Istituto MEME s.r.l. Modena
associato a
Université Européenne
Jean Monnet A.I.S.B.L. Bruxelles
IL GRUPPO CONTENITORE DEGLI IMPULSI
Verso una terapia sistemica di gruppo anche con tecniche psicoanalitiche e
gruppoanalitiche per una integrazione costruttiva e interattiva.
Scuola di Specializzazione:
Scienze Criminologiche
Relatore:
Dott. Giovanni Baldini
Contesto di Project Work:
Casa di Cura Psichiatrica
“Villa Baruuzziana”
Tesista specializzando:
Dott. Alessandra Chiarini
Anno di corso:
2005-2006
Modena 24-06-2006
Anno accademico 2005-2006
Indice
1. Premessa ………………………………………….…………………... 1
2. Stato dell’arte …………………………….……………………………5
2.1 L’aggressività …………………..……………………………5
2.2 La gruppoterapia…………………………….……………….17
2.3 Il metodo dello psicodramma ……………….………………29
3. Materiali e metodi………………………………….…………………37
3.1 Il colloquio di gruppo ……………………..…………………37
3.2 Setting, fattori e fenomeni specifici di gruppo………..……...41
3.3 Tests come supporto ai colloqui e come controllo
dell’ andamento del gruppo ……………………………...…..46
3.3.1 Presentazione dell’F.E………………………..…….….46
3.3.2 Test di appercezione tematica (T.A.T.)…………..…....49
3.3.3 Test sull’ aggressività (I.R.)…………………….……..61
3.3.4 Test del disegno della figura umana……………..…….63
3.4 La tecnica dello psicodramma………………………….……...65
4. Il gruppo Baruzziana e lo psicodramma……………………….……73
5. Conclusioni ……………………………………………………..…..114
6. Bibliografia …………………………………………………..………117
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
1
PREMESSA
Il controllo degli impulsi risulta un problema centrale per molte
psicopatologie, soprattutto in ambito psichiatrico.
La ricerca degli ultimi trent’anni ha posto decisamente
l’accento sull’aspetto della perdita del controllo sugli impulsi e di
riflesso sul comportamento nocivo verso di sé e verso gli altri.
L’impulso che è stato maggiormente studiato è quello aggressivo
poiché presenta un potenziale lesivo superiore agli altri.
L’aggressività, da un punto di vista dinamico,rappresenta un
nucleo del Sé mal tollerato dall’Io. Essa infatti è espressione della
rabbia conseguente alla mancata soddisfazione di un bisogno di varia
natura. Si tratterebbe cioè della frustrazione non sopportata o mal
accettata dal soggetto. Tali bisogni possono poi essere primari o
secondari, ad esempio in funzione della scala dei bisogni di Maslow.
Egli infatti pensò che i bisogni primari fossero quelli infantili, ovvero
quelli fisiologici della fame,della sete, dell’igiene e soprattutto i
bisogni di cura e protezione materna. Salendo nella scala, in relazione
anche allo sviluppo psicogenetico ed evolutivo dell’individuo,
troviamo bisogni più di tipo relazionale ,di affiliazione, ecc.. Infine i
bisogni più complessi e simbolici, ovvero il bisogno di potere, di
autostima,di coerenza con i propri valori etico-morali sono quelli che
caratterizzano il soggetto adulto e maturo.
Nelle psicopatologie si ritrova spesso una regressione o una
fissazione a fasi di sviluppo psicoaffettivo precedenti per cui i soggetti
1
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
non tollerano le minime frustrazioni e reagiscono con aggressività
auto ed eterodiretta.
Questa ricerca si è occupata dell’aspetto del trattamento e
del parziale recupero di questo aspetto del discontrollo degli
impulsi,in relazione prevalentemente all’aggressività, ma anche alla
cleptomania, allo shopping compulsivo, al ricorso compulsivo ad
alcool e sostanze stupefacenti e al cibo con le abbuffate.
Lo strumento principe di questa ricerca è stato un piccolo
gruppo eterogeneo per psicopatologia, formato da pazienti psichiatrici
con disturbi dell’umore, disturbi da abuso di sostanze, disturbi di
personalità borderline, disturbi d’ansia e infine disturbi ossessivocompulsivi.
L’omogeneità tra i soggetti era da situarsi proprio nella
difficoltà a gestir i propri impulsi.
Il gruppo,secondo la definizione di Kurt Lewin, non
equivale alla semplice somma dei membri, ma è una totalità che
trascende i singoli soggetti e che ha una sua autonomia e delle sue
regole ben specifiche. Il gruppo è stata la forza propulsiva per provar
ad arginare l’impulsività, per intravederla, iniziare a elaborarla, a
introiettarla e gestirla con qualche piccolo strumento in più.
Il gruppo ha rappresentato lo spazio in cui poter mettere in
comune esperienze,emozioni, vissuti diversi, lo spazio in cui mettersi
in gioco e ritrovar nel gruppo parti di sé, per sentirsi accolti come se il
gruppo fosse un riferimento.
