii; aste e curve; formazione delle lettere; graduazione degli esemplari; 3 primi esercizi di scrittura sulla sabbia, sulla lavagnetta e sulla carta, quali si debbano escludere, e , come si possa conciliare il risparmio della spesa col profitto
de’ fanciulli. 4 posizione della persona;
scelta delle sentenze da proporsi a modelli di scrittura, 5 gradazione degli
esercizi; dell’uso della falsariga; dei
quaderni lineati, e dello scrivere senza
questi sussidii.”
C
on la riforma Gentile, la calligrafia
subì un drastico ridimensionamento, mentre fu inserito quello delle due
nuove materie grafiche, stenografia e
dattilografia. Particolarmente grave la
sua cancellazione dalle scuole normali
(che si chiamarono istituti magistrali),
che erano le scuole dei futuri e delle future maestre.
Con l’avanzare della meccanizzazione della scrittura (e di mutati valori nei
confronti della scrittura a mano in genere) la calligrafia finì col deprezzarsi sempre di più. La professione progressivamente non attrae neanche come impiego
stabile seppure modesto consolidando un
processo di femminilizzazione che era
già comunque in atto così come scrive
Saverio Santamaria:
“La femminilizzazione del corpo docente
(prima nella scuola elementare poi anche nella secondaria) è un fenomeno che
accompagna la scuola italiana fin dalla
nascita ed è destinato ad accentuarsi nel
tempo.”
Il titolo di professore di calligrafia da
solo non sarà più appetibile, e la sua abilitazione sarà considerata soltanto come
una parte del proprio curriculum buono
solo ad elevare la propria quota di punteggio in vista di partecipazioni a ben più
importanti concorsi.
Dalla Riforma Gentile all’inizio della
Seconda guerra mondiale
L
a calligrafia prettamente artistica, ornamentale (negli Stati Uniti la chiamano “Ornamental penmanship” proprio
per distinguerla da quella scolastica) non
aveva quindi accesso da nessuna parte,
non solo nelle scuole tecniche o normali,
ma nemmeno in quelle artistiche, dove
avrebbe potuto e dovuto avere diritto di
cittadinanza, nonostante la presenza di
una tradizione di tutto rispetto. I calligrafi più famosi, a partire da quelli di fine
Ottocento come Eliodoro Andreoli o
Giovanni Tonso, e successivamente
come Francesco Lamanna o Emilio Ageno1 avevano fra le loro pubblicazioni anche esempi di pura calligrafia ornamentale per mostrare non solo la propria abilità, ma anche per far riscoprire un’arte
diversa e di lunga tradizione; altri, come
Marco Turco invece non pubblicarono
nulla o quasi, ma erano ugualmente conosciuti ed apprezzati come “pergamenisti”. Tuttavia, essendo costoro impegnati
nell’insegnamento, non trovarono il
modo o l’occasione di portare avanti iniziative culturali diverse come corsi, riviste o pubblicazioni didattiche che potessero promuovere in qualche modo questo aspetto dell’espressione grafica. Negli anni Trenta del secolo scorso l’Inghilterra, invece, riscopriva la cancelleresca
italiana del Cinquecento di Arrighi, Tagliente e Palatino, fondando per cura di
Alfred Fairbank2 una associazione dediEliodoro Andreoli, Raccolta di epigrafi scritte e
incise dal prof. Eliodoro Andreoli dedicate a sua
Eccellenza il Comm. Achille Basile prefetto di Milano, Milano, Stab. Tip. Ducati, Varisco & Co,
1885; Giovanni Tonso, Album artistico, Torino,
1896; Francesco Lamanna, Atlante artistico didattico di calligrafia, composizioni di epigrafi
scritte e miniate ad uso degli aspiranti all’insegnamento e ai cultori di arti grafiche, Parma,
presso l’A., fine sec. XIX; Emilio Ageno, Esempi
originali di peculiare ornamentazione a penna,
Genova, Arti Grafiche Bozzo e Coccarello, 1939.
2 Alfred Fairbank (1895-1982) frequentò le lezioni di calligrafia della Central School of Arts and
Crafts di Londra sotto la guida di Graily He-
CIVILTÀ DELLA SCRITTURA
1
15
Foto grande:
un prezioso trattato sulla miniatura del 1905.
Foto piccola:
una cartolina del calligrafo Nicola D’Urso.
voce “calligrafia” per l’Enciclopedia Italiana, la famosa Treccani, per opera di
Gualtiero Medri, noto bibliografo ferrarese, che sembra uno dei pochi personaggi del periodo ad interessarsi di questa materia4.
2 - Continua
witt; si interessò successivamente al carattere italiano cancelleresco del Cinquecento fondando la
Society for Italic Handwriting. Pubblicò diversi
manuali, raccolte di facsimili di manuali di scrittura; studiò anche paleografia. Sul revival della
cancelleresca e in generale sulla scrittura in Europa nel XX secolo v. Rosemary Sassoon, Handwriting of the Twentieth Century, London, Routledge, 1999.
3 Nicola D’Urso (1877-1936), originario di Terni
fu rinomato calligrafo, Fondò nel 1915 la rivista
di arti calligrafiche “Scrittura” che però ebbe vita
molto breve. Pubblicò, fra l’altro, un piccolo manuale per la scrittura con la mano sinistra ad uso
dei mutilati della prima guerra mondiale, nonché
un libretto per l’utilizzo del pennino Redis.
4 Di calligrafia si era interessato il bibliografo
Giacomo Manzoni di Lugo, nei suoi Studii di Bibliografia analitica del 1882, saggio pioneristico
nel suo genere. Gualtiero Medri, assieme a Raffello Bertieri, cultori di arti grafiche e tipografiche, furono tra i pochi che si occuparono della nostra materia. Sia Medri che Bertieri pubblicarono
degli interventi sui calligrafi del Cinquecento, il
primo nel 1928 sulla rivista “All’insegna del libro” e il secondo nel 1927 sulle pagine del suo
“Risorgimento Grafico” .
CIVILTÀ DELLA SCRITTURA
Una delle
cartoline a
soggetto
francescano del
calligrafo
Nicola D’Urso.
16
cata (la Society for Italic Handwriting), e
suggerendola perfino (non senza qualche
protesta) come modello scolastico.
In Italia è da segnalare l’attività di
Nicola D’Urso, calligrafo attivo a Roma
negli stessi anni, che aveva fondato una
rivista negli anni della prima guerra
mondiale (cessata quasi subito per ovvi
motivi) e autore di numerosi modelli calligrafici; inventore di un sistema stenografico, vero artista della penna, autore
anche di “micrografie” , era in contatto
con personaggi e celebrità del suo tempo, compreso Mussolini, per il quale
vergò una pergamena celebrativa del fascismo. Partecipò pure ad una esposizione artistico-didattica sulla scrittura e il
disegno a Roma nella quale presentò
una fortunata serie di cartoline a soggetto francescano tuttora molto ricercate3. È
da segnalare anche la redazione della
Il Gruppo Editoriale Giunti
ha messo a disposizione della
Fondazione le copie del volume
FRANCESCO
GIULIETTI
STORIA DELLE
SCRITTURE VELOCI
pp. 514
Chiunque fosse interessato può
richiederne una copia mettendosi
in contatto con la segreteria
della Fondazione
al numero 339.4262820
lente
di SERGIO
SAPETTI
Sotto la
del grafologo
anche la stenografia
ha il suo bel carattere
(parte seconda)
D
PK
CL
CIVILTÀ DELLA SCRITTURA
CM
CT
17
DL
i frequente mi è capitato di esaminare le reciproche influenze esercitate sulla grafia dalle molteplici attività
professionali svolte quotidianamente da
alcuni stenografi, quindi il medesimo
soggetto può essere stato esaminato varie volte perché appartiene contemporaneamente a più tipologie. Per rendere più
snella la lettura dei grafici ho inserito
quindici analisi per ogni segno caratteristico, le scritture corrispondenti sono riprodotte nelle prossime pagine, per
esemplificare i concetti espressi nel testo. Ogni stenografo è indicato con una
sigla, in modo da garantirne l’anonimato.
Stenografi resocontisti e assembleari: BR, CM, CT, PT, SS.
Stenodattilografi (con professionalità equivalente in entrambe le mansioni): CL, CT, FG, LL, PK, PS, SL, SV,
TM.
Insegnanti di stenografia: BR, CL,
DL, FG, PT, SS.
Studenti di stenografia (selezionati
in base alle prestazioni prestigiose in
campo scolastico o agonistico): PK, PM,
SL, SV.
