4 novembre: Mai più la guerra! (Paolo VI) 2° incontro MIR di Preghiera per la Pace Palermo Lunedì 4 novembre 2013 ore 21,00 Chiesa di Santa Lucia Piazza della Pace Movimento Internazionale della Riconciliazione Palermo www.riconciliazione.wordpress.com [email protected] 091.877786 -­‐ 3200623668 BEATO FRANCESCO JÄGERSTÄTTER, PADRE DI FAMIGLIA E MARTIRE Nato nel 1907 a St. Radegund in Austria, ha rifiutato ogni collaborazione con il regime che ha preso il potere in Austria nell' no 1938. Dopo essere stato varie volte chiamato al servizio militare, egli ha posto un fermo rifiuto a causa della sua coscienza e del comandamento divino di amare Dio e il prossimo, perché diceva "si deve obbedire a Dio più che agli uomini". A causa della distruzione della disciplina militare egli fu decapitato il 9 agosto 1943 a Brandeburgo an der Havel e fu trovato degno di partecipare alle sofferenze di Cristo. a
Dall’Ufficio delle Letture SECONDA LETTURA Dagli scritti dal carcere del Beato Francesco Jägerstätter, Padre di famiglia e martire (luglio/agosto 1943). Scriverò solo qualche parola, cosi come essa mi esce dal cuore. Scrivo on le mani legate, ma meglio cosi che se fosse incatenata la volontà. Talvolta Dio ei mostra apertamente la sua forza, che egli dona agli uomini che lo amano e non preferiscono la terra al cielo. Né il carcere ne le catene e neppure la morte possono separare un uomo dall'amore di Dio e rubargli la sua libera volontà. La potenza di Dio e invincibile. Siate ubbidienti e sottomettetevi alle autorità: queste parole vi arrivano oggi da ogni parte, anche da persone che non credono quasi per nulla in Dio e alle Sacre Scritture. Se ei si dedicasse con la stessa assiduità on cui si è tentato di salvarmi dalla morte terrena a mettere in guardia ciascun uomo contro il peccato mortale, e perciò contro la morte eterna, ei sarebbe davvero già il paradiso in terra. sempre chi tenta di opprimerti la coscienza ricordandoti la sposa e i figli. Forse le azioni che si compiono diventano giuste solo perché si è sposati e si hanno figli? 0 forse l'azione e migliore o peggiore solo perché la compiono anche altre migliaia di cattolici? Forse anche fumare e diventato una virtù perché lo fanno migliaia di cattolici? Si può allora anche mentire perché abbiamo moglie e figli e per di più giustificarsi attraverso un giuramento? Cristo stesso non ha forse detto: "Chi ama la moglie, la madre e figli più di me non degno di me"? Per quale motivo preghiamo Dio e i sette doni dello Spirito santo, se dobbiamo comunque prestare in ogni caso cieca obbedienza? A che pro Dio ha fornito agli uomini un intelletto e una libera volontà se non ei e neppure concesso, come alcuni dicono, di giudicare se questa guerra che la Germania sta conducendo sia giusta o ingiusta? A cosa serve allora saper distinguere tra bene e male? Io credo che si possa anche prestare cieca obbedienza, ma solo se cosi facendo non si danneggia nessuno. Se al giorno d'oggi gli uomini fossero un po' più sinceri ei dovrebbe essere, credo, anche qualche cattolico ehe dice: "Si, mi rendo conto che quello che stiamo compiendo non e bene, tuttavia non mi sento ancora pronto a morire". Se Dio non mi avesse dato la grazia e la forza di morire, se necessario, per difendere la mia fede, forse farei semplicemente ciò che fa la maggior parte della gente. Dio può infatti concedere la propria grazia a ciascuno come egli vuole. Se altri avessero ricevuto le molte grazie che ho ricevuto io, forse avrebbero fatto cose molto migliori di me. Nessun occhio ha mai visto, nessun orecchio ha mai udito e nessun cuore d'uomo ha mai conosciuto ciò che Dio ha preparato per coloro che lo amano. RESPONSORIO cfr. Rom 8,35.37-­‐39 R Chi ci separerà dall'amore di Cristo? Sarà forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la nudità, il pericolo, la spada? * Ma, in tutte queste cose, noi siamo più che vincitori, in virtù di colui che ci ha amati. R