Quale Italia a 150 anni dall’Unità.
Bilancio di un percorso imperfetto
Maurizio Gusso
(Milano, Associazione Culturale
Punto Rosso, 14 dicembre 2011)
Indice della relazione
1. Premessa: bilancio utile, complesso e problematico di un
percorso imperfetto
2. Unità: fare l’Italia e fare gli italiani
3. Indipendenza/sovranità: da dominazioni/predomini stranieri a una sovranità nazionale (limitata)
4. Laicità: dallo Stato confessionale a uno Stato non compiutamente laico
5. Democrazia: i processi di democratizzazione fra conquiste e regressioni
6. Problemi aperti: quali priorità? Un elenco personale
7. Riferimenti bibliografici
1. Premessa: bilancio utile, complesso e
problematico di un percorso imperfetto
1.1 Utilità, complessità e problematicità di un
bilancio
1.2 Processi di unificazione nazionale e di
democratizzazione
1.3 Un processo di unificazione nazionale
complicato e imperfetto
1.4 Un processo di democratizzazione tormentato e imperfetto
1.1 Utilità, complessità e
problematicità di un bilancio
1.1.1 Utilità del bilancio
1.1.2 Complessità e problematicità del bilancio
1.1.1 Utilità del bilancio
1.1.1.1 La storia è maestra di vita solo per
chi non la dimentica e sa interpretarla
1.1.1.2 Un bilancio sensato è una selezione
critica di punti fermi e problemi aperti
1.1.1.3 La democrazia è un patrimonio e un
processo aperto e non irreversibile
1.1.1.1 La storia è maestra di vita
solo per chi sa interpretarla
Se non si conosce il passato e non ci si orienta nel presente, non si può progettare bene il futuro.
La storia è maestra di vita solo per chi non la rimuove/dimentica, ma ha la pazienza di studiarla e la competenza di
interpretarla.
Si possono imparare tante cose dai nostri predecessori, sia
dagli errori (per non ripeterli), sia dalle conquiste (per salvaguardarle, perfezionarle e trasmetterle alle future generazioni), sia dai loro progetti (per attuarli), sia dai loro ideali,
se validi (per incarnarli in processi effettivamente sostenibili).
1.1.1.2 Un bilancio sensato è una
selezione critica di eredità e problemi
Un bilancio storico sensato è una selezione
critica di
- punti fermi da cui ripartire, eredità da assumere e trasmettere, patrimoni da salvaguardare, valorizzare, ampliare e diffondere;
- problemi aperti, da affrontare lucidamente,
cercando di evitare gli errori del passato.
1.1.1.3 La democrazia è un patrimonio e un processo aperto (I)
Nessun processo storico (tanto meno un processo
di democratizzazione) è ineluttabile e irreversibile.
Le conquiste democratiche sono il risultato dell’impegno e delle lotte di uomini e donne del passato, a cui dobbiamo riconoscenza e di cui dobbiamo assumere e trasmettere l’eredità.
La democrazia è una pianta giovane e delicata,
che va coltivata attentamente.
1.1.1.3 La democrazia è un patrimonio e un processo aperto (II)
“La Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da
sé. La Costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e non si muove: perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile; bisogna
metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse,
la propria responsabilità. Per questo una delle offese che si fanno alla Costituzione è l’indifferenza alla politica.
[…] Dietro ogni articolo di questa Costituzione, o giovani, voi dovete vedere
giovani come voi caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame
nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, cha hanno dato la vita perché la libertà e
la giustizia potessero essere scritte su questa carta. Quindi, quando vi ho detto
che questa è una carta morta, no, non è una carta morta, è un testamento, è
un testamento di centomila morti”.
Piero Calamandrei, La Costituzione e la gioventù, discorso del 26 gennaio
1955 (Società Umanitaria di Milano); la sua registrazione è scaricabile da
www.territorioscuola.com/youtube/index.php?key=%22Piero+Calamandrei%22
+%22Università+di+Milano+1955+parte+*%22
1.1.1.3 La democrazia è un patrimonio e un processo aperto (III)
“Difendiamo la scuola democratica: la scuola che corrisponde a quella
Costituzione democratica che ci siamo voluti dare; la scuola che […]
può essere strumento, perché questa Costituzione scritta sui fogli diventi realtà […]. […] non bisogna lasciarsi vincere dallo scoramento.
[…] durante la Liberazione e la Resistenza […] Ci sono stati professori
e maestri che hanno dato esempi mirabili, dal carcere al martirio. […] E
tutti noi, vecchi insegnanti abbiamo nel cuore qualche nome dei nostri
studenti che […] hanno dato il sangue per la libertà d’Italia. Pensiamo a
questi ragazzi nostri che uscirono dalle nostre scuole e pensando a loro, non disperiamo dell’avvenire. Siamo fedeli alla Resistenza.
Bisogna, amici, continuare a difendere nelle scuole la Resistenza e la
continuità della coscienza morale”.
Discorso pronunciato da Piero Calamandrei al III Congresso dell’Associazione a difesa della scuola nazionale (Roma, 11 febbraio 1950),
“Scuola democratica”, suppl. al n.2 del 20 marzo 1950, pp.1-5
1.1.2 Complessità e problematicità
del bilancio
Tale bilancio è complesso e problematico
per vari motivi.
1.1.2.1 Complessità del periodo storico e
rischi di una sua lettura strumentale o troppo
dipendente dalle mode del momento
1.1.2.2 Necessità di ridefinire preliminarmente alcuni concetti chiave
1.1.2.1 Complessità del periodo storico e
rischi di una sua lettura strumentale
Si tratta di un periodo storico piuttosto lungo
e tormentato, che risente di eredità storiche
di lunghissima durata e in cui siamo ancora
immersi. La bibliografia scientifica è amplissima; il dibattito storiografico è molto vivace
e variegato, ma assai meno noto di quello
mediatico e politico, in cui spesso prevalgono le mode e/o gli approcci strumentali.
1.1.2.2 Necessità di ridefinire
preliminarmente alcuni concetti chiave
1.1.2.2.1 Identità personale e sociale
1.1.2.2.2 Nazione e identità nazionale
1.1.2.2.3 Democrazia e processi di democratizzazione
1.1.2.2.4 Diritti/responsabilità
1.1.2.2.5 Altri esempi di concetti chiave da
ridefinire
1.1.2.2.1 Identità personale e
sociale
A) Identità personale/sociale come combinatoria
globale di differenti tratti di identità individuali/sociali (di specie, età/generazione, genere, ruolo,
geoambientali, socioeconomici, politici, culturali…).
B) L’identità personale/sociale non è un’essenza
pura, statica, astorica, decontestualizzata e assoluta, ma un processo storico complesso, contraddittorio/conflittuale, dinamico, non lineare, relativo,
contestuale, inevitabilmente ‘meticcio’.
1.1.2.2.2 Nazione e identità
nazionale
Concetti come ‘nazione’, ‘etnia’, ‘popolo’,
‘patria’, ‘carattere nazionale’, ‘identità nazionale’ e ‘identità etnica’ sono usati per lo più
in modo non scientifico, ma ideologico, assoluto/decontestualizzato e astorico.
