Intervento al Convegno
La Generazione delle Nuvole
Ferrara 12 ottobre 2013
In famiglia tra le nuvole
pensieri, emozioni e relazioni
nell’Era Digitale
Mi occupo di Nuove Dipendenze da più di dieci anni e da allora non ho smesso di
incontrare persone che hanno perso il controllo su un attività specifica. Persone che hanno
cercato sollievo o vita nel gioco d'azzardo, nei videogiochi, nei siti pornografici o nei
social network, nel lavoro, nello shopping offline e online e che poi si sono perse nella
compulsione, la spinta irrefrenabile a farlo, rifarlo e rifarlo di nuovo, senza più riuscire a
smettere. Si sono ammalate, e la loro vita ha subito contraccolpi drammatici, come le vite
di coloro che vogliono loro bene.
Ed ogni volta che incontro qualcuno di loro per la prima volta, mi rendo conto di quanto,
già nella loro adolescenza, un occhio attento ed informato avrebbe potuto notare le loro
difficoltà emergenti sia nel campo della gestione emotiva che in quello
relazionale.
Ma allora, nessuno è riuscito a vedere e ad aiutarli, quasi nessuno ha detto loro che
quando stai male puoi chiedere vicinanza e conforto e poi ti senti meglio, qualsiasi cosa
stai vivendo. E così, sono cresciuti soli, ed hanno cercato poi soluzioni sempre più solitarie
affidando il loro disagio al gioco, alle relazioni virtuali, al materiale online.
E poi, vedo tanti e tanti ragazzi a scuola negli sportelli di consulenza psicologica. Ragazzi
che brillano per le loro competenze tecniche, quelli a cui dai in mano una consolle o
un cellulare nuovo e non hanno bisogno del libretto d'istruzione (che peraltro non c'è
neppure più nella confezione, perché i più giovani cercano i tutorial su YouTube), quelli
che fanno di tutto con i mezzi tecnologici ma che spesso manifestano difficoltà,
guarda caso proprio nell'ambito della gestione emotiva e relazionale.
Ragazzi che non riconoscono le “farfalline nello stomaco” di quando sei innamorato e
scambiano quella sensazione per un disturbo allo stomaco per cui i genitori chiederanno
innumerevoli esami clinici, quelli che non riescono a guardare negli occhi la ragazzina cui
mandano sms hot ed immagini intime già dai primi giorni in cui “ci si scrive”, quelli
che fanno sesso online con sconosciuti senza pensare che qualcuno potrebbe registrare
e poi minacciarli di inviare i video a tutti i contatti di Facebook, quelli che non
distinguono tra contatti ed amici, quelli che cercano indicazione di come ci si suicida
anziché parlare del loro disagio con gli amici o la famiglia.
Studio: 38121 Trento via R. Lunelli, 62
38023 Cles (TN) via B.A. Bertolla, 9
Tel 347.1724690 e-mail: [email protected] [email protected] www.serenavalorzi.it
Residenza e Domicilio Fiscale: 38121 Trento via R. Lunelli, 62 P.Iva 02589420211 Cod.F VLRSRN76P45L378Z
Iscrizione Ordine degli Psicologi di Trento nr. 712
La loro capacità di smanettare, tipica del loro essere nativi digitali, li fa apparire
ai nostri occhi, intelligenti, autonomi, e a volte facciamo l'errore di pensare di non
avere nulla da insegnare o tramandar loro, come se non ci sentissimo più legittimati
ad intervenire, aiutarli a distinguere bene e male o ad affrontare le emozioni
spiacevoli e le difficoltà cui tutti noi siamo esposti, per natura.
E mi permetto di dire che, sebbene negli ultimi tempi le cose stiano cambiando, per anni
ci siamo dimenticati di proteggerli da messaggi massmediatici che hanno fatto
credere loro, e spesso anche a noi, che vali solo se sei bello, giovane, magra, ce la fai
da solo, sei sveglio, di successo e pieni di soldi...magari perché vai in tv o ti svesti,
non perché ti sei impegnato a scuola e sul lavoro. Un inno al dover essere felice,
sorridente e provocante, ad avere sempre tutto e subito senza impegno, merito,
senza desideri, se non quelli della pubblicità...
Non ho ancora visto foto di profili in cui si riconosca un viso triste o una persona in tuta da
casa, eppure la nostra vita è anche questo. È anche tristezza quando perdiamo qualcuno,
o ansia quando abbiamo timore di non riuscire, rabbia se ci sentiamo poco rispettati, o
senso di vuoto, amarezza, invidia, gelosia.
Se non li aiutiamo a riconoscere e a dare un nome a ciò che sentono, se non li
aiutiamo ad apprezzare le luci e le ombre del nostro vissuto, il calore del contatto
di cui tutti noi abbiamo bisogno, loro sentiranno di dover cercare altrove qualcuno o
qualcosa che dia sollievo alla solitudine, al disagio, al senso di inadeguatezza. Qualcosa
che li animi di desideri, che li faccia sentire in gamba, che li faccia sognare.
E cosa c'è di più facilmente fruibile di internet o di una slot in un bar?
Credo che come genitori, educatori, insegnanti di musica, allenatori di calcio o
parroci, abbiamo un enorme potere, quello di aiutarli a crescere sicuri che ci sarà
sempre qualcuno per loro, che non sono soli, e che non sono costretti a cercare in rete un
surrogato di contatto o a svendere la loro identità digitale per avere un “mi piace” o un
contatto in più.
Abbiamo quello stesso enorme potere che anche i genitori, educatori, insegnanti
di musica o allenatori di calcio dei miei pazienti non sapevano di avere...
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Serena Valorzi
Psicologa e Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale,
esperta in Nuove Dipendenze.
Co-autrice del Libro
“Generazione Cloud – Essere genitori ai tempi di
smartphone e tablet”
(Facci, Valorzi, Berti - Ed. Erickson, 2013)
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