Università degli Studi di Padova
Facoltà di Lettere e Filosofia
Dipartimento di Lingue e Letterature Anglo Germaniche e Slave
Corso di Laurea Magistrale in
Lingue e Letterature Europee e Americane
Classe LM-37
Tesi di Laurea
Tony Buddenbrook:
ritratto di una donna borghese
nella Germania del XIX secolo
Relatore
Prof. Marco Rispoli
Laureanda
Francesca Luccarda
n° matr. 625437 / LMLLA
Anno Accademico 2010/2011
IDICE
ITRODUZIOE……………………………………………………………………......3
PRIMO CAPITOLO. INTRODUZIONE ALL’OPERA BUDDEBROOKS. VERFALL
EIER FAMILIE…………………………………………………………………………. 9
1.
Dal manoscritto al libro: genesi e trama del romanzo…………………………… 9
2.
Il confine fra invenzione narrativa e realtà autobiografica ……………………..14
3.
Figure e modelli: corrispondenze tra la famiglia Mann e la famiglia Buddenbrook
…………………………………………………………………………………………20
4.
Elisabeth Mann e Tony Buddenbrook: due vite a confronto……………………...28
CAPITOLO SECODO. LA VISIONE DELL’AMORE E DEL MATRIMONIO DI
TONY BUDDENBROOK …………………………………………………………...….39
1.
Introduzione alla tematica del matrimonio nelle famiglie borghesi……………...40
2.
“Sorelle letterarie” nei romanzi ottocenteschi…………………………………...46
3.
„Etwas Heiliges und Unantastbares“: La relazione tra Tony Buddenbrook e
Morten Schwarzkopf. Un bacio alla ricerca della libertà……………………………..51
4.
„Wie Glieder in einer Kette“: l’attaccamento di Tony alla tradizione familiare
borghese……………………………………………………………………………..…63
5.
„…daß die Scharte von damals durch eine zweite Ehe so ungefähr wieder
ausgewetzt wird“: la relazione tra Tony Buddenbrook e Alois Permaneder………….85
6.
„Tony Buddenbrooks dritte Ehe“: il destino di Erika Grünlich con Hugo
Weinschenk.…………………………………………………………………………..103
1
7.
Storie di amori impossibili nella famiglia Buddenbrook: matrimoni d’amore-
matrimoni d’interesse………………………………………………………………...108
CAPITOLO TERZO. RIFLESSIONI SULLA FIGURA DI TONY BUDDENBROOK
…………………………………………………………………………………………..113
1.
Tony Buddenbrook: una vittima dell’autorità patriarcale?…………………….113
1.1 Tony e il padre Jean Buddenbrook……………………………………………...115
1.2 Tony e il fratello Thomas Buddenbrook………………………………………...119
1.3 Tony e i mariti Grünlich e Permaneder…………………………………………128
2.
Tony Buddenbrook: un’eroina decadente?……………………………………...131
ZUSAMMEFASSUG……………………………………………………………...157
APPEDICE ICOOGRAFICA.................................................................................171
RIFERIMETI BIBLIOGRAFICI…………………………………………………..185
SITOGRAFIA COSULTATA………………………………………………………193
2
ITRODUZIOE
Scriveva Italo Calvino “Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da
dire”1, ed è proprio questa l’impressione che si ha una volta terminata la lettura del
romanzo che ha aperto inattesi scenari mondiali al giovane Paul Thomas Mann. Era il
1896 quando il ragazzo ventiduenne si intratteneva con il fratello Heinrich in Italia, a
Palestrina, e si accingeva a scrivere il suo primo romanzo che l’avrebbe portato alla
vincita del premio Nobel per la letteratura nel 1929 assegnatogli “principalmente per il
suo grande romanzo I Buddenbrook, sempre più riconosciuto come una delle grandi opere
della letteratura contemporanea“. Personalità di spicco della letteratura tedesca di fin de
siècle, fu un valido rappresentante dell’anima tedesca. E’ sua l’affermazione: „Wo ich
bin, ist die deutsche Kultur”2.
Presto la storia Buddenbrooks. Verfall einer Familie divenne uno dei pilastri della
letteratura del Novecento, un successo che varcò la maestosa porta di Lübeck, città natìa,
per raggiungere un pubblico di fama internazionale che lo acclamava sempre più
numeroso. Una città che l’ha visto nascere, crescere e formarsi, ma che nonostante i
numerosi cambiamenti di residenza e i molteplici viaggi, occuperà sempre un posto
speciale nel suo cuore, tanto da diventare lo scenario del suo primo capolavoro
romanzesco. Ecco allora che passeggiando per le vie della cittadina anseatica, lo scrivente
non trova guida migliore se non le pagine del romanzo scritto dal “grande figlio di
Lubecca”: Lubecca si fa dunque “città dei Buddenbrook”, la dimora nella Mengstraße 4
diviene la “casa dei Buddenbrook”.
La popolarità dell’opera trova conferma nelle numerose rappresentazioni teatrali e nelle
quattro riduzioni televisive e cinematografiche tratte dal romanzo: la prima, un film muto,
risale al 1923, la seconda nel 1959, segue la versione del 1979, di dieci ore, e per finire
quella del 2008, dove stupisce il richiamo al contesto attuale della storia messa in scena.
E’ emblema di un successo preannunciato dallo stesso Thomas Mann:
1
Italo Calvino, Perché leggere i classici, Milano, Oscar Mondadori 1995, p.7.
2
Heinrich Mann, Ein Zeitalter wird besichtigt, Berlin, Aufbau 1947, p. 231.
3
Denn wahrscheinlich sind und bleiben Buddenbrooks ‚mein‘ Buch, das mir
aufgetragene und künstlerisch einzig wirklich glückliche, das immer gelesen werden
wird3.
Nella sua sterminata produzione narrativa e saggistica si trovano disseminati frammenti di
biografia personale. Secondogenito di cinque fratelli nacque in una delle famiglie dell’alta
borghesia mercantile della città anseatica da padre commerciante dell’aristocrazia
borghese, eletto successivamente senatore, e da madre brasiliana di sangue portoghesecreolo. La duplicità delle sue origini, germanicità e esoticità, nord e sud, senso borghese
del dovere e sensibilità artistica, diviene un tratto peculiare che l’accompagna lungo il
cammino della vita vissuta e narrata. Molteplici personaggi prendono vita nei suoi scritti,
accomunati da un’alta componente autobiografica, che si fanno portavoce delle riflessioni
e dei conflitti esistenziali del loro autore.
A cento dieci anni dalla pubblicazione del romanzo l’interesse intorno all’opera non dà
segnali di arresto e si presta anzi a nuovi studi e ricerche, „denn es ist ein Irrtum, zu
glauben, der Autor selbst sei der beste Kenner und Kommentator seines eigenen
Werkes”4.
Il presente lavoro si articola in tre parti. La prima parte propone alcuni dati riguardo alla
genesi, alla trama e alla ricezione dell’opera che ha infiammato gli animi dei concittadini
e suscitato un clamore tale da costringere il responsabile del siffatto “scandalo” a
scendere in campo e difendere i suoi diritti e le sue intenzioni. Molte informazioni sono
oggi possibili grazie all’accesso ai materiali preparatori del romanzo, al fitto epistolario e
alle testimonianze dei familiari. Particolare attenzione viene posta alle numerose
corrispondenze tra la famiglia Mann e la famiglia Buddenbrook.
Essendo il romanzo rappresentazione del mondo mercantile, vi si trova molto spazio
dedicato all’analisi di quelle tematiche che appartengono all’anima borghese di fin de
siècle, e quindi ai membri maschili delle quattro generazioni. Ne consegue che la figura
3
Thomas Mann an Ferdinand Lion, Pacific Palisades, 27. Dezember 1950 in Hans Wysling/
Marianne Fischer (a cura di), Dichter über ihre Dichtungen, Thomas Mann, Teil III: 19441955, München, Ernst Heimeran Verlag 1975, p. 260.
4
Thomas Mann, Einführung in den Zauberberg für Studenten der Universität Princeton (1939) in
Thomas Mann, Gesammelte Werke in dreizehn Bänden [GW], Bd. XI, Frankfurt am Main, S.
Fischer 1974, pp. 602–616, p.614.
4
femminile diventa una cornice, una voce flebile che non viene udita in un mondo
dominato dalla mentalità affaristica e materialista.
Se questo è il quadro dipinto e se il romanzo deve mettere in scena il carattere maschile,
non si spiega come mai ad aprire e chiudere il romanzo sia una donna: Antonie
Buddenbrook, da tutti chiamata Tony. E’ proprio lei il primo personaggio di cui il lettore
fa conoscenza, fra le più di quattrocento figure che affollano le pagine dell’opera, e
sempre lei conclude la storia familiare assieme ad altre sette donne. Pertanto, se si vuole
analizzare e capire la storia della famiglia Buddenbrook, è necessario mettere in gioco la
presenza femminile personificata a tutto tondo da Tony, che tra l’altro è il nome più
ricorrente nel corso della narrazione. La figura femminile riesce dunque a farsi strada e ad
aprirsi uno spiraglio pagina dopo pagina fino a diventare una protagonista indiscussa del
romanzo, sebbene per molto tempo sia stata considerata come una figura certamente di
rilievo, ma secondaria allo sviluppo della storia, e di conseguenza ingiustamente
“snobbata” dalla critica.
Il presente lavoro si propone quindi di analizzare la figura di Tony Buddenbrook,
rivendicando il suo ruolo fondamentale alla pari di quello dei componenti maschili, e per
certi versi superiore, nella tradizione borghese. Lo studio, dedicato quasi interamente alle
sue vicende, offre il punto di vista femminile di una storia solitamente maschile, dove
anche la donna è chiamata a collaborare per la realizzazione del bene comune della ditta e
per traghettare onori e valori della famiglia. Anche lei, come molti personaggi della
produzione manniana, ha un modello reale al quale l’autore si è ispirato, oggetto di
recenti ricerche5.
5
Si fa riferimento soprattutto agli studi condotti da Karsten Blöcker, avvocato e notaio di Lübeck,
sulla figura di Elisabeth Mann:
Blöcker, Karsten: eues von Tony Buddenbrook: über die beiden Ehen der Elisabeth Mann. In:
Thomas-Mann-Jahrbuch 17 2004, pp.11-23;
Blöcker, Karsten: Tatort Königstraße 5: „Die Sache mit Biermann“; ein Wirtschaftskrimi oder
Tony Buddenbrooks dritte Ehe. In: »Der Wagen», Lübecker Beiträge zur Kultur und Gesellschaft,
Lübeck, Hansiches Verlagskontor 2006, pp. 7- 26.
Blöcker, Karsten: Tony Buddenbrook in Esslingen: „ach, es ist so hart und traurig!“; [eine
Veröffentlichung der Arbeitsstelle für Literarische Museen, Archive und Gedenkstätten in BadenWürttemberg], Marbach am Neckar, Deutsche Schillergesallschaft 2003.
5
Nella seconda parte dello scritto ci si addentra nell’intimo della ragazza e si segue il suo
processo di maturazione, dall’età infantile all’età adulta passando per le varie tappe della
vita di una donna, soprattutto per la vita coniugale. Tra rivalità, screzi familiari e interessi
economici c’è spazio anche per i sentimenti e si inserisce la vicenda di colei che vive un
ampio ventaglio di emozioni, più degli altri personaggi. Proprio per questo al termine
della lettura la sua storia rimane viva nella memoria del lettore, che in compagnia sua non
si annoia, ma partecipa al suo destino e si immedesima in lei, arrivando a provare
simpatia. Merito della raffinata indagine psicologica che l’autore ha riservato per i suoi
personaggi.
Queste considerazioni hanno spinto ad affacciarsi al panorama sociale del diciannovesimo
secolo e in modo particolare a quello delle famiglie borghesi, che propone una divisione
dei ruoli maschile e femminile sul piano economico e psicologico. Si osserveranno
dunque le distinzioni di genere e le conseguenti asimmetrie di potere nelle relazioni
uomo-donna, nello spazio pubblico e privato, in un secolo di piene trasformazioni.
Particolare attenzione è stata posta alla vita della figlia borghese nel compiere le sue
scelte, inserendosi nella questione spinosa del diritto di ogni individuo, quindi anche delle
donne, di decidere liberamente il proprio destino privato e sociale. Attraverso l’analisi
delle vicende amorose di Tony ci si è addentrati nella tematica della visione dell’amore
che ha subìto un mutamento nel corso del tempo. In special modo si è approfondito il
cosiddetto “amore borghese”, reso celebre da altri capolavori della letteratura europea,
dove si assiste allo scontro tra le aspirazioni personali e le norme sociali.
Il capitolo conclusivo vuole essere una riflessione sul ruolo che Tony ha avuto nella sua
storia, confrontando le vicende del capitolo amoroso della sua vita, presentate in
precedenza, e il contesto tipico di figlia di famiglia borghese. Il destino della ragazza di
casa Buddenbrook non smette di essere motivo di discussione e si presta a discordanti
interpretazioni sulla sua figura e sul modo di agire non sempre condiviso dal lettore,
fermo restando la distanza tra il tempo narrativo e il tempo reale. Proprio per l’ambiguità
del suo carattere si vedrà che tende a sfuggire a tutte le definizioni, ma allo stesso tempo
le attira a sé come una calamita.
Le vicende tormentate che hanno scosso la sua persona portano inevitabilmente ad
affacciarsi alla tematica della décadence, in tutte le sue accezioni. Dopotutto, l’autore ha
accostato al titolo del romanzo Buddenbrooks il sottotitolo Verfall einer Familie. Si
affronta allora in ultima istanza il problema della decadenza essendo la storia dei
Buddenbrook la storia di un Verfall, proponendo brevemente un quadro teorico dei due
6
pensatori ai quali Mann si è ispirato per sviluppare il concetto di declino. Si tratta di una
scelta d’obbligo perché Tony si inserisce in un contesto familiare ed economico toccato
da un progressivo indebolimento che agisce su più livelli. Un passaggio dal singolo, al
gruppo al tessuto sociale: un affresco narrativo della società tedesca di fine Ottocento e
del crollo di una impalcatura culturale e ideologica difesa a spada tratta. Se il processo di
sgretolamento che colpisce i componenti della famiglia è lampante e supportato da
numerosi segnali, meno lo è nel caso di Tony. L’intento è quindi quello di comprendere e
osservare come Tony influisce con il suo portato personale all’interno del processo
inesorabile di decadenza, affidando la parola direttamente a lei e dando voce alle sue
continue riflessioni sul suo operato, sulla sua vita e su quella della venerata famiglia.
Lungi dal voler fare un processo alle colpe, si nota che la storia di Tony Buddenbrook si
incastra a quella precipitosa della sua famiglia, nel bene e nel male.
7
8
PRIMO
CAPITOLO.
ITRODUZIOE
ALL’OPERA
BUDDEBROOKS.
VERFALL EIER FAMILIE
Ohne Familien- und Heimatsinn,
ohne Liebe zu Familie und Heimat
werden Bücher wie ›Buddenbrooks‹
nicht geschrieben
Thomas Mann, Ein Nachwort zu Buddenbrooks6.
1. Dal manoscritto al libro: genesi e trama del romanzo
„Ohne viel Hoffnung, ohne viel Verzweiflung”7: con questi sentimenti Thomas Mann
inviò il suo manoscritto il 13 agosto 1900 all’editore Samuel Fischer.
Ich weiß noch, wie ich es verpackte: so ungeschickt, daß ich mir heißen Siegellack
auf die Hand fallen ließ und eine fürchterliche Brandblase davontrug, die mich lange
quälte. Das Manuskript war unmöglich. Doppelseitig geschrieben [...] täuschte es
über seinen Umfang, stellte aber für Lektoren und Setzer eine starke Zumutung dar.
Eben weil es nur einmal vorhanden war, erste und einzige Niederschrift, entschloß
ich mich zu einer Postversicherung und setzte neben die Inhaltsangabe `Manuskript´
eine Wertsumme auf das Paket: ich glaube gar eintausend Mark. Der Schalterbeamte
lächelte8.
Per capire i motivi che spinsero l’autore a intraprendere la stesura del romanzo bisogna
fare un salto indietro di tre anni. Era il 29 Maggio 1897 quando Thomas Mann ricevette
una lettera da Samuel Fischer che gli offriva la possibilità di pubblicare un grande lavoro
di prosa, presumibilmente un romanzo. Lo scrittore non si fece sfuggire l’occasione e si
6
Thomas Mann, Ein achwort zu Buddenbrooks, 1905, in Thomas Mann, Reden und Aufsätze,
Frankfurt am Main, Fischer Taschenbuch Verlag 1965, p. 717.
7
Thomas Mann, Lübeck als geistige Lebensform. Rede gehalten zur 700-Jahr-Feier der Freien
und Hansestadt im Stadttheater zu Lübeck am 5. Juni 1926, in Thomas Mann, Über mich selbst,
Frankfurt am Main, Fischer Taschenbuch Verlag 1994, pp. 28-50.
8
Thomas Mann, Über mich selbst. Autobiografische Schriften, Frankfurt am Main, Fischer
Taschenbuch Verlag 1994, p. 41.
9
mise al lavoro. Il 20 agosto 1897, in una lettera indirizzata all’amico Otto Grautoff
comunicò di essere pronto a scrivere un romanzo che doveva chiamarsi Abwärts:
Ich selbst hatte eigentlich bislang nicht geglaubt, daß ich jemals die Courage zu
einem solchen Unternehmen finden würde. Nun aber habe ich, ziemlich plötzlich,
einen Stoff entdeckt, einen Entschluß gefaßt und denke nächstens, nachdem ich noch
ein bißchen kontempliert, mit dem Schreiben zu beginnen9.
Thomas Mann abitava all’epoca con il fratello Heinrich presso la casa Bernardini a
Palestrina, in provincia di Roma, per poi trasferirsi in via Torre Argentina trenta quattro,
dove cominciò la stesura del romanzo Buddenbrooks portata a termine dopo tre anni di
lavoro il 18 luglio 1900. Trascorsero tre mesi prima che arrivasse la risposta dell’editore,
il 26 ottobre. La mole del manoscritto era tale che Fischer, nonostante avesse letto metà
romanzo, si vide costretto a chiedere al giovane scrittore di dimezzare il numero delle
pagine:
Glauben Sie, daß es Ihnen möglich ist, Ihr Werk um etwa die Hälfte zu kürzen, so
finden Sie mich im Prinzip geneigt, Ihr Buch zu verlegen. Ein Roman von fünf und
sechzig ausgedrückten Bogen ist für unserer heutiges Leben fast eine Unmöglichkeit;
ich glaube nicht, ob sich viele Menschen finden, die Zeit und Concentrationslust
haben, um ein Romanwerk von diesem Umfange in sich aufzunehmen10.
Alla precisa richiesta del suo editore Thomas Mann rispose negativamente perché tutti i
dettagli che aveva accuratamente inserito all’interno dell’opera erano per lui
fondamentali. L’autore era molto preoccupato per la decisione finale e per il destino del
suo primo romanzo, ma il 4 febbraio 1901, Fischer, questa volta portata a termine la
lettura, si dichiarò pronto a pubblicarlo nonostante la lunghezza e l’autore poté
cominciare la correzione delle bozze alla fine di marzo. In una lettera del 13 febbraio
1901 scritta al fratello Heinrich, lo scrittore non esita a mostrare la sua felicità per la
buona notizia:
9
Thomas Mann, Briefe an Otto Grautoff 1894-1901 und Ida Boy- Ed 1903-1928, a cura di Peter
de Mendelssohn, Frankfurt am Main, S. Fischer 1975, p.100.
10
Paul Scherrer, Bruchstücke der Buddenbrooks-Urhandschrift und Zeugnisse zu ihrer
Entstehung: 1897-1901, in «Neue Rundschau», 2 (1958), p. 273.
10
Ich werde mich photographieren lassen, die Rechte in der Frackweste und die Linke
auf die drei Bände gestützt; dann kann ich eigentlich getrost in die Grube fahren.–
Nein, es ist wirklich gut, daß das Buch nun doch ans Licht kommen wird. Es ist so
viel persönlich Demonstratives darin, daß ich, namentlich für die werte
Kollegenschaft, eigentlich erst damit ein Profil bekommen werde11.
Fu così che l’opera Buddenbrooks fu pubblicata nel 1901 agli inizi di ottobre per la casa
editrice Fischer in due volumi al costo di 12 marchi, successivamente in unico volume nel
1903 a un costo ridotto. Fu proprio con la seconda edizione che il romanzo ottenne
successo, come rivela lo stesso autore all’amico Kurt Martens da Monaco il 2 giugno
1902:
Über Buddenbrooks gab Fischer mir unverhofft gute Nachrichten: Sie seien nicht nur
ein literarischer sondern auch ein buchhändlerischer Erfolg. Abrechnung erfolgt ja
im Herbst, aber er bietet mir 1.000 Mark Vorschuß an. Das ist doch alles
Mögliches12.
Inizialmente Samuel Fischer annunciò l’opera con toni modesti, ma dopo il successo del
1903 ne aumentò la pubblicità. Nel 1905 erano stati venduti 35.000 esemplari, nel 1920
oltre 100.000, fino a superare il milione nel 192913. Nonostante la lunghezza del romanzo,
quindi, lo scrittore guadagnò popolarità e poté godere della fama nazionale e
internazionale culminata con la vincita del premio Nobel per la letteratura il 12 Novembre
1929. In realtà, già nel 1924 era stata fatta la proposta di assegnarli il premio, soprattutto
per il suo romanzo Buddenbrooks. Dal canto suo Thomas Mann riteneva che tale
assegnazione fosse dovuta non solo al suo primo romanzo, che gli aveva certamente
spalancato scenari mondiali, ma il successo era stato consolidato anche con opere
successive. Non mancò di dire infatti:
11
Thomas Mann, Heinrich Mann, Briefwechsel 1900-1949, a cura di Hans Wysling, Frankfurt am
Main, S. Fischer 1905, p.155.
12
Thomas Mann, Briefe 1:1889-1913, Thomas Sprecher / Hans R. Vaget / Cornelia Bernini (a
cura di), in Grosse kommentierte Frankfurter Ausgabe, vol.21, Frankfurt am Main, S. Fischer
2002, p. 201.
13
Manfred
Eickhölter,
Claudia
Bahnsen,
Die
‚Buddenbrooks‘-ein
Jahrhundertroman:
Ausstellungsführer, Lübeck Buddenbrookhaus, Heinrich-und-Thomas-Mann-Zentrum 2004, p.10.
11
Und doch hatte das Nobelcomité sich kaum in der Lage gesehen, mir den Preis
zuzuerkennen, ohne einiges weitere, das ich nachher getan. Wenn er mir nur für
‚Buddenbrooks‘ und bereits für diese gebührte, warum habe ich ihn dann nicht fünf
und zwanzig Jahre früher erhalten? Die ersten Anzeichen, daß man im Norden
anfing, meinen Namen mit dieser Institution in Zusammenhang zu bringen, kamen
zu mir im Jahre 1913, nach dem Erscheinen des ‚Tod in Venedig‘14.
Il libro, che doveva essere secondo il progetto iniziale un racconto di duecento cinquanta
pagine, divenne infine „ein als Familien-Saga verkleiderter Gesellschaftsroman”15, „ein
vom Verfallsgedanken überschattetes Kulturgemälde”16, „eine Seeelengeschichte des
deutschen Bürgertums”,17 „ein außerordentlich deutsches Buch“18, nel quale per la prima
volta „der deutsche Roman seine Ansprüche auf Weltfähigkeit anmeldete“19. Nel saggio
Meine Arbeitsweise l’autore spiega il suo modo di procedure nel stabilire la lunghezza dei
suoi romanzi:
Sie fragen mich nach der Entstehungsart meiner Arbeiten. Ich täusche mich bei der
Konzeption vor allen Dingen über den Umfang. Buddenbrooks war als Roman von
250 Seiten gedacht. Meine Ausgabe hat 701 Seiten. Also fast 3 mal so viel!20.
Anche se il personaggio principale del racconto doveva essere Hanno Buddenbrook e
quindi avere come tema „die Gestalt und die Erfahrungen des sensitiven Spätlings
14
Thomas Mann, Lebensabriß, in Thomas Mann, Gesammelte Werke in dreizehn Bänden, Bd.XI,
Frankfurt am Main, Fischer Taschenbuch 1974, p.142.
15
Thomas Mann, Rede und Antwort. Über eigene Werke, Huldigungen und Kränze: Über
Freunde, Weggefährten und Zeitgenossen, Frankfurt am Main, S.Fischer 1984, p.10.
16
17
ibid.
Thomas Mann, Reden und Aufsätze 3, in Thomas Mann, Gesammelte Werke in dreizehn
Bänden, Bd. XI, Frankfurt am Main, S.Fischer 1990, p.554.
18
Thomas Mann, Brief an eine nicht namentlich bekannte Frau vom 21. Januar 1952, in Thomas
Mann, Briefe 1899-1955 und achlese, Erika Mann (a cura di), Frankfurt am Main, S. Fischer
1962-1965, p. 242.
19
Mann, Über mich selbst. Autobiographische Schriften, op.cit., p. 9, p.62.
20
Thomas Mann, Essays Band 2: Für das neue Deutschland 1919-1925, Frankfurt am Main, S.
Fischer 1993, p. 241.
12
Hanno“21, assemblando il materiale Mann si ritrovò a tracciare la storia di quattro
generazioni di Buddenbrook e a tratteggiare più di quattrocento personaggi, tra figure
principali e figure minori.
Il romanzo segue la vita privata e pubblica della famiglia di commercianti e copre più di
quarant’anni, dal 1835 al 187722. Il teatro della vicenda è la Lubecca del XIX secolo, una
piccola città in cui la borghesia commerciale svolgeva un ruolo fondamentale nel tessuto
sociale ed economico, come traspare dal prestigio consolidato dalla famiglia. Il romanzo
comincia in medias res: il lettore si ritrova ospite ad una sfarzosa cena nell’anno 1835 per
festeggiare l’insediamento nella nuova casa Buddenbrook, a suggello dell’ascesa
economica e del prestigio della famiglia: uno splendido palazzo già appartenuto alla
famiglia Ratenkamp. A questo evento sono presenti tre generazioni della famiglia
Buddenbrook: i nonni, il figlio Jean, console della città, con la moglie, e i loro figli
Thomas, Antonie e Christian. Il giovedì è infatti il giorno in cui regolarmente ogni due
settimane tutta la famiglia si riunisce, ma per questa occasione speciale oltre ai parenti
che abitano in città siedono a tavola anche alcuni amici di casa. Colori, profumi, pietanze,
canti e ricordi accompagnano le conversazioni dei commensali convenuti numerosi per
l’inaugurazione della dimora. Congedati gli ospiti, ci si addentra nella vita di tutti i giorni
in casa Buddenbrook esplorando i conflitti familiari e i segreti degli affari. Saremo ospiti
in casa Buddenbrook per decenni e potremo essere partecipi alle tappe, gioiose e
dolorose, che accompagnano i membri della famiglia, soprattutto della terza generazione,
ossia dei figli del console Jean Buddenbrook: Thomas, Antonie, Christian e
l’ultimogenita Clara. Potremo spiare la vita delle generazioni precedenti leggendo dal
diario di famiglia, il quaderno sul quale vengono annotati da sempre i fatti più
significativi che scandiscono il tempo: simbolo della memoria e continuità della famosa
famiglia di commercianti. Nel 1835 la famiglia Buddenbrook è in piena ascesa. Dopo la
morte di Johann Buddenbrook la direzione degli affari passa al console. Mentre il figlio
maggiore Thomas si dimostra interessato a proseguire la via tracciata dal padre e dal
nonno, Christian e Antonie, chiamata da tutti Tony, destano forti preoccupazioni ai
genitori. Christian con il suo atteggiamento eccentrico sembra intenzionato a
intraprendere la vita dell’artista, Tony vive spensierata la sua giovinezza fantasticando un
futuro di lusso circondata da agi e onori.
21
Mann, Briefe an Otto Grautoff 1894-1901 und Ida Boy-Ed 1903-1928, op. cit. p.10.
22
Vedi Appendice, p.171.
13
E’ soprattutto con i figli del console Jean che si profila l’irreversibile decadenza dei
Buddenbrook che pagina dopo pagina prende campo. I sentimenti di allegria che
contraddistinguevano lo spirito delle prime pagine lasciano così spazio a tristezza e dolore
per la decadenza che colpisce i diversi personaggi di casa Buddenbrook, lentamente e
inesorabilmente: un declino materiale con la perdita della casa e la dissoluzione del
patrimonio, fisico con la morte e la malattia che colpiranno molti membri della famiglia,
segno tangibile del suo disfacimento e del mondo da essa rappresentato, e psicologico,
che spinge a interrogarsi sul motivo per cui una vita di fortuna e successo abbia avuto un
tale epilogo.
2. Il confine fra invenzione narrativa e realtà autobiografica
Quando nel 1897 Thomas Mann cominciò a lavorare al suo primo romanzo aveva le idee
chiare sul tema da sviluppare: „Bei der Umschau nach einem Stoff, der mir taugen
könnte, lag naturgemäß am nächsten meine eigene Kindheitserfahrung, die Geschichte
meiner eigenen Familie, als Milieu: meine Heimatstadt“23, e ancora „persönlich-familiäre
Erfahrungen“24 arrivando ad affermare che „Meine Herkunft ist ja in den
Buddenbrooks“25.
Nello scrivere il romanzo Mann prese come fonte una realtà a lui ben nota: il mondo in
cui era cresciuto. Si può infatti affermare tranquillamente che I Buddenbrook siano
l’opera più autobiografica dell’autore. Le pagine rivelano indubbiamente molti tratti della
biografia umana e intellettuale dell’autore, vale a dire la vicenda della sua famiglia
esponente della borghesia mercantile e la sua esperienza di intellettuale fin de siècle, che
si apriva alle istanze del decadentismo estraniandosi dal mondo dei padri. Nello stesso
tempo quell’itinerario personale diventava paradigma di storia europea ed il successo del
libro fu anche dovuto a questo, nonostante lo stesso Mann con molta modestia se ne
confessò sorpreso: „Man gibt das Persönlichste und ist überrascht, das Nationale
23
Peter de Mendelssohn, Der Zauberer. Das Leben des Schriftstellers Thomas Mann. Erster Teil
1875-1918, Frankfurt am Main, S. Fischer 1975, p.393.
24
Mann, Über mich selbst, op.cit. p.9, p.16.
25
Mann, Briefe 1889-1955 und achlese, op. cit. p.12, p. 206.
14
getroffen zu haben. Man gibt das Nationalste - und siehe, man hat das Allgemeine und
Menschliche getroffen […]“26.
Dato l’ampio arco di tempo attraverso cui si sviluppa il romanzo vi si ritrova un’accurata
descrizione del quadro storico e sociale del periodo in cui si svolgono le vicende. Nella
storia familiare si rispecchia la storia del diciannovesimo secolo: la famiglia ha vissuto le
guerre napoleoniche, l’ascesa dei prussiani e della borghesia liberale, della quale è a
pieno titolo esponente, ha inoltre vissuto la rivoluzione del 1848, lo sviluppo industriale e
dei trasporti come la ferrovia e i battelli a vapore e per finire la nascita del terzo Reich nel
1871.
Per quanto riguarda l’ambientazione, anche se il nome della cittadina anseatica Lübeck
non è mai nominato, il nome delle strade, la località Travemünde, gli edifici e i luoghi
non lasciano nessun dubbio27. Le case della famiglia Buddenbrook sono quelle abitate
dalla famiglia Mann. Inizialmente la famiglia Mann viveva in un’abitazione nella Breite
Straße 54, dove nacque Heinrich Mann. Il padre Johann Heinrich Mann acquistò nel 1872
un’altra casa nella Breite Straße 38 che appartenne alla famiglia fino al 1883, dove
nacque Thomas Mann e dove i fratelli Mann trascorsero la loro infanzia. Nel 1883
acquistò un immobile nella Beckergrube dove costruì una nuova casa e dove Thomas
Mann trascorse i suoi anni giovanili. La casa venne distrutta il 29 marzo 1942 da un
bombardamento. Nel romanzo Thomas si trasferisce con la moglie Gerda nella Breite
Straße e successivamente costruisce una casa nella Fischergrube, non lontano dai
magazzini Eiche nella Untertrave. I nonni paterni di Thomas Mann abitavano accanto alla
Marienkirche nella Mengstraße 4, casa della famiglia Buddenbrook. Davanti al Burgtor,
non distante da Jerusalemsberg, abitano invece i nonni materni Krögers; a Travemünde
abita il capitano Schwarzkopf nella casa nella Vorderreihe, dove a piedi si raggiunge la
Kurhaus e il Seetempel28. A Lubecca si trovano anche altri luoghi ricorrenti nel romanzo
come la piscina all’aperto presso Wakenitz, dove Hanno e Kai litigano con i fratelli
Hagenström, e la pensione di Sesemi Weichbrodt “Am Mühlenbrink Nummer 7”. Infine
dopo la morte del senatore Mann la moglie Julia abitò con i cinque figli per alcuni mesi
presso la casa nella Roeckstraße 7, prima di trasferirsi a Monaco con i tre figli piccoli,
26
Mann, Rede und Antwort. Über eigene Werke, Huldigungen und Kränze: Über Freunde,
Weggefährten und Zeitgenossen, op. cit., p.12., p. 385.
27
Vedi Appendice p. 172.
28
Vedi Appendice p. 173.
15
dato che Heinrich si trasferì a Dresda e Thomas terminò gli studi a Lubecca per poi
raggiungere il resto della famiglia. Questa casa nella Roeckstraße è la stessa in cui Gerda
si trasferisce con Hanno nell’autunno del 1876, una villa immersa nel verde.
Proprio alla città natale Thomas Mann dedicò un saggio nel 1926, Lübeck als geistige
Lebensform, dove consacrò la imprescindibile matrice lubecchese della sua produzione
poetica:
[…] es ist mein Ehrgeiz, nachzuweisen, daß Lübeck als Stadt, als Stadtbild und
Stadtcharakter, als Landschaft, Sprache, Architektur durchaus nicht nur in
Buddenbrooks, deren unverleugneten Hintergrund es bildet, seine Rolle spielt,
sondern daß es von Anfang bis zu Ende in meiner ganzen Schriftstellerei zu finden
ist, sie entscheidend bestimmt und beherrscht 29.
Lo scrittore nel romanzo rispecchia la realtà, un elemento caratterizzante le sue opere
successive. Per mantenersi il più possibile fedele agli avvenimenti spedì allo zio, il
console Wilhelm Marty, una lista di domande sulla storia di Lubecca, sullo sviluppo della
cittadina durante il diciannovesimo secolo, sul contesto politico ed economico e sugli usi
e costumi ai quali si è richiamato nel ritrarre i suoi personaggi. Il romanzo infatti risultava
agli occhi del pubblico talmente realistico in alcune parti che molti lettori, dopo la
pubblicazione, lo considerarono un romanzo a chiave, un Schlüsselroman, sentendosi
chiamati in causa e rimanendo al quanto turbati per questa inaspettata invasione della
privacy. A confermare questa opinione diffusa contribuiva il fatto che gli stessi librai di
Lubecca vendevano il libro allegandovi un foglio su cui erano riportate tutte le
corrispondenze tra i personaggi del romanzo ed i familiari e non dell’autore30.
Cominciarono così numerose discussioni: i lettori si cimentarono nell’identificare le
figure del libro e i cittadini di Lubecca si sentirono derisi dal tono scherzoso dello
scrittore.
La reazione di polemiche con il quale venne accolto il romanzo non lascia stupiti. Sembra
apparentemente una reazione di chi si sente chiamato in causa inaspettatamente e non
certo dipinto nei migliori dei modi. La faccenda acquista un’altra piega se il modello è
un’intera città, con le sue tradizioni, la sua storia e i suoi abitanti. Si tratta di un libro che
farà risuonare il nome della città anseatica non solo nel resto del Paese ma anche
29
Mann, Lübeck als geistige Lebensform, op. cit., p. 9, p. 388.
30
Vedi Appendice, p. 174.
16
all’estero data la rapida diffusione. Ci si chiede chi ha dato il diritto a Thomas Mann di
“sbattere in prima pagina” i segreti intimi di alcune persone. Il discorso sarebbe a mio
avviso diverso se l’autore si fosse limitato a rappresentare gli aspetti più intimi e meno
noti solamente delle persone appartenenti alla cerchia familiare Mann, una famiglia che
aveva il suo peso e la sua influenza nella città e quindi era abituata a “essere sulla bocca
di tutti”. Fin qui potrebbe essere stato accettabile, era la sua famiglia, era la famiglia
Mann, il suo ambiente nel quale era cresciuto e che lo poteva influenzare, anche se
avremo modo di vedere in seguito che dopotutto nemmeno i parenti più stretti furono
tanto entusiasti -o almeno non tutti- di quanto scritto nel romanzo dal giovane scrittore,
seppure sotto altri nomi. Non mancarono infatti gli ammonimenti e i consigli di essere
cauto nell’utilizzo delle varie informazioni raccolte come fece la sorella Julia. Questa
versione allora farebbe pendere l’ago della bilancia dalla parte di tutti coloro che hanno
preso il romanzo Buddenbrooks come una sorte di romanzo a chiave su persone
realmente esistenti; va ricordato infatti che lo stesso autore ha ribadito più volte la portata
biografica del romanzo. Allora la questione sarebbe di facile archiviazione. Ma si può
ridurre l’intero romanzo a un dettagliato resoconto dei fatti di alcune persone? Si
rischierebbe di sminuire la capacità dell’autore di scrivere un romanzo che ancora oggi
viene letto con vivo interesse e che continua a essere fonte di discussione, ricerche e
quant’altro. Dopotutto uno scrittore non è libero di scrivere ciò che vuole? Come può non
venire influenzato dalla realtà e dalle persone che lo circondano? Allora questo fa sì che,
pur capendo la reazione dei cittadini di non volere essere dipinti spesso negativamente in
un romanzo di fama mondiale, si deve però anche considerare il lavoro dello scrittore.
A rendere ancora più “scottante” la situazione ci fu un episodio che accadde alcuni anni
dopo la pubblicazione del romanzo. Nel 1903 apparve infatti un libretto Aus einer kleinen
Garnison. Ein militärisches Zeitbild in cui un certo tenente Fritz Oswald Bilse,
pseudonimo di Fritz von Kyrburg, per vendicarsi di taluni suoi avversari, raccontava
intimi pettegolezzi sui membri della guarnigione di Lubecca. Nel processo che ne seguì
sia l’accusa che la difesa misero Bilse sullo stesso piano di Mann. In quell’occasione
allora lo scrittore reagì all’accusa e spiegò la sua visione dei fatti in un articolo Ein
achwort zu Buddenbrooks che apparve sul Lübecker General-Anzeiger il 7 novembre
1905.
17
Wenn ich als Lübecker und Angehöriger einer lübeckischen Familie sprechen soll, so
kann ich sagen: Ich habe zu Ehren meiner Vaterstadt und meiner Familie auf meine
Art ebenso viel getan, wie mein Vater, der vielleicht in Lübeck noch nicht vergessen
ist, auf seine Art getan hat. Ich habe in hunderttausend Deutschen Teilnahme für
lübeckisches Leben und Wesen geweckt, ich habe die Augen von hunderttausend
Menschen auf das alte Giebelhaus in der Mengstraße gelenkt, habe gemacht, daß
hunderttausend Menschen es als eine interessante Lebenserinnerung betrachten
würden, wenn sie Gelegenheit hätten, die Urbilder der in meinem Buche wandelnden
Gestalten persönlich kennenzulernen, und es ist gar nicht ausgeschlossen, daß man in
diesen Gestalten noch seine Freude haben wird zu einer Zeit, wenn wir alle, die
Urbilder und ich selbst, längst nicht mehr zu den Lebenden gehören31.
Significativo anche il fatto che conclude l’articolo ricordando che „trotz aller KünstlerLibertinage, ein Lübecker Bürger geblieben bin. Ich grüße die Heimat von Herzen. Sie
soll nicht so schlecht von mir denken!„32.
Nel 1906 scrisse inoltre il saggio Bilse und Ich, dove ribadì le sue posizioni e cercò di
spiegare il motivo delle accuse.
Die Identifikation ist es eben, welche die Leute skandalisiert. Mit jener erwähnten
Folgsamkeit
dem
gegebenen
Detail
gegenüber
eignet
ein
Dichter
sich
Äußerlichkeiten an, welche der Welt ein Recht geben, zu sagen: Das ist Der, ist Die.
Hierauf beseelt und vertieft er die Maske mit anderem, Eigenem, benutzt sie zur
Darstellung eines Problems, das ihr vielleicht ganz fremd ist, und Situationen,
Handlungen ergeben sich, die dem Urbild wahrscheinlich völlig fern liegen. Dann
aber halten die Leute sich für berechtigt, aufgrund der Äußerlichkeiten auch alles
Übrige für ‚wahr‘, anekdotisch kolportiert, für Ausplauderei und sensationellen
Klatsch zu nehmen, – und der Skandal ist da33.
Nel saggio difende il diritto dello scrittore a ispirarsi alla vita reale e spiega di trasformare
in letteratura modelli reali. Sostiene che i grandi poeti preferiscono basarsi su qualcosa di
già dato, piuttosto che inventare, ossia cercano di soddisfare le esigenze della
31
Mann, Ein achwort zu Buddenbrooks 1906, op. cit., p. 9, pp. 714-17.
32
ibid.
33
Thomas Mann, Bilse und Ich, 1906 in Thomas Mann, Gesammelte Werke in dreizehn Bänden,
Bd.X, Reden und Aufsätze 2. Frankfurt am Main, S. Fischer 1990, p. 9-22.
18
composizione servendosi di cose reali. Ma quello che l’artista prende dalla sua realtà
empirica è soggetto alla Beseelung con il suo spirito e la sua essenza e questo processo
poetico è definito come “die subjektive Vertiefung des Abbildes einer Wirklichkeit”34.
Nel saggio quindi risponde alle accuse che gli erano state mosse dai suoi concittadini e
nel fare questo spiega quella che è l’essenza di uno scrittore.
`Der Künstler´, hat ein Dichter und Denker gesagt, `der nicht sein ganzes Selbst
preisgibt, ist ein unnützer Knecht´. Das ist unsterblich wahr. Wie aber kann ich mein
ganzes Wesen preisgeben, ohne zugleich die Welt preiszugeben, die meine
Vorstellung ist? Meine Vorstellung, mein Erlebnis, mein Traum, mein Schmerz?
Nicht von Euch ist die Rede, gar niemals, seid des nun getröstet, sondern von mir,
von mir…35.
Sfogliando pagina dopo pagina del libro è dunque inevitabile la reazione dei cittadini di
Lubecca. Sarebbe però limitato fermarsi a un resoconto di cronaca di quanto avvenuto nel
corso
del
diciannovesimo
secolo.
Si
perderebbe
l’interesse
dell’autore
alla
rappresentazione veritiera dell’intimo, degli stati e degli sviluppi psicologici dei suoi
personaggi oltre che alla descrizione degli spazi abitativi.
Nel libro dei ricordi Ein Zeitalter wird besichtigt Heinrich Mann etichetta il romanzo
come „einfach unsere Geschichte, das Leben unserer Eltern, Voreltern, bis rückwärts zu
Geschlechtern, von denen uns überliefert worden war, mittelbar oder von ihnen selbst“36.
Thomas Mann ricorda inoltre l’atmosfera che si respirava in famiglia quando leggeva
alcune parti del romanzo alla madre, ai fratelli e sorelle e agli amici più intimi:
Das war eine Familienunterhaltung wie eine andere, man lachte, und wenn mir recht
ist,
war
di
allgemeine
Auffassung
die,
es
handle
sich
bei
meinem
weitläufigeigensinnigen Unternehmen um eine Art Privatvergnügen von geringen
Weltaussichten37.
34
ibid., p.21.
35
ibid., p.22.
36
Mann, Ein Zeitalter wird besichtigt, op. cit. p.3, p. 500.
37
Mann, Über mich selbst, op. cit., p. 9.
19
Sulla base della propria storia familiare lo scrittore ha dunque tracciato di pari passo
quella della famiglia Buddenbrook. Entrambe le famiglie sono esponenti della società
borghese del diciannovesimo secolo: famiglie patrizie, di ottima reputazione, che possono
vantare di fama e successo grazie alle azioni dei predecessori. Inoltre, entrambe le
famiglie hanno avuto a che fare con il declino di una azienda di famiglia, anche se nel
romanzo la tematica della decadenza sia in ambito pubblico che privato è più marcata. La
madre dello scrittore gli fece pervenire oltre ad alcune ricette numerosi documenti di
famiglia dove erano annotati gli avvenimenti dei tre predecessori del figlio che lui poté
consultare e utilizzare per la sua storia. Questi documenti costituiscono quindi la fonte dal
quale l’autore ha tracciato la genealogia della famiglia Buddenbrook.
Per quanto riguarda la provenienza dei personaggi, nel romanzo i Buddenbrook risultano
avere degli antenati provenienti dal Mecklenburgo. Alla fine del sedicesimo secolo un
Buddenbrook, il più antico che si conoscesse, era vissuto a Parchim e suo figlio era
divenuto consigliere comunale a Grabau dove aveva sposato Brigitta Schuren, la figlia del
predicatore. Entrambe le famiglie discendono da un sarto di professione, che si era
sposato a Rostock, dove era vissuto circondato da molta agiatezza e mettendo al mondo
molti figli, morti e vivi. Un altro ancora aveva intrapreso la via del commercio a Rostock
e dopo parecchi anni anche il nonno del console si era trasferito a Lubecca dove aveva
fondato la ditta Buddenbrook nel 1768. La ditta della famiglia dell’autore venne fondata
invece nel 1794, come registrato nelle carte di famiglia. I festeggiamenti per il centenario
della ditta sono puntualmente presenti in entrambe le cronache familiari38.
3. Figure e modelli: corrispondenze tra la famiglia Mann e la famiglia
Buddenbrook
Arrivati a questo punto non si può dipingere un ritratto della famiglia Buddenbrook senza
fare riferimento alle persone che sono entrate in maniera più o meno significativa nella
vita dell’autore e di conseguenza nel suo primo romanzo, dal momento che l’intera opera
è un rimando alla sua realtà autobiografica.
Nel libro trova spazio il ricordo dei nonni dello scrittore, che nel romanzo prendono il
nome di Johann Buddenbrook e Elisabeth Buddenbrook. Thomas e i suoi fratelli
38
Ken Moulden / Gero von Wilpert (a cura di), Buddenbrooks-Handbuch, Stuttgart, Körner
1988, p. 13.
20
trascorrevano diverso tempo a casa della nonna nella Mengstraße. L’ampio edificio con il
giardino sul retro era infatti la meta preferita del giovane Thomas Mann che amava
soprattutto rifugiarsi nel granaio.
Il prototipo per Johann Buddenbrook, fondatore dell’omonima ditta Johann Buddenbrook
è Johann Sigmund Mann, a capo della ditta di famiglia Johann Siegmund Mann,
Commissions- und Speditionsgeschäft, che arrivò da Rostock a Lubecca il 24 aprile 1794.
Presto la sua ditta per il commercio dei cereali divenne una delle prime della città. Alla
sua morte avvenuta nel marzo del 1848 lasciò la casa della Mengstraße che serviva da
ufficio e da abitazione e i ricchi magazzini sul fiume Trave. Nel romanzo il
rappresentante della prima generazione della famiglia Buddenbrook incarna lo spirito
borghese pratico ed efficiente, solido fisicamente e psicologicamente, raffinato
culturalmente, che attraverso gli affari ha costruito una fiorente azienda commerciale. E’
proprio il capostipite della dinastia, nel 1835 già settantenne, ad aprire le pagine del
romanzo con la nipote Antonie.
La moglie del console Jean, Elisabeth Buddenbrook nata Kröger, apre il romanzo all’età
di trentadue anni. Il modello reale a cui l’autore si ispirò è la nonna Elisabeth Marty,
seconda moglie di Johann Sigmund Mann, figlia di Johann Heinrich Marty, un ricco
svizzero trapiantato a Lubecca e Catharina Elisabeth Marty. Nel romanzo spicca la sua
inclinazione al lusso e l’eleganza della sua figura in ogni circostanza. Il bisnonno e la
bisnonna corrispondono rispettivamente a Lebrecht Kröger e a Madame Kröger.
Il console Johann Sigmund Mann II funge da modello per la figura del console Jean
Buddenbrook. Figlio maggiore di Johann Sigmund Mann I restò a capo della ditta
assumendo il titolo di console dei Paesi Bassi. Proprio come il suo corrispettivo il console
Jean non fa mancare il suo amore verso i figli, anche se allo stesso tempo ne influenza le
scelte e le azioni. Tratto saliente della sua personalità è il forte sentimento religioso, che
alla morte passerà alla moglie.
Per quanto riguarda gli esponenti della terza generazione viene dedicato più spazio a
Thomas, Tony, Christian e uno spazio marginale a Clara.
Thomas Buddenbrook presenta dei forti tratti di Johann Heinrich Mann, padre dell’autore
e si avvicina a Thomas Mann stesso. Il primo riuscì a mantenere intatte le tradizioni della
ditta e della famiglia, all’età di ventitre anni divenne capo della ditta Mann, e a ventinove
anni ottenne l’ambìto titolo di senatore. La sua riconosciuta capacità negli affari e nella
vita pubblica si accompagnava all’interesse per eventi mondani e culturali: era sempre
vestito impeccabilmente e furoreggiava nei salotti. Conquistò una delle ragazze più
21
ambìte della città, Julia da Silva-Bruhns, nata in Brasile da commerciante tedesco e da
una brasiliana di origine creola, che sposò nel 1869 e da cui ebbe cinque figli: Heinrich,
Thomas, Julia, Carla e Viktor. L’autore spiando fra le pagine del diario di famiglia porta a
conoscenza i lettori dell’etica Buddenbrook, vale a dire della filosofia del padre: „Mein
Sohn, sei mit Lust bei den Geschäften am Tage, mache aber nur solche, daß wir bei Nacht
ruhig schlafen können“39.
In secondo luogo il carattere di Thomas Buddenbrook ricorda per certi tratti quelli del suo
creatore. Verso la fine del romanzo emergono infatti delle tematiche che avvicinano i due,
quali la vita da borghese, l’esistenza religiosa e la vena pessimistica. Non a caso Katja
Mann scrisse: „In der Figur des Senators steckt also ja auch sehr viel Thomas Mann
drin“40. La sua maniacale pulizia e l’attenzione nel vestirsi sono lo strumento con il quale
Thomas, verso la fine della sua vita, vuol far intendere agli altri di essere ancora sicuro di
sé, anche se si tratta di mera apparenza. Nonostante siano numerose le soddisfazioni
nell’arco della sua vita, i primi traguardi della ditta, il fidanzamento e il matrimonio con
Gerda, la costruzione di una nuova e ricca casa, l’elezione a senatore e la nascita del figlio
Hanno, si ritrova a vivere con poche gioie e con il pensiero fisso della vecchiaia.
Il modello per Christian Buddenbrook é il fratello del senatore Johann Heinrich Mann,
ossia Friedrich Wilhelm Mann, chiamato dai nipoti Onkel Friedel. Di lui si possono
sapere le reazioni al romanzo, in modo particolare all’insistente quanto scomodo
paragone con il “ribelle” Christian Buddenbrook. Nel 1903 aveva avuto modo di dire
subito al nipote quello che pensava del romanzo inviandogli una cartolina da Cuxhaven
dove si era nel frattempo trasferito: „Dein Buch, Die Buddenbrooks hat mir viele Leiden
bereitet. Ein trauriger Vogel, der sein eigenes Nest beschmutzt!41”. Una reazione che lo
39
Thomas Mann, Buddenbrooks, Text, Eckhard Heftrich/ Stephan Stachorski (a cura di)
in Thomas Mann, Grosse kommentierte Frankfurter Ausgabe. Werke-Briefe- Tagebücher,
Bd.1.1, Frankfurt am Main, S. Fischer Verlag 2002, p.190. Il rimando alla cosiddetta Grosse
kommentierte Frankfurter Ausgabe, cui si fa qui riferimento, apparirà d’ora nel lavoro con la sigla
GkFA, seguita dal numero del volume e della pagina.
40
Katia Mann, Meine ungeschriebenen Memorien, Elisebeth Plessen/Michael Mann (a cura di),
Frankfurt am Main, S. Fischer 1974, p. 176.
41
Sonja Matthes, Friedrich Mann, oder, Christian Buddenbrook: eine Annäherung, Würzburg,
Königshausen & Neumann GmbH 1997, p. 56.
22
scrittore non accettò, come scrisse in una lettera datata 18 gennaio 1904 al fratello Heirich
Mann:
Neulich bekam ich plötzlich eine Karte von Onkel Friedel, eine Ansichtskarte von
einem Nordseedampfer […]. Zuerst empfand ich eine Art von komischem Stich.
Dann dachte ich: ‚Du Thor! Er begreift also nicht, daß ich mich besser, länger,
leidenschaftlicher mit ihm beschäftigt habe als sonst irgend jemand‘42.
In seguito Friedrich Wilhelm Mann volle ribadire pubblicamente la sua amarezza nei
riguardi dell’autore scrivendo in un inserto del giornale nel 1913 la seguente lettera, che
scateno l’ilarità di numerosi lettori divertiti dalla sua reazione:
Es sind mir im Laufe der letzten zwölf Jahren durch die Herausgabe der
„Buddenbrooks“, verfasst von meinem Neffen, Herrn Thomas Mann in München,
dermassen viele Unannehmilichkeiten erwachsen, die von den traurigsten
Konsequenzen für mich waren, zu welchen jetzt noch die Herausgabe des Alberts
schon Buobes „Thomas Mann und seine Pflicht“ tritt. Ich sehe mich deshalb
veranlasst, mich an das lesende Publikum Lübecks zu wenden und dasselbe zu bitten,
das oben erwähnte Buch gebührend einzuschätzen. Wenn der Verfasser der
„Buddenbrooks“ in karikierender Weise seine allernächsten Vorwandten in den
Schmuts nicht und deren Lebensschicksale eklatant preisgibt, so wird jeder
rechtdenkende Mensch finden, daß dieses verwerflich ist. Ein trauriger Vogel, der
sein eigenes Nest beschmutzt43.
Thomas Mann rispose commentando che non c’era esempio migliore per la differenza tra
il personaggio e il modello: „Mein Christian Buddenbrook hätte dieselbe Annonce nicht
geschrieben”44. Molte però sono le somiglianze a cui lo scrittore allude. Lo zio Friedel
nacque il 16 settembre 1847 a Lubecca, dopo la scuola nel 1865 si recò a Londra per
lavorare presso un commerciante, ma trascorse gran parte del tempo a teatro frequentando
la vita notturna. Senza far ritorno alla città natale partì per il Sud America dove rimase tre
anni per poi ritornare a casa dove lavorò per poco tempo nell’azienda di famiglia. In
42
ibid.
