Bronchiolite,
istruzioni per l’uso
Scusa se ti chiamo
“late preterm”
Per rafforzare la corretta informazione
ai genitori arriva la traduzione in italiano
ad opera della SIMRI (Società Italiana
Malattie Respiratorie Infantili) delle linee
guida della Scottish Intercollegiate
Guidelines Network.
pagina15
Da AIDS a CATCH22 sino
a PFAPA: negli ultimi anni il lessico
in Pediatria è diventato sempre
più zeppo di acronimi, spiega
Giovanni Corsello.
pagina20
www.sip.it
Magazine della Società Italiana di Pediatria
Mensile - Poste italiane spa - Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, Aut. GIPA/C/RM/13/2011 - Un fascicolo e 25
70 milioni
Senza politiche di prevenzione incentrate sulla salute
della madre e del feto e su dieta e stili di vita corretti
sin dalle prime età della vita, il numero di bambini
obesi e in sovrappeso under 5 è destinato a passare
dagli oltre 42 milioni del 2013 a 70 milioni nel 2025,
con una crescita del 40% in 12 anni. A lanciare l’allarme è l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS),
che sottolinea come l’obesità infantile sia in continuo aumento soprattutto
volume 4 | numero 12 | dicembre 2014
tra i bimbi più piccoli in tutto il mondo, compresi i
Paesi in via di sviluppo. Infatti, sebbene in alcuni
Paesi occidentali sia stata riportata una tendenza alla stabilizzazione della prevalenza dell’obesità nei
bambini più grandi e negli adolescenti (come rilevano anche i dati nazionali di OKkio alla salute), nei
piccoli in età pre-scolare è in costante crescita e le
previsioni per il futuro sono negative. Un’epidemia
che rischia di avere costi altissimi senza adeguate
contromisure.
I servizi alle pagine 10-14
Pediatrie: progetti
condivisi, effetti positivi
“Non ci sono bambini,
solo persone”
I dati conclusivi del progetto
“Network Pediatrico
2009-2013” condotto
dal GSAQ a cui hanno aderito
128 reparti di Pediatria
distribuiti su tutto
il territorio nazionale.
pagina24
Un bellissimo libro
illustrato celebra la figura
indimenticabile di Janusz
Korczak, il pediatra
polacco ucciso a Treblinka
dai nazisti assieme
ai “suoi” bambini.
pagina30
Bronchiolite,
istruzioni per l’uso
Scusa se ti chiamo
“late preterm”
Per rafforzare la corretta informazione
ai genitori arriva la traduzione in italiano
ad opera della SIMRI (Società Italiana
Malattie Respiratorie Infantili) delle linee
guida della Scottish Intercollegiate
Guidelines Network.
pagina15
Da AIDS a CATCH22 sino
a PFAPA: negli ultimi anni il lessico
in Pediatria è diventato sempre
più zeppo di acronimi, spiega
Giovanni Corsello.
In questo numero
pagina20
www.sip.it
volume 4 | numero 12 | dicembre 2014
Magazine della Società Italiana di Pediatria
Mensile - Poste italiane spa - Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, Aut. GIPA/C/RM/13/2011 - Un fascicolo e 25
70 milioni
Senza politiche di prevenzione incentrate sulla salute
della madre e del feto e su dieta e stili di vita corretti
sin dalle prime età della vita, il numero di bambini
obesi e in sovrappeso under 5 è destinato a passare
dagli oltre 42 milioni del 2013 a 70 milioni nel 2015,
con una crescita del 40% in 12 anni. A lanciare l’allarme è l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS),
che sottolinea come l’obesità infantile sia in continuo aumento soprattutto
tra i bimbi più piccoli in tutto il mondo, compresi i
Paesi in via di sviluppo. Infatti, sebbene in alcuni
Paesi occidentali sia stata riportata una tendenza alla stabilizzazione della prevalenza dell’obesità nei
bambini più grandi e negli adolescenti (come rilevano anche i dati nazionali di Okkio alla salute), nei piccoli in età pre-scolare è ancora in crescita, essendo
passata dal 5% del 2000 al 6,3% del 2013. Un’epidemia che rischia di avere costi altissimi senza adeguate contromisure.
I servizi alle pagine 10-14
Editoriali
Pediatrie: progetti
condivisi, effetti positivi
“Non ci sono bambini,
solo persone”
I dati conclusivi del progetto
“Network Pediatrico
2009-2013” condotto
dal GSAQ a cui hanno aderito
128 reparti di Pediatria
distribuiti su tutto
il territorio nazionale.
pagina24
Un bellissimo libro
illustrato celebra la figura
indimenticabile di Janusz
Korczak, il pediatra
polacco ucciso a Treblinka
dai nazisti assieme
ai “suoi” bambini.
pagina30
Pediatria12_01-09.indd 1
Fresche di stampa
A cura di Liviana Da Dalt
4
Magazine ufficiale
della Società Italiana
di Pediatria (SIP)
via Gioberti 60
00185 Roma
Tel. 06 4454912
www.sip.it
Impianto tronco-encefalico
bilaterale, eccellenza italiana
6
OMS preoccupata, Italia molto
indietro su morbillo e rosolia
6
Direttore Scientifico
Giovanni Corsello
...e intanto l’AAP aggiorna
le schedule vaccinali
7
Polmonite nel bambino,
significative novità dalle linee
guida OMS
8
volume 4 | numero 12
dicembre 2014
Direttore
Cinthia Caruso
Board Editoriale
Rino Agostiniani
Liviana Da Dalt
Domenico Minasi
Andrea Pession
Davide Vecchio
Redazione
David Frati
Pubblicità e promozione
Livia Costa
[email protected]
06 86282342
Tiziana Tucci
[email protected]
06 86282323
Troppo zucchero e sale nei cibi
confezionati
A cura di David Frati Consiglio Direttivo
Alberto Villani (Vicepresidente),
Luigi Greco (Vicepresidente),
Rino Agostiniani (Tesoriere),
Fabio Cardinale, Antonio
Correra, Liviana Da Dalt,
Domenico Minasi, Andrea
Pession, Massimo Barbagallo,
Elvira Verduci (Consiglieri ),
Valerio Flacco (Delegato
Sezioni Regionali SIP),
Costantino Romagnoli
(Delegato Società Affiliate SIP),
Gian Paolo Salvioli (Delegato
Conferenza Gruppi di studio)
Il Pensiero Scientifico
Editore
Via San Giovanni Valdarno 8
00138 Roma
Tel. 06 862 821
Fax 06 862 82 250
www.pensiero.it
www.facebook.com/
PensieroScientifico
twitter.com/ilpensiero
Direttore responsabile
Giovanni Luca De Fiore
Progetto grafico e impaginazione
Typo srl, Roma
Immagini
© 2014 Thinkstock.com
Stampa
Arti Grafiche Tris,
Via delle Case Rosse, Roma
febbraio 2014
Giovanni Corsello
20
23
Minori migranti, al via
i primi corsi di formazione
Rosalia Maria Da Riol
Morte in culla,
un percorso di gestione
Antonella Palmieri 4
Abbonamenti 2014
Presidente
Giovanni Corsello
9
Scusa se ti chiamo
“late preterm”
18
22
REGIONI - LIGURIA
Autorizzazione del Tribunale
di Roma n. 586/2002
Individuale E 40,00
Istituti, enti, biblioteche
E 80,00
Estero E 120,00
Pianeta SIP
Virginia Apgar: la vita
e la scienza
Grazia Gentile
News
12/02/15 13:01
Pediatria
Pediatrie: progetti condivisi,
effetti positivi
Luciana Parola Nutrizione postnatale. Prevenire
l’obesità: attenti a queste spie
Intervista a Claudio Maffeis Nutrizione prenatale.
Quella corretta comincia
prima del concepimento
Intervista a Irene Cetin
Allattamento al seno,
le carenze del sistema
Riccardo Davanzo
12
14
Pediatri inFormazione
Tutta colpa dell’EBV
a cura di
Liviana Da Dalt, Davide Vecchio
15
La bronchiolite. Informazioni
utili per le famiglie
16
L’ossiuriasi non causa eosinofilia
Antonio Russo 28
Fitoterapia
Tè verde: una bevanda
dalle molte proprietà salutari
Pediatria numero 12 - dicembre 2014
26
La clinica
Intervista a Renato Cutrera
14
24
10
Attualità
Bronchiolite, istruzioni per l’uso
23
30
Primo piano
ISSN 2240-3183
2
3
A cura di Vitalia Murgia 29
Allarmi alimentari in calo 29
Libri
“Non ci sono bambini,
solo persone”
30
L
Giovanni Corsello
Presidente SIP
I
a ricerca biomedica è il frutto di un impiego notevole di risorse economiche e
di investimenti finanziari che inevitabilmente si riverberano sui costi di procedure diagnostiche e trattamenti terapeutici che
ne derivano. Questa è una legge della Medicina
moderna che riguarda tutti i Paesi del mondo e
che non può essere dimenticata quando si parla di
costi della nuova Sanità. Certo, è importante vigilare in modo preciso e rigoroso sui prezzi “al dettaglio”, per evitare lievitazioni eccessive dei costi
che avvantaggino le aziende e le industrie a discapito dei bilanci degli Stati, delle Regioni e delle
famiglie. Fatte salve queste riflessioni generali,
vanno considerati anche i principi etici che rendono tutti i soggetti titolari del diritto alla salute e a
ricevere nuovi trattamenti e nuovi interventi dia-
l numero di febbraio di “Pediatrics” dedica un lungo articolo alla diagnosi precoce nei bambini con problemi comportamentali ed emotivi.
Il lavoro fornisce ai pediatri le indicazioni per eseguire lo screening nel
contesto delle cure primarie, “a partire dal primo anno di vita e a intervalli regolari durante l’infanzia e l’adolescenza”, con una particolare attenzione ai bambini in situazioni familiari e sociali di rischio. Come mai
questa “incursione” in un campo apparentemente fuori dalle competenze
pediatriche? Perché, spiegano gli autori del lavoro, il pediatra è in una posizione unica per intervenire prima che i problemi diventino più gravi. Può
esistere infatti una “finestra” di tempo tra la presentazione iniziale dei sintomi e lo sviluppo di un
disturbo di tipo emotivo-comportamentale che
normalmente va da 2 a 4 anni. In questo arco di
tempo si può intervenire precocemente, migliorando così la prognosi, a patto che si riescano a
intercettare i sintomi. E chi meglio del pediatra
Cinthia Caruso
può intercettarli?
Direttore di “Pediatria”
Il ragionamento, tradotto in numeri, è il seguente:
negli Stati Uniti dall’11 al 20% dei bambini soffre
di problemi comportamentali ed emotivi (secondo
le definizioni del DSM V), ma meno di 1 su 8 riceve un trattamento. E si calcola che tra il 37 e il 39%
di questi bambini avrà un disturbo diagnosticato
a partire dai 16 anni di età. I numeri testimoniano
che la diagnosi precoce non funziona come dovrebbe. Da qui la scelta dell’AAP (American Academy of Pediatrics) di elaborare strumenti standardizzati come gli screening per consentire ai
pediatri di identificare precocemente disturbi alimentari, depressione, abuso di sostanze etc. e di
collaborare con maggior successo con psicologi e
neuropsichiatri quando i bambini/adolescenti risultano positivi allo screening.
gnostici, a prescindere dalle loro condizioni sociali ed economiche. Principi costituzionali e diritti
naturali sono in linea con questo concetto di equità, soprattutto quando i destinatari di nuovi farmaci sono bambini o soggetti con patologie rare,
fragili e con livelli di autonomia ridotti. È questo
lo spazio per un nuovo welfare, con un intervento
più efficace dello Stato a supporto dei bisogni di
salute della popolazione.
Come pediatri – ma anche come operatori di salute
e come cittadini – siamo chiamati a lavorare per garantire questo diritto a tutti coloro che ne hanno
effettivo bisogno. I nuovi trattamenti per l’epatite C,
le terapie enzimatiche per le malattie metaboliche
ereditarie, gli anticorpi monoclonali e i farmaci biologici per patologie infettive o immunomediate sono
alcuni degli esempi di maggiore attualità. Nelle dinamiche delle approvazioni dei Piani sanitari nazionali e regionali non possono essere dimenticate le
misure che garantiscono l’erogazione a tutti i bambini dei trattamenti innovativi. Su questo obiettivo
bisogna costruire un network di condivisione a largo raggio che includa tutti gli stakeholder, per dare
alle famiglie la sicurezza che il progresso della Medicina moderna si estenda in modo equo a tutta la
popolazione, senza “buchi” e senza distinzioni di

natura territoriale, sociale ed economica.
Editoriali
I progressi della Medicina
non sono
“a costo zero”
Il pediatra
di fronte
ai problemi
comportamentali
ed emotivi
Anche l’Italia dovrebbe seguire questa strada? È
giunto il momento per la Pediatria e la Neuropsichiatria, che sinora hanno viaggiato su strade parallele, di integrarsi di più? Due fatti sono innegabili.
Il primo è che i disturbi neuropsichici in età evolutiva sono in grande aumento, tanto che riguardano
1 bambino su 5, secondo i dati della SINPIA. Il secondo è che negli ultimi decenni la missione della
Pediatria è molto cambiata, avendo come obiettivo
primario non solo la cura della malattia ma il benessere a 360° gradi del bambino, fisico e psichico,
nel suo contesto familiare e sociale. E intercettare
precocemente i segnali iniziali di una condotta
non regolare o di un possibile disturbo, anche nel
contesto dei bilanci di salute, è in piena sintonia
con questa missione del pediatra. Per essere dav
vero “un’antenna sociale”. Pediatria numero 12 - dicembre 2014
3
News
Il modo più sicuro per rendere le cose difficili ai figli è di rendergliele facili
Eleanor Roosevelt
Fresche
di stampa
Il nuoto previene
le deformità spinali?
Incidenza di sordità congenita
nei neonati con sindrome di Down
Zaina F, Donzelli S, Lusini M, Minnella S, Negrini
S. Swimming and spinal deformities: a crosssectional study. J Pediatr 2015;166(1):163-7.
Tedeschi AS, Roizen NJ, Taylor HG, Murray G, Curtis CA, Parikh AS.
The prevalence of congenital hearing loss in neonates with down syndrome.
J Pediatr 2015;166(1):168-171.
La risposta che gli autori di questo studio italiano pubblicato nel mese di gennaio nell’autorevole “Journal of Pediatrics” danno è un
secco no. Questa almeno è la conclusione di
uno studio cross sectional in cui 112 adolescenti coinvolti in nuoto competitivo vengono paragonati a 217 controlli della stessa età
nella valutazione della cifosi e lordosi lombare e nella rotazione del tronco. Gli autori sottolineano come tali conclusioni non debbano mettere in discussione i molti benefici del
nuoto, ma come allo stesso tempo il nuoto
non debba essere visto come trattamento
della scoliosi e di altre deformità del rachide.
Al fine di determinare la prevalenza di sordità congenita nei bambini con
sindrome di Down, gli autori di questo studio hanno analizzato i risultati dei
test uditivi eseguiti in un gruppo di 109 neonati affetti seguiti in 15 anni presso gli University Hospitals di Cleveland. Emerge come
in tali bambini la prevalenza di sordità sia di
gran lunga più elevata rispetto ai bambini
sani (15% vs. 0,25%) e come essa possa svilupparsi anche nel corso della vita, pur non
essendo le cause alla base di tali osservazioni
del tutto chiare. Diagnosi precoce, monitoraggio continuo delle capacità uditive e interventi tempestivi sono pertanto cruciali
per lo sviluppo ottimale di tali bambini.
Quanto è sicuro il paracetamolo nel bambino?
Cheelo M, Lodge CJ, Dharmage SC, Simpson JA, Matheson M, Heinrich J, Lowe AJ.
Paracetamol exposure in pregnancy and early childhood and development of childhood asthma: a
systematic review and meta-analysis. Arch Dis Child 2015;100(1):81-9.
Rajanayagam J, Bishop JR, Lewindon PJ, Evans HM. Paracetamol-associated acute liver failure in
Australian and New Zealand children: high rate of medication errors. Arch Dis Child 2015;100(1):77-80.
Star K, Choonara I. How safe is paracetamol? Arch Dis Child 2015;100(1):73-4.
a cura di Liviana Da Dalt
Il numero di gennaio della rivista “Archives of Diseases in Childhood” dedica due articoli
ed un editoriale a questo importante problema relativo al profilo di sicurezza del paracetamolo, il farmaco analgesico ed antipiretico maggiormente utilizzato al mondo nel contesto
sia ospedaliero che ambulatoriale. Eccoli di seguito.
