Giornata della memoria
Sala Consiliare Comune di Guidizzolo
sabato 23 marzo 2013
In ricordo di Bruno Rodella
caduto nella strage delle Cave Ardeatine
“Perchè il ricordo non si spenga mai”
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Con il patrocinio
Comune di Guidizzolo
Associazione Nazionale fra Mutilati ed Invalidi
di Guerra e Fondazione - Sezione di Mantova
Centro Culturale San Lorenzo Guidizzolo
Pro Loco Guidizzolo
Corpo Bandistico Guidizzolo
Gruppo Alpini Guidizzolo
Gruppo Micologico Naturalistico “Colli Morenici”
e
Sergio Desiderati
Graziano De Giuli
Comitato d’onore:
Pietro Gialdini
Caterina Moccia
f
Giovanni Morselli
Graziano Pelizzaro
Grazia Rodella
Claudio Saccani
La presente pubblicazione, curata da Andrea Dal Prato,
è stata resa possibile grazie alla disponibilità dei fratelli Graziano e Germano De Giuli.
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L’editore ringrazia quanti hanno agevolato con piena disponibiltà il suo compito fornendo utili indicazioni, suggerimenti ed il
prezioso materiale storico, in particolare: Dott.ssa Grazia Rodella, Mario Rodella, Prof. Franco Mondadori, Graziano Pelizzaro,
Cav. Gianfranco Ruffoni, Giuseppe Valbusa, Gianni Bignotti, Danilo Toniato
Saluto dell’Amministrazione Comunale
Sono passati ormai molti anni dal lontano 1944
quando la barbarie umana ebbe il sopravvento su
335 vite umane.
Tra queste il nostro giovane concittadino Bruno
Rodella. Un feroce episodio come molti altri in
quegli anni quello delle Fosse Ardeatine a Roma;
l’ennesimo sotterraneo della storia. Verrebbe da
chiedersi, a settant’anni di distanza, se valga ancora la pena ricordare; se sia necessario fermarci
davanti ad una targa restaurata. Quella targa, non
dobbiamo scordarlo, è il segno di una vita umana, una vita spezzata nel suo fiorire in nome della protervia e dell’insensatezza di uomini senza
ideali. Bruno Rodella era un nostro concittadino,
a Roma per studio. Qui conobbe e sperimentò ancora di più l’arroganza alla quale si oppose, e per
questo pagò con la vita. Momenti come questo,
promosso dalla sezione mantovana dell’Associazione Nazionale fra Mutilati ed Invalidi di Guerra,
acquista un significato fortissimo per noi e per le
future generazioni. É importantissimo infatti che
rammentiamo sempre come la nostra tranquilla
quotidianità sia stata resa possibile dal sacrificio
di molti giovani, di uomini e donne che hanno dato
la vita perché vocaboli per noi oggi ‘naturali’ come
libertà potessero trovare senso e fondamento in
un momento storico nel quale la parola libertà era
bandita dai dizionari.
Da qui l’importanza quindi di rendere presenti i
forti ideali espressi da uomini come Bruno Rodella per testimoniare sempre come i fondamenti
dalla nostra vita civile rifuggono ogni forma di sopraffazione e di violenza.
La conoscenza della storia del nostro territorio
crea un legame fra noi e le generazioni passate,
consentendoci di trarre forza dalle esperienze di
chi ci ha preceduto. In III Media, la prof.ssa Fontanesi invitò la mia classe a studiare il Risorgimento
attraverso i segni, le lapidi ed i cimeli ben visibili
nelle nostre campagne.
É così che emergono nomi, famiglie, affetti che
ancora oggi si percepiscono, esaltati dall’ardore
di giovani ragazzi che decisero di vivere da protagonisti il loro tempo, come fece Bruno Rodella,
ancora oggi ricordato dalla lapide che orna un’antica casa di Guidizzolo, tappa importante della cerimonia di commemorazione che ogni 25 aprile si
snoda nei luoghi che ricordano alcuni nostri conterranei.
Probabilmente per i nostri figli i nomi dei caduti di
questo periodo sono sconosciuti.
Oggi, la tragedia delle Fosse Ardeatine sembra
molto lontana e forse proprio per questo mi sono
subito entusiasmato quando il sig. Claudio Saccani Vive Presidente dell’ANMIG di Mantova mi ha
detto che passando da Guidizzolo è sempre stato
attirato dalla lapide che ricorda la fine tragica e
prematura dell’unico mantovano che ha perso la
vita in quell’eccidio. Trovando la pronta disponibilità dei sigg.ri De Giuli, attuali proprietari della casa
natale di Bruno Rodella, che si fregia della lapide,
si è pensato al recupero della lapide stessa, grazie
alla collaborazione di altri amici guidizzolesi e con
il Patrocinio della ANMIG. Questa pubblicazione
vuole essere un ricordo perché questa meritevole
iniziativa non passi inosservata.
