Per un bilancio di 150 anni di
storia italiana dopo l’Unità
Maurizio Gusso
(Bernareggio, 4 marzo 2011)
Indice della relazione
1. Premessa: un bilancio utile, complesso e problematico
2. Unità: da tanti Stati preunitari a un solo Stato italiano
3. Indipendenza/sovranità: da dominazioni/predomini stranieri alla sovranità nazionale
4. Laicità: dallo Stato confessionale allo Stato laico
5. Democrazia: i processi di democratizzazione fra conquiste e regressioni
6. Problemi aperti: quali priorità?
7. Riferimenti bibliografici
1. Premessa: un bilancio utile,
ma complesso e problematico
1.1 Utilità, complessità e problematicità di un
bilancio
1.2 Processi di unificazione nazionale e di
democratizzazione
1.1 Utilità, complessità e
problematicità di un bilancio
1.1.1 Utilità del bilancio
1.1.2 Complessità e problematicità del bilancio
1.1.1 Utilità del bilancio
1.1.1.1 La storia è maestra di vita solo per
chi non la dimentica e sa interpretarla
1.1.1.2 Un bilancio sensato è una selezione
critica di punti fermi e problemi aperti
1.1.1.3 La democrazia è un patrimonio e un
processo aperto e non irreversibile
1.1.1.1 La storia è maestra di vita
solo per chi sa interpretarla
Se non si conosce il passato e non ci si orienta nel
presente, non si può progettare bene il futuro.
La storia è maestra di vita solo per chi non la rimuove/dimentica, ma ha la pazienza di studiarla e
la competenza di interpretarla.
Si possono imparare tante cose dai nostri predecessori, sia dagli errori (per non ripeterli), sia dalle
loro conquiste (per salvaguardarle, perfezionarle e
trasmetterle alle future generazioni).
1.1.1.2 Un bilancio sensato è una
selezione critica di eredità e problemi
Un bilancio storico sensato è una selezione
critica di
- punti fermi da cui ripartire, eredità da assumere e trasmettere, patrimoni da salvaguardare, valorizzare, ampliare e diffondere;
- problemi aperti, da affrontare lucidamente,
- cercando di evitare gli errori del passato.
1.1.1.3 La democrazia è un patrimonio e un processo aperto (I)
Nessun processo storico (tanto meno un
processo di democratizzazione) è ineluttabile e irreversibile. Le conquiste democratiche
sono il risultato dell’impegno e delle lotte di
uomini e donne del passato, a cui dobbiamo
riconoscenza e di cui dobbiamo assumere e
trasmettere l’eredità.
1.1.1.3 La democrazia è un patrimonio e un processo aperto (II)
“La Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va
avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e
non si muove: perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il
combustibile; bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di
mantenere queste promesse, la propria responsabilità. Per questo una
delle offese che si fanno alla Costituzione è l’indifferenza alla politica.
[…] Dietro ogni articolo di questa Costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati,
morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, cha hanno
dato la vita perché libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa carta. Quindi, quando vi ho detto che questa è una carta morta, no,
non è una carta morta, è un testamento, è un testamento di centomila
morti”.
Piero Calamandrei, La Costituzione e la gioventù, discorso del 26.1.’55
1.1.1.3 La democrazia è un patrimonio e un processo aperto (III)
“Difendiamo la scuola democratica: la scuola che corrisponde a quella
Costituzione democratica che ci siamo voluti dare; la scuola che […]
può essere strumento, perché questa Costituzione scritta sui fogli diventi realtà […]. […] non bisogna lasciarsi vincere dallo scoramento.
[…] durante la Liberazione e la Resistenza […] Ci sono stati professori
e maestri che hanno dato esempi mirabili, dal carcere al martirio. […] E
tutti noi, vecchi insegnanti abbiamo nel cuore qualche nome dei nostri
studenti che […] hanno dato il sangue per la libertà d’Italia. Pensiamo a
questi ragazzi nostri che uscirono dalle nostre scuole e pensando a loro, non disperiamo dell’avvenire. Siamo fedeli alla Resistenza.
Bisogna, amici, continuare a difendere nelle scuole la Resistenza e la
continuità della coscienza morale”.
Discorso pronunciato da Piero Calamandrei al III Congresso dell’Associazione a difesa della scuola nazionale (Roma, 11 febbraio 1950)
1.1.2 Complessità e problematicità
del bilancio
Tale bilancio è complesso e problematico
per vari motivi.
1.1.2.1 Complessità del periodo storico e
tendenze a una sua lettura strumentale
1.1.2.2 Necessità di ridefinire preliminarmente alcuni concetti chiave
1.1.2.1 Complessità del periodo storico e
tendenze a una sua lettura strumentale
Si tratta di un periodo storico piuttosto lungo
e tormentato, che risente di eredità storiche
di lunghissima durata e in cui siamo ancora
immersi. La bibliografia scientifica è amplissima; il dibattito storiografico è molto vivace
e variegato, ma molto meno noto di quello
mediatico e politico, in cui a volte prevalgono le mode e gli approcci strumentali.
