S.M.S. “PEYRON-FERMI”
sez. OIRM - Torino
CLASSE 3°
A.s. 2006/07
Insegnante: M.Aliberti
INDICE
CHE COS'E'
UN PO' DI STORIA
FORME DI ENERGIA
L'ENERGIA SI TRASFORMA
ENERGIE NON RINNOVABILI
ENERGIE RINNOVABILI
LA CRISI ENERGETICA
PROBLEMI AMBIENTALI
Per compiere un esercizio fisico, un
uomo ha bisogno della forza muscolare;
per permettere ad un’automobile di
funzionare
è necessaria la benzina; perché una
lampadina faccia luce occorre la corrente
elettrica; per riscaldare un ambiente è
necessario bruciare della legna.
In tutti gli esempi citati si fa
riferimento
a "qualcosa" che permetterà all’uomo di
muoversi, all’auto di funzionare, alla
lampadina di produrre luce e alla legna di
emettere calore. Quel "qualcosa" che è
contenuto nella materia e che fa in modo
che un certo fenomeno avvenga è
chiamato energia.
Scientificamente, l’energia è definita
come la capacità di un corpo di compiere
un lavoro.
La prima fonte di energia che l’uomo ha usato è
stata quella dei propri muscoli (a sua volta
derivante dall’energia chimica del cibo).
Poi, diventato agricoltore ed allevatore, ha imparato
ad utilizzare anche l’energia muscolare degli
animali.
Per millenni queste furono le uniche fonti di
energia utilizzate; solo dopo molto tempo,
l'uomo imparò a servirsi anche dei raggi del
sole o del fuoco.
Il fuoco permette nuove scoperte e migliori
condizioni di salute.
Nel tardo Paleolitico, a causa dell'aumento della
popolazione e delle limitazioni al popolamento
dovute ad una economia di raccolta, scoppia la
prima crisi energetica: la selvaggina comincia a
scarseggiare e le risorse non si rinnovano.
L'uomo deve inventare nuove soluzioni:
nasce l'agricoltura e poi l'allevamento del bestiame
addomesticato, due modi ingegnosi per accumulare
l'energia solare sulla terra.
Le scoperte si susseguono a ritmo crescente:
con la rivoluzione neolitica l'uomo vince la sfida
della sopravvivenza, supera la crisi energetica e
conquista le prime libertà.
Ai tempi dei Greci e dei Romani, l’uomo
incominciò a sfruttare l’energia idrica, ricavata
dall’acqua: essi avevano imparato ad usare la
ruota idraulica.
I primi mulini ad acqua risalgono al 50 avanti
Cristo.
Notevole importanza ebbe anche lo sfruttamento
dell'energia eolica: la prima utilizzazione fu nelle
barche a vela e nei mulini a vento.
Ma l’invenzione grazie alla quale l’uomo è riuscito a trasformare in
lavoro l’energia per mettere in movimento impianti industriali,
locomotive, navi è stata la macchina a vapore, realizzata nella
seconda metà del XVIII secolo. Del secolo successivo sono i
generatori e i motori elettrici.
Da allora sono stati fatti passi da gigante,
con l’impiego di materie prime, sfruttate
appieno solo nel XX secolo, come il petrolio
ed il metano; con la ricerca di nuove fonti di
energia, quali l’energia nucleare; con
l’utilizzazione su vasta scala dell’energia
elettrica: tutti fattori di progresso che hanno
determinato cambiamenti profondi nella
nostra società.
L’energia si presenta sotto varie forme e può
trasformarsi da una forma ad un’altra.
Ad esempio quando si accende la luce, l’energia
elettrica si trasforma in energia luminosa ed
energia termica, infatti la lampadina si riscalda.
Il tram si muove grazie alla trasformazione
dell’energia elettrica in energia meccanica.
L’energia chimica è contenuta in alcune
sostanze che hanno la possibilità di
liberarla con una reazione chimica
L’energia termica si manifesta come calore e si sviluppa
in una combustione oppure per attrito tra corpi in
movimento
è propria dei corpi solidi
soggetti ad una trasformazione
temporanea
L’energia cinetica si manifesta quando un
corpo, inizialmente fermo, si mette in
movimento
L’energia potenziale
dipende dalla posizione
posseduta dai corpi, che
possono cadere da un
punto più alto ad uno più
basso, a causa della forza
di gravità
È l' energia che ci giunge da
un corpo caldo; i corpi caldi,
infatti, emettono onde
elettromagnetiche, dovute
all' agitazione molecolare e
atomica.
