IL CONGRESSO NAZIONALE
DELLA FEDERAZIONE PENSIONATI DELLA UGL
Corrado Mannucci eletto Segretario nazionale
Si è svolto a Chianciano , il 18,19 e 20 novembre u.s., il Congresso della
Federazione Nazionale Pensionati della UGL.
Sono intervenuti (ed hanno pronunciato due interessanti interventi), il
Segretario Generale della Confederazione Stefano Cetica ed il vice Segretario
Generale Renata Polverini.
I lavori sono stati aperti – su proposta del Segretario uscente Mannucci –
con l’elezione alla Presidenza dell’assemblea di Franco Scarinci, di Leonardo
De Gregorio a Vice Presidente e Nicola Iannitto Segretario.
Il Presidente, ha preso la parola e la direzione dei lavori, dichiarando
decaduti tutti gli organi nazionali della Federazione, assumendo, fino alla
elezione dei nuovi organi, tutti i poteri pro-tempore. Ha poi dato avviso
all’assemblea che alle 17.30 del 19 -11-2005 sarebbero scaduti i termini per la
presentazione delle liste.
Ha quindi invitato all’elezione dei Questori (Battista Andreazzoli, Cosimo
Camposeo e Fernando Frustaci), del Seggio elettorale (Marino Tuzzi, Giorgio
Ferri, Carmine Manganiello, Antonio Ardone e Claudio Bertolotti), della
Commissione di lavoro (Nazzareno Mollicone, Roberto Avena, Gaetano
Sciacca, Affrico Tortora e Dalma Baiocco).
Il Presidente Scarinci ha quindi provveduto all’insediamento degli eletti
ed ha preso la parola per una breve prolusione ed il saluto agli ospiti presenti.
Ha quindi ceduto la parola al Segretario Nazionale uscente Corrado
Mannucci, che ha pronunciato un lungo e documentato intervento, che ha
interessato la condizione degli anziani e pensionati, la previdenza pubblica, il
costo della vita ed il potere d’acquisto delle pensioni, i diritti costituzionali,
l’azione esterna della Federazione, le problematiche organizzative interne ed,
infine, una conclusione sulle prospettive per gli anziani.
Ne pubblichiamo, di seguito, un ampio stralcio:
PARTE 1^:
ANZIANI E PENSIONATI
“UN DOVERE MORALE
Il miglioramento delle condizioni di vita dei pensionati e degli anziani
deve essere considerato un obiettivo prioritario della politica sociale.
Gli anziani ed i pensionati hanno diritto di vivere e non soltanto di
sopravvivere. Ma per realizzare concretamente tale auspicio è indispensabile
modificare profondamente la loro attuale collocazione nel contesto sociale
italiano, realizzando un vero e proprio sistema articolato che garantisca loro
anche una effettiva sicurezza sociale.
Anziani e pensionati sono relegati ai margini della
società
industrializzata che ignora volutamente che gli stessi, oltre alle esigenze
fondamentali di carattere materiale, hanno necessità “sociali” che implicano
l’osservanza di obblighi morali nei loro confronti, se non altro per ciò che essi
hanno già dato e possono ancora dare.
Il problema della loro presenza nella società non può quindi essere
considerato risolvibile con qualche sporadico ed inadeguato intervento di
carattere economico.
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Anziani e pensionati devono essere messi nella condizione di dare
ancora il meglio di sé stessi nei campi che risulteranno per loro più congeniali.
La qualifica di “rami secchi”, coniata con intento chiaramente offensivo
per anziani e pensionati, deve essere respinta al mittente.”
“Com’è noto, questo è l’anno del “sorpasso” visto che – in Italia - è in
atto un vero e proprio ribaltone: gli anziani sono maggioranza ed i giovani sono
diventati minoranza.
Questa nuova situazione preoccupa naturalmente autorevoli
commentatori fra i quali si distinguono quelli del “Sole 24 ore”,(il quotidiano che
ha come riferimento la Confindustria) i quali sostengono che se “ i ventenni
sono minoranza, arretra il potenziale innovativo”.
L’autorevole quotidiano economico dimentica di dire che i giovani
possono essere pochi o tanti ma l’esperienza non la possono comperare al
supermercato mentre gli anziani, oltre ad essere una miniera inesauribile di
esperienza, sono oggi molto diversi da quelli di qualche generazione fa ed
hanno tutti le carte in regola per essere ancora protagonisti in molti campi.
La verità è che i giovani “costano” molto meno dei lavoratori anziani e –
in spregio di quanto prevedono leggi ed accordi – in occasione di ristrutturazioni
vere e finte pagano sempre e soltanto gli anziani.
Del resto basta guardare cosa accade nelle aziende italiane dove sono
molti gli ex dipendenti che vengono richiamati in servizio (ma con la meno
costosa qualifica di consulenti) come conferma il servizio di un noto settimanale
che ha titolato “adesso le aziende preferiscono assumere gli ultra sessantenni”,
che potete leggere nell’allegato n. 1.”
Ed anche in casa nostra, nell’UGL, non sono pochi gli anziani ed i
pensionati che guidano categorie, Unioni ed Enti con capacità e spirito di
sacrificio.
La selezione dei dirigenti – anche da noi - non deve quindi essere
effettuata con le date di nascita alla mano, ma con la valutazione di ciò che i
singoli hanno già dato e possono ancora dare oppure – se vogliamo essere
ancora più espliciti - fra capaci ed incapaci.
L’età, quindi – se accompagnata da capacità ed esperienza – non deve
essere penalizzante per nessuno.
C’è posto per tutti giovani ed anziani. Renata Polverini, nostro giovane
futuro segretario generale, ne è la prova.
LO STATO SOCIALE
Non se ne parla più.
Oggi esiste lo stato liberista che non si occupa e non si preoccupa dei
problemi della gente comune.
E allora non sarà male far sapere a governo ed opposizione che in un
passato non cancellabile, venne costruito uno Stato Sociale che, dal 1923 al
1943 approvò (ed applicò) leggi che portarono l’Italia all’avanguardia nel mondo
nel campo della socialità.
Ricordiamone alcune:
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Tutela lavoro donne e fanciulli
Assistenza ospedaliera per i poveri
Assicurazione contro la disoccupazione
Assicurazione invalidità di vecchiaia
Maternità ed infanzia
Assistenza illegittimi abbandonati o esposti
Assicurazione obbligatoria contro t.b.c.
Esenzioni tributarie famiglie numerose
Assicurazione obbligatoria contro malattie professionali
Opera nazionale orfani di guerra
I.N.A.I.L.
Istituzione libretto di lavoro
I.N.P.S.
Riduzione settimana lavorativa 40 ore
E.C.A.
Assegni familiari
Casse rurali ed artigiane
Tessera sanitaria per addetti servizi domestici
I.N.A.M.
C’è qualcuno che vuole raffrontare il ventennio 1923/1943 al sessantennio
successivo?
Ma, a proposito di provvedimenti di carattere sociale, voglio raccontarvi due
recenti episodi che dimostrano che questo governo, anche quando prende
iniziative meritevoli di elogio, riesce a farsi “del male” da solo.
Quando il presidente Berlusconi annunciò in televisione che avrebbe
aumentato ad un milione l’importo di tutte le pensioni “minime”, non era stato
informato che le persone che beneficiavano in Italia di pensioni minime e di
assegni assistenziali di minimo importo (impropriamente chiamati pensioni),
erano ben otto milioni.
Nel corso di più incontri con il Sottosegretario del Ministero del Lavoro,
feci presente l’errore e le aspettative che tale provvedimento – così annunciato
– avrebbe potuto creare.
Fui facile ed inascoltato profeta, poiché soltanto parte delle “pensioni al
minimo” vennero integrate (unitamente ad alcune invalidità) nel numero di
1.800.000 lasciando a bocca asciutta – senza alcun valido motivo – anche
quanti avevano da 65 a 70 anni ed erano in pensione.
Fu così che un provvedimento valido si trasformò in un
boomerang,poiché oltre sei milioni di persone non ricevettero neanche una lira,
con le conseguenze (anche elettorali) che potete facilmente immaginare.
Il secondo episodio è più recente, ma altrettanto negativo.
Nello scorso aprile il governo varò un decreto che consentiva anche ai
pensionati di poter usufruire della cessione del quinto della pensione.
Il provvedimento – ottimo - venne largamente pubblicizzato dalla stampa
e dalle emittenti televisive, con il logico risultato di far convenire migliaia di
pensionati presso gli sportelli degli enti previdenziali per consegnare le
domande.
Ma, anche questa volta, il governo si è dimenticato di emanare le norme
di attuazione del provvedimento, con il brillante risultato di non dargli pratica
attuazione.
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Immaginate voi i commenti dei pensionati. Ed i giudizi sul governo!
Per sollecitare l’emanazione delle norme previste da parte del Ministero del
Tesoro, ho chiesto ed ottenuto l’interessamento dell’on. Buontempo - fin dal
mese di agosto - che è intervenuto decisamente sulle cosiddette “competenti
autorità” ed in parlamento.
Ma ad oggi, siamo ancora in attesa di novità e di un provvedimento
logico e riparatore.
ANZIANI ECCELLENTI E ANZIANI NORMALI
I nostri Presidenti della Repubblica (ed i più famosi manager di Stato e
delle aziende private) non hanno mai brillato per la loro giovinezza anagrafica
(anche se qualche aspirante ha brillato, negli anni del Fascismo, per un’altra
ben nota “giovinezza”): De Nicola, Gronchi, Segni, Leone, Ciampi, per non
parlare di Pertini che ha battuto ogni record, sono sempre stati definiti dalla
stampa ufficiale, dai mass-media del regime, dai parlamentari che li hanno
sostenuti e votati, elementi capaci, equilibrati, esperti, “lucidi come pochi altri” e
così via.
Nessuno ha mai scritto o detto di loro che erano da mettere in un angolo
perché erano entrati nella terza, quarta (e qualcuno addirittura nella quinta) età!
Allora ci sono due tipi di anziani?
I politici che - superata largamente la settantina - diventano sempre più
bravi e sempre più saggi ed i pensionati normali, e quelli come me e come voi,
che non diventano senatori, deputati o presidenti, che invece “sentono tutto il
peso degli anni” e risentono del “logorio” della vita al punto di andare a
costituire automaticamente il ghetto degli emarginati che non si decidono a
crepare per far risparmiare gli Enti Previdenziali? Sembra proprio di si.
Tra gli allegati troverete uno stralcio del verbale di una mia audizione
presso la Commissione Lavoro del Senato, sul tema “anziani”, che mi ha
procurato molti consensi al di fuori dell’UGL .
Come molti ricorderanno, sulle problematiche degli anziani e dei
pensionati abbiamo messo a punto numerosi documenti come il “Dossier
Pensionato”, “Gli anziani e l’opinione pubblica”, “Provvedimenti per la sicurezza
sociale degli anziani e dei pensionati”, la “Carta dei diritti degli anziani”,
“Proposte per costruire lo Stato sociale” e così via.
Non siamo certamente stati assenti.
IL LAVORO PER GLI ANZIANI
Il nostro sindacato si è posto da tempo il problema del lavoro a tempo
parziale per i pensionati e i prepensionati, sollecitando fin dal giugno 1983 una
normativa in sintonia con le caratteristiche della terza età. L’intento era quello di
creare i presupposti per consentire agli anziani di migliorare il proprio stato,
aprendo agli stessi nuove prospettive, con attività atte ad aiutare gli altri e
contemporaneamente se stessi, in una rinnovata atmosfera di rapporti umani e
sociali, evitando così anche l’emarginazione e la solitudine.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti.
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IL LAVORO DELLE CASALINGHE
Quando si parla di chi ha lavorato una vita intera, non ci si può riferire
soltanto agli uomini o alle donne che hanno lavorato alle dipendenze di terzi o
hanno esercitato una professione.
Bisogna ricordarsi anche delle casalinghe; di quelle donne che – pur
restando fra le mura domestiche – hanno lottato non poco per tenere insieme
una famiglia e per superare le difficoltà quotidiane. E non è giusto che siano
costrette a vivere la vecchiaia senza un riconoscimento tangibile da parte della
società.
La “pensione alle casalinghe” deve diventare una cosa seria.
Deve costituire il giusto e “personale” riconoscimento del lavoro
domestico, senza che sia subordinato alle condizioni economiche e reddituali
degli altri componenti il nucleo familiare.
Ciò perché anche una limitata autonomia economica ha riflessi
psicologici sicuramente positivi per la persona anziana inserita in un contesto
familiare.
L’EQUITA’ FISCALE
Il sistema fiscale italiano, come è ben noto, è caratterizzato da un
profondo ed intollerabile squilibrio a danno dei lavoratori dipendenti e dei
pensionati. Tale squilibrio trova principalmente origine dalle modalità del
prelievo. Mentre infatti per i lavoratori dipendenti ed i pensionati la denuncia dei
redditi è automatica ed indipendente dalla loro volontà e l’imposta viene
trattenuta alla fonte dal datore di lavoro e da questo versata alla Stato, per le
altre categorie di cittadini la denuncia è presentata personalmente e
discrezionalmente dagli interessati in base ad una contabilità da essi stessi
redatta.