2
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
Il gruppo è una totalità che secondo l’approccio sistemico
manifesta le caratteristiche di un sistema in cui la patologia del
singolo non è isolata ma inscritta nel sistema stesso. Affrontare la
patologia significa trattarla o nel sistema di riferimento oppure in un
sistema i cui membri sono patologici, in entrambi i casi col supporto
di una più figure professionali.
Gli strumenti del gruppo nei colloqui di un’ora e mezza sono
stati: la confrontazione, il rispecchiamento, il role playing e lo
scambio di ruoli con riferimento allo psicodramma psicoanalitico, la
sperimentazione del test della figura umana su soggetti adulti,la
compilazione del test su irritabilità e ruminazione di G. Caprara, la
stesura di brevi storie in relazione ad alcune tavole del T.A.T. e infine
la discussione di tematiche emergenti nel gruppo sotto la guida
semidirettiva della psicologa.
Dieci incontri, con una frequenza bisettimanale, hanno
consentito in piccola parte di elaborare la simbolizzazione e dunque la
verbalizzazione dell’aggressività. I soggetti hanno potuto avvertir il
contenimento del gruppo anche se il lavoro del gruppo richiederebbe
un tempo molto maggiore per giungere a revisioni di schemi
disfunzionali interni rispetto al Sé e alle relazioni con l’ambiente così
da permettere una coesione interna, una stabilità e una stima di sé tali
da ridurre le manifestazioni sintomatiche e da avere un discreto
benessere psicofisico e relazionale-affettivo.
Questa ricerca ha rappresentato un esperimento e una sfida
per alimentare la terapia del gruppo-sistema in un ambito complesso,
delicato e difficile come quello della psichiatria.
3
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
Contenere gli impulsi,accettarli e dar loro un senso in-conattraverso il gruppo è l’obbiettivo per vivere meglio e convivere in
mezzo agli altri.
4
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
2
STATO DELL’ARTE
E’ molto interessante poter esaminare la letteratura che
ci viene proposta in relazione alle tematiche e ai concetti presi in
esame nell’ambito della ricerca sul controllo degli impulsi attraverso
lo strumento della gruppoterapia.
2.1 L’AGGRESSIVITA’
Negli ultimi anni, molti studi clinici e sperimentali hanno
investigato il ruolo di diversi fattori nell’etiologia e nella patogenesi
dell’aggressione impulsiva, correlata alla dipendenza da sostanze ed ai
disturbi di personalità. Nella ricerca dell’etio-patogenesi della
violenza, l’importanza relativa di fattori biologici, psicologici e sociali
è stata evidenziata da diversi autori, con approcci teoretici divergenti
ai disturbi del comportamento umano. Così, gli eventi di vita
infantili, l’abuso fisico e sessuale nell’infanzia, i disturbi affettivi, i
disturbi impulsivi, i disordini dissociativi, gli aspetti post-traumatici
del comportamento e le disfunzioni cerebrali organiche sono stati
considerati fattori rilevanti nella genesi dell’aggressione impulsiva.
L’approccio diagnostico e terapeutico al comportamento violento,
correlato all’aggressività impulsiva, all’abuso di sostanze ed ai
disturbi di personalità, viene brevemente passato in rassegna.
5
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
Il comportamento è condizionato da una serie di
pulsioni e di schemi di risposta a stimoli interni od esterni, orientati al
mantenimento dell’omeostasi dell’organismo, con finalità biologiche
di sopravvivenza dell’individuo e della specie. (Cassano, 1994)
Il comportamento istintivo è, per definizione, un comportamento non appreso, stereotipato, avente come fine ultimo la
conservazione in vita dell’individuo.
L’intervento d’istanze emotive e cognitive è limitato alla
modulazione del soddisfacimento di tale comportamento istintivo.
Ogni tentativo di classificazione dei comportamenti istintivi è, per
ovvi motivi, arbitrario. Sono, solitamente, considerati tali i
comportamenti indotti da: fame, sete, sesso, sonno ed autoconservazione dell’integrità del corpo da agenti esterni potenzialmente
dannosi. La vita istintiva rappresenta il fondo motivazionale del
comportamento, che in parte resta congenito, in parte viene plasmato
dalle esperienze di vita precoci coincidenti con le fasi critiche dello
sviluppo psico-fisico. Viene, talora, distinta una pulsione primaria
amorfa dalle pulsioni istintive specifiche secondarie. Accanto a
disturbi della spinta pulsionale, propriamente detta, in psichiatria
sociale vengono classificate anche distorsioni della condotta e disturbi
del comportamento, funzionalmente correlati alle diverse spinte
pulsionali, in cui risulta difficile scindere il fondo pulsionale, dalle
componenti affettive e cognitive. Talora, si assiste ad una
conflittualità tra fattori pulsionali ed altri fattori motivazionali. Vi può
essere rifiuto del cibo senza che manchi il senso della fame, come,
rifiuto della sessualità, senza che manchi il desiderio. In questa
6
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
prospettiva un disturbo del comportamento sessuale, alimentare o con
aggressività può dipendere non semplicemente da fattori pulsionali,
ma anche da altri fattori, emotivi, affettivi, cognitivi e sociorelazionali, legati all’apprendimento.
