LA LIRICA CORALE La corale nel sistema della comunicazione Ecco le coordinate che permettono di inquadrare la lirica corale nel sistema della comunicazione in Grecia: elementi della comunicazione lirica corale mittente un poeta di professione destinatario l’intero corpo civico e i vincitori di competizioni sportive occasione feste religiose e celebrazioni per vittorie sportive codice dorico con elementi epici canale canto affidato a un coro con accompagnamento strumentale temi preghiere e invocazioni agli dèi, celebrazioni di vincitori, festeggiamenti per matrimoni, compianto per i defunti La lirica corale > La corale nel sistema della comunicazione I generi della lirica corale Come nella lirica monodica, anche nella lirica corale si individuano alcuni generi sulla base della forma metrica, del tema e dell’occasione dei componimenti: genere definizione inno canto corale processionale in onore degli dèi, destinato a solenni feste religiose peana originariamente legato al culto di Apollo, è un canto intonato al momento dell’attacco militare o per celebrare la vittoria ditirambo canto in onore di Dioniso threnos ed epicedio canti funebri accompagnati dall’aulòs partenio componimento cantato e danzato da un coro di fanciulle iporchema canto accompagnato da una danza vivacemente mimata imeneo ed epitalamio canti per la cerimonia nuziale: il primo accompagna il corteo nuziale a casa della sposa, il secondo è il canto alla finestra della coppia La lirica corale > I generi della lirica corale I rappresentanti della lirica corale Ecco i rappresentanti della lirica corale inclusi nel canone alessandrino dei lirici: lirici cronologia genere Alcmane VII sec. a.C. parteni Stesicoro VII/VI sec. a.C. carmi epico-narrativi in metri lirici Ibico VI sec. a.C. carmi epico-narrativi in metri lirici; encomi simposiali Simonide VI sec. a.C. soprattutto threnoi, ma anche epinici e carmi simposiali (monodici) Pindaro VI/V sec. a.C. soprattutto epinici, ma anche threnoi, encomi/scoli simposiali (monodici) Bacchilide VI/V sec. a.C. epinici, ditirambi, encomi simposiali (monodici) Corinna agone poetico tra Elicona e Citerone VI/V sec. a.C.? La lirica corale > I rappresentanti della lirica corale Sparta all’epoca di Alcmane Sparta ha avuto un ruolo fondamentale nella nascita della lirica corale, tanto che il dialetto di questo genere è sempre stato il dorico. A Sparta inoltre hanno operato figure rilevanti per la produzione poeticomusicale arcaica, come Terpandro di Antissa, inventore dell’eptacordo e ordinatore del nomos. Alcmane, vissuto a Sparta tra VII e VI secolo a.C., è testimone di una stagione culturale molto fervida nella vita della città, caratterizzata da competizioni musicali, ginniche, orchestiche aperte anche alle donne e che forniscono lo spunto per celebrazioni ed esecuzioni poetiche (le occasioni della lirica corale). La lirica corale > Sparta all’epoca di Alcmane Rovine di Sparta con il Taigeto sullo sfondo Alcmane e il partenio Alcmane si è distinto nella composizione di parteni. L’esemplare più completo di partenio ci è offerto dal Papiro Mariette, conservato al Louvre. I parteni: sono intonati e danzati da cori femminili; accompagnano la celebrazione di riti di passaggio (l’ingresso delle fanciulle nel mondo degli adulti) ; prevedono tre elementi tematici: il mito in funzione paradigmatica, la gnome per esplicitare il valore del mito, il richiamo all’occasione; sono composti in dorico con elementi eolici; presentano struttura triadica (strofe, antistrofe, epodo); lo stile è ricco di immagini e similitudini, ma anche di elementi popolari (apostrofi alle fanciulle del coro, con toni provocanti e scherzosi). La lirica corale > Alcmane e il partenio Stesicoro: l’alternativa a Omero Stesicoro di Imera si presenta come una figura fortemente innovativa, in concorrenza con l’epos tradizionale: è il rappresentante di un nuovo genere, l’epica narrativa in forme liriche (cioè in versi lirici e in triade strofica). I suoi carmi sono destinati al pubblico delle grandi feste religiose e i suoi committenti si trovano in Sicilia, Magna Grecia e Grecia continentale. Qualcuno ipotizza che la resa dei suoi carmi fosse non corale, ma monodica: lo suggerirebbero la narratività distesa e l’ampiezza dei componimenti, ma nulla di sicuro si può affermare al riguardo. La lirica corale > Stesicoro: l’alternativa a Omero La Tabula Iliaca, raffigurante la presa di Troia La produzione di Stesicoro Le opere di Stesicoro sono caratterizzate dalla presenza di titoli (fatto