Occorre, quindi, o sostituirli con categorie
più scientifiche, o almeno riconvenzionarne i
significati in modo critico e trasparente.
1.1.2.2.3 Democrazia e processi
di democratizzazione
1.1.2.2.3.1 Diverse definizioni di democrazia
1.1.2.2.3.2 Che cosa significa ‘processi di
democratizzazione’?
1.1.2.2.3.1 Diverse definizioni
di democrazia
Nella storiografia e nelle scienze sociali si incontrano diverse definizioni e concettualizzazioni di “democrazia”. Cfr.
Giovanni Sartori, Democrazia e definizioni, Il Mulino, Bologna, 1987 (I ed.: ivi, 1957); Id., Democrazia: cosa è, Rizzoli, Milano, 2007 (nuova ed. aggiornata; I ed.: ivi, 1993);
Leonardo Morlino, Democrazie e democratizzazioni, Il Mulino, Bologna, 2003.
Per indicare le forme più avanzate di democrazia, Robert
A.Dahl usa il termine “poliarchia” (cfr. R.A.Dahl, Poliarchia.
Partecipazione e opposizione nei sistemi politici, Angeli,
Milano, 1997, VII ed.; I ed.: ivi, 1981; ed.or.: 1971).
1.1.2.2.3.2 Che cosa significa
‘processi di democratizzazione’?
Si tratta di un concetto usato in modo consapevolmente convenzionale per indicare percorsi non irreversibili di costruzione di una
società più giusta, inclusiva e solidale, rispettosa dei beni comuni, delle regole democratiche, delle differenze, delle responsasabilità e dei diritti fondamentali di tutti gli
esseri viventi.
Cfr. Leonardo Morlino, op.cit..
1.1.2.2.4 Diritti/responsabilità
A) Diritti e responsabilità: due facce della stessa
medaglia
B) Diverse ‘generazioni di diritti’
C) I diritti umani e la loro ridefinizione
D) Diritti dei minori e pari opportunità
E) Diritti civili e politici
F) Diritti socio-economici
G) Diritti culturali
H) Diritti ambientali
I) Diritti bioetici
ecc.
1.1.2.2.5 Altri esempi di concetti
chiave da ridefinire
A) Cultura, identità culturale, multiculturalità/
multiculturalismo, dialogo interculturale
B) Popolo e classi sociali
C) Politica
D) Cittadinanza
E) Conflitti (es.: conflitti di sistema e conflitti di cittadinanza; gestione costruttiva dei conflitti)
F) Legalità/legittimità/liceità
G) Laicità dello Stato e pluralismo
H) Sistema delle autonomie, federalismo; ecc.
1.2 Processi di unificazione nazionale e di democratizzazione
Per evitare interpretazioni ideologiche (es.:
nazionaliste) dei processi di unificazione nazionale, occorre verificarne il grado di effettiva democraticità.
Si tratterà, quindi, di esaminare in che misura i processi di unificazione nazionale producano società più democratiche sul piano locale, nazionale e internazionale.
1.3 Un processo di unificazione
nazionale complicato e imperfetto
Nel caso italiano il processo di unificazione nazionale è stato graduale, complicato e imperfetto (tutti
i processi di unificazione nazionale lo sono, ma il
caso italiano è più complesso di parecchi altri), come vedremo nel punto 2.
Non bisogna, inoltre, rimuovere la storia delle derive nazionalistiche, coloniali e razziste (colonie in
Africa e nel Dodecaneso; questione altoatesina;
leggi razziali; snazionalizzazione fascista delle minoranze ‘etniche’ e linguistiche).
1.4 Un processo di democratizzazione tormentato e imperfetto
Nel caso italiano il processo di democratizzazione (imperfetto per definizione) è stato particolarmente tormentato: si
vedano l’esito moderato del Risorgimento, la politica ‘clasSista’ della Destra storica, le mafie, il trasformismo, il colonialismo, le derive autoritarie di fine Ottocento, il Patto di
Londra e la prima guerra mondiale, il fascismo, il regime
concordatario, l’egemonia USA e DC, il neofascismo, la
‘strategia della tensione’, gli ‘stragismi’ e i terrorismi, la P2,
la ‘partitocrazia’, Tangentopoli, i leghismi, il berlusconismo,
i razzismi, la crisi e la ‘tutela’ europea (cfr. il punto 5).
2. Unità: fare l’Italia e fare gli italiani
2.1 Fare l’Italia e fare gli italiani
2.2 Fare l’Italia: unificazione territoriale e
spinte centrifughe
2.3 Fare gli italiani: un obiettivo complesso e
solo parzialmente raggiunto
2.1 Fare l’Italia e fare gli italiani
(I)
“I più pericolosi nemici d’Italia non sono gli Austriaci, sono gl’Italiani.
E perché?
Per la ragione che gl’Italiani hanno voluto far un’Italia nuova, e loro rimanere gl’Italiani vecchi di prima, colle dappocaggini e le miserie morali che furono ab antico il loro retaggio; […] pensano a riformare l’Italia, e
nessuno s’accorge che per riuscirci bisogna, prima, che si riformino loro […]”. “[…] il primo bisogno d’Italia è che si formino Italiani dotati d’alti
e forti caratteri. E pur troppo si va ogni giorno verso il polo opposto: pur
troppo s’è fatta l’Italia, ma non si fanno gl’Italiani”.
Massimo Taparelli d’Azeglio, I Miei Ricordi (opera postuma, 1867), a
cura di Alberto M. Ghisalberti, Einaudi, Torino, 1971, pp.8 e 9 (Origine
e scopi dell’opera): cfr.
www.letteraturaitaliana.net/pdf/Volume_8/t207.pdf
2.1 Fare l’Italia e fare gli italiani
(II)
“’Professore’ esclamò Nando a testa bassa, ‘voi amate l’Italia?’
Di nuovo ebbi intorno a me le facce di tutti: Tono,
la vecchia, le ragazze, Cate. Fonso sorrise.
‘No’ dissi adagio, ‘non amo l’Italia. Gli italiani’.
‘Qua la mano’ disse Nando. ‘Ci siamo capiti’”.
Cesare Pavese, La casa in collina, in Prima che il
gallo canti, Arnoldo Mondadori, Milano, 1967, p.
196 (I ed.: Einaudi, Torino, 1949).
2.2 Fare l’Italia: unificazione
territoriale e spinte centrifughe
2.2.1 Da tanti Stati preunitari a un solo Stato italiano
2.2.2 Le tappe dell’unificazione italiana (18591919)
2.2.3 Le spinte centrifughe nell’Italia liberale
(1861-1914)
2.2.4 L’Italia fuori d’Italia: emigrazione e colonie
2.2.5 L’Italia ridivisa e la sua riunificazione (19431945)
2.2.6 Le spinte centrifughe nell’Italia repubblicana
2.2.1 Da tanti Stati preunitari
a un solo Stato italiano
2.2.1.1 Assenza di uno Stato unitario italiano
dal ‘condominio’ longobardo-bizantino (568)
al 1861
2.2.1.2 Situazione anteriore alla seconda
guerra d’indipendenza italiana (1859)
2.2.1.1 Assenza di uno Stato unitario italiano dal
‘condominio’ longobardo-bizantino (568) al 1861
L’invasione longobarda (568) sostituisce l’Italia bizantina unitaria con una specie di
‘condominio’ longobardo-bizantino. Da allora
fino al 1861 (o meglio al 1918) l’attuale territorio italiano resta diviso fra due o più Stati.