43
ibid.
44
Mann, Briefe an Otto Grautoff 1894-1901 und Ida Boy-Ed 1903-1928, op. cit. p.10, p. 175.
23
seguito si trasferì ad Amburgo lontano dal fratello e protetto dalla madre. Qui fece la
conoscenza di Alice Kahlbau con la quale ebbe dei figli.
A differenza del romanzo il rapporto tra Friedrich Wilhelm Mann e il fratello Johann
Heinrich Mann non deve essere stato così conflittuale come avviene tra Thomas e
Christian. Nel testamento infatti Johann Heinrich Mann affidò al controllo di Friedel il
figlio maggiore Heinrich con la speranza che il fratello riuscisse a esercitare su di lui
un’influenza positiva.
Christian Buddenbrook è fin da bambino di carattere istrionico, ama fare scherzi e
imitazioni per divertire la gente che conosce. Inoltre è solito raccontare storie sulle sue
esperienze nel continente sudamericano che assomigliano a quelle della mamma
dell’autore. Crescendo mantiene il carattere divertente ed originale, anche se il suo
atteggiamento gaudente gli procura le prime antipatie da parte del fratello Thomas, serio e
responsabile, che non ama il suo fare. Christian si dimostra infatti poco interessato agli
affari della ditta, in netto contrasto con le tendenze di Thomas e gli auspici del padre.
Inoltre la sua salute è cagionevole e una serie di indefiniti malanni gli impediscono di
applicarsi al lavoro. Per fargli acquisire esperienza nel campo del commercio viene spinto
a recarsi all’estero, ma anche in questi posti preferisce impiegare il suo tempo per
divertirsi piuttosto che per lavorare. In questo periodo il rapporto tra Thomas e Christian
diventa quanto mai conflittuale: il nuovo capo famiglia Buddenbrook non ama che il
fratello si disinteressi della ditta e la cosa che più di ogni altra lo infastidisce è che con la
sua reputazione macchi l’integerrimo nome di famiglia. I rapporti peggiorano sempre più,
finché Christian decide di abbandonare la casa per sposare Aline Puvogel, una ragazza
agli occhi di tutti di facili costumi, conosciuta durante le frequentazioni degli ambienti
teatrali, di cui si era innamorato e da cui aveva avuto una figlia. Poco dopo, le sue
condizioni di salute lo costringono a farsi ricoverare in un istituto, dove rimarrà fino alla
fine del romanzo. In realtà i litigi tra i due fratelli sono da collegare ai tentavi di ribellione
di Thomas Mann con il padre.
Il modello per Clara Buddenbrook, che inizialmente si doveva chiamare Maria, è Olga
Maria Mann. Nacque nel 1845 a Lubecca e si sposò a vent’anni con il commerciante
tedesco Gustav Sievers per poi trasferirsi a San Pietroburgo, dove abitò ammalata e senza
figli e morì all’età di quarantun anni. Si ha traccia di lei leggendo la storia di Clara
Buddenbrook e della sua fragilità, personaggio femminile a cui non viene dedicato molto
spazio nella vicenda della famiglia. Clara è l’ultimogenita di Jean e Elisabeth, nata un po’
prematura dopo una gravidanza che ha causato molti dolori alla madre. A diciannove anni
24
sposa Sievert Tiburtius, pastore di Riga, ma la sua salute cagionevole la condanna a una
precoce morte.
Altra rappresentante della terza generazione Buddenbrook, è Antonie Buddenbrook.
Riguardo a lei, al suo modello nella famiglia Mann e ai personaggi maschili con i quali
entrerà in stretto contatto rimando al paragrafo successivo, essendo una delle protagoniste
del romanzo, ma figura femminile attorno alla quale ruota la presente trattazione.
L’ultimo esponente di casa Buddenbrook, ossia unico rappresentante della quarta
generazione è Johann Buddenbrook, chiamato da tutti Hanno. Nessun altro personaggio
del romanzo presenta delle somiglianze tali con l’autore. La sua inclinazione per la
musica, per l’arte e la sua melanconia, la sua posizione difensiva verso l’atteggiamento
del padre nella vita lavorativa e privata affiorano nel racconto autobiografico dello stesso
autore. L’infanzia di Thomas fu un’infanzia felice, vissuta all’ombra della madre e di
Heinrich, il fratello maggiore. La prima, con la sua vitalità, la sua fantasia, la sua passione
per la musica costituiva un’eccezione non solo nell’ambiente familiare, ma in tutto
l’ambiente cittadino. Nel libro ci sono dei riferimenti all’infanzia del piccolo Hanno, che
rimanda a quella dello scrittore come il teatrino delle marionette che Hanno riceve a
Natale e ancora il libro delle mitologie, quel libro di saghe greche dal quale la mamma
Julia leggeva al figlio Thomas e accresceva così la sua fantasia, o i sentimenti di
esaltazione e stupore per aver assistito a un’opera teatrale. Inoltre anche l’autore, come
Hanno, provava ripugnanza per la scuola, l’edificio del Katharineum. Nel romanzo
racconta i cambiamenti avvenuti nella vecchia scuola, dopo il 1870, sotto la guida dello
spirito prussiano con la sua rigida e sterile disciplina, attraverso la descrizione di una
angosciosa giornata di Hanno a scuola, preludio della malattia e della morte del
giovinetto. Mentre il senatore Mann dovette rassegnarsi alla prospettiva della fine della
famiglia in quanto rappresentante di un orgoglioso patriziato borghese legato al
commercio, diversa è la posizione del senatore Buddenbrook: Hanno deve prendere in
mano le sorti della ditta una volta che il padre è venuto a mancare, come è successo con le
precedenti generazioni. Perciò è fuori discussione che il figlio frequenti un istituto tecnico
commerciale, per diventare un giorno commerciante. Il disinteresse di Hanno verso gli
studi rispecchia quello nutrito verso la ditta del padre. Nonostante il senatore per
introdurlo alla carriera commerciale lo interroghi di continuo, facendogli recitare i nomi
delle strade, il figlio oppone resistenza. Certamente Hanno non è il tipo di erede di cui ha
bisogno la famiglia. Preferisce la solitudine al caos, la musica alla scuola e ha paura del
padre che lo vuole propenso ad interessi che lui non condivide. Questa incapacità è
25
simboleggiata dalla debolezza e dalla sentimentalità del ragazzo che esagera i tratti dello
scrittore. Gli stessi sentimenti di Mann e i sensi di colpa provati sono tradotti con il
declino della famiglia. Hanno è un ragazzo triste che soffre psicologicamente molto e che
vorrebbe vedersi libero da tutti i vincoli che il suo nome gli impone. E’ amato dai suoi
genitori, ma non è capito, soprattutto dal padre, che non comprende il suo atteggiamento e
il suo modo di porsi nei confronti degli altri. Hanno Buddenbrook potrebbe quindi
ricordare Thomas Mann nel senso del figlio della famiglia incapace di soddisfare le
aspettative, di svolgere quel ruolo scelto da tutti per lui.
Gerda Arnoldsen, madre dell’ultimo rappresentante della dinastia e moglie del senatore
Thomas Buddenbrook, è la figlia di un violinista olandese molto virtuoso. I suoi tratti, il
rosso scuro dei capelli, l’incarnato della pelle chiaro, la sua figura slanciata e snella, uniti
al suo modo di essere la distanziano dall’ambiente tedesco, e in particolare da quello della
famiglia Buddenbrook. Il matrimonio tra Thomas Buddenbrook e Gerda Arnoldsen è
argomento di discussione nei salotti, nei circoli e persino in Borsa. In città viene descritta
come una donna dal temperamento freddo che solo la musica può alterare. Come il padre
ha maturato infatti una irrefrenabile passione per la musica che non esita a trasmettere al
figlio. Viene descritta come profondamente infelice in un ambiente alieno ad ogni forma
di arte e di bellezza. Ricorda sotto certi aspetti Julia de Silva Bruhns, la mamma
dell’autore che il padre sposò nel 1869. Suo padre Johann Bruhns, infatti, come voleva la
tradizione per i figli cadetti delle famiglie di mercanti di Lubecca, era stato mandato
all’estero a tentare la fortuna. Emigrato in Brasile, successivamente era divenuto
proprietario di diversi zuccherifici. Inoltre, grazie alla sua intraprendenza, era stato
nominato delegato imperiale di Don Pedro II per i territori dell’interno. Aveva sposato
infine la figlia di un ricco piantatore portoghese che però era morta dando alla luce uno
dei figli. Nel romanzo non viene mai nominato il Brasile, ma sicuramente si è dinanzi a
una bellezza esotica.
La gelosia di Thomas Buddenbrook per il rapporto della moglie Gerda con il sottotenente
René Maria von Throta, con cui condivideva la passione per la musica, ricorda le
frequentazioni della madre dell’autore con i musicisti che si tenevano a casa Mann.
L’autore ha dunque preso come modello alcuni abitanti di Lubecca anche per
caratterizzare personaggi minori del romanzo come Edmund Pfühl, maestro di musica e
organista della Marienkirche, che presenta delle forti somiglianze con Alexander von
Fielitz, insegnante e primo direttore d’orchestra del teatro cittadino di Lubecca. Così
26
ricordava Thomas Mann le serate musicali alle quali partecipava in casa:
Meine Mutter hatte eine kleine, aber überaus angenehme und liebliche Stimme, und
mit einem künstlerischen Takt, der das Sentimentale so selbstverständlich wie das
Theatralische ausschloß, sang sie […]. Ihr verdanke ich eine nie verlorene
Vertrautheit mit diesem vielleicht herrlichsten Gebiet deutscher Kunstpflege45.
Anche per tratteggiare la figura di Sesemi Weichbrodt, insegnante di collegio di Tony e
amica di famiglia, Thomas Mann prese a modello due persone realmente esistite: Therese
Bousset, a capo di un collegio femminile a Lubecca, e sua madre. Quando la moglie morì
durante il parto, Ludwig Bruhn decise di fare ritorno a Lubecca con i cinque figli. Mentre
i tre figli più grandi furono accuditi dalla nonna, Julia e il fratello furono affidati a una
signora francese, Therese Bousset per l’appunto46.
Altro personaggio ad avere un modello reale è Stephan Kistenmaker, amico e ammiratore
del senatore, ritiratosi dall’attività dopo aver accumulato ricchezza con il commercio dei
vini insieme al fratello. Nella realtà si tratta del commerciante Krafft Tesdorpf, membro
di una famiglia esponente dal diciassettesimo secolo del patriziato di Lubecca. Krafft
Tesdorpf divenne inoltre il tutore di Thomas Mann e dei suoi quattro fratelli assieme al
console Hermann Wilhelm Fehling dopo la morte di Johann Heinrich Mann avvenuta il
13 ottobre 1891.
La famiglia Mann non doveva fronteggiare un’acerrima competizione negli affari come
invece accade per famiglia Buddenbrook. Non c’erano degli Hagenström a contrastare di
continuo gli interessi della ditta e a ereditare alla fine il successo della famiglia; ciò
nonostante gli Hagenström, comproprietari della ditta di esportazione “Strunck &
Hagenström” hanno come modello la famiglia Fehling.
Nei Buddenbrook c’è spazio anche per le figure sacerdotali tra le quali il pastore Andreas
Pringsheim, subentrato al vecchio Kölling, che si ispira al pastore Ranke.
Il conte Kai Mölln, l’unico compagno con il quale Hanno ha stretto un rapporto profondo
sin dai primi giorni di scuola, un ragazzo di nobile origine, ma dall’aspetto trasandato,
ricorda il compagno di scuola dell’autore, Eberhard Graf Schwerin.
45
Mann, Über mich selbst, op. cit., p.9.
46
Julia Mann, Ich spreche so gern mit meinen Kindern. Erinnerungen, Skizzen, Briefwechsel mit
Heinrich Mann, a cura di Rosemarie Eggert, Berlin, Aufbau Taschenbuch 1991.
27
Klothilde Buddenbrook, detta Thilde, proviene da un ramo laterale della famiglia, del
tutto privo di mezzi: è la figlia di un nipote del vecchio signor Buddenbrook che fa
l’intendente in una tenuta vicino a Rostock e viene accudita in casa perché ha la stessa età
di Antonie ed è una ragazza volonterosa. Viene però descritta al termine della narrazione
come una vecchia zitella che ha accettato il suo destino e non ha fatto nulla per sfuggirvi:
non mostra infatti interesse per il matrimonio e proprio per questo Thomas le troverà una
sistemazione in un monastero. Nel romanzo viene spesso ripresa per la sua abitudine a
mangiare in gran quantità nonostante il suo fisico asciutto. Nella realtà l’autore si ispira
alla cugina paterna Thekla Mann. Così come nel romanzo c’è un contrasto tra il
temperamento di Tony e quello della cugina, anche nella vita reale si trova lo stesso
contrasto tra Elisabeth e Thekla Mann.
4. Elisabeth Mann e Tony Buddenbrook: due vite a confronto
Dopo aver presentato numerosi personaggi della famiglia Buddenbrook è giunto il
momento di trattare la figura di Antonie Buddenbrook, personaggio attorno al quale ruota
il presente elaborato. Anche questa figura femminile, come la maggior parte di quelle che
affollano le pagine del romanzo, presenta degli elementi autobiografici di facile
individuazione. Il modello a cui Thomas Mann si è ispirato per rappresentare Tony
Buddenbrook è la zia Elisabeth, sorella del padre47. Risulta allora opportuno ripercorrere
la vita di Elisabeth Mann per addentrarsi in quella di Antonie Buddenbrook e trovare
molti aspetti comuni che emergeranno nel corso della presente trattazione, dal momento
che l’autore ha ricostruito la storia del suo personaggio di pari passo con quella della zia.
Tantissime informazioni sulla vita della zia Thomas Mann poté ricavarle dal resoconto
che la sorella Julia gli fece pervenire. Dal primo all’otto settembre 1897, infatti, Julia
Mann si impegnò nella scrittura di un quaderno di ventotto pagine su richiesta del fratello
dove raccolse accuratamente tutto quello che la zia, che all’epoca si trovava a Dresda, le
aveva raccontato e che fu fondamentale per la caratterizzazione del personaggio
femminile48. Lo stesso autore parlando del contributo della sorella lo ricorda come „viel
47
Vedi Appendice, p.175
48
Vedi Appendice, p. 183.
28
an Fakten, menschlicher Physiognomie und Verhaltensweise[n]”49 e per ringraziarla le
dedicò la terza parte del romanzo che racconta la vita di Tony.
Dal canto suo la sorella non scordò di ammonire il fratello per quello che si accingeva a
fare poiché era del tutto consapevole dello scandalo che sarebbe scoppiato a Lubecca
dopo la pubblicazione del romanzo. Gli scrisse infatti:
[…] Nun habe ich aber die große, dringende Bitte an dich, doch ja recht, recht
vorsichtig umzugehen mit den Mitteeilungen, die ich Dir gemacht habe. Bedenke,
daß mehrere von den erwühnten Personen noch leben – unter Anderm Elfeld, – und
gehe besonders mit Alice‘s Geschichte schonend um. Ich hätte Dir vielleicht einiges
mehr über sie schreiben können, aber ich fühle, daß jedes Wort eine Indiskretion ist,
das ich von dem schreibe, was sie mir als Verwandte und Freundin anvertraut hat,
und ich fürchte schon zuviel gesagt zu haben. Bitte, nimm mir diese Ermahnung
nicht übel, –ich darf ja eigentlich voraussetzen, daß du alles taktvoll behandeln
wirst–50.
Julia racconta dell’infanzia della zia che nacque nel 1839. I genitori viaggiavano spesso
insieme, soprattutto in Svizzera e a Parigi, e durante la loro assenza i bambini venivano
accuditi da una signora, Ida Buchwaldt. La zia, una ragazza alquanto vivace, cambiò più
volte scuola, anche se le piaceva studiare, e fu messa infine in collegio. Amava leggere il
romanzo Ein launenhaftes Weib, la cui eroina aveva secondo la sua educatrice delle
somiglianze con la piccola Elisabeth. La sorella dell’autore narra delle amicizie della zia
con Hermann e Julchen Fehling e dei suoi primi amori, come l’affetto nutrito per un
giovane spagnolo con il quale si scambiava di nascosto biglietti d’amore. Un tratto
caratterizzante era la sua tendenza al lusso che doveva avere ereditato dalla madre. Julia
descrive inoltre le sensazioni e le reazioni della fanciulla all’irrompere dei moti
rivoluzionari nel 1848, quando aveva nove anni.
Il signore Elfeld al quale la sorella alludeva nella lettera era il primo marito di Elisabeth
che nel romanzo prende il nome di Bendix Grünlich, il commerciante di Amburgo, primo
49
Ulrich Dietzel, Tony Buddenbrook- Elisabeth Mann. Ein Beitrag zur Werksgeschichte der
Buddenbrooks, in «Sinn und Form», 15, Rütten & Loening, Berlin 1963, p. 499.
50
GkFA Bd. 1.2, p.642.
29
marito di Antonie51. Nacque il 6 dicembre 1829 a Ratzeburg e fu battezzato con il nome
di Ernst Georg Anton Elfeld nella chiesa San Pietro. Suo padre prima di diventare pastore
a Krummesse era rettore della Stadtschule. Il suo nome comparve per la prima volta,
all’età di ventiquattro anni, nella rubrica con recapito Neue Fuhlentwiete 104.
Julia racconta l’incontro tra la zia allora diciassettenne e il futuro sposo Ernst Elfeld,
avvenuto una sera nella casa dei genitori nella Mengstraße. La reazione della ragazza alla
vista del pretendente fu lapidaria: „Was will denn der Kerl hier am späten Abend?52”. Fin
dal primo sguardo il pretendente non fece quindi una bella impressione sulla ragazza:
„Was für ein langweiliger, gezierter Mensch!”53; opposta fu la reazione della famiglia che
lo accolse ben volentieri in casa. Il padre la mandò per riflettere presso la famiglia Bartels
a Stettin, una delle famiglie più ricche e in vista della città. Le pressioni furono talmente
tante che messa alle strette decise di pronunciare il suo sí e il matrimonio fu celebrato con
il nuovo anno.
Venne composta una poesia per festeggiare il coronamento di questa unione, metà in alto
tedesco, metà in basso tedesco, che assomiglia alla poesia recitata nel romanzo da Jean
Jacques Hoffstede in onore della cena per l’inaugurazione della nuova casa della famiglia
Buddenbrook. Ecco alcune strofe del componimento:
Der Bräutigam zählt 27 Jahre
und 18 seine Braut;
Ihr Bund enthalte alles Schöne, Wahre,
Weil Beide lieb und traut.
Herr Ernst Elfeldm to Crummess‘ geboren
hett op Hochschool hier lehrt;
He is de Söhn von dortigen Pastoren,
den allgemehn man ehrt.
[…]
Gott segne seine Firma und sein Streben,
da er so lieb und traut;
Erhebt das Glas: „Hoch soll Ernst Elfeld leben
mit seiner theuern Braut!“
51
Vedi Appendice, p.176.
52
GkFA Bd. 1.2, p.647.
53
GkFA Bd. 1.2, p.648.
30
De braven Oellern mütt Ehnjeder wäten,
Kahmt nu tonächst heran;
Herr Pastor Elfeld hoch! Nicht to vergäten:
Herr Johann Sigmund Mann!54.
La neo coppia andò ad abitare ad Amburgo presso un edificio di nuova costruzione al
Neuen Wall 59 per poi trasferirsi a Ütersen quando Elfeld dichiarò fallimento, soprattutto
a causa della prima crisi economica mondiale del 1857 che colpì anche alcuni membri
della famiglia Mann costringendoli a sacrifici55. La dote che aveva ricevuto in dono con il
matrimonio aveva causato solo in parte la salvezza della ditta e ammontava a 5.000
marchi (non a 80.000 marchi, cifra che compare nel romanzo). Anche nel processo del
divorzio venne sottolineato che il signor Elfeld aveva ingannato il suocero sulla reale
situazione dei suoi affari. Nel racconto che Julia fa al fratello si parla di una piccola città
di Ültzen dove nacquero entrambi i bambini. Il 7 settembre 1858 nacque una bambina
battezzata con il nome di Olga Catharina Elisabeth che aveva tre madrine, come
richiedeva la tradizione: la bisnonna Catharina Elisabeth Marty, la nonna Elisabeth Mann
e la prozia Catharina Johanna Elisabeth Ravit, futura matrigna di Elfeld. Il 17 luglio 1860
nacque il figlio Siegmund Christian Carl, nome preso dal nonno materno il console
Johann Siegmund Mann, il prozio professore Johann Christian Ravit e il pastore Dr. Carl
Siegmund Elfeld dalla parte paterna. Nonostante i tentativi di Elfeld di riprendersi da
questo duro colpo, la situazione difficile in cui il marito si era venuto a trovare era ormai
insopportabile per la moglie, che vedeva la sua dote sciupata. A causa del disinteresse di
Elfeld verso la moglie e figli, Elisabeth ebbe il permesso dal padre di lasciare Ütersen
dopo quattro anni nell’inverno 1861-1862 per abitare assieme ai figli il secondo piano
della casa nella Mengstraße56. Inutilmente Elfeld tentò di farle cambiare idea e si spostò
ad Amburgo. All’inizio del 1864 Elfeld fu sorpreso dall’accusa della moglie „auf
54
Karsten Blöcker, eues von Tony Buddenbrook. Über die beiden Ehen der Elisabeth Mann, in
Hans Wysling/ Thomas Sprecher/ Ruprecht Wimmer (a cura di), in Thomas Mann Jahrbuch
17/2004, Frankfurt am Main, Vittorio Klostermann 2004, p.13.
55
Vedi Appendice, p.177
56
Vedi Appendice, p.178
31
gerichtliche Aussprechung der Scheidung von Tisch und Bett”57, accusa che comportava
una separazione, non uno scioglimento del matrimonio. Il figlio rimase dal padre mentre
la figlia rimase con la madre. Dopo un anno dalla separazione morì il padre di Elisabeth a
sessantasei anni, a cui si era molto legata soprattutto durante il periodo della malattia. Dal
momento che Johann Sigmund Mann aveva aiutato il figlio a riprendersi dal fallimento,
Elfeld sperava di ricevere lo stesso trattamento. Il fratello di Elisabeth, Thomas Johann
Heinrich Mann, dopo aver preso in mano la ditta volle invece terminare questa sorte di
esilio della sorella con i figli per darle una nuova prospettiva di vita. Dal canto suo Elfeld,
non potendo evitare il divorzio, volle che non gli fosse attribuita nessuna colpa e volle
assicurarsi i diritti ereditari dei figli. Il 15 febbraio del 1864 dichiarò che la moglie aveva
abbandonato la casa perché, abituata fin da piccola a vivere negli agi e nel lusso, non
aveva mai potuto accettare di vivere ai margini della società, fatto che si era verificato per
circostanze sfortunate. L’imputata rispose con l’accusa il 22 febbraio sostenendo di aver
avuto incoscienza di sposarlo quando era appena una ragazza. Durante il processo per il
divorzio ella fece sapere per mezzo degli avvocati:
Da der Kläger Elfeld die immer tiefere Wurzeln fassende Abneigung nicht zu
besiegen vermag, so mag er sich scheiden lassen und eine andere Frau unglücklich
machen; die Beklagte ist dessen satt, sie geht eher ins Wasser als ins klägerische
Haus58.
Un fatto tragico colse i genitori impegnati con la causa del divorzio: il febbraio del 1867
morì la figlia Olly di cinque anni e mezzo per encefalite, un mese dopo la separazione dei
beni dei coniugi. La sentenza aveva stabilito, infatti, che il matrimonio venisse sciolto il
24 giugno 1864 per colpa di Elisabeth, rea di avere abbandonato di sua iniziativa il tetto
coniugale.
Elfeld si sposò per la seconda volta con Elisabeth Margarethe Feldmann, figlia dell’
insegnante di ginnasio Franz Friederich Feldmann nella vicina Altona. Lui aveva trentotto
anni, lei diciotto e il matrimonio durò fino alla sua morte per quarantacinque anni. Si era
57
Gerhard Ahrens, Eine bösliche Verlasserin ihres Ehemannes. Die wahre Geschichte von Bendix
Grünlich und Tony Buddenbrook , in »Der Wagen», Lübecker Beiträge zur Kultur und
Gesellschaft, Lübeck, Hansiches Verlagskontor 2002, p. 18.
58
Blöcker, eues von Tony Buddenbrook. Über die beiden Ehen der Elisabeth Mann, op. cit.,
p.31, p.15.
32
nel frattempo trasferito a Vienna dove era stato attivo come segretario nella Kaiserstadt
Osterreichischen Nordweste Dampfschiffahrts-Gesellschaft, mentre il figlio Sigmund, che
aveva intrapreso la carriera teatrale, era impegnato all’epoca al Volkstheater viennese.
Dopo aver fatto ritorno a Lubecca, morì il 19 maggio 1912 a ottantadue anni, cinque mesi
e quindici giorni.
A venticinque anni, divorziata con un bambino, Elisabeth decise di tornare a casa dai
genitori, o meglio, dalla madre rimasta vedova, Elisabeth Mann nata Marty. Questa
sistemazione doveva però essere temporanea. Dal racconto di Julia emerge infatti che
Elisabeth tentò in tutti i modi di ottenere un posto come dama di compagnia in Inghilterra,
ma ricevette la seguente risposta: „man müsse auf ihre Dienste verzichten, da sie zu
hübsch sei. Es sei ein erwachsener Sohn im Hause“59. Nel 1864 decise di cambiare ancora
una volta città e si trasferì a Esslingen. Il motivo che spinse Elisabeth a scegliere questa
città come meta dell’ennesimo trasferimento è da far risalire all’amicizia con Hermann
Georg Heinrich Chelius che dopo la morte della prima moglie Charlotte Tesdorpf fece
ritorno a Lubecca, divenendo direttore commerciale del Schiffs- und Baggerwerft
Lübecker Maschinenbau Gesellschaft LMG con il fratello di Elisabeth, Johann Heinrich
Mann. Heinrich Chelius si costruì la casa nella Roeckstraße nel 1862, lo stesso anno in
cui Elisabeth Elfeld aveva fatto ritorno nella casa dei genitori. Nel 1893 questa casa sarà
l’ultima dimora della famiglia Mann a Lubecca dove la vedova Julia Mann abiterà con i
cinque figli per qualche mese e nel romanzo è accennata con il nome di „Villa vorm Tor“,
l’ultima dimora di Gerda con il figlio Hanno60. Heinrich Chelius entrò in contatto con la
famiglia Mann e con Thomas Johann Heinrich Mann durante la sua ascesa economica e
ne conobbe anche la sorella, Elisabeth Elfeld, che presentò al fratello e alla cognata. Il
fratello di lui, infatti, Rudolf Julius Chelius era a capo tra gli anni 1851 e 1875 di una casa
editrice a Stoccarda, specializzata soprattutto in libri per ragazzi. Frequentando la casa
della coppia di editori Elisabeth conobbe Gustav Adolf Haag, membro di una delle
famiglia più in vista della città. Anche se i due non sembravano essere fatti l’uno per
l’altro, la moglie dell’editore Chelius ci mise del suo per farli diventare una coppia. Il
matrimonio fu celebrato a Lubecca presso la casa paterna della sposa nella Mengstraße il
28 aprile 186661. Il primo gennaio 1867 i nuovi sposi stipularono il contratto
59
GkFA Bd. 1.2, p. 652.
60
Vedi Appendice, p.179.
61
Vedi Appendice p. 180.
33
matrimoniale a Esslingen di cui Julia riporta dettagliatamente gli accordi62. Lo sposo
versò 22.737 fiorini, fra questi la sua parte nella ditta Bahnmayer con 20.500 fiorini, la
sposa Elisabeth invece 4.211 fiorini. Inoltre la ditta Johann Siegmund Mann,
Commissions- und Speditionsgeschäft concedeva a Gustav Adolf Haag un prestito di
15.000 marchi a un tasso di interesse del 4%. La coppia si spostò nel 1886 presso la casa
nella Webergasse 1 dove il 17 marzo 1867 nacque la figlia Alice battezzata il 21 aprile.
Successivamente si trasferirono a Stoccarda, dopo la separazione nel 1869 dei fratelli
Gustav Adolf e Rudolf Haag, che gestivano all’epoca un negozio di ferramenta, e Gustav
Adolf Haag andò in bancarotta. Un anno dopo la famiglia si spostò a Cannstatt dove il 7
gennaio del 1871 nacque il figlio Gustav Ewald Siegmund Henry, al battesimo del quale
furono invitati stavolta solo i membri della famiglia Mann. Anche a Cannstatt però gli
affari andavano male. Già nel 1870 c’erano stati problemi con i pagamenti di interesse e,
nonostante una ulteriore iniezione di credito della ditta Johann Siegmund Mann di 24.000
marchi, l’attività di commercio vinicolo chiuse i battenti dopo tre anni. Ecco che
Elisabeth si trovava nuovamente nella situazione del precedente matrimonio. Nel
descrivere il marito alla nipote non usa toni teneri:
Er warf Teller auf die Erde, wenn ihm das Essen nicht paßte, und als seine Frau
einmal das Unglück hatte, sich beim Frühstück an einem Zwieback einen Zahn
auszubeißen, machte er ihr, in seiner Eitelkeit, eine hübsche Frau zu haben, gekränkt,
eine Scene, als sei sie daran schuld63.
Ad aggravare il tutto si aggiunse l’arrivo nell’agosto 1875 del fratello, Friedrich Wilhelm
Mann, meglio conosciuto come Friedel e come si è già detto modello di Christian
Buddenbrook, che comparì a Cannstatt, sofferente di crisi ipocondriache e che lei decise
di accogliere con sé per dargli le cure di cui aveva bisogno. Nel frattempo Gustav Adolf
Haag andò in prigione a Esslingen. Questa era l’ultima occasione per Elisabeth di
separarsi. Julia però non si sofferma dettagliatamente nel racconto perché la stessa zia
riferì la questione in maniera sbrigativa. Nella lettera Julia comunica al fratello:
diesmal ließ [Elisabeth] sich nicht so lange hinhalten, wie bei ihrem ersten Unglück.
Sie erklärte sehr bald, daß sich scheiden lassen wollen, und zwar aus demselben
62
Vedi Appendice, p.181.
63
GkFA Bd. 1.2, p.654.
34
Grunde wie das erste Mal. – Die Scheidung wurde, da Haag ihr nichts in den Weg
legte, ausgesprochen, und [Elisabeth] behielt die beiden Kinder –64.
In realtà la zia aveva raccontato alla nipote solo una parte della verità, perché la questione
era alquanto spinosa. Infatti dagli atti del processo di divorzio tenutosi a Francoforte sul
Meno il 28 marzo 1881 emerge che Elisabeth Haag avviò un’azione legale di divorzio
spinta da più motivi, ma in quella sede si limitò a citarne uno in particolare, ossia accusò
il marito di avere avuto rapporti al di fuori del matrimonio con prostitute tra gli anni 1879
e 1880 e di avere di conseguenza rotto il matrimonio con un tale comportamento nei suoi
riguardi. Nel 1881 venne pronunciata la sentenza di divorzio per colpa del coniuge
Gustav Adolf Haag. Elisabeth aveva quarantaquattro anni, era madre di tre bambini ed era
divorziata per la seconda volta.
Julia racconta anche del rapporto tra i bambini e il padre: mentre la figlia Alice non ebbe
più occasione di vedere il padre e provava per lui rancore per il modo in cui aveva trattato
la madre, il figlio Henry lo vide un giorno appena dopo la sentenza a Francoforte dove
dopo un po’ di tempo trascorso in una pasticceria gli diede suo addio65. Negli atti si legge
infatti che Gustav Adolf Haag se ne andò in America lasciando la famiglia in Germania.
Dopo il fallimento del matrimonio Elisabeth fece ritorno in Germania settentrionale ad
Amburgo con il bambino dove fondò una pensione familiare che chiuse l’anno successivo
per volere della madre. Si spostò allora con Henry a Kassel, fece tappa a Lubecca e poi
andò a far visita a un’amica, la signora Grotjan a Monaco, dove rimase per quasi un anno.
Julia fa inoltre sapere al fratello il commento della zia riguardo ai suoi due matrimoni:
„Das ist das größte Unglück in meinen Ehen gewesen, […] daß meine beiden Männer so
sauertöpfisch waren, während ich so sehr heiter war“66.
Thomas Mann si ispirò molto al resoconto della sorella, ma per quanto riguarda il
secondo matrimonio cambiò un particolare: mentre la dinamica della vita di coppia si
mantiene turbolente, Tony anziché sposare un certo Gustav Adolf Haag proveniente da
Esslingen, città mai nominata nel romanzo, sposa un commerciante di luppolo, il signor
Alois Permanender, proveniente da Monaco67.
64
GkFA Bd. 1.2, p.655.
65
Vedi Appendice, p.182.
66
GkFA Bd. 1.2, p.649.
67
Vedi Appendice, p. 183.
35
Se Elisabeth Mann funge da modello per Tony Buddenbrook, la figlia Alice Haag non
può che non essere presa come modello per la figlia di Tony, Erika Grünlich. Alice fu
sistemata dalla madre presso la casa della nonna a Lubecca e a diciannove anni sposò
Emil Eugen Guido Biermann, subentrato il 17 ottobre 1883 come direttore della società
cittadina di assicurazioni antiincendio al posto di Eduard Neuendorf. Biermann nacque il
9 agosto 1846 da un esattore doganale prussiano e da Colonia si trasferì a Lubecca. Il 1
novembre 1883 andò ad abitare presso la vedova Elisabeth Mann nella Mengstraße 4,
dopo che Thomas e Heinrich Mann avevano spostato l’ufficio nel nuovo edificio nella
casa nella Beckergrube 52, e qui conobbe Alice Haag. Da quando Biermann era diventato
direttore della compagnia aveva contribuito a un incremento degli affari. Presto si
capirono le sue intenzioni nei confronti di Alice: dopo 8 giorni ricevette il consenso da
madre e figlia e il matrimonio fu celebrato il 22 settembre 1886 da Friederich Ranke. La
coppia abitò per un breve periodo una casa nella Breite Straße 52 e successivamente si
trasferì nella Königstraße insieme alla madre Elisabeth. Nella lettera viene narrata anche
la quotidianità dei due coniugi sottolineando la concezione che Biermann aveva della
figura femminile: pensava infatti che una donna era più utile in cucina che al pianoforte.
Julia narra al fratello che Biermann era geloso di Alice e che quest’ultima con lui non era
infelice, ma abbastanza felice. Le cose sembravano andare bene finchè Friedrich Wilhelm
Mann comunicò il 26 giugno quanto letto sul giornale: erano divampati degli incendi, il
che significava guai in vista per la ditta di assicurazioni antiincendi cittadina. Le accuse
ricaddero su Biermann che fu temporaneamente sospeso dall’incarico. La casa nella
Königstraße 5 fu sgomberata e la famiglia si trasferì nella Huexterdamm 20, dove nacque
il figlio Wilhelm Heinrich Erich il 12 maggio 1889. Essendo Biermann senza entrata,
l’appoggio economico veniva ancora una volta dalla madre di Alice che li accolse in casa.
Il 3 febbraio 1890 comiciò il processo contro Biermann e il collaboratore Meyer. Oggetto
dell’accusa non era solo la responsabilità dei due per i catastrofici incendi a Umeä e
Sundsvall, ma anche per incidenti analoghi a Valparaiso in Cile, Panamaribo nell’attuale
Suriname, Orenburg am Ural e Marne nell’Holstein. La sentenza del processo fu
pronunciata il 21 febbraio 1890 e durò tre ore e mezza: Guido Biermann venne giudicato
colpevole di frode e fu condannato a due anni di prigione e a versare una somma di 2.000
marchi, mentre il suo collaboratore Meyer venne condannato a undici mesi. Dopo aver
scontato la pena detentiva, scomparve però presumibilmente in Svizzera. Elisabeth, che
aveva all’epoca cinquantasette anni, spinse la figlia nel 1894 a chiedere la causa del
divorzio per abbandono del marito e a raggiungerla a Blasewitz, vicino Dresda. Lei
36
raggiunse la madre ma sembrava intenzionata a non separarsi da lui, nonostante la
situazione futura la spaventasse. Quando uscì dalla prigione il marito le disse che sarebbe
andato a Londra per trovare un posto di lavoro e che avrebbe richiamato la famiglia una
volta stabilitosi, ma non diede più notizie di sé tanto che Alice disse ai figli Erich e Lilli
che il padre era morto, dato che per tre volte non si era presentato alla sentenza di
divorzio.
Elisabeth morì a Dresda nel 1917, undici anni dopo la pubblicazione del romanzo
Buddenbrooks e fu messa a giacere a cento metri dalla tomba del primo marito.
Con queste parole Julia commenta la storia della zia e della cugina:
Ich weiß nicht, wer Schwereres erlebt hat, sie oder ihre Mutter, aber es ist gewiß, daß
diese heiterer geblieben ist, und sich öfter und lieber an ihre Jugend und Alles
vergangene erinnerte, als Alice. – Tante Elisabeth ist nun ja auch schon eine alte
Frau und sieht das Ende kommen. Aber Alice hat wohl noch mehr als die Hälfte
ihres Lebens vor sich, und ich glaube, daß sie die Aussicht darauf traurig findet –68.
Elisabeth Mann in Elfeld, in Haag e Alice Haag in Biermann trovano piena
corrispondenza nel romanzo con Tony Buddenbrook in Grünlich, in Permaneder e con
Erika Grünlich in Weinschenk. Il bilancio è il seguente: tre divorzi, due mariti in prigione
e due fallimenti.
Ai due mariti di Antonie Buddenbrook, Bendix Grünlich e Alois Permaneder, Thomas
Mann ha aggiunto un altro personaggio maschile che entrerà brevemente nella vita di
Tony ragazza: Morten Schwarzkopf, il figlio di Diederich Schwarzkopf, comandante dei
piloti a Travemünde. Anche per quest’ultimo personaggio l’autore si ispirò al resoconto
della sorella, adattando però in maniera libera quanto da lei descritto, dal momento che lo
status sociale di Morten Schwarzkopf è diverso da quello di Heinrich Bartelt.
Dopo aver visto la reazione del fratello Friedrich Wilhelm Mann ci si interroga su quella
della sorella che vide la propria storia privata sotto gli occhi di tutti. In principio rimase
scioccata quando uscì il romanzo; la reazione al paragone con Tony Buddenbrook fu
immediata: „Solch eine dumme Gans […] war ich doch wohl nicht“69. Dopo la
pubblicazione del romanzo infatti gli amici cominciarono a chiamarla Tony e sebbene
68
GkFA Bd. 1.2, pp.658-659.
69
Blöcker, eues von Tony Buddenbrook. Über die beiden Ehen der Elisabeth Mann, op. cit, p.
31, p. 22.
37
inizialmente ne rimase indignata, in seguito cominciò a scherzarci sopra arrivando ad
accettare il paragone con orgoglio.
Dalla descrizione che Julia dipinge della zia emerge dunque una donna che, nonostante
tutti i colpi subiti, non ha mai perso la gioia e il sorriso per la vita.
Non a caso Viktor Mann, il fratello più giovane di Thomas Mann, raffigura la gioia
dell’intera famiglia quando zia Elisabeth era in visita:
Sie strahlte Würde, Fröhlichkeit und Güte aus, war in ihrem starren Seidenkleid
immer der Mittelpunkt einer lachenden Gruppe und sprach mit einer Stimme, in der
mir eine kleine Trompete mitzuklingen schien, besonders wenn sich die Tante als
eine vom Leben gestählte Frau bezeichnete70.
70
ibid.
38
CAPITOLO SECODO. LA VISIOE DELL’AMORE E DEL MATRIMOIO DI
TOY BUDDEBROOK
“…Man muß dem Herzen Zeit lassen…“71
Thomas Mann, Buddenbrooks. Verfall einer Familie
Quello che accade ad Antonie Buddenbrook nel romanzo e il suo rapporto con l’amore e
con gli uomini che incontra va considerato inserendolo all’interno del quadro generale
della vita nelle famiglie borghesi e in modo particolare della concezione dell’amore, del
matrimonio e del ruolo che la donna viene assumendo nel nuovo nucleo familiare di cui
viene a far parte. Quattro sono le figure maschili con cui Antonie Buddenbrook si
avvicina all’amore, volontariamente o forzatamente: tre la riguardano direttamente, ossia
Bendix Grünlich, Morten Schwarzkopf e Alois Permaneder e uno indirettamente, Hugo
Weinschenk, marito della figlia Erika. Si fa la conoscenza di una ragazza che viene spinta
a concepire l’amore come un affare economico rinunciando al sentimento del vero amore
perché privo di prospettive future di prestigio sociale; una ragazza che dopo il fallimento
del suddetto matrimonio ne conclude un secondo ancora una volta senza provare un
sentimento autentico per il partner, ma solo per cancellare quella “macchia” della sua vita
che ha leso la sua dignità e la reputazione della famiglia; una donna che nonostante le
dinamiche disastrose dei due matrimoni non perderà questa visione del rapporto di coppia
e consiglierà alla figlia lo stesso destino.
Cosa c’è dunque dietro a questa sorte di “matrimonio-facciata” a suggello di un amore
mai sbocciato? Risulta opportuno andare ad indagare quel che accadeva spesso durante il
diciannovesimo secolo soprattutto per le ragazze di famiglia borghese in giovane età nel
momento in cui decidevano di sposarsi.
71
GkFA Bd.1.1, p.112-113.
39
1. Introduzione alla tematica del matrimonio nelle famiglie borghesi
L’istituzione della famiglia e del matrimonio hanno subìto nel corso della storia diversi
cambiamenti che hanno comportato un mutamento delle relazioni di autorità e di affetto
esistenti tra i componenti della famiglia stessa.
La sociologa tedesca Rosemarie Nave-Herz, esperta di sociologia della famiglia, osserva
che a differenza della parola “matrimonio”, non c’è per la parola “famiglia” un’unica
interpretazione, nonostante la parola sia entrata nella lingua tedesca a partire dalla fine del
XVII secolo72. Il termine viene ad assumere diversi significati ed è sempre stato al centro
di dibattiti riguardo la corretta definizione. Alcuni studiosi ritengono che la famiglia
debba essere composta da genitori e figli, mentre altri sostengono che i coniugi senza figli
posso costituire un nucleo familiare. La sociologa sostiene che la famiglia abbia due
funzioni biologiche-sociali: la riproduzione e la socializzazione.73 Per lungo tempo,
inoltre, gli studi sociologici hanno individuato nel sistema matrimoniale il tratto
essenziale per una descrizione del concetto di famiglia, presentando la seguente
definizione:
Mit Ehe bezeichnet man 1. eine durch Sitte und/oder Gesetz anerkannte, auf Dauer
angelegte Form gegengeschlechtlicher sexueller Partnerschaft. Weiterhin ist 2. ein
wesentliches Strukturmoment aller Ehen, auch der heutigen, dass sie über das
Paarverhältnis auf Familie hinweist74.
Innanzitutto la parola „Ehe“ deriva dall’antico alto tedesco „ewa” (Gesetz) che sottolinea
un aspetto fondamentale del matrimonio, ossia una sorte di contratto o accordo che regola
la relazione tra uomo e donna. Questo accordo è dettato da una scelta frutto del
sentimento tra due persone, che per la sociologa è ciò che spinge al matrimonio.
Il sociologo tedesco Karl-Heinz Hillmann nel Wörterbuch der Soziologie propone una
definizione dell’amore come „die Fähigkeit des Menschen, in Verbindung mit Sympathie
72
Rosemarie Nave-Herz, Ehe-und Familiensoziologie: Eine Einführung in Geschichte,
theoretische Ansätze und empirische Befunde, Weinheim/München, Juventa 2004, pag. 29.
73
ibid.
74
ibid., p. 24.
40
und Zuneigung intensive gefühlsmäßige, persönliche und positiv empfundene
Beziehungen zu einem anderen Menschen entwickeln zu können“75.
Il concetto dell’amore così inteso è andato però a scontrarsi spesso con altri fattori che
hanno causato una rivalutazione della visione romantica dell’amore. Questo si può
ritrovare prendendo in considerazione la storia dell’istituzione del matrimonio e le varie
funzioni che ha via via assunto.
Prima dell’epoca moderna il matrimonio era concepito come un mezzo per stabilire delle
alleanze tra gruppi o tra famiglie. L’antropologo francese Claude Lévi Strauss, esponente
della corrente dello strutturalismo, sostiene che si può comprendere perché in una tale
società si sposa una donna piuttosto che un’altra considerando il quadro della struttura di
parentela. Per lui il divieto dell’incesto va inteso come il divieto di sposare qualcuno della
propria famiglia con conseguente obbligo di sposare qualcuno di un’altra famiglia. In
questi termini il matrimonio appare come uno scambio di donne fatto da uomini che sta
alla base sociale76. Nelle nostre società occidentali rimane l’aspetto dello scambio, ma
non si tratta più di uno scambio di donne fra uomini, ma di uomini e donne fra famiglie. Il
matrimonio come descritto da Strauss implica che tramite la circolazione della donna ogni
gruppo dà e riceve dagli altri probabilità di sopravvivenza e stabilisce rapporti di
interdipendenza. Ciò comporta anche che la scelta del coniuge sia possibile solo per
alcuni individui; il rapporto tra coniugi non ha importanza in sé stesso, ma solo in quanto
garanzia di continuità del vincolo di alleanza tra gruppi. Al fenomeno della scelta del
partner all’interno del proprio gruppo di appartenenza è stato dato il nome di endogamia,
in opposizione al fenomeno dell’esogamia, il matrimonio con un soggetto scelto al di
fuori del proprio gruppo di riferimento.
All’inizio dell’epoca moderna il matrimonio da forma di alleanza tra le famiglie diventa
una forma d’affare in grado di portare crescita economica e affermazione sociale. Per
secoli la famiglia ha dunque rappresentato una vera e propria impresa: per le famiglie
borghesi dell’Ottocento il matrimonio costituiva inevitabilmente un momento cruciale
della vita e la scelta del coniuge doveva essere valutata attentamente. Tratto saliente del
matrimonio borghese è lo scontro tra le aspirazioni affettive individuali, soprattutto delle
75
Karl-Heinz Hillmann (a cura di), Wörterbuch der Soziologie, Stuttgart, Alfred Kröner Verlag
1994.
76
Claude Lévi Strauss, Le strutture elementari della parentela, a cura di Alberto M. Cirese,
Milano, Feltrinelli 2003, pp. 201-215.
41
ragazze, con le norme imposte dalla società, aspetto che ha trovato spazio in numerosi
romanzi dell’Ottocento, alcuni dei quali verranno discussi in seguito. Poiché per le donne
di famiglia borghese il matrimonio rappresentava l’unico orizzonte possibile, l’unico
obiettivo a cui una ragazza potesse ragionevolmente aspirare, ne consegue che il loro
potere contrattuale era debolissimo: dovevano cercare di sposarsi nel giro di pochi anni,
solitamente intorno ai diciotto anni, mentre il coniuge che doveva rispondere pienamente
alle strategie familiari era di norma più grande, sulla trentina. Questo aspetto implica che
ci si sposava nello stesso ambiente sociale, e spesso per via matrimoniale si consolidava il
prestigio della famiglia, assicurandosi parentele e legami di prestigio. Questo tipo di
matrimonio combinato non riguardava solo la classe borghese che era in piena
affermazione, ma si poteva riscontrare a tutti i livelli della scala sociale. Ne consegue che
ad agevolare l’incontro tra i futuri coniugi giocava un ruolo cruciale la rete di conoscenze
parentali. Numerose erano le occasioni in cui questi incontri potevano verificarsi: balli,
banchetti e attività sociali facevano uscire le ragazze di buona famiglia dalle loro case,
sempre sotto il vigile occhio delle madri, che osservavano e richiamavano le figlie a
mantenere un certo contegno e valutavano l’affidabilità dei possibili pretendenti. Se però
le giovani nel volgere di un paio di anni non riuscivano ad accasarsi, si cominciava a
malignare sulla loro virtù o sulla solidità della loro dote.
In realtà, sarebbe sbagliato pensare che questi matrimoni fondati su specifici interessi non
contemplassero in maniera assoluta l’affettività sentimentale: non è escluso che il
compagno scelto dalla famiglia non rispondesse alle inclinazioni della ragazza e il
matrimonio concluso inizialmente ponendo in secondo piano i sentimenti fosse in seguito
un’unione felice per entrambi. Inoltre se due giovani si innamoravano non è che la
possibilità di una loro vita di coppia venisse scartata a priori perché non era stata stabilita
dai genitori; l’importante era mantenere una parità di condizione sociale o perlomeno
evitare un’eccessiva disparità sociale e solo così si poteva procedere con il fidanzamento
che aveva un carattere solenne77 .
Nella società postindustriale si accentua la privatizzazione della famiglia e questa diviene
sempre più uno spazio di consolidamento delle relazioni primarie. L’attuale matrimonio
non è più il frutto di strategie familiari per creare alleanze politiche o per incrementare le
proprie risorse economiche, non è più nemmeno uno scambio di donne da parte di
77
Giardina Andrea, Sabbatucci Giovanni, Vidotto Vittorio: Il mosaico e gli specchi. Percorsi di
storia dal medioevo a oggi, Roma-Bari, Laterza editori 2010, p. 152.
42
uomini. Oggi, in linea di massima, ci si sposa per amore, dopo aver vissuto la fase
dell’innamoramento, l’esperienza del fidanzamento, che non ha più quel connotato di
alleanza ufficiale tra le famiglie, ma una libera scelta tra due individui priva di pressioni,
fatta eccezione per alcune parti del mondo dove questa libertà non viene data ai futuri
sposi.
Queste riflessioni sulle diverse forme di matrimonio si rifanno principalmente a due
diversi fattori che spingono l’unione matrimoniale, che possono escludersi a vicenda o
possono essere presenti entrambi, ma uno predomina sull’altro: da un lato il cosiddetto
“matrimonio d’amore” dall’altro il “matrimonio d’interesse” o “di convenienza”.
La concezione dell’amore romantico, affermatasi dal tardo Settecento, vedeva un’unione
basata esclusivamente sull’amore e la compatibilità delle anime dove gli obblighi e i
condizionamenti materiali non avrebbero più dovuto influenzare la scelta del partner. La
corrente del Romanticismo concepiva dunque un amore espressione di un’attrazione
fisica e affinità elettive in una parola. Il concetto di matrimonio come istituzione fondato
sul sentimento dell’amore ritornerà a essere la tendenza nel ventesimo secolo.
Opposto invece è il “matrimonio d’interesse” che ha dominato gran parte della storia
umana. Con questo termine anche il “matrimonio di convenienza” si intende una scelta
del coniuge animata da criteri di status economico e di rango sociale, dove la presenza
dell’amore anziché essere una condizione indispensabile è un surplus.
Un passo successivo è quello di vedere il ruolo della donna nella famiglia borghese.
All’interno della società borghese l’identità femminile dipende esclusivamente da quella
dell’uomo cui essa fa riferimento e il contatto con la sfera pubblica avviene unicamente
attraverso la mediazione del marito. Lo sviluppo della famiglia borghese comporta quindi
un rafforzamento del potere maschile sulle donne, ulteriormente accentuato dalla
crescente importanza del denaro, che solo gli uomini sono in condizione di guadagnare,
mentre figlie e consorti si limitano a spendere. Ne consegue una chiara divisione dei ruoli
maschile e femminile. All’interno della famiglia l’uomo e la donna fino al
diciannovesimo secolo sono attivi e svolgono rispettivamente la funzione della
produzione il primo e della riproduzione la seconda. All’uomo infatti è riservato lo spazio
pubblico e rappresenta la famiglia all’esterno. La sua identità è costituita dalla sua
capacità professionale, dal gruppo sociale di appartenenza, dall’ideologia politica. Egli si
trova al centro di una rete di rapporti pubblici che per essere mantenuti richiedono qualità
43
razionali, serietà, coraggio e diplomazia. La moglie è invece confinata nel suo universo
domestico, dove coltiva la dolcezza, la sensibilità, l’innocenza. Questo quadro viene
tratteggiato da Schiller in una poesia apparsa nel 1795 Würde der Frauen, di cui viene
riportata una strofa, dove descrive l’immagine ideale della donna:
Aber mit zauberisch fesselndem Blicke
Winken die Frauen den Flüchtling zurücke,
Warnend zurück in der Gegenwart Spur.
In der Mutter bescheidener Hütte
Sind sie geblieben mit schamhafter Sitte,
Treue Töchter der frommen Natur78.
Tradotto in altre parole la donna borghese è costretta a vedere il mondo con gli occhi del
padre prima, e del marito poi, perché é attraverso il padre e il marito che si definisce il
suo ruolo nella società. Alle donne viene riconosciuta l’identità di madre ed è in base a
questo ruolo che esse vengono giudicate, poiché a loro spetta l’organizzazione della casa
e l’educazione dei figli. All’invito di Schiller a onorare le donne si contrappone – o forse
da quello discende?– la visione di Arthur Schopenhauer, che manifesta il rapporto
conflittuale tra i filosofi e il sesso femminile teorizzando esplicitamente l’inferiorità della
donna e abbandonandosi ad una critica feroce su colei che è ai suoi occhi priva di qualità.
L’ottica attraverso la quale indaga e valuta la personalità femminile emerge chiaramente
nel libro L’arte di trattare le donne curato da Franco Volpi dove definisce la donna
“sexus sequior”, secondo sesso, destinato ad una fisiologica e morale subordinazione al
sesso primo, ossia quello maschile, una donna a cui non si deve attestare venerazione79.
Dalla loro indubbia inferiorità consegue che esse non possiedono legittimamente alcun
diritto: “Quando le leggi concessero alle donne gli stessi diritti degli uomini avrebbero
anche dovuto munirle di un’intelligenza maschile”80. Spinto probabilmente dal suo
retroscena biografico, soprattutto dal difficile rapporto con la figura materna, dimostra nei
78
Friedrich Schiller, Würde der Frauen, in Schiller Dramen und Werke, a cura di Deutsche
Schillergesellschaft, Stuttgart, Kröner Verlag 1959, p. 1071.
79
Arthur Schopenhauer, L’arte di trattare le donne, a cura di Franco Volpi, Milano, Adelphi
2000, p.13.
80
ibid, p. 41.
44
suoi scritti di aver perso fiducia nelle donne, considerate senza qualità. Nel saggio del
1851 Über die Weiber afferma infatti:
[...] Die eigentliche Europäische Dame ist ein Wesen, welches gar nicht existieren
sollte; sondern Hausfrauen sollte es geben und Mädchen, die es zu werden hoffen,
und daher nicht zur Arroganz, sondern zur Häuslichkeit und Unterwürfigkeit erzogen
werden81.