L’esposizione al paracetamolo in gravidanza è stata correlata a un aumentato rischio di
sviluppare asma nel bambino. I risultati di questo lavoro di meta-analisi dimostrano come
l’odd ratio per lo sviluppo di asma dopo l’esposizione a paracetamolo – corretto per concomitanti infezioni respiratorie – sia di poco superiore a 1 (1,06), a testimoniare che l’effetto del farmaco è probabilmente minimo. Questi risultati suggeriscono quindi che il
rischio di asma sia più probabilmente conseguente alle infezioni respiratorie per le quali
il paracetamolo è somministrato piuttosto che ad un effetto diretto dello stesso. Più allarmante è invece un lavoro australiano che, attraverso un’analisi retrospettiva di 10 anni,
arriva a concludere che il sovradosaggio di paracetamolo continua ad essere la prima
causa di insufficenza epatica acuta nel bambino in Australia e Nuova Zelanda e che tale
sovradosaggio è prevalentemente conseguente ad errori terapeutici da parte dei genitori.
Nel discutere i risultati di questi due lavori l’autore dell’editoriale conclude ribadendo che
il paracetamolo è un farmaco sicuro, ma richiama nel contempo i pediatri alla responsabilità di essere partecipi di tale sicurezza attraverso prescrizioni appropriate del farmaco
nonché attraverso informazioni corrette ai genitori sul suo utilizzo.
4
Pediatria numero 12 - dicembre 2014
Rispetto al 2013, nei primi 6 mesi del 2014
sono diminuiti sia i ricoveri ordinari, del 9% (-6%
in termini di giorni di degenza), sia quelli in day
hospital, del 18,5% con una diminuzione di oltre
il 23% dei giorni di degenza.
Cause legali promosse ogni anno
contro i medici italiani. Più del 98%
di queste termina in assoluzione o
archiviazione.
News
Crollo dei ricoveri
34.000
Reflusso gastroesofageo:
la parola ai pediatri di famiglia
Quitadamo P, Miele E, Alongi A, Brunese FP, Di Cosimo ME, Ferrara D, Gambotto S,
Lamborghini A, Mercuri M, Pasinato A, Sansone R, Vitale C, Villani A, Staiano A. Italian
survey on general pediatricians’ approach to children with gastroesophageal reflux
symptoms. Eur J Pediatr 2015;174:91–96.
Ecco un altro studio tutto italiano pubblicato sull’ultimo numero dello “European Journal of Pediatrics”, condotto con l’obiettivo di valutare l’aderenza
alle linee guida NASPGHAN-ESPGHAN 2009 per la gestione del reflusso gastroesofageo in età pediatrica. I dati raccolti attraverso un questionario presentato a 100 pediatri di famiglia evidenziano una prescrizione sproporzionata di inibitori di pompa rispetto alla sintomatologia presentata dai pazienti. Gli autori propongono tale lavoro come un momento di riflessione per
una più oculata prescrizione farmacologica, anche nell’ottica di ridurre le
spesa a carico delle famiglie e del sistema sanitario nazionale.
Promozione della salute
orale nel bambino
American Academy of Pediatrics Policy Statement. Maintaining and
Improving the Oral Health of Young Children. Pediatrics
2014;134(6):1224-9.
Le carie dentarie sono una delle patologie croniche più frequenti della popolazione pediatrica. L’American Academy
of Pediatrics ha pubblicato un Policy Statement riguardante questa problematica. Il pediatra ha infatti un ruolo cruciale nel prevenire le carie e nell’indirizzare, quando necessario, i piccoli pazienti alle cure dello specialista per evitare
le complicanze infettive, estetiche e psicologiche che ne possono derivare. La dengue sarà una malattia
prevenibile?
Villar L, Dayan GH, Arredondo-García JL, Rivera DM, Cunha R, Deseda C, Reynales H,
Costa MS, Morales-Ramírez JO, Carrasquilla G, Rey LC, Dietze R, Luz K, Rivas E,
Miranda Montoya MC, Cortés Supelano M, Zambrano B, Langevin E, Boaz M,
Tornieporth N, Saville M, Noriega F for CYD15 Study Group. Efficacy of a tetravalent
dengue vaccine in children in Latin America. N Engl J Med 2015;372(2):113-23.
In molte parti del mondo la dengue, malattia virale trasmessa da zanzare,
costituisce un crescente problema di salute pubblica anche a fronte di interventi volti all’eliminazione dei vettori. Benvenuti sono pertanto i risultati di
questo trial pubblicato a gennaio nella prestigiosa rivista “New England
Journal of Medicine” in cui l’efficacia di un vaccino tetravalente contro
la malattia viene dimostrata, con una diminuzione dell’ospedalizzazione nei bambini vaccinati del­l ’80,3% rispetto
a quelli randomizzati a
ricevere placebo.
Quali considerazioni
per l’avvio dell’alimentazione
‘non orale’?
Adams RC, Elias ER, Council on children with disabilities. Nonoral
Feeding for Children and Youth With Developmental or Acquired
Disabilities. Pediatrics 2014;134:e1745-e1762.
Nel numero di dicembre 2014 di “Pediatrics” si può trovare un’interessante Clinical Report riguardante l’alimentazione enterale nei bambini con disabilità dello sviluppo o
acquisite. La decisione di iniziare questo tipo di nutrizione
è infatti molto complessa e richiede considerazioni cliniche, psicologiche, economiche, culturali. In questo articolo gli autori analizzano le problematiche nutrizionali, chirurgiche, il ruolo dei caregiver e gli obiettivi di qualità di
vita di questi pazienti e delle loro famiglie, il tutto in un’ottica gestionale multidisciplinare. Pediatria numero 12 - dicembre 2014
5
News
Bologna “defibrillata”
4 su 5
Integratori alimentari con indicazioni sulla confezione
risultate mendaci in seguito ad un’indagine del Procuratore
generale di New York che ha interessato le quattro
principali aziende produttrici e distributrici presenti sul
mercato americano (GNC, Target, Walgreens e Walmart).
La città di Bologna ha imposto la presenza di un
DAE (Defibrillatore Automatizzato Esterno) a bordo
dei propri taxi. I dispositivi sono stati acquistati dal
Comune di Bologna in collaborazione col 118 e con
la società dei taxi locale. Naturalmente gli autisti
saranno formati all’utilizzo.
Impianto tronco-encefalico
bilaterale,
eccellenza italiana
Ennesimo intervento pionieristico per
Vittorio Colletti, direttore UOC Otorinolaringoiatria dell’Azienda Ospedaliera
Universitaria Integrata di Verona – Ospedale Borgo Roma, che in una struttura
privata milanese ha donato l’udito a una
bambina britannica sorda dalla nascita
grazie a un impianto tronco-encefalico
bilaterale. Colletti, padre dell’orecchio
bionico troncoencefalico nei bambini, ha
al suo attivo oltre 107 interventi su soggetti in età evolutiva con questa tecnica di
sua invenzione, che attira in Italia piccoli
pazienti con disabilità uditive gravi (come ad esempio assenza di chiocciola o
nervo acustico) provenienti da tutto il
mondo.
6
Il “Metodo Colletti” ha come obiettivo
primario rendere l’intervento il meno invasivo possibile, miniaturizzando la strumentazione chirurgica, riducendo il trauma e la degenza in ospedale. Si tratta di
un’operazione unica nel suo genere, volta
a posizionare un innovativo impianto uditivo direttamente nel tronco cerebrale.
Questo delicato intervento comporta
l’apertura della scatola cranica, l’individuazione della prima stazione anatomica
del sistema nervoso uditivo centrale e l’inserimento all’interno di questa sede di un
ricevitore-stimolatore in silicone con 12
elettrodi di superficie in titanio-iridio, collegato a un processore del linguaggio
esterno. Una volta inserito l’impianto, vie-
Il 2015 è la data ultima fissata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per eradicare morbillo e rosolia nella
Regione europea, ma la situazione desta ancora preoccupazione: negli ultimi 4 anni sono stati registrati oltre
100.000 casi di morbillo e circa 90.000 di rosolia, malgrado la disponibilità di vaccini efficaci. Dalla Commissione OMS (WHO European Regional Verification Committee), riunita insieme al gruppo ETAGE (European
Technical Advisory Group of Experts on Immunization)
qualche settimana fa a Copenhagen per fare il punto sullo stato attuale dei programmi di prevenzione di morbillo e rosolia in Europa, è arrivata una dura reprimenda
nei confronti dei Paesi meno virtuosi nella prevenzione
di queste due patologie infettive. Tra i quali c’è purtroppo anche l’Italia.
“Grandi progressi nella ricerca scientifica sono stati ottenuti negli ultimi vent’anni eppure eliminare il morbillo non è certamente cosa semplice”, osserva Susanna
Esposito, Presidente della Commissione OMS per l’eliminazione di morbillo e rosolia congenita e Presidente
WA idid (www.waidid.org). “Si tratta di una malattia
estremamente contagiosa e per interromperne la trasmissione sono necessarie coperture vaccinali molto
elevate, con due dosi di vaccino. Come emerso dal meeting di Copenhagen, il morbillo e la rosolia sono malattie ancora pericolose e nel nostro Paese vengono registrati ogni anno numerosi casi di malattia a causa delle
coperture vaccinali inadeguate. Per raggiungere davvero
Pediatria numero 12 - dicembre 2014
ne eseguita una serie di verifiche elettrofisiologiche, che consente di confermare il
corretto posizionamento della matrice impiantata per la stimolazione selettiva delle
vie uditive in assenza di interferenze su
altre funzioni nervose vitali del paziente.
Grazie a questo intervento il paziente è in
grado di inserirsi per la prima volta nel
mondo dei suoni. Potrà trarre vantaggio da
OMS preoccupata,
Italia molto indietro
su morbillo
e rosolia
gli obiettivi indicati dall’OMS è fondamentale il coinvolgimento della classe politica italiana e purtroppo ad oggi i dati definitivi del report italiano, nonostante ripetuti solleciti, non sono neanche stati inviati e quelli disponibili risultano incompleti”.
Tra ottobre 2013 e settembre 2014 a livello dei 30 Paesi
dell’UE e dello Spazio Economico Europeo (SEE) la maglia nera va proprio all’Italia. Sono stati infatti diagnosticati 4735 casi di morbillo, distribuiti soprattutto tra
Italia (2060; 34,5 casi per milione di abitanti), Paesi Bassi (895; 53,3 casi/milione) e Germania (375; 4,6 casi/milione). La fascia di età con maggiore incidenza è rappresentata da bambini sotto un anno di vita (43,3 casi/milione), seguita da bambini tra 1 e 4 anni (33,4 casi/milione) e adolescenti tra 15 e 19 anni (21,4 casi/milione).
L’American Society of Clinical Oncology (ASCO) ha per la prima volta indicato il cosiddetto “Cancer Advance of the
Year”, cioè l’area dell’Oncologia nella quale si sono registrati i progressi più significativi e promettenti nell’anno appena
passato. Per il 2014 tale area è stata identificata nel trattamento della leucemia linfatica cronica (LLC), che ha visto
l’approvazione di ben quattro promettenti nuovi farmaci, due immunoterapici (gli anticorpi monoclonali obinutuzumab
e ofatumumab, in combinazione con la chemioterapia standard) e due target therapies, l’inibitore della tirosin chinasi
ibrutinib e l’inibitore dell’enzima PI3K-delta idelalisib.
un percorso riabilitativo logopedico mirato che lo aiuterà gradualmente a scoprire i
rumori e i suoni dell’ambiente che lo circonda, a sviluppare specifiche abilità percettive, con la maturazione delle necessarie
competenze fono-articolatorie, comunicativo-linguistiche e cognitive, così da renderlo un soggetto in grado di ascoltare e di
esprimersi attraverso il linguaggio verbale.
Considerata la complessità dell’intervento
chirurgico, fino ad oggi l’intervento era
eseguito solo monolateralmente. Grazie
all’esperienza chirurgica di Colletti, maturata in 15 anni di Chirurgia bionica uditiva
troncoencefalica sui bambini (il più piccolo è stato operato all’età di otto mesi), l’intervento è stato reso il meno invasivo possibile, riducendo le possibili complicanze
operatorie e consentendo così la possibilità
di un intervento bilaterale. Al riconoscimento del “Metodo Colletti” da parte della
Food and Drug Administration si è aggiunto di recente quello del National Health Service britannico, che rimborsa i costi degli interventi per i piccoli pazienti del

Regno Unito.
News
Cancer Advance of the Year
...e intanto l’AAP
aggiorna le
schedule
vaccinali
L’American Academy of Pediatrics (AAP) Committee on Infectious
Diseases, coordinato da Carrie L. Byington, ha pubblicato sulla rivista “Pediatrics” un aggiornamento delle schedule vaccinali per
bambini e adolescenti.
Rispetto al 2014, le novità non sono tantissime e riguardano soprattutto i vaccini antinfluenzali, il vaccino per morbillo, parotite e rosolia e l’antimeningococco.
Per consultare le nuove schedule online: http://goo.gl/bkzpbi 
^^
American Academy of Pediatrics. Recommended Childhood and Adolescent Immunization Schedule - United States, 2015. Pediatrics 2015; DOI:
10.1542/peds.2014-3955
Riguardo la rosolia, sono stati segnalati 6996 casi, il
97,3% dei quali è stato notificato dalla Polonia (6805 casi, 176,6 casi/milione di abitanti).
E il trend non sembra cambiare analizzando i dati del­
l’Istituto Superiore di Sanità (ISS). In Italia nel mese di
ottobre 2014 sono stati segnalati 47 casi di morbillo,
portando a 1620 i casi segnalati dall’inizio dell’anno
con un’incidenza maggiore in Liguria con 12,4 casi per
100.000 abitanti, seguita da Piemonte, Sardegna ed
Emilia-Romagna. Tra i pazienti colpiti, più della metà
(58,3%) aveva un’età compresa tra 15 e 39 anni: l’85,1%
era non vaccinato e il 6,7% aveva effettuato una sola
dose di vaccino. Un caso su quattro (25,7%), infine, ha
riportato almeno una complicanza, tra cui 82 casi di
polmonite. Per quanto riguarda la rosolia, nel mese di
ottobre 2014 sono stati segnalati 2 casi, portando a 19 il
totale delle segnalazioni dall’inizio dell’anno. “Nel nostro Paese”, prosegue la Esposito, “le coperture vaccinali sulla prima dose si attestano intorno al 90% a fronte dell’obiettivo minimo del 95%, mentre quelle sulla
seconda dose (introdotta nel 2005) non sono disponibili per tutto il Paese e nelle Regioni dove i dati sono
stati raccolti risultano ben inferiori agli standard richiesti (meno dell’85% rispetto all’obiettivo del 95%
anche per la seconda dose). In Italia, quindi, gli obiettivi di copertura vaccinale necessari per l’eliminazione
del morbillo e della rosolia congenita non sono stati
ancora raggiunti”. Ogni Paese che ha aderito al Piano
di Prevenzione (53 Paesi, tra quelli all’interno dell’UE
e nel resto del mondo) deve infatti dimostrare un livello di copertura vaccinale pari o maggiore del 95 per
cento, tenendo presente che morbillo e rosolia potranno considerarsi malattie debellate solo quando si constaterà la completa scomparsa di casi per almeno 36

mesi dall’ultimo caso conosciuto. Pediatria numero 12 - dicembre 2014
7
News
Più di 12 milioni
Persone a cui viene diagnosticato un tumore ogni anno: 7,6 di queste muoiono.
Se non si prenderanno iniziative concrete si arriverà a 26 milioni di nuovi casi, sostiene l’UICC
(Unione Internazionale Contro il Cancro), e a 17 milioni di morti entro il 2030.
Alla luce degli studi più recenti, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha
redatto nuove linee guida sulla classificazione e la terapia della polmonite nel bambino, introducendo significative novità
rispetto alle precedenti. Approfondisce il
tema sul prestigioso blog di Politica sanitaria “Salute Internazionale” Enrico Tagliaferri, infettivologo dell’Azienda Ospedaliera-Universitaria Pisana.
La polmonite è ancora una causa rilevante
di malattia e morte nel bambino sotto i 5
anni. La maggior parte dei casi e delle morti avviene in Paesi poveri, con sistemi sanitari cronicamente gravati da scarsità di
personale, di strutture e di mezzi. In questi
contesti l’utilizzo di protocolli semplici di
diagnosi e terapia, basati sui segni clinici,
utilizzabili anche da personale sanitario
poco qualificato, ha permesso di abbattere
la mortalità infantile. La diagnosi di polmonite si basa ancora sul riscontro della
tachipnea, la respirazione frequente, in un
bambino con tosse o difficoltà respiratoria.
In assenza di segni di gravità viene consigliato un trattamento orale a domicilio.
Nelle precedenti linee guida il trattamento
orale di prima linea raccomandato era il
cotrimossazolo mentre nella nuova versione viene raccomandato l’uso dell’amoxicillina, che si è dimostrata più efficace. L’amoxicillina orale ha dimostrato un’efficacia
paragonabile alla penicillina parenterale. Il
ricovero dovrebbe essere considerato in ca-
Polmonite
nel bambino,
significative
novità
dalle linee
guida OMS
so di peggioramento clinico dopo 2-3 giorni di terapia. In passato il rientramento toracico al giugulo, intercostale e sottocostale
(chest indrawing) era considerato un segno
di gravità che doveva indurre a ricoverare il
bambino per un trattamento parenterale,
mentre secondo le nuove raccomandazioni
anche i bambini con questo segno, e non
altri segni di gravità, possono essere trattati a domicilio con l’amoxicillina orale.
