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INDICE
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LE NOSTRE VIDEOINTERVISTE
Andrea Olimpio e Lorenzo Minotto, La Dirigente risponde alle nostre
domande sulle “novità” di quest’anno
Diego Gandolfini, Nico Catalano, Edoardo Nodari, I privilegi della
Casta e i costi della politica
FERMI E DINTORNI
Turisti per caso: i viaggi di istruzione di quest’anno
 Alice Papotti e Matteo Lucchini; 5C: una settimana ad Istanbul
tra kebab, the, saune, bazar … e un po’ di arte!
 Beatrice Bocchi, Martina Battisti, Alice Girelli (foto di Isabella
Cassisa), 3A,3C,4AEN: destination Monaco
 Simone Campagnola e Emanuele Gandini, Parigi in tre Tappe
(4C, 4A,4B, 4BME, 5B, 5ACH)
 Giulia Lanzini e Alberto Lorenzini, Wien Meine Liebe (5AIN,
5A,5AET,5BET,5AEN)
 Da Praga con furore (5AME e 5BME)
Consegnate le stelle al merito sportivo, le medaglie al valore atletico
e i riconoscimenti sportivi
XVII Giornata dell’impegno e della memoria per le vittime di mafia
Una gara tra aedi (di IC e ID)
Dalla 3A, ovvero: quando si è poeti…
Nico Catalano, L’impegno e le iniziative per la legalità della prof.ssa
Marilena Paolino
A PROPOSITO DI…
Luca Chaar, Ieri razzismo, oggi razzismo. E domani?
Matteo Andreoli, ANONYMOUS: il terrore corre sul web
Debora Leto, Amici a quattro zampe
Catalin Iftime, A lezione di guida
Emanuele Aliano, Il 4-Mei non è un po’ troppo dannoso?
Alessandro Algeri, La Chimica fulcro dell’Essere
Vlad Facchini Rublev, Gli Easter Eggs di Googe
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ARTE E CULTURA
Valentina Corradini, Giorgia Ghirardini, Sara Abdelkamel, foto d’arte
Martina Battisti, Ginevra sognatrice, Ginevra spaventata (racconto)
Edoardo Boccalari, Romeo& Juliet: croce e delizia di mezzo mese di
lavoro
Greta Moschini, Gli Accademy Awards del 2012
La certezza. O il dubbio… (racconto inviato dal prof. Riccardo Freddi)
Valentina Meneghello, Alice Blackwood (seconda puntata)
Riccardo Bruno, Intervista ad Alessandro Cervellera degli Heaven’s
Gate
Riccardo Bruno, Intervista a Matteo Fornasari dei Three Times
Renegade
Sara Zamboni, Grammatica e Afasia
Vittorio Cozzani, Viaggio al centro della mente dell’“artista sano”
Reportage fotografico dal Mantova Comics & games (a cura di
Lorenzo Perego)
SALUTE E CUCINA
Nicolò Gavioli, Tra pentole e fornelli
Debora Toso, La noce di cocco
CURIOSITÀ ENIGMISTICA DIVERTIMENTO
93 Matteo Diani, Fenomeni Insoliti & Co.
95 Le barzellette del prof. Moretti
97 Ancora barzellette (a cura di Nicola Latella)
98 L’angolo della caricatura
99 Un paio di rebus
99 Alice Girelli, Giochi logici
101 Soluzioni dei giochi del numero 30
Di Slava Facchini Rublev con fotografie di Alice Papotti
Layout del sito di Slava Facchini Rublev (con la collaborazione di
Alessandro Carlin)
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Le nostre videointerviste
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(videointervista)
Ricordate il sondaggio sulle nuove regole proposto nel primo numero di
quest’anno?
Dopo aver constatato i risultati, piuttosto
negativi, ci siamo subito attivati per
richiedere un’intervista alla Preside
sull’argomento in questione.
E’ arrivata dopo tempi “immemorabili” a
causa degli impegni della nostra
dirigente, ma ne è valsa davvero la pena.
Da subito molto gentile, la prof.ssa
Bonaglia ci ha detto fin da subito che non
intendeva tanto commentare i risultati, di cui prendeva atto come elemento di
riflessione, quanto spiegare ciò che aveva portato a quelle scelte di cui il
questionario aveva sondato il gradimento.
Ci ha dunque illustrato i motivi che hanno condotto alla scelta di fare ruotare
le classi nelle aule “dei docenti”, di predisporre gli armadietti, di invitare a non
parcheggiare all’interno dei cortili, di vietare il fumo in tutta l’area interna ed
esterna della scuola.
Ne abbiamo ricavato un filmato che trovate qui a fianco, frutto della opera
preziosissima di Andrea Olimpio e Matteo Federici]
Lorenzo Minotto e Andrea Olimpio
I PRIVILEGI DELLA CASTA E I COSTI DELLA
POLITICA (videointervista)
Questo mese in esclusiva per voi sul “Fermitutti” trovate le prime
videointerviste del giornalino, un nuovo interessante esperimento. La nostra
video-intervista, svolta dal centro di Mantova fino ad arrivare al nostro Istituto,
quindi con professori e nostri compagni, riguarda un po’ in generale ciò che
pensa la gente sulla cosiddetta “Casta”, parola molto usata ultimamente per
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definire la nostra classe politica.
“Casta” secondo il dizionario è una
classe di persone che forma un
gruppo sociale chiuso che gode di
speciali privilegi.
Ognuno ha espresso la propria
opinione, come il pensionato che si
impressiona a vedere certe cifre
(riguardo
alle
retribuzioni
“faraoniche” dei parlamentari), o
come lo studente che giudica “ladri”
coloro che chiedono sacrifici alla
gente “comune” senza però
ritoccare ciò che mettono nel
proprio “portafoglio”; infine abbiamo raccolto anche le lamentele, le
esasperazioni e persino le speranze in un domani migliore, dove si possa
avere fiducia nella classe politica italiana.
Abbiamo scelto le migliori interviste e abbiamo preparato per voi un
interessante video che troverete qui di fianco al giornale.
La nostra “denuncia” però non finisce con le interviste, vogliamo portare a
conoscenza di tutti (per lo meno di chi non li ha ancora visti o sentiti nominare)
i “fantomatici” costi e privilegi della nostra politica.
Partiamo dai costi: in Italia sarebbero oltre 1.3 milioni le persone che vivono
direttamente o indirettamente di politica: tra di esse troviamo più di 145mila
tra parlamentari, ministri e amministratori locali, di cui 1.032 parlamentari
nazionali ed europei, ministri e
sottosegretari,
1.366
presidenti,
assessori e consiglieri regionali, 4.258
presidenti, assessori e consiglieri
provinciali, 138.619 sindaci, assessori e
consiglieri comunali. A questi vanno
aggiunti più di 12mila consiglieri
circoscrizionali e i 24mila appartenenti
ai consigli di amministrazioni di società
e enti pubblici e quasi 318mila persone
con un incarico o consulenza nella
Pubblica Amministrazione.
Numeri impressionanti, non come il
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costo di tutto questo: secondo la Uil (Unione Italiana del Lavoro) il costo della
politica diretta e indiretta arriverebbe a circa 24.7 miliardi di euro!
Tutto questo senza contare i “rimborsi elettorali” ai partiti, circa 2.7 miliardi in
20 anni, e altre spese circa i privilegi che godono i parlamentari italiani.
In
Italia
un
dato
sbalorditivo è la “busta
paga”
annua
dei
dirigenti pubblici, alcuni,
per lo meno prima del
provvedimento preso
dal governo Monti e
approvato
dal
Parlamento (che ha
posto un limite di 294
mila
euro
annui),
arrivavano a prendere
più di 600.000 euro annui.
Secondo i dati pubblicati sul web questi sono stati i redditi annui dei grandi
dirigenti pubblici:
1°posto: Antonio Manganelli (Capo Polizia) 621.253,75
2°posto: Mario Canzio (Ragioniere generale dello stato) 562.331,86
3°posto:Franco Ionta (Capo dipartimento amministrazione penitenziaria)
543.954,42
C’erano poi altre venti persone che
guadagnavano più del tetto proposto dei
294 mila euro.
Un parlamentare italiano guadagna in
media approssimativamente 15.000 euro
al mese se Deputato e 17.000 euro al
mese se Senatore.
In parlamento il più ricco di tutti è ancora
“l’eterno” S. Berlusconi, che, nonostante
la crisi, nel 2011 ha aumentato di 8
milioni il suo reddito, arrivando a
48.180.792
euro
annui.
L’attuale
Presidente del consiglio e senatore a vita
Mario Monti ha dichiarato come
imponibile per l’anno 2010 di 1.513.030
7
euro. Il leader di partito più ricco, ora che Berlusconi ha lasciato il posto ad
Alfano nel Pdl, è Gianfranco Fini con 201.115 dichiarati nel 2011. Segue il
numero 1 dell’Idv Antonio Di Pietro con 182.207 euro, gli succedono Angelino
Alfano (Pdl) con 169.317euro, Bersani (Pd) con 136.885 euro, Rutelli (Api)
131.252 euro, il leader della Lega Bossi con 124.871 in calo rispetto al 2010,
chiude la fila dei leader di partito Casini (Udc) con 116.986 euro (riferibili al
2010).
Il presidente del Senato Renato Schifani ha dichiarato di più del suo omologo
alla Camera Fini, con un reddito imponibile di 223.939 euro.
Ora passiamo ai privilegi.
La nostra Costituzione
(art.69)
prevede
una
indennità
parlamentare
(uno stipendio base) di
circa 5mila euro netti al
mese, l’unica forma di
remunerazione prevista. A
questo
stipendio
obbligatorio viene aggiunta
però una diaria che è un
rimborso
spesa
per
l’alloggio a Roma, (circa 3mila al mese), un rimborso per spese inerenti al
rapporto tra eletto e elettori, più di 3mila anche questo. Inoltre sono gratis (più
ulteriori rimborsi spese in base alla strada percorsa) le spese di trasporto e di
viaggio (autostrade, aerei, autobus, treni), le spese telefoniche (circa 250 al
mese), assistenza sanitaria, cinema, ristoranti, pizzerie, auto blu e chi più ne
ha ne metta…
Ciliegina sulla torta alla fine del mandato si riceve il cosiddetto “assegno di
fine mandato”, più semplicemente chiamato liquidazione, in relazione agli
anni di lavoro, inoltre il parlamentare dopo 5 anni di mandato effettivo riceve il
vitalizio a partire dal 65° anno di età, la pensione dovrebbe andare da un
minimo di 2mila euro a un massimo di 7mila euro mensili (con solo 5 anni!!!!!)
Per curiosità citiamo un fatto accaduto nel nostro Parlamento: lo scorso 21
settembre 2010 il deputato Antonio Borghesi ha proposto l’abolizione del
vitalizio, che come abbiamo visto spetta dopo solo 5 anni di mandato, mentre
ad un lavoratore “normale” dopo oltre 40 anni di lavoro (la proporzione è
assurda). Su 525 presenti, 498 hanno votato NO, solo 22 SI, 5 si sono
astenuti! D’altronde nessuno si auto-toglierebbe la “pensione”..
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Ci sarebbe molto atro da scrivere, come la percentuale di assenteismo di
deputati e senatori che per alcuni arriva al 92% o l’elenco dei pensionati più
ricchi, che appartengono anche loro quindi alla casta, come Mauro Sentinelli
(consigliere d’amministrazione Telecom, famoso per aver inventato la Tim
Card), che percepisce una pensione lorda annua di 1.173.205 euro, o
ricordare che c’è addirittura chi percepisce 3.100 euro al mese con un solo
giorno di lavoro in parlamento (Luca Boneschi alla Camera).
Questi sono dati che dovrebbero far
riflettere, perché, se in un momento
delicato come quello che stiamo vivendo,
dobbiamo pagare, è giusto che
paghiamo tutti, è giusto che i sacrifici li
facciano tutti, anche coloro che prendono
le decisioni. Pensiamo che lo stipendio
non debbano tagliarselo solo i lavoratori
e i piccoli imprenditori per salvare la
propria azienda, ma a dare l’esempio
dovrebbe essere chi ne ha di più. Se ciò
non accade è un ulteriore segno che la crisi che stiamo vivendo purtroppo è
anche una crisi di “valori”.
Questo è forse il frutto della monopolizzazione dei mezzi di comunicazione di
massa? Che mettono i paraocchi agli elettori? Che fanno sì che il diritto di
televoto sia più importante al diritto di voto?
In ogni caso questi sono dati che dovrebbero far riflettere, e che più di ogni
altra definizione fanno capire cos'è la casta della la politica, e da chi viene
gestita la cosa pubblica.
Vi lasciamo alla video-intervista
Diego Gandolfini, Nico Catalano, Edoardo Nodari
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Fermi e dintorni
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TURISTI PER CASO
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5C: una settimana ad Istanbul
tra kebab, the, saune, bazar … e un po’ di arte!
Ehi tu italiano! Aspetta, vendo questo
profumo a 15 euro!!
No no grazie, non mi interessa..
Te lo vendo a 10, 10 lira amico!
No, ce l’ho già grazie!
5 euro!!
No…
2 profumi a 5 euro!!
Beh..ok si può fare!
Ecco una tipica conversazione in cui si trova coinvolto un turista che si trovi a
passeggiare per le strade di Istanbul;
una città che dal punto di vista
mercantile è molto vivace: non manca
mai l’occasione di contrattare qualcosa
fino a quando il prezzo si assottiglia
talmente tanto da fare avere al turista la
presunzione patriottica di aver fregato un
turco a casa sua, fino a quando il
malcapitato non scopre che nella
bancarella vicina lo stesso oggetto costa la metà di come l’ha pagato
precedentemente. (Mario Monti tappati le orecchie: gli scontrini non esistono!
N.B: solo la professoressa De Pascalis ritiene di averne ricevuto uno da un
piccolo kebabbaro dagli occhiali rossi,
erre moscia ed accento lombardo,
forse parente di un noto politico
italiano).
Questa megalopoli è situata nel nordovest del paese e si estende lungo lo
stretto del Bosforo e la sponda
settentrionale del Mar di Marmara; è
l’unica
città
del
mondo
che
appartiene a due continenti: Asia ed
Europa. È conosciuta come “seconda Roma” per essere stata la capitale
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dell’impero romano dai tempi di Costantino e poi dell’impero bizantino nonché
per la sua importanza di città cristiana fino alla conquista ottomana del
quindicesimo secolo, quando, divenuta Istanbul, divenne la capitale
dell’impero ottomano.
Di Istanbul si possono ricordare molte
cose, dalla vitalità sempre in fermento
del centro, ai musei, alle sensazionali
moschee (dalle quali ogni mattina,
pomeriggio e sera si alza la preghiera
a squarciagola del muezzin) coi loro
giganteschi tappeti; la gente è sempre
aperta a fare nuove conoscenze
(soprattutto se sei interessato a comprare la merce che ti propone) e le
strade sono pulite dando alla città in generale un aspetto allegro e,
oseremmo dire, elegante.
Passiamo ora alle abitudini alimentari: kebab, kebab, the, kebab, the e
ancora kebab. In qualsiasi ristorante possiate capitare il kebab sarà sempre
sul menù; è proposto in mille modi diversi ma chiamato sempre kebab, di
solito accompagnato con un contorno di patate, cipolle e riso speziato. Il
salep è invece una bevanda calda che ricorda il cioccolato bianco e viene
venduta per le strade (accanto ai venditori di
grossi brezel inforcati in un bastone): l’unico
problema è che ne è vietata la vendita in
Europa, perché è a base di orchidee
dichiarate protette dalla UE (secondo noi
sono proprio le multinazionali di salep che
impediscono
l’entrata
della
Turchia
nell’Unione).
Anche le spezie sono molto famose, vi è per
l’appunto un intero bazar ad esse dedicato:
anche qui mille tipi di the molto buoni che vale
la pena provare, dal fortissimo “black tea” al
dolciastro “apple tea” per turisti. Il the per la
popolazione turca è come il caffè per noi
italiani: è preso sempre dopo i pasti per
digerire e mantenere la concentrazione.
Spesso è consegnato da appositi fattorini dal
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vassoio argentato ai commercianti delle bancarelle che non possono
muoversi
per
non
interrompere
l’accalappiamento di turisti ruspanti.
Confermiamo il detto “fumi come un
turco”: oltre al tabacco si vedeva spesso
molta gente alle prese con i narghilé:
letteralmente “pipe ad acqua” in vetro o
ceramica che utilizzano un sistema che
per aspirazione brucia un carboncino
sotto il quale vi è una melassa di
tabacco al sapore di: mela, menta, cioccolato, banana, cappuccino, vaniglia,
ciliegia e tanti altri…
È interessante vedere come fumare un narghilé sia di prassi nei pub
all’aperto: sprofondati nei cuscini, con un libro in mano o un pc sulle
ginocchia, oppure parlando del più e del
meno con gli amici.
Alcuni di noi non hanno resistito alla
tentazione di provare il tipico bagno turco
compreso di massaggio e scrub; una
sensazione di benessere anche se un po’
dolorosa in certi momenti (specialmente
durante il massaggio effettuato da un nerboruto turco, mancato comico) che
alla fine apporta al fisico uno stato di sollievo oltre al divertimento
dell’esperienza.
Alla fine di tutto concludiamo con un ringraziamento alla scuola che ci ha
permesso di vedere questa parte di
mondo a molti sconosciuta e
purtroppo vittima di molti pregiudizi
infondati. Diversa e bellissima città,
con il mare soggetto di incantevoli
panorami; siamo contenti di essere
stati in un posto dove difficilmente
riusciremmo a ripetere la visita
anche se dopo la gita ci piacerebbe
ritornare e magari con la stessa
piacevole compagnia.
Alice Papotti e Matteo Lucchini
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3A,3C,4AEN: destination Monaco
Perdersi pur avendo la cartina. Bere birra fino a fare pipì quattro volte in due
ore. Usare il dentifricio come arma letale notturna contro aspiranti
dormienti.Perdersi. Perdersi di nuovo. Perdersi perché l'indicazione è
'Davanti al Mc Donald gira a sinistra e prosegui sempre dritto.' E il Mc Donald
lo trovi. Il problema è che non è 1. Ma sono 3!. Nel giro di 500 metri. E allora
quale cavolo è il Mc Donald giusto? E così con la sfortuna che hai becchi
quello sbagliato e i km a piedi volano da 2 a 11.
