“ … Per fatto personale …
… il mondo come io lo vedo …“
Novembre, a.d. 2015
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Per fatto personale.
Presumo che chi mi legge non mi conosca, e non sappia, quindi, quale credito accordarmi.
Reputo, perciò, necessario informarlo direttamente: una prefazione firmata da una terza
persona potrebbe assumere l’aria di una comoda scappatoia.
Ora desidero lasciare in alcune pagine alcune mie osservazioni, affinché rimangano a
disposizione di chi vorrà leggermi, anche perché con la eventuale e più tarda dipartita, tutto
quanto inserito nel mio archivio che è il cervello, andrà inesorabilmente ridotto in cenere e
quindi distrutto.
Di questo dovevo informare i lettori per obbligo di onestà. L’ho fatto. E siccome quanto detto
non implica conclusioni faccio punto e mi affido ora al testo .
Queste “mémoires” furono scritte a pezzi e bocconi nei vari lassi di tempo, talvolta in fretta,
talvolta con rilassatezza.
Non sono legate a nessuna fede, non sostengono nessuna causa, non obbediscono ad alcun
disegno, non sono nemmeno complete, per questo riguardo mi scuso con amici e nemici, che
avrei dovuto mentovare.
Per quel che mi spetta, dicono cose che credo vere, ma non tutte le cose vere si possono dire;
se ho sbagliato, se mai ho taciuto la colpa non è malizia ma della memoria.
Le letture. Erano passati due anni dal termine della scuola elementare, quando il caso volle che
incontrassi il mio maestro ad un banco di frutta del mercato, gestito da una bellissima donna
bionda, si chiamava Cesira, ed io stavo terminando i tre anni delle medie inferiori presso le
scuole cristiane dei teologi giuseppini (*) che erano situate accanto.
“Buon giorno signor maestro” gli dissi, “la scuola ci divide ma il banco della signora ci riunisce”.
Di sotto i suoi occhiali mi rispose come suo solito, con sorriso buono, e son certo che deve
aver pensato di me che ero un “discolo” probabilmente ignorante, ma dopo tutto non un cattivo
ragazzo.
(*) quelle scuole di teologi che qualche secolo prima, alle loro varie origini, aveano “educato” Erasmo da
Rotteram, Thomas Moore, ed altri ..
Delle diversità . “ Coloro che considerano tutti gli uomini uguali, mostrano di intendersene
pochino. Più si conosce il tè, il caffè il vino, o i cani o i gatti sino alle pecore, più ci si accorge
delle loro differenze di razza, origine, tipo, apprendimento e nascono classifiche sempre più
sottili e delicate di quelle differenze. Quanto più una specie o razza si fa numerosa ed
acquisisce importanza, altrettanto le diversità si moltiplicano per far fronte alle diversità
ambientali e l’intelligenza si acuisce nella loro distinzione.
Appena l’uomo si sente differente da altri, se proprio non è al più basso livello d’intelligenza,
fa uno stile della propria differenza “.
“ Mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa ": quando sento ripetere che la libertà va
conquistata giorno per giorno, osservo che prima di tutto va conquistata contro noi stessi e
l'impeto che ci fa ritenere di poter agire come Torquemada o Calvino.
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- Liber primus
Sono nato in un paese dell’alessandrino con il quale divido la parte di provenienza genovese,e
sarda. Mi sono interessato alla radio quando portavo ancora i pantaloni corti, avevo 12 anni e
la mia prima costruzione fu una radio ricetrasmittente in 40 mt. con due valvole 6AQ5 : in
ricezione era un circuito superreattivo, e la trasmissione era in modulazione d’ampiezza con
microfono a carbone, preso in prestito d’uso dal telefono di casa, l’antenna era una presa
calcolata. Poi le radio sono state una delle mie passioni, assieme alle auto del mio periodo:
ricordo la mia Fulvia coupè HF 1600 Montecarlo, le gare sportive di tiro a segno con pistola e
carabina, e la mia passione per il volo che ora unisco con mio figlio assieme alle radio.
Le mie passate primavere e la raggiunta disponibilità temporale della quiescenza, mi
permettono di dedicarmi: ai fiori, in particolare le rose, osservare la vita dei volatili, la
velocità e l’eleganza del movimento delle gazze, dei piccoli volatili e la maestosità del
portamento del gufo. Poi anche a dedicarmi ai felini, osservandone il fiero comportamento: ai
miei amici felini Denny, Napoleone, Cesare … che sono tornati da dove sono venuti, a Serse
che con pazienza mi tiene compagnia in questo arco di vita.
"Il più piccolo dei felini, il gatto, è un capolavoro."
Leonardo da Vinci
" Esistono due strade soltanto
per sfuggire alla miseria umana :
suonare l'organo e giocare con i gatti"
"Un gatto va amato alle sue condizioni"
"I cani corrono quando vengono chiamati.
I gatti ricevono il messaggio e lo rimandano indietro"
Konrad Lorenz
Peter Gray
M. Bly
"D'accordo, i gatti tiranneggiano, strumentalizzano,
condizionano i loro padroni, ma in cambio offrono
impagabili lezioni di saggezza"
"Ho studiato molti filosofi e molti gatti:
la saggezza dei gatti è infinitamente superiore"
J. Bachstein
Hippolyte Taine
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Volpe delle volpi – Una vera volpe non chiama acerba solo l’uva che non può raggiungere, ma
anche quella che ha raggiunto portandola via agli altri.
Nietzsche – Umano, troppo umano – Il viandante e la sua ombra
Poi a dedicarmi allo studio della filosofia, della storia, e di alcuni grandi Italiani ;
indi dedico a:
" Così chi corre dietro al piacere dimentica
tutto il resto è più di tutto trascura
la propria libertà, mettendola al servizio della gola;
si vende così ai piaceri, invece di comprarli "
Seneca
Il genio italiano è nei suoi campioni più alti sintetico. Geni quali Dante, Machiavelli, Vico
respingono l’episodico, l’ornamentale, la divagazione e l’esitazione, l’accidentale e il molteplice,
il confuso e l’oscuro, l’enigmatico e il problematico, e sono parsimoniosi epiteti: la loro opera
intera dipende da una convinzione suprema.
"Così fa chi apre la bocca a dire il suo segreto,
che si fa preda dello indiscreto uditore" .
Leonardo da Vinci
Facezia.
Usano i frati minori, a certi tempi, alcune loro quaresime, nelle quali essi non
mangiano carne né lor conventi; ma in viaggio, perché essi vivono di limosine, hanno licenzia di
mangiare ciò che è posto loro innanzi. Onde, abbattendosi in detti viaggi una coppia d'essi
frati a un'osteria in compagnia di certo mercantuolo, il quale, essendo a una medesima mensa,
alla quale non fu portato, per la povertà dell'osteria, che un pollastro cotto, onde esso
mercantuolo, vedendo questo essere poco per lui, si volse a essi frati e disse" Se io ben
ricordo, voi non mangiate in tali dì ne vostri conventi d'alcuna maniera di carne".
Alle quali parole i frati furono costretti, per la loro regola, a dire ciò essere la verità: onde il
mercantetto ebbe il suo desiderio e si mangiò essa pollastra. Ripartiti i commensari tutti e
tre di compagnia e dopo alquanto viaggio dovendo un fiume attraversare , fu necessario, per
l'uso della compagnia, che uno dei frati si caricò di tale omo.
Trovandosi esso frate in mezzo al fiume, esso ancora si ricordò de la sua regola, e fermatosi,
alzò la testa inverso quello che l'aggrava e disse : "... dimmi un poco hai tu nessun denari
addosso? Ben sai , rispose questo come credere vuoi che la mia pari mercatante andassi ?
" Ohimè ! " disse il frate , " la nostra regola vieta che noi possiamo portare denari addosso ! ".
E subito lo gettò nell'acqua. La qual cosa, conosciuta dal mercatante facetamente la già fatta
ingiuria essere vendicata, con piacevole riso la vendetta sopportò.
Leonardo da Vinci
" Cola di Rienzo tentò di liberare Roma dal potere temporale della Chiesa e finì impiccato a
Castel Sant'Angelo.....
“ Frà Arnaldo da Brescia evidenziava la corruzione della Chiesa e finì condannato a morte
dall'Imperatore .....
“ Luigi Pulci rimase a lungo l'unico poeta volgare di spicco nella cerchia medicea.
Proprio su invito di Lucrezia, nel 1461 il Pulci iniziò il Morgante, un poema cavalleresco
vivacissimo con inserti paradossali ed ironici. Già letto e recitato nella cerchia medicea nel
1468, il capolavoro letterario fu dato alle stampe parzialmente e cantare nel 1478, poi
portato a compimento e pubblicato per intero nel 1483.
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Il Pulci dovette cercare altrove protezione e passò al servizio di Roberto da Sanseverino,
capitano di ventura conosciuto nel 1473 e impegnato con il governo fiorentino.
Da allora il letterato dovette più volte lasciare Firenze e le tenute nel Mugello per assolvere a
incarichi in varie località.
Morì in occasione di un viaggio a Padova, dove fu sepolto in territorio sconsacrato perché
accusato di eresia.
Il Morgante, già molto divulgato e conosciuto, fu oggetto delle censure del Savonarola, che ne
bruciò vari esemplari nei "roghi delle vanità" alla fine del secolo.
" ... Non temete di nuotare contro il torrente,
è delle anime sordite pensare come il volgo,
sol perchè il volgo è maggioranza ..."
e rivolto ai suoi inquisitori, il braccio secolare della Chiesa...
".... Avete più paura Voi per la condanna emessa
che io di morire ... "
... A chi gli chiedeva che Italia intendeva...
scrisse con il dito intinto nel bicchiere di vino :
" ... unita, armata, spretata ..."
Giordano Bruno
Niccolò Machiavelli
“ Per me si va nella città dolente,
per me si va ne l'eterno dolore,
per me si va tra la perduta gente.
Giustizia mosse il mio alto Fattore;
fecemi la divina Potestate,
la somma Sapïenza e il primo Amore.
Dinnanzi a me non fur cose create
se non eterne, ed io eterno duro.
Lasciate ogni speranza, voi che entrate.
( Inferno canto III )
Amor, che a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer, sì forte,
che, come vedi, ancor non m’abbandona.
Amor condusse noi ad una morte.
Caina attende chi vita ci spense".
Queste parole da lor ci fur porte.
( Inferno canto V )
(Edizione del 1869, commenti di Niccolò Tommaseo )
Dante Alighieri
Dalle Rivelazioni sullo spionaggio inglese, edizione settembre 1935, di Robert Boucard :
L’ India sotto il tallone inglese...
Vengono qualificate barbare le tribù che lanciano agli invasori
delle frecce avvelenate o li scotennano;
ma è con proiettili dum-dum,
con l’oppio, con le menzogne,
con funzionari bacati e brutali
che ci stabiliamo in casa loro
Principe Alberto I° di Monaco
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“... Basterebbe riflettere sul supplizio della regina Anna Bolena,
della regina Caterina Howard, della regina Jane Grey,
del re Carlo I per giustificare colui il quale ha detto che
la Storia d’Inghilterra dovrebbe scriverla il boia.....
Voltaire
Una volta gli animali di una certa specie si chiamavano camaleonti,ora si chiamano uomini
politici; con una differenza però: il camaleonte cambia di colore per causa accidentale,
l'ambiente glielo impone. L'uomo politico cambia di colore per ragione di interesse; è lui che
si adatta al colore dell'ambiente.
Alberto Giannini
“ Tout ce que l’homme a fait, et qui l’a fait homme, eut pour premiére fin et pour condition
premiére, l’idèe et l’acte de constituer des reserves ….”
“ Tutto ciò che l'uomo ha fatto, e che fatto uomo, ha avuto la prima finale e prima condizione,
l'idea e l'atto di costituzione di riserve … “
Paul Valèry
“ ..Tutte le raffinatezze della politica tendono ad una sola mèta: non essere ingannati ed
ingannare gli altri “
La Bruyere
Soltanto i paracarri stanno fermi, le bandiere, si sa, volgono al vento.
E se fosse un ragionamento? Quando un peccatore vuole espiare, cattolicamente, piglia il saio
e cerca il luogo di purgazione o si macera in un rigido ascetismo, non si limita a chiedere
ospitalità nei conventi. Le conversioni in senso vantaggioso sono sospettabili, salvo il caso in
cui il convertito, riconoscendo di essersi sbagliato una volta e quindi di potersi sbagliare
anche ora, si chiudesse per il resto della vita nel silenzio.
La morale è dunque come la storia: dice sempre di sì.
Né la conversione rapida “in limite litis” né i versetti biblici sul sesso degli angeli
segnano l’inizio del lungo nuovo cammino quando la nave sta per affondare i topi scappano dalla
stiva.
Dal "Moniteur" del 1815 di fronte alla fuga di Napoleone dall'Elba, il giornale parigino ne
accompagnò il ritorno in Francia con questi titoli impareggiabili:
9 marzo : " .. il mostro è evaso dal luogo del suo esilio".
10 marzo : " .. l'orco corso è approdato a Capo Juan ".
11 marzo : " .. la tigre ha fatto la sua apparizione a Cap. Le truppe avanzano da tutti i lati per
arrestare la sua avanzata. Egli finirà la sua miserabile avventura da fuggitivo nelle montagne".
12 marzo : ".. il mostro è veramente arrivato fino a Grenoble ".
13 marzo : " .. il tiranno è ora a Lione; il terrore ha preso tutti alla sua apparizione ..".
18 marzo : " .. Bonaparte avanza a marce forzate, ma è impossibile che raggiunga Parigi..".
20 marzo : " .. Napoleone arriverà domani sotto le mura di Parigi ..".
21 marzo : " .. L'imperatore Napoleone è a Fontainebleau ".
22 marzo: " .. ieri sera , Sua Maestà l'Imperatore ha fatto il suo ingresso ufficiale ed è
arrivato alle Tuileries. Niente può superare la gioia universale..".
Nessuna differenza tra le Moniteur" ed il politico :
il primo torna supinamente dalla polvere e riconquista l’altare, il secondo ne ripudia un altro
quando dall’altare rovina nella polvere .
Nino Tripodi
E’ nota la formula lapidaria di Napoleone sugli emigrati di Coblenza :” non hanno capito nulla e
non hanno dimenticato niente ..”
Giuseppe Puglionisi
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Frasi di Napoleone Bonaparte :
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Abbiamo bisogno di una legge Europea, di una Corte di Cassazione Europea,di un
sistema monetario unico, di pesi e misure eguali, abbiamo bisogno delle stesse leggi
per tutta l’Europa. Avrei voluto fare di tutti i popoli europei un unico popolo … Ecco la
soluzione!
Io sono circondato da preti, ripetono incessantemente che il loro regno non è di questo
mondo, e si impadroniscono di tutto ciò che è a tiro. Il Papa è il capo di questa
religione celeste ma si occupa soltanto di questa terra.
È tempo che anche l'Italia vada annoverata fra le nazioni libere e potenti.
L'ignoranza dei preti è il più grande flagello del mondo.
Ogni cosa proclama l'esistenza di Dio, è vero, ma tutte le religioni sono figlie dell'uomo.
L'Inghilterra è una nazione di bottegai.
Soldats, songez que, du haut de ces pyramides, quarante siécles vous contemplent .
Soldati, considerate che dall'alto di queste piramidi quaranta secoli vi guardano
(discorso all'esercito in Egitto prima della battaglia delle Piramidi, 21 luglio 1798).
Non sono ateo, ma non posso credere in quel che mi vogliono insegnare contro la mia
intelligenza, senza sentirmi falso e ipocrita.
Con le baionette puoi farci pressoché di tutto, tranne che sedersi sopra !
Dieu me l'a donnée; garde à qui y touchera!
Dio me l'ha data, guai a chi la tocca! [Riferendosi alla corona ferrea, all'incoronazione
come re d'Italia nel Duomo di Milano, 26 maggio 1805.]
France, armée, téte d'armée, mon enfant, Josephine
Francia, esercito, capo dell'esercito, mio figlio, Giuseppina.
5 maggio 1821 : queste le sue ultime parole prima di morire.
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Ritratto politico di Napoleone dettato da lui
"In pochissime parole, questa è la mia storia...
Invano, gli storici inglesi taglieranno, sopprimeranno, mutileranno, sarà per loro molto difficile
farmi scomparire totalmente.
E uno storico francese dovrà pure occuparsi dell'Impero! Dovrà pure, se avrà un po' di
coraggio, restituirmi qualcosa, darmi la mia parte!
Il suo compito sarà facile, i fatti parlano, i fatti brillano come il sole.
Io richiusi l'abisso anarchico, e districai come una matassa arrotolata il caos: ripulii la
Rivoluzione nobilitando i popoli. Premiai tutti i meriti, ed allargai i limiti della gloria.
Tutto questo, è pure qualcosa! Per quali fatti mi si potrebbe accusare, senza che uno storico
potesse difendermi? Forse per le mie intenzioni? Non mancano ragioni per assolvermi. si
potrà sempre dimostrare che la dittatura era assolutamente necessaria. Si dirà che ridussi la
libertà? Ma uno storico potrà dimostrare che la licenza, l'anarchia, i grandi disordini erano
ancora alle porte. Sarò accusato di aver troppo amato la guerra? Lo storico spiegherà ch'essa
fu soltanto opera fortuita delle circostanze, e che furono i nostri nemici che ad essa
gradatamente condussero.
Infine, si rimprovererà la mia ambizione? Ah, certo, lo storico me ne troverà molta; ma della
più grande e della più alta che, forse, sia mai esistita: quella di stabilire, di consacrare
finalmente l'impero della ragione, ed il completo esercizio, l'intero godimento delle facoltà
umana. E qui lo storico si troverà, forse, a dover rimpiangere che una simile ambizione non sia
stata compiuta, soddisfatta! ... In pochissime parole ... questa è la mia storia!"
Nella storia d'Italia il più significativo aspetto della sistemazione politica data alla penisola da
Napoleone non fu il tradimento ai danni di Venezia, ma la fondazione della Repubblica
Cisalpina.
“Te dunque, o Bonaparte, nomerò con inaudito titolo Liberatore di popoli ,fondatore di
repubblica. Così tu alto, solo, immortale, dominerai l'eternità, pari agli altri grandi
nelle gesta e ne' meriti, ma a niuno comparabile nella intrapresa di fondare nazioni “.
(Ugo Foscolo)
I grandi e famosi riformatori del passato erano già in partenza dei re, come Alessandro, o dei
patrizi, come Giulio Cesare, Napoleone, invece, fu il "piccolo caporale " che divenne il sovrano
di tutto un continente solo in virtù del suo talento personale.
Ma egli era anche qualcosa di più. Era l'uomo civile del secolo diciottesimo, razionalista,
indagatore, illuminato. Era l'uomo della Rivoluzione, e nello stesso tempo era l'uomo che avea
portato l'ordine. Fu, e non la memoria di lui, ad ispirare, anche nella sua stessa patria, le
rivoluzioni del secolo successivo.
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- Liber secundus
" Quid sunt magna imperia, detracta justitia, nisi magna latrocinia? " questo scriveva
sant'Agostino nella sua " De civitate deis " . Indi, " Se togliete la giustizia, cos'altro sono i
grandi Stati, se non delle associazioni di ladri ?" Il santo continua : " E cosa formano questi
ladri, se non dei piccoli regni, retti dal comando di un capo, retti da una costituzione e si
dividono le prede secondo un accordo legale. Se una di queste bande funeste si accresce con
altri briganti fino ad occupare una regione, ecco che si arroga il nome di Stato, che le viene
conferito non già dalla rinunzia alla cupidigia, ma dalla sicurezza della impunità .
Sant'Agostino trovò un termine magnifico per riassumere tutte le passioni politiche : le
nominò libido dominandi, la libidine del potere, avvicinando così la politica al desiderio
sessuale.
Giuseppe Prezzolini - "Cristo e/o Machiavelli"
Prezzolini nel suo libro “ Il manifesto dei conservatori scrivea :
…” Il cristianesimo predica il perdono dei delitti, l’amore del nemico, la fraternità,
l’eguaglianza, la pace universale, il possesso comune dei beni : questi sono i concetti di Cristo
e con essi non si governa uno Stato, il Machiavelli cita il motto di Cosimo de’Medici :
Le città non si governano con i paternostri …”
…” La Chiesa ha talmente influenzato l’Italia nel Sei-Settecento, e anche nel Cinquecento.
Finito il Medioevo, l’Italia diventa il Paese del godimento e della corruzione.
Ed è rimasto tale. Ma una corruzione così estesa, così profonda, come quella che vi è ora, in
Italia non era mai esistita.
E’ diventata il paese del godimento con i preti che predicavano la rinuncia dei piaceri, in vista
dell’aldilà. Ma i preti erano i primi a godersi l’aldiquà .
Hai letto la descrizione della vita nei conventi, nel Seicento e nel Settecento?
E la miscredenza alligna anche fra i preti di oggi. Naturalmente, ho conosciuto preti
bravissimi,autentici educatori, che stavano con i ragazzi e questi gli volevano bene, perché si
dedicavano interamente a loro.
Ma ho incontrato anche preti di una asinità, di una bestialità da non crederci; e perfino preti
corrotti, notoriamente corrotti.
Il clero francese, ad esempio, è migliore, perché ha subito il trauma della separazione della
Chiesa dallo Stato.
Fare il prete in Francia, significa veramente fare il prete; molto spesso anche soffrire la
miseria “.
A proposito di giustizia , forse non tutti sanno che anche la Chiesa avea un incaricato alle
esecuzioni delle condanne a morte decretate dal Supremo Tribunale Pontificio.
Un celebre esecutore di sentenze capitali dello Stato Pontificio fu Giovanni Battista Bugatti,
detto Mastro Titta, e noto anche in romanesco come "er boja de Roma", nella sua carriera
annotò sul proprio taccuino 514 esecuzioni: per impiccagione, squartamento, mazzolatura,
decapitazione, ed anche bruciati al rogo ( la santa e cattolicissima Spagna per mezzo degli
esecutori della compagnia elettasi a difesa di un morto di qualche secolo prima, e per esempio
più recente il rogo della pulzella D’Orleans, Giovanna d’Arco ).
