L’URCA INFORMA
Luglio 2010
BOLLETTINO D’INFORMAZIONE INTERNO DELL’URCA SENESE
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NOTIZIARIO
In questo numero, gran parte dello spazio disponibile sarà occupato prevalentemente per
informare i nostri associati delle varie fasi di lavoro svolte per l’approvazione del piano
faunistico 2010-2011, la realizzazione di un regolamento e di un disciplinare per la gestione
dei cervidi e Bovidi in regola con le altre normative vigenti e al passo con i tempi in grado di
far fronte alle nuove esigenze venute a crearsi con l’espansione e l’aumento delle popolazioni
di ungulati.
Dopo l’approvazione
delle modifiche alla
L.R. 3/94, trasformata
dalla L.R. 2/2010, sia
per la forma adottata
nelle varie discussioni
che per i contenuti
riportati, è considerata
una
buona
legge,
anche se con qualche
punto oscuro, che
pensiamo debba essere
rivisto al più presto,
perché procede in
senso contrario alle
strategie
fin
qui
espresse da tutte le
associazioni
e
dall’amministrazione
provinciale. Tutto sarà comunque più chiaro quando potremo analizzare almeno i contenuti di una
bozza in fase avanzata dei regolamenti attuativi regionali. Al momento ci sono solo proposte in fase
di discussione riguardanti singoli argomenti, come la regolamentazione degli accessi agli ATC, per
i fuori provincia e i fuori regione, nota dolente che prevede il rapporto tra cacciatore e ungulati da
abbattere di 2 a 1 e che se obbligati ad applicare renderebbe ingestibili gran parte dei distretti; la
mobilità e altre piccole cose che riguardano il calendario venatorio regionale, che dovranno essere
approvate entro il mese di luglio, per permettere alle singole province l’elaborazione dei propri
calendari venatori, in modo di arrivare alla prossima apertura senza troppi disagi gestionali. Tutti gli
altri regolamenti attuativi, riguardanti l’intera applicazione della nuova legge, probabilmente
saranno presi in considerazione nel prossimo autunno. Secondo gli esperti e gli addetti ai lavori, il
tutto dovrebbe arrivare all’approvazione prevista per la prossima primavera e essere operativi entro
il primo di agosto 2011. Quanto esposto, condiziona anche i piani faunistici delle singole province,
che per quanto riguarda la Provincia di Siena, farà slittare il rinnovo al 31 dicembre 2011, il tempo
necessario a rendere operativo il Piano Agricolo Regionale, di conseguenza slitteranno dopo tale
data anche i rinnovi degli ATC.
SITUAZIONE IN PROVINCIA DI SIENA
Dopo la criminalizzazione del cinghiale, subita negli anni precedenti, attualmente il problema sembra risolto,
o quanto meno non interessare più nessuno. Il tutto si è spostato su i cervidi e bovidi, con una tale violenza
da condizionare in modo sensibile anche le istituzioni che devono legiferare in materia. Il comportamento
aggressivo e provocatorio delle associazioni agricoltori, oltre a mettere in difficoltà l’assessorato agricoltura
della nostra provincia, hanno indotto l’URCA Senese a pensare che ciò vada oltre il legittimo tentativo di
difesa dei propri prodotti agricoli e fino ad oggi non hanno mostrato nessuna volontà di partecipare a una
qualsiasi forma di collaborazione nella gestione del territorio. Le forzature portate dalle associazioni agricole
avevano indotto l’amministrazione provinciale a presentare durante il tavolo di concertazione del 17 giugno,
una bozza di proposta del piano faunistico per i cervidi e bovidi, 2010-2011, che prevedeva la divisione del
territorio provinciale in zone vocate per il capriolo dove la densità massima sostenibile proposta era da 5 a 7
capi per kmq e comprendeva il territorio boscato e a scarso interesse agricolo; in zone mediamente vocate
con una densità prevista inferiore a 5 capi per kmq, compreso nelle zone miste tra bosco, are coltivate a prato