1.1.2.2 Necessità di ridefinire
preliminarmente alcuni concetti chiave
1.1.2.2.1 Identità personale e sociale
1.1.2.2.2 Nazione e identità nazionale
1.1.2.2.3 Democrazia e processi di democratizzazione
1.1.2.2.4 Diritti/responsabilità
1.1.2.2.5 Altri esempi di concetti chiave da
ridefinire
1.1.2.2.1 Identità personale e
sociale
A) Identità personale/sociale come combinatoria
globale di differenti tratti di identità individuali/sociali (di specie, età/generazione, genere, ruolo,
geoambientali, socioeconomici, politici, culturali…)
B) L’identità personale/sociale non è un’essenza
pura, statica, astorica, decontestualizzata e assoluta, ma un complesso processo storico, contraddittorio/conflittuale, dinamico, non lineare, relativo,
contestuale, inevitabilmente meticcio
1.1.2.2.2 Nazione e identità
nazionale
Concetti come ‘nazione’, ‘etnia’, ‘popolo’,
‘patria’, ‘carattere nazionale’, ‘identità nazionale’ e ‘identità etnica’ sono usati per lo più
in modo non scientifico, ma ideologico, assoluto/decontestualizzato e astorico.
Occorre, quindi, o sostituirli con categorie
più scientifiche, o almeno riconvenzionarne i
significati in modo critico e trasparente
1.1.2.2.3 Democrazia e processi
di democratizzazione
1.1.2.2.3.1 Diverse definizioni di democrazia
1.1.2.2.3.2 Che cosa significa ‘processi di
democratizzazione’?
1.1.2.2.3.1 Diverse definizioni
di democrazia
Nella storiografia e nelle scienze sociali si
incontrano diverse definizioni e concettualizzazioni di “democrazia”.
Per esempio, per indicare le forme più avanzate di democrazia, Robert A. Dahl usa il
termine “poliarchia”.
1.1.2.2.3.2 Che cosa significa
‘processi di democratizzazione’?
Si tratta di un concetto usato in modo consapevolmente convenzionale per indicare percorsi non irreversibili di costruzione di una
società più giusta, inclusiva e solidale, rispettosa dei beni comuni, delle regole democratiche, delle differenze e delle responsabilità e dei diritti fondamentali di tutti gli
esseri viventi.
1.1.2.2.4 Diritti/responsabilità
A) Diritti e responsabilità: due facce della
stessa medaglia
B) Diritti umani
C) Diritti dei minori e pari opportunità
D) Diritti civili e politici
E) Diritto socio-economici
F) Diritti culturali
G) Diritti bioetici ecc.
1.1.2.2.5 Altri esempi di concetti
chiave da ridefinire
A) Cultura, identità culturale, multiculturalità/
multiculturalisno, dialogo interculturale
B) Popolo e classi sociali
C) Politica
D) Legalità democratica
E) Laicità dello Stato e pluralismo
F) Sistema delle autonomie, federalismo
ecc.
1.2 Processi di unificazione nazionale e di democratizzazione
Per evitare interpretazioni ideologiche (es.:
nazionaliste) dei processi di unificazione nazionale, occorre verificarne il grado di effettiva democraticità. Si tratterà, quindi, di esaminare in che misura i processi di unificazione nazionale producano società più democratiche sul piano locale, nazionale e internazionale
2. Unità: fare l’Italia e fare gli italiani
2.1 Fare l’Italia e fare gli italiani
2.2 Fare l’Italia: unificazione territoriale e
spinte centrifughe
2.3 Fare gli italiani: diversi modelli di costruzione di una comunità italiana
2.1 Fare l’Italia e fare gli italiani
(I)
“I più pericolosi nemici d’Italia non sono gli Austriaci, sono gl’Italiani.
E perché?
Per la ragione che gl’Italiani hanno voluto far un’Italia nuova, e loro rimanere gl’Italiani vecchi di prima, colle dappocaggini e le miserie morali che furono ab antico il loro retaggio; […] pensano a riformare l’Italia, e
nessuno s’accorge che per riuscirci bisogna, prima, che si riformino loro […]”. “[…] il primo bisogno d’Italia è che si formino Italiani dotati d’alti
e forti caratteri. E pur troppo si va ogni giorno verso il polo opposto: pur
troppo s’è fatta l’Italia, ma non si fanno gl’Italiani”.
Massimo Taparelli d’Azeglio, I Miei Ricordi (opera postuma, 1867), a
cura di Alberto M. Ghisalberti, Einaudi, Torinio, 1971, pp.8 e 9 (Origine
e scopi dell’opera): cfr.
www.letteraturaitaliana.net/pdf/Volume_8/t207.pdf
2.1 Fare l’Italia e fare gli italiani
(II)
“’Professore’ esclamò Nando a testa bassa, ‘voi amate l’Italia?’
Di nuovo ebbi intorno a me le facce di tutti: Tono,
la vecchia, le ragazze, Cate. Fonso sorrise.
‘No’ dissi adagio, ‘non amo l’Italia. Gli italiani’.
‘Qua la mano’ disse Nando. ‘Ci siamo capiti’”.
Cesare Pavese, La casa in collina, in Prima che il
gallo canti, Arnoldo Mondadori, Milano, 1967, p.
196 (I ed.: Einaudi, Torino, 1949).
