venerdì 29 luglio
ore 21,15 chiesa di San Francesco
QUATTROCENTO ANNI DI MUSICA INGLESE: madrigali e
canzoni alla corte di due regine chiamate Elisabetta
Amici del Canto Chamber Choir
Janeen Shaw, Judit Abou-Samra, Carmen Chaproniere, Delora Harding, Mary Kiehn, Shan Oliver . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .soprani
Meinir Jones, Cathy Croxton, Michaela Hibbs, Brenda Jones, Gwen
Jones, Kazuo Lucas, Kathryn Nash . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .contralti
Richard Hibbs , Stephen Convill, Fausto Galli, Phil Williams . . . . . . . .tenori
Julian Whittaker, David Hay, Tim Heyes, Barry Kiehn, Paul Levy . . . .bassi
Nigel Shaw
Thomas Morley (1557-1602)
- Sing we, and Chaunt it
Anonimi
- Madame D’amours
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . direttore
Ralph Vaughan-Williams (1872-1958)
da Five English Folk Songs
- The Dark Eyed Sailor
- The Spring time of the Year
- Just as the tide was flowing
- Where be ye my love
- Adieu mes amours
- Blow thy horn
Meirion Williams (1901-1976)
- Gwynfyd (Paradise)
- And I were a maiden
- Pray we to God
- Dulcis Amica
- England be glad
Gustav Theodor Holst (1874-1934)
da Five Welsh Folk Songs
- Lisa Lân
- Can Serch
Thomas Morley (1557-1602)
- Now is the gentle season
John Wilbye (1574-1638)
- Adieu sweet Amarillis
John Bennet (1575-1614)
- Weep, o mine eyes
Rhys Jones
- Cilfan y Coed (Trees in the shade)
Mansel Thomas (1909-1996)
- Tom going home (Wrth fynd hefo
[Deio’i Dywyn)
Thomas Morley (1557-1602)
- April is in my mistress’ face
Thomas Bateson (1570-1630)
- Phyllis, Farewell
John Farmer (1570-1601)
- Fair Phyllis I saw
20
Benjamin Britten (1913-1976)
da Five Flower Songs op. 47
- To Daffodils
- The succession of the fourth sweet
[months
- Ballad of Green Broom
a prima parte del concerto offertoci dal coro proveniente dalla
zona settentrionale del Galles, penisola della Gran Bretagna protesa nel
mar d’Irlanda, presenta un’ampia selezione della produzione musicale inglese
del XVI secolo. Quest’ultimo periodo
della dinastia Tudor, è segnato dal lungo
e intenso regno di Elisabetta I (dal 1558
al 1603), che pose le basi della futura
potenza della nazione.
L’età elisabettiana, definita non a
caso The Golden Age, fu però anche un
periodo di straordinaria fioritura artistica
e culturale. Senza citare i numerosi personaggi che vissero durante il suo regno,
compresi gli autori dei brevi madrigali
che ci accingiamo ad ascoltare, basterà ricordare William Shakespeare;
anche lui saldamente legato alla musica, allora parte viva e integrante nella
vita quotidiana dell’intera gerarchia sociale. Nei testi delle sue opere teatrali
L
sono indicate non meno di cento canzoni e innumerevoli momenti in cui si
deve udire musica: “L'uomo che non ha
alcuna musica dentro di sé, che non si
sente commuovere dall'armonia di dolci
suoni, è nato per il tradimento, per gli inganni, per le rapine" (Il Mercante di Venezia). Non è poi da sottovalutare il
successo che le opere del drammaturgo inglese ebbero sul panorama musicale successivo: Mendelssohn, Verdi e
tanti altri. Ma anche Elisabetta I, figlia di
quegli Enrico VIII e Anna Bolena immortalati in musica dalle note di Donizetti,
seppe allungare la sua ombra sui pentagrammi dei secoli successivi, ispirando
compositori come Gioachino Rossini (Elisabetta, regina d’Inghilterra - 1815) e il
musicista che chiuderà il nostro programma: Benjamin Britten, che con
un’opera sulla sua figura, Gloriana
(1953) partecipò alle celebrazioni per
l’incoronazione di Elisabetta II.
Il madrigale, evolutosi dall’omonimo e
più semplice genere medievale, fu la
forma più raffinata, diffusa e apprezzata
della polifonia profana del Cinquecento, sviluppatasi dapprima in Italia e
poi ripresa con particolare successo
anche in Inghilterra. Lo sviluppo portò
ad un’integrazione espressiva e stilistica
via via più stretta tra la poesia e la scrittura musicale a più voci. La selezione
qualitativa e i testi poetici, la scrittura
musicale accurata, la corrispondenza
delle immagini letterarie con la musica,
fecero del madrigale l’espressione più
completa e matura delle aspirazioni artistiche alimentate nella società elegante e nelle corti del Rinascimento.