L’amoxicillina viene consigliata in due
somministrazioni al giorno per 5 giorni.
Dosi elevate (80-90 mg/Kg al giorno) hanno dimostrato una maggior efficacia rispetto a dosi minori (45 mg/Kg al giorno).
Nel caso di polmonite senza chest indrawing ed in un contesto a bassa prevalenza
Troppo zucchero e sale
nei cibi confezionati
8
Il contenuto di zuccheri e sodio di succhi di
frutta e alimenti confezionati destinati
all’infanzia è pericolosamente elevato: l’allarme arriva da uno studio pubblicato su
“Pediatrics”. I ricercatori coordinati da Mary E. Cogswell del National Center for
Chronic Disease Prevention and Health
Promotion dei Centers for Disease Control
and Prevention di Atlanta hanno analizzato un database aggiornato al 2012 dei contenuti nutrizionali dei prodotti alimentari
in commercio negli Stati Uniti. Gli omogeneizzati a base di frutta e i cereali per pastine o colazione si sono rivelati in 655 casi su
Pediatria numero 12 - dicembre 2014
657 a basso contenuto di sodio (≤140 mg/
RACC) e privi di zuccheri aggiunti. Ma 41
scatole di cereali e frutta secca su 79 presentavano almeno 1 zucchero aggiunto, con
un aggravio del contenuto calorico di circa
il 35%. Situazione ben più grave per i “pasti
pronti”, con il 72% zeppo di sodio (>210
mg/RACC). Succhi di frutta, barrette, snack
e dessert invece si sono rivelati quasi tutti
troppo addizionati di zuccheri. Conclude la
Cogswell: “I pediatri hanno il dovere di avvertire i genitori di leggere con attenzione
le etichette dei prodotti che acquistano per
i loro bambini, e comunque di limitare al
di infezione da HIV è possibile un trattamento di soli 3 giorni. Infatti, la rassegna
di tre grandi studi per un totale di
quasi 6.000 bambini con polmonite ha concluso che i risultati di
una terapia di tre giorni erano sovrapponibili a quelli di una terapia di 5
giorni, sia in termini di successo clinico
che di recidiva. In caso di polmonite grave,
qualora cioè sussistano altri criteri di gravità (cianosi, difficoltà ad alimentarsi, vomito, letargia, alterazioni dello stato di
coscienza), viene consigliato un trattamento parenterale con penicillina o ampicillina in associazione a gentamicina. Il
ceftriaxone è considerato un trattamento
di seconda linea in caso di fallimento.
Queste nuove raccomandazioni possono
avere una serie di vantaggi pratici. Semplificano la classificazione e il trattamento
per gli operatori riducendo la possibilità di
errore. Riportano la gestione di molti casi
alla portata di personale anche poco qualificato. Riducono l’indicazione al ricovero
lasciando il bambino e la mamma, che di
solito lo assiste, nel loro ambiente, attenuando il disagio anche per gli altri bambini della famiglia, riducendo i costi per la

famiglia e per il sistema sanitario.
^^
Tagliaferri E. La polmonite nel bambino.
Salute Internazionale, 26 gennaio 2015. http://
www.saluteinternazionale.info/2015/01/
la-polmonite-nel-bambino/
massimo dolciumi, snack salati e succhi
di frutta confezionati. Molti di questi
prodotti infatti sono inutilmente ed eccessivamente addizionati di sale e zuccheri e questo nei bambini crea precocemente un gusto che in futuro può portar
li all’obesità e all’ipertensione”.
^^
Cogswell ME, Gunn JP, Yuan K, Park S,
Merritt R. Sodium and Sugar in Complementary Infant and Toddler Foods Sold in
the United States. Pediatrics 2015; DOI:
10.1542/peds.2014-3251
Uno strumento
indispensabile
per una gestione
esperta e
multidisciplinare
Un libro a cura di Carlo Catassi
Salvatore Cucchiara, Giuseppe Maggiore, Annamaria Staiano
o
512 pagine a colori. € 75,00
w w w. p e n s i e r o . i t
Primo piano / Nutrizione
I
l recente allarme lanciato dall’Organizzazione Mondiale
della Sanità (OMS) sull’incremento esponenziale dell’obesità infantile richiama ancora una volta la necessità di attuare interventi di prevenzione nelle prime età della vita,
sin dal concepimento. Peso alla nascita, eccesso di crescita
ponderale, anticipazione dell’adiposity rebound sono alcuni importanti parametri che i pediatri devono tenere sotto controllo,
come ci spiega Claudio Maffeis, direttore del Centro regionale
Diabetologia pediatrica dell’Azienda Ospedaliera Universitaria
Integrata Ospedale Civile Maggiore Borgo Trento.
Quali sono i maggiori fattori
di rischio predisponenti
all’obesità?
I più recenti studi lo
confermano: obesità e diabete
materni, aumento di peso
della gestante in eccesso
rispetto alle raccomandazioni
dell’Institute of Medicine,
basso o elevato peso alla
nascita.
L’obesità non è legata solo
alle cattive abitudini
alimentari e allo stile di vita
errato. Quanto incide la
genetica?
L’impatto complessivo della
genetica sul rischio di
sviluppare l’obesità è di circa
il 50%. Sono rari i casi di
obesità monogenica o
sindromica, che vanno
comunque opportunamente
verificati. In più del 95% dei
casi, quindi, più geni
concorrono allo sviluppo del
fenotipo obeso, che è
comunemente una malattia
poligenica. Ad oggi sono stati
identificati circa 500 geni
predisponenti l’obesità.
I risultati di uno studio
longitudinale su più coorti di
bambini europei ha
dimostrato che la capacità
predittiva della
determinazione dei
polimorfismi genici
maggiormente associati
all’obesità è di gran lunga
inferiore a quella del BMI dei
genitori e del peso alla
nascita, che si confermano
semplici ma utili indicatori
indipendenti di rischio.
Convincenti evidenze
suggeriscono l’importanza
dell’esposizione ambientale
– soprattutto intra-uterina
ma anche nella prima
infanzia – ad agenti
nutrizionali, metabolici,
tossici in grado di influenzare
la fisiologica maturazione dei
^^
Morandi A, Meyre D, Lobbens S, Kleinman K, Kaakinen M et al.
Estimation of Newborn Risk for Child or Adolescent Obesity: Lessons
from Longitudinal Birth Cohorts. PLoS ONE 2012;7(11):e49919
DOI:10.1371/journal.pone.0049919
^^
Lucas A. Programming by early nutrition: an experimental approach. J
Nutr 1998;128(suppl 2):401s-406S.
^^
Gishti O, Gaillard R, Manniesing R, Abrahamse-Berkeveld M, van der
Beek EM et al. Fetal and infant growth patterns associated with total and
abdominal fat distribution in school-age children. J Clin Endocrinol Metab
2014;99(7):2557-66 DOI: 10.1210/jc.2013-4345
^^
Perrine CG, Galuska DA, Thompson FE, Scanlon KS. Breastfeeding
duration is associated with child diet at 6 years. Pediatrics 2014;134(suppl
1):s50
^^
Weber M, Grote V, Closa-Monasterolo R, Giovannini M, Verduci E et al
for European Childhood Obesity Trial Study Group. Lower protein content
in infant formula reduces BMI and obesity risk at school age: follow-up of
a randomized trial. Am J Clin Nutr 2014;99(5):1041-51 DOI: 10.3945/
ajcn.113.064071
^^
Huh SY, Rifas-Shiman SL, Taveras EM, Oken E, Gillman MW. Timing of
solid food introduction and risk of obesity in preschool-aged children.
Pediatrics 2011;127(3):e544-51 DOI: 10.1542/peds.2010-0740
10
Pediatria numero 12 - dicembre 2014
Intervista a Claudio Maffeis
Prevenire
l’obesità:
attenti
a queste
spie
Peso alla nascita,
eccesso di crescita ponderale
e anticipazione dell’adiposity
rebound sono importanti
parametri che i pediatri
devono monitorare
meccanismi di regolazione
metabolica dell’organismo,
con effetti persistenti a lungo
termine: “metabolic
programming”. Il peso alla
nascita è infatti la risultante
dei fattori che hanno
influenzato l’accrescimento e
lo sviluppo nel prodotto del
concepimento e costituisce
un semplice indicatore per
categorizzare un neonato a
maggior rischio di sviluppare
o meno l’obesità.
Su quali altri fattori di
rischio può agire il pediatra?
Un importante fattore di
rischio è l’incremento
sproporzionato della velocità
di crescita ponderale rispetto
a quella della lunghezza nella
prima infanzia. Questo è
ancora più importante per i
bambini piccoli rispetto
all’età gestazionale. Infatti un
poderoso recupero
ponderale, asimmetrico
rispetto all’accrescimento in
lunghezza, è un fattore di
rischio per lo sviluppo
successivo dell’obesità. In
particolare, Gishti e colleghi
hanno dimostrato che
sebbene la crescita fetale e
quella nell’infanzia
influenzino entrambe il BMI
dei bambini, solo la seconda
influenza in modo diretto il
grasso corporeo totale e
quello addominale. In
particolare, una decelerazione
della velocità di crescita fetale
seguita da un’accelerazione
della velocità di crescita
postnatale può promuovere
una distribuzione sfavorevole
del grasso corporeo. Di qui
Linee guida ristorazione
ospedaliera pediatrica
La Conferenza Stato Regioni ha approvato le Linee guida nazionali per
la ristorazione ospedaliera pediatrica, elaborate dal Ministero della
Salute. Scopo del documento è quello di fornire degli standard uguali
per tutto il territorio nazionale che permettano di verificare le condizioni
alimentari del bambino al momento del ricovero. Ogni ospedale dovrà
attrezzarsi per garantire al momento del ricovero un vero e proprio
screening nutrizionale per verificare eventuali malnutrizioni e offrire ai
genitori chiare indicazioni alimentari da seguire una volta tornati a casa,
con delle differenziazioni che, a grandi linee, riguardano tre grandi
fasce: da 0 a 6 mesi, da 6 a 12 mesi e da 1 a 3 anni. Tali Linee guida
devono pertanto configurarsi come parte integrante della diagnosi e
cura dei protocolli da seguire durante l’intervento terapeutico. Scarica
le Linee guida nazionali per la ristorazione ospedaliera pediatrica:
http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2287_allegato.pdf
l’importanza dell’educazione
nutrizionale praticata dal
pediatra. L’azione educativa,
come il monitoraggio
frequente dell’accrescimento,
non si esaurisce nel primo
anno di vita ma prosegue per
tutta l’età evolutiva. Infatti, è
fondamentale che nel corso
dell’età pre-scolare la
deposizione di adipe nel
bambino rispetti i parametri
fisiologici e non sia eccessiva,
tanto da causare
un’anticipazione dell’adiposity
rebound, cioè dell’incremento
del BMI che si registra
comunemente a partire dai sei
anni. È stato ampiamente
confermato che l’anticipo
dell’adiposity rebound è di
per sé un importante
predittore di obesità nelle età
successive.
Pediatria numero 12 - dicembre 2014
Primo piano / Nutrizione
Oltre al monitoraggio
frequente dell’accrescimento
ponderale e in lunghezza
quali sono gli altri strumenti
di prevenzione?
Essenzialmente cinque.
Il primo è l’allattamento al
seno, i cui benefici sono noti
e innumerevoli e ai quali si
aggiunge la recente evidenza
che l’allattamento al seno e la
sua durata sono associati
positivamente alla frequenza
del consumo di acqua, frutta
e verdura e negativamente
all’assunzione di bevande
zuccherate all’età di 6 anni,
quindi all’acquisizione di
abitudini nutrizionali più
salutari. Il secondo è l’uso
di formule a basso contenuto
proteico in quanto
l’assunzione di elevate
quantità di proteine nel
primo e secondo anno di vita
è stata associata ad un
incremento del rapporto
peso-statura nel bambino.
È inoltre opportuno non
introdurre alimenti solidi
prima del quarto mese negli
allattati con formula perché
questo è un fattore di rischio
di obesità. La quarta regola è
rispettare le raccomandazioni
LARN nella composizione
nutrizionale
dell’alimentazione del
secondo semestre e del
secondo anno di vita. Del
tutto recentemente sono stati
pubblicati i livelli di
assunzione di riferimento di
nutrienti ed energia per la
popolazione italiana (LARN
IV edizione, Società Italiana
di Nutrizione Umana, 2014),
che contengono i valori
raccomandati di nutrienti ed
energia da fornire con gli
alimenti sin dalla nascita.
Infine, la promozione
dell’attività motoria e la
riduzione della sedentarietà.
La raccomandazione dei CDC
statunitensi di praticare
almeno un’ora di attività
fisica a moderata/elevata
intensità al giorno è disattesa
dalla gran parte della
popolazione pediatrica
italiana e costituisce quindi
un importante target di
intervento. 
11
Primo piano / Nutrizione
Intervista a Irene Cetin
La corretta
nutrizione
comincia
prima del
concepimento
U
na corretta nutrizione della donna in gravidanza
incide sulla salute del nascituro con effetti anche
nella vita adulta. Nel periodo di vita fetale, infatti,
stimoli esterni come l’alimentazione materna possono avere un’influenza anche nel lungo termine. È
importante che i pediatri a contatto con le mamme che programmano una seconda o una terza gravidanza diffondano una corretta informazione su questi temi. Ne parliamo con Irene Cetin, presidente della Società Italiana di Medicina Perinatale (SIMP).
12
Quali sono le regole
per una corretta nutrizione
in gravidanza?
Anche se una donna ha
un’alimentazione ottimale le
sue esigenze nutrizionali
cambiano rispetto al periodo
non gravidico. Il fabbisogno
calorico in gravidanza
aumenta, ma soltanto nella
misura del 10% circa, mentre
cresce molto di più il
fabbisogno di micronutrienti
e oligoelementi necessari per
lo sviluppo del feto. Ad
esempio il fabbisogno di
acido folico, di vitamine del
gruppo A, B e D aumenta del
50%, mentre il fabbisogno di
ferro addirittura raddoppia.
Pertanto non è sufficiente
Pediatria numero 12 - dicembre 2014
aumentare l’apporto
energetico, ma occorre
migliorare la qualità della
dieta, riducendo le “calorie
vuote” e aumentando
l’apporto dei nutrienti
importanti per lo sviluppo del
feto. Considerato inoltre che
la quantità di micronutrienti
contenuti negli alimenti si sta
riducendo è meglio
privilegiare alimenti integrali
e a km zero in quanto sono
meno trattati e quindi meno
soggetti a processi di
impoverimento. Alcuni studi
hanno addirittura dimostrato
che chi mangia cibi integrali
a km zero presenta meno
rischi di sviluppare
preeclampsia.
Quali sono i più frequenti
errori alimentari che si
commettono in gravidanza?
In generale, soprattutto nelle
giovani, sta diminuendo
l’aderenza alla dieta
mediterranea, che secondo
alcuni studi condotti nel
nord Europa ridurrebbe il
rischio di parto prematuro.
Questo fenomeno per
assurdo riguarda anche
l’Italia, patria della dieta
mediterranea. Ben tre studi
(di cui due riguardano la
Sicilia) hanno dimostrato
che il 100% delle donne in
età fertile ha valori di
folatemia inferiori ai livelli
considerati ottimali per
iniziare una gravidanza.
Ciò conferma la necessità di
cominciare la
supplementazione di acido
folico almeno due mesi
prima del concepimento, in
modo da favorire il
raggiungimento di livelli
ottimali sin dall’inizio della
gestazione, fattore
importantissimo per ridurre
il rischio di malformazioni
del feto. Eppure in Italia solo
il 40% delle donne che
programma una gravidanza
assume acido folico. I
pediatri dovrebbero
consigliare a tutte le donne
in età fertile che vogliono un
altro figlio l’assunzione di
Nutrizione pediatrica,
se ne parla
a EXPO 2015
EXPO Milano 2015 è l’Esposizione Universale che l’Italia
ospiterà dal primo maggio al 31 ottobre 2015 e sarà il più
grande evento mai realizzato sull’alimentazione e la
nutrizione. Per sei mesi Milano diventerà una vetrina
mondiale in cui i Paesi mostreranno il meglio delle proprie
tecnologie per dare una risposta concreta a un’esigenza
vitale: riuscire a garantire cibo sano, sicuro e sufficiente
per tutti i popoli, nel rispetto del Pianeta e dei suoi
equilibri. Un’area espositiva di 1,1 milioni di metri quadri,
più di 140 Paesi e Organizzazioni internazionali coinvolti,
oltre 20 milioni di visitatori attesi. Non sarebbe stato
possibile non parlare di nutrizione pediatrica: molte le
iniziative e i soggetti coinvolti.
Tra tutti da segnalare l’impegno delle Nazioni Unite, che a
EXPO Milano 2015 rilanciano l’iniziativa “Sfida Fame Zero.