e frumento o comunque non di pregio e zone non vocate che riguardavano tutti quei territori sottoposti a
prodotti agricoli di pregio e maggiormente a rischio di essere danneggiati, come i vigneti di Montalcino, e
del Chianti, dove era prevista l’eradicazione, il tutto correlato da cartine dove erano riportate le varie zone,
quelle maggiormente a rischio, in base ai prodotti agricoli coltivati, alle richieste di rimborso e al tipo di
danno riportato. Il piano con le densità sopra elencate doveva essere realizzato nella prossima stagione
venatoria, con la precisa indicazione che se non erano raggiunti gli obbiettivi prefissati in almeno il 90% del
piano previsto per il capriolo e l’80% di quello del Daino, gli stessi cacciatori dovevano partecipare al
rimborso di una parte dei danni richiesti, di tasca propria; ciò significava portare in un anno il piano di
prelievo dagli attuali circa 6700 caprioli abbattuti agli oltre 13000 previsti. In parole povere significava
triplicare il piano di prelievo per quei distretti con la densità più alta e con la conformazione del territorio ad
alto rischio, senza nessuna possibilità di raggiungere simili obbiettivi. Gli stessi agricoltori, con una
specifica richiesta, pretendevano
di essere risarciti anche di quei
danni subiti a causa della loro
mancata collaborazione, dove
negano gli accessi ai cacciatori sul
proprio territorio, che non
accettano le opere di prevenzione
e non mantengono funzionanti
quelle installate. Tutto doveva
essere approvato entro una decina
di giorni perché il piano doveva
essere sottoposto all’approvazione
della Regione Toscana entro il 30
giugno, in caso di ritardo erano in
discussione l’erogazione spettante
dei
contributi
regionali
provenienti dalle tasse pagate dai
cacciatori. Nello stesso tavolo di
concertazione,
insieme
al
materiale cartaceo sopra riportato ci venivano consegnati alcune copie sempre in forma cartacea di una
bozza del Disciplinare Provinciale per la gestione dei cervidi e bovidi, appena buttato giù e che non avevano
avuto il tempo di inviarci una copia in forma digitale per essere esaminata preventivamente. Però la stessa
amministrazione provinciale si riproponeva di inviarlo a tutti i partecipanti al tavolo di concertazione nei
giorni successivi e si rendeva disponibile a ricevere eventuali proposte di modifica prima del prossimo
incontro, previsto per martedì 29 giugno. Nella stessa riunione, di fronte a simili richieste, sono state
espresse forme di protesta molto forti da parte di alcuni rappresentanti, con critiche al limite della
tollerabilità, che mettevano in discussione anche la buona fede e il lavoro svolto dall’Amministrazione
Provinciale.
L’URCA Senese, si dissocia da qualsiasi forma di protesta non conforme alle regole della buona educazione
e del rispetto del prossimo, anche quando sono ritenute sbagliate, se in buona fede. Consideriamo le critiche
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sempre positive, se espresse nei termini corretti e con lo specifico obbiettivo di un miglioramento,
specialmente se accompagnate da altrettante controproposte che possono essere ritenute condivisibili.
Nei giorni successivi, c’è stata una vera e propria mobilitazione dei cacciatori di selezione, si sono
intensificati gli incontri con, gli ATC, le associazioni venatorie e L’URCA, con il preciso intento di arrivare
ad un unico documento condiviso.
La svolta decisiva è venuta oltre che dalle innumerevoli proteste arrivate all’Amministrazione Provinciale,
dal Convegno Nazionale del 23 giugno presso l’Hotel Garden a Siena, organizzato dall’Arci Caccia.
Tema della discussione:
“La caccia di Selezione per Gestire i Cervidi”
opportunità, caratteristiche e prospettive dell’unica forma di gestione venatoria sostenibile.