Il sole ci invia energia radiante
sotto forma di luce e calore.
È fornita dai generatori di corrente
e si ottiene trasformando altre
forme di energia
Si libera in seguito a reazioni
di fusione e fissione nucleare.
La fonte di energia non sempre può essere utilizzata direttamente: spesso bisogna trasformarla
dalla forma in cui si trova in un’altra, più adatta a compiere il lavoro richiesto.
Le trasformazioni sono operate dai CONVERTITORI.
Qui sono rappresentati i principali convertitori realizzati dall’uomo:
Funzione di alcuni convertitori
energia in entrata
energia in uscita
motore elettrico
ENERGIA ELETTRICA
ENERGIA MECCANICA
pila
ENERGIA CHIMICA
ENERGIA ELETTRICA
motore a vapore
ENERGIA TERMICA
ENERGIA MECCANICA
resistenza elettrica
ENERGIA ELETTRICA
ENERGIA TERMICA
motore a combustione interna
ENERGIA CHIMICA
ENERGIA MECCANICA
dinamo
ENERGIA MECCANICA
ENERGIA ELETTRICA
accumulatore
ENERGIA ELETTRICA
ENERGIA CHIMICA
bruciatore
ENERGIA CHIMICA
ENERGIA TERMICA
L’irradiamento solare sulla Terra è la fonte energetica più abbondante, sicura ed inesauribile;
eppure è anche una delle meno utilizzate dall’uomo, perchè allo stato attuale si dispone di
convertitori di energia solare scarsamente pratici, come i collettori solari ad acqua e le cellule
fotovoltaiche.
Le radiazioni provenienti dal Sole vengono attualmente sfruttate in due modi:
1) ENERGIA SOLARE
2) ENERGIA SOLARE
ENERGIA TERMICA con * i collettori o pannelli solari
* cilindri parabolici
* gli eliostati
ENERGIA ELETTRICA con le celle fotovoltaiche
COLLETTORI SOLARI
I pannelli solari sono utilizzati soprattutto per riscaldare l’acqua ad uso
domestico e sono in genere posti sul tetto della casa. Sono formati da un
assorbitore (metallico, di colore scuro) che deve assorbire le radiazioni
solari, protetto da una lastra trasparente, che sfruttando l’effetto serra,
aiuta a non disperdere il calore.
L’energia termica passa dall’assorbitore ad una serie di tubi in cui circola
l’acqua che, riscaldata, è raccolta in un recipiente (circuito diretto) o,
attraverso uno scambiatore di calore, cede il suo calore ad altra acqua,
contenuta in un serbatoio (circuito indiretto).
CILINDRI PARABOLICI
Per ottenere temperature superiori ai 100°C bisogna concentrare i raggi
su una caldaia tubolare per mezzo di specchi curvi: il sistema più
semplice è costituito dal cilindro parabolico. Il fluido contenuto nella
caldaia (aria o acqua), riscaldato dal calore dei raggi riflessi fino a 200300°C, serve ad azionare i "motori solari", che a loro volta sono collegati a
pompe, compressori, ecc.
ELIOSTATI
Sono grandi specchi piani, che concentrano la luce del sole su una
caldaia, posta su una torre.
Ogni eliostato ha un meccanismo di puntamento, comandato da un
calcolatore, per seguire gli spostamenti del sole nell'arco della giornata.
L'alta temperatura fa evaporare l'acqua della caldaia ed il vapore prodotto
è convogliato in una tubazione fino alla turbina, che aziona un generatore.
CELLE FOTOVOLTAICHE
Una cella fotovoltaica o pila solare trasforma l'energia luminosa dei
raggi solari in energia elettrica.
E' formata da due strati sottili di materiale semiconduttore (ad es. il silicio)
con la proprietà di emettere cariche elettriche quando è esposto a
radiazioni luminose.
La tensione fornita da una cella è piccolissima (circa 0,5 V), quindi bisogna
collegarne un certo numero per avere una tensione utile.
Dati i costi elevati, attualmente le celle fotovoltaiche sono impiegate solo
in particolari settori, come quello spaziale e militare.
Secoli fa la forza del vento era sfruttata per azionare pompe e mulini.
Oggi invece si costruiscono centrali eoliche per produrre energia elettrica.