Nell’immaginario collettivo le caratteristiche attribuite alla figura femminile erano quelle
di emozionalità e sensibilità, lontane erano quelle maschili di aggressività, egoismo e
autorità82.
Lo stesso Thomas Mann ebbe modo di approfondire la tematica del matrimonio in una
lettera nel 1925, a più di vent’anni dall’apparizione del romanzo Buddenbrooks, apparsa
assieme ai saggi di altri autori nel libro-inchiesta sul matrimonio Das Ehebuch. Eine neue
Sinngebung im Zusammenklang der Stimmen führender Zeitgenossen curato dal conte
Hermann von Keyserling. La lettera, edita con il titolo Die Ehe im Übergang, offre
l’immagine del matrimonio quale istituzione fondata sulla fedeltà di coppia, arrivando a
dire che matrimonio e fedeltà sono inscindibili. Il matrimonio presuppone una scelta antiindividualista che ha come conseguenza la perdita della libertà individuale per la
realizzazione di finalità superiori. Ribadisce il suo pensiero riportando una riflessione di
Hegel in netto contrasto con l’immagine letteraria di un amore espressione di attrazione e
sentimento tra due individui. Hegel sosteneva che normalmente nel matrimonio prima
avviene la decisione astratta di sposarsi che porta come conseguenza alla nascita di
un’inclinazione concreta tra i futuri sposi, cosicchè nelle nozze i due fattori si fondono.
Nello scritto Thomas Mann paragona il matrimonio nell’Ottocento, come descritto nel
romanzo I Buddenbrook, e quello a lui contemporaneo. Ammette che il matrimonio sta
attraversando una fase di transizione e che sono in aumento i “matrimoni infelici” rispetto
ai tempi in cui predominava la mentalità patriarcale. Come mai dunque le battaglie vinte
dal movimento femminile hanno portato a un regredire? L’autore, che registra una
81
Arthur Schopenhauer, Über die Weiber, in Arthur Schopenhauer, Parerga und Paralipomena:
kleine philosophische Schriften, Zürich, Haffmans Verlag 1988, p. 369.
82
Ute Frevert, Bürgerinnen und Bürger. Geschlechterverhältnisse im 19. Jahrhundert, Göttingen,
Vandenhoeck und Ruprecht 1988, p. 95.
45
certa mascolinizzazione delle donne, indivua la causa proprio nella libertà conquistata,
nell’individualismo, in quell’idea del “diritto di felicità” che aumenta lo scontento e il
desiderio di liberazione. Nel matrimonio infatti entrano in gioco due posizioni: quella di
autorità e quella di sottomissione. Se in passato era la donna a essere costretta a
sottostare, ora grazie alla sua emancipazione e alla conquista della parità dei diritti con
l’uomo la sua posizione di inferiorità è stata superata83.
In questa prospettiva è stato importante aver mostrato che in ogni periodo e in ogni
società non esisteva in genere un unico concetto di amore e matrimonio, ma ne
coesistevano diversi, che si influenzavano l’un l’altro. In uno stesso contesto ci potevano
essere quindi coppie che si trovarono in situazioni diametralmente diverse: persone
forzate a sposarsi senza neppure essere consultate o, al contrario, determinate a contrarre
a tutti i costi un matrimonio contro la volontà dei genitori, con il rischio di essere
diseredate. Nel romanzo I Buddenbrook ci sono esempi di entrambi i casi. Per quanto
riguarda Tony Buddenbrook la sua vicenda rispecchia molti aspetti dell’excursus sul
matrimonio nelle famiglie borghesi appena svolto, seppur con delle differenze sostanziali.
2. “Sorelle letterarie” nei romanzi ottocenteschi
Nella seconda metà dell’Ottocento esistono numerose opere che affrontano la tematica
del matrimonio e che vanno a comporre una sorte di romanzo “al femminile” dove le
donne divengono le protagoniste indiscusse. Nel panorama della letteratura ottocentesca
c’è spazio anche per quegli autori che criticano il matrimonio combinato come uno dei
dispositivi sociali che impediscono la libera realizzazione dell’individuo, riferendosi in
particolar modo alle figlie borghesi, costrette a matrimoni d’affari, privi d’amore. Il
sopravvento della ditta del padre sul figlio e il matrimonio delle figlie in un’ottica
economica vantaggiosa per la famiglia erano avvenimenti usuali. Come già detto è a
partire dal diciannovesimo secolo che questo modo di contrarre il matrimonio viene
messo in discussione e viene sostituito da una visione romantica dell’amore.
Tony Buddenbrook, quindi, non è l’unica ragazza a cadere “vittima” della mentalità
patriarcale nel panorama letterario, ma in quanto rappresentante della tarda borghesia ha
83
Thomas Mann, Die Ehe im Übergang. Brief an den Grafen Hermann Keyserling, in Graf
Hermann Keyserling (a cura di), Das Ehe-Buch. Eine neue Sinngebung im Zusammenklang der
Stimmen führender Zeitgenossen, Celle, Niels Kampmann 1925, pp.212-226.
46
delle predecessori. Prima di analizzare la figura di Tony risulta quanto mai opportuno
soffermarsi su quelle che sono state definite “le sorelle letterarie di Antonie
Buddenbrook”84, ossia le protagoniste dei romanzi Effi Briest di Theodor Fontane (1895),
Madame Bovary di Gustave Flaubert (1857) e Anna Karenina di Lev Tolstoj (1877),
romanzi che formano una ideale trilogia sul matrimonio nel diciannovesimo secolo, scritti
da autori maschili che si sforzano di intepretare la prospettiva femminile e di gettare luce
sulla pratica dell’adulterio. Questi romanzi hanno in comune con l’opera Buddenbrooks la
nascita di una consapevolezza del diritto delle figlie borghesi a una propria scelta del
partner nello sfondo della tradizione patriarcale dominante. In questo senso la fine tragica
di queste donne diventa rappresentazione dei destini individuali vincolati da una società
che ammette solo l’adeguamento alle regole prescritte.
Delle tre figure femminili è la protagonista del romanzo di Theodor Fontane a presentare
dei tratti comuni a Tony Buddenbrook. Lo stesso Thomas Mann ne ricorda l’influenza
fondamentale per la sua produzione letteraria in un’intervista apparsa nel quotidiano
inglese „John O’ London’s Weekly“ del 17 ottobre 1931.
Ich glaube meine frühen Arbeiten waren mehr von Theodor Fontane beeinflusst […]
als von irgendeinem anderen Schriftsteller. Meiner Meinung nach hat sein großes
Talent nicht genügend Anerkennung gefunden. Sein Roman »Effi Briest« hat das
gleiche Niveau wie »Anna Karenina«, »Väter und Söhne«, »David Copperfield« und
andere große Klassiker. Auch von Goethe, Schopenhauer und Nietzsche war ich
stark beeinflusst. […] Meine literarische Schulung war international85.
Inoltre l’autore ebbe modo di affermare che se si dovesse ipoteticamente ridurre una
biblioteca a soli sei romanzi, Effi Briest avrebbe dovuto essere uno di questi86.
84
Herbert Lehnert, Tony Buddenbrook und ihre literarischen Schwestern, in Thomas Mann
Jahrbuch, Bd.15, Frankfurt am Main, Vittorio Klostermann 2002, p. 35.
85
citato dall’intervista con il quotidiano “John O’ London’s Weekly”, 17.10.1931, sotto il titolo
Thomas Mann at Home, in Ralf Harslem, Thomas Mann und Theodor Fontane. Untersuchungen
über den Einfluss Theodor Fontanes auf das erzählerische Werk von Thomas Mann, a cura di
Dieter Borchmeyer, Frankfurt am Main, Peter Lang GmbH 2000, p. 217.
86
„Eine Romanbibliothek der rigorosesten Auswahl, und beschränkte man sie auf ein Dutzend
Bände, auf zehn, sechs – sie dürfte “Effi Briest“ nicht vermissen lassen“. Thomas Mann, Das
essayistische Werk, vol. 8, Frankfurt am Main, S. Fischer 1968, p.106.
47
Anche se il romanzo di Thomas Mann è il racconto di una cronaca di famiglia, „Verfall
einer Familie”, la figura di Tony Buddenbrook svolge un ruolo chiave nel romanzo come
nelle opere sopra citate, seppur non sia la protagonista principale, come il titolo stesso fa
notare. Le vicende di Tony si sviluppano dall’ottobre del 1835 all’inverno del 1877,
mentre quelle di Effi cominciano nell’estate del 1878 e terminano nell’autunno del 1890.
Tony ha diciotto anni, un anno in più di Effi, quando compare nella sua vita colui che
diventerà il primo marito. Come il barone Instettet di vent’anni più grande anche il signor
Grünlich interrompe il quadro idilliaco familiare, sorprendendo entrambi le ragazze nella
loro quotidianità: Effi gioca in giardino con le amiche, Tony siede in giardino a leggere
un romanzo. Improvvisamente le ragazze vengono strappate dalla loro spensieratezza
giovanile per essere relegate al nuovo ruolo di moglie, ma nonostante ciò il loro essere
bambine le accompagnerà per tutta la vita. Infatti verranno trattate come delle fanciulle,
l’una dal marito e l’altra dalla famiglia. Questo aspetto infantile che predomina nelle due
figure incarna l’immagine della donna del diciannovesimo secolo in generale. Entrambe
le figure sono portatrici di doveri imposti a loro dalle convenzioni sociali che porteranno
a compimento. Le ragazze sanno infatti chi devono sposare: nel primo caso si tratta di un
nobile, nel secondo caso si tratta di un commerciante. L’avere le giuste attenzioni, una
buona posizione sociale e condurre una vita di lusso: questi sembrano essere gli
ingredienti per un matrimonio vantaggioso. Come avremo modo di vedere per Tony, Effi
parlando alla madre afferma:
Ich bin... nun, ich bin für gleich und gleich und natürlich auch für Zärtlichkeit und
Liebe. Und wenn es Zärtlichkeit und Liebe nicht sein können, [...] nun, dann bin ich
für Reichtum und ein vornehmes Haus, ein ganz vornehmes [...]. Liebe kommt
zuerst, aber gleich hinterher kommt Glanz und Ehre, und dann kommt Zerstreuung ja, Zerstreuung, immer was Neues, immer was, daß ich lachen oder weinen muß.
Was ich nicht aushalten kann, ist Langeweile87.
Purtroppo entrambe le ragazze saranno deluse dalle loro scelte e dovranno subire diverse
difficoltà; „Arme Effi”88 commenta Fontane e „Arme Tony”89 commenta Thomas
87
Theodor Fontane, Effi Briest, Stuttgart, Philipp Reclam 1969, p. 24.
88
Walter Schafarschik (a cura di), Erläuterungen und Dokumente. Theodor Fontane. Effi Briest,
Stuttgart, Verlag Philipp Reclam 1972, p. 108.
89
GkFA Bd. 1.1, p.169.
48
Buddenbrook, „Arme Tony”90 dice il narratore dopo aver raccontato ai lettori ciò che
Tony deve passare. Dall’immagine di Effi e Tony fanciulle si passa a quella di donne
separate che non hanno raggiunto la meta che si erano prefissate e la visibilità sociale.
Effi dopo la separazione viene isolata dalla società e vive in solitudine, perdendo anche il
ruolo di madre, dato che la figlia le viene portata via. Ma nonostante il destino sia quasi lo
stesso, diverso è il modo di affrontare la situazione da parte delle due donne. Effi infatti è
passiva e sembra essere priva di forze mentre Tony cerca di superare i duri colpi subiti. In
altre parole, la vitalità che contraddistingueva entrambe da fanciulle, viene mantenuta
solo in Tony, seppur a intermittenza, e questa caratteristica si conferma il punto di forza
della ragazza di casa Buddenbrook per riuscire a emergere dalle situazioni difficili e
delicate che anno dopo anno si troverà a fronteggiare.
C’è un aspetto però che viene toccato dai famosi tre romanzi che non è presente nel
romanzo di Thomas Mann e per questo si può considerare Tony una sorella “minore” di
Effi, Anna e Emma. Questi tre personaggi femminili sono consapevolmente responsabili
per la fine del loro matrimonio, mentre Tony non lo è. O meglio, non nella stessa misura
dal momento che Tony non tradirà mai i mariti, sarebbe uno scandalo che la famiglia non
potrebbe sopportare, piuttosto soffre, si dispera, ma non tradisce. Il suo errore è invece
quello di ricadere in un matrimonio privo di sentimento una seconda volta. Nessun
membro della famiglia Buddenbrook tradirà il proprio partner, tranne Gerda Arnoldsen, la
moglie del senatore fratello di Tony, ma Gerda non è una Buddenbrook. Inoltre, anche in
questo caso non viene presentato l’atto in sé, ma viene intuito dalle continue
frequentazioni con il sottotenente René Maria von Throta e dalla passione scaturita per
mezzo della musica. In ogni caso nel romanzo non ci sono storie di grandi amori
passionali, ma tutto viene vissuto in maniera moderata e le dimostrazioni di affetto sono
ridotte al minimo.
Le tre donne, quindi, si sposano con un matrimonio infelice, ma scelgono di darsi una
seconda possibilità seguendo il proprio cuore alla ricerca di un matrimonio d’amore,
mentre Tony sfrutta questa seconda possibilità non per realizzare i propri desideri e
inclinazioni affettive, ma ancora una volta per un matrimonio infelice, dove manca
l’amore.
C’è qualcosa di diverso, però, se mettiamo a confronto le scelte degli autori per il destino
delle ragazze che hanno sposato degli uomini che non amavano: lasciano finire i
90
GkFA Bd. 1.1, p. 400.
49
matrimoni conclusi in mancanza d’amore con la morte delle donne che hanno rotto queste
unioni rimanendo ancorati, dunque, all’ideologia patriarcale che cercavano di mettere in
discussione. Loro hanno contratto dei matrimoni di interesse, come imposto dalle
convenzioni sociali e familiari, ma nel momento in cui l’individualità è emersa e si è
scontrata contro questa ideologia individuando come unica via d’uscita l’adulterio,
devono essere punite. Hanno rinunciato a essere quell’ ”anello della catena”, scelta che
Tony Buddenbrook non farà e, infatti, verrà premiata con la presenza dalla prima pagina
del romanzo fino all’ultima.
Anche le tre protagoniste dei romanzi sull’adulterio presentano però una differenza: la
morte di Effi si distingue nettamente dai suicidi di Emma e di Anna. Effi, infatti, non ha
cercato l’adulterio, non ha inseguito la passione amorosa. Lei è vittima della noia, e
ancora troppo giovane, ha bisogno di essere continuamente distratta e stimolata mentre il
marito non le dà le attenzioni che lei vorrebbe, perché tutto preso dai suoi impegni. In Effi
Briest, infatti, lo scandalo dell’adulterio per il quale viene condannata non è
esplicitamente narrato. Il romanzo si divide in due parti: Fontane descrive l’animo e i
pensieri della protagonista che la inducono all’adulterio prima e poi le conseguenze
dell’adulterio che è già stato commesso. Anche qui come nei Buddenbrook la passione
sembra essere assente dal momento che Effi non ama Crampas, ma vede in lui
un’occasione per colmare il vuoto e la noia, che poi abbandonerà per andare a Berlino.
Tutta la vita della ragazza è dettata dall’ubbidienza alle convenzioni sociali già
presentate: la sfida a duello del marito con l’amante della moglie, Effi viene ripudiata
senza poter stare con la figlia, abbandonata non solo dal marito ma anche dai genitori
poiché ubbidiscono alle convenzioni sociali secondo cui sarebbe un disonore riprendersi
in casa una figlia così, pena l’isolamento.
Davvero nella rigidità delle norme borghesi s’incuneano i dubbi. Effi comincia a dubitare,
per esempio, che la colpa non sia solo sua, ma addita anche il marito; Innstetten dubita
che il duello sia la mossa giusta da compiere, dato che sono trascorsi sei anni
dall’adulterio; i dubbi attanagliano anche i genitori di Effi che si chiedono se valga la
pena rinunciare all’amore della figlia in cambio dell’approvazione sociale. E infatti, alla
fine, la riprendono con sé e si condannano all’isolamento, cadendo vittime dei
meccanismi di una società in cui Effi è stata buttata ancora poco più che bambina, quando
ancora era troppo forte la sua voglia di vivere. Allora, come il padre di Tony, anche i
genitori di Effi arriveranno a chiedersi se hanno agito nell’interesse della figlia o no:
50
„Ob wir nicht doch vielleicht schuld sind? [...] ob sie nicht doch vielleicht zu jung war
[für eine Ehe]?“91.
Un cambiamento di tendenza si avverte anche nel romanzo Anna Karenina, dove non va
dimenticato che in contrapposizione alla storia di Anna, cioè di di un matrimonio infelice
prima e di una relazione adulterina poi, c’è la storia d’amore felice e della ricerca di sé da
parte di Levin. Si tratta quindi di due storie parallele per cui alla fine Anna Karenina è il
romanzo di Anna Karenina, ma è anche il romanzo di questa seconda coppia e questo è
fondamentale per capire che vivere una storia d’amore dove la scelta spetta ai partner si
può e non porta a fallimenti e disastri.
Per quanto riguarda la protagonista del romanzo di Flaubert, Emma, già dal titolo appare
nella sua situazione sociale di donna maritata e, in un certo qual modo, estraniata da quel
cognome che non le appartiene; per questo Emma incarna la condizione sociale comune
alle donne del XIX secolo: dipendenza economica dal marito, privazione di identità
sociale al di fuori del matrimonio, nessuna possibilità di autonomia e di emancipazione
personale.
Sorgono dunque alcune domande leggendo il destino delle tre donne. Perché Effi Briest,
la protagonista del romanzo di Theodor Fontane, per un bacio sarà costretta a vivere in
solitudine? Perché Anna Karenina, la donna amata da Vronskij, terminerà la sua fuga
d’amore lanciandosi sotto un treno? Perché Madame Bovary si avvelena con un topicida?
Quale colpa scontano le donne che si sono abbandonate ai desideri infrangendo i canoni
della società? Pagano per la loro debolezza manifestatasi attraverso il tradimento dei
mariti o per non averlo perpetrato con più audacia e accortezza? E soprattutto, che
differenza c’è con Tony?
3. „Etwas
Heiliges
und
Unantastbares“92:
La
relazione
tra
Tony
Buddenbrook e Morten Schwarzkopf. Un bacio alla ricerca della libertà
Il lettore del romanzo viene a fare la conoscenza del giovane Morten Schwarzkopf in un
secondo momento; non è infatti il primo personaggio maschile con cui Tony
Buddenbrook si accinge a parlare di amore, di promesse matrimoniali, di vita di coppia,
ma è senza ombra di dubbio la persona che Tony sceglie e vorrebbe avere al suo fianco.
91
Theodor Fontane, Effi Briest, op. cit. p. 48, p. 292.
92
GkFA Bd. 1.1, p. 169.
51
Nonostante Morten sia l’unico amore di Tony, che la ragazza ha aspettato per tutta la vita,
l’episodio dei due ragazzi dura un’estate alla località balneare Travemünde93 e viene
racchiuso in una ventina di pagine che, se si considera la lunghezza del romanzo, sono di
poca portata, ma che rimarrà un ricordo indelebile e vivo nel cuore, più che nella mente,
della ragazza di casa Buddenbrook. Eppure le circostanze con le quali è iniziata questa
tenera amicizia tra i due ragazzi ne preannunciano subito la fine.
Morten Schwarzkopf compare nella vita della ragazza in un momento delicato. Lei infatti
ha ricevuto la proposta di matrimonio da parte di un commerciante di Amburgo, il signor
Bendix Grünlich. La ragazza sembra però risoluta a non volere sposare il commerciante
ed è così che il padre chiede all’amico Diederich Schwarzkopf, il comandante dei piloti di
Travemünde, di ospitare la figlia per un po’ di tempo con la speranza che una ventata
d’aria nuova l’aiuti a schiarirsi le idee e ad accettare la proposta di matrimonio.
In questa cornice naturale Tony trascorre l’estate in compagnia della coppia e soprattutto
del figlio Morten94 e ritrova la spensieratezza e la vitalità che occhi cupi avevano nascosto
nelle ultime settimane a causa delle tante pressioni a cui era stata sottoposta. Tra Morten e
93
Travemünde ha rappresentato per Thomas Mann un luogo indimenticabile della sua vita di cui
amava ricordare la valenza simbolica. Nel romanzo la storia d’amore tra Tony e Morten avviene
proprio nell’amata località balneare, tanto cara anche ai personaggi della famiglia Buddenbrook.
Con queste parole descriveva l’autore Travemünde: “An diesem Ort, in Travemünde, dem
Ferienparadies, wo ich die unzweifelhaft glücklichsten Tage meines Lebens verbracht habe, Tage
und Wochen, deren tiefe Befriedigung und Wunschlosigkeit durch nichts Späteres in meinem
Leben das ich doch heute nicht arm nennen kann, zu übertreffen und in Vergessenheit zu bringen
war, -an diesem Ort gingen das Meer und die Musik in meinem Herzen eine ideelle, eine
Gefühlsverbindung für immer ein und es ist etwas geworden aus dieser Gefühls- und
Ideenverbindung: – nämlich Erzählung, epische Prosa: - Epik, das war mir immer ein Begriff, der
eng verbunden war mit dem des Meeres und der Musik, sich gewissermaßen aus ihnen
zusammensetzte, [...] so möchte ich meinen, daß das Meer, sein Rhythmus, seine musikalische
Transzendenz auf irgendeine Weise überall in meinen Büchern gegenwärtig ist, auch dann, wenn
nicht, was oft genug der Fall, ausdrücklich davon die Rede ist”. Mann, Lübeck als geistige
Lebensform, op. cit., p.9, p.388-389.
94
Leggendo i nomi di molti personaggi femminili e maschili che affollano il romanzo, si può
notare che il sistema antroponomastico dei Buddenbrook rinvia al legame tra le città anseatiche
tedesche e il settentrione scandinavo. Morten infatti si chiama così perché il nonno che portava
quel nome aveva sangue norvegese.
52
Tony si instaura da principio molta complicità e simpatia. La ragazza si confessa a lui e
Thomas Mann ci descrive nei discorsi e nei suoi comportamenti il valore dell’amicizia.
Nonostante abbia diversi amici, soprattutto amiche, compagne di collegio, accanto a
Morten si lascia andare a riflessioni e racconta aneddoti di scuola, narra felice dei giorni
in collegio da Sesemi Weichbrodt, arriva addirittura a promettergli: „Ich werde dafür
sorgen, dass Sie bei uns Hausarzt werden, wenn Grabow sich später einmal zur Ruhe
setzt, passen Se auf!”95. Con lui non deve mantenere il contegno che le è imposto dalla
famiglia, dal suo nome, ma si lascia coinvolgere nel suo mondo, fantasticando con lui,
senza ponderare ciò che dice. Capisce che Morten può insegnarle molte cose che non sa e
saziare così la sua curiosità: „Ich möchte gern etwas erfahren… Mein Gott, ich bin eine
Gans, sehen Sie! Bei Sesemi Weichbrodt war ich immer unter den Faulsten. Und Sie
wissen, glaube ich, so viel…96” e ancora descrive senza provare vergogna la sua
ingenuità:
Wollen Sie wissen, wie dumm ich früher war? Ich wollte die bunten Sterne aus den
Quallen heraus haben. Ich trug eine ganze Menge Quallen im Taschentuche nach
Hause und legte sie saüberlich auf den Balkon in die Sonne, damit sie
verdunsteten… dann mußten die Sterne doch übrig bleiben!... Ja, schön… Als ich
nachsah, war da ein ziemlich großer nasser Flock. Er roch nur ein bißchen nach
faulem Seetang…97.
A questo proposito Müller parla di circolarità della narrazione perché questo stesso
episodio verrà raccontato in seguito da Tony al nipote Hanno98.
L’empatia tra i due è reciproca: non è solo Tony ad aprirsi a lui, ma lo stesso Morten può
rivelarle alcuni segreti che tiene nascosti ai genitori, le comunica le sue riflessioni, e
soprattutto le sue ideologie.
Tony nel nuovo ambiente si trova subito a suo agio, nonostante viva modestamente
rispetto a come è abituata a casa, ma sembra dimenticare le sue origini tanto da voler
evitare la cerchia della gente della società che solitamente frequenta e preferire essere
lasciata in pace. E’ inevitabile, però, che si trovi spesso con le sue conoscenze di città e
95
GkFA Bd. 1.1 p. 140.
96
GkFA Bd.1.1, p. 138.
97
GkFA Bd.1.1, p. 147-148.
98
Fred Müller, Thomas Mann Buddenbrooks, München, R.Oldenbourg 1998, p. 36.
53
allora Morten è lasciato da parte, o meglio decide di farsi da parte e di “sedere sulle
pietre”99. Quelle pietre, fin dal primo giorno, divengono fra loro due un modo di dire fisso
per intendere noia e solitudine.
Un aspetto tutt’altro che secondario da tenere in considerazione è il distacco e la disparità
sociale tra i due, di cui Morten è consapevole fin dal primo giorno in cui la ragazza è
arrivata nella maestosa carrozza dei Kröger. Lo rivela infatti senza mezzi termini:
Ach, das ist alles Eins, Fräulein Buddenbrook! Ja, ich nenne Ihren Familiennamen
und zwar mit Absicht… und ich müßte eigentlich noch „Demoiselle Buddenbrook“
sagen, damit Ihnen Ihr ganzes Recht wird! [...]. Sie haben Sympathie für die
Adligen… soll ich Ihnen sagen warum? Weil Sie selbst eine Adlige sind! Ja ha,
haben Sie das noch nicht gewusst?... Ihr Vater ist ein großer Herr, und Sie sind eine
Prinzeß. Ein Abgrund trennt sie von uns Andern, die wir nicht zu Ihrem Kreise von
herrschenden Familien gehören. Sie können wohl einmal mit Einem von uns zur
Erholung ein bißchen an der See spazieren gehen, aber wenn Sie wieder in Ihrer
Kreis der Bevorzugten und Auserwählten treten, dann kann man auf den Steinen
sitzen…100.
Usa parole forti Morten, la descrive come una principessa, parla di un abisso tra i due e sa
che lui potrà essere solo un conoscente, un compagno d’avventura perché lei appartiene
alla cerchia dei nobili. E come non dargli torto, dopotutto Tony si comporta come una
nobile, cercando di sopperire con il suo amore per il lusso la mancanza di quel “von” nel
suo cognome di cui tanto soffre. Morten continua nelle sue riflessioni e enuncia idee
rivoluzionarie per il tempo. Uno dei principi più importanti che propugna è l’odio per la
nobiltà come istituzione:
Wir, die Bourgeoisie, der dritte Stand, wie wir bis jetzt genannt worden sind, wir
wollen, daß nur noch ein Adel des Verdienstes bestehe, wir erkennen den faulen
Adel nicht mehr an, wir leugnen die jetzige Rangordnung der Stände… wir wollen,
daß alle Menschen frei und gleich sind, daß niemand einer Person unterworfen ist,
sondern alle nur den Gesetzen untertänig sind!... Es soll keine Privilegien und keine
Willür mehr geben!... Alle sollen ghleichberechtige Kinder des Staates sein, und wie
99
GkFA Bd.1.1, p.141.
100
GkFA Bd.1.1, p.151.
54
keine Mittlerschaft mehr existiert zwischen dem Laien und dem lieben Gott, so soll
auch der Bürger zum Staate in unmittelbarem Verhältnis stehen! …Wir wollen
Freiheit der Presse, der Gewerbe, des Handels… Wir wollen, daß alle Menschen
ohne Vorrechte miteinander konkurrieren, und daß den Verdienste seine Krone
wird!... Aber wir sind geknechtet, geknebelt…[...]101.
Tony improvvisamente dimostra interesse per questi discorsi che prima d’ora non
l’avevano mai colpita, accanto a lui non si sente più un’ “oca”, ma vuole sapere, vuole
capire, le si è aperto un mondo che aveva ignorato finora e vuole sentire ciò che Morten
ha da dire a tale riguardo; lo ascolta, prendendo a volte le distanze da quello che dice e
rimanendo turbata. Nel leggere l’episodio di Travemünde, Klinger ritiene giustamente che
è proprio dal contatto con un estraneo alla famiglia che la ragazza acquista
consapevolezza102.
Thomas Mann affida alle parole del giovane studente di medicina il compito di mostrare
uno spaccato dei sentimenti e delle idee che all’epoca una certa parte della borghesia
cominciava a coltivare e che sarebbero poi sbocciate nei moti del 1848. Per Crescenzi
Morten rappresenta, infatti, una delle rare personificazioni del politico nell’opera
dell’autore fino al romanzo Der Zauberberg103. Il nastro a colori che Morten mostra alla
ragazza simboleggia l’appartenenza a Gottinga a un’associazione studentesca. Alla
richiesta di spiegazione di Tony sulle finalità dell’associazione lui risponde con tono
fermo e solenne: la libertà. La libertà dunque è cio che Morten va cercando, e Tony
d’improvviso si sente allineata con lui nel comprendere il significato puro della parola
“libertà”.
L’avvicinarsi della fine della stagione segna il ritorno alla quotidianità per Morten e
Tony, distanti l’uno dall’altra. Ritorna quindi lo spettro di Grünlich, dal momento che
Morten vuole sapere chi sia il signore nominato dal fratello Thomas. Tony viene dunque
riportata alla realtà e nello stesso tempo si risveglia in lei il sentimento provato dopo la
richiesta del signor Grünlich: il sentimento di essere una persona importante. Nel sentire i
101
GkFA Bd.1.1, p.149-150.
102
Bettina Klinger, Emma Bovary und ihre Schwestern. Die unverstandene Frau: Variationen von
eines literarischen Typus von Balzac bis Thomas Mann, Rheibach-Merzbach, CMZ-Verlag 1896,
p.197.
103
Thomas Mann, Romanzi. 1.I Buddenbrook; Altezza reale, a cura di Luca Crescenzi,
Mondadori, Milano 2007, p.21.
55
modi canzonatori e rigidi con cui Tony descrive i comportamenti del suo pretendente
Morten si lascia scappare la seguente considerazione:
Sie sind grausam, Fräulein Tony... Sind Sie immer grausam? Sagen Sie mir… Sie
haben diesen Herrn Grünlich nicht leiden können, aber sind Sie jemals einem
Anderen zugetan gewesen? Manchmal denke ich: Haben sie vielleicht ein kaltes
Herz? Eines will ich Ihnen sagen… es ist so wahr, daß ich es Ihnen beschwören
kann: Ein Mann ist nicht albern, weil er darüber weint, daß Sie nichts von ihm
wissen wollen… das ist es. Ich bin nicht sicher, durchaus nicht sicher, daß ich nicht
ebenfalls… Sehen Sie, Sie sind ein verwöhntes, vornehmes Geschöpf…Mokieren
Sie sich immer nur über die Leute, die zu Ihren Füßen liegen? Haben Sie wirklich ein
kaltes Herz?104.
Il rammarico iniziale provato per l’inaspettato giudizio del ragazzo lascia spazio alla
commozione per quanto sta per accadere tra i due. Ora è arrivato il momento di Morten,
ora l’unica cosa che gli resta da fare è trovare il coraggio per tradurre in parole i
sentimenti provati per la ragazza. Mi sembra giusto lasciare la parola per descrivere
questo momento, probabilmente una delle pagine più romantiche del libro, a Thomas
Mann:
Und Sie... Sie mokieren sich nicht über mich, wenn ich Ihnen sage, daß... „
„Ich weiß, Morten“ […].
„Sie wissen... ! Und Sie... Sie, Fräulein Tony...“
„Ja, Morten. Ich halte große Stücke auf Sie. Ich habe Sie sehr gern. Ich habe Sie
lieber als alle, die ich kenne”105.
La risposta di Tony non può che scatenare in Morten un tripudio di emozioni. A una Tony
dall’aria sognante e felice chiede di conservare il ricordo del pomeriggio e di non dare
retta a nessun altro uomo finchè non tornerà da lei dopo gli studi. Detto questo, il ragazzo
si porta ancor più vicino al petto la mano di lei chiedendole con voce soffocata: „Wollen
Sie mir daraufhin nicht… Darf ich das nicht… bekräftigen…?”106. E la promessa viene
104
GkFA Bd.1.1, p.156.
105
GkFA Bd.1.1, p.157.
106
GkFA Bd.1.1, p.158.
56
suggellata da un lungo bacio seguito da momenti di imbarazzo per entrambi. Questo bacio
simboleggia la purezza dell’amore tra due ragazzi che si sono conosciuti lentamente, si
sono trovati senza le pressioni di nessuno. Come osservato da Müller „die Feindschaft
zwischen Bourgeoisie und Adel besteht für Morten wenigstens […] in diesem
Augenblick tatsächlich nur im Prinzip“107.
E’ un bacio ben diverso da quello che Hermann Hagenström aveva cercato tempo prima
di strapparle, in cambio del goloso limoncino con petto d’oca che tanto aveva attirato la
sua attenzione, ma che era stato accolto da Tony con violenti schiaffi e ceffoni. Si è di
fronte a una Tony bimba per certi versi, ma per altri una Tony innamorata, piena di
speranze, felice di vivere la sua vita e le sue scelte, scelte che ha compiuto da sola,
lontana dalla famiglia e dalla ditta.
Herbert Lehnert sottolinea come la scena di fidanzamento tra Tony e Morten in spiaggia
inviti il lettore del 1901 a identificarsi con la giovane coppia, che si scambia la promessa
di matrimonio come dei giovani d’oggi e non secondo il tradizionale rituale dell’epoca,
sottolineando che Morten dice che chiederà la mano del padre per loro come coppia e non
per lei. Ritiene, inoltre, che Tony in questo frangente non svolga un ruolo passivo, come
la tradizione patriarcale le prescriverebbe, perché è a conoscenza dell’amore di Morten
che ricambia, arrivando ad interromperlo finchè si dichiara108.
La relazione tra i due giovani innamorati è una delle poche all’interno del romanzo che
sembra animata da sentimenti veri. Ai lettori il destino di Tony sembra a questo punto già
scritto. Lei ha scelto Morten, quindi ci si aspetta che comunichi al padre la sua decisione,
il signor Grünlich si faccia finalmente da parte e che nessuno interferisca su questa storia;
Morten terminerà gli studi di medicina e poi i due potranno finalmente sposarsi. Al lettore
contemporaneo un tale finale risulterebbe scontato. Forse però l’immaginazione sta
correndo più del dovuto. Bisogna ricordare infatti che Tony è pur sempre la figlia del
console Buddenbrook, e come tale si inserisce nel quadro delle ragazze borghesi del
diciannovesimo secolo dipinto in apertura di capitolo. Dunque è ancora un finale tutto da
scrivere e ciò si intuisce subito non appena si legge la risposta alla lettera che la fanciulla
scrive al padre. Ma procediamo con ordine.
107
Müller, Thomas Mann Buddenbrooks, op. cit., p.53, p.46.
108
Lehnert, Tony Buddenbrook und ihre literarischen Schwestern, op. cit., p. 47, p. 52.
57
Tony infatti riceve dal signor Grünlich una lettera in cui viene sollecitata a rispondere alla
sua proposta di matrimonio e le viene inviato un anello, pegno del suo affetto. Tony allora
si precipita a comunicare al padre quanto accaduto:
[…] und bitte ich Dich so dringend, ihm nun doch kurzerhand plausibel zu machen,
daß ich jetzt noch tausendmal weniger als vor sechs Wochen in der Lage bin, ihm
mein Jawort fürs Leben zu erteilen, und daß er mich endlich in Frieden lassen soll,
ermacht sich ja lächerlich. Dir, dem besten Vater, kann ich es ja sagen, daß ich
anderweitig gebunden bin an jemanden, der mich liebt, und den ich liebe, daß es sich
gar nicht sagen läßt. O Papa! Darüber könnte ich viele Bogen vollschreiben, ich
spreche von Herrn Morten Schwarzkopf, der Arzt werden will und, sowie er Doktor
ist, um meine Hand anhalten will. Ich weiß ja, daß es Sitte ist, einen Kaufmann zu
heiraten, aber Morten gehört eben zu dem anderen Teil von angesehenen Herren, den
Gelehrten. Er ist nicht reich, was wohl für Dich und Mama gewichtig ist, aber das
muß ich Dir sagen, lieber Papa, so jung ich bin, aber das wird das Leben manchen
gelehrt haben, daß Reichtum allein nicht immer jeden glücklich macht […]109.
Dalle righe inviate al padre si ha l’immagine di una Tony matura nella sua giovinezza e
trasformata rispetto alle settimane prima della partenza per le vacanze estive; parla di
ricchezza d’animo, parla di amore, parla già di promessa di matrimonio. E’ l’unico
momento in cui probabilmente Tony pensa solo a sé stessa. Non si lascia intimorire dal
fatto che i genitori, soprattutto il padre, siano convinti che non ci sia altro matrimonio se
non con un commerciante. Affronta la situazione, non si tira indietro, sa il fatto suo. Forse
la piccola Tony riuscirà con la sua convinzione a cambiare la tradizione…
A tale riguardo Crescenzi sostiene che Morten rappresenta un’opportunità di
cambiamento e di rinnovamento per sfuggire al destino di morte e al nichilismo che
incombe sulla famiglia Buddenbrook. Pone in risalto la forza dell’eros che
unisce ciò che nella quiete prosecuzione del passato è destinato a rimanere diviso -le
culture, le classi, le realtà sociali- liberandolo dal retaggio della tradizione e
preparando un futuro diverso110.
109
GkFA Bd.1.1, p.159.
110
Mann, Romanzi. 1.I Buddenbrook; Altezza reale, op. cit. p.55, p.23.
58
E proprio questo è infatti lo scenario che sembra aprirsi con la relazione tra i due ragazzi.
Avendo però già preso in considerazione la visione dell’amore nelle famiglie borghesi è
evidente che Jean Buddenbrook, nonostante tutto l’affetto provato per la figlia, non possa
che disapprovare una tale decisione. Ed è esattamente quello che accade nel romanzo. Il
padre, infatti, non tiene in minima considerazione le righe della figlia, a suo avviso spinte
dalla rabbia per l’insistenza del signor Grünlich.
[…] Wir sind, meine liebe Tochter, nicht dafür geboren, was wir mit kurzsichtigen
Augen für unser eigenes, kleines, persönliches Glück halten, denn wir sind nicht
lose, unabhängige und für sich bestehende Einzelwesen, sondern wie Glieder in einer
Kette, und wir wären, so wie wir sind, nicht denkbar ohne die Reihe derjenigen, die
uns vorangingen und uns die Wege wiesen, indem sie ihrerseits mit Strenge und ohne
nach rechts oder links zu blicken einer erprobten und ehrwürdigen Überlieferung
folgten. Dein Weg, wie mich dünkt, liegt seit längeren Wochen klar und scharf
abgegrenzt vor Dir, und Du müßtest nicht meine Tochter sein, nicht die Enkelin
Deines in Gott ruhenden Großvaters und überhaupt nicht ein würdig Glied unserer
Familie, wenn Du ernstlich im Sinne hättest, Du allein, mit Trotz und Flattersinn
Deine eignen, unordentlichen Pfade zu gehen. Dies, meine liebe Antonie, bitte ich
Dich, in Deinem Herzen zu bewegen111[…].
Con queste parole del padre, che incarna perfettamente lo spirito borghese dell’epoca, si
capisce chiaramente che Tony non ha libertà di scelta. Si sente dire dal genitore che
qualora non sposi il commerciante non sarebbe un membro di quella famiglia che lei tanto
ama. Quindi se vuole continuare a farne parte deve reprimere quelle sue fantasie che la
condurrebbero solo a una disordinata via e seguire il percorso che le è stato tracciato in
quanto Buddenbrook. Per Hermann Kurzke e Karsten Stefan Lorek il sentimento
religioso, Dio e la compassione su cui fa leva il console Jean altro non sono che un
mascheramento ideologico del suo interesse capitalistico112.
Ma il padre non si ferma qui; avvisa immediatamente il signor Grünlich che non tarda a
presentarsi a Travemünde per chiarire la situazione, ossia spiegare che Tony è promessa a
lui e che Morten con i suoi comportamenti interferisce sulla ragazza cercando delle
111
112
GkFA Bd.1.1, p.160-161.
Hermann Kurzke, Karsten Stefan Lorek, Thomas Mann: Epoche- Werk- Wirkung, München,
Beck 1985, p. 72.
59
promesse che lei non può mantenere. Ovviamente la reazione del signor Diederich è di
stupore; nonostante il commerciante insinui che il comandante dei piloti abbia dei progetti
per il figlio e non si sia lasciato sfuggire l’occasione di spingerlo verso Tony, si dimostra
ligio alle gerarchie, mentre la signora Meta prova delusione perché in cuor suo sperava
che tra i due ragazzi potesse nascere qualcosa. Lehnert interpreta invece la reazione del
padre di Morten di fronte all’accusa del commerciante non come dimostrazione di umiltà,
ma di orgoglio per le intenzioni del figlio113.
Merita attenzione la reazione del ragazzo. Ora che tutto è venuto a galla, seppur in modo
brusco, non deve nascondere i suoi sentimenti, perché dovrebbe essere più facile
dichiarare le sue intenzioni e far emergere quello spirito “ribelle”, quel lato che si vede
costretto a frenare per non andare contro la volontà del padre. Invece Morten si limita a
confermare la promessa scambiata tra lui e la ragazza e accetta passivamente i risvolti
della situazione che si è venuta a creare. Il comportamento di Morten risulta
contraddittorio più che mai. Che valore ha per lui la promessa strappata a Tony, se al
primo ostacolo si arrende? Una spiegazione si può trovare in quelle parole che, come
accennato in precedenza, affida a Tony per spiegare la loro diversità di status sociale che
li “condanna” a essere divisi perché appartenenti a due mondi diversi. Questo però lo
sapeva dall’inizio eppure ha cercato di ignorarlo e di non privarsi di vivere un sentimento
con la ragazza a causa di impedimenti esterni. Ora fa un passo indietro. Così Morten e
Tony vengono separati senza avere il tempo per un ultimo saluto, senza augurarsi un
arrivederci o meglio un addio perché lo studente viene mandato il giorno successivo a
Gottinga.
E che ne è di Tony? La ragazza ha trascorso la notte ignara di quanto stesse accadendo in
casa, ma l’attende un risveglio quanto mai amaro, senza Morten, ma con Thomas venuto
per riportarla a casa. La scena di commiato rivela tutta la tristezza di Tony, che per tutto il
viaggio di ritorno chiude gli occhi e immagina Travemünde, Morten, le loro
conversazioni, il ricordo speciale di quegli istanti. Si sente esausta e non prova neppure a
trattenere le lacrime che le salgono agli occhi, lacrime di nostalgia e di dolore. Thomas
prova imbarazzo per le condizioni in cui si trova la sorella che non si vergogna di
mostrare le sue sensazioni. Il dialogo che avviene tra i fratelli, infatti, è sintomo della loro
solidarietà che si presenterà in molte occasioni della loro vita, dove saranno chiamati a
farsi coraggio, a sostenersi vicendevolmente, ma anche il contegno che contraddistingue
113
Lehnert, Tony Buddenbrook und ihre literarischen Schwestern, op. cit., p.47, p.52.
60
ogni comportamento di Thomas. Accarezzandola il fratello non può che non riconoscere
la sofferenza della sorella e le confessa che anche lui dovrà dire addio e andare ad
Amsterdam per un periodo a lavorare. Ma Tony pensa che un addio ai genitori e ai fratelli
non sia niente in confronto a quello che tocca fare a lei –Tony infatti non sa che Thomas è
unito sentimentalmente alla fioraia Anna– nonostante il fratello cerchi di rincuorarla
dicendole che quel penoso stato d’animo in cui si trova non durerà molto, perché poi si
dimenticherà. La sorella allora più convinta che mai gli risponde: „Aber ich will ja gerade
nicht vergessen! […]. Vergessen... ist das denn ein Trost?!”114. Tony quindi non vuole
dimenticare quanto accaduto in quelle piacevoli settimane, l’ha promesso a Morten, però
non appena intravede la casa paterna viene colta da delle sensazioni contrastanti e viene
riafferrata dal suo passato, dall’abitudine, dalla tradizione. Improvvisamente cessano
anche le lacrime, arrivando addirittura a provare vergogna per il suo stato. Alla vista del
padre ci si aspetterebbe che Tony fosse arrabbiata per le parole dure che le ha riservato
nella lettera, difficili da digerire per una figlia, invece lo bacia e cerca di nascondere le
tracce di pianto sul suo volto. Basta così poco quindi per dimenticare? Un volto familiare,
l’atmosfera della propria casa, del proprio paese? Che ne è della libertà che va cercando e
che sembra aver trovato lontano da casa e dai genitori? E soprattutto che peso dà Tony
alle promesse, alle sue parole?
E’ inevitabile chiedersi come mai ci sia questa indifferenza da parte di entrambi per la
loro promessa, avvenuta dopo intere giornate trascorse insieme, splendide per tutti e due,
accompagnate da riflessioni profonde sulla loro vita. Aveva dunque ragione Morten nel
dire che dopotutto era loro destino incontrarsi se non per poche ore per passeggiare?
Riflettendo sulla conclusione del legame tra i due ragazzi Kraul sostiene che Tony chiuda
la relazione senza una lotta vera e propria tra il suo dovere familiare e sociale e la sua
inclinazione per il ragazzo115. E davvero questa è l’impressione che si ha di fronte alla
reazione di Tony e alla facilità con cui rinuncia a Morten.
Il lettore dopo aver vissuto l’intensità del sentimento tra i due ragazzi è spinto ad
aspettare il momento in cui Morten fa il suo ritorno una volta terminati gli studi in cerca
di Tony. Non solo questo non avviene, ma il ragazzo sparisce dalla scena, e verrà
nominato in alcune occasioni. Il fatto che Tony rievochi i pensieri e le riflessioni di
114
GkFA Bd.1.1, p. 170.
115
Fritz Kraul, Die Buddenbrooks als Gesellschaftsroman, Stuttgart, Ernst Klett Verlag 1959,
p.93.
61
Morten viene letto da Hannelore Mundt come un tentativo di ricordare l’opportunità non
afferrata di vivere in un mondo di amore e libertà lontano da quello in cui la ragazza vive
e suggerisce tutti i sacrifici personali che non solo Tony, ma anche gli altri componenti
della famiglia devono fare per mantenere intatto il loro mondo borghese116.
Queste considerazioni inducono a ritenere Morten un personaggio che rimane sospeso,
che non viene presentato in maniera definitiva da Thomas Mann che, nonostante sia stato
una conoscenza importante nella vita della ragazza, sparisce di scena troppo presto o in
maniera brusca, senza poter sapere le sue reazioni, senza poter avere una parola di
spiegazione da parte dello studente. In verità, non è solo il lettore che lasciandosi
coinvolgere dall’atmosfera romantica tra i due ragazzi considera la figura di Morten
essenziale per la storia di Tony; è lo stesso autore a ribadirlo, scrivendo nei suoi
otizbücher una riflessione su questo episodio che però non viene inserita nel romanzo:
Tony im Travem. [korrigiert aus: „München“]. Correctur zum Schluß des
Liebeskapitels: ‘Dies alles ist nur deshalb so ausführlich erzählt worden, weil es die
einzige, von ihrer Wiege bis zu ihrem Grabe die einzige wirklich glückselige
[korrigiert aus: „glückliche“] Stunde war, die diesem anmuthigen und gutherzigen
Geschöpfe von Gott beschieden wurde‘117.
Così finisce l’avventura di Tony a Travemünde. Travemünde doveva rappresentare un
motivo di svago per la ragazza invece qui trova la persona che ama, o perlomeno pensa di
amare. Questa storia d’amore, che simboleggia l’amore romantico, un amore autentico
privo di interessi economici e materiali, rimane qualcosa di illusorio e irrealizzabile,
rimane al ritorno a casa un vecchio sogno.
Come sottolineato da Crescenzi è evidente che la conclusione della relazione tra i due
ragazzi preclude la strada al futuro dichiarando conseguentemente il trionfo del retaggio
ereditario con norme e idee assolute e inviolabili, ma che si riveleranno in seguito
fallimentari118.
116
Hannelore Mundt, Female Identities and autobiographical impulses, in Herbert Lehnert/ Eva
Wessell (a cura di), A companion to the works of Thomas Mann, Rochester NY, Camden House
2004, p.277.
117
GkFA Bd. 1.2, p.278-279.
118
Mann, Romanzi. 1.I Buddenbrook; Altezza reale, op. cit. p. 55, p. 21.
62
A rovinare il quadro idilliaco dei due ragazzi a Travemünde ci pensa infatti il più volte
nominato signor Grünlich. Per capire come e quanto l’incontro con Morten Schwarzkopf
ha cambiato le sorti del destino di Tony Buddenbrook è giunto il momento di fare un salto
indietro per recuperare i tasselli mancanti della vita amorosa della protagonista del
presente lavoro e descrivere il rapporto con Benedix Grünlich e gli ulteriori sviluppi.
4. „Wie Glieder in einer Kette“119: l’attaccamento di Tony alla tradizione familiare
borghese
Il signor Bendix Grünlich compare nella vita della ragazza improvvisamente, in un
pomeriggio di giugno, quando la famiglia Buddenbrook è seduta in giardino per
sorseggiare un caffè. Il modo con cui si rapporta ai familiari del collega d’affari Jean
Buddenbrook è singolare e non si può non notare un tentativo di apparire gentile, forse
eccessivamente gentile. Egli infatti spende qualche parola con ognuno dei presenti,
dimostrando una buona preparazione culturale in diversi ambiti, una ricerca di vocaboli
con termini che sembrano stati studiati prima di essere espressi. Dalla sua bocca quindi
escono solo commenti positivi verso la famiglia Buddenbrook, della quale rispetta
tradizione e storia. La stessa Tony é oggetto d’attenzione dell’ospite che si rivolge alla
madre indicando la figlia: „Beachten Sie, […] wie die Sonne in dem Haare Ihres Fräulein
Tochter spielt? – Ich habe niemals schöneres Haar gesehen!”120.
Il suo inaspettatato arrivo è subito al centro dei discorsi della famiglia. Se i genitori si
lasciano sorprendere positivamente dalle maniere del commerciante e si scambiano
sguardi compiaciuti, un effetto opposto è sortito su Tony che rimane alquanto indifferente
alla galanteria e al perbenismo del nuovo arrivato al quale non risparmia il suo sguardo
indagatore misto a disprezzo. La ragazza si chiede soprattutto come costui faccia a
conoscere così bene i suoi genitori, dal momento che sembra dire loro proprio ciò che
vogliono sentirsi dire. Lapidaria è dunque la reazione di Tony che non trova affatto
simpatico l’ ”intruso”, ma anzi afferma a gran voce:
Ich finde ihn albern […]. Ja er macht sich allzu wichtig![…]. Er sprach beständig
von sich selbst! Sein Geschäft ist rege, er liebt die Natur, er bevorzugt die und die
119
GkFA. Bd. 1.1, p.160.
120
GkFA Bd.1.1, p.106.
63
Namen, er heißt Bendix… was geht uns das an, möchte ich wissen… Er sagt alle nur,
um sich herauszustreichen!... Er sagt dir, Mama und dir, Papa, nur, was ihr gern hört,
um sich bei euch einzuschmeicheln!“121.
Giustamente Müller nota come Grünlich sia tutt’altro che sciocco e vede il suo modo di
rapportarsi ai genitori frutto di un calcolo che nasce dalla consapevolezza che solo
attraverso loro può arrivare a Tony122.
Per Tony si tratta dunque di un incontro occasionale, durato un paio di minuti, che verrà
presto dimenticato da tutti. I genitori la pensano diversamente. E’ normale avere delle
opinioni differenti, ma bisogna sottolineare l’impressione positiva che il commerciante
giunto dal nulla, mai nominato prima dall’autore, suscita in casa Buddenbrook, perché da
qui si può capire che i genitori hanno dei progetti precisi per la figlia. E come non
chiedersi come faccia una persona mai vista prima, che si intromette, seppur con garbo, in
un momento di intimità familiare, a ricevere la piena approvazione di un padre e una
madre. Soprattutto di quest’ultima, che ne subisce il fascino e prova stupore nel venire a
conosenza che il signor Grünlich può permettersi addirittura più stanze nel costoso
albergo Stadt Hamburg. E’ dunque una questione legata alla figura del signor Grünlich o
a quello che rappresenta, ossia l’essere un commerciante?
Si può notare che tutti i successivi incontri tra Tony e Grünlich lasciano un’impressione
negativa nella ragazza, che cerca in tutti i modi di mantenere le distanze. Opposte sono
quindi le posizioni dei due. Alla gioia manifestata dal commerciante nell’imbattersi nella
ragazza di ritorno da una passeggiata si contrappongono parole sprezzanti: „Das ist nicht
gegenseitig!"123. E’ chiaro il tentativo di liberarsi a tutti i costi e una volta per tutte di lui,
lanciando rossa d’orgoglio il messaggio in maniera inequivocabile.
L’atteggiamento di Tony ci appare determinato: lei ha diciotto anni e mantiene il suo
carattere ribelle, non si lascia intimidire dal signor Grünlich, uomo che ha superato la
trentina e che dimostra la sua spavalderia con le sue maniere sdolcinate, ma galanti.
Comportandosi in questo modo si sente importante e orgogliosa perché è lei a condurre il
gioco. Ma il lettore sa che questa sua “vittoria” è destinata a durare ben poco, perché la
freccia avvelenata che ha scoccato verso il signor Grünlich non l’ha affatto intimidito,
121
GkFA Bd.1.1, p.108.
122
Müller, Thomas Mann Buddenbrooks, op. cit., p. 53, p. 44.
123
GkFA Bd.1.1, p. 109.
64
come dimostra la sua presenza al pranzo domenicale e il suo discorrere in tranquillità con
i padroni di casa. Sebbene i pareri continuino a essere negativi, cresce in Tony la
consapevolezza che difficilmente riuscirà a liberarsi della presenza del commerciante.
Ecco allora che nel trovare il signor Grünlich intento a leggere alla madre qualche pagina
del Waverley di Walter Scott non può che ripetersi il copione: con la risposta „nicht im
Geringsten!”124 ribadisce il suo disinteresse per quanto sta leggendo e conseguentemente
per lui. Come non ricordare il commento di Morten nel descriverla crudele. Riesce a
trovare per il rappresentante solo parole dure, di cui va fiera, si pone in atteggiamento di
sfida e quello che impressiona è il fatto che Tony, seppur giovane, è sempre una donna
che si pone dinanzi a un uomo più grande in posizione di superiorità.