Infatti sono persuaso che ne morte, ne vita, ne angeli, ne principati, ne cose presenti, ne cose future, ne potenze, ne altezza, ne profondità, ne alcun' altra creatura potranno separarci dall' amore di Dio che e in Cristo Gesù, nostro Signore. * Ma, in tutte queste cose, noi siamo più che vincitori, in virtù di colui che ci ha amati. Josef Mayr-­‐Nusser Due uomini a confronto Otto Adolf Eichmann doveva rispondere dinanzi al tribunale di Gerusalemme di quindici imputazioni, avendo commesso, “in concorso con altri”, crimini contro il popolo ebraico, crimini contro l’umanità e crimini di guerra sotto il regime nazista. Richiesto su ciascun punto se si considerasse colpevole, Eichmann rispose: “Non colpevole nel senso dell’atto d’accusa”. In qual senso, allora si riteneva colpevole? “Con la liquidazione degli ebrei io non h mai avuto a che fare; io non ho mai ucciso né un ebreo, né un non ebreo, insomma non ho mai ucciso un essere umano; né ho mai dato l’ordine di uccidere un ebreo o un non ebreo: proprio, non l’ho mai fatto”. E più tardi, precisando meglio questa affermazione, disse: “E’ andata così... non l’ho mai dovuto fare”. Per questo non si stancò mai di ripetere che poteva essere accusato soltanto di aver “aiutato e favorito” lo sterminio degli ebrei, sterminio che effettivamente, riconobbe a Gerusalemme, era stato “uno dei più grandi crimini della storia dell’umanità”. Forse egli si sarebbe riconosciuto colpevole se fosse stato accusato di concorso in omicidio? Può darsi di sì, ma sicuramente avrebbe sollevato importanti obiezioni. Le sue azoni erano criminose soltanto guardando retrospettivamente, e lui era sempre stato un cittadino ligio alla legge, poiché gli ordini di Hitler, quegli ordini che certo egli aveva fatto del suo meglio per eseguire, possedevano “forza di legge”. Lui non era uno di quelli che sostenevano di essere stati “contrari” quando invece erano sempre stati zelantissimi nell’obbedire; ma i tempi cambiano e lui era approdato ora ad idee diverse. Ciò che aveva fatto, lo aveva fatto e non lo rinnegava; anzi proponeva: “Impiccatemi pubblicamente come monito per tutti gli antisemiti di questa terra”. Ma questo non significava che si pentisse: “Il pentimento è roba da bambini”. (tratto da H.Arendt, La Banalità del Male, Feltrinelli) Josef Mayr-­‐Nusser Il 4 ottobre del 1944, in una stanza di un manicomio dismesso a Konitz, nella Prussia orientale, un gruppetto di giovani reclute, arruolate nelle SS naziste, stava per essere “educato”, all’obbedienza cieca e totale al Führer. Un sottufficiale ripeteva il testo da scandire con forza durante il giuramento: “Giuro a Te, Adolf Hitler, Führer e cancelliere del Reich, fedeltà e coraggio. Prometto solennemente a Te ed ai superiori designati da te l’obbedienza fino alla morte; che Dio mi assista”. Improvvisamente il silenzio della stanza venne rotto da una voce chiara e ferma: “Signor maresciallo maggiore, io non posso giurare a questo Führer!”. Inevitabile si diffuse fra le reclute un sentimento di inquietudine. La morte faceva il suo ingresso nella stanza ... Konitz, ottobre 1944 Giurare è un verbo insopportabile. Giurare a chi? E a che cosa? Per quali motivi? Giurare a un uomo, a un dittatore, a un Fuhrer? Quanti giuramenti si sono consumati nel caotico incedere degli eserciti! Giurare in nome di Dio. Giurare per abbandonare se stessi; sacrificarsi per alimentare il fuoco della persecuzione verso altri uomini, altre donne, altri esseri. Giurare per costrizione. Giurare per odiare, per conquistare, per sottomettere, per incendiare e impolverare la storia e la creazione. Giurare per insanguinare la terra con il sangue dei figli di quell'unico Dio che si è rivelato nell'amore di Cristo. Giurare per rinnegare la propria coscienza con i valori e i princìpi depositati e custoditi con coraggio e pazienza. Giurare e piegarsi a un culto demoniaco, il culto dei capi, innalzati a idoli di una religione sterminatrice. Giurare come insegnano i nazisti: “Giuro a Te, Adolf Hitler, Fuhrer e cancelliere del Reich, fedeltà e coraggio. Prometto solennemente a Tè e ai superiori designati da Te l'obbedienza fino alla morte, che Dio mi assista”. “Che Dio mi assista... ?”