Arrivi trafelato ma soddisfatto, poni le speranze in una degna cena. E
ovviamente arriva un piatto di disgustosi crauti fumanti e una salamella di
pollo che somiglia a uno zampino di gatto.
Nonostante tutto, Munich nel cuore.
Davanti a Nyphenburg nel
disperato tentativo di fare
una foto ricordo...
3 2 1:
terra!
... tutti giù per
Tra Picassi e
Van
Gogh
abbiamo trovato
delle
sculture
bizzarre…
15
Dei grandi artisti, non
c'è che dire…
Ma siamo più belli noi!
Un
esperto
informatico
alle prese con
l’aeronautica
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Monaco e la birra sono
come l’orologiaio e i
suoi orologi. Come il
clown e i suoi sorrisi.
Un brindisi ai profe che
ci hanno sopportato in
questi
4
giorni
indimenticabili.
Eravamo tanto felici
prima che ci arrivasse il
dolce... ma il nostro
entusiasmo è svanito
dopo che ci siamo
trovati davanti a una
fattispecie di budino, da
noi
definito
''antisismico''.
Per
completare
in
bellezza il menu non
troppo soddisfacente…
Altroché
cavalieri
della tavola rotonda,
nel
ventunesimo
secolo ci sono loro:
gli studenti della
tavola rettangolare.
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I rari momenti di vero
interesse culturale…
Il
cielo
è
bianco
sul
campo
di
concentrame
nto
di
Dachau.
Sarà
che
persino il sole
si rifiuta di
scaldare
le
tracce
di
un’umanità
disumana.
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Come in ogni gita che si
rispetti abbiamo dormito
molto … ed ecco i risultati!
Beatrice Bocchi, Martina Battisti, Alice Girelli
(foto di Isabella Cassisa)
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Parigi in tre Tappe
(4C, 4A,4B, 4BME, 5B, 5ACH)
Parigi è senza dubbio una delle più belle città
europee. Ogni via, decorata nel più splendido
dei modi, riflette quella che è la vera essenza
della città, elegante e sofisticata. Se si
dovesse “riassumere” Parigi in alcune tappe,
queste sarebbero essenzialmente tre: La Tour
Eiffel, Montmartre e il Beaubourg.
La prima di queste si erge nel bel mezzo del
Campo di Marte. Abbiamo avuto la fortuna di
vederla in due differenti occasioni, di giorno e
di notte. Alla luce la torre è stupenda, ma di
notte è assolutamente spettacolare. Scesi dal
metrò verso le dieci, ci siamo incamminati per
raggiungerla e dopo pochi metri si scorgeva
già la punta tra i tetti delle case. Arrivati,
l'emozione è stata fortissima. Di fronte a quella gigantesca costruzione in ferro,
illuminata da centinaia di luci, il fiato restava mozzato e tutto d'un tratto capivi
veramente di essere nella città dei “lumi”.
Allo scoccare di ogni ora la costruzione ha poi iniziato a brillare, regalandoci
un'immagine talmente surreale da non poterla più dimenticare. Vivere
quell'esperienza, sempre descritta da libri e film, è stato assolutamente magico.
La seconda tappa irrinunciabile è Montmartre. Prossimo a Pigalle, è da sempre
denominato il quartiere degli artisti e dell'arte di strada. Alla zona si accede
grazie a due grandi rampe di scale, che culminano in un piccolo spiazzo dal
quale si può ammirare una delle
più belle viste della città.
Il
panorama
offerto
è
inimmaginabile e, nonostante gli
sforzi, non si riescono a trovare i
confini di Parigi, la quale si perde
per chilometri e chilometri sotto la
vista incredula.
Il nucleo del quartiere sembra
quasi
estraneo
alla
città.
L'aspetto di un piccolo villaggio e
la grande quantità di caffè che
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costeggiano le vie conferiscono al luogo un'insolita atmosfera. Ma la particolarità
più grande risiede nella piazza principale, dove gli artisti di strada esibiscono i
loro quadri, i loro disegni e le loro caricature.
Di quartieri come questi al mondo ve ne sono veramente pochi. Montmartre è
forse la tappa più insolita della metropoli, ed è anche quella che ricordiamo con
più gioia.
Infine
troviamo
il
Beaubourg, edificio famoso
per la sua stranissima
architettura, spoglia dei
canoni di bellezza a cui
siamo abituati. La prima di
tante particolarità, e anche
la più evidente, risiede nelle
tubature, le quali sono
esposte alla luce del sole.
Colorate
in
base
al
contenuto, esse creano una
specie di matassa che
avvolge l'edificio, che, in questo modo, risulta spoglio delle sue pareti. Per alcuni
è risultato sgradevole ma, ovviamente, il design è stato ricercato appositamente
per una struttura creata per contenere un museo di arte contemporanea come il
Pompidou. L'interno rispecchia fedelmente l'esterno, e i tubi si arrampicano
anche sul soffitto. La mostra si estende in diverse aree. Nella prima ala i colori la
fanno da padroni e, associati a forme strane e anticonvenzionali, creano una
particolare tipologia di arte, basata sull'introspezione e sul significato degli
oggetti.
All'ultimo piano, invece, si ha la collezione permanente, dove i quadri di Matisse,
Chagall e Picasso vengono esposti nei corridoi. É stato stupendo entrare in
contatto con l'arte del ‘900 in modo così diretto. Non capita tutti i giorni di poter
imparare, direttamente sul campo, le nozioni fondamentali di correnti artistiche
così importanti.
Parigi è una città che porteremo sempre nel cuore. L'esperienza di quella
settimana è stata magnifica e molti di noi sentono ancora la nostalgia di quelle
giornate, caratterizzate da metrò e camminate estenuanti dove, ad ogni passo,
si rimaneva incantati ad ammirare l'ennesima creazione che la capitale francese
sapeva offrire alla nostra vista.
Gandini Emanuele e Simone Campagnola
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Wien Meine Liebe
(5ain, 5a,5aet,5bet,5aen)
Ogni anno tutti gli studenti del Triennio stressati da verifiche e interrogazioni
aspettano la famosissima gita, soprattutto quelli di Quinta che attendono con
ansia di potersi diplomare e poter portare
fuori con loro il magnifico ricordo del loro
ultimo viaggio di istruzione.
Tra le varie e disparate mete proposte
Vienna è stata quella degli “eroi” di 5AIN,
5A,5AET,5BET,5AEN.
In prima battuta è stata visitata la
residenza
estiva
degli
Asburgo,
Schonbrunn, che ha ben poco da
invidiare alla magnificenza e al lusso della dimora francese di Versailles.
Altre mete sono state la cattedrale di S. Stefano, la Cripta dei Cappuccini e la
casa di Mozart.
L’ultima residenza degli Asburgo che abbiamo visitato è stata l’ Hofburg che
nella moltitudine dei sui palazzi e delle sue sale contiene svariati musei tra
cui il Museo della storia degli strumenti musicali, il Museo di storia naturale, il
Museo delle armi e delle armature.
Ma parliamo anche della parte più “vera” della gita, ovvero la notte, perché,
come tutti sanno ma nessuno dice,
tutti vanno in gita con l’idea di
aspettare la notte per potersi
finalmente divertire con i propri
compagni di classe, naturalmente a
discapito delle ore di sonno, come è
giusto che sia.
Il primo posto da visitare è
sicuramente il piccolo club chiamato
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Flex: una discoteca metropolitana sulle rive del Danubio, dove le tipiche
sonorità dei club italiani lasciano il posto alle musiche dupstep e techno più
anglosassoni, un posto che sembra essere stato creato dai ragazzi per i
ragazzi, dove ci si può sentire a proprio agio nonostante non si spiaccichi una
parola di tedesco.
Il locale dove abbiamo avuto l’onore di passare la seconda serata è la
discoteca più importante di Vienna, chiamata Prater Dome, che prende il
nome dall’omonimo parco in cui si trova. Un posto decisamente più vicino alle
nostre abitudini, con varie sale dove vengono suonati tipi di musica diversi,
molto più ricercato del Flex, ma senza troppe pretese, come è tipico di tutti i
club austriaci.
La sala che sicuramente non ci si può
perdere è quella dei balli tipici austriaci,
dove i viennesi si perdono in balli di
gruppo che ricordano quelli tirolesi e
che sono sicuramente da vedere.
Purtroppo per la durata della gita non ci
siamo potuti permettere di visitare altri
posti,
ma
siamo
comunque
decisamente stati in grado di divertirci e
di passare delle ottime giornate in compagnia dei nostri compagni di classe e
buona parte di questo merito va senz’altro alla fiducia concessaci dagli
accompagnatori, che hanno avuto la grazia
di consentirci ampi margini di tempo libero.
Ovviamente i ricordi migliori da conservare
e da rispolverare alla prossima cena di
classe saranno i momenti trascorsi insieme,
perché un palazzo, come struttura e dipinti,
si può anche ricordare grazie alle
fotografie, ma i magnifici momenti trascorsi
insieme, le sere, le lunghe camminate in
città, la difficoltà di obbedire alla sveglia
23
delle 7.30 con pochissime ore di sonno sulle spalle e quella di ordinare anche
solo un panino e ridere per ore delle “strafalcionate” appena dette in un
inglese assai poco “perfect” non possono essere intrappolati da una foto.
Quelle che seguono sono immagini di Mauthausen che non commentiamo
Giulia Lanzini e Alberto Lorenzini
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Da Praga con furore (5AME e 5BME)
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Martedi 6 marzo 2012 al teatro Bibiena di Mantova si è tenuta la serata del
gran galà dello sport mantovano durante la quale sono stati premiati anche i
seguenti alunni del Fermi:
-Atletica individuale: 1°classificato nel getto del peso ai regionali e
7°classificato ai Nazionali: Marco Gardini
-Tamburello: 1°classificati ai regionali: Reni Luca, Cristofori Mirko, Zamboni
Alessandro,
Maffizzoni
Elia,
Galetti
Davide,
Corradini
Marco,
Ciresola Giacomo, Girelli
Enrico, Monister Denis,
de Battisti Gianfranco.
-Atletica:
Alessandro
Battesini, giovane atleta
della società “I Gonzaga
2011” e studente del
nostro
istituto,
è
campione italiano nel
lancio del giavellotto categoria Cadetti. Allenato dal prof. Giovanni Grazioli, è
capofila nazionale nella stessa specialità con un personale di 61,30 metri,
settima prestazione di tutti i tempi.
I docenti che hanno seguito questi ragazzi nelle loro prestazioni sono Simona
Parmiggiani e Giovanni Grazioli
Complimenti a tutti!
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XVII Giornata dell’impegno e della memoria per
le vittime di mafia
Sabato 17 marzo 2012 il nostro istituto ha partecipato alla XVII giornata
dell’impegno e della memoria per le vittime di mafia.
Erano presenti gli alunni Francesca Cantoni, Alessia Zenesi, Sara Monaco,
Davide Cotrone, Lorenzo Malaguti e la prof.ssa Marilena Paolino.
Genova ha accolto con
un grande abbraccio gli
oltre centomila arrivati in
città da tutta Italia per
dire “no” a mafie e
corruzione.
Una
delegazione
di
500
familiari di vittime delle
mafie ha aperto la
marcia
della
XVII
Giornata della Memoria e
dell’Impegno organizzata
da Libera e Avviso
Pubblico, che da piazza
Vittoria ha attraversato la città per arrivare al porto antico dove sono stati letti
900 nomi di vittime delle mafie. Un lungo elenco di nomi, di storie, molte delle
quali non hanno dopo tanti anni ancora avuto verità né giustizia.
Giunti da tutta Italia i giovani, le associazioni, le scuole che da anni
partecipano a questa giornata,
hanno intonato cori per tutto il
percorso e hanno chiesto a gran
voce ai liguri di prendere parte a
questa marcia antimafia; e la città
ha risposto con molto entusiasmo.
Oltre centomila i partecipanti che
sembravano molti di più, mentre
percorrevano le stradine strette del
centro storico genovese che
conduce al porto. Fra loro molti
familiari di vittime delle mafie e anche una delegazione proveniente dal
27
Messico e dal Guatemala, perché da alcuni anni l’antimafia sociale sta
costruendo una rete internazionale per rafforzare i percorsi contro corruzione,
mafie, violenza e illegalità.
Oggi siamo qui per dire che la mafia
perde - ha affermato Don Luigi Ciotti,
presidente di Libera - e che noi
vinciamo. Qui c’è una parte d’Italia
che vuole dire da che parte sta.
Vogliamo meno parole e più fatti da
parte di tutti. Genova è una porta che
ha saputo accogliere le genti da tutto
il mondo ma - ha concluso - quella
porta va sbattuta in faccia con forza
alla mafia e all’illegalità.
IL MESSAGGIO DI NAPOLITANO - "Il costante impegno nel rinnovare il
ricordo delle donne e degli uomini vittime della criminalità mafiosa
contribuisce a sottrarre alle organizzazioni criminali spazi e occasioni di
penetrazione e di consolidamento nella società’’: è quanto ha scritto il
Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in un messaggio inviato a
don Luigi Ciotti, presidente di Libera, in occasione della 17/a edizione della
Giornata della Memoria e dell’Impegno.
"L’assoluta fiducia nei principi di legalità e di giustizia professati nella
quotidiana azione di Libera - scrive ancora il Capo dello Stato - costituisce un
elemento essenziale per superare le sacche di opacità e di ambiguità che
nutrono le piu’ pericolose forme di delinquenza e umiliano la dignità di tanti
onesti cittadini".
Il Presidente della Repubblica ha poi definito la 17/a Giornata della Memoria
e dell’Impegno "una tappa significativa del cammino di crescita civile e di
riscatto sociale avviato con tenacia e coraggio dall’Associazione Libera".
28
Una gara tra aedi
di IC e ID
Dopo aver studiato il mito greco, abbiamo partecipato a questa piccola gara
interclassi: abbiamo scritto un mito, l’insegnante ne ha pre-selezionati una
decina per classe e ognuno di questi è stato poi votato. Gli studenti di IC
hanno scelto i due miti migliori scritti dai loro compagni di ID e lo stesso
hanno fatto gli studenti di ID per quelli scritti dalla IC.
Vi presentiamo i 4 miti vincitori.
La nascita della Luna e delle Stelle
Centinaia di anni prima della scoperta del fuoco uomini e donne dovettero
affrontare un grandissimo problema: vedere di notte.
Durante la notte era più facile cacciare e allo stesso tempo era difficile
difendersi e gli esseri umani avevano la necessità di vedere. Il sole sorgeva
al mattino presto, però la sera puntualmente tramontava lasciando tutti gli
esseri senza luce per diverse ore.
L’unica fonte di luce di notte a quel tempo
erano dei piccoli insetti chiamati LUCCIOLE
che la sera, calato il buio, si illuminavano. Gli
umani ogni sera, mentre il sole tramontava,
catturavano questi insetti e li chiudevano in
grandi foglie. Li lasciavano lì dentro per tutta
la notte usandoli come lanterna. Questi
animaletti però dentro quelle foglie non
riuscivano a sopravvivere per più di qualche
ora a causa della scarsa circolazione di aria. Nessuno si rendeva conto del
male che veniva inflitto loro perché si guardava solo al fattore positivo della
luce.
Una sera alcune lucciole, stanche di essere
sfruttate
continuamente
dagli
umani,
cominciarono a volare verso il cielo. Volarono
molto lontano, oltre le nuvole, per molto tempo.
Un giorno trovarono un grande foglia che vagava
nell’immensità del cielo. Stanche e affaticate dal
lungo viaggio vi si appoggiarono sopra. Sulla
29
terra era appena sceso il sole ma gli uomini quella notte non ebbero bisogno
di catturare delle lucciole perché quelle appoggiate sulla foglia nel cielo
illuminavano già tutta la terra. Quella luce era perfetta, nè troppo intensa nè
troppo fiacca, era in grado di far riposare chi
voleva riposare e di far vedere a chi invece
voleva rimanere sveglio. Gli uomini erano
felicissimi perché al calare del sole come al solito
le lucciole si illuminavano e dal cielo portavano
tutta la loro luce sulla terra.
Da quella sera le lucciole poterono scegliere se
rimanere sulla terra o se raggiungere quella
grande foglia chiamata dagli umani “Luna”. Quelle che chiamiamo stelle
invece sono quelle piccole lucciole che da sole stanno volando per
raggiungere la grande foglia.
Paolo Bertellini, IC
LE SORELLE (mito cosmogonico)
All'inizio di tutte le cose, Acqua, Aria e Terra
emersero dal Caos.
Erano completamente diverse l'una dall'altra:
Terra era la più grande e luminosa, era
orgogliosa di se stessa e pronta a tutto per
proteggere il suo orgoglio; Aria era la più bella
e delicata, ma se le si era fatto un torto poteva
essere estremamente temibile perché agiva nel
buio e nel silenzio; Acqua era la più lunatica e
poteva passare dall'essere dolce e altruista,
all'essere spietata e pericolosa, cosa che capitava solo se non riceveva le
stesse attenzioni che si davano alle altre.
Spesso, proprio per queste differenze, erano in conflitto tra loro e non
riuscirono a trovare un accordo per vivere unite. Così, le tre si separarono
anche se ognuna sapeva che in questo modo nessuna avrebbe mai più
potuto avere niente, le sorelle infatti erano le uniche con cui potevano stare.
Vagarono per secoli in solitudine, immerse nella tristezza, nel buio e nella
desolazione.
Terra era ossessionata dai pensieri d'odio verso le sorelle, ma lentamente
questo sentimento si affievolì lasciando il posto al senso di colpa. Capì che
non c'era ormai più nessuna ragione per continuare a vagare da sola nel
30
nulla, sicuramente sarebbe stato meglio
riunirsi con le altre; questa volta avrebbero
fatto di tutto per trovare un accordo e vivere
pacificamente.
Decise così che avrebbe provato a ritrovare le
sorelle, ma dopo mille tentativi comprese che
ormai si erano allontanate troppo e che era
quasi impossibile raggiungerle. Pensò, però,
che, per farsi ritrovare in tutta quell'oscurità che la circondava, avrebbe potuto
lasciare delle tracce, magari luminose, che Aria e Acqua avrebbero potuto
vedere e poi seguire fino a raggiungerla.
L'unica cosa di luminoso che esisteva, però, era proprio lei, la Terra, così nel
suo percorso lasciò delle piccole parti di se stessa, le stelle.