Va sottolineato che alla disapprovazione crescente della ragazza si contrappone
l’entusiamo dei genitori. La sorte di “tregua” tra i due in seguito al ritorno ad Amburgo
del rappresentante viene però interrotta una mattina, quando Tony si ritrova ad affrontare
con il padre e con la madre una chiacchierata che mai avrebbe pensato di dover
affrontare, o almeno non in quel momento della sua vita, e la colazione si fa subito
indigesta, un boccone amaro difficile da ingoiare. Quanto accade è uno degli episodi
salienti per capire il rapporto tra i genitori e la figlia e in modo particolare l’atteggiamento
verso il matrimonio presso le famiglie borghesi. Si tratta di una discussione di faccende
serie, riguardo al futuro della ragazza, e anche Tony incuriosita ma spaventata lo ha
intuito, dal momento che nutre dei sospetti attorno alla figura del commerciante di
Amburgo. Spetta al padre allora affrontare l’argomento delicato racchiuso in una lettera,
da parte ovviamente del signor Bendix Grünlich che gli comunica di provare una certa
simpatia per Tony che lo spinge a chiedere formalmente la sua mano. Come non rimanere
stupiti dalla nascita di questo sentimento che hanno visto solo i genitori e il signor
Grünlich. Non di certo Tony! che dopo aver ascoltato in silenzio il padre nel sentire una
tale proposta scoppia in lacrime esclamando: „Was will dieser Mensch von mir! Was
habe ich ihm getan?”125.
124
GkFA Bd.1.1, p. 111.
125
GkFA Bd.1.1, p.112.
E’ opportuno tenere in mente nel leggere l’incontro di Tony con Grünlich quanto scritto dalla
sorella Julia Mann al fratello che ho già avuto modo di trattare. In questo caso si può vedere come
lo scrittore segua di pari passo i fatti narrati dalla zia dal momento che anche la reazione di
Elisabeth Mann alla proposta di matrimonio fu di identica incredulità.
65
La reazione della ragazza è più che comprensibile: ha visto quattro volte un signore più
grande di lei, che tutto ad un tratto viene in casa sua per un incontro d’affari con il padre.
Fin qua niente di strano. Cerchiamo dunque di dare una spiegazione a quanto accade. Il
secondo incontro potrebbe essere una casualità dato che il signor Grünlich ha
espressamente detto che si trova in città per lavoro e la Mengstraße è il fulcro della città.
Forse allora Tony ha davvero una reazione eccessiva e inspiegabile, scagliandosi a priori
contro di lui che dopotutto ha riservato per lei solo parole e gesti cortesi. Il terzo incontro
avviene in casa Buddenbrook e rappresenta un incontro in un’atmosfera familiare e il
fatto che sia presente il signor Grünlich comincia a farsi sospettoso. Questo allora ci fa
pendere dalla parte di Tony anche in seguito al quarto incontro perché é alquanto strana la
presenza in casa del rappresentante impegnato a leggere alla madre un romanzo.
Una domanda che sorge spontanea è allora la complicità dei genitori nella faccenda.
Avviene tutto per caso o per semplice cortesia verso un ospite che ha dimostrato la sua
buona educazione più volte quando messo alla prova oppure in realtà i genitori sono ben
consapevoli di quello che sta accadendo e cercano quindi di far nascere qualcosa tra i
due? Il signor Grünlich ha davvero incontrato Tony e la sua famiglia in maniera
disinteressata e nel conoscere la ragazza è stato piacevolmente sorpreso? Oppure questo
incontro d’affari in realtà aveva altri scopi?
Cerchiamo di capire quindi l’ottica della madre e del padre. Di fronte a una lettera in cui
viene chiesta la mano della figlia in breve tempo un certo stupore dovrebbe essere
normale. La madre interviene nella conversazione esprimendo il suo pensiero.
Liebe Tony, […] wozu dies Echauffement! Du kannst sicher sein, nicht wahr, daß
deine Eltern nur dein Bestes im Auge haben, und daß sie dir nicht raten können, die
Lebensstellung auszuschlagen, die man dir anbietet. Siehst du, ich nehme an, daß du
noch keine entscheiden Empfindungen für Herrn Grünlich hegst, aber das kommt,
ich versichere dich, das kommt mit der Zeit... Einem so jungen Dinge, wie du, ist es
niemals klar, was es eigentlich will... Im Kopfe sieht es so wirr aus wie im Herzen...
Man muß dem Herzen Zeit lassen und den Kopf offen halten für die Zuspräche
erfahrenerer Leute, die planvoll für unser Glück sorgen...126.
La madre, inaspettatamente, suggerisce alla figlia di non preoccuparsi. In altre parole il
sentimento può non esserci, ma questo non è importante, nascerà con il tempo. La colpa
126
GkFA Bd.1.1, p.112-113.
66
di tale smarrimento è dovuta alla giovane età, mentre i genitori che hanno esperienza
sanno per certo quello che la ragazza deve fare. Il padre è dello stesso parere:
Meine kleine Tony, […] was solltest du auch von ihm wissen? Du bist ein Kind,
siehst du, du würdest nicht mehr von ihm wissen, wenn er nicht vier Wochen,
sondern deren zweiundfünfzig hier verlebt hätte... Du bist ein kleines Mädchen, das
noch keine Augen hat für die Welt, und das sich auf die Augen anderer Leute
verlassen muß, die Gutes mit dir im Sinne haben...127.
I gesti dei genitori verso la ragazza sono di affetto e di dolcezza, entrambi la accarezzano,
ma sembrano voler rincarare con una dose dolce il boccone amaro che le stanno per
infliggere. Tentano di giustificarsi per il loro comportamento poiché stanno facendo la
scelta giusta, per lei sia chiaro, per lei che è ancora piccola, che è una bambina, che da
sola non riuscirebbe a scegliere. Tony a loro avviso, non è bimba per sposarsi, il fatto che
lei debba convolare a nozze è certo, ma è piccola nel mostrare esitazione a sposare il
signor Grünlich.
L’autore descrive Tony con tenerezza, e il lettore è spinto a provare affetto per lei e per lo
stato in cui si trova: la piccola Tony, tremante, come un gattino, in lacrime, confusa, non
capisce:
Ich verstehe es nicht... ich verstehe es nicht... […]. Er kommt hierher... sagt allen
etwas Angenehmes... reist wieder ab... und schreibt, daß er mich... ich verstehe es
nicht... wie kommt er dazu... was habe ich ihm getan?!...128
Di fronte alle esitazioni della figlia, che a suo avviso sono sintomo della sua „kindliche
Ratlosigkeit”129, il padre fa presente che non è sua intenzione forzarla a fare qualcosa che
è contro la sua volontà anche perché è una faccenda seria. Ecco allora che riappare la
figura di un padre premuroso che mette davanti a sé il bene della figlia e capisce la
difficoltà e l’incertezza in cui viene a trovarsi. Si rinvia la decisione, che non viene
scartata a priori, ma si cerca di temporeggiare, di chiedere tempo al pretendente, con la
sperenza che la figlia si decida a non sprecare una tale occasione.
127
GkFA Bd.1.1, p.113.
128
GkFA Bd.1.1, p.113.
129
GkFA Bd. 1.1, p.113.
67
Dopo aver considerato la prospettiva dei genitori, di totale approvazione, prendiamo in
esame quella di Tony. Senza ombra di dubbio la proposta di matrimonio da parte del
signor Grünlich arriva inaspettata, ma la perplessità di Tony sulla decisione da prendere a
tale riguardo è parziale e si dimostra dispiaciuta fino a un certo punto. Si deve infatti
considerare bene il pretendente che potrebbe diventare il futuro marito. Per fare questo è
opportuno scindere la figura di Bendix Grünlich in due: da un lato il Grünlich individuo,
il Grünlich considerato nella sfera privata, ossia quella di un uomo di media statura, di
trentadue anni; dall’altro la dimensione pubblica, il Grünlich rappresentante e
commerciante di Amburgo, che ha viaggiato molto e che ha una posizione sociale
vantaggiosa e di tutto rispetto nel mondo degli affari. Non resta quindi che decidere quali
dei due aspetti tenere in considerazione, la sfera delle relazioni private o quella delle
relazioni pubbliche, dal momento che é chiaro che Tony non provi nessuna propensione
di affetto o di interesse per lui. Sarebbe sbagliato però pensare che Tony non si lasci
condizionare dalla figura di Grünlich in quanto commerciante e non intuisca il significato
di sposare un commerciante. Ha infatti una idea ben chiara di quello che sarà il suo futuro
da moglie e sul matrimonio in generale. E’ necessario allora fare un salto indietro nel
tempo e ricordare una conversazione di Tony con le amiche di collegio quando insieme
fantasticano sul domani:
Ich werde natürlich einen Kaufmann heiraten […]. Er muß recht viel Geld haben,
damit wir uns vornehm einrichten können; das bin ich meiner Familie und der Firma
schuldig130.
Quel sogno ora è divenuto realtà e improvvisamente un uomo le fa la proposta di
matrimonio, e per di più un commerciante, come richiesto dalla tradizione familiare.
Tutto questo spiega come mai ora Tony si sia calmata. Ancora una volta appare nelle sue
reazioni e nei suoi comportamenti contraddittoria. Un attimo prima si era lasciata
sorprendere da un pianto commovente e tenero di una bambina che si trova con le spalle
al muro costretta a prendere una scelta a senso unico. A poco a poco lo smarrimento si
affievolisce perché ha capito che si trova in una situazione d’importanza dettata dalle
parole che ha sempre sentito pronunciare verso eroine, verso le protagoniste dei romanzi
130
GkFA Bd.1.1, p.97.
68
che leggeva; ora è arrivato il suo turno, ora è lei l’eroina che deve esprimere il suo
consenso e dare la sua mano, una prospettiva sicuramente allettante.
Questo ci porta a considerare che la reazione turbata di Tony non dipende dal fatto che
deve sposarsi con un commerciante. Il suo iniziale disgusto è dovuto da Grünlich in
quanto uomo, per quei favoriti giallo oro, per il viso adornato da un porro vicino alla
narice, per il suo aspetto fisico che non corrisponde certamente a quanto una giovane
ragazza bella possa desiderare. Questo lo sa bene anche il padre. Ciò nonostante Tony
non riesce a capire come mai Grünlich, che da lei ha ricevuto solo parole di derisione,
possa ancora volerla, sintomo di mancanza di orgoglio, sentimento che anima ogni
decisione e comportamento della signorina di casa Buddenbrook. Queste riflessioni la
fanno rimanere ferma nella sua decisione di rifiuto e totale chiusura verso colui che si è
insinuato in un battibaleno nella sua vita.
Va sottolineato come la madre ribadisca che né lei né il marito l’hanno consigliata, ma
sicuramente non possono sconsigliarla.
Aber wir müssen dir zu bedenken geben, daß sich eine solche Gelegenheit, dein
Glück zu machen, nicht alle Tage bietet, und daß diese Heirat genau das ist, was
Pflicht und Bestimmung dir vorschreiben. Ja, mein Kind, auch das muß ich dir
vorhalten. Der Weg, der sich dir heute eröffnet hat, ist der dir vorgeschriebene, das
weißt du selbst recht wohl...131.
Come non dare torto alla madre. Tony è consapevole dei doveri che la legano alla
famiglia e alla ditta, doveri di cui però è orgogliosa. Già si è parlato del destino che
aspettava ai figli delle famiglie borghesi: i figli maschi dovevano portare avanti la ditta di
famiglia o gli affari avviati dai padri e dai nonni nel rispetto della tradizione, mentre le
figlie dovevano accasarsi nel migliore dei modi; gli uni e gli altri per amore della famiglia
e del suo nome.
Uno degli episodi più significativi del rapporto conflittuale tra Tony e Grünlich è quello
che avviene in casa Buddenbrook, dove i protagonisti sono uno di fronte all’altro: Tony
da un lato con la sua ostinazione deve respingere una volta per tutte il pretendente e il
signor Grünlich dall’altro con il suo modo di fare petulante deve riuscire nel difficile
compito di convincere la ragazza a sposarlo. Si nota in questo frangente come Tony sia in
difficoltà, tremante e impaurita, e abbia perso quella sicurezza che l’aveva contraddistinta
131
GkFA Bd.1.1, p.115.
69
finora nel rapportarsi con Grünlich. Ciò trova spiegazione nel fatto che finché lui non
aveva avanzato la proposta era lei a gestire la situazione, a decidere come guardarlo, cosa
dirgli, ora invece che lui ha dichiarato le sue intenzioni serie si sente in trappola. Questo
suo stato d’animo porta il lettore a conoscere una Tony diversa da quella ragazza a volte
ribelle e sfacciata cha fino a questo punto del romanzo ha conosciuto. Proprio lei che è
abituata a prendersi beffa degli altri e che spensierata fantastica il suo futuro come moglie
di un commerciante ora non riesce a trattenere le lacrime, incapace di affrontarlo a testa
alta come di consueto. Ogni tentativo di fuga è reso impossibile dal commerciante,
speranzoso di sentir proferire dalla ragazza quel sì che dalla lettera scritta dal padre era da
intendere. E’ significativo notare che la lettera a cui Grünlich fa riferimento è quella
inviata dal console Jean nel tentativo di rispondere in maniera cauta per guadagnare
tempo; data la reazione avuta dal destinatario sorgono dei dubbi sul vero contenuto della
lettera che al lettore non è dato a sapere. Questa è allora un’altra conferma del fatto che la
ragazza ha ben poco potere decisionale nella faccenda.
Secondo Kenneth B. Beaton l’atteggiamento assunto da Grünlich rivela il suo essere
attore132 e ciò trova sicuramente conferma nel suo modo di comportarsi in maniera
plateale. E’ soprattutto nel dichiarare il suo amore che mette in scena la sua abilità: fa
appello alla compassione di Tony per il desiderio provato dal primo momento in cui l’ha
vista nella sua cerchia familiare133, lancia promesse di una vita nel lusso e agiatezza ad
Amburgo, arriva addirittura a inginocchiarsi di fronte a lei134. Tony ha dunque la
possibilità di concludere un matrimonio con un commerciante. Per i genitori la sua
risposta deve essere conforme ai doveri che le sono prescritti sin da piccola. Si è visto che
questo è ciò che le figlie borghesi devono fare. Si vede invece che Tony, contrariamente a
quanto le è richiesto, non dà il suo consenso: “Ihr Antrag ehrt mich […] aber ich kann ihn
132
Kenneth B. Beaton, Die Zeitgeschichte und ihre Integrierung im Roman, in Ken
Moulden / Gero von Wilpert (a cura di), Buddenbrooks- Handbuch, op. cit. p.20, p. 193.
133
Quest’immagine mi rievoca la descrizione che nel Tristan Spinell fa della signora Klöterjahn
intenta a lavorare l’uncinetto nel giardino di casa, dove la vede circondata da sei bambini e lei,
l’eletta, come una regina porta una coroncina d’oro.
134
Anche in Tristan si ritrova una situazione analoga, in cui Spinell si inginocchia a terra davanti a
Gabriele Eckhof: “Er stand auf und ging durch das Zimmer. An der Tür dort hinten machte er
halt, wandte sich um und trat einen Augenblick unruhig von einem Fuß auf den anderen. Und
dann begab es sich, daß er, fünfzehn oder zwanzig Schritte von ihr entfernt, auf seine Kniee sank,
lautlos auf beide Kniee“. GkFA Bd. 2.1, p. 354-355.
70
nicht annehmen […]”135. Ovviamente Grünlich non vuole sentire il rifiuto e fa di tutto per
farle cambiare idea. Si può notare come la situazione si sia ribaltata perché ora il
commerciante è in una posizione superiore, imperioso, mentre Tony sempre più pallida
non sa come comportarsi. Si sono ristabilite quindi le relazioni di potere tra la figura
maschile e quella femminile. Da una posizione di netto rifiuto Tony arriva a provare pietà
e commozione in seguito alla supplica di Grünlich di amarlo e di impedirgli di uccidersi
per un amore non corrisposto. Con questo gesto il commerciante pare essere riuscito nel
suo intento perché Tony si sente importante e non considera più assurdo il pensiero di
sposarlo.
Come c’è stato modo di ricordare nel capitolo precedente, la storia di Tony Buddenbrook
presenta molti dettagli in comune con quelli della zia di Thomas Mann, ma alcuni episodi
non rispecchiano la realtà dei fatti. Questi momenti di tensione tra i due personaggi ne
sono un esempio, perché non c’è corrispondenza con quanto narrato da Julia Mann, o
almeno Julia non ne riporta un racconto dettagliato. Va sicuramente riconosciuto a
Thomas Mann l’abilità di aver rappresentato in maniera teatrale, a volte
drammaticamente, il tentativo del commerciante di ottenere quel prezioso Ja.
Se Grünlich incontra da un lato la resistenza e il rifiuto di Tony ha dall’altro la piena
approvazione dei genitori della ragazza. Si è già capito, infatti, che il padre ha senza
dubbio voluto quell’unione, e questo trova conferma nelle parole che dice alla moglie:
Wenn ich mir denken könnte, daß Tony irgendeinen delikaten Beweggrund hat, sich
für diese Verbindung nicht entschließen zu können! Aber sie ist ein Kind, Bethsy, sie
ist vergnügungslustig, tanzt auf Bällen, läßt sich von den jungen Leuten becouren,
und zwar mit Pläsier, denn sie weiß, daß sie hübsch und von Familie ist...[…]. Sagt
sie ja, so wird sie ihren Platz gefunden haben, sie wird sich nett installieren können,
wonach ihr der Sinn steht, und ihren Mann schon nach ein paar Tagen lieben... […].
Wenn sie warten will, bis jemand kommt, der eine Schönheit und außerdem eine
gute Partie ist - nun, Gott befohlen! Tony Buddenbrook findet immer noch etwas.
Indessen andererseits... es bleibt ein Risiko […]. Unsere Tochter ist heiratsfähig und
in der Lage, eine Partie zu machen, die allen Leuten als vorteilhaft und rühmlich in
die Augen springt -sie soll sie machen! Warten ist nicht ratsam, nicht ratsam,
Bethsy!...136.
135
GkFA Bd.1.1, p. 119-120.
136
GkFA Bd.1.1, p. 122-123.
71
Erich Herd analizza il ruolo che hanno avuto i genitori nel progettare il matrimonio tra
Grünlich e la figlia. Si sofferma soprattutto sul fatto che fin prima dell’arrivo improvviso
del commerciante i genitori non si erano mai preoccupati di cercare un compagno per
Tony, nonostante fosse in età da marito, pur avendo ampie conoscenze negli ambienti più
in vista di Lubecca e Amburgo e tempo sufficiente per prendere in esame più proposte137.
Ed effettivamente prima dell’arrivo di Grünlich non si fa mai accenno al problema della
ricerca di uno sposo. Il fatto però che la mancata ricerca di un partner per la figlia
giustifichi, secondo Herd, la velocità con cui vogliono ora accasarla al primo
commerciante che chiede la sua mano e che sembra rispecchiare i valori della famiglia138
è discutibile. Il vero motivo che spinge i genitori verso il matrimonio della figlia con il
commerciante di Amburgo è dettato dalla convinzione che una tale unione possa portare
solamente vantaggi e dare impulso dunque agli affari della ditta negli ultimi tempi un po’
sottotono. La ditta necessita dunque di uno sposo che dimostri una vantaggiosa
condizione economica proprio come Grünlich. Non è dunque una questione di senso di
colpa per non aver mai pensato al futuro della figlia. Le parole che il console
Buddenbrook affida alla moglie rivelano proprio la tipica mentalità borghese. Lui non sta
spingendo Tony verso un matrimonio d’amore, ne è ben consapevole. Non ha neppure
preso una decisione avventata come può essere la prima impressione, perchè prima di
permettersi di consigliare e anzi spingere all’unione ha ben pensato di valutare la
questione economicamente. Si è fatto mostrare i libri contabili, ha chiesto opinioni sul
conto del futuro genero, sul suo patrimonio. Ecco quindi che famiglia e ditta si fondono e
diventano tutt’uno, gli interessi della prima indirizzano le scelte della seconda. Lui è il
padre, la mentalità concreta razionale. Non c’è spazio per bigliettini d’amore, come quelli
che Tony era stata sorpresa a scambiarsi con un compagno di ginnasio del fratello. Questi
atteggiamenti sarebbero quelli che spettano a un adolescente alle prese con le prime cotte,
ma non ad Antonie Buddenbrook.
A fare riflettere è però il fatto che tutti sembrano spinti da quest’ottica economica dal
momento che non solo i familiari stretti, ma persino l’istitutrice e il pastore Kölling fanno
di tutto per affrontare l’argomento con la ragazza, che sembra incarnare la vittima della
situazione. E’ proprio con queste premesse che si inserisce il soggiorno voluto dal console
137
Eric Herd, Ehe und Familie, in Ken Moulden / Gero von Wilpert (a cura di), Buddenbrooks-
Handbuch, op. cit. p. 20, pp. 221-222.
138
ibid., pp. 221-222.
72
Jean Buddenbrook per la figlia a Travemünde. Con questi sentimenti la ragazza è
desiderosa di lasciarsi alle spalle una situazione di pressione che nelle ultime settimane
l’ha posta al centro dei discorsi di tutta la famiglia e non solo.
Come già anticipato, in vacanza Tony vuole trovare la libertà che a casa le è negata. E la
trova, conoscendo Morten Schwarzkopf. E la perde, con il ritorno all’attacco del
commerciante amburghese. Si è già parlato di una lettera che il signor Grünlich invia a
Tony, dove allega un anellino, che la ragazza non tarda a descrivere come “niedriges
Gold und ziehmlich schmal”139. Un tale commento da parte di una ragazza giovane può
sembrare inizialmente sintomo di materialismo, perché piuttosto che guardare al valore
affettivo e apprezzare il gesto del suo pretendente si sofferma sul valore economico del
regalo. In realtà questa reazione va intesa come un ammonimento al padre, convinto che il
signor Grünlich sia il candidato perfetto per diventare marito della figlia per la sua buona
posizione sociale e per il suo importante giro d’affari, ma che dopotutto non si sia
dimostrato di buon gusto nella scelta del gioiello. L’intereferenza del commerciante
durante il soggiorno della ragazza non si ferma qui. Una volta avvisato dal console
dell’inclinazione della figlia per un altro ragazzo si presenta a casa Schwarzkopf per
avere chiarimenti. Il fatto che Grünlich sia convinto che l’interesse di Morten sia dovuto a
un ambizioso progetto di ascesa sociale derivante da un’unione tra i due ragazzi sembra
confermare che lui è veramente innamorato di Tony e che l’unico motivo per cui ha
chiesto la sua mano è un sentimento autentico. Il fatto che però riparta senza voler vedere
la sua amata deve far riflettere, dal momento che combatte per Tony come fosse un
possesso. La distinzione operata in precedenza tra Grünlich individuo e Grünlich
commerciante si può riproporre per Tony: Tony ragazza bella e spensierata da un lato e
Tony figlia del console Buddenbrook dall’altro lato, ed è proprio questa seconda
caratteristica a interessare il commerciante di Amburgo.
Il ritorno a casa da Travemünde coincide per Tony con il momento della scelta. In verità
la scelta più importante non è tanto quella di sposare il commerciante o meno. E’ quella
di capire se voler far parte della famiglia Buddenbrook, accettandone privilegi e doveri, o
se volere camminare da sola, in altre parole se fare una scelta per la famiglia o per sé.
La decisione non tarda a presentarsi. Trascorre le più belle vacanze estive di sempre, che
non vuole dimenticare, e dopo appena un giorno a casa prende la sua decisione. Cosa
spinge dunque Tony a cambiare idea così rapidamente? Prende il libro della famiglia
139
GkFA Bd.1.1, p. 159.
73
Buddenbrook che il padre non ha riposto nella cartella come di consueto, lo sfoglia e si
lascia incantare dalla storia della sua famiglia, di quella famiglia alla quale per un attimo
ha pensato di voltare le spalle. Sebbene non sia la prima volta che ha accesso al quaderno,
ora più che mai il contenuto di quelle pagine suscita in lei tanta impressione.
L’importanza piena di rispetto con cui sono trattati anche i più modesti avvenimenti della
storia della famiglia la esalta e si abbandona alla lettura con orgoglio, soffermandosi
soprattutto sulla sua storia: la sua nascita, le malattie infantili, il primo giorno di scuola, la
sua entrata nel collegio della signorina Weichbrodt, la cresima. Ecco che cresce in lei un
profondo rispetto per sé stessa e si sente importante. E’ proprio in questo momento che
matura la consapevolezza di ciò che deve fare, si sente chiamata in causa a contribuire
alla storia della sua famiglia. E così giunge il momento che l’intera famiglia aspetta e che
porrà fine alla situazione di disagio venutasi a creare nelle ultime settimane. A Tony non
resta allora che tradurre in parole tutte le sensazioni provate in quell’istante:
Tony blickte lange Zeit auf ihren Namen und auf den freien Raum dahinter. Und
dann, plötzlich, mit einem Ruck, mit einem nervösen und eifrigen Mienenspiel – sie
schluckte hinunter, und ihre Lippen bewegten sich einen Augenblick ganz schnell
aneinander – ergriff sie die Feder, tauchte sie nicht, sondern stieß sie in das Tintenfaß
und schrieb mit gekrümmtem Zeigefinger und tief auf die Schulter geneigtem,
hitzigem Kopf, in ihrer ungelenken und schräg von links nach rechts
emporfliegenden Schrift: „...Verlobte sich am 22. September 1845 mit Herrn Bendix
Grünlich, Kaufmann zu Hamburg“140.
Così dunque ha deciso, una decisione inaspettata per lei inizialmente, poi piano piano
accettata e voluta. Voluta non per amore, ma per contribuire come i suoi predecessori a
mantenere alto e vivo il nome della famiglia Buddenbrook, nome per il quale è disposta a
sacrificare qualsiasi cosa anche la sua felicità, perché la felicità per lei non sta nel singolo
ma nel gruppo, nella famiglia per antonomasia, dal momento che ricorda le parole del
padre “come anelli di una catena”, parole che riecheggiano nella mente della ragazza più
forti che mai. Come commenta Zeller, è chiaro che con questa decisione „[Tony] taucht in
140
GkFA Bd.1.1, p. 174.
74
den Familienmythos hinab und lässt alles, was an persönlichem Selbstbehauptungswillen
spurenweise in ihr vorhanden war, hinter sich zurück“141.
Per Hannelore Mundt nel rompere il fidanzamento con Morten per sposare Grünlich,
Tony non si dimostra però una vittima passiva, perché rinuncia ai desideri emozionali e
sessuali per mantenere il suo privilegiato stato sociale ed economico, perché sa che così
può avere una casa bella e distinta come ha sempre dichiarato di volere142. Posizione
diversa quella assunta da Luise Liefländer-Koistinen che ritiene invece che la scelta di
Tony non sia dettata da motivi di natura economico e sociale, come finora si è sostenuto,
ma di natura personale, dovuta cioè all’impressione che ha suscitato in lei il modo
disperato in cui Grünlich ha chiesto la sua mano143. Certamente Tony è colpita dalla
supplica di Grünlich e dal modo in cui le fa la proposta di matrimonio, ma risulta a mio
avviso difficile credere che sia questo il vero motivo che spinge la ragazza ad accettare di
sposarsi. I suoi atteggiamenti scontrosi e distaccati verso Grünlich parlano chiaro. Nella
sua scelta è esclusa qualsiasi tipo di inclinazione verso il commerciante, né si accenna a
desideri sessuali, ma entrano in gioco soprattutto il vantaggio in termini economici e di
prestigio che un’unione con un commerciante può arrecare alla famiglia e alla ditta. E’ un
dato di fatto che lei con questa scelta vuole collaborare alla storia dei Buddenbrook.
Ora che Tony ha espresso la sua volontà di accettare la proposta di matrimono, resta da
regolare l’aspetto economico, di cui non ha nulla da dire a riguardo, prima fra tutte la
questione della dote. Leggendo i passi del romanzo che affrontano la faccenda si può
capire il ruolo centrale che la dote assume nell’efficacia del legame matrimoniale. Essa
non rientra nella sfera del gratuito, del dono, ma è il risultato di un contratto discusso fra i
membri delle due famiglie coinvolte nella formazione del legame144. La questione è
discussa dal console Buddenbrook e dal genero che si vede recapitare una quota di
ottantamila marchi come dote, che il console è ben attento a non aumentare.
141
Michael Zeller, Die Darstellung der Generationsabfolge in Buddenbrooks, in: Väter und
Söhne bei Thomas Mann: Der Generationsschritt als geschichtlicher Prozeß, Bonn, Bouvier
1974, pp. 100-173, p. 107.
142
143
Mundt, Female Identities and autobiographical impulses, op. cit. p. 62, p. 277.
Luise Liefländer-Koistinen, Zu Thomas Mann „Buddenbrooks“. Einige Überlegungen zu
Dartsellung und Funktion der Figur Tony Buddenbrook, Oulu Univ, Veröffentlichungen des
Institus für Germanische Philologie 4, 1980, p.8.
144
Vincenzo D’Aurelio, Dote, matrimonio e famiglia. Approfondimenti a margine di una carta
dotale uggianese di fine ’700″, Napoli, Autorinediti 2010, p.104.
75
Da ciò è facile dedurre che contrarre matrimonio era il risultato di un’attenta gestione
economica della famiglia della sposa che mirava a controbilanciare l’esigenza di trovare
un coniuge in una favorevole situazione finanziaria con la necessità di non mettere in
pericolo però la stessa consistenza del patrimonio familiare145. Così avviene anche per le
figlie della famiglia Hagenström, rivale negli affari. L’aspetto del matrimonio che più
interessa a Tony, invece, è quello legato al corredo, che deve essere distinto. Ma questo
proprio perché l’amore non c’era e non poteva esserci. La frivolezza e la sua esagerazione
sono quindi scudo, sono protesta contro la violenza.
Si passa ora ad osservare che cambiamento comporta il nuovo status di fidanzata nella
vita di Tony. Apparentemente tutto sembra tornato come prima, se non meglio di prima,
perché non viene costretta a cambiare le sue abitudini di vita, frequentando i balli che le
piacciono tanto e frequentando le persone che aveva snobbato quando era in compagnia
di Morten. Nemmeno il rapporto di coppia con il fidanzato porta cambiamenti. La scarsa
dimostrazione di affetto del commerciante, ora che la ragazza ha dato il suo consenso, è
inspiegabile se si ripensa alla disperazione mostrata quando lei lo rifiutava; Grünlich si
limita a guardarla con un’aria serena da padrone. Persino il fidanzamento viene suggellato
da un bacio discreto, sulla fronte in presenza dei genitori. Si tratta proprio di un affare, di
questioni pratiche da sbrigare in fretta, come la scelta dell’alloggio, senza soddisfare per
lo più i desideri della futura sposa, fino ad arrivare alle nozze, celebrate al principio del
1846 secondo l’ordine e l’uso. Dopo il sì pronunciato dagli sposi e il banchetto la coppia
parte per Amburgo146: la piccola Tony diventata ufficialmente Madame Grünlich, deve
lasciare la sua casa e la sua famiglia per cominciare una nuova vita. Significative sono le
sue parole di commiato nel rivelare il motivo che l’ha spinta ad accettare la proposta di
matrimonio del rappresentante e le rivolge proprio a colui che tanto si era prodigato
perché l’affare si concludesse nei migliori dei modi: „Adieu, Papa… Mein guter Papa!
[…] Bist du zufrieden mit mir?”147. La domanda che rivolge al padre rappresenta ancora
145
ibid., p. 133.
146
Nel romanzo viene narrata la tradizionale rottura delle pignatte alla vigilia del matrimonio da
parte del console Peter Döhlmann, che rompe sul selciato del grande androne i vasi che si era
procurato. Si tratta della tradizionale Polterabend, il rito tedesco per cui, la notte prima del
matrimonio, i futuri sposi devono tentare di ripulire entro la mezzanotte, il disordine creato dagli
amici e invitati che hanno il compito di riempire lo spazio davanti la loro casa di cocci e
ceramiche rotte, segno di porta fortuna per la nuova coppia.
147
GkFA Bd.1.1, p. 180.
76
una volta un atto di fede che la ragazza compie nei confronti della famiglia e dei valori in
essa radicati. Si è visto quindi che anche per Tony, come avviene nelle famiglie borghesi
del diciannovesimo secolo, la scelta del partner è una questione che riguarda l’intera
famiglia e non il singolo. Ciò si può notare anche dalla risposta che il padre dà alla moglie
quando gli chiede se la figlia potrà trovare la felicità con il signor Grünlich: „Ach,
Bethsy, sie ist zufrieden mit sich selbst; das ist das solideste Glück, das wir auf Erden
erlangen können”148. La figlia non prova nessun rancore per colui che l’ha costretta a
rinunciare a Morten, né la ragazza ha dei ripensamenti quando sta per pronunciare il suo
sì, né Morten compare d’improvviso per ricordarle la loro promessa, il loro bacio. Così
può partire sicura di aver fatto la scelta giusta e di non aver deluso il padre e comincia la
sua vita da moglie. E’ chiaro che da questo momento in poi lei vive per la famiglia e per
la ditta.
Il matrimonio tra i due sembra essere un’unione felice vista la nascita della bambina
chiamata per volere di Grünlich Erika e non Meta come era desiderio della madre.
Thomas Mann non spiega il motivo per cui Tony desiderasse chiamare la figlia Meta, ma
il lettore può ricordare che Meta è il nome della signora Schwarzkopf di cui Tony
conserva un bel ricordo. Sembra quasi un voler tornare indietro con il tempo e con la
memoria. Invece, ancora una volta, questo tentativo viene stroncato sul nascere. L’etica di
casa Buddenbrook e quella che anima il romanzo in generale parla chiaro: non c’è spazio
per la memoria, o almeno per la memoria che distolga dalla via tracciata per ciascun
membro della famiglia.
Nonostante la nascita della figlia, il matrimonio concluso secondo la tradizione è
destinato a naufragare. E’ una violenta lite tra i due coniugi a segnare l’ “inizio della
fine”. Tony accusa il marito di non amarla più come una volta e di non dare retta ai suoi
desideri; il marito replica: „Du ruinierst mich mit deiner Trägheit, deiner Sucht nach
Bedienung und Aufwand...”149. L’episodio appena descritto, al di là del litigio tra marito e
moglie, è fondamentale per capire la figura di Tony, che non viene presentata da un altro
personaggio del romanzo, ma è lei stessa a dipingersi e a descriversi; è una sorte di
confessione che lei fa sulla sua natura. Confessa la sua inclinazione al lusso, dovuta al
tenore di vita soprattutto dei nonni materni Kröger, si descrive come sventata, collerica,
vendicativa. E’ fermamente convinta che ogni caratteristica, di qualsiasi natura, sia
148
GkFA Bd.1.1, p. 180.
149
GkFA Bd.1.1, p. 218.
77
un’eredità, una tradizione di famiglia e perciò una cosa degna, per la quale si deve in ogni
caso nutrire rispetto150. Il suo camminare con inconfondibile dignità, premendo il mento
sul petto e osservando tutto e tutti dall’alto in basso, è un chiaro segno di come lei abbia
conservato intatta la coscienza di sé; a tal proposito Mann sottolinea come „[…] der naive
und unwissende Ausdruck ihres Mundes verriet, daß diese ganze Würde etwas unendlich
Kindliches, Harmloses und Spielerisches war”151.
Un ruolo decisivo per il proseguio della relazione è svolto dal console Jean. Erich Heller
nel suo libro Thomas Mann, the ironic German individua tre dramatis personae nella
scena tra Tony e il padre Johann (Jean) Buddenbrook e rispettivamente: Tony, la volontà
di Johann Buddenbrook e l’idea morale di Johann Buddenbrook152. Dopo aver confessato
al padre le maniere poco dolci del marito il signor Buddenbrook interroga i sentimenti
della figlia:
»Höre, mein liebes Kind […]. Ich muß dich nun etwas fragen, etwas Ernstes! Sage
mir einmal … du liebst doch deinen Mann von ganzem Herzen?«
»Gewiß, Papa«, sagte Tony mit einem so kindisch heuchlerischen Gesicht, wie sie es
ehemals zustande gebracht, wenn man sie gefragt hatte: Du wirst nun doch niemals
wieder die Puppenliese ärgern, Tony?… Der Konsul schwieg einen Augenblick. »Du
liebst ihn doch so«, fragte er dann, »daß du nicht ohne ihn leben könntest … unter
keinen Umständen, wie? auch wenn durch Gottes Willen seine Lage sich ändern
sollte, wenn er in Verhältnisse versetzt werden würde, die es ihm nicht mehr
erlaubten, dich fernerhin mit allen diesen Dingen zu umgeben…?« Und seine Hand
beschrieb eine flüchtige Bewegung über die Möbel und Portieren des Zimmers hin,
über die vergoldete Stutzuhr auf der Spiegeletagere und endlich über ihr Kleid
hinunter.
»Gewiß, Papa«, wiederholte Tony in dem tröstenden Ton, den sie beinahe immer
153
annahm, wenn jemand ernst zu ihr sprach
150
GkFA Bd.1.1, p. 222.
151
GkFA Bd.1.1, p. 223.
152
Erich Heller, Thomas Mann: The ironic German, Cambridge, Cambridge University Press
1981, p. 43.
153
.
GkFA Bd.1.1, p. 231-232.
78
Tony conferma quindi il suo amore verso il marito. Il console però vuole capire le reali
inclinazioni di Tony. E’ stato chiamato infatti dal genero per aiutarlo, dal momento che si
trova in una situazione difficile per gli affari e ha contratto numerosi debiti. La sua
volontà è quella di non versare alcuna somma, però non può non ricordare che il primo a
consigliare alla figlia quel matrimonio, il vero artefice in altre parole dell’unione tra Tony
e Grünlich, è stato proprio lui. Sente addosso tutta la responsabiltà di quanto accaduto e
nutre dei sensi di colpa verso colei che è rimasta pur sempre una bambina. Quindi per
rimediare alla sua colpa deve lasciare almeno questa volta la decisione nelle sue mani.
Quello che fa riflettere è che il padre stesso sa che la figlia ha accettato quel matrimonio
non per amore; pensa comunque che i quattro anni trascorsi insieme, l’arrivo della figlia e
l’abitudine, abbiano mutato molte cose, in altre parole che quell’unione proferita
ingenuamente si basi ora su un sentimento almeno d’affetto. Il console è fedele ai precetti
cristiani e sa benissimo che il dovere cristiano e la dignità di moglie esigono che Tony
segua incondizionatamente il suo sposo anche nella cattiva sorte. Ora però questo suo
attaccamento ai valori che ha sempre osannato, nel momento in cui si tratta di toccare il
patrimonio della famiglia, cominciano a vacillare, sintomo ancora una volta della priorità
su tutto della mentalità commerciale. Insomma, il risultato delle sue meditazioni è il
desiderio di riprendersi in casa la figlia con la bambina, e di lasciare che il signor
Grünlich vada per la sua strada. Ancora una volta, allora, spinge la figlia a confessarsi
dinanzi a lui, ancora una volta vuole portarla dalla sua parte, farle strappare quelle parole
che confermano quanto deciso. Questa volta però la costanza del padre corrisponde alla
verità della figlia. Il console infatti spiega alla figlia che il marito è costretto a sospendere
i pagamenti, che non può più restare in affari. A questo punto Tony ha chiara la visione
da pronunciare a malapena la parola fallimento, una parola che sin da piccola l’ha
spaventata: „das war etwas Gräßlicheres als der Tod, das war Tumult, Zusammenbruch,
Ruin, Schmach, Schande, Verzweiflung und Elend...”154. E’ talmente colpita, distrutta da
quella parola fatale che non le viene in mente che il padre possa aiutare il marito. Tre
volte il console chiede alla figlia la sua intenzione e tre volte lei conferma, seppur
singhiozzante, di voler seguire il marito poiché lo considera un suo dovere. Il padre le
confessa però che in realtà lui non la costringerebbe; nel caso in cui la figlia volesse
rimanere unita al marito si dimostra disposto a intervenire per sottrarla dai disagi e dalle
pene derivanti dalla disgrazia del marito e dalla conseguente dissoluzione della ditta e
154
GkFA Bd.1.1, p.234.
79
della casa. Lei vuole sapere se Grünlich è colpevole, domanda alla quale il padre non ha
abbastanza elementi per rispondere con sicurezza poiché deve ancora incontrarsi con il
genero, anche se dimostra un forte sospetto della sua colpevolezza. E’ in questo istante
allora che Tony può parlare liberamente, può liberarsi di tutto quello che ha tenuto per sé,
del suo segreto che infatti non ha mai rivelato a nessuno; non c’è un momento in cui
incontra le amiche, non viene descritto una comunicazione via lettera se non con la
madre, alla quale non poteva certo esprimere i suoi veri sentimenti provati verso il marito.
Si lascia scappare infatti: „Ach, Papa […], wäre es damals nicht besser gewesen...“155. Il
console sa cosa intende la figlia, che non prosegue con la sua considerazione, e deve
confessare a sé stesso e a lei:
Ich glaube deine Gedanken zu erraten, liebe Tony, […], und auch ich meinerseits, ich
zögere nicht, dir zu bekennen, dass ich den Schritt, der mir vor vier Jahren als klug
und heilsam erschien, in dieser Stunde bereue... aufrichtig bereue. Ich glaube, vor
Gott nicht schuldig zu sein. Ich glaube, meine Pflicht getan zu haben, indem ich
mich bemühte, dir eine deiner Herkunft angemessene Existenz zu schaffen... Der
Himmel hat es anders gewollt...[…]156.
Come in occasione della rinuncia a Morten Tony però non accusa il padre per quello che
l’ha “costretta” a fare, ma anzi lo bacia e ha premura per lui. Così tra le lacrime gli rivela
come stanno le cose, una confessione che non lascia stupiti dal momento che sono ben
note le circostanze in cui questa unione era nata:
Ach... was fragst du, Papa!... Ich habe ihn niemals geliebt... er war mir immer
widerlich... weißt du das denn nicht...? […]. Vier Jahre... ha! manchmal hat er
abends bei mir gesessen und die Zeitung gelesen in diesen vier Jahren... ! […]. Ich
habe Erika sehr lieb... obgleich Grünlich behauptet, ich sei nicht kinderlieb... Ich
würde mich nie von ihr trennen, das sage ich dir... aber Grünlich - nein!... Grünlich nein!... Nun macht er auch noch Bankerott!... Ach Papa, wenn du mich und Erika
nach Hause nehmen willst... mit Freuden! Nun weißt du es!157.
155
GkFA Bd.1.1, p.236.
156
GkFA Bd.1.1, p. 236-237.
157
GkFA Bd.1.1, p. 237-238.
80
Nonostante ci sia la possibilità di intervento quindi il padre è soddisfatto della scelta di
Tony. Come sottolineato da Heller, l’espressione del padre parla chiaro: i suoi occhi tristi
e sconvolti per la notizia riflettono la sua idea morale, mentre il modo in cui stringe le
labbra esprimono la soddisfazione per avere la figlia dalla sua parte158. Siamo sicuri che
questo è ciò che lei vuole, ma non si può non riconoscere ancora una volta come il padre
presenti le cose portando la figlia a riflettere sugli aspetti che vuole lui. Tony sembra
incapace di pensare con la propria testa, di agire da sola, sebbene non sia più un’oca e
abbia conosciuto la vita. Un divorzio, pur essendo in qualche modo una pubblica
dichiarazione di fallimento, è pur tuttavia preferibile all’indebolimento dell’azienda
difficile da sopportare per tappare i buchi finanziari di un genero che ha agito per mezzo
di imbrogli. Ha trovato dunque il tasto caro a Tony. Come quattro anni prima aveva
deciso di sposare il signor Grünlich per la ditta ora si erge in piedi come un’eroina a
dichiarare: „Das thust du nicht, Papa! […]. Willst auch du noch Bankerott machen?
Genug! Niemals!159”.
Va però notato che la questione è stata risolta ancor prima che il commerciante possa
spiegare al console la sua situazione, ossia il suo deficit di centoventimila marchi e
soprattutto che le informazioni prese ad Amburgo sul suo conto si basavano su falsità
pensate appositamente per architettare il matrimonio che avrebbe messo al sicuro tutti.
Ecco spiegato il motivo per cui lui non voleva che Tony frequentasse la società.
In verità, Herd ritiene che il console abbia preso informazioni sul conto di Grünlich in
maniera superficiale, perché non sembra dare peso al fatto che i Duchamps non
conoscano la situazione del rappresentante, ma al fatto che vive in maniera distinta,
frequentando la migliore società160. Tuttavia, estende la colpa anche alla moglie del
console, che assieme al marito non è stata in grado di distinguere un truffatore da un
figlio di buona famiglia e non ha dato minimamente retta ai giudizi negativi dei figli161.
Come giustamente ribadisce Müller, l’errore di giudizio commesso dal console, abituato
per professione a essere in contatto quotidianamente con persone diverse e sconosciute, si
lascia ricondurre alla sua eccessiva attenzione alle maniere e all’aspetto esteriore162.
158
Heller, Thomas Mann: The ironic German, op. cit., p. 78, p. 44.
159
GkFA Bd. 1.1, p.239.
160
Herd, Ehe und Familie, op. cit., p. 20, p. 222-223.
161
GkFA Bd.1.1, p. 222.
162
Müller, Thomas Mann Buddenbrooks, op. cit., p. 53, p. 28.
81
Inutili sono i tentativi di Grünlich di appellarsi alla moglie. Ancora una volta qualcuno le
dice che ha un cuore insensibile, come ha fatto Morten prima di dichiararsi, ancora una
volta l’uomo si inginocchia dinanzi a lei come la volta precedente nella stanza dei
paesaggi. E Tony come reagisce di fronte a questo scenario? Piange e viene travolta dalle
parole sprezzanti e piene di rancore che un marito, esasperato per la fine dei suoi progetti,
non risparmia alla madre di sua figlia:
Geh‘ nur! Meinst du, daß ich dir nachheule, du Gans? Ach nein, Sie irren sich, meine
Teuerste! Ich habe dich nur deines Geldes wegen geheiratet, aber da es noch lange
nicht genug war, so mach nur, daß du wieder nach Hause kommst! Ich bin deiner
überdrüssig... überdrüssig... überdrüssig163.
Queste parole segnano la fine del matrimonio di Tony Buddenbrook con il signor Bendix
Grünlich e fanno emergere la vera natura del commerciante, tutt’altro che di buoni
principi come si era presentato inizialmente. A tale riguardo Keller ritiene che la storia di
Grünlich sia come quella dei Buddenbrook: una storia di smascheramento e di
fallimento164.
Nell’analizzare i modi teatrali di Grünlich, Müller vede una flessibilità nella scelta dei
mezzi per raggiungere i suoi obiettivi: il commerciante si dimostra animato da principi
cristiani nei confronti dei genitori di Tony, innamorato convinto e disposto a tutto verso
di lei, un signore benestante con l’aria da padrone verso Morten e suo padre, supplicante
amico nei confronti del banchiere Kesselmeyer e alla fine verso il padre di Tony come un
peccatore contrito165. Le cattive intenzioni di Grünlich si possono già intuire, secondo
Hermann Kurzke e Karsten Stefan Lorek, dai movimenti involontari del suo corpo:
So pfelgt der Heiratsschwindler Bendix Grünlich “hä-ä-hm” zu sagen, und zwar
nicht nur, um seine Stimme zu reinigen, sondern immer dann, wenn er verlogene
Konversation betreibt und leere Schmeicheleien äußert166.
163
GkFA Bd. 1.1, p.252.
164
Keller, Die Figuren Im Verfall, in Ken Moulden/ Gero von Wilpert (a cura di), Buddenbrooks-
Handbuch, op. cit. p.20, p. 193.
165
Müller, Thomas Mann Buddenbrooks, op. cit., p. 53, p. 45.
166
Kurzke/ Lorek, Thomas Mann: Epoche- Werk- Wirkung, op. cit., p.59, p. 69.
82
Ciò che rimane di questo matrimonio è la certezza che dal giorno in cui la ragazza ha
annotato il suo consenso nel libro di famiglia fino al giorno in cui si è smascherato il
piano di Grünlich è rimasto un matrimonio di interesse dove non c’è nemmeno un
barlume di amore, un puro affare economico da parte di entrambe le parti, in cui in mezzo
c’è una ragazza diciottenne con la voglia di vivere e con la sua spensieratezza.
Si apre un’altra riflessione che non può passare in secondo piano. Finora nell’affronatre la
decisione del matrimonio si è data la “colpa” al padre e più in generale alla condizione
delle figlie borghesi vittime della mentalità patriarcale dell’epoca. Ma per Tony il
discorso è un po’ diverso. Come non chiedersi che ruolo abbia la sua passività riguardo a
fatti che la interessano in prima persona? Tony fino a che punto è vittima della volontà
del padre? Il lettore ha visto il suo attaccamento a Morten e la loro voglia di libertà, ma
fino a che punto Tony è stata pronta a spingersi in nome della libertà? Non è durata
nemmeno un’istante la promessa scambiata dai due ragazzi e lei non ha provato nemmeno
a parlare apertamente al padre e alla madre dopo la vacanza di Travemünde. Anzi, è
entrata a pieno nella sua parte, lei stessa è la prima a voler contribuire al prestigio della
famiglia che in quanto donna le prescrive un matrimonio con un commerciante. Da
moglie di un commerciante si ritrova però donna divorziata costretta a vivere ritirata e a
rinunciare alla vita di società in città, poiché la sua posizione di signora separata esige,
per i primi tempi, il massimo riserbo. Si nota che Tony si adatta a questa situazione,
cominciando a recitare la parte della donna su cui, senza colpa, si è abbattuta la sventura.
Intrattiene i familiari con lunghe considerazioni sul suo matrimonio, sul signor Grünlich e
sulla vita e sul destino in genere. Si tratta di una peculiarità di Tony, che come si avrà
modo di vedere nel proseguio dell’elaborato, riesce ad adattarsi ad ogni condizione con
abilità, disinvoltura e curiosità. Recita allora la parte della vittima che subisce le sventure
che le sono capitate, sapendo di essere l’eroina che sacrifica la sua felicità per il bene
della ditta.
Così al fallimento annunciato della ditta «B. Grünlich» segue l’avvio del processo per il
divorzio per “incapacità del marito a mantenere la sua famiglia” a cui Tony reagisce con
un senso di orgoglio, perché si sente importante e al centro dell’attenzione. E’ proprio lei
infatti a scrivere sotto le righe che quattro anni prima aveva tracciato di fianco al suo
nome: “Diese Ehe ward Anno 1850 im Februar rechtskräftig wieder aufgelöst”167. Per sua
mano è cominciato il matrimonio e a distanza di quattro anni è lei a deciderne la fine.
167
GkFA Bd.1.1, p. 256.
83
In verità, sarebbe errato pensare che quanto accaduto non abbia per lei un sapore amaro;
tutt’altro, è dispiaciuta per quello che ha fatto decidendo di sciogliere il matrimonio, non
tanto per il marito verso il quale ha più volte ormai manifestato il suo disinteresse, ma in
quanto Tony Buddenbrook. Ed è scossa da questa sua “sconfitta” familiare, più che
personale, che dirà al padre:
Vater […], ich weiß wohl, daß dies Ereignis einen Flecken in unserer
Familiengeschichte bildet. Ja, ich habe schon viel darüber nachgedacht. Es ist genau,
als wäre hier ein Tintenklecks in diesem Buche. Aber sei ruhig... es ist meine Sache,
ihn wieder fortzuradieren! Ich bin noch jung... findest du nicht, daß ich noch
ziemlich hübsch bin? […] Nun, man kann unmöglich sein Lebtag eine solche Gans
bleiben, wie ich vor vier Jahren war... das Leben nimmt einen natürlich mit... Kurz,
nein, ich werde mich wieder verheiraten! Du sollst sehen, alles wird durch eine neue,
vorteilhafte Partie wieder gutgemacht werden! Meinst du nicht?168.
La sua ultima affermazione lascia turbati. Tony ha capito che la strada del matrimonio
d’interesse non è quella giusta, e dopo il primo sbaglio dimostra la volontà di trovare un
altro marito che però deve garantire una solida situazione economica. Ci risiamo, dunque.
Che ne è stata di quella ragazza che scrive al padre che la ricchezza non rende felici? E’
proprio sulla scia di queste considerazioni che ritenere Tony Buddenbrook una vittima
sacrificata dalla famiglia in nome del patrimonio e di altri scopi puramente pratici non
sarebbe del tutto esatto. Va dicendo di aver conosciuto la vita molto bene, ma forse non
può sapere quello che la nuova situazione da divorziata con a carico una figlia comporta.
Proprio perché il benessere del gruppo viene preferito a quello del singolo, il divorzio è
un primo evidente segno di disordine in una famiglia di convinta tradizione protestante,
dove il matrimonio è sempre stato concepito come vincolo indissolubile e unione atta a
favorire l’interesse economico della famiglia.
168
GkFA Bd.1.1, p.256.
84
5. „…daß die Scharte von damals durch eine zweite Ehe so ungefähr wieder
ausgewetzt wird”169: la relazione tra Tony Buddenbrook e Alois Permaneder
Tony Buddenbrook decide di ricominciare a vivere la sua vita, nonostante il fallimento
doloroso del primo matrimonio, e lo fa scegliendo di concedersi del tempo per sé stessa,
attraverso l’esperienza del viaggio170, che comporta una momentanea lontananza dalla
casa paterna e dai familiari e la ricerca di risposte e di significati. Quella del viaggio è
un’esperienza personale in cui non c’è spazio nemmeno per la figlia Erika che viene
messa in collegio. Anche il soggiorno a Travemünde rientra in quest’ottica sebbene non
sia una scelta di Tony, ma del padre preoccupato per le sorti della figlia. Durante il
viaggio solitamente ogni avvenimento anche piccolo si riveste di importanza, perché si
trasforma in esperienza. Fuori dal proprio ambiente, distaccato dal proprio terreno, il
viaggiatore si trova in una particolare situazione interiore: è disposto ad accogliere, a
ricevere informazioni, a lasciarsi trasportare senza freno da situazioni sempre nuove. Ed è
proprio quello che accade a Tony, desiderosa di nuovi stimoli, che si vede rifiutare la
candidatura come dama di compagnia a Liverpool perché la sua bellezza potrebbe creare
problemi per la presenza di un ragazzo in casa.
Una riflessione sorge sulla destinazione della vacanza di quattro-cinque settimane che
intraprende nel marzo del 1857, dettata dalla volontà di far visita all’amica Eva Ewers che
da tempo l’attende: Monaco. La scelta della città che apparteneva all’epoca allo Stato
della Baviera non è certamente casuale. Thomas Mann colloca Tony a Monaco, non solo
perché si tratta di una città agli antipodi rispetto alla discreta e silenziosa Lubecca, ma
anche perché l’autore la conosce assai bene: pur essendo nativo della Germania
settentrionale, concluso gli studi presso il Katharineum raggiunge la madre a Monaco nel
1894, città in cui trascorre circa quarant’anni della sua vita e luogo fondamentale per la
sua formazione di futuro scrittore, perché all’università ha modo di approfondire il
pensiero dei due filosofi che segnano in maniera definitiva la sua poetica: Arthur
Schopenhauer e Friedrich Wilhelm Nietzsche. A Monaco trova anche colei che diventerà
sua moglie nel 1905, Katia Pringsheim, figlia di bavaresi molto abbienti. Lo stesso
169
GkFA Bd 1.1, p. 374.
