Manuale di Specialità Il Pompiere‐Fuochista
Scout Evangelici di San Bonifacio (VR) Rev. 03 Apr.2014 autore: GB Il fuochista è il posto d'azione di chi si occupa dei fuochi della pattuglia (ma anche di quelli del reparto), sia per la cucina sia per il fuoco di bivacco. I suoi compiti sono:  saper preparare, accendere e mantenere il fuoco per il tempo necessario  saper curare anche due o tre fuochi contemporaneamente, ognuno per una diversa esigenza del cuciniere o degli organizzatori del bivacco  saper spegnere il fuoco in modo sicuro e definitivo, cancellandone tutte le tracce  saper accendere il fuoco senza fiammiferi e senza esca  saper mantenere il fuoco con qualunque condizione meteorologica  sapere in quali luoghi si può accendere il fuoco e in quali no  conoscere diversi tipi di fuoco (col bidone, a piramide, del boscaiolo, polinesiano...) e sapere quale scegliere di volta in volta  conoscere le caratteristiche e le modalità di combustione dei vari tipi di legna  spaccare e preparare (facendosi aiutare) la legna che gli viene portata, ordinarla per grossezza e sistemare la riserva al riparo da pioggia e umidità  essere consapevole dei rischi derivanti dal fuoco  avere conoscenze di base di tecniche antincendio  preoccuparsi di tenere sempre accanto al fuoco un estintore oppure un secchio pieno di sabbia oppure una tanica di almeno dieci litri piena d'acqua  preparare, insieme al magazziniere, il materiale necessario per i fuochi e l'illuminazione  saper fare la manutenzione dei vari tipi di lampade Prove  Conoscere le norme di prevenzione e sicurezza per i fuochi e avere cenni sulla legge in materia; conoscere le principali tecniche (materiali) per arginare o spegnere un fuoco.  Conoscere le principali sostanze infiammabili, saper utilizzare i tipi di legna migliore per le varie necessità dei fuochi (luce, calore, braci, fumo, etc...).  Essere in grado di accendere un fuoco anche in condizioni avverse e riuscire a spegnerlo senza lasciare tracce; conoscere le varie disposizioni dei fuochi; saper conservare ed utilizzare gli attrezzi utili per la manutenzione del fuoco.  Prova decisa dal Capo Reparto.  Prova decisa dall'esploratore, in accordo col Capo Reparto. PERCHÉ CONOSCERE IL FUOCO? Affinché le operazioni che si effettuano per spegnere un incendio siano efficaci e non comportino rischi per chi le esegue. La conoscenza dei concetti base che caratterizzano il fuoco è quindi fondamentale e può essere riassunta in tre punti: come si origina il fuoco; come si sviluppa; da cosa dipende la sua velocità e direzione di propagazione. COS’È IL FUOCO? Con il termine “fuoco” si intende l’emissione di luce e calore che si manifesta quando del materiale sta bruciando. Questo fenomeno che tutti noi conosciamo prende il nome di combustione. La combustione è il processo che trasforma l’energia chimica contenuta nel combustibile in calore e luce, sviluppando una grande quantità di energia. Dal punto di vista chimico, questo processo corrisponde a una reazione che coinvolge tre componenti fondamentali, l’ossigeno dell’aria, il combustibile ed il calore necessario ad avviare la reazione di combustione. I prodotti della combustione sono acqua, anidride carbonica ed energia (calore). Le fiamme che noi vediamo non sono altro che scie di gas incandescenti che si sviluppano dalla reazione di combustione. La combustione è una reazione ESOTERMICA (che libera calore), poiché i reagenti (le sostanze coinvolte nella combustione) possiedono più energia dei prodotti della reazione, la differenza di energia viene persa sottoforma di luce e calore. Reagenti Prodotti di reazione Perché si verifichi la combustione è necessaria la presenza contemporanea di tre elementi: combustibile (la materia che brucia, che nel nostro caso è composta da sostanze vegetali); innesco ( il calore che eleva la temperatura a un valore tale da far partire il processo e da farlo continuare a catena); comburente (cioè l’ossigeno dell’aria). Se consideriamo questi tre elementi come i tre lati di un triangolo otteniamo il cosiddetto TRIANGOLO DEL FUOCO. La rappresentazione del triangolo serve a rendere chiaramente l’idea che se viene a mancare uno dei tre elementi che costituiscono il triangolo la reazione di combustione non può avvenire. Tronco in combustione L’INNESCO L’innesco è il dispositivo che fornirà il calore necessario per permettere l’avvio della reazione chimica di combustione. Affinché la combustione abbia inizio, l’innesco dovrà avere una temperatura superiore alla temperatura di accensione del combustibile. Nel caso degli incendi boschivi possiamo avere diversi tipi di innesco, fra questi: il fulmine; i residui di fuochi accesi da campeggiatori; gli abbruciamenti di residui vegetali o rifiuti non controllati; le marmitte catalitiche; i mozziconi di sigarette (solo in particolari condizioni ambientali “favorevoli”: vento, vicinanza di combustibile a contatto diretto con la brace, ecc.); innesco doloso dell’incendio. Come funziona la reazione di innesco? In una situazione di normalità, quando la temperatura è inferiore a quella di accensione le particelle gassose di combustibile e quelle di comburente si muovono lentamente, ed anche se entrano in contatto fra loro non reagiscono ma “rimbalzano” senza dare origine alla combustione. Quando viene fornito calore (innesco) la velocità delle particelle aumenta sempre di più, sino a quando, scontrandosi, iniziano a reagire fra loro. A questo punto è stata raggiunta la temperatura di accensione ed ha inizio il processo di combustione. LA REAZIONE DI COMBUSTIONE La reazione di combustione si realizza completamente in tre fasi distinte: Innesco della reazione Nel caso dei combustibili liquidi l’inizio della reazione avviene ad opera di una fonte di calore in grado di portare il liquido allo stato gassoso in modo da formare una miscela con il comburente (ossigeno) pronta ad infiammarsi nel caso in cui venga raggiunta la temperatura di accensione. La temperatura alla quale il combustibile inizia a produrre i gas infiammabili viene detta temperatura di infiammabilità. Il raggiungimento della temperatura di infiammabilità non è però sufficiente a far partire la reazione di combustione. Questa inizierà solamente quando il calore raggiungerà la temperatura di accensione, cioè la minima temperatura alla quale un combustibile è in grado di bruciare se a contatto di una sorgente di accensione (fiamme, scintille, etc.). Com’è facile intuire la temperatura di accensione sarà sempre più alta della temperatura di infiammabilità. Il combustibile “si accende “ ! Il combustibile (liquido) passa allo stato gassoso Nei combustibili solidi, invece, il processo di innesco della reazione avviene in tre stadi: 1° stadio: preriscaldamento Con l’apporto di calore esterno i materiali vengono gradualmente riscaldati ed essiccati sino all’evaporazione di tutta l’acqua contenuta nei tessuti. Sino a quando l’acqua non finisce di evaporare, la temperatura del materiale non supera i 100°C, dopodiché essa tende progressivamente ad aumentare. Naturalmente, quanta più acqua c’è tanto più calore occorre per farla evaporare e tanto più tempo sarà necessario per arrivare alla temperatura di accensione. E’ da ricordare che l’evaporazione è comunque un fenomeno reversibile, e in natura i materiali vegetali sono costantemente soggetti a variazioni del loro contenuto d’acqua. 2° stadio: produzione di vapori combustibili e facilmente infiammabili Iniziano a manifestarsi i fenomeni irreversibili che mediante la pirolisi o scissione termica, daranno origine ai gas combustibili; la reazione partirà dagli strati più esterni del combustibile per poi estendersi gradualmente anche agli strati più profondi. Quando la temperatura sale a circa 300‐400°C, i gas combustibili si infiammano e provocano un ulteriore aumento della temperatura. Se la combustione è completa, si hanno le fiamme, se essa è incompleta, si formano solamente i fumi. 3° stadio: combustione del materiale solido Infine brucia il legno carbonizzato, residuo della distillazione delle due fasi precedenti. Il legno diventa incandescente in forma di brace e si consuma man mano che viene completamente ossidato. La temperatura arriva fino a 650‐850°C ed oltre. Immagine “Itabia – Aebiom” Durante un incendio le prime due fasi della combustione, dove prevale la produzione di vapor acqueo e la terza, dove invece prevale quella dell’anidride carbonica, si sovrappongono continuamente nelle varie parti degli alberi e nelle diverse zone del bosco. Propagazione della reazione La propagazione della reazione di combustione avviene senza apporto di energia dall’esterno, sfruttando il calore prodotto dalla combustione stessa. Il processo diventa così un fenomeno a catena detto auto‐catalisi, ossia in grado di autoalimentarsi. Il calore prodotto supera quello disperso e la reazione procede indefinitamente, fino all’esaurimento del combustibile o del comburente, senza alcun bisogno di energia termica esterna. La reazione di combustione oltre a produrre luce e calore darà anche origine alle seguenti sostanze: acqua, in forma liquida o vaporizzata; anidride carbonica (CO2) sempre prodotta durante ogni fenomeno di combustione e/o monossido di carbonio (CO) nel caso la combustione avvenga in presenza di poco ossigeno. Il monossido di carbonio è un gas particolarmente tossico, tipicamente è il risultato di una cattiva combustione in ambienti chiusi (es. stufe a legna), ma viene comunque prodotto in quantità limitate anche durante gli incendi boschivi; Arresto della reazione Durante la fase di arresto della reazione, le particelle smettono progressivamente di reagire fra loro sino ad arrivare alla fine della reazione (spegnimento del fuoco). Può avvenire per: esaurimento del combustibile; esaurimento del comburente; abbassamento della temperatura. Si può facilmente notare come queste tre cause di spegnimento si riflettano sui tre lati del triangolo del fuoco. Si può quindi affermare che: intervenendo su uno dei lati del triangolo si otterrà l’interruzione della combustione e quindi l’arresto del fuoco. SPEGNIMENTO DEL FUOCO In teoria il principio della soppressione di un incendio è molto semplice: basta “rompere” uno qualsiasi dei tre lati del triangolo per far cessare la combustione. Si può eliminare o ridurre il combustibile, asportandolo mediante varie tecniche e strumenti manuali e meccanici o anche bruciandolo preventivamente (SEPARAZIONE). Si può eliminare l’ossigeno, escludendo ogni contatto di questo con il combustibile incendiato mediante sostanze solide (terra o utilizzando sostanze a temperatura bassa rispetto alla temperatura della sostanza che brucia (soprattutto acqua) (RAFFREDDAMENTO). La stessa operazione può servire insieme a soffocare e a raffreddare. In teoria il principio della soppressione di un incendio è molto semplice: basta “rompere” uno qualsiasi dei tre lati del triangolo per far cessare la combustione. Si può eliminare o ridurre il combustibile, asportandolo mediante varie tecniche e strumenti manuali e meccanici o anche bruciandolo preventivamente (SEPARAZIONE). Si può eliminare l’ossigeno, escludendo ogni contatto di questo con il combustibile incendiato mediante sostanze solide (terra o polveri inerti) o liquide o gassose o sospensioni di liquidi (schiume) (SOFFOCAMENTO). Oppure si può ridurre la temperatura, sottraendo calore utilizzando sostanze a temperatura bassa rispetto alla temperatura della sostanza che brucia (soprattutto acqua) (RAFFREDDAMENTO). La stessa operazione può servire insieme a soffocare e a raffreddare. Il posto Innanzitutto il dove. Il fuoco si fa per terra in un luogo pianeggiante, lontano da oggetti infiammabili ed evitando che sia troppo vicino alle radici o alla base delle piante o alle tende. Trovata la zona si crea un cerchio di diametro massimo di 2 metri, dentro il quale non devono esserci erba secca, legnetti, pigne et similia, circondandolo con grossi sassi, quando il terreno sia secco, per evitare incontrollate accensioni, oppure, se possibile, disponendo il fuoco stesso su una roccia (o su un piano di pietre o di metallo), quando il terreno sia coperto di neve o di ghiaccio. E’ sconsigliabile accendere i fuochi sotto gli alberi per il pericolo di incendi improvvisi e perché, se questi sono innevati, il calore potrebbe provocare la caduta della neve con conseguente spegnimento della fiamma. Sin da quando l’uomo ha scoperto il fuoco, si è anche reso conto che esso ha un nemico naturale: l’acqua. Per avviare un fuoco partendo da materiali naturali, si deve avere un combustibile asciutto.
IL FUOCO è prezioso:
dategli il massimo di possibilità
che potete!