Dopo giorni e giorni di cammino si fermò, stanca e stremata; ormai la sua
luce si era affievolita, ma nonostante questo usò tutte le sue forze per
lasciare un’ ultima, grande parte di sè, addirittura più grande di ciò che ne
rimase dopo: il “Sole”.
Rimase lì, a fianco della sua ultima creazione, la più potente e maestosa
fonte di luce rimasta, nella speranza che una delle sorelle riuscisse a
raggiungerla seguendo il percorso da lei lasciato. Dovette aspettare per molto
tempo prima che, un giorno, Acqua vedesse in lontananza un piccolo bagliore
che le diede speranza di ritrovare almeno una sorella; sapeva che poteva
solo provenire da Terra. Così si incamminò e finalmente giunse fino alla stella
più luminosa.
Dalla felicità del loro incontro si abbracciarono, si unirono l'una all'altra: Acqua
si insinuò nelle viscere della Terra, custodita dal suo calore e soprattutto dal
suo amore. In seguito arrivò anche Aria, che si legò subito alle due sorelle,
circondando la superficie della Terra e proteggendola con il suo affetto. Acqua
31
però, in questo modo, non poteva raggiungere la sorella, così emerse e iniziò
a scorrere sulla superficie e anche ad alzarsi nel cielo e da lì ricadere in
piccole goccioline, la Pioggia. Queste gocce fertilizzarono la Terra da cui
nacquero prima le piante e poi gli animali: c'erano pesci di ogni genere che
nuotavano nell'Acqua, uccelli che volavano felici nell'Aria e uomini che
camminavano sulla Terra. Tutto questo era, è e sarà il legame che unisce Aria,
Acqua e Terra: finchè esisterà, loro saranno unite e vivranno in armonia.
Angelica Foroni, IC
Quando il Sole e la Luna abitavano nello stesso villaggio
In tempi molto lontani, il Sole e la Luna abitavano nello stesso villaggio. Si erano
conosciuti da piccoli e non si erano più persi di vista, anzi: il Sole si era
addirittura innamorato della Luna.
Quest'ultima brillava di una luce bellissima, chiara e
forte, che rischiarava le notti, invidiata da tutti gli altri
pianeti del villaggio. Anche il Sole brillava, ma la sua
luce era debole, giallastra e fioca. Gliene sarebbe
servita una come quella della Luna, poiché era di
giorno che gli umani svolgevano le loro attività,
mentre di notte la luce non serviva a niente.
Con il passare del tempo, anche la Luna si
innamorò del Sole. Entrambi vivevano una vita
felice, ma alla fine il Sole fu sopraffatto dal più brutto
dei sentimenti: l'invidia. Voleva assolutamente
brillare come la Luna.
Così, una notte, mentre l'amata dava prova di sé stessa, le si avvicinò da dietro
e le rubò tutta la luce che possedeva. Lei, sentendosi
affranta e tradita, scappò dal villaggio vagando
errante in cerca di una nuova fonte luminosa.
Nel frattempo il Sole, contento, indossò la sua
bellissima luce: per qualche attimo brillò addirittura
più di quanto avesse mai brillato la Luna; ma la
troppa luce cominciò a bruciare e in poco tempo il
Sole fu invaso dalle fiamme. In preda allo sconforto,
cominciò a rincorrere la Luna per chiederle perdono e
per restituirle la luce rubata, ma lei non volle fermarsi e continuò a correre.
Ancora oggi possiamo vedere il Sole infuocato che rincorre la Luna senza mai
riuscire a raggiungerla.
Ilaria Grandi ID
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I giocattoli di Zeus (Mito cosmogonico)
Risaliamo ai tempi dell'infanzia di Zeus, quando a fargli compagnia esisteva
solo un’eco della sua noia risuonare nel buio. Ritrovatosi nella nulla, data la
giovane età che aveva, cercava quindi un gioco con cui poter passare il
proprio tempo. L'immaginazione e i pensieri della mente derivano dalla realtà,
e la sua realtà era vuota, un infinito buio. Lo spazio da dedicare alla sua
creatività era invece assai ampio.
Ciò che aveva imparato a creare erano piccole palline, con una semplice
rotazione della mano. Palline grandi, palline piccole. Tanto erano piccole
nell'immensità che vi era, che era facile perderle in attimi minimi. Numerose
erano ormai le palline che aveva creato, poche erano però quelle che ancora
tratteneva in mano. In fondo era un bambino, come non concederglielo...
Stufo anche lui di questa continua
animazione di sferette, escogitò un
metodo per non perderle di nuovo. La
sua mano creò, e la sua bocca soffiò.
E da qui queste sfere iniziarono a
illuminare. Creava innocue sagome
scintillanti,
piccoli disegni luminosi
sparsi in varie zone. Disegni con cui
giocò per ore, giorni, mesi e anche
anni. Incantato nel vederle girare
passava l'intero tempo a riversare su di esse la sua fantasia. Le ruotava, le
avvicinava, le colorava e le dipingeva. Quando una sua creazione pareva
essersi arricchita a sufficienza, le scaldava o raffreddava. L'ultimo compito
era quello di nominarle.
La sua opera più grande pareva essere incandescente, densa, accecante da
vedere. Spontaneo gli venne di chiamarla Sole. E sempre lì a fianco ce n’era
un'altra, la sua preferita, la più vivace e la più colorata: Terra era il nome
che aveva attribuito a quest'ultima.
La mente del bambino però cercava anche altro, cercava un confronto.
Cercava un altro universo dove potessero nascere nuove fantasie, l'universo
che prese vita nella testa degli uomini. E fu così che nacquero gli uomini.
Zeus è ancora bambino, e continua a creare nuove opere in continuazione,
una delle quali siamo proprio noi.
Natasha Rana ID
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E’ bastata una sollecitazione del profe relativamente alle metafore dell’amore
e della vita per fare sbocciare quasi spontaneamente una vena poetica che
ciascuno di noi porta con sé, magari senza saperlo. Eccone alcune prove.
AMORE
L’ amore è un dono della natura,
è profumo di fiori di campo,
è odore di terra smossa,
è fragranza di fieno fresco.
E’ il caldo accogliente del grano
maturo,
è dolce freschezza d’erba verde,
è il freddo grigiore della nebbia
autunnale.
L’amore è in tutta la natura,
buona o cattiva che sia.
L’amore è la vita del mondo.
(E.B.)
Amore, dolcezza di amaranto
non per bramosia ma per cucire
le ferite che ogni giorno mi faccio
Odore di caffè e brioches calde
amore è la domenica mattina
che aspetti tutta la settimana
Amore, bomba atomica di seta
non per vivere e morire ma rinascere
sulla curva di un sorriso.
(M.B.)
Momenti che ricorderai per sempre
Emozioni che liberano le tue fantasie
Scelte importanti,
giuste o sbagliate
delusioni che rimangono
come impronte sulla sabbia
perché nessuna vita e’ un sentiero in
VITA
Ho visto amici abbandonarsi
all’alcool e alla droga,
chi credeva in Dio, mettersi la toga.
Chi invece pensava che la religione
fosse fallace
Si è arruolato nell’esercito predicando
finta pace.
Chi è diventato come il musicista
che tanto ammirava,
chi, senza affetto e una casa,
sospirava:
pregando lassù, cercando aiuto,
di fianco a chi aveva tutto ed è caduto.
Tutto questo ci fa capire
Quello che i media non riescono a dire:
anche se hai perso una brutta partita,
ricordati che una fiches ti è restata.
La vita è un gioco, e devi saper
giocare,
ma per oggi pago io per te, puoi
restare!
(A.C.)
34
discesa
ma un percorso che non conosciamo.
Come l’immagine di un puzzle
Che si ricompone piano piano.
(G.B.)
Vento che scivola silenzioso tra le
dita.
Vento che passa per poi non tornare.
Vento che si veste di vortice.
Tornado che distrugge e muta ogni
certezza.
Acqua di fiume che scorre frenetica
costretta tra due argini.
Acqua di mare che da sapore alla
nostra pelle.
Acqua di cielo che purifica e dona vita.
Onda che sorprende e vince ogni
barriera.
Fuoco che scalda ogni animo
desolato.
Fuoco che illumina la notte ;
avvicinando i nostri corpi.
Fuoco che, inesorabile, prende piede.
Vampata che cancella il passato e dà
vita ad un futuro.
(A.G.)
L’amore è l’abbraccio
Di un amico o di un parente
E’ dolce se ti prende
E’ triste se ti molla
L’amore è una folla
Che trascina la tua mente
L’amore è la promessa
Che ti fa chi ti rispetta
L’amore arriva all’improvviso
Prende il cuore e te lo spezza
(A.T.)
La vita è una lunga crociera,
c'è un porto di partenza e uno di arrivo,
durante il viaggio tante fermate
e molta gente che viene e che va,
tante esperienze da vivere e
tanti posti da visitare.
(M.B.)
Vita, ciclone di speranze,
tornado di sogni ancora vivi
o che non volano più.
Vita, uragano di ricordi,
memorie passate che non rivivrai,
memorie passate che non scorderai.
(L.F.)
La vita è come un disegno,
un’ esplosione di colori
e quando lo finisci
ti accorgi che avresti potuto
usare colori diversi,
però è troppo tardi;
i “se” e i “ma” sono inutili
(M.F)
Erba alta
rumore di selvaggina
la sento la vita,la sento vicina;
non fuggire quando temi la paura,
ma guarda a testa alta,
non pensare e salta.
La vita è avventura
(L.Z.)
35
L’impegno e le iniziative
per la legalità
della prof.ssa
Marilena Paolino
Martedì 28 febbraio nel nostro Istituto si è tenuto un laboratorio di educazione
alla legalità, organizzato dalla Prof.ssa Marilena Paolino, esponente di
“Libera. Associazioni Nomi e Numeri contro le Mafie” di Mantova. Hanno
partecipato a questo incontro Don Giuseppe Campisano e Francesco
Rigitano, due volti dell’antimafia calabrese.
Il tema della giornata è stato: “CORAGGIO DELLA PAROLA PER
COMBATTERE MAFIE,CORRUZIONE E ILLEGALITÀ”
Professoressa, perché sono stati invitati proprio Don Giuseppe
Campisano e Francesco Rigitano?
<<Francesco Rigitano e Don Giuseppe
Campisano
sono
membri
dell'Associazione don Milani di Gioiosa
Jonica, che ospita da due anni i
ragazzi del Fermi e di due altre scuole
di Mantova: l'Istituto d'Arte e il Bonomi
Mazzolari, che partecipano al progetto
della “settimana della legalità”.
Queste tre scuole sono da tre anni in
don Giuseppe Campisano
rete con i loro progetti su questo tema.
Quindi si è deciso di chiamare loro proprio per continuare questo percorso,
questo incontro che ci vede protagonisti ogni anno. Francesco Rigitano in
particolar modo è una persona che cura diversi rapporti con la realtà del Nord
Italia, in particolare con i ragazzi del Trentino e di Mantova>>
In che modo Libera e l'associazione don Lorenzo Milani operano sul
territorio nazionale? Dove in particolare?
<<Libera è l'associazione delle associazioni, nasce nel 1995 e include al suo
interno 1500 associazioni. L'obiettivo principale è quello di promuovere nelle
36
scuole e nella società civile i valori della cittadinanza, della legalità e dell'etica
responsabile.
È attiva in ogni regione italiana attraverso dei coordinamenti o dei presidi.
Nella nostra provincia abbiamo un direttivo, un coordinamento e un presidio
giovani. Le attività di Libera si dividono in percorsi nelle scuole e università,
campi di lavoro estivi che i ragazzi effettuano sui percorsi confiscati alla mafia
della Campania e della Puglia, e da un paio di anni, in iniziative per il
consumo consapevole attraverso la vendita di prodotti agricoli che si ricavano
dalle coltivazioni effettuate sui campi confiscati alla criminalità organizzata>>
Si parla indifferentemente di mafia per designare una realtà criminale in
realtà molto complessa. Potrebbe chiarirci la situazione italiana?
<<Le mafie presenti in Italia sono
prevalentemente quattro. La prima
per importanza è la 'Ndrangheta,
un’associazione criminale che nasce
in Calabria, costituita da famiglie
chiamate “'ndrine” attorno alle quali
ruotano
importanti
traffici;
al
momento è l'associazione criminale
più importante al mondo, il cui
traffico
va
dallo
spaccio
di
stupefacenti, alla prostituzione, alla
lo 'ndranghetista Pasquale Condello tratta degli organi, agli appalti illegali e
al momento dell'arresto
via dicendo.
La 'ndrangheta, tra le quattro, è quella più pericolosa, perché ha un
organizzazione familiare. Non ci sono per questo dei collaboratori di giustizia,
chiamati anche pentiti, proprio perché i legami di sangue tra i suoi affiliati
rendono quasi impossibile lo svelamento dei piani dell'organizzazione da
parte degli arrestati di turno. Questo elemento differenzia la 'Ndrangheta dalle
altre tre mafie.
L'Ndrangheta è l'associazione più imponente, proprio perché copre un
territorio non solo Italiano o europeo ma addirittura mondiale. Ha acquistato
in Colombia intere piantagioni di coca. È la mafia più pericolosa e soprattutto
la più sanguinaria.
Cosa Nostra invece è un’associazione criminale siciliana di origini
palermitane che ha un'organizzazione gerarchica. Cosa Nostra è
l'organizzazione mafiosa che è stata più smantellata negli ultimi dieci anni,
37
proprio perché la sua struttura non basata sul vincolo familiare ha favorito
l'utilizzo dei collaboratori di giustizia.
La Camorra ha origini in Campania, è un associazione criminale che ha perso
gran parte della propria importanza e si sviluppa per lo più nella città di Napoli
e nella zona di Caserta. E’ anch'essa formata da affiliati non legati da un
vincolo di parentela.
La Sacra Corona Unita nasce in Puglia, ed è la più “nobile”della quattro in
quanto annovera tra i suoi affiliati alti imprenditori, uomini della finanza e
professionisti. Ed è quella meno conosciuta dato che è nata in una zona
grigia, mista tra la legalità è l'illegalità. Mentre le altre sono formate da
persone che vengono dalla “strada” ed hanno magari un passato oscuro e
quindi più facilmente classificabili come delinquenti>>
Si sente sempre più spesso parlare di mafie, ma è perché è aumentata
negli italiani la sensibilità su questo tema o perché la sua penetrazione
nel territorio si fa sempre più incisiva?
<<Bisogna dire che la presenza delle mafie in questo periodo si è fatta
sentire di meno, perché dopo le stragi del '92 e del '93 la mafia ha smesso di
ammazzare, di far esplodere bombe e seminare morte. Quindi ha deciso di
non dimostrare platealmente la sua opera.
Si parla di più di mafia perché la si conosce molto di più. La mafie sono un
fenomeno che può essere sconfitto solamente grazie alla conoscenza. Negli
ultimi anni da parte dello stato italiano, ma anche e soprattutto da parte della
società civile, con l'associazione Libera in primis, c'è stata una sorta di presa
di coscienza su quello che è il problema delle mafie; ma anche da parte delle
forze dell'ordine con un'azione incisiva caratterizzata da una serie di
sequestri e arresti che ha fatto sì che il fenomeno delle mafie sia sempre più
conosciuto.
La conoscenza ha fatto sì che se
ne parlasse di più e, come diceva
il giudice Antonino Caponnetto,
“La mafia è un fenomeno
culturale, sociale oramai dell'Italia
e lo si può debellare con
conoscenza, più si conosce il
fenomeno, più si va incontro al
suo indebolimento>>
il magistrato Nicola Gratteri
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Il magistrato antimafia Nicola Gratteri sostiene che un primo passo per
la costituzione di una società del futuro non condizionata dalle mafie
parte dalla formazione dei giovani a una cultura della legalità. Pensa che
l’istituzione “scuola” si stia impegnando in questa direzione?
<<La scuola italiana sta lavorando tanto in questa direzione, e ritengo, come
appunto sostengono Gratteri e Don Luigi Ciotti (il presidente dell'associazione
Libera), che la scuola sia uno dei pochi luoghi dove si possa costruire
un'educazione alla legalità e alla cittadinanza responsabile.
Negli ultimi anni il Ministero dell'Istruzione, gli insegnanti unitamente ad
associazioni come Libera stanno dedicando molto del loro tempo e delle loro
energie allo studio e alla lotta del fenomeno delle mafie, della corruzione,
dell'illegalità. La scuola è l'unico modo, l'unico luogo dove si possa costruire
una società antimafia, quindi una società civile, proprio perché è un luogo
dove si impara a conoscere il fenomeno, ribadisco infatti che la conoscenza
porta all'indebolimento di queste organizzazioni. La scuola è anche un luogo
dove si può educare alla
corresponsabilità
e
alla
legalità .
È un compito difficile, perché
gli insegnati molto spesso si
sentono soli, impreparati ad
affrontare questo fenomeno.
Ma al momento attuale è
l'unico posto dove si possa
costruire un educazione alla
legalità.>>
il magistrato Giovanni Falcone, assassinato da
Cosa Nostra
Giovanni Falcone disse: “La mafia non è affatto invincibile; è un
fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una
sua evoluzione e avrà quindi anche una fine”; è d’accordo con questa
citazione? C’è chi dice che invece non è che una caratteristica somatica
del popolo italiano e quindi inestirpabile. Cosa ne pensa?
<<Condivido l'affermazione di Falcone, sebbene pensi che le mafie non
possano essere distrutte completamente. Perché il popolo italiano è cresciuto
con questi principi, con questa cultura, che potremmo definire mafiosa.
39
Una cultura non fatta solo di stragi e di uccisioni, ma anche di clientelismo,
favoritismo,
di
occasioni
particolari
che
possono
permettere di arrivare ad un
obiettivo senza tante fatiche;
purtroppo da anni il popolo
italiano si adagia in questa
situazione. Quindi credo che se
non cambia a monte un
atteggiamento culturale, una
visione della nostra vita (e qui la
scuola ha un compito importante)
la profssa Paolino in occasione di un
questo fenomeno difficilmente
precedente incontro al Fermi
sarà estirpato.
Condivido però l’idea che è un fenomeno con un inizio ed una fine e
condivido con Falcone l’affermazione che l'unico modo per indebolire la mafia
è colpirla nel cuore, ed il cuore della mafia è il denaro e il potere. Pertanto
auspico che l'attuale Governo, che sta discutendo anche sulla una legge che
prevede la confisca dei beni anche ai corrotti, la approvi. Perché se alle mafie
vengono toccati i soldi, allora la loro presenza comincia a vacillare.>>
A cura di Nico Catalano
don Ciotti
40
A proposito di…
41
Il razzismo è stato una orrenda cicatrice
sulla faccia della nostra splendida Europa.