Questo sistema, unito alla elusione ed alla evasione fiscale resa
possibile anche dalla cronica inefficienza della amministrazione finanziaria,
determina una palese violazione del principio costituzionale di parità di tutti i
cittadini di fronte alla legge. Violazione la cui concretezza pratica è facilmente
deducibile dall’esame del gettito fornito per circa l’80 per cento dal lavoro
dipendente e dalle pensioni, alla tassazione non sfugge 1 euro del reddito fisso.
Ad aggravare ulteriormente questo squilibrio è inoltre intervenuto l’effetto
combinato dell’inflazione e di una struttura di aliquote fortemente progressive
che ha determinato una enorme crescita della pressione tributaria a fronte di un
reddito reale invariato.
Questo effetto, oltre ad essere iniquo poiché aliquote che erano state
introdotte per contribuenti benestanti gravano ora su redditi medio bassi è
incostituzionale, traducendosi in aumenti di carico fiscale non autorizzati dalla
legge come previsto dall’art. 2 della costituzione. Nella pratica il fiscal drag ha
prodotto in un decennio, abusivamente, addirittura il raddoppio dell’imposta sul
reddito.
Di fronte a questi gravissimi problemi che investono le fondamenta
stesse della società civile, la CISNAL fin dal 1980 ha aperto con il governo una
vertenza fisco avanzando precise richieste.
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In particolare si è fatta promotrice di una proposta di legge di iniziativa
popolare tuttora di estrema attualità che prevedeva l’eliminazione automatica e
strutturale del fiscal drag mediante la indicizzazione degli scaglioni di reddito
sulla base dell’inflazione reale registrata nel periodo precedente.
Oltre a questa richiesta (tradotta in proposta di legge di iniziativa
popolare) la CISNAL (e poi l’UGL) hanno avanzato ai vari governi succedutisi
nel tempo una serie organica di istanze tutte tese al raggiungimento dell’equità
fiscale: dall’ampliamento della base imponibile alla riduzione delle aliquote,
dalla tassazione delle rendite finanziarie alla imposta sui grandi patrimoni,dalla
eliminazione della elusione fiscale alla lotta all’evasione, alla necessità di dare
efficacia e funzionalità alla amministrazione finanziaria.
Anche la più volte promessa restituzione del “drenaggio fiscale” è
diventata ormai una presa in giro ufficiale ed i grandi patrimoni sfuggono
sistematicamente ad ogni equa tassazione.
Tutte queste istanze – che riassumono gli interessi e la volontà dei
lavoratori e dei pensionati italiani – sono state purtroppo finora disattese.
E i pensionati continuano a pagare il non dovuto.
Come ricorda spesso Franco Scarinci, lo Stato, è chiaro, ha fatto una
scelta precisa: spremere fiscalmente lavoratori dipendenti e pensionati, grazie
all’invenzione della figura “sostituto d’imposta” dovuta all’allora ministro delle
finanze Bruno Vicentini, grazie al quale il reddito fisso viene tassato prima di
essere erogato ai percipienti. Per le altre categorie si vedrà: qualcosa
pagheranno anche loro, poco, naturalmente.
EVASORI
Si torna a parlare, ancora una volta, di condoni fiscali e previdenziali.
È incredibile come si pensi ancora a provvedimenti che di fatto
colpiscono quanti hanno fatto il loro dovere anche a costo di sacrifici e si pensi
di favorire, ancora una volta, quanti si sono comportati scorrettamente.
Ma c’è un altro aspetto da evidenziare: aumenterà sicuramente il numero
degli evasori, poiché professionisti ed imprenditori sanno che – periodicamente
– vi saranno nuovi condoni, magari travestiti da “regolarizzazioni”.
E non sto parlando di casi isolati.
La Corte dei Conti ha segnalato che per ogni 10 cartelle il fisco scopre 9
evasori.
Da non dimenticare poi il lavoro nero che viene ufficialmente stimato al
13,4%, mentre altre indagini lo collocano a ben oltre il 40%. Il 16 giugno 2005 il
Presidente Berlusconi ha detto ai giornalisti: “smettiamola di preoccuparci per
l’economia: abbiamo un sommerso del 40%”.
Ciò significa che imprenditori senza scrupoli evadono tasse e contributi
previdenziali, danneggiando anche – di fatto – le aziende in regola con i
pagamenti.
Fin dall’agosto 1995 il Collegio dei sindaci dell’INPS ha rilevato come un
ruolo negativo sul bilancio dell’INPS lo abbiano giocato i condoni previdenziali
decisi dal Parlamento e dai Governi.
Soltanto nel 1994, le domande di condoni presentate ed accettate furono
ben 185.000!
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Il Collegio sostenne in quell’anno che proprio la politica dei condoni era
una delle cause dell’aggravamento della situazione di bilancio.
Quanto sono costati all’INPS ed al suo bilancio gli innumerevoli condoni
che i politici hanno graziosamente concesso ai datori di lavoro che non avevano
versato i contributi previsti dalla legge, dopo aver derubricato il reato di
mancato versamento all’INPS dei contributi dovuti e di quelli trattenuti ai
lavoratori?
LE PRESTAZIONI ASSISTENZIALI
L’aumento dell’importo delle pensioni minime (vera e propria conquista
sociale attesa da decenni dai pensionati meno abbienti) ha portato alla ribalta il
caos che regna da anni in materia di requisiti che i cittadini devono dimostrare
di possedere per poter aver diritto, o sperare di aver diritto, a prestazioni
assistenziali di ogni tipo.
La situazione è stata fotografata nel corso della mia relazione al
convegno “La impossibile verifica dei redditi dei cittadini”, organizzato dalla
nostra Federazione e svoltosi a Roma presso la sede centrale dell’Inps, alla
presenza di un folto numero di esperti, di dirigenti centrali dell’Istituto e di
consiglieri del Civ-Inps di Cgil, Cisl, Uil.
In quella occasione ho denunciato l’inestricabile intreccio di leggi e
norme locali, che rendono impossibile una seria verifica dei redditi degli
interessati alla concessione, appunto, di prestazioni assistenziali.
Al convegno hanno partecipato fra gli altri e sono brillantemente
intervenuti il Segretario generale dell’Ugl, Stefano Cetica ed il vice Segretario
generale, Renata Polverini.
In un fascicolo di 600 pagine che ho inviato, tra gli altri, ai Presidenti di
Camera e Senato, al Presidente del Consiglio, al vice Presidente del Consiglio,
al ministro del Welfare, sono stati fra l’altro sottolineati gli “enormi danni subiti
da quei pensionati che – è scritto – accusati ingiustamente di aver incassato
somme prima autonomamente erogate dagli Enti e poi definite indebitamente
percepite, hanno dovuto restituire il cosiddetto “maltolto”. Di fronte a questo
problema, ritenuto unanimemente angosciante, ho proposto la costituzione di
una commissione di esperti con il compito di mettere a punto un testo unico per
regolamentare l’intera materia, e conseguentemente la definizione di alcuni
elementi quali la concessione o meno delle agevolazioni, riferendosi solo al
reddito dell’anno precedente; l’unificazione delle norme su tutto il territorio
nazionale per tutti i cittadini; l’abolizione di tutte le norme precedenti; l’istituzione
di fasce di reddito in cui incanalare gli specifici provvedimenti di carattere
assistenziale.
Ma nelle scorse settimane c’è stato qualcuno, all’INPS, che ha pensato
di fare economie risolutive.
La Corte di Cassazione ha infatti respinto un ricorso dell’INPS con il
quale l’Istituto chiedeva di poter togliere l’assegno sociale ad un assistito, in
virtù del fatto che i suoi familiari avevano l’abitudine di dargli una mano
regalandogli, senza alcuna regolarità, piccole somme senza pretese.
Riferisce il quotidiano romano “Il Messaggero” che, per affermare la sua
tesi, l’INPS ha sostenuto che anche quelle magre entrate devono essere
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considerate fonte di “reddito” e in quanto tali, sono idonee a revocare il suo
diritto a questo beneficio del vecchio Welfare.
In poche parole l’Istituto di previdenza, difeso da ben due avvocati del
proprio ufficio legale, ha sostenuto perfino in Cassazione che anche la
“paghetta” agli anziani concorre a far superare la soglia di povertà, fissata in sei
milioni e 240 mila delle vecchie lire. Come se fosse facile vivere con una cifra
simile. Ma gli ermellini non hanno assolutamente condiviso questo punto di
vista e hanno sottolineato che “la nozione di reddito, pur nel significato ampio
desumibile” dal testo normativo che regola il diritto a ricevere l’assegno sociale
(legge 335 del 1995 che ha sostituito la pensione sociale con l’assegno) “non
può comprendere le entrate in questione, frutto di erogazioni.
I giudici hanno anche sottolineato all’INPS che elargizioni di questo tipo
sono “erogazioni fatte a titolo di aiuto e quindi prive di carattere di obbligatorietà
e prevedibilità”. E non solo – hanno aggiunto – non si tratta certo di una “entrata
patrimoniale”.
Così il reclamo è stato rigettato, con tanto di condanna per l’INPS al
pagamento delle spese processuali. Ma così non era andata in primo grado
quando, invece, il Tribunale di Torino aveva accolto il punto di vista dell’Istituto
di previdenza e le cose si erano messe molto male per nonno Franco. Ci aveva
pensato poi la Corte di Appello torinese, nel 2003, a ripristinare l’assegno
sociale al nonno, e adesso la Cassazione – con la sentenza numero 16859 –
sembra aver messo la parola fine alla questione.
Credo che ogni commento sia superfluo e c’è da domandarsi chi,
nell’INPS, ha autorizzato una così incredibile e certamente costosa azione
legale.
Mi auguro che qualcuno sarà chiamato a risponderne.
UNO STATO ASSISTENZIALE SCONOSCIUTO
Ma c’è uno “Stato assistenziale” di cui nessuno parla.
Avrete notato che non passa giorno senza che il Presidente della
Confindustria non inviti il Governo a mettere mano alla riforma della previdenza
pubblica, non certo per rivalutare le pensioni, ma per tagliare pesantemente la
spesa che – a suo dire – sta portando alla rovina i conti dello Stato.
Nessuno, e la cosa è singolare, gli ha ricordato che lo Stato sociale è
praticamente scomparso e che invece funziona perfettamente lo “stato
assistenziale”, ma non per i poveri e gli indigenti, ma per molti datori di lavoro
che, da anni, ricevono agevolazioni, fiscalizzazioni, condoni etc per migliaia di
miliardi, come abbiamo ampiamente documentato con uno dei nostri documenti
fin dal 2001.
INVALIDI VERI E FINTI
Alcuni decenni or sono, non potendo dare ai disoccupati del Sud un posto di
lavoro, ci fu chi pensò bene di regalare pensioni a finti invalidi.
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E la cosa venne attuata – con chiari fini elettorali – su larga scala.
Ma la storia continua anche nei giorni nostri, grazie a corrotti e faccendieri.
Quest’anno, sono state revocate – secondo i dati della Corte dei Conti -2.537
false pensioni.
Bene.
Ma ciò che non è bene, è l’estenuante iter per la concessione delle pensioni
agli aventi diritto.
È una vera e propria inaccettabile ingiustizia che persone veramente inabili
debbano attendere anni – fra enormi difficoltà di carattere economico – per poter
ottenere il sospirato assegno di invalidità o di accompagnamento.
Stiamo seriamente studiando – con alcuni esperti – la possibilità di promuovere
un’azione legale presso la Corte di Giustizia per i diritti dell’Uomo.
GLI ANZIANI E IL SISTEMA SANITARIO
Il Ministro della Salute, Francesco Storace, in vista della stesura del
Piano sanitario nazionale per il triennio 2006-2008 ha invitato nel settembre
scorso le parti sociali interessate al tema, a fornire delle proposte che
potrebbero contribuire ad elaborare il documento che regolerà la sanità italiana
dei prossimi anni.
Noi gli avevamo già autonomamente inviato – nel mese di luglio – un
dossier (che potrete trovare fra gli allegati a questa relazione) con un quadro
allarmante del rapporto anziani /sanità pubblica.
È per noi indispensabile realizzare un vero e proprio sistema articolato
che garantisca anche una effettiva sicurezza sociale.
È necessario, quindi, riesaminare il costo e la funzionalità delle strutture
sanitarie pubbliche alle quali, quanti vivono la terza e la quarta età hanno
quotidianamente necessità di appoggiarsi.
Abbiamo anche chiesto che venga fra l’altro previsto un piano di spesa
per la costruzione, su tutto il territorio nazionale, di unità residenziali
extraospedaliere per gli anziani non autosufficienti, al fine di eliminare gravosi
oneri ed impropri ricoveri nelle strutture ospedaliere normali.
Si dovrebbe anche programmare la creazione o il potenziamento delle
divisioni ospedaliere di geriatria e coordinare le ricerche gerontologiche
attraverso una maggiore cooperazione con i paesi europei, sia per quanto
riguarda la ricerca che per le misure di prevenzione.