I soggetti facenti parte del campione
esaminato sono quindi eterogenei per età
sesso ed estrazione culturale, provengono da tutt’Italia e vivono in luoghi diversi. I sistemi stenografici inseriti nell’analisi sono i seguenti: sistema Gabelsberger-Noe (SL), sistema Meschini (PS), sistema Cima tradizionale (CL, DL, PK,
PM, SV), sistema Cima personalizzato
professionisticamente (BR, CM, CT, LL,
PT, SS), sistema Stenital-Mosciaro
(TM); ovviamente tutti gli insegnanti
sono a conoscenza dei quattro sistemi
pubblici, pur avendone specializzato uno
LL
PT
PS
CIVILTÀ DELLA SCRITTURA
SL
18
TM
SS
solo per la velocità (in particolare hanno
una maggiore despecializzazione: FG,
CL e DL).
In base al teorico “profilo grafologico dello stenografo”, ho constato che il
modello è tanto più conforme al carattere
dello stenografo esaminato, quanto più
questi utilizzi la stenografia a velocità
oratoria come principale attività professionistica; invece le divergenze sono
sempre più nette nei confronti di coloro
che, oltre a tralasciare l’esercizio ad elevata velocità di scrittura, lavorano quotidianamente in campi diversi da quello
della resocontazione stenografica.
ANALISI DELLA SCRITTURA
d’un campione mondiale di stenografia
BR – 38 anni, insegnante e stenografo professionista, sistema stenografico Cima. Siamo di fronte alla scrittura di
uno stenografo ad altissimo livello agonistico in quanto ha detenuto in contemporanea sia del titolo di Campione Mondiale sia di quello di Campione Europeo;
il suo valore tecnico è confermato dai validi testi scolastici e professionistici di
cui è autore, oltre che da un suo prototipo di sistema stenografico basato su regole innovative
La scrittura discretamente chiara e
facilmente leggibile, essa è distribuita armonicamente, è tendenzialmente aderente con una lieve propensione all’ascendenza nella zona centrale della pagina,
eretta all’88% con una percentuale superiore al 70% di aste rette superiori e
all’80% di aste rette inferiori. Le difficoltà incontrate per potersi affermare
con successo sono evidenziate nelle ritorsioni delle aste inferiori (quasi il
15%), la propensione alle nuove idee si
denota dalle aste curve superiori (oltre il
20%). Il livello di forma è notevole, osservando il dinamismo delle parole ci si
accorge dell’armonia con la quale la calma si coniuga con la fluidità del tracciato.
Le lettere sono semplificate ma leggibili, con una percentuale di scrittura legata superiore all’86%; i raccordi sono
curvilinei o spigolosi, con un’alternanza
tra tensione e rilassamento che esprime
elasticità; spesso le lettere sono unite da
dei “rapidi” occhielli, evidenti in special
PM
FG
SV
CIVILTÀ DELLA SCRITTURA
BR
19
modo nelle lettere P minuscole che tra
l’altro sono eseguite con movimento
ascendente a partire dall’asta. L’altezza
delle lettere supera di poco i 14 dmm.,
gli occhielli in media sono alti quasi 16
dmm. La pressione è incisiva soprattutto
verso il basso, inoltre vi sono anche dei
piccoli ricci del soggettivismo premuti
verso destra. La riflessività nel decidere
è notevole, infatti la distanza media tra
una parola e l’altra è pari a 6 volte la larghezza dell’occhiello; nel rapporto io-tu,
dato dall’interlettera, si ha una distanza
media nella norma: poco più di un occhiello. La lunghezza degli allunghi inferiori è notevole: 3,67 volte l’altezza dell’occhiello medio, compensando quindi
con una forte radicata la notevole estensione degli allunghi superiori (2,45 volte
l’altezza dell’occhiello medio).
Passando all’esame dello stenoscritto si riscontrano subito dei parallelismi
evidenti con il corsivo: scrittura personalizzata ma leggibile con chiarezza, calma
e fluida (con la presenza di qualche tensione così come nel corsivo). Le abbreviazioni sono eseguite con la forma più
parca possibile (denotando anche la
prontezza di riflessi nel sintetizzare in
base alla struttura etimologica delle parole); la distanza tra i vari simboli è nella
norma, la traparole, rispetto alle scritture
di altri stenografi, è tendenzialmente larga. Nella parte alta dei cerchietti si notano le stesse piccole macchie di inchiostrazione presenti negli occhielli del
corsivo. Nel caso in cui la stenoscrizione
è eseguita a bassa velocità e su foglio
non rigato, l’occupazione spaziale è simile alla pagina in corsivo ma nello stenoscritto il margine sinistro è più ridotto.
Quando il simbolo stenografico non è
CIVILTÀ DELLA SCRITTURA
20
TI SEI
RICORDATO
DI
RINNOVARE
L’ISCRIZIONE
AGLI AMICI
DELLA
FONDAZIONE?
“rafforzato”, il tracciato pur essendo
leggero presenta un aumento di pressione nel tratto verso il basso, evidenziando
l’uguale tendenza riscontrata nel corsivo.
Accanto a questi parallelismi vi sono
delle differenze evidenti, imputabili soprattutto alle caratteristiche intrinseche
del dinamismo di scrittura previsto dalla
stenografia: nello stenoscritto gli occhielli tendono ad essere dilatati anziché
ovalizzati, l’inclinazione è leggermente
pendente, il rigo è lievemente discendente.
Terminato il parallelismo tra corsivo
e stenoscritto eseguiti alla medesima velocità, avendone la possibilità effettuo
una comparazione anche con un saggio
eseguito a oltre duecento parole al minuto, velocità che nell’ultimo mezzo secolo
in Italia solo pochissimi campioni sono
riusciti a raggiungere.
Dopo alcune pagine di “riscaldamento” dettate a velocità relativamente basse, vi è stata la prima accelerazione da
150 a 180 parole al minuto, poi un secondo aumento di velocità da 180 a 220
parole al minuto; al dettato è seguita una
immediata rilettura nella quale si sono riscontrate 2,50 penalità.
Dell’elaborato esamino la pagina più
significativa, relativa all’incremento di
velocità da 190 a 200 parole al minuto:
in primo luogo colpisce come l’allineamento al margine sinistro si sposti con
rapidità verso destra, originando una
scrittura a “cono”: questa particolarità,
che è di frequente presente nei notes degli stenografi, si può imputare sia alla
normale tendenza di chi scrive veloce di
spostarsi sulla destra del foglio, sia dalla
costante presenza del pollice e dell’indice della mano sinistra nello spigolo inferiore della pagina, in modo da voltare il
foglio con estrema rapidità e senza eccessiva deconcentrazione. Nel saggio in
esame la scrittura appare fortemente alterata dal dinamismo, solo l’autore, perfettamente allenato, è in grado di tradurre correttamente i simboli stenografici.
Rispetto alla sua normale scrittura
stenografica, esaminata in precedenza, si
denota un discreto aumento della tensione emotiva, i rafforzamenti sono eseguiti
con grande dinamicità ma il “chiaroscuro” è ancora facilmente intuibile; la traparole è più stretta, soprattutto se vi sono
più di tre simboli ogni riga di scrittura.
Nonostante la rigatura del foglio, si nota
che la scrittura è costantemente inclinata
verso l’alto, seguendo una tendenza opposta al saggio eseguito a bassa velocità
su foglio non rigato. E’ inoltre importante evidenziare che in stenografia, a qualsiasi velocità sono sempre presenti le
medesime macchie di inchiostrazione
eseguite inconsciamente nella scrittura
ordinaria: esse si trovano nei punti di
congiunzione fra asta e filetto ascendente o nella parte alta degli occhielli. In
questo saggio sono presenti alcuni segni
di stentatezza, probabilmente scaturiti da
un’istantanea riflessione dello stenografo per decidere quale sia il tracciato
da eseguire (quinto rigo ultima parola,
settimo rigo ultima parola, quintultimo
rigo seconda e terza parola, penultimo
rigo penultimo simbolo). Premesso che
nel sistema Cima le lettere “F e V” sono
tracciate con un movimento simile alla
“elle minuscola con asola” dell’alfabeto
corsivo, dall’esame comparato si nota la
presenza dei ricci della fissazione materialistica: in corsivo sono frequenti, ma
la loro presenza è ininfluente per la chiarezza della parola; nel saggio stenografico a bassa velocità sono pressoché assenti, in quanto lo stenografo ha il tempo
per riflettere prima di scrivere ed evita i
tracciati non previsti dal modello calligrafico; nel saggio ad altissima velocità
ricompaiono, in forma abbozzata, ma
sono dislocati solamente nelle parole iniziali del rigo. Anche questa analisi avalla
la tesi per cui l’inconscio influenza la
scrittura con modalità costanti: la stessa
titubanza a iniziare un nuovo progetto,
espressa dallo scrivente con i ricci del
corsivo, si estrinseca nello stenoscritto,
quando la mano velocemente concretizza su una sola riga ciò che la mente ha
astrattamente elaborato.
Mi sono soffermato a lungo su questa analisi perché ritengo che evidenzi
con chiarezza gli elementi caratteristici
dello stenografo. Partendo dai segni indicati in premessa, passo a esaminare le
caratteristiche specifiche di altri stenografi, evidenziando soprattutto per quali
motivi si discostano dal modello base
della scrittura dello stenografo tipo ipotizzata a priori.