inconsueto; il titolo in questo caso serve a richiamare il segmento mitico narrato) e dalla triade strofica; possono essere divise in tre gruppi in base al metro. metro titolo contenuto dattilo-anapesti Gerioneide narra il viaggio compiuto da Eracle nell’estremo occidente per impadronirsi dei buoi di Gerione dattilo-anapesti e dattilo-epitriti Distruzione di Ilio narra la caduta di Troia e la fine del lungo conflitto dattilo-epitriti Elena e Palinodia canta il tradimento di Elena, presentandola come un’adultera; nella Palinodia Elena viene riabilitata, in quanto a Troia si sarebbe recata non la donna, ma una sua “immagine” La lirica corale > La produzione di Stesicoro Ibico di Reggio Ibico, originario di Reggio e attivo, come Anacreonte, alla corte di Policrate di Samo (tiranno dal 537-522 a.C.), presenta molti punti di contatto con Stesicoro: la provenienza dall’area della grecità occidentale (Sicilia e Magna Grecia); la produzione di poemi epici narrativi in forma lirica; il dialetto letterario che si presenta come una dorizzazione della lingua epica. Oltre ai contenuti epici dei poemetti lirico-narrativi, i frammenti di Ibico attestano altre due tematiche significative: l’eros pederotico, che suggerisce la destinazione simposiale e l’esecuzione monodica almeno di alcuni carmi (p. es. l’encomio per Eurialo); la vecchiaia, ancora pronta ad accettare le sfide di Eros. La lirica corale > Ibico di Reggio Achille ed Ettore Simonide Simonide (556-468 a.C.), originario dell’isola di Ceo, è un poeta itinerante, ospite alle corti dei suoi committenti più importanti: Ipparco di Atene, gli Scopadi di Tessaglia, Ierone di Siracusa. La tradizione accredita a Simonide l’introduzione di parecchie innovazioni: l’epinicio d’autore; la mnemotecnica; la richiesta di un compenso per i propri componimenti. La sua produzione comprende: epinici, lamenti funebri e scoli simposiali (monodici). La lirica corale > Simonide Scena di pugilato I lamenti funebri Secondo gli antichi Simonide eccelleva nel genere del threnos o lamento funebre, poiché “sapeva suscitare commozione simpateticamente, non grandiosamente” (Dionigi di Alicarnasso). Alcuni threnoi erano destinati all’esecuzione nel contesto di rituali celebrativi molto solenni, come la commemorazione dei caduti a Maratona, alle Termopili, all’Artemisio e a Salamina. Prendendo spunto dalla tematica della morte, molti frammenti contengono affermazioni ammonitorie e consolatorie sulla precarietà della condizione umana e sulla labilità della felicità. Stele funeraria attica La lirica corale > I lamenti funebri Gli epinici L’epinicio è il canto che celebra i vincitori negli agoni sportivi associati alle feste panelleniche di Olimpia, di Delfi, di Nemea, dell’Istmo di Corinto. Inizialmente l’epinicio doveva essere un canto popolare (lo testimonia l’epinicio a ritornello attestato in un frammento di Archiloco), probabilmente improvvisato. Con Simonide si realizza verosimilmente il passaggio a un epinicio letterario. Alcuni elementi degli epinici simonidei però tradiscono una certa prossimità alle origini popolari del genere: l’uso di toni scherzosi e di battute; la presenza di lodi iperboliche. Resti dello stadio di Olimpia La lirica corale > Gli epinici Gli encomi o scoli simposali Anche nel genere dell’encomio o scolio simposiale d’autore Simonide fu un innovatore, ma stavolta sul piano dei contenuti. Con lui assistiamo infatti al passaggio dall’etica dei valori assoluti aristocratici (valentìa, successo, ricchezza) posseduti per nascita a quella dei valori relativi, frutto di una lenta acquisizione condizionata dalle circostanze. La nuova etica trova espressione nell’encomio per il tiranno tessalo Scopas; la conversazione che accompagnava il simposio era il contesto ideale per discutere e magari contestare gli stessi valori dell’aristocrazia. La lirica corale > Gli encomi o scoli simposali La “terrazza dei leoni” a Delo Pindaro Il nome di Pindaro è indissolubilmente legato all’epinicio, anche se il poeta si è cimentato in tutti i generi della lirica corale. Più che un cronista sportivo, Pindaro è un celebratore aulico delle vittorie e dei vincitori, con i valori propri del mondo aristocratico: ricchezza, potere, saggezza, eccellenza per diritto di nascita, giustizia divina. Suoi committenti furono personaggi regali (Arcesilao di Cirene), tiranni (Ierone di Siracusa e Terone di Agrigento) ma anche ricchi privati che amavano praticare lo sport. La lirica corale > Pindaro Pindaro La struttura dell’epinicio L’epinicio