Nonostante oggi il fenomeno sia combattuto
dalla stessa UE, esso è ancora ben
presente all’interno della nostra società.
L’idea di potere e dovere discriminare delle
razze secondo presunti dati biologici è anzi
in continuo aumento nel nostro continente.
Vi sono addirittura partiti politici che si sono
dichiarati apertamente xenofobi, filo nazisti
e filo fascisti, pur essendo tutto ciò illegale.
Eccovi i dati più rilevanti di
adesione a tali partiti in alcuni stati
europei:
Austria: 15,6 %
Ungheria: terza forza del Paese
con 48 seggi in Parlamento
Belgio: 9,85%
Francia: 8,7 % con punte del 20%
in alcune regioni.
Gran Bretagna: 2 seggi in
Parlamento.
Belgio: 14,4 %
Germania: 1,8%
Gli esperti hanno stimano che il
numero degli aderenti a partiti di tale
stampo si aggira intorno ai 300mila
soggetti ed è in continuo aumento.
Pur costituendo una minoranza, i
dati sono comunque preoccupanti,
così come è preoccupante che
assieme ad essi aumentino gli
episodi di razzismo in tutta Europa.
Uno dei motivi di questo aumento è
sicuramente l’islamofobia. A causa
42
degli avvenimenti di questi’ ultimi anni, che hanno visto scontrarsi il mondo
occidentale con quello islamico, vi sono stati attacchi terroristici contro alcune
nazioni europee e gli Stati Uniti; e le minacce non sono cessate. La
popolazione occidentale, dopo aver assistito a tragici episodi quali il crollo
delle Torri gemelle dell’11/11/2001 o l’attentato alla stazione ferroviaria di
Madrid l’11/03/2004, ha cominciato a nutrire un forte sentimento di odio e
rabbia per la popolazione araba in generale, incrementando una forte
xenofobia verso quest’ultima.
Un altro motivo, molto importante, riguarda il campo del lavoro. A causa della
fortissima crisi economica che ha colpito il pianeta in questi anni, molti
dipendenti
hanno
perso il lavoro e
hanno difficoltà a
trovarne un’ altro.
Essi vedono perciò
ancor più di prima
negli immigrati una
sorta di parassita il
quale li priva del
lavoro nella loro
stessa terra.
Il
razzismo
va
combattuto, non solo
in Europa ma in tutto
il mondo, al fine di
evitare drammatici episodi di crudeltà motivati dal colore della pelle, dalla
cultura o dalla religione.
Ormai siamo nel XXI secolo, le scoperte scientifiche ci rendono una società
sempre più avanzata sul piano tecnologico; ma per proseguire nel nostro
progresso abbiamo bisogno di avanzare anche su quello morale,
cominciando con lo sconfiggere quest’odio tra razze.
Luca Chaar
43
ANONYMOUS:
il terrore corre sul web
La società e internet hanno iniziato, con le ultime generazioni, un rapporto di
condizionamento biunivoco, ovvero la società condiziona internet tanto
quanto internet condiziona la società.
Non c'è dunque da stupirsi se molti
movimenti economici, politici e, talvolta,
religiosi nascono in rete. Era quindi
prevedibile che nascesse un movimento
come “Anonymous”, che in questi ultimi 9
anni ha fatto parlare molto di sé per i suoi
attacchi informatici a siti considerati
inespugnabili come quelli di CIA e FBI e,
molto recentemente (12 Marzo) anche
quello contro la Santa Sede in Vaticano.
Ma che cos'è precisamente Anonymous?
Chi ne fa parte ? Chi sono i suoi seguaci?
La prima apparizione del termine “Anonymous” in rete risale al 2003, quando
apparve su 4chan (un sito di condivisione di immagini) sotto forma di meme
ed indicava l'insieme di persone che utilizzano in modo illegale ed anarchico
la rete.
Oggi Anonymous è un gruppo ben definito di “hacktivisti” (da “Hacker”,
l'esperto nella violazione di misure di sicurezza informatica, unieto “attivista”)
considerato come un gruppo “di
sensibilizzazione” da parte dei
sostenitori e “terroristico” dalle
loro vittime e dalle istituzioni
governative.
Come suggerisce il nome ,
l'anonimato è alla base del
gruppo. Non è ancora stato
individuato infatti un solo
hacktivista, nonostante i 9 anni
di attività. Gli affiliati infatti non fanno riferimento a un sistema gerarchico
particolare come nelle società segrete o come i gruppi terroristici; Anonymous
44
è semplicemente suddiviso in migliaia di cellule di pochissimi membri (non più
di una decina per ciascuna) che lavorano in modo indipendente, esercitando
talvolta un controllo su altre cellule e comunicando con le altre riguardo agli
obbiettivi.
Molti gruppi sono stati oscurati o violati da questa associazione; ma con
quale criterio esattamente scelgono le vittime? Nell'unica intervista video
rilasciata da un Anonymous per il programma televisivo “Le Iene”:
(http://www.video.mediaset.it/video/iene/puntata/289193/trinciaanonymous.html#tc-s1-c1-o1-p8)
l'hacktivista spiega: <Anonymous lotta per un ideale […] la libertà di
espressione e di comunicazione. [Il nostro obbiettivo è] quello di tutelare la
libertà di informazione dove sono i governi a limitarla. […] L'unica regola è
quella di non attaccare i siti dei mezzi di comunicazione: TV, radio e giornali,
perchè sarebbe un controsenso verso i nostri ideali>.
Anonymous ha compiuto attacchi veramente audaci nel mondo della rete: in
primis l'attacco ai siti di CIA e FBI, ma anche deoscurando alcuni siti
censurati in paesi come Cina ed Egitto. Sta inoltre combattendo per il sito di
condivisione file Megaupload.
Matteo Andreoli
45
Amici a quattro zampe
Spesso non prendiamo abbastanza a cuore le storie di animali abbandonati o
che semplicemente cercano una casa e tanto amore. Per fortuna ci sono i
canili e i gattili, dove volontari davvero affezionati a queste dolci creature
svolgono un’attività molto importante: portano a
passeggio i cani, si occupano delle loro necessità e
forniscono loro le cure necessarie. Tutti abbiamo il
diritto di avere una casa e una famiglia.
L’abbandono di un animale è un reato che purtroppo
negli ultimi anni ha iniziato a riguardare non solo
cani e gatti ma anche specie esotiche quali rettili,
tartarughe pappagalli. Un animale è un impegno importante, che dà
preoccupazioni ma anche tante soddisfazioni.
Il comma 1 dell’art. 727 del codice penale sancisce
che “chiunque abbandona animali domestici o che
abbiano acquisito abitudini della cattività è punito
con l'arresto fino ad un anno o con l'ammenda da
1.000 a 10.000 euro.”
Altrettanto discutibile è la compra-vendita degli
animali.
Perché non è giusto finanziare questo commercio
quando tanti animali bisognosi sono in una gabbia a
chiedersi cos’hanno fatto di sbagliato per essere lì.
Non possono sapere che le bestie non sono loro, ma
chi ha avuto il “coraggio” di abbandonarli.
Il mio consiglio per chi vuole un amico a quattro
zampe che possa tenergli compagnia e farlo felice è
di andare a visitare un canile o un
gattile. Queste bestiole meritano
tutto il nostro amore e le gioie che possono darci sono
insuperabili.
Nella Provincia di Mantova potete visitare :
 IL RIFUGIO DEL CANE ABBANDONATO:
Strada Bosco Virgiliano Tel. 0376/223120
Orari di
apertura:
Martedì e venerdì 15:30 - 18:00
46
Sabato e domenica ore 15:30 - 19:00
 GATTILE
Strada Bosco Virgiliano Tel. 0376/325768 - 0376/334226
Orari:
Mattina 9:00 - 10:30 dal lunedì al sabato
Pomeriggio 15:00 - 16:30 lunedì, martedì e mercoledì
 GATTILE di LEVATA
Via Carso 12 Per informazioni consultare il sito :
www.gattorandagio.com
 CANILE :
HOTEL DEL CANE" DI CURTATONE
via Santa n. 41 - Curtatone - tel. 0376/49243 e-mail [email protected] .
Ecco alcune altre immagini, pochissime, di quegli
amici che potreste trovare nei canili e gattili. Non
abbandonate, non comprate: adottate e darete un
aiuto importante.
Debora Leto
47
A lezione di guida
I NUOVI QUIZ
Come molti di voi ben
sanno, in questi ultimi
anni
per
quanto
riguarda la scuola guida
sono cambiate molte
cose. A partire dal 3
gennaio 2011, gli esami
di
teoria
per
il
conseguimento
delle
patenti
A
e
B
avvengono in modalità diversa. Se prima nei quiz c’erano 10 domande con 3
possibili risposte ciascuna, ora ce ne sono 40 con una variante sola e la
scelta tra vero e falso. Quindi ci sono una decina di domande in piu’ rispetto a
prima e logicamente
ci viene da pensare
che, siccome sono
aumentate
le
domande, saranno
aumentati anche gli
errori che possiamo
commettere. Invece
no,
gli
errori
consentiti erano e
sono tutt’ora 4.
FOGLIO ROSA A 17 ANNI
Un’altra novita’ è la guida accompagnata a 17
anni: se prima ci si poteva esercitare alla guida
di un autoveicolo (che non superi un massa
complessiva pari a 3,5 tonnellate) dopo il
compimento dei 18 anni, ora ci si puo’
esercitare a 17 anni se si possiede gia’ la
patente A1. Oltre alla patente A1 bisogna
essere muniti di un apposita autorizzazione
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(fornita dalla scuola guida a cui si è iscritti) ed avere un accompagnatore
idoneo. Al posto della lettere “P” di principiante, che viene posizionata sul
parabrezza anteriore e posteriore, troveremo le lettere “GA” ( guida
accompagnata).
TARGA CICLOMOTORE
C’è una novita’ anche per coloro che sono in possesso del classico “patentino”
( certificato di idoneità per guida dei ciclomotori) e possiedono un ciclomotore
con il vecchi “targhino” (quello a 5 cifre). Infatti dal 12 febbraio 2012 non si
puo’ piu’ circolare con quello, ma bisogna essere muniti di quello a 6 cifre. E’
obbligatorio riconsegnare il vecchio contrassegno e certificato di idoneità
tecnica ( vecchio targhino e libretto) e, con un spesa di circa 60 euro, presso
la Motorizzazione cilvile, si riceveranno quelli nuovi. Tutti coloro che verranno
trovati a circolare con il vecchio targhino potranno essere soggetti a una
sanzione amministrativa che varia da euro 389 a euro 1559!
Catalin Iftime
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Il 4-Mei non è un po’ troppo dannoso?
Chissà, magari si sono accorti che era veramente troppo dannoso.... O forse
era sin troppo evidente il suo tasso di dannosità.... Il 4-Mei... (ANSA) STRASBURGO, 13 MAR - <<La Commissione europea dovrebbe verificare
se il composto chimico 4-Mei presente nel colorante della Coca Cola sia
cancerogeno o meno. A chiederlo è l'eurodeputato della Lega Nord Lorenzo
Fontana in un'interrogazione presentata all'esecutivo comunitario. Il
parlamentare italiano sottolinea che il governo della California ha inserito
questa sostanza nella lista di quelle potenzialmente cancerogene. Per
Fontana è ''paradossale'' che lo stesso composto possa essere considerato
nocivo negli Stati Uniti, mentre in Europa ''tale rischio non è contemplato''.
L'eurodeputato del Carroccio chiede
dunque a Bruxelles di esaminare ''la
fondatezza o meno delle preoccupazioni
emerse in California'', tenendo conto che
si tratta di una delle bevande più
consumate sul mercato.>> (ANSA)
Non si capisce molto, ma vi spiego: il
caramello, che dà il classico colore alla
Coca cola, è un insieme di composti
chimici fra cui il il 4 metilimidazolo (4-Mei),
un
prodotto
molto
probabilmente
cancerogeno. In America è in corso
un'inchiesta. In Europa hanno invece
risposto: le dosi giornaliere per l’essere
umano sono accettabili... Ma accettabili
cosa? E' come dire: “mangiate un po' di
Lorenzo Fontana
cianuro tutti i giorni, fa male ma in dosi
basse poi non tanto.”
L'Unione Nazionale Consumatori chiede chiarezza sia nella composizione
delle bibite, sia nell'esatta indicazione del tipo di caramello presente,
sollecitando inoltre una presa di posizione da parte del Ministero della Salute.
La querelle intorno al caramello fa seguito alla decisione presa negli Stati
Uniti da Coca Cola e Pepsi, che ridurranno la quantità di una sostanza
chimica, il 4 metilimidazolo, presente nel caramello (quello che dà il classico
colore tipico alla bevanda, in questo caso caramello solfito-ammoniacale , in
50
codice E 150d) perché la sostanza è stata identificata come potenzialmente
cancerogena. La Coca Cola ad esempio ha annunciato di aver chiesto «ai
produttori di caramello con i quali lavoriamo di modificare il loro processo di
produzione per ridurre la
quantità di 4-MEI nel
caramello, ma ciò non avrà
alcun effetto sulla formula»,
mentre in Italia la Assobibe
(Associazione italiana tra gli
Industriali delle Bevande
Analcoliche) ha commentato la notizia rassicurando i consumatori sulla
sicurezza del colorante. Oggi la presa di posizione dell'Unione Nazionale
Consumatori, che chiede un intervento di chiarificazione a tutto campo. È
urgente fare chiarezza sul caramello presente nelle bibite commercializzate in
Italia, ha detto il segretario generale dell'associazione Massimiliano Dona,
riferendosi all'allarme proveniente dagli Stati Uniti sui pericoli per la presenza
di caramello in molte bevande. Il colore nero di alcune bibite – spiega
Agostino Macrì, responsabile per la sicurezza alimentare dell'UNC – è dovuto
all'aggiunta del caramello che si ottiene con un particolare trattamento
termico dello zucchero: ne esistono quattro tipi di differente composizione
chimica e recentemente l'EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza
Alimentare) ha definito le dosi accettabili giornaliere di ognuno. Tuttavia nelle
etichette dei prodotti commercializzati sul mercato è indicata di norma la
presenza di un solo caramello senza specificare di quale dei quattro si tratti.
E' una grave lacuna informativa – afferma ancora Dona – e per questo già
una anno fa abbiamo chiesto formalmente alle aziende del settore e ad
Assobibe di fornire informazioni sulle attività di controllo, ma non abbiamo
ricevuto i chiarimenti richiesti.
L'associazione chiede inoltre l'intervento del Ministero della Salute per
avviare un'indagine sui livelli di caramello usati nelle bevande e sui controlli
che vengono fatti per verificare la presenza di eventuali contaminanti giudicati
cancerogeni. Un anno fa, l'Efsa ha rivisto la sicurezza dei coloranti al
caramello autorizzati per l'uso alimentare nell'Unione europea, e ha ridotto il
consumo giornaliero accettabile per uno di tali coloranti, l'E150c. Sono
coloranti aggiunti al cibo, usati in un'ampia varietà di prodotti, dalle bevande
non alcoliche ai prodotti dolciari, dalle zuppe alla birra, e classificati in quattro
classi, a seconda dei reagenti usati nella loro produzione.
Emanuele Aliano
51
La Chimica fulcro dell’Essere
“Tutto è chimica, la chimica è tutto”: questa è una frase di Renato Dulbecco,
premio Nobel per la medicina.
Non solo gli oggetti di uso comune da cui siamo circondati sono un prodotto
della chimica, ma anche tutto
ciò che vediamo e che non
vediamo. La materia stessa è
la fusione tra chimica e fisica,
infine gli esseri viventi sono
un'aggregazione di più strutture
chimiche complesse.
E’ un luogo comune che tutto
ciò che è naturale fa bene e
tutto ciò che è chimico fa male.
In realtà questo pensiero è frutto dell’ignoranza nei confronti della chimica. La
chimica è intrinseca nella natura e non indipendente da essa. La chimica è
un’amica dell’uomo e non un pericolo, e soltanto chi si inoltra in questo
mondo può iniziare a realizzare la sua vastità.
Ponendoci la domanda se la chimica sia il fulcro dell’essere dobbiamo
addentrarci nell’ambito filosofico. Il fulcro dell’essere è il centro di tutto ciò che
è e che ci circonda.
Partendo dalla filosofia ci accorgeremo come la chimica si insinua in ogni
ambito.
Spesso la filosofia ragiona sulla vita e sulla morte, ma pensiamo
concretamente a questi due fenomeni: essi non sono che insiemi di processi
chimici che variano radicalmente al
passaggio dall’uno all’altro.
Altre volte la filosofia ragiona sul concetto
del bello: bene, noi sappiamo come l’arte
si appropri di materiali in tutti i suoi campi:
ma che cosa sono i materiali? Materiale è
qualsiasi
manifestazione
concreta
contrapposta allo spirito; essendo quindi
un fenomeno tangibile, appartiene alla
chimica.
Altre volte ancora la filosofia si occupa dei
rapporti tra gli esseri umani: molti studi
52
confermano che le interazioni tra gli
individui di una stessa specie sono
regolate da processi di emanazione di
sostanze chimiche, sia in senso positivo
che negativo.
Come possiamo quindi sostenere che la
chimica non sia il centro di tutto?
Alcuni considerano la chimica come una
delle tante scienze, che non può essere
più importante di nessuna delle altre e non
può essere il centro di nulla. Molti vedono
ancora la chimica come un’eresia, in
quanto essa cerca a tutti i costi di spiegare il mondo contrapponendosi al
concetto di spirito.
Questi modi di pensare nascono, di nuovo, dall’ignoranza verso il mondo
chimico. Ma il pensiero scientifico, che ha come massima espressione il
concetto della chimica (legato ovviamente alla fisica), tollera più volentieri la
poca conoscenza rispetto alla scarsità nella volontà di apprendere. Intendo
dire che è accettabile l’umano limite rispetto all’infinità delle conoscenze, ma
ciò che non appartiene al pensiero scientifico è la mancanza di desiderio del
sapere.
Voglio pensare ai padri fondatori della chimica, che a volte hanno anche dato
la propria vita come martiri della scienza per portare avanti idee che si
contrapponevano al pensiero comune della propria epoca.