Una centrale di questo tipo è formata essenzialmente da un’elica che
mette in moto un generatore di corrente elettrica.
Le centrali eoliche sviluppano poca potenza
sufficiente per dare energia a piccoli centri isolati
o a piccole isole.
Inoltre devono trovarsi in una zona battuta da
venti regolari e di una certa intensità.
In Italia, l’ENEL ha costruito una centrale eolica
sperimentale in Sardegna, con dieci aero–
generatori.
Il mare rappresenta un'altra importante fonte energetica
da utilizzare nel futuro.
In alcuni Paesi sono state realizzate delle centrali che sfruttano
l'alternarsi delle maree (Francia) oppure la forza delle onde (Giappone).
Naturalmente l'installazione di queste centrali può avvenire solo dove il
dislivello tra alta e bassa marea,
o il moto ondoso sono di un certo rilievo.
MAREE
La centrale è costituita da una diga, che delimita
un grande bacino: le acque del mare, con la loro
periodica variazione di livello, riempiono e
svuotano alternativamente il bacino, all'interno del
quale si trovano le turbine, collegate ai generatori
per la produzione di energia elettrica.
ONDE
Una serie di lunghi tubi verticali, aperti in basso, sono
ancorati al fondale marino: quando passa l'onda, l'acqua che si
trova nei tubi sale e scende come un pistone, aspirando ed
emettendo aria alla sommità.
L'aria mette in movimento una turbina e questa un generatore
per produrre elettricità.
Questa energia sfrutta il calore interno della terra, ad esempio di origine
vulcanica, per la produzione di energia elettrica.
Infatti è possibile utilizzare sorgenti di acque calde o il vapore emesso
dal terreno, convogliandolo in apposite turbine.
In Italia esistono centrali geotermiche a Larderello in Toscana, nel Lazio
e in Campania.
Sono in via di sperimentazione delle centrali
elettriche che sfruttano il calore
delle rocce calde e secche.
Ciò avviene ad esempio negli Stati Uniti, a Los
Alamos: la roccia viene frantumata, si inietta acqua
fredda che, a contatto con la roccia calda, evapora e
risale in superficie attraverso una condotta che
mette in movimento un turboalternatore.
E' possibile ottenere energia elettrica anche dai
rifiuti.
CENTRALINE a BIOGAS
Dai rifiuti di origine animale (letame) e vegetale
(scarti dei prodotti agricoli), fatti fermentare in
contenitori ermetici, si ricava un biogas,
contenente il 65% di metano.
La fermentazione è opera di batteri anaerobi.
I fanghi residui sono impiegati come fertilizzanti.
Il gas che si forma viene inviato al gruppo generatore
per la produzione di elettricità.
Impianti di questo tipo possono servire a rifornire di
energia elettrica fattorie isolate.
CENTRALI
TERMOELETTRICHE A RIFIUTI
SOLIDI URBANI
Anche i rifiuti urbani possono essere utilizzati
per produrre energia elettrica.
Trattati nel modo opportuno, possono essere bruciati nelle caldaie delle
grandi centrali termoelettriche a carbone e
mescolati al normale combustibile.
L'ENEL ha già effettuato degli esperimenti nella centrale
termoelettrica di Santa Barbara, Arezzo, funzionante a lignite.
Le centrali idroelettriche utilizzano la caduta delle acque dei fiumi e dei
torrenti, raccolte in grandi bacini artificiali, creati sbarrando le valli con le
dighe. L’acqua raccolta nel bacino artificiale viene convogliata, attraverso
un canale deviatore, alle condotte forzate. Il getto violentissimo dell’acqua,
che esce sotto pressione dalle condotte, colpisce le pale di una turbina,
mettendola in rotazione.
A sua volta, la turbina è collegata ad un generatore di corrente elettrica:
l’alternatore.
Infine un trasformatore aumenta i valori di tensione della corrente prodotta
prima di inviarla alle linee di trasporto.
Le condizioni ideali per lo sfruttamento
dell’energia dell’acqua richiedono grandi altezze
di caduta o grandi volumi di acqua: si possono
così sfruttare sia le acque dei bacini delle regioni
montane, che precipitano per centinaia di metri,
sia le enormi masse d’acqua dei grandi fiumi che
"cadono" da pochi metri.
Alcune moderne centrali hanno un impianto di pompaggio dell’acqua: due
serbatoi, posti ad altezze diverse, sono collegati da una condotta forzata.