Riqualificare professionalmente gli operatori addetti alla gestione degli
specifici servizi socio-sanitari, prevedere corsi di geriatria-gerontologia nelle
scuole di specializzazione, nei corsi di formazione per infermieri professionali,
per terapisti della riabilitazione, fisiatri, logopedisti assistenti sociali, fornendo
loro tutte le conoscenze scientifiche, tecniche e psicologiche necessarie per
una adeguata assistenza agli anziani.
Sarebbe opportuno anche emanare finalmente disposizioni per la
introduzione obbligatoria del “libretto sanitario”, per quanti hanno superato i
settanta anni, sul quale dovranno essere annotate tutte le notizie relative allo
stato di salute dell’anziano.
Abbiamo anche ricordato quanto sia diventato preoccupante il ricorso al
“parcheggio” in istituti o l’abbandono in corsie ospedaliere degli anziani; è
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invece necessario creare le condizioni necessarie per favorire, ove possibile, la
permanenza dell’anziano nel proprio ambiente familiare e sociale.
La vita si è allungata e bisogna tenerne conto.
Nel corso dell’ultimo incontro che abbiamo avuto – come Federazione
Pensionati dell’UGL - con il Ministro della Salute Storace, abbiamo potuto
notare segnali incoraggianti da parte del Governo, nel senso da noi indicato.
Seguiremo con attenzione i successivi sviluppi.
UNA POLITICA PER LA CASA
Al fine di non obbligare l’anziano a lasciare l’abituale dimora chiediamo
che il Parlamento emani provvedimenti atti a disciplinare e risolvere sul territorio
il problema abitativo.
Si potrebbero stabilire:
-
comprensibili modalità e termini per concedere reali sovvenzioni per il
pagamento degli affitti per gli anziani più poveri, in tutto il territorio italiano; e
non soltanto in alcuni comuni;
quote di mini appartamenti per anziani nell’edilizia sovvenzionata;
l’adattamento delle case in costruzione anche alle esigenze degli anziani;
il divieto di sfratto dalla loro abitazione, salvo i casi di morosità
straordinaria necessità del proprietario, certificata dalla magistratura;
e
-
il rinnovo automatico del contratto di locazione - con aumenti non superiori
all’inflazione programmata - per gli anziani che occupano case di proprietà
di enti pubblici, banche e assicurazioni, anche nel caso in cui gli stabili
vengano venduti.
Chiediamo anche che siano emanati provvedimenti di legge atti a
disciplinare la politica fiscale per gli alloggi delle persone anziane.
LE CASE DI RIPOSO
Sono molte decine di migliaia gli anziani che vorrebbero (o devono)
entrare in una casa di riposo per passare gli ultimi anni, dopo una vita di lavoro.
Ma, dietro alle belle foto a colori dei depliants, cosa c’è veramente in
troppi casi?
Vediamo insieme cosa dicono i Carabinieri di Roma e provincia:
“I casi più frequenti riscontrati nel corso delle ispezioni sono stati:
maltrattamenti, mancanza di autorizzazioni, eccesso di ospiti, alimenti in cattivo
stato di conservazione, medicinali scaduti ed esercizio abusivo della
professione medica.
Ci è perfino capitato di scoprire, all’interno di alcune strutture – spiega il
tenete dei Nas, Marco Datti – anziani deceduti per ragioni non chiare, piaghe
vistosissime sui degenti, cinque vecchietti costretti a soggiornare in una camera
piccolissima, ospiti sistemati su divani per risparmiare i posti letto e anziani
legati al letto”.
Secondo “Repubblica”, il popolo degli ospizi vive tra solitudine e soprusi
e per migliaia è una vita da reietti.
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A Trieste (scrive Repubblica) gli agenti trovano vecchietti nei loro
escrementi, fanno un accurato verbale, ma non succede nulla. Unico effetto: le
infermiere sono licenziate. Perdono il posto all’istante, mentre i vecchietti
restano bene incollati al loro. Succede che rendono troppo bene; sono prede –
rivela un penalista che chiede l’anonimato – attorno alle quali possono svolgersi
infernali balletti di connivenze.
Medici che compiono visite compiacenti, faccendieri che si fanno
“deviare” le pensioni, talvolta notai che ricevono strani testamenti; non
interessano nessuno, la mostruosa normalità di un sistema che oltre a
schiantare l’individuo, manda in tilt la struttura del welfare e le casse dello Stato.
“il vero problema è il destino dei vecchi, cioè il nostro destino”, dice lo psichiatra
Franco Rotelli, “il destino dei vecchi, oggi, è tutto dentro le istituzioni, e dentro
le istituzioni succede di tutto. Ora si tratta di sapere se il numero di ghetti
crescerà o si cercheranno soluzioni più umane e più leggere”.
In fondo allo scandalo resta una domanda piccola piccola. Perché ci
sono voluti i Carabinieri per scoperchiare il pentolone? Dov’erano i familiari?
Possibile che non abbiano visto niente? Quelli nei lager erano tutti, proprio tutti,
vecchi soli al mondo? La risposta la trovi in un muro di silenzio compatto,
omertoso. Tacciono tutti.
Tacciono i Comuni, che balbettano appena l’ABC dell’assistenza
alternativa, domiciliare. Stanno zitti i parenti, che senza i privati non saprebbero
dove sbattere la testa.
Fa silenzio infine la società intera.
I posti nelle strutture pubbliche – i più convenienti - sono prenotati in
anticipo da anni, spesso all’insaputa dell’interessato. Il parente diretto va negli
uffici, mette il vecchio in graduatoria quand’è ancora sano. in libera uscita.
Quando arriva l’ora, lo porta dentro.
Riteniamo, a questo punto, che sia opportuna, anzi necessaria, una seria
e severa inchiesta parlamentare sul funzionamento delle case di riposo che,
troppo spesso, tali non sono.
Visitare le case di riposo per gli anziani è (e deve continuare ad essere)
uno dei compiti già segnalati da anni ai nostri dirigenti territoriali, per denunciare
alle competenti autorità disfunzioni ed abusi.
LE VACANZE DEI PENSIONATI
Milioni di cittadini hanno attraversato l’Italia (e non solo l’Italia) per
andare a godersi il meritato riposo, affollando le località di villeggiatura.
“Partire” è ormai diventata la parola d’ordine. Abbiamo visto immagini
televisive da “day after”; le città sembravano in certi giorni letteralmente
abbandonate dagli abitanti. Trovare un negozio aperto era come vincere una
caccia al tesoro.
Tutti,
quindi,
al
mare
o
ai
monti?
Molti,
senz’altro.
Ma quanti sono stati costretti a restare a casa loro per l’impossibilità di sborsare
cifre da capogiro per affittare anche una sola stanza con il fatidico “uso di
cucina?”
12
Troppi più di quanti i mass-media del benessere ufficiale abbiano fatto
credere.
È fra i “non partenti” ancora una volta, gli anziani, i pensionati. E non
certo per mancanza di volontà, ma per l’assoluta impossibilità di togliere una
sola lira dal magro bilancio familiare. Anche questa è una ennesima riprova del
disinteresse di questo Stato antisociale per quanti hanno lavorato una vita
intera e ritengono di aver diritto ad una diversa considerazione che si sarebbe
potuta concretizzare, per esempio, con l’allestimento di mini appartamenti per il
soggiorno a rotazione degli anziani o con la stipula di accordi con alberghi e
pensioni ( magari in bassa e media stagione) con tariffe ridotte “all’osso”.
Niente di tutto ciò. Si affittano “residence” e alberghi (a spese dei contribuenti)
per ospitare perseguitati più o meno fasulli o gli zingari; ci si preoccupa dei “vu
comprà” di ogni colore che assediano le nostre città, ma non c’è alcuna
attenzione nei confronti degli anziani e dei pensionati.
Non c’è, anzi, una vera e propria politica per chi “non produce…”
Gli anziani intanto, resistono. Un’altra estate è passata e possono riaprire
le finestre – chiuse per far vedere ai vicini che erano in ferie… - per partecipare
a modo loro al “grande rientro” senza naturalmente essere ripresi dalla TV di
Stato.
CIRCOLI PER ANZIANI
Sono pochissimi, in tutta Italia, rispetto a quanti ne occorrerebbero.
Non esiste infatti una vera e propria politica – a livello nazionale - per
favorire la loro costituzione.
Quelli esistenti, sono generalmente legati a strutture di partito o ad
ambienti parrocchiali, con la conseguenza di “condizionare”, spesso anche
politicamente, la loro esistenza e le finalità.
Se la loro costituzione venisse favorita con provvedimenti di carattere
legislativo uniformi per tutto il territorio, il loro funzionamento - specialmente nei
piccoli centri urbani e nelle periferie delle grandi città – potrebbe essere ben
13
diverso e potrebbe diventare elemento di aggregazione per gli anziani, senza
costringerli a scelte di carattere “ideologico”.
I circoli comunali esistenti risentono pesantemente delle ingerenze dei
“politici” locali e dovrebbero invece essere gestiti esclusivamente dagli iscritti,
per consentire loro di incontrarsi, mantenere amicizie, scambiare opinioni,
svolgere attività di carattere ricreativo, culturale e sportivo.
SERVIZI PER LE EMERGENZE
Nell’intento di fronteggiare il diffondersi di violenze ed aggressioni contro
gli anziani, specie nei grandi centri urbani, chiediamo iniziative atte ad
agevolare allacci telefonici a tariffa ridotta per gli anziani che vivono soli.
ACQUISTI RATEALI CON TRATTENUTE SU PENSIONI
Sono tutt’altro che rari i casi di pensionati senza altro reddito, che
avrebbero necessità di acquistare protesi (dentarie, per la vista, acustiche etc.)
indispensabili per una “vita normale”, che non possono invece provvedere per
la mancanza di disponibilità economiche.
Potrebbero risolvere il problema gli istituti previdenziali pubblici – come
ho già proposto all’INPDAP - se, fra i tanti “servizi” che rendono alla comunità
ne includessero un altro e cioè il pagamento rateale a ditte convenzionate delle
protesi “indispensabili” agli anziani, trattenendo poi le relative rate mensili sulle
singole pensioni.
Non vi è altro modo per risolvere il problema poiché è a tutti noto che
nessuno concederà mai un credito di milioni di lire ad un anziano che vive di
pensione e che ha superato i 70 anni
Una vera protesi auricolare funzionante costa – lo dico per chi non lo sa
– circa sei milioni delle vecchie lire…
Significativo – a tale proposito – l’atteggiamento di una nota banca a
livello nazionale che, dopo aver firmato con l’INPDAP un protocollo per prestiti
ai pensionati fino ai 73 anni di età, con una circolare interna (non resa nota
all’INPDAP) ha ridotto a 70 anni il limite di età.
Si tratta di uno dei tanti atteggiamenti inqualificabili che ho
personalmente accertato e denunciato al CIV dell’INPDAP chiedendo la revoca
dell’accordo.
L’AGGIORNAMENTO CULTURALE
Non mancano alcune valide iniziative quali, ad esempio, le cosiddette
“università private della terza età”.
Ma non esiste niente che faccia capo a strutture dello stato o degli enti
locali. Non esiste neanche alcun programma specifico per gli anziani sugli
schermi della TV di Stato e tanto meno su quelli delle emittenti private.
14
Il Ministero della Pubblica Istruzione si disinteressa completamente del
problema, malgrado il gran numero di insegnanti disoccupati esistenti in Italia.
Sarebbe invece opportuno:
a) organizzare corsi di aggiornamento culturale di tipo normale e di tipo
superiore; completamente gratuiti i primi (a carattere “elementare”) ed a
bassissimo costo i secondi;
b) utilizzare – nelle ore pomeridiane – le strutture scolastiche pubbliche;
c) affidare le lezioni ad insegnanti “disoccupati”, da immettere in ruoli speciali;
d) indurre la RAI-TV a dedicare trasmissioni per l’aggiornamento culturale di
quanti non sono in grado di muoversi e quindi di raggiungere le scuole, o di
quanti abitano in piccoli centri lontanissimi dalle strutture scolastiche;
e) facilitare l’accesso degli anziani a tutti i musei, alle biblioteche ed agli
spettacoli, praticando una politica di incentivazione basata anche su biglietti
di ingresso a costi ridottissimi.
Noi, non abbiamo certamente trascurato le possibilità di “acculturamento”,
come si dice oggi, ed abbiamo stipulato una convenzione con l’Università del
Duemila (guidata dall’amico Saccà) che consente ai nostri tesserati di
partecipare ai corsi usufruendo dello sconto del 50%.
15
LO SPORT PER GLI ANZIANI E LE ATTIVITA’ MOTORIE
Lo sport, finalizzato ad attività non solo motorie per anziani, sembra stia
prendendo piede in Italia dove si riteneva, erroneamente, che soltanto i giovani fossero
in grado di “sgambettare” sui campi sportivi o nelle palestre.
È stato ormai abbondantemente dimostrato che il movimento (adeguato,
studiato, controllato) determinato da talune attività sportive può aiutare moltissimo chi
tende a mettersi in poltrona e muovere soltanto alcune dita per far funzionare il
telecomando del televisore.