2.2 Fare l’Italia: unificazione
territoriale e spinte centrifughe
2.2.1 Da tanti Stati preunitari a un solo Stato italiano
2.2.2 Le tappe dell’unificazione italiana
2.2.3 Le spinte centrifughe nell’Italia liberale
2.2.4 L’Italia fuori d’Italia
2.2.5 L’Italia ridivisa e la sua riunificazione (19431945)
2.2.6 Le spinte centrifughe nell’Italia repubblicana
2.2.1 Da tanti Stati preunitari
a un solo Stato italiano
2.2.1.1 Assenza di uno Stato unitario italiano
dal ‘condominio’ longobardo-bizantino (568)
al 1861
2.2.1.2 Situazione anteriore alla prima guerra d’indipendenza italiana (1859)
2.2.1.1 Assenza di uno Stato unitario italiano dal
‘condominio’ longobardo-bizantino (568) al 1861
L’invasione longobarda (568) sostituisce l’Italia bizantina unitaria con una specie di
‘condominio’ longobardo-bizantino. Da allora
fino al 1861 (o meglio al 1918) l’attuale territorio italiano resta diviso fra due o più Stati.
Quasi 1.300 anni senza unità politica hanno
reso difficile e complicato il successivo processo di unificazione nazionale.
2.2.1.2 Situazione anteriore alla prima guerra d’indipendenza (1859)
Prima di tale guerra l’attuale territorio italiano era diviso in sette Stati:
1. Regno di Sardegna (attuali Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria e Sardegna), sotto la dinastia sabauda
2. Regno Lombardo-Veneto (attuali Lombardia, Veneto e Friuli), sotto
la dinastia absburgica dell’Impero d’Austria, a cui appartenevano anche
i territori degli attuali Trentino-Alto Adige e Venezia Giulia
3. Ducato di Parma e Piacenza (attuali province di Parma e Piacenza),
sotto un ramo della dinastia borbonica
4. Ducato di Modena e Reggio (attuali province di Modena e Reggio Emilia), sotto la dinastia degli Austria-Este
5. Granducato di Toscana, sotto la dinastia degli Absburgo-Lorena
6. Stato della Chiesa (attuali province di Ferrara e Bologna, Romagna,
Marche, Umbria e Lazio), sotto il papa
7. Regno delle Due Sicilie (attuali regioni meridionali, Abruzzi, Molise e
Sicilia), sotto la dinastia borbonica
2.2.2 Le tappe dell’unificazione
italiana
2.2.2.1 Sconfitte dei moti risorgimentali (18201849) e della I guerra d’indipendenza (1848-1849)
2.2.2.2 II guerra d’indipendenza (1859), spedizione
dei Mille (1861) e proclamazione del Regno d’Italia
(17 marzo 1861)
2.2.2.3 III guerra d’indipendenza (1866), conquista
di Roma (1870) e ‘Grande Guerra’ (1915-1918)
2.2.2.1 Sconfitte dei moti risorgimentali (18201849) e della I guerra d’indipendenza (1848-1849)
A) Repressione dei moti liberali (1820-1821
e 1831) e democratici (dal 1834 al 1857).
B) I moti rivoluzionari del 1848-1849: conquiste parziali durevoli (es.: lo Statuto albertino) e temporanee (Costituzioni e Repubblica romana) e eredità politico-culturali.
C) Sconfitta della I guerra d’indipendenza
(1848-1849) e abdicazione di Carlo Alberto.
2.2.2.2 Dopo la II guerra d’indipendenza
(1859) e la spedizione dei Mille (1860-1861)
Il nuovo Regno d’Italia incorpora al Regno di
Sardegna la Lombardia, i ducati di Parma e
Piacenza e di Modena e Reggio, il Granducato di Toscana e tutti i territori del Regno
delle Due Sicilie e dello Stato della Chiesa
(ad eccezione del Lazio). La capitale nel
1864 viene spostata provvisoriamente da
Torino a Firenze (per avvicinarsi a Roma).
2.2.2.3 Fra la terza guerra d’indipendenza,
la conquista di Roma e la ‘Grande Guerra’
Al Regno d’Italia vengono annessi
- il Veneto e il Friuli dopo la terza guerra d’indipendenza (1866);
- il Lazio dopo la ‘breccia di Porta Pia’ (1870);
- il Trentino, l’Alto Adige, la Venezia Giulia, l’Istria
e Zara dopo la prima guerra mondiale.
A parte la Repubblica di San Marino, la Città del
Vaticano e le questioni controverse di Fiume e
Dalmazia, l’Italia resta unita dal 1919 fino all’8 settembre 1943.
2.2.3 Le spinte centrifughe
nell’Italia liberale
2.2.3.1 I legittimisti (seguaci delle dinastie spodestate: es.: filoborbonici)
2.2.3.2 I ‘papalini’. Pio IX, il Sillabo e il non expedit
2.2.3.3 Il ‘brigantaggio’ e la ‘questione meridionale’
2.2.3.4 Repubblicani, anarchici, operaisti, socialisti
2.2.3.5 La Massoneria
2.2.3.6 Le mafie
2.2.4 L’Italia fuori d’Italia
2.2.4.1 L’emigrazione italiana stabile
2.2.4.2 Colonialismo italiano, annessione
dell’Alto Adige e processi di italianizzazione
forzata
2.2.4.1 L’emigrazione italiana
stabile
Le diverse ondate emigratorie italiane (e in
particolare la massiccia emigrazione transoceanica a cavallo fra XIX e XX secolo) portano alla diffusione del fenomeno della Little
Italy, ossia delle colonie di italiani immigrati
in altri Stati, con tutti i problemi del riconoscimento o meno dei loro diritti da parte dello
Stato italiano e degli Stati di immigrazione.