Quando la richiesta di energia è minore (ad es. di notte), il generatore può
funzionare da motore e pompare l’acqua dal bacino inferiore a quello
superiore. Nei momenti di maggior richiesta di energia (di giorno), l’acqua
immagazzinata nel serbatoio superiore può fluire verso il basso, azionando la
turbina e quindi il generatore.
La centrale ad acqua fluente è una centrale
senza serbatoio, che sfrutta direttamente la
portata d'acqua di un fiume: si trova sui
grandi fiumi di pianura, come il Volga, il
Danubio ed il Mississippi.
In Italia è poco diffusa.
Una diga crea un dislivello di 8 -15 metri
tra l'acqua a monte e l'acqua a valle, ha
molte paratoie aperte quando il fiume è in
piena. L'acqua, dopo aver fatto girare le
pale della turbina Kaplan e con essa
l'alternatore, passa nel collettore di scarico
e defluisce a valle, dove riprende il suo
corso normale.
Sono quelle che tendono ad esaurirsi
IL CARBONE
I carboni fossili sono sostanze di colore bruno o nero, che si sono formate secoli
fa dalla decomposizione di foreste, rimaste sommerse dalle acque e poi sepolte
sotto la crosta terrestre. La decomposizione è avvenuta tramite batteri anaerobi
(vivono in assenza di ossigeno); durante il processo, i tessuti formati da cellulosa
(sostanza composta da carbonio, ossigeno, idrogeno) hanno perso ossigeno e
idrogeno e si sono trasformati in carbone.
La classificazione dei carboni fossili comprende: torba, ligniti, litantrace e
antracite.
TORBE
Sono i carboni più giovani; derivano dalla decomposizione di piante erbacee e
palustri, e contengono il 55% di carbonio; hanno un basso potere calorifico.
LIGNITI
Sono di formazione più recente, non ancora completamente fossilizzate e
contengono circa il 70% di carbonio.
LITANTRACI
Si sono formati in tempi più recenti e sono i carboni fossili più abbondanti nel
sottosuolo. Contengono meno carbonio rispetto alle antraciti e hanno un potere
calorifico inferiore.
ANTRACITI
Sono i carboni di più antica formazione e risalgono a circa trecento milioni di anni
fa. Contengono oltre il 90% di carbonio e hanno il più elevato potere calorifico.
Il carbone è estratto dalle miniere a cielo aperto, con
giacimenti in superficie o a pozzi, che raggiungono
anche 3-4 km di profondità.
E' usato come combustibile per alimentare le centrali
termoelettriche, per usi civili e industriali.
Nell' industria chimica serve a produrre coloranti,
plastica, medicinali,...
Nell' industria è impiegato il COKE, cioè un carbone
artificiale che si ricava dalla distillazione del litantrace
economico, ma molto inquinante.
È una miscela di idrocarburi, composti chimici formati da carbonio e
idrogeno, di colore verdastro o bruno scuro e di odore sgradevole.
Si trova negli strati profondi del sottosuolo, ma a volte affiora in
superficie.
COME SI FORMA UN GIACIMENTO DI PETROLIO?
Alghe, plancton, animali e vegetali marini si sono depositati sul fondo del
mare insieme a finissimi sedimenti minerali, come argilla e sabbia.
Questo ammasso di sedimenti forma il "sapropel" (fango putrefatto).
In condizioni particolari, come sul fondo dei golfi, dei mari interni e delle
lagune, esso non viene in contatto con l'ossigeno e batteri e microbi
possono così innescare quelle reazioni chimiche che daranno origine al
petrolio.
Nuovi sedimenti hanno continuato a depositarsi sul sapropel, ricoprendolo
di uno strato di roccia sedimentaria sempre più pesante.
La pressione, unita al calore del sottosuolo, ha favorito le reazioni chimiche
all'interno del sapropel, provocando la sua lentissima trasformazione,
durata centinaia di milioni di anni, nel petrolio greggio che noi conosciamo.
Il petrolio solo di rado è rimasto nella roccia in cui si è formato,
chiamata roccia madre.
Spesso è migrato nelle rocce vicine, per due motivi: i numerosi
sconvolgimenti subiti dalla crosta terrestre; l'enorme pressione che gli
idrocarburi gassosi, formatisi assieme al petrolio, esercitavano su tutto ciò
che li circondava.