Anch’io, agli esordi della mia passione per il mondo della chimica, sento di
poter contribuire a questo grande progetto che mette la chimica al centro.
Alessandro Algeri
Gli Easter Eggs di Googe
Google, il sito più visitato al mondo, non è un semplice motore di ricerca ma
ha anche diverse funzioni ed easter egg che non tutti conoscono. Una delle
funzioni più recenti è la ricerca tramite immagini: si può fare un upload di
un’immagine che abbiamo sul nostro computer e fare in modo che google ci
trovi tutte le immagini simili o altre informazioni. Per farlo basta andare sul
53
motore e scegliere immagini, poi
trascinare l’immagine dal nostro
computer dentro la barra di ricerca
ed
aspettare
finché
non
compariranno i risultati.
Oltre a ciò, sono presenti anche
degli “easter eggs”, ovvero funzioni,
appositamente
nascosti
dai
programmatori. Eccone alcune:
-cercando “do a barrel roll”, l’intera
pagina di google farà un giro orario e poi si rimetterà al suo posto.
-cercando “tilt”, l’intera pagina si inclinerà verso destra, come se fosse
avesse ricevuto un colpo.
-cercando “binary”, il numero di risultati trovati sarà scritto in codice binario
-se si scrive “google l33t” e si clicca su “mi sento fortunato”, si avrà una
versione “hacker” del motore.
-se si scrive “the answer to life the universe and everything”, Google ci
darà come risposta numero 42, preso da un romanzo di Douglas Adams
-Cercando “the number of horns on a unicorn” la risposta sarà 1.
-se si cerca “anagramma”, la risposta sarà “arma magna”…
-Per un po’ di tempo era presente il gioco di PAC-MAN sul motore; questo
può ancora essere giocato andando su www.google.com/pacman/. Per
visualizzare anche gli altri “Doodle” che sono stati pubblicati, basta andare su
www.google.com/doodles/.
Da quando Youtube è stato comprato da Google, quest’ultimo ha pensato
bene di mettere un easter egg anche lì: Per giocare a Snake basta aprire un
qualsiasi video, e, mentre è in caricamento, fare un click e poi premere il
tasto freccia giù sulla tastiera.
Esistono anche easter egg non ufficiali, come quello di google gravity
(cercatelo su Google con “mi sento fortunato”) che farà cadere il nostro
motore a pezzi ed anche i nostri risultati, oppure “epic google” che farà
ingrandire gli elementi del browser in continuazione.
Questi sono solo alcuni dei easter eggs presenti. Ce ne sono molti altri
nascosti anche su Google Maps, Google Traduttore ecc.
Vlad Facchini Rublev
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Arte e Cultura
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Valentina Corradini
La quiete dopo la tempesta
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Valentina Corradini
Tra gli alberi il cielo
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Giorgia Ghirardini
Cristalli
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Sara Abdelkamel
La magia dei colori
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Sara Abdelkamel
Vitalità
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GINEVRA SOGNATRICE, GINEVRA SPAVENTATA
RACCONTO
Sfere di cristallo. Nella tasca dei jeans. Delicate come nient’altro, preziose
come poche altre cose al mondo sanno esserlo. Sono i sogni della gente,
quelli che ognuno si porta addosso, da sempre o da un attimo – quell’attimo
in cui un sogno ti scaturisce dentro – è un attimo – evoluzione, rivoluzione e
magia. Fare il sognatore è come fare l’avvocato, il professore o il netturbino –
Che mestiere fai? Il sognatore faccio; il sognatore.
Ginevra aveva lo stesso nome dell’austera città svizzera. E lo odiava.
Avrebbe voluto chiamarsi Asia, correre
sulle tiepide praterie della Mongolia e
affacciarsi sorridendo dalla Grande
Muraglia, chiacchierare con le renne
della Russia ghiacciata e imparare a
distinguere i cinesi dai giapponesi.
Voleva provare sulla sua pelle il forte
odore del viaggiatore. Ma soprattutto
voleva portare nelle terre lontane la sua
laurea in Medicina, una piccola valigia e
i suoi sorrisi. Là dove chi soffre non ha
consolazioni materiali. Niente soldi,
lusso e assicurazioni.
Eppure ci sono sogni che richiedono uno
sforzo di gran lunga maggiore del
semplice e temporaneo atto di coraggio
– le paure li vincono, ma loro non si arrendono, restano nascosti, resistono,
capisci? Resistono. Potrebbero cedere e crollare, ma sono sogni.
Basta questo per farti capire che non possono finire. I sogni. Non possono
finire. Semplicemente cambi aspettative, punti di vista o desideri ma i sogni,
quelli veri, vivono sempre con te.
Ginevra se lo portava dentro, il suo sogno, lo proteggeva dalle pareti fredde e
grigie degli indistinguibili ed infiniti corridoi dell’ospedale Sant’Anna nel quale
lavorava da anni, con il perpetuo ed arrogante pensiero che quelle stesse
pareti potessero da un momento all’altro chiudersi su di lei e sbranarla e
soffocarla e risucchiare – mille piccoli vampiri su di lei, dentro lei, nelle sue
profondità – quel vivace sogno che custodiva.
Sarebbero bastati un istante di follia, un taxi e un aeroporto, un biglietto
aereo, un aereo, qualche ora di attesa e un piede che tocca la terraferma:
l’Asia.
Non sarebbero bastati un istante di follia, un taxi e un aeroporto, un biglietto
aereo, un aereo, qualche ora di attesa e un piede che tocca la terraferma.
61
La paura degli aerei frena tutto.
Un’incontrollabile, mostruosa e riluttante fobia per gli aerei.
Ginevra, piccola e fragile Ginevra, Ginevra sognatrice e Ginevra spaventata,
Ginevra che chiude gli occhi e il terrore non se ne va, Ginevra che pensa
all’aereo e non può, non riesce, lascia il suo sogno nel posto dei sogni.
Poi arriva l’uomo nero.
Non quello della ninna
nanna dei bambini. Un
uomo nero che scioglie le
paure con una stretta di
mano. Lui, l’uomo nero
che decide di incontrare
Ginevra
una
mattina
d’autunno, nei panni di un
mendicante cieco che
cerca un conforto ormai
dimenticato.
I
dottori
spesso dimenticano che
ci sono mali fisici e mali
interni, che non puoi spiegare, capire o curare. I dottori lo dimenticano, ma la
piccola Ginevra no: glielo leggeva negli occhi, sui capelli bianchi arruffati e tra
le pieghe delle mani anziane.
Una carezza a quell’anima abbandonata, qualche parola e dei sorrisi che
sono per il mendicante come pioggia nell’aridità. Poi una stretta di mano
riconoscente: è il “grazie” più potente che Ginevra abbia mai conosciuto. Una
mano, nient’altro che una mano a dire grazie per i minuti che mi hai dedicato,
per i sorrisi spontanei e per il conforto.
Adesso la paura, la straziante fobia e quel mucchio di spaventevoli
cambiamenti sembrano così piccoli rispetto all’alta marea di un sogno che
aspetta di essere realizzato. Anni di lavoro, di soccorsi e guarigioni, anni di
piccole soddisfazioni e di ringraziamenti, ma niente, assolutamente niente di
così convincente come quell’incontro semplice e sincero, così potente da
gettare litri di linfa nelle arterie aride di una sognatrice poco coraggiosa.
Ginevra parte per l’Asia, nel cuore la stretta di mano dell’uomo nero ad
incoraggiarla segretamente, in ogni istante.
Maledizione agli aerei, alle paure e ai sogni sudati che, si sa, sono quelli che
cullano vite intere.
P.S. Che tu ci creda o no, esiste un uomo nero per ognuno di noi.
Martina Battisti
62
Romeo& Juliet: croce e delizia di mezzo mese di lavoro
Intorno a metà febbraio sono stato selezionato come comparsa per il film
“Romeo & Juliet” che ha scosso l'animo di molte fanciulle nostrane, anche se,
più che il film, la causa di ciò è stata l'attore americano Ed Westwick, alias
Chuck Bass alias Tebaldo.
Quindi mi sono presentato, una fredda giornata d'inverno alle 5 e mezza di
mattina (nemmeno per la scuola faccio questi sacrifici!), in costumeria a
Palazzo Ducale, pronto ad avere il
mio
assaggio
di
mondo
cinematografico; e meno male che
era un assaggio!
Dico meno male perché, per quanto
ci dessero (a me e a tutte le altre
comparse) 75 graditissimi euro al
giorno, ci han fatto patire il freddo,
la stanchezza, i litigi con la morosa
perché sul set non si potevano
tenere i cellulari, quelli con la nostra
vescica, che implorava una pausa,
e i mugugni legittimi degli insegnanti per le assenze continue.
Insomma il lavoro della comparsa (perché a Roma è un lavoro vero e proprio)
non è poi cosi gradevole, anche se presenta i suoi numerosi lati positivi.
Essere uno degli otto amici di Tebaldo mi ha permesso infatti di poter vedere
un film dall'interno a dalla nascita. Le scene che ho girato sono state poche
(appena una quindicina), ma in quelle poche ho visto come è complicato il
meccanismo di ripresa; bisognava ci fosse un'ottima coordinazione tra
macchinisti, tecnici luci, tecnici audio, cameramen, comparse, attori e,
soprattutto, regista.
Era per l'appunto quest’ultimo l’enorme essere mitologico (enorme perché a
dir del vero era ciccione!......e tanto ciccione!) del quale bisognava avere più
timore in assoluto perché, indipendentemente dall'orario in cui stavamo
girando, lui, se aveva le sue “botte
artistiche”, poteva decidere di
girare una scena notturna alle 14
di pomeriggio o di girare il risveglio
di Giulietta alle 21; ma d'altronde ci
si può aspettare solo il peggio da
una persona che gira con un
cappellino dell'Inter (e tra l'altro
cicciona!).
Così, come una barchetta a vele
squarciate in mezzo ad un oceano burrascoso, saltavo da una parte all'altra
63
della sala/ponte/piazza/cortile in
base a ciò che mi diceva di fare
chi stava più in alto di me; e vi
assicuro che sarebbe stato molto
più semplice farlo se tutte le
persone più in alto di me fossero
state d'accordo su cosa farmi
fare!
Fatto sta che quando il mio
capogruppo mi metteva in un
angolo, arrivava il primo aiuto-regista a spostarmi in mezzo alla scena,
quando il secondo aiuto-regista mi portava dal centro della scena all'angolo
opposto a quello di prima, il regista pensava stessi bene sulle scale, e
quando il costumista voleva mettere in risalto il mio costume mettendomi in
prima fila che mi si vedeva di più rispetto alle scale, io me ne andavo ormai
stufo al catering a bermi un caffè!
E questo è capitato almeno una
volta ad ognuna delle comparse.
Infatti il catering era una cosa
meravigliosa:
non
esiste
soddisfazione
più
grande,
durante una fredda mattina, che
poter fare colazione quelle
salutari 4-5 volte con caffè, tè,
brioche al cioccolato/marmellata,
biscotti, panini, pizzette e,
volendo
(intrufolandosi
nel
catering degli attori americani),
anche uova e bacon!
Per non parlare delle lezione
gratuita, anzi mi hanno pagato loro, di spada che ho avuto! E' sempre stato
un mio sogno fare scherma e, grazie a Romeo & Juliet, l'ho fatta per due
giorni di fila mentre giravamo la scena clou del film: il duello tra gli sporchi
Montecchi ed i cattivi ma affascinanti Capuleti (io ero ovviamente tra questi
ultimi ).
Insomma la vita da comparsa è dura, faticosa e ti fa ingrassare, ma quando
arrivi alla fine del film e ti fai una birra....... va beh due o tre........ va beh
anche qualcosa di più, insieme a Douglas Booth (Romeo nel film), capendo
che gli americani reggono veramente poco, e, tornando a casa, ti ritrovi una
discreta somma sul tuo conto, allora capisci che, come alternativa a dodici
giorni di scuola, non è poi così male; sempre che poi si riesca a recuperare il
programma di Mate…
Edoardo Boccalari
64
L'84esima edizione della premiazione degli Oscar si conclude con la
(preannunciata) vittoria di The Artist, di M.
Hazanavicius. Il film ha vinto cinque statuette
assieme a Hugo Cabret di Scorsese. Per quanto
riguarda i "belloni" Pitt e Clooney, nulla di fatto.
Ma ritornando al film vincitore della serata, è
stato un revival degli anni '20: muto, in bianco e
nero e su schermo ridotto. "Sorprendendo" tutti,
il film vince il premio per la miglior regia (M.
Hazanavicius), per il miglior attore protagonista
(Jean Dujardin, per il quale è stata la prima
nomination, ed è riuscito a soffiare il premio a
Bred e George vincendo il titolo e rendendo
il regista Hazanavicius
orgogliosa la Francia, essendo il primo attore
francese ad essere insignito del
riconoscimento), per il miglior film,
per i miglior costumi e la miglior
colonna sonora (era il minimo
vista l'importanza della musica in
questo film). Ebbene sì, questo
film si è accaparrato i premi
migliori, ma soprattutto quello di
miglior film, considerando che era
il cast di The artist
dal 1929 che un film muto non
vinceva un Oscar.
Non dobbiamo dimenticare il secondo arrivato, Hugo Cabret (l'omaggio al
cinema messo in scena da M. Scorsese), vincitore anch'esso di cinque
statuette anche se di minor importanza: conquista infatti il premio per la
miglior fotografia, il mixaggio dei suoni, gli effetti speciali, il suono e la miglior
scenografia (ecco orgogliosa anche l'Italia con la coppia vincitrice del premio,
Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo).
Ma ora spostiamoci sugli altri attori: ritroviamo per la terza, ed ultima volta,
Meryl Streep sul palcoscenico e con la statuetta in mano, con alle spalle 17
nomination. Questa volta è stata la fantastica interpretazione di Margaret
65
Thatcher (in The Iron Lady) che le ha
assicurato la vittoria, senza nulla
togliere alle altre nominate.
Prima di lei solo altri tre attori avevano
goduto della vittoria di ben tre statuette
(Jack Nicholson, Ingrid Bergman e
Walter Brennan), e solo una ne ha
vinte quattro: Kathrine Hepburn.
Il premio per miglior attrice non
protagonista è andato a Octavia
la Streep e Dujardeen
Spencer per il ruolo in The Help (a sua
completa sorpresa viste le avversarie); invece il premio per migliore attore
non protagonista l'ha vinto l'82enne Christopher Plummer (in Beginners), che
ha fatto notare, con una nota di ironia, la sua quasi “coetaneità” con la
statuetta.
Il premio per la miglior sceneggiatura originale va,
finalmente, a Woody Allen, che riesce a vincere
almeno un premio per il suo Midnight in Paris.
Tra i film stranieri la statuetta va al film iraniano A
Separation, di Farhadi (che ha visto già delle
vittorie ai Golden Globe).
Mentre l'Oscar per il miglior film d'animazione se lo
aggiudica Rango e quello per il miglior
documentario Undefeated.
Il premio per il miglior cortometraggio è andato a
The Fantastic Flying Books of Mr. Morris Lessmore
(l'Italia torna a casa a mani vuote per questo
Accademy).
Christopher Plummer
Greta Moschini
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La certezza. O il dubbio…
C'era una volta un uomo bellissimo, sanissimo e ricchissimo. Aveva miliardi
di miliardi di capitale. Nonostante ciò non era felice perché non conosceva il
senso della vita. Era la sua idea fissa. Aveva letto tantissimi libri, enciclopedie,
aveva chiesto da per tutto ma nessuno era mai riuscito a dargli una vera
risposta soddisfacente.
Ad un certo punto incontra un omino che gli dice:
"Senti, io non so risponderti, però esiste un eremita in Tibet che conosce il
senso della vita".
"Dove lo posso trovare?".
L'omino diede al nostro uomo tutte le spiegazioni necessarie. Lui allora prese
l'aereo e andò in Tibet. Salì a piedi tutta la montagna e, dopo aver camminato
per giorni e giorni, trovò finalmente l'eremita. Si presentò, fece il nome
dell'omino e chiese all'eremita qual era il senso della vita.
"Io ti farò vedere il senso della vita. Vieni con me".
Camminarono per tre giorni e tre notti e arrivarono davanti a un bellissimo
fiume. Era davvero una meraviglia della Natura. Allora l'eremita, con aria da
trionfatore disse:
"Lo vedi questo fiume? E' questo il senso della vita!".
"Ma che dici!!!! Io ho speso un sacco di soldi per venire da te. Sono salito a
piedi su montagne e montagne, ho dormito per terra, non mangio da tanti
giorni e tu mi dici che il senso della vita è solo un piccolo fiume?!?!".
Allora l'eremita, con un'aria di stupore e di perplessità dice:
"Mmmh...Tu dici che potrebbe non esserlo?"
Racconto inviato dall’ex dirigente Riccardo Freddi
67
seconda puntata
Dove eravamo rimasti? Ah sì. Una sedicenne apparentemente normale si
rivela essere un’agente addestrato alle situazioni come quella che si era
creata nella scuola che frequentava come copertura; scoperta e ricercata,
Alice supera difficoltà e pericoli e riesce a salvare tutti gli studenti e gli
insegnanti, infine riconosce un volto famigliare che punta una pistola alla
testa di uno scagnozzo di Simon.
«Tu?!» esclamai sorpresa, e anche lui ci rimase male.
«Tu sei Alice Blackwood!» esclamò infatti lui.
«Johnny» disse con un mezzo sorriso Simon.
Riccardo (come lo conoscevamo tutti in quella scuola, e a cui io mi ero
abbastanza affezionata) colpì con il calcio della pistola il suo ostaggio che
cadde a terra, tramortito.
«Avevo sperato per te che la voce che avevo sentito non fosse la tua, Simon,
ma evidentemente mi sbagliavo» ribatté Riccardo.
«Vi conoscete! Ma allora tu chi sei?!» domandai.
«Mi chiamo Johnny White e sono un’agente della CIA» replicò il ragazzo.
«E stava cercando te» aggiunse Simon.
Io guardai Johnny, il quale lanciò uno sguardo pieno di disprezzo verso il mio
ostaggio e scosse la testa: «Non ascoltarlo. Lo sai anche tu non ci si può
fidare di lui»
«Ma io non so se mi devo fidare di te» ribattei. «Non so chi sei»
«Te l’ho appena detto»
«Perché allora non mi dici anche per
quale motivo eri qui sotto copertura?»
Lui abbassò lo sguardo per qualche
secondo, e non rispose.