Il Sindaco Sergio Desiderati
Il Vice Sindaco Pietro Gialdini
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Bruno Rodella all’età di 23 anni
La famiglia ricorda
Sono Grazia, con Mario e Bruna figli di Piero Rodella, fratello di Bruno.
Sin da piccoli vedevamo esposta nella sua cornice
d’argento la foto dello zio Bruno e sentivamo raccontare l’eroica storia e il tragico destino dello zio
così giovane, bello e coraggioso. Diventò nostro
orgoglio e ideale.
Da adolescente, percorrendo e studiando gli eventi della storia recente, mi chiedevo se l’ardore che
sentivo per i valori della libertà e giustizia, se l’avversione per il sopruso e la sopraffazione facevano parte del DNA “Bruno Rodella”, il cui esempio
mi dava una forte spinta emotiva.
Mia madre, in particolare, ci narrava, ci mostrava
i documenti e il materiale di cui via via entrava in
possesso attraverso la nonna Gemma. Sono stata
la prima volta con la nonna alle Fosse Ardeatine,
questo luogo cupo e triste che sa di follia omicida
e spregio della vita ma dove poi prevale nell’animo la “pietas” e la nobiltà del sacrificio. Credo che
lungo il cammino della vita siano cresciuti dentro
di noi e si siano consolidati valori come la libertà,
la democrazia, la solidarietà sociale, l’insofferenza per ogni dittatura. Valori che spero di aver trasmesso, come i miei fratelli, ai miei figli.
Posso dire, anche a nome loro:“Grazie zio Bruno,
per l’eredità che ci hai lasciato”.
Grazie di cuore a chi oggi ha voluto renderti memoria ed onore.
Questa è la realtà legata alla cattura.
Lo zio stava camminando per Roma quando venne
fermato per accertamenti dalla Gestapo.
Aveva la carta d’identità ufficiale che lo dava residente con la madre ed una falsa risalente ad un
indirizzo dove conservava materiale sovversivo e
antifascista.
Il problema che dovette affrontare in pochi secondi
fu relativo a quale delle due consegnare in quanto
presso la sua abitazione ufficiale era nascosto un
ricercato dalla Gestapo: ovvio che lo avrebbe fatto
catturare e lui come correo.
Decise allora di dare la carta identità falsa ben
consapevole che lo avrebbe messo nelle condizioni
di accusa di cospirazione e, quindi di arresto. Cosa
che avvenne dopo la perquisizione che lo portò ad
essere internato in Via Tasso dove venne torturato
per 15 giorni ma dove tenne la bocca chusa.
La prima volta che potè vedere sua madre, con la
faccia tumefatta, le disse essere l’effetto di una
lite con compagni di cella.
È tutto.
Mario Rodella
Grazia Rodella
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Bruno Rodella all’età di 13 anni è stato tra i vincitori del concorso indetto dall’AMICO DEI PICCOLI
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Introduzione
L’Associazione Nazionale fra Mutilati ed Invalidi di Guerra ha come scopo statutario da quasi
cent’anni il compito di ricordare il comune sacrificio dei soci fondatori, l’orgoglio del dovere compiuto, l’esempio di amore e dedizione alla Patria,
monito operante per l’eliminazione delle guerre e
di auspicio per le pacifiche relazioni tra i popoli
che provano sentimenti di fratellanza.
L’Associazione ha creato nel Congresso storico del
maggio 2000 la sua Fondazione, alla quale possono aderire tutti i figli, nipoti e pronipoti. Essa vuole
onorare i Mutilati ed Invalidi e mantener vivo il ricordo del sacrificio dei loro padri e del loro contributo per una società civile, promuovendo convegni
e sviluppando iniziative per sostenere uno stato
democratico, libero e costituzionale.
Per questo siamo orgogliosi di presentare oggi
questo testo alla cittadinanza e specialmente ai
giovani, per far capire che il loro essere di cittadino libero e tutelato è dovuto grazie ai nostri predecessori che hanno lottato per ciò che abbiamo,
subendo menomazioni che hanno sopportato tutta
la vita o perdendo addirittura la vita.
I loro valori non devono essere dimenticati ma
conservati, copiati e tramandati al prossimo, con
forza, coraggio e convinzione.
Prof.ssa Caterina Moccia
Vice Presidente Nazionale ANMIG
La sezione di Mantova vuole aderire anche
quest’anno alle iniziative de La giornata della Memoria con il recupero della lapide muraria del ten.
Bruno Rodella di Guidizzolo, unico mantovano trucidato il 24 marzo del 1944 nell’eccidio delle Fosse
Ardeatine.