Ha smesso di spostarsi solo dove ha incontrato una roccia impermeabile a
impedirgli il cammino.
LA RICERCA
Le tecniche di ricerca sono numerose:
il rilevamento sismico consiste nel provocare piccoli terremoti nel terreno,
facendo scoppiare delle cariche di esplosivo: studiando la propagazione
delle onde sismiche, si scopre la struttura delle rocce e l'eventuale
presenza di giacimenti petroliferi; il carotaggio consiste nel prelevare dal
terreno dei campioni di roccia per esaminarne la struttura, l'età e la
composizione;
il metodo elettrico studia il comportamento della corrente nel terreno, che
è diverso a seconda della resistenza offerta dalle rocce;
il metodo magnetico studia le variazioni del campo magnetico terrestre;
il metodo gravimetrico studia le variazioni del campo gravitazionale
terrestre.
L'ESTRAZIONE
Una volta individuato il giacimento, il petrolio è estratto
perforando il terreno con una trivella. Per evitare che il
terreno frani, le pareti del pozzo vengono rivestite con un
tubo di acciaio, cementato alla roccia, mentre la punta
della trivella, che tende a surriscaldarsi,
viene raffreddata continuamente.
Quando la trivella raggiunge il giacimento, il petrolio
fuoriesce all'esterno, spinto dalla pressione del gas e
dell'acqua in esso contenuti.
A questo punto la trivella viene sostituita da un tubo di
acciaio e da un sistema di valvole e manometri, che
controllano la fuoriuscita. Il petrolio viene immesso in
serbatoi di decantazione per separarlo dal fango e dai
detriti.
IL TRASPORTO
Il petrolio dai pozzi viene trasportato ai centri di raccolta mediante
oleodotti e, da qui, inviato alle raffinerie mediante navi petroliere.
LAVORAZIONE
La lavorazione del petrolio avviene nelle raffinerie, e precisamente nelle
colonne di frazionamento: qui, tramite un processo di distillazione frazionata, si
riescono a separare i diversi componenti del greggio, sfruttando le loro differenti
temperature di ebollizione:
tra i 350° e i 300° condensano le nafte
a 300° condensa il gasolio
a 250° condensa il cherosene
a 120° condensa la benzina
a 60° condensano i gas (propano,
butano).
Nella parte più alta del distillatore si
raccolgono i gas leggeri (metano,
etano).
Dal fondo della colonna esce il residuo, da cui si ottengono bitumi e asfalti, per la
pavimentazione stradale, e coke di petrolio.
Il metano è un gas naturale, incolore e inodore. Si trova nel sottosuolo a profondità
variabile (8000-6000 m). Si suppone che la sua formazione sia dovuta alla
decomposizione delle sostanze organiche in assenza d’aria e in condizioni di elevata
temperatura e pressione. Spesso è presente nei giacimenti di carbone e di petrolio.
Il metano viene cercato con gli stessi sistemi usati per il petrolio. Estratto dai
giacimenti, può essere impiegato quasi puro o unito ad altri idrocarburi.
L’Italia possiede vari giacimenti, ma la produzione di metano non è sufficiente a
coprire il fabbisogno nazionale; così ne viene importato dall’Olanda, dall’Algeria,
dalla Libia e dalla Russia.
Una rete di metanodotti, lunga circa 14.000 km, lo distribuisce in gran parte
delle città italiane, dove viene impiegato come combustibile nel
riscaldamento delle case, nelle cucine a gas, nelle industrie chimiche, nelle
centrali termoelettriche
Le centrali nucleari utilizzano come combustibile l’uranio, un materiale
radioattivo che si trova in giacimenti naturali in superficie o nel
sottosuolo.
L’uranio 235 è un elemento radioattivo: se viene bombardato con
neutroni, il suo nucleo si spacca in due parti, liberando una notevole
quantità di energia termica.
Questa reazione è detta fissione nucleare.
Dalla fissione di un nucleo si liberano altri neutroni che, a loro volta,
provocano fissioni dei nuclei vicini, dando origine ad una "reazione a
catena".
Nelle centrali nucleari i reattori, costruiti in cemento armato e acciaio di
grande spessore, per impedire la fuoriuscita delle radiazioni, sono
provvisti di numerosi sistemi che servono a controllare la reazione a
catena e ad evitare l’esplosione del reattore.