2.2.4.2 Colonialismo italiano, annessione
dell’Alto Adige e italianizzazione forzata
A) Tappe del colonialismo italiano: Eritrea
(1890), Somalia (1892), Libia e Dodecaneso (1911), Etiopia (1936).
B) L’annessione dell’Alto Adige (1919).
C) Italianizzazione forzata in epoca fascista
della maggioranza sudtirolese dell’Alto Adige e franco-provenzale in Valle d’Aosta e
delle minoranze slovene e croate nella Venezia Giulia e in Istria
2.2.5 L’Italia ridivisa e la sua
riunificazione (1943-1945)
Dopo l’8 settembre 1943 l’Italia torna a dividersi fra
- i territori occupati dai tedeschi e poi sotto il governo della Repubblica Sociale Italiana, con l’eccezione parziale delle aree controllate dai partigiani;
- il ‘Regno del Sud’ (sotto la dinastia sabauda), che
gradualmente si espande verso Nord grazie all’azione congiunta dei partigiani e dell’avanzata degli
Alleati.
L’Italia viene riunificata dalla Resistenza (per certi
versi un ‘secondo Risorgimento’) e dagli Alleati.
2.2.6 Le spinte centrifughe
nell’Italia repubblicana
2.2.6.1 Neofascisti e monarchici
2.2.6.2 Le mafie
2.2.6.3 I complessi rapporti fra Stato e Chiese
2.2.6.4 I separatisti e terroristi altoatesini
2.2.6.5 Golpisti, corpi deviati dello Stato, ‘strategia della
tensione, servizi segreti, stragismi, P2, ‘imprenditoria della
paura’
2.2.6.6 Terrorismo di estrema sinistra
2.2.6.7 Inversione della corrente migratoria
2.2.6.8 I fondamentalismi
2.2.6.9 ‘Le ‘tre Italie’, la ‘questione meridionale’ e la ‘questione settentrionale’; le leghe del Nord e del Sud
2.3 Fare gli italiani: diversi modelli
di costruzione di una comunità
2.3.1 Modelli liberali
2.3.3 Modelli democratici
2.3.4 Modelli autoritari, nazionalisti, totalitari e populisti
3. Indipendenza: da dominazioni/
predomini stranieri alla sovranità
3.1 Tre secoli di domini/predomini stranieri (15591859)
3.2 L’Italia conquista l’indipendenza grazie all’appoggio di altri Stati europei
3.3 L’Italia riperde e riconquista l’indipendenza
(1943-1945)
3.4 Condizionamenti degli Stati-guida (Usa e Urss)
durante la ‘guerra fredda’
3.5 Altre limitazioni alla sovranità nazionale italiana
3.1 Tre secoli di domini/predomini
stranieri (1559-1859)
Dopo le guerre per l’egemonia europea
(1494-1559) in Italia predominano prima gli
Absburgo di Spagna (1559-1713), poi gli
Absburgo d’Austria e i Borboni (1713-1796),
poi la Francia napoleonica (1805-1815) e
infine gli Absburgo d’Austria e i Borboni
(1815-1859).
3.2 L’Italia conquista l’indipendenza
grazie all’appoggio di altri Stati
L’Italia conquista l’indipendenza e l’unità
grazie all’appoggio indiretto inglese (es.:
spedizione dei Mille) e diretto francese (seconda guerra d’indipendenza: 1859), prussiano (1866) e dell’Intesa (‘Grande Guerra’).
3.3 L’Italia riperde e riconquista
l’indipendenza (1943-1945)
3.3.1 L’Italia riperde e riconquista l’indipendenza durante l’occupazione tedesca
3.3.2 L’Italia riconquista l’indipendenza
grazie alla Resistenza e agli Alleati
3.4 Condizionamenti degli Statiguida durante la ‘guerra fredda’
Fra il 1947 e il 1989 (e in particolare durante
le varie fasi della ‘guerra fredda’) i governi a
guida DC sono subordinati a Usa e Nato; il
PCI si sgancia molto lentamente dal PCUS.
Alla fine, dopo la caduta dei regimi ‘comunisti’ dell’Europa orientale (1989) e la dissoluzione dell’URSS (1991), si afferma il modello USA.
3.5 Altre limitazioni alla sovranità
nazionale italiana
3.5.1 Le mafie
3.5.2 I servizi segreti stranieri e i corpi deviati dello Stato
3.5.3 Il potere temporale e le interferenze di
alcune organizzazioni religiose
3.5.4 Le imprese multinazionali
3.5.5 Normativa europea e internazionale
4. Laicità: dallo Stato confessionale
allo Stato laico
4.1 Lo Stato della Chiesa / Stato Pontificio (7521870)
4.2 La Repubblica romana (1848-1849), la politica
ecclesiastica del Cavour e del Regno d’Italia’
4.3 La conquista italiana di Roma (1870) e il conflitto fra Stato italiano e Papato (1870-1929)
4.4 I Patti lateranensi (11 febbraio 1929)
4.5 L’articolo 7 della Costituzione repubblicana
4.6 Il nuovo Concordato del 1984 e i nodi irrisolti
4.1 Lo Stato della Chiesa / Stato
Pontificio (752-1870)
Stato della Chiesa o Stato pontificio è il nome dell’entità statuale formata dall’insieme
dei territori su cui la Santa Sede ha esercitato il proprio potere temporale dal 752 al
1870.
