OPERA
DAI GRANDI TEATRI
INTERNAZIONALI
STAGIONE 2012-2013
Martedì 22 gennaio 2013– ore 20.00
Maria Stuarda
Tragedia lirica
Musica
Gaetano Donizzetti
Libretto
Giuseppe Bardari
Direttore
Maurizio Benini
Regia
David McVicar
Personaggi e Interpreti:
Elisabetta, regina d'Inghilterra
Elza van den Heever
Maria Stuarda, regina di Scozia
Joyce DiDonato
Roberto, conte di Leicester
Matthew Polenzani
Giorgio Talbot, conte di Shrewbury
Matthew Rose
Lord Guglielmo Cecil, gran tesoriere
Joshua Hopkins
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Scenografo e costumista
Coreografo
John Macfarlane
Leah Hausman
Luci
Jennifer Tipton
ORCHESTRA E CORO
DEL METROPOLITAN OPERA NEW YORK
durata: 2 ore , 50 min
Latrama
Atto I
Al Palazzo di Whitehall, a Londra, la corte sta festeggiando. Il duca d’Angiò, fratello del re
di Francia, ha chiesto la mano della regina Elisabetta e si pregusta con gioia la gloriosa
alleanza tra i due regni.
Entra Elisabetta, ancora indecisa se accettare la proposta francese. Per lungo tempo il suo
cuore è appartenuto al suo prediletto, Roberto Dudley, conte di Leicester, ma Elisabetta
sente che ultimamente il suo amore per lei sta scemando. Talbot, conte di Shrewsbury e
per molti anni tesoriere di Maria Stuarda, coglie quest’occasione per chiedere alla regina la
liberazione della cugina.
Cecil, segretario di stato di Elisabetta, sostiene che finché sarà in vita, Maria rappresenterà
una costante minaccia alla stabilità dell’Inghilterra. Elisabetta si rifiuta di discutere
l’argomento, ma in cuor suo teme che la regina di Scozia le abbia rubato l’amore di
Leicester. In passato, Leicester è stato un pretendente della mano di Maria e al suo primo
incontro con la giovane regina, molto tempo prima in Francia, è rimasto abbagliato dalla
sua bellezza. Leicester arriva ed Elisabetta gli dà un anello per comunicare all’ambasciatore
francese un ambiguo consenso alla proposta di Angiò. La reazione indifferente di lui
alimenta i suoi sospetti e quindi si allontana, seguita dalla sua corte. Rimasto solo con
Leicester, Talbot gli consegna segretamente una lettera e una miniatura speditegli da
Maria. Incastrata tra le maglie dei complotti degli inglesi cattolici ai danni di Elisabetta, la
vita di Maria è ora appesa a un filo. Rapito dal ritratto, Leicester promette di aiutare e
sostenere Talbot nei suoi piani per liberare Maria. Mentre Talbot esce, ritorna Elisabetta,
sola. Nutrendo sospetti verso Talbot, esige di vedere la lettera che Leicester ha tra le mani.
Maria ha scritto per supplicare Elisabetta di concederle udienza e suo malgrado, agli occhi
di Elisabetta affiorano le lacrime. Approfittando del vantaggio, Leicester fa pressione sulla
regina affinché accetti di partecipare a una battuta di caccia vicino alla prigione di Maria e
con tale pretesto avvenga un incontro tra le due regine. Sebbene con una certa diffidenza,
Elisabetta accetta la proposta del suo prediletto.