Posto adatto: terreno
compatto
Posto Inadatto: sgocciolio di acqua o di neve sul fuoco radici e foglie che bruciano Posto Inadatto: sgocciolio di acqua I materiali infiammabili che siano anche solo umidi, possono a volte resistere a qualsiasi tentativo di farli bruciare, se si cerca di usarli per avviare un fuoco. Ciò non significa che tutto il combustibile per il fuoco debba essere asciugato, anche se è utile avere una scorta di legna secca per mantenere il fuoco acceso. In primo luogo è cosa fondamentale spendere un po’ di tempo per preparare e organizzare il fuoco, in quanto se è stato mal preparato si sprecheranno solo fiammiferi e materiale utilizzato per la combustione. Requisiti per un fuoco riuscito Un posto adatto dove poter accendere il fuoco con tutto il materiale per poter gestire il focolare. L’esca: la parte più preziosa del materiale per l’avviamento del fuoco, è indispensabile là dove non si disponga di fiammiferi o di un accendino Legna minuta: Questa comprende dei minuti ramoscelli secchi, più o meno dello spessore di un fiammifero da cucina. E’ meglio prendere quelli che si trovano su rami secchi o nei cespugli, mai usare ramoscelli presi per terra potrebbero risultare bagnati, altri tipi di oggetti potrebbero risultare utili quali carte di vario tipo ( non plastificate ), cortecce degli alberi ecc.. Per ultimi ma più importanti ci sono i bastoncini per il fuoco. Per farli è necessario un coltello e una lama da rasoio. Il poco tempo necessario per preparare tre o quattro di questi bastoncini ripagherà lo sforzo richiesto, soprattutto se si dovrà avviare un fuoco sotto la pioggia, anche se vale la pena farli anche quando non piove. Fateli come risulta dalla figura ….. se necessario togliete la parte umida, fino a raggiungere la parte asciutta. Se piove cercate un riparo affinché i bastoncini che state fabbricando si umidificano.Importante è che sia la legna minuta che l’esca devono essere tenute il più asciutte possibile, e i ramoscelli secchi devono essere tenuti sotto gli abiti per essere sicuri che si mantengano asciutti. Preparazione del fuoco Dopo aver scelto il posto, si deve ripulire il terreno dal fogliame, della sterpaglia e del materiale infiammabile, tutto questo in un raggio di circa 2 metri intorno all’area dove si vuole costruire il focolare ( questo lo si deve tener conto soprattutto in zone molto secche con pericoli di incendi ). Fate un focolare con qualunque materiale naturale abbiate a disposizione e cercate di disporlo in modo da creare una base sulla quale il fuoco possa bruciare. Non accendetelo direttamente sul terreno in quanto l’umidità può soffocarlo. La base quindi diventa particolarmente importante su un terreno bagnato o con della neve. Dei grossi rami messi uno accanto all’altro costituiscono generalmente una buona base anche su uno spesso strato di neve. Prima di accendere il fuoco è buona abitudine accumulare un’abbondante scorta di legno di tutte le grandezze. I ceppi se troppo lunghi devono, essere spezzati, per essere maneggiati nel miglior modo possibile. Questo lo si può fare con diverse tecniche visualizzate nelle figure….o semplicemente accendendo un fuoco al centro del ceppo stesso. L'esca Un buon Trapper si prepara il materiale prima di partire per un uscita. Nell’eventualità di accendere un fuoco, è consigliato preparare delle esche che aiuteranno il trapper nell’innescare il fuoco iniziale. Cosa è un’esca per il fuoco? È un qualsiasi materiale che aiuta il trapper al momento dell’accensione, magari d’inverno quando tutto è bagnato, e non hai altro che dei legni umidi da usare. L’esche possono essere di qualsiasi materiale e possono anche essere completamente naturali. Iniziamo da quelle che si possono preparare a casa. Palline di Corteccia: Prendete un legno (per esempio una vecchia palina, o un ramo verde), e iniziate a sbucciare la corteccia cercando di fare delle strisce lunghe e sottili. Poi prendete le strisce e fate una pallina di corteccia intrecciando ( casualmente ) le strisce. La pallina deve essere di circa 5 cm di diametro. Se avete usato un ramo verde che è più facile sbucciare devi aspettare un paio di settimane che il legno si sia seccato (ovviamente il ramo non dovete staccarlo solo per fare un’esca potete trovarne mille adatti in un bosco). Se per caso avete a disposizione un ramo caduto di betulla, scoprirete che la sua corteccia è una delle migliori esche, una volta accesa anche una piccola striscia, la fiamma può durare anche un minuto o due prima di spengersi, rilasciando un fumo nero e denso come se bruciaste plastica, con la differenza che la betulla è naturale e non cancerogena. Cera e paraffina: Un altro materiale che si può usare è la cera o la paraffina, sicuramente delle due è meglio la paraffina ma ultimante è difficile recuperarla quindi va bene anche la cera. Mete: si prende dei fogli di giornale, si arrotolano stretti come per fare un bastone, per far si che il giornale rimanga arrotolato si sua del cordino di canapa. Si tagliano in parti da 5 cm il rotolo avendo cura di legare anche i singoli pezzetti. A questo punto si immergono in un pentolino dove si era sciolta precedentemente la cera. Si lascia seccare la cera e la meta è pronta. Se vuoi puoi fare anche delle palline di carta ma il risultato è uguale. Scatolette: Si deve procurarsi delle scatolette di tonno. Sciogliere la cera in un tegamino e versarla dentro la scatoletta avendo cura di introdurre un cordino al centro della scatoletta. Può essere messa così compresa la scatola sotto la capanna di legna iniziale. Se non avete proprio tempo, si può sempre comprare quelle belle candele bianche e portarsene una dietro, e metterla sotto il fuoco a pezzetti (o usarla per vedere se non hai una torcia elettrica). L’effetto non è uguale, perché appena sente il calore si scioglie e si perde molta della cera, rispetto a quella nella scatoletta di tonno. Con la cera si possono inoltre creare ottimi fiammiferi antivento: prendete un fiammifero e coprite la testa del fiammifero prima con un po' di cotone, e poi con la cera; questo ha un duplice effetto rende i fiammiferi antivento, e li isola dall'umidità. Se per caso ti ritrovi senza esche e devi accendere un fuoco, ci possono essere anche quelle naturali. Per esempio una pigna a testa in giù è ottima, o se è piovuto staccare delle vecchie cortecce da un albero e prendere le pagliuzze asciutte dentro, cercare un legno asciutto e tagliare i lati a lisca di pesce. Un’altra interessante esca è la resina delle piante. L'importanza di una buona esca. L'esca è un qualcosa di secco e facilmente combustibile da usare per iniziare l'accensione di un fuoco. Prima si accende l'esca, che è la più facile da infiammare, poi i legnetti piccoli, alla fine quelli grossi. Quindi l'esca è la parte iniziale, la più importante. E' quindi facilmente intuibile che una buona esca ci può risparmiare un sacco di problemi e rendere la vita outdoor alquanto più facile e piacevole. Nessuno vuole dannarsi per ottenere cose così semplici come un bel fuoco caldo, credo, e quindi essere attrezzati al caso è molto utile. Estote parati, come al solito. Letteralmente vuol dire siate preparati, sfruttate al massimo la vostra intelligenza, le vostre tecniche, le vostre conoscenze e la vostra attrezzatura per ricavare da ogni uscita il massimo del piacere con il minimo del sacrificio!!! In genere quando si parla di esca si pensa al classico pezzo di carta, o al ciuffo di erba secca. Queste sono esche che vanno più che bene in condizioni standard, e quindi con poco vento, legna ben secca, poca umidità. Sono anche esche che si possono trovare in zona, esche naturali. Nei boschi ci sono un sacco di cose buone allo scopo, basta solo guardarsi attorno. Anche in condizioni non proprio ottimali è quasi sempre possibile trovare un'esca adatta. Ricordiamoci che per esempio il legno secco ma ancora sull'albero, e quindi che non ha assorbito l'umidità del suolo, anche se fuori è bagnato di pioggia dentro sarà comunque asciutto. Possiamo togliere la corteccia e con il coltello raschiarlo per ottenere una serie di trucioli, o riccioli di legno asciutti, ottimi come esca. La corteccia della betulla, albero che si trova spesso nei nostri boschi, è piena di olii, le pellicine che si formano sulla superficie, staccate e sminuzzate, si accendono alla minima scintilla e bruciano anche con il vento, a lungo. La resina dei pini, raschiata via e messa su un pezzo di corteccia, è un'ottima esca che brucia a lungo. Sotto i sassi grossi spesso si trova materiale asciutto. Anche i nidi degli uccelli e le tane di alcuni animali sono foderati di materiale molto infiammabile e quasi sempre asciutto. Ma se fosse necessario fare un fuoco con legna umida o addirittura bagnata, con vento forte, magari sulla neve, e non ci fosse molto tempo per cercare una buona esca, o se semplicemente non avessimo voglia di cercarla, allora servirebbe qualcosa di più, un'esca artificiale, chimica, da portare con noi nello zaino, un piccolo kit per il fuoco per renderci la vita più facile e piacevole. Ce ne sono molte. La Diavolina, l'alcool in gel sono solo alcune. Si trovano facilmente nelle ferramenta a pochi soldi. Ma la mia esca preferita è un batuffolo di cotone imbevuto di olio di vaselina. I motivi di questa preferenza sono vari: costo irrisorio, un pacco di cotone e una bottiglietta di olio di vaselina costano pochi euro l'uno, e garantiscono centinaia di accensioni. possibilità di reintegrare la scorta facilmente (al ritorno da ogni uscita basta rimettere nel contenitore il cotone utilizzato, l'olio necessario a saturarlo, chiudere e tutto è pronto per essere riutilizzato). trasporto in quantità facile (i tubetti di vitamina o aspirina effervescente sono ideali, di poco ingombro, con un'ottima chiusura, facilmente reperibili, e contengono abbastanza cotone da accendere almeno una decina di fuochi) durata di stoccaggio (l'olio non evapora, quindi un barattolino chiuso può durare anni senza degradarsi facilità di accensione con scintilla(è un'esca che con il firesteel si accende istantaneamente, e questo è molto utile sotto la pioggia, con molta umidità, con vento forte, quando fiammiferi e accendino farebbero molta fatica a funzionare). durata della fiamma (un pezzo di cotone grosso come una nocciola brucia a lungo, più di 2 minuti, permettendoci di accendere anche la legna umida) Altre esche possono essere : Fazzoletti di carta Carta Paglia Cotone bruciacchiato Garza sterile Alcool su esca (evapora col tempo) Foglie secche compattate e sbriciolate Tessuto vario imbevuto e non PERMANGANATO DI POTASSIO vaselina/paraffina Batuffoli di cotone imbevuti di vaselina; trucioli ottenuti dal legname secco in loco; trucioli ottenuti dal legname secco lavorati a casa ed imbevuti di olio di vaselina e riposti nella scatoletta stagna insieme al kit; foglie secche di ulivo (ricavate durante la raccolta di olive) imbevute con vaselina e riposte nella scatoletta stagna insieme al kit e pronte all’uso; striscioline di camera d’aria. Sono poi usate come esche vegetali per accendere il fuoco: il famoso fungo Fomes fomentarius il fungo Boletus Tynarius (che anticamente veniva usato come esca come innesco per i fucili); i filamenti ricavati dalla pannocchia della pianta palustre nota come coda di gatto o Typha la peluria secca di certi fiori come i cardi Specie di Carduus ‐ Wikipedia (testato e funziona in maniera ottima), il midollo di piante come il sambuco; lo sterco secco di erbivori quali bovini ed equini (testato e funziona in maniera ottima). La legna Ci si procura molti legni asciutti, paglia o erba secca, carta e altri oggetti capaci di accendere il fuoco. nella fase di scelta della legna è da evitare quella di edera e di quercia per le loro proprietà venefice: La legnaia è una piramide di legni suddivisi secondo il tipo (legna per l' accensione, legna di "transizione", legna per il mantenimento). Va mantenuta al riparo in caso di pioggia. Sarebbe ottimo portarsi un barattolino simile a quello per i rullini delle macchine fotografiche dove inserire, oltre a dei fiammiferi un pezzo di carta vetrata, da utilizzarla per togliere la parte di legno bagnato. Fuochi che scaldano e fuochi che illuminano. Si ha bisogno di tutti e due i tipi: il calore del fuoco della cucina per nutrirsi e la luce viva del fuoco da campo per la sera. Fare un fuoco più adatto a scaldare o uno più adatto a illuminare dipende dal tipo di legna che si usa e dalla forma del focolare. Per cucinare occorrono due tipi di fuochi: uno rapido e ardente per far bollire l'acqua, l'altro che bruci lentamente e senza fumo, mantenendo un calore costante, per cucinare le vivande. Scegli bene la legna adatta: ∙ I legni duri ( quercia, frassino, olmo, faggio, ecc. ) hanno un grande potere calorifico e combustione lenta. Buoni per la cucina e per il riscaldamento. ∙ I legni teneri ( pioppo, tiglio, acero, platano, ecc. ) hanno un potere calorifico medio e combustione rapida. Buoni per il fuoco da campo e per la legna di accensione. ∙ I legni resinosi ( pino, abete, larice, ecc.) hanno un potere calorifico medio e combustione molto rapida. Buoni per il fuoco da campo e per la legna di accensione. Il trasporto dalla zona di raccolta al focolare Questo si può fare in diversi modi: 