Può giovare moltissimo anche alla psiche favorire contemporaneamente il
recupero graduale ma costante dell’uso di determinati arti “intorpiditi” dalla pigrizia. È
chiaro che tutto ciò deve avvenire sotto stretto e continuo controllo dei medici sportivi
dotati di tutte le attrezzature necessarie.
Un anziano “più sano” è anche un anziano “meno costoso” per la società.
È opportuno quindi un intervento del Governo, del CONI e degli enti locali per
“sovvenzionare” direttamente o indirettamente quei centri sportivi che intendono mettere
a disposizione degli anziani istruttori specializzati.
Istruttori disoccupati che potrebbero essere segnalati direttamente dall’ISEF,
opportunamente istruiti per le esigenze degli anziani.
Sarebbe anche opportuno favorire le attività degli anziani legate alla caccia ed
alla pesca sportiva, (rendendo gratuiti i “patentini” per gli ultra-sessantacinquenni) e,
perché no? alla speleologia, come ci ricorda spesso l’amico Ranieri.
LE BARRIERE ARCHITETTONICHE
Le barriere architettoniche costituiscono spesso un insormontabile ostacolo per
gli anziani; ed alla difficoltà di superarle si aggiunge il danno personale quando tali
barriere si trovano negli uffici pubblici che gli anziani non possono frequentare.
È indispensabile che il governo emani le opportune disposizioni (e faccia attuare
quelle che esistono) perché si provveda (ove è possibile) alla loro eliminazione e si
tenga conto di tutto ciò nella progettazione dei nuovi edifici, con particolare riferimento a
quelli destinati ad uffici pubblici.
LA (SCONOSCIUTA) EDUCAZIONE CIVICA
La scuola, figlia di questi tempi “moderni”, si occupa di taluni aspetti della vita
sociale ma non dedica alcuno spazio (quando affronta il problema dell’educazione
civica) al rispetto per gli anziani, avvalorando così l’aberrante teoria dell’”usa e getta” nei
confronti di chi tanto ha già dato non solo alla sua famiglia.
È indispensabile che la presenza degli anziani nella famiglia e nella società
venga collocata nella giusta luce dai docenti nelle scuole pubbliche e private nel corso
delle lezioni.
I DRAMMI DELLA SOLITUDINE
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Ormai non si contano più i drammi della solitudine che vedono
protagonisti gli anziani “normali”. Questa Società (che ama ad ogni piè
sospinto proclamarsi civile…) abbandona come limoni spremuti quanti non sono
più in grado di organizzare la loro sopravvivenza morale e materiale.
Ed in questo contesto è bene non dimenticare il ruolo – troppo spesso
negativo – di certe famiglie che vedono nella presenza dell’anziano soltanto un
ingombrante fardello che limita la loro … agibilità.
Diventa così automatico – in troppi casi – il ricorso al “parcheggio” in
istituti, l’abbandono in corsie ospedaliere, la pratica rescissione di ogni legame
anche soltanto telefonico.
Ed è proprio tale comportamento (che pesa sul morale di chi avrebbe
necessità di affetto e di comprensione), che provoca spesso i drammi della
solitudine. Esistono leggi che prevedono precisi obblighi nei confronti
dell’assistenza ai familiari anziani. C’è qualcuno – nei Palazzi del Potere –
disposto a farle rispettare anche d’ufficio?
UN MINISTERO PER NOI
L’organismo governativo di coordinamento per i problemi degli anziani,
fino ad oggi “operante”, non ha fornito – a quanto è dato da vedere – risultati
apprezzabili.
Il “problema anziani” è rimasto uno dei tanti che affliggono la nostra
Società.
È quindi opportuno che venga costituito un vero e proprio “Ministero per
i problemi degli Anziani”, con il compito di monitorare, proporre e coordinare
iniziative in tale campo e che, come primo atto, apra un’indagine parlamentare
sulla condizione degli anziani in Italia.
17
PARTE 2^:
LA PREVIDENZA PUBBLICA
I CATASTROFISTI DELLA PREVIDENZA PUBBLICA
Ricorderete certamente le continue, catastrofiche previsioni sui bilanci
dell’INPS e sull’imminente fine della Previdenza Pubblica.
Come Consigliere UGL dell’INPS, mi sono trovato in assoluta solitudine
quando ho ripetutamente sostenuto e dimostrato (ricorderete l’affollatissima
conferenza stampa nel salone del quotidiano “Il Tempo”, nel settembre 2001,
alla presenza dei più qualificati esperti, giornalisti e sindacalisti) che si trattava
di una manovra, (basata sulla voluta mancata separazione nei bilanci dell’INPS
delle spese per la previdenza da gran parte di quelle per l’assistenza che, per
legge dovrebbero essere a carico dello Stato), mirante a distruggere la
previdenza pubblica per favorire le assicurazioni private, che avevano già tutto
predisposto per ingoiare il prelibato boccone.
Ma tutti coloro che non sono in malafede, sanno perfettamente che se –
oggi – non ci fosse il prelievo obbligatorio dei contributi sulle retribuzioni, così
come i versamenti obbligatori degli imprenditori, ben pochi lavoratori avrebbero
la materiale possibilità di sottrarre volontariamente dalle magre retribuzioni le
cifre necessarie per andare a pagare mensilmente le costosissime rate delle
assicurazioni private.
Il pagamento dell’affitto, le spese per il vitto, per la sanità, le esigenze
quotidiane della famiglia, resterebbero prioritarie e non lascerebbero spazio a
spese “volontarie” per le assicurazioni, per garantirsi cioè un minimo
sostentamento in un futuro considerato lontano e, quindi da affrontare non
importa come, fra molti anni o decenni.
L’Istituto Nazionale per la Previdenza sociale venne istituito nel 1935
(con buona pace di chi ha voluto festeggiarne con la mia opposizione il
…”Centenario” nel 1998) proprio perché allora si vollero obbligare i lavoratori a
pensare per tempo alla loro vecchiaia.
Se venisse cancellata la previdenza pubblica, ci troveremmo – fra non
molti anni – di fronte a milioni di cittadini anziani privi di ogni forma di pur
minimo sostentamento economico. Ed il governo dovrebbe forzatamente
ricorrere alla elargizione di milioni di assegni sociali di carattere assistenziale
(senza avere in precedenza incassato una sola lira dai lavoratori e dagli
imprenditori) per consentire almeno la loro sopravvivenza.
Ma, recentemente, con mia grande soddisfazione abbiamo appreso che
l’INPS ha chiuso il bilancio consuntivo per il 2004 con un avanzo attivo di 5
miliardi di Euro.
Nei numerosi quotidiani che leggo giornalmente, non ho trovato un solo
rigo a firma dei “qualificati” esperti che avevano dato all’INPS un anno di vita.
Nessun “mea culpa”.
Mi sono però divertito a pensare cosa possono aver detto loro, le grandi
“Assicurazioni private” che sulle loro catastrofiche previsioni si erano basate ed
avevano stanziato ed investito cifre da capogiro per dare il via alle assicurazioni
previdenziali private!
18
Nel 2002, molte agenzie di stampa hanno riportato con evidenza una mia
dichiarazione sul TFR, che vi leggo integralmente:
“Venti iperliberisti sulle pensioni. Come accade con sempre maggior
frequenza, dal mondo dell’economia arrivano messaggi poco rassicuranti ma,
come ha ricordato Corrado Mannucci, segretario nazionale Dell’UGL Pensionati
all’economista Franco Modigliani “la destinazione del TFR non è una materia
sulla quale il governo possa decidere da solo, né, tanto meno, può diventare
uno strumento per gli astrattismi di chicchessia, fosse anche un premio Nobel”.
Proprio Modigliani, infatti ha riproposto negli scorsi giorni la sua personale
“ricetta” per affrontare il nodo dell’alto livello di contribuzioni versate in Italia a
fronte degli altri paesi europei. “Quando si parla di questa materia – ha però
ribattuto Mannucci – si dovrebbe ricordare che coloro che usufruiscono della
pensione non approfittano degli altri, ma godono del meritato trattamento di
quiescenza per aver lavorato tutta una vita. Probabilmente, anche agli illustri
economisti gioverebbe molto un’esperienza di lavoro in fabbrica. In questo
modo, si farebbero sicuramente un’idea di quanti e tali sacrifici siano necessari,
nel tempo, per avere diritto ad una pensione di anzianità”.
*****
Il Ministro Maroni, il 12 luglio u.s. ha finalmente costituito ed insediato un
nuovo “nucleo di valutazione della spesa previdenziale” ed ha annunciato che
avrà anche “il compito storico di definire la separazione tra previdenza ed
assistenza”.
Noi ci auguriamo che abbia anche il compito – fondamentale – di
riclassificare tutte le voci dei bilanci degli enti previdenziali per mettere fra le
voci dell’assistenza (e quindi a carico dello Stato) tutte quelle uscite oggi
contrabbandate impropriamente come previdenza.
LA MUTUALITA’ SCOLASTICA
È di moda e fa comodo a taluni affermare che il sistema previdenziale fa
acqua da tutte le parti e che l’INPS è gravato da una massa di debiti che si
ripercuotono sul bilancio dello Stato.
Al di là dei luoghi comuni, che saranno smentiti quando si perverrà ad
una vera separazione contabile della previdenza dall’assistenza, vi sono spazi
oltre la previdenza obbligatoria, che potrebbero concorrere nelle gestioni come
incentivazioni al risparmio: uno potrebbe essere l’assicurazione facoltativa dei
giovani, con la mutualità scolastica.
Vale la pena di ricordarne la storia per coglierne la validità, a distanza di
decenni, dalla sua istituzione.
La concreta disciplina della mutualità scolastica nacque ufficialmente
nell’anno 1929 allorchè la legge n. 17 previde l’iscrizione volontaria degli
scolari.
Inoltre era previsto, e questo era l’aspetto più saliente ed innovativo, che
una volta divenuti adulti, per gli studenti (soggetti all’assicurazione obbligatoria
per l’invalidità e la vecchiaia a seguito dell’instaurazione di un rapporto di
lavoro), i contributi versati per la mutualità scolastica fossero computati ai fini
della pensione nell’assicurazione obbligatoria.
19
Ecco perché, visto che con la recente riforma del sistema previdenziale
pubblico è stato deciso che l’importo di ogni singola pensione sarà determinato
esclusivamente da quanti contributi ognuno avrà potuto accumulare nel corso
della sua vita, noi della UGL Pensionati abbiamo ritenuto opportuno rilanciare
fra gli alunni delle elementari il principio della mutualità scolastica, che potrebbe
diventare uno strumento di fondamentale importanza per far capire alle nuove
generazioni che prima inizieranno a costituire il loro “monte contributi” e
maggiore sarà l’importo della pensione che potranno incassare quando
smetteranno di lavorare.
A tal fine abbiamo inviato al Ministro Moratti una nostra precisa e
dettagliata proposta in merito ed abbiamo ricevuto assicurazione che la nostra
iniziativa è stata ritenuta interessante e quindi trasmessa all’ufficio studi del
Ministero.
LA GESTIONE DEGLI ENTI PREVIDENZIALI
Oggi, gli enti previdenziali pubblici sono di fatto gestiti da:
UN PRESIDENTE, nominato direttamente dal Governo, ma che non
risponde dei suoi atti al Consiglio di Amministrazione che presiede in quanto
Presidente dell’Istituto.
UN CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE (nominato dal Governo, che
non elegge un presidente nel suo ambito, ma viene presieduto dal presidente
dell’Istituto), con compiti gestionali, sottoposti però (vedi i bilanci) al controllo ed
alla approvazione del CIV.
UN CIV , Consiglio di Indirizzo e Vigilanza, composto da 24 membri,
nominato dal Governo su indicazione delle forze sociali, con compiti di indirizzo
e vigilanza, che elegge nel suo ambito il Presidente ed il vice Presidente.
UN DIRETTORE GENERALE, che ha il compito di dirigere l’apparato
“burocratico”.
UN COLLEGIO DEI SINDACI ED UN MAGISTRATO DELLA CORTE
DEI CONTI, con compiti di controllo.
_____ . ______
l’UGL PENSIONATI ritiene opportuno riaffermare ancora una volta che
progetti vecchi e nuovi tendenti ad estromettere le parti sociali dalla conduzione
degli enti non devono trovare un minimo di credibilità, dal momento che gli
organismi rappresentati nei CIV sono diretta emanazione e rappresentanti dei
lavoratori e delle aziende che hanno versato i contributi.
L’UGL PENSIONATI ritiene che troppo spesso – quando si parla dei CIV
– ci si riferisce esclusivamente ed erroneamente ai sindacati, dimenticando che
ne fanno parte – in modo paritario – anche importanti organizzazioni datoriali
come la Confindustria o la Confcommercio e rappresentanti dei ministeri
vigilanti.
L’UGL PENSIONATI è nettamente contraria ad un ritorno alla gestione
da parte dei sindacati ed è quindi favorevole ad una più rigida divisione dei
compiti dei vari organismi.
La conferma del sistema Duale dovrebbe suggerire la necessità di ridurre
a due gli organi:
1. uno di indirizzo e vigilanza sulla gestione (CIV).