Uniti per un mondo sostenibile”, lanciata nel 2012 dal
Segretario Generale dell’ONU Ban Ki-moon. La “Sfida Fame
Zero” consiste di cinque obiettivi: zero bambini con deficit
di sviluppo sotto i due anni; 100% di accesso a cibo
adeguato, sempre; tutti i sistemi alimentari sostenibili; 100%
aumento della produttività e del reddito dei piccoli
agricoltori; zero perdite o sprechi di cibo.
Le attività di Alliance2015/CESVI verteranno sul tema della
sicurezza alimentare e nutrizionale promuovendo la
partecipazione dei Paesi del Sud del mondo attraverso best
practice dal campo, testimonianze e risultati concreti.
Il tema si sviluppa su tre assi: migliorare la condizione
socio-economica delle donne (e più nello specifico quella
delle madri) per potenziare l’educazione alimentare e lo
sviluppo nutrizionale dei bambini; rendere più efficiente
l’accesso alle risorse (acqua e terra) e più sostenibile il loro
uso; valorizzare la biodiversità e gli ecosistemi locali non
dimenticando lo sviluppo delle comunità che vi abitano.
Attesa per il lancio dell’Indice sulla Fame Globale (GHI),
mentre prosegue la promozione della campagna europea
“Food Right Now”.
acido folico, anche molti
mesi prima della gravidanza.
Una supplementazione nella
dose di 400 microgrammi al
giorno non ha infatti
controindicazioni anche se
protratta nel tempo.
Oltre all’assunzione di acido
folico prima del
concepimento quali altri
indicazioni utili possono
dare i pediatri?
È importante tenere sotto
controllo il ferro. La sua
carenza in gravidanza può
avere come conseguenza un
ritardo di crescita
intrauterina mentre più a
lungo termine si possono
manifestare problematiche
cognitive e comportamentali.
Il ferro è inoltre importante
soprattutto nell’allattamento
perché la donna tra la
gravidanza e il parto ne
perde molto. Pertanto se i
livelli di ferritina sono bassi
occorre valutare la necessità
di una supplementazione.
In che modo l’alimentazione
della madre in gravidanza
influenza lo stato di salute
del bambino anche nella
vita adulta?
Sempre più dati ci dicono che
il periodo di vita fetale, a
partire dal concepimento,
rientra in quelle finestre
critiche in cui stimoli esterni
come l’alimentazione materna
possono avere un’influenza
anche nel lungo termine.
Questo fenomeno, conosciuto
come “programming”, ha un
ruolo importante per
l’espressione del fenotipo,
attraverso meccanismi di
azione detti “epigenetici”.
Carenze o eccessi nutrizionali
sono in grado di influenzare
non solo i processi di sviluppo
e crescita intrauterini ma
anche l’espressione genica del
feto, con effetti quindi anche
dopo 30 o 40 anni. Ad
esempio studi dimostrano che
i bambini nati da mamme che
hanno carenze di ferro in
gravidanza hanno maggior
rischio di sviluppare autismo.
Altri studi hanno indagato il
rapporto tra grassi omega 3 e
valori medi cognitivi. Il
corretto apporto di omega 3 si
raggiunge assumendo 1-2
porzioni di pesce alla
settimana; questo è stato
anche dimostrato prevenire il
rischio di parto prematuro
nelle donne a rischio.
Primo piano / Nutrizione
Solo il 40% delle donne che programma
una gravidanza assume acido folico prima
del concepimento e sta diminuendo
l’aderenza alla dieta mediterranea
che sembra prevenire i parti prematuri
In che modo una corretta
alimentazione della madre
può prevenire il rischio
obesità nel bambino?
Studi dimostrano che un
eccesso di nutrienti e un
inizio di gravidanza in
sovrappeso sono fattori di
rischio. Occorre quindi
ottimizzare il peso prima del
concepimento. Se la donna
parte da una situazione
ottimale l’aumento di peso
deve oscillare tra 7 e 15 chili,
ma se parte da sovrappeso
non deve superare i 5. 
Le 5 regole d’oro
per la mamma
1.Ottimizzare il peso prima del concepimento
2.Cominciare la supplementazione di acido folico prima
della gravidanza
3.Privilegiare alimenti integrali e a km zero
4.Controllare eventuali carenze di ferro soprattutto in
allattamento
5.Assumere pesce 1-2 volte alla settimana per il contenuto
di omega 3, necessario per la prevenzione del parto
prematuro e per lo sviluppo cognitivo del bambino
Pediatria numero 12 - dicembre 2014
13
Primo piano / Nutrizione
Allattamento
al seno,
le carenze
del sistema
I
Riccardo Davanzo
Neonatologia Istituto materno
infantile Burlo Garofolo, Trieste
Presidente del Tavolo tecnico
sull’allattamento al seno
del Ministero della Salute
l tavolo tecnico sull’allattamento al seno del
Ministero della Salute ha di recente diffuso i
risultati della survey sull’allattamento al seno
in Italia (http://goo.gl/pAqKkv), condotta a
livello degli assessorati della Sanità regionali e delle province autonome di Trento e Bolzano. Si è trattato di una verifica a livello regionale e della singola azienda ospedaliera e/o territoriale sul monitoraggio dell’allattamento al seno e sull’implementazione di interventi, che notoriamente si correlano
con la promozione dell’allattamento al seno.
La prima considerazione è che manca un monitoraggio nazionale sull’avvio e sulla durata dell’allattamento al seno. I dati, quando registrati, si riferiscono spesso ad un numero limitato di Aziende sanitarie per singola Regione o a campioni molto limitati della popolazione. La metodologia di raccolta
dati a livello delle diverse Aziende sanitarie, il recall
period, le definizioni di allattamento sono spesso differenti da quelle dell’OMS o semplicemente non chiaramente specificate. Non
è quindi possibile acquisire il tasso di
allattamento alla dimissione dall’ospedale dopo la nascita, un dato epidemiologico sulla salute della popolazione,
che OMS e Ministero della Salute giudicano essenziale, ma anche un indicatore
di qualità delle cure fornite dall’ospedale.
Ove disponibili, i tassi di allattamento
esclusivo alla dimissione dall’ospedale evi-
I risultati della
survey nazionale
del Ministero
della Salute
14
Pediatria numero 12 - dicembre 2014
denziano un’ampia variabilità interregionale (65,482,6%) ed inter-aziendale (20-97%).
Ciò fa ritenere che in molti Punti nascita non si
applichino o si applichino solo parzialmente o senza particolare successo le modalità organizzative
ed i protocolli assistenziali che invece sono notoriamente facilitanti l’avvio dell’allattamento al seno. L’ospedale amico dei bambini (BFHI) e la comunità amica dei bambini (BFCI) sono modelli reali,
presenti nel nostro Paese, ai quali le Aziende sanitarie possono ispirarsi, anche qualora non intendano intraprendere un percorso formale per l’accreditamento con l’UNICEF. Ancor più carenti sono i
dati epidemiologici disponibili sulla durata dell’allattamento al seno. Nelle Regioni e province autonome nelle quali il dato è disponibile risulta un
tasso di allattamento esclusivo al 3° mese variabile
dal 12 % (Veneto) al 50% (Emilia-Romagna). Fattori sociali, familiari – ma forse anche una recente
tendenza da parte dei pediatri ad anticipare l’introduzione degli alimenti diversi dal latte materno –
possono spiegare questa situazione.
Alcuni interventi di promozione dell’allattamento
al seno, di documentata efficacia,
effettuati presso 220 strutture sanitarie
Intervento
N° Aziende
sanitarie sul
totale di 220
Corsi allattamento negli ultimi 5 anni
179
Referente AS
175
Monitoraggio dell’allattamento
159
Formatori su allattamento
155
Policy su promozione AS
114
Percorso BFHI
107
LBCLC nello staff sanitario
61
Collaborazione con gruppi
mamma-a-mamma
53
Circa la metà (107/220) delle strutture sanitarie segue un percorso per diventare ospedale o comunità
amica dei bambini (BFHI/BFCI) anche se l’UNICEF
documenta ufficialmente un concreto impegno da
parte di sole 46 strutture sanitarie. Infine, circa la
metà delle strutture sanitarie ha definito una policy
aziendale sull’allattamento al seno. In base ai dati
sopra riportati, presso molte delle strutture sanitarie italiane la promozione dell’allattamento al seno
non è ancora considerata rilevante e tale da indurre
a chiari investimenti in termini di programmazione e policy. Sembra quindi di poter concludere che
serve maggior decisione nella implementazione degli interventi di promozione dell’allattamento al
seno a livello delle singole Regioni e/o province autonome. I direttori generali delle Aziende sanitarie
dovrebbero avere tra i loro obiettivi la definizione
di una policy aziendale relativa all’allattamento al
seno ed una serie di interventi di promozione. Un
coinvolgimento chiaro dei direttori generali darebbe maggior rilievo alle attività di promozione
dell’allattamento a livello delle singole Aziende sanitarie e faciliterebbe la coerenza d’azione degli ope
ratori sanitari locali con la policy aziendale.
Bronchiolite,
istruzioni
per l’uso
P
er rafforzare la corretta informazione ai genitori arriva
la traduzione in italiano ad opera della SIMRI (Società
Italiana Malattie Respiratorie Infantili) delle linee guida
dello Scottish Intercollegiate Guidelines Network (SIGN).
Nelle due pagine successive viene presentato il foglio illustrativo
delle raccomandazioni che, se esposto negli studi e negli ambulatori pediatrici, può essere di grande utilità per i genitori. Abbiamo sentito Renato Cutrera, responsabile dell’UOC Broncopneumologia dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma e Presidente SIMRI, che ci ha spiegato il senso dell’iniziativa.
Qual è il motivo della
traduzione in italiano del
foglio di raccomandazione
per i genitori elaborato sulla
base delle linee guida
targate SIGN?
Ci è sembrata una buona
occasione per consegnare ai
genitori un foglio informativo
sulla bronchiolite con i segni
clinici principali, i consigli su
quali misure possono essere
adottate a domicilio e
poi alcuni punti su quando
preoccuparsi e quando
rivolgersi al pediatra di
famiglia o piuttosto al Pronto
soccorso. Il tutto validato da
una linea guida
internazionale.
ogni 2-3 anni assume
dimensioni più importanti e
con gravità maggiore nei
piccoli pazienti. L’epidemia in
corso in effetti è più
importante e sono stati
segnalati accessi record nei
Pronto soccorso pediatrici dei
principali ospedali italiani.
Si è parlato questo inverno di
“epidemia di bronchiolite”
nel periodo dicembregennaio – in coincidenza con
l’aumento dei casi di
influenza – con Pronto
soccorso intasati e aumento
dei ricoveri. Allarmi
esagerati o è stato davvero un
anno particolare?
L’epidemia di bronchiolite si
verifica agni anno nel periodo
da novembre a marzo, con un
picco tra dicembre e febbraio,
variabile ogni anno in
funzione anche di ragioni
climatiche. L’epidemia però
In linea generale esiste
un problema di accessi
impropri ai PS e alle
ospedalizzazioni nei neonati
affetti da bronchiolite?
Dobbiamo tenere conto che la
bronchiolite colpisce i
bambini molto piccoli, sotto i
24 mesi di vita, ed è
particolarmente grave nel
bambino sotto i 6 mesi e in
presenza di altre patologie
associate a fattori di rischio
(prematurità, cardiopatie
congenite, malattie genetiche,
metaboliche, neuromuscolari
etc.). Quindi preoccupa
particolarmente i genitori che,
spesso in modo improprio,
saltano il filtro doveroso e
opportuno della Pediatria di
famiglia, portando il bambino
direttamente al Pronto
soccorso. In una situazione
epidemica, aggravata dalla
coincidenza con l’epidemia di
influenza, tutto ciò può
produrre un ingolfamento
delle strutture di Emergenza
e, a volte, difficoltà nel
reperimento di posti letto.
Quali sono le cose più
importanti che i pediatri
devono spiegare ai genitori?
Su quali aspetti devono
insistere in particolar modo
per una corretta
informazione? Innanzitutto sul fatto che il
virus respiratorio sinciziale, il
principale agente patogeno
della bronchiolite, infetta
praticamente tutti i bambini
(a 3 anni la quasi totalità dei
bambini ha “conosciuto”
questo virus), ma
fortunatamente nella maggior
parte dei casi non produce
una malattia grave, bensì una
sindrome da raffreddamento
con disturbi respiratori lievi.
Solo nei bambini più piccoli o
con patologia sottostante può
portare ad una insufficienza
respiratoria con necessità di
ossigeno e pertanto a un
ricovero ospedaliero. I
consigli per i genitori che i
pediatri raccomandano sono:
utilizzare lavaggi nasali
^^
per permettere al bambino di
respirare attraverso il naso al
meglio delle sue possibilità;
evitare accuratamente i
^^
fattori di rischio come il fumo
passivo e quello di terza mano
(ossia quello che si respira
quando il bambino è preso in
braccio da un genitore che ha
appena fumato, attraverso
l’abbigliamento);
lavarsi le mani prima di
^^
prendersi cura del bambino e
controllare che il bambino
assuma il latte in modo
sufficiente. Attualità
Intervista a Renato Cutrera
Purtroppo i farmaci
disponibili non sono molto
efficaci, quindi in ospedale il
bambino riceverà un supporto
nell’alimentazione attraverso
via endovenosa o con un
sondino nasogastrico. 
Tradotte in italiano
le linee guida
dello Scottish
Intercollegiate
Guidelines Network
Pediatria numero 12 - dicembre 2014
15
Attualità
La bronchiolite
Informazioni
utili per
le famiglie
Traduzione da Scottish Intercollegiate Guidelines
Network (SIGN). Edinburgh: SIGN;
2006 (SIGN publication no.91). [Novembre 2006],
a cura di: Dr. N. Ullmann, Dr. C. Capristo e Dr. R. Cutrera
Che cosa è la bronchiolite?
L
a bronchiolite determina restringimento delle vie aeree più piccole
(più vicine al polmone) del vostro bambino in conseguenza ad
ispessimento delle pareti interne dei bronchi. Questa condizione
può rendere difficile la respirazione. Il virus che causa più frequentemente la malattia è il virus respiratorio sinciziale (VRS).
All’età di due anni quasi tutti i bambini sono entrati in contatto con questo
agente infettivo, soprattutto in autunno ed inverno, causando generalmente
semplici sintomi da “raffreddore” che si risolvono spontaneamente.
Alcuni bambini, soprattutto se molto piccoli, possono invece presentare difficoltà respiratoria o problemi ad alimentarsi e pertanto avere bisogno di un
ricovero ospedaliero.
Posso prevenire la bronchiolite?
No. Il virus responsabile della bronchiolite è causa
anche di tosse e sintomi da raffreddore nei bambini più grandi e negli adulti. Pertanto, è molto difficile prevenire la diffusione dell’infezione.
Quali sono i sintomi?
^^La bronchiolite inizia come un semplice raffreddore. Il vostro bambino può inizialmente presentare muco dal naso e talvolta febbre con tosse.
^^Dopo alcuni giorni si può assistere ad un peggioramento della tosse.
^^La respirazione del vostro bambino può diventare più rapida del solito e risultare rumorosa. Il
Trachea
Polmoni
Vie aeree
Bronchi
sani
Bronchi
ostruiti
16
Pediatria numero 12 - dicembre 2014
piccolo può inoltre iniziare a fare fatica a respirare.
^^Talvolta, nei bambini più piccoli, la bronchiolite può essere anche causa di brevi pause respiratorie (apnee).
Con l’aumentare della difficoltà respiratoria, il
^^
vostro bambino può iniziare ad avere problemi ad
assumere il solito quantitativo di latte al seno o dal
“biberon”. Ciò può provocare una diminuzione della quantità di urina prodotta che sarà evidente con
una minore necessità di cambio del pannolino.
^^Il piccolo può affaticarsi molto con il pasto e
diventare irritabile.
Come posso aiutare il mio bambino?
Se l’alimentazione risulta difficile, provate ad
^^
allattarlo al seno più frequentemente o offrendo
“con il biberon” pasti più piccoli ma più ravvicinati.
^^Se compare la febbre, somministrate una medicina per la febbre consigliata dal vostro pediatra.
Seguite attentamente le indicazioni del farmaco
nel libretto di istruzioni. Se avete dei dubbi, chiedete specifiche indicazioni al pediatra di fiducia.
Se il vostro bambino è già in terapia con altri
^^
farmaci o terapia con Aerosol, è consigliabile
proseguirla. Se avete però difficoltà a somministrarla, chiedete consigli al pediatra.
^^La bronchiolite è determinata da
un’infezione virale e pertanto in linea
di massima non è necessario iniziare
una terapia antibiotica.
È importante che il vostro bam^^
bino non sia esposto a fumo passivo
perché può danneggiare la sua salute e, in caso di bronchiolite, può
peggiorare la difficoltà respiratoria.
Quanto può durare
la bronchiolite?
^^Molti bambini migliorano
spontaneamente in circa due settimane anche se possono presentare tosse più a lungo.