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Con il poncho. Facendo attenzione che la legna non lo strappi, si ripone la catasta/le cataste selezionate sul poncho per poi trascinarlo fino al focolare o se si è in due tenendolo in tensione per i lembi lo si trasporta al focolare. Con una corda. Si può facilmente trasportare per trascinamento. Con circa tre metri di corda occorre mettere la fascina creata all’interno di un nodo a bocca di lupo. Prendere le due estremità della corda e passarle sulle spalle come se fossero due spallacci di zaino e trascinare la fascina fino al luogo designato per il focolare. Con cinta. Il metodo è lo stesso della corda solo che in questo caso potremmo trasportare fascine di piccole dimensioni il che vorrà dire che dovremmo fare diversi viaggi. RIEPILOGO OCCORRENTE Accensione e Materiali per accensione vi sono diversi modi e strumenti per accendere un fuoco: FIRE STARTER o ACCENDIFUOCO o Acciarino CARATTERISTICHE: Pratico e semplice accendifuoco al magnesio E' sufficiente strisciare con l' apposito attrezzo per sprigionare scintille‐papille infuocate. Fire steel è uno dei più affidabili modi per accendere un fuoco sotto severe condizioni. Le scintille create da questo prodotto sono estremamente calde, 3000° C (5500° F), permettendo facilmente di appiccare fuoco a carta igienica o piccoli pezzi di legno. E'impermeabile al 100%, continuera a generare scintille in ambienti umidi, sotto la pioggia, neve, vento forte ed in ogni temperatura. Vita: approssimativamente oltre 1000 accensioni. Può essere utilizzato come segnale d'emergenza. Ha un manico ergonomico in alluminio. E' il prodotto ideale per il campeggio, la caccia, pesca, oltre per scopi militari ed altre attività. CARATTERISTICHE TECNICHE: ‐ Funziona sia da bagnato che da asciutto ‐ Funziona a qualsiasi altitudine ‐ Genera scintille a 3.000 gradi ‐ Dura c.ca 1.000 accensioni ‐ Accende carta, corteccia, erba secca, fuochi da campo, fornelletti a gas, barbecue ecc. Sembra che l' acciarino fosse già in uso al tempo dei Romani: nonostante nel 1824 sia stato inventato il fiammifero, l'acciarino è rimasto in uso durante tutto l'800, rivelandosi utile in particolari situazioni come i conflitti mondiali e i difficili momenti economici (periodi in cui i fiammiferi avevano un costo elevato o era raro trovarli). L'acciarino è uno strumento d'acciaio, forgiato e temprato, costruito dal fabbro: veniva battuto su una pietra molto dura come una selce, un diaspro o una quarzite per produrre scintille con le quali attivava la combustione sull'esca. Di solito come esca veniva usato un fungo, (Fomes fomenterius) oppure altri materiali come cotone, tifa ecc... con l'aggiunta di zolfo o soprattutto di nitrato di potassio, facilmente reperibile nei muri umidi delle stalle. Perché si producono le scintille? Nel momento della percussione o sfregamento, la barretta essendo più dura dell'acciaio, graffia il metallo staccandone piccolissimi trucioli, i quali vengono proiettati nell'aria trasformandosi in scintille; ciò avviene a causa dell'energia termica che si sviluppa nel momento dello sfregamento. Fiammiferi Al fine di preservarli dall'umidità, vanno custoditi in contenitori stagni e possono essere impermeabilizzati con una colata di cera, con smalto per unghie o con paraffina. Se già umidi possono essere utilizzati dopo averli ripetutamente passati tra i capelli (che dovranno ovviamente essere asciutti). I fiammiferi non devono essere sprecati per altri usi. Quarzo Nel caso fosse possibile reperire un cristallo di quarzo, si può fissarlo a due rami mediante un cordino e dopo aver preparato l'esca, si deve battere, per esempio con il pugnale, contro il quarzo, dal quale si staccheranno le scintille che provocheranno la combustione dell'esca stessa. In alternativa si possono usare pirite di ferro, pietra focaia o pietre dure. Questo metodo ha bisogno di esca asciutta e di molta, molta fortuna. Accumulatori di corrente Se chi è costretto a sopravvivere deve il suo stato ad un incidente aereo, o comunque, ad un veicolo semovente, e dispone quindi di un accumulatore, potrà, con i due poli della batteria, creare un arco voltaico le cui scintille, facilmente, provocheranno la combustione dell'esca. CON L’ARCHETTO Ti occorrono: un archetto curvo, sulle cui estremità fisserai una striscia di cuoio, un bastone lungo circa 30 cm, del diametro di 2‐3 cm, una impugnatura di legno duro, o i pietra, di circa 5 cm di diametro, con un incavo nel quale far entrare il basatone, un focolare con alcuni fori già predisposti, nei quali metterai l’esca. Metti l’esca nel focolare e fai ruotare il bastone con l’archetto, senza fermarti neppure per un istante e senza premere sull’impugnatura. Dopo un certo tempo, dal focolare inizierà a salire del fumo e a formarsi una polvere fina e scura. Continuando la rotazione, sempre più velocemente, finirà per formarsi della brace incandescente. Sfregamento CON LO SPAGO Si utilizza un ramo secco con la punta sollevata da terra, mediante uno spessore, sotto la quale viene posta l'esca. Tenendo fermo il ramo con un piede si aziona velocemente un cordino di canapa (o striscia di cuoio o cavetto) che sfregando contro la parte inferiore del ramo provoca la formazione di pulviscolo incandescente che incendia l'esca. Inadatti sono funi o cordini di nylon che, per effetto del calore prodotto, fonderebbero. Pietra focaia e acciarino. Se ci si trova in una zona dove ci sono molte pietre focaie si disporrà di una notevole fonte di fuoco, ammesso che si disponga di un attrezzo che funzioni da acciarino. La pietra focaia è una pietra scura, grigio – blu, che si trova in zone calcaree. Dando al pezzo di pietra un colpo obliquo col dorso di una lama di un coltello si possono ottenere delle scintille che durino quanto basta per accendere un’esca ben preparata. E inutile aggiungere quanto gioca un ruolo importante l’esca di cui abbiamo parlato poco prima. ∙ Perite di ferro e quarzo. Due pezzi di perite di ferro sfregati insieme produrranno anch’essi una pioggia di scintille ardenti che daranno fuoco all’esca già pronta. ∙ Permanganato di potassio e zucchero.Il metodo è semplice ed efficace, ma perché riesca il materiale e gli attrezzi dovranno essere perfettamente asciutti. Mescolate circa mezzo cucchiaino di permanganato di potassio con un cucchiaino di zucchero e versate la miscela in una piccola depressione di un pezzo di legno (la si può anche creare con un coltello). Usando un bastoncino appuntito e smussato dello spessore di circa 1cm e lungo 25 o 30 cm, dovete fare attrito fino a produrre calore bastante per far prendere fuoco la miscela. Fate questo mettendo la punta smussata del bastoncino nella miscela e facendola ruotare velocemente tre il palmo delle mani. La fiamma durerà il tempo necessario per poter accendere un’esca o creare un tizzone ardente. (si può utilizzare anche il metodo dell’archetto di cui si tratterà più avanti). ∙ Lente di ingrandimento.Il tutto sta nel concentrare i raggi del sole in un unico punto, in questo caso in un’esca i quali produrranno una quantità di calore tale da riuscire ad accendere l’esca stessa. Gli oggetti che possono essere usati come lenti sono molteplici qui di seguito ne verranno elencati solo alcuni: Occhiali, cannocchiali e mirini a cannocchiale, binocoli, macchina fotografica, ecc..
Il focolare deve essere costruito con delle pietre, anche una sopra all’altra stile muretto a secco per delimitarne il perimetro per questioni di sicurezza. Per il singolo che trascorre una notte all’addiaccio consiglio un focolare che non superi i 50 cm di diametro perché risulta essere un fuoco facilmente gestibile, che richiede poco combustibile alla volta, facile da spegnere specialmente in estate. Queste dimensioni sono utili sia per scaldarsi che per cucinare. Per evitare di disperdere il calore il nostro focolare risulterà completo se avremo costruito un riflettore di calore che deve essere posizionato sul lato opposto rispetto al nostro bivacco. Si tratterà di una semplice costruzione basta piantare in modo inclinato de rami e posizionarne altri da terra uno sopra l’altro verso l’altro. Costruzione del fuoco. E’ la fase più delicata di tutta l’operazione, però prima di accendere occorre avere costruito la base del fuoco. Questa va fatta mettendo in modo parallelo alcuni rametti più o meno delle stesse dimensioni. Fra un rametto e un altro occorre lasciare circa 2/3 cm. I rametti così disposti vi consentiranno di fare due cose: la prima di poter poggiare l’esca e gli sterpi in modo più o meno omogeneo, la seconda cosa quella di ossigenare il fuoco. Questo è importante proprio affinché il fuoco riesca a prendere. Si tratta di una fase delicata perché troppa aria potrebbe bruciare troppo velocemente la nostra esca senza arrivare ad accendere gli sterpi. Per assicurarvi che il fuoco accenda sopra la parte dedicata all’esca dovrete costruirvi una capannina di rami un po più grossi. L’ideale sarebbero rami di circa 6/8 max 10 cm di diametro. Stato del combustibile. Nel periodo autunnale, invernale e all’inizio della primavera in montagna, nelle zone boscose, la legna di certo sarà impregnata di umidità quindi se costruite la capannina con i rami direttamente raccolti difficilmente riuscirete ad accendere il fuoco. C’è il rischio che la nostra esca bruci senza riuscire neanche ad asciugare i rami da voi riposti a forma di capanna. In questo caso vi sarà utile praticare la tecnica del batoning con un coltello. E’ sufficiente un coltello tipo scandy di circa 10 cm con il quale apriremo rametti di cira 8 cm di diametro. Ne dovremo aprire a sufficienza per costruire la nostra capannina da fuoco facendo attenzione che la parte interna dei rami, che risulterà asciutta, sia orientata verso la parte interna dove posizioneremo la nostra esca una volta accesa. Attenzione perché se siamo in inverno e stiamo provando ad accendere un fuoco intorno le 16:00/16:30 inizierà a scendere l’umidità quindi c’è il rischio che durante l’operazione di batoning se i rametti aperti non li copriamo con qualcosa di impermeabile si impregneranno nuovamente di umidità. Dobbiamo coprirli con qualcosa per esempio il telo o il poncho con cui abbiamo raccolto la legna, o al limite la nostra giacca a vento. A che ora accendere il fuoco e allestire il bivacco? Dipende dalla stagione in piena estate farà buio intorno alle 21:00, in inverno sarà già buio intorno alle 17:00 quindi per quell’ora dovremmo avere costruito il nostro fuoco, averlo acceso e soprattutto avere accatastato legna a sufficienza per l a notte. Aggiungo degli schizzi per consentire meglio come allestire un bivacco vicino al fuoco. Buon bivacco a tutti!! ALLESTIMENTO DEL BIVACCO – SCHEMA GIACIGLIO/ TENDA
LEGNA ACCATASTATA ‐ FUOCO A PIRAMIDE O A RIFLETTORE A questo punto si è pronti per accendere il fuoco. Accensione del fuoco: Per accendere il fuoco occorre, dopo averne delimitato il perimetro, fare una base arieggiata con rametti della stessa dimensione allineati a 2/3 cm di distanza l’uno dall’altro. Posizionare sopra la base gli sterpi, su di questi costruire una capanna di legni spaccati a metà. A questo punto occorre un’esca. Personalmente vi suggerisco del comune cotone idrofilo imbevuto di olio di vasellina, quest'ultimo è facilmente reperibile nelle ferramenta a baso costo. Mettere sotto gli sterpi l’esca e accenderla. Il cotone imbevuto funzionerà come una lampada ad olio bruciando con costanza a fiamma viva per qualche minuto. Questa fiamma e l’ossigenazione accenderanno in breve tempo gli sterpi che genereranno una fiamma molto alta che a sua volta accenderà facilmente i rametti spaccati della capannina. Una volta accesi questi potrete mettere i tronchetti più grossi. Naturalmente sta a voi capire come gestire il fuoco, per esempio i tronchetti della capannina se i tronchi più grossi sono molto bagnati non saranno sufficienti, vi consiglio quindi di prepararvi una discreta quantità di tronchetti dal diametro da 8 cm già spaccati. N.B. E' bene preparare una piccola catasta con l'esca, aggiungere della legna da
accensione per permettere lo sviluppo della fiamma e, solo dopo che questa si sia ben
sviluppata, aggiungere la legna di mantenimento. Quando possibile, è conveniente
rialzare il fuoco da terra, per mezzo di sassi, per permettere all'ossigeno di circolare
meglio e facilitare così l'accensione.