20
2. uno di pura gestione (CDA).
Tale suddivisione dei compiti darebbe un senso al sistema Duale, poiché
comporterebbe una chiara ed inequivocabile separazione dei ruoli.
Dei CIV, potrebbero far parte anche rappresentanti dei ministeri vigilanti,
come già avviene per l’INPDAP.
Del CDA potrebbero far parte l’amministratore delegato ed esperti delle
varie aree strategiche, compresa la gestione del personale.
La rappresentanza esterna di carattere politico dovrebbe essere attribuita
al Presidente del CIV e quella legale all’Amministratore delegato.
Il CIV, oggi,non dispone di alcun potere sanzionatorio, nel caso in cui le
sue delibere non trovino attuazione da parte degli altri organismi ed è
necessario provvedere.
GLI ORGANI DI CONTROLLO, è necessario ridurli e modificarli,
prevedendo:
a) controllo amministrativo direttamente ai ministeri vigilanti;
b) controllo di legittimità al Magistrato della Corte dei Conti, supportato da
adeguata struttura;
c) certificazione degli atti amministrativi affidata a società esterna indicata dal
ministero competente.
Possiamo anche affermare che, sul tema, siamo in buona compagnia, visto che
la Corte dei Conti, con determinazione n. 35 del 2005, ha affermato
(esaminando la situazione dell’INPDAP) che “L’architettura istituzionale
dell’INPDAP, fondata sul modello Duale che individua due distanti momenti di
conduzione dell’Istituto, l’uno programmatorio ispirato a scelte di politica
previdenziale e sociale, affidato al Consiglio di Indirizzo e Vigilanza, e l’altro di
più stretto carattere gestionale, demandato al Consiglio di amministrazione,
appare ormai disallineata con le più recenti fonti normative introdotte
nell’ordinamento generale gestionale in questi anni, dacchè è stata rafforzata
l’autonomia riconosciuta in materia alla dirigenza.
Un ripensamento del legislatore in siffatta materia sembrerebbe utile,
laddove la stratificazione di competenze gestionali diverse in capo a più
soggetti (non più soltanto organi) potrebbe creare disarmonie istituzionali,
soprattutto nell’ambito dei poteri di verifica della realizzazione degli indirizzi
programmatici che, ove rivolti alla dirigenza, troverebbero altri strumenti di
controllo all’interno dello stesso sistema di riscontri dell’attività gestionale
complessiva.”
È di questi giorni la diatriba fra il direttore generale dell’INAIL ed il
Consiglio di Amministrazione dell’Istituto, che aveva inutilmente disapprovato
determinate scelte, a riprova della confusione che regna in materia di
competenze.
____ . ____
Comunque, è ormai certo che la delega per il riordino degli Enti non
troverà attuazione per non turbare gli equilibri di un sistema ormai (purtroppo)
consolidato.
E pensare che il Ministro Maroni ha recentemente affermato che
tre piccoli istituti, messi insieme, gestiscono soltanto l’1% delle pensioni.
21
I COMPITI DEGLI ENTI PREVIDENZIALI PUBBLICI
Vi è la tendenza – da parte degli enti – a prendere (costose) iniziative
che non rientrano nei compiti istituzionali, a scapito dei pensionati che
dovrebbero essere i soli fruitori di prestazioni.
Ho più volte chiesto, nel corso di riunioni del CIV INPDAP (come avevo
già fatto quando ero consigliere del CIV INPS) di predisporre un dettagliato
elenco delle attività non direttamente connesse all’erogazione delle pensioni,
per poi verificarne la compatibilità con le finalità dell’INPDAP.
LE CARENZE DEL SISTEMA PREVIDENZIALE
Anche l’audizione parlamentare del 1997 mi ha permesso di fare il punto
sulle carenze vere o presunte del sistema previdenziale pubblico.
Si voleva in sostanza accertare se vi era (fin da allora) compatibilità della
riforma pensionistica del 1995 con le linee di sviluppo economico.
Ho colto l’occasione per sostenere (fra l’atro) che non era ancora stato
portato a termine l’iter previsto, come l’attuazione di ben otto deleghe su dodici;
-
la separazione (nei conti INPS, della previdenza dall’assistenza) e quindi la
impossibilità di attuare verifiche senza dati certi, che mancano ancora oggi;
-
le responsabilità del Parlamento (che ha approvato la riforma Dini e poi l’ha
addebitata ai sindacati);
-
la non accettazione della tesi che addossa alla previdenza pubblica la
responsabilità del deficit dello Stato;
la nostra opposizione alla distruzione della previdenza pubblica per favorire
banche, assicurazioni e speculatori che mirano a sostituirla con un costoso
sistema privatistico;
la mancanza di una seria politica per eliminare il lavoro nero che non
prevede certo il pagamento di contributi previdenziali;
-
il proliferare delle pensioni d’oro e così via.
Ho anche contestato ai parlamentari il diritto di decidere sulle nostre
pensioni, quando a loro bastano un anno e mezzo di contributi e 3 anni e
mezzo di versamenti volontari.
Ho anche spiegato, rispondendo ad un parlamentare che mi aveva chiesto
se era possibile che tanti esperti si sbaglino nel pronosticare tempi catastrofici.
La risposta vi prego di leggerla e di godervela nel resoconto stenografico
allegato a questa relazione.
(Così come molte altre cose).
Ci sarebbero da ricordare molte altre audizioni parlamentari, ma non voglio
abusare della vostra pazienza.
Potrete comunque trovarle sul sito internet della nostra Federazione.
22
I COMPENSI PER I DIRIGENTI
DEGLI ENTI PREVIDENZIALI
Utilizzando una direttiva del Consiglio dei Ministri del 2001, che
consente un “ritocco” a cadenza triennale delle indennità, le Presidenze ed i
Consigli di Amministrazione dei tre Enti previdenziali pubblici si sono
raddoppiati o triplicati i compensi e le indennità.
Hanno naturalmente esteso ai CIV i possibili aumenti; il tutto, nel più
assoluto riserbo, in attesa della ratifica del governo.
Sono venuto a conoscenza dell’iniziativa e ne ho chiesta la immediata
discussione nel CIV dell’INPDAP, nel corso della seduta del 19-5-2005.
Il Presidente del CIV ha aderito alla mia richiesta e, nel corso del mio
intervento, ho sostenuto che si trattava di uno scandalo e di una vergogna ed
ho chiesto di approvare un ordine del giorno contro il provvedimento.
Ci tengo a precisare che nessuno degli altri consiglieri - con imbarazzati
silenzi – ha sostenuto la mia proposta.
Mi auguro che il governo affossi la richiesta.
LA SVENDITA DEL PATRIMONIO IMMOBILIARE
DEGLI ENTI PREVIDENZIALI
Proseguendo nell’opera di demolizione della Previdenza Pubblica, iniziata dal
governo Prodi dieci anni or sono con la svendita degli immobili degli enti adibiti a
civili abitazioni (con gli incassi che sono andati ai vari governi e non agli enti) è stata
recentemente decisa (ed attuata) una nuova campagna di svendita degli immobili di
servizio degli Enti previdenziali (le sedi), per risanare ancora una volta i bilanci dello
Stato.
Gli Enti sono stati così costretti a diventare inquilini dei nuovi proprietari che,
con quattro soldi, si stanno aggiudicando gli immobili che erano stati acquistati nei
decenni scorsi a garanzia del pagamento delle pensioni.
Basta un esempio per tutti: l’INAIL ha dovuto cedere 18 stabili per 249 milioni
di euro, mentre il loro valore è di 390 milioni di euro.
Complimenti.
Chi vi parla (nella sua qualità di consigliere dell’INPDAP) e l’UGL ( in
particolare il Vice Segretario Renata Polverini) si sono opposti con ogni mezzo alla
svendita degli immobili ricorrendo (insieme alle altre Confederazioni) alle vie legali.
Ma è una battaglia che lavoratori e pensionati perderanno perché il governo
ha già messo nel prossimo bilancio gli importi che sono stati e saranno ricavati dalle
svendite che – inutile negarlo - metteranno in serio pericolo i bilanci degli Enti
previdenziali pubblici.
Anche la Corte dei Conti, il 21 luglio u.s., ha rilevato che “Il disavanzo
economico dell’Inpdap nel 2003 è l’effetto dal venir meno delle plusvalenze relative
agli immobili oggetto delle cartolarizzazioni”.
LA RIVALUTAZIONE DELLE PENSIONI
Le pensioni dovrebbero essere veramente agganciate al costo della vita
“reale”, anche ricorrendo ad una nuova “scala mobile”.
23
Ritengo sia degna della massima attenzione anche la proposta di molti
nostri dirigenti, del Pubblico Impiego, che hanno proposto che nel CCNL dei
dipendenti statali sia inserita una clausola che stabilisca l’aumento in
percentuale anche per i pensionati, in relazione ai miglioramenti ottenuti dai loro
colleghi in servizio di pari qualifica e anzianità.
Vi dev’essere infatti concreta continuità fra importo della retribuzione e
importo della pensione come peraltro ripetutamente affermato dalla Corte
Costituzionale. Esattamente come hanno anche deciso i parlamentari italiani
per le loro “pensioni” (chiamate “vitalizi”), agganciate alle retribuzioni dei
magistrati.
Rapportando il trattamento previsto per gli ex deputati e gli ex senatori da
un lato, e quello applicabile a un qualsiasi dipendete sottoposto al regime
contributivo della legge Dini, viene fuori (con buona approssimazione) che, a
parità di capitale versato, un qualsiasi privato in un anno ottiene molto meno di
quanto un parlamentare in pensione si porta a casa ogni mese.
Mi sembra che non sia il caso di aggiungere altro per dimostrare che
esistono due pesi e due misure!
Ma c’è un episodio che non possiamo passare sotto silenzio e che la
dice lunga su atteggiamenti e scelte di quanti si ricordano di noi pensionati
soltanto il giorno prima delle elezioni politiche.
Nel 2004 alla Camera dei Deputati – seduta n. 548 - era in discussione
un emendamento firmato: Benvenuto – Fiori - Biondi – Savo e Pistone.
L’emendamento stanziava 700 milioni di euro per agganciare, a partire
dal 1°gennaio 2005. le pensioni alla dinamica dei salari e degli stipendi,
indicando anche la copertura.
Gli autori dell’emendamento erano 3 della maggioranza (Fiori – Savo –
Biondi) e 2 della minoranza (Benvenuto e Pistone) tutto lasciava sperare in una
facile approvazione. Invece:
. deputati presenti
491
. deputati astenuti
13
. voti favorevoli
223
. voti contrari
255
L’emendamento è stato così respinto.
Ma per i partiti i soldi ci sono sempre.
Malgrado il referendum abbia abolito il finanziamento pubblico dei partiti,
la soluzione è stata subito trovata, inventando il rimborso per le spese elettorali
per le europee, per circa 100 milioni di euro…
E che dire degli italiani eletti parlamentari europei?
Sono naturalmente i più pagati: ma sarebbe ingiusto non dire che è in
atto un tentativo di riforma dei compensi. Peccato che dovrebbe entrare in
vigore – se approvata – nel 2019!
LE SENTENZE PER LA PEREQUAZIONE
Secondo la Corte Costituzionale (sentenza n. 409 del 1995) per
adeguare le pensioni al costo della vita si possono percorrere due strade:
Quella dell’automatico collegamento ed adeguamento e quella della
“perequazione” automatica, che segue il costo della vita stabilito annualmente
dall’ISTAT, come attualmente avviene e che risulta essere chiaramente iniqua,
24
visto che nel 2005 le pensioni INPS sono state (diciamo così) perequate con
l’aliquota dell’1,9%, assai lontana dall’inflazione reale.
Con questo sistema si svaluta in pochi anni il potere d’acquisto delle
pensioni e si creano sistematicamente nuove pensioni d’annata.
Il legislatore, messo alle strette, talvolta ha sanato le pensioni d’annata,
ma il più delle volte ha evitato di provvedere, giustificandosi con il costo
finanziario per il bilancio dello Stato derivante da un collegamento automatico
delle pensioni con le retribuzioni del personale in attività
Va notato che la Consulta, con sentenza n. 409 del 27 luglio 1995, pur
affermando il principio costituzionale di proporzionalità e adeguatezza della
pensione – da garantire sia con riferimento al momento del collocamento a
riposo che successivamente – in relazione alle variazioni del potere di acquisto
della moneta, ha rilevato che nell’attualità (e, quindi, nel 1995) tutto questo
appariva assicurato dai meccanismi perequativi e rivalutativi esistenti. Mentre
nel tempo spetterebbe al legislatore il compito di soddisfare questa esigenza.
La Corte Costituzionale ha, però, escluso che questo comporti
inderogabilmente un costante e periodico allineamento delle pensioni al
corrispondente trattamento di chi è ancora in servizio. Principio che la consulta
ha confermato con l’ordinanza n. 531 del 18 dicembre 2002.
Quindi, appare a mio avviso inutile continuare con le vie legali per
ottenere giustizia.
L’unica strada per arrivare ad una rivalutazione è l’istituzione di una
nuova, specifica scala mobile che registri il vero costo della vita.