Relatori: I più apprezzati Tecnici faunistici, Amministratori Regionali e Provinciali, Studiosi e Scienziati di
fama internazionale, l’ISPRA, l’ENCI, l’URCA, l’Accademia di S: Uberto, il CPCSO, e l’UNCZA, oltre ai
rappresentanti delle più importanti Associazioni Venatorie, Agricole e Ambientaliste. Il coro è stato
unanime; escluso il rappresentante di un’Associazione Agricoltori regionale, che ha mantenuto la stessa linea
di quella adottata in provincia di Siena, da tutti gli altri sono arrivate le considerazioni più interessanti. Sono
stati presentati studi, esperienze di altre province e regioni d’Italia, proposte soluzioni possibili, ma che tutte
andavano nella direzione opposta a quella proposta in Provincia di Siena.
Nel Tavolo di concertazione fra tutte le Associazioni interessate e l’Amministrazione Provinciale del 29
giugno, grazie al lavoro svolto dai rappresentanti dei cacciatori di
selezione, ma soprattutto da quello dei comitati di gestione degli ATC, che
sono riusciti a presentare le proposte di un piano faunistico con numeri
realizzabili e condiviso da tutti, comprese le associazioni agricole; che
purtroppo, anche se avevano perso gran parte della loro aggressività,
conservavano ancora le loro ben conosciute provocazioni.
Le densità sostenibili nelle aree vocate per il Capriolo passano dai sette
previsti nella prima bozza di proposta a 10 capi per kmq attuali; nelle aree
mediamente vocate, passano da inferiore a cinque, a otto capi per kmq,
mentre per le aree non vocate, è stata chiesta la cancellazione della dicitura
“eradicazione” a favore di un attento controllo, da effettuarsi solo nel caso
di danni accertati e non effettuabili durante la nascita e l’accrescimento dei
piccoli, oltre alla richiesta della cancellazione di quel 90% di realizzazione dei piani di prelievo per il
capriolo e l’80% per quello del daino, a favore di un aumento del numero dei capi prelevabili. Resta inteso
che aumentando il piano di prelievo, diminuisce la percentuale di attuazione, ma aumenterà in numero
complessivo dei caprioli abbattuti. Un attento controllo nelle aree non vocate, dovrà essere praticato anche
per il Daino ed il Cervo, anche se per quest’ultimo le aree interessate sono circoscritte a piccole zone
individuate.
I tre ATC, hanno presentato la proposta del nuovo piano di prelievo che prevede comunque un aumento dei
caprioli da abbattere rispetto alle stime iniziali ricavate dai censimenti, che però sono state considerate
realizzabili dagli stessi presidenti.
Nel Documento finale, diffuso dall’Ufficio Risorse Faunistiche del 6 luglio, si presume sia quello definitivo
e approvato, i parametri degli obbiettivi da raggiungere, sopra descritti sono stati ritoccati verso il basso e
sono così riportati:
Zone vocate per il capriolo da 7 a 9 capi per kmq, mentre per quelle mediamente vocate si passa a 5-7 capi
per kmq, mentre per il Daino e il Cervo, sono specificate solo le zone vocate e non vocate, gli obbiettivi da
mantenere nelle zone vocate sono di 2 capi per kmq, mentre in quelle non vocate dovrà essere effettuato un
attento controllo a protezione delle produzioni agricole. Il ritocco sopra descritto è stato necessario per
rendere proporzionale la proposta di capi da prelevare con la densità media provinciale riscontrata attraverso
i censimenti.