. Ma può un cristiano pronunciare simili parole? Può egli mettere Dio al servizio del potere, della guerra, della furia distruttiva, della violenza fine a se stessa? Dio, che è al di sopra di ogni legge, di ogni nome, di ogni spazio e di ogni luogo, come può farsi paladino di un dominatore senza scrupoli? Chi mai può manipolare ciò che di più sacro e intangibile appartiene alla fede? “Che Dio mi assista... ?”. “No, maresciallo maggiore, io non giuro a questo Fùhrer!”. [...] Le giovani reclute si guardano negli occhi terrorizzate. Josef non batte ciglio, tenta addirittura di spiegare la sua decisione e ribadisce il suo rifiuto: “Signor maresciallo maggiore io non posso giurare ad Adolf Hitler in nome di Dio perché sono un credente cristiano, un cattolico, un uomo di fede...”. Il gendarme nazista non si scompone ed invita Josef a mettere per iscritto i motivi del suo rifiuto. Alle sei di sera Josef viene arrestato e rinchiuso in una piccola cella nei bassifondi del manicomio. Quel giovane che aveva sfidato il potere più terribile di questo secolo si chiamava Josef Mayr-­‐Nusser. Era un altoatesino. [... ] impiegato in una ditta commerciale, dirigente dei giovani dell’Azione Cattolica in lingua tedesca di Bolzano e presidente di una conferenza della San Vincenzo. Morirà ucciso dalla fame il 25 febbraio 1945 sul treno che lo stava conducendo al lager di Dachau. (materiale liberamente tratto da F. Comina, Non giuro a Hitler, San Paolo) • Ti sei mai comportato come Eichmann? E come Josef Mayr-­‐Nusser? Con quali motivazioni e conseguenze nei due diversi casi? Lorenzo Milani L'obbedienza non è più una virtù … Scorriamo insieme la storia. Volta volta ci direte da che parte era la Patria, da che parte bisognava sparare, quando occorreva obbedire e quando occorreva obiettare. 1860. Un esercito di napoletani, imbottiti dell'idea di Patria, tentò di buttare a mare un pugno di briganti che assaliva la sua Patria. Fra quei briganti c'erano diversi ufficiali napoletani disertori della loro Patria. Per l'appunto furono i briganti a vincere. Ora ognuno di loro ha in qualche piazza d'Italia un monumento come eroe della Patria. A 100 anni di distanza la storia si ripete: l'Europa è alle porte. La Costituzione è pronta a riceverla: "L'Italia consente alle limitazioni di sovranità necessarie...". I nostri figli rideranno del vostro concetto di Patria, così come tutti ridiamo della Patria Borbonica. I nostri nipoti rideranno dell'Europa. Le divise dei soldati e dei cappellani militari le vedranno solo nei musei. La guerra seguente 1866 fu un'altra aggressione. Anzi c'era stato un accordo con il popolo più attaccabrighe e guerrafondaio del mondo per aggredire l'Austria insieme. Furono aggressioni certo le guerre (1867-­‐1870) contro i Romani i quali non amavano molto la loro secolare Patria, tant'è vero che non la difesero. Ma non amavano molto neanche la loro nuova Patria che li stava aggredendo, tant'è vero che non insorsero per facilitarle la vittoria. Il Gregorovius spiega nel suo diario: "L'insurrezione annunciata per oggi, è stata rinviata a causa della pioggia". Nel 1898 il Re "Buono" onorò della Gran Croce Militare il generale Bava Beccaris per i suoi meriti in una guerra che è bene ricordare. L'avversario era una folla di mendicanti che aspettavano la minestra davanti a un convento a Milano. Il Generale li prese a colpi di cannone e di mortaio solo perché i ricchi (allora come oggi) esigevano il privilegio di non pagare tasse. Volevano sostituire la tassa sulla polenta con qualcosa di peggio per i poveri e di meglio per loro. Ebbero quel che volevano. I morti furono 80, i feriti innumerevoli. Fra i soldati