Diocesi di Pitigliano Sovana Orbetello
CANTARE LA MESSA
ORIENTAMENTI PER ANIMATORI DEL CANTO
E DELLA LITURGIA
Ufficio liturgico
10/10/2008
Diocesi di Pitigliano Sovana Orbetello
Ufficio liturgico
ORIENTAMENTI
PER ANIMATORI
DEL CANTO E DELLA LITURGIA
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Quali canti facciamo stamani? Una situazione anomala
Quante volte cinque o dieci minuti prima della Messa (o, se si è fortunati, durante le prove, qualche giorno prima) si sente dire: “Che canto
si fa all’inizio? E alla comunione?”… e così di seguito. Questa scena
contiene seri interrogativi: è necessario cantare alla Messa? Quali sono i momenti in cui cantare? Che canti fare? Con quale criterio sceglierli? Chi deve sceglierli? Proviamo a rispondere a questi interrogativi in riferimento alla Messa domenicale.
Un riferimento indispensabile
Fin dai primi secoli la Chiesa è consapevole che la liturgia è opera di
Dio; infatti, attraverso i sacramenti il Cristo Risorto incontra il suo
popolo e gli partecipa la salvezza, attuando così l’opera della redenzione (cfr. Sacrosanctum Concilium n. 2) perché l’uomo viva in lui e
come lui.
Talvolta avvertiamo che il linguaggio rituale e simbolico della Messa
è estraneo dai nostri modi di esprimerci e questo rende difficile la partecipazione, perché senza conoscere il senso dei riti il mistero rimane
nascosto e partecipare alla liturgia senza conoscere il mistero è come
danzare senza avere il senso della musica. Una cosa bisogna tenere
presente: non è il cristiano (prete, gruppo...) che fa (a suo gusto) la liturgia ma è la liturgia che fa (plasma) il cristiano. Solo una conoscenza adeguata della liturgia permette di vivere il mistero che si fa presente nei riti e nelle preghiere. In questa scheda si intende dare qualche chiarificazione riguardo al canto nella celebrazione eucaristica
domenicale.
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È necessario cantare alla Messa?
La risposta è: Sì! Non esiste – come si diceva anni fa – la Messa letta
e la Messa cantata, esiste la liturgia eucaristica che deve essere “celebrata e percepita come evento pasquale e comunitario…”
Il canto ha una funzione precisa:
a. per sua natura serve a rendere chiare le cose che esprime; crea
unità ed è sempre comunitario (anche quando canta uno e gli altri ascoltano); è un linguaggio capace di esprimere l’indicibile;
b. nella liturgia esso permette alla comunità di esprimersi con le
stesse parole pronunciate nello stesso tempo grazie alla precisione del ritmo. Inoltre, la funzione dei canti è di esprimere la fede
della comunità orante. Nella Messa non si canta per rendere più
solenne il rito (il canto non è una decorazione), tantomeno per far
esibire un gruppo di persone; il cantare è il modo più forte di
pregare dell’assemblea: non si tratta di cantare durante la celebrazione ma di celebrare cantando. Per questo motivo il canto
deve coinvolgere il più possibile tutta l’assemblea (il che non significa che tutti devono cantare sempre tutto).
Cosa cantare nella Messa?
La Messa non è un contenitore in cui si può metter dentro di tutto.
Anzitutto si deve cantare la Messa (cioè le parti del rito) e non riempire alcune parti della Messa con dei canti. Inoltre è necessario che ci sia
una coerenza tra canti, riti e contenuti della Parola di Dio. La Messa è
un rito dalla struttura ben definita: non deve mai capitare che le lettura
danno un messaggio e il canto ne da un altro diverso.
In concreto:
I primi e più importanti canti sono quelli che appartengono alla struttura del rito e nascono come canti: l’Alleluia, il Santo, il Gloria (nelle
festività), le altre acclamazioni come il Mistero della fede, il Tuo è il
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Regno. Questi per loro natura andrebbero cantati. Così pure il salmo
tra le letture, proprio per la sua natura poetica esige un trattamento diverso dalla semplice lettura.
Il primo tipo di canti adatti alla liturgia, quindi, non va cercato fuori,
ma all’interno stesso del rito. Occorre far comprendere come queste
parti vanno eseguite. È fuori luogo fare una introduzione musicale ad
una acclamazione superando la durata dell’acclamazione stessa, una o
al massimo due note per aiutare l’assemblea che la invitano a cantare.