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Giuseppe Gioachino Belli ha dedicato vari sonetti a Mastro Titta e alla figura del boia. (*01).
romanesco
Italiano
« Er ricordo
Er giorno che impiccorno Gammardella
io m'ero propio allora accresimato.
Me pare mó, ch'er zàntolo a mmercato
me pagò un zartapicchio[8] e 'na sciammella.
« Il ricordo
Il giorno che impiccarono il Camardella
io mi ero appena cresimato
Mi sembra adesso, che il padrino al mercato
mi comprò un “saltapicchio” e una ciambella.
Mi' padre pijjò ppoi la carrettella,
pprima vorze gode[9] l'impiccato:
e mme tieneva in arto inalberato
discenno: «Va' la forca cuant'è bbella!».
Mio padre prese poi la carozzella,
ma prima volle “godersi” l'impiccato:
e mi teneva in alto sollevato,
dicendo: «Guarda la forca quant'è bella!».
Tutt'a un tempo ar paziente Mastro Titta
j'appoggiò un carcio in culo, e Ttata a mmene
un schiaffone a la guancia de mandritta.
Tutt'a un tratto, al “paziente”, Mastro Titta
appioppò un calcio in culo, e il papà a me
uno schiaffone sulla guancia con la destra.
«Pijja», me disse, «e aricordete bbene
che sta fine medema sce sta scritta
pe mmill'antri che ssò mmejjo de tene». »
«Tieni!», mi disse, «e ricordati bene
che questa stessa fine sta già scritta
per mille altri che sono meglio di te». »
Prete: colui che è promosso al presbiterio; sacerdote secolare, ( l'etimologia del termine è
greca, presbýteros, che significa "più anziano").
Il prete è la figura religiosa, colui che
esegue le cerimonie, in particolare nella chiesa cattolica. L'espressione "farsi prete" indica il
prendere i voti e incamminarsi verso la carriera sacerdotale.
Vengono ora citate raccolte di frasi, e aforismi.
Comune alla democrazia, all'oligarchia, alla monarchia e ad ogni costituzione è la necessità di
badare a che nessuno si innalzi in potenza tanto da superare la giusta misura
Aristotele
“Un ecclesiastico è uno che si sente chiamato a vivere senza lavorare a spese dei disgraziati
che lavorano per vivere.”
Voltaire
Di regola gli uomini si preoccupano più di ciò che non possono vedere rispetto a quanto possono
vedere.”
Giulio Cesare
Io sono circondato da preti che ripetono incessantemente che il loro regno non è in questo
mondo, eppure allungano le mani su tutto quello che possono prendere
Napoleone Bonaparte
“Preti alla vanga!” “Se sorgesse una nazione di Satana, che combattesse dittatori e preti, mi
arruolerei nelle sue file.”
Il prete che insegna Dio è un mentitore, poiché nulla egli sa di Dio.
Giuseppe Garibaldi
“Coi morti i preti hanno sempre ragione”
Cesare Pavese
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Il Vaticano predica la bontà... ma sotto questo slogan ha bruciato milioni di persone... Con la
nascita del Cristianesimo la ricerca scientifica ha subito un arresto.”
Adolf Hitler
L'uomo non sarà mai libero fino a quando l'ultimo re non sarà strangolato con le budella
dell'ultimo prete Il primo prete fu il primo imbroglione che incontrò il primo fesso.”
I filosofi non hanno mai ucciso alcun prete, invece questi ultimi hanno condannato e ucciso
molti grandi filosofi
Togliete a un cristiano la paura dell'inferno e gli avrete tolto la fede.”
Denis Diderot
La castità è quella virtù che i preti si tramandano di padre in figlio…
Danilo Arlenghi
“Un ultimo favore, se è possibile: quando morirò, risparmiatemi i funerali in chiesa e i discorsi
del prete, non potrei difendermi...”
Giovanni Soriano
Constatato dallo studio del passato ciascuno può ricavare argomenti a convalida delle proprie
teorie, Paul Rainard disse: ” la storia è un arsenale in cui tutti i partiti trovano munizioni … “.
Da “ Umano,troppo umano - Per la storia dei sentimenti morali ”, un libro per gli spiriti liberi,
dedicato alla memoria di Voltaire.
Progresso della libertà di pensiero, … non si può chiarir meglio la differenza tra il libero
pensiero di ieri e quello di oggi se non ricordando quella frase, ad ammettere ed esprimere la
quale occorse tutta l’intrepidezza del secolo scorso che tuttavia, smisurata secondo la
mentalità di oggi, scade a una involontaria ingenuità, voglio dire la frase di Voltaire :
“ Croyaez-moi,mon ami, l’erreur aussi a son , mèrite “.
Liebnitz e Kant hanno rappresentato due grandissimi ostacoli all’onestà intellettuale
dell’Europa !
Finalmente quando a cavallo fra due secoli di decadenza , apparve una ” force majeure” di
genio e di volontà, forte abbastanza per fare dell’Europa un’unità politica ed economica, i
tedeschi con le loro “guerre d’indipendenza” impedirono all’Europa di comprendere il
significato, il meraviglioso significato della esistenza di Napoleone.
La Germania, dovunque arrivi, manda in rovina la cultura.
Soltanto la guerra ha “redento” lo spirito della Francia.
Stendhal, forse uno dei più bei casi citati, è assolutamente impareggiabile per quel suo occhio
preveggente da psicologo, quel suo modo di cogliere la realtà, che ricorda da vicino l’uomo più
reale che sia mai esistito: “ ex ungue Napoleonem”.
Inoltre per la sua atea onestà, e certo questa non è la meno importante delle sue qualità,
essendo una specie molto rara in Francia.
Egli mi ha rubato la migliore freddura atea: “L’unica scusa di Dio è che egli non esiste”.
Friedrich Wilhelm Nietzsche
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- Liber tertius
George Clemenceau - “ Grandeurs et mìseres d’une victoire” – Librerie Plon – Paris -1930;
Ambitions et defaillances, c’est de l’humanitè de tous les temps .
Le Parthe, au galop de sa fuite, decochait encore un trait derriere lui. Au moment de
s’engouffrer dans la nuit funebre, la marechal Foch parait avoir laissè tout un lot de fleches
perdues, a l’arc incertain d’un sagittarie improvisè.
L'heure actuelle n'est pas aux suggestions du silence. Ce ne sont de toutes parts que
parleurs parlant d’inutiles paroles don’t le bruit charme peut-etre des foules au tympan cerve.
Grandezza e miserie d’una vittoria .
Ambizioni e fallimenti sono l'umanità di tutti i tempi.
La Parca, al galoppo del suo veloce volo lascia una scia dietro di lei
Quando passo nella funerea notte, mi sembra che il maresciallo Foch abbia lasciato un sacco di
frecce perdute, ed ha l’arco incerto di un improvvisato lanciatore di frecce.
L'ora corrente non è una suggestione del silenzio. Questi sono tutti i pezzi ove gli inutili
oratori lanciano parole che non suonano con un fascino, forse folle, al timpano del cervello.
Chapitre VI - L'Armistice
La catastrophe de 1914 est d'origine allemande. Il n'y a qu'un menteur professionnel pour le
nier. L'Allemagne, en cette affaire, a le malheur de se laisser emporter par la violence de
son tempérament ( en dépit de son art de feindre), jusqu'à l'estrème sincerité. " l'Allemande
au-dessus de tout!" Elle ne demande pas autre chose et dès qu'il sera satisfait à se
demande, elle vous permettra de jouir d'une paix sous le joug.
L'aristocratie germanique, la bonhomie servile de l'intellectuel et du savant, la grosserie
vanitè du chef d'industrie le mieux adaptè et l'exuberance d'une violente poetique populaire
conspirent à briser .
L'absolu de l'eternitè. Napoleon. qui fur avec Alexandre et Cesar l'un des genies humains de
la guerre, ne se comprit meme pas a Saint Helene ou, se jugeant d'un mot, forces et
faiblesses compensees.
Il disastro del 1914 è di origine tedesca. Vi è un bugiardo professionista per negarlo.
La Germania, in questo caso, ha la sfortuna di farsi prendere nella violenza del suo carattere
(nonostante la sua arte di far finta) come sincerità estrema. "La Germania prima di tutto! "
Essa non chiede niente altro, e incontrandola vi parrà di godere in pace, sotto il suo giogo.
L'arroganza insopportabile dell'aristocrazia tedesca, la bonarietà servile dell’intellettuale e
dello studioso, la vanità e l'esuberanza in una violenta e popolare abilità a cospirare.
L'assoluto dell’ eternità. Napoleone, con Alessandro e Cesare furono i geni umani della guerra,
non hanno nemmeno capito a Sant'Elena, come giudicare la fine del periodo storico e
comparare i punti di forza e di debolezza.
Chapitre XV - Sensibilité Allemande
Qu’est-ce donc que cette “civilisation germanique”, monstrueuse explosion de volonté
dominatrice ? Que nous le voulions ou non, ce n’est pas le Parlement internationale de Genève
qui decidera de la paix des temps à venir. Les présomptions de l’ignorance engendrent trop
de paroles de sincérité provisoire, et l’irrésistible impetus des égoismes sans contrainte aura
trop tòt fait de nous jeter aux contre-coups de l’imprévu.
12
Le resultat de la guerre sera une organisation de la guerre sous la conduite de l’Allemagne.
Il ne faut pas s’inquiéter de porter atteinte au droit peuples, ni de violer les lois de
l’humanité. Des deux cotés de la ligner de feu,sur les fronts civile et militaires, encore
aurais le droit d’opposer les raffinementes d’une savante éducation de barbarie qui dipose
l’Allemand au plus cruel traitement des populations envahies, et à la devastation organisée.
Che cosa è esattamente questa "civiltà germanica" mostruosa esplosione di volontà
dominatrice? Che ci piaccia o no, questo non è il Parlamento internazionale di Ginevra che
deciderà la pace per il tempo a venire. Le presunzioni di ignoranza generano troppe parole di
sincerità provvisoria, e l'impulso irresistibile di egoismo senza costrizione sarà troppo veloce
per lanciare noi contro contraccolpi inaspettati.
Il risultato della guerra è una organizzazione di guerra sotto la guida della Germania.
Non si inquieta di minare i diritti dei popoli, né di violare le leggi dell'umanità.
Su entrambi i lati della linea di fuoco, su fronti civili e militari, hanno ancora il diritto di
opporsi al perfezionamento di una accademica formazione delle barbarie che ha il tedesco con
il trattamento crudele delle popolazioni invase e la devastazione organizzata ?
La retraite du Tigre a la maison de Saint-Vincent-sur-Jard en 1919; la chambre de
Clemenceau est avant tout un lieu de travail. Sous la fenetre, face à l’ocèan, une table toute
simple fait office de bureau. Assis dans son fauteuil d’osier, il aimait contempler la mer et
prendre “des bains de lumière” .
13
Albert Einstein – “ il mondo come io lo vedo “
La principale fonte dei conflitti odierni tra le sfere della religione e della scienza sta tutta in
questa idea di un Dio personale.
Nella lotta per il bene morale, i maestri della religione debbono avere la capacità di rinunciare
alla dottrina d'un Dio personale, vale a dire rinunciare alla fonte della paura e della speranza,
che nel passato ha garantito ai preti un potere così ampio.
L'uomo ha scoperto la bomba atomica, però nessun topo al mondo costruirebbe una trappola
per topi. “Solo due cose sono infinite: l'universo e la stupidità umana, riguardo l'universo ho
ancora dei dubbi”.
Il problema oggi non è l'energia nucleare, ma il cuore dell'uomo. Non so con quali armi si
combatterà la Terza guerra mondiale, ma la Quarta sì: con bastoni e pietre.”
“C'è un paradosso che spiega l'impossibilità dell'onnipotenza, che può essere formulato in
questo modo: se Dio è onnipotente, può creare una pietra che sia così pesante da non poter
essere sollevata nemmeno da Lui. Se Dio non riesce ad alzare la pietra, significa che non è
onnipotente. Se ci riesce, non è comunque onnipotente, perché non è stato capace di creare
una pietra da non poter essere sollevata nemmeno da Lui.”
Il mio ideale politico è l'ideale democratico. Ciascuno deve essere rispettato nella sua
personalità e nessuno deve essere idolatrato. Per me l'elemento prezioso nell'ingranaggio
dell'umanità non è lo Stato, ma è l'individuo creatore e sensibile, è insomma la personalità; è
questa sola che crea il nobile e sublime, mentre la massa è stolta nel pensiero e limitata nei
suoi sentimenti
Albert Einstein
Non far valere il proprio diritto : esercitare il potere costa fatica e richiede coraggio. Per
questo tante persone non fanno valere il loro buon diritto, perché tale diritto è una specie di
potere, ma esse sono troppo pigre o troppo vili per esercitarlo. Tolleranza e Pazienza si
chiamano le virtù di cui questi difetti si ammantano.
Nietzsche – Umano, troppo umano – Il viandante e la sua ombra
La vendetta più tremenda - Se ci si vuole vendicare di un avversario,bisogna attendere sinché
non si abbia tutta una mano piena di verità e di giustizie da poter giocare contro di lui, a
sangue freddo: sicché esercitare la vendetta viene a coincidere con l’esercitare la giustizia.
E’ la più terribile specie di vendetta: essa infatti sopra di sé non ha istanze alla quali potersi
appellare. Così Voltaire si vendicò di Piron, in cinque righe che fanno giustizia di tutta la sua
vita, la sua opera, la sua volontà: tante parole, tante verità; è così che si vendicò di Federico il
Grande ( in una lettera che gli spedì da Ferney).
Nietzsche – Umano, troppo umano – Il viandante e la sua ombra
Sancta simplicitas della virtù – Ogni virtù ha i suoi privilegi : ad esempio questo, far portare al
rogo del condannato il proprio fascetto di legna.
Nietzsche – Umano, troppo umano – Per la storia dei sentimenti morali
Il vecchio e la morte – A parte ciò che la religione esige, ci si può ben chiedere : perché per un
uomo invecchiato, che si sente venir meno le forze, dovrebbe esser più lodevole attendere di
esaurirsi e di dissolversi lentamente anziché por fine, in piena consapevolezza,a questo
processo, in questo caso il suicidio è un atto perfettamente ovvio e naturale, che dovrebbe
suscitare il dovuto rispetto, in quanto vittoria della ragione: e lo ha anche suscitato, nei tempi
in cui i capi della filosofia greca e i più ardenti patrioti romani solevano morire suicidi.
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Il desiderio invece di prolungare giorno per giorno la propria esistenza, consultando
angosciosamente i medici e conducendo una vita penosissima, l’ansia di giungere, senza forza,
ancor più vicini al termine vero e proprio della vita, è molto meno rispettabile.
Di fronte alla sfida del suicidio le religioni offrono una quantità di scappatoie: per questo
ottengono il favore di coloro che sono innamorati della vita.
Nietzsche – Umano, troppo umano – Per la storia dei sentimenti morali
Parenti del suicida – I parenti del suicida gli fanno colpa di non esser rimasto in vita per
riguardo alla loro reputazione
Nietzsche – Umano, troppo umano – L’uomo nel rapporto con gli altri
Dalle lettere di Lucio Anneo Seneca a Lucillio .
Non sono tanto ottuso da recitare a questo punto la litania epicurea e ripetere che sono falsi
gli spauracchi dell'oltretomba: Issione non gira legato a una ruota, Sisifo non spinge con le
spalle un masso su per una salita, a nessuno possono ogni giorno ricrescere ed essere divorate
le viscere, non c'è uomo così infantile da temere Cerbero, le tenebre e gli spettri sotto forma
di nudi scheletri.
La morte o ci consuma o ci spoglia; se ci libera dal peso del corpo, rimane la parte migliore di
noi; se ci consuma, di noi non resta niente: beni e mali scompaiono allo stesso modo.
Permettimi a questo punto di citare un tuo verso; bada, però: non lo hai scritto solo per gli
altri, ma anche per te.
È vergognoso dire una cosa e pensarne un'altra: ma scrivere una cosa e pensarne un'altra lo è
ancora di più. Ricordo che una volta hai trattato questo argomento: noi non precipitiamo
all'improvviso nella morte, ma ci avviciniamo a poco a poco.
Moriamo ogni giorno: ogni giorno ci viene tolta una parte della vita e anche quando ancora
cresciamo, la vita decresce. Abbiamo perduto l'infanzia, poi la fanciullezza, poi la giovinezza.
Tutto il tempo trascorso fino a ieri è ormai perduto; anche questo giorno che stiamo vivendo
lo dividiamo con la morte. Come la clessidra non la vuota l'ultima goccia d'acqua, ma tutta
quella defluita prima, così l'ora estrema, che mette fine alla nostra vita, non provoca da sola
la morte, ma da sola la compie; noi vi giungiamo in quel momento, da tempo, però, vi siamo
diretti.
Dopo aver delineato questi concetti con il tuo solito linguaggio, sempre sostenuto e tuttavia
mai più penetrante di quando metti le parole al servizio della verità, scrivi:
La morte non viene una volta sola: quella che ci porta via è l'ultima morte.
La religione è considerata vera dal popolo, falsa dai saggi, utile dai governanti.
I difetti degli altri li abbiamo negli occhi, i nostri sono sulle spalle
Non puoi sfuggire al destino, puoi solo vincerlo.
(Seneca)
Che senso hanno quei concetti bugiardi , quei concetti ausiliari della morale , come “anima”,
”spirito, ”libero arbitrio”, “dio”, se non quello di rovinare fisiologicamente l’umanità? Se non si
riconosce l’importanza della conservazione di se stessi, della crescita delle forze fisiche, cioè
del vitale, se si fa un Ideale dell’anemia del disprezzo del corpo a favore della “salute
dell’anima”, che cosa si fa se non preparare una ricetta per la decadenza?
La perdita dell’equilibrio, l’opposizione agli istinti naturali, in una parola il “trascurare se
stessi”, è quello che, finora, è stato definito Morale.
15
Quando a cavallo fra due secoli di decadenza, apparve una “force majeure ” di genio e di
volontà, forte abbastanza per fare dell’Europa una unità politica ed economica, i tedeschi con
le loro ”guerre d’indipendenza” impedirono all’Europa di comprendere il significato, il
meraviglioso significato dell’esistenza di Napoleone.
Per questo motivo sono loro ad avere sulla coscienza tutto ciò che è avvenuto dopo, e che
vediamo oggi: la malattia, la mancanza di ragionevolezza opposte alla cultura.
Il nazionalismo, questa “névrose nationale” di cui soffre l’Europa, questo prolungamento
all’infinito della divisione dell’Europa in piccoli stati, dalla piccola politica; hanno privato
l’Europa del suo significato, della sua ragione: l’hanno spinta in un vicolo cieco.
Infine , perché non dovrei esprimere il mio sospetto? Anche nel mio caso i tedeschi faranno
di nuovo il possibile perché da un formidabile destino nasca un topo.
Mettere al posto della salute la “salvezza dell’anima” è una “folie circoulaire” fra le
convulsioni della penitenza e l’isterismo della redenzione!
Il concetto di colpa fu inventato insieme allo strumento di tortura che lo completa, il concetto
di “libero arbitrio”, utile per confondere gli istinti ; nel concetto di “altruismo”, di rinuncia a sé
stessi “ è nascosto il reale segno della decadenza che consiste nell’essere attratti da ciò che
reca danno, nel non potere più trovare la propria utilità, nella distruzione si é elevata a “buona
qualità” , a “dovere “ a “santità, a “divinità” nell’uomo.
E infine , e questa è la cosa più terribile, la legge della selezione è messa in croce, tutto ciò
che si oppone all’uomo fiero e ben riuscito, l’uomo che afferma , sicuro e garante del futuro ,
viene trasformato in un Ideale, mentre questo uomo viene definito d’ora innanzi “cattivo”.
E’ tutto ciò è stato preso per valido sotto il nome di Morale !
“ Ecrasez l’infame ! ”, diceva Voltaire !.
Cenni tratti dal libro di Nietzsche - “L’anticristo”.
Nietzsche – Ecce homo
I tedeschi capiscono subito quando dico che la filosofia è corrotta dai teologi: il parroco
protestante è nonno della filosofia tedesca. E’ sufficiente pronunciare la parola “seminario di
Tùbingen” per capire che cosa la filosofia tedesca è in sostanza:una insidiosa teologia.
Il cristianesimo è detto religione della compassione, essa intralcia totalmente la legge
dell’evoluzione, che è legge della selezione.
Essa conserva ciò che è maturo per la fine, oppone resistenza a vantaggio dei diseredati e dei
condannati dalla vita, conferendo alla vita stessa, attraverso l’abbondanza di malriusciti di ogni
specie che conserva in vita, un aspetto grigio e precario. Hanno osato chiamare virtù la
compassione. Dal punto di vista di una filosofia che era nichilista, sulla propria insegna
recitava una scritta: la negazione della vita.
Aristotele, com’è noto, vedeva nella compassione una condizione morbosa e pericolosa dalla
quale uno farebbe bene a liberarsi .
Qualsiasi libro divien pulito quando si legge il Nuovo Testamento: per dare un esempio lessi
con rapimento, immediatamente dopo Paolo, quel burlone di Petronio, estremamente
accattivante e insolente, del quale si potrebbe dire ciò che Domenico Boccaccio scrisse al duca
di Parma a proposito di Cesare Borgia: “ è tutto festo “. Tutte le divinità dell’Olimpo vi
avrebbero trovato spunto per una immortale risata – Cesare Borgia Papa …
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Una formula: deus qualem Pulus creavit, dei negatio. Paolo vuole far scempio della “sapienza
mondana”: i suoi nemici sono i buoni filologi e medici di scuola alessandrina. Come filologi
guardiamo dietro i “sacri libri”, come medici dietro l’imbastardimento fisiologico.