2 - Continua
L’immortale magia
di quei
20 caratteruzzi,
parola di Galilei
di MASSIMO
UGLIANO
CIVILTÀ DELLA SCRITTURA
Qui sotto:
illustrazione dei
«Discorsi sopra i
due massimi
sistemi del
mondo», di
Galilei (1632).
In basso:
il frontespizio del
«Sidereus
Nuncius» di
Galilei (1610).
21
I
l 26 marzo del 2010 la comunità scientifica internazionale ha ricordato il quattrocentesimo anniversario della pubblicazione a Venezia del “Sidereus Nuncius”1 del
grande scienziato italiano Galileo Galilei2; il 1610 fu un anno di particolare creatività
per lo studioso: fin dalla notte del 7 gennaio aveva puntato il suo cannocchiale con
nuove lenti verso il cielo stellato: in un istante la Via Lattea si dissolse in tantissimi
corpi luminosi distinti ed inoltre gli si
presentò nitido il paesaggio lunare; il 13 1
Per festeggiare degnamente l’evento, l’Ossergennaio individuava il quarto satellite di vatorio Astronomico di Capodimonte in Napoli,
Giove; in luglio scrutava Saturno; in di- possessore di una copia originale, ne ha fatto
cembre annunciava a Giuliano de’ Medi- riprodurre 50. Il volume, scritto in latino – quindi
ci di essere riuscito ad osservare con at- destinato ad un numero più che limitato di lettori
tenzione ed a poter finalmente – edito in 450 esemplari a spese dello scienziato è
spiegare sia le fasi di Venere che il primo saggio sulla base di esplorazioni astronomiche dirette e sistematiche effettuate con un
le macchie solari. Sempre nello telescopio.
stesso anno fu chiamato a Roma 2 Galileo Galilei nacque a Pisa il 15 febbraio del
a far parte dell’Accademia dei 1564 da Giulia Ammannati appartenente ad un’aristocratica famiglia di Pisa e da Vincenzo Galilei
Lincei.
Prossimamente si verifiche- vissuto fra il 1520 ed il 1591, figura di spicco
ranno analoghe ricorrenze per in- nella Camerata fiorentina, compositore e teorico
musicale discepolo dell’insigne musicologo Giovenzioni, scoperte, ritrovati o al- seffo Zarlino. Morì ad Arcetri l’8 gennaio 1642
tre opere del geniale e famoso ri- 3 Volutamente apparve in volgare (come del
cercatore fra cui i “Discorsi e di- resto altri scritti) per consentirne una maggiore
mostrazioni matematiche intorno diffusione. Versioni successive: la prima in latino
a due nuove scienze” ed il “Dia- intorno al 1636 operata da G. Diodati (1576logo sopra i due massimi sistemi 1649) che si interessava pure della pubblicazione
in Olanda; tra i visitatori nella prigione di Arcetri,
del mondo”.
il filosofo Thomas Hobbes (1588-1679) portò la
3
Proprio da quest’ultimo – buona notizia che il Dialogo era stato tradotto in
causa di varie peripezie e vicissi- inglese.
tudini4 – traiamo e riproponiamo 4 Per il contenuto e per le idee espresse nel Diaall’attenzione dei lettori una ce- logo, Galileo subì l’Inquisizione ed un memoralebre frase sulla quale fare alcune bile processo dove fu costretto all’abiura il 22
considerazioni e prendere le giugno 1633. Solo il 31 ottobre del 1992, papa
Giovanni Paolo II – che fin dal 1979 aveva
mosse per arrivare a momenti annunciato che la Chiesa intendeva riconsiderare
successivi.
il caso – ammise ufficialmente che lo studioso
Siamo alla fine della prima aveva sofferto per mano delle gerarchie ecclesiagiornata 5 durante la quale si è stiche e riconobbe che erano stati commessi degli
svolto un confronto iniziale fra il errori. Cfr. J. RESTON, Galileo.
rivoluzionario sistema copernica- 5 Il Dialogo risulta suddiviso in quattro parti nel
delle quali gli interlocutori si incontrano, si
no (eliocentrico) e quello classico corso
pongono domande e si scambiano osservazioni. È
aristotelico-tolemaico (geocentri- ambientato nel palazzo di Sagredo sullo sfondo di
co) e precisamente allorquando si una Venezia cinquecentesca.
CIVILTÀ DELLA SCRITTURA
La coperta
dell’opera di
Piccolomini,
«Della filosofia
naturale»
(1560).
22
fa una specie non solo di bilancio bensì
l’elogio delle più importanti realizzazioni fatte dall’uomo nel corso del tempo6. È
Sagredo7 che parla e dice [VII, 130-131]:
“… Ma sopra tutte le invenzioni stupende, qual eminenza di mente fu quella di
colui che s’immaginò di trovar modo di
comunicare i suoi più reconditi pensieri a
qualsivoglia altra persona, benché distante per lunghissimo intervallo di luogo e di tempo? parlare con quelli che son
nell’Indie, parlare a quelli che non sono
ancora nati né saranno se non di qua a
mille e dieci mila anni? e con qual facilità? con i vari accozzamenti di venti caratteruzzi sopra una carta…”.
L’argomento di per se stesso non è
nuovo e due autori di poco precedenti,
Alessandro Piccolomini (1508-1578)8 e
Benedetto Varchi (1503-1565)9, riportavano nei loro scritti simili riflessioni.
Infatti nella “Filosofia Naturale” del
Piccolomini si legge (II48v): “…come le
lettere dell’alfabeto, quantunque poche,
e le medesime sieno, tanto nondimeno
importa che o con questo, o con quell’ordine si componghino insieme, tra di
loro, che parole diversissime e quasi infinite ne risultano…”.
Analogamente nella “Lezione delle
parti della poesia” (Opere II 695) del
Varchi troviamo: “… e per dire delle
cose dall’ingegno umano ritrovate e per
mezzo dell’arte fatte, chi può senza
grandissima maraviglia considerare, che
con sì poche lettere, quanti non sono a
gran pena i mesi, che in due anni si conI partecipanti non sono personaggi immaginari
bensì Giovanni Francesco Sagredo (1571-1620) a
sua volta scrittore, sperimentatore e costruttore di
strumenti; console veneziano inviato in missione
diplomatica ad Aleppo, in Siria comparirà nei
“Discorsi”; Filippo Salviati (1582-1614) gentiluomo fiorentino al quale Galileo aveva dedicato
il trattato sulle macchie solari. Fu membro dell’Accademia della Crusca. Purtroppo anche lui,
come Sagredo erano defunti prematuramente
all’epoca del Dialogo. Simplicio è in memoria di
un popolare filosofo peripatetico greco commentatore di Aristotele ma più che rappresentare un
individuo concreto, raffigura una categoria ed un
modo di pensare.
7 Salviati è il portavoce principale delle idee di
Galileo e difende la concezione eliocentrica con
l’appoggio ed il contributo di Sagredo, mentre
Simplicio impersona l’oppositore dell’eliocentrismo a favore dell’immobilità della terra. Galileo
è menzionato con l’appellativo di ‘l’Accademico’
oppure ‘il nostro amico comune’.
8 Alessandro Piccolomini (nato a Siena), intellettuale, commediografo, professore di filosofia
morale a Padova, astronomo, drammaturgo, fu
autore di annotazioni alla poetica di Aristotele,
compose cento sonetti, due commedie ed un dialogo. Tradusse Ovidio, Virgilio, Senofonte ed
Aristotele.
9 Benedetto Varchi (fiorentino) storico, umanista, scrittore, erudito. Uomo di ingegno e di vasta
cultura ha lasciato una enorme produzione. Per
incarico del duca Cosimo I, iniziò le “Storie fiorentine” (dal 1527 al 1538) in 16 libri, pubblicate
postume. Fra il 1555 ed il 1557 apparvero i suoi
moltissimi Sonetti, pastorali, egloghe, canti carnascialeschi, discorsi, epistole e versi vari oltre
ad una Grammatica della lingua provenzale. Tradusse il De consolatione philosophiae di Boezio.
All’età di 62 anni fu consacrato sacerdote, ma nel
1565 improvvisamente morì. Anche Le Lezioni,
altre prose e la commedia La suocera ad imitazione di Terenzio furono diffuse solo dopo la sua
scomparsa. L’Ercolano presentata nel 1570, è una
interessante disputa dove si parla di scrittura e di
lingua, ispirata dalla contesa sorta fra Annibal
Caro, amico del Varchi, e Lodovico Castelvetro
sulla questione dell’origine del volgare e soprattutto del mutamento che seguì Dante, Petrarca e
Boccaccio.
6
CIVILTÀ DELLA SCRITTURA
Un’edizione
dell’«Ercolano» di
Benedetto Varchi
del 1744. L’opera
originale (1570)
tratta del volgare
e degli sviluppi
dei segni dopo
Dante.