I DISTURBI DEL CONTROLLO DEGLI IMPULSI
Nel XIX secolo Pinel ed Esquirol hanno introdotto in psichiatria
il concetto di “impulso istintivo” coniando il termine di “monomania
istintiva”. In origine tra queste monomanie erano incluse: l’alcolismo,
la piromania e l’omicidio. La cleptomania, un disturbo descritto
nosograficamente nel 1838 da Marc è stato successivamente incluso
tra le monomanie da Mathey. (Gibbens e Prince, 1962) Il DSM I
(American Psychiatric Association, 1952) ed il DSM II (American
Psychiatric Association, 1968) non includevano tra i disturbi mentali il
gioco d’azzardo patologico, la tricotillomania, la piromania e la
cleptomania. Solo nel 1980, hanno avuto un inquadramento
diagnostico nel DSM III disturbi come il gioco d’azzardo patologico,
la piromania e la cleptomania. Il DSM III accanto a questi disturbi del
controllo degli impulsi ha riconosciuto una dignità diagnostica
anche al disturbo esplosivo intermittente ed al disturbo esplosivo
isolato. Solo sette anni dopo, nel DSM III–R (American Psychiatric
Association, 1987) era eliminato il disturbo esplosivo isolato “per
l’elevato rischio d’errore diagnostico correlato ad un singolo episodio
di comportamento aggressivo”. Il disturbo esplosivo intermittente è
7
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
stato mantenuto nonostante fossero emersi “seri dubbi sulla sua
validità” ed è stato riconosciuto valore diagnostico alla tricotillomania. La categoria diagnostica del DSM IV (American Psychiatric
Association, 1994) definita come “disturbi del controllo degli impulsi
non altrove classificati” viene considerata una categoria diagnostica
“residua”, anche se nel DSM IV non esiste un’altra aggregazione
categoriale di disturbi dell’impulsività. In questo gruppo diagnostico
sono inclusi: il gioco d’azzardo patologico, la piromania, la
cleptomania, il disturbo esplosivo intermittente, la tricotillomania ed il
disturbo del controllo degli impulsi non altrimenti specificato (NAS).
Le caratteristiche essenziali dei disturbi del controllo degli impulsi
sono riconosciuti essere:
1. l’incapacità a resistere all’impulso, alla spinta o alla
tentazione di eseguire un atto pericoloso per la persona o per gli altri;
2. il crescente senso di tensione o attivazione prima di
commettere l’atto;
3. un senso di piacere, gratificazione o “release” al momento di
commettere l’atto o poco dopo.
AGGRESSIVITÀ
L’aggressività si può definire come la tendenza ad attaccare gli
altri, a livello simbolico, gestuale, verbale o fisico, eventualmente in
rapporto ad uno specifico vissuto emotivo di rabbia. In alcuni disturbi
8
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
della personalità tali condotte risultano molto accentuate come nel
disturbo borderline di personalità e nel disturbo antisociale.
Un discontrollo delle condotte aggressive può, però, verificarsi
anche in presenza di lesioni organiche cerebrali, in particolare del lobo
temporale e della regione amigdaloidea. L’abuso di alcolici e sostanze
psicotrope abbassa la soglia dell’aggressività. Il paziente maniacale
può facilmente divenire aggressivo se contraddetto o contrastato. Atti
aggressivi apparentemente immotivati possono essere messi in atto da
pazienti schizofrenici, in relazione alle loro dispercezioni allucinatorie
o ai loro deliri. Lo stesso suicidio resta, in ultima analisi, un atto
d’aggressività estrema autodiretta. Disturbi deficitari dell’aggressività
possono essere presenti in particolari condizioni di depressione
abulica ed in alcuni stati residuali schizofrenici. (Hales et al., 1999).
Il comportamento violento episodico, in realtà, per lo stesso DSM
IV può essere classificato in due diverse categorie diagnostiche:
1. il disturbo esplosivo intermittente;
2. le modificazioni della personalità dovute ad una condizione
medica generale di tipo aggressivo.
Il disturbo esplosivo intermittente ha numerosi criteri
d’esclusione. Le modificazioni della personalità dovute ad una
condizione medica generale presuppongono una condizione medica
generale e/o un danno organico specifico, patogeneticamente correlato
alla violenza ed all’aggressività.
La maggior parte dei soggetti con disturbi del comportamento
violento-aggressivi non rispetta i criteri diagnostici per uno dei due
9
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
disturbi citati, ma è affetta da altri quadri psicopatologici come
schizofrenia, mania, abuso di sostanze, delirium, ritardo mentale o
patologia mentale organica. (Tardiff, 1992).
ABUSO E DIPENDENZA DA SOSTANZE
L’abuso di sostanze psicotrope si associa, non casualmente, a
diversi
quadri
psicopatologici,
che
si
esprimono
spesso
in
comportamenti violenti auto o eterodiretti.
Un’indagine
epidemiologica
condotta
negli
Stati
Uniti
d’America su 20.291 soggetti ha evidenziato che circa il 37 % degli
alcolisti e circa il 53 % dei tossicodipendenti presenta una comorbidità
psichiatrica, che va dalla schizofrenia alla depressione, dai disturbi
d’ansia alla personalità antisociale. (Regier et al., 1990).