Il medico dice “inguaribile”, il filologo “imbroglio”.
Si può essere fintantoché la nascita dell’uomo è cristianizzata, vale a dire sporcata con l’idea
dell’immaculata conceptio ? …
Il cristianesimo pone la sua origine con il progetto di modificare la sconfitta storica di Gesù, la
sua morte ignominiosa sulla croce, in una vittoria morale in un “altro” mondo: così la morale è il
mezzo su cui i preti costituiscono il loro potere, “tiranneggiano le masse e formano le mandrie”.
Così, come la filosofia è la continuazione della teologia, promettono tutto, ma non mantengono
nulla, trasformano questa situazione morbosa in un privilegio e perfino in un dovere, reclamano
“diritti uguali” per tutti abolendo in partenza la loro differenza.
Il tipo del redentore, la dottrina, la pratica, la morte, il senso della morte, perfino il “dopo”
della morte: nulla rimase anche soltanto simile alla realtà. Paolo spostò semplicemente il peso
di tutta quella esistenza nella menzogna del Gesù “risuscitato”.
A prestar fede a quanto ci racconta sul fatto che egli stesso ha avuto un’allucinazione si
fabbrica la prova del vivere-ancora del redentore: sarebbe una vera niaiserie da parte di uno
psicologo.
Non conosco un libro in cui vengono dette sulle donne tante cose tenere e miti come nel codice
di Manu, quei vecchi canuti hanno una maniera forse insuperata d’essere gentili verso le donne.
“ La bocca di una donna, vi si legge ad un certo punto, il seno di una fanciulla, la preghiera di un
bambino, il fumo del sacrificio sono sempre puri”. Altrove: “ non vi è nulla di più puro che la
luce del sole, l’ombra di una vacca, l’aria , il fuoco e l’alito di una fanciulla”. In ultimo brano,
anch’esso forse una santa menzogna : tutti gli orifizi al disopra dell’ombelico sono puri, tutti
quelli al di sotto sono impuri. Solo nella fanciulla l’intero corpo è puro”.
La furtività da bigotti, la clandestinità da conventicola,torbidi concetti come inferno, come
sacrificio dell’innocente, come unio mystica nel bere sangue; soprattutto il fuoco, lentamente
attizzato, della vendetta: della vendetta dei Ciandala, questo signoreggiò Roma, lo stesso
genere di religione al quale Epicuro aveva fatto la guerra nella sua forma prenatale.
Si legga Lucrezio, per capire cosa ha combattuto Epicuro: non il paganesimo, ma il
cristianesimo. Non vi è che da leggere sant’Agostino per fiutare che razza di immondi compari
sono in tal modo venuti a galla. La natura lo ha trascurati – essa dimenticò di donar loro una
dote modesta di istinti rispettabili, puliti … detto in confidenza, questi non sono nemmeno
maschi … quando l’Islam disprezza il cristianesimo, ha mille ragioni di farlo: l’Islam ha dei
maschi per presupposto …
E noi computiamo il tempo a partire dal dies nefastus con cui questa calamità principiò, dal
primo giorno del cristianesimo! Perché non piuttosto dal suo ultimo ? …
Se tutto va bene,verrà il tempo in cui, per promuovere il proprio progresso morale ed
intellettuale, si prenderanno in mano i Memorabili di Socrate, al posto della Bibbia. Montaigne
ed Orazio saranno usati come precursori e guide per la comprensione del più semplice,
intramontabile saggio: Socrate. Rispetto al fondatore del cristianesimo, Socrate ha in più quel
modo gaio di essere serio e quella saggezza piena di bricconate, che sono la migliore condizione
spirituale dell’uomo.
Nietzsche – L’Anticristo
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- Liber ..quartum…
“ Seneca - dal libro “ L’arte di non adirarsi” …
… “ Nec ignoro ceteros quoque effectus vix occultari, libidinem metumque et audaciam dare
sui signa et posse praenosci; neque enim ulla vehementior intrat agitatio quae nihil moveat in
vultu. Quid ergo interest? Quod alii affectus apparent, hic eminet ”…
So bene che anche le altre passioni si fa fatica a tenerle nascoste, che la libidine, la paura
l’audacia hanno anch’esse i loro sintomi e si possono prevedere: non c’è infatti emozione,
quando sia viva ed intensa, che non alteri i lineamenti del volto.
Qual è allora la differenza ? le altre passioni si vedono, l’ira risalta “…
… “ Ex iis quae nos offendunt alia renuntiantur nobis, alia ipsi audimus aut videmus. De iis quae
narrat sunt non debemus cito credere: multi mentitur ut decipiant, multi quia decepti sunt;
alius criminatione gratiam captate et fingit iniuriam ut videatur doluisse factam; est aliquis
malignus et qui amicitias cohaerentis diducere velit; est aliquis suspicax et qui spectare ludos
cupiat et ex longinquo tutoque speculator quos collisit “...
Fra le cose che ci offendono, alcune ci vengono riferite, altre le ascoltiamo o le vediamo di
persona. Alle prime non dobbiamo prestar subito fede: molti mentono per ingannare,molti
perché sono stati ingannati.
C’è chi cerca di entrare nelle tue grazie accusando qualcuno e s’inventa una offesa per farsi
vedere dispiaciuto che ti sia fatta; poi c’è il maligno che vuole rompere le tue amicizie più
strette, il sospettoso e come se si trattasse di un gioco amano fare gli spettatori guardando
da lontano, e standosene al sicuro, quelli che hanno fatto azzuffare” …
… “ Et quid indignus quam sapientis affectum ex aliena pendere nequitia? Desinet ille
Socrates posse eundemquod enim monumentum erit quo non improbanda videat? Quotiens
processerit domo, per sceleratos illi avarosque et prodigos et inpudientis et ob ista felices
incedendum erit; nusquamoculi eius flectentur ut non quod indignebtur inveniat: deficiet si
totiens a se iram quotiens causa poscet exegerit.
Haec tot milia ad forum prima luce properantia, quam turpes lites, quanto turpiores
advocatos habent! Alius iudicia patris accusat quae mereri satius fuit, alius cum matre
consistit, alius delator venit eius criminis cuius manifestior reus est, et iudex damnaturus
quae fecit eligiture et corona proclamat pro mala causa, bona patroni voca corrupta . “
Nulla è più sconveniente e contrario alla natura del saggio che il far dipendere i suoi
sentimenti dalla malvagità altrui. Se fosse, ogni volta, che Socrate uscisse di casa gli
toccherebbe camminare in mezzo a una folla di malvagi,di avari, di prodighi,di spudorati, tutti
felici e soddisfatti di queste infami passioni; in qualunque angolo posasse lo sguardo
troverebbe sempre un motivo per arrabbiarsi: sarebbe la fine per lui se si lasciasse prendere
dall’ira ogni volta che la circostanza lo richiedesse.
Tutte quelle migliaia di persone che di prima mattina si affrettano verso il foro in quali
processi vergognosi si trovano implicate, e quanto ancora più vergognosi sono gli avvocati che
le difendono! Uno impugna le disposizioni testamentarie del padre, quando avrebbe dovuto
cercare di meritarne la stima, un altro si scaglia contro la propria madre, e c’è chi accusa altri
di un delitto di cui egli stesso è notoriamente colpevole, mentre il magistrato ch’è stato eletto
a giudice condanna azioni che ha commesso anche lui. Da parte sua la folla che fa corona al
processo, sedotta dalla bella arringa della Difesa, va applaudendo una causa sbagliata “ …
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… “ Non alia quam in ludo gladiatorio vita est cumisden viventium pugnantiumque. Ferarum iste
convenutous est, nisi quod illae inter se placidae sunt morsuque similium abstinent , hi
mutua lacerazione satiantur. Hoc uno ab animali bus mutis differunt , quod illa mansuescunt
alentibus, horum rabies ipsos a quibus est nutrita depascitur.”...
Il mondo è come un’arena di gladiatori, in cui la vita lotta contro sè stessa.
Una consorteria di animali, con la differenza che gli animali non combattono e non ammazzano i
propri simili, mentre gli uomini si sbranano a vicenda, perché solo così soddisfano la lor fame.
Le bestie si ammansiscono di fronte a chi le nutre, gli uomini sfogano la lor rabbia contro
quegli stessi che l’alimentano: in ciò sta la distinzione fra gli essere umani e quelli che non
hanno il dono della parola.
...” Undique velut signo dato ad fas nefasque miscendum coorti sunt:
non hospes ab hospite tutus,
non soccer a genero; fratrum quoque gratia rara est.
Imminet exitio vir coniugis, illa mariti;
lurida terribiles miscent aconita novercae,
filius ante diem patrios inquirit in annos.
…“ Da ogni parte, come a uno squillo di tromba, spuntano intere categorie di persone a
mescolare il lecito con l’illecito :
dell’ospite dubita l’ospite,
teme il genero il suocero, tra fratelli incostante è l’affetto.
Spiano dell’uno e dell’altro la morte il marito e la moglie;
turpi veleni ai figliastri apprestano infami matrigne,
conta in anticipo il figlio gli anni che restano al padre.
La credulità è causa di molti inconvenienti: dobbiamo guardare i fatti e valutarli con animo
semplice, non credere a niente se non a ciò che ci balza agli occhi e ci pare ben chiaro.
Chi ti ha offeso è un malvagio?
Non dartene pensiero: pagherà ad un altro lo scotto che doveva pagare e te, a sé stesso lo ha
già pagato per il fatto di avere sbagliato : ignoranza delle cose !
Nel De constantiia sapientis ,Seneca paragona il saggio a quei corpi che il fuoco non riesce a
distruggere, all’acciaio contro cui si spuntano gli attrezzi che cercano di scalfirlo.
Le offese le fanno gli sprovveduti, esseri irriflessivi e perciò non possono essere prese in
considerazione, a meno che non si abbia un’istruzione e una buona dose di cultura: il selvatico
è incapace di controllare le proprie passioni.
(Seneca)
“ Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce”
(Pascal)
“L’eterna clessidra dell’esistenza viene sempre di nuovo capovolta e tu con essa, granello di
polvere “
(Nietzsche - Ecce homo)
"Non son lontani i tempi in cui in Italia l'eretico, lo scomunicato, l’esule che si sottraeva con
la morte alla condanna, non doveva trovar pace sottoterra: le sue ossa erano dissepolte e
disperse ...
Dal libro suo “Dante”, edito da Edoardo Sonzogno - Milano 1883, Giuseppe Mazzini descrive
l’alto valore del “ghibellin fuggiasco”, e ricorda:
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“ … Tratto con sospetto o con fasto villano dai capi di parte , or Guelfi or Ghibellini che lo
ospitavano, imparò:
… come sa di sale
Lo pan altrui, e come è duro calle
Lo scendere e il salir per le altrui scale,
Imparò a diffidare della fame,della riconoscenza,dell’amicizia e d’ogni cosa fuorchè dell’anima
sua, dell’avvenire della sua Patria, imparò quel desiderio di morte che stilla a goccia a goccia
nel cuore dell’esule, che espresse con altri suoi versi:
… non so quant’io mi viva,
Ma già non fia il tornar mio tanto tosto,
Ch’io non sia col voler prima alla riva,
e imparò studiando uomini e le cose e i condottieri ambiziosi ed i tirannetti italiani nei quali
cercava di infondere un pensiero generoso di unificazione italiana.
Patì in silenzio; scrisse, consegnò via via nel Poema eterno al quale lavorava, le impressioni
dell’anima, serbandole per gettarle ai posteri dietro il sepolcro.
Visse esule, morì nel 1321, il 21 settembre in età di 56 anni, nella casa di Guido Novello,
signore di Ravenna,che lo accorò e che infine gli celebrò i funerali.
E, tale Guido fu costretto dai casi a fuggir da Ravenna, dacchè il cardinale Poggetto si mosse
verso Ravenna con l’ordine del Papa Giovanni di dissotterrare l’ossa di Dante e di maledirle, e
di disperderle …”
Così terminava nel suo libro Giuseppe Mazzini:
“ … e quando sarete fatti degni di Dante , quando la terra vostra sarà vostra e non d’altri,
quando l’anima di Dante potrà guardare in voi senza dolore e lieta di tutto il suo orgoglio
italiano- noi innalzeremo la statua al Poeta sulla maggiore altezza di Roma e scriveremo sulla
base: … AL PROFETA DELLA NAZIONE ITALIANA GLI ITALIANI DI LUI DEGNI …”
Giuseppe Mazzini morì a Pisa il 10 marzo 1872, le sue spoglie furono portate da Pisa a Genova.
Nel viaggio, nelle stazioni ma anche su tutto il percorso, si assiepò il popolo commosso a veder
passare il treno mortuario. E fu detto che più che un trasporto funebre il viaggio fu il suo
trionfo post-mortem.
Scese in campo Giosuè Carducci dedicandogli una iscrizione.
Non voglio soffocarla con dei commenti, ma per i giovani che non conoscono la storia, in questa
iscrizione c'è tutto condensato il Risorgimento Italiano nei suoi casi principali, e rammenterei
loro soltanto che il Mazzini ebbe questo grandissimo merito, di far chiara a tutta la nazione
l'idea dell'unità e libertà italiana, non si stancò mai di predicarla e di adoprarsi per attuarla,
fondandosi sul popolo che nel 1848 egli appunto nelle forze popolari confidò per la resistenza
contro gli Austriaci, e poi contro i Francesi e gli Spagnoli e i Borbonici, quando resse come
triumviro, nella memorabile difesa, le sorti della Repubblica Romana; e che ebbe a soffrire di
vedersi escluso dai grandi fatti del 1859-60 e dalla liberazione di Roma nel 1870, tenuto in
sospetto, e ufficialmente (se non nella realtà) condannato ed esiliato, così che, quando si
spense, abitava a Pisa, costretto a nascondersi.
Ecco l'iscrizione che gli dedicò il Carducci :
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“ Libertà va cercando, ch'é si cara come sa chi per lei vita rifiuta “
(Dante)
“ ... Quanti sono troppo inclini ad imitare l’arretrato astronomo seicentista che, invitato a
rimirare il cielo col cannocchiale galileiano, si schermiva dicendo che non voleva guardare
perché era impossibile si potesse vedere qualche cosa ...”
(Nino Tripodi)
"Non mi ricordo più chi mi disse un giorno che la vita si divide in due periodi : nel primo si è
invitati alle cerimonie nuziali; nel secondo alle cerimonie funebri degli stessi che vedemmo un
dì sposarsi ; io, ahimè, sono nel secondo periodo, ed ogni tanto mi tocca piangere un amico che
se n'è andato per sempre, e se mi capita di cercare con la memoria, i superstiti, mi accorgo di
restare ogni giorno più solo...e … la lista dei renitenti alla chiamata di leva “cimiteriale” si
assottiglia sempre più.
“ Se tacessi,crederei di mancar di riguardo al pubblico, alla verità, alla mia professione ed a
me stesso, come si dice … “
(Voltaire)
“Lo storiografo deve aver come mèta soltanto l’utilità che si trae da una narrazione veritiera
e se nella sua opera egli insinua qualche abbellimento, occorre che ciò non sia per
corromperne la verità, ma per farla meglio accettare “ ..
(Dablancourt)
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- Liber quintus
La storia è diversa a seconda del paese in cui la raccontano, ma ciascun paese è così geloso
della propria che guai a chi gliela tocca...forse sarebbe il caso di esclamare che è tutta colpa
della guerra!
Infatti ogni qualvolta che ne scoppia una, la prima vittima è sempre la verità.
Le bugie sono necessarie per demonizzare il nemico, e non è il caso di proseguire con tutte le
bugie che i vincitori hanno trasformato in mendaci epopee, Winston Churchill sosteneva che
…” la verità è così importante che occorre nasconderla dietro una cortina di bugie “...; ma dopo
la guerra , forse, sarebbe stato onesto rivelarla....le bugie dei vincitori sono diventate verità,
mentre quelle dei vinti sono rimaste a latere, per riemergere nel conflitto successivo...la
verità comunque non è più tornata a galla .
"La storia ci ha mentito" - A.Petacco
Non mi accingo a riabilitare gli sfortunati cartaginesi che Tacito o Svetonio ci hanno insegnato
ad odiare sui banchi di scuola, nè emendare altri popoli che un avverso destino ha condannato
alla "... damnatio memoriae....".
D'altronde , cancellare la memoria non è affatto semplice. Ci provarono per primi gli antichi
greci (403 a.C.) con il Patto dell'oblio che vietava di " .. ricordare il male fatto o ricevuto
affinché nessuno in seguito cerchi di vendicarsi ..." ma fu fatica sprecata: gli ateniesi e gli
spartani continuarono a combattersi.
Qualche secolo dopo, similmente, Enrico IV, cercò di far dimenticare la notte di San
Bartolomeo, in cui vennero sgozzati dai cattolici circa 20.000 ugonotti, senza risparmiare nè
donne, nè vecchi nè bambini, con il suo editto di Nantes ( 1598), ma nessuno gli prestò
ascolto. Anzi quello stesso sovrano venne assassinato da Francois Ravaillac, fanatico frate
fogliante che evidentemente non aveva sopito il ricordo ...
"Trattato sulla tolleranza" F.M.A. Voltaire "
Si potrebbe applicare la massima di San Tommaso: ".. Nihil est in intellectu quod non fuerit
prius in sensu .. ". Dov'è la tanto conclamata ragione umana ?
La storia , ed anche l'esperienza quotidiana, ci dimostrano che nelle azioni degli uomini c'è ben
poco di razionale. Erasmo da Rotterdam scrisse L'Elogio della pazzia ; ma se si osserva con
distacco e freddezza la tragicommedia della vita vien quasi voglia di scrivere un libro con il
titolo:Trionfo della pazzia.
Geer Geertsz, che tradurrà il suo nome in quello umanistico di Desiderio Erasmo, nel suo libro
“ Morias Encomion ” usa una satira feroce, e filosoficamente riprende il celebre paradosso di
Socrate, “ .. io so di non sapere …” e lo scompone nei due corni del dilemma che è alla base
dell’Elogio:
… la sapienza è follia e così pure l’ignoranza, solo meno
parossistica e macilenta, più lieta e spensierata …
La religione cristiana mostra propriamente di avere , in certo qual modo, una parentela con una
certa forma di follia, e nessuna conformità con la saggezza. “
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I cristiani prodigano i loro averi, trascurano le offese, si lasciano raggirare,non distinguono
fra amici e nemici, rifuggono il piacere , si nutrono di fame,veglie,lacrime,stenti,ingiurie, hanno
a uggia la vita,desiderano solo la Morte: in una parola, sono divenuti tanto storditi rispetto al
sentire comune, che il loro spirito sembra vivere altrove, non nel suo corpo.
E’ questo che altro è , se non pazzia?”.
Il paradosso di Erasmo è geniale: la follia si definisce per essere una falsa rappresentazione
della realtà, quindi sulla realtà non può che esprimersi in modo falso.
Tuttavia, se la realtà è falsa, ciò che su di essa predica la follia diventa vero ...
Secondo la follia, se qualcuno dovesse sentirsi offeso dalle mie parole, allora significa che
egli ha la coscienza sporca o, quanto meno, la coda di paglia: il mio obiettivo era divertire
piuttosto che pungere.
Chi si affida a misteriosi riti o preghiere, inventati da qualche pio impostore in vena di far
miracoli o far soldi, per ottenere qualsiasi cosa: ricchezza, onore, piacere, abbondanza ,
buona salute, salda vecchiaia ed infine un buon posto in Paradiso ( ma il più tardi possibile,
quando i piaceri della vita terrena, ai quali sono molto affezionati, li abbandoneranno), allora
saranno lieti di partecipare alle gioie dei popoli celesti ….
…” se cento lingue e cento bocche avessi
E una voce di ferro, io non potrei
Tutte ridir le specie di stoltezze
Tutti ridir della pazzia i nomi
( Virgilio, Eneide, VI,625 sgg.)
Ho sentito un pazzo furioso (volevo dire un dottorone) che presentava una riflessione sui
misteri della trinità di Dio. Per spiegare il mistero del nome di Gesù egli dimostrò con mirabile
acume che nelle singole lettere di cui è composto era racchiuso tutto ciò che poteva dirsi di
Cristo.
Il fatto che la declinazione latina del nome Jesus si articola in tre casi è un primo evidente
richiamo alla trinità divina.
Nelle uscite dei tre casi (Jesus,Jesum e Jesu) si distinguono tre lettere, S,M e U, nelle quali
si cela il mistero della natura di Cristo: summus,medius e ultimus, ossia il principio, il centro e
la fine.
Ora restava da svelare un mistero più astruso del più astruso problema matematico.
Egli dimostrò che il nome Jesus, composto di cinque lettere, è diviso dalla lettera centrale , la
s, in due parti uguali. Gli Ebrei chiamavano questa lettera syn e lo stesso termine syn, in
lingua scozzese, significa peccato.
Ne risulta chiaramente che Gesù è colui che libera il mondo dal peccato. Un esordio così
originale suscitò la meraviglia di tutto il pubblico e in particolare dei teologi che poco mancò
restassero impietriti come Niobe. In quanto a me, mi sentivo come quel Priapo che aveva
assistito ai misteri notturni di Canidia e Sagana. Non era solo più un pezzo di legno di fico, ma
provava terrore che si manifestò con tale frastuono e vigore che le due perfide donne,
atterrite, fuggirono a gambe levate. Neppure ai tempi dei Greci e dei Romani oratori come
Demostene o Cicerone hanno mai immaginato di ricorrere a simili espedienti, anzi, ritenevano
scorretto iniziare un discorso con argomenti non attinenti al discorso stesso.
La natura lo insegna. Tanto che un porcaro, che non ha frequentato altra scuola, non ricorre
mai a preamboli e spesso cerca di entrare in casa assieme alla porta.
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Fatto sta comunque che è solo grazie a me follia, essi trovano un pubblico compiacente , che li
ritiene più dotati di un Demostene o un Cicerone : bisognerebbe esser ciechi, dunque, per non
vedere quanto questa razza di uomini mi sia debitrice.