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La casa natale di Bruno Rodella
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Testimonianze sulla figura di Bruno Rodella
IL Centro Culturale San Lorenzo su “la Notizia” n. 57 pag. 24 ha ricordato, nel 2005, la
figura del giovane Bruno Rodella, guidizzolese vittima della guerra.
Il 31 agosto 1944 fu riconosciuta, fra i massacrati
delle Fosse Ardeatine, la salma di Bruno Rodella.
Bruno, nato a Guidizzolo il 17 ottobre 1917, da Mario e Bignotti Gemma, frequentò gli studi superiori a Roma dove la famiglia era trasferita per lavoro nel 1933. A Roma aveva quasi ultimati gli studi
universitari (era laureando in giurisprudenza) e
pure a Roma si trovò l’8 settembre 1943, ufficiale di una Compagnia di bersaglieri della Divisione
“Piave”. Quando la “Piave” fu distrutta e i suoi uomini catturati, egli riuscì, con un abile e rischioso
tranello, a salvare una decina di colleghi, rifugiati
in una scuola di piazza Orati. Si travestì da bidello
e ingannò i molti tedeschi che con le armi avrebbero voluto impedire la fuga degli ufficiali italiani.
Da allora entrò nell’attività partigiana con la banda “Piave”, organizzata dal Partito d’Azione nella zona Nomentano-S.Lorenzo. Si impegnò nella
raccolta e trasporto di materiale militare, di armi,
nella distribuzione di materiale propagandistico,
stampa clandestina, manifesti murali, manifestini
nei tranvai, teatri e cinematografi. Alla sua precisione si deve, tra l’altro, il fatto che nella zona pochissimi furono gli arresti. Egli stesso, che si celava sotto lo pseudonimo di Romano Corradi, deve
il suo arresto il 1° gennaio 1944, nel quartiere Appio, a un caso sfortunato: una retata germanica.
Perquisito, gli rinvennero indosso alcuni documenti rilevanti, tra i quali una lista di spie germaniche e una somma di denaro, risparmi che la
mamma gli aveva affidato quella mattina. Le SS
subito accorsero al suo domicilio in via delle Pro-
vincie trovarono copie dell’ “Italia libera” e alcuni
appunti operativi di “capo-zona”. Non molto, ma
tanto bastò perchè Bruno, detenuto prima in via
Tasso, poi a “Regina Coeli”, il 22 marzo venisse
giudicato dal Tribunale di guerra germanico e
condannato a 15 anni di reclusione per il reato “di
propaganda e attività ostili ai tedeschi”. La condanna era terribile, ma gli Alleati anglo-americani
erano alle porte di Roma. “Quindici anni, un mese
o un secolo, diceva egli alla madre che potè vederlo dopo il processo, sono la stessa cosa, si tratta
di pazientare ancora un poco. Sta’ di buon animo,
preoccupati piuttosto dei miei compagni”.
Purtroppo l’attesa fu breve, fin troppo. Il giorno
23 i partigiani lanciarono alcune bombe contro
un reparto di poliziotti tedeschi che transitava
in via Rasella provocando la morte di 32 uomini.
I tedeschi con uno spirito di giustizia vendicativa
applicarono la legge della decimazione. Ben 335
detenuti, del tutto estranei al fatto perchè già in
prigione o come ebrei o come antifascisti, furono
prelevati il 24 e portati nelle cave della via Ardeatina e uccisi a colpi di rivoltella nella nuca. Tra
essi Bruno, vittima del triste sorteggio.
Due volte, con i miei alunni, visitai il luogo dell’eccidio. Quando andate a Roma portate un fiore al
mausoleo delle Ardeatine. Un libro in metallo vi
indicherà la fila e il numero del sarcofago dove è
sepolto Bruno Rodella.
Prof. Franco Mondadori
Carta d’identità “falsa” con la foto di Bruno Rodella e il nome di Corradi Romano, da lui utilizzato per aiutare gli amici in
clandestinità.
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I genitori di Bruno: la mamma Gemma Bignotti e il papà Mario Rodella
Bruno Rodella (il sesto da sinistra, fila in alto) in una classica foto di classe
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Testo da: L’ITALA LIBERA Organo del Partito d’Azione
Anno II n. 102 - Roma Sabato 9 settembre 1944, pag. 2
I nostri Caduti alle Fosse Ardeatine
...Brandelli di vestiti, mucchi di ossa e di capelli,
salme irriconoscibili allineate in interminabili file
lungo le grotte dove si consumò l’empia carneficina.
E in fondo all’antro, intrise di terra, altre spoglie
non ancora riesumate una affiorante in ginocchio,
con le mani scheletrite incrociate dall’infame
legaccio.
E quanti noti volti popolano l’orribile antro: quanti
erano con me, con noi superstiti, in assidua dimestichezza!