23
IL LIBRO
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tano, non solo tutte le cose di tutto l’universo, ma ancora tutti i pensieri di tutti
gli uomini tanto agevolmente e tanto
perfettamente si scrivano e si manifestino?”.
I due letterati notavano con profonda
ammirazione che con pochissimi simboli
si potevano ottenere un numero quasi infinito di parole, ma nulla traspare a proposito del futuro ovvero dell’importanza,
del valore e del significato del tramandarsi ai posteri. Secondo Galileo, viceversa, il massimo dell’ingegno umano
sono rappresentati dalla scrittura, con la
sua semplicità e razionalità unita ad innumerevoli variazioni o combinazioni, e
dalla stampa che è certo o comunque si
augura riuscirà a coprire possibili distanze spaziali e temporali permettendo di
“comunicare le idee più nascoste ad
ogni uomo, anche a quello che non ancora vive e che può nascere fra diecimila
anni”.
Ben diversa era stata la posizione di
Platone (427-347 a. C.) l’eminente filosofo greco allievo ed amico di Socrate
(469-399 a. C.) il quale sforzandosi di ridurre la funzione e la portata della scrittura a tutto vantaggio dell’insegnamento
verbale diretto, attribuisce ad essa conseguenze nefaste schierandosi in difesa
dell’oralità (dialettica), ma cadendo in
palese contraddizione affidando proprio
a parti scritte le sue argomentazioni in
difesa della superiorità della parola.
Secondo un altro racconto 10 Thamus, sovrano di una importante città
dell’Alto Egitto, aveva invitato a corte il
dio Theuth artefice di molteplici e brillanti trovate tra le quali i numeri, il calcolo, la geometria, l’astronomia e l’alfabeto. Mentre ne ascoltava l’illustrazione il re approvava e lodava oppure
criticava esprimendo il suo dissenso a
seconda dei casi. A proposito dei segni
grafici, Theuth dichiarò: “Questa conoscenza, o re, renderà gli egiziani più sapienti e più capaci di ricordare, perché
con essa si è ritrovato il farmaco della
memoria e della sapienza…”. Ma il re
non fu affatto d’accordo e con non poco
risentimento e palese irritazione ribadì:
“…La scoperta della scrittura avrà per
effetto di produrre la dimenticanza nelle anime di coloro che la impareranno,
perché fidandosi della scrittura si abitueranno a ricordare dal di fuori mediante segni estranei, e non dal di dentro e da se medesimi: dunque tu hai
trovato non il farmaco della memoria,
ma del richiamare alla memoria. Della
sapienza, poi, tu procuri ai tuoi discepoli l’apparenza e non la verità: infatti
essi, divenendo per mezzo tuo uditori di
molte cose senza insegnamento, crederanno di essere conoscitori di molte
cose, mentre come accade per lo più, in
realtà, non le sapranno; e sarà ben difficile discorrere con essi, perché sono
divenuti portatori di opinioni invece che
sapienti”.
La contrapposizione e le divergenze
nascono dal fatto che all’epoca la cultura
trasmessa a voce era ritenuta l’unica, insostituibile ed intoccabile e si credeva
che la chiarezza e la compiutezza fossero
proprie ed esclusive dell’oralità che procurava agli uomini la verità; la scrittura
consentirebbe di ottenere soltanto l’esteriorità delle cose, arrecando danno e pregiudizio alla memoria perché depositaria
di un falso sapere11.
Al contrario Cadmo fenicio – personaggio della mitologia greca che secondo la leggenda avrebbe fondato la città di
10 Cfr. PLATONE, Fedro, traduzione italiana di G.
Reale, Milano 1991, Rusconi Editore, pp.
159,161.
11 Cfr. W. J. ONG, Oralità e scrittura. Le tecnologie della parola; E. A. HAVELOCK, Dall’A alla Z.
Le origini della civiltà della scrittura in Occidente, IDEM, Cultura orale e civiltà della scrittura.
Da Omero a Platone.
CIVILTÀ DELLA SCRITTURA
La «Bibbia a 42
linee», opera
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Gutenberg,
messa in vendita
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1455, in 180 copie.
24
Tebe e poi regnato su tutta la regione circostante denominata Beozia – stando
alla tradizione fece conoscere le lettere
ai greci e per tale motivo viene apprezzato e reputato assai ingegnoso. Lo stesso
G. B. Vico (1668-1744)12 nella “Scienza
Nuova” ne discute con riguardo e stima e
poi, come naturale conseguenza, asserisce che “dove appare la scrittura ivi è
certo grande intelligenza”.
Le origini dei caratteri sono remote e
si perdono nella notte dei tempi: la prima
forma di registrazione è stata senza dubbio alcuno la scrittura sviluppatasi dalle
età preistoriche/protostoriche a quelle
storiche antiche, dalla forma pittorica o
figurativa alle manifestazioni simboliche
nei geroglifici e nella grafia cuneiforme,
fino a quella alfabetica o fonetica13.
Alla fine del medioevo nasceva la
stampa ad opera di Johann Gutenberg
(1400-1468) uno dei più potenti fattori
culturali dell’età moderna14.
Con Galileo siamo ormai in pieno
1600, il gusto, le inclinazioni, le tendenze
anche estetiche, la sensibilità hanno subito un radicale quanto sistematico cambiamento; Andrea Palladio15 è scomparso
misteriosamente nel 1580; il Rinascimento si è praticamente concluso; il Barocco
è alle porte con G. L. Bernini, F. Borromini, G. Guarini, F. Juvarra nel nostro paese,
i Churriguera in Spagna, J. B. Fischer von
Erlach e J. L. von Hildebrandt in Austria,
J. B. Neumann e gli Asam in Germania;
nella pittura con Rubens e L. Giordano;
nella musica con C. Monteverdi, F. Cavalli, A. Scarlatti, A. Vivaldi, J. S. Bach, solo
per citarne alcuni.
Non dimentichiamo che il primo vo-
cabolario alfabetico16 moderno in Italia
fu quello degli Accademici della Crusca
iniziato nel 1591 e pubblicato nel 1612;
che in quel tempo fecero la loro apparizione le prime riviste accademico-scientifiche, i primi periodici (la “Nieuwe
Antwersche Tijdingne” di Anversa nel
1605 e gli “Ordinarii Avisa” di Strasburgo nel 1609), le prime gazzette (che
comparvero tra il 1618 ed il 1631 ad
Amsterdam, Vienna, Londra e Parigi tra
le quali la più celebre fu quella fondata
dal medico francese Théophraste Renaudot ed a cui collaborò lo stesso Luigi
XIII). I giornali assunsero veste quotidiana (il più antico in assoluto fu la
“Leipziger Zeitung” che uscì a Lipsia nel
1660); nel 1680 il “Frankfurter Journal”
arrivava a tirare 1500 copie17. P. CarpenVico nacque a Napoli nel 1668 e vi morì nella
notte fra il 22 e 23 gennaio 1744; storico, profondo pensatore, studioso appassionato, filosofo e
letterato in polemica con il cartesianesimo propose un nuovo criterio di verità; fu precursore di
molte idee che solo più tardi troveranno il loro
sviluppo e la loro affermazione. Viene giustamente considerato l’iniziatore della filosofia della
storia. Rilevanti e degne di nota le sue interpretazioni dei fatti linguistici. Nel 1725 comparvero i
Principii di una scienza nuova d’intorno alla
natura delle nazioni (tre edizioni 1725, 1730,
1744).
13 Cfr. “Storia della Scrittura”, Fondazione Giulietti; I. J. GELB, Teoria generale e storia della
scrittura. D. JACKSON, La scrittura nei secoli; M.
COHEN, La grande invention de l’écriture et son
évolution.
14 Cfr. M. MCLUHAN, La galassia Gutenberg; G.
BECHTEL, Gutenberg; E. L. EISESTEIN, La rivoluzione inavvertita. La stampa come fattore di
mutamento.
15 Andrea di Pietro della Gondola detto Il Palladio (1508-1580) influenzò con il suo pensiero lo
sviluppo dell’architettura europea ed americana.
Giovedì 20 gennaio 2011 a Roma è stato presentato il volume “Andrea Palladio unbuilt Venice”.
16 Dictionarum o Dictionarius, Vocabolarium o
Vocabolarius vengono dal tardo Medioevo o dal
primo Umanesimo come enumerazione di voci
oscure con o senza spiegazione. Celebri per il
latino era stato il Thesaurus linguae latinae di R.
Estienne del 1532 e Thesaurus grecae linguae
per il greco di H. Estienne del 1572. Poi il Glossarium mediae et infimae graecitatis di du Cange
del 1668. Seguirono il Dictionnaire de l’Académie Française (1694); Diccionario de la Real
Accademia Espaòola (1726/39); Dictionary
inglese di S. Johnson (1755) e poi a mano a mano
tutti gli altri.