Un considerevole numero di studi sostiene l’associazione tra
disturbi di personalità, disturbi dell’umore e sviluppo di una
tossicodipendenza. (Blatt et al, 1984).
Secondo alcuni studiosi, l’abuso di sostanze stupefacenti può
considerarsi, in alcuni casi, come una sorta d’automedicazione per il
controllo di sintomi psichiatrici disturbanti, inclusa l’impulsività e
l’aggressività esplosiva. (Vaillant, 1988).
Alcuni studi su soggetti dipendenti da sostanze stupefacenti
hanno rilevato la presenza di diverse diagnosi psichiatriche in
percentuali variabili dal 80% al 93%. (Khantzian & Treece, 1985;
10
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
Rounsaville et al, 1986) Tempesta et al, (1986) hanno studiato 158
pazienti consecutivi, afferiti al servizio ospedaliero ubicato a Roma
presso
il
Policlinico
Universitario
“Agostino
Gemelli”,
con
valutazione diagnostica non strutturata, secondo i criteri del DSM III.
Nel complesso furono trovati, rispettivamente, un 42% di diagnosi di
Asse I ed un 43% di diagnosi di Asse II, mentre il 15% dei soggetti
non ricevette alcuna diagnosi psichiatrica, né di stato, né di tratto.
Clerici et al, (1989) hanno reclutato un campione di 226 casi,
proveniente dall’utenza di una Comunità Terapeutica dell’area di
Milano, sottoposto ad interviste strutturate in fase di ammissione al
programma terapeutico, essendo in stato “drug-free” mediamente da
circa un mese. In questo studio si rilevarono un 30% di diagnosi in
Asse I ed un 61% di diagnosi in Asse II, mentre solo il 9% dei soggetti
non presentava comorbidità psichiatrica. Pani et al. (1991) hanno
esaminato
clinicamente
106
casi
in
trattamento
metadonico
ambulatoriale presso un servizio pubblico di Cagliari. In questo studio
sono state evidenziate diagnosi psichiatriche per un 53,8% dei casi in
Asse I e per un 45,3% dei casi in Asse II, mentre un 26,4 % degli
utenti non soddisfaceva i criteri di alcuna diagnosi psichiatrica.
Per Rounsaville et al. (1991) il 73% di coloro che ricercano una
terapia per l’abuso di cocaina soddisfa i criteri per un altro disturbo
psichiatrico (tra cui i disturbi d’ansia, i disturbi affettivi, il disturbo
antisociale di personalità, il disturbo da deficit dell’attenzione) che di
solito precede l’esordio dell’abuso di cocaina. In un campione di 100
tossicodipendenti, ben 57 presentavano un disturbo di personalità.
(Nace et al., 1991).
11
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
Alcuni autori, sulla base di tali osservazioni, hanno suggerito
che i disturbi mentali devono ricevere un’attenzione centrale nello
sforzo di prevenzione delle tossicodipendenze. (Manna et al. 1998;
2000; 2001a).
Altrettanto ovvio è che l’uso di sostanze psicotrope può essere
causa di disturbi del comportamento violento e/o di malattia mentale,
come nel caso delle psicosi indotte da amfetamine o da cocaina. E’,
quindi, evidente che, se la presenza di un disturbo del controllo degli
impulsi può essere un fattore di rischio per la tossicodipendenza è
altrettanto ovvio che l’abuso di sostanze psicotrope può alterare
l’equilibrio psichico, inducendo quadri francamente patologici,
caratterizzati, spesso da grande impulsività e da comportamenti
francamente violenti. L’uso di sostanze potrebbe essere considerata
una forma d’automedicazione, in una sotto-popolazione di soggetti già
portatori di disturbo comportamentale, franco o latente, prima dell’uso
di sostanze, con effetti di problematico ed instabile compenso clinico,
dopo l’uso di sostanze ad effetto sedativo. Al contrario, in soggetti con
una specifica vulnerabilità psicobiologica l’uso di determinate
sostanze potrebbe slatentizzare disturbi comportamentali, più o meno
compensati e non evidenti prima dell’uso di droghe,con effetti
disadattivi clamorosi ed esiti, talora, irreversibili. La mancanza di
verifiche prospettiche, basate sull’osservazione psicodiagnostica
longitudinale di soggetti con storia d’abuso, prima e dopo
l’esposizione alle sostanze, preclude ogni conclusione sicura in
merito.
12
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
A prescindere dalla direzione del rapporto resta, in ogni caso,
forte la relazione esistente tra disturbi del comportamento con
aggressività impulsiva ed uso di sostanze psicotrope.
COMPORTAMENTI AGGRESSIVI ED IMPULSIVI NEI
DISTURBI DI PERSONALITÀ
Una delle principali caratteristiche sintomatologiche del
disturbo antisociale di personalità e del disturbo borderline di
personalità è rappresentata dalla rabbia inappropriata, intensa ed
incontrollata. Questa rabbia può presentarsi con diverse espressioni
cliniche, come: ostilità omnipervasiva, esplosioni di rabbia transitoria
ed incontrollabile, permalosità eccessiva. Secondo alcuni studiosi, tale
aggressività potrebbe avere correlati rilevanti di tipo neurologico.