Un discorso a parte meriterebbe il Santo che pochi ricordano far parte
integrante della preghiera eucaristica, spesso viene inteso come conclusione del prefazio e intermezzo prima del Canone.
Proviamo a mettere ordine:
- la Preghiera eucaristica inizia con il dialogo del Prefazio che
spiega il significato del rendere grazie a questa azione segue il
canto del Sanctus che prosegue con ….. Padre veramente santo
…. Noi ti lodiamo …… Padre clementissimo ….. (quasi come
un embolismo). Occorre ribadire con forza che non tutte le composizioni attuali rispettano questa struttura; talvolta diventa un
brano urlato, talvolta una esecuzione banale, talvolta un testo
privo di senso.
- Per rendere l’idea possiamo immaginare una gemma preziosa incastonata in un altrettanto ricco gioiello. Ogni elemento di questo
monile deve essere armonico con tutto il resto altrimenti non solo
perde di valore ma rischia di apparire volgare se incastonato su
un elemento estraneo.
- Comprendere e conoscere il significato del Santo aiuta a scoprire
la bellezza di questo elemento inserito dopo il prefazio e prima
della preghiera eucaristica e aiuta a fare scelte sagge.
- Il Mistero della Fede va rivalutato nelle sue tre opzioni. purtroppo ci siamo fossilizzati sulla prima.
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- Tuo è il Regno è una acclamazione bella ma purtroppo eseguita
sulla melodia di altri canti risulta squalificata in pieno e la rende
banale.
- Non meno problematico è il canto del Salmo responsoriale. andrebbe cantato sempre, ma come? Innanzitutto si parte dalla
comprensione del testo, ciò detto diventa chiaro che una melodia
non può andare bene in Avvento, in Quaresima, a Pasqua!! La
sua esecuzione richiede estrema competenza e rigore e soprattutto agilità nell’esecuzione. Lo strumento musicale deve solo sostenere il canto del ritornello e delle strofe, deve far sentire la
melodia solo all’inizio ma non ad ogni strofa, chi canta deve sapere con quale nota deve iniziare senza attendere l’intonazione,
altrimenti l’esecuzione diventa pesante e noiosa. Il canto del
Salmo deve essere espressivo, non patetico, sicuro non incerto,
dolce non mieloso, insomma bello da ascoltare.
Un secondo blocco di canti liturgici ha come obiettivo quello di commentare una parola risuonata nell’assemblea (es. canto legato alle letture bibliche) o la particolare giornata o il santo del giorno, oppure accompagna un’azione (es. il canto d’inizio e il canto di comunione che
accompagnano una processione). Anche questo secondo blocco ha un
legame diverso ma ugualmente stretto con quanto si dice e si fa nella
celebrazione.
In sintesi: nella Messa incontriamo i canti-rito (Alleluja, Gloria, Santo) che sono parte integrante del rito, e canti nel rito (canto d’inizio,
d’offertorio, di comunione…). Questa divisione deve orientare le scelte: una cosa è il muro portante di una casa, altro è una parete divisoria:
senza il primo la casa non si regge, senza la seconda magari è meno
bella o poco funzionale….. ma non crolla!
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Con quale criterio scegliere i canti?
Il criterio dei canti è dato dalla liturgia, è essa la norma che ne determina il contenuto, il numero e il momento. È un vero ostacolo alla liturgia che i criteri di scelta coincidano con i gusti personali di qualcuno o con definizioni del bello che si rifanno a modelli più o meno progressisti o conservatori. Un canto liturgico è tanto più bello (buono,
“azzeccato”, utile, ecc. ecc. ) quanto più è ….. liturgico, cioè quanto
più aiuta quell’assemblea specifica – riunita in quel luogo, fatta di
quelle persone, con quegli animatori, con quei musicisti – a partecipare alla stessa Liturgia!
Da questo principio derivano alcuni criteri che permettono di orientarsi nella scelta:
per quanto riguarda i contenuti:
1. i canti devono contenere verità di fede per esprimerle in preghiera, non possono limitarsi ad avere Dio per argomento, devono rivolgersi a Lui,
2. sono da preferire canti al plurale che esprimono l’essere chiesa
davanti a Dio.
per quel che riguarda la struttura musicale è necessario conservare:
1. coerenza fra testo e musica. Ci sono sentimenti molto diversi da
esprimere e la musica deve tenerne conto! Non si può cantare un
testo penitenziale con una melodia festosa; così pure non si può
cantare la lode con una musica in tono minore...