Ma quel che resta, o dèi immortali, devo dirlo o tacerlo? La pazzia conduce alla saggezza : sarà
forse meglio in una questione così importante chiamare in rinforzo le Muse dell’Elicona, visto
che i poeti hanno l’abitudine di invocarle. Dunque fatevi un po’ avanti, o figlie di Giove. Io
intendo mostrare che a quella perfetta saggezza, la quale è, come la chiamano, la rocca della
felicità, si perviene solo quando ci si lasci guidare dalla pazzia.
E, per finire, vorrei concludere sulle scritture, tornare a San Paolo, egli, facendo riferimento
a se stesso afferma : …” abbiate pazienza con gli stolti, e prendetemi tra voi come un pazzo”,
e ancora “ …io non parlo secondo Dio, ma come se fossi un folle, e siamo folli per volontà di
Cristo”.
Ecco che un autore del suo rango elogia apertamente la pazzia ! Non solo, egli la definisce un
bene necessario, indispensabile : “ … chi fra voi crede di essere saggio diventi stolto, solo così
acquisterà la vera saggezza “ .
Non è un caso se Dio mostra tanta benevolenza nei confronti degli stolti: gli uomini troppo
astuti e scaltri non sono mai andati troppo a genio ai principi : per esempio Cesare non si
fidava di Bruto e di Cassio, ma non diffidava di Antonio, dedito al vino; Nerone no poteva
soffrire Seneca ; Dionigi non sopportava Platone.
Stolti ed insipienti invece sono sempre bene accetti; per la stessa ragione, dunque, Cristo
detesta e condanna i saggi che si affidano totalmente al loro ingegno.
In ogni pagina del Vangelo Cristo si oppone con manifesto accanimento a farisei, dotti e
legulei, prendendo invece sotto la sua protezione il popolo ignorante.
Quando esclama : “ … guai a voi, scribi e farisei !... ” Gesù si scaglia, infatti, contro i sapienti,
mentre accoglie volentieri presso di sé donne,fanciulli e pescatori. Persino tra gli animali Egli
preferisce quelli che più si discostano dalla furbizia della volpe. Per spostarsi scelse di
cavalcare un asino, quando, se lo avesse voluto, avrebbe potuto prendere un leone. Lo Spirito
santo scese sotto forma di colomba, non di aquila o sparviero.
Le Sacre Scritture fanno spesso riferimento a cervi,capretti ed agnelli. Coloro che seguiranno
Gesù nell’eternità sono chiamati ”pecorelle”.
Ebbene , ditemi se c’è un animale più stupido della pecora ! Lo stesso Aristotele si serve
dell’espressione “ testa di pecora “ con significato tutt’altro che edificante.
Cristo non si vergogna di essere il pastore di un simile gregge e , come riferisce Giovanni, si
compiace addirittura di farsi chiamare agnello: “… ecco l’agnello di Dio ! ...” Nell’Apocalisse
questa espressione ritorna sovente.
Se qualcuno riterrà di aver udito parole troppo sfrontate e petulanti ricordi che a parlare era
la Follia, che è donna. Perciò vi prego, signori miei, di rammentare ciò che i greci dicevano in
proposito: spesso un folle dice cose assennate.
Allora, signori miei, illustri seguaci della Follia, addio !
E, quando avrete finito si applaudirmi non dimenticate di bere un bicchiere alla mia salute !
Tomaso Moro sarebbe stato pronto a bruciarlo, l’Elogio della follia che Erasmo gli avea
dedicato. Se fosse stato tradotto in inglese dall’originario latino, aggiungendo che avrebbe
bruciato anche le sue stesse opere, Utopia inclusa, se fossero state tradotte e rese
accessibili alle masse.
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Tomaso Moro ci lasciò un opera immortale , scritta ai tempi del soggiorno nelle Fiandre, e
stampata a Lovanio nel 1516. Come tutti i “grands livres “ di filosofia e di scienza di quel
tempo, il “ Libellus vere aureus nec minus salutaris quasi festivus de optimo reipublicae
statu, deque nova insula Utopia “ era in latino, cioè nella lingua della oligarchia sovranazionale
che tenne insieme l’Occidente per secoli.
“ Utopia “ è termine greco e vuol dire “il luogo che non c’è” . Tomaso lo costruì partendo dalla
negazione ”ou” dal sostantivo “topos”, che significa “luogo, posto”. L’opera si diffuse
rapidamente in tutta Europa, comparve in italiano con la traduzione di Ortensio Landi, nel
1548 : la lessero in tanti anche nei secoli successivi.
“ … E’ forse giusto che qualche nobile, un mercante di denaro, un usuraio o
altri che fanno lavori poco utili allo Stato conducano una vita lussuosa e
piacevole occupata dall’ozio da attività inutili, mentre garzoni, cocchieri,
falegnami e contadini sono costretti a lavorare ininterrottamente come
bestie da soma? Sono lavoratori senza i quali lo Stato non sopravviverebbe
più di un anno, eppure conducono una vita così misera e povera da far
sembrare preferibile quella delle bestie … “
… Sunt apinae tricaeque et siquid vilius istis …
… Sono inezie, cose meno che da nulla …
Erasmo da Rotterdam e Tomaso Moro vanno letti fra le righe: erano maestri di ironia .
L'Italia ,diceva Prezzolini, si presenta male, da questo punto di vista le sue prediche,o meglio
le sue scudisciate, erano sacrosante :
…” abbiamo il più grande patrimonio artistico e culturale del mondo, ma i musei a volte sono
indecorosi, le case sono pulite di dentro ma sporche di fuori, abbiamo le più belle città in
assoluto però le vie e le piazze sembrano talvolta immondezzai .
Hanno eletto a patrono d'Italia, non un arcangelo, ma san Francesco, vale a dire un ciandala,
detto in senso puramente esteriore, ben sapendo quale sia l'altissimo valore morale di questo
santo, figura unica in tutta la storia del cristianesimo “.
A volte gli italiani piangono anche troppo, forse il nostro inno nazionale dovrebbe essere il
Confiteor, non abbiamo ereditato veramente nulla dai romani. Plinio il giovane , testimone
oculare dell'apocalittica esplosione del Vesuvio, che distrusse Pompei ed Ercolano, scrisse
all'amico Tacito, di non aver emesso neppure un gemito o un lamento: " possem gloriari non
gemitum mihi, non vocem perum fortem in tantis periculis excidisse " (Un vanto non poter
emettere un gemito,ma non ho perso di vista la voce dell’uomo forte ).
C'è da chiedersi se non siano stati i cristiani a importare la lacrima facile.
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- Liber sextus
Così scriveva Giuseppe Prezzolini, nel suo libro “ Vita di Niccolò Machiavelli, fiorentino”:
“O monumenta italicae plebis, monumento di un popolo senza carta, chi mai vi raccoglierà
dalle latrine, dalle sale d’aspetto, dalle colonne dei loggiati, dalle pareti delle case e delle
chiese celebri, dai corridoi delle questure, dalle aule dei tribunali, dalle aule scolastiche,
piene di vivaci liriche, di affrettare storie, di appassionate politiche, di domestici conti, di
secche cronache, di violente invettive, di dolenti preghiere; chi vi raccoglierà, anonime
scritture voci di popolo ispirate dalla noia, dall’oppressione, dal pericolo, dall’ira, dall’amore,
dalla vanità, dalla pena sincera dei cuori?
Alla gran collezione collaborò certamente Nicolino. Su quelle pagine vergò le sue prime firme e
i suoi ritratti, che furono ritratti delle cose dè Borgo Ognissanti, gli eruditi li ignoravano e si
sono persi per sempre, perché non furon scritti per papi e per umanisti per consorterie e per
ufficiali di Stato, per prìncipi e per letterati. Nicolino, prima di mascherare il suo pensiero,
imparò per il Carnasciale a mascherare il suo volto. Conobbe tutti gl’intrighi del vicinato,
vide la roba che va e viene, i frati ruffiani, le femmine santerelle, gl’innamorati ridicoli, i
mariti uccellati, le mogli frenetiche, i parassiti golosi,i servi ingannatori, le cantoniere
adescatrici ( tutt’oggi a Ginevra la parola è rimasta “.. les cantonnier ..” ) ;la poca fede di tutti
gli uomini e i primi esempi del gran gioco condotto dalla Fortuna nel suo turbine vasto, ch’egli
si studiò di rappresentar in le sue Commedie e di narrar nelle sue Istorie.
Ma crescendo, le vie di Firenze mostrarono a Machiavelli altri spettacoli ed insegnarono altri
motti come :
mora il tale ! impicca,impicca ! dagli , dagli ! arrenditi, piagnone! Palle, palle, viva il cotale ! a
basso il Frate ! Ancor giovane vide l’uccisione a furia di popolo dé Pazzi, che avevano attentato
alla vita di Lorenzo de’ Medici, a venticinque anni l’entrata di Carlo VIII in Firenze, a
ventinove il rogo del Frate. La vera patria era Roma, i veri suoi concittadini erano i Romani.
Uno schiaffo romano valeva tre schiaffi francesi, quattro schiaffi spagnoli,dieci schiaffi
papalini; i Romani avevano cinque dita tozze, le loro unghie arano ancora sporche di terra,
quando partivano per vincere un re o debellare un impero, dove ponevano piede facevano
radice. Non erano ricorbelliti dalla religione cristiana: questo era il mondo, un altro mondo non
esisteva, non erano snervati dal pensiero che tutto è vano; i Romani ragionavano sempre ,
prima di prendere un partito: discorrevano senza cicalate. Che cosa torna conto?
Ragionavano con la stadera in mano.
Questi erano i Romani fino al tempo dei Gracchi, gli altri piacevano meno, non parliamo di quelli
che diventaron cristiani: quello fu un tristo momento, gli Imperatori cominciarono a guardare
l’ombra invece del sole, il mondo rincorbellì e invigliacchì, né ci fu più verso di rimetterlo in
piedi. La lotta politica era più rischiosa di quella d’oggi: non si trattava di un voto contrario in
Parlamento, non si giocava un ministero, il cocchio, essere eletti sindaci. La pòsta era quasi
sempre la vita, chi perdeva pagava con la vita, che vinceva prendeva la vita dell’avversario, chi
entrava nell’arringo sapeva quello che arrischiava.
Fra i primi ad aver perso la pòsta furono il Pazzi, e l’arcivescovo di Firenze Salviati. Nel 1478
attentarono alla vita dei Medici, Lorenzo e Giuliano, uccidendo questo e ferendo l’altro nel
Duomo di Firenze durante la messa, al momento che il Salviati alzava l’ostia consacrata.
Il ritratto di Francesco de’ Pazzi e l’arcivescovo Salviati che passano, per la via centrale di
Firenze, ignudi, tra due ali di popolo feroce che li insulta, per essere impiccati al termine della
via.
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Da “Il Principe” di Messer Niccolò Machiavelli ( Nicolaus Malclavellus )
Ad Magnificum Laurentium Medicem
- Exortatio ad capessendam Italiam in libertatemque a barbaris vindicandam .
E non è maraviglia se alcuno de’ prenominati Italiani non ha possuto fare quello che si può
sperare facci la illustre casa vostra; e se in tante revoluzioni di Italia e in tanti maneggi di
guerra, è pare sempre che in quella la virtù militare sia spenta.
Questo nasce che gli ordini antiqui di essa non erano buoni, e non ci è suto alcuno che abbi
saputo trovare de’ nuovi : e veruna cosa fa tanto onore a uno uomo che di nuovo surga, quanto
fa le nuove legge e li nuovi ordini trovati da lui.
Queste cose, quando sono bene fondate e abbino in loro grandezza, lo fanno reverendo e
mirabile. E in Italia non manca materia da introdurvi ogni forma; qui è virtù grande nelle
membra, quando la non mancassi ne’ capi. Specchiatevi ne’ duelli e ne’ congressi de’ pochi,
quanto gli Italiani sieno superiori con le forze, con la destrezza, con lo ingegno; ma, come si
viene agli eserciti, non compariscono.
E tutto procede dalla debolezza de’capi; perché quelli che sanno non sono obediti, e a ciascuno
pare di sapere, non ci sendo infino a qui alcuno che si sia saputo rilevare, e per virtù e per
fortuna, che gli altri cedino. Di qui nasce che, in tanto tempo, in tante guerre fatte ne’ passati
venti anni, quando egli è stato uno esercito tutto italiano, sempre ha fatto mala pruova.
Di che è testimone prima el Taro, di poi Alessandria, Capua,Genova,Vailà,Bologna,Mestri.
Esortazione a liberare l’Italia dagli stranieri
Non c’è da stupirsi se gli Italiani di cui già abbiamo parlato non hanno potuto fare ciò che
invece speriamo possa fare il suo illustre casato. Sembra quasi che, nonostante i rivolgimenti
politici e i continui conflitti, il valore militare sia scomparso. La responsabilità di questa
situazione è da attribuirsi alla pessima organizzazione dei governi precedenti e dalla mancanza
di qualcuno che fosse in grado di rinnovarli.
Grande fama e onore potrebbe ottenere un principe nuovo capace di organizzare in modo
diverso lo stato.
Nuove leggi e nuovi ordinamenti ben radicati nella realtà e quindi duraturi, possono farne un
protagonista ammirato e rispettato.
In Italia non manca la materia prima necessaria ad essere modellata: il popolo è capace ma i
capi sono degli inetti. Lo si vede quando nei duelli e negli scontri singoli gli Italiani primeggiano
per forza,abilità e ingegno.
Gli eserciti invece escono sempre sconfitti dalle battaglie perché i capaci non ottengono
l’obbedienza mentre tutti sono convinti di saper comandare.
Finora nessuno è stato in grado di emergere per abilità e fortuna in modo da cancellare gli
altri. Così, per lungo tempo e nelle guerre degli ultimi vent’anni, l’esercito formato di forze
italiane ha sempre subito sconfitte.
Ne sono la prova le battaglie di Taro,quelle di Capua, Alessandria, Genova, Vailà, Bologna e
Mestre.
Petrarca cantò:
Virtù contra furore
Prenderà l’arme ; e fia el combatter corto
Chè l’antico valore
Nell’italici cor non è ancor morto
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Da il “Principe”, edizione rilegata in pelle della Hoepli del 1916, con dedica di S.E. Antonio
Salandra – Presidente del Consiglio dei Ministri, libro regalatomi da un mio zio materno al
compimento del mio 20° anno, sfogliandolo, in merito ai “ritratti delle cose dell’Alamanga” così
scrivea il Machiavelli…:
“ … le genti d’arme tedesche sono assai ben annotate di cavalli, ma pesanti e altresì sono bene
armate in quella parte che usano armare.
Ma è da notare che in fatto d’arme contra Italiani e Francesi non farieno prova, perché non
usano a’ cavalli armadura di alcuna sorte, e le selle deboli e sanza arcioni, in modo che ogni
piccolo urto li caccia a terra. Ecci un’altra cosa in giuso, cioè cosce e gambe, non possono
reggere l’urto, non possono poi anche reggere l’arme corta, ed è in potestà d’ogni pedone con
la picca trarli da cavallo o sbudellarli … “.
Il Savonarola era il Medio Evo, Machiavelli era il tempo moderno : Savonarola aspettava tutto
da Dio, Machiavelli tutto dall’uomo !
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- Liber septimus
Prezzolini – “ l’Italia è finita, ecco quel che resta ”.
Dopo l’oblio in cui era sparito, ricompare un libretto di appunti disordinati e frammentari,
divenuto famoso col nome di Poetica di Aristotele , ma è destino di certi libri di esser letti
senza acquistare significato finché il mondo non è preparato a ricevere il messaggio
frammentario che essi portano: le parole sono lì, ma il significato rimane inintelligibile alla
mente, l’occhio vi scorge solo le forme esteriori.
Così per Giordano Bruno, la cui dottrina si basa sul disprezzo intellettualistico per la gente
comune e per gli ignoranti.
Quando era prigioniero della Inquisizione, egli basò la sua difesa con l’aspetto del carattere
italiano che corrisponde alla “teoria della doppia verità”.
Portato innanzi agli inquisitori, i quali gli chiesero una ritrattazione non soltanto formale, il
Bruno si rifiutò di sottomettersi a scelse il martirio.
Mentre intorno a Torquato Tasso tutto era guerra ed intrigo, assassinii e saccheggi, egli si
chiude in una torre d’avorio dove crea una temporale ed artificiale felicità.
Quando il Tasso decide di cedere alle esigenze del suo tempo, scrisse il poema epico “la
Gerusalemme liberata”.
Il poema è contraddistinto da grandi ineguaglianze manca spesso di equilibrio, nelle situazioni
più austere affiora una certa volgarità sensuale …
… “ Spinge egli il ferro nel bel sen di punta,
Che vi s’immerge, e ‘l sangue avido beve;
E la veste, che d’or vago trapunta
Le mammelle stringea tenera e leve,
L’empie d’un caldo fiume.
(Gerusalemme Liberata, XII,64)
E’ vero che l’Italia fu il solo paese dove venne fatto un tentativo di restaurar Roma come
potenza centrale, indipendente e laica; in cui il popolo romano del Trecento (spregevole
combinazione di mendicanti, di ladri e di figli di preti) era considerato l’origine legale del
potere dell’Imperatore.
Tutto questo anche durante i secoli IX e X; il primo interessante tentativo fu effettuato da
Arnaldo da Brescia ( secolo XII).
Era un monaco ribelle, educato alla scuola filosofica di Abelardo di Francia. Con l’esempio della
sua vita pura e con la forza della eloquenza seppe sollevare la folla romana contro il Papato.
Fu eminente figura a Roma per circa dieci anni a partire dal 1145; i suoi scritti andarono
perduti, dai sommari delle prediche tramandateci dai suoi giudici si intravvede che inveì
contro l’avarizia, la prodigalità, la tirannia del Papa e dei cardinali, mentre esaltava come
ultima sorgente di libertà Roma, signora del mondo.
Un ordine nuovo deve sorgere e scaturire così ogni diritto politica e sociale, là dove i Papi
hanno tradito il Vangelo prendendo a Cesare ciò che appartiene a Cesare.
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“ Nulla di quanto appartiene alla organizzazione temporale della città riguarda il Pontefice
romano, egli deve limitarsi ad esercitare l’autorità ecclesiastica”, così uno storico del tempo
definisce la sostanza delle prediche di Arnaldo.
Ironia della sorte e della storia :questo sostenitore del potere civile contro la Chiesa fu arso
vivo per ordine dell’Imperatore. …
Dopo due secoli, si rinnova il tentativo di restaurare Roma e il suo potere universale per
mezzo di un laico, autodidatta per avere letto non solo i classici antichi, ma anche numerose
epigrafi fra le rovine di Roma , figlio di un oste : Cola di Rienzo. E’ sostenuto da una fede
incrollabile per riportare quella città alla sua passata grandezza.
Riuscì in due occasioni ad impadronirsi del potere ed a goder la fiducia del popolo, mostrando
talvolta abilità non comune come organizzatore ed accortezza diplomatica, egli fu tanto
audace da pensare ad una confederazione di città italiane sotto l’egida di Roma.
Cola di Rienzo cadde vittima dell’incostanza popolare, la sua morte avvenne per mano del
popolo di Roma.
Casistica di incostanza già perpetrata nel tempo e che sarà ripetuta, sul suolo italiano,
platealmente, almeno due volte, anche nel secolo scorso .
Chi vide a fondo e chiaramente questo problema fu il Machiavelli.
La crisi militare italiana era, secondo lui, lo stato di cose che domandavano la soluzione più
urgente: quella che sfociarono nelle sue considerazioni sulla politica.
Egli afferrò tutta l’importanza per la sorte dell’Italia.
Avea capito che non si trattava di mancanza di coraggio individuale, ma di assenza di una
organizzazione statale .
… “ Specchiatevi né duelli e né congressi de pochi, quanto gli Italiani sieno superiori
con le forze, con al destrezza, con lo ingegno; ma come si viene agli eserciti non compariscono.
E tutto procede dalla debolezza de’ capi : quelli che sanno non sono obbediti, e a ciascuno pare
di sapere, non ci sendo infino e qui alcuno che si sia saputo rilevare , e per virtù e per fortuna,
che gli altri cedino. Di qui nasce che , in tanto tempo, in tante guerre fatte ne’ passati venti
anni, quando egli è stato uno esercito tutto italiano, sempre ha fatto mala pruova ” ...
Il risentimento popolare prese la forma del brigantaggio , aiutato e mantenuto sia dalla
influenza dei Borboni esiliati e, negli stati pontifici, del Papa.
Ma fin dal tempo di Dante s’incontrano tipi di banditi popolari, il poeta ne ricorda uno nel
Canto VI del Purgatorio, quando fa menzione di un Aretino che era stato ucciso.
“ .. Quiv’era l’Aretin che da le braccia
fiere di Ghin di Tacco ebbe le morte,
e l’altro ch’annegò correndo in caccia “.
I commentatori del tempo s’indugiano a lungo su questo bandito della strada che aveva
occupato con i suoi compagni un castello lungo la via fra Siena e Roma ed estorceva danaro ai
mercanti e ai prelati che passavano.
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Ci dicono che era un “signore” e che “tutti quelli caduti in le sue mani se ne andavano via
contenti, lodandolo augurandogli buona fortuna”.
Usava una tecnica del tutto particolare: se veniva catturato un mercante, solea cortesemente
chiedergli quanto potea dare, se il mercante diceva 500 ducati, Ghino ne prendea trecento,
affinchè quegli potesse fare investimenti e guadagni con i restanti duecento. Se capitava un
prete ricco e grasso , Ghino lo privava della sua bella mula e gli dava in cambio un vecchio e
malandato ronzino. Se la vittima era un povero studente che frequentava l’Università, Ghino
solea dargli un po’ di danaro e lo esortava ad una condotta onorata e far progressi
nell’acquistare sapienza.