...C’è una madre con noi, una madre che invano
ricerca un tratto di umana fisionomia nel figlio
dissepolto: Rodella Bruno, bel giovane, aitante,
cugino di Ugo Baglivo, accomunato nello stesso
tragico destino. Vuole sollevare un lembo del lenzuolo, perchè la sua disperazione sia più cupa,
per riempirsi di orrore, per associarsi agli ultimi
tremendi momenti del figlio...
Dopo il vostro arresto, nei tragici mesi di febbraio e marzo, gli scampati si contarono e giurarono
di rimanere fedeli alla vostra consegna, cari indimenticabili compagni. Il più vecchio di età ma non
di spirito, che vi conosceva ad uno ad uno raccomandava prudenza, ma, anche lui, braccato come
noialtri dalla polizia, continuò ad agire, a mantenere i contatti, a sopportare gli sfoghi e le nostre
impazienze. Nella casa ospitale dove ci riunimmo,
non c’eravate voi, che non avremmo più veduto, se
non nei sacri resti dell’ecatombe. Ma sin da allora
noi vi considerammo presenti nelle nostre file, ora
più che mai vivi e operanti, per spronarci nella lotta, e renerci migliori nella vita.
Franco Bugliari
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Testo da: L’ITALA LIBERA Organo del Partito d’Azione
Anno II n. 148 - Roma Giovedì 2 novembre 1944, pag. 2
I nostri martiri: Bruno Rodella
Il 31 agosto 1944 é stata riconosciuta, fra i massacri, delle Fosse Ardeatine, la salma Bruno Rodella.
Altri meglio di me e con maggior efficacia potrà onorare e consegnare il suo martirio e il suo
esempio alla memoria degli italiani: più di me potrebbe tuttavia con maggior effetto ricordare oggi
questo eroico compagno, che fu mio diretto collaboratore durante il periodo di attività clandestina
e al quale io ero legato da tanto intensi vincoli di
amicizia.
Lo conobbi nell’ormai lontano novembre 1943,
tramite il cugino suo, avvocato Baglivo.
Ricordo, come fosse ieri, la sua prima visita: giovanissimo, alto, bello, settentrionale. Egli mi dette subito l’impressione di essere buono leale e
generoso. L’uomo che più di ogni altro la nostra
Patria chiedeva per la sua redenzione. La stretta,
quotidiana collaborazione, che egli mi dedicò con
uno zelo impareggiabile, l’ansia di allargare la sua
già soda preparazione politica, il suo mordente, il
suo ardore giovanile, ma soprattutto l’impostazio-
Bruno Rodella Tenente della Brigata Folgore dei Bersaglieri
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ne liberale della sua mente, ci acumunarono ben
presto in una amicizia tenacissima.
Mantovano di famiglia, era nato a Guidizzolo il 17
ottobre I917 (i suoi genitori erano: Mario Rodella
e Gemma Bignotti), era divenuto romano per affezzione e a Roma aveva quasi ultimati gli studi
universitari (era laureando in giurisprudenza); a
Roma egli si trovò l’8 settembre 1943, ufficiale di
una compagnia di Bersaglieri motociclisti della
Divisione ”Piave”.
Allorché la “Piave” fu distrutta e i suoi uomini catturati, egli riuscì mediante un tranello rischioso,
a salvare una decina di suoi colleghi ufficiali, rifugiati in un edificio scolastico presso piazza Crati: si
travesti da.bidello dell’Istituto e giuocò, con la sua
consueta serenità, i molti “boches” che puntavano
disperatamente i fuggiaschi. Da allora egli divise
la sua laboriosa giornata fra l ‘attività partigiana,
che svolse particolarmente intensa in un primo
periodo in collegamento con la Banda “Piave” e
la lotta politica, da cui successivamente fu affatto
assorbito. Ma anche di questa egli scelse quella
parte maggiormente rischiosa e attivistica e preziosa in quel momento, che era la militare. Preso contatto col cugino avvocato Baglivo (col quale
doveva dividere la prigionia e la tragica, luminosa fine), sia la sua attività, che, successivamente,
continuava con moltiplicato ardore in quella zona
del Partito d’Azione (Nomentano, Italia, S. Lorenzo), che doveva annoverarlo tra i suoi caduti, al
fianco di Albertelli e di Giorgi.