17 Cfr. V. C ASTRONOVO , I primi sviluppi della
stampa periodica fra Cinque e Seicento.
12
CIVILTÀ DELLA SCRITTURA
Il famoso
«Discorso sul
metodo» (1637) di
Cartesio.
È, storicamente, la
prima opera
filosofica
impostata sulla
necessità del
metodo, come
esigenza di ordine
e chiarezza (così
come il «Dialogo
dei massimi
sistemi» di Galilei
è la prima opera,
propriamente
scientifica).
25
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tier (1697-1767)18 predispose il Glossario de Du Cange19.
Il periodo in cui visse Galileo rappresenta una realtà complessa ed è stato
ricco di menti fertili e di personaggi famosi sia in Italia che all’estero. Fra i tanti, per le presenti brevi note, richiamiamo soltanto Girolamo Cardano (15011576)20, Giambattista Della Porta (15351615)21, Francis Bacon (1561-1626)22 e
René Descartes (1596-1650)23, per avviare il discorso su altri aspetti della
scrittura e linguistici e mettere in risalto
alcune problematiche strettamente legate
alla tecnica delle comunicazioni segrete.
Cardano fra le sue svariate attività si
applicò a codifiche particolari soprattutto per cercare di trovare un procedimento
facile per aiutare un figlio sordomuto ed
infatti diceva: “…È necessario che chi è
sordo impari a leggere e a scrivere, poiché lo può fare, proprio come chi è
cieco…”, ma purtroppo non si è mai rinvenuto un suo espediente adatto allo scopo; nel 1550 introdusse la ‘griglia cardanica’, un ingegnoso quanto semplice
criterio apparentemente impenetrabile.
Il Della Porta – indagato dall’Inquisizione nel 1579 – come molti predecessori si interessò alle rappresentazioni in
questione dal punto di vista della riserva-
tezza e della circospezione e vi dedicò
addirittura i quattro libri del “De Furtivi(s) Lit(t)erarum Notis” (1563), che
concernono appunto documenti misteriosi ed indecifrabili e nei quali descriveva, uno dei primi esempi di ‘permutazione poligrafica’ con accenni al concetto di
‘sostituzione polialfabetica’, presentata
perfino al re Filippo II di Spagna. Giudicato il maggiore crittografo del Rinascimento fu accusato di plagio dal bresciano Giovan Battista Bellaso (1505- ?) che
aveva proposto questo tipo di cifratura il
21 luglio 1553 ed in due elaborati del
1564 per rendere incomprensibile un testo. Tuttavia teniamo presente che l’invenzione della cifra polialfabetica con
chiave letterale e ‘tabella’ o ‘tavola reciproca’ ad elementi mescolati ed alternati
per mezzo di un disco rotante-codificante risalgono all’illustre architetto Leon
Battista Alberti (1404-1472) che nel
1466 pubblicò il volume: Dello scrivere
in cifra. Un secolo dopo, nel 1586 a Parigi, Blaise de Vigenère (1523-1596) dava
alle stampe il Traicté des chiffres ou secrètes manières d’escrire. Il “quadrato”
da lui inventato per la criptazione di un
Pierre Carpentier è noto agli studiosi di stenografia per il suo lavoro Alphabetum tironianum,
seu notas tironis explicandi methodus, pubblicato
a Parigi nel 1747. Per notizie in merito cfr. F.
GIULIETTI, Storia delle Scritture veloci, pp. 292 e
segg., dove troviamo anche il frontespizio dell’opera.
19 Il Glossario ed il Supplemento del 1766 ai
quali ancora oggi studiosi e ricercatori fanno riferimento contiene un notevole numero di terminologie di origine medioevale con il relativo significato.
20 Gerolamo Cardano, matematico, medico e fisico si interessò delle equazioni cubiche e di quelle
di quarto grado. Gli si attribuisce l’invenzione del
giunto cardanico usato per trasmettere un movimento rotatorio fra due assi concorrenti.
21 Giambattista della Porta nacque a Vico Equense (Na) nel 1535 e morì a Napoli nel 1615. Scrittore, drammaturgo, scienziato e letterato, tipica
figura del Cinquecento italiano, dall’ingegno
profondo e versatile si interessò di molti argomenti fra cui la camera oscura (cfr. “Civiltà della
Scrittura”, n.6/2007 pp. 29, 30) e le lenti ottiche.
22 Sir Francis Bacon (1561-1626), filosofo inglese concepì una grande enciclopedia delle scienze
di cui portò a termine solo due parti.
23 Renè Descartes (1596-1650), filosofo e matematico francese, iniziatore del razionalismo
moderno, promosse un metodo sul modello di
quello matematico e con lo stesso rigore formale.
18
CIVILTÀ DELLA SCRITTURA
La prima pagina
del manoscritto di
Al-Kindi del IX
secolo. Il filosofo
musulmano è
considerato il
capostipite
dell’analisi
crittografica.
26
messaggio (autochiave) riuscì a resistere
a lungo, finché nel 1854 il matematico
britannico Charles Babbage (17921871)24 ne comprese l’impostazione e
l’organizzazione25.
Bacone agli inizi del 1600 sosteneva:
“…Ora i sistemi di notazione (che, senza
il soccorso o l’intromissione delle parole, riescono a significare le cose), sono
di due tipi: l’uno dei quali è fondato sull’analogia, l’altro è puramente arbitrario. Del primo tipo sono i geroglifici e i
gesti; del secondo tipo sono i caratteri
reali, di cui abbiamo fatto cenno. (…) I
gesti sono una specie di geroglifici momentanei; perché come le parole volano,
ma gli scritti restano, così i geroglifici
dipinti restano, ma quelli espressi con i
gesti svaniscono, (…) Bisogna che geroglifici e gesti abbiano sempre qualche
somiglianza con la cosa che vogliono
rappresentare, e siano così dei simboli, e
per questa ragione noi li abbiano chiamati notazioni per analogia. Invece i caratteri reali non hanno nulla di simbolico (e sono del tutto non figurabili, come
le lettere dell’alfabeto); sono stati costituiti ad arbitrio (ad placitum) e sono entrati poi nell’uso per abitudine e quasi
per un tacito accordo. Questo genere di
scrittura esige molti segni, tanti quante
sono le radici delle parole. Questa parte
dell’organo del discorrere, che si riferi-
sce alle notazioni, noi la collochiamo tra
i desiderata”. (Cfr. “De augmentis
scientiarum”, libro VI-I, 292).
Bacone riuscì a mettere a punto,
sempre per motivazioni precauzionali e
cautelative, interessanti metodologie di
notazione basati sulle sole lettere «a» e
«b» partendo da un alfabeto ermetico
che pare avesse appreso nel giovanile
viaggio in Francia durato due anni e
mezzo – dopo il 1581 – al seguito dell’ambasciatore Amias Paulet. In una di
queste, i due segni sono utilizzati in
gruppi di cinque per indicare tutti gli altri (24, ma in effetti i possibili accostamenti disponibili erano 25 = 32), ivi compresi k, w, x, y con la sola esclusione di j.
La seconda è ad impronta “biformata”26
che impiega due serie di tipologie leggermente diverse per i caratteri base
(sempre «a» e «b») al fine di ottenere
una maggiore difficoltà per scoprirne il
contenuto.
Riteniamo che la cosa rappresentasse
un ulteriore espediente o accorgimento
perché nella lingua inglese la «j» è molto
diffusa fra le consonanti e fin dall’VIII
sec. il saggio arabo Al-Kindi 27 aveva
compreso l’enorme importanza dell’analisi delle frequenze28 nella ricostruzione
di un testo cifrato (abbastanza lungo)29.
La procedura è risultata per gli studi
nel settore da noi condotti particolarmente interessante dal momento che con
non poca sorpresa abbiamo constatato
che nel corso dell’800, dopo il successo
24 Babbage progettò una “macchina analitica”
meccanica che anticipava i moderni calcolatori.
25 Per la verità la cosa rimase nascosta ancora per
molti anni fino a quando non venne scoperta nelle
carte del Babbage.
26 Codice biquinario.
27 Al-Kindi nato a Bassora nell’801 e morto a
Bagdad nell’866 o 873, primo filosofo musulmano considerato il pioniere della crittoanalisi.
28 Uno studio abbastanza accurato delle frequenze di comparizione di vocali e consonanti fu
avviato da numerosi esperti a partire dal 1750
quando in Inghilterra W. Holdsworth e W.
Aldridge pensarono per primi ad una tabella o
‘polizza’ con le percentuali adottate dalle fabbriche per prescrivere, proporzionalmente, la quota
di tipi di ciascuna lettera nella preparazione delle
cosiddette ‘cassette tipografiche’.
29 In Italia, per la rilevazione delle ricorrenze
alfabetiche ricordiamo G. Roncagli, G. Aliprandi,
E. Del Boca, G. Boaga (cfr. “Rivista degli Stenografi”, n. 58/2002, pp. 2-13; “Civiltà della Scrittura”, n. 1/2006, pp. 5-8).