2. Coerenza tra canto e rito. Dato che la musica è sempre a servizio
del rito, anche la sua lunghezza deve essere calcolata. Non si può
eseguire un canto di quattro minuti se il momento rituale ne dura
uno, così come non ha senso cantare sempre tutte le strofe di un
canto: è più opportuno scegliere le più adatte e cantare fino alla
conclusione del momento rituale.
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La scelta dei canti
Se è la liturgia che determina il canto, va da sé che bisogna conoscere
la Messa in tutte le sue parti e nel loro significato, conoscere le letture
e il loro messaggio, tener presente il tempo liturgico che si vive.
La scelta dei canti va decisa sempre prima della celebrazione - mai
improvvisata - e in accordo con il presidente dell’assemblea liturgica
che è il solo responsabile di tutto quel che accade (sacerdote).
per quel che riguarda il rapporto con l’assemblea:
I canti devono tener conto della capacità dell’assemblea: un canto
troppo ritmico o eseguito troppo velocemente o troppo esteso non potrà mai essere cantato dall’assemblea: il canto deve unire (funzione
simbolica) e non dividere (funzione diabolica) l’assemblea.
Il coro e la sua funzione nella liturgia
L’animazione del canto liturgico è un ministero e non può essere affidato a un qualsiasi gruppo per invogliarne i componenti a partecipare
alla Messa; non ci devono essere esclusioni di sorta, ma si consideri
che come si prepara un catechista prima di metterlo a fianco di un
gruppo di persone, allo stesso modo non si può affidare l’animazione
del canto senza un’adeguata preparazione liturgica e musicale. Lo
stesso principio vale per l’uso degli strumenti musicali, non si possono
chiamare a suonare persone per il semplice fatto di coinvolgerle se
non sanno dove sono e cosa fanno.
a. Il gruppo che canta non è al di fuori dell’assemblea, chi suona
uno strumento non è un corpo estraneo chiamato a fare
un’esecuzione, ma è parte dell’assemblea e questo deve essere
vero e visibile anche nella collocazione fisica (non ha senso un
coro collocato dietro l’altare o in una cantoria distante dall’aula
della celebrazione). Per lo stesso motivo, che senso ha chiamare
“una brava corale” per solennizzare una festa con l’esito disastroso che l’assemblea in festa resta muta?
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b. Il coro è un gruppo che svolge un ministero e per questo antepone l’assemblea ai suoi gusti e ne vuole il bene.
c. È da ricordare che prima di essere cantori o strumentisti i cantori
sono dei cristiani convocati dal Signore per ascoltare la sua Parola, per rispondere e pregare insieme con gli altri. Quando si conclude un canto, per il coro non è in intervallo ricreativo riempito
sfogliando il libretto o la cartella dei canti o parlando con
l’amico o l’amica. I cantori partecipano in tutto all’Eucaristia,
come tutti.
d. Il compito del coro è quello di favorire il celebrare cantando di
tutta l’assemblea e lo può fare sostenendola; alternandosi (ritornelli cantati dall’assemblea e strofe dal coro); proporre
all’ascolto e alla meditazione dell’assemblea alcuni canti (sempre in tema con la celebrazione).
e. Anche per il coro esiste una veste liturgica che è diversa da quella usata nei concerti. Una corale che svolge attività concertistica
usa il frac per gli uomini, abiti lunghi per le donne o altro abito
scelto che non dovrebbe essere mai usato nelle Azioni Sacre proprio per distinguere la diversa attività e il diverso momento in cui
il coro è chiamato ad intervenire per non dare l’apparenza
dell’esibizione durante gli atti di culto. Come tutti quelli che
svolgono un ministero nell’azione sacra è prevista una veste propria per svolgere solo quel ministero particolare.
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Per approfondire:
Robert Philippe, Cantare la Liturgia, Ed. ELLEDICI, pp.124, € 12.00.
Il libro facendo riferimento al Messale presenta le parti della Messa che possono essere cantate; indica i criteri per scegliere i canti; fa un inquadramento sugli “attori del canto”. Considera anche i canti di celebrazioni particolari.
F. Cassingena-Trévedy, La bellezza della liturgia, Ed Qiqajon pp. 118 € 7.00. Prezioso e
piccolo testo per scoprire riti nella loro bellezza e poter contribuire a una celebrazione capace di aiutare l’assemblea a esprimere la fede.
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