A giornaliero contatto con chi scrive: - allora
“capo zona” del Partito di Azione - egli portò un
prezioso contributo organizzativo, specialmente
di carattere militare, ricerca, raccolta, trasporto di
materiale militare, di armi, di munizioni, di esplosivi, di informazioni - e distribuzione di materiale
propaganadistico e stampa clandestina, manifesti murali, manifestini nei tranvai, nei teatri e nei
cinematografi - e collegamento fra capi-settori e
il “capo zona” fra questo e il Centro militare del
Partito: tutto egli fece con scrupolo, con precisione e sopratutto con serietà. Nella “zona” in cui
egli lavorò non si ebbero vittime, scarsissimi furono gli arresti, egli stesso che si celava sotto lo
pseudomino di Romano Corradi deve il suo arresto, avvenuto nel quartiere Appio, a un caso sfortunato : una retata “germanica” Fu arrestato, il 1°
gennaio 1944: il giorno prima, insieme con me e
con un’altro suo amico, aveva tutto predisposto
per un “colpo” grosso: l’incendio delle schede di
censimento depositate nella scuola Alfredo Oriani
in piazza Indipendenza. Ma all’ultima ora ricevemmo dall’alto l’ordine di sospendere ogni cosa, fu
per noi tre un’altra delusione, ma sopratutto per
Bruno, che fremeva nell’attesa e aveva perduto
la notte nel ruminare i piani dell’azione, e l’indomani fu il suo arresto. Perquisìto, gli rinvennero
indosso alcuni documenti rilevanti, fra i quali una
lista di spie germaniche e una somma di denaro,
(risparmi che la mamma gli aveva affidati quella
mattina) il giorno stesso un intero plotone di “SS”
si precipitava a bordo di quattro automobili al suo
domicilio, in viale delle Provincie, ove si rinveniva
un pacco di copie dell’ Italia Libera, che nei giorni
successivi egli doveva distribuire agli aderenti, e
degli appunti concernenti il suo “capo zona’”, non
molto, in verità, quantunque quel numero dell’Italia Libera, contenesse articoli particolarmente
veementi contro i tedeschi.
Ma tanto bastò perché il Rodella, dopo due mesi
e venti giorni di reclusione, divisi fra via Tasso e
Regina Coeli, il 22 marzo venisse giudicato dal
Tribunale di guerra germanico. e condannato a
15 anni di reclusione sotto l’imputazione del “reato continuato di propaganda ostile ai tedeschi e
distribuzione di volantini e giornali clandestini”
con l’aggravante, di essere un aderente al Partito
d’Azione, con funzioni direttive nella propaganda
antitedesca.
Quindici anni: condanna terribile e ridicola a un
tempo! Gli Alleati erano alle porte di Roma già
profondamente dentro alla “fortezza Europa”, già
sulla soglia della débacle germanica; “quindici
anni, o un mese o un secolo diceva egli alla madre,
che riusciva a parlargli dopo il processo - sono
la stessa cosa: si tratta di pazientare ancora per
poco, stà di buon animo e preoccupati piuttosto
dei miei compagni , avverti sopratutto Ferdinando che stia in guardia: cercheranno nuovamente
di arrestarlo.
Povera mamma, povero, buon Bruno! Fu veramente breve, troppo più breve del previsto, l’ attesa ventiquattr’ore, un solo giorno - e il 24 mattina
le porte di “Regina Coeli” si aprivano per lui e per
tanti altri suoi compagni di fede e di martirio.
Mio buon Bruno, il tuo Sacrificio è quello forse altrettanto forse ancor più terribile della madre tua,
il sacrificio dei tuoi, dei nostri compagni, di tante
altre mamme e spose e figli non sarà stato vano
oltre ogni spirito di vendetta, oltre ogni oblio egoistico, oltre ogni faziosità di parte, essi troveranno
il supremo omaggio, il più degno frutto nella redenzione morale della Patria.
Ferdinando Lucchini
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Ricordi di un’amico
Abbiamo chiesto di raccontare al Professor Noris Tomasi alcuni momenti degli anni
‘30 vissuti con l’amico Bruno Rodella.
Come hai conosciuto Bruno?
Frequentavo la casa di Vincenzo Bignotti che era
mio padrino ed anche titolare della segheria con
la quale mio fratello Italo (falegname) aveva rapporti di lavoro. Bruno era un nipote di Vincenzo ed
erano molto affezionati, qui spesso ci si incontrava
e si condividevano momenti di gioco e lunghe passeggiate.
Parlaci dei giochi preferiti?
Ricordo il gioco del “Gneo” che consisteva nel
mettere sopra un grosso sasso uno più piccolo e a
turno, da una distanza di alcuni metri, con un altro
sasso si prendeva la mira e si cercava di buttarlo giù. Un attento arbitro controllava che le regole, distanza, centratura del sasso diretta e non di
rimbalzo, ecc. fossero rispettate.
Vi era poi lo “Sciancol”, si prendeva un bastoncino
affusolato sui due lati lo metteva su un piano e con
un altro bastone (spesso un pezzo di un manico
di scopa) si doveva colpirlo e fare che andasse a
cadere il più lontano possibile dal punto di battuta.
dovevano lucidare le catene del camino. Noi ragazzi ci preparavamo con una corda o fil di ferro
attorno alla vita e a questa “cintura” attaccavamo
la catena e via... piedi nudi e correre..., preferite
erano le strade in terra battuta e con po’ di sassi.