Tenete in mano una manciate di legnetti sottili e secchi, e se avete dell’esca infilatela all’estremità del fascio. Se usate i bastoncini per il fuoco, teneteli per il fondo, lontano dai trucioli che avete tagliuzzato ( la fiamma sale lungo il bastoncino ) e spingete tutti i pezzetti di esca disponibili sotto i trucioli. Applicate la fiamma del fiammifero alla fine del fascio o ai bastoncini poi girate finché le fiamme abbiano ben attecchito. Ora appoggiate sul vostro focolare i legnetti infiammati e aggiungete con cura della legna minuta, ammucchiandola a forma di cono. Un po’ alla volta aggiungete altri bastoncini, fin quando sarete certi che il fuoco sia ben acceso e abbia superato il primo stadio. Mantenimento Il materiale di mantenimento è costituito da tronchi o rami di generose dimensioni, più adatti alla produzione di braci. Quando si necessiti di un fuoco dalla fiamma alta (per friggere cibi o far bollire dell'acqua), sarà opportuno utilizzare materiali il più possibile secchi. Se, invece, si avesse bisogno di un fuoco lento e duraturo (per arrostire della carne o scaldare il ricovero), si dovrà utilizzare come legna di mantenimento anche quella bagnata o umida. Per far sviluppare correttamente il fuoco e mantenerlo, si ponga attenzione a non soffocarlo, evitando di deporre sull'esca o sul materiale d'accensione legna troppo pesante che limiterebbe l'apporto di ossigeno necessario. Il fuoco deve essere alimentato costantemente e senza sprechi, evitando l'uso di liquidi infiammabili (se non per la sola accensione, come già detto), e tenuto sempre sotto controllo per evitare che si propaghi alla vegetazione circostante. Se si dispone di fiammiferi, cercare di economizzarne l'uso e, quando possibile, è bene allestire un riflettore di tronchi o sassi, con il duplice scopo di proteggere la fiamma dal vento e di permettere che il calore venga riflesso verso la persona con il minimo grado possibile di dispersione. E preferibile, anziché un gran fuoco, allestirne alcuni di piccole dimensioni, al fine di ottenere una migliore propagazione del calore, un risparmio del combustibile ed una maggiore facilita di controllo. ATTENZIONE: mai spruzzare o gettare direttamente sulla fiamma, né sulle braci un combustibile liquido.
NON LASCIARE MAI IL FUOCO INCUSTODITO!!!!
Come spegnerlo Le braci son pericolose se tenute accese: con una folata di vento potrebbero riaccendersi. Quindi è consigliabile spegnerlo con terra o con acqua. Spento il fuoco, se da non più utilizzare più và ripulita la zona. In caso che il fuoco crei un incendio, se non si riesce a spegnerlo da soli, chiamate i vigili del fuoco tramite il 115. Tipi di focolare A seconda dell' ambiente in cui ci troviamo e della legna che disponiamo, possiamo accendere il nostro fuoco utilizzando tanti metodi, o meglio dire schemi. Qui sotto sono elencati i diversi tipi di focolare che si possono costruire e il loro uso. Fuoco a piramide Si accende con ogni tempo, fornisce calore e luce, però disperde calore e consuma legna. Riscalda in maniera irregolare. Va alimentato costantemente. È adatto per il fuoco da campo. È la base per l'accensione di ogni fuoco. Erroneamente chiamato "a capanna", il fuoco a piramide viene fatto mettendo i legni creando un "cono" al cui interno viene riposta l'esca. Esso si accende con ogni tempo, fornisce calore e luce, però disperde calore e consuma legna. Riscalda in maniera irregolare. Bisogna alimentarlo costantemente. Adatto per il fuoco da campo. Fuoco a trincea Ha un ottimo tiraggio e può essere alimentato regolarmente con rami lunghi. È stabile per mettervi pentole grosse e consente anche di metterne due o più, una accanto all'altra. Va orientato esattamente secondo il vento perché diventa poco efficace se il vento cambia direzione. Inoltre richiede un terreno sufficientemente compatto, altrimenti, se la trincea è poco solida, non sostiene bene la pentola. Fuoco a croce È una variante del fuoco in trincea, puoi utilizzarlo se il vento cambia frequentemente direzione. Consuma legna e non è facile né da regolare, né da alimentare, né per disporvi sopra le pentole. Fuoco polinesiano È un fuoco tipico dei popoli della Polinesia. Si fa un buco nel terreno e si ricopre sul fondo e sui lati con pietre piatte. In caso di pioggia, si può coprire con uno strato di terra. Il fuoco polinesiano riscalda bene, mantiene il calore, non risente assolutamente del vento ma è poco pratico da alimentare. Fuoco del boscaiolo Si accende facilmente e dà molta luce. Brucia bene e con ogni tempo. È ottimo per il fuoco da campo e per riscaldare. Richiede una preparazione accurata, ha bisogno di molta legna e deve essere alimentato costantemente. SERVE PER ASCIUGARE LA LEGNA BAGNATA Fuoco a riflettore Alcune pietre servono a formare il focolare e a sorreggere le barre di ferro, mentre alcuni tronchetti, disposti l'uno sopra l'altro, fanno da riflettore per il calore. È adatto per la cucina individuale e per scaldarsi. Fuoco in scarpata Unisce i vantaggi del fuoco a riflettore a quelli del fuoco sopraelevato. Fuoco del pastore È facile da costruire e cuoce rapidamente perché mantiene abbastanza il calore. Bisogna fare attenzione al tipo di pietra utilizzata perché alcune pietre, con il calore, possono spaccarsi e lanciare schegge. Ha un buon tiraggio, ma risente molto dei cambiamenti del vento. È adatto per la cucina individuale. Si scava una trincea larga 30 cm e lunga 50, orientata in modo che il vento vi soffi dentro. Fuoco a capanna Consente di sfruttare il vento ed è possibile accenderlo anche in condizioni meteorologiche avverse. Del pioniere Si fa un piccolo fuoco e si mettono due tronchetti laterali verdi, sui quali si mette la pentola. È orientabile secondo il vento. Fuoco a stella, economico visto che i ceppi vengono spinti verso il centro man mano che si consumano adatto per dormirci accanto NOME: Focolare a stella. USO: E' formato da grossi tronchi di legno secco disposti a stella, tenuti sollevati dal terreno mediante alcune pietre o tronchetti di legno; al centro del terreno è scavato un deposito per le braci (buca). per accenderlo: costruite un fuoco a cono nel centro della stella e spingere vero il centro‐braciere i tronchi che bruciano. Focolare chinook. USO: E' un focolare in tricea inclinata e bordata da un riflettore di terra controvento. Viene coperto con
pietre perchè si mantenga il calore. Per accenderlo: costruite un fuoco a cono e una volta formatesi le braci,
mettete 2 tronchi di legno convergenti e perpendicolari che avranno il compito, consumandosi, di riflettere e i
aumentare il calore sprigionato. Fuoco ad Altare : usato sulla neve o su un terreno umido fangoso Fuoco su base di pietre (assicuratevi che le pietre non esplodano per l’eccessivo calore) è molto efficace dà il massimo calore possibile!. Torcia svedese RISCHIO
INCENDIO
Il fuoco è la manifestazione di una reazione chimica di ossidazione a catena. Questa reazione avviene in presenza di tre fattori: il combustibile, il comburente, una fonte di calore adeguata. Per spiegare cos’è il fuoco, i volontari della Protezione Civile rappresentano così, con il "triangolo del fuoco", la complessa reazione chimica di ossidazione a catena che dà origine al fenomeno. Senza uno dei tre lati il triangolo non è tale, così come senza uno dei fattori il fuoco non si alimenta. Quando accendiamo la candela (il combustibile), coprirla con il bicchiere ci fa capire che senza l’aria, (il comburente) la reazione si interrompe. Quando tentiamo di accendere la legna nel caminetto, sappiamo che la presenza di legnetti e fascine garantirà una fonte di calore adeguata (temperatura di accensione) che consentirà ai ciocchi più grandi di prendere fuoco e continuare e scaldarci. In questo caso è il combustibile stesso, la legna nel camino, a produrre il calore necessario a mantenere viva la reazione chimica a catena, propagando le fiamme ai rami più grossi. Il combustibile dunque, nel camino così come in tutti gli incendi, deve non solo essere acceso, ma anche essere "riscaldato". Ogni materiale ha la sua temperatura caratteristica, detta "temperatura di accensione", oltre la quale continua a bruciare e sotto la quale tende a spegnersi. INCENDIO DI EDIFICIO Mantenere la calma e pensare alla conformazione dell'edificio, se esistono delle scale di sicurezza utilizzarle altrimenti cercare una via d'uscita . Se ci si trova intrappolati all'interno dell'appartamento il luogo più sicuro è il bagno in quanto provvisto di acqua e rivestimenti non infiammabili, entrarvi aprendo tutti i rubinetti facendo defluire l'acqua sotto la porta, bagnarla così da ritardare il calore e chiudere le fessure con asciugamani bagnati per evitare l'introduzione del fumo. Aprire la finestra, chiamare aiuto. Si tenga conto che in città il soccorso è in grado di arrivare entro 10‐15 minuti. Non riparatevi in ambienti privi di aperture, non fuggite in zone al di sopra dell'incendio ( gallerie ,teatri ). Non usare mai l'ascensore , in caso di blocco è esposto al calore e ai fumi nocivi presenti all'interno del vano, se possibile raggiungete l'appartamento contiguo scavalcando il divisorio del balcone, valutare la possibilità di scendere al piano inferiore con lenzuola annodate facendo attenzione al grado di tenuta. Se non avete abilità per questa operazione rimanete in attesa sul poggiolo. Se i vestiti prendono fuoco rotolarsi sul pavimento avvolgendosi in un cappotto o altro per soffocare le fiamme, se disponibile usare l'acqua. Se dopo aver chiamato il 115 la situazione richiede un intervento a persone in pericolo si eviti di entrare in un edificio nel quale l'incendio è ormai attivo e le fiamme sono fortemente sviluppate, così pure non entrare dove si ritiene siano presenti sostanze tossiche derivate dalla combustione di plastiche, gommapiuma ed oggetti sintetici, in questi casi il personale di soccorso è attrezzato adeguatamente con gli autoprotettori. Prima di avventurasi in un edificio legarsi con una fune e chiedere l'ausilio di personale esterno al fabbricato così da avere un contatto con l'esterno, bagnarsi gli abiti e la testa, fissare un fazzoletto bagnato sul viso contro il fumo. Prima di aprire una porta verificare se filtra del fumo e se sfiorando, con il dorso della mano, la maniglia risulta calda in questi casi la stanza potrebbe essere invasa dal fumo o dal fuoco, in questo caso dalla stanza non è possibile passare. In caso contrario aprire leggermente tenendola con il piede per evitare possibili vampate di fuoco e fumo, una volta passati richiudete la porta per evitare correnti d'aria tali da alimentare l'incendio ed il passaggio di fumi nocivi, stesso discorso per le finestre. In caso di presenza di fumo strisciare sul pavimento in quanto l'aria a pavimento risulta più respirabile con minore concentrazione di tossicità. Tenere in casa un estintore per i casi d'emergenza. INCENDIO BOSCHIVO Chiamare il Numero telefonico nazionale 1515 del CORPO FORESTALE DELLO STATO o gli altri numeri di pronto intervento. Seguire le regole suggerite qui di seguito: Se è un principio di incendio, tentare di spegnerlo, solo se si è certi di una via di fuga, tenendo le spalle al vento e battendo le fiamme con un ramo verde fino a soffocarle. Non sostate nei luoghi sovrastanti l'incendio o in zone verso le quali soffi il vento. Non attraversate la strada invasa dal fumo o dalle fiamme Non parcheggiate lungo le strade. L'incendio non è uno spettacolo La strada è chiusa? Non accodatevi e tornate indietro Permettete intervento dei mezzi di soccorso, liberando le strade e non ingombrandole con le proprie autovetture Indicate alla squadre antincendio le strade o i sentieri che conoscete Mettete a disposizione riserve d'acqua ed altre attrezzature SE SIETE CIRCONDATI DAL FUOCO Cercate una via di fuga sicura: una strada o un corso d'acqua. Attraversate il fronte del fuoco dove e' meno intenso, per passare dalla parte già bruciata. Stendetevi a terra dove non c'e' vegetazione incendiabile. Cospargetevi di acqua o copritevi di terra. Preparatevi all'arrivo del fumo respirando con un panno bagnato sulla bocca. In spiaggia raggruppatevi sull'arenile e immergetevi in acqua . Non tentate di recuperare auto, moto, tende o quanto vi avete lasciato dentro. La vita vale più di uno stereo o di uno zainetto! Non abbandonate una casa se non siete certi che la via di fuga sia aperta. Segnalate la vostra presenza. Sigillate (con carta adesiva e panni bagnati) porte e finestre. Il fuoco oltrepasserà la casa prima che all’interno penetrino il fumo e le fiamme. Non abbandonate l'automobile. Chiudete i finestrini e il sistema di ventilazione. Segnalate la vostra presenza con il clacson e con i fari. COME EVITARE INCENDI NEI BOSCHI E' importante avere alcune precauzioni: Accendere i fuochi solo in zone attrezzate lontano dagli alberi e dall'erba alta. Non abbandonare mai il fuoco e prima di lasciare l'area accertarsi che il fuoco sia stato spento completamente. Non lasciare cumuli di rifiuti. Possono facilmente essere causa di incendio! Non abbandonare bottiglie o frammenti di vetro nei boschi. Il vetro fa da lente e si trasforma in un potenziale accendino. Non gettare cicche di sigaretta. La marmitta catalitica dell'auto incendia facilmente l'erba secca. Non sostare quindi in presenza di sterpaglie "rischiose"! Per eliminare stoppie, paglie ed erba, seguire il regolamento vigente. Le stoppie vanno bruciate nelle date stabilite, a 100‐