La forma di governo è una monarchia assoluta elettiva (a suffragio maschile ristretto).
4.2 La Repubblica romana (1848-1849) e la politica
ecclesiastica del Cavour e del Regno d’Italia
4.2.1 La Repubblica romana (1848-1849)
4.2.2 La politica ecclesiastica nel ‘decennio di preparazione cavourriano’ nel Regno di Sardegna e
nel Regno d’Italia. Il principio “Libera Chiesa in Libero Stato”, adottato da Cavour e dalla ‘Destra
storica’, accomunava i pensatori francesi Alexandre Vinet (pastore calvinista) e Charles Forbes René, conte di Montalembert (cattolico liberale)
4.2.3 La ‘questione romana’: un nodo irrisolto
4.3 La conquista italiana di Roma (1870) e il
conflitto Stato – Chiesa (1870-1929)
4.3.1 La ‘breccia di Porta Pia’ (20 settembre
1870)
4.3.2 La “Legge delle Guarentigie” (13 maggio 1871) e il suo disconoscimento da parte
del papa Pio IX. Il non expedit (1874)
4.3.3 Oltre il non expedit: il Patto Gentiloni e
la nascita del Partito Popolare Italiano
(1919)
4.4 I Patti lateranensi (11 febbraio
1929)
Accordi sottoscritti l’11 febbraio 1929 nel palazzo di S.Giovanni in Laterano, da Benito Mussolini, come primo ministro italiano, e dal cardinale Segretario di Stato Pietro Gasparri, per conto della Santa Sede:
a) il Trattato riconosce l’indipendenza e la sovranità della
S.Sede e lo Stato della Città del Vaticano; fra gli allegati è
particolarmente importante la Convenzione Finanziaria;
b) il Concordato definisce le relazioni civili e religiose in Italia fra governo e Chiesa cattolica.
I Patti, fra l’altro, riconoscono il Cattolicesimo come religione di Stato in Italia e rendono obbligatorio a scuola l’insegnamento scolastico della religione cattolica (IRC)
4.5 L’articolo 7 della Costituzione
repubblicana
La Costituzione all'art. 7 recita: “Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani.
I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi.
Le modificazioni dei Patti, accettate dalle due parti,
non richiedono procedimento di revisione costituzionale”.
4.6 Il nuovo Concordato del 1984 e i nodi
irrisolti nelle relazioni Stato - Chiese
4.6.1 L’accordo di Villa Madama (18 febbraio 1984) e la legge n.121 del 25 marzo 1985
4.6.2 Alcuni nodi irrisolti nelle relazioni fra
Stato, Chiese e libertà di pensiero
4.6.1 L’accordo di Villa Madama (18.2.1984)
e la legge n.121 del 25.3.1985
L’accordo di Villa Madama (18.2.1984), stipulato
dall’allora Presidente del Consiglio Bettino Craxi,
per la Repubblica italiana, e dal Cardinale Segretario di Stato Agostino Casaroli per la Santa Sede,
si è tradotto nella Legge n. 121 del 25.3.1985.
I rapporti fra Santa Sede e Stato italiano restano
regolati dai Patti lateranensi del 1929, che, però, si
prevede possano essere modificati di comune accordo senza ricorrere a revisione costituzionale.
Introduzione dell’8x1000 e trasformazione dell’IRC
da insegnamento obbligatorio a facoltativo.
4.6.2 Alcuni nodi irrisolti nelle relazioni
fra Stato, Chiese e libertà di pensiero
4.6.2.1 La forma di organizzazione politica non democratica della Santa Sede e i frequenti interventi
nella politica interna italiana differenziano la Chiesa cattolica dalle Chiese protestanti e valdese
4.6.2.2 I cattolici in Italia godono di un trattamento
privilegiato nei confronti dei membri di altre religioni, degli agnostici e degli atei. Un esempio: le disparità di trattamento fra l’ora di Insegnamento
della Religione cattolica e l’”ora alternativa”
5. Democrazia: i processi di democratizzazione fra conquiste e regressioni
Alcuni esempi di processi di democratizzazione, fra conquiste e regressioni
5.1 I diritti umani, delle donne e dei minori
5.2 I diritti civili e politici
5.3 I diritti socioeconomici
5.4 I diritti culturali
5.5 Un esempio: alcune conquiste dal 1945
in poi
5.1 I diritti umani, delle donne e dei
minori
Le Carte internazionali dei diritti umani, delle donne e dei minori: alcuni esempi
A) Dichiarazione universale dei diritti umani (ONU,
10 dicembre 1948).
B) Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di
discriminazione nei confronti della donna (ONU, 18
dicembre 1979).
C) Convenzione sui diritti dell’infanzia (ONU, 20
novembre 1989).
5.2 I diritti civili e politici. Un
esempio: il diritto di voto
Il processo di democratizzazione del voto in Italia, fra conquiste e regressioni
5.2.1 Il sistema elettorale nel Regno d’Italia nel 1861
5.2.2 Il sistema elettorale nel 1912
5.2.3 Il sistema elettorale nel 1919
5.2.4 La Legge Acerbo (1923) spiana la strada al regime
fascista
5.2.5 La negazione fascista del diritto di voto: plebisciti del
1929 e 1934
5.2.6 Il sistema elettorale nell’Italia liberata dai nazifascisti
(1946): le donne conquistano il diritto di voto
5.2.1 Il sistema elettorale nel
Regno d’Italia nel 1861
1861: in base alla Legge 680 del 17 marzo 1848 del Regno
di Sardegna (parzialmente modificata da una legge del
1859, estesa nel 1861 al Regno d’Italia), solo il 2% della
popolazione italiana può eleggere i deputati della Camera.