(Van Reekum et al., 1995).
L’ambiente clinico è sicuramente indicato per esaminare i tratti
comportamentali costanti ma non per valutare i tratti comportamentali
episodici, secondo Gardner e Cowdry (1989).
In uno studio su 128 carcerati violenti, Merikangas (1981) ha
enucleato tre fattori principali alla base del comportamento
aggressivo:
1. il fattore pulsionale (drive);
2. la suscettibilità allo stimolo (soglia);
3. la capacità d’inibizione della risposta (controllo).
13
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
Alti livelli pulsionali, bassa soglia di reazione e incapacità
d’inibire la risposta aggressiva erano tutti fattori associati a più
frequenti atti di violenza.
Era, talora, evidente una suscettibilità patologica che induceva a
rispondere in modo aggressivo anche a minacce minime. Applicando
il suo modello di “information processing” per l’aggressività,
Huesman (1988) sostiene l’ipotesi dell’esistenza di stili di
comportamento aggressivo (copioni comportamentali) acquisiti
nell’infanzia e tendenti a resistere ad ogni cambiamento.
Alcuni soggetti, inoltre, dopo aver subito violenze o dopo
esserne stati diretti testimoni, diventano aggressivi e presentano la
tendenza ad evocare risposte aggressive negli altri, con atteggiamenti
di derisione o di minaccia, difendendosi, così, dalla paura latente
evocata dal rapporto sociale e rinforzando, in se stessi, la convinzione
acritica che “gli altri sono sempre pericolosi”. (Van der Kolb, 1989).
Se non è criticato questo tipo d’apprendimento reiterato può
costruire una modalità d’interpretazione delle comunicazioni sociali
tendenzialmente persistente, che induce al comportamento aggressivo.
(Manna et al., 1999).
I soggetti con DBP, soprattutto quelli che hanno subito violenze
fisiche o sessuali, tendono a reagire a stimoli sociali neutri, interpretati
come potenzialmente pericolosi, con comportamenti aggressivi
subitanei
volti
a
prevenire
e/o
punire
atteggiamenti
altrui
potenzialmente negativi, in una sorta di cortocircuito comporta-
14
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
mentale, ispirato ad una sorta di filosofia di vita del tipo “chi
aggredisce per primo si salva”. (Manna et al., 2004).
EPIDEMIOLOGIA
E’molto frequente l’espressione di comportamenti violenti da
parte di soggetti con o senza disturbi psichiatrici in atto. I maschi
rappresentano il 80 % delle persone che manifestano episodi di
violenza (APA 1994b), Fava (1997) in un volume della “Psychiatric
Clinic of North America” afferma che: “Il disturbo esplosivo
intermittente di personalità sembra creare l’illusione dell’esistenza di
un gruppo relativamente omogeneo d’individui che presentano un
comportamento aggressivo patologico. In realtà, qualsiasi approccio
corretto allo studio ed alla classificazione della rabbia e della violenza
patologica deve tener conto della complessità e dell’eterogeneità di
questi comportamenti”.
L’aggressività, l’impulsività, l’incapacità di posporre la
gratificazione, la rabbia esplosiva sono tipiche e frequenti nei soggetti
con disturbo borderline di personalità e/o con disturbo antisociale di
personalità.
15
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
CONCLUSIONI
Il comportamento aggressivo è un comportamento arcaico,
volto alla sopravvivenza dell’individuo, controllato da strutture
cerebrali filogeneticamente antiche.
Ciò nonostante presenta una sua intrinseca complessità
declinandosi in diversi aspetti, secondo Valzelli (1981). L’aggressività
territoriale, quella competitiva, quella predatoria, quella protettivomaterna, e quella protettivo-difensiva possono essere significativamente differenti sul piano psico-comportamentale e neurobiologico.
L’aggressività protettivo-difensiva è particolarmente rilevante
nello studio dei soggetti con disturbo aggressivo-impulsivo del
comportamento. Questa forma d’aggressività è evocata dall’attacco,
reale o presunto, di un avversario. In laboratorio si studia dopo aver
somministrato stimoli dolorosi o avversivi ad animali da esperimento
solitamente ristretti in coppia in un unico ambiente. L’aggressività
protettivo-difensiva solitamente si presenta con intensità sproporzionata allo stimolo offensivo (l’accesso di rabbia reattiva del paziente
impulsivo), ma, anche, con la tendenza ad aggredire non chi
direttamente reca un’offesa, ma spesso solo chi n’esprime un innocuo
equivalente simbolico.
16
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
2.2 LA GRUPPOTERAPIA
La psicanalisi (Freud) era prevalentemente orientata al
passato e all’inconscio individuale, ma alcuni medici già all’inizio del
900 ricercavano metodi diretti di riadattamento sociale degli
ammalati.
K. Lewin e la teoria del campo
Lewin ha posto le basi teoriche dello studio dei
comportamenti dell’individuo, in rapporto alla configurazione
generale del suo “spazio di vita” o “campo psicologico”.
Il suo riferimento fondamentale era la Gestalt Theorie (teoria
della forma: specialmente riguardo all’interdipendenza dei rapporti
parte-tutto, gli uni nel tutto, nel comportamento e nell’esperienza) .