170
La parola viaggio deriva dal provenzale viatge, che a sua volta proviene dal latino viaticum, un
derivato di via. Viaticum in latino era la provvista necessaria per mettersi in viaggio e passò più
tardi a significare il viaggio stesso.
85
entusiasmo che colpisce Tony per la città si può rivedere nell’esultanza con cui lo
scrittore immortalò il capoluogo bavarese in apertura dello scritto Gladius Dei del 1902:
München leuchtete. Über den festlichen Plätzen und weißen Säulentempeln, den
antikisierenden Monumenten und Barockkirchen, den springenden Brunnen, Palästen
und Gartenanlagen der Residenz spannte sich strahlend ein Himmel von blauer
Seide, und ihre breiten und lichten, umgrünten und wohlberechneten Perspektiven
lagen in dem Sonnendunst eines ersten, schönen Junitages171.
Il viaggio non porta solo piaceri, ma anche delle difficoltà proprio perché ci si apre al
nuovo, al diverso, implicando spirito di adattamento, cosa che Tony in più occasioni
lontana da casa e dal suo habitat sembra non avere, fatta eccezione per Travemünde, dove
nonostante le modeste condizioni in cui vive sembra essere felice. Così lei, che
rappresenta il viaggiatore della Germania settentrionale che viene a contatto con la realtà
della Germania meridionale, non esita a cogliere tali difficoltà, lamentandosene,
presentando la situazione dalla sua prospettiva, che è quella che conta. Non è lei a doversi
adattare nel momento in cui sceglie di andare in un paese straniero, ma sono gli altri a
essere strani, a non saper parlare, a non farsi capire, a essere distanti anni luce dai precetti
di casa Buddenbrook. Monaco è bella, ma non può non passare inosservato il fatto che lì i
cittadini siano cattolici, che utilizzino una moneta diversa da quella della sua terra, che la
parlata sia differente e quindi Tony non riesce sempre a capire la gente del popolo e la
servitù. L’entusiasmo iniziale per la nuova città si trasformerà in seguito in una difficoltà
di “acclimatarsi” all’ambiente zotico e ignorante che la circonda, e il ritratto di Monaco e
dei suoi abitanti sarà stravolto.
E’ proprio in questo scenario, tra queste persone dalla parlata incomprensibile, che Tony
fa conoscenza di un commerciante di luppolo che attira la sua simpatia e chiede
informazioni sulla sua famiglia e sulla ditta, di cui conosce molto bene la fama.
Figuriamoci l’esaltazione di Tony di fronte a questo signore: decide di fare un viaggio a
Monaco che rappresentava all’epoca una meta lontana, per di più per una donna che
viaggiava da sola, e scopre che il nome di famiglia con la tradizione commerciale ha
varcato le soglie della città natale spingendosi addirittura a Monaco. Questo viaggio
cambia la sua vita, sia perché le risolleva lo spirito regalandole momenti di buon umore,
171
GkFA Bd. 2.1, p. 222.
86
sia perché apre dei nuovi sviluppi per la sua situazione sentimentale. Una volta tornata a
casa, vive le sue giornate nell’attesa di qualcuno e il lettore viene presto a capire che quel
qualcuno è l’amico conosciuto a Monaco.
L’atteggiamento di Tony, che ha raggiunto la soglia dei trent’anni, appare ancora una
volta di difficile comprensione. Ha trascorso certamente delle belle settimane a Monaco,
ma non si capisce come mai passi le giornate ad aspettare che qualcuno suoni alla porta.
E’ forse innamorata di Alois Permaneder e lo scrittore si è dimenticato di avvisare il
lettore? E’ già stata notata l’assenza di passione negli amori di casa Buddenbrook, ma
questa improvvisa infatuazione di Tony sembra inspiegabile. Ancora una volta, allora, ci
si mette comodi per assistere all’incontro tra un signore, dato che il commerciante è sulla
quarantina, e la famiglia di Tony. Questa volta il colloquio assume una piega ironica e
divertita proprio perché l’autore gioca sulla difficoltà linguistica e sulla diversità dei
modi, a volte sfacciati, del commerciante di luppolo, che si presenta con un biglietto da
visita dove cancella il nome del socio lasciando solo la scritta «Comp.», e la madre di
Tony, che fa gli onori di casa.
Come osservato da Nacim Ghambari nello studio Das Haus: eine deutsche
Literaturgeschichte 1850-1890 entrambi i signori, Bendix e Alois, fanno il loro ingresso
in casa Buddenbrook volontariamente, senza cioè essere interpellati né scelti dalla casa,
ma vengono loro stessi a bussare alla porta e ad inserirsi in maniera improvvisa nella
quotidianità della famiglia172.
Il dialetto bavarese di alcuni passi del romanzo esprime la distanza del personaggio dalla
società borghese di Lubecca. In aggiunta, contribuisce a porre in risalto certi tratti del suo
carattere. Rimane il fatto che certe espressioni dialettali usate dal signor Permaneder e
certe imprecazioni siano di difficile traduzione, perché la traduzione di un dialetto di una
lingua in un dialetto di un’altra non risolve il problema della rappresentazione di elementi
tipici culturali che il lettore non tedesco, in questo caso, non può percepire.
A questo proposito la traduttrice Julika Brandestini ha trattato ampiamente la complessità
della traduzione dal tedesco all’italiano del romanzo I Buddenbrook soffermandosi sulla
172
Nacim Ghambari, Das Haus: eine deutsche Literaturgeschichte, 1850-1929, Berlin, De
Gruyter 2011, p. 50.
87
resa dei passaggi dialettali173. Brandestini osserva che in un caso il traduttore ha scelto di
rendere la parlata di Permaneder ricorrendo al dialetto lombardo, ossia a un italiano
dell’uso medio che esprime la distanza linguistica e mentale del personaggio dalla società
di Lubecca, ma oscura alcuni tratti della sua personalità, non percepiti come tipicamente
settentrionali. Un’altra soluzione avanzata da tre traduttori è quella di prediligere un misto
di italiano regionale e popolare, che dimuinisce la percezione di distanza tra il
personaggio e i lubecchesi e il connotato settentrionale del personaggio. In entrambi i
casi, però, non si può arrivare a una perfetta corrispondenza tra le due lingue.
Questa parentesi sul mondo della traduzione e sulle difficoltà insite in esso è
fondamentale per capire come il personaggio in questione stoni con il mondo distinto di
Tony, e lo stesso autore lo accentua più volte nel corso della narrazione.
Cosa ha spinto dunque Alois Permaneder a intraprendere il viaggio? Si trova in città per
risolvere un certo affare, anche se sembra non darci molta importanza, poiché la sua
attenzione è tutta rivolta a Madame Grünlich. E lei arriva, dimostrando la sua gioia nel
rivederlo, proprio a casa sua, e ricordando con vivo piacere i bei momenti trascorsi
insieme.
Un confronto con il signor Grünlich è inevitabile. Innanzitutto tra i due conoscenti sembra
esserci intesa, si rivolgono parola perché si sono conosciuti in precedenza e quindi hanno
un terreno comune di conversazione, mentre Tony non conosceva il commerciante di
Amburgo che parlava solamente in una maniera tale da irritarla, poiché ritenuto
eccessivamente gentile. Alois Permaneder ha intrapreso un viaggio di sua volontà per
stare con Tony e parla a lei, si informa della sua famiglia, della figlia, mentre Grünlich
non faceva altro che rivolgere parole gentili ai familiari ricordandosi di tanto in tanto di
Tony con sguardi rapidi e qualche complimento. Sotto il profilo umano quindi Alois
Permaneder dimostra un interesse autentico per Tony, o almeno non dimostra
indifferenza, ma sotto il profilo concreto, ossia quello economico, pratico, non dimostra la
stessa stabilità economica ostentata inizialmente dal precedente marito di Tony. Accetta
l’invito a fermarsi per colazione, e pure per pranzo e perché no, decide di soggiornare
direttamente in casa Buddenbrook. Sembra quasi coraggioso, dopotutto se vuole
173
Julika Brandestini, Das Problem der Übersetzung von Dialektpassagen. Italienische
Übersetzungen der Buddenbrooks von Thomas Mann. Diplomarbeit an der Fakultät
Kulturwissenschaften am Lehrstuhl: „Deskriptive Linguistik und interlinguale Soziolinguistik“,
Europa-Universität Viadrina, 2007.
88
frequentare Tony Buddenbrook dovrebbe essere consapevole delle buone condizioni
economiche non solo sociali della famiglia in questione. Questo aspetto, ovviamente, non
viene lasciato in disparte, ma è il fratello Thomas a occuparsi di ciò in prima persona,
informandosi sugli affari dell’ospite bavarese, della sua ditta e interrogando le sue
posizioni politiche. Dal colloquio emerge un interesse per la sorella, apostrofata come
„ein lieber Kerl”174. Come era successo in precedenza dopo la visita di Grünlich, fratelli e
madre si scambiano il loro parere, che questa volta è positivo, soprattutto per il fratello
che perdona la mancanza di contegno che la madre rimprovera all’ospite a causa della sua
provenienza geografica.
Tony si lascia andare a riflessioni che certo stupiscono il lettore poiché rivelano la sua
maturità, a volte nascosta proprio da lei o dai suoi familiari. Si scaglia contro i giudizi
legati solo all’aspetto esteriore, ma invita a valutare una persona in profondità. Questo le
ha insegnato il primo matrimonio con Grünlich:
[…] das aber weiß ich, und das möchte ich denn doch aussprechen, daß es in diesem
Leben nicht darauf ankömmt, wie etwas ausgesprochen und ausgedrückt wird,
sondern wie es im Herzen gemeint und empfunden ist, und wenn du dich über Herrn
Permaneders Ausdrucksweise moquierst... wenn du ihn etwa lächerlich findest...175.
Quello che stupisce è inoltre la rapidità con cui il signor Permaneder viene a inserirsi
nella famiglia dell’amica, partecipando addirittura alla riunione del giovedì, attirando
curiosità in città attorno alla sua figura e scatenando un gran vociferare nelle grandi
famiglie. Il console stesso, inoltre, nonostante i suoi molteplici impegni, riesce a
ritagliarsi del tempo da dedicargli per fargli fare un giro della città. Ma come reagisce
Tony di fronte a una tale manifestazione di simpatia da parte dell’intera famiglia?
Dovrebbe esserne felice, dal momento che l’amico viene accettato nonostante sia un po’
particolare. Invece l’iniziale gioia di Tony svanisce con il passare dei giorni. Che Tony
non sia prevedibile nei suoi comportamenti, è fatto risaputo. Ogni volta che le cose
sembrano andare in una direzione a lei favorevole cambia le carte in gioco. E’ pensierosa,
riflette, come se dovesse prendere una decisione, l’ennesima decisione destinata a
cambiare il corso della sua vita e di quella della figlia.
174
GkFA Bd. 1.1, p. 365.
175
GkFA Bd.1.1, p. 366.
89
Il motivo di tale angustie è la partenza imminente per Monaco dell’amico, ma soprattutto
un’uscita a Schwartau organizzata dalla famiglia per salutare l’ospite. Tutti ormai hanno
capito le intenzioni del signor Permaneder, che ora ha l’ultima occasione, creata
appositamente dalla famiglia Buddenbrook, per decidersi a chiedere la mano di colei che
continua a chiamare Madame Grünlich, senza che quest’ultima si ribelli a un tale
appellativo. Non è forse quello che Tony voleva? Lei aveva promesso al padre di
risposarsi. Ora perché si fa cogliere da numerosi pensieri? Tony ama parlare, raccontare,
promettere, fantasticare, ma nel momento in cui tutto ciò che immagina smette di essere
un sogno e diventa realtà si tira indietro. Questo tirarsi indietro emerge solamente quando
Tony pensa alla scelta come percorso individuale, ma quando si ricorda di essere una
Buddenbrook, membro di quella catena che non va spezzata e che lei purtroppo in
passato, volontariamente o involontariamente ha incrinato, si riprende dal suo iniziale
smarrimento poiché ha un compito da svolgere nella sua vita, ossia quello di fare il bene
della famiglia. Questo la induce ad esclamare quasi con rassegnazione: „[…] es soll ja
schließlich doch sein! Ich muß nur immer denken: Noch kann ich zurück, noch ist es
nicht zu spät! Und da liege ich nun und quäle mich...”176.
Il lettore, però, attraverso un dialogo tra Tony e la confidente Ida Jungmann, può sapere i
veri sentimenti che Tony nutre nei confronti del commerciante di luppolo, sebbene i modi
di Permaneder siano da preferire a quelli di Grünlich:
[…] Er ist, möchte ich sagen, zu bequem dazu und nimmt das Leben zu gemütlich
dazu, was übrigens andererseits auch wieder ein Vorwurf ist, denn Millionär wird er
sicher nicht werden und neigt, glaube ich, ein bißchen dazu, sich gehenzulassen und
so weiterzuwursteln, wie sie da unten sagen...[…]. Nämlich in München, wo er unter
seinesgleichen war, unter Leuten, die so sprachen und so waren wie er, da liebte ich
ihn geradezu, so nett fand ich ihn, so treuherzig und behaglich. Und ich merkte auch
gleich, daß es gegenseitig war, - wozu vielleicht beitrug, daß er mich für eine reiche
Frau hält, für reicher, fürchte ich, als ich bin, denn Mutter kann mir nicht mehr viel
mitgeben, wie du weißt... Aber das wird ihm nichts ausmachen, bin ich überzeugt. So
sehr viel Geld, das ist gar nicht nach seinem Sinn... […]177.
176
GkFA Bd.1.1, p. 371.
177
GkFA Bd.1.1, p. 372.
90
Quindi lei non dichiara di trovarsi male con il signor Permaneder e questo è un aspetto
diverso rispetto a ciò che provava per Grünlich. Ma sta bene con lui a Monaco, non dove
è sradicato dal suo ambiente vero. Nel vedere il signor Permaneder a casa sua e nella sua
famiglia prova vergogna per lui, perché lo considera poco distinto al punto da volere
scappare via dalla stanza e non pensare lontanamente a sposarlo. Tony ha fatto chiarezza
dentro di sé e ci si aspetta che abbia preso la sua decisione memore del passato. Non c’è
più il padre che la convince e cerca di consigliarla a sposarsi con un commerciante di cui
lei non è innamorata.
[…] Aber Permaneder wird sich nicht auf schmutzige Sachen einlassen; - das ist das
letzte, was ich ihm zutraue, und geschäftlich können wir uns gut auf ihn verlassen
[…]. Und wenn ich seine Frau bin, Ida, das sollst du sehen, dann will ich schon dafür
sorgen, daß er ehrgeiziger wird und uns weiterbringt und sich anstrengt und mir und
uns allen Ehre macht, denn die Verpflichtung übernimmt er schließlich, wenn er eine
Buddenbrook heiratet! […]. Ja, das ist nun gut und gern seine zehn Jahre her, seit ich
Grünlich nahm... Zehn Jahre! Und nun bin ich wieder soweit und soll wieder
jemandem mein Jawort erteilen. Weißt du, Ida, das Leben doch ist furchtbar ernst!...
Aber der Unterschied ist, daß damals ein großes Wesen gemacht wurde und alle
mich drängten und quälten, und daß sich jetzt alle ganz still verhalten und es als
selbstverständlich nehmen, daß ich ja sage; denn du mußt wissen, Ida, diese
Verlobung mit Alois - ich sage schon Alois, denn es soll ja schließlich doch sein - ist
gar nichts Festliches und Freudiges, und um mein Glück handelt es sich eigentlich
gar nicht dabei, sondern, indem ich diese zweite Ehe eingehe, mache ich nur in aller
Ruhe und Selbstverständlichkeit meine erste Ehe wieder gut, denn das ist meine
Pflicht unserem Namen gegenüber. So denkt Mutter, und so denkt Tom178.
Tony conosce la vita e non è più un’oca. Sa che non può rimanere nella città natale da
separata e ripercorre tutti gli avvenimenti della sua vita manifestando la rabbia per il
comportamento di Grünlich. Parla anche del fratello Thomas che non vede interessato alla
sua felicità, ma alla ricerca di chiunque non sia assolutamente indegno. E’ chiaro che
questa volta non si tratta di trovare il partito brillante, ma soltanto di cancellare come si
può con un secondo matrimonio lo sbaglio del primo. Le supposizioni di Tony sono
confermate, perché il fratello all’arrivo di Permaneder, ha assunto informazioni sulla ditta
178
GkFA Bd.1.1, p. 373-374.
91
«X. Noppe & Comp.» che vanta un profilo di modeste ma solide dimensioni, e i pareri
positivi l’hanno convinto che la sorella si sarebbe dovuta sposare con lui. La questione
dunque era stata archiviata.
[…] Tom ist ein Politiker und weiß, was er will. Wer hat Christian an die Luft
gesetzt?... Obgleich das ein hartes Wort ist, Ida, aber es verhält sich so. Und warum?
Weil er die Firma und die Familie kompromittierte, und das tue ich in seinen Augen
auch, Ida, nicht mit Taten und Worten, sondern mit meiner bloßen Existenz als
geschiedene Frau. Das, will er, soll aufhören, und damit hat er recht, und ich liebe
ihn darum bei Gott nicht weniger und hoffe auch, daß das auf Gegenseitigkeit beruht.
Schließlich habe ich mich in all diesen Jahren immer danach gesehnt, wieder ins
Leben hinauszutreten, denn ich langweile mich bei Mutter, Gott strafe mich, wenn
das eine Sünde ist, aber ich bin kaum dreißig und fühle mich jung. Das ist
verschieden verteilt im Leben, Ida […]179.
Questo passo del romanzo è fondamentale per capire il pesonaggio. Tutt’altro che sciocca
Tony dimostra infatti in questo discorso a cuore aperto la sua intelligenza, che sta
nell’aver capito perfettamente la sua scomoda posizione agli occhi del fratello; nonostante
l’affetto e la complicità che li lega, sa che il suo atteggiamento è dettato dal suo dover
pensare e agire per il bene della ditta e il prestigio della famiglia.
Il fatto che la scelta sia ricaduta su Alois, però, non è da imputare a madre e fratello,
perché va ricordato che è lei a parlare di lui e raccontare di aver conosciuto un gentile
signore, sapendo già come ragionavano i familiari. Ovviamente quest’ultimi appena
hanno visto uno spiraglio di luce per un probabile nuovo pretendente hanno cercato di
accelerare e di combinare il matrimonio. Quindi Tony è stata poco cauta perché doveva
immaginare che cosa andava incontro e doveva congedare subito l’amico o mettere dei
paletti, come aveva suggerito la signorina Jungmann, vale a dire chiarire la situazione per
evitare spiacevoli sviluppi e conseguenze. E infatti tutto si svolge come Tony ha pensato.
Sfruttando l’unica occasione in cui i due sono soli, lui chiede a lei se sarebbe disposta a
sposarsi ancora una volta. La risposta di Tony dimostra tutta la rassegnazione già espressa
a parole:
179
GkFA Bd.1.1, p. 375.
92
Ja, lieber Herr Permaneder, ich bekenne Ihnen offen, daß es mir schwerfallen würde,
noch einmal jemandem mein Jawort fürs Leben zu erteilen, denn ich bin belehrt
worden, wissen Sie, was für ein furchtbar ernster Entschluß das ist... und dazu
bedürfte es der festen Überzeugung, daß es sich um einen wirklich braven, einen
edlen, einen herzensguten Mann handelt...180.
Dopo essersi assicurato che Tony lo consideri tale i due si scambiano pochissime parole a
voce bassa, nelle quali si accorda il fidanzamento e per il signor Permaneder il permesso
di parlarne con la famiglia della futura sposa. Analizzando la proposta di matrimonio salta
subito all’occhio il carattere freddo e distaccato che la questione viene ad assumere. Tutto
viene risolto con un colloquio fra la signora Buddenbrook, Thomas, Tony e Permaneder
durante il quale vengono regolate le questioni pratiche in maniera più sbrigativa rispetto
alla prima volta: a Tony spettano come dote diciassettemila talleri che aggiunti alla quota
del signor Permaneder avrebbe consentito alla coppia un buon tenore di vita borghese
senza lusso e la figlia Erika, per desiderio di Tony e con il consenso del fidanzato, si
sarebbe trasferita con i due a Monaco. Questa sensazione di distacco trova conferma nel
matrimonio celebrato nell’autunno che perde il carattere solenne e cerimonioso che aveva
avuto in precedenza, e si svolge senza clamore, alla presenza dei parenti stretti, nella
Marienkirche e non a casa, senza il viaggio di nozze.
In verità, non può passare inosservato il fatto che nemmeno i familiari sembrano essere
così felici per Tony. Proprio perché il matrimonio è una tappa fondamentale della vita di
una persona il commento del fratello Thomas lascia l’amaro in bocca: „Lassen wir den
Pomp […]; du bist wieder verheiratet, und es ist ganz einfach, als hättest du niemals
aufgehört, es zu sein“181.
Così giustifica Grau la posizione assunta dalla famiglia di Tony nella questione del
matrimonio:
Für die Familie ist es eine Erleichterung, Tony nun wieder verheiratet zu wissen und
damit der Gesellschaft keinen Anlass zu Spott und Hohn mehr zu bieten. Der Status
180
GkFA Bd.1.1, p. 389.
181
GkFA Bd.1.1, p. 391.
93
des Verheiratetseins ist den Buddenbrooks wichtiger als der Mann, der Partner dieser
Zweisamkeit ist182.
Però è facile immaginare che lo sposo, così estraneo all’ambiente Buddenbrook e
piuttosto impresentabile tra i borghesi anseatici, sia oggetto di derisione.
Le difficoltà che Tony aveva incontrato nel soggiorno a Monaco si ripresentano quando si
stabilisce con il marito nel capoluogo bavarese. Non perde occasione di criticare quello
che le donne di servizio fanno, perché nemmeno ora che ha cessato di essere la signora
Grünlich per diventare la signora Permaneder le cose vanno come vuole lei: rimane
sempre e ovunque Antonie Buddenbrook attaccata alla città paterna e a tutto ciò che
accade nella sua casa, quindi qualunque confronto sarebbe impari.
E’ opportuno ricordare che uno dei motivi che aveva spinto Tony a sposare Permaneder,
sebbene fosse privo di ambizioni, era la speranza di poterlo cambiare per farlo diventare
come voleva lei. Questa speranza svanisce subito preannunciando la perdita di stima per il
marito. Quando infatti la coppia riceve la dote, cioè cinquantunmila marchi, il signor
Permaneder decide di investirla in modo sicuro, con un discreto reddito. Ma poi cede al
proprio socio la sua parte dell’azienda, lascia la vita attiva e si ritira in pensione, deciso ad
accontentarsi di una rendita sufficiente, ma non certo tale da offrire a Tony una vita nel
lusso e nello sfarzo. E’ evidente che l’improvvisa decisione non fa altro che incontrare la
dura opposizione di Tony, che fino all’ultimo ha sperato in cuor suo di far nascere nel
marito un po’ di ambizione. Permaneder va diritto per la sua strada, liquida la sua
partecipazione al commercio del luppolo, trascorre il tempo ai circoli con gli amici,
limitando la sua attività ad aumentare l’affitto agli inquilini e ad un modesto e pacifico
tagliar cedole. La scelta di Permaneder non è dettata, secondo Keller, da una mancanza di
energia rispetto alla famiglia d’origine della moglie. Ritiene, infatti, che Permaneder
utilizzi le sue energie e forze non per accumulare di continuo denaro, ma per concedersi
una vita in cui trova spazio anche il piacere e il divertimento183. La sua estraneità al
mondo della famiglia Buddenbrook era comunque chiara sin dall’inizio.
Non stupisce la reazione di Tony addolorata per la scelta del marito. Certamente sapeva
che a differenza del primo marito non aveva già dall’inizio una solida attività
182
Helmut Grau, Die Darstellung gesellschaftlicher Wirklichkeit im Frühwerk Thomas Mann,
Phil. Diss. masch., Freiburg im Breisgau, 1971, p.225.
183
Keller, Die Figuren Im Verfall, op. cit. p.20, p. 193.
94
commerciale, ma comunque era convinta della sua bontà e del rispetto degli obblighi
contratti sposando una Buddenbrook. Questo è infatti quello che continuerà ad esclamare
nel corso della sua vita e questo condizionerà il modo di Tony di rapportarsi agli altri.
In verità un aspetto molto importante da considerare per capire il suo malumore riguarda
sempre la sua persona. Il matrimonio non va come sperato, ma ciò che non riesce a
sopportare è il fatto che essere una Buddenbrook a Monaco non vuol dire niente di
speciale. Un bagliore di speranza la illumina quando apprende di diventare madre per la
seconda volta. Ma come ha già avuto modo di affermare, le cose belle sono destinate a
finire, così il suo sogno di maternità non si realizza perché la bambina viene al mondo per
abbandonarlo un quarto d’ora dopo. La morte della figlia è un esempio chiaro
dell’impossibilità di conciliazione dei due mondi così distanti e inavvicinabili dei coniugi
che nemmeno di fronte al dolore rimangono uniti.
Più volte nel corso del romanzo Tony riflette sulla sua esistenza con un velo pessimistico
per le sventure che l’hanno colpita chiedendosi cosa abbia mai fatto per meritarsi tutto
questo. Nella sua ottica lei non ha sbagliato mai nulla perché ha sempre seguito quella
strada che le è stata tracciata dinanzi e che non l’avrebbe mai fatta sbagliare, ma di fronte
a un tale dolore non riesce a dubitare:
[…] Was kommt auch alles auf mich herab! Erst Grünlich und der Bankerott und
dann Permaneder als Privatier und dann das tote Kind. Womit habe ich soviel
Unglück verdient!184.
La reazione del fratello Thomas di fronte ai messaggi fitti di tristezza che arrivano da
Monaco rivela il pensiero della famiglia per la figura di Tony, perché egli avverte,
nonostante tutto il dolore che affiora dalle righe della sorella, quel tono d’orgoglio quasi
comico sapendo che Tony Buddenbrook sia come Madame Grünlich sia come Madame
Permaneder resta sempre una bambina. E’ consapevole che la sorella viva tutte le sue
esperienze di adulta quasi con incredulità, ma poi anche con infantile serietà e senso
d’importanza.
Leggendo la storia di Tony sembra dunque molto sfortunata, però le tristi avventure
devono ancora terminare, anzi un’altra l’attende dietro l’angolo. Inaspettatamente a fine
novembre 1859 arriva un telegramma in casa Buddenbrook che mette in agitazione la
184
GkFA Bd.1.1, p. 405.
95
signora Buddenbrook: „Erschreckt nicht. Komme umgehend mit Erika. Alles ist zu Ende.
Eure unglückliche Antonie“185. E Tony fa ritorno a casa con la figlioletta Erika in pessime
condizioni esclamando tra le lacrime „Er ist ein verworfener Mensch... ein verworfener
Mensch ist er... ein verworfener... ”186.
E’ opportuno analizzare la reazione della madre. La madre vedendo la figlia sembra
preoccupata, non tanto per quello che le è accaduto, ma perché un tale comportamento
sembra suggerire la volontà di non fare più ritorno a Monaco. Ed è proprio quello che
vuole fare Tony. Cosa è successo da provocare una tale reazione? Qualcosa che ferisce
qualunque donna sposata, ossia trovare il marito in atteggiamenti sospetti con un’altra
donna. Alois sorpreso dalla moglie a flirtare con la cuoca Babette dà inizio a un violento
litigio verbale al quale Tony, dal temperamento non così docile, non si tira certo indietro.
Da un lato Tony gli scaraventa in faccia tutto il disprezzo provato e represso per lui e per
la sua esistenza; dall’altro lato il signor Permaneder proferisce una parola che Tony
troverà il coraggio di ripetere solo dopo molto tempo: „Geh’ zum Deifi, Saulud’r
dreckats!”187. Siamo di fronte a una donna che è in difficoltà perché si sente calpestata nel
suo orgoglio e nella sua persona, una donna che fa ritorno nell’unico posto dove sa che
può trovare rifugio, nell’unico luogo che per lei è stata la sua casa, da quelle persone che
ama e che rispetta. E cosa trova? Trova una madre che, seppur comprensiva, considera
l’accaduto come momento di debolezza del genero che Tony deve a tutti i costi
perdonare. Non è sicuramente un discorso che una figlia vorrebbe sentirsi dire dalla
propria madre, né un discorso che dimostra la solidarietà femminile, ma si parla di
perdonare, chiudere un occhio e mettere a tacere subito tutto perché nessuno sappia
niente, salvare ciò che ormai è divenuto insalvabile.
Questa volta Tony non ci sta, questa volta si ribella a questo codice che vuole solo
difendere l’apparenza, ma perché? In realtà sarebbe sbagliato credere che Tony voglia
rompere il matrimonio con il signor Permaneder solo perché si sente ferita in quanto
donna, ma ciò che la spinge è il fatto che il marito agendo in tale modo ha dimenticato i
suoi doveri verso di lei e verso il suo nome.
E’ quasi scontata la reazione di Thomas non appena apprende quanto accaduto alla sorella
e ancora più scontata è la posizione che prende nei riguardi di tale faccenda, ossia
185
GkFA Bd.1.1, p.407.
186
GkFA Bd.1.1, p.410.
187
GkFA Bd.1.1, p. 433.
96
appoggia l’opinione della madre. Nemmeno lui sembra dare troppa importanza alla
questione e considera la mancanza di Permaneder come “ein kleiner Übergriff, ein kleiner
unziemlicher Seitensprung”188 arrivando a dire che la sorella forse a causa dei disturbi
allo stomaco non prende la cosa abbastanza sul comico; in altre parole ritiene che quanto
avvenuto dovrebbe avvicinarla al marito perché sintomo della sua debolezza con
conseguente affermazione della superiorità morale della sorella. Per lui anche questa
questione, come quella del matrimonio, si risolverà in un battibaleno, offrendo
l’accoglienza alla sorella giusto per quelle poche settimane che le servono per riprendersi.
Non ha però considerato che dall’altra parte c’è una donna, una madre, una moglie ferita
e infine la sorella piena di dignità e orgoglio, che non avrebbe mai permesso a nessuno di
umiliarla. Per ribadire la decisione a senso unico che la sorella deve prendere esclama a
gran voce: „du machst mir keinen Skandal!...”189, parole che risuonano nella mente della
sorella come un macigno. Ecco spiegata la preoccupazione di Thomas, non tanto che la
sorella sia stata umiliata, ma i commenti spietati, le frecciatine velenose delle persone in
città.
Tony si sente chiusa la porta in faccia doppiamente. Non amata dal marito, ma in verità
questo aspetto è secondario, non voluta a casa perché la sua posizione da donna separata
per due volte sarebbe difficile da gestire e comprometterebbe il nome di famiglia. Ma è
arrabbiata per questo e non può accettare una tale accusa.
Un tratto che caratterizza Tony, i suoi movimenti e le sue azioni è l’aspetto infantile.
Questo è stato ciò che il padre le aveva detto quando si dimostrava ostile nei confronti del
primo matrimonio con Grünlich, questo è quello che Thomas pensa della sorella quando
invia lettere piene di tristezza e dolore e adesso lo pensa invitandola a comportarsi da
adulta, dicendole „Du bist ja ein Kindskopf, Tony”[…]. Jedes Wort, das du sprichst, ist ja
eine Kinderei! […]”190, spingendola a considerare le cose da persona adulta per un
momento solo, perché dando importanza a quanto accaduto, episodio che è confinato alle
pareti domestiche e per di più a Monaco, reca danno alla dignità e susciterà uno scandalo.
Skandal, Thomas... ?! Du magst mir befehlen, keinen Skandal zu machen, wenn man
mich mit Schande bedeckt, mir ganz einfach ins Gesicht speit?! Ist das eines Bruders
188
GkFA Bd. 1.1, p. 418.
189
GkFA Bd.1.1, p.419.
190
GkFA Bd.1.1, p. 422.
97
würdig?... Aber es gibt eine Grenze im Leben, Tom – und ich kenne das Leben, so
gut wie du –, wo die Angst vor dem Skandale anfängt, Feigheit zu heißen, ja! Und
ich wundere mich, daß ich dir das sagen muß, die ich bloß eine Gans und ein
dummes Ding bin... Ja, das bin ich und verstehe es gut, wenn Permaneder mich nie
geliebt hat, denn ich bin alt und ein häßliches Weib, das mag sein, und Babett ist
sicherlich hübscher. Aber das enthob ihn nicht der Rücksicht, die er meiner Herkunft
und meiner Erziehung und meinem Empfinden schuldete! Du hast nicht gesehen,
Tom, in welcher Weise er diese Rücksicht vergaß, und wer es nicht gesehen hat, der
weiß gar nichts, denn erzählen läßt es sich nicht, wie widerlich er war in seinem
Zustande... Und du hast das Wort nicht gehört, das er mir, mir, deiner Schwester,
nachgerufen hat […]191.
Thomas Mann nel descrivere il discorso di Tony ci presenta ancora una volta
l’ambivalenza della figura di una Tony adulta, matura che può parlare perché ha vissuto
tanti avvenimenti tristi nella sua vita che hanno creato in lei una sorte di corazza e una
Tony che si descrive come un’oca. Ogni volta che deve infatti fare un discorso profondo
che può risultare agli altri fuori dagli schemi perché proferito da Tony mette le mani in
avanti e dice di essere sciocca, un’oca, come se alla fine nemmeno lei credesse a quello
che sta per dire.
Tony mai come ora è sicura di ciò che deve fare: divorziare per lei, per la figlia e per la
famiglia. Questa volta non si tratta di “incapacità del marito a mantenere la famiglia”, ma
lei è risoluta ad andare fino in fondo a costo di lasciargli i soldi che ha recato in
matrimonio.
[…] Der heimliche Skandal, der im stillen an einem zehrt und die Selbstachtung
wegfrißt, der ist viel schlimmer! Sind wir Buddenbrooks Leute, die nach außen hin
'tipptopp' sein wollen, wie ihr hier immer sagt, und zwischen unseren vier Wänden
dafür Demütigungen hinunterwürgen? […]. Nein, Sauberkeit und Offenheit muß
herrschen... […]. Ich fürchte mich gar nicht! […]. Aus Angst […] bei einem Manne,
in einer Stadt auszuhalten, wo ich mich an solche Worte, an solche Szenen, wie die
auf der Himmelsleiter, gewöhnen müßte, wo ich mich und meine Herkunft und
meine Erziehung und alles in mir ganz und garverleugnen lernen müßte, nur um
191
GkFA Bd.1.1, p. 420.
98
glücklich und zufrieden zu erscheinen – das nenne ich unwürdig, das nenne ich
skandalös, will ich dir sagen...!192.
Roger Hillmann vede in questa posizione di Tony un alto senso di onore personale
nonostante i due matrimoni privi di amore. Questo, secondo lui, è ciò che la spinge a
ignorare le interpretazioni astratte dell’onore di famiglia di Thomas e a rifiutare di
reprimere la sua individualità come ha fatto in occasione dei due matrimoni, nel tentativo
di ridare onore al nome di famiglia193. Analoga posizione quella assunta da Gert
Sautermeister nell’analizzare il motivo che spinge Tony a porsi in questa posizione di
rifiuto:
Die Achtung, die zuletzt der Vater Tony erwiesen hat, macht sie frei für die spontane
Selbstbehauptung gegen seinen Nachfolger, den Bruder. Und die mit Grünlich
erlittene Erfahrung der Beschneidung ihres Selbstgefühls, ihrer intuitiven Intelligenz,
ihren Herzenssprache macht sie frei für die kompromisslose Bewahrung ihres Ichs.
Der Widerwille, den sie in ihrer ersten Ehe empfunden hat, vereinigt sich mit dem
lange aufgestauten Widerwillen gegen die zweite Ehe und speist das Bewusstsein
ihrer personalen Würde […]194.
Indubbiamente, come si vedrà in seguito, il modo di rapportarsi di Tony al fratello è
diverso rispetto al padre.
I sospetti di Thomas sono dovuti alla convinzione che il vero motivo per cui la sorella
vuole lasciare Monaco non sia l’episodio tra il marito e la cuoca, ma la sua insofferenza
all’ambiente bavarese. In altre parole, anche la sorella, secondo lui, ha le sue colpe nella
fine della storia. In realtà Thomas ha ragione, perché è più per il fatto che non riesce a
trovare il suo posto a Monaco, le è odiosa più di quanto possano essere i pettegolezzi e le
cattiverie a cui si espone con un secondo divorzio, che per l’effettiva offesa subita dal
marito che Tony torna in seno alla famiglia, e non si lascia persuadere neppure da
Thomas a ricongiungersi al consorte onde evitare uno scandalo. Mai come in questa
192
GkFA Bd.1.1, p. 422-423.
193
Roger Hillmann, The lost honour of Tony Buddenbrook, in August Obermayer (a cura di) Die
Ehre als literarische Motiv, University of Otago, Dunedin 1986, pp.140-150, p.146.
194
Gert Sautermeister, Tony Buddenbrook. Lebenstufen, Bruchlinien, Gestaltwandel. In: Thomas
Mann Jahrbuch 20, 2007, pp.103-132, p.123.
99
occasione le parole di Tony sono parole dettate dalla sincerità che rivelano sentimenti di
rabbia e dolore celati per lunghi anni. Quello che l’autore mette in scena è uno sfogo
senza sosta, un’esplosione di onestà: tre sono i punti toccati nel suo discorso che meritano
un’analisi.
Il primo riprende la tematica del viaggio affrontata in apertura di paragrafo attraverso la
metafora di una pianta o di un fiore trapiantati in un terreno straniero. Questa situazione
porta a detta di Tony solo alla sofferenza per aver abbandonato la propria casa e ad una
infelicità che ha cercato di nascondere e sopprimere per non far intendere nulla ai
familiari. Così rivela la sua incapacità di “acclimatarsi” in mezzo a persone
[…] ohne Würde, Moral, Ehrgeiz, Vornehmheit und Strenge, bei unsoignierten,
unhöflichen und saloppen Leuten, bei Leuten, die zu gleicher Zeit träge und
leichtsinnig, dickblütig und oberflächlich sind... […]195.
Le parole di Tony riecheggiano la visione della storia che Nietzsche presenta nella
Seconda Considerazione inattuale intitolata Vom utzen und achteil der Historie für das
Leben dove paragona il rapporto dell’individuo con il passato a quello dell’albero con le
proprie radici: rinunciando alla ricerca del nuovo e rimanendo sullo stesso suolo, si può
consolidare il senso della tradizione.
Die entgegengesetzte Empfindung, das Wohlgefühl des Baumes an seinen Wurzeln,
das Glück, sich nicht ganz willkürlich und zufällig zu wissen, sondern aus einer
Vergangenheit als Erbe, Blüte und Frucht herauszuwachsen und dadurch in seiner
Existenz entschuldigt, ja gerechtfertigt zu werden – dies ist es, was man jetzt mit
Vorliebe als den eigentlich historischen Sinn bezeichnet196.
La seconda è una riflessione sulla famiglia Buddenbrook richiamando alla mente le parole
che Morten ha utilizzato per definire i suoi familiari, ossia il fatto di sentirsi nobili. E’
proprio memore di questa considerazione che Tony ammette che i Buddenbrook non
possono vivere dove non sono conosciuti, pena molteplici umiliazioni e il sentirsi superbi.
195
196
GkFA Bd.1.1, p. 426.
Friedrich Wilhelm Nietzsche, Vom utzen und achteil der Historie für das Leben.
Unzeitgemässe Betrachtungen, Zweites Stück, in Friedrich Wilhelm Nietzsche, Werke in zwei
Bänden, Carl Hanser Verlag, München 1967, vol. I, pp. 113-174, p. 128.
100
Questa confessione richiama alla mente la descrizione del temperamento di Tony che
l’autore descrive già nelle prime pagine del romanzo, dove si vede come Tony conosca
tutti in città. L’autore scrive infatti:
Es war kein Schade, daß Tony auf ihren Gängen durch die Stadt alle Welt kannte und
mit aller Welt plauderte; der Konsul zumal war hiermit einverstanden, weil es keinen
Hochmut, sondern Gemeinsinn und Nächstenliebe verriet197.
Il fatto di essere conosciuta però non le impedisce di comportarsi a volte in maniera poco
consona al suo nome; si fa richiamare per la sua vivacità a scuola, fa ballare su una gamba
sola un uomo che passeggia al mattino per la Breite Straße, affligge una donna che con
qualunque tempo ha l’abitudine di celarsi sotto un enorme ombrello gridandole dietro
„Schirmmadame!198” oppure „Champignon!199”, fa scherzi con le amiche suonando il
campanello di una vecchia signora. L’autore giustifica il comportamento della ragazza
priva di sensi di colpa:
[…] Denn wurde ihr von seiten irgendeines Gequälten eine Drohung zuteil, so mußte
man sehen, wie sie einen Schritt zurücktrat, den hübschen Kopf mit der vorstehenden
Oberlippe zurückwarf und ein halb entrüstetes, halb mokantes „Pa!“ hervorstieß, als
wollte sie sagen: „Wage es nur, mir etwas anhaben zu wollen! Ich bin Konsul
Buddenbrooks Tochter, wenn du es vielleicht nicht weißt…“.
Sie ging in der Stadt wie eine kleine Königin umher, die sich das gute Recht
200
vorbehält, freundlich oder grausam zu sein, je nach Geschmack und Laune
.
Tony conclude con una riflessione sulla sua sfortunata vita: ha avuto solo dispiaceri,
perché dalla sua casa „wo es etwas gilt, wo man sich regt und Ziele hat”201 è andata a
finire con Permaneder ritiratosi dagli affari e, come se non bastasse, il bimbo che avrebbe
compensato la sua infelicità é venuto a mancare.
197
GkFA, Bd. 1,2, p. 63.
198
GkFA, Bd. 1,2, p. 70.
199
GkFA, Bd. 1,2, p. 70.
200
GkFA Bd.1.1, p.70-71.
201
GkFA Bd.1.1, p. 426.
101
Dopo un tale discorso in cui confida per la prima volta a una persona i segreti più intimi è
difficile trovare le parole per controbattere, poiché non si può non ammettere che Tony ha
avuto molta sfortuna nella sua vita. Thomas è consapevole di questo e sentendo il
discorso della sorella rimane spaventato, stordito, quasi commosso. Ancora una volta
Tony come ha fatto con il padre prima di cominciare la sua vita con Grünlich si rivolge al
fratello in lacrime per avere la sua approvazione.
Du mußt nun allein arbeiten […]. Mit Christian, das ist wohl nichts Rechtes, und ich
bin nun fertig... ich habe abgewirtschaftet... ich kann nichts mehr ausrichten... ja, ihr
müßt mir nun schon das Gnadenbrot geben, mir unnützem Weibe. Ich hätte nicht
gedacht, daß es mir so gänzlich mißlingen würde, dir ein wenig zur Seite zu stehen,
Tom. Nun mußt du ganz allein zusehen, daß wir Buddenbrooks den Platz
behaupten... Und Gott sei mit dir202.
Tony quindi ha perso tutte le speranze, non c’è spazio per sognare, per fantasticare, ma si
considera una donna finita e inutile. Il motivo del divorzio viene concordato: si decide per
la “reciproca assoluta incompatibilità di carattere”; comincia il processo, il secondo
processo di divorzio di Tony, di cui ella segue in prima linea tutte le fasi. A differenza del
primo marito, dove dietro a ogni parola, anche la più raffinata, si celava il suo interesse
per il denaro203, Permaneder non si rivela un cacciatore di dote, dal momento che,
rammaricato per la situazione, restituisce la dote a Tony. Il giorno in cui il divorzio è
legalmente e definitivamente pronunciato tocca a lei prendere le carte di famiglia per
registrare di suo pugno il nuovo fatto.
E come un ciclo che si ripete si appresta a vivere un nuovo capitolo della sua vita, anche
se per sua stessa ammissione ormai priva di nuovi stimoli. Ora non le rimane che
occuparsi della figlia e sperare che Erika possa raggiungere quella felicità che lei non ha
mai potuto provare, volontariamente o involontariamente.
202
GkFA Bd.1.1, p.427-428.
203
Kurzke/ Lorek, Thomas Mann: Epoche- Werk- Wirkung, op. cit., p.59, p. 71.
102
6. „Tony Buddenbrooks dritte Ehe“204: il destino di Erika Grünlich con Hugo
Weinschenk
Leggendo la storia di Tony il lettore può avere l’impressione di un ritratto poco nitido
della sua maternità. Tony diventerà madre e in seguito nonna, fasi di crescita e sviluppo
importanti per la personalità di una donna, eppure questa dimensione viene spesso
dimenticata dal lettore, non per sua colpa, proprio perché l’autore vuole conservare di
Tony un’immagine di eterna bambina tralasciando a volte di descrivere il rapporto
esistente tra madre e figlia nel romanzo, se non nel momento in cui si viene a narrare la
vicenda matrimoniale della figlia Erika. Anche in questo caso viene mantenuta la
prospettiva di Tony con un occhio sempre vigile sui suoi modi di agire.
Tony da anni si era preoccupata per il futuro della figlia Erika, ormai ventenne,
sentendosi in colpa del fatto che Erika a causa dell’ostilità nutrita dalla madre per la vita
in società non frequentasse gli ambienti più in vista e la sfera dello zio divenuto senatore,
i balli, occasione come già accennato importante di conoscenza e di visibilità per le
ragazze e i futuri compagni. E’ fortemente convinta che il suo passato limiti e ostacoli il
futuro della figlia perché le migliori famiglie non avrebbero mai scelto lei dopo il
fallimento dei due matrimoni della madre. In cuor suo, però, Tony ritiene che niente è
ancora perduto e spera che la figlia possa realizzare le speranze andate perdute per lei
facendo un matrimonio vantaggioso e felice, che doni onore alla famiglia e metta in oblio
le vicissitudini materne.
Nuovamente Tony non prende in considerazione un matrimonio romantico, ma tutta la
sua vita e quella della figlia deve essere vissuta per rimediare a quella macchia che lei ha
commesso sposandosi diciottenne. In quel momento, infatti, ha smesso di vivere la sua
vita, ma l’ha messa al servizio della sua amata famiglia. Ha a disposizione la sua seconda
dote di diciassettemila talleri che il signor Permaneder ha restituito e che é destinata a
Erika. Quindi non appena intravede che tra la figlia e il direttore Hugo Weinschenk c’é
del tenero comincia a sperare in un passo avanti del direttore, che puntualmente si avvera.
Erika Grünlich e Hugo Weinschenk presentano molte somiglianze rispetto alle precedenti
relazioni di Tony con i mariti: entrambi infatti non frequentano la società, lui si avvicina
ai quaranta e vorrebbe accasarsi e Erika rappresenta l’occasione per entrare in una delle
migliori famiglie della città, particolare da non ignorare per la sua attività professionale e
204
GkFA Bd.1.1, p. 491.
103
per il consolidamento della sua posizione; per quanto riguarda Erika, Tony è convinta che
la figlia sarebbe per lo meno sfuggita al destino di lei, poiché Hugo Weinschenk non
mostra la minima somiglianza con il signor Permaneder, e da Bendix Grünlich si
distingue per la sua condizione di impiegato con un buon posto, uno stipendio fisso con
una probabile ulteriore carriera. Si capisce che la decisione è stata presa e che la madre ha
valutato bene la situazione: nel gennaio del 1867 Hugo Weinschenk chiede la mano di
Erika. Ancora una volta, quindi, la scelta del partner rispecchia la tradizione. A tale
proposito Keller sostiene che la scelta di Weinschenk, che appartiene alla piccola
borghesia senza famiglia, formazione, gusto, è un chiaro segnale dell’isolamento nel
quale i Buddenbrook sono finiti205.
Come si può immaginare la notizia non fa che portare felicità nella vita di Tony, che ha
subìto così tanti colpi, una vita vissuta ad intermittenza, tra sentimenti gioiosi e tristezza.
Ancora una volta ha tantissime cose a cui pensare, progetti da realizzare, deve pensare
nuovamente al corredo, come fosse lei la vera sposa e la protagonista. Infatti Thomas ha
modo di osservare che si tratta in realtà del “terzo matrimonio di Antonie
Buddenbrook”206, un commento che secondo Nacim Ghambari trova giustificazione nel
fatto che la dote discende in entrambi i casi -madre e figlia- dalla casa Buddenbrook207.
Si osserva infatti che Thomas Mann nel narrare il matrimonio di Erika è come se parlasse
della madre, perché dietro a ogni scelta per la nuova vita della figlia c’è quella di Tony
Buddenbrook con la sua speranza, sentimento che l’accompagna per tutta la vita, e il suo
impegno a portare avanti il nome della famiglia. L’autore infatti asserisce:
[…] Zwar ermahnte sie Erika zur Dankbarkeit gegen Gott, der ihr den einzig
geliebten Mann beschere, während sie selbst, die Mutter, ihre erste und herzliche
Neigung mit Pflicht und Vernunft habe ertöten müssen; zwar war Erikas Name, den
sie zusammen mit dem Direktors mit vor Freude unsicherer Hand in die
Familienpapiere schrieb…aber sie, sie selbst, Tony Buddenbrook, war die
eigentliche Braut. Sie war es, die noch einaml mit kundiger Hand Portrieren und
Teppiche prüfen, noch eimal Möbel- und Ausstattungsmagazine durchstöbern, noch
einmal eine vornehme Wohnung besichtigen und mieten durfte! Sie war es, die noch
einmal das fromme und weitläufige Elternhaus verlassen und aufhören sollte, bloß
205
Keller, Die Figuren Im Verfall, op. cit. p.20, p. 194.
206
GkFA Bd. 1.1, p.491.
207
Ghambari, Das Haus: eine deutsche Literaturgeschichte, 1850-1929, op. cit. p. 87, p. 51.
104
eine geschiedene Frau zu sein; der noch einaml die Möglichkeit sich auftat, ihr Haupt
zu erheben und ein neues Leben zu beginnen, geeignet, die allgemeine
Aufmerksamkeit zu erwecken und das Ansehen der Familie zu fördern...[…]208.
Inevitabilmente il giorno delle nozze di Erika è vissuto come un ritorno al passato,
all’epoca del matrimonio della madre e del padre di Erika e sembra quasi che il tempo
non si sia mai fermato. Nel momento in cui la figlia pronuncia il suo sì, la signora
Permaneder, sopraffatta da passato, presente e futuro, scoppia in un commovente pianto.
A questo punto non ci resta che affermare che finalmente Tony ha avuto la sua rivincita,
per mezzo della figlia, ma che è pur sempre lei a trionfare. Sono finite qui le pene di
Tony? In verità, il Verfall di Tony Buddenbrook, come cita il sottotitolo del romanzo, non
è ancora compiuto del tutto. Accade infatti un fatto ritenuto disonorevole per l’intera
famiglia il che significa un altro duro colpo per la nostra protagonista: il genero viene
accusato di un delitto contro la legge, contro l’ordine borghese e l’onestà commerciale, e
quindi si intravedono per lui le porte del carcere, fatto che scuote Tony nell’animo e
nell’aspetto fisico. La situazione si complica quando il procuratore Moritz Hagenström dà
l’ultimatum, ossia l’arresto immediato del signor Weinschenk o il pagamento di una
cauzione che la sorella implora a Thomas. Ancora una volta il fratello la riporta alla
realtà, ossia il fatto che nemmeno lei e la figlia sono convinte della sua innocenza, a causa
del comportamento burbero che assume spesso in casa e dei modi poco cortesi di trattare
la moglie. Così si preannunciano tempi difficili per Erika, divenuta madre della piccola
Elisabeth, ma soprattutto per Tony che non nasconde le sue lacrime amare per il
fallimento di tutti i progetti della sua vita:
Alles ist fehlgeschlagen und hat sich zum Unglück gewandt, was ich unternommen
habe… Und ich habe so gute Absichten gehabt, Gott weiß es!... Ich habe immer so
innig gewünscht, es zu etwas zu bringen im Leben und ein bißchen Ehre
einzulegen… Nun bricht auch dies zusammen. So muß es enden… Das Letzte…209.
Inevitabilmente il direttore Hugo Weinschenk viene condannato a tre anni e mezzo di
reclusione e subito arrestato. Tony si prende cura della figlia e della nipotina, convinta più
che mai a non lasciare la sua città natale, perché sa che quello è il suo unico posto.
208
GkFA, Bd. 1.1, p. 489.
209
GkFA Bd.1.1, p. 609.
105
Merita attenzione un discorso che avviene tra madre e figlia. Tony si trova a proferire
quelle parole che aveva sentito uscire dalla bocca del padre trent’anni prima. Chiede
infatti alla figlia se prova un amore tale nei confronti del marito da volerlo seguire in ogni
circostanza. Erika Weinschenk, nata Grünlich, risponde conformemente al suo dovere,
esattamente come Tony, in circostanze simili, aveva risposto una volta a suo padre nella
villa presso Amburgo. A questo proposito, come si è già detto, Hilmman parla di senso di
circolarità della narrazione, un eco che viene sottolineato dal narratore nel dire che la
figlia risponde come la madre210.
La madre ha dunque trasmesso lo stesso senso di dovere alla figlia e quindi si comincia a
prendere in considerazione una prossima separazione, questa volta tra madre e figlia.
Seppur questa prospettiva rattristi la madre, rappresenterebbe comunque un’altra novità
nella sua vita, un’altra opportunità di ricominciare da capo, che l’autore definisce „eine
vierte Etablierung”211. In ogni caso, le cose prendono un’altra piega per volere di Hugo
Weinschenk, che una volta scarcerato si dimostra un uomo distrutto moralmente a causa
del suo decadimento come cittadino, della condanna giudiziaria a detta di lui ingiusta e di
quei tre anni di prigione. Giunto a Londra per coprire una nuova posizione offertagli,
comunica alla moglie, tramite lettera, la sua intenzione a sparire dalla sua vita e da quella
della figlia fino a quando non sarà in grado di offrire loro un’esistenza adeguata.
In realtà questa lettera segna la fine del matrimonio, perché è l’ultimo segno di vita di
Hugo Weinschenk, dal momento che da allora nessuno ha più notizie di lui, nonostante i
numerosi appelli della signora Permaneder per dare piena giustificazione alla domanda di
divorzio per abbandono intenzionale del tetto coniugale. Si capisce allora che Erika, a
differenza della madre, non può cancellare la macchia causata dalla fine del suo
matrimonio con un’altra unione, perché il divorzio non verrà mai ufficializzato.