CIVILTÀ DELLA SCRITTURA
L’alfabeto a linee
e punti
dell’inventore
statunitense
Samuel Morse
(1791-1872).
27
nelle comunicazioni elettriche ottenute con il telegrafo di Samuel
Morse (1791-1872)30, il tecnico
Emile Baudot (1845-1903)31 nel
1874 ne approntò una praticamente identica, modificata solamente
nelle combinazioni di alcuni segnali. Il Baudot allestì uno speciale apparato a sette unità utilizzato
nelle telescriventi (vedi Rivista
degli stenografi, n.65/2004, p.
27). I detti insiemi di simboli rappresentano, in sostanza, gli antesignani dei codici Esadecimale 32,
EBCDIC33 e quindi dell’ASCII34
universalmente adottato negli
odierni Computer.
Singolare risulta il frammento
manoscritto seguente, redatto da
Cartesio intorno al 1627, che dice
testualmente: “Così come non
possiamo scrivere parole in cui ci
siano lettere diverse da quelle
dell’alfabeto, né comporre una
frase che non sia composta dalle
parole che si trovano nel dizionario, nello stesso modo non possiamo (scrivere) un libro (che non si
componga) di frasi che si trovano
in altri (libri). Tuttavia se ciò che
avrò detto sarà così coerente e argomentato, che una (cosa) scaturirà necessariamente dall’altra,
ciò proverà che non ho mutuato
frasi da altri più di quanto ho
tratto le parole dal dizionario”.
Intorno al 1637 nel suo “Discours de
la méthode” (Parte Seconda, p. 21) 35,
prescriveva “di suddividere ciascuna difficoltà da esaminare in tutte le parti in
cui era possibile e necessario dividerla
per meglio risolverla” e quindi anche
alle parole frazionate negli elementi
componenti.
Inoltre il filosofo e matematico in
oggetto, attentissimo ai significati ed alla
terminologia scientifica, si dedicava alla
crittologia per usi privati: in una lettera
del settembre 1646, la principessa palatina Elisabetta, a prosieguo di corrispondenza già intercorsa, obiettava: “Ho esaminato il cifrario che mi avete mandato,
e lo trovo assai buono ma troppo prolisso per scrivere un testo lungo; e se si dovessero scrivere solo poche parole, se ne
troverebbe facilmente il senso mediante
la quantità delle lettere. Sarebbe meglio
creare una chiave di parole con l’alfabeto, e poi trovare un segno distintivo tra i
numeri che sostituiscono le lettere e (le
lettere) che sostituiscono le parole”36.
Oggi, a quattro secoli di distanza,
l’immagine di Galileo ad Arcetri vecchio
e canuto con carta, penna ed inchiostro
può apparire ad alcuni anacronistica; il
concetto di libro stampato come unico
mezzo di trasmissione della cultura pure
sta tramontando con l’avvento di internet, della multimedialità ed interattività;
alla gloriosa, indimenticabile, leggendaria macchina da scrivere meccanica portatile è subentrato un sofisticato sistema
di videoscrittura; restano tuttavia immutati ed imperituri i pochi “caratteruzzi”
rievocati da Galileo, ora trasformati in
alfabeto digitale a 8 bit, in parte persino
prevedibili con sufficiente approssimazione con l’analisi statistica, e comunque
in grado di rappresentare a dispetto del
tempo e di tutto anche parole nuovissime.
Concludiamo pensando che se Galileo è riuscito da solo a farsi ascoltare per
i primi quattrocento anni, probabilmente
le moderne Teorie matematiche collaboreranno a cercare di non far disperdere
nemmeno un ‘bit’ del ‘messaggio’ del
grande maestro per i prossimi diecimila
anni.
30 Samuel Morse inventore statunitense ideò il
telegrafo elettrico nel 1836 e creò un alfabeto a
linee e punti a lunghezza variabile impiegato in
tutto il mondo.
31 Emile Baudot esperto francese si interessò di
telecomunicazioni e perfezionò il telegrafo di
Morse.
32 A base 16.
33 Extended Binary Coded Decimal Interchange
Code.
34 American Standard Code for Information
Interchange.
35 Traduzione e note di M. Renzoni, ristampa
1993.
36 A dimostrazione della validità della strategia e
del fatto che per usi politico-diplomatici o per
servizi di spionaggio la crittografia è sempre stata
in auge, duecento anni dopo, nel 1856, Virginia
Oldoini contessa di Castiglione (1837-1899)
inviata da Camillo Benso conte di Cavour a Parigi per cercare di influenzare Napoleone III, nei
suoi frequenti rapporti epistolari utilizzava un
codice numerico segreto simile, precedentemente
concordato. Cfr. Archivio di Stato di Torino, 20
cartelle di documenti riservati non distrutte,
acquistate nel 1951.
c22mostre
Andar per
mostre
a cura di PAOLO A. PAGANINI
A Brera le tele di Hayez
ispirate a Manzoni e a Verdi
A
Francesco Hayez,
Il bacio, 1859.
Olio su tela,
cm 112 × 88,
Milano,
Pinacoteca di
Brera.
Milano, fino al 25 settembre, nell’ambito delle iniziative dedicate
alle celebrazioni per l’Unità, la Pinacoteca di Brera dedica una mostra a Francesco Hayez e al contesto artistico e culturale milanese nei decenni cruciali per la
storia dell’Italia. Tre protagonisti, Alessandro Manzoni (1785–1873), Francesco Hayez (1791–1882) e Giuseppe Verdi (1813–1901), hanno rappresentato il
primato milanese nell’ambito letterario,
della pittura e della musica, fornendo ri-
spettivamente con la tragedia (Carmagnola e Adelchi) e il romanzo moderni (I
Promessi Sposi), la grande pittura storica
e il ritratto, il melodramma, i modelli in
cui la nuova nazione potesse riconoscersi. Il complesso di Brera, con l’Accademia, la Pinacoteca, la Biblioteca Braidense e le altre istituzioni, il Teatro alla
Scala, i centri dell’editoria letteraria e
musicale, come la famosa Casa Ricordi,
furono il grandioso laboratorio di questa
cultura nazionale. Attraverso una serie di
capolavori di Hayez, ispirati ai testi di
Manzoni e che rappresentano gli stessi
temi di alcuni dei più popolari melodrammi di Verdi, come I Lombardi alla
prima Crociata, I Vespri e I due Foscari,
a cui si unisce una serie di strepitosi ritratti dei tre protagonisti e dei personaggi
a loro più vicini, la mostra di Brera intende evocare questo momento irripetibile della storia culturale italiana. Orari:
8.30 -19.15 da martedì a domenica
(chiuso lunedì).
www.brera.beniculturali.it
I capolavori dei Bassano
indagati ai Raggi X
CIVILTÀ DELLA SCRITTURA
T
28
ra i vari e articolati programmi artistici, culturali e scientifici che la città di
Bassano ha organizzato per ricordare
l’opera della famiglia artistica dei Bassano, una iniziativa di particolare interesse
è dedicata, fino al 3 luglio, a “I Bassano
ai raggi X – Segreti nei capolavori del
Museo”, un percorso per il pubblico, tra i
segreti e le tecniche nei dipinti dei Bassano di proprietà del Museo Civico alla
luce delle radiografie e delle indagini effettuate in questi anni. Un “dietro le
quinte” per comprendere il pensiero nascosto dell’artista Nell’occasione un volume prodotto dalla Soprintendenza per i
beni storici, artistici ed etnoantropologici per le province di Verona, Rovigo e
Vicenza fa il punto sulle indagini radiografiche condotte sulle opere di Bassano
in questi anni e sui dati emersi. Un dipinto è il risultato finale di un processo
creativo in cui tecnica, materia, idee e ripensamenti, colpi di genio e maestria
esecutiva, incertezze e collaborazioni si
mescolano e s’incrociano a dar vita all’opera finale. Svelare questi elementi
consente di vedere il lavoro con nuovi
occhi, di cogliere il pensiero nascosto
dell’artista, comprenderne grandezze e
debolezze, abitudini e innovazioni. Il
percorso “I Bassano ai raggi X. Segreti
nei capolavori del Museo” propone appunto questa affascinante esperienza per
i visitatori grazie all’intensa campagna
di radiografie compiuta negli anni passati e completata dalla Soprintendenza per
i beni storici artistici ed etnoantropologici delle province di Verona, Vicenza e
Rovigo proprio per questa occasione.