Il posto più “battuto” era la Predosa, una cava con
molti sassi e qui si lucidavano molto bene, quando
brillavano si andava alla “Sguassarina” da Ferrari dove un fosso con acqua limpida e corrente
ci permetteva di lavarle prima della consegna ai
proprietari e... ritare il premio. Più uno aveva fiato,
più catene lucidava e di conseguenza più mance si
raccimolavano.
Allora i divertimenti erano rari, però si stava volentieri insieme e con poco ci si divertiva.
Altro modo di stare assieme?
Noi ragazzi aspettavamo volentieri la settimana
Santa, perchè ci si poteva divertire e guadagnare qualche centesimo di mancia o a volte anche
premi in natura per esempio un uovo. Secondo
una vecchia tradizione, nella settimana Santa, si
La segheria Bignotti, demolita negli anni ‘80 per lasciar
posto alla costruzione del Condominio Virgilio
Un altro amico
Dino Gialdini, classe 1920, quasi suo coetaneo,
ricorda benissimo Bruno. Un ragazzo come lui.
“Ci trovavamo spesso quando veniva a Guidizzolo,
racconta. A volte abbiamo anche giocato insieme;
qualche calcio al pallone, poi si chiacchierava.
Ci raccontavamo le nostre aspettative. Le nostre
speranze”. Da militare dopo vario peregrinare per
l’Italia giunge a Roma ad inizio 1945. La notizia
dell’eccidio aveva ormai fatto il giro del mondo.
“Quando sono arrivato alla Fosse Ardeatine, racconta Gialdini, stavano ultimando il tristissimo
lavoro di recupero delle salme. In mezzo a tutte
quelle bare, alcune non ancora chiuse in attesa
del riconoscimento, ne ho subito visto una con
la quella targhetta con il nome: Bruno Rodella, il
mio amico Bruno. Non ho potuto non piangere”.
Ed una lacrima inumidisce anche ora i suoi occhi.
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Roma. Cave Ardeatine, Il Sacrario con le 330 tombe e le lapidi
con i nomi dei martiri (2005). (Foto archivio A.N.F.I.M).
Eccidio delle fosse Ardeatine
Per meglio comprendere le circostanze che hanno portato al martirio di Bruno RODELLA è
opportuno conoscere le cause che hanno scatenato la feroce rappresaglia da parte tedesca.
Le notizie sono ricavate da: “tra Vespri e Soldati” di Lorenzo Baratter
“Dall’Alpenvorland a via Rasella”Storia dei Reggimenti di Polizia Tirolese - di Lorenzo Baratter
Siamo a Roma , è il 23 marzo 1944 , in piena occupazione tedesca della città eterna, sono le 15,50
circa quando 150 uomini del 3° Battaglione del
Polizeiregiment “BOZEN” (comandato dal Magg.
Helmut DOBBRIK escono dal Poligono di Tiro
di Tor di Quinto. Transitano da Porta del Popolo
verso via del Babuino arrivando poi in Piazza di
Spagna, da qui percorrono via Due Macelli proseguendo per via del Tritone giungendo in via del
Traforo. Da qui proseguono per via Rasella cantando per dar cadenza alla marcia.Quel triste e
forzato canto ordinato dall’ufficiale comandate,
viene strozzato improvvisamente nella gola di 33
militari senza un grido nè un lamento.
Si verificata una fortissima esplosione udita in parecchie zone della città Eterna.
I partigiani hanno riempito un carrettino da netturbino con 12 kg di tritolo pressandolo in un contenitore metallico in ghisa nel quale erano stati
aggiunti altri 6 Kg di esplosivo e pezzi di ferro
sminuzzati facendolo esplodere.
La convinzione dei partigiani è di aver colpito un
Pianta delle Cave Ardeatine
reparto di spietate SS.
L’esplosione fa tremare la Capitale.
Il luogo dell’esplosione si presenta come una
scena apocalittica. Una vera e propria carneficina,
i corpi dei caduti sono smembrati, irriconoscibili.
Sono cittadini italiani tutti partiti dal Sud Tirolo
che poche settimane prima sono stati obbligati ad
arruolarsi con i tedeschi in quanto non avevano,
come altri, optato per la cittadinanza tedesca. La
loro vicenda è il simbolo di una tragedia che stanno vivendo i sudditi delle tre “province del Reich”
Bolzano Trento e Belluno – (Alpenvoreland) assoggettate di fatto ad un regime che assomiglia
non poco al Terzo Reich nazista, è emanazione
diretta.