^^Il vostro bambino può tornare alla vita normale appena
migliora completamente ovvero
si alimenta senza problemi e
non ha più difficoltà a respirare.
^^Se il miglioramento è evidente, in genere non vi è la necessità di una visita urgente dal
pediatra curante. Se invece
siete preoccupati sulle condizioni cliniche o altro, chiedete consiglio al vostro pediatra di fiducia.
Quando dovrei chiedere consigli?
Contattate il pediatra di fiducia se:
^^siete preoccupati per il vostro bambino
^^il vostro bambino presenta difficoltà respiratoria
^^vostro figlio assume la metà della sua
poppata abituale per
circa due o tre pasti
consecutivi, oppure
se non ha urinato da
almeno 12 ore
^^il vostro bambino
ha la febbre alta
^^il vostro bambino sembra
essere molto stanco o irritabile
In ospedale
^^All’arrivo in ospedale un pediatra visiterà il piccolo.
^^Verrà controllata la sua respirazione
usando uno strumento chiamato pulsossimetro. Un cavo dotato di un sensore con
luce rossa verrà posizionato generalmente
attorno all’indice di una mano o al piede. In
questo modo verrà misurata l’ossigenazione
nel sangue del vostro bambino e questo dato
aiuterà il medico a valutare la respirazione.
^^Se vi sarà necessità di ossigeno, verrà somministrato attraverso tubicini nasali o con una mascherina.
^^Se il vostro bambino avrà bisogno di un piccolo aiuto per respirare, potrà essere necessario il
ricovero ospedaliero. Potrete quindi riportare il
piccolo a casa non appena riuscirà ad alimentarsi
senza problemi e non avrà più bisogno di ossigeno.
^^Per confermare l’infezione potrebbe essere eseguito un tampone per analizzare il muco alla ricerca del VRS. Questo esame potrebbe essere utile
per identificare i pazienti con bronchiolite da VRS
e separarli dagli altri bambini per ridurne la diffusione del virus.
^^Dovete lavarvi le mani con gel alcolico o comunque lavarle frequentemente prima e dopo esservi presi cura del vostro bambino.
Le visite in ospedale dovranno essere ridotte per
^^
diminuire il rischio di diffusione dell’infezione.
^^Se il vostro bambino avrà bisogno di un supporto nell’alimentazione, potrà essere somministrato latte attraverso un sondino naso-gastrico.
Questo tubicino viene fatto passare attraverso il
naso e fatto scendere fino allo stomaco, mantenendolo in sede con del cerotto applicato sulla guancia. Il tubicino verrà rimosso non appena il piccolo sarà in grado di alimentarsi da solo.
^^Alcuni bambini potrebbero avere bisogno della somministrazione di liquidi per via endovenosa
per garantire una adeguata idratazione.
^^Solo pochi bambini con bronchiolite particolarmente grave sono ricoverati in terapia intensiva
per garantire la sicurezza e i livelli massimi di assistenza respiratoria.
Attualità
Come devono comportarsi
i genitori dei bambini affetti
da bronchiolite?
Quali sono i sintomi
della malattia?
Quando è il caso
di andare in ospedale?
Dopo aver lasciato l’ospedale?
Ricordatevi che potete sempre contattare il pediatra
curante per consigli o qualora foste preoccupati.
Potrà risuccedere?
Il vostro bambino non contrarrà nuovamente la
bronchiolite ma potrebbe avere altri episodi di
bronchite asmatiforme.
Vi sono delle conseguenze a lungo termine?
Il vostro bambino potrebbe avere la tosse, presentare respiro rumoroso o prolungamento respiratorio per diverse settimane ma gradualmente andrà
comunque migliorando.
La bronchiolite, di norma, non è causa di problemi

respiratori a lungo termine. Chiamate il 118
per un’ambulanza se:
„„
Il vostro bambino presenta grave difficoltà
respiratoria oppure se è particolarmente
pallido o sudato
„„
Le labbra o la lingua del piccolo sono di
colore “bluastro”
„„
Notate lunghe pause respiratorie (apnee)
Pediatria numero 12 - dicembre 2014
17
Pianeta SIP / La nostra storia
Virginia Apgar:
la vita
e la scienza
V
18
irginia Apgar nasce negli Stati Uniti d’America, nel New Jersey,
il 7 giugno del 1909. La malattia dei fratellini – Charles, morto
a 4 anni di TBC e Lawrence, affetto da una grave forma di eczema – e l’amore per la musica trasmessole dal padre (la piccola Ginny, questo il suo soprannome, diventò esperta violinista
e violoncellista) ne segnano l’infanzia. Nel 1925 si trasferisce nel Massachusetts per diplomarsi in Zoologia e Chimica: lì, ripagata dai successi scolastici
ed artistici nell’Orchestra del College, per pagarsi gli studi deve fare (a malincuore) sperimentazioni sui gatti. Si iscrive poi al Columbia University’s
College of Physicians and Surgeons di New York e nel 1933, a 24 anni, costretta ad accettare per la crisi del 1929 prestiti da amici di famiglia per continuare gli studi, si laurea in Medicina. La sua scelta, inusuale tra le donne dell’epoca, è probabilmente influenzata dal fatto che era stata spesso in contatto con
il medico che curava i suoi fratellini. Inizia quindi l’internato in Chirurgia al
Columbia Presbyterian Hospital con il dottor Whipple, il quale, però, le sconsiglia questa scelta perché, all’epoca a New York i chirurghi erano moltissimi
e a causa della grande crisi sarebbe stato impossibile per lei (essendo donna)
riuscire a praticare la professione. Inoltre l’Istituto non dispone di fondi per
altri specializzandi. Ottiene quindi dall’Associated Anesthesists of the United States and Canada
– all’epoca la più grande associazione del Nord
America per l’Anestesia – un elenco di tredici sedi
dove poter studiare (in solo due casi con una retribuzione) e quindi, per motivi economici, decide di
terminare l’internato in Chirurgia al Columbia
Grazia Gentile Hospital, dove poi si trattiene dal 1936 al 1937 per
Coordinatore Commissione
imparare le basi dell’Anestesia (“rubando” il meSIP per l’Integrazione
Ospedale-Territorio
stiere alle infermiere).
Pediatria numero 12 - dicembre 2014
Nel 1937 si reca nel Wisconsin per l’internato al
Dipartimento di Anestesia ma non riesce a trovare alloggio ed è costretta a rientrare a New York,
dove termina l’internato al Bellevue Hospital, anche qui incontrando molti problemi in quanto la
maggior parte degli alloggi sono riservati agli uomini, cosa che la infastidisce molto. Nel 1938 rientra al reparto di Anestesia del Columbia Presbyterian Hospital diventandone Primario (la prima
donna a riuscirci). Dieci anni dopo, nel 1949, decide di specializzarsi in Anestesia ostetrica, con
l’obiettivo di assicurare alle partorienti il giusto
quantitativo di anestetico e ridurre la mortalità da
parto, all’epoca elevatissima. Entra perciò al Columbia’s Sloane Hospital for Women ed organizza
il proprio lavoro implementando programmi di
insegnamento rivoluzionari: gli studenti dovranno lavorare per due mesi nel reparto di Anestesia
ostetrica e le sue lezioni verranno svolte al letto dei
pazienti. Ottima docente e comunicatrice (anche
se aveva un modo di parlare svelto e sbrigativo),
ama ripetere alle sue studentesse: “Evitate di guardare in basso e potrete avere molto!”.
Virginia Apgar si interessa poi alla rianimazione
neonatale e in questo ambito, nel 1952, dà il suo più
grande contributo alla Medicina: il Punteggio di
Apgar. Prima di allora, infatti, i neonati non ricevevano giuste attenzioni alla nascita e spesso accadeva
che bambini apparentemente sani morissero pochi
minuti dopo. Ed ecco come Virginia Apgar descrive il suo punteggio: “È stata fatta una lista di tutti i
segni obiettivi che si possono riscontrare in ogni
caso in un neonato al momento della nascita. Di
questi, sono stati considerati utili cinque segni che
possono essere facilmente determinati senza interferire con la cura del bambino. Ad ogni segno è attribuito un punteggio pari a 0, 1 o 2 a seconda che
questo sia presente o assente. Un punteggio di 10
indica che il bambino è nelle migliori condizioni
possibili. Il momento per valutare questi segni [...]
corrisponde a 60 secondi dopo la nascita”.
I cinque “segni” individuati da Virginia sono:
^^pulse-heart rate;
^^respiration-crying;
^^reflexes-irritability;
^^muscle-tone;
^^skin color of body and extremities.
Una storia
di straordinaria
attualità, quella
della celebre
anestesista
che ha ideato
il Newborn
Scoring System
usato in tutto
il mondo
L’invenzione di questo codice fu quasi casuale: una
mattina del 1949 uno studente chiese alla Apgar
quale fosse il metodo migliore per visitare un
bambino appena nato. Virginia annotò su un foglio 5 punti da considerare e un relativo punteggio
da attribuire al neonato sulla base delle osservazioni effettuate.
Virginia presenta quindi il suo lavoro nel 1952 con
la definizione di “Newborn Scoring System” al
Congresso dell’International Anesthesia Research
Society e lo pubblica ufficialmente nel 1953.
Ma è solo a partire dal 1962 (quindi dieci anni dopo la pubblicazione) che si inizia a chiamarlo
“Punteggio di Apgar”. È infatti il pediatra Joseph
Butterfield (fondatore nel 1960 del The Children’s
Hospital Newborn Center) ad utilizzare le lettere
del cognome di Virginia, APGAR , per creare un
acronimo che faccia memorizzare meglio agli studenti i cinque punti da analizzare:
A →Appearence (colorito);
P → Pulse (frequenza cardiaca);
G →Grimace (riflessi);
A →Activity (tono muscolare);
R →Respiratory effort (attività respiratoria).
Virginia Apgar ricevette numerosissimi riconoscimenti e incarichi di prestigio per l’enorme contributo dato alla Medicina: professore alla Columbia
University, professore di Pediatria alla Cornell
University di New York, dottore in Scienze mediche del Women’s College of Pennsylvania, membro onorario dell’American Academy of Pediatrics, dell’American College of Obstetricians and
Gynecologists e dell’Association of Human Genetics. Inserita dopo la sua morte tra le donne più
importanti nella National Women’s Hall of Fame
di New York, questa straordinaria donna, medico
e musicista che ha assistito alla nascita di oltre
17.000 bambini e che non si è mai sposata perché,
diceva, “non ho mai trovato nessuno che sapesse
cucinare”, muore nel 1974, a 65 anni, in un incidente aereo, lasciando ai posteri il frutto di un
progresso nella pratica clinica neonatale e l’esempio della sua straordinaria dedizione ai bambini e
alle loro madri.
“Scelsi i 5 che mi sembravano i più importanti e
che potevano essere determinati con facilità e senza interferire con l’assistenza al neonato [...]. La
procedura era semplice da imparare e con un po’
di esperienza la si poteva eseguire rapidamente.
Credo che questo punteggio abbia contribuito a
salvare molti bambini”, scrisse una volta. Testimonianza di una innovazione che di certo valeva il
premio Nobel per il determinante contributo dato
alla nascita ed allo sviluppo della terapia intensiva
neonatale nel mondo, il Punteggio Apgar, nato
dall’esperienza multispecialistica unita a modelli
didattici derivanti dalla pratica clinica ed orientato alla Medicina di genere ed all’umanizzazione
delle cure neonatali, mantiene ancora oggi intatta
la sua forza innovativa.
L’aver compreso l’importanza di specializzarsi negli studi e l’aver individuato uno strumento di
osservazione-valutazione clinica semplice, misurabile, monitorabile e sostenibile in grado di screenare i neonati maggiormente bisognevoli di attenzione e cure mediche ripropone, inoltre, metodologicamente con forza, a 40 anni dalla sua morte, la figura di questa scienziata nell’attuale panorama di Sanità pubblica. Anche sul piano umano
Virginia Apgar, che, per poter studiare, specializzarsi ed affermarsi ha dovuto superare enormi
ostacoli ma che per tutta la vita (non arrendendosi mai) continuò a studiare coinvolta dalla curiosità e dell’apprendimento, può considerarsi infine
modello vincente. Suo infatti il motto: “Once a
student, always an alumna”.
Donna dell’Anno nel 1973 in America, alla domanda se avesse avuto problemi nella sua carriera per il
fatto di essere donna rispose sorridendo: “No, mai.
Rispetto ad un uomo una donna deve solo essere
‘smart’ il doppio”. E anche questa credo sia ancora

oggi... una storia di straordinaria attualità. Pediatria numero 12 - dicembre 2014
Pianeta SIP / La nostra storia
Il punteggio di Apgar viene pubblicato nel 1963 sul
“Journal of the American Medical Association”
(JAMA): “Ogni neonato negli ospedali moderni di
tutto il mondo viene visto alla nascita con gli occhi
di Virginia Apgar”, queste la parole di Butterfield.
19
Pianeta SIP
Scusa se
ti chiamo
“late
preterm”
L
20
’espansione delle conoscenze biomediche ha ampliato notevolmente lo spettro delle patologie umane conosciute, comprese
quelle di interesse pediatrico. Le malattie genetiche e quelle a patogenesi immunitaria hanno presentato il maggior tasso di crescita e di sviluppo, anche in rapporto a nuove opportunità di diagnosi e cura. Oggi è molto sentita la necessità di una condivisione globale e internazionale delle definizioni e dei nomi delle malattie. I contatti e i collegamenti
che esistono tra centri di studio e di ricerca e la diffusione di indagini multicentriche hanno reso il mondo della ricerca una realtà sempre più integrata.
L’uso globale e universale della lingua inglese come strumento di collegamento
e di comunicazione ha favorito questi processi e messo in evidenza l’utilità di
una maggiore condivisione degli strumenti semantici e lessicali.
Negli ultimi anni abbiamo assistito, infatti, ad una
evoluzione della semantica in Medicina e quindi
anche in Pediatria. Molte malattie hanno cambiato nome e definizione, in rapporto alla evoluzione
delle conoscenze. Per molti anni la descrizione di
una nuova malattia era contrassegnata dalla attribuzione del nome di chi la aveva scoperta o deGiovanni Corsello
scritta (malattie eponimiche). A volte si è criticata
Presidente SIP
l’adozione di eponimi, in quanto segno di una sorta di supremazia del medico rispetto al paziente.
Martin Winckler nel suo libro “La malattia di Sachs” afferma che le malattie dovrebbero avere il
nome delle persone che hanno sofferto per quei
sintomi e non dei medici che li hanno curati. È un
punto di vista molto simile a quello di John Opitz,
che propose di definire la malattia di Smith-Lemli-Opitz come malattia RSH, dalle iniziali delle prime tre bambine affette descritte nel 1963.
Alcuni eponimi sono stati sostituiti nel tempo da
termini tecnici e dagli acronimi, oggi sempre più
usati e diffusi. La complessità fonetica di alcuni
Pediatria numero 12 - dicembre 2014
acronimi è stata spesso oggetto di critiche e di riserve, bilanciate dal vantaggio di rintracciare nelle iniziali di un acronimo gli elementi distintivi di
una sindrome o di una malattia e di poterlo più
facilmente modificare in rapporto a nuove acquisizioni. Flessibilità e universalità sono elementi
che hanno influito sulla accettazione e sulla ampia
utilizzazione degli acronimi.
Alcuni acronimi si sono diffusi così rapidamente
da aver fatto il giro del mondo in … 80 giorni! È il
caso del complesso TORCH, di IUGR o di AIDS. Alcune malattie rare, in passato definite con accezioni eponimiche varie, oggi sono identificate da un
acronimo: è il caso della sindrome CATCH22, che
ha ricompreso e sostituito sia gli eponimi (sindro-
Da AIDS
a CATCH22
sino a PFAPA:
negli
ultimi anni
il lessico
in Pediatria
è diventato
sempre
più zeppo
di acronimi
timane prima del raggiungimento del termine di
gestazione, neonati cioè con una età gestazionale
compresa tra l’inizio della 34° e la conclusione della 36° settimana. Prima della accettazione su larga
scala del termine, ne vennero proposti altri quali
“near term”, oggi pressoché abbandonati. L’adozione del termine late preterm, non ben traducibile in
italiano perché il termine “pretermine attempato o
tardivo” non ha lo stesso impatto semantico, ha
contribuito a ridefinire la nosologia e la classificazione dei neonati pretermine in rapporto alla età
gestazionale alla nascita, divisi in: late preterms
(34-36 settimane), middle preterms (32-33 settimane), early preterms (28-32 settimane) e very early
preterms (inferiori a 28 settimane). Classificazione
che corrisponde a differenze rilevanti sul piano
biologico e clinico, ma anche prognostico e di identificazione di bisogni assistenziali.