Sono esclusi, infatti, le donne, gli analfabeti, le classi sociali
medio-basse (chi non paga un censo/un’imposta almeno di
40 lire: suffragio censitario ristretto), i maschi minori di 25
anni, i non cittadini italiani. Il Senato è di nomina regia.
Circa il 50% degli aventi diritto al voto (legittimisti, anarchici, clericali ecc.) si astiene.
5.2.2 Il sistema elettorale nel 1912
Legge n. 666 del 30 giugno 1912 (età giolittiana, dopo il decollo dell’industrializzazione e del movimento operaio), adottata per la prima volta nelle elezioni del 1913: suffragio
quasi semiuniversale maschile: possono eleggere i deputati solo i cittadini italiani maschi alfabeti che abbiano compiuto 21 anni, maschi analfabeti che abbiano compiuto 30
anni e maschi minori di 30 anni che abbiano un reddito di
almeno 19,20 lire o abbiano già prestato servizio militare (il
23,2% della popolazione italiana).
Il Senato rimane di nomina regia.
Tutte le donne continuano a non avere diritto di voto.
5.2.3 Il sistema elettorale nel 1919
Leggi n. 1985 del 16 dicembre 1918 e n. 1401 del
15 agosto 1919 (dopo la prima guerra mondiale):
suffragio semiuniversale maschile: possono eleggere i deputati tutti i cittadini italiani maschi di almeno 21 anni o che abbiano prestato il servizio militare. Cade ogni residua limitazione legata al livello di istruzione.
Il corpo elettorale viene portato a 11 milioni.
Il Senato resta di nomina regia. Tutte le donne
continuano a restare escluse dal diritto di voto.
5.2.4 La Legge Acerbo (1923)
spiana la strada al regime fascista
La Legge (1923) prende il nome dal deputato Giacomo Acerbo, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio del Governo Mussolini (incaricato il 29 ottobre 1922 dal re Vittorio
Emanuele III di formare il nuovo governo, in seguito alla
marcia fascista su Roma del 28 ottobre 1922). Essa consente alla lista di coalizione che ottiene la maggioranza relativa, con una percentuale superiore al 25%, dei voti di ottenere due terzi dei seggi alla Camera, cosa che avviene al
‘Listone’, capeggiato da Benito Mussolini nelle elezioni del
6 aprile 1924.
La Legge Acerbo spiana la strada alla dittatura fascista.
5.2.5 La negazione fascista del diritto di
voto: i plebisciti del 1929 e 1934
In base alle “leggi fascistissime” (1925-1926), l’unico sindacato e l’unico partito ammessi sono quelli
fascisti.
Nel 1928 una modifica della legge elettorale per la
Camera prevede per gli elettori (cittadini italiani
maschi di almeno 21 anni) solo la possibilità di dire
sì o no in blocco a un’unica lista nazionale di 400
candidati scelti dal Gran Consiglio del Fascismo
(plebisciti del 1929 e 1934).
5.2.6 Il sistema elettorale nell’Italia liberata
dai nazifascisti (1946): il suffragio femminile
Suffragio universale (dopo la Liberazione): in base al Decreto legislativo luogotenenziale (il luogotenente del Regno
d’Italia era Umberto di Savoia, figlio del re Vittorio Emanuele III) n. 23 del 2 febbraio 1945 (terzo governo Bonomi), il
diritto di voto viene esteso alle donne. In base a tale Decreto e al Decreto legislativo luogotenenziale n. 74 del 10 marzo 1946, hanno diritto di voto tutti i cittadini e le cittadine italiani di almeno 21 anni. Per la prima volta nella storia dello Stato italiano unitario, le donne votano nelle elezioni amministrative del marzo-aprile 1946, nel referendum istituzionale e nelle elezioni per l’Assemblea Costituente del 2 giugno 1946 e nelle elezioni politiche del 18 aprile 1948.
5.5 Un esempio: alcune conquiste
dal 1945 in poi
A) Liberazione dall’occupazione tedesca e dal nazifascismo
B) Repubblica e Costituzione; partecipazione a ONU e CEE
C) Diritti umani: adesione dell’Italia alle Carte internazionali dei diritti
D) Diritti delle donne e nuovo diritto di famiglia: diritto di voto per le donne
(1945); nuovo Codice di famiglia (1975); leggi su divorzio (1970) e aborto
(1978); parità di trattamento lavorativo donne/uomini (1977)
E) Diritti dei minori: asili nido, riforma della scuola media ecc.
F) Diritti dei lavoratori: libertà sindacali, Statuto dei lavoratori (1970), ‘150 ore’
(1973)
G) Diritti civili e politici: libertà sindacali, di opinione, informazione; pluripartitismo; suffragio universale; Senato elettivo; obiezione di coscienza (1972);
riduzione della maggior età da 21 a 18 anni (1975) ecc.