Il Tavolo di concertazione è passato poi alla discussione del calendario venatorio provinciale, nel quale non
dovrebbero esserci novità di rilievo, ma solo adeguamenti alle opportunità offerte dalla nuova legge
regionale. La novità più importante per i cacciatori di selezione è quella che non dovranno più segnare il
tesserino regionale, dal primo agosto alla terza domenica di settembre e dal primo di febbraio al 15 marzo,
ma sarà fornito di un tesserino provinciale, probabilmente attraverso la modifica del libretto delle uscite,
adattato a tale scopo. Per quanto riguarda invece il Disciplinare provinciale per la gestione dei Cervidi e
Bovidi, ci sono già delle bozze di proposta in fase avanzata di discussione, dove l’obbiettivo rimane quello di
un documento comune e condiviso, almeno tra gli ATC, l’URCA, il CPCSO, il Coordinamento dei
Conduttori dei cani da traccia e le Associazioni Venatorie più importanti, per avere maggiori possibilità di
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essere recepito nel prossimo tavolo di concertazione che non dovrebbe andare oltre il 20 luglio, altrimenti
non ci saranno più i tempi tecnici necessari per
renderlo operativo prima della prossima apertura
della caccia di selezione prevista per il primo
agosto. Nel tavolo di consultazione tecnica del 9
luglio tra l’Amministrazione Provinciale, i tecnici
faunistici degli ATC e il CPCSO provinciale, è
emersa la volontà della stessa amministrazione di
instaurare una forma di collaborazione con i
gestori del territorio, discutere le problematiche e
proporre le possibili soluzioni anche in base alle
esperienze del passato, gli studi dei progetti
finalizzati, oltre alla banca dati accumulata in vent’anni di gestione. Il tutto dovrebbe contribuire a mettere in
atto in modo graduale tutti i cambiamenti necessari per una riforma della gestione al passo con i tempi, ma
soprattutto in grado di far fronte alle nuove esigenze createsi con l’aumento delle popolazioni di ungulati e
allo stesso tempo difendere la bio diversità.
In considerazione di quanto esposto, non siamo in grado di sapere cosa succederà. Forse, quando leggerete
queste pagine le cose saranno più chiare, comunque non possiamo che sperare in bene, in quanto abbiamo
constatato la buona volontà e l’impegno di tutti, con il fine di raggiungere i risultati migliori. Non era mai
stata concessa tanta disponibilità alla concertazione e tanta volontà di risolvere i problemi con la
collaborazione di tutti gli interessati. Quello che ne uscirà, potrà anche non essere condiviso da tutti, ci potrà
anche essere rimproverato che avremmo potuto fare di più e meglio, forse anche in modo diverso, ma non
potremo mai essere accusati di non aver dato a tutti la possibilità di esprimersi e di contribuire al
miglioramento della gestione futura.
Possiamo anche affermare che la coppia appartenente al gentil sesso di recente instauratasi alla direzione
dell’assessorato agricoltura e alle risorse faunistiche ci fa intravedere l’inizio di quelle inversioni di rotta da
tempo auspicate.
A questo punto non ci resta che procedere agli ultimi preparativi, come la taratura delle carabine, la
riparazione degli appostamenti, praticare gli ultimi avvistamenti necessari per calcolare l’incremento utile
annuo, che io vi pregherei di non effettuare il primo agosto durante la giornata di caccia, in quanto i dati
raccolti non risulterebbero veritieri, contribuiranno solo ad alimentare le già note polemiche che ci accusano
apertamente di inventarci i censimenti, che almeno per quanto riguarda me, suonano come un offesa.
In bocca al lupo.
Loriano Masini
CHE TIPO DÌ CACCIATORE SEI?
La caccia di selezione nella nostra provincia data una ventennale di esperienza; questo fa si che essa sia
cambiata ed evoluta con il trascorrere
del tempo. I cambiamenti ci sono
stati anche nei selecontrollori.
Sono stati cambiamenti in meglio?
Forse non tutti; siamo cambiati e ci
siamo un po’ trasformati, qui di
seguito proverò a fare un ritratto
delle qualifiche più tipiche che si
sono accollati i selecontrollori.
Ovviamente vuole essere un gioco
scherzoso, ma sono convinto che
all’interno delle seguenti categorie, ci
riconosciamo in parte un po’ tutti.