L’uso delle indagini radiografiche si è affermato dalla fine degli anni ‘70 nell’ambito della conservazione dei manufatti artistici quale prassi conoscitiva preliminare all’intervento di restauro, inizialmente per documentare eventuali ridipinture o aggiunte di diverso tipo, successivamente per indagare eventuali modifiche compositive o di dettagli interve-
Amici che ci hanno lasciato
Ricordiamoli
CIVILTÀ DELLA SCRITTURA
di Angelo Quitadamo
29
Teresa Cheirasco, vedova Secchi, deceduta il marzo scorso, a
La spezia, all’età di 91 anni, autentica e valorosa docente di
stenografia, profonda conoscitrice e studiosa del sistema Gabelsberger-Noe, ha offerto a
tutti noi, con garbo e allegria, il
calore della sua ricca personalità in convegni, congressi e
nelle giurie delle gare nazionali
particolarmente a Montecatini. Era componente di varie associazioni, ANISDeC, EUSI, Federazione Stenografica Italiana Gabelsberger-Noe, Associazione Stenografica Magistrale Italiana Gabelsberger-Noe, ed altre. Apparteneva a
una famiglia di autentici ideali sociali. Antifascista e socialista ha partecipato alla lotta antifascista come partigiana. Fu
arrestata più volte dai fascisti e il suo unico fratello fu fucilato dai tedeschi. Personalità di primo piano a La Spezia, si
dedicò con fervore a rendere vivo l’antifascismo e il socialismo, partecipando poi attivamente alla locale Associazione
Partigiani. È stata amministratrice al Comune di La Spezia
in vari periodi e Assessore al Patrimonio, Bilancio ed Economia. La Giunta di Palazzo Civico di La Spezia, che ha definito Teresa Cheirasco “una protagonista della storia della
città”, le ha tributato, il 22 marzo, solenni onoranze funebri.
La ricordiamo con sincero e profondo affetto.
nute nel progetto o nel corso della realizzazione dell’opera. Il vasto materiale radiografico prodotto nel corso della campagna di restauri preparatoria alla mostra
dedicata a Jacopo Bassano di Bassano
del Grappa e Fort Worth del 1992-1993,
nella quale fu esposto senza catalogo e
senza analisi critica, presentava un notevole interesse prima di tutto per la grande quantità, per l’ampio raggio di documentazione – essendo riferito ad opere
scalate tra il 1532 ed il 1580, 21 in totale
– e per la complessità e varietà dei risultati. A questo nucleo si sono aggiunte altre radiografie eseguite in questi anni
dalla Soprintendenza per i beni storici
artistici ed etnoantropologici delle province di Verona, Vicenza e Rovigo.
www.comune.bassano.vi.it
Anna Giaccari Basurto è deceduta a
Terni, il 21 ottobre 1010, all’età di 98
anni. Era stata docente di Stenografia e
Dattilografia in vari istituti della Puglia, della Sardegna e del Lazio (era
sposata a un ufficiale dell’Aeronautica
militare). Madre della prof.ssa Maria
Basurto, ha seguito con attenzione ed
amore tutta la carriera di docente e di
organizzatrice della figlia Maria, alla
quale e ai tre nipoti, Massimiliano,
Alessio e Chiara rinnoviamo il nostro
cordoglio.
Clotilde Russo Macchia è deceduta, a
Napoli, l’agosto dell’anno scorso, all’età di 82 anni. Faceva parte dell’USNEN dal 1975. Valorosa docente di
Stenografia in vari istituti e, nell’ultimo
decennio, prima di essere collocata a
riposo, all’Istituto Tecnico Femminile
Sociale “Elena Savoia” di Napoli.
Componente della giuria dei Campionati nazionali dell’EUSI a Montecatini,
era molto amata per la sua capacità
professionale e per le sue doti culturali,
derivate anche dall’educazione familiare, essendo figlia del noto giornalista e
critico letterario. Ha lasciato un’enorme eredità d’affetti. La ricordiamo per
il valore e la fedeltà alle Istituzioni
educative e alla stenografia Gabelsberger-Noe.
E allora?
Allora, cosa?
E
“
Fuori la
lingua
di PAOLO
A. PAGANINI
allora? Spiazzante, sconcertante, la
domanda, accompagnata il più delle
volte da un amichevole sorriso, è l’incomprensibile sostituto d’un saluto di convenienza. Sta al posto di “ciao”, “salve”,
“buongiorno”, anche se, sparata a bruciapelo, introduce il bisogno d’un evento,
un’ansiosa attesa di risposta, un’ammiccane complicità. Come dire: “Come va la
vita?”, “Come va la salute?”, “Come vanno gli affari?”. Presuppone però la petulante e sottintesa conoscenza dei cavoli
tuoi, che magari si suppongono fastidiosi,
problematici, tanto da suggerire una risposta altrettanto complice e sibillina, del
tipo: “Eh, adesso va meglio”. Oppure, un
titubante e sospettoso: “Allora cosa?”
Niente di tutto questo. “E allora?” non
vuol dire niente. Non ha nessuno significato. Non presuppone nessuna risposta. È
una domanda semplicemente cretina, un
modo di dire, che ha solo il valore di una
pacca sulla spalla. Non allarmatevi, dunque. Rispondete semplicemente: “E tu?”
e poi parlate d’altro.
Quando sono sprecati
“bravo” e “caro”
B
CIVILTÀ DELLA SCRITTURA
“
30
ravo”… e uno rimane allocchito,
perché non sa che cosa abbia mai
fatto per meritarsi quel premiante “Bravo!”. Si tratta d’un altro modo di dire,
che non presuppone nessun riconoscimento, ma sottintende una sottile superiorità psicologica, non sempre conscia.
“Oggi mi è andato tutto storto…”, e ti
senti rispondere: “Bravo, a chi lo dici!”
oppure: “Lei è in contravvenzione!”
“Bravo, perché?”, o ancora: “Ma questo
articolo è carissimo!”, “Bravo, ma cosa
crede, che me lo regalino?” Insomma,
non vuol dire proprio niente. Salvo, talvolta, dare un vago senso di fastidio,
come un complimento falso e non richiesto. Uno fa la firma su un documento e si
sente commentare dall’impiegato, con
non richiesta familiarità: “Bravo, dia
qua!”. Da rimanere sconcertati. E come
la mettiamo con il “caro”? “Ciao, caro”,
“Senti, caro”, “A domani, caro”. Che è
ben diverso da “Eh, caro lei!”, che è letterariamente comico o sbeffeggiante. Totò
ne faceva largo uso. Ma quel “caro”, in-
tercalato dall’alto, con clientelare condiscendenza, anziché familiarità, vuol solo
indicare un mantenimento di distanze,
che non ha proprio niente di caro, e ch’è
meglio limitare solo alle forme epistolari… “Caro signore, rispondo alla pregiata
vostra ecc. ecc.”, “Caro amore, mi manchi tanto ecc…”, “Caro amico, ti scrivo
la presente ecc…”. Saluti cari.
Grazie davvero
o per finta?
U
n’altra parolina assolutamente inutile, usata come rafforzativo, è l’avverbio “davvero”. Ne sottolineiamo l’uso solo perché è davvero inflazionato. Se
ne fa un uso davvero eccessivo. Ed è
spesso davvero pleonastico, è davvero
abusato. Anche quando non se ne sente
davvero il bisogno. Dico davvero. Dalla
conduttrice televisiva Sveva Sagramola
(Geo & Geo) e lo stesso Fabio Fazio
(Che tempo che fa) spesso salutano, a
fine trasmissione, i loro ospiti, con un
sonoro “Grazie davvero!”. Oppure, in alcune radiocronache sportive: “Il pallone
ha sfiorato davvero la traversa!”. Il che
presuppone assurdamente il contrario:
“Grazie per finta!”, “Il pallone ha sfiorato la traversa per finta!”.
Ed ecco affacciarsi un altro
tormentone giornalistico
Q
uando una parola prende piede, diventa uno sradicabile tic linguistico. Come “un attimino” (del quale abbiamo già parlato in passato). Adesso è il
momento di “coeso”, che vuol dire: dotato di compattezza, di coesione (da cui
deriva). Il suo uso non è dunque errato,
ma è l’abuso, che diventa fastidioso.
“Sul problema dell’immigrazione c’è bisogno da molto tempo di scelte europee
coese” (il Presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano, Corriere della Sera,
9 aprile), “L’attuale maggioranza è più
esile ma anche più coesa” (Berlusconi,
dal Corriere, stesso giorno), “Senza Fini
e Casini, ora abbiamo una maggioranza
coesa per cambiare l’architettura istituzionale” (Berlusconi, da la Repubblica,
17 aprile). E la TV ha ripreso il “coeso”
con larga eco. Non finirà qui. Seguiamone gli sviluppi.
giochi
L’angolo dei
iamo in vacanza e noi abbiamo spigolato qua e là, per trovare alcune
singolari definizioni, storielle e curiosità, che vi proponiamo, come piacevole
introduzione ai nostri giochi.
Le parole incrociate sono il chewinggum dell’intelligenza (Pitigrilli).
Che cos’è un dizionario? Un luogo dove
le parole si riposano, stanno ferme, cioè
celebrano la loro qualità suprema che è
quella di essere parole morte (Giorgio
Manganelli).