Un membro del gruppo esiste nella psicologia degli altri
membri non come singolo ma come appartenente al gruppo. Ecco i
cinque concetti principali , teorizzati da Lewin:
1- Il gruppo è una totalità che trascende la somma dei
fenomeni psicologici dei singoli membri di un gruppo.
2- Il campo psicologico è dovuto non alle persone singole e
al loro ambiente, ma alle interazioni fra la totalità dei fattori che
costituiscono lo spazio vitale.
17
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
3- Lo spazio vitale è la situazione psicologica di una persona
o di un gruppo, costituita da eventi interdipendenti (Pensieri, azioni,
desideri, …); è rappresentato da tutti i fenomeni che, in un dato
momento sono rilevanti per l’individuo o per il gruppo.
4- Due sistemi di relazioni: relazioni interpersonali tra i
singoli membri e relazioni di gruppo (o relazioni sociali) tra i
singoli membri e il gruppo.
5- Un gruppo possiede una propria dinamica: tende a
modificare il sistema degli eventi psicologici (forze) che esso
determina. Gli squilibri delle forze esistenti fanno del gruppo un
sistema che evolve (dinamico) e attraverso fasi di sviluppo punta ad
un adattamento che trasforma le relazioni interpersonali in relazioni
sociali (massima maturità interna).
La dinamica di GRUPPO
·
Prende in esame l’influenza reciproca tra i membri di
un gruppo e ne analizza l’interdipendenza tra le persone.
Alla base della dinamica di gruppo si evolve il processo di
socializzazione:
- Qualunque cambiamento di un membro determina un
cambiamento di tutti gli altri membri. Ciò determina
stadi di equilibrio instabile fino al raggiungimento di un
comportamento adattivo equilibratore.
18
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
- Segna il passaggio dal concetto di personalità a quello
di sintalità.
La personalità è il modo in cui l’individuo interpreta e rende
unica ed unitaria la propria esperienza, secondo l’idea di sé; la
sintalità è il modo in cui un gruppo interpreta e rende unica ed
unitaria la propria esperienza, secondo la pluralità vissuta.
Essendo il gruppo un “organismo vivo” dotato di potenzialità
conoscitive ed operative comuni e condivise, la sintalità (o
“processo di sintesi”) è il processo di costruzione di una personalità
e di un’identità di gruppo.
Modelli interpretativi della dinamica di gruppo
1.
LA
TEORIA DEL CAMPO
(K.Lewin) I comportamenti
individuali di gruppo sono parti di un sistema intercorrelato di
eventi che costituiscono lo spazio vitale o sociale del gruppo stesso.
2.
LA TEORIA INTERATTIVA (G.C.Homans) Il gruppo è un
sistema di individui interagenti, il comportamento sociale è fondato
su: l'attività, l'interazione, il sentimento, le norme.
3.
LA
TEORIA DEI SISTEMI
(T.M. Newcomb, J.G.Miller)
Dato che un sistema è la risultante di una struttura e di un processo,
ciò che conta all'interno di un gruppo è il gioco degli status, delle
posizioni e dei ruoli.
19
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
4.
L'ORIENTAMENTO SOCIOMETRICO (J.L.Moreno) Si dà
molta importanza alle scelte interpersonali tra i membri del gruppo,
scelte misurate appunto dalla sociometria e visualizzate dai diversi
modelli (tabelle, grafi, grafici) di sociogramma.
5.
L'ORIENTAMENTO
PSICOANALITICO
(ex
Freud,
W.C.Schutz, W.R.Bion) Si dà molta importanza ai fattori
motivazionali e alle difese psicologiche dell’io in relazione gruppo.
6.
GENERALE
L'ORIENTAMENTO
FONDATO
SULLA
PSICOLOGIA
(S.E.Asch, L.Festinger, F.Heider) Si dà importanza a
tutti i fattori che in genere sono oggetto di studio della psicologia:
motivazione, finalismo, apprendimento, processi cognitivi, processi
affettivi, …
7.
L'ORIENTAMENTO
EMPIRICO STATISTICO
(R.B.Cattel)
Le dinamiche di un gruppo possono essere rilevate attraverso
procedimenti statistici, come ad esempio l'analisi fattoriale nelle sue
diverse forme.
8.
L'ORIENTAMENTO
FONDATO SUI MODELLI FORMALI.
Si tratta di quei modelli che presuppongono strutture a priori
definibili mediante procedimenti matematici; il ricercatore,
pertanto, tende più a validare il suo modello che a studiare le
dinamiche del gruppo.
9.
LA
TEORIA DEL RINFORZO
(J.W.Thibaut, H.H.Kelley)
La formazione di un gruppo si fonda sul rinforzo vicendevole delle
20
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
persone in ordine a determinati problemi (sopravvivenza,
conoscenza, lavoro, superamento di una difficoltà o di una prova ...)
Il gruppo come sistema
Il sistema è un complesso di elementi in interazione
La COMPLESSITÀ del sistema è data da:
·
NUMERO
·
SPECIE
·
RELAZIONI
L’essere
degli elementi
degli elementi
tra elementi
umano
è
interpretato
come
risultante
dall’interazione individuo-gruppo.