Quasi 1.300 anni senza unità politica hanno
reso difficile e complicato il successivo processo di unificazione nazionale.
2.2.1.2 Situazione anteriore alla
seconda guerra d’indipendenza (1859)
Alla vigilia di tale guerra l’attuale territorio italiano era diviso in 7 Stati principali
(non considerando microstati come il Principato di Monaco e la Repubblica di
San Marino):
A) Regno di Sardegna (attuali Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria e Sardegna),
sotto la dinastia sabauda;
B) Regno Lombardo-Veneto (attuali Lombardia, Veneto e Friuli), sotto la dinastia absburgica dell’Impero d’Austria, a cui appartenevano anche i territori degli
attuali Trentino-Alto Adige e Venezia Giulia;
C) Ducato di Parma e Piacenza (attuali province di Parma e Piacenza), sotto
un ramo della dinastia borbonica;
D) Ducato di Modena e Reggio (attuali province di Modena e Reggio Emilia),
sotto la dinastia degli Austria-Este;
E) Granducato di Toscana, sotto la dinastia degli Absburgo-Lorena;
F) Stato della Chiesa (attuali province di Ferrara e Bologna, Romagna, Marche,
Umbria e Lazio), sotto il papa;
G) Regno delle Due Sicilie (attuali regioni meridionali, Abruzzi, Molise e Sicilia),
sotto la dinastia borbonica.
2.2.2 Le tappe dell’unificazione
italiana (1859-1919)
2.2.2.1 Sconfitte dei moti risorgimentali (18201849) e della I guerra d’indipendenza (1848-1849)
2.2.2.2 II guerra d’indipendenza (1859), spedizione
dei Mille (1860-1861), discesa dell’esercito sabaudo, plebisciti (1860) e proclamazione del Regno
d’Italia (17 marzo 1861)
2.2.2.3 III guerra d’indipendenza (1866), conquista
di Roma (1870) e ‘Grande Guerra’ (1915-1918)
2.2.2.1 Sconfitte dei moti risorgimentali (18201849) e della I guerra d’indipendenza (1848-1849)
A) Repressione dei moti liberali (1820-1821
e 1831) e democratici (dal 1834 al 1857).
B) I moti rivoluzionari del 1848-1849: conquiste parziali durevoli (es.: lo Statuto albertino) e temporanee (Costituzioni e Repubblica romana) ed eredità politico-culturali.
C) Sconfitta della I guerra d’indipendenza
(1848-1849) e abdicazione di Carlo Alberto.
2.2.2.2 Dopo la II guerra d’indipendenza
(1859) e la spedizione dei Mille (1860-1861)
Il nuovo Regno d’Italia incorpora al Regno di
Sardegna la Lombardia, i ducati di Parma e
Piacenza e di Modena e Reggio, il Granducato di Toscana e tutti i territori del Regno
delle Due Sicilie e dello Stato della Chiesa
(ad eccezione del Lazio). La capitale nel
1864 viene spostata provvisoriamente da
Torino a Firenze (per avvicinarsi a Roma).
2.2.2.3 Fra la terza guerra d’indipendenza,
la conquista di Roma e la ‘Grande Guerra’
Al Regno d’Italia vengono annessi
- Veneto e Friuli dopo la terza guerra d’indipendenza (1866);
- il Lazio (tranne il Vaticano) dopo la conquista di
Roma (1870);
- Trentino, Alto Adige, Venezia Giulia, Istria e Zara
dopo la prima guerra mondiale.
A parte la Repubblica di San Marino, la Città del
Vaticano e le questioni controverse di Fiume e
Dalmazia, l’Italia resta unita dal 1919 fino al 1943.
2.2.3 Le spinte centrifughe
nell’Italia liberale (1861-1914)
A) I ‘legittimisti’ (seguaci delle dinastie spodestate: es.: filoborbonici).
B) I ‘papalini’ (sostenitori del potere temporale del Papa).
Pio IX, il Sillabo (1864: condanna papale di liberalismo, cattolicesimo liberale, socialismo, comunismo ecc.) e il Non
expedit (1874: divieto papale alla partecipazione dei cattolici alle elezioni politiche).
C) Il ‘brigantaggio’ e la ‘questione meridionale’.
D) Repubblicani, anarchici, operaisti e socialisti, percepiti
da una parte del ceto politico dirigente come una minaccia
al nuovo Stato liberale.
E) La Massoneria.
F) Le mafie.
2.2.4 L’Italia fuori d’Italia:
emigrazione e colonie
2.2.4.1 L’emigrazione italiana stabile
2.2.4.2 Colonialismo italiano, annessione
dell’Alto Adige e processi di italianizzazione
forzata
2.2.4.1 L’emigrazione italiana
stabile
Le diverse ondate emigratorie italiane (e in
particolare la massiccia emigrazione transoceanica a cavallo fra XIX e XX secolo) portano alla diffusione del fenomeno delle Little
Italies, cioè delle colonie di italiani immigrati
in altri Stati, con tutti i problemi del riconoscimento o meno dei loro diritti da parte dello
Stato italiano e degli Stati di immigrazione.
2.2.4.2 Colonialismo italiano, annessione
dell’Alto Adige e italianizzazione forzata
A) Tappe del colonialismo italiano: Eritrea
(1890), Somalia (1905), Libia e Dodecaneso (1912), Etiopia (1936).
B) L’annessione dell’Alto Adige (1919).
C) Italianizzazione forzata in epoca fascista
della maggioranza sudtirolese dell’Alto Adige e francese/franco-provenzale in Valle
d’Aosta e delle minoranze slovene e croate
nella Venezia Giulia, in Istria e in Dalmazia.
2.2.5 L’Italia ridivisa e la sua
riunificazione (1943-1945)
Dopo l’8 settembre 1943 l’Italia torna a dividersi fra
- i territori occupati dai tedeschi e poi sotto il governo della
Repubblica Sociale Italiana, con l’eccezione parziale delle
aree controllate dai partigiani;
- il ‘Regno del Sud’ (sotto la dinastia sabauda), che gradualmente si espande verso Nord grazie all’azione congiunta dei partigiani e dell’avanzata degli Alleati.
L’Italia viene riunificata dalla Resistenza (per certi versi un
‘secondo Risorgimento’), con il contributo degli Alleati.
2.2.6 Le spinte centrifughe
nell’Italia repubblicana
A) Neofascisti e monarchici.
B) Le mafie.
C) I complessi rapporti fra Stato e Chiesa cattolica.
D) Separatismo siciliano e separatismo altoatesino.