200 metri dal bosco, in una zona circoscritta da una fascia arata di almeno 3 metri. In un bosco è presente una grande quantità di combustibile (la vegetazione) e di comburente (l'aria), non sufficiente per provocare un incendio, ma determinante per la sua propagazione. Ciò che manca è la "scintilla", il calore necessario ad innescare la reazione chimica a catena dell'incendio. I raggi del sole concentrati da un vetro, o un fulmine che si scarica a terra, sono eventi talmente rari da non poter essere considerati la causa principale dei numerosissimi incendi che si sviluppano durante l'estate nei nostri boschi. L'incendio di un bosco è un evento difficilmente controllabile, essendo molti i fattori che ne determinano l’evoluzione. Il clima e l'andamento stagionale giocano un ruolo fondamentale nel predisporre una situazione di favore allo scoppio di un incendio, per cui scarsa piovosità ed alte temperature determinano oggettive condizioni di pericolo. Quando nei mesi di luglio ed agosto ad altitudini fino a 700 mt.slm la vegetazione erbacea è secca, il potenziale combustibile aumenta considerevolmente; viceversa in pieno rigoglio vegetativo l'innesco del fuoco è difficile. I principali fattori "predisponenti" il fenomeno, le condizioni cioè che determinano l'evoluzione dell'incendio, sono principalmente: la quantità di acqua che si trova nei tessuti delle piante, che può variare dal 2 al 200% nei tessuti morti, in dipendenza delle condizioni atmosferiche ed in particolar modo dall'umidità relativa dell'aria il vento, che oltre a favorire l'afflusso di ossigeno, il comburente, determina l'avanzamento della linea di fuoco, provoca il preriscaldamento del materiale legnoso e quindi nuovi punti d'inizio e di continuazione del fuoco la quantità, dimensioni, disposizione dei materiali combustibili, i quali, se sottili e non pressati, offrono maggiore superficie esterna all'ossigeno comburente. LE RESPONSABILITA' Abbiamo affermato che le cause naturali scatenanti un incendio boschivo sono rarissime. Ma allora, chi, cosa provoca la "scintilla" che dà il via ad uno dei fenomeni distruttivi più diffusi in Italia? Il principale responsabile di quella scintilla ‐ in oltre il 90 % degli incendi boschivi del nostro Paese ‐ è l'uomo, direttamente o indirettamente colpevole della sistematica distruzione di migliaia di ettari di patrimonio boschivo. La distrazione dei cittadini, che spesso non si attengono al rispetto delle più elementari norme comportamentali, è tra le cause ma non giustifica da sola la piaga degli incendi boschivi. Intervenire in tempo è determinante per evitare che gli incendi si propaghino assumendo proporzioni incontrollabili e devastanti. In tal senso, sicuramente l'immediata attivazione delle strutture di protezione civile comunali o intercomunali e dei vigili del fuoco è essenziale. Possiamo tuttavia affermare che qualsiasi strategia di prevenzione e lotta al fuoco, per quanto valida nei suoi principi ispiratori, è destinata a fallire se non sostenuta dalla partecipazione dei cittadini, sia in termini di convincimenti che di azioni materiali. Ai cittadini spetta infatti un ruolo particolarmente importante nella prevenzione. Mentre per altri eventi calamitosi il loro ruolo è passivo, e non potrebbe essere altrimenti, nel caso degli incendi boschivi, invece, i cittadini sono un soggetto attivo della prevenzione, partecipi di una strategia di tutela del patrimonio naturale che parte dal basso e che solo partendo dal basso può risultare vincente. Usando la testa, quando si va nei boschi è senza dubbio importante evitare che piccoli gesti apparentemente innocui, come gettare una sigaretta ancora accesa o lasciare una busta di rifiuti, creino le condizioni per sviluppare un focolaio di incendio. Usando il telefono, chiamare i vigili del fuoco non appena si avvista un incendio, anche piccolo o apparentemente circoscritto o poco pericoloso Effetti per il fuoco Volete fare un fuoco che lasci stupiti tutti gli altri? Eccovi alcuni consigli per ottenere degli effetti speciali davvero sorprendenti... Se dovete preparare l'intrattenimento per un fuoco di bivacco è necessario che usiate tutta la vostra fantasia e le risorse di espressione che possedete. Uno cosa che può contribuire alla realizzazione di un fuoco spettacolare sono gli effetti speciali. Alcuni di questi per esempio possono essere utili per ottenere delle fiamme colorate. Per fare questo servono degli elementi chimici. Sotto trovate l'elenco di quelli che servono per ogni colore. Per le fiamme colorate Giallo: ‐ nitrato di potassio‐ cloruro di sodio Viola:‐ cloruro di litio Rosso:‐ nitrato di stronzio Verde:‐ borace‐ nitrato di bario‐ solfato di rame Arancione:‐ cloruro di calcio Per ottenere scintille color argento:‐ polvere di alluminio color oro:‐ limatura di ferro Per ottenere dei flash ‐ Verde: nitrato di potassio, acido borico, polvere di magnesio e polvere di bosco (parti in ugual peso); ‐ Rosso: nitrato di stronzio e polvere di magnesio (parti in ugual peso). Esca tipo 1 Cotone carbonizzato necessario: Contenitore di metallo munito di coperchio ( vanno bene le scatole dei biscotti, delle creme, barattoli del caffè ecc )La dimensione del barattolo è personale, dipende quanto prodotto volete fare in una sola volta. Una fonte di calore (dipende cosa avete a portata di mano ). Cotone Forbici Guanti (per non scottarsi quando dovrete toccare il contenitore di metallo ) Contenitore ( per la conservazione del cotone ottenuto. Una busta di plastica con chiusura a pressione o una scatolina di plastica con tappo ermetico vanno benissimo ) procedura: Tagliate il tessuto scelto in strisce di circa 7 cm di diametro e piegatele a metà un paio di volte su se stesse. Poi con pochi tagli ottenete diversi rettangolini di tessuto. Di solito la dimensione è di 7x5cm (circa) ma potete farli anche più grandi. Prendere il contenitore di metallo con il coperchio . Praticare un piccolo foro al centro del tappo. Inserite i rettangoli di tessuto nella scatola e chiudetela con il tappo. Posizionare la scatola sulla fonte di calore. Dopo poco inizierà ad uscire una notevole quantità di fumo dal foro nel tappo, il che indica che avete fatto tutto bene. Quando la quantità di fumo che fuoriesce sarà diminuita notevolmente, attendere ancora 10 minuti, poi togliere la scatola dal fuoco. Aprite la scatola e controllate di aver ottenuto dei quadratini di cotone carbonizzato, di un colore nero uniforme. Il cotone carbonizzato è efficace, leggera, di facile produzione, bastano poche scintille per innescare la combustione del cotone carbonizzato. Esca tipo 2 Occorrente: Olio di vaselina (quello che si compra in farmacia perché non è tossico). Un buon contenitore in plastica e preferibilmente stagno (un barattolino delle urine oppure barattolino vix vapor pulito molto bene). Cotone medicale ( cotone per le piccole medicazioni o per la pulizia della pelle, si compra in farmacia o al supermercato ) Procedimento: Prendete il cotone e rompetelo in batuffoli di circa 8cm ( queste dimensioni vi permetteranno di avere un esca da adattare in base alla situazione). Inserite nel barattolo i batuffoli e create un primo strato. Versate l'olio di vaselina in quantità corretta questa varierà in base agli strati di batuffoli di cotone che inserirete all'interno del barattolo: nel primo strato si verserà una quantità minore del secondo strato ( a sufficienza per inumidire il cotone che non si deve riempire ) la dose aumenterà aumentando gli strati, questo serve per dosare equilibratamente l'olio in tutti gli strati che andremo a fare nel barattolino, così da evitare che i livelli nel fondo del barattolo assorbano una quantità superiore di olio di vaselina e si riempano. Creare un altro strato e ripetere il procedimento con lo stesso principio di dosaggio:Versare una quantità maggiore rispetto al primo strato, minore però dello strato successivo. Ripetete queste operazioni fino a riempire il barattolo di cotone. Arrivati all'ultimo strato versate una quantità maggiore ma non troppo, in maniera da equilibrare il dosaggio dell'olio di vaselina in tutti gli strati, e ottenere dei batuffoli non saturi ma luccicanti e umidi, che non gocciolino, ma che lascino sulle dita uno strato di olio. L'esca di cotone si incendierà con estrema facilità, l'olio di vaselina ha la funzione di rallentare la combustione aumentando la durata della fiamma. "Kit per il fuoco" Parliamo di kit per l'accensione del fuoco.Per chi pratica sport outdoor è uno strumento molto importante,forse il più importante da avere sempre dietro perchè la possibilità di poter accendere un fuoco può fare la differenza tra vivere o morire.Questo in condizioni estreme di survival, comunque non si sa mai quello che ci può accadere quindi quando andiamo ad affrontare situazioni potenzialmente "pericolose"secondo il mio parere e bene portarselo dietro. Il fuoco ci permette di sterilizzare l'acqua e quindi renderla potabile, cucinare cibi, scaldarsi in situazioni precarie evitando ipotermia,asciugare scarpe e vestiti,ed è un buon compagno per la notte a livello morale e materiale tenendo lontani animali selvatici ed eventuali predatori.Inoltre il fumo tiene lontano le zanzare ed alcuni insetti sono attratti dalla luce e ci permettono di fare uno spuntino(per i palati meno raffinati).Insomma il fuoco è un amico fondamentale da avere in situazioni di survival e ci permette anche di fare segnalazioni di aiuto! Detto questo vi faccio vedere il mio kit ,per le mie esperienze fino ad ora è stato più che sufficente: Questo è il mio kit, vado a spiegare i materiali: Nel mio kit ho messo molti tipi di esche (materiale per accendere il fuoco) perchè non sempre e facile reperire sul territorio esche buone per accendere il fuoco,specialmente se ha piovuto o se ci troviamo in un ambiente molto umido, quindi è buona regola se troviamo del materiale utile nel percorso raccoglierlo e custodirlo per quando dovremo accendere il fuoco e comunque bene portarsi dietro delle esche, io nel mio kit ho messo anche un pezzo di diavolina in maniera di riuscire ad accendere il fuoco in qualsiasi situazione, inoltre la diavolina con gli sbalzi di temperatura fa evaporare gli idrocarburi che contiene e nella vaschetta si viene a formare una specie di condensa oleosa che se ci strusciamo la nostra esca va a fuoco immediatamente,un altro aiuto per accendere esche molto precarie sono le candele che mantenendo una fiamma viva molto a lungo e ci permettono di far prendere anche legni bagnati.Un'altro strumento molto utile e la barretta di magnesio che se sfregata con un coltello o con il suo apposito sfreghino produce scintille a circa 3000° permettendoci di accendere anche esche non troppo buone e funziona anche bagnato a differenza degli accendini che per colpa dell'acqua possono diventare inutili. Io in tasca porto sempre anche il mio zippo,ricordatevi di tenerlo sempre carico e comunque all'interno a una specie di cotone che può essere utilizzato come esca e la fiamma che