Le RELAZIONI fra gli elementi del gruppo variano a seconda:
·
delle CARATTERISTICHE degli elementi
·
dell’AMBIENTE in cui il gruppo opera
·
delle FINALITÀ per cui il gruppo opera
Esistono due TIPOLOGIE di sistemi:
1.
chiuso, statico e deterministico (catena di montaggio)
21
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
2.
aperto, dinamico e probabilistico (gruppo)
Il GRUPPO COME SISTEMA SOCIALE E’:
APERTO = influenzato e condizionato dall’ambiente. La
particolarità dei gruppi “chiusi” (clan)
DINAMICO = per interazioni fra gli elementi del gruppo e con
l’esterno
PROBABILISTICO = procede in modo euristico, con risultati
possibili e/o probabili, ma non certi
Le DETERMINANTI del gruppo come sistema sono:
- OBIETTIVO
- RISORSE (uomini, mezzi, organizzazione)
- GESTIONE
- CONTROLLO
22
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
FOULKES
1-Il concetto unificante di matrice di gruppo
Il termine matrice deriva dal latino “mater” che significa madre.
Indica la metafora del nutrimento e della crescita che riflette la
gruppoanalisi. E’ l’ipotetica trama comunicativa e relazionale in un
gruppo, come sfondo comune e condiviso che determina il significato
degli eventi.
La matrice sociale è una rete presente contemporaneamente
dentro e fuori l’individuo, poiché parte da una matrice personale,passa
da una matrice dinamica e fino a una matrice di base legata alle
proprietà biologiche della specie e ai valori culturali.
Tiene in considerazione alcuni autori:
- Winnicott che considera come il bambino crei un’illusione
nello spazio tra sé e la madre e prenda possesso dei fenomeni
transizionali per aver un controllo onnipotente fin a quando è pronto a
rinunciar a essi in favore dell’accettazione della realtà esterna.
Foulkes perciò parla della matrice di gruppo come oggetto
transizionale.
- Bowlby che vede la madre come colei che si prende cura del
bambino. Da qui Foulkes individua nel gruppo, “l’altro che si prende
cura” e nello stile di attaccamento al gruppo, la natura dei primi
transfert irrisolti.
23
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
-
M.Klein che prende in esame i primitivi meccanismi di
difesa quali la scissione e la proiezione. Foulkes trova la necessità
della proiezione non sui singoli membri ,bensì sulla matrice stessa.
-
Bion che individua nella madre il contenitore che trasforma
gli elementi grezzi, primitivi e disorganizzati della percezione del
bambino in elementi di pensiero elaborati, maturi, organizzati, dotati
di senso e mentalizzabili.
-
Jung che parla di un inconscio collettivo basato su archetipi
che sono l’essenza dell’anima non individuale, innata e non
modificabile. Tra questi archetipi Foulkes prende in considerazione la
“mandala”, cioè il cerchio che è l’archetipo dell’interezza (il gruppo in
terapia si dispone infatti in cerchio con le sedie). La mandala è la
premonizione di un centro di personalità, poiché l’energia del punto
centrale si manifesta nella compulsione a diventar ciò che si è. Il sé è
la totalità della psiche come coscienza,come inconscio personale e
come inconscio collettivo con archetipi comuni all’umanità intera.
La matrice deriva quindi da teorie opposte:
1)
la psicoanalisi di Freud
2)
la sintesi di Jung
La sua topografia si colloca in un continuum tra la matrice
dell’individuo che unisce psiche e soma e la matrice sociale che è
raffigurata anche dall’universo come tutto unico e indivisibile.
24
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
2-Psiche e sistema
Il concetto di universo come sistema deriva da un filosofo
dell’800 che si occupò di dialettica degli opposti, ovvero Hegel.
Egli trovò nella sintesi la verità assoluta di tesi e antitesi viste
come visioni parziali della realtà.
Freud ne ha dedotto che l’Io è la sintesi di due istanze interne
all’individuo e cioè l’Es che rappresenta le pulsioni e i bisogni
dell’individuo e il Super-Io che fa sue le regole sociali e familiari.
Bateson vede il sistema come un contesto, ovvero la matrice dei
significati. Il contesto non è altro che una categoria della mente e si
identifica con il processo interattivo co-costruito dagli interlocutori
nella relazione in virtù nella relazione in virtù della coordinazione di
azioni e significati che ha luogo in tale processo e che riflessivamente
diventa la matrice dei significati delle azioni compiute dai soggetti nel
corso della loro interazione.
3- Gruppo-come-un-tutto
I significati
della parola gruppo sono principalmente due,
ovvero coesione come unità, basata su attrazione e affinità, che resiste
ai tentativi di divisione e invasione, e coerenza come raggruppamento
legato a un processo attivo basato su un principio organizzativo.
25
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
La gruppoanalisi di Foulkes permette la coesistenza di una
dimensione orizzontale interpersonale delle relazioni tra i membri e
una dimensione verticale intrapersonale di contatto dell’individuo con
se stesso .