E) Golpisti, corpi deviati dello Stato, ‘strategia della tensione’, servizi segreti, ‘stragismi’, P2, ‘imprenditoria della paura’.
F) Terrorismi di estrema destra e di estrema sinistra.
G) L’’inversione della corrente migratoria’ e le derive razziste e xenofobe.
H) I fondamentalismi e il terrorismo internazionale.
I) ‘Le ‘tre Italie’, la ‘questione meridionale’ e la ‘questione
settentrionale’; le leghe del Nord e del Sud.
2.3 Fare gli italiani: un obiettivo complesso
e solo parzialmente raggiunto
2.3.1 Diversi modi di intendere l’espressione
“fare gli italiani”
2.3.2 La costruzione di una comunità italiana
aperta: un problema che richiede un approccio globale
2.3.3 Un obiettivo complesso e solo parzialmente raggiunto
2.3.1 Diversi modi di intendere
l’espressione “fare gli italiani”
L’espressione “fare gli italiani” è stata e viene tuttora intesa in modi diversi. Eccone una prima schematizzazione.
A) I modelli democratici privilegiano la convivenza civile, inclusiva e negoziale fra persone eguali e diverse, la ricerca del bene comune e il rispetto e la valorizzazione dei diritti umani e delle differenze.
B) I modelli liberali privilegiano soluzioni formali ed elitarie.
C) I modelli (neo)liberisti privilegiano l’ideologia mercatista e (neo)capitalistica.
D) I modelli autoritari, nazionalisti, totalitari e populisti privilegiano una
malintesa identità nazionale o nazional-popolare e praticano sistematicamente varie forme di discriminazione ‘razziale’/’etnica’, socioeconomica/’classista’, politica, culturale, di genere e generazionale e di persecuzione dei ‘capri espiatori’.
2.3.2 La costruzione di una comunità italiana aperta:
un problema che richiede un approccio globale
La costruzione di una comunità italiana aperta è
un problema globale e complesso, che richiede un
approccio ‘globale’ (attento all’intreccio delle variabili ambientali, demografiche, tecnologiche, economiche, sociali, giuridiche, politiche e culturali), ‘plurale’ (rispettoso dei diversi soggetti portatori di diritti) e ‘pluriscalare’ (dalla scala delle autonomie
locali e regionali a quelle della cittadinanza italiana, europea e planetaria).
2.3.3 Un obiettivo complesso
e solo parzialmente raggiunto
A ostacolare il raggiungimento di tale obiettivo sono i limiti (e i regressi) dei processi di democratizzazione/inclusione delle categorie a rischio: donne, minori, anziani; classi subalterne, neoschiavi,
disoccupati, lavoratori precari; immigrati, rifugiati,
stranieri; minoranze linguistiche, culturali (es.: religiose), sessuali e politiche; analfabeti e semianalfabeti strumentali e funzionali ecc..
3. Indipendenza/sovranità: da dominazioni/predomini
stranieri a una sovranità nazionale (limitata)
3.1 Tre secoli di domini/predomini stranieri (1559-1859)
3.2 L’Italia conquista l’indipendenza grazie all’appoggio di
altri Stati europei
3.3 La limitazione della sovranità di altri Stati e dei diritti di
altre popolazioni
3.4 L’Italia riperde e riconquista l’indipendenza (1943-1945)
3.5 Condizionamenti degli ‘Stati-guida’ (USA e URSS) durante la ‘guerra fredda’
3.6 Altre limitazioni alla sovranità nazionale italiana
3.1 Tre secoli di domini/predomini
stranieri (1559-1859)
Dopo le guerre per l’egemonia europea
(1494-1559) in Italia predominano prima gli
Absburgo di Spagna (1559-1713), poi gli
Absburgo d’Austria e i Borboni (1713-1796),
poi la Francia napoleonica (1805-1815) e
infine gli Absburgo d’Austria e i Borboni
(1815-1859).
3.2 L’Italia conquista l’indipendenza
grazie all’appoggio di altri Stati
L’Italia conquista l’indipendenza e l’unità
grazie all’appoggio indiretto inglese (es.:
spedizione dei Mille) e diretto francese (seconda guerra d’indipendenza: 1859), prussiano (terza guerra d’indipendenza: 1866) e
dell’Intesa (‘Grande Guerra’).
3.3 La limitazione della sovranità di altri
Stati e dei diritti di altre popolazioni
A) Colonie italiane in Eritrea (1890), Somalia (1905), Libia
e Dodecaneso (1912) ed Etiopia (1936) in seguito a guerre
di aggressione ad altri Stati (es.: Etiopia, Impero ottomano).
B) Annessione dell’Alto Adige austriaco (1919).
C) Italianizzazione forzata in epoca fascista della maggioranza sudtirolese dell’Alto Adige e francese/franco-provenzale in Valle d’Aosta e delle minoranze slovene e croate in
Venezia Giulia, Istria e Dalmazia; mancato riconoscimento
dei diritti delle altre minoranze linguistiche e religiose.
D) Leggi razziali nelle colonie e antiebraiche (1938).
3.4 L’Italia riperde e riconquista
l’indipendenza (1943-1945)
A) L’Italia riperde e riconquista l’indipendenza durante l’occupazione tedesca (19431945).
B) L’Italia riconquista l’indipendenza grazie
alla Resistenza e agli Alleati.
3.5 Condizionamenti degli ‘Statiguida’ durante la ‘guerra fredda’
Fra il 1947 e il 1989 (e in particolare durante le varie fasi della ‘guerra fredda’) i governi a guida DC
sono subordinati a USA e NATO; il PCI si sgancia
molto lentamente dal PCUS.
Alla fine, dopo la caduta dei regimi ‘comunisti’ dell’Europa orientale (1989) e la dissoluzione
dell’URSS (1991), si afferma il modello USA.
3.6 Altre limitazioni alla sovranità
nazionale italiana
A) Le mafie.
B) I servizi segreti stranieri e i corpi deviati dello Stato.
C) Il residuo potere temporale del Papato e
le sue interferenze politiche.
D) Le imprese multinazionali.
E) Normativa europea e internazionale.
4. Laicità: dallo Stato confessionale a
uno Stato non compiutamente laico
4.1 Lo Stato della Chiesa / Stato Pontificio (7521870)
4.2 La Repubblica romana (1849), la politica ecclesiastica del Cavour e del Regno d’Italia’
4.3 La conquista italiana di Roma (1870) e il conflitto fra Stato italiano e Papato (1870-1929)
4.4 I Patti lateranensi (11 febbraio 1929)
4.5 L’articolo 7 della Costituzione repubblicana
4.6 Il nuovo Concordato del 1984 e i nodi irrisolti
4.1 Lo Stato della Chiesa / Stato
Pontificio (752-1870)
Stato della Chiesa o Stato Pontificio è il nome dell’entità statuale formata dall’insieme
dei territori su cui la Santa Sede ha esercitato il proprio potere temporale dal 752 al
1870.
La forma di governo è una monarchia assoluta elettiva (a suffragio maschile ristretto).
4.2 La Repubblica romana (1849) e la politica
ecclesiastica del Cavour e del Regno d’Italia
A) La Repubblica romana (1849).