IL CECCHINO
E’ il selecontrollore che trova la sua
massima
espressione
nei
tiri
lunghissimi, che poi diventano
ancora più lunghi al bar, e crescono
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ancora di più nelle armerie. Questo è un selecontrollore che non bada a spese nell’attrezzatura; ottiche
spaventose, calibri che fanno solo paura a sentirli nominare, binocoli e lunghi da far invidia a un astronomo.
Per lui l’animale perde ogni naturalezza per trasformarsi in un puro e semplice bersaglio, non conta nulla se
a distanze di 400 o 500 mt non si riesce a distinguere bene nemmeno a cosa si tira, men che meno conta se
non riusciamo a vedere la reazione al colpo del selvatico, tanto ce ne sono tanti! che importa poi se
riusciamo a mettere una fascetta solo dopo otto o nove padelle? L’etica per il killer esiste solo
nell’esaltazione della distanza, il tempo libero è impiegato per lo più nel caricare le cartucce e nel provare le
rose al poligono, la caccia passa nettamente in secondo piano, tanto che alcuni poi, non trovano tempo per le
uscite, e non vanno a caccia che pochissime volte.
IL MILITARE
Questo tipo di selecontrollore vive in simbiosi con la mimetica; la indossa sempre e in ogni momento. La
sola variazione che si concede è nel tipo di mimetismo, oggi ce ne sono tanti e veramente fantasiosi, dal
bosco ceduo al deserto Afghano, e loro ne fanno veramente uno sfoggio notevole. Ne sono rivestiti, dal
cappello alla biancheria intima, c’è chi si è fatto confezionare dei completi in doppio petto da portare a
matrimoni o feste varie. Spessissimo la tuta mimetica è completata da coltellacci neri antiriflesso appesi al
polpaccio, e il cromatismo è rifinito da colori verdastri dipinti sulla faccia e sotto gli occhi, questo per non
farsi notare dal nemico, che in questo caso diventa l’ignaro capriolo. Per la maggior parte sono uomini
scartati al servizio di leva, e che vivono la loro guerra personale tutti i giorni dell’anno.
IL SELVAGGIO
Questo signore per il solo motivo di aver
pagato le varie tasse a uso venatorio, si sente
padrone del mondo intero. E come un
irascibile padrone tratta tutti gli altri e tutte le
cose di altrui proprietà. Passerà con il fuori
strada per seminati, sparerà in luoghi dove per
sicurezza a cose o ad altri non si dovrebbe
sparare, si ciberà di tutti i frutti che cadranno
alla sua portata: uva, pesche, fragole ecc. ecc.
Non solo, ma disponendo di tutta la natura
come cosa propria, non si curerà dell’aspetto
morale o etico che un uccisione può essere per
altri, quindi trascinerà il capriolo ucciso e
sanguinante fin nei centri abitati, e risponderà
in modo minaccioso a chi solo oserà guardarlo.
IL CICCIAIO
Questo tipo di selecontrollore, si sta formando negli ultimi tempi, in pratica da quando i piani di
abbattimento sono cresciuti e lievitati enormemente. Questo curioso tipo, è un enorme accumulatore di
carne, non ne è mai sazio; si gestisce con naturalezza un numero inimmaginabile di capi. Certamente sarà
quello che chiacchierando, dichiarerà di andare a caccia per il contatto con la natura, per rilassarsi dal logorio
della vita moderna. Ma si batterà con ferocia sino all’ultima fascetta di riassegnazione, facendo sparire non
si sa quanti quintali di carne; facendo sparire dicevo, perché alla domanda se vende delle parti di cacciato,
risponderà di no con forza. In parallelo, nessuno vicino a lui riceverà mai delle parti in regalo, allora?
Mangia tutto?