pindarico ha una struttura fortemente formalizzata. Al suo interno distinguiamo tre blocchi tematici, collegati dall’intento di esaltare il vincitore (laudandus): Le tre sezioni dell’epinicio occasione contiene riferimenti alla vittoria riportata, accompagnati dalla lode dell’atleta, della sua famiglia, della sua patria e della sua divinità protettrice; possibile la lode del santuario che ospita i giochi e della divinità a cui è intitolato gnome elemento di raccordo tra occasione e mito, esplicita il legame tra il vincitore-committente e la narrazione mitica mito viene normalmente narrato di scorcio, essendo ben noto al pubblico in quanto deriva dall’epica e da tradizioni locali, e si collega in vari modi con gli agoni in cui è stata riportata la vittoria La lirica corale > La struttura dell’epinicio L’universo etico e religioso di Pindaro Estremamente significativi sono i risvolti eticoreligiosi degli epinici pindarici: il poeta vuole proporre, come aveva fatto l’epos, modelli eroici di comportamento, pertanto il mito deve essere depurato da ogni fatto che provochi scandalo; le divinità del pantheon olimpico dominano sul mondo aristocratico e sono oggetto di venerazione; uomini e dèi, secondo Pindaro, hanno un’origine e una natura comuni, ma diversa è la loro potenza; Pindaro presenta punti di contatto con la religiosità delfica, ma anche con le concezioni misteriche (orfismo) e pitagoriche (forse in rapporto con i suoi committenti siciliani). La lirica corale > L’universo etico e religioso di Pindaro Lo Zeus di Smirne La poetica Pindaro inserisce spesso nei suoi componimenti dichiarazioni di poetica, dalle quali si evince che: la poesia è una manifestazione di aristocrazia innata, non un’arte che si apprende; la comunicazione poetica non è ecumenica, ma rivolta a un pubblico di destinatari privilegiati, in grado di capire il linguaggio cifrato del poeta; i versi, capaci di “volare” di luogo in luogo, sono preferibili alle statue (spia della concorrenza tra poeti e scultori per accaparrarsi la committenza); il proemio ha un’importanza paragonabile a quella della facciata di un tempio. La lirica corale > La poetica Resti del tempio di Atena Afaia a Egina Lingua e stile La lingua di Pindaro presenta un impasto artificiale di dorico letterario e lingua epica; sono presenti dei beotismi, forse spiegabili con la provenienza del poeta. Lo stile è ricco e complesso; bruschi i passaggi tra i vari blocchi di concetti (i cosiddetti “voli” pindarici); frequentissimo l’iperbato. La complessità dello stile, cui si somma l’effetto di disturbo causato dall’esecuzione in luoghi aperti accompagnata da musica e danza, ha suggerito l’ipotesi di una doppia esecuzione: pubblica in forma corale e privata (a beneficio esclusivamente del committente) in forma monodica. La lirica corale > Lingua e stile L’auriga di Delfi Bacchilide Bacchilide nasce a Ceo (520 a.C. circa) e apprende l’arte poetica dallo zio Simonide; come questi è ospite dei signori siciliani (p. es. Ierone di Siracusa), pertanto in concorrenza con Pindaro. A differenza di Pindaro, convinto che il dono poetico fosse innato, Bacchilide afferma con forza il valore dell’apprendistato poetico e della tradizione. Di Bacchilide ci sono giunti 14 epinici e 6 ditirambi in buono stato di conservazione, oltre a frammenti di carmi conviviali. Teseo, Atena e Anfitrite nella reggia di Poseidone La lirica corale > Bacchilide Gli epinici Bacchilide conserva nell’epinicio la struttura pindarica con i tre blocchi tematici fondamentali (occasione, gnome, mito), ma con alcune differenze: la narrazione mitica è più estesa; nella sezione dell’occasione si riserva uno spazio più ampio alla descrizione della prestazione sportiva e della festa. Particolarmente bello è il III epinicio, per Ierone di Siracusa, vincitore nella quadriga a Olimpia: la sua pietà viene paragonata a quella di Creso, ultimo re di Lidia, sconfitto dal persiano Ciro I, ma salvato da Apollo. Creso sulla pira La lirica corale > Gli epinici I ditirambi I ditirambi sono brevi poemetti lirici di carattere narrativo, con inizio e fine bruschi; ognuno è caratterizzato da un titolo. È importante il ditirambo XVIII (Teseo), perché ha impostazione dialogica: un coro di Ateniesi dialoga in un duetto lirico con una voce monodica, Egeo re di Atene. A lungo si è creduto che questo componimento testimoniasse il ditirambo dialogico da cui si sarebbe evoluta la tragedia (ma è coevo delle tragedie di Eschilo!). Teseo uccide il Minotauro La lirica corale > I ditirambi