non ci fu né un ferito né un obiettore. Finito il servizio militare tornarono a casa a mangiar polenta. Poca perché era rincarata. Eppure gli ufficiali seguitarono a farli gridare "Savoia" anche quando li portarono a aggredire due volte (1896 e 1935) un popolo pacifico e lontano che certo non minacciava i confini della nostra Patria. Era l'unico popolo nero che non fosse ancora appestato dalla peste del colonialismo europeo. Quando si battono bianchi e neri siete coi bianchi? Non vi basta di imporci la Patria Italia? Volete imporci anche la Patria Razza Bianca? Siete di quei preti che leggono la Nazione? Stateci attenti perché quel giornale considera la vita d'un bianco più che quella di 100 neri. Avete visto come ha messo in risalto l'uccisione di 60 bianchi nel Congo, dimenticando di descrivere la contemporanea immane strage di neri e di cercarne i mandanti qui in Europa? Idem per la guerra di Libia. Poi siamo al '14. L'Italia aggredì l'Austria con cui questa volta era alleata. Battisti era un Patriota o un disertore? È un piccolo particolare che va chiarito se volete parlare di Patria. Avete detto ai vostri ragazzi che quella guerra si poteva evitare? Che Giolitti aveva la certezza di poter ottenere gratis quello che poi fu ottenuto con 600.000 morti? Che la stragrande maggioranza della Camera era con lui (450 su 508)? Era dunque la Patria che chiamava alle armi? E se anche chiamava, non chiamava forse a una "inutile strage"? (l'espressione non è d'un vile obiettore di coscienza ma d'un Papa canonizzato). Era nel '22 che bisognava difendere la Patria aggredita. Ma l'esercito non la difese. Stette a aspettare gli ordini che non vennero. Se i suoi preti l'avessero educato a guidarsi con la Coscienza invece che con l'Obbedienza "cieca, pronta, assoluta" quanti mali sarebbero stati evitati alla Patria e al mondo (50.000.000 di morti). Così la Patria andò in mano a un pugno di criminali che violò ogni legge umana e divina e riempiendosi la bocca della parola Patria, condusse la Patria allo sfacelo. In quei tragici anni quei sacerdoti che non avevano in mente e sulla bocca che la parola sacra "Patria", quelli che di quella parola non avevano mai voluto approfondire il significato, quelli che parlavano come parlate voi, fecero un male immenso proprio alla Patria (e, sia detto incidentalmente, disonorarono anche la Chiesa). Nel '36 50.000 soldati italiani si trovarono imbarcati verso una nuova infame aggressione: Avevano avuto la cartolina di precetto per andar "volontari" a aggredire l'infelice popolo spagnolo. Erano corsi in aiuto d'un generale traditore della sua Patria, ribelle al suo legittimo governo e al popolo suo sovrano. Coll'aiuto italiano e al prezzo d'un milione e mezzo di morti riuscì a ottenere quello che volevano i ricchi: blocco dei salari e non dei prezzi, abolizione dello sciopero, del sindacato, dei partiti, d'ogni libertà civile e religiosa. Ancor oggi, in sfida al resto del mondo, quel generale ribelle imprigiona, tortura, uccide (anzi garrota) chiunque sia reo d'aver difeso allora la Patria o di tentare di salvarla oggi. Senza l'obbedienza dei "volontari" italiani tutto questo non sarebbe successo. Se in quei tristi giorni non ci fossero stati degli italiani anche dall'altra parte, non potremmo alzar gli occhi davanti a uno spagnolo. Per l'appunto questi ultimi erano italiani ribelli e esuli dalla loro Patria. Gente che aveva obiettato. Avete detto ai vostri soldati cosa devono fare se gli capita un generale tipo Franco? Gli avete detto che agli ufficiali disobbedienti al popolo loro sovrano non si deve obbedire? Poi dal '39 in là fu una frana: i soldati italiani aggredirono una dopo l'altra altre sei Patrie che non avevano certo attentato alla loro (Albania, Francia, Grecia, Egitto, Jugoslavia, Russia). Era una guerra che aveva per l'Italia due fronti. L'uno contro il sistema democratico. L'altro contro il sistema socialista. Erano e