«Te l’ho detto io» intervenne Simon
sorridendo.
In un impeto di rabbia lo colpii con il
calcio della pistola sulla testa, per poi
puntare la pistola contro Johnny, il
quale rimase impassibile: «Allora non
68
stava dicendo una balla. Tu stai cercando proprio me. Come ho fatto a non
accorgermene? Come ho potuto fidarmi?» mi rimproverai.
«Dal database risulta un Johnny White, ma purtroppo devo avere ancora
cinque minuti per poter vedere una foto» mi disse Steven. «Dimmi come si
chiama la sua copertura.»
«Riccardo Freddi» replicai.
«Ok, trovato, ora mi occupo della CIA.»
«Perché mi state cercando? Che cosa ho fatto?» chiesi a Johnny.
«Potresti essere un ottimo agente» cominciò lui, ma sentii un rumore strano
provenire dalla mia destra ed estrassi la seconda pistola ricordando che
Steven aveva rintracciato due cellulari. Mi mossi furtivamente facendo un
cenno al ragazzo di spostarsi e, senza perderlo di vista, mi diressi all’entrata
dei laboratori di meccanica, da dove proveniva il rumore. Entrai di scatto e
puntai la pistola prima alla mia destra poi alla mia sinistra ma non trovai
nessuno. Procedetti con cautela, continuando a guardarmi attorno, fino a
quando sentii un altro rumore e sparai nella direzione da cui proveniva.
«Fermo!» gridò Johnny prima che quello rispondesse al fuoco.
Uscii dal mio nascondiglio dietro il tornio e vidi sbucare il viso di un ragazzo
dell’età di Johnny, che non conoscevo.
«Mi ha sparato!!» esclamò indignato lo sconosciuto. «E tu mi dici di
fermarmi?! Anche se è una ragazza le sarebbe stata bene una pallottola in
una spalla!»
«Sempre se te ne avessi dato il tempo» ribattei con un mezzo sorriso.
«Cosa vorresti dire?»
«Se tu fossi davvero bravo come vuoi far
vedere, non ti saresti fatto scoprire. Sarei
riuscita ad ucciderti prima che tu estraessi
la tua pistola»
Il ragazzo divenne rosso dalla rabbia e
impugnò la pistola per puntarla verso di me,
ma Johnny lo fermò. «Derek, ci serve viva»
Corsi fuori ricordandomi improvvisamente di
Simon, il quale si stava rialzando e, appena
mi vide, cominciò a correre. Io lo inseguii,
ma era molto più veloce di me e appena
puntai la pistola contro di lui sentii uno
sparo che mancò il bersaglio e così Simon
sfuggì per l’ennesima volta.
69
«Corrisponde» disse Steven. «È vero: Riccardo Freddi è la copertura di
Johnny White. Mi dispiace, Alice»
Gettai a terra la calibro 50 e guardai dietro di me, trovando Derek in posizione
di sparo. Dilettante, pensai.
La cosa che mi faceva più male era che Simon mi era scappato ancora una
volta. Ancora una volta lui poteva respirare. Ancora una volta Bryan moriva
davanti ai miei occhi.
E svenni.
Quando mi risvegliai la prima cosa che notai fu che non indossavo
l’auricolare.
Scattai seduta, ma subito mi accorsi che non era stata una buona mossa;
infatti sentii una grossa fitta alla testa e tutto divenne una macchia indistinta
mentre un conato di vomito mi invase la gola.
«Sssh» mi sussurrò una voce e un paio di mani mi spinsero delicatamente
sul cuscino. «Piano. Non sei ancora in piena forma.»
Appena il dolore e la nausea si
placarono, aprii gli occhi e riconobbi
Steven. «Ciao» gli dissi con un sorriso.
«Ehi, dolcezza» replicò facendomi una
carezza. «Come ti senti?»
«Meglio, grazie» ribattei. «Dove
siamo?»
«In un distaccamento della CIA»
«Dove precisamente?»
«Sempre in Italia, se è questo che ti
stai chiedendo, ma non so dove»
«Da quanto sei qui?»
«Da un paio di giorni»
«Quanto sono rimasta svenuta?»
«Tre giorni» rispose un’altra voce. Guardai verso la porta, dove vidi Johnny.
«Sono stato io a chiamarlo. Pensavo che volessi svegliarti con qualcuno di
famigliare accanto»
D’istinto pensai al mio ragazzo e con tristezza ricordai come mi aveva
guardata…
«Grazie» dissi nonostante il groppo in gola.
«Tranquilla, sono al sicuro» ribatté Johnny. «Lui è al sicuro» aggiunse poi.
70
Dentro di me gridai dalla gioia per saperlo al sicuro e dal dolore perché non
l’avrei più rivisto. «D’accordo» dissi soltanto. Johnny se ne andò dalla stanza
e rimanemmo solo io e Steven.
«Allora è finita» disse guardandosi i piedi. «Si ricomincia con la vita piena di
pistole, sangue e morte»
«Stev, te l’ho detto un milione di volte, tu non sei obbligato a lavorare con
me»
«Ma io voglio farlo, Alice. Non ricordo come fosse la mia vita prima che
comparissi tu. Sono passati appena tre anni dalla prima volta che ti ho vista,
e da allora è tutto cambiato in meglio» replicò Steven. «Ricordo ancora quella
bambina sperduta che voleva giocare a fare l’eroina, cercando di difendere
una ragazza più grande di lei da due uomini, massacrandoli di colpi fino a
quando è intervenuta la polizia. Ricordo quando ti ho medicata io quella notte
e tu mi avevi raccontato la tua storia, il tuo scopo nella vita e come ci saresti
riuscita a tutti i costi. Ricordo quando il giudice ti aveva affidata a me e tu mi
avevi abbracciato e ringraziato. Mi sembra impossibile guardarti e vedere
come quella bambina sia cresciuta in soli tre anni e di come sia diventata
coraggiosa, forte e letale in così poco tempo; perché, devi ammetterlo, sei
diventata davvero pericolosa
e fredda. Ma sappiamo bene
entrambi che Chiara non era
altro che la vera Alice,
sempre molto spiccia e a
volte cattiva, ma a cui
voleva davvero bene a tutti
quelli che conosceva»
«Forse»
ammisi
con
un’alzata di spalle. «Ma non
ho mai perso di vista il mio
vero obiettivo: scoprire chi
sono in realtà. E te l’ho detto
anche un anno fa, quando ho iniziato con questa copertura: se serve sparerò
anche al mio migliore amico»
«È vero, ma ho anche sentito come Alice Blackwood avesse messo come
priorità assoluta la salvezza di quei ragazzi e di quei insegnanti»
Io non aggiunsi altro e mi limitai a guardare Steven impassibile, anche se
dentro di me c’era una guerra di emozioni.
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«E soprattutto come volevi salvare lui» aggiunse indicando una grossa
finestra che si affacciava al corridoio; e vidi Gabriele. Di fianco a lui c’era
Johnny, il quale gli indicò me. Lui si girò e io distolsi lo sguardo perché non
sarei riuscita a sopportare ancora il fatto che gli avevo mentito su tutto.
La porta della camera si aprì, ma io continuai a tenere lo sguardo basso.
«Chiara…» disse Gabriele, ma io lo ignorai. Sentire la sua voce mi faceva
male. «Non so chi sia, credo che tu abbia sbagliato stanza» ribattei senza
guardarlo.
«Non dire stronzate» mi aggredì e stavolta alzai gli occhi incrociando i suoi
dove potevo leggere la sua determinazione. «Uno mi ha quasi sparato e tu mi
vieni a fare questi giochetti? Io ho solo bisogno di parlarti e sapere»
Deglutii, mentre Steven si alzava e usciva dalla stanza, senza che io potessi
dirgli di restare. Sospirai, sconfitta. «Che cosa vuoi sapere?» gli chiesi.
«Tutto, ma la cosa che mi preme di più di sapere è il perché»
«No, non è vero. La cosa che ti interessa di più è sapere se ti ho mentito
anche su di noi»
«Si» disse annuendo.
«Beh no. È l’unica cosa su cui non ti ho mai mentito. Io provo davvero
qualcosa per te, Gabriele. Però questo non cancella il fatto che tu non hai la
più pallida idea di chi io sia veramente. Tu non sai chi sia Alice Blackwood.
Beh nemmeno io. Però se hai la voglia di ascoltarmi ti racconterò la mia
storia»
«Niente più bugie?»
«No, nessuna bugia»
«Allora dai»
«Come hai già saputo il mio vero nome
è Alice Blackwood e sono come un
agente del governo, solo che lavoro per
me stessa. Sei anni fa, la mia casa fu
bruciata, mentre io e la mia famiglia
stavamo cenando, quindi qualcuno ci
voleva morti. Il suo intento, però, non si
compì del tutto: io riuscii a scappare e a
salvarmi. I miei genitori invece no.
Vedendo che non uscivano andai a
cercare aiuto, ma fu tutto inutile: i miei
morirono nell’incendio. Qualche mese
dopo venni a sapere che in realtà non
72
erano i miei genitori, ma agenti della CIA con il compito di proteggermi. Ma da
cosa? È quello che voglio scoprire. E poi qual è la mia vera famiglia? Sono
ancora vivi? Perché mi hanno portato via da loro? Che cosa c’entro io con la
CIA? Chi sono in realtà? Io cerco le risposte a quelle domande»
«E cosa hai scoperto fino ad ora?» mi chiese Gabriele, visibilmente
incuriosito.
Sospirai. «Niente di rilevante»
«Cosa?»
«Non ho ancora finito con la mia storia» lo informai. «Comunque da quando
scoprii che tutta la mia vita era una grossa bugia, decisi che avrei fatto
qualsiasi cosa per scoprire la verità. Allora avevo solo dieci anni, perciò fui
trasferita in un orfanotrofio, dove cominciai tutte le mie ricerche e a
prepararmi anche fisicamente a quello che avrei dovuto affrontare per trovare
la verità. Tutti gli altri mi consideravano una pazza, ma non mi importava,
perché era più importante il mio scopo. Otto mesi dopo l’incendio che aveva
distrutto la mia vita, scappai dall’orfanotrofio e feci perdere le mie tracce.
Trovai un altro posto dove vivere e intanto continuai con il mio
addestramento: dovevo mettere in pratica quello che avevo imparato. Forse
un po’ pazza lo sono davvero perché una bambina di quasi undici anni che
frequentava le vie più pericolose per diventare più forte, non è molto normale,
ma mi è servito. Conobbi un po’ di gente che mi aiutò e imparai a combattere
al meglio e ad usare le pistole e fucili.
Uccisi per la prima volta a dodici anni e allora mi accorsi che cosa stavo
diventando. Fuggii ancora un anno più tardi, ma non riuscii a trovare un
nuovo posto fisso dove
poter stare e fu allora che
conobbi Steven, il ragazzo
che prima era seduto qua.
Era una sera normale,
come tante altre, c’era un
caldo boia visto che era
fine giugno; e io vidi due
uomini che davano fastidio
ad una ragazza più grande
di me. In quei due anni
passati in quel “Quartiere
della Morte”, come lo chiamava la gente del posto, avevo imparato ad non
avere paura. Quindi senza pensarci due volte andai ad aiutare la ragazza,
73
cominciando a picchiare quei due uomini. Ovviamente, loro erano molto più
forti di me e mi fecero male, ma io non mi arresi, fino a quando arrivò Stev e
chiamò la polizia. I due uomini furono arrestati e noi interrogati, poi Steven mi
portò a casa sua, dove mi medicò perché avevo rifiutato che lo facessero i
medici, anche se non smettevo di sanguinare.
Quella notte io e Steven ci conoscemmo e visto che lui era già maggiorenne,
chiese di potermi adottare. E così cominciò la mia nuova vita. Andammo ad
abitare nella villa del nonno di Stev, il quale l’aveva lasciata in eredità proprio
al nipote. Era enorme e all’interno aveva circa sessanta stanze e un giardino
grande come due campi da calcio. Con i soldi che il nonno di Steven gli
aveva lasciato facemmo qualche cambiamento, aggiungendo una palestra
dove ci saremmo allenati entrambi e due piscine: una interna, che avrei usato
anche quella per l’addestramento, e una esterna per divertirci. Steven è un
hacker bravissimo e non può vivere senza i suoi computer, e mi ha sempre
aiutato tantissimo questa sua conoscenza. Lui da casa nostra riusciva a
darmi le posizioni degli uomini e mi è servito moltissimo per salvare tutti voi.
Comunque, ora ti stai chiedendo: perché questa copertura?
Beh, ti ho detto che il mio scopo è quello di scoprire chi sono e alcune
ricerche mi hanno portato in Italia, in quella città e quindi per continuare le
mie ricerche ho dovuto trovarmi una copertura; ed ecco come nasce Chiara
Masini»
«Quanto tempo sei stata sotto copertura?» chiese Gabriele.
«Poco più di un anno» replicai.
Gabriele annuì e si avvicinò a
me per poi sedersi sul letto. Ci
guardammo per trenta secondi,
poi lui mi baciò. Nonostante
fossero passati solo pochi
giorni, mi era mancato questo
ragazzo così determinato.
Quando ci staccammo mi
venne
spontanea
una
domanda. «Perché?»
Lui mi accarezzò il viso, senza
rispondere.
«Gabri, perché mi hai baciata?» ripetei.
Lui si mise a giocare con una mia ciocca. «Non lo so. Forse perché io so che
sei ancora te»
74
«No, io sono…»
«Cosa? Una spietata assassina senza cuore? Forse sì, o forse è quello che
vuoi far credere agli altri, ma io non ci casco perché ti conosco»
Distolsi la sguardo, fissandomi le mani. «No»
dissi dopo un po’. «Tu conosci Chiara, non me»
«E qual è la differenza?» ribatté Gabriele.
«Siamo diverse» replicai. «Ora devi andare e
dimenticarti di tutta questa storia»
Fece per andarsene e poi si fermò poco prima di
aprire la porta. «Io non voglio dimenticare
niente» disse prima di uscire.
Non era certo uno dei migliori addii, ma almeno
avevamo parlato un’ultima volta.
Steven rientrò nella stanza e si sedette ancora
accanto a me. «Come stai?» mi chiese
abbozzando un sorriso.
«Bene» risposi con un sospiro.
«Sicura?»
«Si» dissi. «Quando potrò andarmene?» domandai per cambiare discorso.
«Tra un giorno, credo»
In quel momento entrò Johnny sorridendo.
«Che c’è?» gli chiesi brusca.
«Non crederai davvero che tu te ne andrai tanto facilmente, vero?» ribatté
con un tono di sfida.
«No, non lo credo. Lo faccio. Anzi, me ne vado ora» dissi e mi alzai dal letto
senza che mi girasse ancora la testa o mi venisse da vomitare.
«Ti dico il perché ti stavo cercando» disse Johnny; e io mi bloccai di colpo.
«Cosa?» ribattei sorpresa.
«Simon aveva ragione, io stavo cercando te perché sono anni che ti stiamo
seguendo, ma tu sei sempre riuscita a scappare»
«Quindi?»
«Sappiamo chi sei, Alice. E finalmente ci hanno detto anche perché tu sei
così importante per la CIA»
Avrà finalmente le risposte alle sue domande? Saprà Alice una volta per tutte
chi è davvero? È perché è importante per la CIA?
Scopriamolo nel prossimo numero del FERMITUTTI!!!
Valentina Meneghello
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Intervista ad Alessandro Cervellera degli Heaven’s Gate
Nome band: Heaven’s Gate. E’ stata una scelta molto difficile, lo devo
ammettere! Durante la sera del nostro primo live eravamo ancora indecisi e in
fretta e furia ci siamo presentati al pubblico con le prime due parole “fighe”
che ci sono venute in mente… E devo dire che ci piace davvero, quindi per
ora ci chiamiamo così!!!
Componenti: Lucrezia Dalai (voce), Andrea Barini (chitarra elettrica /
acustica), Alessandro Cervellera (chitarra elettrica/seconda voce), Fabio
Cortellazzi / Sofia Badari (bassista e sostituta), Marco Barini (batteria)
Genere: Molto vario… Ma siamo maggiormente orientati verso Punk e Rock!
Storia: Ci siamo formati il
7 Gennaio 2012, una data
indimenticabile! Tutto è
iniziato per caso. Un
giorno Andrea, un mio
amico di vecchia data, mi
propone di tornare a
suonare assieme a lui
(ebbene sì, un anno fa
abbiamo creato un gruppo,
ma ci siamo sciolti a causa
di vari problemi e incomprensioni). Pur con un po’ di diffidenza ho voluto
rimettermi in gioco... e posso dire che non me ne pento affatto: siamo un
gruppo piuttosto unito e per fortuna abbiamo più o meno tutti gli stessi gusti.
Live e concerti: Considerato che siamo un gruppo formatosi da poco, finora
abbiamo fatto solo pochi live… ma con molta pazienza, passione e buona
volontà continueremo ad esibirci facendo sempre del nostro meglio, gli
impegni non ci mancano… Primo maggio: Lavori in corso…
Gruppi a cui vi ispirate: Green Day (!!!), Cranberries, The Pretty Reckless,
Oasis… E chi più ne ha, più ne metta!
Pagina Facebook:
http://www.facebook.com/pages/Heavens-Gate/305114969551204
Annunci e commenti: Volevo approfittare di questa breve intervista per
ringraziare tutti quelli che ci seguono e supportano e Matilde Rima per tutte le
foto stupende che ci ha scattato! Grazie di cuore e al prossimo live!
A cura di Riccardo Bruno
76
Intervista a Matteo Fornasari dei Three Times Renegade
Nome della band: Three
Times Renegades. Abbiamo
scelto il nome leggendo un
passo della bibbia dove Pietro
ha rinnegato 3 volte Gesù.
Componenti:
Andrea
Beninfanti (voce), Pietro Bitasi
(prima chitarra), Alessandro
Baraldi (basso), Federico Falco
(seconda chitarra), Matteo Fornasari (in arte Fornello) (batteria).
Genere: Alternative metal, con influenze metalcore.
Storia: L'idea, nata da Alessandro Baraldi nell’ottobre 2011, era quella di
creare un gruppo alternativo dove le maggior parte delle persone potessero
avvicinarsi ad un genere che nel Mantovano è poco conosciuto. Ha quindi
chiamato con sé Andrea Beninfanti e Pietro Bitasi, con cui aveva avuto la
possibilità di suonare insieme in qualche concerto. Pietro Bitasi era già
occupato con un altro progetto e chiese allora al proprio chitarrista Enrico
Gobbetto se avesse voluto partecipare anche lui; questi non esitò e così
entrò nel gruppo, che per vari motivi ha poi
lasciato; ora ha preso il suo posto Federico
Falco.