Siberia. Un gruppo di intellettuali dissidenti viene inviato in quella gelida regione. Sono incatenati. Uno di loro si guarda intorno sbigottito: “Mamma mia,
quanta neve!” – “Ma che t’importa? Tanto abbiamo le catene!”
Leonardo, l’omo senza lettere (come
amava definirsi), distintosi in ogni campo dello scibile, sfiorò molte volte anche
l’arte dell’enigmistica, sia con la scrittura sia con il disegno, che lui chiamava
“frammenti profetici”. Eccone un paio:
Verranno li òmini / in tanta viltà / che
avran la grazia / che altri trionfi sopra i
loro mali (= i medici); Li òmini / batteranno aspramente / chi fia causa di lor
vita (= la trebbiatura).
Ma ecco le nostre solite crittografie ricavate dalla “Divina Commedia”.
REBUS
Soluzione qui
sotto capovolta
Frase 4 - 6 - 9
CIVILTÀ DELLA SCRITTURA
OT totem – P lime
– S, SI cani
= OTTO TEMPLI
MESSICANI
31
ENIGMI… DANTESCHI
Soluzioni qui sotto capovolte
1 – Tramutabile son per tutte guise
(Paradiso V – 49)
2 – A retro va chi più di gir s’affanna
(Purgatorio XI – 114)
3 – Gi
4 – Leonardo
S
3 – Ch’è principio e cagion di tutta gioia
(Inferno I – 78)
4 – Colui lo cui saper tutto trascende
(Inferno VII – 73)
Soluzioni
1 – Camaleonte
2 – Gambero
Amenità estive
INDOVINELLI IN CONCORSO
(Soluzioni sul prossimo numero)
1 - Il mio vino preferito
A quello dolce superiore stimo
il classico abboccato di Marino;
ma per i pasti questo
lo preferisco sempre molto fresco.
(Il Bulgaro)
2 – La prima volta di Eva
Quando per via del pomo, apertamente
fece vedere tutto, ella, sebbene
al… catenaccio fosse preparata,
fu presa e in men d’un attimo infilata!
(Gigi d’Armenia)
3 – La “Messa dell’artista”
Ecco il preludio: questo in “sol maggiore”
è l’opera di Verdi che trionfa.
L’ho goduta così nel suo splendore,
fiorita gemma nella sua malìa.
(Cerasello)
4 – Ora sono un signore
Non voglio senza posa lavorare,
né più brutte figure voglio fare
con qualche vano, intempestivo scatto,
io che persino l’auto mi son fatto.
(Ilion)
5 – Finale nel dramma
È a tinte gialle: un tale che sta in agguato
e nell’ombra di un angolo si cela:
ecco, l’ignara vittima aggredisce,
poi se la fila… E qui cala la tela.
(Marin Faliero)
6 – Il vino nella mia infanzia
Mamma me lo allungava, e il dì che il babbo
me ne lasciò due dita e forse più…
l’impressione rimasta è proprio questa:
scalda gli orecchi e fa girar la testa.
(Il Nano Ligure)
Premi – A quanti risolveranno i sei Indovinelli in concorso sarà inviato uno storico libro di stenografia. Le soluzioni di questo numero dovranno pervenire in Redazione entro
la fine di agosto.
SOLUZIONI DEL N. 21
Crittografia
Causa di forza maggiore
Indovinelli
1 – Gli occhi
4 – L’orto
2 – L’ombrello
5 – I pantaloni
3 – L’orecchio
6 – Il pescatore
DAL TELEGRAFO PARLANTE
ALLE VIDEOCHIAMATE
G
CIVILTÀ DELLA SCRITTURA
navig@ndo
Telettrofoniamoci
di INDRO NERI
32
razie al telefono e, negli ultimi
anni soprattutto al computer, conversare l’un l’altro è diventato oggi facilissimo, anche quando l’interlocutore si
trova dall’altra parte del mondo.
Il primo apparecchio per chiamarsi
a vicenda venne realizzato dal fiorentino Antonio Meucci nel 1854. Nato nel
quartiere di San Frediano, Meucci dovette emigrare a causa delle sue convinzioni politiche e, dopo essere approdato
a Cuba, si stanziò poi definitivamente
negli Stati Uniti: qui costruì il primo
prototipo di telefono, e nel 1871 fondò
la Telettrofono Company proponendo la
sua invenzione ad una compagnia telegrafica di New York che però non comprese le potenzialità del nuovo apparecchio. A causa di difficoltà finanziaIn alto:
Antonio Meucci.
Sotto:
L’americano Alexander Graham Bell che
parla nel telefono da lui “inventato”.
La foto è del 1876.
In basso:
Un diagramma del 1876 che illustra il telefono
di Bell.
rie Meucci riuscì a rinnovare il brevetto
temporaneo del suo “telettrofono” solo
fino al 1873, e di questo ne approfittò
l’americano Alexander Graham Bell
che il 7 marzo 1876, potendosi permettere il costo del brevetto definitivo, passò alla storia come l’inventore del telefono.
I
n Italia la prima linea telefonica venne
attivata a Milano il 30 dicembre 1877
tra due apparecchi che mettevano in contatto la caserma dei pompieri locale con
la stazione di Porta Venezia, mentre il
primo abbonato fu un certo Giovanni
Uberti di Roma al quale nel 1881 venne
assegnato il numero di telefono 1.
Da quei primi marchingegni il telefono ne ha fatta di strada: all’apparecchio ribattezzato “fisso” si affiancano
ora i cellulari, i satellitari, gli “smart
phones” (i telefonini “intelligenti” che
fanno foto, filmati e controllano la posta
elettronica) ma la vera rivoluzione nelle
comunicazioni sembra destinata a passare attraverso i collegamenti ad alta velocità della rete. Oggi, infatti, esistono
dozzine di programmi elettronici che
permettono di sentirsi o anche di vedersi
gratuitamente o ad una frazione del costo
di una telefonata normale.
Fra questi il servizio forse più famo-
CIVILTÀ DELLA SCRITTURA
La lettera di
protesta
pubblicata sul
giornale di
New York
«L’eco d’Italia»
il 6 marzo 1880
nella quale
Antonio Meucci
riafferma di
essere stato il
primo ad
inventare il
telefono.
33
La prima linea
telefonica che in
Italia venne
attivata a Milano il
30 dicembre 1877.
so è quello di Skype, un programma di
messaggistica immediata che permette
non solo di effettuare videochiamate e
conferenze audio con più contatti contemporaneamente, ma anche di chiamare
tramite computer telefoni cellulari e telefoni fissi, ponendosi di fatto come piattaforma elettronica che colma il divario
tra il mondo degli elaboratori e quello
della telefonia.
I
Una tastiera per computer con telefono per
Skype incorporato. È in vendita in Giappone
al prezzo di circa 50 Euro.
Un moderno apparecchio telefonico: funziona
solo se collegato a Skype. Lo produce la ditta
Belkin.
CIVILTÀ DELLA SCRITTURA
Il 10 maggio 2011 Steve Ballmer di Microsoft
annuncia l’acquisto di Skype per otto miliardi
di dollari, bruciando sul filo di lana Facebook
e Google, anch’essi interessati a questo
servizio di telefonia tramite computer. Si
tratta dell’acquisizione più costosa nella storia
della casa americana di software.
vantaggi di Skype sono la semplicità di
uso e la varietà delle opzioni che offre
all’utente. Una volta scaricato gratuitamente il programma da Internet ed installato sul proprio computer, basta creare un profilo, aggiungere i dati nella rubrica telefonica e cominciare ad usarlo.
E a questo punto, come ricorda il proverbio, “Si dura più fatica a tacere che a
parlare”.
Creato nel 2003 da due imprenditori
svedesi, Janus Friis e Niklas Mårten
Zennström, Skype ha subito incontrato i
favori del pubblico ottenendo un successo su scala mondiale, tanto è vero che attualmente oltre cento milioni di utenti
comunicano fra loro tramite questo
software tutto europeo.
Il nome originale del programma era
Skyper (Sky-Peer-to-Peer) che si richiama all’utilizzo di una rete paritaria (peerto-peer, o P2P) nella quale ciascuno dei
computer collegati funziona come nodo
centrale indipendente, senza che sia presente un dominio centralizzato, ovvero
in questo caso una “centralina” di smistamento delle telefonate. E come “google” che è diventato sinonimo di “cercare
in rete”, anche “skype” è diventato un
verbo, ma non solo: il popolare squillo
ha dato origine ad un remix musicale (e
ora “skype” si può anche ballare) mentre
le principali case di apparecchi telefonici
hanno immesso sul mercato telefoni specifici che si collegano direttamente al
computer di casa per effettuare chiamate
tramite Skype.
Una raccolta di approfondimenti su questo
articolo, incluso il brano remix dello squillo
di Skype e la notizia dell’acquisizione di
Skype da parte di Microsoft, si trova all’indirizzo
www.nerisatellite.com/navigando
selezionando il link “Telettrofoniamoci”.
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