Tutti i maggiori musicisti inglesi del periodo elisabettiano composero tali brani,
che giunsero alla massima espressione
con l’opera di Thomas Morley, probabile
collaboratore di Shakespeare, ma soprattutto madrigalista fecondo e popolare, melodicamente gradevole, con un
senso armonico moderno e una chiara
scrittura contrappuntistica. Il nostro viaggio musicale inizia proprio da lui, con un
fulgido esempio della forma più diffusa
del madrigale cinquecentesco, quello a
cinque voci, con valenza polifonica,
cioè senza una voce principale e altre
d'accompagnamento. Sing we, and
Chaunt it è un pezzo semplice e divertente, con un’armonia ed una linea melodica che lo fanno a tutt’oggi rimanere
fra i brani maggiormente eseguiti nelle
scuole anglosassoni.
Stessa longeva fortuna hanno anche i
madrigali di John Wilbye, caratterizzati
da una scrittura delicata per la voce ed
un’acuta sensibilità per il testo, come rilevabile anche da Adieu sweet Amarillis. Non si hanno invece notizie degli
autori di molti brani famosi, non ascrivibili
ai cataloghi dei compositori conosciuti,
così come sono scarse le notizie biografiche di altri. Fra questi John Bennet, del
quale possiamo ascoltare Weep, o mine
eyes, uno dei madrigali più famosi del
tempo e dichiarato omaggio al compositore John Dowland (1563-1626), di cui il
pezzo riprende il tema del suo più noto
lavoro: Flow my Tears.
22
Anche Thomas Bateson, disperse gran
parte delle sue composizioni, deve la
sua fama esclusivamente ai suoi due libri
di madrigali pubblicati a Londra nel 1604
e nel 1618 e dai quali ascoltiamo un validissimo esempio con Phyllis, Farewell.
Chiude questa parata di musica antica
John Farmer, altro madrigalista elisabettiano dal quale ascoltiamo Fair Phyllis I
Saw, pezzo a quattro voci del 1599 la cui
popolarità e orecchiabilità dimostra ancora una volta l’immortalità del genere
musicale ed i motivi per cui venne riportato in auge nel secolo XX.
Il clima si rinnova nella seconda parte
della serata, certamente più vicina alla
sensibilità moderna ma ancora fortemente legato alle tradizioni storiche ed
artistiche precedenti. L’intervallo traccia
infatti un solco temporale di circa tre secoli e la ripresa ci proietta nell’Inghilterra
del secolo scorso, quella che attende il
regno di un’altra, ancor più longeva Elisabetta, e che contemporaneamente
riscopre e rivaluta il proprio passato e il
suo patrimonio culturale.
Il compositore Ralph Vaughan Williams è stato uno dei più appassionati
studiosi della musica popolare tradizionale inglese, e si è dedicato spesso agli
inni, ai canti e ai madrigali di età rinascimentale. Da questo attento lavoro scaturirono anche le Five English Folk Songs
per coro, dalle quali sono state estratte
per la serata le prime tre. The Dark Eyed
Sailor è un arrangiamento di una ballata
scozzese in cui Vaughan Williams, oltre
ad esprimere abilmente la bellezza della
melodia, riesce a catturare anche il fascino del testo, che racconta del ritrovarsi di una ragazza e un marinaio. The
Spring Time of the Year usa i primi due
versi della ballata popolare "Lovely on
the Water", ed è una sorta di seguito del
brano di apertura. In essa i due personaggi precedenti si corteggiano sulle
note di una melodia semplice ma che
dimostra tutta l’abilità dell’autore nella
scrittura vocale. In Just as the Tide Was
Flowing la vivacità e luminosità della
melodia aumentano, assecondando il
racconto del vigoroso sentimento del
marinaio innamorato.
Più strettamente legato alla terra di
provenienza del coro protagonista ed
alla sua musica popolare, è il compositore gallese Meirion Williams. Nella sua
musica si sente tutto l’amore per quella
splendida terra, ben riconoscibile anche
nel suo Gwynfyd (Paradise).
Ma la musica gallese è apprezzata
anche da Gustav Holst, amico di Vaughan Williams, con il quale condivise la
passione per le vecchie melodie e la sistematica trascrizione delle stesse sul
pentagramma. Ne sono un esempio le
Five Welsh Folk Songs, dalle quali estraiamo il suggestivo Lisa Lân. Holst fu notevolmente influenzato dallo studio dei
madrigalisti seicenteschi e della musica
del folklore anglosassone, come nella
canzone d’amore Can Serch.
Altro compositore gallese è Mansel
Thomas, che ha lavorato molto anche
per la musica corale, attingendo in gran
parte a danze e canti popolari della sua
terra. Non è estraneo a questa tendenza nemmeno il più famoso Benjamin
Britten, che qui ospitiamo, a chiusura del
programma, in tre canzoni per coro
tratte da Five Flower Songs, serie di piccoli brani che musicano testi poetici,
composti per le nozze d’argento di una
coppia di amici. La prima canzone, To
Daffodils, crea un parallelismo fra la vita
umana e quella dei narcisi mentre la seconda, The succession of the fourth
sweet months, esalta il periodo più bello
dell’anno, da aprile a luglio, in una crescita di valori che trova il suo massimo
nell’ultimo mese. Il brano ritmato che
chiude la raccolta e la nostra serata,
Ballad of Green Broom, racconta la storia di un giovane che proprio grazie ai
rami di ginestra che non voleva tagliare
trova finalmente l’amore e la sua strada.
23
Scarica

libretto 2011:MERCATELLOint_PROG.qxd