Mancava solo il batterista. Dopo varie ricerche
siamo riusciti a chiamare Matteo Fornasari che,
pur suonando con un altro gruppo, gli
"Psyche'n'hate", non ha esitato dirci di sì. Così
si sono formato i Three Times Renegades.
Live passati: Assemblea Geometri Magistrali
presso la bocciofila, live del 6 Gennaio al Blue
Moon di Marmirolo, live al Fermi durante
l’assemblea sulla musica di quest’anno e live ad
una festa privata.
Prossimi live: 14 Aprile Black & White
Gruppi a cui vi ispirate: In Flames, Avenged Sevenfold
Pagina
Facebook:
http://www.facebook.com/pages/Three-TimesRenegades/247982391927177
A cura di Riccardo Bruno
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Grammatica e Afasia
Seconda, nuova, puntata di “lezioni di linguistica generale”. Lo scorso numero
ho cercato di introdurre le difficoltà, spesso sottovalutate, del linguaggio. A
partire da questo numero il mio discorso verterà sui casi più famosi di
difficoltà linguistiche di tipo traumatico / genetico: afasia e dislessia.
Prima di affrontare questi deficit linguistici, però, bisogna obbligatoriamente
parlare di una delle “bestie nere” degli studenti… la grammatica!
Grammatica è la capacità di creare rappresentazioni mentali che
corrispondono a sequenze di suoni che noi associamo tramite regole. Nel
mondo si parlano più di 6000 lingue, esclusi i dialetti, e i linguisti hanno
riconosciuto l’esistenza di “regole impossibili”, regole non presenti in nessuna
lingua umana. Per esempio le grammatiche non “contano”, non hanno
principi algebrici.
Es. nella frase negativa il “non” precede sempre il verbo; in inglese si usa
l’ausiliare + not (il tempo cade sull’ausiliare)
_ I didn’t read the book
Nessuna grammatica dice di mettere la negazione in un n posto
_ ieri alle 5 Maria mi ha chiesto di andare al cinema
 Metti “non” al 3° posto nella
frase … non esiste !!!
Recenti
studi
hanno
così
dimostrato che le aree cerebrali
che si attivano con l’applicazione
di una regola grammaticale e una
che “conta”, sono completamente
diverse. In questo modo è stata
individuata l’area che controlla il
linguaggio detta Area di Broca.
Con queste premesse parliamo di
un deficit cognitivo specifico.
Afasia di Broca è un disturbo del linguaggio causato da trauma, precisamente
da un danno focale al tessuto cerebrale (es. ictus, tumore / rimozione tumore).
L’afasia produce agrammatismo cioè una difficoltà nella produzione di suoni
linguistici. Gli afasici:
- Impiegano molto tempo per esprimere pensieri
- Hanno difficoltà di accesso lessicale
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- Producono poche frasi subordinate
- Non completano le frasi che iniziano
- Usano parole-contenuto ma non articoli, ausiliari, ecc.
In Italia si stima che i casi di afasia presenti sul territorio sia di 150.000
persone
Nel 1976 due linguisti, Caramazza e Zurif, conducono un esperimento molto
interessante. Creano due gruppi, il primo costituito da normodotati, il secondo
da afasici. Ai due gruppi vengono presentate due frasi e per ognuna di esse
viene posta una domanda.
1- La casa che l’uomo sta pitturando è blu
Chi pittura che cosa?
2- Il gatto che il cane sta inseguendo è nero
Chi insegue chi?
I risultati dell’esperimento sono:
1- Normodotati 100% , afasici 100% (percentuale risposte corrette)
2- Normodotati 100% , afasici 50%
Che cosa è successo?
Nella prima frase sembra non esserci
stato alcun problema, mentre nella
seconda la metà degli afasici sbaglia
apparentemente senza motivo. Ma la
spiegazione c’è: nella prima frase
l’azione
è
pitturare
qualcosa.
Nonostante le difficoltà linguistiche,
la logica viene in nostro soccorso dal
momento che sarebbe inverosimile
pensare che sia la casa a pitturare
l’uomo. Ecco perché la percentuale
di risposte corrette è il 100%.
Avrete forse già capito che la
difficoltà nella seconda frase è più elevata; infatti si può pensare che il cane
insegua il gatto e viceversa. Gli afasici in questa frase non riescono più a
capire quale è il soggetto e quale l’oggetto. Ecco che il 50% di risposte
corrette sta a significare che la risposta degli afasici è stata dettata dal caso.
Sara Zamboni
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Viaggio al centro della mente dell’ “artista sano”
E’ strano come gli artisti siano riusciti a creare con semplicità e spontaneità
opere d’arte che, una volta esposte al pubblico, sono mutate da oggetti
superflui a vere e proprie
fonti per viaggi introspettivi
nei meandri della mente. A
tal riguardo Aldous Huxley
nel libro “Le porte della
percezione, Paradiso e
Inferno”
scrisse:”che
lavoro gigantesco e dal
punto di vista utilitario che
lavoro meravigliosamente
privo di senso! Ma in effetti,
senza dubbio, vi era un
senso, un senso che
esisteva in una regione al
di là della mera utilità. Lucidi di splendore visionario, i rosei fusti
proclamavano la loro manifesta affinità con l’altro mondo. A costo di sforzi
enormi gli uomini avevano trasportato queste pietre dalla loro cava al Tropico
del Cancro: e ora, per ricompensa le pietre trasportavano i loro trasportatori a
mezza via verso i visionari antipodi della mente.”
Lo scrittore Huxley si riferiva alla colossale opera che c’è dietro alle colonne
di granito rosa di Assuan, situate a Baalbek e a Palmira. Questi grandiosi
monoliti furono scavati nell’alto Egitto, trasportati su chiatte lungo il Nilo,
rimorchiati attraverso il mediterraneo a Biblo o a Tripoli e da qui trascinati da
buoi, muli e uomini sulle colline di Homs, e da Homs verso sud a Baalbek, o
verso ad est, attraverso il deserto, a Palmira. Ai piedi della loro grandezza e
indiscutibile bellezza qualunque individuo si chiederebbe perché e con quale
forza di volontà hanno compiuto quest’opera? Huxley diede, dopo svariati
studi, la risposta più plausibile sostenendo la teoria che l’essere umano di
fronte a determinati colori o ad alcune opere d’arte rimanesse stupefatto ed
estasiato per il motivo che quegli oggetti o gradi di colore attivassero parti
inutilizzate del cervello umano. Quindi in quel frangente di tempo il nostro “Io”
riconosce una parte di sé grazie a quegli oggetti, ma la stessa parte che
80
all’inizio appare tanto familiare a lungo andare si rivela sconosciuta
inesplorata e quindi lascia spaesato il viaggiatore tanto da portarlo in uno
stato di tranche.
Nella
cultura
orientale
questa momentanea perdita
della cognizione del tempo
e
dello
spazio
viene
utilizzata
per
ottenere
risposte,
mediante
l’avventura nell’Io interiore
(con la meditazione). Infatti,
essa caratterizza culture
come il “Buddismo Zen”, il
“Teismo” e il “Taoismo” le
quali hanno lo scopo di
abituare l’uomo per prima cosa a conoscere se stesso, dopodiché a saper
muoversi con destrezza nel mondo e imparare ad assaporare la meravigliosa
essenza della vita. Non a caso i Beatles andarono in India per innalzarsi
spiritualmente.
Secondo Huxley la maggior parte degli artisti sono individui speciali, sani, la
cui fervida immaginazione li porta ad avere delle visioni che un non-artista,
può avere solo dopo una lunga e corretta meditazione o mediante
l’assunzione di mescalina. Le suddette visioni sono viaggi interiori nelle valli
più nascoste della mente umana le quali vengono chiamate l’Altro Mondo.
Huxley paragonò la zona sconosciuta del nostro cervello all’America del XVI
secolo quando era una terra piena di mistero e fascino mentre paragonò
l’Europa alla parte del cervello che noi utilizziamo quotidianamente.
Anche i malati di schizofrenia sono individui soggetti a visioni ma a differenza
degli artisti i quali riescono ad avventurarsi nell’altro mondo e poi tornare
indietro, essi vivono in una continua visione e quindi sono incapaci di
trasmettere le bellezze viste nell’ “altro mondo”.
Lo scrittore Aldous Huxley prese spunto per denominare il suo saggio “Le
porte della percezione” da una poesia del poeta inglese ottocentesco William
Blake. Non a caso quest’ultimo era un artista visionario che divenne famoso
con la sua raccolta poetica illustrata di disegni che fornivano una
rappresentazione figurativa dei suoi scritti: “Se le porte della percezione
fossero sgombrate tutto apparirebbe come realmente esso è, cioè infinito”.
Per porte della percezione egli intendeva i sensi dell’uomo: se la sensazione
81
che un determinato oggetto fosse purificata dal pregiudizio e dall’opinione
corrente, essa ci apparirebbe come
veramente è. Perciò noi riusciremmo
a rilevare la sua nuda, cruda e
infinita bellezza.
Il dottore e scrittore Aldous Huxley fu
uno dei tanti letterati, psichiatri,
psicologi, neurologi e artisti della
nostra cultura occidentale che
cercarono di conoscere ed esplorare
la parte più interiore dell’essere
umano. A tal proposito possiamo
ricordare
vari letterati come
Nietzsche (con la teoria del
superuomo o meglio l’otre-uomo che
accetta la morte di Dio e dei valori
universali), o decadentisti come Baudelaire, Balzac, Gérard De Nerval (che
insieme componevano il “Club Des Hashishins”), lo psichiatra francese
Jacques Joseph Moreau de Tours o scrittori più recenti come Ken Kesey
(l’autore di “Qualcuno volò sul nido del cuculo”), o come Herman Hesse (il
lupo della steppa, “Der steppenwolf”) e di conseguenza svariati gruppi
musicali come i Jefferson Airplane e gli Steppenwolf (compositori di musica
che induceva all’introspezione).
Anche se fin’ora questo gruppo di mistici personaggi ha raggiunto ottimi
risultati, la strada per la scoperta di nuove parti della nostra infinita e preziosa
mente, è solo all’inizio.Vittorio Cozzani
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Mantova Comics & Games
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a cura di Lorenzo Perego
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Salute e Cucina
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Tra Pentole e Fornelli
(Easter Edition)
Hai in casa qualche uovo, un pugno di farina, mezza tazza di zucchero e non
sai cosa fare? Seguimi attraverso il fantastico mondo della cucina!
La Classica: Colomba (versione rapida)
Beh, che Pasqua sarebbe senza la colomba? Ecco quindi una ricetta, molto
più semplice di quella originale, per provare a cimentarsi nella preparazione
di questo dolce favoloso. E se non doveste trovare lo stampo esatto, non
preoccupatevi: in fondo, le papille gustative non hanno occhi!
Ingredienti
Per la pasta: 250 g di burro a temperatura ambiente, 600 g di farina, 110 g di
latte tiepido, 200g di zucchero, 30 g di lievito di birra, 4 uova, la buccia
grattugiata di un limone, un bicchierino di rum, una fialetta di aroma d’arancia,
un pizzico di sale, una bustina di vanillina e 80 g di uvetta.
Per la glassa: 50 g di farina, 75 g di mandorle, 75 g di nocciole, 100 g di
zucchero, 3 albumi, filetti di mandorle e codette di zucchero a piacere.
Procedimento
Fate sciogliere il lievito di birra in 60 gr di acqua tiepida, in una ciotola mettete
100 gr farina, il lievito sciolto e lavorate l'impasto fino a formare un panetto
omogeneo. Lasciatelo quindi a lievitare in un
posto caldo e umido (coprite magari la ciotola con
un panno bagnato) fino a che l’impasto
raddoppierà di volume.
Una volta lievitato, aggiungete 400 gr di farina,
100 gr di burro, lo zucchero, la scorza grattugiata
del limone, il sale, due uova, il latte, la vanillina,
l’essenza di arancia e lavorate fino al completo
assorbimento degli ingredienti. Raccogliete
l'impasto a palla e mettetelo in un contenitore
infarinato, sigillate con della pellicola e lasciate
lievitare fino a triplicare il volume, sempre con il
metodo del panno bagnato.
Trascorso il tempo necessario unite il rum, il burro
rimasto, le uova e l'uvetta ammorbidita e strizzata, infine aggiungete anche
100 gr di farina e amalgamate bene: l'impasto così ottenuto sarà sufficiente
per riempire 2 stampi da 750 g.
A questo punto potete procedere alla preparazione della glassa per la
colomba. Tritate grossolanamente le mandorle e le nocciole nel mixer con lo
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zucchero di canna. Aggiungete gli albumi e con le fruste montate per 5-6
minuti. Aggiungete la farina e incorporate bene tutti gli ingredienti ancora per
qualche minuto. Con un cucchiaio distribuite uniformemente la glassa sulla
superficie della torta e guarnite poi con le codette di zucchero e i filetti di
mandorle.
A questo punto dovete far lievitare la colomba per l'ultima volta. L'impasto
infatti dovrà aumentare di volume fino a raggiungere l'estremità dello stampo.
Finita la lievitazione infornate la colomba a 160 gradi in forno statico per 50
minuti circa (o fino a che la superficie sia diventata dorata). Sfornate, lasciate
intiepidire e servite.
Lo sapevi?
Molte sono le leggende che circondano questo
dolce, una di queste racconta di come la Colomba
sia riuscita a salvare addirittura la città di Pavia. La
storia racconta di quando, sceso in Italia con le sue
truppe, Re Alboino sovrano dei Longobardi, dopo un
terribile assedio durato tre anni, riuscì ad entrare ed
occupare la città di Pavia il giorno della vigilia di
Pasqua nel 572.
Alboino, in procinto di sterminare gli abitanti e
appiccare il fuoco alla città, ricevette dal popolo
molti regali in segno di sottomissione e, mentre egli
stava decidendo sul da farsi, si presentò davanti a
lui un vecchio artigiano con dei pani dolci. Il vecchio s’inchinò solennemente
davanti al trono, ubicato sul sagrato della basilica, e rivolgendosi con rispetto
all’invasore disse: “Sire, sono venuto a porgerti queste colombe, quale tributo
di pace nel giorno di Pasqua”. Il re assaggiò i pani, che gli piacquero talmente
tanto da indurlo a risparmiare la città e i suoi cittadini.
L’Inedita: Muffin con sorpresa
Con gli ovetti di cioccolato che, sicuramente, vi ritroverete in casa, se vi siete
stufati di mangiarli come semplici cioccolatini, potrete fare questi muffin dal
cuore…morbido.
Ingredienti
200 g di farina, 100 g di zucchero, 90 g di burro, 2 uova, una bustina di lievito,
80 g di cacao, una bustina di vanillina, ovetti di cioccolato q.b., gocce di
cioccolato (facoltativo).
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Procedimento
Setacciate la farina con il cacao, la vanillina e
il lievito. Aggiungete le, uova, lo zucchero e il
burro e mescolate fino ad ottenere un
composto omogeneo. Distribuite metà
dell’impasto negli stampi per muffin (o in
alternativa nei pirottini di carta), appoggiate
un ovetto di cioccolato nel centro di ogni
muffin e coprite con il restante impasto. Fate
cuocere a 180 gradi per 15 minuti circa,
lasciateli raffreddare e spolverizzateli con
zucchero a velo.
Lo sapevi?
L’uovo è uno tra i simboli più ricorrenti nella storia dell’uomo, in ogni cultura
infatti viene da sempre considerato come emblema della vita, della prosperità
e della rinascita.
Donare uova colorate o decorate è un’usanza presente fin dalle civiltà più
antiche, come quella egizia o babilonese. Col passare del tempo, i nobili e i
ricchi signori iniziarono a regalarsi uova d’oro
onorate con perle e pietre preziose. Divenne
molto famoso in questo campo l’orafo Peter Carl
Fabergè che, nel 1883, ricevette dallo zar
Alessandro la commissione per la creazione di
un dono speciale per la zarina Maria: egli creò
un uovo di platino smaltato bianco che si apriva
per rivelare un uovo d'oro che a sua volta
conteneva un piccolo pulcino d'oro ed una
miniatura della corona imperiale. Gli zar ne
furono così entusiasti che ordinarono a Fabergè
di preparare tutta una serie di uova da donare
tutti gli anni. E la tradizione continuò anche con
lo zar Nicola II, figlio di Alessandro, fino ad un totale di 57 uova.
La Rapidissima: Torta Sbrisolona
Pietra miliare della cucina mantovana, la torta sbrisolona è ottima in qualsiasi
occasione. E fate attenzione, quando la servirete in tavola, a non tagliarla con
il coltello: un bel pugno nel centro della torta basterà per ridurla in pezzetti.
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Ingredienti
200 g di farina bianca, 200 g di farina gialla fine, 200 g di zucchero, 200 g di
burro, 2 tuorli, 100 g di mandorle, 1 bustina di vanillina, 1 limone grattugiato,
gocce di cioccolato (facoltativo).
Procedimento
Tritate
grossolanamente
le
mandorle,
tenendone da parte alcune per guarnire la
torta, e impastatele assieme a tutti gli altri
ingredienti cercando di non fare un impasto
omogeneo ma ottenendo tanti piccoli grumi,
che farete cadere a pioggia in una tortiera.
Aggiungete le mandorle intere che vi sono
rimaste, compattate giusto un po’ la superficie
della torta (poco, mi raccomando!) e cuocete,
o meglio, seccate in forno ventilato a 140-160
gradi per mezz’ora (anche un po’ di più).
Spolverizzate la sbrisolona con un po’ di
zucchero semolato e servite.
Lo Sapevi?
Il mandorlo (Prunus dulcis) è un albero alto fino 5 metri originario dell’Asia
sud-occidentale. Venne introdotto in Sicilia dai
Fenici, dopodiché si diffuse in Spagna, in
Francia e in quasi tutti i paesi mediterranei.
Le mandorle domestiche trovano ampio uso in
cucina, specialmente nella preparazione del
marzapane e della pasta di mandorle.
Le loro cugine selvatiche, le mandorle amare,
trovano invece impiego solo nella produzione di
profumi e cosmetici perché il loro sapore
amaro denota la presenza di grandi quantità di
Amigdalina, sostanza in grado di liberare nel
nostro organismo il letale acido cianidrico.