produce come accendino e "robusta". I fiammiferi sono molto utili, ricordatevi di portarvi dietro anche lo sfrghino per accenderli e se non avete un contenitore stagno per custodirli potete renderli impermeabili immergendo la capocchia di zolfo in uno smalto per unghie o cospargendoli con la cera di una candela, meglio sono quelli anti‐vento che fanno una buona fiamma e resistono al vento a differenza di quelli normali che si spengono con un alito di vento. Per le candele io ho messo queste ma sono molto validi anche i lumini da cimitero e per dimensioni e ed efficacia sono perfette le candeline da torta di compleanno (magari quelle che non si spengono mai che anche quando le soffi e il vento le spenge si riaccendono da sole). Questo è il mio kit abbastanza compatto ma ha tutto quello che serve. Ci sono vari modi per accendere un fuoco da l'utilizzo di lenti di ingrandimento fatte con bottiglie, ghiaccio,ecc. Con lo sfregamento di legni ,con reazioni chimiche ecc, ma sono sistemi faticosi e che molto spesso secondo a che latitudini siamo risultano estenuanti ed inefficaci quindi se ci prepariamo ad affrontare un impresa che ci può portare ad averne bisogno consiglio mio è di prepararvi e portarvi dietro un kit per accendere il fuoco! Io uso la MEDA cioè il legno di pino particolarmente resinoso che si utilizzava una volta (ma anche adesso) per accendere i caminetti, le cucine economiche, i braceri ecc. Metto foto: Alberi ed essenze La tabella sottostante riassume, con disegni esaurienti, qualche essenza presente in Italia, usata solitamente per accendere i nostri fuochi. Descrizione dell' essenza Essenza: CARPINO E' di combustione lenta, ha una fiamma viva e buone braci; è utile per la cucina. Potere calorifico: 100 Disegno Essenza: QUERCIA Di combustione lenta, ha una fiamma continua e buone braci; verde è un buon riflettore e produce un buon carbone. Potere calorifico: 99 Essenza: FRASSINO E' un buon combustibile, di rapida combustione, da una bella fiamma; verde è un buon riflettore. Potere calorifico: 92 Essenza: ACERO Si accende molto rapidamente, e riscalda bene con una fiamma luminosa e chiara. Si consuma velocemente; è utile quando piove perchè si scorteccia rapidamente. Potere calorifico: 89 Essenza: BETULLA Sprigiona molto calore con una piccola fiamma ed è lento a bruciare; verde è un ottimo riflettore. Potere calorifico: 84 Essenza: OLMO E' un buon combustibile, che da una fiamma chiara e viva, produce però poca brace. Rapido ad accendersi ed altrettanto a consumarsi. Potere calorifico: 80 Essenza: FAGGIO Da una fiamma viva, ma produce molto fumo; la brace dura poco e riscalda molto rapidamente. Potere calorifico: 71 Essenza: SALICE Da una fiamma viva ma con fumo; il calore è vivo ma breve e le pigne, così come i rametti sottili, sono utili per l' accensione. Potere calorifico: 70 Essenza: ABETE Da una fiamma viva ma con fumo; il calore è vivo ma breve e le pigne, così come i rametti sottili, sono utili per l' accensione. Potere calorifico: 70 Essenza: PINO Ha un legno odoroso, produce molto fumo e si consuma presto. Crepita bruciando e produce un buon carbone. Potere calorifico: 67 Cucina Trapper Trapper: era così chiamato l'uomo di frontiera; quello che viveva lontano dalla civiltà, ai confini con mondi nuovi e selvaggi. L'amore per l'avventura guidava i passi di questi uomini che si spostavano verso orizzonti nuovi dove, forse, avrebbero trovato fortune: oro, pelli pregiate... La loro era una vita pericolosa, solitaria, isolata. I loro vestiti erano di colori che si mimetizzavano nel bosco, fatte con pelli di animali. Il loro equipaggiamento era composto da: un fucile per la caccia e la difesa, polvere da sparo, pallottole, un coltello a serramanico, un'accetta, la borraccia, una coperta, una bisaccia contenente corda, padella e pietra focaia, una bussola e un quaderno per riportare gli appunti di viaggio. Anche nel mangiare erano pratici e semplici; non sempre usavano la padella, preferivano il fuoco vivo e la brace. Per questo la cucina alla brace è nota come cucina trapper. La tecnica della cucina trapper è essenziale, semplice e veloce. Non deve essere fatta su fiamme ma solo su braci ardenti (molte braci). Non di dovrebbero usare utensili, ma solo materiale fornito dal bosco. Si possono cucinare: pane, bistecche, cipolle, spiedini, salamini, uova, banane, mele, patate, pesce... Vediamo gli argomenti: Prepariamo le braci Utensili di cottura Cucinare il pollo Piccole ricette Trucchi del vecchio trapper Prepariamo le braci: Per produrre le braci adatte alla cucina trapper è necessario accendere un fuoco, avendo l'accortezza di scegliere particolari tipi di essenze. C'è quella, la cui brace dura molto; e quella, la cui brace dura meno. Ci si procura della legna secca, stagionata, evitando quella verde che brucia male e produce fumo. Si utilizzano legni duri, quelli degli alberi a crescita lenta come: faggio, quercia, carpino… Le loro braci dureranno a lungo e permetteranno una cottura completa degli alimenti. Si devono evitare i legni teneri come: pioppo, pino, abete… La loro brace si consuma presto ed è necessario procurarne una gran quantità se si vuol mantenere costante la temperatura di cottura dei cibi. Per ottenere un buon letto di brace ci vuole almeno mezz'ora; ed è meglio lavorare su 3 fuochi separati. La brace è pronta quando la fiamma è rossa e sulla legna compare una leggera velatura bianca. Il letto della brace deve essere più largo dell'alimento che si cucina, e deve avere lo spessore ridotto al centro e più spesso ai lati così da produrre un calore avvolgente. Per valutare la temperatura del fuoco si avvicina la mano alla brace, più o meno all'altezza cui metteremo l'alimento da cucinare, e si contano i secondi per verificare la sopportazione del calore, se togliete la mano: dopo 1 secondo ci sono circa 250°C, dopo 2‐3 secondi ci sono circa 200°C dopo 4‐5 secondi ci sono circa 180°C dopo 6‐8 secondi ci sono circa 140°C È meglio iniziare con la brace a calore medio‐alto, che poi diminuirà durante la cottura ma senza abbassarsi troppo. Utensili di cottura Sappiamo che con la cucina trapper non si possono usare pentole e tegami, ma come cuciniamo allora? Semplicemente usando quello che ci offre la natura. Il più semplice utensile da costruire è il classico bastoncino o toffoletta come lo chiama qualcuno; cercate un ramo verde abbastanza dritto e spesso (7mm, 1cm di diametro) e spellatelo con il coltellino (fate attenzione); poi appuntitelo e infilateci le vostre cibarie. Un consiglio: lasciate la corteccia solo sul "manico" per evitare che vi scivoli quando lo maneggiate. Non utilizzate la legna degli alberi amari o aromatizzanti: tiglio, betulla, salici… Perché possono rendere cattivo il sapore dell'alimento cucinato. Se siete fortunati da scovare un ramo che si biforca potreste sempre usarlo per cuocere le salamelle in maniera più ordinata (vedi il disegno ad inizio capitolo). E i tempi di cottura? beh essenzialmente dipende dai vostri gusti. Personalmente preferisco la carne ben cotta e croccante per cui la lascio abbrustolire ben bene; c'è anche chi la mangia appena scottata. La risposta a questa domanda dovete chiederla al vostro palato. Se avete tempo, magari mentre il fuoco produce le braci, potete cimentarvi nella costruzione di utensili un po' più complessi; ad esempio grigliette fatte con rami verdi intrecciati. Le foto qui sotto ne mostrano solo alcuni tipi, occorre avere un po'di fantasia e di inventiva. Cucinare il pollo Da esperienza personale, cucinare il pollo non è la cosa più semplice da fare quando si mangia alla trapper. Gli inconvenienti emergono essenzialmente quando si arriva alla fase di cottura; i tempi per cuocere un pollo sono molto labili. Mi è capitato di mangiare polli di tutti i tipi: fuori ben cotti e croccanti, dentro crudi al massimo, o viceversa stracotti dentro ma con la pelle cruda. Il pollo comunque richiede molto più tempo di qualsiasi altro cibo cotto alla trapper (fatta eccezione per il maiale). Secondo me ci vogliono due elementi per cuocere bene un pollo: una buona dose di fortuna e il saper stimare perfettamente i tempi di cottura, oltre a verificare ogni 20 minuti lo stato del volatile. Nella pratica, dopo aver pulito il pollo, spennatolo e tolto le interiora (magari potete anche aromatizzarlo con qualche ripieno alle erbe), date un'occhiata ai disegni sottostanti che vi illustrano uno dei migliori modi (oltre al classico bastoncino) per cuocere un pollo. Piccole ricette Cibi da cuocere con la brace: 1. Uova con un piccolo foro in alto (calore basso). 2. Mele intere con la buccia (calore medio). 3. Patate intere sotto le braci (calore medio). 4. Patate svuotate e, quando cotte, riempite con uova sbattute e zuccherate (calore medio‐basso). 5. Cipolle svuotate e, quando cotte, riempite con uova non sbattute (calore medio). 6. Bistecche (calore medio‐forte ). 7. Wurstel o salsicce (calore basso). 8. Pesce (calore medio). 9. Twist, Pane arrotolato su uno stecco (calore medio‐forte). Direttamente dai nostri quaderni di caccia, ecco a voi una serie di prelibate ricette trapper apprese o inventate lungo gli anni di riparto: Banane al cioccolato Praticate dei fori quadrati nella buccia della banana, estraetene la polpa e sostituitela con dei pezzettini di cioccolato. Dopodiché richiudete le finestrelle con i quadratini di buccia ed avvolgete la banana nella carta stagnola. Mettete il frutto sotto la brace e lasciate cuocere. Patate all'uovo Prendete una grossa patata, tagliatene la parte superiore a mo' di coperchio e con un cucchiaino, pazientemente svuotatela dalla polpa (che potrete riutilizzare). Rompete un uovo e versatelo nella vostra patata. Prendete il tappo e infilateci uno stuzzicadenti come manico, indi tappate la patata. Avvolgetela nella carta stagnola e mettetela sotto le braci. Ogni tanto controllate lo stato dell'uovo, alzando il "coperchio" che avete fatto; fatela cuocere finché l'albume non è bianco. Salamelle al rosmarino Quando cuocete le salamelle, salamini o luganeghe, dovete avere la accortezza di bucare lo strato di pellicina che ricopre la carne per assicurare una buona cottura anche all'interno. Praticate dei leggeri tagli su questa pellicola, alzatela quanto basta per infilarci delle foglie di rosmarino. Dopodiché infilzatele pure nei vostri bastoncini e scoprirete che le vostre salsicce avranno un buon sapore di spezie. Uova alla piastra Si tratta semplicemente di far cuocere un uovo all'occhio di bue su di una piastra di pietra refrattaria, cosparsa di aromi. La piastra poggerà su di un buono strato di braci cosicché il calore si diffonderà su tutta la superficie della piastra, assicurando una cottura uniforme. Mele zuccherate È una delle ricette più classiche e diffuse nella cucina trapper. Infilzate due mele su di un ramo a forcola (o una se vi basta ;] ), togliendo il picciolo e praticando dei buchi quadrati profondi circa 2cm. Infilateci delle zollette di zucchero o dello zucchero sciolto e mettetele a cuocere sul fuoco. Il calore scioglierà lo zucchero che impregnerà la vostra mela. È veramente buona ragazzi, parola di scout! Trucchi del vecchio trapper Il vecchio trapper ci svela una serie di consigli su come rendere i nostri cibi più gustosi ed evitare dei guai col fuoco... vediamo cosa dice: Ricordate che l'olio e l'acqua non vanno d'accordo, specialmente alle alte temperature. Non versate acqua sull'olio bollente. Lasciate le cose che si deteriorano col caldo (frutta, formaggi) al fresco nell'acqua corrente o fuori dalla tenda di notte. Per rendere più gustosa la carne di pollo, infilateci dei pezzetti di lardo alternandoli a quelli di carne. Quando cuocete le uova con la carta stagnola, assicuratevi di averle ben ricoperte e che non sia rotte. Il risultato, vi assicuro, che sarebbe disastroso (uovo carbonizzato). Le patate alla brace non vanno mai spelate; avvolgetele cosi come sono nella carta stagnola. Per cuocere al meglio i volatili, usate dell'argilla se potete. Non spennate l'uccello perché dopo la cottura, l'argilla si sarà attaccata alle piume e, aprendo l'involucro, le penne si staccheranno come niente. Ricordatevi sempre di praticare dei fori sulla pellicina che ricopre gli