Ghino di Tacco, finì combattendo, disarmato e incontrò la morte da eroe.
Questo brigante era ben conosciuto al tempo suo, oltre a Dante anche il Boccaccio lo conosce
e ne fa il protagonista di una delle sua novelle. ( “Decameron”, decima giornata, novella II ).
Il Boccaccio, pure, lo rappresenta come un gentiluomo, trascinato lontano dalla propria casa,
povero, costretto a farsi bandito delle strada per colpa dell’ingiustizia di molti potenti nemici,
“ per poter la vita difendere e la nobiltà sua, non per malvagità d’animo”. Nella novella del
Boccaccio, Ghino non è soltanto magnanimo: è anche spiritoso.
Dal “liber secundus” (*01) - mi sovviene Alberto Sordi che nel film “Il marchese Onofrio del
Grillo” la scena della decapitazione del brigante, egli dà uno schiaffo alla sua amica francese;
anche il Boccaccio nella novella 10, giornata sesta, ricorda frate Cipolla ( interpretato da
Alberto Sordi ne L’armata Brancaleone ) intento a trarre utile dalle “limosne” in merito ai
poteri della penna dell’arcangelo “Gabriello”, in luogo della quale trovando carboni dice di
essere quegli che arrostirono san Lorenzo.
“ quid est veritas “ .. ,
sarebbe come ritenere pertinente la risposta di Pilato ,
“ habent sua fata libelli…” … comunque ...
Monsignor Colombo da Priverno, giudice della Sacra Consulta , rivolge agli incartapecoriti
confratelli del tribunale penale supremo dello Stato Pontificio:
“Stiamo attenti, eccellentissimi padri, che quando un esercito è in borghese è un esercito di
popolo.
E cor popolo ce se sbatte sempre er grugno !”
( nel film In nome del Papa Re, Monsignor Priverno, era interpretato da Nino Manfredi).
La storia è sorda, dice sempre di sì.
Nei secoli scorsi gli Italiani non ebbero organizzazione statale, non una classe dirigente,non
un esercito nazionale, la sola organizzazione che ebbero fu il cattolicesimo, ma diedero
origine a migliaia di artisti,statisti,filosofi, eroi, poeti ed altri tipi unici, che non potevano
assimilarsi con la popolazione, essendo nati ognuno per trionfare, comandare, e ben pochi
per eseguire piani ed obbedire: quasi tutti gli Italiani, nobili o plebei, ricchi o poveri,
hanno il dono dell’individualità, non sono fatti con il medesimo stampo.
“ Il y en a des meilleurs, mais pas des pareils “
… dice un motto francese ……
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- Liber octavus
Ora riporto le parole che risuonavano nell’aula magna della Sorbona, nel febbraio del 1947 per
opera di Georges Bernanos :
“ … non voglio spedire le macchine al tribunale di Norimberga; costerebbero troppo le
spese del processo. Le macchine non si sono moltiplicate secondo i bisogni dell’uomo ma
secondo i bisogni della speculazione: questo è il punto essenziale .
Non si può confondere una onesta
agenzia
matrimoniale con un’organizzazione di
prostituzione. La scienza ha fornito le macchine, la speculazione le ha prostituite, e ne chiede
sempre di più alla scienza per i bisogni di un appalto che vuole estendere a tutta la terra. Poi è
venuto lo stato moderno a prendere l’affare nelle sue mani …“.
“… di fronte a questa civiltà della materia, a questa organizzazione totalitaria e
concentrazionaria che assorbe le stesse democrazie, la Francia sembra essere sola. Perché,
lo sapete, le democrazie scivolano verso la dittatura, sono già dittature economiche.
Gli imbecilli dicono che non potevano fare diversamente.
“ … rispondo che il compito delle democrazie non era di fare le guerra ma di prevenirla
a tempo. Orbene, esse hanno tollerato e anche favorito le dittature, finché hanno creduto di
potersene servire; dopo sono andate a Monaco in camiciola e con la corda al collo. Gli uomini di
Monaco avrebbero dovuto andare a sedersi tra Ribbentrop e il maresciallo Goering, a
Norimberga, per sentire il rappresentante di Stalin parlare, a nome della coscienza universale,
dei diritti sacri della persona umana in merito al genocidio degli ebrei, dimenticando o non
sapendo che il suo rappresentato aveva mandato a morte nei campi siberiani circa 20 milioni di
russi che non la pensavano come lui.
Alla fin fine non c’è nessuno tra di noi che non abbia già fatto il sogno o avuto l’incubo di una
totale esplosione dei continenti a causa di una bomba atomica mal regolata ! … ”
“ … guadagnare tempo non sempre è un vantaggio. Quando si va al patibolo, per esempio, è
preferibile andarci a piedi ! … “.
“ … Per chi suona la campana ?
A che serve la libertà ?
La peggiore minaccia per la libertà non sta nel lasciarsela togliere, perché chi se l’è lasciata
togliere può sempre riconquistarla, ma nel disimparare ad amarla o nel non capirla più.
Nel suo libro “Rivoluzione e libertà” Bernanos così condensava il suo pensiero:
“ … Voi vedete tutti i giorni i medici di Molière attorno all’agonia del mondo, e vi ci siete
totalmente abituati che domani, forse, vi sembrerà naturale morire in mezzo a quei burattini,
come un vecchio signore cardiaco colpito a morte in una sera di carnevale, nel salotto di una
casa malfamata, e la cui ultima smorfia si riflette di specchio in specchio sulla barella a ogni
gradino della scala … ”
Josè Ortega y Gasset, studioso di Nietzsche, capì la crisi della ragione europea ed il trionfo
dell’irrazionalismo, non poteva condividere l’ottimismo crociano:
l’avvento delle masse nella vita pubblica.
Secondo Ortega, la storia è sempre fatta da pochi “minorias selctas” . Le masse, proprio come
dice la parola, non hanno forma, pretendono di governare, ma alla fine cercano sempre
qualcuno che le conduca per mano, un Duce, un Furer, un Caudillio, un Piccolo Padre, un
Conducator .
32
Dalle masse e dalla loro “nostalgia del gregge“ escono sempre la dittatura e la tirannia.
Ortega non considera la massa una classe sociale, ma un tipo antropologico, che non sopporta
l’uomo libero e intelligente, che pensa con la sua testa.
La democrazia dell’uomo massa è una democrazia individualistica dei diritti: egli, infatti,
intende per democrazia “fare i propri comodi” per mezzo di uno stato che lo assiste
“dall’utero al sepolcro”: e’ un “bambino viziato”, un signorino insoddisfatto.
Il sapere dell’uomo massa si frammenta nella “barbarie dello specialismo”.
Quando si parla di “minoranze elette”, la consueta vigliaccheria è solita equivocare il senso di
questa espressione, fingendo di ignorare che l’uomo selezionato non è il petulante che si crede
superiore agli altri, ma colui che esige più degli altri. La divisione più radicale che occorre
fare in seno all’Umanità è questa, in due classi di creature: quelle che esigono molto e
accumulano sopra se stesse difficoltà e doveri, e quelle che non esigono nulla di speciale , se
non che per quest’ultime, vivere consiste nell’essere a ogni momento ciò che già sono, senza
sforzo di perfezione dentro di se stesse: galleggianti che vanno alla deriva.
Ora la massa ritiene d’avere il diritto d’imporre e dar vigore ai suoi luoghi comuni da caffè.
Lo stesso accade negli ambienti dello intellettuale, nel prendere la penna per scrivere intorno
ad un tema che ha studiato, non lo fa con il proposito di apprendere qualcosa ma al contrario
per sentenziare quando il pensiero non coincide con le volgarità che ospita nella mente.
Già Cervantes affermava che ci sono secoli che, per non saper rinnovare i propri desideri,
muoiono di soddisfazione, come muore il fuco fortunato dopo il volo nuziale. L’europeo è solo,
senza morti che sopravvivono al suo fianco; come Pietro Schlehmil ha smarrito la sua ombra. E’
quello che accade sempre sotto il sole di mezzogiorno!
E cosa analoga avviene nella scienza: la fisica di Einstein si muove entro spazi così vasti, che
l’antica fisica di Newton occupa in essi soltanto una finestra. Accade come si diceva del
Reggente durante la minorità di Luigi XV: che aveva tutti i talenti meno il talento di usarli !
"... la vita non sceglie il suo mondo ma vivere vuol dire trovarsi, subito, in un mondo
determinato e incommutabile: in questo di adesso, che non abbiamo scelto noi. Noi non siamo
lanciati nell’arco dell’esistenza come un proiettile d’un fucile, la cui traettoria è prestabilita.
La fatalità in cui ci troviamo nel capitare in questo mondo, consiste interamente nel contrario.
Invece di imporci una traettoria, ce ne impone diverse, e di conseguenza, ci obbliga ad una
scelta … “
“… vivere è sentirsi fatalmente costretti a esercitare la libertà: decidere ciò che
dobbiamo essere. Neanche un solo istante lascia riposare la nostra attività decisionale. Anche
quando, disperati, ci abbandoniamo a quello che vorrà avvenire, abbiamo deciso … di non
decidere. E’ quindi, falso dire che nella vita “decidono le circostanze”, al contrario le
circostanze sono il dilemma, però quello che decide è il nostro carattere ..."
“… Noi c’incontriamo allora con la stessa differenza che esiste fra l’ignaro e il
perspicace.
Quest’ultimo si sorprende sempre a un pelo d’essere ignaro, perciò fa uno sforzo per sfuggire
all’imminente ignoranza, e in questo sforzo risiede l’intelligenza.
L’ignaro, invece, non si sospetta neanche:si ritiene avvedutissimo, e qui l’invidiabile tranquillità
con cui l’ignaro s’abbandona e si conferma nel suo torpore.
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Per questo dicea Anatole France che un imbecille è più funesto d’un malvagio: perché il
malvagio qualche volta riposa, l’imbecille mai. L’uomo massa attuale potrebbe essere dalle
quinte scivolato sul palcoscenico della civiltà.
Dal libro di Sigmund Freud, “Psicoanalisi e società ” prima edizione dicembre 1969, il trattato
sulla “psicologia di massa e analisi dell’io”
“ … La massa è impulsiva,mobile ed irritabile. Gli impulsi ai quali essa obbedisce possono
essere , secondo le circostanze, nobili o crudeli, eroici o vili, ma sono sempre così imperiosi
che di fronte ad essi viene meno anche l’interesse della conservazione. In essa niente è
premeditato. Anche quando desidera violentemente una cosa, non la desidera mai a lungo, è
incapace di una volontà persistente. Non sopporta alcun differimento della realizzazione di
un desiderio. Prova una sensazione di onnipotenza; per l’individuo che fa parte di una
moltitudine non esiste la nozione dell’impossibile.
La massa è straordinariamente influenzabile e credula, manca di senso critico , niente
per essa è inverosimile. Pensa per immagini che si richiamano le une alla altre per associazione,
come negli stadi in cui l’individuo dà libero corso alla propria immaginazione, senza che
un’istanza razionale intervenga a giudicare sul grado della loro conformità alla realtà.
I sentimenti della massa sono sempre molto semplici e molto esaltati. Essa non conosce né il
dubbio né l’incertezza.
La massa giunge
subito agli estremi.
Un accenno di sospetto si trasforma
immediatamente in indiscutibile evidenza. Un po’ di antipatia … diviene subito odio feroce.
Portata a tutti gli eccessi, la massa è influenzata solo da eccitazioni esasperate.
Chiunque voglia agire su di essa, non ha bisogno di dare ai propri argomenti un carattere
logico: deve presentare immagini dai colori più stridenti, esagerare, ripetere incessantemente
la stessa cosa.
Non avendo nessun dubbio di ciò che essa crede verità o errore, e con la chiara nozione
della propria forza, la massa è autoritaria ed intollerante … Sente il prestigio della forza, ed è
scarsamente impressionata dalla bontà, considerata una forma di debolezza. Dai suoi eroi la
massa esige la forza, persino la violenza.
Vuole essere dominata e soggiogata e temere il suo padrone … Infatti la folla ha un
irriducibile istinto conservatore e, come tutti i primitivi, un orrore inconscio per ogni novità
che possa modificare la sue condizioni di vita.”
Se ci si vuol fare un’idea esatta della moralità delle masse, si deve considerare il fatto che
negli individui riuniti un una moltitudine sono scomparse tutte le inibizioni individuali, mentre
gli istinti crudeli, animaleschi, distruttori, residui delle epoche primitive, che giacciono nel
fondo di ciascuno, si ridestano e cercano la propria soddisfazione.
Il vantaggio personale, che costituisce pressoché l’unico motivo di azione per l’uomo isolato,
solo di rado determina la condotta della moltitudine. Si può perfino parlare di una
moralizzazione dell’individuo attraverso la collettività. Nelle masse possono coesistere le idee
più opposte senza reciproco ostacolo e senza che dalla loro contraddizione logica derivi un
conflitto.
La psicoanalisi ha dimostrato che tutto ciò si verifica anche nel caso del soggetto infantile o
del nevrotico. Inoltre, la massa è molto sensibile alla forza magica delle parole, che hanno il
potere sia di provocare nella anima collettiva la tempesta più violenta, sia di placarla.
34
La ragione e la logica non potrebbero niente contro certe parole e certe formule.
Ogni volta che gli esseri viventi più o meno numerosi, si trovano riuniti, che si tratti di un
gregge animale o di una moltitudine umana, essi si mettono subito, istintivamente, sotto
l’autorità di un capo.
La massa è un gregge incapace di vivere senza un padrone. E’ talmente desiderosa di obbedire
che si sottomette istintivamente a colui che le si pone come capo … .
Viene così, in forma schematica essenziale riepilogato da Flavio Manieri nel suo saggio
introduttivo, quanto sopra enunciato da Freud:
coordinate caratteristiche dell’individuo nella massa:
- annientamento della personalità cosciente;
-
predominio dell’Inconscio e dell’Istinto;
tendenza al contagio;
tendenza alla suggestione;
tendenza a trasformare rapidamente in azione le idee suggerite.
coordinate caratteristiche della massa:
-
mobilità,
irritabilità,
esasperata affettività,
inibizione della funzione intellettuale,
violenza ed incostanza dei desiderata,
senso di onnipotenza,
insofferenza d’ogni differimento,
a-criticità, influenzabilità, credulità,
estremismo, tendenza all’esasperazione delle emozioni,
autoritarismo ed intolleranza,
amore della forza e della violenza,
conservatorismo,
capacità di una reattività morale contradditoria,
sensibilità alla magia della parola,
mancanza di una distinzione tra irreale e reale.
A siffatte conseguenze porta l’interventismo dello Stato, il popolo si converte in carne e ossa:
lo scheletro consuma la carne che gli sta intorno, l’intravatura esterna diventa proprietario e
inquilino della casa.
A rigore, la ribellione dell’arcangelo Lucifero non sarebbe stata meno se invece di pretendere
di essere Dio - il che non era il suo destino – si fosse abbassato a voler essere il più infimo
degli angeli – il che non era neanche il suo destino.
La retorica è il cimitero delle realtà umane o tutt’al più ne è l’ospedale degli invalidi.
Nel Medio Evo era stata costruita una classe di uomini assai diversi dai borghesi: i nobili,
gente ammirevole per il loro coraggio, per la loro virtù di sapere comandare, per il loro senso
di responsabilità. Senza di loro non esisterebbero le nazioni europee.
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Però, nonostante tutte queste qualità d’animo, i nobili vivevano, hanno sempre vissuto, con una
insufficienza mentale, sentimentali, istintivi, intuitivi: irrazionali insomma.
Per questo non poterono sviluppare nessuna tecnica, che è la cosa che obbliga alla razionalità.
Non seppero trovare neanche la polvere da sparo. S’annoiarono. Incapaci di inventare nuove
armi, lasciarono che i borghesi - portandola dall’oriente o da altrove – s’impadronissero della
polvere, e con essa, automaticamente, vincessero sul campo il nobile guerriero, il “cavaliere”
coperto stupidamente di ferro, che a mala pena poteva muoversi nella mischia, ed al quale non
era mai passato per la mente che l’eterno segreto della guerra non consiste tanto nei mezzi di
difesa, quanto in quelli dell’aggressione.
“ Le menti mediocri condannano abitualmente tutto ciò che oltrepassa la loro capacità”
( La Rochefoucaluld )
“ .. Non finirei mai se volessi narrare tutto il bene che non fecero e tutto il male che fecero “
“ ..Non vi è segreto che il tempo non isveli “
( Montesquieu )
( Racine )
“ ..I delitti segreti hanno gli dei come testimoni “ ..
“ ..Si è chiesto sovente quel che accada dei tesori prodigati durante la guerra ed è stato
risposto che son rinchiusi nelle casseforti di due o tremila privati che hanno approfittato
della pubblica sciagura … “
( Voltaire )
36
- Liber nonum
Nel suo libro “ La teoria dei quanti di luce ” , Einstein, ci fa notare prima di enunciare la
formulazione della teoria quantistica, la sua aperta polemica per la realizzazione della bomba
atomica , a cui si era vivamente opposto, ed al suo impiego nella guerra tra USA e Giappone.
Pacifista militante, scriveva a Princeton il 18 aprile 1955, poche ore prima della sua morte, al
premier indiano Nehru : … “ Le armi per la distruzione di massa hanno raggiunto una tale
potenza che se l’uomo non trova i mezzi per vivere in pace con i suoi simili, può essere
distrutto..”. “ Solo due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana e non sono sicuro
della prima ”.
Va da sé che è bene ricordare che la pace eterna è solo retaggio dei cimiteri…
Albert Einstein - dal libro “ il significato della relatività, il mondo come io lo vedo “ :
- la ricerca del sapere fine a se stesso,
- un amore quasi fanatico per la giustizia
- il desiderio di indipendenza personale.
Sono questi i tratti degli ideali che mi fanno rendere grazie alle stelle perché ne faccio
parte.
Quelli che al giorno d’oggi infuriano contro gli ideali della ragione e la libertà individuale e
cercano di edificare un’avvilente schiavitù di Stato con la forza bruta, a ragione vedono in
noi i loro inconciliabili nemici.
La storia ci ha serbato un osso duro; ma fintanto che restiamo devoti servi della verità,
della giustizia e della libertà, continueremo non solo a sopravvivere ma mediante il lavoro
creativo continueremo a produrre frutti che contribuiscono alla nobilitazione della razza
umana, come è stato finora.
Sigmund Freud, nel suo libro “ Il disagio della civiltà ”, cita il suo incontro con Albert Einstein
anche in merito all’interrogativo se esiste un modo per liberare gli uomini dalla fatalità della
guerra.
Nel 1931 il Comitato della Società delle Nazioni, invitò l’”Istituto internazionale di
cooperazione intellettuale” a farsi promotore di uno scambio di lettere tra gli esponenti
rappresentativi dell’epoca.
Tra i primi ad essere interpellato fu Albert Einstein, il quale fece il nome di Freud. Il
segretario dell’istituto ottenne l’adesione di Freud e nel corso dell’estate si svolse la breve
corrispondenza, pubblicata a Parigi all’inizio del 1933, la diffusione ne fu vietata in Germania.
La sua lettera resta come una felice esposizione riassuntiva dei risultati raggiunti nel saggio
sul Disagio della civiltà.
Einstein e Freud si erano incontrati, nel 1927, a Berlino in casa del figlio minore di Freud,
Ernst. Descrivendo l’incontro, Freud aveva scritto a Ferenczi: “ Capisce di psicologia quanto
io capisco di fisica, sicché avemmo una conversazione piacevolissima”.
Einstein e Freud corrisposero ancora amichevolmente nel 1936 e 1939.
Così terminava Einstein la sua prima lettera a Freud : …” La mia insistenza sulla forma più
tipica , crudele e pazza di conflitto tra uomo e uomo era voluta, perché abbiamo qui l’occasione
migliore per scoprire i mezzi e le maniere mediante i quali rendere impossibili tutti i conflitti
armati.
37
So che nei suoi scritti possiamo trovare risposte esplicite o implicite a tutti gli interrogativi
posti da questo problema che è insieme urgente e imprescindibile. Sarebbe tuttavia della
massima utilità a noi tutti, se Lei esponesse il problema della pace mondiale alla luce delle Sue
recenti scoperte, perché tale esposizione potrebbe indicare la strada a nuovi e validissimi
modi d’azione …”.
A questa lettera Freud, rispondeva tra l’altro così: …” Una prevenzione sicura della guerra è
possibile solo se gli uomini si accordano per costruire un’Autorità centrale, al cui verdetto
vengano deferiti tutti i conflitti di interessi. Ora la Società delle Nazioni è stata concepita
come suprema potestà del genere, ma la sua seconda condizione non è stata adempiuta, la
Società delle Nazioni non dispone di forza propria e può averne una solo se i membri
dell’associazione, i singoli stati, gliela concedono.
Sigmund Freud
- Introduzione alla psicoanalisi – lezione 35 - Una visione del mondo.
… Non corrisponde al vero che nell’universo ci sia un potere che veglia con
paterna sollecitudine sul benessere del singolo e che porti a buon fine tutto
quanto lo riguarda. Al contrario, i destini degli uomini non sono conciliabili né
con l’ipotesi della bontà universale né con quella, che in parte la contraddice,
di una giustizia universale.
Terremoti, mareggiate, incendi non fanno alcuna distinzione fra il buono e
pio e il malvagio e infedele. Anche dove la natura inanimata non ha parte, e
il destino del singolo dipende dai suoi rapporti con gli altri uomini, la regola
non è che la virtù venga ricompensata e il malvagio abbia il suo castigo, bensì
è il violento, l’astuto, la persona senza scrupolo che abbastanza spesso si
accaparra i beni invidiati del mondo, mentre il pio resta a bocca asciutta.
Potenze oscure, insensibili e spietate determinano il destino umano; il
sistema di ricompense e castighi che secondo la religione regge il mondo non
sembra esistere. Abbiamo qui ancora un altro motivo per liberarci di quel po’
di pan-psichismo che si era rifugiato dall’animismo nella religione.