È chiaro che dovremo anche pensare a nuove manifestazioni di fronte al
Parlamento coinvolgendo non solo i pensionati ma anche i lavoratori attivi che –
un giorno – verranno collocati in pensione.
I CONTRIBUTI PERSI
Sono 8,9 milioni le posizioni INPS “silenti” ovvero gli assicurati che, dopo
aver versato per un periodi i contributi, hanno interrotto i versamenti per
assicurarsi presso altri istituti o perché usciti dal lavoro.
Abbiamo già denunciato tale ingiustizia (per gli extra comunitari vennero
usati ben altri metodi visto che, grazie ad un provvedimento dei governi di
centrosinistra, agli extra comunitari regolarmente registrati che decidevano di
tornare in patria dopo qualche anno di lavoro regolare, venivano restituiti i
contributi versati dai loro datori di lavoro, con l’aggiunta di un interesse del
5%...) e non possiamo non chiedere un intervento legislativo che preveda o la
restituzione dei contributi versati o la totalizzazione dei contributi versati in
diverse gestioni, ma senza dover subire i pesanti costi della ricongiunzione.
Neanche i recenti provvedimenti contenuti nel decreto approvato il 5
ottobre scorso hanno risolto il problema, dal momento che si riferiscono a casi
ben circoscritti.
LA REVERSIBILITA’ DELLE PENSIONI
Attualmente il coniuge superstite del pensionato titolare di una pensione
di assicurazione generale obbligatoria gestita dall’INPS o da altro Ente
25
assicuratore similare, ha diritto alla pensione di reversibilità calcolata su una
quota che va dal 35 al 60% dell’ammontare della pensione fruita dal dante
causa.
A nostro avviso la quota di reversibilità dovrebbe essere elevata al 90%
senza alcun collegamento con il reddito personale, in quanto la scomparsa del
coniuge titolare della pensione diretta non esclude quelle spese di carattere
generale, sempre in frequente e ragguardevole aumento, che continuano a
gravare sul coniuge superstite, quali ad esempio, il vitto, canone di affitto, le
spese condominiali, il riscaldamento, il gas, l’acqua, l’elettricità, le assicurazioni,
i medicinali, le visite specialistiche, le tasse, i tributi comunali, il mantenimento
dei figli minori ecc.
Modificare questa situazione è un atto dovuto. Ammesso che esistano
ancora la solidarietà e la giustizia.
LE TRATTENUTE PER I PRESUNTI INDEBITI
Ho più volte sostenuto – con buon successo – come dimostrano i documenti
allegati, che gli Enti previdenziali pubblici non potevano e non possono effettuare
trattenute sugli assegni dei pensionati che hanno ricevuto – senza richiederle prestazioni economiche superiori al dovuto.
Il recupero delle somme si può infatti effettuare solo nel caso in cui siano
state percepite con dolo e con documentazioni non veritiere presentate
dall’interessato.
Se l’INPS sbaglia, secondo la legge non può chiedere alcuna restituzione.
È un concetto che dobbiamo ribadire in ogni sede.
LA LIQUIDAZIONE DELLE PENSIONI
Gli enti previdenziali, così solleciti quando c’è da effettuare trattenute più
o meno regolari, diventano improvvisamente lumache quando c’è da liquidare le
pensioni.
Per l’INPS i tempi di attesa sono intorno ai sei mesi, mentre per la
liquidazione definitiva delle pensioni INPDAP, c’è chi ha dovuto attendere
anche 12 anni, poiché gli enti di origine impiegano anni per trasmettere i dati
previdenziali degli interessati all’Istituto.
Complimenti.
TAGLIARE LE PENSIONI
A conclusione di questo capitolo dedicato alla previdenza pubblica,
ritengo opportuno ricordare che abbiamo pubblicato un volume di circa 300
pagine, inviato al Presidente del Consiglio, al ministro del Lavoro, ai
sottosegretari, al Presidente della Bicamerale per gli enti di previdenza ed ai
Presidenti di Camera e Senato, per documentare quanti – dall’alto delle loro
scandalose retribuzioni o delle loro pensioni d’oro – sostengono
quotidianamente l’assoluta necessità di tagliare le pensioni degli altri, per
26
mettere in ordine i bilanci dello Stato permanentemente dissestati - a loro dire
– dalla voracità dei lavoratori e dei pensionati.
Si tratta di una documentazione di eccezionale importanza, messo a
punto con documenti che ho raccolto personalmente dal 1956 in poi, che
dovrebbe far arrossire anche le pietre ma che – lo sappiamo tutti – non ha
certamente fatto arrossire per la vergogna i tagliatori di pensioni.
27
PARTE 3^:
IL COSTO DELLA VITA
L’EMERGENZA CAROVITA
Da una indagine della Confesercenti dell’agosto 1992, risultava che i
pensionati spendevano oltre il 60% del loro reddito mensile per i bisogni primari:
casa, cure e alimenti.
Oggi, la situazione non è certo migliorata, anzi.
Con l’avvento dell’euro, che ha consentito a molti commercianti di
sostituire alla pari la lira con la nuova moneta europea, è stato dato un colpo
mortale ai bilanci dei pensionati.
Tutto ciò è stato reso possibile dalla incredibile, assoluta mancanza di
una politica di contenimento dei prezzi che i governi hanno ritenuto di non dover
programmare e tanto meno attuare in nome del “libero commercio”.
Con i prezzi alle stelle, l’indebolimento del potere d’acquisto delle
pensioni (causato anche dal mancato aggancio delle stesse alla dinamica
salariale grazie ad un non dimenticato provvedimento del governo Amato del
1992), con le incredibili stime dell’ISTAT che non tengono conto del costo delle
reali spese per le abitazioni, delle rilevanti spese per la sanità e per
l’alimentazione (per non parlare dell’abbigliamento), la situazione di chi può
soltanto sopravvivere è diventata tragica.
E per i pensionati, sfizi e vacanze fanno parte del libro dei sogni.
Ma, lassù, nessuno sembra preoccuparsene: abbiamo chiesto
ripetutamente, negli scorsi anni, provvedimenti concreti come una revisione del
paniere della scala mobile, costo dei servizi alla portata dei pensionati,
l’istituzione di centri di acquisto comunali a prezzi calmierati, riservati ai soli
pensionati e così via come è possibile leggere nei documenti allegati alla
relazione.
Il crollo dei consumi, specialmente nell’ultima settimana di ogni mese,
non ha minimamente interessato che doveva e poteva intervenire.
Noi riteniamo che sia inderogabile la revisione dell’indice ISTAT sul
carovita dei pensionati.
Ma sarebbe ingeneroso dire che l’ISTAT non ha modificato niente:
l’Istituto ha infatti rivisitato il suo marchio: ha abbandonato la scritta tutta
maiuscola per adottare il maiuscolo-minuscolo e ha “aperto” il tradizionale cubo
rosso che ne ha caratterizzato la vita di questo decennio.
Non sto a descrivervi la conseguente felicità dei pensionati italiani per
queste fondamentali novità… : ma c’è anche chi ha colto al volo – come sua
abitudine – l’occasione per mettere la vicenda nella giusta luce.
Infatti per il vicesegretario dell’UGL, Renata Polverini “ha fatto bene l’Istat
a fare un restyling del proprio marchio e a riconsiderare l’opportunità di scrivere
in maiuscolo una parola statistica, alla quale ormai è costretto ad attribuire il
significato di una percezione piuttosto che quello di una reale ricerca”. “Già che
c’era – ha proseguito polemicamente – il presidente Buggeri poteva completare
l’opera inserendo come logo un alieno, così gli italiani possono capire subito a
28
quale pianeta si riferiscano le indicazioni sull’andamento dei prezzi fornite
dall’Istat”.
E come se tutto ciò non bastasse, voglio ricordare che esistono diversi
tipi di inflazione: inflazione rilevata, inflazione percepita, inflazione reale,
inflazione programmata.
Siamo al delirio per quanto riguarda l’andamento dei prezzi, e non c’è
organismo che non dica la sua.
Chi invece continua a fare chiarezza sul problema carovita è proprio il
Segretario dell’UGL che, anche recentemente, ha fatto rilevare che “il carovita
deprime i consumi delle famiglie, ma l’Istat lo ignora”.
E ancora:
“L’unica certezza è che, con un Paese ormai fermo, le famiglie, per far
fronte ai continui aumenti per l’abitazione, l’acqua, il gas e i trasporti, sono
costrette a rivedere il proprio stile di vita, con il risultato che i consumi si
deprimono ancora di più”.
E ancora:
“Occorre che il governo da una parte convochi con immediatezza, per
trovare soluzioni condivise, le parti sociali nonché le istituzioni comunali e
regionali che possono controllare sul territorio le tariffe da loro amministrate e,
dall’altra, agisca a livello europeo per fronteggiare una crisi petrolifera che
mette a serio rischio l’economia dell’intero continente”.
Come vedete, la nostra parte l’abbiamo fatta, ma attendiamo con
sfiducia…
ECONOMIE E STANGATE
Chi non ha sentito, in occasione di ogni discussione della legge
finanziaria le litanie degli uomini di governo sulla necessità di risparmiare, di
tagliare i rami secchi, le spese improduttive, gli eccessi di spesa, gli sprechi e
sulla cronica impossibilità oggettiva di accontentare categorie tanto
benemerite?
Chi non ricorda i vari ministri e presidenti del consiglio (apparsi negli
schermi televisivi all’ora giusta per guastarci il pranzo o la cena) con la faccia di
circostanza, l’abito scuro da funerale alle finanze dello stato ed il tono generale
dimesso e preoccupato, per comunicarci che “noi” cittadini (sempre noi)
avevamo speso troppo (naturalmente per noi…) e che quindi era giunto il
momento di risparmiare?
E non è cosa di oggi. Sfogliando giornali d’epoca, abbiamo infatti
ritrovato alcuni lamenti d’autore:
- Moro (1964) Una politica di stabilizzazione richiede necessari sacrifici.
- Moro (1966) Dobbiamo ancora domandare delle rinunzie, una misura, una
pazienza, che consentano all’economia di riassestarsi.
- Colombo (1970) E’ una via, questa, che impone sacrifici …)
- Rumor (1973) Dobbiamo chiedere dei sacrifici …)
- Rumor (1974) La situazione richiede un concorso di sacrifici di tutti gli
italiani.
- Moro (1974) Il Governo è consapevole di chiedere molti sacrifici ai nostri
concittadini.
29
-
Andreotti (1976) E’ necessario il sacrificio di tutti per assicurare la ripresa e
lo sviluppo economico.
- Cossiga (1980) So bene che noi chiediamo anche alcuni sacrifici alla
comunità, ma so che noi lo chiediamo per confermarci un paese europeo,
una società che vuole crescere, che non vuole rimanere immobile e che
tanto meno vuole regredire.
- Forlani (1981) Occorre un maggior senso di responsabilità da parte del
parlamento, associazioni e sindacati, per recuperare la via dello sviluppo
attraverso sacrifici e rinunce.
E per decenza ci fermiamo qui.
Gli inviti al risparmio (nostro), alle economie (nostre), ai sacrifici (nostri), alle
rinunce (nostre), si sono susseguiti negli anni. E non solo gli inviti. Ci hanno
imposto di tirare la cinghia ed abbiamo pagato. Loro, invece, gli uomini che
tengono in piedi questo sistema, ci hanno amministrato come sappia.
30
PARTE 4^:
I DIRITTI COSTITUZIONALI
L’APPLICAZIONE DELLA COSTITUZIONE
E” opportuno ricordare che esistono anche principii costituzionali in materia
di:
a) pari dignità sociale di tutti i cittadini, per il raggiungimento della quale
dovranno essere rimossi gli ostacoli di ordine economico e sociale che
limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza, impediscono il pieno sviluppo
della personalità umana, (art. 3 Cost.);
b) diritto al lavoro e di conseguenza libertà di svolgere, secondo le proprie
possibilità e le proprie scelte un’attività o una funzione per il progresso
materiale e spirituale della società, (art. 4 Cost.);
c) diritto alla tutela della salute e la garanzia di cure gratuite agli indigenti, (art.
32 Cost.);
d) tutela del lavoro degli anziani, (art. 35 Cost.);
e) diritto ad una pensione rapportata alla qualità del lavoro svolto ed al costo
reale della vita che assicuri una esistenza libera e dignitosa, (art. 36 Cost.);
f) diritto al mantenimento e all’assistenza sociale, (art. 38 Cost.);
g) tutela del risparmio nei rari casi in cui ciò è oggi possibile per chi riceve
assegni che non garantiscono neanche la sopravvivenza, (art. 47 Cost.);
h) equità fiscale basata sulle reali capacità contributive e finanziarie degli
anziani, escludendo dal reddito la casa in cui abitano, (art. 53 Cost.);
i) procedure abbreviate e snelle per l’esame e l’approvazione di leggi afferenti
materie destinate agli anziani, (art. 72 Cost.);
j) precise direttive in materia di beneficenza pubblica, assistenza sanitaria ed
ospedaliera, turismo e trasporti per gli anziani, da parte delle Regioni, nei
limiti stabiliti dalle leggi dello Stato, (art. 117 Cost.).