Un aspetto che non passa inosservato leggendo il romanzo è la cura dettagliata con cui
Thomas Mann ha ritratto gli ambienti e i personaggi di casa Buddenbrook. I diversi
oggetti, gli abiti, gli interni delle case sono un segno dello status sociale dei diversi
personaggi e un metro di paragone con i Buddenbrook. Senza dubbio l’abbigliamento è
tra gli aspetti più descritti particolareggiamente, lungi dall’essere un elemento puramente
ornamentale e decorativo, diventando metafora del lento declino della famiglia. Per
quanto riguarda la figura di Tony, è stato più volte posto in risalto il suo senso del decoro
210
Hillmann, The lost honour of Tony Buddenbrook, op. cit. p. 99, p. 147.
211
GkFA Bd.1.1, p. 657.
106
e la ricerca di un’esistenza distinta, che si manifesta nella scelta del vestiario. Così le
donne di casa Buddenbrook scelgono colori chiari e discreti e abiti spesso di seta adatti a
tutte le situazioni. Ciò nonostante Tony ha un’innata propensione al lusso e un debole per
le vestaglie. Queste vestaglie che indosserà nelle tappe più importanti della sua vita,
possono essere assunte più di ogni altro oggetto o gioiello di suo possesso, come simbolo
del matrimonio212. Così Tony si dimostra gioiosa durante il primo matrimonio nel
sfoggiare tre vestaglie di velluto di cui va orgogliosa; mentre durante il secondo
matrimonio ne indossa solo una e per di più guarnita di nodi di panno: un’unica vestaglia
che avvolge il corpo di Tony quasi per consolarla della situazione in cui si è venuta a
trovare. Anche quando tocca alla figlia unirsi in matrimonio l’autore pone in risalto il
commento di Tony elettrizzata:
[…] Ja, war es ein Traum? Schlafröcke erschienen auf der Bildfläche! Zwei
Schlafröcke für sie und Erika, aus weichem, gewirktem Stoff, mit breiten Schleppen
und dichten Reihen von Sammetschleifen, vom Halsverschluß bis zum Saume
hinunter!213.
Queste vestaglie divengono segni esteriori preziosi, a cui Tony si aggrappa con tutta sé
stessa, di sterili relazioni sentimentali. In altre parole, “lungi dall’essere una semplice
concessione alla femminilità, le vestaglie possono essere lette come un segno premonitore
di naufragi matrimoniali”214 che Tony vive da protagonista, “attrice di una recita
coniugale in cui tutti i dettagli scenografici, dalla dote al corredo fino all’arredamento
delle case”215, sono un tentativo per sopperire la felicità per il matrimonio. E’ stato
osservato a tale proposito che le vestaglie sfoggiate da Tony, se da un lato divengono
metafora del “giocare al matrimonio” – un gioco individuale, ma per il bene collettivo –
dall’altro ricordano la veste da indossare per prendere parte al “rito sacrificale”216.
212
Ursula Bavaj, La semantica dell’abbigliamento nei “Buddenbrook” di Thomas Mann,
in »Esercizi di lettura», Viterbo, Sette Città 2005, p. 163-175.
213
GkFA Bd.1.1, p. 489.
214
Bavaj, La semantica dell’abbigliamento nei “Buddenbrook” di Thomas Mann, op. cit., p. 107,
p. 163-175.
215
ibid.
216
ibid.
107
7. Storie di amori impossibili nella famiglia Buddenbrook: matrimoni d’amore matrimoni d’interesse
Dopo aver trattato la turbolente vita sentimentale di Tony Buddenbrook, è opportuno
sottolineare che Tony non è l’unica nella famiglia Buddenbrook a unirsi in un matrimonio
d’interesse; la rinuncia sembra infatti essere molto spesso uno dei comandamenti di casa
Buddenbrook. Secondo Lehnert, infatti, „in diesem Roman ist die Familie nicht die
Institution, in der Liebe stattfindet”217.
Il nonno di Tony, Johann Buddenbrook, si unisce due volte in matrimonio. Il suo primo e
probabilmente unico amore è Josephine, la figlia di un commerciante di Brema, con la
quale trascorse il più felice anno della sua vita brutalmente terminato per le complicazioni
subentrate alla nascita del primogenito Gotthold. Quest’ultimo dal padre sarà sempre
considerato il responsabile della morte della madre e la causa della sua infelicità, e non
come il frutto del loro amore, unica cosa che rimaneva di quell’unione. Il figlio decide di
far la stessa scelta del padre, cioè segue il suo cuore e si sposa con una Stüwing,
nonostante il divieto del genitore che gli comunica:
Mon très cher fils, du heiratest deinen Laden, Punktum. Ich enterbe dich nicht, ich
mache kein spectacle, aber mit unserer Freundschaft ist es zu Ende. Hier hast du
100.000 als Mitgift, ich vermache dir andere 100.000 im Testamente, aber damit bist
du abgefertigt, es gibt keinen Schilling mehr […]218.
Il console Johann Buddenbrook si sposa per la seconda volta con Antoinette Duchamps,
figlia di una ricca famiglia amburghese, con la quale ha due figli e matura sentimenti di
rispetto e reciproche attenzioni.
Neppure il matrimonio del console Jean Buddenbrook si può definire un matrimonio
d’amore. E’ stato il padre a consigliare l’unione con la figlia del ricco Kröger, che
avrebbe portato alla ditta una dote cospicua, e lui si dimostra d’accordo di tutto cuore.
Per quanto riguarda i due fratelli di Tony anch’essi trovano impedimenti per le loro scelte
in ambito sentimentale, ma con una differenza essenziale. Nel primo caso è lo stesso
Thomas a rinunciare all’unione con Anna, la fioraia. Deve recarsi ad Amsterdam per
lavoro, come ha deciso il padre che non è a conoscenza dell’affetto tra Thomas e la
217
Lehnert, Tony Buddenbrook und ihre literarischen Schwestern, op. cit. p. 47, p. 51.
218
GkFA Bd. 1.1, p. 52.
108
ragazza, costretti a incontrarsi di nascosto. E’ proprio lui infatti in giovane età a dire alla
ragazza:
Man wird getragen, siehst du... Wenn ich am Leben bin, werde ich das Geschäft
übernehmen, werde eine Partie machen... ja, ich bin offen gegen dich, beim
Abschied... Und auch du... das wird so gehen... Ich wünsche dir alles Glück, meine
liebe, gute, kleine Anna! Aber wirf dich nicht weg, hörst du?... Denn bis jetzt hast du
dich nicht weggeworfen, das sage ich dir...!219.
Thomas però, nonostante la rinuncia al suo primo amore giovanile, si innamora di Gerda
Arnoldsen che ricambia la sua inclinazione. Ma nel comunicare alla madre l’annuncio del
fidanzamento sottolinea che il suo futuro suocero è milionario. Puntualmente si presenta
la considerazione riguardante la condizione economica del futuro coniuge con
conseguente sguardo alla ditta e al mantenimento del prestigio in città:
[…] Ich verehre Gerda Arnoldsen mit Enthusiasmus, aber ich bin durchaus nicht
gesonnen, tief genug in mich selbst hinabzusteigen, um zu ergründen, ob und
inwiefern die hohe Mitgift, die man mir gleich bei der ersten Vorstellung ziemlich
zynischerweise ins Ohr flüsterte, zu diesem Enthusiasmus beigetragen hat. Ich liebe
sie, aber es macht mein Glück und meinen Stolz desto größer, daß ich, indem sie
mein eigen wird, gleichzeitig unserer Firma einen bedeutenden Kapitalzufluß erobere
[…]220.
Va detto però che la figura di Thomas mostra una visione pessimistica del matrimonio e
più in generale della paternità. Il matrimonio per lui, infatti, è un modo per garantire la
sopravvivenza attraverso un erede, ma verso la fine della sua vita, quando sente la morte
vicina, senza speranza e deluso dall’unico figlio in cui aveva confidato di poter continuare
a vivere, rinnega una tale finalità del matrimonio e acquista una nuova consapevolezza:
[…] In meinem Sohne habe ich fortzuleben gehofft? In einer noch ängstlicheren,
schwächeren, schwankenderen Persönlichkeit? Kindische, irregeführte Torheit! Was
soll mir ein Sohn? Ich brauche keinen Sohn![…]221.
219
GkFA Bd. 1.1, p. 184.
220
GkFA Bd. 1.1, p. 317-318.
221
GkFA Bd. 1.1, p. 724-725.
109
Christian si invaghisce di Aline Puvogel, madre di due bambini che è ben conosciuta tra i
commercianti di Amburgo, dal momento che i rapporti dell’attrice non sono limitati al
solo fratello del senatore Buddenbrook. Questa indecorosa unione per la ditta viene
vietata dalla madre e nemmeno al suo capezzale il figlio vuole ascoltare i familiari
scatenando un violento litigio con il fratello Thomas:
[…] Du wirst es nicht thun… […]. Solange ich über der Erde bin, geschieht dies
nicht … ich schwöre es dir!… Hüte dich … nimm dich in acht…! Es ist genug Geld
durch Unglück, Torheit und Niedertracht verloren gegangen, als daß du dich
unterstehen dürftest, ein Viertel von Mutters Vermögen diesem Frauenzimmer und
ihren Bastarden in den Schoß zu werfen!… Du hast der Familie genug der Blamage
zugefügt, Mensch, als daß es noch nötig wäre, uns mit einer Kurtisane zu
verschwägern und ihren Kindern unseren Namen zu geben […]222.
Dalle parole di Thomas si può notare come si sia adattato alle norme sociali dell’epoca,
mentre il fratello cerca di superarle. Alla fine è proprio quest’ultimo ad avere la meglio e
a decidere il suo destino, dando ascolto solo ai suoi sentimenti e sposandosi. Ma
l’attaccamento alla tradizione familiare si nota ancora una volta in Tony, dopo il
fallimento dei due matrimoni e di quello della figlia. Sembra non aver imparato la lezione
perché di fronte all’ostinazione del fratello si dimostra più che mai ostile perché in questo
modo, agendo di testa sua, ha mancato di rispetto al nome Buddenbrook e ha spezzato
quella catena che unisce i membri della famiglia. In quest’ottica va letta la lettera che
spedisce alla cognata nella quale dichiara di non riconoscere come parenti né la moglie
del fratello né i suoi figli.
Infine anche il matrimonio di Clara, che non viene narrato, segue la tradizione familiare,
perché Tiburtius, parroco e uomo cristiano, proviene da una famiglia di commercianti.
Tale concezione dell’amore da parte della famiglia Buddenbrook viene sintetizzata da
Runge in Welch ein Weib!:
Liebesverzicht heißt das Gesetz, unter dem alle Buddenbrooks anzutreten haben. [...]
Die Liebe [ist] ein Störfaktor, unberechenbar, ohne Respekt vor patriarchalischen,
sprich gottgegebenen Hierarchien, rebellisch und radikal, rüttelt an den tragenden
222
GkFA Bd. 1.1, p. 581.
110
Säulen: Reichtum, Macht, Ansehen, Geld. Geld und Karriere sind höchstes Gut,
Werte, in deren Dienst alles andere zu stellen ist223.
Si tratta indubbiamente di una rinuncia che viene richiesta ai membri della famiglia
Buddenbrook per un fine comune: per la ditta e per la famiglia. Questa rinuncia però non
porta agli esiti sperati, sia in termini di accrescimento economico sia del numero delle
nascite che tende a diminuire progressivamente. Il fallimento dei matrimoni, come si avrà
modo di vedere in seguito, diventa allora uno dei motivi che portano alla decadenza della
famiglia.
Rimane il fatto che le vicende d’amore dei protagonisti di casa Buddenbrook appena
descritte contribuiscono a gettare luce su come la felicità del singolo venga spesso
sacrificata per quella della famiglia, o qualora si decida di badare al soddisfacimento dei
propri desideri, si venga tagliati fuori da tutto: in entrambi i casi l’individuo viene posto
innanzi a una scelta difficile e dolorosa.
223
Doris Runge, Welch ein Weib! Mädchen- und Frauengestalten bei Thomas Mann, Stuttgart,
Deutsche Verlags-Anstalt 1998, p. 52.
111
112
CAPITOLO
TERZO.
RIFLESSIOI
SULLA
FIGURA
DI
TOY
BUDDEBROOK
„[…] Ja, so geht es. Man müht sich und
nimmt Anläufe und kämpft…[…]“.
Thomas Mann, Buddenbrooks. Verfall einer Familie224.
1. Tony Buddenbrook: una vittima dell’autorità patriarcale?
Nel capitolo precedente si è discusso sulla posizione che la donna borghese assume nei
confronti dell’uomo nell’Ottocento soprattutto in ambito sociale. E’ risaputo che la figura
femminile ha dovuto lottare duramente per affrancarsi da stereotipate convenzioni della
femminilità, che la vogliono legata ad un’immagine di madre educatrice e di angelo del
focolare. Si è visto come questa immagine di sereno idillio familiare nasconde in verità
una realtà di limitazioni e restrizioni. In modo particolare, è stato presentato il rapporto
uomo-donna
attraverso
l’istituzione
del
matrimonio,
accentuando
il
carattere
fondamentale dell’unione matrimoniale che in passato, più di oggi, era un elemento
decisivo nel determinare la posizione sociale di una persona, comportando una caduta
verso un grado più basso della scala sociale o, al contrario, portando a una mobilità
sociale ascendente. La libera scelta, in questo caso, si colloca all’estremo opposto del
matrimonio forzato. La questione della scelta da un lato è letta alla luce del valore
attribuito all’amore e, dall’altro, alla luce delle relazioni di potere, dei rapporti di
dipendenza225. In altre parole, in quest’epoca la donna deve sottostare alla potestà paterna,
fraterna e del marito per salvaguardare l’onore borghese, la buona reputazione che
consente agli uomini di intrecciare relazioni commerciali e accumulare ricchezza.
Il discorso generale si è ridimensionato poi andando a pescare tra le figure femminili del
romanzo quella che più di tutte é rappresentativa della famiglia Buddenbrook e che
presenta delle particolarità nella sua condizione di figlia borghese che la discostano dal
224
225
GkFA Bd. 1.1, p. 835.
M.Lanzinger, La scelta del coniuge. Fra amore romantico e matrimoni proibiti,
«Storicamente»,6(2010),http://www.storicamente.org/07_dossier/famiglia/scelta_del_coniuge.ht
m., 17.05.2011.
113
quadro classico dipinto finora. Una figura femminile che non nasconde caratteristiche
tipiche maschili come l’ambizione, l’amore per la ditta e una visione della vita dettata da
interessi economici. E’ singolare a questo proposito che il nome stesso con cui viene
chiamata dai familiari la ragazza in questione non sia il nome di battesimo Antonie ma
Tony226. Ovviamente questa visione materialista è frutto di un indottrinamento perpetuato
nel corso degli anni prima dal nonno, poi dal padre e infine dal fratello.
Una siffatta soggezione rappresenta la quotidianità della donna nella famiglia borghese
del diciannovesimo secolo, ma ci sono delle eccezioni, o meglio, dei casi in cui un tale
distacco nel rapporto uomo-donna viene meno, e la figura femminile che Thomas Mann
ha ritratto lungamente nel romanzo Buddenbrooks ne è un esempio.
Una tale osservazione spinge allora a chiedersi e valutare come Tony Buddenbrook si
rapporti all’autorità patriarcale rappresentata dalla figura del padre Jean, del fratello
Thomas e dei mariti Grünlich e Permaneder. Un’operazione non facile per la complessità
del personaggio, merito dell’autore che ha saputo tratteggiare a tutto tondo una figura
femminile con i suoi pregi, difetti e sensazioni, facendola sembrare più viva che mai. Se
da un lato questo realismo permette di instaurare un dialogo con lei, quasi fosse un’amica,
una sorella, una collega, ci si chiede anche come comportarsi innanzi a lei. In un ipotetico
e immaginario incontro tra il lettore e Tony Buddenbrook si dovrebbe dimostrare
compassione e tenerezza per il suo destino, oppure consapevolezza che tristi avvenimenti
accadono anche per colpa sua? In altre parole, Tony che ruolo gioca nella sua vita?
Attrice che recita un copione già scritto per lei da anni di storia e tradizioni o attrice che
riesce a ritagliarsi spazio di azione per una sorte di improvvisazione? Sicuramente, in
entrambi i casi, si tratta di un ruolo da prima donna.
226
Il nome Antonio è ricorrente nella produzione manniana, che si presenta in numerose varianti
morfologiche. Antonie,
la nonna Antoniette, il cameriere Anton. In Tristan (1901-1903) si
chiamano Anton il marito della protagonista femminile e il bimbo nato da quella unione e Tonio
Kröger. Maria Gabriella Riccobono, Le manipolazioni di Antonio: la narrativa verista di Verga e
i Buddenbrook. Intervento presentato al convegno Onomastica e letteratura tenutosi a Pisa nel
2007.http://air.unimi.it/bitstream/2434/35937/1/3.La%20manipolazione%20di%20Antoni
o.testo%20letto%20al%20congresso%20Pisa%20mag.giu.2007.e%20senza%20note.rtf.,
29.08.2011.
114
Si è gia accennato al fatto che Tony venga presentata come vittima sacrificale per
salvaguardare il prestigio della famiglia Buddenbrook, prima, mediante e dopo i
matrimoni. Però il modo in cui Tony gestisce le relazioni all’interno della famiglia
paterna e dei nuovi nuclei familiari che viene a formare unendosi in matrimonio assolve
in parte la colpa del solo potere patriarcale e del destino di Tony.
Risulta quindi opportuno prendere in esame le figure maschili con cui si è “scontrata” nel
corso della sua storia per vedere non solo una figura femminile controllata dalla
controparte maschile, ma anche una donna che in quanto tale ha influito nelle vicende
della famiglia, seguendo le indicazioni datele, ma anche agendo di sua iniziativa, con
delle scelte non sempre vantaggiose per sé, ma soprattutto per la famiglia che tanto ha
amato.
1.1 Tony e il padre Jean Buddenbrook
Come si è già avuto modo di vedere, il capofamiglia ha il compito di occuparsi della sorte
della famiglia, dei suoi componenti e della solidità del patrimonio. Queste responsabilità
vengono esercitate da lui con autorità e potere e a lui spetta l’ultima parola nelle
decisioni227. Nella famiglia Buddenbrook il capo famiglia svolge anche il ruolo di capo
della ditta e quindi la sua autorità aumenta. E’ compito suo perciò quello di assicurare che
tutti i componenti agiscano nel rispetto anche degli interessi della ditta. Fondamentale per
la crescita della famiglia sono i matrimoni, che implicano delle scelte ben ponderate sullo
sposo, solitamente un commerciante, e sulla sposa che deve recare una dote non
indifferente. Questa premessa è utile per analizzare il rapporto tra Tony e il padre che si
gioca soprattutto nel momento in cui si avvicina la scelta dello sposo: Grünlich. E’ già
nota la situazione che contrappone inizialmente padre e figlia, una situazione che fa
entrare Tony a pieno titolo nella schiera di ragazze costrette ad amori d’interesse date a
uomini più grandi in cambio di garanzia di prestigio sociale ed economico. Questo spinge
Crescenzi a ritenere che Tony, la figura più vitale del romanzo, sia la prima e principale
vittima della fedeltà del padre al passato228.
Si è già trattato ampiamente tale fenomeno. Quello però che non è stato sottolineato
abbastanza è il ruolo che Tony viene ad assumere, che si discosta da semplice “vittima” di
227
Herd, Ehe und Familie, op. cit. p. 20, p. 215.
228
Mann, Romanzi. 1.I Buddenbrook; Altezza reale, op. cit. p. 55, p. 20.
115
progetti paterni. Certamente Tony vittima lo è, o almeno in occasione del primo
matrimonio, la sua giovane età non permette altrimenti e la forte pressione a cui è
sottoposta non le rende la vita facile. Ciò che preme osservare è valutare se abbia
accettato il suo destino senza ribellarsi, o se abbia tentato di rompere la tradizione. La
vacanza a Travemünde sembra spingere il lettore a pendere per la seconda opzione. Jean
Buddenbrook, capo della ditta, manda in sposa la figlia diciottenne a un signore,
commerciante per l’appunto, sapendo di fare la scelta giusta per la figlia e per la ditta, o
anzi, per la ditta e per la figlia. Tony inizialmente si ribella trovando nella figura dello
studente di medicina, nobile d’animo, il compagno della vita. Ma questa sua inclinazione
di fronte al suo ruolo, ossia l’essere una Buddenbrook, svanisce improvvisamente e
accetta di sposare il commerciante.
Pagina dopo pagina, non si può non appassionarsi al personaggio femminile, di sicuro con
Tony non ci si annoia. Ma non può passare inosservato il fatto che l’etichetta di vittima
non calza a pennello, o almeno, non in tutte le situazioni. Sicuramente Tony fa delle
rinunce nella sua vita e la più grande rinuncia è senza dubbio Morten, una rinuncia totale.
Quest’ultima non è come può sembrare a una prima lettura imputabile solamente ed
esclusivamente alla situazione di sottomissione al volere paterno. Si perderebbe l’essenza
del personaggio femminile descritto minuziosamente da Thomas Mann. Sorge quindi la
consapevolezza che si tratta di una rinuncia non in quanto donna costretta a reprimere il
desiderio e le proprie aspirazioni, ma in quanto Buddenbrook. Lei in quanto Buddenbrook
è disposta al sacrificio, anzi è orgogliosa e avverte un profondo senso di importanza, per
cui recita la parte della martire. L’essere donna fa sì che attraverso il matrimonio e una
scelta azzeccata del coniuge lei possa contribuire al buon nome della famiglia. E lei vuole
questo. Ogni scelta è animata dal senso di importanza vitale del gruppo di provenienza e
nella famiglia trova l’energia che le serve per ricominciare da capo ogni volta, numerose
volte. Per questo non si lascerà abbattere fino alla fine, fino all’ultima pagina quando si
troverà da sola a tenere in vita quello che è rimasto della sua famiglia.
Alla morte del padre la conduzione della ditta passa al fratello Thomas, ma il tramandare
la tradizione, il ricordo, il prestigio del nome spetta a Tony, è lei la vera erede della
fortuna Buddenbrook.
A differenza di quanto avviene per il fratello, però, non si arriva mai a uno scontro tra
padre e figlia. Tony mostra la sua esitazione quando il padre comunica l’intenzione del
signor Grünlich di chiedere la sua mano, piange, si dispera; una volta a Travemünde
dimostra più determinazione e raccoglie i suoi pensieri in una lettera destinata al genitore,
116
ma poi quando si trova a tu per tu con lui non riesce a dire di no. Jean quindi tratta Tony
come una bimba, e la sua giovane età facilmente influenzabile e la sua inesperienza
facilita la conclusione del matrimonio. Nonostante Jean ha avuto modo di dire che la
parola scritta ha il privilegio di venire scelta e soppesata e di poter essere riletta più
volte229, quando si ritrova tra le mani la lettera della figlia, non dà minimamente peso alle
parole, alla sua volontà.
Questa completa sottomissione della figlia al padre comincia a vacillare nel momento in
cui i due sono uno innanzi all’altro, in occasione della visita del console Jean chiamato
d’urgenza dal genero Grünlich. Ancora una volta Tony ubbidisce al suo compito di
moglie, quello di seguire il marito nella buona e cattiva sorte. Poi, incalzata dal padre,
rivela come stanno veramente le cose. Si è visto che il padre la pone davanti a una duplice
scelta: o continuare la storia con il marito, scelta che presuppone l’esborso di una ingente
quantità di denaro da parte della ditta Johann Buddenbrook con conseguente
indebolimento o salvaguardare il patrimonio della ditta e divorziare dal marito, con
conseguente macchia del nome e della storia della famiglia Buddenbrook. In ogni caso il
nome prestigioso di famiglia viene macchiato. Sì è osservato che Tony senza esitazione
sceglie la via del divorzio per evitare un tracollo della ditta; poco importa se il marito,
padre della figlia, fa fallimento, ma in quanto Buddenbrook non potrebbe sopportare un
tale evento per la ditta. A uscire vittoriosa, per non dire sollevata, da questa situazione è
però lei, non il padre, anche se il sollievo si trasformerà ben presto nel cruccio di aver
macchiato, con il naufragio del matrimonio, l’onore della famiglia. Di fatto la scelta di
Tony si rivelerà uno scacco per il console Jean che non dimostra l’abilità del padre
Johann. Il matrimonio che doveva essere un affare vantaggioso si è dunque rivelato un
imbroglio dal primo all’ultimo giorno e mentre la figlia ha esitato, con il senno di poi
giustamente, giudicando negativamente la figura del commerciante di Amburgo, diversa è
stata la posizione di padre e madre che subito si sono lasciati ammaliare dal nuovo
venuto. E’ evidente allora che Jean Buddenbrook ne esce tristemente umiliato nel suo
orgoglio di commerciante, costretto a inghiottire in silenzio la vergogna d’essersi lasciato
229
„[…] Denn obgleich die mündliche Rede lebendiger und unmittelbarer wirken mag, so hat
doch das geschriebene Wort den Vorzug, daß es mit Muße gewählt und gesetzt werden konnte,
daß es feststeht und in dieser vom Schreibenden wohl erwogenen und berechneten Form und
Stellung wieder und wieder gelesen werden und gleichmäßig wirken kann […]“. GkFA Bd. 1.1,
p. 160.
117
imbrogliare così grossolanamente. Certamente la sua intenzione non era quella di gettare
nella disgrazia la figlia per leggerezza, ma la sua immagine era stata lesa. Tony che
capisce lo stato in cui si trova il padre gli sta vicino, senza rinfacciargli un matrimonio
mai voluto. La sua scelta di tornare in città nella casa paterna è una scelta pensata per sé
stessa e per la ditta, e non per nuocere al padre. Diversa è invece la posizione di Crescenzi
a tale riguardo. Sostiene infatti che il rifiuto di accettare l’intervento paterno per salvare
Grünlich, quando sarebbe ancora possibile, fa parte del suo progetto liquidatorio230. E’
evidente che l’interpretazione avanzata dallo studioso sia in netto contrasto con la
posizione assunta finora, ossia quella di vedere nelle scelte di Tony il tentativo di agire
nel bene della famiglia. In quest’ottica, infatti, la sua scelta conferma ancora una volta
che lei mette al primo posto l’interesse dell’azienda, il non voler aggravare
economicamente le casse della ditta con l’intervento del padre, dal momento che la dote è
già andata persa. A mio avviso un’azione, quella di Tony, in fin di bene e non facente
parte di un preciso piano distruttivo.
Il lettore può notare come questo episodio fa mutare la relazione tra padre e figlia, si
abbatte il muro della distanza, dal momento che fino ad allora la posizione di lui in città,
la sua capacità laboriosa e seria avevano suscitato in Tony più soggezione che tenerezza.
Durante il colloquio nel salotto231 di lei il padre, invece, le si avvicina umanamente e
giudica la figlia degna di un discorso serio e intimo sulla questione, ponendo nelle sue
mani l’importante decisione. Inoltre il padre le confessa, quasi con umiltà, di non sentirsi
del tutto senza colpa nei suoi confronti, un pensiero che Tony da sola non avrebbe mai
formulato, troppo è l’amore che prova per lui, ma poiché è lui a dirlo gli crede, e i suoi
modi verso di lui si addolciscono. Non è da escludere, come fa presente Sautermeister,
230
Mann, Romanzi. 1.I Buddenbrook; Altezza reale, op. cit. p. 55, p. 30.
231
Nel corso del diciannovesimo secolo il salotto diviene uno dei principali spazi della
rappresentazione e dell’autocelebrazione dello stile di vita della borghesia europea. Anche nel
romanzo, infatti, diviene un luogo centrale per i membri della famiglia Buddenbrook e per i suoi
ospiti. Gli studi di storia sociale hanno evidenziato la centralità della casa come luogo di crescita e
di formazione della cultura borghese, in cui si raccolgono tutti quegli elementi di distinzione
sociale indispensabili per lo sviluppo di una visione del mondo e di un’identità propriamente
borghesi. Giardina, Sabbatucci, Vidotto, Il mosaico e gli specchi. Percorsi di storia dal medioevo
a oggi, op. cit., p.42, p. 154.
118
che questo episodio porti Tony ad avere “ein freieres Verhältniss zur patriarchalischen
Autorität überhaupt“232.
La complicità crescente tra i due è presa in esame da Heidy M. Müller nello studio
Töchter und Mütter dove, nell’analizzare la relazione di Tony con i genitori, evidenzia
come il rapporto tra padre e figlia nei Buddenbrook sia il legame interpersonale più
duraturo, tenero e profondo tra le pagine del romanzo233.
In ogni caso, nel leggere la storia di Tony si ha la consapevolezza che il padre ha
esercitato un controllo tale sulla figlia andando a indottrinarla sui suoi dovere verso la
famiglia, e questo fa sì che Tony debba fare delle rinunce. Però Tony ci mette del suo
perché interiorizza tutto quanto richiesto dal padre, i doveri sono diventati per lei un
credo che la porterebbero a condurre una vita distinta, cosa che lei sicuramente non
disprezza, ma da sempre sogna.
1.2 Tony e il fratello Thomas Buddenbrook
Nei Buddenbrook l’unità della famiglia non è quasi mai messa in discussione. Herd
sottolinea a tale proposito che la posizione autoritaria dei capi maschili, Johann, Jean e
infine Thomas è fuori discussione perché loro stessi sono i primi a essere consapevoli del
loro potere e lo esercitano sui familiari234. Il profondo senso della famiglia e della
tradizione è radicato soprattutto nei primi due figli di Jean Buddenbrook. Il rapporto di
reciproco affetto che Tony prova per il fratello si accentua quando Thomas assume il
ruolo di capo famiglia, nonchè di capo dell’azienda alla morte del padre e futuro senatore.
Tony e Thomas sembrano essere una coppia, uniti da complicità e tacita comprensione.
Il romanzo è fitto di episodi che riguardano il rapporto esclusivo tra i due fratelli che si
trovano spesso a dialogare e a confidarsi i propri pensieri nei momenti cruciali della storia
personale e familiare. Basta chiedersi, per esempio, con che occhi lo scrittore narra il
matrimonio di Tony con Permaneder? Con gli occhi del fratello Thomas. Oppure notare
che Thomas Buddenbrook prima di sposarsi viaggia a Travemünde con Tony. E ancora,
quando Thomas vuole costruirsi una casa rappresentativa ne parla con la sorella che dà la
232
233
Sautermeister, Tony Buddenbrook. Lebenstufen, Bruchlinien, Gestaltwandel, op. cit. 99, p. 97.
Heidy M. Müller, Töchter und Mütter in deutschsprachiger Erzählprosa von 1885-1935,
München, Iudicum Verlag 1991, p. 139.
234
Herd, Ehe und Familie, op. cit. p. 20, p. 215.
119
sua approvazione. Tony, più di tutti gli altri componenti della famiglia e più della moglie
Gerda, è per Thomas fondamentale nel sostenere e dare fiducia al suo ruolo da politico,
da commerciante e nella sfera privata. Questo rapporto di reciproca solidarietà fa sì che la
sorella possa prendere parte attiva alla vita sociale e pubblica attraverso la figura del
fratello e quindi riesca, se pur indirettamente, a ritagliarsi uno spazio in un mondo di
dominio esclusivamente maschile. Ciò accade durante le elezioni a senatore del fratello,
per esempio. Sebbene sia Thomas il candidato, lei non é da meno e cerca, per quello che
le è consentito, di contribuire a questo evento. In che modo? Studia i paragrafi sulle
elezioni della Costituzione, parla di collegi elettorali, di cittadini elettori, di schede,
proferisce il giuramento solenne che deve essere prestato dagli elettori, esprime il
desiderio di essere presente alla “franca discussione” sulla persona di Hermann
Hagenström, rivale della famiglia. Sa che l’elezione del fratello rappresenta un successo
senza precedenti per la famiglia Buddenbrook e sicuramente non vuole precludersi la
possibilità di goderselo:
O Gott, Tom! wenn du es wirst…wenn unser Wappen in die Kriegsstube im
Rathause kommt … ich sterbe vor Freude! ich falle um und bin tot, du sollst
sehen!235.
Non vive dunque gli eventi in secondo piano, come la sua natura di donna all’epoca le
detterebbe, ma vuole essere presente e pur di farlo è disposta a coprirsi, diventando una
presenza non visibile. C’è lei dei familiari tra la folla ad attendere e sperare nell’elezione
del fratello, c’è ma non si vede. E la straordinarietà della situazione viene ripresa
dall’autore che commenta:
Da nimmt die Dame ihren Abendmantel zusammen und läuft davon. Sie läuft, wie
eine Dame sonst eigentlich nicht läuft. Ihr Schleier verschiebt sich und läßt ihr
erhitztes Gesicht sehen; aber das ist gleichgültig236.
Lo stesso Thomas nel chiedere consiglio alla sorella esclama: „[…] Und jetzt, wo du es
richtig dahin gebracht hast, daß ich Senator geworden bin…[…]”237. E’ sempre Tony a
235
GkFA, Bd.1.1, p. 452.
236
GkFA Bd. 1.1, p. 458.
237
GkFA Bd. 1.1, p. 463.
120
voler festeggiare il centenario della ditta, mentre il fratello, pur essendo il titolare,
preferirebbe non ricordare la ricorrenza: „Ignorieren, Tom? Unmöglich! Undenkbar!
Meinst du, die ganze Stadt könnte die Bedeutung dieses Tages vergessen?”238. Si prende
quindi il compito di leggere dal diario la storia della ditta e di occuparsi di stemmi
commemorativi. Portando in giro Thomas per la città esclama raggiante:
So ist die ganze Stadt! […]. Ich bin schon spazieren gegangen, Tom. Auch
Hagenströms haben geflaggt! Ha, die können nicht anders … Ich würde ihnen die
fenster einwerfen…239.
Tony, inoltre, dimostra di aver immagazzinato l’etica borghese nella sua gioia per la
scelta di Thomas di sposarsi con l’amica di collegio Gerda Arnoldsen, che con i suoi
trecento mila marchi di dote avrebbe gettato nuovo splendore sul nome della famiglia
anche in città:
Das hast du gut gemacht, Tom, o Gott, wie hast du das gut gemacht! Nein, daß Vater
dies nicht mehr erlebt … es ist zum Heulen, weißt du! Ja, hiermit wird manches
ausgewetzt … nicht zuletzt die Sache mit jener Persönlichkeit, deren Namen ich
nicht gern in den Mund nehme...240.
E’ proprio questo episodio che fa capire come Tony arrivi a concepire il matrimonio,
allineandosi con la società di cui fa parte.
Il rapporto tra i due fratelli non preclude però contrasti. Si possono individuare
principalmente tre momenti in cui Tony e Thomas si confrontano animatamente: la
discussione in seguito alla decisione di Tony di divorziare dal marito Permaneder, la
proposta d’affari del raccolto a Pöppenrade e la questione della vendita della casa paterna.
Da questi confronti Tony esce vittoriosa due volte.
Il primo momento di contrapposizione riguarda un evento personale nella vita di Tony.
Mentre in occasione del primo matrimonio la volontà di padre e figlia di porre fine alla
relazione con Grünlich coincidono, ora diventa causa di discussione. Nonostante il
fratello cerchi di far ragionare la sorella del passo falso che sta per commettere, lei appare
238
GkFA Bd. 1.1, p. 524.
239
GkFA Bd. 1.1, p. 530.
240
GkFA Bd. 1.1, p. 321.
121
risoluta più che mai a fare la sua scelta, senza condizionamenti esterni, siano essi della
madre o del fratello in qualità di capo famiglia. Il modo in cui controbatte alle “accuse”
del fratello dimostra che lei non ha paura di nessuno, maschio o femmina, ma che va
dritta per la sua strada. Così lei ha già fatto capire a Permaneder tutto, senza l’intervento
di Thomas che dal canto suo giudica il fatto accaduto una scappatella sconveniente che ha
come conseguenza una posizione di superiorità morale della sorella e la sua felicità
assicurata. Ed è proprio qui che la sorella senza timori esclama che mai e poi mai
ritornerà a Monaco. Nessuna parola di Thomas, nemmeno la minaccia incombente dello
scandalo per la famiglia sembra fermarla. Ancora un volta si ripresenta la situazione
vissuta nel dialogo con il padre a casa di Tony e Grünlich. Il divorzio è una dichiarazione
pubblica di fallimento e questa volta i fatti sono diversi. Nel primo matrimonio si è visto
che Tony era di fronte a due scelte e ha deciso valutando gli interessi della ditta. Ora però
Tony non viene posta dal fratello di fronte a un bivio che porta a due direzioni dannose
per la ditta. Il fratello le fa presente che poiché la situazione economica del marito, seppur
non ottimale, è comunque stabile, sorvolando questo episodio comico non si mette a
repentaglio e non si espone a un’ondata travolgente di dicerie il nome di famiglia. Quindi
se Tony ritorna a Monaco tutto è risolto nei migliori dei modi per l’azienda, se invece
Tony decide di non ricongiungersi al marito si avrà un nuovo scandalo. L’autorità del
fratello però è scarsa perché Tony, che potrebbe accogliere la soluzione proposta, non
esita neppur un istante. Non siamo di fronte a una figlia che chiede un consiglio al padre,
ma a una sorella che non vuole dare retta minimamente al fratello che rappresenta la ditta.
Si è già avuto modo di osservare che in questa occasione non può essere considerata
vittima della tradizione patriarcale perché lei ci ha messo del suo dall’inizio aspettando
l’arrivo del signor Permaneder, dimostrando interesse per lui, accettando di introdurlo in
casa e nella cerchia dei parenti finché la situazione le è scivolata di mano. A questo punto,
siccome così doveva andare, decide di sposarsi, senza un confronto con il fratello, che
però si era informato sulla situazione economica del pretendente; decide inoltre sempre di
sua iniziativa di divorziare. La scelta di sposare Permaneder, così come quella di
divorziare da lui, è conferma per Crescenzi il piano distruttivo di Tony, consapevole che
il commerciante di luppolo non potrà mai essere accettato a Lubecca241.
Non è però che Tony si comporti con naturalezza di fronte alla figura maschile del
fratello e per farsi coraggio, per nascondere la paura che prova, alza la voce piena di
241
Mann, Romanzi. 1.I Buddenbrook; Altezza reale, op. cit. p. 55, p. 30.
122
collera. Va notato come i ruoli si siano invertiti. Quelle caratteristiche di docilità,
tratteggiate in apertura di capitolo e cucite addosso alla figura femminile, ora sembrano
trovare posto in Thomas, che ascolta il discorso che la sorella con foga sostiene „ganz
erschrocken, benommen, beinahe erschüttert”242 e in silenzio, accettando la scelta della
sorella con rassegnazione. La nuova situazione che si viene a creare tra fratello e sorella
viene presa in esame anche da Sautermeister che osserva:
Es ist ein Beziehungsdrama zwischen Bruder und Schwester, das hier stattfindet,
eines, in dem sich der nonkonformistische Protest der Schwester gegen den
gesellschaftlichen Konformismus des Bruders behauptet, so dass am Ende eine
Vertauschung der hergebrachten Geschlechter-Rollen erkennbar wird243.
Il secondo episodio che illustra come Tony cerchi in tutti i modi di avere voce in capitolo
nelle decisioni più importanti riguarda la sfera del mondo degli affari. Questo è un aspetto
singolare, poiché il compito di portare avanti la ditta di famiglia e in generale il compito
di occuparsi del mondo degli affari in tutte le sue sfumature era assegnato ai figli maschi
nelle famiglie borghesi dell’epoca. Stupisce che la sorella del senatore consigli un affare
che poi si rivelerà quanto mai svantaggioso per la ditta e che riesca a far breccia nel cuore
e nella mente del fratello, cogliendolo nella sua debolezza, commerciante ammirato da
tutti in città. La questione che contrappone i due è un anticipo sul raccolto di Pöppenrade,
del signore Maiboom, marito dell’amica Armgard von Schilling, che ha bisogno di
denaro. La sorella pensa che questa proposta sia l’occasione per compiere una buona
azione e nello stesso tempo combinare l’affare migliore della vita del fratello, che invece
si dimostra spazientito per l’insistenza di Tony: „[…] Verzeih, aber du kannst einen mit
deiner Unschuld in Harnisch jagen! […]”244. La proposta della sorella è agli occhi del
commerciante un’azione assolutamente indegna di sfruttare il prossimo in difficoltà.
Thomas si appella, quindi, alle tradizioni, al fatto che in cento anni la ditta non ha mai
combinato affari del genere, saldo ai principi che hanno caratterizzato gli anni di attività
della ditta di granaglie.
242
GkFA Bd. 1.1, p. 427.
243
Gert Sautermeister, Tony Buddenbrook. Lebenstufen, Bruchlinien, Gestaltwandel, op. cit. p.
99, p. 124-125.
244
GkFA Bd. 1.1, p. 499.
123
Tony non smette di stupire il lettore e anche in questa occasione entra in contraddizione
con quelli che sono i suoi principi. Nel parlare degli amori di Tony si è visto
l’attaccamento, quasi morboso, alla tradizione di famiglia, arrivando a insinuare il suo
stato di vittima, di prigioniera della tradizione familiare. Ebbene, ora sempre per il bene
della ditta sembra voler accantonare il suo amore per la tradizione. Il detto il fine
giustifica i mezzi s’impossessa di Tony: tutte le strade vanno seguite per portare lustro al
nome e alle casse dell’azienda. Per certi versi sembra lei la mente commerciale che si
incarica di portare avanti il successo dell’azienda, accecata dal prestigio. Sostiene infatti:
Gewiß, du hast deine Überlieferungen, Tom, und jederlei Achtung davor! Sicherlich,
Vater hätte sich hierauf nicht eingelassen; bewahre; wer behauptet das?… Aber, so
dumm ich bin, das weiß ich, daß du ein ganz anderer Mensch bist als Vater, und daß,
als du die Geschäfte übernahmst, du einen ganz anderen Wind wehen ließest als er,
und daß du unterdessen manches getan hast, was er nicht getan haben würde. Dafür
bist du jung und ein unternehmender Kopf… […]245.
Tony ovviamente ha consigliato questo affare in buona fede e vuole ribadire come una
tale proposta non sia espressione della sua ingenuità, non sia un capriccio, ma un agire
ragionato e finalizzato al bene comune:
[…] Und wenn du darauf eingegangen wärest, so wäre ich sehr stolz gewesen, die
Sache vermittelt zu haben, denn du weißt, daß es immer mein Traum und meine
Sehnsucht gewesen ist, unserem Namen dienstlich zu sein… […]246.
Nemmeno la scelta economica di Tony andrà a buon fine. La notizia della rovina del
raccolto sopraggiunge proprio in occasione dei festeggiamenti del centenario e avrà
conseguenze drammatiche per il capitale della ditta.
Il terzo episodio in cui Tony dimostra la sua risolutezza ha a che fare con la vendita della
casa paterna nella Mengstraße. Per il bene della ditta Thomas è intenzionato a venderla e,
nonostante sia legato quanto Tony alla casa dei genitori che tanto li ha resi felici, non
vuole farsi trascinare dai sentimentalismi che animano la sorella appesa ai tanti ricordi
piacevoli, racchiusi in lacrime amare. Cerca in tutti modi di convincere il fratello
245
GkFA Bd. 1.1, p. 500.
246
GkFA Bd. 1.1, p. 501-502.
124
ricordando le sue sofferenze, ricordando che nulla di quello che ha fatto nella sua vita è
andato per il verso giusto. I motivi che adduce Tony nel far leva al cuore del fratello sono
più che comprensibili:
[…] Denn immer, wenn Gott mein Leben wieder in Stücke gehen ließ, so war ich
doch nicht ganz verloren. Ich wußte einen Ort, einen sicheren Hafen, sozusagen, wo
ich zu Hause und geborgen war, wohin ich mich flüchten konnte, vor allem
Ungemach des Lebens … Auch jetzt noch, als doch alles zu Ende war, und als sie
Weinschenk ins Gefängnis fuhren … “Mutter“, sagte ich, „dürfen wir zu dir ziehen?“
„Ja, Kinder, kommt“ … Als wir klein waren und Kriegen spielten, Tom, da gab es
immer ein Mal, ein abgegrenztes Fleckchen, wohin man laufen konnte, wenn man in
Not und Bedrängnis war, und wo man nicht abgeschlagen werden durfte, sondern in
Frieden ausruhen konnte. Mutters Haus, dies Haus hier war mein Mal im Leben,
Tom…Und nun…und nun…verkaufen...247.
L’opposizione di Tony alla vendita della casa riflette per Hannelore Mundt il bisogno di
sicurezza e orientamento all’interno del mondo borghese248. Il senatore questa volta, a
differenza dell’espisodio visto in precedenza, riesce a far ragionare la sorella che accetta
la decisione del fratello, seppur a malincuore, di vendere l’amata casa. Questa decisione,
come più volte è successo, avviene nell’interesse del patrimonio della ditta. Tony,
rendendosi conto che con la sua ostinazione rischia di mettere a repentaglio la stabilità
economica, si scusa subito per i suoi discorsi, per la sua esitazione, per le sue lacrime, che
continuerà comunque a versare quando sarà nei paraggi dell’abitazione dopo la vendita.
Come una parolina magica, l’aspetto economico ha avuto l’effetto di far dimenticare le
sue convinzioni, come ammette lei stessa:
[…] Ja, Tom, das mit dem toten Kapital leuchtet mir ein, so viel Verstand habe ich.
Ich kann nur wiederholen, daß du tun mußt, was du für richtig hältst. Du mußt für
uns denken und handeln, denn Gerda und ich sind Weiber, und Christian … nun,
Gott sei mit ihm!…Wir können dir nicht Widerpart halten, denn was wir vorbringen
können, sind keine Gegengründe, sondern Sentiments, das liegt auf der Hand […]249.
247
GkFA Bd. 1.1, p. 643-644.
248
Mundt, Female Identities and autobiographical impulses, op. cit. p. 62, p. 278.
249
GkFA Bd. 1.1, p. 645.
125
E’ interessante il fatto che Tony sottolinei come l’essere donna impedisca di valutare la
situazione in maniera oggettiva, alludendo al fatto che le donne non devono immischiarsi
in questioni d’affari. Opposta invece era la sua posizione nel caso del raccolto di
Pöppenrade, quando in prima persona voleva concludere l’affare. L’autore da un lato
sembra annunciare un’emancipazione della figura femminile che può acquistare voce
anche in ambiti finora preclusi, però subito dopo questo spiraglio viene meno, proprio per
le parole di Tony.
La questione assume un’altra piega quando Tony scopre il futuro acquirente: Hermann
Hagenström. Posizioni diverse quelle dei fratelli. L’avversione di Tony è giustificata dal
fatto che la famiglia Hagenström è in concorrenza con la famiglia Buddenbrook. E’
proprio lei a far riflettere il commerciante per antonomasia, Thomas Buddenbrook, sulla
pericolosità e sul significato di un tale passo, esprimendo la tipica mentalità affaristica,
ossia il fatto che accettando Hermann Hagenström come compratore della casa si manda
un chiaro segnale della fine dei Buddenbrook. Una fine alla quale lei mai e poi mai vuole
assistere. Il fratello però le fa notare come un tale comportamento mini il decoro sociale
dei Buddenbrook.
A questo proposito merita attenzione il modo in cui Tony gestisce il colloquio tra il
mediatore Gosch, il fratello Thomas e il futuro compratore, amico-nemico sin
dall’infanzia, il signor Hermann Hagenström, commerciante all’ingrosso e regio console
del Portogallo. Dopotutto lei nei suoi confronti ha già dato prova di non sentirsi
intimidita, dato che quando erano bambini l’ha schiaffeggiato in pubblico. Ovviamente a
causa delle disgrazie di Tony i rivali si sono fatti forza e hanno gioito quando le cose
andavano male. E’ lei a fare presente a Thomas i danni che il console ha arrecato negli
affari e la spudoratezza con la quale lo ha superato, ricordando anche il ruolo avuto nel
mandare in prigione il marito della figlia Erika. Non si può non riconoscere che Tony
abbia dei validi motivi per opporsi. Ecco allora che, con ostentata indifferenza, tiene gli
occhi quasi completamente chiusi, fredda e poco socievole, con la speranza di poter
ottenere qualcosa da un tale comportamento. Diversa è la concezione del fratello che la
condanna per il suo modo poco saggio di atteggiarsi nei confronti di un uomo che ha
saputo agire con accortezza concludendo dei buoni affari e guadagnandosi a pieno titolo
la superiorità.
La ragazza di casa Buddenbrook non viene esclusa dagli eventi decisionali della famiglia,
come l’apertura del testamento paterno, che in verità stupisce il fratello Thomas. Questo
interessamento è per lei dovuto tanto alla ditta quanto alla famiglia ed è sempre lei a
126
preoccuparsi dell’organizzazione del luogo, del momento e a conferire alla riunione
carattere di seduta. Così facendo sente di essere importante e seppur addolorata per la
scomparsa del padre è gioiosa del carattere solenne del consiglio, al quale può partecipare
attivamente con la dignità che la contraddistingue.
Analizzando il rapporto tra Thomas e Tony appare evidente, quindi, come quest’ultima
sia un punto di riferimento fondamentale con la sua ingenuità, con il suo aspetto infantile,
con la sua vitalità e con il suo attaccamento alla tradizione per il capo famiglia e capo
della ditta. Seppur le decisioni finali spettino alla controparte maschile, Tony sembra
essere riuscita a inserirsi a pieno titolo nel mantenimento degli interessi della famiglia,
battendosi in tutti i modi, a testa alta, a volte più del fratello. Da una posizione di
subordinazione al potere patriarcale nel rapporto padre-figlia si arriva allora a una quasi
parità nel rapporto fratello-sorella, dove i ruoli di potere sono dinamici.
Herd ritiene infatti che certamente Tony, in quanto donna, è esclusa dal lavoro
nell’azienda, ma il prestigio e il senso di stima per la famiglia hanno per lei lo stesso
significato che per i componenti maschili. Quindi non vede differenza tra quanto avviene
in Thomas e Tony: così come il primo è stato preparato per essere futuro capo
dell’azienda di famiglia, anche Tony ha fatto il suo processo di educazione250. Ed è
proprio quello che emerge nel leggere la storia di Tony.
Inoltre, la sua mania di protagonismo e il suo ostentare cerimoniosità si avvertono anche
nei momenti più tristi e dolorosi. Come in occasione della morte del padre non trattiene la
sua emotività, così anche alla morte del fratello non si ferma e si occupa di tutto: omaggi
tributati alle spoglie mortali del fratello, lettura di articoli dei giornali che celebrano i
meriti del senatore, organizzazione del funerale che deve avere un carattere signorile con
scene di commiato con il personale dell’ufficio e gli operai dei magazzini. Tutto deve
essere perfetto e questa cerimoniosità la manda in visibilio. Certamente non sa
riconoscere il limite tra privato e pubblico, perché abituata a considerarli un tutt’uno e a
essere sempre in prima linea nel dolore e nella gioia.
250
Herd, Ehe und Familie, op. cit. p. 20, p. 218-219.
127
1.3 Tony e i mariti Grünlich e Permaneder
I rapporti familiari con i propri partner sono fondamentali per la formazione dell’identità
e il modo in cui Tony vive il ruolo di moglie evidenzia ancora una volta la sua forte
personalità. Non una moglie docile e umile, ma ambiziosa e amante del lusso. E’ lei a
voler andare in società, a frequentare gli ambienti più in vista, mentre i due mariti non
sono del suo stesso parere, il primo per ovvi motivi, timoroso che il suo piano venga
smascherato, il secondo per mancanza di ambizione, difetto che Tony gli rimprovera più
volte. Già si è parlato di come Tony si contrapponga al primo pretendente in maniera
forte e decisa, una fermezza che viene meno nel momento in cui si ritrova a dover
affrontare la situazione a tu per tu. Nel primo matrimonio Tony viene avvicinata a un
signore, mai visto prima, sostenuto dai genitori, per il quale lei non nutre un briciolo di
simpatia. Sotto il profilo umano Grünlich è per la ragazza sciocco, un uomo cattivo che
non può soffrire, ma che ha sempre trovato odioso, dal fare cerimonioso e imbarazzante,
che Tony non tarda a smascherare, contrariamente ai genitori accecati e allettati da quello
che si chiama un buon partito. E lei non si trattiene dal far capire all’uomo indesiderato
ciò che pensa con gesti che possono essere giustificati dal suo modo canzonatorio e dalla
sua mania di fare scherzi, dal suo temperamento un po’ vivace che da sempre la
contraddistingue e che ha costretto l’insegnante di scuola a intervenire per frenare le
maniere poco consone al suo status. E’ una ribellione e un rifiuto a ubbidire all’autorità
patriarcale che la vede accasata a un commerciante di cui non è innamorata. Una
ribellione che Tony porta avanti fiera e orgogliosa nei gesti e nelle parole verso un
signore, più grande di lei, che non conosce e che si dimostra così carino nei suoi
confronti. Un atteggiamento di superiorità che però non è frutto della posizione della
donna nella società, ma della sua posizione di donna membro della famiglia
Buddenbrook. Lei infatti agisce con una tale sicurezza perché è convinta che il suo nome
funge da aura protettiva, come quando da piccola si prendeva beffa di alcune persone
consapevole che, in quanto figlia del console Buddenbrook, nessuno le avrebbe fatto
niente. Perciò lo guarda con il sorriso canzonatorio, mantenendo lo sguardo fisso sul
petto, camminando con la testa all’indietro, rossa d’orgoglio per la sua sarcastica abilità
linguistica. La situazione si ribalta durante l’incontro tra i due nella stanza dei paesaggi
dove Grünlich fa emergere la sua autorità acquisendo un atteggiamento sdegnato e
imperioso davanti a una Tony sbiancata, piangente e tremante, quasi irriconoscibile,
essendo abituati a vederla trionfare. Ecco emergere una Tony del tutto diversa, colta da
128
compassione e pietà per un uomo che in ginocchio la prega di accettarlo come marito, una
scena da romanzo per la ragazza, commossa per le parole reputate sincere. Un’altra volta
Tony tenterà di dare filo da torcere a Grünlich durante la lite prima dell’arrivo del console
nella quale cercherà di far valere le sue ragioni di fronte al marito che la accusa di
rovinarlo con la sua smania di farsi servire, di condurre una vita decorosa, con il voler tre
donne di servizio anziché due. E lei non può che controbattere.
L’atteggiamento di Tony quindi è scandito nel corso della relazione con Grünlich da
momenti di sottomissione al volere del marito, provando smarrimento e timore, e
momenti in cui è lei a dominare ed avere la situazione in pugno. Come non ricordare,
inoltre, che l’ultima occasione per evitare il fallimento dell’attività commerciale di
Grünlich, ossia il soccorso del console Jean, sfuma per il rifiuto di Tony di accettare
l’intervento del padre, scegliendo la via del divorzio che sancisce la colpa allo stesso
rappresentante poiché reputato incapace di mantenere la famiglia.