LO ZOOLOGO
E’ senza dubbio la figura più curiosa. E’ quello che conosce ogni aspetto della natura, il comportamento
animale per lui non ha nessun tipo di segreto. Conosce tutti gli animali della sua zona per nome e cognome,
anzi, qualche capriolo va a chiedere consigli sul da farsi a lui in prima persona. Al controllo dei capi
abbattuti, riconosce tutte le teste, snocciolando, per ognuna, classe di età, provenienza, luogo di villeggiatura
e numero telefonico. La sua massima espressione consiste nell’introdurre un dito all’interno della bocca
dell’animale appena abbattuto e, sfregandolo contro la dentatura, con aria assorta reciterà:
“ Tre, quattro anni, con un problema dentario al secondo premolare”.
IL BRACCONIERE
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La caccia di selezione ha formato un nuovo tipo di bracconiere, che si è aggiunto a tutte le altre forme che
già esistevano. Tutti conosciamo chi spara a selvaggina non cacciabile, in periodi non consentiti, all’interno
di tabelle o di notte. Ma la nuova forma di bracconaggio introdotta dalla caccia di selezione, plasma un
bracconiere del tutto particolare: colui che non mette le fascette. Questa figura, anni fa, si giustificava con il
fatto di avere a disposizione una sola, o magari due, fascette per tutto l’anno venatorio, adesso che ne ha a
disposizione molte non prova nemmeno a giustificarsi. Questa forma di ossessione, lo spinge a fare delle
cose allucinanti per poter trasportare il capo ucciso senza fascetta. Utilizza dei metodi strani e difficili, per
appendere la fascetta all’orecchio sinistro, senza chiuderla, ma che a prima vista, sembri perfettamente
fissata. Vive il trasporto con apprensione e paura, magari avendo nello zaino tre o quattro fascette da
apporre; tutta questa energia sprecata, è di gran lunga superiore a quella che occorrerebbe, per preparare la
testa da consegnare al controllo annuale, allora non si capisce veramente perché lo fa. Qualcuno muove delle
fiacche motivazioni di protesta, verso il sistema o verso la gestione, che fanno veramente sorridere. La cosa
curiosa è che, a fine anno, dovendo giocoforza consegnare qualcosa al proprio capogruppo, ed avendo in
congelatore numerose teste per la bisogna, rigorosamente senza marca auricolare, si affannano l’ultimo
giorno utile, a compilare la scheda di abbattimento, libretto delle uscite ecc. ecc. Dimenticandosi qualche
volta, della cosa che non sono proprio abituati a fare, mettere la fascetta. E così, nel mio distretto, già un
paio di volte, sono state presentate all’annuale controllo, teste di capriolo senza marca auricolare.
Alessandro Semplici.
Perché iscriversi all’URCA
Non per le magliette, i cappellini e le spillette varie che non vi
regaleremo e comunque paghereste voi con l’innalzamento del
costo della tessera. Potrei subito concludere qui questa mia
riflessione dicendo che il costo della tessera di URCA Siena è di
euro 15,00, e solo con l’iscrizione al Poligono “La Folce” di
Magione, con cui abbiamo stipulato una conveniente
convenzione, recuperereste in toto tale costo. Ma Urca Siena è
ben altro e forse anche di più.
L’anno di Urca Siena, contrariamente a quello di altri sodalizi
anche nazionali, è molto lungo e ricco di impegni. Impegni che ci
hanno visto in prima fila in molte questioni, di cui molte risolte
grazie a noi, e altre ancora aperte. Ma di questo parlerà
ampiamente il Presidente nella sua relazione.
Chiediamo il vostro appoggio e consenso perché la voce dell’esperienza dei cacciatori di selezioni senesi
conti di più e venga ascoltata dai nostri amministratori.
Perché vent’anni di caccia di selezione in provincia di Siena deve portare ad un maggiore rispetto di chi si è
dedicato con sacrificio personale al raggiungimento di questo mirabile traguardo.
Perché queste persone possano vedere i loro sacrifici tradursi in un traghettamento del patrimonio faunistico
e di questa meravigliosa forma di caccia anche alle generazioni future.