*****
Ricordiamo anche che esistono Principii contenuti nella risoluzione
approvata dal Parlamento Europeo, sulla condizione e i problemi degli anziani
nella comunità secondo lo spirito enunciato dal Trattato di Roma.
(omissis)
31
PARTE 7^:
CONCLUSIONE
Avviandomi alla conclusione di questo mio lungo intervento (che i
documenti allegati renderanno certamente più interessante) ritengo doveroso
ringraziare quanti, ad ogni livello e nelle condizioni più difficili, hanno
concretamente operato e consentito a questa Federazione di acquisire
credibilità anche all’esterno e di conquistare un posto di rilievo nel panorama
sindacale.
Per quanto mi riguarda, mi sento a posto con la mia coscienza.
Il giudizio definitivo, lo darete voi congressisti con un dibattito che mi
auguro sereno, consapevole e costruttivo, com’è nel nostro stile.
Ma voglio chiudere invitandovi a riflettere sul fatto che in Italia, a quanto
sembra, tutto passa e diventa vecchio molto velocemente. Sono vecchi i
ventenni per i giovani di quindici anni; sono fuori tempo i trentenni per i
ventenni, e così via. Figuriamoci come sono considerati i pensionati! Roba da
museo, da sopportare (e non sempre con educazione) tanto “per non sentire
storie”.
Già proprio così.
E non è piacevole per chi fuori tempo non si sente e non lo è; non è
simpatico per chi “museo” forse lo è, ma nel senso che è pieno di tesori
chiamati esperienza; è umiliante per chi, stanco di lottare (per averlo sempre
fatto nel corso di una vita), “lascia correre” e rinuncia ad essere se stesso.
Ma – amici congressisti - è tempo di prendere coscienza di quanto si
vale e di quanto si è in grado di dare ancora a questa società così ingrata ed
egoista, cresciuta nel più perfetto stile “pseudo-democratico”, che scambia la
libertà con la licenza, che rinnega il suo passato soltanto perché teme di
dovercisi confrontare, che disprezza i Valori che un tempo erano alla base di
una società civile, soltanto perché è molto più comodo vivere alla giornata e
senza ideali e che – lasciatemelo dire – incapace di costruire una Nazione, si
accontenta di essere “Paese”!
Ecco, amici pensionati, chi ci vuol emarginare.
E noi non dobbiamo consentirlo!
Siamo tanti e possiamo contare molto di più di quanto noi stessi oggi
crediamo.
Ma dobbiamo vivere ancora più attivamente il nostro tempo, malgrado
“taluni” del nostro tempo, per condizionarli e costringerli a prendere atto che
non siamo un “problema”, ma una realtà viva ed operante, che non vive soltanto
di ricordi.
Se siamo d’accordo su questo, possiamo continuare un discorso ed un
progetto che possono portarci lontano.”
********
Al termine della relazione, il Presidente Scarinci ha dato la parola ai
congressisti che sono efficacemente intervenuti nell’ordine:
- Roberto Avena
32
-
Nazzareno Mollicone
Marino Tuzzi
Orlando Santamaria
Leonardo De Gregorio
Affrico Tortora
Luigi flaccomio
Benedetto Porzano
Mario Cestarollo
Nicola Iannitto
Eugenio Mastronaldi
Egidio Rocchi
Battista Andreazzoli
Giorgio Ferri
Biagio Venanzoni
Tano Sciacca
Stefano Serchinich
Gaetano Esposito
Michele Longobardi
Daniele Zangari
Giovanni Occhipinti
Umberto Dazzan
Franco Buttazzo
Salvatore Andriello
Katia Di Stefano
Alberto Ranieri
Domenico amadio
Vincenzo Montano
Marcello Benvenuti
Antonio Ardone
Giuseppe Cannata
Claudio Bertolotti.
Di particolare interesse l’intervento di Giovanni Magliaro, nella duplice
veste di congressista e Segretario confederale.
Proposte ed indicazioni sono state accuratamente annotate e saranno
oggetto di studio da parte dei nuovi organi dirigenti.
Il Coordinatore della segreteria del Congresso, Ranieri, ha poi
comunicato che era stata presentata una sola lista, capeggiata da Corrado
Mannucci.
Il Presidente dell’assemblea, Scarinci, ha quindi dato nuovamente la
parola al Segretario uscente Mannucci per la replica.
Terminati gli interventi, si è passati alla votazione dei seguenti documenti
ed ordini del giorno:
______________________
33
Alla Presidenza
del 1° Congresso nazionale
della Federazione UGL Pensionati
I sottoscritti delegati al 1° Congresso nazionale UGL PENSIONATI
chiedono
che venga data lettura e posta ai voti la seguente
MOZIONE
Premesso,
- che le condizioni economiche dei pensionati sono gravemente peggiorate a
-
causa della perdita di potere d’acquisto dei redditi fissi, appunto stipendi e
pensioni, per il mai abbastanza vituperato avvento dell’Euro;
che i lavoratori in attività di servizio possono, almeno parzialmente,
recuperare le perdite inflative in sede di rinnovo contrattuale e tramite i
premi aziendali;
che, diversamente, i pensionati non hanno alcuna possibilità di recuperare la
perdita di potere d’acquisto del proprio reddito;
che l’unica forma di adeguamento dei trattamenti pensionistici in essere è
determinata annualmente, sulla base delle variazioni del costo della vita
accertate dall’ISTAT, con un sistema ampiamente riduttivo della realtà;
che, inoltre, il modesto adeguamento è attribuito per fasce di reddito,
riducendolo od escludendolo per le pensioni meno misere;
che non è più dilazionabile l’adozione di provvedimenti che consentano,
almeno, un reale recupero anche se parziale del potere d’acquisto delle
pensioni;
che nell’ambito della revisione si dovrà procedere all’armonizzazione dei
trattamenti pensionistici pubblici (INPDAP) con quelli privati (INPS);
che nel contesto della predetta perequazione dovrà essere attivata una
nuova normativa, a regime, che consenta di adeguare periodicamente le
pensioni per tutelare il reale potere d’acquisto delle stesse rispetto al costo
della vita.
Con la presente
MOZIONE
impegnano il Segretario nazionale eletto ed il Direttivo nazionale ad
avviare con il governo un serrato confronto per l’adeguamento delle pensioni,
da sostenere con fermezza, determinazione e spirito rivendicativo, che poggi
sui seguenti criteri:
1. per il trascorso, disporre per il recupero del potere d’acquisto delle pensioni
incrementando, ogni singolo trattamento dell’1,5% sull’importo in essere, per
34
ogni anno o frazione di anno superiore a sei mesi di decorrenza del
trattamento di quiescenza;
2. come provvedimento a regime, assicurare la tutela del potere d’acquisto,
con adeguamento periodico delle pensioni, sulla base della media
degl’incrementi economici attribuiti ai lavoratori in attività di servizio a
seguito dei rinnovi contrattuali.
Approvato all’unanimità.
*******
ODG
Il 1° congresso nazionale della Federazione Pensionati della UGL, riunito
a Cianciano il 18 – 19 -20 novembre 2005,
RILEVATO
• che i lavoratori in quiescenza sono soggetti a subire un costante
decremento del potere d’acquisto delle pensioni, commisurato all’inflazione
reale, che si discosta completamente dagli indici ufficiali dell’ISTAT;
• che l’adeguamento al costo della vita, decorrente dal 1° gennaio di ogni
anno, per molti pensionati non raggiunge neppure l’indice ISTAT;
• che i lavoratori in attività di servizio possono usufruire di miglioramenti
economici derivanti da rinnovi contrattuali e da vertenze, sostenibili con gli
strumenti propri dell’azione sindacale, preclusi alla categoria dei pensionati;
• che a distanza di alcuni anni dal pensionamento gli interessati vedono il
proprio reddito talmente ridotto da costringerli a subire crescenti limitazioni
del livello esistenziale
RITENGONO
indispensabile e non più procrastinabile l’adozione di un criterio più equo
ed almeno parzialmente perequativo per i trattamenti pensionistici diretti e di
reversibilità al fine di attribuire a tali trattamenti pensionistici un potere
d’acquisto simile a quello in essere all’atto della decorrenza della pensione
CHIEDONO
al nuovo Segretario nazionale, al fine di raggiungere tale risultato, di
attivare ogni iniziativa idonea al raggiungimento di tale risultato.
Primo firmatario Franco Scarinci
Approvato con due astenuti.
35
ODG
Il 1° Congresso della UGL Pensionati
ritiene che lo svolgimento del prossimo Congresso confederale segnerà l’inizio
di una fase importante e forse decisiva per la nostra organizzazione.
L’incertezza del quadro politico-istituzionale, la stagnazione economica del
nostro paese, le nuove povertà diffuse dalla globalizzazione, l’incerto cammino
della Costituzione europea e le crescenti e forse conseguenti difficoltà a
raggiungere gli obiettivi di Lisbona obbligheranno l’intero movimento sindacale
a ricercare nuove risposte alla domanda di giustizia sociale, di sicurezza e di
fiducia nel futuro.
Pochi altri congressi della nostra confederazione hanno
concentrazione tale di sfide ed interrogativi ai quali rispondere.
visto
una
Nessun altro congresso ha avuto il compito di ripensare in modo così profondo
il ruolo e la struttura del sindacato, il posizionamento nei confronti delle altre
confederazioni e delle controparti datoriali, il rapporto con le forze politiche.
Siamo alla vigilia di una nuova tornata elettorale che probabilmente vedrà
esplodere contraddizioni di un bipolarismo in crisi di credibilità tra gli stessi attori
della politica nazionale e che evidenzierà le contraddizioni di un federalismo
che non ha introdotto una reale sussidiarietà utile quanto opportuna tra i diversi
livelli istituzionali.
Tra un bipolarismo incompiuto e un federalismo imperfetto si affaccia il tema
della rappresentanza, le scelte, il ruolo e l’autonomia – cioè – dei corpi
intermedi e del sindacato rispetto alla politica ed ai governi.
L’UGL ha dimostrato in questi anni una completa autonomia di scelta
privilegiando sempre il merito delle questioni che mano a mano si ponevano e
avendo come stella polare soltanto l’interesse dei lavoratori e del Paese.
Questa coerenza ha fatto crollare il pregiudizio, ormai indifendibile, che ci
vedeva esclusi dal dibattito confederale chiarendo definitivamente che il nostro
sindacato ha interesse alla condivisione dei grandi temi sindacali, non alla loro
omologazione, alla concertazione delle politiche sindacali, non alla loro
unitarietà.
Il sindacato rappresenta, è vero, gli interessi particolari di una porzione del
Paese, ma tale porzione è talmente vasta ed importante che non esiste
interesse generale del Paese che non sia utile concertare e condividere con il
sindacato confederale.
36
È indispensabile però riflettere su come le nostre strutture, la nostra dirigenza
sindacale ma anche le nostre abitudini culturali debbano essere riformate e
adeguate all’evoluzione dei nuovi scenari.
Abbiamo assistito o probabilmente assisteremo ancora a ristrutturazioni e crisi
che non interessano singole aziende, ma interi comparti, non più singoli territori
ma intere regioni e macrodistretti che spesso oltrepasseranno i confini non solo
delle autonomie locali come oggi li conosciamo, ma della stessa Nazione.
Per questo nei prossimi anni dovrà costituire impegno costante e preminente
riprendere ed intensificare gli sforzi per stabilire la giusta posizione dell’UGL
all’interno degli Organismi sindacali sopranazionali.
Questi obiettivi che saranno declinati meglio ed in modo ampio nel documento
politico che discuteremo al Congresso confederale, potranno essere raggiunti
se, accanto ad una forte tensione ideale, l’UGL manterrà intatta la coesione
della propria classe dirigente che è stata la prima e la più importante risorsa
sulla quale è stato costruito il rilancio del nostro sindacato in questi ultimi anni.
L’elezione del nuovo Segretario Generale sarà, dunque, l’occasione per
confermare la compattezza e, al tempo stesso, la continuità al vertice della
Confederazione.
L’indicazione venuta dallo stesso Segretario Generale, Stefano Cetica –
sostenuta dalla Segreteria Confederale e condivisa dal Consiglio Nazionale - di
Renata Polverini per la guida dell’UGL è il risultato ed al tempo stesso il segno
più tangibile dell’unità del sindacato ed il riconoscimento per l’intelligente
impegno che ha profuso nelle battaglie e nei passaggi più difficili e significativi
della vita della nostra Organizzazione.
Una guida che può aprire nuovi orizzonti e che – per la non comune
valorizzazione della componente femminile – non mancherà di suscitare
attenzione e speriamo emulazione in tutto il mondo sindacale – non può fare a
meno di strumenti organizzativi e di strutture motivate, efficienti e moderne
adatte a fronteggiare le nuove e difficili sfide che ci attendono ma anche a
favorire la più ampia partecipazione della base e dei quadri intermedi alla vita
dell’Organizzazione.