insaccati. Questo per assicurare una buona cottura anche all'interno della carne. Altre ricette: Kabob Per preparare il kabob ti occorrono carne, pancetta e pane. Taglia la carne e la pancetta in quadratini di 4‐5 cm di lato e fai a fette il pane. Scorteccia un ramo verde, appuntiscilo ad una estremità e infila prima una fetta di carne, poi una di pancetta poi una di pane, poi di nuovo la carne e così via. Cuoci sulla brace, girando di tanto in tanto il bastone. Puoi variare questa ricetta a tuo piacimento, mettendo sullo spiedo pomodori, peperoni, salsiccia, cipolle, ecc… Se aggiungi patate ricordati che hanno bisogno di una cottura più lunga. Patate alla brace Metti le patate con tutta la buccia nella brace e lasciale per circa 30 minuti. Poi taglia ogni patata a metà e mangiala con un cucchiaio, aggiungendo un po’ di sale ed eventualmente un po’ d’olio o di burro. Salsicce e patate Ti occorrono 3 salsicce piccole, 1 cipolla, 2 patate, olio. Taglia le patate in quattro, la cipolla in fette circolari. Infila sullo spiedino alternando: cipolla, salsiccia, patata, cipolla, ecc… Ungi con l’olio. Salsicce con pancetta e formaggio Per una persona occorre 1 salsiccia, formaggio, pancetta. Taglia la salsiccia in senso longitudinale, ma non completamente. Riempila con il formaggio. Chiudi la salsiccia, avvolgi intorno ad essa la pancetta e fissala con due stuzzicadenti. Metti la salsiccia su uno spiedino e cuoci sulla brace per 10‐15 minuti. Melanzane alla brace Taglia le melanzane a metà e togli i semi. Cospargi ogni metà con sale, pepe, olio e mettile sulla brace, con buccia verso il basso. Cuocile per 10‐15 minuti. Uova allo spiedo Con la punta di un coltello fai un piccolo foro alle estremità dell’uovo, tenuto in posizione orizzontale. Posa lo spiedo sulle forcelle e fai cuocere sulla brace per circa 3 minuti. Uova sotto la cenere Perfora la sacca d’aria dell’uovo e mettilo sotto la cenere per circa due minuti. Uovo al piatto Scegli una pietra piatta e infuocala sotto la brace ardente. Quando é rovente, toglila dal fuoco con un bastone, puliscila rapidamente e rompi l’uovo sopra di essa. La cottura sarà quasi istantanea. Uovo e patata Vuota una grossa patata, alla quale avrai in precedenza tagliato via la parte superiore. Rompi un uovo e sbattilo per fare amalgamare il tuorlo con l’albume. Introduci l’amalgama nel buco della patata e copri con la parte superiore che avevi tagliato. Eventualmente fissa il "tappo" con alcuni stuzzicadenti. Metti a cuocere nella brace per 20‐30 minuti. Mele alla brace Occorrente: 1 mela, 1 zolletta di zucchero. Fai un piccolo buco nella mela e introduci in esso la zolletta di zucchero. Fai cuocere per circa 10 minuti. Banane alla trapper Metti una banana matura a cuocere nella cenere, con tutta la buccia. Dopo circa 15‐20 minuti sarà diventata nera. Apri la banana, cospargila di zucchero e succo di limone e mangiala con un cucchiaio. Banane al cioccolato Fai un taglio lungo la buccia di una banana e schiacciavi dentro, accuratamente, pezzetti di cioccolato. Metti la banana nella brace per 5‐10 minti, poi apri la banana e mangiala con un cucchiaio. Hamburger al pomodoro Per due persone occorrono: 250 g di carne tritata, 1 uovo, 1 cipolla piccola, 1 pomodoro, prezzemolo, sale, pepe. Schiaccia a pezzetti il pomodoro, trita la cipolla e il prezzemolo e impastali insieme alla carne tritata, all’uovo, al sale e a un po’ di pepe. Fai due polpette piatte e avvolgi ciascuna in un foglio di alluminio sul quale avrai spalmato del burro. Lascia cuocere sotto la cenere per 6‐7 minuti. Polpette al formaggio Occorrente come per l’hamburger, più formaggio e sottaceti. Con l’impasto dell’hamburger prepara alcune mezze polpette. Metti su ciascuna di esse una fetta di formaggio e una fettina di sottaceto. Chiudi con l’altra mezza polpetta. Avvolgi ogni polpetta in un foglio di alluminio e metti a cuocere nella brace. Petti di pollo alle erbe Occorrente per ogni persona: 1 petto di pollo di circa 200 g, 1 cucchiaio di prezzemolo, timo, salvia e rosmarino tritati, succo di limone, 10 g di burro, sale, pepe. Taglia a metà i petto di pollo e togli tutte le ossa. Condiscilo con sale, pepe, succo di limone e cospargilo con le erbe tritate. Metti il pollo in un foglio di alluminio che avrai imburrato e aggiungi qualche pezzetto di burro. Fai cuocere per circa 20 minuti. Tramezzino trapper Occorrente. pane in cassetta ( o panino), prosciutto, formaggio. Prepara un tramezzino con il pane, il prosciutto e il formaggio. Avvolgilo in un foglio di alluminio e mettilo nella brace. Fallo cuocere 5 minuti per lato. Cipolle ripiene Occorrente come per l’hamburger, una cipolla grande. Taglia a metà la cipolla e scava la parte centrale. Riempi le due metà con l’impasto dell’hamburger. Poi uniscile e avvolgile in un foglio di alluminio. Cuoci nella brace per 15‐
20 minuti. Zucchine ripiene Occorrente come per l’hamburger, zucchine, formaggio grattugiato. Pulisci e vuota dai semi 4‐6 zucchine. Prepara un impasto come per gli hamburger aggiungendo formaggio grattugiato e riempi con esso le zucchine. Metti del formaggio grattugiato anche sulle zucchine e avvolgi ciascuno in un foglio di alluminio. Cuoci nella brace per 20‐25 minuti. Peperonata alla trapper Per due persone occorrono: 100 g do peperoni, 150 g di melanzana, 200 g di zucchine, 80 g di cipolle, 180 g di pomodori, 150 g di polpa di maiale o di vitello, 50 g di pane raffermo, 2 cucchiai di olio di semi, sale, pepe. Pulisci e lava le verdure poi tagliale a pezzetti. Taglia la carne a pezzetti e il pane a cubetti. Trita le cipolle. Metti tutti questi ingredienti in una ciotola, condiscili con olio, sale e pepe e mescolali bene. Mettili in un foglio di alluminio ben chiuso e fai cuocere 35‐40 minuti. Mele ripiene Occorrente: 1 bella mela, 1‐2 zollette di zucchero, un po’ di uva passa e un po’ di burro. Scava la mela al centro e riempila con lo zucchero, l’uva passa e il burro. Avvolgilo in un foglio di alluminio, chiudi bene e cuoci sotto la brace per circa 15‐20 minuti. Macedonia cotta Occorrente: 1 banana, 1 arancia, 1 mela, prugne secche, uva passa, zucchero, un po’ di cannella. Se preferisci, puoi cambiare il tipo di frutta. Sbuccia la frutta e tagliala in pezzi, aggiungi zucchero e, se ti piace, un pizzico di cannella. Chiudi accuratamente in un foglio di alluminio e metti nella brace per 5‐10 minuti. Cucina trapper
Un esempio di cucina trapper La cucina trapper (o trappeur) è un metodo di cucina essenziale e semplice utilizzato solitamente quando ci si trova all'aperto e non si hanno a disposizione né utensili da cucina né fornelli. Si basa sulla cottura del cibo sulla brace, sfruttando utensili ricavati da ciò che offre la natura: rami, pietre, fogliame, ecc. Storia Tale metodo di cucina prende il nome dai trapper, esploratori nordamericani del XVIII e XIX secolo, che dovendo viaggiare con bagagli leggeri non portavano con sé utensili da cucina, e dovevano quindi farne a meno per cucinare quello che si procuravano nella natura. Oggi tale tecnica viene utilizzato dagli scout (principalmente nell'età del reparto) nelle loro uscite. Fuoco Per evitare di bruciare il cibo o di cuocerlo solo all'esterno, quest'ultimo va cotto non sulla fiamma bensì sulla brace (per la quale sarebbe opportuno utilizzare legna grossa, che si consuma più lentamente). Il fuoco dev'essere chiuso da grosse pietre, che oltre a delimitarlo hanno la funzione di riflettere il calore e di poterci appoggiare ciò che viene usato per cucinare. Per tale scopo possono essere usati anche dei pezzi di legno posti intorno al fuoco. La brace dev'essere a una temperatura né troppo alta che rischi di cuocere i cibi solo all'esterno né troppo bassa che rischi di non cuocere a sufficienza; per avere un'idea del calore della brace (l'ideale è medio‐alto) si può contare per quanti secondi si riesce a mantenere il palmo della mano vicino alla brace: 6‐8 secondi: calore basso, temperatura fra 120° e 175°; 4‐5 secondi: calore medio, temperatura fra 175° e 200°; 2‐3 secondi: calore alto, temperatura fra 200° e 230°; meno di 1 secondo: calore alto, temperatura fra 230° e 360°. Utensili naturali Bastoncino: un ramo di legno verde (altrimenti potrebbe prendere fuoco), robusto e lungo abbastanza da permettere la sua gestione senza pericolo di scottature; va appuntito per poter infilzare al meglio il cibo e scorticato nella parte che sarà a contatto con la brace, mentre la corteccia può essere lasciata nell'impugnatura per una presa più salda. Spiedo: più lungo e più robusto del bastoncino, lo si utilizza fondamentalmente per due scopi: la cottura di grossi pezzi di cibo infilzati in esso (in tal caso necessita quindi di essere appuntito) o per sostenere dei bastoncini uncinati. Va fissato su due forcelle (rami biforcati) in modo che stia a una certa distanza dalle braci. Forcella: è utile come sostegno di bastoncini e spiedi, nonché per creare griglie o utensili più complessi. Piastra: sottile pietra piatta, che può essere posta ad una distanza minima direttamente sulla fiamma viva. Un utensile non naturale che viene spesso usato è la carta alluminio, nella quale si possono fasciare i cibi permettendo la cottura sotto la brace anziché sulla brace. Ricette Gli ingredienti usati tipicamente per la cucina trapper sono patate, carne, uova, pane, pesce, frutta, verdura, formaggio. Le ricette più diffuse sono: Carne: al formaggio, al pomodoro, hamburger, petto di pollo alle erbe, salsiccia e patate Frutta: mela ripiena di zucchero, banana split (al cioccolato), macedonia cotta Pane: spiedino Patate: all'uovo, alla brace Uova: allo spiedo, sotto la cenere, alla piastra Verdure: cipolle e zucchine ripiene, melanzane alla brace, peperonata Tempi di cottura I tempi di cottura dipendono dalla temperatura; per una temperatura medio‐alta sono approssimativamente i seguenti: Frutta: 10 minuti Carne, pesce e verdure: 15 minuti Pollo e patate: 30 minuti Trapper I trapper erano dei cacciatori ed esploratori che percorrevano le montagne del nord America, specialmente le Montagne Rocciose, nella seconda metà del XVIII secolo e nella prima del XIX. Il lemma, di lingua inglese, è riferito a coloro che svolgevano l'attività di caccia ad animali selvatici ponendo trappole (animal trapping) per catturarli. La principale attività di sostentamento dei trapper era la cattura di tassi, opossum o castori mediante trappole, per non rovinarne le pregiate pellicce, che vendevano al ritorno nelle città, durante il periodo invernale. Vestivano abitualmente indumenti confezionati con pelli di daino, la medesima usata per cucire abiti dai nativi americani. Inoltre indossavano un copricapo in pelliccia ornato con la lunga coda dell'animale catturato. Furono tra i primi esploratori del "selvaggio west" e servirono spesso come guide per gli ufficiali dell'esercito durante le guerre indiane e nella guerra di secessione. Il trapper Jim Bridger Questa figura è tipica del nord America ed è più conosciuta negli Stati Uniti con i termini ‐ più corretti ‐ di "mountain man" o "frontiersman" (uomo delle montagne o uomo di frontiera). In Italia la denominazione trapper ha avuto diffusione in particolare dagli anni sessanta in conseguenza del successo editoriale del fumetto "Il grande Blek" che narra le avventure ‐ a sfondo patriottico ‐ di questi cacciatori presenti sulle montagne e nelle città costiere dell'America nord‐orientale ai confini con il Canada durante la guerra d'indipendenza. COSTRUIRE E USARE UN ACCENDINO AD ARCHETTO Passiamo ora alla parte sperimentale dell'articolo, alla costruzione di un accendino paleolitico e all'accensione del fuoco. Prima di tutto, mettete lontano liquidi ed oggetti infiammabili. MATERIALI NECESSARI ‐ un'asta diritta, da usare come punta; ‐ una tavoletta di legno; ‐ un bastone un po' curvo da usare per l'archetto; ‐ una corda resistente e flessibile, o meglio una striscia di pelle; ‐ un pezzetto di pelle per raccogliere le braci; ‐ un ciottolo piatto; ‐ erba secca da usare come esca; ‐ una conchiglia o un portacenere. Il legno delle conifere è resinoso e non è adatto per accendere il fuoco con questo sistema. Non va bene neppure il legno fresco, ricavato da una pianta in vegetazione. L'asta e la tavoletta devono