Perché i nostri delegati e dirigenti possano, come è successo fino ad oggi, essere sempre presenti in tutte le
riunioni ed occasioni in cui si parla di gestione degli ungulati e liberamente esprimere il proprio parere.
Perché siamo riusciti, con la nostra serietà e competenza a sederci, con pari diritti, al tavolo di concertazione
istituito dalla Provincia.
Perché abbiamo creato un URCA leggera, non verticistica, dove tutti possono dire la sua, dove i nostri
dirigenti parlano per nome e per conto degli iscritti e solo dopo averli consultati.
Perché spesso preferiamo non apparire sul palcoscenico, ma stare dietro le quinte, comunque indirizzando le
discussioni verso gli obbiettivi che ci siamo prefissati.
Perché pensiamo che la provincia di Siena non sia una grande riserva di caccia a pagamento ( solo con euro
50,00 si possono portare via anche 10 caprioli) ma un territorio immensamente ricco di biodiversità, in cui il
cacciatore è l’attore principale e contribuisce attivamente alla gestione.
Perché pensiamo che, chi esercita la caccia di selezione in provincia di Siena, non possa esercitare tale forma
di caccia in altri parti d’Italia, perché non avrebbe materialmente il tempo necessario per adempiere a tutte le
incombenze gestionali che questa comporta.
Perché pensiamo che la provincia di Siena non è la Romania o l’Ungheria.
Perché pensiamo che in terra di Siena a decidere siano prima di tutto i senesi, intendo per questi ultimi chi
attivamente contribuisce alla gestione e non solo un mero dato anagrafico.
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Perché pensiamo che l’Urca non è il passpartout per accedere a privilegi e nessuno è al disopra della legge,
neanche chi la deve applicare.
Perché abbiamo chiesto e continueremo a chiedere che i
cacciatori devono partecipare sempre più attivamente alla
gestione della caccia di selezione, perseguendo il modello
aretino, dove è l’URCA che gestisce e i risultati parlano da soli.
Perché per questo e per voler dire le cose apertamente ed in
faccia, ci siamo creati molti nemici, e quanto prima ce la faranno
pagare cara.
Perché hanno provato a dividerci e ancora ci stanno provando,
insinuando la menzogna e facendo leva sul lato egoistico e
utilitaristico dei più deboli di noi.
Perché l’URCA Siena è libera e se costretta a scegliere preferisce
sempre stare con gli ultimi.
Maurizio Topini
L’associazione di plastica riciclata.
Incubi notturni di un Selescacciatore
Racconto di un sogno comico scherzoso, senza pretese di essere preso sul serio,
anche se qualcuno potrebbe crederci.
Questa notte ho fatto un sogno meraviglioso. Ho sognato che volevo fare anch’io il Presidente di
un’associazione di cacciatori, tutta mia. È vero, ce ne sono già tante, ma questa, sarebbe solo mia, così non
dovrei rendere conto a nessuno e potrei fare quello che mi pare.
Prima di tutto la cassa, la terrei solo io e la gestione dovrebbe essere il meno trasparente possibile. Poi farei
in modo che questa associazione sia rappresentata in tutto il territorio nazionale. Sennò che presidente sarei.
Chiamerei al telefono alcuni miei amici e le persone che mi devono dei favori, gli altri li corromperò solo
con la promessa di un favore, e gli chiederò di fare nelle loro regioni e nelle provincie, una struttura di questa
mia associazione, gli iscritti dovranno essere meno possibile. Altrimenti non saranno gestibili, e poi, quando
crescono le strutture territoriali, cominciano a chiedere sempre di più e diventano incontrollabili. Meglio
pochi, magari senza senso autocritico e spirito d’iniziativa.
Naturalmente questi presidenti
provinciali e regionali dovranno
organizzarmi le giornate di caccia
quando gli sarà chiesto, saranno
responsabili se l’organizzazione non
sarà impeccabile e avranno solo la
funzione di essere dei tramiti nei loro
territori per le mie esigenze e per le
esigenze dei miei amici.