L’evoluzione dei tempi è contrassegnata anche dalla evoluzione della lingua. È una regola generale
della società, che include il mondo scientifico. A
questa evoluzione dobbiamo guardare senza preconcetti o atteggiamenti di chiusura, ma consapevoli della necessità di dover stare al passo con le
esigenze attuali di una larga e diffusa condivisione
del sapere. Bisogna essere disposti alla “flessibilità” e a rivedere anche il modo di classificare, definire e denominare le malattie. Nell’interesse dei
bambini e delle loro famiglie, che è l’orizzonte en
tro cui si muove oggi la Pediatria italiana. Pianeta SIP
me di Sphrintzen o sequenza di Di George) sia le
definizioni cliniche (sindrome velo-cardio-faciale)
usate per descriverla. Molte associazioni e sindromi malformative di cui si sconosceva la causa vennero descritte con acronimi che riassumevano
nelle iniziali i segni principali: VATER /VACTERL ,
CHARGE , MURCS, WAGR, IPEX, APECED, LEOPARD
sono alcuni degli esempi più noti. Tali termini sono rimasti nel tempo anche quando di questi quadri si sono identificati i meccanismi patogenetici e
i fattori eziologici.
Un’altra area della Medicina oggi zeppa di acronimi è la Reumatologia e quella pediatrica in particolare. Le sindromi autoinfiammatorie sono spesso denominate con acronimi ormai molto noti:
PFAPA, PAPA, FCAS.
Con acronimi, inoltre, sono noti e sono stati diffusi studi e ricerche multicentriche e internazionali, per il vantaggio di riassumerne nel nome i principali elementi e obiettivi. Spesso si è andati alla
ricerca di termini che avessero una assonanza di
uso comune: l’ultimo che ho visto in letteratura ha
il suono invogliante di “SMILE”!
L’evoluzione semantica in alcuni ambiti della Pediatria è stata particolarmente rapida. È il caso della Neonatologia, in cui negli ultimi anni sono diventati di accezione comune e diffusa neologismi
quali SGA, BPD, NEC, ROP e in ultimo “late preterms”, termine ormai universale usato per identificare quei neonati pretermine delle ultime tre set-
7th Europaediatrics
Florence - Fortezza da Basso
13-16th May, 2015
LEARNING
ACROSS
BORDERS
www.europaediatrics2015.org
Pediatria numero 12 - dicembre 2014
21
Pianeta SIP
Minori migranti,
al via i primi corsi
di formazione
Concluse le edizioni in Sicilia e Puglia,
a febbraio e marzo tocca a Friuli
Venezia Giulia, Calabria e Piemonte
A
l via le prime edizioni del corso di formazione “Bambini in migrazione. Aspetti pediatrici per l’accoglienza sanitaria”, promosso dalla
Società Italiana di Pediatria e rivolto agli operatori dei Centri di prima accoglienza con l’obiettivo di migliorare gli aspetti sanitari e organizzativi relativi all’accoglienza dei minori migranti che giungono nel nostro
Paese sempre più numerosi. Il corso, a cura del Gruppo di Studio GLNBI della SIP, fa seguito al “Manifesto per una mobilitazione generale in difesa dei
bambini migranti nel Mar Mediterraneo” promosso dalla SIP nell’ottobre 2013
e si propone non solo di fornire agli operatori dei Centri di prima accoglienza,
in un’ottica transculturale, le nozioni scientifiche e di pratica clinica relative
all’assistenza dei minori migranti, ma anche di arricchire la “competenza culturale” dei discenti per quanto riguarda le diverse tipologie di minori migranti presenti in Italia, le più frequenti problematiche socio-sanitarie e le normative italiane/europee relative a ciascuna di queste.
Sono state programmate più edizioni, prediligendo le Regioni in cui l’accoglienza dei minori migranti è parte integrante dell’attività assistenziale
degli operatori sanitari. Le prime due si sono tenute in Sicilia (Catania, 11 novembre 2014) e in Puglia (Bari, 6 dicembre 2014); più di 110 professionisti locali (medici, infermieri, fisioterapisti, psiRosalia Maria Da Riol
cologi, ostetriche, dietisti, assistenti sanitari) hanSegretario Gruppo di Studio
no partecipato complessivamente ai due eventi.
GLNBI-SIP
Grazie alla preziosa collaborazione dei Presidenti
regionali SIP (rispettivamente Alberto Fischer ed
3707 minori scomparsi nel 2014
dai Centri d’accoglienza
L’allarme del Ministro dell’Interno Alfano
durante la seduta dell’Antimafia in Sicilia
22
Sono 3707 i minori stranieri scomparsi nel 2014 dai Centri di accoglienza, su un
totale di 14.243 sbarcati sulle nostre coste. A fornire il dato è stato il Ministro
dell’Interno, Angelino Alfano, nel corso di una recente seduta della Commissione
parlamentare Antimafia. Il ministro ha citato dati del Ministero del Lavoro,
aggiornati al 31 dicembre del 2014. Solo in Sicilia i minori stranieri non
accompagnati scomparsi dai Centri sono 1882 su 4628 registrati. “Abbiamo
siglato lo scorso luglio un accordo con Regioni e Comuni per dare maggiore
efficienza al sistema”, ha spiegato Alfano al termine della seduta. Una nota del
Viminale ha poi precisato che si tratta in gran parte di minori tra i 16 e i 18 anni,
perlopiù egiziani. Spesso hanno in tasca il numero telefonico di un parente o di un
amico da raggiungere. Cercano un futuro migliore. Insomma, chi scompare non
finisce per forza nei canali dello sfruttamento.
Pediatria numero 12 - dicembre 2014
Ermanno Praitano) i corsi si sono arricchiti degli
interventi sia di operatori sanitari impegnati direttamente nei Centri di accoglienza, sia di altri
rappresentanti delle Istituzioni locali. In un clima
di grande ospitalità e collaborazione, i discenti
hanno partecipato in modo interattivo ai lavori in
aula permettendo di evidenziare aspetti positivi e
criticità della prima accoglienza del minore migrante, in generale e nello specifico contesto locale. In alcuni casi si sono delineate concrete possibilità di “fare rete” tra i diversi operatori impegnati in questo ambito, seguendo l’esempio dei tanti
professionisti che hanno lavorato, con competenza
e passione, per la programmazione e realizzazione
di questi eventi formativi. A questo riguardo un
grazie particolare va a Mario Affronti e alla Società Italiana di Medicina delle Migrazioni, la cui
preziosa collaborazione ha contribuito in modo
rilevante alla buona riuscita del corso.
Un vecchio proverbio africano dice “Se vuoi andare veloce, corri da solo. Se vuoi andare lontano,
corri insieme a qualcuno”. Le prossime edizioni del
corso si terranno in Friuli Venezia Giulia (Udine 6
febbraio 2015), Calabria (Crotone 7 marzo 2015) e
Piemonte (Novara 21 marzo 2015), inoltre altre due
Regioni hanno richiesto, a tutt’oggi, l’esecuzione
dell’evento. Tutto questo conferma la necessità di
formazione degli operatori sanitari impegnati
nell’accoglienza dei minori migranti e dimostra la
volontà delle diverse realtà locali di confrontarsi e
lavorare “insieme” per tutelare il diritto alla salute

di questi bambini. Liguria
Morte in culla,
un percorso
di gestione
L
a SIDS (Sudden Infant Death Syndrome) o sindrome della morte
improvvisa del lattante è un evento tragico, inaspettato, inspiegato
anche dopo un’accurata investigazione compresa una completa autopsia, un esame del luogo del decesso ed un’attenta anamnesi clinica. Colpisce il bambino nel primo anno di vita con particolare incidenza
fra i 2 e i 4 mesi di vita, con percentuali variabili, in Italia, dallo 0,2 allo 0,4
per mille. Affrontare l’evento SIDS richiede una interazione fra varie competenze, anche non strettamente sanitarie, che devono trovare la loro funzione
in un Centro di lavoro multidisciplinare.
In Regione Liguria il Centro Regionale SIDS-ALTE
(Apparent life Threatening event) è attivo presso
l’Unità Operativa Complessa di Pronto SoccorsoMedicina d’Urgenza-DEA dell’Istituto G. Gaslini.
Proprio per la sua collocazione e le sue competenze
il Centro ha una particolare sensibilità verso il territorio. Si è così creata una commissione di lavoro,
Antonella Palmieri coordinata dal Responsabile Centro SIDS-ALTE, coCoordinatore Centro
sì
strutturata: Emergenza territoriale, pediatra di
SIDS-ALTE Regione Liguria UOC pronto Soccorso
Medicina d’Urgenza DEA
Istituto G. Gaslini IRCCS Un approccio innovativo
con un team
interdisciplinare
per fornire risposte
alle morti improvvise
dei neonati
urgenza con competenze specifiche, medico legale
a specifica competenza sulle tematiche SIDS, anatomopatologo (esperto del settore), Pediatria di famiglia, volontariato vicino alle famiglie. Tutte queste
figure operano dal 2011 in collaborazione con vari
specialisti dell’Istituto Gaslini tra cui genetisti, cardiologi, infettivologi, immunologi.
Il nostro obiettivo in questi anni è stato potenziare il percorso di prevenzione e tentare di fornire
una risposta alla morte del neonato. Per raggiungere questo scopo abbiamo considerato fondamentale il collegamento con una figura non sanitaria: il magistrato. In passato nella nostra Regione
in tutti i casi di morte improvvisa di un lattante a
domicilio, il 118 allertava le forze di polizia che
informavano dell’accaduto il magistrato di turno,
il quale a sua volta convocava il medico legale di
turno per le indagini volte all’esclusione di dolo,
malpratica medica, patologie eclatanti. Non rilevando nulla di ciò, la morte veniva sempre indicata genericamente come SIDS.
Oggi in caso di morte improvvisa del lattante viene
attivato tutto il personale del Centro. Il medico legale lavora in collaborazione con l’anatomo-patologo esperto, mentre il pediatra coordinatore, subito
allertato, si occupa della storia clinica del piccolo. Si
permette così di rispondere alle esigenze legali ma
anche cliniche, così da formulare una diagnosi.
Tale percorso è stato avviato nel febbraio 2012 presso la Procura di Genova mediante la stesura di un
percorso di gestione del post-mortem da attivare in
caso di morte improvvisa di un lattante apparentemente sano per Genova e dintorni. Dal 2014 il percorso è stato esteso a tutti gli altri distretti della
Regione. Tale protocollo, già attuato in 4 occasioni
(sui 5 casi di morte ), ha permesso di giungere ad
una diagnosi mirata (ossia morte improvvisa da…)
così da escludere quella generale di SIDS. Gli obiettivi proposti e raggiunti ad oggi quindi sono stati:
^^immediata presa in carico dal punto di vista
clinico da parte del coordinatore del Centro della
famiglia e gestione del rapporto durante i mesi di
refertazione ed in alcuni casi anche dopo;
^^immediato contatto con il pediatra di famiglia;
^^superamento degli ostacoli fra competenza
medico legale ed anatomopatologo;
^^sensibilizzazione della Procura;
^^sensibilizzazione dell’Emergenza Territoriale.
Questo percorso si riconosce nel protocollo diagnostico “Disciplina del riscontro diagnostico sulle vittime della Sindrome della morte improvvisa
del lattante (SIDS) e di morte inaspettata del feto”,
approvato con Decreto del Ministero della Salute
del 7 ottobre 2014 (G.U. Serie Generale n. 272 del 22
novembre 2014) ed operativo dal 23 dicembre 2014.
Il protocollo specifica le varie tappe del percorso
diagnostico: dal riscontro del decesso al sopralluogo e alla metodica diagnostica ad opera dell’anatomo-patologo e del medico-legale e soprattutto delle varie figure cliniche (pediatra, genetista, ad
esempio). Si conferma anche nel protocollo l’importanza della pediatria, punto di incontro e di
coesione, per non dimenticare che tutto deve ruo
tare attorno alla famiglia. Pediatria numero 12 - dicembre 2014
Pianeta SIP
REGIONI
23
Pianeta SIP
Pediatrie:
Diabete mellito tipo 1 all’esordio,
con o senza chetoacidosi
progetti
condivisi,
effetti positivi
N
I dati, raccolti da 28 Centri italiani si riferiscono a
234 casi di cui 126 maschi e 108 femmine di età
compresa tra i 7 mesi e i 15 anni. Il pH rilevato
all’ingresso risultava >7,30 (chetoacidosi) nel 37,2%
dei pazienti, con 4,3% di casi di chetoacidosi severa
(pH<7). La tabella accanto confronta le caratteristiche dei pazienti con e senza chetoacidosi all’esordio.
I nostri risultati sembrano indicare, come è logico
attendersi in una patologia grave, una buona aderenza alle indicazioni delle linee guida di riferimento. Emergono tuttavia alcuni punti critici: la durata
dei sintomi pre-ricovero decisamente elevata (da 0
a 150 giorni con media 20 giorni) determina la necessità di insistere nell’informazione e nella formazione di pediatri e medici del territorio nonché delle famiglie per un’attenzione precoce ai sintomi di
esordio del diabete; carenza nella rilevazione dei
parametri vitali all’ingresso (frequenza cardiaca
nell’84% dei pazienti, frequenza respiratoria nel
36%) e della chetonemia (36%) e follow-up prevalentemente ospedaliero per carenza di integrazione
ospedale-territorio.
el 2013 si è concluso il progetto “Network Pediatrico” promosso dal GSAQ
– Gruppo di Studio per l’Accreditamento ed il Miglioramento della
Qualità della SIP. Il progetto, aperto
a tutte le Pediatrie Ospedaliere, riguardava 5 patologie. Per tutte le patologie esistevano linee guida
Luciana Parola Porpora trombocitopenica
Direttore UOC Pediatria e
di riferimento spesso non completamente applicaidiopatica
Neonatologia con Patologia
I dati si riferiscono a 119 pazienti (49,5% maschi,
te nella pratica clinica. Da segnalazioni in letteraNeonatale - Ospedale
tura si rileva, infatti, come la disponibilità di linee
“G.Fornaroli”, Magenta 50,5% femmine) reclutati in 61 Centri italiani. Da
segnalare un eccesso nell’esecuzione dei test di coguida abbia modificato parzialmente e in modo
agulazione (60%) e dosaggio di antiassai variabile la pratica clinica, mentre vi è evidencorpi antipiastrine (36%) rispetza che progetti collaborativi condivisi dedicati
Friuli
Trentino
to alle raccomandazioni menal miglioramento della qualità abVenezia
Alto
Adige
tre lo striscio periferico, fortebiano prodotto effetti positivi nelle
Valle
Giulia
mente raccomandato, viene
misure di processo ed esito. Al pro- D’Aosta
Lombardia
a
seguito solo nell’80% dei casi.
getto hanno aderito 128 reparti di
Veneto
L’aspirato midollare, effettuaPediatria distribuiti su tutto il terPiemonte
to nel 23,5% dei pazienti, è
ritorio nazionale, le schede inseriindicato non alla diagnosi ma
te 1440, i ricoveri totali nei Centri
prima
di
iniziare
la terapia con cortisone:
aderenti sono stati 157037.
Liguria Emilia Romagna
questa indicazione non è stata rispettata
Asma acuto età>2 anni
in 5 pazienti. La terapia iniziale con
In 32 Centri italiani sono stati reclutati
immunoglobuline per via endoToscana
Marche
431 pazienti di età compresa tra 2 e 18
venosa è stata somministrata
anni (55% maschi e 45% femmine), il 57% in età
nell’87% dei pazienti, seguita
Umbria
ria
ia
a
prescolare mentre il 43% tra i 6 e i 18 anni di età. Il
nel 16% dei casi da un ciclo
17% dei pazienti presentava asma grave, il 59% modi corticosteroide; nel
Abruzzo
derato e il 24% lieve. Più della metà dei bambini ha
13% dei casi il cortiLazio
ricevuto ossigenoterapia, il 98,5% ha ricevuto terapia beta2 agonista, a molti bambini (82%) è stata
Molise
somministrata terapia cortisonica sistemiPuglia
ca, prevalentemente per via orale. Dai
Campania
dati descritti derivano aspetti da migliorare: incrementare la rilevazione dei parametri all’ingresso (saturimetria misuBa
Ba
Basilicata
Sardegna
rata nel 95% dei pazienti, frequenza respiratoria nel 64% e frequenza cardiaca
Distribuzione
nell’88%), limitare le radiografie del togeografica dei centri
Calabria
race (48%), evitare la terapia cortisonica
partecipanti
nell’asma lieve, migliorare l’educazione alla dimissione e l’integrazione con la pediatria
di famiglia con istruzioni scritte per la gestione di
eventuali successivi episodi asmatici (fornite nel
Sicilia
50% dei casi).