Nicolò Gavioli
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LA NOCE DI COCCO
La palma da cocco
La palma da cocco e' una pianta
arborea appartenente alla famiglia
delle
Arecaceae
originaria
dell'arcipelago
indonesiano
ed
attualmente coltivata in tutti i paesi
tropicali. E' un albero molto longevo
(puo' arrivare ad oltre 100 anni di
vita) e di grandi dimensioni (puo'
raggiungere i 40 metri di altezza, con
un diametro alla base di 50-70 cm).
Ogni palma può produrre da cinque
a dieci noci di cocco, che si formano
a due settimane dalla fioritura e
crescono rapidamente per circa 6
mesi.
Utilità della pianta
Dalla palma da cocco si ricavano
un'infinità di prodotti: - dagli stipiti si ricava il legno di cocco, utilizzato per la
facilità di lavorazione per mobili, manici d'ombrello o abitazioni rurali; - le
fronde vengono utilizzate come fibre per intrecciare cappelli, stuoie e tetti per
le capanne; - con la linfa zuccherina estratta dalle giovani infiorescenze
(grazie all'opera di abili raccoglitori che, arrampicandosi sulla palma,
praticano le incisioni e collocano i recipienti per la raccolta) si ricava lo
zucchero di palma e, a seguito di una naturale fermentazione, una bevanda
alcolica nota con il nome di "Toddy"; - dalla polpa essiccata della noce di
cocco si ricava l'olio di palma, un olio vegetale ad alto punto di fusione
utilizzato in pasticceria e per la produzione della margarina come surrogato
del burro, o per la fabbricazione di detergenti e prodotti cosmetici come
shampoo, creme da barba e dentifrici e in alcuni prodotti farmaceutici come le
supposte.
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La noce di cocco
La noce di cocco ha un guscio
fibroso e spesso dai 5 ai 15 cm; sotto
al guscio vi sono delle coperture
biancastre molto dure e sottili che
rivestono la polpa, bianca e molto
compatta; all'interno di questa polpa vi
e' una cavità centrale che contiene un
liquido bianco-opalescente dolce e
rinfrescante, il latte di cocco. La noce
di cocco e' presente sul mercato tutto
l'anno e nell'acquistarla occorre fare
attenzione che sia piena di liquido.
Proprietà nutrizionali
Per quanto riguarda le proprietà nutrizionali, la noce di cocco e' ricca di
potassio ed e' per questo il frutto
estivo ideale per reintegrare i sali
minerali persi; e' inoltre ricca di
proteine e di grassi. Il latte al suo
interno e' molto dolce, ricco di
zuccheri, sali minerali e vitamine (in
particolare B e C); e' quindi utile nel
trattamento dei disturbi urinari, di
costipazione,
nervosismo
e
debolezza generale. La noce di
cocco e' molto nutriente, ottima se
si vuole aumentare di peso e se si
e' debilitati, ma poco indicata per
chi vuole invece dimagrire e deve
sottoporsi ad una dieta povera di grassi: 100 g. di prodotto, infatti, forniscono
ben 360 kcal.
Debora Toso
91
Curiosità
Enigmistica
Divertimento
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Fenomeni Insoliti & Co.
Il vostro personale cacciatore di curiosità stavolta si è spinto nel
campo dei fenomeni insoliti e stranezze varie… Buona lettura!
Una casa abbandonata può riempirsi di polvere fino al soffitto?
In alcune zone del mondo esistono
depositi di materiale sedimentario molto
fine (di dimensioni per lo più comprese tra
0,01 e 0,05 mm) che i geologi chiamano
loess (“rado”, “poroso” in tedesco). In
Cina vi sono depositi che hanno 2 milioni
di anni di età e che sono alti più di 200
metri. Ma al ritmo con cui la polvere si
deposita, in 100 anni formerebbe sugli
scaffali di casa solo uno strato di 1-2 cm.
Perché arrivi al soffitto ci vorrebbero
alcune decine migliaia di anni.
Nella polvere c’è un po’ di tutto: pollini portati dal vento, particelle prodotte da
incendi eruzioni vulcaniche, frammenti di meteoriti; e poi minuscole fibre di
abiti, peli di persone e animali, squame di pelle. L’importante è che i “pezzi”
non siano troppo leggeri (non si depositerebbero, perché sostenuti dall’aria)
né troppo pesanti (non si solleverebbero per poi ridepositarsi in casa).
Una moneta gettata dall’Empire State Building ucciderebbe una
persona?
No. Facendo qualche calcolo, si scopre che
una moneta, lanciata a spigolo dai circa
320 metri di altezza dell’osservatorio
panoramico (posto all’86esimo piano) del
più famoso grattacielo di New York,
raggiunge la sua massima velocità dopo
circa 170 metri. Tale velocità, circa 90
km/h, non aumenta ulteriormente a causa
della resistenza dell’aria, ed è circa un decimo di quella che possiede il
proiettile di una pistola di piccolo calibro.
Abbastanza veloce da ferire ma non da uccidere.
Perché per scacciare il malocchio si usa
toccare ferro?
Si usa toccare ferro come gesto scaramantico
perché sin dall’antichità, in molte parti del mondo,
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questo metallo è considerato un elemento con grande valenza magica.
All’origine di questa credenza ci sono diverse sue caratteristiche, vere o
presunte: è stato uno dei primi metalli lavorati dell’uomo e viene estratto dalle
viscere della terra, di cui è considerato figlio.
La sua durezza lo rende uno scudo ideale contro il pericolo. Per esempio
nell’antichità, in Valsassina, borchie battenti di ferro venivano poste sulle
porte per scacciare l’orso che incarnava il male. Anche altri oggetti in ferro
sono considerati amuleti. Per esempio il ferro di cavallo, che unisce le
proprietà del metallo di cui è fatto alla forma a mezzaluna, simbolo legato a
diverse divinità della cultura sia occidentale sia orientale. Il ferro però non è
considerato solo un portafortuna. Nelle antiche religioni africane il fatto che
sia un tramite tra elementi con grande potere magico gli dà una doppia
valenza: di avversario e strumento del male stesso.
Da un jet supersonico la musica esce al contrario?
In linea di principio sì. Infatti, un suono si
propaga nell’aria dalla fonte che lo produce
sotto forma di onde, che si allontanano
dalla sorgente stessa in tutte le direzioni
con una certa velocità. Se la sorgente si
muove a una velocità maggiore di quella
del suono nella direzione di un
osservatore, quando l’aereo passa sopra la
testa di quest’ultimo, egli riceve le onde
sonore emesse in quell’istante prima di quelle emesse quando l’aereo era
ancora lontano. Quindi sente i suoni “all’incontrario”, cioè prima quello
emesso dopo e viceversa. Mettere in pratica la cosa però è piuttosto difficile.
Innanzitutto c’è il problema del “bang” supersonico, del rumore dei motori
dell’aereo e, soprattutto, il fatto che se esso non smette l’emissione di suoni
dopo essere passato sopra l’osservatore, i suoni emessi in allontanamento si
sommerebbero a quelli emessi in avvicinamento. Risultato un gran baccano!
Matteo Diani
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Le barzellette del prof. Moretti
(il prof. Moretti ci ha inviato alcune cosucce trovate qua e là…)
A VENEZIA :
Una vecchietta di un'ottantina d'anni, ancora bella arzilla, entra in una
farmacia di Venezia e domanda al farmacista:
- Gav'è voaltri l'aspirina?
- Sì, certo che l'abbiamo!
- E gav'è i antidoloriferi?
- Abbiamo anche quelli signora
- El Viagra? Gav'è il viagra?
- Sì, però ci vuole la ricetta del dottore!
- E gav'è par caso e medicine par i reumatismi?
- Li abbiamo
- Oh.... el me diga.... il gel par le moroidi, ghe xè?
- C'è, c'è....
- E la purga para andar de corpo?
- Ma certo!
- I antidepressivi?
- Per quelli ci vuole la ricetta!
- I soniferi?
- Abbiamo sia quelli con ricetta che senza!
- E le gocce, para aumentar a memoria?
- Sì, ci sono anche quelle!
- I pannolini par l'incontinenza?
- Ma lei scherza, signora? Certo che ci sono!
- E gav'è anca.....
A questo punto il farmacista perde la pazienza e dice: - Signora, mi stia a
sentire, lei è entrata nella migliore farmacia di Venezia, noi abbiamo tutto, ma
proprio tutto! Adesso mi vuole dire cosa le serve davvero?
- El vede, sabato prosimo me sposo col Bepi, che el gà 85 ani, e volevo savèr
se podo far qua la lista de noze....
UN BEL VIAGGETTO
Arriva il venticinquesimo anniversario di matrimonio, e una coppia decide di
rifare un viaggio ai Caraibi, nello stesso albergo del viaggio di nozze.
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Ma siccome la moglie però non può partire subito a causa del lavoro, parte
intanto il marito, che appena arriva trova nella camera anche un computer
con l'accesso a internet, e allora manda una mail alla moglie.
Ma pigia un tasto sbagliato e sbaglia indirizzo.
La mail arriva a casa d'una donna che ritornava proprio in quel momento dal
funerale di suo marito, sicché accende il computer per vedere i messaggi di
cordoglio. Si sente un tonfo, corre il figliolo a vedere cos'è successo e trova
sua madre svenuta.
Legge anche lui il messaggio: "Cara, sono arrivato, tutto bene. Non ti
sorprendere di questa mail, oramai qui hanno anche il computer e si può
mandare messaggi alle persone care. Ho controllato anche per te, qui è tutto
a posto per quando verrai venerdì; aspetto tanto di rivederti e spero che il tuo
viaggio sia bello tranquillo come è stato il mio. E guarda di non portare tanti
vestiti, qui fa un caldo d'inferno".
FREDDURINE…
Una vecchietta passeggia con 1 gallina sotto braccio. Un tipo la vede e le fa:
oh bella!! Me la darebbe per 10 euro? La vecchietta: Un attimo caro che poso
la gallina...
L' appuntato al maresciallo : 'per fare un po' di spazio in archivio possiamo
bruciare i fascicoli più vecchi di 10 anni?’ Il Maresciallo: 'Ottima idea, ma per
sicurezza fai prima le fotocopie....'
Sciagura aerea nei pressi di Roma.Si e' schiantato un elicottero in un
cimitero. I carabinieri hanno già estratto 685 corpi e stanno ancora
scavando.....
Un giorno non ce l'ho fatta più, ho preso la mia ragazza e le ho detto: 'Cara,
io sto con te perché mi accontento.' E lei mi ha risposto: 'Io invece non mi
accontento: sto anche con un altro.'
Adamo va dal Signore: ‘ Signore, posso farti una domanda?' Dio: 'Dimmi pure
figliolo.' Adamo: 'Perché hai fatto Eva così bella?' Dio: 'Perché tu la potessi
amare.' Adamo: 'E allora perché l' hai fatta così stupida?' Dio: 'Perché lei
amasse te.'
96
Un tipo domanda: 'Come ti chiami?'. L'altro 'Dodododomenico ..' 'Ah. sei
balbuziente?' 'No. Mio padre è balbuziente e quello dell'anagrafe era un
bastardo!'
Mi hai portato in un ristorante all'aperto, ha cominciato piovere e ci ho messo
3 ore per finire il brodo!!!
Siamo in un club di amanti delle barzellette. Tutte le barzellette sono
catalogate con un numero e tutti i vecchi membri le conoscono. Uno grida:
- Cinque! Risata generale. Un altro: - Ventiquattro! Ancora una risata
generale.
E’ presente anche uno nuovo, è la sua prima riunione. Visto che vede che è
sufficiente dire il numero della barzelletta, decide di provare anche lui: Diciotto!
Silenzio di tomba, nessuno che ride.
Lui è basito. Gli si rivolge allora uno dei vecchi membri: - Collega, non
importa la barzelletta, è importante come la si racconta…
Un programmatore racconta ai suoi amici programmatori: - Ieri ho conosciuto
una ragazza in disco… Gli amici programmatori: - Ehilaa!! – La invito a casa
mia, le offro una cosa da bere, e comincio a baciarla. –
Ueeehhhheeehhhhe!!
–
Lei
mi
fa:
“Spogliami”!
–
Ueeehhhheeehhhhehheehheehhee!! – Al che io la spoglio completamente, la
sollevo e la appoggio accidentalmente sulla tastiera del mio PC….. Gli amici
programmatori: - Hai un PC a casa? Figata!! Che processore?? Quanta RAM?
Un elicottero sta volando dalle parti di Seattle quando un guasto elettrico
disabilita tutti gli apparati di navigazione e comunicazione dell’apparecchio. A
causa delle nuvole e della nebbia, il pilota non puo’ determinare la sua
posizione per fare rotta all’aeroporto.
In questa situazione il pilota vede un palazzo molto alto, vola verso di esso e
inizia a girargli intorno. Scrive un biglietto e lo mette sul finestrino
dell’elicottero. Sul biglietto ha scritto a lettere cubitali “DOVE MI TROVO?”. La
gente nel palazzo prontamente risponde al velivolo, scrivendo un biglietto e
mettendolo su una finestra. Sul foglio hanno scritto “TI TROVI SU UN
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ELICOTTERO”. Il pilota sorride, guarda la sua mappa e determina la rotta
con sicurezza. Giunti all’aeroporto il co-pilota chiede al pilota come il
messaggio “TI TROVI IN SU ELICOTTERO” avesse potuto aiutarlo a
determinare la loro posizione. Il pilota risponde “Ho capito che doveva
trattarsi del palazzo della Microsoft perché, come i loro help in linea, mi
hanno dato una risposta tecnicamente ineccepibile, ma… completamente
inutile!”.
Ci sono un meccanico, un elettricista ed un informatico in un’auto che
all’improvviso rimane ferma. L’elettricista dice: “Credo che ci sia un problema
nei circuiti della macchina…” Al che il meccanico prontamente risponde: “No,
no, credo piuttosto che ci sia un problema al motore!”. L’informatico li guarda
e dice: “E se zitti, zitti provassimo a scendere, chiudere, risalire e si provasse
a mettere in moto nuovamente?”…
A cura di Nicola Latella
L’angolo della caricatura
Namecc-panz
(di Babe e Slava)
Guarda il video della
sua elaborazione
98
Un paio di rebus
TTO
(10,8)
CO
NO
(8, 1, 5, 2, 8)
Giochi logici
Individua le parole delle quali compaiono solo le iniziali
1) il S ha 81 C con i N da 1 a 8
2) il D ha 21 P distribuiti su 6 F
3) il M ha 12 F e 2 J
99
Rompicapi
4) Sei davanti ad una porta chiusa dalla quale non filtra nulla (neppure la
luce), hai davanti a te 3 interruttori. Solo uno di questi accenderà la
lampadina posta all’interno della stanza, gli altri sono semplicemente di
bellezza. Vuoi saper quale accenderà la luce, ma puoi aprire la porta
solo una volta. Come fai?
5) 3 amici vanno a pesca. Si fermano a dormire in un hotel e alla mattina il
primo si sveglia, divide i pesci in parti uguali, ne butta via uno e se ne
và, portando con sé la sua parte. Il secondo ,pensando di essere il
primo, divide i pesci in tre gruppi, ne butta uno e prende la sua parte. Il
terzo fa la stessa cosa. Ci sono infinite soluzioni ma qual è il numero
minimo di pesci che hanno preso i 3 amici?
6) Un signore ha uno stagno di forma quadrata ai cui vertici ci sono 4
alberi. Vuole raddoppiare l’area senza però spostare gli alberi secolari e
mantenendo la forma quadrata. Come fa?
7) Due anni fa la mamma di Paolo aveva il triplo della sua età, fra 10 anni
invece ne avrà il doppio. A quanti anni ha partorito?
8) Mentre stavo andando a Milano ho incrociato 3 uomini. Ciascuno dei
quali aveva 2 figli. Ogni figlio aveva due gatti, ognuno dei quali aveva
un gomitolo. Quanti gomitoli ho visto in tutto a Milano?"
cosa sostituiresti al posto di”?” ?
9)
A,A,O,A,?
10)
30,11,4,6,9,28,1,?
11)
G,F,M,A,?,G,L,A,S,O,N,D
Alice Girelli
100
Soluzioni dei giochi del numero 30
E se i nostri profe fossero teachers come si chiamerebbero?
little blessed (plural) = BEATINI
little beautiful (plural) = BELLINI
gray (plural) = BIGI
holes (Verona language) = BUSI
sing of golds = CANTADORI
hoods = CAPUCCI
cart = CARETTA
charles (plural) = CARLI
(she) leaks red (plural) =
COLAROSSI
little solaces = CONFORTINI
knock = CULPO
of angel = D'ANGELO
of the eagle = DELL’AQUILA
little gifts = DONINI
little porters = FACCHINI
big porters = FACCONI
hawks = FALCHI
flour = FARINA
big holes = FARONI
crashes = FRACASSI
throat = GOLA
great (plural) = GRANDI
I wine = IOVINO
(she) throws them = LIGETTA
padlocks = LUCCHETTI
little primary school teachers =
MAESTRINI
But-unsophisticated = MAROZZI
but-ostriches = MASTRUZZI
(you) blend = MISCHI
little men with black hair = MORETTI
little black men = NEGRINI
solitary black people = NEGRISOLI
equal (plural) = PARI
Parma’s people or cheeses =
PARMIGGIANI
of Pavia (plural) = PAVESI
little pieces = PEZZINI
bagpipe = PIVA
nice little bagpipe = PIVETTA
provincial (plural) = PROVINCIALI
scratches mountains = RIGAMONTI
(I) roll = ROLLO
(you) know = SAI
safe (plural) = SALVI
wise = SAVIO
shaven (female) = SBARBADA
insults = SGARBI
little fine lords = SIGNORETTI
street cleaners = SPAZZINI
cue into the (female) =
STECCANELLA
Trento’s people = TRENTINI
three faces = TREVISI
(you) suffer = TRIBOLI
Vallies = VALLI
winning (plural) = VINCENTI
voice = VOCE
(you) hoe = ZAPPI
101
Rebus
FI danza tini AS AN VA lenti NO = FIDANZATINI A SAN
VALENTINO
corte odi mani festa NTI = CORTEO DI MANIFESTANTI
L’indovinello del Dirigente
LA FA VEDERE CON PIACERE: cos’è? = è la RIMA, poiché
VEDERE con PIACERE fa rima
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103
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e un po` di arte!