Per la rappresentanza sarà sufficiente
che mi presentino, agli Assessori e ai
Presidenti di ATC e quando sarò
invitato ai vari convegni, accetterò di
essere presentato solo a persone
importanti, che contano, e che in
futuro potrebbero sempre essermi
utili.
Vorrei cacciare il capriolo in provincia di Siena, il cervo in provincia di Pistoia, ad Arezzo no, perché sono
stronzi, il muflone all’Isola d’Elba e le capre selvatiche a Capraia, meglio se di martedì e di venerdì, perché
negli altri giorni possono cacciare anche tutti gli altri, dovrà essere sufficiente alzare il telefono, chiamare il
presidente di quella provincia e segnalare il nome del mio amico in zona di caccia perché si organizzino e si
mettano a mia completa disposizione, vorrei abbattere tutti gli animali presenti senza vincoli ne regole da
rispettare, per il recupero degli animali abbattuti, feriti e per il trattamento delle spoglie ci sono le sudditanze.
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Vorrei vantarmi su Facebook con gli amici e farli morire d’invidia per le mie imprese, anche a costo di
correre il rischio che qualcuno mi consigli di cambiare sport.
Dovranno sollevarmi dagli inutili oneri della gestione ( corsi, censimenti, abilitazioni, prestazioni d’opera
ecc…). Se qualche struttura territoriale si mette in testa di voler gestire la caccia la farò fuori
istantaneamente.
Non c’è peggior cosa che far gestire i cacciatori. Acquistano troppo presto quel senso di giustezza e
sviluppano subito uno spiccato spirito d’iniziativa, che è dannosissimo per la gestione totalitaria
dell’associazione.
L’assemblea nazionale sarà solo un larvato momento di espressione democratica della volontà dei delegati,
non avrà nessun potere decisionale e sarà composta solo da quegli elementi che non hanno sviluppato le
capacità critiche. Naturalmente non sarà tollerata nessuna opposizione interna.
Lo statuto dovrà essere violato sistematicamente, in modo che nessuno sarà mai tentato di crederci e tanto
meno a rispettarlo, le leggi sono fatte per essere violate, è nella natura stessa dell’uomo.
Se qualcuno degli iscritti pensa di essere dalla parte della ragione perché nel subconscio gli è rimasto
qualche senso di giustizia, sarà immediatamente isolato, stroncato espulso e additato come essere indegno.
Le regole potranno sempre essere modificate secondo i bisogni e i capricci del momento.
Rimane la disciplina, metterò a guardia di eventuali teste calde un censore, alla prima forma di dissenso, sarà
apostrofato di sacrilegio e di violazione dei principi ispiratori del manifesto, sarà denunciato per vilipendio,
querelato e perché no, anche arrestato e tutti coloro che non la pensano come me dovranno essere mandati in
esilio.
Qualsiasi possibile riferimento a fatti, eventi o persone è da intendersi puramente casuale.
Convenzione tra
Urca Siena e
Poligoni La Folce
Ho il piacere di
comunicarvi
che
URCA
Siena
ha
stipulato
una
convenzione con i
“Poligoni La Folce”,
Località Petraia, 70,
Colpiccione
–
Passignano
sul
Trasimeno (PG) che ha lo scopo di agevolare i soci di URCA Senese per la taratura delle carabine e
per tutti coloro che sono appassionati di tiro. Per informazioni potete contattare i seguenti numeri di
telefono: 075840262; Antonio 347 6951232; Sergio 349 7189223; Vittorio 347 6873212;
E mail, [email protected]
La convenzione 2010 prevede: L’iscrizione annuale ha un costo ordinario di € 60,00,
per i soci URCA Siena € 45,00.
Iscrizione giornaliera con piazzola; costo ordinario € 25,00; per i soci URCA Siena € 20,00.
Piazzola carabina mezza giornata; costo ordinario € 10,50; per i soci URCA Siena € 8,50.
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