Tra i caduti alcuni di loro con cognomi italiani che
pochi istanti prima erano stati derisi dagli ufficiali
tedeschi per la loro cattiva pronuncia tedesca ed
ora senza vita giacciono sui selciato di Via Rasella
insieme a decine di loro commilitoni Altoatesini.
Quasi tutti i Caduti di Via Rasella non riposano nei
cimiteri dei paesi d’origine ma sulla Via Pontina
e precisamente a Pomezia nel Cimitero Militare
Germanico.
E’ necessario ribadire che per tanto tempo questi
militari vennero qualificati come spietati appartenenti alle famigerate SS ma ciò non corrisponde
al vero. Erano cittadini ITALIANI e precisamente
dei -Debleiber cioè soggetti che non hanno optato per la cittadinanza tedesca - ma forzatamente
inquadrati nell’esercito tedesco. La mancata presentazione alla chiamata alle armi, avrebbe fatto
scattare la temutissima “SIPPENAFT” e cioè la
reclusione dei famigliari al posto del disertore.
Per tale azione di guerriglia che causò la morte di
33 militari del “BOZEN” da Berlino venne il terribile ordine di fucilare 10 italiani per ogni soldato”
tedesco” caduto. Come ben sappiano venne incaricato di eseguire tale ordine il Col. delle SS Herbert KAPPLER e i suoi sottoposti che “sbagliarono
“ i conti mandando al martirio non 330 uomini ma
335 tra cui il Tenente Bruno RODELLA che oggi
ricordiamo.
Claudio Saccani
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Riportiamo alcune lettere scritte da Bruno Rodella alla mamma, si può notare il carattere schietto, sincero e pieno d’amore per la famiglia e le sue preoccupazioni per
il difficile momento storico in cui viveva.
Firenze 17 novembre 1942
Mamma carissima
Approfitto che un sergente va a Noli per
scriverti queste due righe sperando ti
giunga prima degli altri biglietti che ti ho
già mandato. Io sto benissimo di salute ed
anche come sistemazione.
Unisco alla lettera 1000 lire che avevo risparmiate per pagare le tasse all’università, sperando di poter in gennaio o dicembre dare degli esami; ma ora non so se mi
daranno la licenza. Scusa se scrivo poco
ma il sergente deve partire.
Non preoccuparti per la mia salute.
Scrivimi spesso.
Tanti affettuosi bacioni.
Tuo Bruno
17 agosto 1943
Alla sig.ra Gemma Rodella
Guidizzolo (Mantova)
Mamma carissima,
da Piero ho saputo che sei molto in pensiero per il bombardamento, ma spero
che ormai avrai ricevuto qualcosa o di mio
o di suo. Probabilmente ora ci spostiamo, sembra dove eravamo prima. Io sto
benissimo e spero che così sia anche di
te. Andate poi a Sirmione? Quanto al permesso ora non c’è nulla da fare perché le
licenze sono tutte chiuse.
Saluta zii e cugini.
A te affettuosi baci ed abbracci.
Tuo Bruno
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Velletri 23 gennaio 1943
Mamma carissima,
eccomi a Velletri anziché ad A......,
come sembrava si dovesse andare in
un primo tempo. Per tua tranquillità posso dirti che non c’è sentore di
probabili prossimi movimenti, sembra
anzi certo che si rimanga qui per parecchio tempo. Ad ogni modo niente è
certo quindi avrei piacere che tu venissi a Roma, così ogni tanto (non spesso
perché sono a 40 km. da Roma) potremo vederci. Mi dispiace non aver potuto telefonare a Piero prima di partire
perché da quando sono giunto da Ventimiglia sino al giorno dopo a mezzo
giorno non ho visto altro che la notte
libera, del resto nemmeno dieci minuti
a mia disposizione. Appena ci saremo
ben sistemati, cioè tra due o tre giorni,
farò i conti con Beltrami e poi ti invierò
subito i soldi. Sono stato tanto contento di essere potuto venire a Guidizzolo
a fare quella scappata. Mamma cara,
che ripetevi volentieri quella sfacchinata per stare ancora un po’ con te.
Qui si sta abbastanza bene: Velletri è
un grosso paese con discreto movimento e l’unica scomodità è l’accantonamento dei bersaglieri da 2 km a 4
km Di più, in una colonia montana vuota. Ieri sono stato a Roma per prelevare i divani ma non ho avuto tempo per
andare dai parenti perché sono rimasto 2 ore solamente; ho però telefonato a Tina ed ho promesso che la andrò
a trovare fra due o tre giorni. La …. che
ho portato è stata accolta molto bene.
Saluto caramente gli zii Leda, Maria
ed a te, cara mamma, tanti affettuosi
bacioni ed abbracci
Tuo Bruno
L’indirizzo è il solito
17
18
Roma 14 - 10
Mamma carissima
Come più speravi l’esito dell’esame è
stato ottimo, malgrado le tue pessimistiche
previsioni.