B) La politica ecclesiastica nel ‘decennio di preparazione cavourriano’ nel Regno di Sardegna e
nel Regno d’Italia. Il principio “Libera Chiesa in Libero Stato”, adottato da Cavour e dalla ‘Destra
storica’, accomunava i pensatori francesi Alexandre Vinet (pastore calvinista) e Charles Forbes René, conte di Montalembert (cattolico liberale).
C) La ‘questione romana’: un nodo irrisolto.
4.3 La conquista italiana di Roma (1870) e il
conflitto Stato – Chiesa (1870-1929)
A) La ‘breccia di Porta Pia’ (20 settembre 1870).
B) La “Legge delle Guarentigie” (13 maggio 1871) e il suo disconoscimento da parte del papa Pio IX. Il Non expedit (1874).
C) Graduale superamento del Non expedit. ‘Patto Gentiloni’: accordo
fra il primo ministro liberale Giovanni Giolitti e il conte Vincenzo Ottorino Gentiloni, presidente dell’Unione Elettorale Cattolica Italiana: i cattolici garantiscono di sostenere, nelle elezioni politiche del 1913, i candidati liberali che si impegnano a difendere il finanziamento delle scuole
private e la giurisdizione separata per il clero e a non introdurre il divorzio in Italia. Grazie al ‘Patto Gentiloni’ i liberali ottengono il 51% dei
voti nelle elezioni politiche del 1913.
D) Nascita del Partito Popolare Italiano (1919).
4.4 I Patti lateranensi
(11 febbraio 1929)
Accordi sottoscritti l’11 febbraio 1929, nel palazzo di San
Giovanni in Laterano, da Benito Mussolini, come primo ministro italiano, e dal Cardinale Segretario di Stato Pietro
Gasparri, per conto della Santa Sede:
a) il Trattato riconosce l’indipendenza e la sovranità della
S.Sede e lo Stato della Città del Vaticano; fra gli allegati è
particolarmente importante la Convenzione Finanziaria;
b) il Concordato definisce le relazioni civili e religiose in Italia fra governo e Chiesa cattolica.
I Patti, fra l’altro, riconoscono il Cattolicesimo come religione di Stato in Italia e rendono obbligatorio a scuola l’insegnamento scolastico della religione cattolica.
4.5 L’articolo 7 della Costituzione
repubblicana
La Costituzione all'art. 7 recita: “Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani.
I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi.
Le modificazioni dei Patti, accettate dalle due parti,
non richiedono procedimento di revisione costituzionale”.
4.6 Il nuovo Concordato del 1984 e i nodi
irrisolti nelle relazioni Stato - Chiese
4.6.1 L’accordo di Villa Madama (18 febbraio 1984) e la legge n.121 del 25 marzo 1985
4.6.2 Alcuni nodi irrisolti nelle relazioni fra
Stato, Chiese e libertà di pensiero
4.6.1 L’accordo di Villa Madama (18.2.1984)
e la legge n.121 del 25.3.1985
L’accordo di Villa Madama (18.2.1984), stipulato
dall’allora Presidente del Consiglio Bettino Craxi,
per la Repubblica italiana, e dal Cardinale Segretario di Stato Agostino Casaroli per la Santa Sede,
si è tradotto nella Legge n. 121 del 25.3.1985.
I rapporti fra Santa Sede e Stato italiano restano
regolati dai Patti lateranensi del 1929, che, però, si
prevede possano essere modificati di comune accordo senza ricorrere a revisione costituzionale.
Introduzione dell’8x1.000 e facoltatività dell’insegnamento della religione cattolica.
4.6.2 Alcuni nodi irrisolti nelle relazioni
fra Stato, Chiese e libertà di pensiero
A) La forma di organizzazione politica non democratica della Santa Sede e i frequenti interventi
nella politica interna italiana differenziano la Chiesa cattolica dalle Chiese protestanti e valdese.
B) I cattolici in Italia godono di un trattamento privilegiato nei confronti dei membri di altre religioni,
degli agnostici e degli atei. Un esempio: le disparità di trattamento fra l’ora di insegnamento della religione cattolica e l’”ora alternativa”.
5. Democrazia: i processi di democratizzazione fra conquiste e regressioni
Alcuni esempi di processi di democratizzazione, fra conquiste e regressioni
5.1 I diritti umani, delle donne e dei minori
5.2 I diritti civili e politici
5.3 I diritti socioeconomici
5.4 I diritti culturali
5.5 Un esempio: alcune conquiste dal 1945
in poi
5.1 I diritti umani, delle donne
e dei minori
Le Carte internazionali dei diritti umani, delle donne e dei minori: alcuni esempi
A) Dichiarazione universale dei diritti umani (ONU,
10 dicembre 1948).
B) Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di
discriminazione nei confronti della donna (ONU, 18
dicembre 1979).
C) Convenzione sui diritti dell’infanzia (ONU, 20
novembre 1989).
5.2 I diritti civili e politici. Un
esempio: il diritto di voto
Il processo di democratizzazione del voto in Italia, fra conquiste e regressioni
5.2.1 Il sistema elettorale nel Regno d’Italia nel 1861
5.2.2 Il sistema elettorale nel 1912
5.2.3 Il sistema elettorale nel 1919
5.2.4 La Legge Acerbo (1923) spiana la strada al regime fascista
5.2.5 La negazione fascista del diritto di voto: plebisciti del 1929 e 1934
5.2.6 Il sistema elettorale nell’Italia liberata dai nazifascisti (1946): le
donne conquistano il diritto di voto
Converrebbe, inoltre, storicizzare la riduzione della maggior età da 21 a
18 anni (1975), la questione degli usi dello strumento referendario e le
riforme recenti del sistema elettorale italiano e in particolare il problema
dei discutibili ‘premi supermaggioritari’.
5.2.1 Il sistema elettorale nel
Regno d’Italia nel 1861
1861: in base alla Legge 680 del 17 marzo 1848 del Regno
di Sardegna (parzialmente modificata da una legge del
1859, estesa nel 1861 al Regno d’Italia), solo il 2% della
popolazione italiana può eleggere i deputati della Camera.
Sono esclusi, infatti, le donne, gli analfabeti, le classi sociali
medio-basse (chi non paga un censo/un’imposta almeno di
40 lire: suffragio censitario ristretto), i maschi minori di 25
anni, i non cittadini italiani. Il Senato è di nomina regia.
Circa il 50% degli aventi diritto al voto (legittimisti, cattolici
ossequienti al Non expedit, anarchici ecc.) si astiene.
5.2.2 Il sistema elettorale nel 1912
Legge n. 666 del 30 giugno 1912 (età giolittiana, dopo il decollo dell’industrializzazione e del movimento operaio), adottata per la prima volta nelle elezioni del 1913: suffragio
quasi semiuniversale maschile: possono eleggere i deputati solo i cittadini italiani maschi alfabeti che abbiano compiuto 21 anni, maschi analfabeti che abbiano compiuto 30
anni e maschi minori di 30 anni che abbiano un reddito di
almeno 19,20 lire o abbiano già prestato servizio militare
(in tutto, il 23,2% della popolazione italiana).