H) Welfare State: pensione sociale (1969); Servizio Sanitario Nazionale (1978)
I) Istituzione della Corte Costituzionale (1955) e delle Regioni a statuto speciale (1946-1948 e 1963) e ordinario (1970)
6. Problemi aperti: quali priorità?
5.1 Impegno contro le mafie e contro ogni intreccio fra politica/economia e criminalità
5.2 Difesa della sovranità nazionale e assunzione di responsabilità europee e internazionali
5.3 Superamento della strategia della tensione, dello ‘stragismo’ e dell’’imprenditoria della paura’
5.4 Difesa della laicità dello Stato e del pluralismo
5.5 Rispetto dei diritti umani, dei minori, delle donne, delle minoranze e
impegno contro ogni forma di discriminazione
5.6 Rispetto dei diritti civili e politici
5.7 Rispetto dei diritti socioeconomici
5.8 Rispetto dei diritti culturali e rilancio della ricerca e della formazione
5.9 Rispetto dei diritti ambientali
5.10 Equilibrio fra autonomie locali, forme efficaci e sostenibili di federalismo e quadro nazionale di riferimento
7. Riferimenti bibliografici
7.1 Testi su alcuni campi semantici e concetti chiave
7.2 Scritti su identità nazionale e ‘carattere’
degli italiani
7.3 Testi storiografici chiave sulla storia del
Risorgimento
7.4 Testi storiografici chiave sulla storia
Italiana fra Unità e seconda guerra mondiale
7.5 Testi storiografici chiave sulla storia italiana fra 1943 e 1980
7.1 Testi su alcuni campi
semantici e concetti chiave
7.1.1 Democrazia e processi di democratizzazione
7.1.2 Etnia, nazione, patria, identità nazionale/etnica
7.1.1 Democrazia e processi di
democratizzazione (I)
- Aa.Vv., Rapporto 2002 su Lo sviluppo umano. 13. La qualità della
democrazia, United Nations Development Programme – Rosenberg &
Sellier, Torino, 2002 (ed.or.: 2002)
- N.Bobbio, Il futuro della democrazia, Einaudi, Torino, 2005 (III ed.; I
ed.: ivi, 1984)
- Id., Liberalismo e democrazia, Simonelli, Milano, 2006 (I ed.: Angeli,
Milano, 1985)
- R.A.Dahl, I dilemmi della democrazia pluralista, Il Saggiatore, Milano,
1988 e 1996 (ed.or.: 1982)
- Id., Poliarchia. Partecipazione e opposizione nei sistemi politici, Angeli, Milano, 1997 (VII ed.; I ed.: ivi: 1981; ed.or.: 1971)
- Id., Politica e virtù. La teoria democratica nel nuovo secolo, a c. di S.
Fabbrini, Laterza, Roma-Bari, 2001 (ed.or.: 1997)
7.1.1 Democrazia e processi di
democratizzazione (II)
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fine del XX secolo, Il Mulino, Bologna, 1995 e 1998 (ed.or.: 1991)
- H.Kelsen, La democrazia, a c. di M.Barberis, ivi, 2010 (nuova ed.)
- J.J.Linz – A.Stepan, Transizione e consolidamento democratico, ed.it.
a c. di L.Morlino, ivi, 2000 (ed.or.: 1996)
- G.Sartori, Democrazia: cosa è, Rizzoli, Milano, 2007 (nuova ed. aggiornata; I ed.: ivi, 1993)
- J.A.Schumpeter, Capitalismo, socialismo, democrazia, ETAS, Milano,
2009 (V ed.; I ed.: Edizioni di Comunità, Milano, 1955; ed.or.: 1943)
- G.Zagrebelsky, Imparare democrazia, Einaudi, Torino, 2009 (VIII ed.;
I ed.: ivi, 1995)
- D.Zolo, Il principato democratico. Per una teoria realistica della democrazia, Feltrinelli, Milano, 1996 (II ed. riv.; I ed.: ivi, 1992)
7.1.2 Etnia, nazione, patria,
identità nazionale/etnica (I)
- B.Anderson, Comunità immaginate. Origini e fortuna dei nazionalismi,
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- É.Balibar, La forma nazione. Storia e ideologia, in É.Balibar – I.Wallerstein, Razza nazione classe. Le identità ambigue, Edizioni Associate, Roma, 1990, pp.96-116 (II ed. riv.: ivi, 1996; ed.or.: 1988)
- W.Connor, Etnonazionalismo. Quando e perché emergono le nazioni,
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- F.Goio, Teorie della nazione, “Quaderni di Scienza Politica”, 1994, n.