Ed ora mi debbo naturalmente iscrivere all’Università, ramo giurisprudenza. Sono già stato
alla segreteria ed ho avuto le necessarie istruzioni. Come potrai da te stessa constatare dalla
presente tabella le tasse sono le seguenti:
Immatricolazione
(da pagare solo il primo anno)
£ 300
Iscrizione £ 750 in 4 rate da £ 187,50
Sopratassa d’iscrizione
£ 150
Sopratassa esami (metà ora e metà
quando si danno gli esami)
£ 75
Opere sportive
£ 25
Assistenza
£ 20
-------------------------------
£ 757,50
Inoltre vi sono le seguenti quote
Libretto universitario £ 16
Domanda al Ministero
per l’Immatricolazione £ 8
Domanda al Rettore per l’Iscrizione £ 8
Certificati di residenza, di arianità
e certificato di licenza liceale £ 18
Per il certificato di nascita posso adoperare
quello che mi hai mandato per il concorso.
Debbo inoltre fare la fotografia e forse la tessera del G.U.F. ma questa credo si faccia più
avanti. Come vedi in tutto occorre la rilevante
somma di 810 lire. Mi spiace molto doverti chiedere dei soldi per me oltre quelli per l’iscrizione
all’università ma (come forse saprai e se non
sai puoi informarti presso i miei amici di Guidizzolo) chi entra all’università deve fare la “matricola…”. Sono soldi buttati, lo so, ma ti assicuro
mamma che non se ne può fare a meno, di solito anzi si fanno le matricole di 100 lire ma io me
la caverò probabilmente con la metà. Sta pur
certa mamma che non ti chiedo soldi per mio
diletto, ho una certa età e comprendo benissimo che quando si tirano fuori 800 lire non lo
si fa certo volentieri, specialmente nelle nostre
condizioni.
Ma se Dio vuole ora l’ostacolo più grande è
smontato ed entro poco tempo potremo sistemarci bene e guardare fiduciosamente in faccia
all’avvenire. Iddio darà anche a te la ricompensa (che deve essere ben grande) dei tuoi continui sacrifizii ed io sono certo che l’incaricato
sarò io e vedrai che saprò assolvere a dovere la
mia mansione.
Le iscrizioni all’università si chiudono a giorni,
quindi ti prego di affrettarti a mandare i soldi,
se lo puoi fallo subito subito.
È uscita la Gazzetta Ufficiale contenente i concorsi ministeriali del corrente anno ed ho deciso
di partecipare a cinque di essi: uno al Ministero
di Giustizia come cancelliere, uno al Ministero
degli Esteri anch’esso come cancelliere. Uno
al Ministero delle Finanze e uno alle Comunicazioni. Sono tutti del gruppo B e lo stipendio
si aggira sulle 900 lire. Questi concorsi avranno inizio in dicembre e continueranno per tutto
l’inverno. Vedrai che uno o l’altro mi andrà bene
ed allora tireremo l’altro mezzo respiro che ci è
rimasto ancora in corpo. Intanto io non so come
fare, dimmi tu se debbo tornare a Guidizzolo oppure rimanere a Roma, ma veramente qui per
ora non mi trattiene nulla, visto che i concorsi
si inizieranno con i primi di dicembre. Ad ogni
modo sappiami dire qualcosa, ma rispondendo
a me, però: infatti spero che… la mia grave colpa sia perdonata finalmente no?
Dì a Maria che dei libri ho questi:
Omero: Odi
Virgilio: Georgiche libro IV
Nicolosi Rancati: Chimica
La divina Commedia
ed i sunti di Bignami dell’Economia.
Avvisala pure che le edizioni non sono certo le
ultime, ma di qualche anno fa.
Ed ora ho terminato: non mi resta altro che
sollecitarti a mandare i soldi perché non vorrei
arrivare troppo tardi per l’iscrizione ed immatricolazione.
L’esito dell’esame l’ho saputo ieri sera tardi
dal Preside del Dante Alighieri, ma stamattina
ho voluto assicurarmi e sono andato a vedere i
quadri: in Italiano e Storia dell’Arte ho avuto 7.
L’esame è stato ridicolo: in 3 minuti e mezzo
ho fatto l’orale di italiano; si vede proprio che
mi aveva mandato a Ottobre perché Addamiano mi aveva ammesso con quattro.
Ed ora ti saluto tanto caramente e ti bacio con
tutto il mio affetto.
Tuo Bruno
Saluta tanto tanto gli zii e cugini.
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La lapide a ricordo del martirio posta sulla casa natale
20
Supplemento al n. 106 - febbraio 2013 de ”la Notizia”
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In ricordo di Bruno Rodella