Il Senato rimane di nomina regia.
Tutte le donne continuano a non avere diritto di voto.
5.2.3 Il sistema elettorale nel 1919
Leggi n. 1985 del 16 dicembre 1918 e n. 1401 del
15 agosto 1919 (dopo la prima guerra mondiale):
suffragio ‘semiuniversale’ (o ‘pseudouniversale’)
maschile: possono eleggere i deputati tutti i cittadini italiani maschi di almeno 21 anni o che abbiano
prestato il servizio militare. Cade ogni residua limitazione legata al livello di istruzione.
Il corpo elettorale viene portato a 11 milioni.
Il Senato resta di nomina regia. Tutte le donne
continuano a restare escluse dal diritto di voto.
5.2.4 La Legge Acerbo (1923)
spiana la strada al regime fascista
La Legge n.2444 del 18 novembre 1923 prende il nome dal
deputato Giacomo Acerbo, sottosegretario alla Presidenza
del Consiglio del Governo Mussolini (incaricato il 29 ottobre
1922 dal re Vittorio Emanuele III di formare il nuovo governo, in seguito alla marcia fascista su Roma del 28 ottobre
1922). Essa consente alla lista di coalizione che ottiene la
maggioranza relativa, con una percentuale superiore al
25%, dei voti di ottenere due terzi dei seggi alla Camera,
cosa che avviene al ‘Listone’, capeggiato da Benito Mussolini nelle elezioni del 6 aprile 1924.
La Legge Acerbo spiana la strada alla dittatura fascista.
5.2.5 La negazione fascista del diritto di
voto: i plebisciti del 1929 e 1934
In base alle “leggi fascistissime” (1925-1926), l’unico sindacato e l’unico partito ammessi sono quelli
fascisti.
Nel 1928 una modifica della legge elettorale per la
Camera prevede per gli elettori (cittadini italiani
maschi di almeno 21 anni) solo la possibilità di dire
sì o no in blocco a un’unica lista nazionale di 400
candidati scelti dal Gran Consiglio del Fascismo
(plebisciti del 1929 e 1934).
5.2.6 Il sistema elettorale nell’Italia liberata
dai nazifascisti (1946): il suffragio femminile
Suffragio universale (dopo la Liberazione): in base al Decreto legislativo luogotenenziale (il luogotenente del Regno
d’Italia era Umberto di Savoia, figlio del re Vittorio Emanuele III) n. 23 del 2 febbraio 1945 (terzo governo Bonomi), il
diritto di voto viene esteso alle donne. In base a tale Decreto e al Decreto legislativo luogotenenziale n. 74 del 10 marzo 1946, hanno diritto di voto tutti i cittadini e le cittadine italiani di almeno 21 anni. Per la prima volta nella storia dello Stato italiano unitario, le donne votano nelle elezioni amministrative del marzo-aprile 1946, nel referendum istituzionale e nelle elezioni per l’Assemblea Costituente del 2 giugno 1946 e nelle elezioni politiche del 18 aprile 1948.
5.5 Un esempio: alcune conquiste
dal 1945 in poi
A) Liberazione dall’occupazione tedesca e dal nazifascismo.
B) Repubblica e Costituzione; partecipazione a ONU e CEE.
C) Diritti umani: adesione dell’Italia alle Carte internazionali dei diritti.
D) Diritti delle donne e nuovo diritto di famiglia: diritto di voto per le donne.
(1945); nuovo Codice di famiglia (1975); leggi su divorzio (1970) e aborto
(1978); parità di trattamento lavorativo donne/uomini (1977).
E) Diritti dei minori: asili nido, riforma della scuola media ecc..
F) Diritti dei lavoratori: libertà sindacali, Statuto dei lavoratori (1970), ‘150 ore’
(1973).
G) Diritti civili e politici: libertà sindacali, di opinione, informazione; pluripartitismo; suffragio universale; Senato elettivo; obiezione di coscienza (1972);
riduzione della maggior età da 21 a 18 anni (1975) ecc..
H) Welfare State: pensione sociale (1969); Servizio Sanitario Nazionale (1978).
I) Istituzione della Corte Costituzionale (1955) e delle Regioni a statuto speciale (1946-1948 e 1963) e ordinario (1970).
6. Problemi aperti: quali priorità?
Un elenco personale
A) Impegno contro le mafie e contro ogni intreccio fra politica/economia
e criminalità.
B) Difesa della sovranità nazionale e assunzione di responsabilità europee e internazionali.
C) Superamento della ‘strategia della tensione’, dello ‘stragismo’ e dell’’imprenditoria della paura’.
D) Difesa della laicità dello Stato e del pluralismo.
E) Rispetto dei diritti umani, dei minori, delle donne, delle minoranze e
impegno contro ogni forma di discriminazione.
F) Rispetto dei diritti civili e politici.
G) Rispetto dei diritti socioeconomici.
H) Rispetto dei diritti culturali e rilancio di ricerca e formazione.
I) Rispetto dei diritti ambientali.
L) Equilibrio fra autonomie locali, forme efficaci e sostenibili di federalismo e quadro nazionale di riferimento.
7. Riferimenti bibliografici
7.1 Testi su alcuni campi semantici e concetti chiave
7.2 Scritti su identità nazionale e ‘carattere’
degli italiani
7.3 Testi storiografici chiave sulla storia del
Risorgimento
7.4 Testi storiografici chiave sulla storia
Italiana fra Unità e seconda guerra mondiale
7.5 Testi storiografici chiave sulla storia italiana dal 1943 a oggi
7.1 Testi su alcuni campi
semantici e concetti chiave
7.1.1 Democrazia e processi di democratizzazione
7.1.2 Etnia, nazione, patria, identità nazionale/etnica
7.1.3 Cittadinanza e conflitti di cittadinanza
7.1.1 Democrazia e processi di
democratizzazione (I)
- Aa.Vv., Rapporto 2002 su Lo sviluppo umano. 13. La qualità della
democrazia, United Nations Development Programme – Rosenberg &
Sellier, Torino, 2002 (ed.or.: 2002)
- N.Bobbio, Il futuro della democrazia, Einaudi, Torino, 2005 (III ed.; I
ed.: ivi, 1984)
- Id., Liberalismo e democrazia, Simonelli, Milano, 2006 (I ed.: Angeli,
Milano, 1985)
- R.A.Dahl, I dilemmi della democrazia pluralista, Il Saggiatore, Milano,
1988 e 1996 (ed.or.: 1982)
- Id., Poliarchia. Partecipazione e opposizione nei sistemi politici, Angeli, Milano, 1997 (VII ed.; I ed.: ivi: 1981; ed.or.: 1971)
- Id., Politica e virtù. La teoria democratica nel nuovo secolo, a c. di S.