In verità, più avanti nella narrazione il lettore apprende che Tony non è esente da colpe:
[…] Aber das soll nicht heißen, daß ich mich selbst für einen Engel halte und aller
Schuld bar erachte … mißverstehen Sie mich nicht! Grünlich vernachlässigte mich,
und wenn er einmal bei mir saß, so las er die Zeitung, und er hinterging mich und
ließ mich beständig in Eimsbüttel sitzen, weil ich in der Stadt von dem Morast hätte
erfahren können, darin er steckte … Aber ich bin auch nur eine schwache Frau und
habe meine Fehler und bin ganz sicher nicht immer richtig zu Werke gegangen. Zum
Beispiel gab ich meinem Mann durch Leichtsinn und Verschwendungssucht und
neue Schlafröcke Grund zu Sorge und Klage … Aber eins darf ich hinzufügen: ich
habe eine Entschuldigung, und die besteht darin, daß ich ein Kind war, als ich
heiratete, eine Gans war ich, ein dummes Ding251 […].
Il sentimento di soggezione provato a volte nei confronti del primo marito non è presente
nel secondo matrimonio. Sicuramente a causa della maturità e dell’esperienza, ma
soprattutto per il carattere docile e bonario di Permaneder che ritiratosi dagli affari
trascorre il suo tempo con gli amici in osteria. Non si vede in Permaneder una figura di
autorevolezza come nel caso di Grünlich e questo infatti appare anche nel momento in cui
chiede alla moglie di perdonare il suo comportamento accettando il divorzio senza
esitazione. Tony si sente superiore a lui e questa superiorità trova conferma nelle parole
251
GkFA Bd, 1.1, p.387.
129
del fratello che la esorta a tornare a Monaco dopo l’incidente sconveniente di Permaneder
con la cuoca Babette perché è lei ora a dettare le regole in casa dato che il marito ha
dimostrato la sua debolezza.
Durante la lite che sancisce la fine del matrimonio, infatti, è Tony, umiliata dall’atto
indecoroso del marito, ad assumere atteggiamento imperioso, mentre quest’ultimo,
ubriaco, si limita ad offenderla con quell’insulto impronunciabile che Tony fa fatica a
ripetere e che di fatto metterà la parola fine a quell’unione. E’ l’autore stesso a porre in
risalto l’indole di Tony, agguerrita più che mai, e a sottolineare come il suo temperamento
focoso prevalga, arrivando a scagliare, posseduta dalla disperazione, tutto il disgusto e
disprezzo per l’uomo e per la sua esistenza.
In entrambi i casi, poi, è lei a prendersi cura in prima persona della causa del divorzio,
leggendo attentamente i paragrafi del codice civile utili per intentare la causa.
Hillmann vede nelle due circostanze, il rifiuto iniziale di Tony a sposare Grünlich e il
rifiuto a tornare a Monaco da Permaneder, un segno chiaro di una crescente individualità
di Tony. In entrambi i casi, sostiene, la sua posizione non è dettata da una ribellione alle
convenzioni stesse, ma vuole dar loro colore facendo emergere l’individualità del singolo
in una famiglia anonima, nel cui nome vengono combinate le unioni matrimoniali252.
Si assiste quindi a una scala gerarchica dove la figura femminile da completa
subordinazione acquista un grado ascendente di indipendenza nei rapporti con il fratello e
con i mariti, sfociando nella superiorità nel gestire le relazioni matrimoniali, soprattutto
con Permaneder. Parallelamente da vittima della mentalità borghese personificata dalla
figura paterna passa a vittima della suddetta concezione non più per ubbidire a un dovere
che le viene imposto dalla figura maschile, ma da lei stessa, che ha interiorizzato nel
corso degli anni e che in nessun modo vuole tradire, fino alla fine. Quindi vittima sì, ma
di una mentalità prima trovata scomoda, poi accettata e infine difesa e salvaguardata con
orgoglio, sebbene lei dichiari: „[…] ja, ihr müßt mir nun schon das Gnadenbrot geben,
mir unnützem Weibe […]253”.
252
Hillmann, The lost honour of Tony Buddenbrook, op. cit. p. 99.
253
GkFA Bd 1.1, p. 428.
130
2. Tony Buddenbrook: un’eroina decadente?
L’aspetto dominante nel romanzo di Thomas Mann è quello legato al fenomeno della
decadenza, come il sottotitolo del romanzo annuncia. Il lettore capisce fin dalla pagina di
copertina che sarà impegnato in una lettura sulla situazione esistenziale degli individui
membri della famiglia fino al loro decadimento, non sa però se qualcuno si salva da tale
processo, o in qual misura la decadenza toccherà o risparmierà ciascun membro.
L’autore si rifà a due pensatori in particolare per illustrare il fenomeno della decadenza:
Paul Bourget e Friedrich Wilhelm Nietzsche. Paul Bourget fu uno dei primi a studiare il
fenomeno della decadenza dal punto di vista psicologico sia in campo letterario che
sociale. Nei suoi Essais nel 1883 individua una tipologia di sentimenti che gli permette di
rappresentare una critica di alcuni fenomeni caratteristici di fine secolo, come la
décadence, il dilettantismo, il cosmopolitismo. L’autore francese, discutendo lo scrittore
francese Charles Baudelaire e la sua opera Les Fleurs du Mal, arriva a formulare una vera
e propria teoria della decadenza che sarà un’importante punto di partenza per la
riflessione di pensatori del calibro di Nietzsche. Nel suo Décadence. Essais de psicologie
contemporaine scrive:
Con la parola decadenza si designa spesso lo stato di una società che produce un
numero troppo grande d’individui inadatti a lavori della vita in comune. Una società
è un organismo che si scinde in microorganismi e poi in una federazione di cellule;
l’individuo è la cellula sociale. L’organismo totale funziona con energia quando gli
organismi che lo compongono funzionano con energia ma con una energia
subordinata. A loro volta tali organismi funzionano con energia quando le cellule che
li compongono funzionano con energia ma con energia subordinata. Se l’energia
delle cellule diviene indipendente gli organismi che compongono l’organismo totale
cessano ugualmente di subordinare la propria energia all’energia totale: l’anarchia
che si stabilisce costituisce la decadenza254.
Quindi ci sono due società: “società organiche”, presso le quali l’energia dei singoli
componenti è subordinata alla realizzazione degli scopi dell’organismo totale, e “società
in decadenza”, che sono caratterizzate da un crescente grado di anarchia e una perdita
254
Paul Bourget, Essais de psychologie contemporaine (1883), Milano, Bompiani Editore 1947,
p. 25.
131
delle relazioni gerarchiche. In queste parole è chiara l’invettiva e l’accusa
all’individualismo, inteso come causa scatenante la decomposizione della società in tante
piccole individualità, le une indipendenti dalle altre. La decadenza è vista dunque come
un fenomeno di decomposizione che può intaccare qualunque struttura e che libera dalla
gerarchia e dalla subordinazione al lavoro coordinato della totalità, che è invece
rappresentazione del grande stile ed esprime salute, generando una sorte di anarchia.
L’autore si spinge più in là ed estende la sua teoria dall’ambito sociale a quello letterario
per cui si osserva lo stile della decadenza ogni qualvolta l’unità del libro si decompone
rendendo progressivamente indipendenti e anarchiche la pagina, la frase e infine la
singola parola.
Da che cosa è caratterizzata ogni décadence letteraria? Dal fatto che la vita non
risiede più nel tutto. La parola diventa sovrana e spicca un salto fuori dalla frase, la
frase usurpa e offusca il senso della pagina, la pagina prende vita a spese del tutto, –
il tutto non è più tutto. Décadence: una parola che tra gente come noi, s’intende, non
giudica ma definisce255.
Inoltre, nel trattare la figura di Renan delinea i tratti del dilettante, il protagonista della
decadenza, che viene analizzato non più dal punto di vista artistico e estetico, ma dal
punto di vista psicologico. Il dilettantismo256 diviene una “disposizione” ereditaria, non
più un’attività o il risultato di un’occupazione. Il dilettantismo di Renan, secondo
Bourget, è il soccombere di fronte alle molteplici sensazioni alle quali siamo esposti
quotidianamente nella piena modernità di una città come Parigi.
Non è tanto una dottrina quanto una disposizione di uno spirito, ad un tempo molto
intelligente e molto voluttuosa, che ci fa inclinare, di volta in volta, verso le diverse
forme della vita, e ci spinge a prestarci a ciascuna di esse, senza darci ad alcuna […].
La simpatia non basta, occorre uno scetticismo raffinato e una capacità a trasformare
255
ibid.
256
La parola dilettantismo deriva dal verbo italiano dilettare a sua volta preso dal latino delectare,
col significato di divertirsi, rallegrare. Oggi assume una connotazione negativa, ma in passato fino
al diciottesimo secolo, soprattutto tra i nobili italiani, era motivo di onore.
132
questo scetticismo in uno strumento di piacere. Il dilettantismo diviene allora una
scienza delicata della metamorfosi intellettuale257.
Bourget rappresenta una guida importante per il filosofo Friedrich Wilhelm Nietzsche,
poiché traccia il percorso attraverso la décadence e il nichilismo. La mancanza di un
credo collettivo, la fine delle vecchie religioni, il nichilismo della scienza, il dilettantismo,
il cosmopolitismo, divengono fenomeni legati ad una generale impotenza alla vita. In
modo particolare, il concetto di décadence come dissoluzione fisiologica dell’organismo
e disgregazione delle parti che staccandosi dal tutto diventano indipendenti suscita
l’interesse di Nietzsche. Il filosofo attinge al saggio di Bourget, che sente vicino, per
impostare il nesso teorico tra décadence e nichilismo. Già in una breve annotazione
dell’inverno 1883-84 Nietzsche racchiude la tesi della decadenza di Bourget che poi
svilupperà e applicherà a quella che secondo lui è la manifestazione per eccellenza della
decadenza, cioè la musica di Wagner:
La parte impera sul tutto, la frase sulla melodia, l’attimo sul tempo (anche sul tempo
musicale), il Pathos sull’Ethos (carattere o stile o come lo si voglia chiamare), e
finalmente l’Esprit sul Senso258.
Nell’opera Il caso Wagner (1888) analizza i sintomi di una malattia di cui l’artista
sarebbe affetto, e che rende malata anche la sua arte: “Wagner est une névrose”259, il
decadente per eccellenza. Il filosofo tedesco utilizza il termine francese di Paul Bourget
per indicare la diagnosi della crisi che affligge l’arte di Wagner e della modernità.
Delle tesi di Bourget quella che più di tutte viene sicuramente recepita da Nietzsche è il
disinteresse per il tutto organico da parte dei decadenti, cioè la parola che si rende
indipendente dalla frase. Ed è quello che accade alla musica, ambito nel quale acquistano
rilievo la retorica, la scenografia, i virtuosismi, l’eccedenza espressiva per compiacere il
pubblico.
257
GkFA Bd. 1.1, p. 38-39.
258
Friedrich Wilhelm Nietzsche, Frammenti (1886), Milano, Adelphi Editore 1964, p. 176.
259
Friedrich Wilhelm Nietzsche, Epistolario 1865-1900, a cura di B. Allason, Torino,
Einaudi 1962, p.222.
133
La decadenza, che nasce da uno stato di pervertimento dell’uomo260, è per lui la malattia
di cui è affetto il mondo moderno che provoca il disgregarsi delle personalità, la perdita
della capacità e della volontà. Questo ha come conseguenza che il décadent invece di
agire vive nei ricordi dolorosi e prova risentimento verso di sé, verso gli altri, verso la
vita. La generalizzazione del processo di decadenza è per Nietzsche il nichilismo che ha
come fondamento ontologico la morte di Dio, la quale rivela il nulla che domina il
mondo. L’angoscia moderna è dunque l’angoscia di fronte a una vita priva dei suoi fini261.
Scrive Nietzsche: “Nichilismo: manca il fine; manca la risposta al “perché”; che cosa
significa nichilismo? – che i valori supremi si svalorizzano”262.
Il nichilista passivo, in quanto spirito debole, si limita a prendere atto della decadenza dei
valori che si manifesta con la rinuncia, con la fuga o sostituendo Dio con idoli falsi,
sfociando nel totalitarismo, nel fanatismo. Il nichilista attivo, al contrario, rappresenta la
speranza al superamento della decadenza, non assiste alla rovina, ma prende parte al
processo nichilistico e lo porta a compimento, aiutando a cadere ciò che sta cadendo e
dando inizio alla trasvalutazione dei valori263.
Si può comunque notare una differenza di visione nei due pensatori. Secondo Bourget
l’accoglimento della decadenza da parte di artisti é il sintomo della loro coraggiosa
affermazione di indipendenza nei confronti della società, quindi di un atteggiamento non
decadente. Scrive Franco Volpi, filosofo e storico vicentino:
[…] Poiché tra individuo e società esiste un rapporto di azione reciproca,
l’individualità che prende le distanze dall’ambiente sociale finisce per recidere il
radicamento nel terreno dal quale trae le proprie energie vitali e rischia di deperire e
morire. Sarà allora così che l’artista coraggioso, forte e maturo, dalla grande
260
“Io intendo pervertimento dell’uomo, lo si sarà già indovinato, nel significato di decadence: la
mia affermazione è che tutti i valori, nei quali oggi l’umanità ha raccolto il suo supremo ideale,
sono valori di decadence…”. Friedrich Wilhelm Nietzsche, l’Anticristo, Maledizione del
Cristianesimo, Milano, Adelphi 1970.
261
Fabio Cioffi, Franco Gallo, Giorgio Luppi, Amedeo Vigorelli, Emilio Zanette, Il testo
filosofico, Storia della filosofia. Autori, opere, problemi. L’età contemporanea: L’ottocento,
Milano, Edizioni scolastiche Bruno Mondadori 1998, p.682.
262
Friedrich Wilhelm Nietzsche, Frammenti postumi 1887-1888, Milano, Adelphi 1985, p.82.
263
Enrico Berti, Franco Volpi, Storia della filosofia Ottocento e ovecento, Roma-Bari, Laterza
1991, p.172.
134
personalità e creatività, riuscirà a praticare la prospettiva della decadenza e ad
affermare la propria individualità indipendentemente dalla società264.
Nietzsche, invece, considera coraggioso e con grande personalità chi combatte la
decadenza, non chi l’accoglie. In secondo luogo non vede la decadenza un modo per
reagire alla società, ma è la società stessa a essere la fonte dello sviluppo della
decadenza265. Il filosofo tedesco è attratto dalla decadenza, ma al contempo, proprio come
Bourget, protesta contro essa. Da un lato, quindi, riconosce che le ragioni della decadenza
sono un fenomeno intrinseco alla vita stessa:
Il fenomeno della decadenza è altrettanto necessario quanto qualsiasi sorgere e
progredire della vita: non è in nostro potere eliminarlo. La ragione vuole al contrario
che gli si riconosca il suo buon diritto (…)266.
Dall’altro ritiene, a dispetto di Bourget, che l’esaltare l’individualità porta sì a valori
estetici, ma allontana dalla via del tutto.
Non solo in ambito filosofico viene elaborata una teoria della decadenza, ma questo
concetto si estende al campo scientifico con il fenomeno della degenerazione, che si fa
strada tra gli anni 1880 e 1890. Questo concetto viene ripreso da Thomas Mann nei suoi
scritti e in una lettera all’amico Otto Grautoff datata 1895 spiega come tale processo
germogli anche nella sua famiglia:
[…] Der Vater war Geschäftsmann, praktisch, aber mit Neigung zur Kunst und
außergeschäftlichen Interessen. Der älteste Sohn (Heinrich) ist schon Dichter, aber
auch „Schrifsteller“, mit starker intellectueller Begabung, bewandert in Kritik,
Philosophie, Politik. Es folgt der zweite Sohn, (ich) der nur Künstler ist, nur Dichter,
nur Stimmungsmensch, intellectuell schwach, ein sozialer Nichtsnutz. Was Wunder
wenn endlich der dritte, spätgeborene, Sohn der vagsten Kunst gehören wird, die
dem Intellect am fernsten steht, zu der nichts als Nerven und Sinne gehören und gar
kein Gehirn, –der Musik?– Das nennt man Degeneration. Aber ich finde es verteufelt
264
Franco Volpi, Il nichilismo, Roma-Bari, Laterza 2004, p. 41.
265
Katja Galimberti, ietzsche: una guida, Milano, Feltrinelli 2001, p. 137.
266
Friedrich Wilhelm Nietzsche, Concetto di decadenza (1888), Milano, Adelphi Editore 1967,
p. 46.
135
nett. – Von Allem abgesehen aber wird sich der Kleine unter den Eindrücken und
Einflüssen, in denen er aufwächst, zum Geschäftmann kaum entwickeln267.
In questo caso la décadence si intravede nel raffinamento dei nervi e nei sentimenti.
Il creatore della Degenarionshypothese è Bénédict Auguste Morel, che nel 1857 ha
pubblicato l’opera Traité des dégénérescences physiques, intellectuelles et morales de
l'espèce humaine, et des causes qui produisent ces variétés maladives. L’autore sostiene
che la degenerazione sia una deviazione dal tipo normale causata da una serie di
circostanze sociali ed ambientali, difetti fisici e morali, come dei sintomi di decadenza
corporei di natura intellettuale e morale. E’ la deviazione maligna del tipo normale ed è
ereditaria, può aggravarsi di genitore in figlio, fino a portare all’estinzione del ramo
ammalato268. Nel romanzo infatti questa deviazione è progressiva e si estende alle quattro
generazioni fino a procurarne la morte.
La discussione sulla degenerazione che infiamma gli psichiatri francesi comincia ad
estendersi successivamente ad altri ambiti del sapere. Il concetto di degenerazione
approda anche alla psichiatria tedesca nella seconda metà dell’Ottocento e diviene
oggetto di studio e di esposizione nei trattati, come quello di Max Nordau, Entartung.
Anche Thomas Mann, influenzato da Bourget e Nietzsche, ha elaborato per così dire una
teoria della decadenza nel suo romanzo, intesa come un periodo di valori ormai
consegnati al passato. Se ne intravedono già i sintomi nel nome della famiglia, che indica
instabilità e insicurezza. Nei suoi otizbücher si legge, a tale proposito, che Buddenbrook
deriva etimologicamente da “Bruch(brok)= Sumpfland”269, mentre in una lettera a Julius
Bab spiega che „’brook’ ist offenbar [plattdeutsch für] ‘Bruch’, und ‘Budden-brook’
bedeutet ein ‘niedriges’, flaches Moorland”270, una pianura irregolarmente tratteggiata,
una piatta palude con un salice solitario e nudo sulla riva che appare nello stemma di
267
Mann, Briefe an otto Grautoff 1894-1901 und Ida Boy- Ed 1903-1928, op. cit. p.9, p.58.
268
Bénédict - Auguste Morel, Traité des dégénérescences physiques, intellectuelles et morales de
l'espèce humaine et des causes qui produisent ces variétés maladives, 2 vol., Paris, Ballière 1857.
269
Thomas Mann, otizbücher 1-6, vol.1, Hans Wysling/Yvonne Schmidlin (a cura di) Frankfurt
am Main, S. Fischer 1991 p.117.
270
Thomas Mann an Julius Bab, Pacific Palisades, 28-06-1948, in Thomas Mann,
Selbstkommentare Buddenbrooks, Hans Wysling (a cura di), Frankfurt am Main 1990, p.120.
136
famiglia271. Inoltre, come è gia stato detto, il titolo originale del romanzo doveva essere
Abwärts. Thomas Mann ha avuto modo di commentare il sottotitolo del romanzo:
Buddenbrooks trägt den Untertitel: Verfall einer Familie. Es ist die […] fatalisch
empfundene, mit schopenhauerischem Pessimismus […] und untergründiger
Wagnerscher Musik dargestellte Geschichte eines Verfalls […]272.
La storia della famiglia di commercianti che l’autore ha messo in scena è dunque sin
dall’inizio una storia di decadenza, ogni fase della vita dei familiari é un alternarsi di
momenti positivi susseguiti da momenti negativi fino ad arrivare al prevalere di
quest’ultimi e al conseguente disfacimento della storia familiare. Un processo di
decadenza che non riguarda solamente quella della classe borghese, ma va a toccare
anche l’individuo. Si tratta di un percorso che ci guida all’analisi generale della famiglia
Buddenbrook, un’entità chiusa in cui si fondono le molteplici personalità degli individui
che la compongono, fino all’analisi più introspettiva, più intima dei singoli personaggi, in
cui si fa la scoperta di un mondo interiore il più delle volte dissonante rispetto a quello
esteriore messo in mostra. E’ proprio nello scarto tra il gruppo e l’individuo che matura il
germe della decadenza: nel momento in cui il singolo riconosce l’inadeguatezza della
propria persona nel soddisfare le aspettative si manifesta il declino. Nella lettera alla figlia
Jean aveva avuto modo di dire che ciascun membro della famiglia è un anello della catena
e per il bene collettivo bisogna che tutte le parti, subordinate, diano il loro contributo,
proprio come sosteneva Bourget nei suoi Essais.
ll tentativo di Jean di tramandare ai quattro figli i valori dell’alta borghesia mercantile
fallisce. I loro percorsi sono tutti segnati da inesorabili sintomi di decadenza, una
decadenza che tocca più livelli: familiare-sociale, economico, psicologico e fisico273.
- Una decadenza familiare é già rappresentata nel tramonto che domina le immagini nella
stanza dei paesaggi, la stanza di ricevimento della famiglia, e poi enunciata al terzo
capitolo in riferimento al declino della famiglia Ratenkamp. Il ruolo sociale e politico dei
Buddenbrook tra le grandi case del ceto mercantile, che trova la sua rappresentazione
all’inizio del romanzo nel console Johann, si mantiene pressoché inalterato durante la vita
271
GkFA, Bd. 1.1, p.81.
272
Mann, Über mich selbst, op. cit., p.9, p. 144.
273
Keller, Das Problem Verfall, op. cit. p.20, p.157-172.
137
del figlio Jean, ma comincia a vacillare con Thomas, che dopo un primo periodo di
successo, da tutti lodato per la serie di buoni colpi messi in atto (si pensi al matrimonio
con Gerda Arnoldsen, l’elezione a senatore e la sua posizione di spicco come braccio
destro del borgomastro, l’acquisto di una nuova lussuosa casa, l’arrivo di un erede e
probabile continuatore della ditta) comincia a subire frequenti umiliazioni, in campo
pubblico e privato, che avranno ripercussioni sugli affari e sul nome della famiglia. Alla
sua morte il prestigio sociale della famiglia tramandatosi per tre generazioni andrà
perduto, perché Hanno non subentrerà a Thomas, sia per il suo disinteresse al mondo del
commercio sia per volere del padre. Così il cognome Buddenbrook si estinguerà per
sempre. Emblematico è il gesto inconsapevole di Hanno nello scarabocchiare l’albero
genealogico dei Buddenbrook nel diario-quaderno simbolo della storia di famiglia, e lo fa
proprio con la penna che appartiene alla madre, anch’essa estranea da sempre alla
famiglia e al processo di decadenza che la colpisce. La risposta che dà al padre arrabbiato
e incredulo per quanto accaduto preannuncia a parole il disfacimento della famiglia: „Ich
glaubte … ich glaubte … es käme nichts mehr…“274.
- Si tratta di una decadenza economica275. I Buddenbrook vengono scavalcati dalla
famiglia Hagenström, una famiglia di commercianti all’ingrosso, che col tempo riesce a
ritagliarsi uno spazio sempre più grande all’interno della realtà economica e sociale di
Lubecca, spesso rivaleggiando con i Buddenbrook. Dal punto di vista sociale gli
Hagenström sono la nuova borghesia che scalza la vecchia borghesia, proprio come i
274
GkFA Bd. 1.1, p. 576.
275
La storia della decadenza economica della ditta Buddenbrook descritta da Thomas Mann nel
1901 è entrata in ambito economico con l’adozione della terminologia “sindrome dei
Buddenbrook”, che indica la differenza di gestione di aziende a conduzione familiare fra diverse
generazioni. Secondo questa sindrome la prima generazione manifesta un carattere forte, alla
ricerca di successo e capitale. La seconda generazione rende l'azienda più forte e ne accresce il
prestigio. La terza generazione a volte non ha l’interesse per gli affari necessario per mandare
avanti l'azienda, preferendo invece il divertimento e altre attività poco produttive. Ed è proprio
questo ciò che si intende con la sindrome dei Buddenbrook: l’incapacità delle aziende di superare
il ricambio generazionale a causa del disagio incontrato dalla terza generazione nel gestire
l'impresa ereditata. Le fasi sono inverse rispetto a quanto accade nel romanzo dove ci sono tra
l’altro quattro generazioni e dove non si assiste alla perdita di interesse per gli affari della ditta
come dimostrato dal lavoro assiduo di Thomas.
http://www.hnet.org/~business/bhcweb/publications/BEHonline/2009/allende.pdf, 13.08.2011.
138
Buddenbrook avevano fatto in precedenza con la famiglia Ratenkamp. L’episodio che
sancisce il definitivo sorpasso degli Hagenström sui Buddenbrook e la conseguente
decadenza, nonostante gli innumerevoli sforzi di Tony e in parte di Thomas, è la vendita
della casa nella Mengstraße. La fine si ha con la liquidazione della ditta specializzata in
commercio di granaglie. Con Johann la ditta aveva conosciuto un notevole benessere,
prima con Jean e poi con Thomas la famiglia subisce dei tracolli economici, anche se di
fatto il rischio di bancarotta o di povertà non si verifica mai, perché le perdite subite
portano a ridurre sì il prestigio della ditta e il suo peso in Borsa, ma non al fallimento, che
rimane un evento impossibile276. Emblematica a tale riguardo è un’esclamazione che esce
dalla bocca di un esponente di casa Buddenbrook, Christian, che paragona l’uomo d’affari
al truffatore277.
- E’ una decadenza anche dal punto di vista individuale, un crollo psicologico che porta a
riflessioni profonde; le certezze si tramutano in incertezze, i punti esclamativi diventano
punti di domanda, i punti fermi diventano punti di sospensione. I valori che hanno guidato
la famiglia nel corso del tempo divengono contestabili. Thomas Mann indaga
minuziosamente lo stato psicologico dei suoi personaggi e si assiste verso la fine del
romanzo al crollo delle certezze dei membri della famiglia, anche di quelli insospettabili
come Thomas. E’ proprio con lui che si chiude il ciclo della ditta di granaglie Johann
Buddenbrok. Si inserisce in quest’ottica il dialogo tra Thomas e la sorella durante il quale
il senatore rivela:
276
L’autore presenta il ritratto di Thomas così come viene percepito in città: „Was das rein
Geschäftliche betraf, so galt im allgemeinen sein Vermögen für stark reduziert und die Firma für
im Rückgange begriffen. Dennoch war er, sein mütterliches Erbe, den Anteil am
Mengstraßenhause
und
den
Grundbesitz
eingerechnet,
ein
Mann
von
mehr
als
sechsmalhunderttausend Mark Kurant. Das Betriebskapital aber lag brach seit langen Jahren, mit
dem pfennigweisen Geschäftemachen, dessen sich der Senator zur Zeit der Pöppenrader
Ernteangelegenheit angeklagt hatte, war es seit dem Schlage, den er damals empfangen, nicht
besser, sondern schlimmer geworden, und jetzt, in einer Zeit, da alles sich frisch und siegesfroh
regte, da seit dem Eintritt der Stadt in den Zollverband kleine Krämergeschäfte imstande waren,
sich binnen weniger Jahre zu angesehenen Großhandlungen zu entwickeln, jetzt ruhte die Firma
Johann Buddenbrook, ohne irgendeinen Vorteil aus den Errungenschaften der Zeit zu ziehen
[…]“. GkFA Bd. 1.1, p. 672-673.
277
GkFA Bd. 1.1, p. 348.
139
[…] Mir ist, als ob mir etwas zu entschlüpfen begönne, als ob ich dieses
Unbestimmte nicht mehr so fest in Händen hielte, wie ehemals … Was ist der
Erfolg? Eine geheime, unbeschreibliche Kraft, Umsichtigkeit, Bereitschaft … das
Bewußtsein, einen Druck auf die Bewegungen des Lebens um mich her durch mein
bloßes Vorhandensein auszuüben … Der Glaube an die Gefügigkeit des Lebens zu
meinen Gunsten … Glück und Erfolg sind in uns. Wir müssen sie halten: fest, tief.
Sowie hier drinnen etwas nachzulassen beginnt, sich abzuspannen, müde zu werden,
alsbald wird alles frei um uns her, widerstrebt, rebelliert, entzieht sich unserem
Einfluß … Dann kommt eines zum andern, Schlappe folgt auf Schlappe, und man ist
fertig. Ich habe in den letzten Tagen oft an ein türkisches Sprichwort gedacht, das ich
irgendwo las: ›Wenn das Haus fertig ist, so kommt der Tod‹. Nun, es braucht noch
nicht grade der Tod zu sein. Aber der Rückgang … der Abstieg … der Anfang vom
Ende … Aber ›Senator‹ und Haus sind Äußerlichkeiten, und ich weiß etwas, woran
du noch nicht gedacht hast, ich weiß es aus Leben und Geschichte. Ich weiß, daß oft
die äußeren, sichtbarlichen und greifbaren Zeichen und Symbole des Glückes und
Aufstieges erst erscheinen, wenn in Wahrheit alles schon wieder abwärts geht. Diese
äußeren Zeichen brauchen Zeit, anzukommen, wie das Licht eines solchen Sternes
dort oben, von dem wir nicht wissen, ob er nicht schon im Erlöschen begriffen, nicht
schon erloschen ist, wenn er am hellsten strahlt ...278.
E’ proprio lui a dubitare della felicità della sua situazione, assalito dallo spettro dell’
insuccesso e della paura, a soffrire lo stress che il ruolo di politico e commerciante gli
impongono. Si estingue, quindi, la volontà di affermarsi, la sicurezza in sé stessi, elementi
tipici della borghesia affaristica che per molto tempo Thomas sembrava incarnare. Pian
piano si rinchiude nell’immobilismo e nell’incapacità di agire, e man mano che si
amplifica il suo conflitto interiore si accentua di pari passo la cura per l’aspetto esteriore,
giustificata inizialmente come necessaria al successo dell’attività commerciale, ma che
degenera alla fine in vanità. Se Christian è ossessionato da ciò che accade al suo fisico,
Thomas lo è dall’improvviso turbamento della sua vita psichica. Thomas è dunque un
personaggio traviato dal malessere psicologico che lo spinge a ricercare un equilibrio
apparente per colmare lo squilibrio che abita nel suo intimo. Ciò è dimostrato da un
ripetersi di scene, comportamenti e termini che ben esprimono la sua stanchezza.
Comincia a porsi degli interrogativi esistenziali, soprattutto sulla morte, e al contrario del
padre che trova nella religiosità molte risposte, lui le trova nella filosofia di Schopenhauer
278
GkFA Bd.1.1, p. 474.
140
leggendo Die Welt als Wille und Vorstellung e successivamente nella religione. Si tratta
quindi di una decadenza della volontà. Thomas è alla fine del romanzo un uomo costretto
a indossare una maschera per mostrarsi in società e in famiglia, stroncando sul nascere
qualunque desiderio o aspirazione che non sia in linea con il modo di agire dei
Buddenbrook; un triste attore che lo rende, dopotutto, non così dissimile dal fratello che
tanto ha criticato. Nei Buddenbrook Thomas Mann riprende la tematica del dilettantismo
già presente in altri racconti. In quest’ottica è netto il contrasto tra Thomas e Christian. Il
primo tenta di combattere il dilettantismo, il secondo ne è l’incarnazione.
- Decadenza fisica: malattia e morte avanzano pagina dopo pagina dall’inizio alla fine del
romanzo. E’ un incedere lento e progressivo, che non risparmia nessuno, seppur in
maniera diversa. Nonostante la malattia sia un tratto comune a tutti i componenti della
famiglia, uniti anche nella sofferenza fisica, é presso gli uomini che manifesta
maggiormente il carattere distruttivo. Thomas identifica la malattia con una metafora,
associando la montagna alla salute ed il mare alla malattia:
[…] Sichere, trotzige, glückliche Augen, die voll sind von Unternehmungslust,
Festigkeit und Lebensmut, schweifen von Gipfel zu Gipfel; aber auf der Weite des
Meeres, das mit diesem mystischen und lähmenden Fatalismus seine Wogen
heranwälzt, träumt ein verschleierter, hoffnungsloser und wissender Blick, der
irgendwo einstmals tief in traurige Wirrnisse sah … Gesundheit und Krankheit, das
ist der Unterschied. Man klettert keck in die wundervolle Vielfachheit der zackigen,
ragenden, zerklüfteten Erscheinungen hinein, um seine Lebenskraft zu erproben, von
der noch nichts verausgabt wurde. Aber man ruht an der weiten Einfachheit der
äußeren Dinge, müde wie man ist von der Wirrnis der inneren279.
I componenti maschili soffrono di numerosi disturbi fisici: nervosismo, reumatismi, denti
rotti o cariati, e sono costretti a intraprendere dei viaggi alle stazioni termali per soggiorni
di cura. La durata della vita si accorcia man mano, il numero delle nascite diminuisce e i
parti si fanno più difficoltosi.
E’ soprattutto con Christian e Hanno che l’autore si sofferma sulla malattia. Christian,
come già sottolineato, introduce una tematica ricorrente della prima produzione di
Thomas Mann: la relazione tra dilettantismo e degenerazione, già tematizzata in Der
Bajazzo (1897). Il suo atteggiamento eccentrico manifesta i segni di una malattia psichica
279
GkFA Bd. 1.1, p. 740-74.
141
caratterizzata dall’attenzione maniacale e ossessiva per il proprio corpo in cui scorge
continuamente anomalie incontrollabili:
Sonderbar … manchmal kann ich nicht schlucken! Nein, da ist nichts zu lachen; ich
finde es furchtbar ernst. Mir fällt ein, daß ich vielleicht nicht schlucken kann, und
dann kann ich es wirklich nicht […]280.
La malattia arriva ad essere addirittura motivo di discussione tra i due fratelli che, a pochi
metri dal letto dove giace la madre defunta, discutono su chi sia più malato, su chi morirà
prima, mentre proprio Tony invita a non affrontare tali discorsi. Questi disturbi
porteranno Christian a finire i suoi giorni in una clinica.
La decadenza psicofisica che colpisce la famiglia trova il compimento nella generazione
successiva con la morte di Hanno, rapito dalla forza della musica. Il ragazzo è il ritratto
della debolezza: viso pallido, carenza di globuli rossi, mancanza di resistenza, una vita
difficile per lui già dai primi istanti quando ha rischiato di non venire alla luce e infine
colto dalla morte per tifo a sedici anni. Le sue poche energie vitali e spirituali si sono
esaurite completamente nella musica, il cui potere seduttivo ne ha esasperato la
debolezza, lo ha consumato, impadronendosene281. Il destino di Hanno, ossia il
compimento della decadenza, è la conseguenza necessaria dell’unione di due mondi
diversi, quello di Gerda Arnoldsen e di Thomas Buddenbrook.
Una forte carica simbolica si ha nella morte di Thomas: proprio lui che in vita ha dedicato
molta cura all’apparenza e all’ordine, viene stroncato da un malore e finirà riverso nella
neve e nel fango.
Un’osservazione merita la figura dei dottori della famiglia, soprattutto di Friedrich
Grabow che, contrariamente a quanto si possa pensare, fa poco per frenare il processo
discendente che colpisce la famiglia. Il rimedio ad ogni disturbo è un po’ di piccione e
pane bianco. Nel romanzo, infatti, il medico pur avendo un’idea che la vita che le
famiglie borghesi conducono non è sana, a partire dall’alimentazione, non interviene per
bloccare e correggere tali maniere, perché il processo di degenerazione deve
280
GkFA Bd. 1.1, p. 287-288.
281
Nel romanzo ci viene sottolineato, ad esempio, che Hanno ha dovuto assistere nel corso della
sua breve vita a numerosi episodi del processo di sgretolamento, rovina, decomposizione, ai quali
si è abituato pian piano. Questi fatti non lo stupiscono, e anzi non l’hanno mai stupito,
dimostrando la sua indifferenza per ciò che lo circonda. GkFA Bd. 1.1, p.771.
142
concludersi282.
„ […] Ich glaube, da gibt es ganz andere Ärzte […]”283 dice Tony a Ida una sera, esprimendo
la sua mancanza di stima per Grabow come dottore. Una persona di talento è fatta
diversamente e fin da giovane mostra che ha qualcosa: il riferimento a Morten è nell’aria.
Proprio quest’ultimo, come la fioraia Anna di Thomas, non è toccato dalla decadenza,
seppur il suo nome in latino evochi l’immagine della morte. Inoltre, proprio lui che con la
sua professione potrebbe intervenire adeguatamente, non diventa medico di famiglia, ma
esercita la sua professione a Breslavia.
La malattia per Mann diventa allora simbolo della decadenza totale, biologica e psichica,
che colpisce la persona e che difficilmente si supera.
Anche la percezione temporale ha il suo peso nel processo di declino. Merita attenzione a
tale riguardo la prospettiva offerta da Crescenzi nel saggio introduttivo dell’edizione del
romanzo da lui curata, qui più volte ricordato, dove individua il ruolo fondamentale della
diversa concezione del tempo nel segnare l’inizio del processo di decadenza. Si sofferma
in modo particolare sulla figura del vecchio Johann e del figlio Jean. Nel primo, privo di
memoria o coscienza del passato, soprattutto a causa del dolore per la perdita della prima
moglie Josephine, trova luogo quella che il critico chiama “fuga dal ricordo”284, mentre
nel secondo il “malinconico culto del passato”285. E’ proprio in questa duplice e opposta
ottica di padre e figlio che prende già forma secondo Crescenzi “la visione decadente di
282
A tale proposito l’autore ci presenta la figura del medico che si limita ad accompagnare il
processo di decadenza, piuttosto che contrastarlo. “[…] Er, Friedrich Grabow, war nicht
derjenige, welcher die Lebensgewohnheiten aller dieser braven, wohlhabenden und behaglichen
Kaufmannsfamilien umstürzen würde. Er würde kommen, wenn er gerufen würde, und für einen
oder zwei Tage strenge Diät empfehlen, – ein wenig Taube, ein Scheibchen Franzbrot … ja, ja –
und mit gutem Gewissen versichern, daß es für diesmal nichts zu bedeuten habe. Er hatte, so jung
er war, die Hand manches wackeren Bürgers in der seinen gehalten, der seine letzte Keule
Rauchfleisch, seinen letzten gefüllten Puter verzehrt hatte und, sei es plötzlich und überrascht in
seinem Kontorsessel oder nach einigem Leiden in seinem soliden alten Bett, sich Gott befahl
[…]“. GkFA Bd. 1.1, p. 39-40.
283
GkFA Bd. 1.1, p. 511.
284
Mann, Romanzi. 1.I Buddenbrook; Altezza reale, op. cit. p. 55, p. 16.
285
ibid.
143
una realtà che è segnata al suo nascere dal pensiero della fine”286. Evidenzia inoltre che
tale contrapposizione trova fondamento nella Seconda Considerazione inattuale di
Nietzsche, nella distinzione cioè tra l’animale, capace di oblio, e l’uomo incapace di
dimenticare. In entrambi i casi, con la rimozione del passato o con la cancellazione del
presente, si riduce il tempo a un’unica dimensione. Un ruolo importante viene assegnato
quindi alla memoria, che diventa uno strumento opprimente o un peso insostenibile per
l’individuo. Ciò ha come conseguenza una sorte di venerazione per le cose passate che ha
perso ogni tipo di relazione con la vita, definita come “qualcosa di simile a una religione
delle rovine che prevale su ogni possibile trasformazione o cambiamento”287. Secondo la
prospettiva offerta da Crescenzi nel momento in cui la devozione si trasforma in una
legge che Jean impone ai familiari la decadenza della famiglia è certa. Inoltre individua
nel romanzo uno stretto legame tra il modo in cui l’individuo percepisce il tempo e la
rimozione dell’eros dalla realtà della decadenza, che per lui rappresenta “il sintomo più
chiaro della perdita di forza degli impulsi vitali”288.
Si è visto come i sintomi della decadenza sono più rintracciabili nella linea maschile,
rispetto a quella femminile. I maschi sono toccati da una sensibilità e un
raffinamento culturale: Jean si rifugia nella religione, Thomas nella filosofia di
Schopenhauer, Hanno nell’arte. Rispetto ai mariti quindi le donne mostrano più costanza,
che si riflette anche nell’aspetto esteriore e nella bellezza preservata fino all’età adulta.
C’è però anche tra i personaggi femminili chi più di tutti è privo di vitalità, e questo è il
caso di Clara, ultimogenita del console Jean. E’ una figura assente nella storia della
famiglia e nella narrazione, può capitare di dimenticarsi di lei. Clara accoglie la
devozione religiosa dei genitori nel suo animo, sposa il pastore Tiburtius e al resto ci
pensano la malattia e la morte che colgono i suoi occhi sognanti e spenti.
A differenza dei Buddenbrook, ognuno dei quali è connotato da determinati disturbi,
Gerda non presenta nessuna patologia determinata e la malattia, o meglio, il malessere da
cui è affetta afferisce più alla sua bellezza o a una disposizione dello spirito che al suo
286
ibid., p. 18.
287
ibid.
288
ibid., p. 19.
144
corpo: soffre di emicrania, è pallida, i suoi occhi sono cerchiati da ombre, ma è bella289.
La futura compagna di Christian, Aline, viene invece descritta da lui come una bellezza
sana per cui prova ammirazione.
Il tema della malattia nei Buddenbrook è stato analizzato ampiamente da Katrin Max che
ha focalizzato l’attenzione sul processo di decadenza lungo la linea femminile. Facendo
riferimento alle teorie di discendenza del diciannovesimo secolo sostiene che il
patrimonio ereditario della madre può portare ad una attenuazione della decadenza o al
contrario può accelerarla. E’ proprio questo secondo caso che, secondo Max, si verifica
nella famiglia Buddenbrook. Individua quindi una partecipazione delle figure femminili
alla degenerazione attraverso le caratteristiche che le madri trasmettono ai propri figli: la
religiosità calvinista di Antoniette, la tendenza al lusso di Elisabeth e l’inclinazione
artistica di Gerda290.
L’analisi passa ora alla figura che più di tutte sembra rimanere intatta dal processo di
decadenza che colpisce il resto della famiglia. Molte volte nel corso del presente lavoro si
è fatto riferimento al ruolo, per certi versi contraddittorio, che Tony viene ad assumere
all’interno della sua famiglia. Tony in tutto e per tutto sembra l’incarnazione della
costanza, intesa come attaccamento ai valori che le sono stati trasmessi. C’è da chiedersi
289
La figura di Gerda Arnoldsen ricorda almeno in parte quella della femme fatale, tanto in voga a
partire dalla seconda metà del diciannovesimo secolo. Si tratta di una schematizzazione dicotomica
che si muove tra i due poli opposti della femminilità: femme fatale e femme fragile. La
descrizione fisica della donna, dei suoi atteggiamenti,
del suo abbigliamento sono i tratti
ricorrenti che contribuiscono a segnalare al lettore la sua appartenenza a uno dei due tipi
femminili. Nell’opera manniana l’incarnazione per eccellenza delle femme fatale è la protagonista
del racconto Der kleine Herr Friedemann (1897), ossia Gerda von Rinnlingen, che tra l’altro ha lo
stesso nome della moglie del console Thomas Buddenbrook. Viene descritta come una signora
bella a mondana, dai tratti seducenti e ambigui di una figura di Klimt, che rifiuta l’amore
dell’uomo. Le femme fatale, aggressiva e intrusiva, è il prototipo della donna capace di
determinare le scelte del proprio compagno e distruggere la personalità dell’uomo che
completamente ammaliato subisce il suo incanto, soggiogato fino alla perdizione. La sua bellezza
però è a volte dolorosa e si rivela portatrice di male. Un tratto caratteristico della femme fatale è il
suo pallore, più volte accennato nel descrivere Gerda Arnoldsen. All’opposto, Gabriele Klöterjahn
rappresenta un esempio di femme fragile nell’opera di Thomas Mann.
290
Katrin Max, iedergangsdiagnostik. Zur Funktion von Krankheitsmotiven in „Buddenbrooks“,
Frankfurt am Main, Vittorio Klostermann 2008, pp. 238-248.
145
però se la sua determinazione, l’adattarsi a ogni situazione, sia un bene o un male per la
famiglia. Lei infatti grazie al suo atteggiamento è rimasta fino alla fine a lottare per tutto
ciò che il nome Buddenbrook rappresenta, ma è sola e quella catena s’è spezzata.
Gli uomini che avevano il compito di portare avanti la tradizione di generazione in
generazione non ci sono più, o stroncati dalla morte o malati come il fratello Christian.
Dove ha portato la sua costanza allora? Con il senno di poi avrebbe potuto vivere la sua
vita seguendo i suoi desideri, ma allora non staremmo parlando di Antonie Buddenbrook.
Se la costanza è dunque la caratteristica che salta subito all’occhio nel leggere la sua
vicenda e se si assume che la sua storia personale è riflesso della storia collettiva
familiare qualcosa sembra vacillare. Nella sua costanza accelera il processo di decadenza?
Difficile rispondere negativamente.
Il senso di solennità che guida Tony contrasta nettamente con la sua ingenuità e gli
atteggiamenti infantili. Tutti la considerano come tale e lei non fa nulla per uscire da
questa etichetta che le è stata affibbiata, quella di essere un’eterna bambina. L’autore si
sofferma in molti passi a descrivere l’atteggiamento di Tony che non dà segni di
cedimento.
[…] denn trotz alles Schmerzes, der in den Zeilen steckte, verspürte er einen
Unterton von beinahe drolligem Stolz, und er wußte, daß Tony Buddenbrook als
Madame Grünlich sowohl wie als Madame Permaneder immer ein Kind blieb, daß
sie alle ihre sehr erwachsenen Erlebnisse fast ungläubig, dann aber mit kindlichem
Ernst, kindlicher Wichtigkeit und – vor allem – kindlicher Widerstandsfähigkeit
erlebte291.
La critica si è lungamente confrontata sul significato dell’atteggiamento infantile di Tony
che Mann presenta più volte nel corso della narrazione. Mentre il suo essere uguale
dall’inizio alla fine vale comunemente come argomentazione per sostenere che lei non è
toccata dalla decadenza, Katrin Max, al contrario, osserva che il suo atteggiamento
infantile e la sua incapacità di riflessione sono da interpretare come un chiaro segno della
degenerazione in senso di debolezza dell’intelligenza292. Ma non è così, Tony dimostra
più volte di essere tutt’altro che sciocca.
291
GkFA Bd. 1.1, p.405-406.
292
Max, iedergangsdiagnostik. Zur Funktion von Krankheitsmotiven in „Buddenbrooks“, op.
cit. p. 145, p.256.
146
In ogni caso la sua vitalità e il fatto che lei appaia sempre nel romanzo spinge a ritenerla
una figura principale. A tale proposito Claus Tillman ha osservato che:
Gerade ihre Eigenarten, Kindereien und tragikkomischen Erlebnisse sind es, die nach
der Lektüre erinnerlich bleiben und die fast lärmend in ihrer Lebensfrische die
heikleren seelischen Abenteuer eines Thomas, eines Hanno zunächst zu übertönen
scheinen293.
Fa di tutto per essere all’altezza del nome che porta ed è infatti una figlia adeguata, per i
modi, l’aspetto e il comportamento allo status dei Buddenbrook. Il fatto che lei appaia
dall’inizio alla fine del romanzo è un premio che l’autore le consegna. Se potessimo
leggere la motivazione per un tale riconoscimento scopriremo che si tratta di un “Premio
per l’assidua costanza nel mantenere in vita storia e tradizione del nome Buddenbrook”.
Proprio per questo motivo è lei a essere presente dalla prima all’ultima pagina del
romanzo Buddenbrooks. Verfall einer Familie.
La presenza di Tony nel romanzo ha inizio e si conclude con una domanda. „Was ist
das”294 si chiede Tony all’età di otto anni, una tipica domanda che una bambina alla
scoperta del mondo e alla ricerca di spiegazioni pone ai genitori, ma anche una domanda
che il lettore, catapultato in una situazione sconosciuta e resa ancora più incerta da un
interrogativo, ha tutti i diritti di porsi. La sua domanda iniziale si riferisce alle prime righe
del catechismo e assieme alla risposta del nonno costituisce le prime parole che Thomas
Mann ha annotato nei otizbücher in preparazione al manoscritto. L’autore si è ispirato a
un principio espresso da Theodor Fontane in una lettera a Gustav Karpeles:
Das erste Kapitel ist immer die Hauptsache und in dem ersten Kapitel die erste Seite,
beinah die erste Zeile. […] Bei richtigem Aufbau muß in der erste Seite der Keim
des Ganzen stecken295.
293
Claus Tillmann, Das Frauenbild bei Thomas Mann. Der Wille zum strengen Glück.
Frauenfiguren im Werk Thomas Manns, Wuppertal, Deimling Verlag 1994, p. 56.
294
GkFA Bd. 1.1, p.9.
295
Theodor Fontane, Briefe in zwei Bänden, a cura di Gotthard Erler, München, Nymphenburger
Verlagshandlung 1981, 2 vol., p. 26.
147
Alla fine quando tutto è stato snocciolato, il credo manifestato con sicurezza all’inizio del
romanzo diviene un dubbio, la gioia nel volto lascia spazio a lacrime amare. E’ lei a dare
inizio alla storia della famiglia, è lei a chiudere la storia della famiglia, la storia di un
Verfall. Non viene risparmiata dunque dal crollo psicologico, perché quando Thomas e
Hanno sono morti, la ditta liquidata e il nome Buddenbrook lontanissimo dal prestigio di
un tempo, cade nello sconforto. La situazione che si viene a creare è ben riassunta dalle
parole di Ralf Harslem che sostiene:
Es entbehrt nicht einer gewissen Ironie, dass Tony, die zeitlebens seitens der
Familie die „Führung“ bedurfte, am Ende, als sich die Familie in ihrem
Fortbestand quasi aufgelöst hat, zum Haupt einer „Schattenfamilie“ wird296.
Troviamo dunque una Tony intenta a ripercorrere le tappe della sua vita scorgendo
all’orizzonte un futuro sempre più grigio, ma nonostante tutto, invita coloro che sono
rimaste ad andare a trovarla, a leggere le carte di famiglia che prende con sé, perché in
nessun altro posto lei può star bene se non nella sua città. Arriva però a mettere in dubbio
la fede in un Dio che guida il destino degli uomini e ne garantisce la vita dopo la morte,
una convinzione che finora era fuori discussione.
»Hanno, kleiner Hanno«, fuhr Frau Permaneder fort, und die Tränen
flossen über die flaumige, matte Haut ihrer Wangen … »Tom, Vater,
Großvater und die anderen alle! Wo sind sie hin? Man sieht sie nicht
mehr. Ach, es ist so hart und traurig!«
»Es gibt ein Wiedersehen«, sagte Friederike Buddenbrook, wobei sie
die Hände fest im Schoße zusammenlegte, die Augen niederschlug
und mit ihrer Nase in die Luft stach.
»Ja, so sagt man … Ach, es gibt Stunden, Friederike, wo es kein
Trost ist, Gott strafe mich, wo man irre wird an der Gerechtigkeit, an
der Güte … an allem. Das Leben, wißt ihr, zerbricht so manches in
296
Harslem, Thomas Mann und Theodor Fontane. Untersuchungen über den Einfluß Theodor
Fontanes aud das erzählerische Frühwerk von Thomas Mann, op. cit. p. 47, p.188.
148
uns, es läßt so manchen Glauben zuschanden werden … Ein
Wiedersehen … Wenn es so wäre…«297.
L’ultima parola, però, non spetta a lei, ma a Sesemi Weichbrodt che con convinzione
esclama „Es ist so!”298. „Was ist das?” – “Es ist so!” sono dunque la domanda e la
risposta che incorniciano il romanzo.
L’immagine finale che l’autore affida al suo lettore tramite la risposta dell’insegnante di
collegio è un’immagine di speranza che predomina su discorsi velati di tristezza, sul nero
dei vestiti delle otto donne, protagoniste della scena finale del romanzo, che ripercorrono
le tappe e gli ultimi avvenimenti che hanno colpito la famiglia.
E’ singolare che Thomas Mann scelga di concludere il romanzo che rappresenta l’anima
borghese e mercantile, dove la presenza della figura femminile è solitamente marginale,
proprio affidando le ultime parole alle donne, riunitesi per dire addio a Gerda Arnoldsen,
in procinto di lasciare la città e di ritornare ad Amsterdam: la vecchia signorina
Weichbrodt, Gerda Buddenbrook, la signora Permaneder, sua figlia Erika, la povera
Klothilde e le tre sorelle Buddenbrook della Breite Straße. Viola Roggenkampf legge
quindi la presenza femminile a conclusione del romanzo come una vittoria del femminile
sul maschile: „Das weibliche hat überlebt, zäh und vital”299.
Nell’inserire Tony all’interno dei diversi livelli della decadenza si nota che anch’essa
soffre di disturbi fisici, come i frequenti dolori allo stomaco, l’anemia, gli attacchi
febbrili, ma che sembrano lasciare poca traccia nell’aspetto esteriore che si mantiene
giovane. Questo non deve indurre a pensare che lei sia risparmiata dal Verfall. Se più di
tutti sembra non avvertire i segni del tempo sul suo fisico, più di tutti subisce i colpi del
destino. Tuttavia, anche se la sorte sembra accanirsi contro di lei, non arriva a percepire
questi avvenimenti come segni della decadenza, pienamente dichiarata solo da Thomas.
297
GkFA Bd. 1.1, p.836.
298
GkFA Bd. 1.1, p.837.
299
Viola Roggenkampf, „Tom, ich bin eine Gans“. Tony Buddenbrook – die Entwertung
vitaler Weiblichkeit, in Ortrud Gutjahr (a cura di) Buddenbrooks: von und nach Thomas
Mann in Generation und Geld in John von Düffels Bühnenfassung und Stephan Kimmigs
Inszenierung am Thalia Theater Hamburg, Würzburg, Königshausen und Neumann 2006,
pp. 115-129, p. 113.
149
Ciò che avviene la colpisce solo nella superficie della sua vita emozionale continuamente
esternata: „Sie kann lieben, und sie spricht300“, osserva Hans Wysling.