1
28
5
5
1
8
4
4
3
7
3
3
22
9
9
24
16
Pediatria numero 12 - dicembre 2014
Pz con KA (pH</=7.30)
vs
Pz con non KA (pH>7.30)
87 pz (37.2%)
147 pz (62.8%)
Disidratazione >10% 15 pz (17.3%)
2 pz (1.3%)
HbA1c media 12.2% (7.1-17.4)
11.6% (6.8-19.1)
shock 15 pz (17.2%)
1 pz (0.7%)
coma 3 pz (3.4%)
0 pz
ipoK+ 15 pz (17.2%)
9 pz (6.1%)
glicemia media 554 mg/dl (322-1255)
465 mg/dl (274-649)
Durata sintomi (media) 17 gg
20 gg
Nessuna correlazione significativa tra gravità della presentazione (severità della KA) e:
„„origine geografica dei genitori
„„professione dei genitori
„„durata dei sintomi pre-ricovero
„„livelli di glicemia
„„livelli di HbA1c (valori di HbA1c sembrano correlati con la durata dei sintomi (per valori
superiori al 14%) più che con la gravità del quadro o altre caratteristiche).
sone è stato invece la prima scelta terapeutica, nel
3,7% il concentrato piastrinico. 11 pazienti non
hanno ricevuto alcuna terapia. Il 78% dei bambini
è stato dimesso con valori piastrinici superiori a
500.000 mentre l’8,7% con valori inferiori a 10.000.
Non sono stati segnalati decessi ma un paziente ha
manifestato complicanze e 7 bambini sono stati trasferiti presso altre strutture.
Meningiti batteriche età>30 giorni
I dati, inseriti da 58 Centri ospedalieri italiani, si
riferiscono a 88 casi totali, 58 maschi e 28 femmine, con età media di 4,4 anni. Al momento del ricovero 43 pazienti (49,5%) avevano già iniziato una
terapia antibiotica. L’esame colturale del liquor è
stato eseguito per tutti i pazienti, l’emocultura nel
96% dei casi. La ricerca degli antigeni batterici e la
PCR su liquor sono state effettuate rispettivamente
nel 71% e 39% dei bambini, mentre la PCR su sangue nel 23,5%. L’agente eziologico principale è stato
il meningococco (47%), seguito da pneumococco e
altri streptococchi, nel 30% dei casi il microrganismo non è stato identificato. Il trattamento è stato
eseguito con ceftriaxone da solo (in 33 pazienti) o
associato a vancomicina, ampicillina, aminoglicosidi, cefotaxime e meropenem in differenti combinazioni; in due pazienti è stato somministrato
solo cefotaxime. Nel 64.4% dei casi l’antibiotico è stato somministrato entro un’ora dal
sospetto diagnostico. Il trattamento con desametasone e.v. è stato effettuato nel 63,2%
dei pazienti. Il 65,1% dei pazienti (56 casi)
non ha avuto complicanze, tra i restanti sono
state osservate: DIC (4), convulsioni (4), febbri persistenti (3), SIADH (2) e shock (1).
Non vi sono stati decessi. Dall’osservazione dei dati emergono alcuni
spunti di miglioramento, ad
esempio la necessità di incrementare il ricorso alla PCR per
migliorare l’accuratezza diagnostica e di aumentare ulteriormente
la quota di pazienti trattati con antibiotico entro un’ora dall’ingresso.
I dati
conclusivi
del progetto
“Network
Pediatrico
2009-2013”
condotto
dal GSAQ
Sono stati raccolti 612 casi da 31 Centri italiani. La
popolazione era costituita da 328 maschi e 284 femmine di età media 22,8±15,4 mesi, con un grado di
disidratazione al momento del ricovero lieve nel
68% dei casi, moderato nel 27%, severo nel 1,6%,
non definito nel 3,4%. Il 79% dei pazienti presentava vomito. In base ai criteri indicati dalla linea guida di riferimento i ricoveri sono risultati inappropriati nel 57% dei casi. Relativamente al trattamento c’è stata aderenza totale alle linee guida nel 21%
dei casi e parziale nel 45%. Le principali violazioni
comprendevano richiesta di indagini microbiologiche (35,8%), cambiamenti della dieta (27,6%), prescrizione di probiotici non consigliati (14,2%) e di
antibiotici (9,2%). La riduzione dei ricoveri inappropriati e un più attento utilizzo di indagini diagnostiche e farmaci porterebbe benefici per i pazienti
ma anche un notevole risparmio economico.
Pianeta SIP
Gastroenterite acuta età<5 anni
Diabete. Confronti casistica
I dati raccolti dal Network hanno evidenziato come questo strumento sia in grado di fornire una
dettagliata analisi del percorso assistenziale. La
partecipazione al Network consente alle Unità
Operative partecipanti di:
^^monitorare le proprie procedure e i propri risultati clinici in relazione ai dati nazionali o regionali e a se stessi nel tempo;
analizzare i propri punti di forza e di debolezza
^^
al fine di mettere in atto percorsi di miglioramento;
^^analizzare la variabilità di comportamenti al­
l’interno della propria Unità Operativa e l’aderenza alle linee guida di riferimento.
Le Società scientifiche possono utilizzare i dati per
la rilevazione di bisogni formativi e la pianificazione di interventi organizzativi. Il sistematico
audit e feedback ai Centri partecipanti, con la possibilità di confrontarsi con la propria realtà regionale e con quella nazionale, rappresenta una importante opportunità per l’attivazione di piani di
miglioramento il cui impatto sulla qualità dell’as
sistenza sarà oggetto di futura valutazione.
Pediatria numero 12 - dicembre 2014
25
Pediatri inFormazione
L’età delle mamme
In 3 anni è diminuito del 17% il numero delle baby mamme italiane. Nel 2013, 8085 ragazze con meno di 19 anni
hanno partorito negli ospedali del nostro Paese: erano 9817 nel 2010. Negli ultimi anni invece aumento
del 12% delle madri ultraquarantenni: nel 2010 erano 34.770, mentre adesso sono 39.835 e rappresentano
oltre l’8% di tutte le partorienti italiane.
Il caso clinico
Tutta colpa dell’EBV
Manifestazioni atipiche
in corso di mononucleosi
Francesca Maria Bosetti
Elisa Petrucci
Margherita Conrieri
AO Città della Salute e della Scienza di Torino,
Ospedale Infantile Regina Margherita,
SC Pediatria d’Urgenza
Scenario
Caso 1: Paolo, di anni 7, è condotto in
Emergenza per comparsa di dolore in sede temporo-parietale sinistra e contestuale asimmetria e limitazioni nei movimenti della lingua ipsilaterali (Figura 1).
Viene altresì riferita dal piccolo difficoltà
nel “portare il cibo a sinistra” in fase masticatoria e nella pronuncia di parole contenenti le lettere C e P. Dall’anamnesi
patologica prossima emerge che, circa
una settimana antecedente l’osservazione, il bambino aveva presentato febbre
associata a lieve epatosplenomegalia, linfoadenopatia sottoangolomandibolare e
laterocervicale e dolore non altrimenti
specificato sempre nella stessa sede.
Caso 2: Bruna, di anni 3, è condotta in
Pronto soccorso pediatrico per persistenza di febbre e tumefazione oculare con
secrezione purulenta da circa 6 giorni
(Figura 2). La piccola è stata già sottoposta a terapia topica per giorni 7 con collirio antibiotico (tobramicina) prescritto
da specialista ma senza alcun beneficio.
L’anamnesi esclude episodi simili in passato, muta è quella patologica remota.
Decorso
Caso 1: All’esame obiettivo vengono riscontrati linfoadenomegalia sottoangolomandibolare, laterocervicale, retroauricolare e lieve epatomegalia. L’obiettività
neurologica evidenzia: lingua normotrofica, normoposta a riposo nel pavimento
buccale, non fascicolazioni; alla protrusione lieve deviazione della punta della
lingua verso sinistra e in alto; movimenti
conservati verso il basso così come quelli
di lateralizzazione seppur con lieve diffi-
TEST
Domande autoapprendimento
a cura di Liviana Da Dalt, Davide Vecchio
1. In corso di mononucleosi infettiva i linfociti che sono evidenziabili nella
caratteristica formula sono cellule a fenotipo:
26
£ a.
£ b.
£ c.
£ d.
£ e.
CD8+
CD4+
NK
B
Null cells
2. La tetrade sintomatologica della mononucleosi infettiva è costituita da:
£ a.
£ b.
£ c.
£ d.
£ e.
Febbre, esantema, epatomegalia, pallore
Febbre, angina, splenomegalia, polilinfoadenopatia
Epatomegalia, diarrea, dolori addominali, esantema
Febbre, pallore, epatomegalia, splenomegalia
Esantema, diarrea, artralgie, cefalea
3. In corso di mononucleosi infettiva quale è tra le seguenti una rara complicanza
associata in letteratura ad un maggior tasso di letalità in fase acuta?
£ a.
£ b.
£ c.
£ d.
£ e.
Anemia emolitica acuta
Grave trombocitopenia
Rottura della milza
Epatite acuta
Miocardite
Pediatria numero 12 - dicembre 2014
coltà a raggiungere l’angolo della commessura labiale sinistra. Non altri segni
neuropatologici, in particolare non anomalie a carico degli altri nervi cranici
esplorabili. Agli esami ematochimici riscontro di linfomonocitosi con indici di
flogosi nella norma. Viene quindi richiesta una TC encefalo per escludere patologie organiche a carico del sistema nervoso centrale che viene refertata nei limiti.
L’anamnesi, il quadro clinico e gli esami
ematochimici orientano verso una diagnosi di infezione da Epstein Barr Virus
(EBV), che viene confermata mediante
sierologia (positività di IgM VCA). Il bambino, trattato con terapia corticosteroidea
per un totale di 25 giorni, ha mostrato al
successivo follow-up una completa remissione della sintomatologia.
Caso 2: All’esame obiettivo viene rilevata
una tumefazione a carico dei tessuti molli dei canti interni dell’occhio con cute
sovrastante calda ed iperemica. La lesione è di consistenza morbida ed è possibile osservare fuoriuscita di secrezione purulenta dal canale lacrimale. Viene inoltre riscontrata iperemia faringea con
presenza di essudato sulla tonsilla di destra. Se la routine ematochimica evidenzia una moderata linfomonocitosi, lieve
rialzo degli indici di flogosi ed ipertransaminasemia, la valutazione oculistica
È la cifra che secondo l’Union for International Cancer Control (UICC) sarebbe sufficiente investire ogni anno
nei Paesi in via di sviluppo e a basso reddito per salvare tre milioni di vite l’anno fino al 2030,
con una diminuzione secca nei decessi del 30%.
(ceftriaxone), topica (acido fusidico) e
cortisonica per os per 7 giorni con completa risoluzione del quadro.
Commento
conferma il sospetto di dacriocistite acuta escludendo ostruzioni congenite del
canale nasolacrimale. Da una revisione
della letteratura dedicata emerge che l’infezione acuta da EBV può associare complicanze oculari con possibile dacriocistite secondaria a sovrainfezione batterica.
La sierologia per EBV evidenzia quindi un
quadro compatibile con infezione mononucleosica in fase iniziale ed il tampone
congiuntivale risulta positivo per Staphylococcus Aureus. La piccola viene trattata con terapia antibiotica sistemica
L’infezione da EBV può determinare un
ampio spettro di manifestazioni cliniche
sistemiche. Il coinvolgimento neurologico può verificarsi, secondo diverse casistiche, in circa il 10% dei casi e comprende: cerebelliti, meningoencefaliti, meningiti asettiche, mieliti trasverse, sindrome
di Guillan Barré, neuriti dei nervi cranici. In una piccola percentuale dei casi è
anche riportato che i sintomi neurologici
possano costituirne la manifestazione
clinica prominente anche in assenza di
altra sintomatologia. Inoltre, in caso di
paralisi isolata del nervo ipoglosso è fondamentale escludere in prima battuta
cause organiche quali: tumori della fossa
cranica posteriore, traumatismi, patologie vascolari o malformative responsive
del quadro mediante neuroimaging (TC o
RM). L’utilizzo di corticosteroidi per il
trattamento delle complicanze della mononucleosi è controverso ma per quanto
concerne la paralisi del nervo ipoglosso
recenti studi hanno evidenziato come il
trattamento steroideo, pur non sembrando in grado di modificarne in modo significativo l’outcome, contribuisce sensibilmente ad una più rapida risoluzione
del quadro nei casi responsivi. La prognosi della paralisi del nervo ipoglosso in
corso di infezione da EBV resta comunque
quasi sempre un evento benigno con risoluzione nell’arco di settimane o mesi.
Figura 1.
Figura 2.
^^
Rickinson AB, Kieff ED. Epstein–Barr virus.
In: Knipe DM HP, Griffin DE, Lamb RA,
Martin MA, Roizman B, Straus SE. Field
virology. Philadelphia: Lippincott Williams &
Wilkins, 2007.
Pediatri inFormazione
18 miliardi di dollari
^^
Giuffrida S, Lo Bartolo ML, Nicoletti A,
Reggio E, Lo Fermo S, Restivo DA, Domina E,
Reggio A. Isolated, unilateral, reversible palsy
of the hypoglossal nerve. European Journal of
Neurology 2000;7:347-349.
^^
Ortí A, Otero MC, Tallón P, Merlos
R, Pérez-Tamarit D, Morant A, Córdoba
J, Asensi F. Epstein-Barr
virus mononucleosis: neurologic complications.
Clin Pediatr 2003;42:361-4.
^^
Matoba AY. Ocular disease associated with
Epstein-Barr virus infection. Surv Ophthalmol
1990; 35:145–150.
^^
Ghauri AJ, Keane PA, Scotcher SM, Clarke
JL, Madge SN. Acute dacryocystitis
associated with epstein-barr virus infection.
Orbit 2011;30:245.
^^
Thompson SK, Doerr TD, Hengerer AS.
Infectious mononucleosis and corticosteroids:
management practices and outcomes. Arch
Otolaryngol Head Neck Surg 2005;131:900-4.
L’infezione causata da EBV può inoltre
coinvolgere qualsiasi struttura dell’occhio provocandone varie complicanze e
manifestazioni, primarie o secondarie,
che includono: dacriocistite, dacrioadenite, congiuntivite, retinite, uveite, episclerite, cheratite, neurite ottica ed oftalmoplegia. La dacriocistite acuta è più
frequente in età neonatale riconoscendo
la sua etiologia nell’ostruzione congenita
del dotto naso lacrimale mentre è molto
rara nelle epoche di vita successive. Questa rappresenta altresì una rara complicanza della mononucleosi con pochi casi
descritti in letteratura. Il meccanismo
patogenetico responsabile in corso di infezione da EBV è riconducibile all’iperplasia linfonodale, l’edema e l’infiammazione della mucosa nasale che determinano un’ostruzione del canale naso lacrimale e ne favoriscono secondariamente
la sovrainfezione. Il trattamento prevede
una terapia antibiotica sistemica e topica
ed, in alcuni casi, il drenaggio dell’ascesso. La prognosi è buona ma possono sopraggiungere esiti ostruttivo-cicatriziali

a distanza.
Le risposte alle domande sono
1 a; 2 b; 3 c
Pediatria numero 12 - dicembre 2014
27
La clinica
L’ossiuriasi
non causa
eosinofilia
N
el corso degli anni ho incontrato molti
pediatri convinti, erroneamente, che
l’ossiuriasi possa essere una causa di eosinofilia. Nel magazine della SIP “Pediatria” numero 9/2014 leggo la stessa errata convinzione. Ferraro e Bellettato descrivono un caso di
sanguinamento vaginale, attribuito ad ossiuriasi, e
scrivono: “Agli esami ematochimici, tipico è il reperto di un rialzo della percentuale di eosinofili nel
sangue periferico”. Nel caso specifico, questo rialzo
era considerevole (21,6%). Il Red Book, bibbia dei
pediatri infettivologi nel mondo, scrive invece lapidariamente: “L’eosinofilia è rara e se presente non
deve essere attribuita a ossiuriasi”.
Nell’ambito delle parassitosi, l’eosinofilia si riscontra soltanto quando l’agente causale penetra in organi o tessuti. Le forme associate ad eosinofilia che
si possono presentare in Italia, sia pure non comunemente, sono le infestazioni da Ascaris lumbricoides o da Larva migrans cutanea, mentre rare o assenti sono quelle da Trichinella, Schistosoma, Filaria, Ancylostoma, Toxocara, e così via. Nel caso clinico descritto su “Pediatria”, il riscontro di uova di
Enterobius vermicularis allo scotch-test porta gli
autori ad attribuire a questa infestazione sia la cospicua eosinofilia, sia il sanguinamento vaginale
della paziente (a proposito, è stato eseguito un test
che confermi la presenza di emoglobina nella “secrezione brunastra”? È stato ricercato il parassita
nella vagina?). Posto che l’eosinofilia non fa parte
^^
Red Book 2009,
Rapporto del Comitato
sulle Malattie Infettive,
American Academy of
Pediatrics, XXVIII ed. (VII
ed. italiana). Pisa: Pacini,
2009.
^^
Cacopardo B,
Onorante A, Nigro L et
al. Eosinophilic ileocolitis
by Enterobius
vermicularis: a
description of two rare
cases. Ital J
Gastroenterol Hepatol
1997; 29(1):51-3.
^^
Macedo T, MacCarty
RL. Eosinophilic
ileocolitis secondary to
Enterobius vermicularis:
case report. Abdom
Imaging
2000;25(5):530-2.
^^
Tandan T, Pollard AJ,
Money D, Scheifele DW.