L’ultimo contributo alla critica della visione religiosa del mondo è stato
fornito dalla psicoanalisi, dal momento che essa ha indicato l’origine della
religione e fatto deviare i suoi contenuti dai desideri. Su di essa per
contraddirla, se non altro in un punto: e cioè nella sua pretesa di avere
origine divina.
Le singole religioni si contendono fra loro quale di esse sia in possesso della
verità, noi riteniamo che il contenuto di verità possa essere trascurato del
tutto. La religione è un tentativo di dominare il mondo dei sensi, nel quale
siamo posti ... ma essa non può farlo.
Le sue dottrine recano l’impronta dei tempi in cui sono sorte, tempi di
ignoranza, appartenenti alla infanzia dell’umanità, è pericoloso legare le
osservanze che la religione vuole accentuare come esigenze etiche …
Chi fra di noi esseri mortali, è insoddisfatto di questa situazione, che
pretende qualcosa per trovare una momentanea soluzione, lo cerchi dove
crede di poterlo trovare. Noi non ne avremo a male: non possiamo aiutarlo
e neppure, per riguardo a lui, pensare diversamente.
38
-
Liber decimus
E’ curioso ma mi sembra strano che tutte le insurrezioni e rivoluzioni non siano apologia della
plebe in rivolta: la santa plebe.
Il senso di quanto seguirà non è contrario alle rivoluzioni ma sostiene che le rivoluzioni o si
fanno bene o non si …“ hanno da fare “.
La rivoluzione non è un gioco da ragazzi, che nel gioco costruivano delle barricate da ridere
per la quali qualcuno ha visto la rivoluzione.
La domanda è: “ si possono fare rivoluzioni senza teppa ?” Non credo, le rivoluzioni non si
fanno né con gli studiosi, né con la gente in guanti bianchi. Un teppista conta indubbiamente
più di un professore di università quando si tratta di tirare su una barricata o di sfondare la
porta di una banca.
Coloro che oggi protestano contro la teppa credono forse che la Rivoluzione francese, la
difesa di Venezia e di Roma, o le Cinque Giornate, per citarne alcune, abbiano visto per le
strade soltanto persone con la fedina penale pulita ?
Con la “gente per bene” il mondo non andrebbe avanti; se talvolta è necessario uno strappo,
una violenza, chi chiameremo a compierla?
Secondo Marx la violenza è la matrice delle nuove società ed il culto della violenza ci è stato
insegnato da Sorel.
Queste torbide forze dell’essere che scaturiscono dai meandri più bui nei momenti necessari,
e che parlano con l’incendio e con la distruzione devono rientrare nella loro oscurità nel loro
anonimo una volta esaurita lo loro spinta.
Ma intanto hanno lasciato il loro geroglifico o il loro stemma impresso per le vie dove sono
transitate e per qualche tempo destano ancora il terrore nel pacifico borghese.
“ … Si vis pacem, para bellum
Si vis vitam, para mortem… “
… se vuoi conservare la pace, preparati alla guerra, …
se vuoi poter sopportare la vita, disponiti ad accettare le morte …,
così Freud terminava il capitolo delle “osservazioni inattuali” nel suo libro “ Il disagio della
civiltà ”.
Una mente aperta, una intelligenza alta, un idealista non deve considerarle come un
borghese chiuso nelle quattro assi di quella bara che è il suo interesse particolare.
Noi viviamo tuttora sui depositi che l’irruenza di inondazioni rivoluzionarie ha buttato al di
sopra degli argini di mille governi e di mille religioni !
Ma se siamo figli della rivoluzione allora la “teppa” di ieri è la nobiltà di oggi, e la teppa di oggi
potrebbe essere la nobiltà di domani.
Spetta ad un idealista rivendicare la teppa di fronte a quelli che dopo averla evocata dagli
antri della città, con il suo ordine, la tiene sigillata, negromanti paurosi e ridicoli, si sono
spaventati del fuoco e del fumo che essa ha cominciato a gettare e, come Benvenuto Cellini al
Colosseo preso di terrore all’apparir dei demoni che aveva chiamati, se la son fatta addosso.
39
Di fronte a certi comizianti, che sulla piazza strillano le parole di libertà , di repubblica, di
socialismo, di futura società, e poi il giorno dopo le fucilate sono scovati nel cesso della loro
redazione, viva mille volte la sacrosanta, la mistica “teppa”: l’esecutrice della “alte opere” di
giustizia dello Spirito umano, come si dice in Francia del boia.
Si potrebbe benissimo mettere una simile frase in bocca a quella scimmia immaginaria:
l’ultima guerra ha distrutto tutti gli uomini ad eccezione di due aviatori nemici che finiscono
con l’incontrarsi al di sopra di un’isola deserta del Pacifico.
Naturalmente si precipitano uno contro l’altro, e in quel momento, in cima a una pianta di
cocco uno scimmione, un grande scimmione e la sua femmina stanno a guardare i due
apparecchi inabissarsi in fiamme nel mare. E lo scimmione mormora con voce pensierosa: “e
adesso non resta di far altro che ricominciare" !
Caro lettore, ecco la mia fatica dietro di me, non so se ho soddisfatto il desiderio tuo, ti ho
raccontato senza l’intenzione di convincerti, quanto ho scritto non dice che tu debba ripetere il
mio percorso, qualche volta, però, ti ricorderai di esserti trovato accanto a me, senza
accorgerti : ora lo scoprirai.
Forse ti sarai accorto che quanto ho scritto non proviene da un laureato, ma da uno che ha
dedicato la sua vita in quel che ha creduto, e che si è tenuto lontano dall’acerbità della
polemica, sia essa attiva come passiva.
Quanto scritto riguarda principi, direttive e soluzioni determinate dai problemi che ho
affrontato di volta in volta, in un particolare momento. Forse ti parrà che questo non valga
nulla, forse presterai invece maggiore attenzione, chi può saperlo ?
Mai un così grande numero di incompetenti, di bruti, di leggeroni e di spreconi è stato
dichiarato ufficialmente idoneo a scegliere e mandare il tutto in rovina.
Le teorie più distruttive dell’ordine elementare delle cose vengono diffuse ed acquistano
credito.
Quando tutto si trova in stato di dubbio e di disfacimento il ritorno agli antichi principii fu
consigliato dal Machiavelli, questo lo sanno in molti, ma pochi ricordano che un grande papa,
Leone XIII lo indicò come rimedio ottimo: “ De societatibus enim dilabentibus illud rectissime
praecipitur, revocari ad origines suas, cum restitui volunt, oportere “ (…intorno alle comunità
erano ospiti che prescrivevano più correttamente, ricordando le origini, quando vogliamo,
dobbiamo essere ..).
“ .. Qui finirò, più per discrezione che per mancanza di materia .. “
( Balzac )
Caro lettore incognito, irraggiungibile, te lo dico per mostrarti che non sono di “parte“, come
molti vorrebbero che fosse chiunque pensa.
Lo vogliono “impegnato”, ossia “semivenduto” : come è il “pegno” presso il Monte, il quale
“pegno” se non riscattato viene messo all’asta, quindi l’impegnato è un oggetto che non sa dove
andrà a finire.
Non è più un essere con la libertà di scelta: ha perso l’indipendenza.
40
Con questo, caro lettore, ti lascio: pensaci sopra, chi ti ha comunicato è un uomo che non ha
molto più da aspettarsi dal tempo, ha perso parte della vita a pensare: è nato mancino, è un
iperattivo ed è un capricorno !
Il gallo del mio orto in questo momento canta, può essere un buon augurio, annuncia a tutte le
ore del giorno l’alba.
Novembre 20, a.d. 2015 -
Roberto
Caro lettore,
spero di non avere invaso e turbato la sfera delle logicità, ed essere stato chiaro nel pungere
a stimolo della mente umana su parametri importanti: qui terminano i miei appunti, seguirà
una piccola e scherzosa annotazione su noi mancini … la sinistra, la mano del diavolo … “ come
eravamo visti “.
Spero poi di potere terminare le considerazioni su “Napoleone Bonaparte, come io lo vedo“, e
darle a futura stampa.
41
“ … la giovinezza anche
quando erra
porta con sé l’aroma delle
rivelazioni future … “
D’Annunzio
.. INCREASING DB ..
Firma digitale :
42
Lucio Anneo (Seneca)
.. ”Facciamo che il nostro tempo sia impiegato come consigliato da Seneca al
suo amico Lucilio affinché le ore segnate dalla meridiana non trascorrano
inutilmente “ ..
“Caro Lucilio,
segui il mio consiglio, diventa padrone del tuo tempo e tienilo da conto: è la
cosa più preziosa che hai. Convinciti che le cose stanno così come io te le
racconto: alcune ore ci vengono sottratte da occupazioni necessarie, quali il
lavarsi, il mangiare e il dormire; altre invece, le spendiamo per fare del male (e
sono quelle di cui ci dovremmo vergognare); e altre ancora per non fare
assolutamente niente (e che poi a conti fatti, finiscono per essere la
maggioranza) . Nessuno che si accorga che si muore giorno dopo giorno,
minuto dopo minuto, e che la vita si consuma come la polvere della clessidra
che scivola in silenzio verso il basso.
Il nostro errore maggiore sta nel credere che la morte sia una cosa che ancora
deve venire, laddove essa, la maledetta, in gran parte è già avvenuta, e sta alle
nostre spalle. Ogni ora che passa esce dalla tua cassaforte a va a far parte del
dominio della morte. Fa tesoro allora, o mio Lucilio, del tempo che ti resta.
Sarai meno schiavo del futuro e diventerai più padrone del presente. Tutto in
pratica, appartiene agli altri, a eccezione del tempo che è bene soltanto tuo. Lo
hai avuto in dono dalla natura e non lo puoi regalare al primo venuto. Quante
volte invece, ammettilo, lo hai gettato via solo per procurarti il superfluo?
A questo punto ti chiederai come mi comporti io nella vita, io che sto qui a dare
consigli a chi non me ne chiede. Ebbene, ti risponderò con la massima
sincerità: il mio caso è quello di un uomo che cerca di spendere il proprio tempo
in modo generoso,senza strafare. E’ stupido, infatti, accumulare ricchezze per
il futuro che non esiste. D’altra parte, come dicono i nostri vecchi, o almeno
quelli di loro che si ritengono più saggi “E’ inutile conservare il vino in fondo
al vaso quando si è arrivati alla feccia”. Addio.
Tuo Lucio Anneo (Seneca)”
43
“Caro Lucio Anneo,
l’esempio che mi fai del vino e della feccia non mi convince. Quando avevo
venti anni ero di certo più sano,più bello e più forte di adesso,ma non per
questo ero più felice: correvo dietro alla giovani ancelle e non mi fermavo mai a
pensare.
Oggi invece, grazie agli Dei, e soprattutto all’età, se provo un’emozione, la
vivo in modo molto più intenso, al punto da commuovermi per un nonnulla.
Ieri ero un vegetale, quasi un levisticum, del tutto privo di coscienza, oggi sono
un uomo nel vero senso della parola, e rifletto sulle cose che mi capitano.
Se vedo un bel tramonto mi fermo ad ammirarlo, se incontro un conoscente
sono felice di trattenermi con lui, se vado a teatro, il giorno dopo ne parlo con
gli amici per commentare con loro il punto di vista dell’autore.
A questo punto poniamoci la domanda: “E’ meglio essere giovani e sani, e non
capire niente della vita, o vecchi e malati, e apprezzare anche i minimi piaceri
che ci possono ancora capitare?” Probabilmente la risposta giusta è quella
d’insegnare ai giovani a riconoscere i momenti magici quando sono ancora in
tempo.
Non è per l’appunto questo il compito della filosofia?
Ah, se, quando ero giovane un compagno invisibile mi avesse sussurrato in un
orecchio: “ Attento a te, o Lucilio: questo che stai vivendo è un momento
magico!”. Addio
Tuo Lucilio “
44
“ il significato della relatività,
il mondo come io lo vedo “ :
- la ricerca del sapere fine a se stesso,
- un amore quasi fanatico per la giustizia,
- il desiderio di indipendenza personale.
Sono questi i tratti degli ideali ebraici che mi fanno rendere
grazie alle stelle perché ne faccio parte.
Quelli che al giorno d’oggi infuriano contro gli ideali della
ragione e la libertà individuale e cercano di edificare un’avvilente
schiavitù di Stato con la forza bruta, a ragione vedono in noi i
loro inconciliabili nemici.
La storia ci ha serbato un osso duro; ma fintanto che restiamo
devoti servi della verità, della giustizia e della libertà,
continueremo non solo a sopravvivere ma mediante il lavoro
creativo continueremo produrre frutti che contribuiscono alla
nobilitazione della razza umana, come è stato finora.
Albert Einstein
45
Monumento all’eroe dei due mondi in corso Cairoli aTorino
Il ricordo del soggiorno di Federico Nietzsche a Torino in via Carlo Alberto 6
46
Gruppo storico “ Pietro Micca “ in Torino
Roberto – ufficiale dei Granatieri di S. Maestà Carlo Alberto
47
Artista di strada in Torino
Serse
48
In volo sul Monferrato con il PA 28.
In volo verso Aosta, con il Cessna C172
49
Gatti in raduno …
50
Quello che non sapete su noi mancini
La storia ci racconta che i mancini erano considerati maledetti dal diavolo e quindi tenuti ben
lontano e con sospetto dal resto della società. I mancini sono menzionati nella bibbia in modo
negativo.
La mano sinistra era etichettata come la “mano del diavolo”, un
vero e proprio difetto da correggere già nei primi anni dell’infanzia, oggi è un simbolo di
genialità. Il termine stesso Mancino, dal latino “mancus” è sinonimo di mutilato e storpio così
come negativi sono alcuni modi di dire ad esso correlati:
- alzarsi col piede sinistro
- uno sguardo sinistro
- un tiro mancino
- un sinistro
Questo significato negativo lo troviamo anche nelle altre lingue; in francese “gauche” significa
letteralmente sinistra ma anche sgraziato, goffo; in spagnolo “no ser zurdo” significa essere
intelligente ma letteralmente “non essere mancino”; in inglese “left” vuole dire lasciato.
Scoprire le cause del mancinismo non è semplice; secondo alcuni studiosi entrano in gioco vari
fattori: ereditari, ambientali, educativi e religiosi. Sant’Agostino affermava che “la destra è
presa quale parte buona o in bene, in giustizia, e la sinistra quale parte cattiva, in male o
ingiustizia”. Di conseguenza molto spesso anche nell’iconografia religiosa la rappresentazione
della mano sinistra descrive atti sbagliati, malvagi, ad esempio con un serpente arrotolato
lungo tutto il braccio, sempre contrapposto alla destra, mano virtuosa e rivolta verso il cielo.
L’esempio più riconoscibile è il quadro del pittore Hugo Van der Goes.
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Solo gli Incas consideravano l’essere mancino un segno di fortuna.
Ora, i mancini sono considerati persone molto creative, intelligenti, caratterizzate da una
notevole energia, esistono davvero dei vantaggi per chi usa la mano sinistra.
- gli scienziati dicono che i mancini sono predisposti a vedere meglio sotto il mare;
- nel baseball il battitore che tira con la mano sinistra riesce ad avere una visuale migliore del
campo e quindi è in grado di prevedere meglio le mosse del suo avversario.
- la loro conformazione celebrare infatti è molto più predisposta a ricevere e a rielaborare
stimoli esterni.
- ricerche scientifiche dimostrano che i mancini hanno anche un quoziente intellettivo molto
più alto.
- nel Medioevo le scale dei castelli venivano costruite in modo tale da permettere ai soldati
della Casata di combattere con la mano destra e tenersi in equilibrio con la sinistra. Questa
tecnica non giocava a favore degli avversari destrorsi.
- la linguetta
di sicurezza delle granate è più comoda da azionare per i mancini.
- i mancini hanno di natura un estro artistico molto più sviluppato.
- i mancini non solo sembrano essere più intelligenti, ma dimostrano una più elevata capacità
di apprendimento soprattutto per quanto riguarda la guida e la musica .
- i bambini nati prematuri diventano mancini con molta più probabilità .
- grazie alla loro capacità di pensare velocemente, i mancini sono anche molto più predisposti
a fare più cose contemporaneamente.
- i mancini masticano il cibo anche nella parte sinistra della bocca, cosa non scontata per i
destrorsi.
- i mancini sono molto emotivi, pertanto perdono molto più facilmente il controllo irritandosi
per niente.
- un lato negativo è che i mancini tendono più facilmente a sviluppare la dislessia e ad avere
disturbi dell'attenzione; nel mondo le persone che scrivono con la mano sinistra sono il 10% .
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Gli illustri mancini greci, romani, ed europei
Aristotele, filosofo greco, è il più noto allievo di Platone. Alla morte del
maestro si allontanò dalla città di Atene per trasferirsi a Asso nella Troade, ove già fioriva un
centro di studi platonico sotto la protezione di Ermia, tiranno di Atarneo, del quale Aristotele
sposò la nipote e figlia adottiva, Pizia. Nel 343-342 fu chiamato alla corte macedone da
Filippo II come precettore del figlio Alessandro. Poco dopo l’ascesa al trono del suo discepolo,
si stabilì ad Atene e vi fondò la scuola del Liceo, chiamata anche peripatetica, perché il
maestro vi teneva le lezioni passeggiando con gli allievi.
Ad Atene compose e portò a termine gran parte delle sue opere ,che si distinguono in due
categorie: opere essoteriche, destinate alla pubblicazione, e opere acromatiche, destinate
esclusivamente alla scuola. Le prime sono andate gran parte perdute mentre le seconde sono
diffusissime. Tra le opere: i trattati di logica: denominati Organon o strumento poiché
forniscono i mezzi mediante i quali è possibile ottenere una conoscenza certa, opere di fisica,
il cielo, nascita e morte, meteorologia, storia degli animali, generazione degli animali, parti
degli animali, locomozione degli animali, l’anima, il senso, la memoria, metafisica, problemi
filosofici della fisica, opere morali, politiche, di poetica e di retorica, etica eudemea, etica
nicomachea, grande etica, politica, poetica, retorica, costituzione degli ateniesi.
Alessandro Magno è stato un condottiero macedone a partire dal 336
a.C. È considerato uno dei più celebri conquistatori e strateghi della storia. In appena 12 anni
conquistò l’Impero Persiano, l’Egitto spingendosi fino agli attuali Pakistan, Afghanistan e India
settentrionale. Le innumerevoli conquiste territoriali e il diffondersi della cultura dei popoli
conquistati diedero inizio al periodo ellenistico della storia greca. I suoi maestri furono
Leonida, sotto la cui guida apprese i fondamenti delle discipline militari, Lisimaco che lo istruì
nelle lettere, e, infine Aristotele, che gli trasmise parte della sua immensa cultura scientifica,
geografica e storica e gli insegnò la retorica, la morale, la politica e la medicina.
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Gaio Giulio Cesare nacque a Roma nel 100 a.C.,faceva parte
dell'antichissima e nobile "gens Julia", discendente da Julo, figlio di Enea e, secondo il mito, a
sua volta figlio della dea Venere.
E’ stato un militare, console, dittatore, oratore e scrittore romano, considerato uno dei
personaggi più importanti e influenti della storia. Famosa la sua frase dai Commentari de bello
Gallico: “… raggiunte le coorti presso il fiume Rubicone, si fermo’ a considerare che aveva
raggiunto il confine di quella provincia ed osservo’ quanto stava per intraprendere, e disse ai
suoi militari : “se attraverseremo questo ponticello, tutto dovrà essere fatto con le armi”
nella incertezza di agire gli apparve un fauno che suonava con un flauto, seduto su di un sasso
vicino. Uno dei militari trombettieri prese la tromba, balzo’ nel fiume, intonato uno squillo di
tromba si diresse all’altra riva. Allora Cesare esclamo’ :“si vada dove i prodigi degli dei e la
malvagità dei nemici ci chiama …Alea iacta est “.
I malumori contro un personaggio di così grandi capacità e ambizioni, in Roma, non si erano mai
sopiti, fu ordita una congiura contro di lui, guidata dai senatori Cassio e Bruto, che lo
assassinarono il 15 marzo del 44 a.C. (passate alla storia come le "Idi di marzo").
Napoleone Bonaparte (Ajaccio, 15 agosto 1769 – Isola di Sant’Elena,
5 maggio 1821, politico e militare francese, nonché fondatore del Primo Impero francese. Il
sovrano assoluto della Francia ha ispirato artisti, letterati, musicisti, politici e storici,
dall’ottocento sino ai giorni nostri. Napoleone si sforzò di riorganizzare le finanze pubbliche e
istituì la Banca di Francia, favorì la pace sociale e riconobbe il cattolicesimo come religione
della maggior parte dei francesi. La politica estera perseguita da Bonaparte gli consentì di
riorganizzare temporaneamente l’Europa centroccidentale in modo conforme agli interessi
francesi, introducendo tuttavia profonde riforme negli assetti istituzionali e sociali dei paesi
assoggettati.
La visione politica di Plutarco si inserisce nel quadro storico del suo tempo, scrisse “Vite
parallele di Alessandro e Cesare “ se fosse vissuto nel 1800 avrebbe inserito anche
Napoleone, tale è la similitudine delle loro vite e visioni del mondo oltre naturalmente ad
essere tutti e tre mancini.
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Leonardo da Vinci – E’ definito Pittore, architetto, scultore, scrittore,
scienziato ed ingegnere italiano (1452-1519). Fu educato a Vinci ed all’età di 16 entrò a
lavorare nella bottega del Verrucchio dove vi rimase per 8 anni, per trasferirsi
successivamente a Firenze e poi a Milano dove raggiunse la sua piena maturità umana ed
artistica.
Tra le sue opere maggiori di quest’ultimo periodo: “Annunciazione” “Il ritratto di giovane
donna” “La vergine delle rocce” ed “Il cenacolo”.
Il secondo soggiorno fiorentino di Leonardo si hanno 2 grandi capolavori: “Sant’Anna” e “La
Gioconda”.