Il calore sviluppato dalle reazioni riscalda l’acqua e produce vapore che,
opportunamente convogliato, fa ruotare le pale delle turbine per la
produzione di energia elettrica.
Un grave inconveniente legato alle centrali nucleari è rappresentato
dall’eliminazione delle scorie , cioè di quello che rimane del combustibile
dopo la fissione: le scorie infatti sono molto radioattive e quindi
pericolose. Attualmente esse vengono raccolte in bidoni e interrate in
pozzi sul fondale marino, ricoperte da calcestruzzo. Ma sono allo studio
nuove tecniche di stoccaggio.
LA CRISI ENERGETICA
Fino a qualche tempo fa, le fonti energetiche non rinnovabili venivano sfruttate in modo
incontrollato dai Paesi industrializzati. Nel 1973 scoppiò la crisi petrolifera e i Paesi consumatori
furono costretti a prendere provvedimenti, adottando misure di contenimento energetico: si
cercarono allora metodi per utilizzare le fonti energetiche rinnovabili e per sfruttare meglio quelle
non rinnovabili.
Molti Paesi industrializzati producono gran parte dell’energia attraverso le centrali nucleari; gli
Italiani, invece, con un referendum popolare nel 1987, hanno scelto di non utilizzare questa fonte
energetica.
Gli argomenti a favore dell'utilizzo dell'energia nucleare sono:
• le centrali nucleari costituiscono la soluzione più valida per produrre a buon mercato l'energia
necessaria a soddisfare le richieste;
• rinunciare al nucleare significherebbe tornare indietro e voltare le spalle al progresso
tecnologico e scientifico;
• costruire centrali nucleari significa tenere il passo degli altri Paesi industrializzati; se i Paesi
produttori decidessero di non vendere più petrolio all'Italia, il nostro Paese cadrebbe in una
grave crisi economica;
• anche le centrali non nucleari, considerate pulite, sono pericolose, inquinano e deturpano
l'ambiente.
Gli argomenti contrari all'utilizzo dell'energia nucleare sono:
• le centrali sono pericolose e inquinano l'ambiente circostante;
• un Paese montuoso, sismico e ad alta densità di popolazione non può avere centrali nucleari;
• invece di costruire centrali nucleari, si possono sfruttare meglio tutte le altre fonti energetiche.
Il problema della scelta nucleare non è facile da risolvere: da un lato la nostra organizzazione
sociale richiede grandi consumi di energia, dall'altro incidenti come quello avvenuto nel 1986,
nella centrale di Chernobyl, fanno riflettere sui rischi che si corrono seguendo questa strada.
La produzione di energia non è mai del tutto sicura; anzi, tutti i procedimenti usati per produrre grandi quantità di
energia sono pericolosi per l'uomo e per l'ambiente.
Rischi che presentano le varie centrali:
RISCHI PER FLORA E FAUNA
RISCHI PER L'UOMO
Centrale nucleare
Elementi radioattivi nell'aria,
suolo e acqua. Smaltimento
delle scorie radioattive e
invecchiamento delle
installazioni.
Distruzione della fauna a causa
delle radiazioni che sfuggono
accidentalmente. Rischi a lungo
termine per le scorie radioattive.
Malattie cancerogene,alterazioni
al corredo genetico,
inquinamento termico dell’aria e
dell’acqua
Rischi imprevedibili.
Centrale a gasolio
Effetto serra,piogge acide,
smog
Distruzione della fauna
acquatica (plancton, pesci,
uccelli) a causa del petrolio
riversato in acqua.
Esplosioni di gasolio nei silos.
Inquinamento atmosferico.
Malattie respiratorie
Centrale a carbone
Degrado dei luoghi, soprattutto
nei casi di miniere a cielo
aperto. Inquinamento
atmosferico e acidificazione
dell'aria a causa dei residui.
Avvelenamento della
vegetazione a causa delle
polveri residue. Inquinamento
delle acque.
Pericoli indiretti attraverso
l'inquinamento atmosferico.
Malattie professionali,
soprattutto polmonari.
Inquinamento atmosferico.
Distruzione degli ambienti.
Esplosioni.
Rischi minimi di smottamento
del terreno. Nessuno
Disturbo della vita acquatica, a
causa dell'impoverimento di
acqua dei corsi.
Rottura di dighe e sbarramenti
METODO
Centrale a gas
Centrale idroelettrica
RISCHI PER L'AMBIENTE
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