Pelvic inflammatory
disease associated with
Enterobius vermicularis.
Arch Dis Child 2002;
86(6):439-40.
…ma l’argomento è controverso
La replica degli autori dell’articolo
^^
Kliegman, Stanton,
St.Geme, Schor. Nelson
Textbook of Pediatrics,
20th Edition. Amsterdam:
Elsevier, 2015.
^^
Vieira Silva CC, Ferraz
RR, Fornari JV, Barnabe
AS. Epidemiological
analysis of eosinophilia
and elevation of
immunoglobulin E as a
predictable and relative
risk of enteroparasitosis.
Rev Cubana Med Trop
2012;64(1):22-6.
28
Ringraziamo innanzitutto il Professor Russo per il
completo e dettagliato approfondimento sul tema
oggetto della nostra segnalazione. Il caso clinico da noi
presentato vuole essere un esempio di come
l’Enterobius Vermicularis nelle bambine “può migrare
dall’ano alla vagina e deporre le uova nel canale
vaginale, determinando flogosi della mucosa vaginale”.
Proprio da tale considerazione emerge che nella nostra
paziente potesse esserci stata un’invasione tissutale
delle pareti vaginali con documentata presenza di
sangue nelle secrezioni. Certamente per completezza
sarebbe stata necessaria la ricerca del parassita nella
vagina, indagine da noi non effettuata perché ritenuta
eccessiva nel contesto clinico complessivo, mentre la
presenza di sangue nelle secrezioni vaginali è stata
documentata. Riguardo all’associazione eosinofiliaossiuriasi, ci sembra di poter dire che questo è
argomento controverso. Se infatti nel Red Book
si legge “(…) l’eosinofilia è rara e se presente
Pediatria numero 12 - dicembre 2014
del quadro clinico dell’ossiuriasi, credo che si imponga una spiegazione diversa, e assai più istruttiva
di quella prospettata dagli autori. Si può ipotizzare
che l’E. vermicularis abbia infiltrato la mucosa vaginale, causando una flogosi eosinofila locale con occasionale sanguinamento e l’eosinofilia ematica. È
già noto che il parassita, in rare occasioni, può infiltrare la mucosa intestinale, causando ileo-colite eosinofila. Più importanti, nel nostro caso, sono poi le
cosiddette infestazioni ectopiche, cioè fuori dal tratto intestinale, che si realizzano proprio a seguito di
una risalita del parassita lungo il tratto genitale femminile. Volendo qui riassumere l’accurata disamina
di Tandan et al, il parassita può causare granulomi
a carico di vulva, vagina, utero, tube ed ovaie, con
possibili quadri clinici di occlusione tubarica, ooforite, ascesso tubo-ovarico. La fuoriuscita del parassita in peritoneo attraverso le tube può causare peritonite pelvica, granulomi del fegato, della milza o
del rene. In tutti questi casi si osserva l’eosinofilia
perché il parassita è penetrato nei tessuti. Perciò, mi
sembra di poter suggerire che l’infiltrazione granulomatosa della mucosa vaginale, non già la semplice
colonizzazione vaginale, possa spiegare compiutamente il quadro presentato dalla piccola paziente.
La conferma di questa ipotesi diagnostica avrebbe
richiesto indagini invasive, probabilmente inopportune data l’età della paziente.
Comunque, il ragionamento diagnostico avrebbe
dovuto essere diverso, proprio partendo dall’incongruenza dell’eosinofilia con l’ossiuriasi. L’errato
convincimento che l’ossiuriasi causi eosinofilia ha
impedito agli autori di cercare una spiegazione diversa, che riuscisse a coniugare due condizioni incompatibili. I pediatri in formazione, ai quali quella pagina del magazine era indirizzata, avrebbero
acquisito la conoscenza dell’ossiuriasi ectopica e
delle sue possibili complicanze, oltre che una lezio
ne di metodologia diagnostica.
Antonio Russo
Già professore associato di Pediatria e Direttore UOC
Pediatria e PS Pediatrico, Catania
non deve essere attribuita a ossiuriasi”, il Nelson
Textbook of Pediatrics, testo di riferimento per la
Pediatria nel mondo, anche nella sua ultima edizione è
più possibilista e riporta: “In molti casi (ma non in tutti,
ndr) non si osserva eosinofilia, perché l’invasione
tissutale non esiste”. Segnaliamo inoltre in un recente
articolo in cui viene dimostrato come sia possibile
osservare eosinofilia nel sangue dei pazienti affetti da
elmintiasi, compresa l’infezione da Enterobius
Vermicularis. Nel caso da noi osservato un’attenta
diagnosi differenziale dell’eosinofilia, l’assenza di tale
reperto in un emocromo eseguito alla bambina circa un
anno prima e la normalizzazione della conta degli
eosinofili dopo trattamento specifico per l’ossiuriasi
hanno indotto a ipotizzare un’associazione (seppur rara)
tra le due condizioni.
Valentina Ferraro
Massimo Bellettato
Si stimano intorno ai 4 milioni le persone colpite da influenza in Italia nell’inverno 2014-1015. “Come previsto”,
spiega Claudio Cricelli, presidente della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (SIMG),
“la clamorosa catena di equivoci ed errori che aveva attribuito al vaccino la responsabilità di alcuni decessi,
ha provocato malattie evitabili, complicanze anche gravi e sicuramente decessi evitabili. Il danno provocato
alla Sanità pubblica è incalcolabile”.
Fitoterapia
Vaccini e allarmismo, ecco le conseguenze
Tè verde: una bevanda
dalle molte proprietà salutari
Vitalia Murgia
Il tè è tra le bevande maggiormente consumate al mondo, secondo solo all’acqua, e
le sue proprietà medicinali sono state studiate ampiamente. La pianta del tè (Camellia sinensis) fa parte della famiglia delle Theaceae e dalle sue foglie si producono
tre diverse varietà di tè: il nero, l’oolong e
il verde. Diversamente dal nero e dall’oolong la preparazione del tè verde non causa l’ossidazione delle foglie, cosa che ne
preserva l’aspetto, l’aroma e il sapore e so-
prattutto mantiene inalterata la componente polifenolica.
L’epigallocatechingallato (EGCG) è il
principale polifenolo del tè verde e gli
vengono attribuite importanti attività
biologiche, tra cui quelle: antiossidante,
antitumorale, antinfiammatoria, antimicrobica e tonica. L’effetto antitumorale
sarebbe dovuto all’inibizione di fattori di
avvio e promozione della crescita tumorale, all’induzione dell’apoptosi e all’inibizione del tasso di replicazione cellulare, tutto ciò nell’insieme ritarderebbe la crescita e lo sviluppo dei tumori. In studi caso-controllo e di popolazione è
stata osservata un’associazione
inversa tra il consumo regolare
di tè verde (5-6 tazze la
settimana) e la frequenza di cancro
Pediatra, docente al Master
di II livello in Fitoterapia “Sapienza” Università di Roma
dell’endometrio. Tè verde e nero sembrerebbero avere azione protettiva anche nei
confronti del cancro dell’ovaio.
Il consumo regolare di tè verde avrebbe
anche un effetto positivo sull’osteoporosi,
ridurrebbe il rischio di malattia cardiovascolare e i livelli di lipidi ematici. Le raccomandazioni di non bere tè verde se si assume il bortezomib derivano esclusivamente
da risultati ottenuti in vitro, dove si usa un
sistema cellulare chiuso, una sostanza isolata (EGCG) in elevate quantità e in diretto
contatto con il farmaco. Probabilmente
non si è tenuto conto di quanto si verifica
realmente nell’organismo umano quando
l’EGCG viene assunto nel contesto della
matrice naturale del tè verde e per via orale. Studi sulla biodisponibilità dell’EGCG
in vivo permetterebbero, infatti, di escludere che il consumo di tè verde come bevanda possa determinare interazioni farmacologiche clinicamente rilevanti. 
Allarmi alimentari in calo
Nell’ambito del Sistema europeo di allerta rapido per
alimenti e mangimi (RASFF) complessivamente nel 2014
si sono avute 3097 notifiche contro le 3136 dell’anno precedente: lo rende noto il Ministero della Salute. Nel 2012
le notifiche trasmesse attraverso il RASFF sono state 3436
e nel 2011, 3721. Si evidenzia, quindi, una diminuzione
significativa rispetto ai precedenti anni. L’Italia è risultato essere il primo Paese membro per numero di segnalazioni inviate alla Commissione Europea, dimostrando, come negli anni passati, una intensa attività di controllo sul territorio nazionale, con un totale di 506 notifiche (pari al 16.3 %), mentre nel 2013 le notifiche trasmesse dall’Italia erano 534 (pari al 17%).
In particolare, sono pervenute:
^^137 segnalazioni da parte degli Assessorati alla Sanità, ASL e Comando Carabinieri per la tutela della Salute
^^369 segnalazioni da parte degli Uffici periferici del
Ministero della Salute (USMAF, UVAC e PIF).
Tra i contaminanti microbiologici, un elevato numero di
notifiche hanno riguardato il riscontro della Salmonella
(476 segnalazioni), seguita da Escherichia coli e Listeria
monocytogenes, con 122 e 98 notifiche rispettivamente.
I contaminanti chimici più frequentemente notificati
attraverso il RASFF sono i residui di fitofarmaci, seguiti
dalle micotossine e da metalli pesanti. Ancora numerose risultano le notifiche riguardanti la presenza di sostanze allergeniche non dichiarate in etichetta(78) con
andamento stazionario rispetto all’anno precedente. 
Consulta il rapporto RASFF completo:
http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_
2297_allegato.pdf
Pediatria numero 12 - dicembre 2014
29
Libri
Quanto hanno speso gli italiani nel 2014
per leggere?
Quasi 1,5 miliardi di euro: 51,7 milioni di euro è la stima del mercato 2014 degli ebook venduti, 1,2 miliardi
il mercato dei libri di carta secondo Nielsen nei canali trade (librerie, librerie online, grande distribuzione),
111 milioni di euro quanto pagato dagli italiani per gli e-reader.
“Non ci sono bambini,
solo persone”
L’ultimo viaggio
Un bellissimo libro illustrato
celebra la figura indimenticabile
di Janusz Korczak
5 agosto 1942. Sebbene conoscenti di “razza ariana” gli abbiano offerto ripetutamente di farlo uscire dal Ghetto di Varsavia, il
pediatra ebreo Janusz Korczak si è sempre
rifiutato di abbandonare i suoi bambini.
Oggi però i nazisti irrompono a casa sua,
dove si trova anche l’orfanotrofio che ha
fondato anni prima. I duecento bambini
suoi ospiti non gridano né piangono, ma si
stringono come tanti pulcini intorno al loro dottore affinché li protegga. E tutti insieme si avviano verso l’ignoto con andatura composta in fila per quattro. Il pediatra cammina davanti a tutti i bambini, quasi a volerli
vali,
con gli sti
tutto
il Gatto
e soprat
noscono
a, Aladino
rché
trofio co
forse pe
nerentol
ll’orfano
ferisce,
fiabe, Ce
mbini de
e lui pre
fare cose
a
to tante
ch
a
nta
sce
Tutti i ba
ell
co
rie
e
ci ha rac
che sia qu
veri.
piume ch
i. Credo
il dottore
siamo po
pello di
noi che
n gli stival
e dal cap
a
co
hi
gio
nc
tto
il Ga
vali bia
dar corag
dagli sti
ne, può
quel gatto per il suo padro
stesso
rie
na
ro
n voce lo
straordi
do in co
iamo a gra
ria, un gri
ra, chied
pidi,
di una sto
rni anco
ato
tta da stu
Alla fine
dimentic
diversi gio i. Lui non ci tra
r
sse
pe
ave
e
n
no
domani,
rifiuta ma
come se
Spesso l’in n Doktor non
capisce,
nde. Ci
e Pa
ma
nto
e
do
e
co
iar
rac
nostr
mang
ino.
prezza le
utata di
era bamb
o si è rifi
e non dis
Doktor
anche lui
bel giorn
tti, Pan
quando
brava, un
o nei pia
.
nulla di
pre
ire
cib
l
cap
de
sem
è
di
re
, che
o lascia
cercato
Halinka
sia vietat
zienza, ha
Quando
sebbene
, con pa
ntava
del pane
ogni volta
nna racco
le croste
e sua no
to. Come
ssargli ch
arrabbia
.
non si è
per confe
he
ito
eg
str
fin
ol dire
no le
ka ha
albero, vu
un
ne abita
E Halin
a
pa
o
giro.
di
ns
croste
preso in
“Se io pe
che nelle
chiesto:
non lo ha
Doktor
ino gli ha
n
Pa
mb
”,
ba
un
testa?
Quando
.
albero in
sofi
lo
co
filo
pic
eti e dei
che ho un
o dei po
mbini son
o
che i ba
ve stiam
Lui dice
che là do
lo Mietek
lontano.
ti.
co
tut
pic
n
al
no
sso così
are
Ma
tempo ste
ile spieg
al
fic
e
dif
vicino
to molto
è molto
Ieri è sta
a parte,
dall’altr
***
andando,
Ancora!
Ancora!
30
Pediatria numero 12 - dicembre 2014
Irène Cohen-Janca
Illustrazioni di Maurizio A. C. Quarello
Traduzione di Paolo Cesari
orecchio acerbo editore 2015
nascondere con il suo corpo magro e ricurvo. Il treno che li preleva li porterà al lager
di Treblinka, dove moriranno tutti.
Medico, scrittore, educatore, Janusz Korczak ha dedicato la vita intera ai più piccoli.
Per le strade di Varsavia, tra le mura del
Ghetto, nell’inferno del lager. E quindi fa
piacere che orecchio acerbo, uno degli
editori per ragazzi più sensibili e raffinati
del panorama italiano, dedichi a questa
figura di medico-martire un bellissimo
volume illustrato.
di Pan Doktor
della scomparsa
eriggio che la voce
o.
È stato nel pom
strade del ghett
circolare per le
ha cominciato a
sua assenza.
della
rti
acco
mo
risveglio ci erava
Ma noi già dal
dirigeva tutta sola
colletto bianco,
vestito nero col
Pani Stefa, solito
nuova casa.
insediamento nella
ani
le operazioni di
traslocato, e stam
del suo naso ha
verruca all’angolo
Anche la grossa
lei parlava.
tremare mentre
c’è,
non
non faceva che
lui
e quando
con Pan Doktor,
a
e l’orfanotrofio
ra severa, ma vegli
Pani Stefa dirig
e capelli scuri, semb
perduto.
tuisce. Viso largo
in molti abbiamo
è lei che lo sosti
e la madre che
si prende cura com
amo.
senti
su di noi, e di noi
la
che non
così dolcemente
. Arriva sempre
sull’acqua.
Vede e sente tutto
ra come una barca
, ma scivola legge
È grande e forte
e:
no domandandol
intor
o
avam
ronz
di le
Stamani noi gran
Doktor?”
tor? Dov’è Pan
“Dov’è Pan Dok
ta.
agita
o
molt
ia
un’ar
rispondeva e aveva
Pani Stefa non
A firmarlo la sceneggiatrice franco-tunisina Irène Cohen Janca e il disegnatore torinese Maurizio A. C. Quarello, che in carriera ha ricevuto i premi Mejor Editados e
Premios Visual in
Spagna, White Ravens in Germania,
Livres au trésor e
Prix des Incorruptibles in Francia, Prix
Versele in Belgio ed
ha esposto in mostre personali e
collettive in Italia,
Francia, Spagna,
Stati Uniti, Portogallo, Repubblica
Ceca, Slovacchia,
Iran, Giappone,
Cina e Corea. 
Tra infanzia e adolescenza,
passaggio delicato che richiede
attenzione e affetto.
La casa delle bambine
che non mangiano
Laura Dalla Ragione
978-88-490-0138-9
pagine 200
€ 16,00
Adolescenza
e violenza
Anna Maria Nicolò
978-88-490-0275-1
pagine 258
€ 22,00
w w w. p e n s i e r o . i t
L’adolescente
prende corpo
Paola Carbone
978-88-490-0321-5
pagine 302
€ 22,00
La relazione
adolescenti-adulti
Giovanna Montinari
Eugenia Pelanda
978-88-490-0423-6
pagine 334
€ 18,50
Psicodinamica
dell’alimentazione
nella prima infanzia
Silvia Cimino
978-88-490-0386-4
pagine 168
€ 14,00
Integratore
alimentare
STUDIATO IN GRANDE PER I PIÙ PICCOLI.
Bibliografia. 1. EnteroBaby Foglietto Illustrativo; 2. Guarino A et al. JPGN 2008;46:S81–S122;
3. Guarner F et al. J Clin Gastroenterol 2012;46:468-461.
*Gli unici 2 probiotici raccomandati in entrambe le linee guida ESPGHAN (European Society for Paediatric
Gastroenterology, Hepatology, and Nutrition/European Society for Paediatric Infectious Diseases) e WGO
(World Gastroenterology Organisation) 2,3
Scarica

Scarica Pediatria 12 (2014) in PDF