In Leonardo la pratica della pittura presuppone un’appassionata ricerca scientifica.
Ma quello che lo rende un ingegno indiscusso è la sua drammatica concezione della realtà e la
sua volontà a scoprire l’armonia segreta che sta dietro alle cose visibili.
Oltre ai capolavori suddetti, Leonardo ci ha lasciato una serie di disegni che testimoniano
l’inesauribile ricerca del pensatore e dell’artista, molti altri riguardavano i suoi studi di
anatomia (il robot progettato intorno al 1495 e l’uomo vitruviano) e di ingegneria (il progetto
di macchina volante che ricorda il paracadute come mezzo più semplice di volo).
Del Leonardo architetto abbiamo degli schizzi, piante, progetti, edifici sacri e profani,
sistemazioni urbanistiche che ne testimoniano il suo genio senza mai realizzarle.
Trittico sul gatto : le varie pose
Bambino con il gatto
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Il gatto nella pittura etrusca :
Tomba del Triclinio, particolare della parete sinistra. Lucido di C. Ruspi (1832).
Michelangelo Buonarroti - Scultore, pittore, architetto, poeta
italiano (Caprese Michelangelo 1475-1564) del Rinascimento italiano.
Tra le opere memorabili: Madonna della scala (1490.1491); la Pietà’, il Davide (nel suo volto si
coglie l’ideale rinascimentale dell’uomo libero e creatore del proprio destino), la Cupola di san
Pietro commissionata dal Papa Giulio II.
Michelangelo dipinge inoltre le 3 storie di Noè : Peccato originale, Cacciato dal paradiso
terrestre, e la Creazione di Eva. Tra le altre: La facciata di San Lorenzo a Firenze, il Giudizio
universale nella Cappella Sistina, La Crocefissione e il Mosè.
Michelangelo studiò la cultura quattrocentesca fiorentina e in particolare pittori come Filippo
Lippi, Gentile da Fabriano, Verrocchio, Pollaiolo e soprattutto Masaccio che lo ispirarono.
Ma solo nell’ambiente creativo ed artistico di casa Medici, dove era conservata una collezione
di oggetti d’arte, numerose medaglie e cammei antichi: lì si riunivano uomini illustri del
panorama italiano della fine del quattrocento, che l’artista matura la sua idea della bellezza
dell’arte, intesa come imitazione della natura e attraverso di essa si arriva alla bellezza.
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Albert Einstein (Ulma, 14 marzo 1879 – Princeton, 18 aprile 1955)
Oltre a essere uno dei più celebri fisici della storia della scienza, che mutò in maniera radicale
il paradigma di interpretazione del mondo fisico, fu attivo in diversi altri ambiti, dalla
filosofia alla politica, e per il suo apporto alla cultura in generale è considerato uno dei più
importanti studiosi e pensatori del XX secolo.
Nel 1905 pubblicò tre articoli a contenuto fortemente innovativo, riguardanti tre aree
differenti della fisica:
- dimostrò la validità del concetto di quanto di Planck nell'ambito della spiegazione
dell'effetto fotoelettrico dei metalli;
- fornì una valutazione quantitativa del moto browniano e l'ipotesi di aleatorietà dello stesso;
- espose la teoria della relatività ristretta, che precedette di circa un decennio quella della
relatività generale.
Nel 1921 ricevette il premio Nobel per la fisica «...per i contributi alla fisica teorica, in
particolare per la scoperta della legge dell'effetto fotoelettrico»[1] e la sua fama dilagò in
tutto il mondo soprattutto per la teoria della relatività, in grado, per l'assoluta originalità, di
colpire l'immaginario collettivo. Fu per uno scienziato una fama insolita, che durante gli ultimi
anni di vita non fece che aumentare, al punto che il suo nome divenne ben presto sinonimo di
grande intelligenza e genio.
Il 1905 è un anno di svolta nella vita di Einstein e nella storia della fisica. Nel giro di sette
mesi, Einstein pubblica diversi lavori:
- un articolo, ultimato il 17 marzo, che spiegava l'effetto fotoelettrico in base alla
composizione della radiazione elettromagnetica di quanti discreti di energia (poi denominati
fotoni), secondo il concetto di quanto che era stato ipotizzato nel 1900 da Max Planck, questo
studio gli sarebbe valso il Premio Nobel per la fisica per il 1921, contribuendo allo sviluppo
della meccanica quantistica;
- la tesi di dottorato sul tema "Nuova determinazione delle dimensioni molecolari", pubblicata
il 30 aprile. Sarebbe diventato lo scritto di Einstein più citato nella letteratura scientifica
degli anni settanta;
- un articolo, datato 11 maggio, sul moto browniano, che costituiva uno sviluppo della sua tesi
di dottorato;
- una prima memoria, in data 30 giugno, dal titolo Zur Elektrodynamik bewegter Körper
(Sull'elettrodinamica dei corpi in movimento) che aveva come oggetto l'interazione fra corpi
carichi in movimento e il campo elettromagnetico vista da diversi osservatori in stati di moto
differenti.
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La teoria esposta nell'articolo, nota successivamente con il nome di Relatività ristretta (o
speciale), risolveva i contrasti tra teoria meccanica e teoria elettromagnetica della luce, che
avevano caratterizzato la fisica dell'Ottocento, con una revisione dei concetti di spazio e di
tempo assoluti;
- un'altra memoria sulla relatività ristretta, datata 27 settembre, che conteneva la nota
formula E=mc2 .
Sigismund Schlomo Freud detto Sigmund (Freiberg, 6 maggio 1856
– Londra, 23 settembre 1939) è stato un neurologo e psicoanalista austriaco, fondatore della
psicoanalisi, una delle principali branche della psicologia.
Noto per aver elaborato una teoria scientifica e filosofica, secondo la quale i processi psichici
inconsci esercitano influssi determinanti sul pensiero, sul comportamento umano e sulle
interazioni tra individui. Di formazione medica, tentò di stabilire correlazioni tra la visione
dell'inconscio, rappresentazione simbolica di processi reali, e delle sue componenti con le
strutture fisiche della mente e del corpo umano, teorie che hanno trovato parziale conferma
anche nella moderna neurologia e psichiatria.
Nella psicoanalisi l'impulso sessuale infantile e le sue relazioni con il rimosso sono alla base dei
processi interpretativi. Molti dissensi dalle teorie di Freud, e quindi indirizzi di pensiero
alternativi (Adler, Jung e altri) nascono dalla contestazione del ruolo, ritenuto eccessivo,
riconosciuto da Freud alla sessualità.
Sigmund non ricevette dal padre un'educazione tradizionalista, eppure già in giovanissima età
si appassionò alla cultura e alle scritture ebraiche, in particolare allo studio della Bibbia.
Questi interessi lasciarono notevoli tracce nella sua opera, anche se Freud divenne presto
ateo e avversò tutte le religioni, come lui stesso ben esplica nel suo L'avvenire di un'illusione.
Nella Vienna di quel periodo erano presenti forti componenti antisemite e ciò costituì per lui
un ostacolo, che non riuscì però a limitare la sua libertà di pensiero. Generalmente si usa
datare la nascita della psicoanalisi con la prima interpretazione di un sogno scritta da Freud,
riportato anche ne L'interpretazione dei sogni. L'analisi dei sogni segna l'abbandono del
metodo ipnotico utilizzato in quella fase del suo sviluppo, che a ragione si può definire l'inizio
della psicoanalisi.
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Mohandas Karamchand Gandhi, detto il Mahatma (Porbandar, 2
ottobre 1869 – Nuova Delhi, 30 gennaio 1948) è stato un politico, filosofo e avvocato indiano.
Nato il 2 ottobre 1869 a Portbandar in India, dopo aver studiato nelle università di
Ahmrdabad e Londra ed essersi laureato in giurisprudenza, esercita brevemente l'avvocatura
a Bombay.
Di origini benestanti, nelle ultime generazioni la sua famiglia ricoprì alcune cariche importanti
nelle corti del Kathiawar, tanto che il padre Mohandas Kaba Gandhi era stato primo ministro
del principe Rajkot. I Gandhi tradizionalmente erano di religione Vaishnava, appartenevano
cioè ad una setta Hindù con particolare devozione per Vishnù.
Nel 1893 si reca in Sud Africa con l'incarico di consulente legale per una ditta indiana: vi
rimarrà per ventuno anni. Qui si scontra con una realtà terribile, in cui migliaia di immigrati
indiani sono vittime della segregazione razziale.
L'indignazione per le discriminazioni razziali subite dai suoi connazionali (e da lui stesso) da
parte delle autorità britanniche, lo spingono alla lotta politica.
Il Mahatma si batte per il riconoscimento dei diritti dei suoi compatrioti e dal 1906 lancia, a
livello di massa, il suo metodo di lotta basato sulla resistenza nonviolenta, denominato anche
Satyagraha: una forma di non-collaborazione radicale con il governo britannico, concepita
come mezzo di pressione di massa.
Gandhi giunge all'uguaglianza sociale e politica tramite le ribellioni pacifiche e le marce.
Alla fine il governo sudafricano attua importanti riforme a favore dei lavoratori indiani:
eliminazione di parte delle vecchie leggi discriminatorie, riconoscimento ai nuovi immigrati
della parità dei diritti e validità dei matrimoni religiosi.
Nel 1915 Gandhi torna in India dove circolano già da tempo fermenti di ribellione contro
l'arroganza del dominio britannico, in particolare per la nuova legislazione agraria, che
prevedeva il sequestro delle terre ai contadini in caso di scarso o mancato raccolto, e per la
crisi dell'artigianato. Diventa il leader del Partito del Congresso, partito che si batte per la
liberazione dal colonialismo britannico.
Nel 1919 prende il via la prima grande campagna satyagraha di disobbedienza civile, che
prevede il boicottaggio delle merci inglesi e il non-pagamento delle imposte. Il Mahatma
subisce un processo ed è arrestato. Viene tenuto in carcere pochi mesi, ma una volta uscito
riprende la sua battaglia con altri satyagraha. Nuovamente incarcerato e poi rilasciato, Gandhi
partecipa alla Conferenza di Londra sul problema indiano, chiedendo l'indipendenza del suo
paese.
Del 1930 è la terza campagna di resistenza. Organizza la marcia del sale: disobbedienza
contro la tassa sul sale, la più iniqua perché colpiva soprattutto le classi povere.
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La campagna si allarga con il boicottaggio dei tessuti provenienti dall'estero. Gli inglesi
arrestano Gandhi, sua moglie e altre 50.000 persone. Spesso incarcerato anche negli anni
successivi, la "Grande Anima" risponde agli arresti con lunghissimi scioperi della fame
(importante è quello che egli intraprende per richiamare l'attenzione sul problema della
condizione degli intoccabili, la casta più bassa della società indiana). All'inizio della seconda
guerra mondiale Gandhi decide di non sostenere l'Inghilterra se questa non garantirà all'India
l'indipendenza. Il governo britannico reagisce con l'arresto di oltre 60.000 oppositori e dello
stesso Mahatma, che è rilasciato dopo due anni.
Alcune frasi di Mahatma Gandhi
- Un genitore saggio lascia che i figli commettano errori, è bene che una volta ogni tanto i
brucino le dita;
- Un’onesta divergenza spesso è un segno della salute del progresso;
- Chi non controlla i propri sensi è come chi naviga su di un vascello senza timone: è destinato
quindi ad infrangersi non appena incontrerà il primo scoglio;
- Grandezza e progresso morale di una nazione si possono anche giudicare dal modo in cui
trattano gli animali;
- La coscienza non è la medesima per tutti: mentre essa rappresenta una buona guida per la
condotta individuale, l’imposizione di questa condotta a tutti sarebbe un’insopportabile
interferenza nella libertà di coscienza di ognuno.
“ Prendi un sorriso,
regalalo a chi non l’ha mai avuto.
“ Prendi un raggio di sole,
fallo volare là dove regna la notte.
“ Scopri una sorgente,
fa bagnare chi vive nel fango.
“ Prendi una lacrima,
posala sul volto di che non ha mai pianto.
“ Prendi il coraggio
mettilo nell’animo di chi non sa donare.
“ Scopri la vita
raccontala a chi non sa capirla.
“ Prendi la speranza,
e vivi nella sua luce.
“ Prendi la bontà,
e donala a chi non sa donare.
“ Scopri l’amore,
e fallo conoscere al mondo.
Il 15 agosto 1947 l'India conquista l'indipendenza. Gandhi vive questo momento con
dolore, pregando e digiunando. Il subcontinente indiano è diviso in due stati, India e Pakistan,
la cui creazione sancisce la separazione fra indù e musulmani e culmina in una violenta guerra
civile che costa, alla fine del 1947, quasi un milione di morti e sei milioni di profughi.
L'atteggiamento moderato di Gandhi sul problema della divisione del paese suscita l'odio di un
fanatico indù che lo uccide il 30 gennaio 1948, durante un incontro di preghiera.
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Wolfgang Amadeus Mozart, nome di battesimo Joannes
Chrysostomus Wolfgangus Theophilus Mozart (Salisburgo, 27 gennaio 1756 – Vienna, 5
dicembre 1791),figlio del violinista Leopold e di Anna Maria Pertl, mostra fin da piccolo la sua
predisposizione alla musica, così come la sorella Anna. Entrambi esprimono una tale e
indiscutibile attitudine per le sette note, da indurre il padre a rinunciare a qualsiasi impegno
professionale per dedicarsi a insegnare musica esclusivamente ai figli.
L'infanzia di Mozart è un crescendo di episodi sbalorditivi. Ne è un esempio un aneddoto
riportato da Stendhal : "Mozart padre tornava un giorno dalla chiesa in compagnia di un amico;
a casa trovò suo figlio impegnato a scrivere musica. "Che stai facendo, figliolo?", gli chiese.
"Compongo un concerto per clavicembalo. Ho quasi finito il primo tempo." "Vediamo un po'
questo scarabocchio." "No, vi prego; non ho ancora finito". Ciononostante il padre prese il
foglio e mostrò al suo amico un groviglio di note che si riuscivano a stento a decifrare a causa
delle macchie d'inchiostro. Dopo che Mozart padre lo ebbe osservato con un po' di attenzione,
i suoi occhi rimasero a lungo fissi sulla carta, e alla fine si riempirono di lacrime
d'ammirazione e di gioia. "Guardate, amico mio", disse commosso e sorridente, "come è tutto
composto secondo le regole; è un vero peccato che questo brano non si possa eseguire: è
troppo difficile e nessuno potrà mai suonarlo".
Celebri le sue "visite" italiane. A Bologna conosce padre Martini, mentre a Milano si avvicina
alle composizioni di Sammartini. A Roma, invece, ascolta le polifonie ecclesiastiche, mentre a
Napoli prende coscienza dello stile diffuso in Europa. In questo periodo fa allestire con
successo "Mitridate, re di Ponto" e "L'Ascanio in Alba".
Viaggia verso Parigi insieme alla madre (che muore proprio in quella città), torna a Salisburgo.
Qui compone la bellissima "Messa dell'Incoronazione K 317" e l'opera "Idomeneo, re di Creta",
molto ricca dal punto di vista del linguaggio e delle soluzioni sonore.
Sulla spinta del successo ottenuto, si libera dell'opprimente e antipatico arcivescovo
Colloredo, dando inizio così ad una carriera di musicista autonomo, aiutato dalla proverbiale
"pedata" dell'arcivescovo (uno degli episodi più umilianti della vita del genio salisburghese). Si
può dire che è proprio con Mozart che il ruolo del musicista nella società comincia a svincolarsi
dal servilismo che l'aveva caratterizzato. Non bisogna dimenticare, infatti, che all'epoca i
compositori o i maestri di cappella, sedevano al tavolo insieme alla servitù ed erano perlopiù
considerati dei semplici artigiani piuttosto che artisti nel senso moderno del termine.
L'ultimo decennio della sua breve esistenza è per Mozart il più fecondo e foriero di immensi
capolavori : il successo dell'opera buffa "Ratto dal serraglio" gli permettono un'esistenza
precaria ma dignitosa.
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Fondamentale è il suo incontro con il librettista Da Ponte che darà vita agli immortali
capolavori teatrali conosciuti anche con il nome di "trilogia italiana" : “Le nozze di Figaro, il “
Don Giovanni, e “Così fan tutte. Successivamente, compone per teatro, il "Flauto magico"
- Il 5 dicembre del 1791, all'una di notte, si spegne all'età di soli 35 anni una delle più alte
espressioni dell'arte, non solo musicale, di tutti i tempi. A causa delle avverse disponibilità
economiche i suoi resti verranno tumulati in una fossa comune e mai più ritrovati. Le cause
della sua morte restano a tutt'oggi un rompicapo difficilmente risolvibile.
Sir Charles Spencer Chaplin, noto come Charlie Chaplin è stato un
attore, comico, regista, sceneggiatore, compositore e produttore cinematografico britannico,
autore di oltre novanta film e tra i più importanti e influenti cineasti del XX secolo.
Charles Chaplin nacque il 16 aprile 1889 a East Street, nel sobborgo londinese di Walworth
(come riporta la sua biografia ufficiale. Nei registri del Comune di Londra non c'è traccia
della sua nascita, ma solo la notifica della sua presenza nel 1891, due anni dopo la nascita. Nel
2011 venne ritrovata una lettera a lui indirizzata, datata 1970, che ipotizza la sua venuta al
mondo in un carro di zingari accampato nei pressi di Birmingham).
I suoi genitori erano Charles Chaplin senior, e Hannah Harriette Hill, un'attrice conosciuta
come Lily Harley. Quando Charlie aveva dodici anni morì suo padre. Le vicende dell'infanzia
non impedirono al piccolo Chaplin di apprendere proprio dalla madre l'arte del canto e della
recitazione. I primi passi sul palcoscenico li mosse alla tenera età di sette anni.
Il personaggio attorno al quale costruì larga parte delle sue
sceneggiature fu quello del "vagabondo" (Charlot in italiano): un omino dalle raffinate maniere
e la dignità di un gentiluomo, vestito di una stretta giacchetta, pantaloni e scarpe più grandi
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della sua misura, una bombetta e un bastone da passeggio in bambù; tipici del personaggio
erano anche i baffetti e l'andatura ondeggiante. L'emotività sentimentale e il malinconico
disincanto di fronte alla spietatezza e alle ingiustizie della società moderna, fecero di Charlot
l'emblema dell'alienazione umana - in particolare delle classi sociali più emarginate - nell'era
del progresso economico e industriale.
Mentre si trovava a Londra, gli fu negato il
permesso di rientro negli USA: visse il resto della sua esistenza in Svizzera, "riabilitato"
dall'opinione pubblica americana solo all'inizio degli anni settanta, quando tornò nella sua
patria di adozione per ritirare l'Oscar alla carriera.
Marilyn Monroe, nome d'arte di Norma Jeane Mortenson, è stata
un'attrice, cantante, e modella. Dopo aver trascorso gran parte della sua infanzia in casefamiglia, la Monroe cominciò a lavorare come modella, prima di firmare il suo primo contratto
cinematografico nel 1946; dopo alcune parti minori, film come “Giungla d'asfalto e “Eva contro
Eva furono i suoi primi successi di pubblico. Negli anni successivi, le sue interpretazioni in
“Niagara e “Gli uomini preferiscono le bionde, vennero apprezzate dalla critica, e ottenne la
definitiva consacrazione internazionale con le pellicole “Come sposare un milionario, “Quando
la moglie è in vacanza, “Fermata d'autobus e “A qualcuno piace caldo, per la quale vinse un
Golden Globe per la migliore attrice in un film commedia o musicale nel 1959.
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Mancini famosi nel mondo
Molti artisti nei vari campi dell’arte, sport, politica sono dei grandi mancini che hanno lasciato
un’impronta considerevole
- ATTORI MANCINI
Charlie Chaplin, Tom Cruise, Matt Dillon, Greta Garbo, Fred Astaire, Kim Basinger,Kenneth Branagh,
Judy Garland, Whoopie Goldberg, Cary Grant, Goldie Hawn, Robert DeNiro, Peter Fonda, Morgan
Freeman, Marcel Marceau, Harpo Marx, Robert Redford, Keanu Reeves, Julia Roberts, Mickey Rourke,
Christian Slater, Sylvester Stallone, Rod Steiger, Emma Thompson, Dick Van Dyke, Marilyn Monroe
Demi Moore, Kim Novak, Ryan O’Neal, Anthony Perkins, Luke Perry, George Kennedy
Shirley MacLaine, Bruce Willis Winfrey
- MUSICISTI MANCINI
Bela Fleck – musicista jazz, Billy Cobham – compositore jazz, Bob Dylan, Carl Philipp
Emanuel Bach – compositore, Celine Dion, Kermit, la rana Christie Marie Melonson – opera: Errol Garner
– piano jazz, George Michael, Glen Campbell, Glenn Frey – (the Eagles), Jimi Hendrix, David Byrne –
(Talking Heads), Dick Dale – chitarrista , Don Everly, Kurt Cobain – (Nirvana), Lou Rawls, Melissa
Manchester, Natale Cole, Noel Gallagher – (Oasis), Paul McCartney – (the Beatles), Paul Simon – (Simon
& Garfunkel), Phil Collins, Robert Plant – (Led Zepplin)
Sergei Rachmaninoff – compositore, Beethoven, Wolfgang Amadeus Mozart – compositore, Zac Hanson
- MANCINI NELLO SPORT
Platini (calcio), Gullit (calcio), Johnny Herbert (pilota di Formula 1), Ayrton Senna de Silva (pilota di
Formula 1), Valentino Rossi (motociclismo), Jimmy Connors (tennis) )
Goran Ivanesivic (tennis), Pelé -Edson Arantes do Nascimento (calcio), Diego Armando Maradona
(calcio), Martina Navratilova (tennis), Marcello Chino Rios (tennis)
Monica Seles (tennis),Fabio Grosso (calciatore), Gigi Riva (ex calciatore), Giuseppe Rossi (calciatore),
Mariolino Corso (ex calciatore)
- ALTRI MANCINI NEL MONDO
Albert Einstein (probabilmente mancino corretto),Sigmund Freud, Alessandro Magno, Aristotele,
Benjamin Franklin, Benjamin Netanyahu (premier israeliano), Bill Gates, Billy the kid (fuorilegge), Caio
Giulio Cesare, Carlo Magno, Napoleone Bonaparte, David Rockefeller, Dwight F: Davis (ideatore della
coppa Davis),la regina Elisabetta,Fidel Castro, Frank Kafka, Gandi, Caroline Kennedy, Hans Christian
Andersen Henry Ford (fondatore omonima casa automobilistica), Manuel Kant, Jack-the-Ripper, serial
killer. John John Kennedy, Raffaello, Alberto Moravia (scrittore).Ci sono stati 5 Presidenti americani
mancini nel secolo passato: James Garfield, Harry Truman, Gerald Ford, George Bush, Bill Clinton..