sono per ora i due sistemi politici più nobili che l'umanità si sia data. L'uno rappresenta il più alto tentativo dell'umanità di dare, anche su questa terra, libertà e dignità umana ai poveri. L'altro il più alto tentativo dell'umanità di dare, anche su questa terra, giustizia e eguaglianza ai poveri. Non vi affannate a rispondere accusando l'uno o l'altro sistema dei loro vistosi difetti e errori. Sappiamo che son cose umane. Dite piuttosto cosa c'era di qua dal fronte. Senza dubbio il peggior sistema politico che oppressori senza scrupoli abbiano mai potuto escogitare. Negazione d'ogni valore morale, di ogni libertà se non per i ricchi e per i malvagi. Negazione d'ogni giustizia e d'ogni religione. Propaganda dell'odio e sterminio d'innocenti. Fra gli altri lo sterminio degli ebrei (la Patria del Signore dispersa nel mondo e sofferente). Che c'entrava la Patria con tutto questo? e che significato possono più avere le Patrie in guerra da che l'ultima guerra è stata un confronto di ideologie e non di patrie? Conclusione: …Auspichiamo che abbia termine finalmente ogni discriminazione e ogni divisione di Patria di fronte ai soldati di tutti i fronti e di tutte le divise che morendo si son sacrificati per i sacri ideali di Giustizia, Libertà, Verità. Rispettiamo la sofferenza e la morte, ma davanti ai giovani che ci guardano non facciamo pericolose confusioni fra il bene e il male, fra la verità e l'errore, fra la morte di un aggressore e quella della sua vittima. Se volete diciamo: preghiamo per quegli infelici che, avvelenati senza loro colpa da una propaganda d'odio, si son sacrificati per il solo malinteso ideale di Patria calpestando senza avvedersene ogni altro nobile ideale umano. Lorenzo Milani sac. Don Primo Mazzolari Prepara la pace A parte che la guerra è sempre criminale in sé e per sé (poiché affida alla forza la soluzione di un problema di diritto); a parte che essa è sempre mostruosamente sproporzionata (per il sacrificio che richiede, contro i risultati che ottiene, se pur li ottiene); a parte che essa è sempre una trappola per la povera gente (che paga col sangue e ne ricava i danni e le beffe); a parte che essa è sempre antiumana e anticristiana (perché si rivela una trappola bestiale e ferisce direttamente lo spirito del Cristianesimo); a parte che essa è sempre inutile strage (perché una soluzione di forza non è giusta; e sempre comunque apre la porta agli abusi e crea nuovi scontri): qual è la guerra giusta e quella ingiusta? Può bastare l'affidarsi alla cronaca pura, alle semplici date, per stabilire chi attacca per primo, chi offende e chi si difende? […] Grandi e belle realtà la patria, il popolo, la libertà, la giustizia... Ma esse van servite con la pace: ché la guerra ammazza la patria, la quale, se non è un nome vano, è fatta di cittadini, di case; immiserisce il popolo; fa servi di dittatori o stranieri; e con la miseria eccita furto rapacità e sfruttamento, per cui l'ingiustizia aumenta. Chi ama veramente la patria le assicura la pace, cioè la vita: come chi ama suo figlio gli assicura salute. La pace è la salute di un popolo […]. Noi crediamo però che se qualcuno, comandato a battersi, avesse coscienza chiara e sicura di trasgredire il comandamento di Dio, egli non incorrerebbe nella riprovazione della Chiesa, poiché il rifiuto del cristiano alla guerra, più che una rivolta all'ordine temporale, sarebbe una fedeltà all'ordine eterno. Quando l'ordine temporale non obbedisce all'ordine eterno "è meglio obbedire a Dio che agli uomini". Perché c'è anche il mito del dovere che può schiacciare l'uomo, ed è ben doloroso che proprio noi cristiani, difensori nati della persona umana, ce ne facciamo i divulgatori. Il bene è lo spazio vitale del dovere. Dove comincia l'errore o l'iniquità, cessa la santità del dovere, la sua obbligatorietà, e incomincia un altro dovere: il dovere di disobbedire all'uomo per rimanere fedeli a Dio […]. Non