Per questo i Congressisti condividono e sottoscrivono le indicazioni politiche, gli
obiettivi e le proposte della presente mozione, chiedono al Congresso
confederale di inserire nello Statuto dell’UGL strutture e ruoli coerenti con gli
obiettivi sopra descritti che sintetizzano nei seguenti punti:
L’unità e l’autonomia della Confederazione è per l’UGL un valore, un metodo di
azione, un modo di essere ormai intimamente acquisito.
L’introduzione della figura del Presidente quale vero e proprio organo statutario,
non ha, pertanto, lo scopo di ricercare una unità che è già una realtà affermata,
ma quello di consolidare questo valore e renderlo ancora più visibile.
37
Non a caso il Presidente della Confederazione sarà di diritto anche il Presidente
del Consiglio Nazionale, massimo organo deliberante della Confederazione tra
un congresso e l’altro.
Il Segretario Generale, a cui spetta il compito di guidare il sindacato nelle sfide
della nuova fase storica, deve dunque poter contare su una classe dirigente
che fa della coesione e della sintonia un elemento strutturale ed un punto di
forza.
Dunque l’aumento della complessità e delle responsabilità che il nostro
sindacato dovrà affrontare ed assumere nei prossimi anni potrà avere una
prima e concreta risposta strutturale nella introduzione di un nuovo organo
decisionale quale il Comitato Confederale.
Questo organismo dovrà essere composto oltre che dal Segretario generale,
dal Presidente e dalla segreteria Confederale, dai Presidenti degli enti di diretta
emanazione sindacale e delle società di capitali, dai dirigenti delle Associazioni
che affiancano l’UGL e da rappresentanti delle strutture territoriali e categoriali
più rappresentative.
Questo organo dovrà consentire al Segretario Generale di avere un confronto
serrato e proficuo con la struttura nella definizione delle politiche confederali,
dovrà essere il custode del potere di intervento organizzativo e sede di
confronto tra le diverse articolazioni della confederazione per rendere le
decisioni più partecipate.
Ma diffondere la responsabilità significa liberare le energie e concentrare le
esperienze migliori su compiti specifici.
A tal fine, dovranno essere introdotte delle incompatibilità funzionali per cui le
cariche di Segretario Generale, di Presidente Confederale, di Segretario
Confederale, e quelle di Segretario responsabile di Federazione e Sindacato
nazionale di categoria, di Unione Territoriale e di Unione regionale dovranno
essere incompatibili fra loro e con le seguenti altre cariche:
a) Presidente degli Enti di diretta emanazione confederale;
b) Presidente, amministratore unico o amministratore delegato o funzione di
legale rappresentante delle società di capitali le cui quote od azioni siano
possedute, per un valore dei diritti di voto superiore al 50%, direttamente
dalla Confederazione, dal dirigente responsabile apicale (comunque
denominato) delle associazioni collaterali costituite dalla confederazione o
che in ogni caso con essa abbiano accordi associativi o patti di affiliazione
anche secondari.
Anche le incompatibilità con determinati incarichi politici e istituzionali dovranno
essere oggetto di attento esame.
La Segreteria confederale, libera da altri incarichi apicali, dovrà essere
chiamata a condividere con il Segretario generale le responsabilità nella
conduzione della Confederazione.
38
Dovranno altresì essere considerati i limiti di mandati congressuali per
consentire un agevole e programmato turn-over della classe dirigente.
Per dare corso a quanto sopra il Congresso confederale dovrà avere anche il
compito di apportare le consequenziali modifiche allo Statuto confederale
Approvato all’unanimità.
**************
ODG
Chianciano 19 11- 2005
I partecipanti al 1° Congresso nazionale dell’UGL Pensionati
UDITA
l’ampia e documentata relazione del Segretario nazionale Corrado Mannucci
LA APPROVANO
ed impegnano la nuova Giunta nazionale ad attuare le proposte e le indicazioni
in essa contenute.
Approvata all’unanimità.
***********
MOZIONE FINALE
L’Assise congressuale della UGL PENSIONATI, convocata a Chianciano
Terme, nei giorni 18 – 19 – 20 novembre 2005, ribadisce ancora una volta, che
l’obbligo Costituzionale di assicurare i mezzi adeguati alle normali esigenze
della vita dei lavoratori anche dopo la cessazione dell’attività lavorativa, è una
conquista irrinunciabile.
RITIENE
39
che il lavoratore abbia il diritto ad usufruire (anche dopo il
pensionamento) del livello di vita raggiunto e conquistato;
AFFERMA
che il miglioramento delle condizioni di vita degli anziani deve essere un
obiettivo prioritario della politica sociale di una società civile.
E poiché sono certamente fra i soggetti più deboli e indifesi della società,
ritiene che come tali vadano tutelati, per cui è necessario modificare
profondamente la loro attuale collocazione nel contesto sociale, realizzando un
vero e proprio sistema articolato che garantisca anche una effettiva sicurezza
sociale, a tal fine, chiede che il Parlamento emani una “Legge quadro per la
sicurezza sociale degli anziani”;
AUSPICA
che la specifica legislazione per gli anziani recepisca concretamente
anche i principi contenuti nella Risoluzione approvata dal Parlamento Europeo,
secondo lo spirito dal Trattato di Roma;
RITIENE NECESSARIO
che per meglio promuovere e coordinare gli interventi legislativi in favore
degli anziani venga istituito il “Ministero per i problemi degli anziani”;
CHIEDE
che in sede di riforma pensionistica si pervenga in maniera definitiva alla
netta separazione fra previdenza e assistenza, dopo un’accurata
riclassificazione delle uscite dei bilanci degli enti previdenziali pubblici;
RITIENE
che gli Istituti previdenziali pubblici debbano assolvere esclusivamente ai
compiti istituzionali, (che sono quelli di erogare puntualmente le prestazioni agli
aventi diritto) lasciando alle altre istituzioni pubbliche la gestione e la
erogazione delle prestazioni assistenziali;
RESPINGE
i tentativi atti a cancellare il sistema previdenziale pubblico per sostituirlo
con altro di natura privatistica, in nome di un inaccettabile “Costo sociale”;
RIBADISCE
che il diritto alla pensione, conquistato con il prelievo contributivo, non
può trovare ostacoli in affermazioni puramente contabili, che non tengono conto
degli sprechi del “sistema” e della stridente sperequazione oggi esistente nel
settore previdenziale;
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CONFERMA
la necessità di emanare un “testo unico” nel quale recepire le norme di
coordinamento e la omogeneizzazione della materia previdenziale;
RICORDA
che i minimi pensionistici devono essere tali da garantire ai pensionati un
trattamento economico proporzionato alla qualità della vita, indispensabile ed
irrinunciabile nell’attuale società;
RESPINGE
l’odierna immorale sperequazione delle cosiddette pensioni di annata e
ritiene che sia indispensabile superare siffatta catena di ingiustizie rivalutando
le pensioni medesime, per agganciarle il più possibile alla dinamica salariale
nello spirito e nelle enunciazioni delle sentenze della suprema Corte
Costituzionale;
RITIENE
che in materia di pensioni occorra fare chiarezza poiché non possono
esistere “leggi finanziarie” abilitate a stravolgere e peggiorare ordinamenti
vigenti, a penalizzare ancor più le fasce più deboli della popolazione, a
cancellare legittime aspettative, o a manomettere gli ultimi residui di diritti che i
governi della prima Repubblica hanno già sgretolato in un passato recente;
DENUNCIA
in materia di sanità pubblica, l’iniqua persistente tassa sulla malattia che
incide pesantemente sui bilanci familiari, fino al punto da scoraggiare il ricorso
alle strutture sanitarie, ambulatoriali e farmaceutiche, le cui prestazioni
richiedono tickets illegali, in contrasto con il principio costituzionale (all’art. 53) il
quale dispone che tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione
della loro capacità contributiva;
RIBADISCE
il principio costituzionale della tutela della salute, i cui oneri vanno a
carico dello Stato e non possono in alcun modo gravare sui pensionati e ricorda
che qualsiasi ulteriore balzello o prelievo significa di fatto, la ulteriore riduzione
del potere d’acquisto del trattamento pensionistico;
IMPEGNA
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gli Organi Confederali ad assumere tutte le iniziative atte a
salvaguardare il sistema previdenziale pubblico il quale deve assicurare ai
lavoratori prestazioni commisurate alla qualità dei contributi versati nel rigoroso
rispetto dei dettati Costituzionali;
INVITANO
I dirigenti della federazione ad operare attivamente anche per:
1. pervenire ad una indagine giudiziaria che accerti in base a quali criteri sono
stati creati negli anni passati i presupposti contrattuali che hanno portato alla
concessione di tutte le pensioni erogate dallo Stato il cui importo supera
oggi i diecimila euro, per arrivare alla possibile confisca degli assegni che la
Magistratura dovesse riscontrare essere frutto di non giustificate ed elevate
valutazioni delle mansioni svolte dai singoli e della conseguente eccessiva
valutazione in termini economici;
2. sollecitare una seria lotta agli evasori fiscali per recuperare somme – che da
sole – potrebbero contribuire notevolmente al risanamento del bilancio dello
Stato e degli Enti interessati;
3. la ripresentazione al Governo ed a tutti i parlamentari, di nuove “proposte
per una legge quadro per la sicurezza degli anziani”.
Approvata all’unanimità.
**********
Successivamente, la Segreteria del Congresso, ha invitato il seggio
elettorale ad iniziare le procedure di voto che – malgrado numerose richieste di
votazione per alzata di mano – si sono svolte – su precisa richiesta di
Mannucci – con il voto segreto e l’utilizzo delle cabine elettorali appositamente
predisposte.
Al termine, verificata la regolarità delle votazioni e degli scrutini, la
segreteria del Congresso ha proclamato eletti (con due astensioni ed un voto
nullo) i seguenti congressisti:
Segretario: Corrado Mannucci
Giunta nazionale:
1)
2)
3)
4)
5)
6)
7)
8)
9)
Camposeo Cosimo
De Gregorio Leonardo
De Luca Gregorio
Ferri Giorgio
Gabbrielli Giacomo
Longobardi Michele
Manganiello Carmine
Mannucci Corrado
Manzi Gaetano
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10) Ranieri Alberto
11) Santamaria Orlando
12) Scarinci Franco
13) Sciacca Gaetano
14) Serchinich Stefano
15) Tuzzi Marino
Consiglio Nazionale:
1) Adorno Vittorio
2) Agostini Liliano
3) Andriello Salvatore
4) Angotti Gaetano
5) Ardone Antonio
6) Baiocco Dalma
7) Benvenuti Marcello
8) Boscolo Giordano
9) Brusciano Giuseppe
10) Cervellione Ferdinando
11) Contessa Franco
12) Cucchiarini Mariella
13) Dazzan Umberto
14) Esposito Gaetano
15) Flaccomio Luigi
16) Forteleoni Francesco
17) Golfieri Rita
18) Iacobucci Francesco
19) Iannitto Nicola
20) Iovine Nicola
21) Istrian Giovanni
22) Mancini Lorenzo
23) Mastronaldi Eugenio
24) Mazzeo Leone
25) Missiroli Maria Vittoria
26) Montano Vincenzo
27) Occhipinti Giovanni
28) Pitzalis Flavio
29) Pontecorvo Elio
30) Porzano Benedetto
31) Prestia Antonio
32) Salvi Ettore
33) Tortora Affrico
34) Venanzoni Biagio
35) Villani Giuseppe
36) Zangari Daniele
37) Zullino Giovanni
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Collegio dei Probiviri
1) Coviello Pasquale
2) Santamaria Enrico
3) Pontesilli Silvia
Supplenti
1) Favretto Giorgio
2) Cannata Giuseppe
Collegio dei Revisori dei Conti
1) Andreazzoli Battista
2) Della Pina Giovanni
3) Frustaci Fernando
Supplenti
1) Guidi Pierangelo
2) Mercurio Lorenzo
Delegati al Congresso della Confederazione
1) Adorno Vittorio
2) Agostini Liliano
3) Andriello Salvatore
4) Angotti Gaetano
5) Boscolo Giordano
6) Contessa Franco
7) Dazzan Umberto
8) Della Pina Giovanni
9) De Luca Gregorio
10) Esposito Gaetano
11) Ferri Giorgio
12) Frustaci Fernando
13) Gabbrielli Giacomo
14) Iovine Nicola
15) Manzi Gaetano
16) Montano Vincenzo
17) Occhipinti Giovanni
18) Pitzalis Flavio
19) Porzano Benedetto
20) Prestia Antonio
21) Santamaria Orlando
22) Tuzzi Marino
23) Venanzoni Biagio
24) Zangari Daniele
Supplenti
1) Arancio Giuseppe
2) Battinelli Carmine
3) Bonsignori Gioconda
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4) Cucchiarini Mariella
5) Rocchi Egidio
6) Briguglio Giovanni
7) Brusciano Giuseppe
8) Cannata Giuseppe
9) Checchini Ezio Dante
10) Cosentino Vincenzo
11) Federici Antonio
12) Mancini Lorenzo
L’assemblea ha preso atto dei risultati delle operazioni di voto ed il
Presidente, dopo aver dato la parola al Segretario eletto, Mannucci, ha sciolto il
Congresso.
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congresso 2005 della federazione nazionale