L’Orchestra Sinfonica 1993-2013
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anni
Orchestra Sinfonica
di Milano Giuseppe Verdi
Sopra l’Orchestra durante le prove del Concerto inaugurale.
A destra in alto, con il Maestro Chailly.
In basso, l’Orchestra in una esecuzione del 2013 diretta dal Maestro Zhang.
Il 13 novembre 1993, nella “Sala Grande” del Conservatorio, esordiva l’Orchestra Sinfonica di
Milano Giuseppe Verdi, formata da Vladimir Delman. Il programma (lo stesso eseguito questa
sera) comprendeva la Serenata di Caikovskij, il musicista d’elezione nel repertorio del Maestro, e
la Fantastica di Berlioz. Delmann avrebbe purtroppo diretto altri soli quattro concerti de laVerdi,
fra cui la Seconda sinfonia di Mahler, l’Ottava di Bruckner e la Seconda di Čaikovskij.
Il 27 agosto 1994 moriva infatti a Milano dopo una lunga malattia.
Abbiamo scelto di ricordarlo con la sua biografia in quel primo programma di sala e il partecipe ritratto di Giulia Frare pubblicato nel decennale dell’Orchestra.
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L’Orchestra Sinfonica 1993-2013
Vladimir Delman 1993-2013
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Dal Programma di sala n. 1 della Stagione Sinfonica 1993-1994 de laVerdi
Vladimir Delman 1993-2013
Giulia Frare
Il Volodia che ho conosciuto
Delman con Luigi Corbani (ultimo a sinistra), Marcello Abbado (ultimo a destra) e l’Orchestra nel cortile del Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano (da Immagini di musica. 10 anni
dell’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi, Federico Motta Editore, 2003)
Non ricordo il momento preciso in cui ho conosciuto Volodia, ma ricordo benissimo il suo
aspetto simile a un personaggio delle fiabe, con una folta capigliatura bianca, due occhi piccoli
e vispi, una gran barba bianca che gli contornava il viso.
Ma soprattutto ricordo la sua voce, quella sua cadenza e quel suo accento che sapevano tanto
di antico, di altri tempi, che richiamavano atmosfere che si ritrovano solo nei grandi russi
dell’Ottocento. Non era un artista facile, ma quali lo sono?
Aveva un grosso pregio: credeva non solo nella musica, credeva in un mondo diverso,
era animato da grandi idealità senza alcun tornaconto personale. Fu questo che permise
all’Orchestra di nascere e poi di crescere. Il denaro per lui era un bene superfluo, accessorio,
quello che importava era l’idea, il progetto.
Questo, per quello che l’ho conosciuto io, è stato il suo tratto caratteristico: un cane sciolto
nel panorama musicale, un essere anomalo del quale poco si parlava. Se ne sarebbe parlato
dopo, con la sua morte, il che non glia avrebbe fatto piacere: detestava l’ipocrisia e certe
ritualità delle circostanze.
Spesso mi capita di ripensare a lui e, nonostante le spigolosità e le durezze di una formazione
assai severa, mi prende una profonda tenerezza e nostalgia per un uomo autentico e per un
artista puro e onesto.
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