è giunto ormai il momento, per la teologia, di individuare, di smascherare, di colpire tutte quelle forme mentali, quelle tacite acquiescenze, quelle attività criminose che preparano da lontano ma sicuramente le guerre? Non è giunta l'ora di denunciare energicamente tutte quelle storture blasfeme che tentano di trascinare Dio nei labirinti dell'agguato umano? E perché tanta economia di insegnamenti sopra il delitto di Caino moltiplicato all'infinito, quando tutto lo spirito e la lettera del Cristianesimo è pace, carità, primato dello spirito sulla materia, e soprattutto quando il Vangelo ha lanciato per primo il più realistico, attuale, evidente, dei moniti: "Chi di spada ferisce, di spada perisce"? […] E allora i casi sono due. Se si condanna la guerra senza eccezioni, si può logicamente rinunciare al riarmo, ma se ne si ammette, sia pure in pochi casi, la doverosità morale di fronte a una guerra dichiarata e creduta giusta, non ha senso predicare e praticare il disarmo. Non si fanno le guerre per perderle. Per noi preparare la guerra, riarmarsi vuoi dire allestire condizioni per la guerra. Le armi si fabbricano per spararle (a un certo momento, diceva Napoleone, i fucili sparano da sé); l'arte della guerra si insegna per uccidere. Se vuoi la pace, prepara la pace; se vuoi la guerra, prepara la guerra. E, dunque, tutto fatalmente logico […]. Se siamo un mondo senza pace, la colpa non è di questi e di quelli, ma di tutti. Se dopo venti secoli di Vangelo siamo un mondo senza pace, i cristiani devono avere la loro parte di colpa. Tutti abbiamo peccato e veniamo ogni giorno peccando contro la pace. Se qualcuno osa tirarsi fuori dalla comune colpevolezza e farla cadere soltanto sugli avversari, egli pecca maggiormente, poiché, invelenendo gli animi, fa blocco e barriera col suo fariseismo. Se la colpa di un mondo senza pace è di tutti, e dei cristiani in modo particolare, l'opera della pace non può essere che un'opera comune, nella quale i cristiani devono avere un compito precipuo, come precipua è la loro responsabilità. Ogni sforzo verso la pace ha una sua validità: chiunque vi si provi dev'essere guardato con fiducia e benevolenza. Il politico può far delle cernite, porre delle pregiudiziali: il cristiano mai. Il cristiano non può rifiutare che il male, per comporre cattolicamente ogni cosa buona […]. La pace è un bene universale, indivisibile: dono e guadagno degli uomini di buona volontà. La pace non s'impone ("non ve la do come la dà il mondo"); la pace si offre ("lascio a voi la pace"). Essa è il primo frutto di quel comandamento sempre nuovo, che la germina e la custodisce: "Vi do un nuovo comandamento: amatevi l'un l'altro". Nella verità del nuovo comandamento, commisurato sull'esempio di Cristo ("come io ho amato voi"), "tu non uccidere" non sopporta restrizioni o accomodamenti giuridici di nessun genere. Cadono quindi le distinzioni tra guerre giuste e ingiuste, difensive e preventive, reazionarie e rivoluzionarie. Ogni guerra è fratricidio, oltraggio a Dio e all'uomo. O si condannano tutte le guerre, anche quelle difensive e rivoluzionarie, o si accettano tutte. Basta un'eccezione, per lasciar passare tutti i crimini. Don Primo Mazzolari, “Tu non uccidere” [1955], Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo 2002 Incontri MIR di preghiera per la Pace
Presso la Parrocchia Santa Lucia
a Piazza della Pace
Palermo
Ore 21
Ricorderemo insieme le seguenti giornate: 2 Ottobre
4 Novembre
10 dicembre
30 Gennaio
Giornata internazionale della Nonviolenza Fine della 1° guerra mondiale Giornata dei diritti umani Mohandas Gandhi 21 Febbraio
24 Marzo
4 Aprile
20 Maggio
Nonviolenza in Colombia e in America Latina Oscar Romero M.L. King jr. Celestino V Nella conduzione degli incontri di preghiera si alterneranno sacerdoti e laici
di diversa confessione cristiana.
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libretto 4 novembre 2013 - Riconciliazione