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13 AGOSTO - festa dei Mancini
Oggi l’accezione negativa è scomparsa, ma essere mancini è sempre essere in minoranza e in
quanto tale più detentore di sfighe ed anche “sinistri”, per festeggiare non poteva che
essere scelto un giorno speciale e particolare dell’anno:
13 agosto
Risolleviamoci, dobbiamo assolutamente capire che l’essere diversi è una grande risorsa, non
deve dare adito a discriminazioni di vario genere. Il passato ci ha fatto credere che la
società occidentale fosse superiore, dovuta alla storica concentrazione del potere
economico e sociale ma a distanza di tempo questo concetto si è modificato. Al giorno d’oggi
si affacciano all’orizzonte anche studi su disparità storiche meno cruente ma che hanno
comunque modificato la vita di milioni di persone, questo è il caso dei mancini. L’ostracismo
negli ultimi decenni è venuto meno, seguito da una maggiore permissività della Chiesa che
ora, al cospetto del raziocinio della ragione, non può più considerare la mano sinistra la
“mano del diavolo”.
firma digitale - Bob
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Note informative tratte da alcuni quotidiani.
The lost tomb of Jesus? Scientist claims he has 'virtually unequivocal evidence' that could help explain
the whereabouts of Christ's remains Evidence also points to Jesus having married and had a son,
geologist says – but his findings are likely to prove controversial .
This photo provided by the Israeli Antiquities Authority (IAA) shows the facade of the so-called
'Talpiot Tomb', where some believe Jesus of Nazareth and his family were buried Getty Images . A
geologist in Jerusalem claims to have found “virtually unequivocal evidence” that could reopen the
controversy over the final resting place of Jesus Christ.
Dr. Aryeh Shimron says he has carried out
new tests that suggest it is more likely the Talpiot Tomb, a burial site found in East Jerusalem in
1980, was a family grave for Jesus of Nazareth, his wife Mary Magdalene and his son Judah.
Dubbed “The Lost Tomb of Jesus” in a 2007 documentary movie directed by James Cameron, the
chamber contained nine burial boxes or “ossuaries” inscribed with the names “Jesus son of Joseph”,
“Mary” and other names associated with the New Testament. The inscriptions and the approximate
dates of burial have led some to suggest the Talpiot Tomb means Jesus married, that he fathered a
child, and that the existence of bodily remains means the Resurrection could never have happened.
Recent archaeological discoveries.
The controversial claims were refuted on a variety of grounds at the time of the film’s broadcast – not
least on the basis that the names were all relatively common at the time.
Yet speaking to the New
York Times, Dr Shimron has said that geochemical tests on a 10th ossuary make it highly likely the box
was recently removed from among the others in the Talpiot Tomb.
A 1st century AD stone ossuary (bone box) found in a burial tomb in the Jerusalem neighborhood of
Talpiot. In 2007, James Cameron and his director, Simcha Jacobovici, made the startling claim that
the tomb shows Jesus wasn't resurrected and was in fact buried with his family in this tomb (Getty
Images).
That’s significant because the Aramaic inscription on the 10th ossuary reads “James son of Joseph
brother of Jesus” – adding weight to the suggestions that the names are those of Jesus Christ and his
family.
“The evidence is beyond what I expected,” Dr Shimron said. “I think I’ve got really powerful, virtually
unequivocal evidence that the James ossuary spent most of its lifetime, or death time, in the Talpiot
Tomb ”.The geochemical tests, carried out under Dr Shimron’s supervision largely by the Israel
Antiquities Authority, worked on the basis that the ossuaries in the Talpiot Tomb were all once
covered by the same clay with a very distinctive mineral make-up.
While the results are likely to rekindle the debate surrounding the possible remains of Jesus, they are
still far from accepted in scientific circles. The collector who owns the James ossuary told the Times
Dr Shimron’s work determines nothing “conclusively”, while other Jerusalem archaeologists say they
await its publication in a peer-reviewed journal.
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Ritrovata la tomba di Gesù: era sposato e con un figlio?
Lo scoop della notizia non è tanto
che sarebbe stata ritrovata la tomba di Gesù, quanto che all'interno non sarebbe stato solo, ma
avrebbe condiviso il sepolcro con moglie e figlio.
La notizia, che arriva dal The Independent, sta facendo il giro del mondo, dopo che Aryeh Shimron,
professione geologo, ha dichiarato di avere in mano delle "prove virtualmente inequivocabili" riguardanti
la sepoltura di Gesù Cristo. Prove che oltre a che, oltre ad indicarne il sito esatto in cui è stato sepolto,
dimostrano che la tomba sia stata condivisa con sua moglie Maria Maddalena e suo figlio, Judah.
Il sito esatto - con tanto di prova fotografica - si troverebbe a Gerusalemme, zona orientale, nella
Tomba di Talpiot, sito funebre scoperto nel 1980 a 5 chilometri della Città Vecchia. All'interno del
sepolcro, sono stati rinvenuti nove ossuari, sulle quali sono presenti iscrizioni che recitano le parole
"Gesù figlio di Giuseppe", "Maria" ed altri nomi associati al Nuovo Testamento. Proprio da queste
iscrizioni sarebbero state fatte le prime teorie che vedono Gesù sposato e con un figlio, oltre al fatto
che la presenza di resti proverebbe che la Resurrezione non è mai avvenuta.
Queste tesi sono da anni molto dibattute, ma oggi il Dr. Shimron è convinto di poter portare nuovi
tasselli alla storia: si tratterebbe del rinvenimento di un decimo ossario, probabilmente trafugato dalla
Tomba di Talpiot prima della sua scoperta: si tratta di una "bara" di marmo acquistata da un
collezionista israeliano nel 1970. Sulla bara, inoltre, ci sarebbe un' incisione in Aramaico che recita
"Giacomo figlio di Giuseppe fratello di Gesù", avvalorando così la tesi che la tomba sia di Gesù Cristo e
la sua famiglia. Per confermare la sua tesi, il geologo ha svolto circa 150 test geochimici su vari
campioni provenienti da 25 differenti ossuari (15 dei quali provenienti da altre sepolture della zona)
trovando sull'ossuario perduto tracce di magnesio, ferro e silicio che sono perfettamente compatibili
con quelle della "tomba di Gesù".
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Memorandum ultima
Lucio Anneo Seneca - De ira .
“.. detrimente iniurias, convicia vellicationes contemnamus et magno animo
brevia feramus incommoda : dum respicimus, quod aiunt, versamusque nos,
iam mortalis aderit “
“… ignoriamo i danni, le offese, gli insulti e gli scherni e sopportiamo con
magnanimità le molestie passeggere, come dice il proverbio: non facciamo in
tempo a voltarci, a guardare indietro, che già ci sorprende la morte “.
Friedrich W. Nietzsche - Umano troppo umano, opinioni e detti diversi.
Dopo la morte : di solito, solo molto tempo dopo la morte di un uomo noi
troviamo incomprensibile che egli manchi: e spesso, per uomini molto
grandi, solo dopo qualche decennio. Chi è onesto, in un caso di morte suole
pensare che in effetti non è venuto a mancare gran che, e che il solenne
oratore funebre è un ipocrita. Solo il bisogno insegna quanto un individuo
fosse necessario, e il giusto epitaffio è un tardivo sospiro.
Uccelli canori : i seguaci di un grand’uomo sono soliti accecarsi per meglio
cantarne di lui le lodi.
I dotti come politici : ai dotti
che diventano politici di solito viene
assegnato il comico ruolo di essere la buona coscienza di una politica.
Il lupo nascosto dietro la pecora : quasi ogni politico si trova ad avere, in
determinate circostanze, tanto bisogno di un uomo onesto, da irrompere
come un lupo affamato nell’ovile: non però, per divorare il montone rubato,
ma per nascondersi dietro il suo dorso lanoso.
La ragione nella scuola : ha fatto dell’Europa l’Europa: nel medioevo essa
stava quasi per tornare ad essere un pezzo e un’appendice dell’Asia, e per
perdere quindi il senso scientifico che essa doveva ai greci.
Il viandante e le sua ombra :
l’ombra : ma le ombre son più timide degli uomini, non dirai a nessuno come
abbiamo parlato insieme!
il viandante : come abbiamo parlato insieme? Il cielo mi guardi da lunghi ed
elaborati dialoghi scritti! Se Platone avesse avuto meno gusto a elaborare, i
suoi lettori avrebbero avuto più gusto di lui.
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Un dialogo che nella realtà delizia è, se trasformato in scrittura e letto, un
quadro con prospettive del tutto false: tutto è troppo lungo o troppo corto
– tuttavia potrò forse comunicarti su che cosa ci siamo accordati ?
l’ombra : questo mi basta ; -perché tutti vi riconosceranno solo le tue
opinioni; nessuno si ricorderà dell’ombra.
il viandante : Forse ti sbagli, amica! Sinora nelle mie opinioni si è vista più
l’ombra che me.
l’ombra : più ombra che luce? È possibile?
il viandante : sii seria, cara matta! La mia prima domanda esige subito
serietà!
“Il fine giustifica i mezzi”! Questo noto aforisma, per sua natura un po’ ambiguo, sembra
calzare a pennello con certi atteggiamenti, talvolta spregiudicati, messi in atto dall’uomo allo
scopo di raggiungere ad ogni costo gli obiettivi prefissati.
La storia passata e l’esperienza di vita quotidiana forniscono un’ampia varietà di esempi ai
quali poter attingere,ma non staremo qui a disquisire sugli aspetti etico-filosofici di un detto
che il senso comune accosta, in modo superficiale e forse improprio, al pensiero politico di
Niccolò Machiavelli per un passo presente nel 18o capitolo del Principe che cita: «...nelle
azioni ... massime de’ principi ... si guarda al fine.».
Augustae Taurinorum , anno Domini 2016 , terminata scripta.
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(*01). allegato
… “Tribunale del Sant’Uffizio” : esempi del grande impegno esecutivo … per volontà del suo dio …
sempre presente …
… supplizio della carrucola …
… squartamento …
Papa Clemente XII
Questo Papa si dimostrò uno dei più cinici sostenitori dell’arte
della tortura: avea rispristinato la “mazzolatura” ovvero
rottura delle ossa a colpi di bastone.
Le numerose vittime di questo Papa sono rimaste sconosciute
perché egli preferiva più uccidere sotto tortura nelle carceri
dell’Inquisizione che giustiziarle nelle pubbliche piazze.
Mentoviamo tra le vittime:
Enrico Trivelli,decapitato il 23 febbraio 1737, perché avea
scritto frasi di rivolta contro il Papa.
Pietro Giarinone, filoso e storico, il 24 marzo 1736 morì sotto
tortura per aver sostenuto la supremazia del re sulla curia
romana
… morto confessando le sue colpe a dio …
… le braci …
… stritolamento delle ossa della gamba …
70
TESTI CONSULTATI E/O CITATI ai fini della ricerca e stesura dei miei appunti, essi sono iniziati
intorno al 1980, inclusa la difficoltosa ricerca di certi libri datati.
Ricerche storiche citate, quando possibile, nell’ordine di apparizione :
Leonardo da Vinci, Konrad Lorenz, Peter Gray, M.Bly, I.Bachstein, Hippolyte Taine, Cola di Rienzo, Frà
Arnaldo da Brescia, Luigi Pulci, Giordano Bruno, Principe Alberto I° di Monaco, Paul Valery, La Bruyere,
Pascal, Doublancourt, Paul Rainard,
Petrarca, Savonarola, Torquato Tasso, Boccaccio, La
Rochefoucauld, Montesquieu, Racine, Balzac, Anatole France,Virgilio.
Albert Einstein – La teoria dei quanti di luce – Il significato della relatività, il mondo come io lo vedo;
Voltaire – Il trattato sulla tolleranza, e motti diversi…….
Sant’Agostino – De civitate deis, De libido dominandi Seneca – Dalle lettere di Lucio Anneo Seneca a Lucillio – L’arte di non adirarsi ( dall’originale in latino
“De Ira“) Plutarco – Vite parallele Alessandro e Cesare
Niccolò Machiavelli . diversi testi a partire dal “Principe”a seguire ; edizoni anche datate
Dante Alighieri : diversi scritti e/opere;
Raffaele Ciampini - Napoleone
Napoleone Bonaparte – Frasi di Napoleone - Ritratto politico da lui dettato,
Ugo Foscolo “ Ode a Bonaparte liberatore “, odi e scritti diversi;
Giuseppe Prezzolini - Cristo e/o Machiavelli, Niccolò Malclavellus fiorentino, Il manifesto dei
conservatori, Intervista sulla destra, Il meglio di Prezzolini, l’Italia è finita ecco quel che resta ;
Nino Tripodi, ed. sett.1960 ;
Arrigo Petacco – La storia ci ha mentito
Giuseppe Puglionisi : “ I fuoriusciti ….”
Liebnitz, Kant, e Stendhal,
Giuseppe Mazzini – Del suo libro su Dante ;
Giosuè Carducci - consultazioni diverse ;
Robert Boucard – Rivelazioni sullo spionaggio inglese , ed. sett.1935;
George Clemenceau - “ Grandeurs et mìseres d’une victoire” – Librerie Plon – Paris -1930;
Josè Ortega y Gasset – La ribellione delle masse .
Geroges Bernanos – Rivoluzione e libertà;
Carl Gustav Jung – Tipi psicologici ;
Jean Piaget – La nascita dell’intelligenza nel bambino,
Friedrich W. Nietzsche - Umano troppo umano: L’uomo nel rapporto con gli altri, Per la storia dei
sentimenti morali, Il viandante e la sua ombra, - L’Anticristo – Ecce Homo – Così parlò Zaratrusta , ….
Sigmund Freud – Psicoanalisi e società, Il disagio della società – Introduzione alla Psicoanalisi – ……….
Erasmo da Rotterdan – Elogio della follia – contro la falsa sapienza, edizione del 1994;
Tomas Moore – Utopia;
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Repertorio dei nomi comuni, dei luoghi e delle cose notevoli.
AGOSTINO – (santo) il famoso filosofo e scrittore cristiano vissuto tra il V ed il V secolo d.C.
APULEIO – scrittore latino del II secolo d.C., ci resta di lui il romanzo delle Metamorfosi, detto anche
L’asino d’oro, in cui si narrano le avventure d’un giovane mutato in asino. Il medesimo argomento fu
trattato da Luciano.
ARISTOTILE – filoso greco nato a Stagira; fu precettore di Alessandro Magno, morì nel 322 a.C. La
sua filosofia fu adattata al cattolicesimo da Tommaso d’Aquino e costituì il fondamento della filosofia
scolastica medievale del XIII secolo.
CATONE – sono due i personaggi di tal nome . Il primo è Catone il Censore, vissuto tra il III ed il II
secolo a.C., uomo di rigida onestà,nemico acerrimo dei magistrati corrotti. L’altro è Catone l’Uticinese,
che si uccise in Utica nel 46 a.C. per non sopravvivere alla rovina della libertà, quando la repubblica
romana fu abbattuta da Giulio Cesare.
CESARE - Caio Giulio generale ed uomo politico che per primo avviò la struttura politica della repubblica
romana alla forma imperiale.
CICERONE - Marco Tullio grande oratore e uomo politico latino.
COMMEDIA (antica) la commedia greca del V secolo a.C.; di essa è principale rappresentante
Aristofane, che portava sulla scena e beffeggiava personaggi viventi al suo tempo.
DEMOCRITO filosofo nato ad Abdera e vissuto nel V secolo a.C.; trovava, secondo la tradizione,
ridicolo lo spettacolo delle umane meschinità.
DEMOSTENE il più grande oratore greco. Prese parte attivissima alla politica di Atene sua patria,e
morì nel 322 a.C.
DIOGENE filosofo cinico vissuto nel III secolo a.C.
ECCLESIASTE libro del Vecchio Testamento, di sostanza filosofica e morale.
EPICURO di Samo, filosofo vissuto tra il IV ed il III secolo a.C. Nella fisica egli riduceva tutto ai sensi
e nell’etica al piacere, di cui però distingueva varie specie, dando il primato al piacere spirituale
dell’animo.
EUCLIDE di Alessandria, matematico del III secolo a.C.
FARISEI setta ebraica che aveva come oggetto principale dei suoi studi l’interpretazione dei tiri e
delle tradizioni ebraiche; essi però recarono nella loro opera un orgoglioso conformismo che uccideva lo
spirito della legge e dava importanza all’esteriore formalismo di essa.
GIOVE equivalente latino del greco Zeus, padre degli dèi e degli uomini; la sua dimora è sull’Olimpo,
monte della Tessaglia, e i suoi attributi sono la folgore, lo scettro e la bilancia d’oro, su cui pesa i
destini degli uomini. Gli si attribuivano parecchie mogli legittime, tra cui la principale era Giunone, e
innumerevoli avventure con donne mortali.
GRILLO compagno d’Ulisse mutato in maiale dalla maga Circe.
GRUNNIO COROCOTTA è il testamento di un maiale (Grunnio è il nome di un animale d’Etiopia che sta
a mezzo tra la iena ed il maiale), scritto burlesco che i ragazzi romani recitavano a scuola per
divertimento.
LETE fiume dell’Averno che produceva l’oblio in chi bevesse la sua acqua.
LINCEO eroe greco che aveva una vista acutissima.
MORO (Tomaso) amico di Erasmo . uomo politico e filosofo, autore dell’Utopia, opera in cui descrive una
immaginaria società perfettamente ordinata. Divenuto gran cancelliere d’Inghilterra, si rifiutò di
riconoscere la validità del divorzio di Enrico VIII da Caterina d’Aragona; per ordine del re fu allora
accusato di alto tradimento e condannato a morte nel 1535.
ORAZIO poeta latino del I secolo a.C.; nelle Satire e nelle Epistole egli fa mostra d’un epicureismo
temperato e scherzoso, che rifugge da ogni eccesso e si mantiene nel clima d’una bonaria saggezza.
PAOLO di Tarso ebreo convertito sial cristianesimo per una visione avuta sulla via di Damasco.
Temperamento appassionato per cui fu detto l’apostolo delle genti. E’ autore di epistole dottrinarie, tra
cui spiccano quella ai Romani e le due ai Corinzi.
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PITAGORA filosofo greco del VI secolo a.C., fondatore di una setta politico-religiosa che si diffuse in
tutta l’Italia meridionale. La sua filosofia era basata su leggi matematiche e numeriche; grande
importanza era data ai numeri.
PLATONE filoso greco discepolo di Socrate, del quale continuò e ampliò la dottrina; visse nel IV
secolo a.C. e scrisse numerosi dialoghi filosofici, nei quali l’interlocutore principale è Socrate.
PLUTARCO filosofo e storico greco, vissuto tra il I e il II secolo d.C. E’ autore delle Vite parallele e di
opere morali. Tra queste vi è anche il dialogo i cui interlocutori sono Ulisse e il suo compagno Grillo.
REPUBBLICA dialogo di Platone in dieci libri, nei quali il filosofo traccia un quadro della città perfetta
fondata sulla giustizia.
SCOLASTICI i filosofi appartenenti alla Scolastica, la filosofia che dominò nel Medioevo, dal X al XV
secolo. Le sue fonti sono i Padri della Chiesa, specie sant’Agostino, e la filosofia di Aristotile.
SCOTO (Duns) filosofo e teologo scozzese del XIII secolo, famoso per la sua sottigliezza.
SCRIBI in linguaggio biblico, i dotti incaricati di trascrivere e interpretare i testi sacri.
SENECA filoso storico latino del I secolo d.C. Resta tra le sue opere una parte di una satira
dell’imperatore Claudio, in cui si assisteva alla trasformazione dell’imperatore in zucca: il titolo
Apocolochintosi deriva probabilmente da tal episodio. Nel cap. XXX Erasmo critica la morale stoica del
saggio perfetto, il quale vive in una sfera inaccessibile all’uomo comune, sordo ad ogni affetto ad ogni
impulso di passione, superiore agli dèi medesimi per la pura razionalità del suo pensare.
SISIFO leggendario re di Corinto, che fu dannato nell’Inferno a rotolare eternamente un grosso
macigno.
SOCRATE filoso ateniese , maestro di Platone, che fu accusato di corrompere col suo insegnamento i
giovani e condannato a morte nel 399 a,C.
SOFISTI filosofi appartenenti a un movimento affermatosi in Grecia nel corso del V secolo a.C.
Coltivavano specialmente la dialettica, il ragionamento, la retorica. Il termine è spesso usato da
Erasmo per indicare i cavillosi teologi della Scolastica.
STOICI i seguaci della scuola stoica, i quali davano maggior importanza al problema morale,
affermando che la saggezza consiste nel rendersi superiori alla passioni e agli affetti umani.
VIRGILIO il più grande poeta latino, vissuto nel I secolo a.C., autore delle Bucoliche, delle Georgiche
e dell’Eneide. Gli erano attribuite dagli antichi altre opere contenute nell’ Appendix virgiliana, su cui la
critica moderna è incerta.
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Prossima stampa :
Napoleone Bonaparte , come io lo vedo …
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