Fabbrini, Laterza, Roma-Bari, 2001 (ed.or.: 1997)
7.1.1 Democrazia e processi di
democratizzazione (II)
- Id., Sulla democrazia, ivi, 2010 (II ed.; I ed.: ivi, 2000; ed.or.: 1998)
- S.P.Huntington, La terza ondata. I processi di democratizzazione alla fine del
XX secolo, Il Mulino, Bologna, 1995 e 1998 (ed.or.: 1991)
- H.Kelsen, La democrazia, a c. di M.Barberis, ivi, 2010 (nuova ed.)
- J.J.Linz – A.Stepan, Transizione e consolidamento democratico, ed.it. a c. di
L.Morlino, ivi, 2000 (ed.or.: 1996)
- L.Morlino, Democrazie e democratizzazioni, ivi, 2003
- G.Sartori, Democrazia e definizioni, ivi, 1987 (I ed.: ivi, 1957)
- Id., Democrazia: cosa è, Rizzoli, Milano, 2007 (nuova ed. aggiornata; I ed.: ivi,
1993)
- J.A.Schumpeter, Capitalismo, socialismo, democrazia, ETAS, Milano, 2009 (V
ed.; I ed.: Edizioni di Comunità, Milano, 1955; ed.or.: 1943)
- G.Zagrebelsky, Imparare democrazia, Einaudi, Torino, 2009 (VIII ed.; I ed.:
ivi, 1995)
- D.Zolo, Il principato democratico. Per una teoria realistica della democrazia,
Feltrinelli, Milano, 1996 (II ed. riv.; I ed.: ivi, 1992)
7.1.2 Etnia, nazione, patria,
identità nazionale/etnica (I)
- B.Anderson, Comunità immaginate. Origini e fortuna dei nazionalismi,
Manifestolibri, Roma, 2009 (nuova ed.; I ed.: ivi, 1996; ed.or.: 1983 e
2006)
- É.Balibar, La forma nazione. Storia e ideologia, in É.Balibar – I.Wallerstein, Razza nazione classe. Le identità ambigue, Edizioni Associate, Roma, 1990, pp.96-116 (II ed. riv.: ivi, 1996; ed.or.: 1988)
- W.Connor, Etnonazionalismo. Quando e perché emergono le nazioni,
Dedalo, Bari, 1995 (ed.or.: 1994)
- U.Fabietti, L’identità etnica. Storia e critica di un concetto equivoco,
Carocci, Roma, 2010 (nuova ed.; I ed.: La Nuova Italia Scientifica, Roma, 1995)
- E.Gellner, Nazioni e nazionalismo, Editori Riuniti, Roma, 1997 (III ed.;
I ed.: ivi, 1985; ed.or.: 1983)
- F.Goio, Teorie della nazione, “Quaderni di Scienza Politica”, 1994, n.
2, pp.181-255
7.1.2 Etnia, nazione, patria,
identità nazionale/etnica (II)
- E.J.Hobsbawm, Nazioni e nazionalismi dal 1780. Programma, mito e
realtà, Einaudi, Torino, 2002 (nuova ed.; I ed.: ivi, 1991; ed.or.: 1990 e
1992)
- E.J.Hobsbawm – Th.Ranger (a c. di), L’invenzione della tradizione, ivi,
2002 (I ed.: ivi, 1987; ed.or.: 1983)
- J.G.Kellas, Nazionalismi ed etnie, Il Mulino, Bologna, 1993 e 2000
(ed.or.: 1991 e 1998)
- S.Lanaro, Patria. Circumnavigazione di un’idea controversa, Marsilio,
Venezia, 1996
- J.J.Linz, Costruzione dello stato e costruzione della nazione, in J.J.
Linz, Democrazia e autoritarismo. Problemi e sfide tra XX e XXI secolo,
ed.it. a c. di M.Tarchi, Il Mulino, Bologna, 2006, pp.61-94 (ed.or.: 1993)
- A.Melucci – M.Diani, Nazioni senza Stato. I movimenti etnico-nazionali in Occidente, Feltrinelli, Milano, 1992 (I ed.: Loescher, Torino, 1983)
7.1.2 Etnia, nazione, patria,
identità nazionale/etnica (III)
- D.Petrosino, Stati, nazioni, etnie. Il pluralismo etnico nella teoria sociologica contemporanea, Angeli, Milano, 1991
- G.Pollini, Appartenenza nazionale. Tra localismo e cosmopolitismo,
“Studi di sociologia”, 1991, n.2, pp.27-38
- P.Scarduelli, Stati, etnie, culture, Guerini e Associati, Milano, 1996
- A.D.Smith, Il revival etnico, Il Mulino, Bologna, 1984 (ed.or.: 1981)
- Id., Le origini etniche delle nazioni, ivi, 1992 e 1998 (ed.or.: 1986)
- Id., Le origini culturali delle nazioni. Gerarchia, alleanza, repubblica,
ivi, 2010 (ed.or.: 2008)
- M.Viroli, Per amore della patria. Patriottismo e nazionalismo nella storia, Laterza, Roma-Bari, 1995 e 2001
7.1.3 Cittadinanza e conflitti di
cittadinanza
- A.Melucci, Diventare persone. Conflitti e nuova cittadinanza nella società planetaria, EGA, Torino, 2000
- G.Moro, Manuale di cittadinanza attiva, Carocci, Roma, 1998
- Id., Diventare persone. Conflitti e nuova cittadinanza nella società planetaria, EGA, Torino, 2000
- Id., Azione civica. Conoscere e gestire le organizzazioni di cittadinanza attiva, Carocci Faber, Roma, 2005
- Id., Anni Settanta, Einaudi, Torino, 2007
- Id., Cittadini in Europa. L’attivismo civico e l’esperimento democratico
comunitario, Carocci, Roma, 2009 e 2011
- G.Nevola, Conflitti di cittadinanza, “Sisifo”, 1990, n.20, pp. 22-26
7.2 Scritti su identità nazionale e
‘carattere’ degli italiani (I)
- A.Abruzzese – G.Scurti, L’identità mediale degli italiani. Contro la repubblica
degli scrittori, Marsilio, Venezia, 2001
- W.Barberis, Il bisogno di patria, Einaudi, Torino, 2002 e 2004
- G.Bechelloni, Diventare italiani. Coltivare e comunicare la memoria collettiva,
Ipermedium, Napoli, 2003 (II ed. riv. e ampliata; I ed.: Diventare italiani, ivi,
2001)
- R.Bodei, Il noi diviso. Ethos e idee dell’Italia repubblicana, Einaudi, Torino,
1998
- G.Bollati, L’italiano. Il carattere nazionale come storia e come invenzione, ivi,
1996 (I ed.: ivi, 1983)
- G.Calcagno (a c. di, Bianco, rosso e verde: l’identità degli italiani, Laterza, Roma-Bari, 1993 e 2005
- U.Cerroni, L’identità civile degli italiani, Manni, Lecce, 1997 (II ed. ampliata; I
ed.: ivi, 1996)
- M.De Giorgio, Le italiane dall’Unità a oggi. Modelli culturali e comportamenti
sociali, Laterza, Roma-Bari, 1993 (II ed.; I ed.: ivi, 1992)
7.2 Scritti su identità nazionale e
‘carattere’ degli italiani (II)
- F.Ferrarotti, L’Italia tra storia e memoria. Appartenenza e identità, Donzelli,
Roma, 1998 (nuova ed.; I ed.: ivi, 1997)
- J.Foot, Fratture d’Italia, Rizzoli, Milano, 2009 (ed.or.: 2009)
- E.Galli Della Loggia, L’identità italiana, Il Mulino, Bologna, 2010 (I id.: ivi,
1998)
- E.Gentile, La Grande Italia. Il mito della nazione nel XX secolo, Laterza, Roma-Bari, 2006 e 2009 (cfr. La grande Italia. Ascesa e declino del mito della nazione nel ventesimo secolo, Arnoldo Mondadori, Milano, 1997 e 1999)
- Id., Né Stato né Nazione. Italiani senza meta, Laterza, Roma-Bari, 2010
- Id., Italiani senza padri. Intervista sul Risorgimento, a c. di S.Fiori, ivi, 2011
- M.Isnenghi (a c. di), I luoghi della memoria, ivi, voll.3, 2010 (nuova ed. ampliata; I ed.: ivi, voll.3, 1996-1997)
- S.Patriarca, Italianità. La costruzione del carattere nazionale, ivi, 2010
- P.Pezzino, Senza Stato: le radici storiche della crisi italiana, ivi, 2002
- R.Romano, Paese Italia. Venti secoli di identità, Donzelli, Roma, 1997 (II ed.