essere di legno stagionato e ben asciutto. Figura 3 ‐ Componenti dell'accendino ad archetto. COME PREPARARE L'ACCENDINO ‐ in prossimità del bordo della tavoletta, praticate alcuni fori ciechi dello stesso diametro dell'asta; ‐ in corrispondenza di ciascun foro, realizzate una scanalatura per raccogliere le braci (fornello); ‐ su di una faccia del ciottolo, realizzate un incavo per trattenervi l'estremità superiore dell'asta; ‐ lisciate l'incavo usando sabbia fine o abrasivo in polvere; ‐ con un bastone un po' incurvato ed una sottile striscia di pelle, realizzate l'arco. Figura 4 ‐ Tavoletta con fori e fornelli. Lo scam‐ polo di pelle serve per raccogliere le braci. COME USARE L'ACCENDINO ‐ inserite un po' di cera o di sapone nell'incavo del ciottolo (non indispensabile);‐ montate la corda sull'arco, avvolgendola per qualche spira attorno all'asta. Alla fine, la corda deve essere abbastanza tesa;‐ inserite l'asta in uno dei fori ciechi della tavoletta; ‐ prendete in mano il ciottolo e ponete l'asta nel suo incavo; ‐ mettere un pezzettino di pelle sotto il fornello per raccogliere le braci;‐ inginocchiatevi e con un piede tenete ferma la tavoletta;‐ tenendo il ciottolo in pugno, premete moderatamente sull'asta;‐ muovete avanti e indietro l'archetto, facendo ruotare rapidamente l'asta; ‐ quando vedrete del fumo, dovrete continuare ancora a manovrare l'archetto fino a quando non si formerà una brace;‐ con una mano, ventilate la brace per farla espandere;‐ con il pezzettino di pelle, raccogliete la brace e ponetela su di un ciuffo di erba secca; ‐ soffiate gentilmente sulle braci per espanderle finché non vedrete le fiamme scaturire. Figura 5 ‐ Muovete avanti e indietro l'archetto in modo da fare ruotare l'asta. Non vi aspettate di riuscire ad accendere il fuoco fin dalla prima volta. Ci vuole molta pratica e pazienza per riuscirci, specialmente se non avete un terribile bisogno di scaldarvi e di cucinare del cibo. ALTRI METODI PRIMITIVI PER ACCENDERE IL FUOCO Vi è piaciuto l'esperimento dell'accensione del fuoco con il metodo dell'archetto? Volete saperne di più sui metodi primitivi di accensione del fuoco? Allora seguitemi nelle pagine successive, dove il signor Tomaselli ci presenterà altre tecniche e ci fornirà molte altre preziose informazioni sui metodi primitivi per accendere il fuoco. Il signor Tomaselli è il gestore e l'animatore del sito di Archeologia Sperimentale: http://www.archeologiasperimentale.it , un interessantissimo sito che si occupa della sperimentazione di tecniche primitive allo scopo di capirle meglio, di comprendere meglio come vivevano gli uomini primitivi e di divulgare la conoscenza dell'affascinante mondo della preistoria. La prima volta che ho incontrato il signor Tomaselli è stato durante la mostra dei minerali e fossili che si è tenuta a Bologna nella primavera del 2004. Mostrava ad una folla di bambini ed adulti che gli si accalcava intorno come gli uomini primitivi scheggiavano la selce per produrre strumenti ed armi, come preparavano colori a base di ocra, di carbone, di ossa calcinate e come potevano usarli per dipingersi il viso o per fare pitture rupestri. Aveva tanti strumenti che riproducevano attrezzi preistorici, come il trapano a volano che vedremo più avanti. Mostrava anche come gli uomini primitivi accendevano il fuoco usando il sistema dell'asta ruotata con le mani, quello con le pietre focaie e anche quello con l'acciarino e la selce. Insomma, aveva un vero e proprio laboratorio di archeologia sperimentale. Quella è stata anche la prima volta in cui ho visto accendere realmente il fuoco con il sistema dell'asta ruotata con le mani, cosa che costò al signor Tomaselli una discreta sudata: accendere il fuoco è sempre un'impresa! Mi ha detto anche che per riuscirci ha dovuto fare numerosi tentativi e raccogliere materiali adatti sia per la costruzione dell'accendino che per l'esca. Comunque, una volta che si sia riusciti a farlo, accendere il fuoco diventa più semplice. Secondo il signor Tomaselli, possiamo distinguere i sistemi primitivi per l'accensione del fuoco in due categorie: quella basata sulla frizione e quella basata sulla percussione. Le tecniche basate sulla frizione fanno generalmente uso di legni sfregati l'uno contro l'altro. Il calore che si sviluppa nella frizione finisce per far carbonizzare delle particelle di legno e per produrre delle braci. Queste braci vengono poi raccolte e poste su di un'esca che le aiuterà ad espandersi. Questo metodo, si basa dunque sul calore sviluppato dalla frizione, sulla scarsa conduttività termica del legno e sulla sua possibilità di produrre delle braci. SISTEMI A FRIZIONE Le principali tecniche primitive di accensione del fuoco basate sulla frizione sono le seguenti: ‐ rotazione di una bacchetta su di una tavoletta per mezzo delle mani; ‐ rotazione di una bacchetta su di una tavoletta per mezzo delle mani e di bretelle; ‐ rotazione di una bacchetta su di una tavoletta per mezzo di un archetto; ‐ rotazione di una bacchetta su di una tavoletta per mezzo di un trapano a volano; ‐ movimento alternativo "a sega" di un legno contro un altro; ‐ movimento alternativo "ad aratro" di un legno lungo un altro. Figura 6 ‐ Rotazione di una bacchetta Figura 7 ‐ Rotazione di una bacchetta su di una tavoletta per mezzo delle su di una tavoletta per mezzo delle Figura 8 ‐ Rotazione di una bacchetta per mezzo di un archetto. mani. mani e di bretelle. ROTAZIONE DI UNA BACCHETTA SU DI UNA TAVOLETTA PER MEZZO DELLE MANI. Figura 6. Questo metodo consiste nel fare ruotare con le mani una bacchetta su di una tavoletta finché non si produce una segatura carboniosa e finalmente delle braci. Per fare in modo che la bacchetta ruoti sempre nella stessa posizione, occorre preparare dei fori ai bordi della tavoletta. In questi fori si pratica una scanalatura per concentrare le braci. Il fumo persistente può essere preso come indice della presenza di braci. Queste braci vengono raccolte su di un pezzetto di pelle, quindi vengono messe sopra un ciuffo d'erba secca. Si soffia moderatamente sulle braci finché non si espandono sull'erba secca che poi prenderà fuoco. Filmato sull'accensione del fuoco ruotando una bacchetta con le mani ROTAZIONE DI UNA BACCHETTA SU DI UNA TAVOLETTA PER MEZZO DELLE MANI E DI BRETELLE. Figura 7. Questo sistema è una variante del precedente. Due bretelle fissate in cima all'asta aiutano ad esercitare una spinta dell'asta verso il basso senza far scendere le mani. ROTAZIONE DI UNA BACCHETTA SU DI UNA TAVOLETTA PER MEZZO DI UN ARCHETTO. Figura 8. E' simile al metodo precedente. Per migliorare la rotazione della bacchetta, fa uso di un archetto. Figura 9 ‐ Rotazione di una bacchetta su di una tavoletta per mezzo di un trapano a volano. Figura 10 ‐ Movimento alternativo "a sega" di un legno contro un altro. Figura 11 ‐ Movimento alternativo "ad aratro" di un legno lungo un altro. ROTAZIONE DI UNA BACCHETTA SU DI UNA TAVOLETTA PER MEZZO DI UN TRAPANO A VOLANO. Figura 9. E' una variante del metodo precedente. In questo caso per migliorare l'efficienza del sistema si fa ruotare la punta di un trapano a volano su di una tavoletta. L'asta orizzontale è forata e viene mossa verso l'alto e poi verso il basso. Le corde si avvolgono alternativamente in un senso e poi nell'altro attorno all'asta verticale che ruota rapidamente. In fondo all'asta viene sistemata una punta di legno destinata a produrre le braci sfregando contro la tavoletta inferiore. MOVIMENTO ALTERNATIVO "A SEGA" DI UN LEGNO CONTRO UN ALTRO. Figura 10. Il sistema a Sega consiste nel frizionare in senso trasversale due legni. Somiglia all'azione di segare un ramo. Il legno che viene tenuto in mano deve essere frizionato sopra il legno che sta appoggiato in terra nel quale c'è un solco longitudinale dove si accumula la polvere dei due legni che si consumano a causa dell'attrito. La polvere di legno che si produrrà sarà sempre più calda e in breve tempo, circa 30‐40 secondi si trasformerà in brace. MOVIMENTO ALTERNATIVO "AD ARATRO" DI UN LEGNO LUNGO UN ALTRO. Figura 11. Il sistema ad Aratro consiste nel frizionare in senso longitudinale, avanti e indietro due legni simulando il lavoro dell'aratro lungo il solco dal quale prende il nome. Un legno dalle dimensioni di un piccolo tronco sta appoggiato a terra, con una parte piana che dovrà essere rivolta verso l'alto. Su questa parte, faremo scorrere avanti e indietro l'altro legno dalle dimensioni di un piccolo ramo. Il movimento produrrà un solco e di conseguenza polvere di legno la quale si trasformerà, dopo circa 30‐40 secondi, in brace. SISTEMI A PERCUSSIONE Le tecniche basate sulla percussione facevano generalmente uso di minerali composti da solfuro di ferro (FeS2), come la pirite e la marcassite e di pietre dure come la selce, il diaspro, il calcedonio e la quarzite. Un pezzo di pirite o di marcassite veniva sbattuto con forza contro una selce o altra pietra dura, cercando di ottenere anche un certo sfregamento. Questo movimento produceva una violenta asportazione di particelle di solfuro di ferro. Durante tale asportazione veniva prodotto un calore tale che le particelle bruciavano a contatto dell'ossigeno dell'aria. L'uomo doveva cercare di far cadere alcune di queste scintille sopra un'esca adatta in modo da ottenere delle braci da espandere. A partire dall'età del ferro, al posto dei minerali ricchi di zolfo si è usato l'acciaio. Un pezzo d'acciaio temprato veniva fatto sbattere violentemente contro una selce o un'altra pietra dura, in modo da strappare dei frammenti d'acciaio. Anche questa estrazione avveniva con produzione di un'alta temperatura, tanto che i frammenti d'acciaio diventavano luminosi e bruciavano durante la loro traiettoria nell'aria. Anche in questo caso, l'operatore doveva fare cadere queste scintille sopra un'esca. Questo sistema è stato usato fin dal tempo degli antichi romani per accendere il fuoco. Dall'inizio del XVII secolo i dispositivi di sparo hanno cominciato ad utilizzare anch'essi la coppia: acciaio / selce chiamati rispettivamente acciarino e pietra focaia. Da quel momento, fucili e pistole furono dotate di un dispositivo a molla che con la manovra del grilletto faceva scattare una selce contro una piastra d'acciaio zigrinata. Le scintille prodotte finivano su di uno scodellino riempito di polvere da sparo. All'arrivo delle scintille, la polvere si incendiava e la combustione procedeva lungo un forellino (focone) che arrivava fino alla camera di scoppio dove la carica di polvere pirica esplodeva facendo partire il proiettile. Le principali tecniche primitive o antiche di accensione del fuoco basate sulla percussione sono le seguenti: ‐ pirite o marcassite sbattuta contro una selce o un'altra pietra dura; ‐ pezzo d'acciaio sbattuto contro una selce o un'altra pietra dura. La marcassite è una forma microcristallina di pirite che ha il vantaggio di essere più dura e di non sbriciolarsi durante le percussioni. Per quello che riguarda la terminologia, spesso si è fatta confusione con i termini di selce, pirite, pietra focaia, acciarino ed esca. Per pietra focaia bisogna intendere sia i minerali ricchi di zolfo che le pietre dure quando vengono usate per accendere il fuoco. Per acciarino si intende quel pezzo d'acciaio che viene usato per accendere il fuoco. Per esca si intendono tutti quei materiali infiammabili usati per raccogliere ed espandere la brace proveniente sia dai sistemi a frizione che da quelli a percussione. MARCASSITE SU SELCE Disponete su di una tavoletta di legno dell'esca formata da Fomes fomentarius o da lanuggine di Tifa o da un altro materiale adatto. Sbattete con forza una selce contro un pezzo di marcassite per ottenere il distacco di frammenti incandescenti. Cercate di far cadere alcune scintille sull'esca. Le scintille della marcassite o della pirite sono poco luminose. Ci si accorge che sono finite sull'esca quando questa comincia a fare fumo. Raccogliete delicatamente la brace e ponetela sopra un ciuffo d'erba secca, quindi soffiate fino a quando non appariranno delle fiamme. Filmato dell'accensione del fuoco con le pietre focaie Altro filmato dell'accensione del fuoco con le pietre focaie 
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