Inaspettatamente libera, con il permesso di Talbot, di passeggiare nel parco attorno al
castello di Fotheringhay dove è tenuta prigioniera, Maria corre felice sotto lo sguardo della
sua dama di compagnia, Anna Kennedy. I suoi pensieri vanno ai momenti di felicità e di
libertà in Francia. Improvvisamente si odono in lontananza i corni della caccia reale. I
cacciatori in avvicinamento gridano il nome di Elisabetta e Maria è immobilizzata dalla
paura al pensiero di vedere finalmente la cugina. Leicester ha cavalcato in avanscoperta
per preparare Maria all’incontro. La esorta ad essere umile dinnanzi ad Elisabetta e
muovere la regina a compassione. Assicurandole amore e fedeltà, egli promette a Maria
che potrà nuovamente essere libera. Poi accorre a salutare Elisabetta che giunge con la
partita di caccia. La regina è agitata e sospettosa e la premura di Leicester per la causa di
Maria accende la sua gelosia. Talbot conduce innanzi Maria e per la prima volta, le due
regine si guardano negli occhi. Maria controlla il proprio orgoglio e dimostra rispetto verso
Elisabetta, ma la cugina è fredda e irriverente. Accusa Maria di lascivia, omicidio e
tradimento. Le tenere parole con cui Leicester cerca di calmare Maria servono solo ad
acuire la rabbia di Elisabetta. Oltraggiata oltre ogni limite di sopportazione, Maria si
rivolta contro Elisabetta. La accusa di essere la figlia illegittima di una meretrice, una che
infanga e disonora il trono di Inghilterra. Elisabetta ordina alle guardie di prendere Maria
e riportarla in prigione
Atto II
Il tempo è trascorso e Maria è rimasta prigioniera a Fotheringhay in condizioni ancor più
rigide. Il matrimonio con Angiò è ora un sogno sfumato per Elisabetta. Cecil ha portato le
prove che implicano Maria in una congiura cattolica volta ad assassinare Elisabetta e un
ordine di condanna a morte giace sullo scrittoio della regina al Palazzo di Whitehall.
Elisabetta, però, è tormentata da angoscia e paura. Se lo firmerà, manderà al patibolo una
sovrana consacrata, inimicandosi l’intera Europa cattolica. Cecil la esorta ad essere ferma.
La sua stessa vita potrebbe essere in gioco e l’intera Inghilterra la plaudirà e difenderà, se
necessario. L’indecisione di Elisabetta si risolve quando Leicester entra nella stanza.
Rapidamente e con indifferenza, firma la condanna a morte e la porge a Cecil. Atterrito,
Leicester la supplica di ritirare l’ordine e dimostrare clemenza. Elisabetta gli ordina di
essere testimone dell’esecuzione. Leicester le dice che ha mandato alla morte una sorella e
se ne va.
Nella sua stanza a Fotheringhay, Maria inveisce aspramente contro il suo destino.
D’improvviso entrano Cecil e Talbot per annunciarle che l’indomani mattina morirà. Per le
sue ultime ore di vita, Cecil le offre le cure spirituali di un ministro protestante. Lei rifiuta
con rabbia e gli ordina di andarsene, chiedendo invece a Talbot di rimanere. Egli le dice
che Leicester sarà presente all’esecuzione e cerca di confortarla. Maria, però, è tormentata
dai fantasmi del suo passato e desidera confessarsi a Dio, cosa che Cecil le ha negato
rifiutandole il conforto spirituale di un prete cattolico. Il suo cuore è oppresso dai
sanguinosi ricordi del suo breve regno in Scozia e dalla morte del suo prediletto, Davide
Rizzio e del marito, Darnley. Delicatamente, Talbot la invita a confessarsi a lui. Lei accetta
ed inizia a liberarsi la coscienza. Infine confessa il suo ignaro consenso alla fatale congiura
del cattolico inglese, Lord Babington, per assassinare Elisabetta. Lei e Talbot pregano
assieme per l’assoluzione di Dio e Maria, più serena, si prepara alla morte.
Il mattino seguente, presto, i fedeli servitori di Maria si riuniscono e piangono all’esterno
del grande salone di Fotheringhay, dove Maria verrà decapitata. La regina entra e chiede
loro di non spargere lacrime, in quanto la morte sopraggiunge per liberarla. Dà ad Anna un
fazzoletto di seta per bendarle gli occhi quando arriverà il momento e intona
un’appassionata preghiera in cui i presenti la seguono. Lo sparo di un cannone proveniente
dai bastioni segnala l’avvicinarsi dell’ora dell’esecuzione e Cecil arriva con le guardie per
condurre Maria nel salone. Elisabetta ha fatto sapere che i suoi ultimi desideri dovranno
essere esauditi e Maria chiede che Anna la possa accompagnare al patibolo. Dice a Cecil
che perdona la cugina e prega che il suo sangue possa lavar via qualsiasi ricordo di odio tra
di loro. D’improvviso appare Leicester, disperato, mentre altri colpi di cannone segnalano
che l’ora è giunta. Maria lo calma. È felice di morire con lui al suo fianco. Prega che l’ira
vendicativa di Dio risparmi l’Inghilterra. Indossando un abito rosso, colore del martirio
cattolico, sale al patibolo
***
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PROSSIMAMENTE
Domenica27gennaio,ore16.00
BallettodelBolshoidiMosca
LABAYADERE
diMariusPetipa
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