2, pp.181-255
7.1.2 Etnia, nazione, patria,
identità nazionale/etnica (II)
- E.J.Hobsbawm, Nazioni e nazionalismi dal 1780. Programma, mito e
realtà, Einaudi, Torino, 2002 (nuova ed.; I ed.: ivi, 1991; ed.or.: 1990 e
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2002 (I ed.: ivi, 1987; ed.or.: 1983)
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7.1.2 Etnia, nazione, patria,
identità nazionale/etnica (III)
- D.Petrosino, Stati, nazioni, etnie. Il pluralismo etnico nella teoria sociologica contemporanea, Angeli, Milano, 1991
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- P.Scarduelli, Stati, etnie, culture, Guerini e Associati, Milano, 1996
- A.D.Smith, Il revival etnico, Il Mulino, Bologna, 1984 (ed.or.: 1981)
- Id., Le origini etniche delle nazioni, ivi, 1992 e 1998 (ed.or.: 1986)
- Id., Le origini culturali delle nazioni. Gerarchia, alleanza, repubblica,
ivi, 2010 (ed.or.: 2008)
- M.Viroli, Per amore della patria. Patriottismo e nazionalismo nella storia, Laterza, Roma-Bari, 1995 e 2001
7.2 Scritti su identità nazionale e
‘carattere’ degli italiani (I)
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degli scrittori, Marsilio, Venezia, 2001
- W.Barberis, Il bisogno di patria, Einaudi, Torino, 2002 e 2004
- G.Bechelloni, Diventare italiani. Coltivare e comunicare la memoria collettiva,
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1998
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1996 (I ed.: ivi, 1983)
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ed.: ivi, 1996)
- M.De Giorgio, Le italiane dall’Unità a oggi. Modelli culturali e comportamenti
sociali, Laterza, Roma-Bari, 1993 (II ed.; I ed.: ivi, 1992)
7.2 Scritti su identità nazionale e
‘carattere’ degli italiani (II)
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Roma, 1998 (nuova ed.; I ed.: ivi, 1997)
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- E.Gentile, Né Stato né Nazione. Italiani senza meta, Laterza, Roma-Bari,
2010
- M.Isnenghi (a c. di), I luoghi della memoria, ivi, voll.3, 2010 (nuova ed. ampliata; I ed.: ivi, voll.3, 1996-1997)
- S.Patriarca, Italianità. La costruzione del carattere nazionale, ivi, 2010
- P.Pezzino, Senza Stato: le radici storiche della crisi italiana, ivi, 2002
- R.Romano, Paese Italia. Venti secoli di identità, Donzelli, Roma, 1997 (II ed.
riv. e ampliata; I ed.: ivi, 1994)
7.2 Scritti su identità nazionale e
‘carattere’ degli italiani (III)
- R.Romano – C.Vivanti (coord.), Storia d’Italia, vol.I (I caratteri originali), Einaudi, Torino, 1989 (I ed.: ivi, 1972)
- G.Ruffolo, Un paese troppo lungo. L’unità nazionale in pericolo, ivi,
2009
- G.E.Rusconi, Se cessiamo di essere una nazione: tra etnodemocrazie
regionali e cittadinanza europea, Il Mulino, Bologna, 1993
- Id., Patria e repubblica, ivi, 1997
- A.Schiavone, Italiani senza Italia. Storia e identità, Einaudi, Torino,
1998
- C.Tullio-Altan, La coscienza civile degli italiani. Valori e disvalori nella
storia nazionale, Gaspari, Udine, 1997
- Id., Italia: una nazione senza religione civile. Le ragioni di una democrazia incompiuta, ivi, 1995
- M.Viroli, La libertà dei servi, Laterza, Roma-Bari, 2010
7.3 Testi storiografici chiave sulla
storia del Risorgimento
- A.M.Banti, Il Risorgimento italiano, Laterza, Roma-Bari,
2004
- A.M.Banti (a c. di), Nel nome dell’Italia. Il Risorgimento
nelle testimonianze, nei documenti e nelle immagini, ivi,
2010
- A.M.Banti – P.Ginsborg (a c. di), Storia d’Italia. Annali 22.
Il Risorgimento, Einaudi, Torino, 2007
- L.Riall, Il Risorgimento italiano, Laterza, Roma-Bari, 2007
- L.Villari, Bella e perduta. L’Italia del Risorgimento, ivi,
2009
- S.J.Woolf, Il Risrgimento italiano, Einaudi, Torino, 1981,
voll.2
7.4 Testi sulla storia italiana fra
Unità e seconda guerra mondiale
- A.De Bernardi, Una dittatura moderna: il fascismo come problema storico, Bruno Mondadori, Milano,2006 (II ed.; I ed.: ivi, 2001)
- A.De Bernardi – L.Ganapini, Storia d’Italia
1860/1995, ivi, 1996
- M.Isnenghi (a c. di), I luoghi della memoria cit.
- R.Romanelli (a c. di), Storia dello Stato italiano
dall’Unità a oggi, Donzelli, Roma, 1995
7.5 Testi storiografici chiave sulla
storia italiana fra 1943 e 1980
- C.Pavone, Una guerra civile. Saggio storico sulla moralità nella Resistenza, Bollati Boringhieri, Torino, 1991
- S.Peli, La Resistenza in Italia. Storia e critica, Einaudi, Torino, 2004
- P.Ginsborg, Storia d’Italia dal dopoguerra a oggi. Società e politica
1943-1988, Einaudi, Torino, 1989
- M.Revelli, Movimenti sociali e spazio politico, in F.Barbagallo (coord.),
Storia dell’Italia repubblicana, Einaudi, Torino, 1995, vol.II, tomo I, pp.
383-476
- G.Crainz, Storia del miracolo italiano. Culture, identità, trasformazioni
fra anni cinquanta e sessanta, Donzelli, Roma, 1996
- Id., Il paese mancato. Dal miracolo economico agli anni ottanta, ivi,
2003 (2005)
- Id., Autobiografia di una repubblica. Le radici dell’Italia attuale, ivi,
2009
- F.Barbagallo, L’Italia repubblicana. Dallo sviluppo alle riforme mancate (1945-2008), Carocci, Roma, 2009
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