riv. e ampliata; I ed.: ivi, 1994)
7.2 Scritti su identità nazionale e
‘carattere’ degli italiani (III)
- R.Romano – C.Vivanti (coord.), Storia d’Italia, vol.I (I caratteri originali), Einaudi, Torino, 1989 (I ed.: ivi, 1972)
- G.Ruffolo, Un paese troppo lungo. L’unità nazionale in pericolo, ivi, 2009
- G.E.Rusconi, Se cessiamo di essere una nazione: tra etnodemocrazie regionali e cittadinanza europea, Il Mulino, Bologna, 1993
- Id., Patria e repubblica, ivi, 1997
- A.Schiavone, Italiani senza Italia. Storia e identità, Einaudi, Torino, 1998
- C.Tullio-Altan, La coscienza civile degli italiani. Valori e disvalori nella storia
nazionale, Gaspari, Udine, 1997
- Id., Italia: una nazione senza religione civile. Le ragioni di una democrazia incompiuta, ivi, 1995
- V.Vidotto, Italiani/e. Dal miracolo economico a oggi, Laterza, Roma-Bari, 2005
- M.Viroli, La libertà dei servi, ivi, 2010
- P.Wilson, Italiane. Biografia del Novecento, ivi, 2011
7.3 Testi storiografici chiave sulla
storia del Risorgimento
- A.M.Banti, Il Risorgimento italiano, Laterza, Roma-Bari, 2004
- Id. (a c. di), Nel nome dell’Italia. Il Risorgimento nelle testimonianze, nei documenti e nelle immagini, ivi, 2010
- A.M.Banti – A.Chiavistelli – L.Mannori – M.Meriggi (a c. di), Atlante culturale
del Risorgimento. Lessico del linguaggio politico dal Settecento all’Unità, ivi,
2011
- A.M.Banti – P.Ginsborg (a c. di), Storia d’Italia. Annali 22. Il Risorgimento, Einaudi, Torino, 2007
- D.Beales – E.F.Biagini, Il Risorgimento e l’unificazione dell’Italia, Il Mulino,
Bologna, 2005 e 2009 (ed.or.: 2002)
- G.Pécout, Il lungo Risorgimento. La nascita dell’Italia contemporanea (17701922), Bruno Mondadori, Milano, 1999, ed.it. a c. di R.Balzani (ed.or.: 1997)
- L.Riall, Il Risorgimento italiano, Donzelli, Roma, 2007 (I ed.: ivi, 1997)
- A.Scirocco, L’Italia del Risorgimento 1800-1871, Il Mulino, Bologna, 2004 (I
ed.: ivi, 1993)
- L.Villari, Bella e perduta. L’Italia del Risorgimento, Laterza, Roma-Bari, 2009
- S.J.Woolf, Il Risorgimento italiano, Einaudi, Torino, 1981, voll.2
7.4 Testi sulla storia italiana fra
Unità e seconda guerra mondiale
- A.De Bernardi, Una dittatura moderna: il fascismo come problema storico,
Bruno Mondadori, Milano,2006 (II ed.; I ed.: ivi, 2001)
- A.De Bernardi – L.Ganapini, Storia d’Italia 1860/1995, ivi, 1996
- A.Del Boca – M.Legnani – M.G.Rossi (a c. di), Il regime fascista. Storia e storiografia, Laterza, Roma-Bari, 1995
- E.Gentile, L’Italia giolittiana 1899-1914, Il Mulino, Bologna, 1997 (I ed.: 1990)
- M.Isnenghi – G.Rochat, La Grande Guerra 1914-1918, ivi, 2008 (I ed.: La
Nuova Italia, Firenze, 2000)
- M.Palla (a c. di), Lo Stato fascista, La Nuova Italia, Firenze, 2001
- R.Romanelli (a c. di), Storia dello Stato italiano dall’Unità a oggi, Donzelli, Roma, 1995
- D.Veneruso, L’Italia fascista 1922-1945, Il Mulino, Bologna, 1998 (I ed.: ivi,
1981)
- G.Verucci, La Chiesa cattolica in Italia dall’Unità a oggi 1861-1998, Laterza,
Roma-Bari, 1999
- V.Zamagni, Dalla periferia al centro. La seconda rinascita economica dell’Italia (1861-1990), Il Mulino, Bologna, 2008 (I ed.: ivi, 1990)
7.5 Testi storiografici chiave sulla
storia italiana dal 1943 a oggi
- F.Barbagallo (coord.), Storia dell’Italia repubblicana, Einaudi, Torino, 19941997, voll.3, tomi 5
- Id., L’Italia repubblicana. Dallo sviluppo alle riforme mancate (1945-2008), Carocci, Roma, 2009
- G.Crainz, Storia del miracolo italiano. Culture, identità, trasformazioni fra anni
cinquanta e sessanta, Donzelli, Roma, 2003 e 2005 (I ed.: ivi, 1997)
- Id., Il paese mancato. Dal miracolo economico agli anni ottanta, ivi, 2003 e
2005
- Id., Autobiografia di una repubblica. Le radici dell’Italia attuale, ivi, 2009
- P.Ginsborg, Storia d’Italia dal dopoguerra a oggi, Einaudi, Torino, 2007 (I ed.:
Storia d’Italia dal dopoguerra a oggi. Società e politica 1943-1988, ivi, 1989)
- C.Pavone, Una guerra civile. Saggio storico sulla moralità nella Resistenza,
Bollati Boringhieri, Torino, 2006, voll.2 (I ed.: ivi, 1991)
- S.Peli, La Resistenza in Italia. Storia e critica, Einaudi, Torino, 2004
- S.Woolf (a c. di), L’Italia repubblicana vista da fuori (1945-2000), Il Mulino,
Bologna, 2007
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