E’ lei a voler festeggiare a tutti i costi il centenario, ad opporsi alla vendita della casa
paterna prima e di quella del fratello poi; prova profondo rammarico per il fatto che il
fratello abbia ignorato il figlio e unico erede e non abbia voluto mantenere in vita la ditta
per lui. Una tale scelta, peraltro non condivisa, significa la definitiva rinuncia all’insegna
della ditta. E’ sempre lei a opporsi alla decisione di Gerda di lasciare la città per fare
ritorno ad Amsterdam, perché convinta che se la moglie del senatore avesse conservato
una posizione in società e avesse lasciato sul posto il suo patrimonio, il nome della
famiglia avrebbe mantenuto ancora un po’ di prestigio.
Lei quindi ha vissuto più di altri e ha dovuto superare diverse difficoltà. Le situazioni
sono mutate, si sono capovolte, ma lei rimane sempre la stessa, pronta a portare avanti il
suo ruolo, convinta che tutti debbano portarle rispetto:
[…] Dieses glückliche Geschöpf hatte, solange sie auf Erden wandelte, nichts, nicht
das geringste hinunterzuschlucken und stumm zu verwinden gebraucht. Auf keine
Schmeichelei und keine Beleidigung, die ihr das Leben gesagt, hatte sie
geschwiegen. Alles, jedes Glück und jeden Kummer, hatte sie in einer Flut von
banalen und kindisch wichtigen Worten, die ihrem Mitteilungsbedürfnis vollkommen
genügten, wieder von sich gegeben. Ihr Magen war nicht ganz gesund, aber ihr Herz
war leicht und frei – sie wußte selbst nicht, wie sehr. Nichts Unausgesprochenes
zehrte an ihr; kein stummes Erlebnis belastete sie. Und darum hatte sie auch gar
nichts an ihrer Vergangenheit zu tragen. Sie wußte, daß sie bewegte und arge
Schicksale gehabt, aber all das hatte ihr keinerlei Schwere und Müdigkeit
hinterlassen, und im Grunde glaubte sie gar nicht daran […]301.
Quindi Tony sembra ostacolare la fine della tradizione commerciale dei Buddenbrook.
E’ opportuno giunti a questo punto rivalutare il suo essere costante e notare come ci sia
una contraddizione tra le parole e i fatti. Si è visto in numerose occasioni che a parole
Tony è, tra i figli del console, colei che meglio di tutti ha saputo incarnare i valori della
famiglia Buddenbrook, andando a mettersi in gioco anche in questioni che poco la
300
Hans Wysling, Ausgewählte Aufsätze 1963-1995, Thomas Sprecher / Cornelia Bernini (a cura
di), Frankfurt am Main, Klostermann 1996, p.202.
301
GkFA, Bd. 1.1, p. 739.
150
riguardavano come gli affari. Nei fatti, però, ha avuto un ruolo chiave nell’accelerare il
declino e a compromettere non solo il nome Buddenbrook, ma la solidità dell’azienda,
andando contro involontariamente a quanto detto. Il naufragio nella sua vita è causato,
principalmente, dalle scelte sbagliate dei matrimoni, perché la sua ossessione di
concludere un matrimonio vantaggioso per accrescere l’onore e il prestigio della ditta e
della famiglia porterà a un esito opposto, si veda il fallimento dei due matrimoni e di
quello della figlia. A tale proposito Tillmann nota come l’accrescimento del prestigio
della famiglia sia per la ragazza dapprima un desiderio, tramutato poi in dovere e
lavoro302. Dai suoi errori, però, non riesce a imparare.
Inoltre, ripercorrendo le vicende amorose di Tony si è visto che si tratta di matrimoni
privi di amore. Tuttavia ben diverso è il suo ruolo nello scegliere di compiere un tale
passo. Si potrebbe dividere infatti la sua vita in due fasi: la prima comprende la sua
adolescenza fino alle vacanze estive a Travemünde, quando seppur attaccata ai valori
della famiglia sembrava con Morten dare avvio a un ciclo diverso; la seconda va dal
ritorno a casa dalla vacanza fino al termine della sua vita, nella continua adesione ostinata
al consolidamento del prestigio della famiglia e nella partecipazione emotiva in prima
linea a qualsiasi avvenimento, facendo delle scelte indirizzate solamente alla felicità
comune.
Ne consegue che anche la sua partecipazione alle colpe del fallimento complessivo muta.
Fino al viaggio di ritorno a Travemünde incarna il ritratto di una “vittima” sacrificale
all’altare matrimoniale, perché siamo a conoscenza della sofferenza e dell’enorme
rinuncia e perché viene continuamente e ossessivamente sottoposta a forti pressioni; ma
quella firma in data 22 settembre 1845 nel diario di famiglia, che da sola scrive, la
condanna a essere una delle cause, considerati gli sviluppi successivi di quella scelta,
della decadenza del buon nome dei Buddenbrook. Non si può però non considerare che la
sua scelta è la scelta di una ragazza di diciotto anni attaccata alla famiglia che ama e che
non tradirebbe mai, che si trova di fronte a una serrata opposizione del padre. Quindi la
sua posizione di inferiorità la costringe ad accettare, perché sa che così facendo tutti
saranno contenti. Dopotutto si è visto che il momento più felice della sua vita è quello con
Morten, e lo vive proprio quando accantona il suo eccessivo amore e interesse per la
famiglia Buddenbrook. La sua colpa in questa faccenda è quella di essersi arresa subito,
302
Tillmann, Das Frauenbild bei Thomas Mann. Der Wille zum strengen Glück. Frauenfiguren
im Werk Thomas Manns, op. cit. p. 147, p. 244.
151
di non aver cercato un dialogo, di non aver spiegato al padre dopo la lettera del signor
Grünlich che non voleva sposarlo, ma voleva aspettare di sposare un’altro commerciante,
come da sempre aveva detto. Invece preferisce ribellarsi in silenzio. E’ chiaro che a
Travemünde cambiano le cose e il padre, vedendo che il matrimonio con un
commerciante è in serio rischio, riserva alla figlia parole dure difficile da dimenticare.
Non avendo più Morten, il prescelto, a casa sua, ma stando con i familiari e avvertendo
un senso di importanza, non ha altra scelta.
Seppur la vera perdita per la ditta sia avvenuta con il primo matrimonio, non si può
incolpare Tony dell’accaduto, come lei stessa confessa al fratello: „[…] daß es mir immer
schwer auf dem Herzen liegt, unseren Namen, wenn auch ohne eigene Schuld, so befleckt
zu haben […]”303 e si trova al confine tra vittima e responsabile involontaria. Il fallimento
del secondo matrimonio, invece, è una sua responsabilità. La sua colpa è soprattutto
quella di aver sposato il signor Permaneder, troppo diverso per provenienza geografica,
comportamenti e credi. Un fallimento di cui è consapevole, lasciando Monaco.
Il suo essere donna non le impedisce, dunque, di nuocere al nome Buddenbrook. Alla fine
Tony con i suoi due matrimoni e quello della figlia ha investito in malo modo la sua dote
provocando un indebolimento del patrimonio della ditta e della famiglia. Una tale
riflessione porta a concludere che nei fatti non è riuscita a perpetrare il suo ruolo e quindi
ha messo del suo nel sferrare dei duri colpi alla famiglia, come si legge nel romanzo per
sua ammissione:
Alles ist fehlgeschlagen und hat sich zum Unglück gewandt, was ich unternommen
habe … Und ich habe so gute Absichten gehabt, Gott weiß es!… Ich habe immer so
innig gewünscht, es zu etwas zu bringen im Leben und ein bißchen Ehre einzulegen
… Nun bricht auch dies zusammen. So muß es enden … Das Letzte...304.
Si tratta di una dichiarazione sincera di fallimento. Strana beffa del destino, proprio lei
che gli scherzi era abituata a farli e non a subirli. Proprio questa confessione, però, fa sì
che Tony non possa essere additata come artefice del declino della famiglia, perché tutto
quello che ha fatto l’ha fatto in fin di bene, rinunciando anche alla felicità individuale per
l’amore profondo verso i propri cari. Mai e poi mai Tony avrebbe fatto qualcosa che
303
GkFA Bd. 1.1, p.330.
304
GkFA Bd. 1.1, p.609.
152
minasse il suo ideale e che andasse contro la sua famiglia, spinta da un amore
eccessivamente cieco che non l’ha fatta mai fermare nella sua continua lotta per portare il
nome Buddenbrook sempre più in alto e sempre più da sola.
Diametralmente opposta è invece la posizione assunta da Crescenzi nel trattare la
responsabilità di Tony nel processo di decadenza. Riprendendo la definizione di
Nietzsche sostiene infatti che è proprio lei a rappresentare l’immagine del nichilista attivo
per eccellenza. E’ proprio nella figura e nell’agire di Tony, scrive Crescenzi, che “il lato
distruttivo del nichilista attivo rivela il suo volto più serio; assai più serio di quanto si sia
mai voluto ritenere”305. Lei che è ubbidiente alla volontà paterna e alla tradizione
familiare, disposta anche a rinunciare all’amore per Morten, diventa per lo studioso “forte
negatrice di quegli stessi valori e di quello stesso passato che conosce tanto bene e nel cui
solco sembra voler condurre la sua esistenza”306. Sottolinea inoltre che il suo richiamare il
passato non assume per lei lo stesso valore del padre, ma la trasforma in
ferrea vestale della memoria perché in tal modo può portare alla luce anche
l’elemento mortifero annidato nella pia devozione ai valori del ricordo e mettere in
atto una strategia coerente che rivela l’insensatezza e l’insostenibilità dei valori e dei
princìpi in base ai quali l’esistenza dei Buddenbrook si perpetua attraverso le
generazioni307.
Il critico interpreta allora il ruolo centrale di Tony nella narrazione e la sua fitta presenza
nel romanzo come segnale indicatore della sua piena consapevolezza dell’inesorabile fine
che minaccia la famiglia, e sostiene che Tony “è in fondo convinta che tale fine vada
affrettata piuttosto che procrastinata”308. Ne deriva che la sua partecipazione al processo
di decadenza è totale e assoluta. I fallimenti derivanti dalle scelte fatte in occasione dei
matrimoni e dell’affare proposto al fratello vengono interpretati come volontari e non più
casuali. Crescenzi prosegue nel suo ragionamento instaurando un parallelismo tra i fratelli
della terza generazione. Thomas e Clara sono l’immagine del nichilista attivo, Christian è
invece il corrispettivo di Tony309.
305
Mann, Romanzi. 1.I Buddenbrook; Altezza reale, op. cit. p. 55, p. 28.
306
ibid., p. 29
307
ibid.
308
ibid.
309
ibid., p. 28
153
Non si può negare, però, che la costanza che Tony dimostra per tutta la vita diviene
proprio quell’elemento che le impedisce di guardare la realtà dei fatti e di staccarsi dal
passato e diviene per Katrin Max il più chiaro sintomo della decadenza di Tony310.
Lei, in altre parole, pretende col suo modo sempre uguale di agire e di adattarsi a tutte le
situazioni, di riproporre il passato della sua famiglia. Vive il presente e si proietta al
futuro rimanendo legata al passato, ma il fine che deve perseguire rimane lo stesso e
trattandosi di una giusta causa è convinta che tutto debba andare per il meglio, se non al
primo colpo, al secondo. Perciò Tony non si considera la causa del declino della famiglia.
Se i matrimoni sono falliti è perché i mariti non erano degni e non si sono dimostrati
all’altezza di sposare una Buddenbrook, non certo per colpa sua.
Nel suo destino la sua storia rispecchia quindi i vari tasselli della decadenza familiare.
Rimane il fatto che a dispetto delle rinunce, delle umiliazioni e delle prevaricazioni
subite, lesive della sua persona, ma non della sua personalità, la sua identificazione con il
nome e la ditta Buddenbrook è integrale:
[… ] Frau Antonie war gewillt, den Kopf hoch zu tragen, solange sie über der Erde
weilte und Menschen auf sie blickten. Ihr Großvater war vierspännig über Land
gefahren...311.
I puntini sospensivi sono eloquenti: una Tony salda ai suoi principi, memore delle parole
del padre, ma anche ingenua e inconsapevole, che si identifica con qualcosa che non c’è
più, come se il mondo a cui fa riferimento esistesse solamente nella sua immaginazione:
la realtà si trasforma in una sorte di mito, che è tale solo per lei.
Per tutta la vita ha vissuto nel culto, prima del padre, poi del fratello Thomas, infine del
piccolo Hanno, vale a dire di tutti i capofamiglia-titolari della ditta effettivi o potenziali.
Proprio per questo si può affermare che l’unico credo è il culto della famiglia, nella quale
si identifica e si annulla.
Tony sembra in tutto e per tutto un’attrice che segue un copione scritto unicamente per
lei. Il labbro tremante, la testa in alto e buttata all’indietro, il suo definirsi sciocca e oca
310
Max, iedergangsdiagnostik. Zur Funktion von Krankheitsmotiven in „Buddenbrooks“, op.
cit. p. 145, p.256.
311
GkFA Bd. 1.1, p. 833.
154
per ben tredici volte312, il suo aderire ai valori della famiglia e il continuo affannarsi per il
prestigio, la sua emozionalità: sono queste le principali caratteristiche del personaggio
Antonie Buddenbrook che la rendono un’attrice di una “commedia lacrimevole”313, come
lei stessa definisce la situazione familiare.
E’ attraverso la prospettiva femminile, dunque, che il presente elaborato ha cercato di
indagare la storia dei Buddenbrook seguendo le tappe dello sviluppo di Tony da ragazza a
moglie a madre e cercando di analizzare come Tony si inserisce nella realtà borghese
della Germania del diciannovesimo secolo.
Tra i numerosi personaggi femminili creati da Thomas Mann, Tony si differenzia per il
suo ruolo tutt’altro che secondario rispetto alla controparte maschile. Proprio per questo
la sua storia apre interrogativi sui valori borghesi di cui si fa portatrice. Narrando le
vicende matrimoniali e fornendo l’immagine di una Kindfrau Thomas Mann si inserisce
quindi nel dibattito sull’identità femminile e la conseguente emancipazione che attraversa
la cultura europea alla fine dell’Ottocento e in modo particolare sulla crescente
consapevolezza del diritto delle figlie borghesi di una scelta d’amore personale e sentita.
Buddenbrooks si conferma un romanzo dalla modernità senza tempo, che continua a
suscitare interesse e offrire stimoli per molteplici letture; un interesse che inevitabilmente
si estende alla figura femminile principale Antonie Buddenbrook che incarna l’essenza
della famiglia. Proprio per l’accurato ritratto psicologico descritto abilmente da Thomas
Mann e per il modo di affronatare la sua storia personale Tony è stata considerata „eine
der genialsten Romanfiguren unserer modernen Literatur”314.
312
Nel corso del romanzo Tony continua a definirsi un’oca dicendo che ha vissuto la vita e ha
dovuto superare tante difficoltà. Puntualmente, quando è chiamata a dire la sua, dice di non
essere più sciocca come era una volta. Ma si è visto che le situazioni cambiano e lei ricade negli
stessi errori senza riflettere sul perché a lei capitano i colpi più duri del destino. La prima volta
che si definisce tale è in compagnia di Morten all’età di diciotto anni; l’ultima volta proponendo
l’affare a Pöppenrade a Thomas, dopo il fallimento dei due matrimoni.
313
314
GkFA Bd.1.1, p. 661.
Alexander Pache, Thomas Manns epische Technik in »Mitteilungen der literahistorischen
Gesellschaft», 2, Bonn, 1907.
155
156
ZUSAMMEFASSUG
Wenn vom „großen Sohn“ der Stadt Lübeck gesprochen wird, meint man Thomas Mann,
der für seinen ersten Roman Buddenbrooks. Verfall einer Familie, einen Lübecker
Bürgerroman, den er mit nur zweiundzwanzig Jahren zu schreiben begann, im November
1929 den Nobelpreis bekam. Es handelt sich um ein Werk der Weltliteratur, das der Autor
nach drei Jahren Arbeit an den Verleger Samuel Fischer „ohne viel Hoffnung, ohne viel
Verzweiflung”315 schickte. Obwohl Fischer glaubte, dass es nicht zu viele Menschen gab,
die einen Roman solchen Umfangs lesen würden, wurde der Roman ein internationaler
Erfolg und ist noch heute ,,einer der meist gelesenen und bekanntesten Romane der
neueren deutschen Literatur“316. Weltweit zählt Buddenbrooks mit über zehn Millionen
Exemplaren zu den bestverkauften deutschen Büchern aller Zeiten, ein Buch, das bis
heute in rund vierzig Sprachen übersetzt wurde. Der Autor selbst kommentierte seinen
Erfolg 1950:
Denn wahrscheinlich sind und bleiben Buddenbrooks ‚mein‘ Buch, das mir
aufgetragene und künstlerisch einzig wirklich glückliche, das immer gelesen werden
wird317.
Der Autor schildert in seinem weltberühmten Roman die Geschichte der Familie
Buddenbrook, eine Geschichte von Reichtum und Erfolg, aber auch von Verzicht und
Dekadenz einer reichen kaufmännischen Familie über vier Generationen durch fast
vierzig Jahre (von 1835 bis 1877). Obwohl die Stadt Lübeck nie genannt wird, war die
Mehrheit der Lübecker mit dem Werk nicht zufrieden, weil sie sich durch die
humoristischen Schilderungen des Mitbürgers verspottet fühlten. Da Thomas Mann nicht
nur seine eigene Familie, sondern auch Bürger weiterer Lübecker Familien beschreibt,
glaubten
bedeutende
Personen
der
Hansestadt,
sich
in
den
Romanfiguren
wiederzuerkennen. Deswegen kursierten zu jener Zeit mehrere Schlüssellisten.
315
Mann, Ein achwort zu Buddenbrooks, 1905, a. a. O. S.9, S. 28-50.
316
Müller, Thomas Mann Buddenbrooks 3, a. a. O. S.53, S. 7.
317
Thomas Mann an Ferdinand Lion, Pacific Palisades, 27. Dezember 1950 in Hans Wysling/
Marianne Fischer (Hg.), Dichter über ihre Dichtungen, Thomas Mann, Teil III: 1944-1955, a. a.
O. S.4, S.260.
157
Zweifellos sind in Buddenbrooks viele autobiographische Elemente enthalten: Personen,
Orte und Erfahrungen, die der Autor kannte. Er hat nie verheimlicht, dass er „die
Geschichte [s]einer eigenen Familie; als Milieu: [s]eine Heimatstadt“318 benutzt hat.
In dieser Arbeit wird besonders die Beschreibung der Figur Antonie Buddenbrook,
genannt Tony, diskutiert. Wie andere Figuren im Roman hat sie auch ein reales Vorbild:
Thomas Manns Tante Elisabeth Amalie Hyppolita Mann, geschiedene Elfeld,
geschiedene Haag, die ältere Schwester seines Vaters Thomas Johann Heinrich Mann,
deren Lebensgeschichte von der Schwester Julia Mann in einem achtundzwanzig
Seiten langen Brief übersandt wurde. Da der Schwester dessen bewusst war, dass der
Roman ein Skandal werden könnte, bat sie den Bruder um Diskretion und Vorsicht. Er
aber ignorierte die Bitte der Schwester. Sie behielt mit ihrer Vermutung über die
Reaktionen der Familie Recht: „Ein trauriger Vogel, der sein eigenes Nest
beschmutzt”319, ereiferte sich Friedrich Mann, der das Vorbild für den Neurotiker
Christian Buddenbrook war; Tante Elisabeth meinte dass, sie „solch eine dumme
Gans”320 wie ihre Nachbildung Tony Buddenbrook nicht war. Aber in Wirklichkeit fand
sie Gefallen an der Figur und ließ sich mit Stolz „Tante Tony“ nennen. Um Verständnis
für das Schicksal Tonys zu haben, ist es hilfreich, die Geschichte ihres Vorbildes zu
kennen. Wenn man die beiden Geschichten vergleicht, überrascht es, dass Thomas Mann
manche charakterlichen Eigenschaften sogar wörtlich übernommen hat. Deshalb werden
in dieser Arbeit die Lebensläufe beider gegenübergestellt, um zu erfahren, wie Thomas
Mann Realität in Fiktion umsetzt. Aus diesem Grund werden bekannte und neue
Einzelheiten aus dem Leben Elisabeth Manns öffentlich gemacht, wie zum Beispiel das
Verhältnis mit Esslingen am Neckar, das Karsten Blöcker untersucht hat321. Durch die
Lektüre und mit der Beschäftigung der Figur der Tante Elisabeth erfährt der Leser, dass
die Hauptfigur dieser Arbeit sehr „stürmisch“ ist.
318
Mendelssohn, Der Zauberer. Das Leben des Schriftstellers Thomas Mann. Erster Teil 1875–
1918, a. a. O. S. 14, S.393.
319
Matthes, Friedrich Mann, oder, Christian Buddenbrook: eine Annäherung, a. a. O.
S.22, S.56.
320
Wilpert, Die Rezeptionsgeschichte, a. a. O. S. 20, S. 322.
321
Blöcker, Tony Buddenbrook in Esslingen am eckar: „Ach, es ist so hart und traurig!“, a. a.
O. S.5, S.4.
158
Tony Buddenbrook ist die einzige Figur des Romans, die von Anfang bis Ende der
Romanhandlung präsent ist. Der Leser nimmt Teil an ihrer Geschichte und an ihrer
Entwicklung vom kleinen achtjährigen Mädchen zu der fast fünfzig-jährigen, zweimal
geschiedenen Frau, die den Verfall der Familie miterleben muss. Obwohl der Autor
plante, die Figur des kleinen Hanno Buddenbrook zu gestalten, in der sich ein berühmtes
Geschlecht von Kaufleuten selbst auslöscht, beschreibt er danach das Leben von vier
Generationen, das als Vorgeschichte für die Erzählung des kleinen Hanno gilt322. Es ist
genau Tonys Schicksal, nicht das eines Kaufmanns (des Vaters oder des Bruders), das
den Mittelpunkt der Familiengeschichte bis zur Geburt Hannos bildet. Besonders Tonys
Erlebnisse und ihr Schicksal nehmen einen großen Teil des Romans ein und es gibt nur
wenige Kapitel, an denen sie nicht teilhat. Durch ihre Geschichte, in der sie als zentrale
Figur des Romans auftritt, kann der Leser die Realität der Familie -einer bürgerlichen
Familie- entdecken: Heiratspolitik, Ehre, Todesfälle, Reichtum, Kaufmannsmoral,
Verzicht.
Die Familie war die zentrale Institution der bürgerlichen Gesellschaft in der damaligen
Zeitepoche und ist damit vor allem bei den Buddenbrooks sehr wichtig. Aus diesem
Grund, bevor der Blick auf die Figur Tonys gerichtet wird, werden die Merkmale der
bürgerlichen Familie im 19. Jahrhundert dargestellt, besonders die Ehe und die Rolle der
Frauen innerhalb des Familienlebens, da Tony Buddenbrook ein Mitglied einer
bürgerlichen Familie ist. Innerhalb der Familie und Heiratspolitik gibt Mann damit ein
genaues Bild des familiären bürgerlichen Lebens. Auch der Begriff der Liebe wird
innerhalb dieses Gewebes benannt. Hillmann bezeichnet den Liebesbegriff zunächst
allgemein als
die Fähigkeit des Menschen, in Verbindung mit Sympathie und Zuneigung intensive
gefühlsmäßige, persönliche und positiv empfundene Beziehungen zu einem anderen
Menschen entwickeln zu können323.
In Wirklichkeit gab es im Laufe der Geschichte eine Revolution der Liebe, die zu einer
Veränderung der Ehe und des Heiratsverhaltens führte. Das Wort „Heirat“ kommt aus
322
Mann, Rede und Antwort. Über eigene Werke, Huldigungen und Kränze: Über Freunde,
Weggefährten und Zeitgenossen, a. a. O. S.12, S.10.
323
Hillmann (Hg.), Wörterbuch der Soziologie, a. a. O. S.41.
159
dem germanischen „Hîwa“ und bedeutet Hausgemeinschaft. Die „Ehe“ stammt vom
Mittelhochdeutschen „ewe“ oder „ewa“ ab, dem „Gesetz“. Demnach wird die Ehe also als
Gemeinschaft mit bestimmten Regeln und Gesetzen angesehen. Vor allem zwei Pole sind
die Topologie einer Ehe, die sowohl die Partnerwahl als auch die eheliche Beziehung
prägen: die Vernunftheirat und die Liebesheirat.
Das Ideal der bürgerlichen Liebe ist die „vernünftige“ Liebe, in der ökonomische Gründe,
wirtschaftliche Interessen und Existenzsicherung im Vordergrund stehen. Die Motivation,
eine Ehe einzugehen, hat das Ziel, den Besitz zu erhalten und Privilegien zu bekommen.
Im Gegensatz zum Sohn befindet sich die Tochter einer Familie nicht nur in psychischer
sondern auch in materieller Abhängigkeit von ihrem Vater, da ihr die Möglichkeit, einen
Beruf auszuüben, nicht immer gegeben ist. Es war zu jener Zeit nicht ungewöhnlich, dass
eine Frau einen ungeliebten Mann ehelichen sollte; es gab keine Wahl im eigentlichen
Sinne; ohne Bewilligung des Vaters durfte eine Tochter damals normalerweise nicht
heiraten. Eine standesgemäße und vorteilhafte Ehe und eine ,,gute Partie“ zu machen war
das Ziel, wenn man zu heiraten beabsichtigte, um das Ansehen der Familie zu fördern und
ihren Rang zu bekräftigen. Auch der Sohn sollte eine sorgfältige Wahl treffen, da die
zukünfte Frau bzw. Schwiegertocher mit ihrer Mitgift oder mit einem späteren Erbe das
Familienvermögen stärken sollte.
Im 20. Jahrhundert stehen diesem Familienideal genau entgegengesetzte Motivationen
gegenüber: die Basis und Ausrichtung einer Ehe ist die Liebe und es entwickelt sich eine
Individualisierung der Partnerwahl.
In einem nächsten Schritt soll betrachtet werden, welche Rolle die Frau nach der Heirat
innerhalb der neuen Familie hat. Das gesellschaftliche Bild der Frau erlebt vom 17. bis
ins 19. Jahrhundert einen fundamentalen Wandel, im Zuge dessen eine Frau aus der
öffentlichen Gesellschaft gänzlich verbannt wird. Es handelt sich um unterschiedliche
und starr definiert Rollenmodelle. Auf der einen Seite repräsentiert der Mann die Familie
nach außen und der Haushalt wird patriarchalisch geführt; auf der anderen Seite ist die
Frau verantwortlich für die Organisation des Haushalts und die Kindererziehung. Beide
haben Teil an der Haushaltsorganisation, wobei die Rolle des Mannes vor allem mit
„Produktion“ und die Rolle der Frau mit „Reproduktion“ benannt werden kann. Die
beiden Rollen können demnach so zusammengefasst werden:
Das Weib hat die Bestimmung der Mutterschaft, der Ernährung [...], der Pflege und
Behütung des Kindes, der Sorge für dessen gesunde, körperliche Entwicklung und
160
für die Erziehung der geistigen und sittlichen Anlagen. [...] Der Mann hat andere
Ziele und Pflichten, deshalb auch andere Anlagen; des Weibes Leben ist die Familie,
des Mannes Leben ist die Welt.324
Für den klassischen bürgerlichen Mann traten nun Attribute wie Macht, Intelligenz,
Tüchtigkeit, Unternehmergeist in den Vordergrund, und der klassichen Rolle der Frau
wurden Eigenschaften wie Nächstenliebe, Liebenswürdigkeit, Dankbarkeit, und Treue
zugeordnet. Ein Mann ist bestimmt von Rationalität und Objektivität, eine Frau von
Emotionalität und Subjektivität.
Nach einem Überblick über die Mann-Frau-Beziehung und die Veränderung innerhalb
der Ehe, stellt sich die Frage, inwiefern Tony Buddenbrook ein typisches Frauenbildnis
der deutschen Spätbürgerlichkeit darstellt.
Da ihre Liebesverhältnisse diejenige anderer weiblicher Figuren der Literatur ins
Gedächtnis rufen, spricht man auch über „Tony Buddenbrooks literarische Schwestern“.
Aus diesem Grund folgt ein Vergleich mit Theodor Fontanes Effi Briest, Gustave
Flauberts Madame Bovary und Lev Tolstojs Anna Karenina, die exemplarisch als
literarische Vorgängerin herangezogen werden. Es ist vor allem die deutsche Figur, die
oft als Vorbild benutzt wird und Thomas Mann hat nie verhehlt, von Theodor Fontane
beeinflusst worden zu sein325, in dessen Romanen viele Frauenschicksale vorgestellt
werden.
In Wirklichkeit weicht die Gestalt Tonys in der Tradition weiblicher Romanfiguren des
19. Jahrhunderts ab, weil sie ein Bewusstsein zeigt, das bei anderen Figuren nicht
anwesend war: sie akzeptiert ihr Schicksal und sie lebt mit Stolz ihr Leben als Mitglied
der Familie Buddenbrook. Es ist deutlich, dass bei ihr die Grenze zwischen Opfer und
Täter schmal geworden ist.
324
Hermann Klencke, Die Mutter als Erzieherin ihrer Töchter und Söhne zur physischen und
sittlichen Gesundheit vom ersten Kindesalter bis zur Reife. Ein praktisches Buch für die
deutsche Frau, Leipzig, Kummer 1875.
325
„Ich glaube meine frühen Arbeiten waren mehr von Theodor Fontane beeinflusst […] als von
irgendeinem anderen Schriftsteller“. Zitiert nach: Interview mit der Zeitschrift John O‘ London‘s
Weekly, 17.10.1931, unter dem Titel Thomas Mann at Home In: Ralf Harslem, Thomas Mann
und Theodor Fontane. Untersuchungen über den Einfluss Theodor Fontanes auf das
erzählerische Werk von Thomas Mann, a. a. O. S.47, S. 217.
161
Das bedeutendste Merkmal für die Figur Tonys ist ihr Traditionsbewusstsein und ihr
Pflichtgefühl gegenüber Familie und Firma. Diese Gefühle werden besonders in der
Darstellung ihrer Beziehungen zu Männern deutlich; deshalb wird ihre Liebessehe mit
einer Analyse der Episoden mit Morten Schwarzkopf und ihre Ehen mit Grünlich und
Permaneder sowie die Verbindung ihrer Tochter Erika mit Weinschenk untersucht.
Anhand dieser Episode kann der Leser Überlegungen anstellen, wie die Figur Tonys im
Roman dargestellt wird und wie die Personen in ihrer Umgebung sie wahrnehmen. Der
Leser möchte verstehen, inwiefern die Zugehörigkeit zur Familie ihre Wahl bestimmt und
wie sie ihre Rolle ausübt. Es könnte ein Vergleich dieser Opfer-Täter-Grenze in der
Gegenüberstellung mit der Frau-Mann-Grenze stattfinden. Ist sie als Frau immer Opfer?
Ist jede ihre Wahl durch die bürgerliche Mentalität dominiert oder existiert auch für Tony
ein gewisser Handlungsspielraum?
Wie andere bürgerliche Töchter dieser Zeit geht Tony eine sogenannte Vernunftheirat ein.
Sie bestätigt die Tendenz der Familie. Im Roman selbst existiert ein anderes Buch, das die
vollständige Geschichte der Familie enthält, die die Leser ansonsten nicht kennen
könnten. Beim Lesen dieser Seiten erfährt Tony, und der Leser mit ihr, dass jedes
Mitglied eine Heirat für die Familienpolitik eingegangen ist: die meisten Ehen werden
aufgrund materieller Interessen geschlossen. Der Großvater Johann Buddenbrook liebte
seine erste Gattin, die Tochter eines Bremer Kaufmannes tatsächlich und mit ihr hat er
„L’année la plus heureuse de [sa] vie326“ verbracht; aber seine geliebte Frau starb und er
heiratete Antoinette Duchamps, die Tochter einer reichen und hochangesehenen
Hamburger Familie; der Vater Jean Buddenbrook heiratete auf den Rat seines Vaters hin
die Tochter des reichen Krögers, die durch ihre Mitgift der Firma einen stattlichen Betrag
einbringen konnte; Thomas vergisst das Blumenmädchen Anna und kündigt seine Heirat
mit der Amsterdamer Millionärstochter, Gerda Arnoldsen an, die durch ihre Mitgift
Kapital – das wichtigste im Großbürgertum des 19. Jahrhunderts – in die Familie bringt.
Onkel Gotthold und Christian Buddenbrook, die eine andere Wahl getroffen haben,
werden von der Familie stark kritisiert und zurückgewiesen. Natürlich bietet die
Heiratspolitik der Buddenbrooks, die aus arrangierten Ehen besteht, Stoff für
Diskussionen.
Wie schon gesagt folgt auch Tony dieser Heiratspolitik, jedoch gibt es einen Zeitpunkt in
ihrem Leben, als sie bereit scheint, entgegen der Familientradition zu handeln. Dies
326
GkFA Bd. 1.1, S. 60.
162
geschieht, als sie den Medizinstudenten Morten Schwarzkopf tritt, Sohn eines
Lotsenkommandanten, der die große Liebe ihres Lebens ist. Thomas Mann schreibt in
seinen otizbücher:
[…] Dies alles ist nur deshalb so ausführlich erzählt worden, weil es die einzige, von
ihrer Wiege bis zu ihrem Grabe die einzige wirklich glückselige [korrigiert aus:
„glückliche“] Stunde war, die diesem anmutigen und gutherzigen Geschöpfe von
Gott beschieden wurde327.
Aber aufgrund des Standesunterschiedes darf sie den einzigen Mann, den sie jemals
wirklich geliebt hat, nicht heiraten. Mit ihm sind auch die einzigen Momente, in denen sie
nicht als „Gans“ oder dumm behandelt wird, weil sie und der Leser durch Morten, der in
Göttingen einer Burschenschaft angehört, die politischen Ideen der Freiheit und die
liberalen
Standpunkte
des Bürgertums gegenüber Adel und patrizischem Bürgertum
erfahren kann.
Doch der Vater bestimmt, dass es keinen Raum für ein persönliches Glück im Leben
einer Buddenbrook gibt328. Das bedeutet, dass Tony als Person sekundär gegenüber ihrer
sachlichen Funktion ist. Obwohl sie Morten nie vergessen hat und sie bis zu ihrem
Lebensende immer wieder von ihm spricht, ohne explizit seinen Namen zu nennen,
erscheint er als Figur nie wieder, selbst obwohl er als Arzt für die Familie nützlich sein
könnte. Diese Überlegung führt zu der Folgerung, dass die Figur Morten Schwarzkopfs in
sich nicht vollständig ist, weil weder er zu Tony zurück geht, noch Tony ihn sucht, als
alle ihre, für das Wohlbefinden der Familie gemachten Versuche gescheitert sind.
Schließlich kann Tony dem Druck der Familie nicht standhalten. Obwohl sie sich in
Morten verliebt und mehrere Gründe dafür hat, den Vorschlag abzulehnen, folgt sie den
Wünschen des Vaters und freundet sich mit dem Gedanken an, einen wohlhabenden
Mann zu heiraten und ein Leben in Luxus zu führen. Die Geschwindigkeit jedoch, mit der
Tony auf Morten verzichtet, zeigt wie stark und wie wichtig Familientradition für sie ist.
Sie wusste von Kindheit an, was sie im Leben erwartete – so, wie sie einmal ihren
Kolleginnen im Pensionat von Sesemi Weichbrodt berichtete:
327
GkFA, Bd. 1.2, S. 278-279.
328
„[…] Wir sind, meine liebe Tochter, nicht dafür geboren, was wir mit kurzsichtigen Augen für
unser eigenes, kleines, persönliches Glück halten, denn wir sind nicht lose, unabhängige und für
sich bestehende Einzelwesen, sondern wie Glieder in einer Kette […]“. GkFA Bd. 1.1, S. 160.
163
Ich werde natürlich einen Kaufmann heiraten, […] Er muß recht viel Geld haben,
damit wir uns vornehm einrichten können; das bin ich meiner Familie und der Firma
schuldig, […] Ja, ihr sollt sehn, das werde ich schon machen329.
Sie weiß, was sie ihrem guten Namen schuldig ist. Von klein auf hatte das Repräsentieren
ihrer Familie oberste Priorität für Tony und sie ist sehr stolz darauf, ihrer Familie in
dieser Art und Weise dienen zu dürfen. Jetzt, wo auch der Leser Morten kennt, kann man
über einen völligen Verzicht im Namen der Familie sprechen. Natürlich ist Tony Opfer
der Mentalität ihrer Zeit, der Unterschied jedoch liegt darin, dass sie als Opfer zu
etikettieren zu einfach wäre, da die bürgerlichen Normen von der Tochter verinnerlichtet
werden: diese Mentalität wird ihre Lebensweise, ihre Weltanschauung. Genau deshalb
heiratet sie auf Drängen ihres Vaters den Unternehmer Bendix Grünlich aus Hamburg,
der zuvor längere Zeit um sie geworben hatte, obwohl er für sie „albern“330, und „ein
goldgelber Backenbart“331 ist. Das allseitige Werben um ihr „Jawort“ fühlt sie als Zeichen
der „Wichtigkeit ihrer Person“332. Sein Alter ist nicht wichtig, weil er eine „gute
Partie“333 ist und es liegt kein Problem darin, dass die Tochter ihn nicht liebt: Liebe
zwischen den beiden würde sowieso erst „mit der Zeit“
334
entstehen. Aber trotz einer
Tochter wird diese Liebe nie erblühen und die Ehe wird wegen des schlimmsten
Ereignisses für einen Kaufmann aufgelöst: Bankrott.
Die Episode zwischen Jean und Tony reißt die Grenze zwischen der Beziehung VaterTochter nieder, da der Vater seinen Fehler und seine Schwäche erkennt: die Heirat der
Tochter mit Grünlich hat sich als Betrug erwiesen. Vom Anfang an war der Agent
Grünlich nicht an Tony, sondern an ihrer Mitgift interessiert. Die Erwartungen, die die
Familie in dieser Ehe gesetzt hatte, haben sich nicht erfüllt. Natürlich stellt die
Ehescheidung einen schmerzlichen und harten Schlag für die Familie und einen
spannenden Klatsch in der Stadt dar.
Sie ist sich dessen bewusst, dass sie mit ihrer Rückkehr nach Hause das Ansehen der
Familie geschädigt hat; von nun an ist ihr einziger Gedanke, sich so schnell wie möglich
329
GkFA Bd.1.1, S.97.
330
GkFA Bd.1.1, S.107.
331
GkFA Bd.1.1, S.113.
332
GkFA Bd.1.1, S.117.
333
GkFA Bd.1.1, S. 122.
334
GkFA Bd.1.1, S.113.
164
neu zu verheiraten, um die Schmach der ersten Ehe und die damit verbundene Schande
für die Familie wieder wett zu machen, ihre Verfehlung und ihr Versagen zu korrigieren.
Sie – und nicht der Vater – behauptet, dass sie etwas machen soll, „[um den] Flecken in
unserer Familiengeschichte“335 zu löschen. Aus diesem Grund heiratet sie den Münchner
Hopfenhändler Alois Permaneder, obwohl der Leser weiß, dass sie ihn nicht liebt und
sich für ihn bei ihrer Familie schämt. Aber in diesem Fall ist sie selbst es, die entscheidet
und nicht ihre Familienmitglieder, die sie zwingen. Für den Bruder und die Mutter stellt
Permaneder eine Möglichkeit dar, diese Möglichkeit hat Tony sich selbst gegeben, als sie
mit dem Freund zu Hause bei der Familie sprach. Wie Ida Jungmann ihr sagte, hätte sie
ihn früher wegschicken sollen. Es handelt sich ein weiteres Mal nicht um eine Hochzeit
aus Liebe, sondern wie Tony selbst zugibt: „ist gar nichts Festliches und Freudiges, und
um mein Glück handelt es sich eigentlich gar nicht dabei“336. So beginnt sie ein neues
Leben mit ihrer Tochter Erika in Bayern. Kurz nach der Eheschließung setzt sich
Permaneder mit Tonys Mitgift zur Ruhe. Tony fühlt sich in München – so weit weg von
ihrer geliebten Heimatstadt, wo jeder weiß, wer sie ist – wie eine Fremde, eine
Außenseiterin. Sie fremdelt mit dem bayerischen Dialekt und der Mentalität der Bayern.
Aber traurige Zeiten kommen erst noch, als ihr Baby kurz nach der Geburt stirbt und sie
den betrunkenen Permaneder nachts in flagranti mit der Köchin Babette erwischt. Aus
diesem Grund wird nun auch Tonys zweite Ehe geschieden mit Niederlage und
Demütigung für Tony. Somit kann Tony auch mit dieser Ehe ihrer Familie keinen Vorteil
verschaffen und muss nun damit leben, dass es ihr nicht vergönnt war, ihrer Bestimmung
und Pflicht zu folgen und ihrer Familie durch eine vorteilhafte und vornehme
Vernunftehe Glanz und Würde zu verleihen.
Es wird behauptet, dass sie noch eine „dritte Ehe“ geführt habe, nämlich die ihrer Tochter
Erika mit dem Unternehmer Hugo Weinschenk, die wie in Tradition der Buddenbrooks
statt findet. Obwohl sie dieses Mal nur die Brautmutter ist, ist Tony die „eigentliche
Braut“337. Sie „brach, überwältigt von Vergangenheit, Gegenwart und Zukunft, in lautes
Weinen
aus-
es
war
noch
immer
ihr
unbedenkliches
und
unverhohlenes
Kinderweinen“338, weil alles nach ihrem Willen geschah. Sie hofft, nun endlich einen
335
GkFA Bd.1.1, S. 255.
336
GkFA Bd.1.1, S. 373-374.
337
GkFA Bd.1.1, S. 489.
338
GkFA Bd.1.1, S.490.
165
reichen Haushalt verwalten und ein Leben in Luxus führen zu können. Allerdings jedoch
soll auch diese Ehe nicht von Erfolg gekrönt sein, da Weinschenk schließlich wegen
Veruntreuung zu einer mehrjährigen Haftstrafe verurteilt wird. Noch einmal wiederholt
sich Tonys Geschichte, und wie früher ihr Vater, rät sie diesmal der Tochter zur
Scheidung und auch Erika willigt in die Scheidung ein. Aber anders als die Mutter hat
Erika nicht die Möglichkeit, die Schande der Familie durch eine neue Heirat
auszulöschen, denn Weinschenk setzt sich nach seinem Gefängnisaufenthalt ab.
Mit der Analyse dieser Liebeserfahrungen sollte hier untersucht und verstanden werden,
ob Tony ein Opfer der Umstände ist oder nicht. Ist alles nur Unglück? Um eine mögliche
Antwort geben zu können, wurde hier ihre Position gegenüber den Männern ihres Lebens
geprüft: der Vater, der Bruder und die beiden Ehemänner. Ihre Position im Laufe der
Handlung wechselt: sie steht nicht immer nur in einer untergeordneten Stellung, sondern
auch in einem freieren Verhältnis zur patriarchalischen Autorität. Zu Beginn empfindet
sie für den Vater aufgrund seiner Machtstellung in der Stadt und seiner strengen und
frommen Tüchtigkeit mehr ängstliche Ehrfurcht als Zärtlichkeit, aber durch die Episode
mit Grünlich wechselt die Vater-Tochter Beziehung, da Stolz und Rührung die Tochter
erfüllen, als der Vater sie mit einem vertrauten und ernsten Gespräch über diese Sache
würdigt. Der Vater verdoppelt, wegen seiner Schuld, die Liebe für die Tochter.
Die Liebe, die sie für den Vater empfindet, wird auf den Bruder gerichtet, seine Rolle als
Familienoberhaupt jedoch ist nicht so stark für sie wie diejenige des Vaters. Tony und
Thomas sind nicht völlig abhängig, sondern arbeiten beide für das Prestige der Familie
zusammen: sie treibt Thomas zur Kandidatur als Senator, sie spornt ihn an zum Bauen
eines repräsentablen Haus, sie entscheidet, ein zweites Mal zu heiraten, sie unterbreitet
ihm den Vorschlag, die Pöppenrader Ernte auf dem Halm zu kaufen, sie setzt sich dem
Verkauf des Hauses entgegen. Manchmal gibt es fast eine Gleichheit, eine
Ebenbürtigkeit, manchmal ist Tony sogar stärker in den Werten der Familie verwurzelt.
Gegenüber den Ehemännern zeigt Tony Anspruch auf Vornehmheit und luxuriöses
Leben, und das Interesse, in der Gesellschaft hervorzuragen. Ohne Angst zu haben,
streitet sie mit ihren Männern: aber bei Grünlich ist sie noch zu jung und kann von dem
Vater unterstützt werden; bei Permaneder ist sie nicht mehr „eine Gans“, ihre Figur
überwindet die flache Figur des Mannes und sie geht zurück nach Lübeck.
Ein weiterer Schritt der hier vorliegenden Arbeit ist die Analyse des Verfallprozesses der
Familie. Die Geschichte der Familie, für welche Tony immer gekämpft hat, zumindest in
ihrem Bereich als Frau auf der Suche nach einem wohlsituierten Ehemann, ist eine
166
Verfallgeschichte. So muss mit einer Analyse der wichtigsten Aspekte ihres Lebens
automatisch der Verfall der Familie besprochen werden. Die Hinweise auf den
bevorstehenden Verfall der Familie, der sich auf mehreren Ebenen vollzieht, sind
zahlreich.
Der Verfall spielt im Roman eine große Rolle; dieses Wort findet sich bereits im
Untertitel des Romans, der anfangs Abwärts heißen sollte. Es gibt viele Episoden und
Details, die Anzeichen für den Prozess des Verfalls sind. Es handelt sich um eine
familiäre, wirtschaftliche, gesundheitliche und psychologische Dekadenz: die Geschichte
einer bürgerlichen Familie, die nicht mit Glanz und Erfolg endet, sondern mit ihrem
Verfall.
Der Autor hat die Begriffe Décadence und Degeneration von Bourget und Nietzsche
übernommen. Es findet ein Wachstum der Vergeistigung statt, die durch eine wachsende
Beschäftigung mit geistigen Dingen festzustellen ist, eine finanzielle Schwächung der
Firma Buddenbrook und ein Abfall der körperlichen Vitalität. Krankheiten besitzen nicht
nur einen biologischen, individuell psychologischen und kulturgeschichtlichen, sondern
ebenfalls einen familiengeschichtlichen Sinn. Auf psychischer Ebene lässt sich von
Generation zu Generation eine Zunahme an Selbstreflexivität erkennen und es gibt
schlussendlich einen Zusammenbruch des Lebenswillens. Thomas Mann wollte lediglich
das „Leiden und Zerbrechen eines sensiblen Helden am Leben in seiner höhnischen Härte
und Gewöhnlichkeit“339 darstellen. Zweifellos zeigen Männer in ihren Körpern mehrere
schwache Zeichen als Frauen.
Nach der Beobachtung der Zeichen der Dekadenz bei den Mitgliedern der Familie wird
die Aufmerksamkeit auf Tony gerichtet. Zum Abschluss soll die Frage beantwortet
werden, welche Rolle ihr in dem Verfallprozess zugeteilt wird.
Tony unterscheidet sich in ihrer Position nicht nur von den Männern des Romans sondern
auch von den anderen Frauen. Sie ist die vitalste Figur der jüngeren Generation und
obwohl sie häufig an Bauchschmerzen leidet und ein Nervenleiden hat, hat sie sich in den
Jahren nicht sehr stark verändert.
Ein Merkmal, das immer hervorsticht, ist ihre Konstanz. Der Leser ist angehalten zu
glauben, dass ihre Kennzeichnung als „Gans“, als dumm und dickköpfig, ihr Geheimnis
ist, um die Dekadenz zu überwinden. In Wahrheit hat keine andere Figur im Roman so
viele Schicksalsschläge zu bewältigen wie sie. Laut Keller:
339
Müller, Thomas Mann Buddenbrooks, a. a. O. S.53, S.11.
167
Bestimmend für ihr Schicksal ist ihr Familiensinn, das die oberste Priorität für sie
hat. Für Thomas hatte die Zugehörigkeit zu den Buddenbrooks die Bedeutung einer
Rolle, die er bewusst zu spielen unternahm. Für Christian ist sie eine Last, deren er
sich zu entledigen versucht. Tony sieht darin den Sinn ihres Lebens340.
Nach ihren beiden Scheidungen behauptet sie zwar gern, sie sei jetzt „keine Gans“ mehr,
sondern „eine vom Leben gestählte Frau“341, und sie hätte gelernt, „die Wahrheit zu
ertragen“342. Doch so erwachsen wie sie sich hier selbst sieht, ist sie niemals geworden.
Auch ihren Hang zu dramatischen Szenen, die sie stets mit ihrem lauten und
hemmungslosen Kinderweinen untermalt, konnte sie in all den Jahren nicht ganz ablegen.
Wie reagiert sie auf ihr Schicksal? Sie, die sich nach relativ kurzer Zeit auch in der Rolle
einer geschiedenen Frau, der vom Schicksal übel mitgespielt und die von den Männern
nur benutzt und betrogen wurde, recht gut gefällt, versucht, auch dieser Rolle und deren
Anforderungen gerecht zu werden. Auch diese Aufgabe füllt sie voll und ganz aus. Dank
dieser Eigenschaft kann sie sich immer wieder den neuen Umständen anpassen.
Ihre Konstanz jedoch wird ein zweischneidiges Schwert: auf der einen Seite führt sie sie
immer weiter, mit der Hoffnung, etwas Positives für die Familie zu erbringen, auf der
anderen Seite bewirken all ihre Mühen nichts Positives. Die Identifikation ihrer selbst mit
der Vergangenheit ihrer Familie wird zu einem persönlichen Mythos: sie bleibt allein, um
zu kämpfen. Der Autor behauptet: „Sie, Antonie Buddenbrook, […] war von der
Geschichte ihrer Familie durchdrungen“343, das heißt, dass es sie ist, „welche sich am
treusten und hingebendsten mit den Familienpapieren beschäftigte“344 bis ans Ende ihrer
Tage. Aber in ihrem Kampf hat die Dekadenz ihren Lauf genommen. Deshalb kann man
sagen, dass sie mit ihrem Schicksal den Verfallprozess der Familie beschleunigt hat, weil
die harten Schläge von ihr versetzt sind. Mit Worten hat sie das Beste aus ihrem Leben
gemacht, um ihre Rolle perfekt zu erfüllen, das heißt dem Familienwappen Ehre zu
geben, einem Wappen, dessen „unregelmäßig schraffierte Fläche, ein flaches Moorland
340
Keller, Die Figuren im Verfall in : Ken Moulden und Gero von Wilpert (a cura di),
Buddenbrooks- Handbuch, a. a. O. S.82, S.183.
341
GkFA, Bd. 1.1, S. 645.
342
GkFA Bd.1.1, S.753.
343
GkFA Bd.1.1, S.115.
344
GkFA Bd. 1.1, S. 524.
168
mit einer einsamen und nackten Weide am Ufer“345 schon ein Bild der zukünftigen
Dekadenz ist. Mit Taten konnte sie das nicht schaffen und alles hat sich damit zu dem
genauen Gegenteil des erstrebten Ziels geführt. Sie selbst erklärt sich für besiegt und
gesteht ihrem Bruder ihr Scheitern:
Alles ist fehlgeschlagen und hat sich zum Unglück gewandt, was ich unternommen
habe … Und ich habe so gute Absichten gehabt, Gott weiß es!… Ich habe immer so
innig gewünscht, es zu etwas zu bringen im Leben und ein bißchen Ehre einzulegen
… Nun bricht auch dies zusammen. So muß es enden … Das Letzte...346.
Aber sie hat nicht alles aus freien Stücken gemacht, weil sie ein Leben für das Wohl der
Familie gelebt und ihren Glauben verinnerlichet hatte. Am Ende bleibt sie als zweimal
geschiedene Frau mit einer ebenfalls geschiedenen Tochter zurück, die durch ihre
fehlinvestierten Mitgiften auch das Vermögen der Familie und Firma geschwächt hat.
Aber sie bleibt nicht unberührt durch diese Prozesse, die ihre Familie wegreißen und in
Folge daraus auch sie, als Glied einer Kette. Die verschiedenen Verfallsprozesse jedes
Mitglieds bilden den ganzen Verfall der Familie Buddenbrook.
Tony Buddenbrooks Seelenleben erscheint dem Leser den ganzen Roman hindurch wie
ein offenes Buch. Sie hält sich mit keinem Gefühl zurück, jede Meinung wird
ausgesprochen: bei Tony gibt es keine Geheimnisse. Ihre Konstanz und Naivität begleitet
dem Leser zur Entdeckung der Geschichte der Familie Buddenbrook.
Tony Buddenbrook scheint in ihrem Verhalten als Schauspielerin eines Drehbuches, das
schon vor ihrer Geburt geschrieben war. Von klein auf empfindet Tony ihre Rolle in der
Lübecker Gesellschaft wie „eine kleine Königin“347.
Sie ist aber natürlich eine Schauspielerin einer Familien-Saga, „einer rührseligen
Komödie“348.
345
GkFA Bd.1.1, S.74.
346
GkFA Bd.1.1, S.609.
347
GkFA Bd.1.1, S.70-71.
348
GkFA Bd.1.1, S.661.
169
170
APPEDICE ICOOGRAFICA
Albero genealogico della famiglia Buddenbrook
171
Lübeck teatro del romanzo Buddenbrooks
172
Il viaggio da Lübeck a Travemünde
Piantina di Travemünde con i luoghi del romanzo
173
„Schlüssel“ del romanzo Buddenbrooks:
corrispondenze tra i personaggi e i modelli reali
E
l
i
s
a
b
e
t
h
M
a
n
n
,
174
Elisabeth Mann chiamata Tante Elisabeth,
modello per la figura di Tony Buddenbrook
175
Ernst Elfeld, primo marito di Elisabeth Mann
176
Pubblicazione della sentenza dichiarativa di fallimento
della ditta di Ernst Elfeld nel registro delle imprese
177
Protocollo del censimento della popolazione in data 1. Settembre 1862.
Elisabeth Elfeld e i due figli sono registrati nella casa della Mengstraße
178
Certificato anagrafico di cambio di residenza di Julia Mann nata Bruhn e dei figli.
Trasferimento a Lübeck presso la Roeckstraße 7 il 28.01.1893
Ritorno a München il 3.07.1893
179
Elisabeth Mann e il secondo marito Gustav Adolf Haag
180
Contratto matrimoniale tra Gustav Adolf Haag e Elisabeth Mann
a Esslingen, 1. Gennaio 1867
181
Elisabeth Mann con i figli Henry e Alice
182
Estratto della lettera inviata da Julia Mann al fratello Thomas
riguardo al trasferimento di Tante Elisabeth a Esslingen
Appunti di Thomas Mann per il romanzo Buddenbrooks
con i fatti principali del secondo matrimonio di Tony Buddenbrook
183
184
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Tony Buddenbrook: ritratto di una donna borghese nella Germania