Nei membri del gruppo c’è la capacità di pensare nonostante il
dolore e tollerare e conoscere ciò che non può esser pensato. Il fine
terapeutico è di consentire alla coerenza dell’individuo e del gruppo di
emergere nel tempo.
I fattori specifici del gruppo sono:
- reazione speculare
-scambio
-integrazione sociale
-attivazione dell’inconscio collettivo
3-Grembo e identità di genere
Il gruppo rappresenta la madre al suo esterno, come
riattualizzazione della relazione tra lei e il bambino, e la madre al suo
interno come utero che contiene il feto.
Quindi il gruppo esprime sia la relazionalità interpersonale con
le differenze di genere a uno stadio edipico sociale più maturo, sia la
simbiosi primitiva che annulla le differenze tra i sessi e che può creare
l’ angoscia di esser inghiottiti e schiacciati dal grembo del gruppo e di
confonder la propria identità.
26
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
5-Scena primaria
Quando si crea un gruppo, inizialmente esso funge da madre
che ha attenzioni sufficienti ai bisogni di dipendenza e contenimento
di ansie eccessive.
Quando il gruppo è sufficientemente forte e con capacità di
ripresa, si elabora la scena primaria come insieme di conoscenze
inconscie e di mitologia personale del bambino riguardo le relazioni
sessuali tra i genitori. Tale scena può portar a una regressione e ad
angoscia con effetti potenzialmente distruttivi ma è indispensabile
affrontarla per facilitare il passaggio da una relazione esclusiva duale
di tipo materno, a una relazione più complessa e impegnativa come
quella triadica, prototipo del gruppo più ristretto di tipo familiare.
Fenomeni di gruppo:
La psicoterapia si snoda su tre vie:
a- terapia di gruppo che si concentra sul gruppo
considerato come un tutto, prescindendo dai conflitti
intrapsichici individuati e risolti attraverso la chiarificazione
dei processi di gruppo.
Per Bion il gruppo è visto come un paziente singolo
nella sua battaglia transferale col terapeuta onnipotente.
27
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
b- terapia in gruppo ovvero una terapia individuale
inserita in un gruppo che controlla le interazioni tra i singoli
individui, senza considerare i processi globali di gruppo.
c- terapia attraverso il gruppo in cui il terapeuta ha la
funzione di far in modo che il gruppo diventi il terapeuta degli
individui. Si sviluppa un rapporto transgenerazionale con l’autorità e
uno longitudinale tra i pari dentro al gruppo. Il terapeuta non fa analisi
ma favorisce la comunicazione nel gruppo.
28
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
2.3 IL METODO DELLO PSICODRAMMA
Moreno, collegato all'avanguardia culturale viennese della
rivista Daimon, sentiva contestualmente gli stimoli provenienti dalla
sperimentazione teatrale, dall'interesse per la clinica e la psicopatologia e, non ultima, una forte motivazione al cambiamento sociale e
alla difesa dei più deboli.
Queste quattro diverse prospettive (filosofico/ideale, teatrale,
clinica e sociale) sono elementi fondanti dello psicodramma e, a mio
avviso, devono coesistere, integrandosi, pena lo snaturamento del
metodo stesso.
Moreno ha individuato alcune caratteristiche indispensabili per
la terapia di gruppo:
· L'autonomia del gruppo, autonomia contrapposta alla
dipendenza dal conduttore. Un processo di formazione o di terapia
non può dirsi compiuto se non è avvenuto un cammino di autonomia
del gruppo e del singolo, che lo porta alla presa di coscienza delle sue
risorse e possibilità di cambiamento.
· L'esistenza di una struttura del gruppo e la conseguente
necessità di conoscerla. Un intervento di gruppo non può prescindere
dall'analisi delle reti di relazione esistenti nel gruppo stesso. Il
processo formativo o terapeutico farà leva sulla possibilità di
cambiamento di tale struttura di relazione.
29
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
· Il problema della collettività: schemi di comportamento,
ruoli e determinanti socioculturali influenzano la situazione
indipendentemente dalle caratteristiche dei singoli individui.
L'intervento di gruppo non si rivolge solo alle persone, in quanto
portatrici di specifiche strutture di personalità, ma si occupa altresì
delle persone in rapporto al ruolo che esse esercitano in un
determinato contesto sociale.
·
Nel
gruppo
c'è
tendenza
verso
l'anonimato
dei
partecipanti, i confini tra i vari Io diventano più tenui, è il gruppo
stesso che, nella sua globalità, diventa il più importante.
L'intervento non è finalizzato solo a produrre un benessere psichico
nelle singole persone, ma intende produrre nelle persone un
apprendimento a relazionarsi in modo più adeguato con gli altri
importanti del proprio contesto sociale. Questo apprendimento non
può avvenire che in un ambito di gruppo, nel quale si attenua l'Io e si
evidenzia l'importanza della relazione, delle identificazioni e
dell'incontro con l'altro.
2.3.1.L'Incontro e il Tele
'Tele' è un vocabolo greco e significa: lontano, a distanza. Esso indica
nel linguaggio moreniano la corrente affettiva che lega in modo
reciproco una persona ad un'altra. Possiamo meglio comprendere
questo concetto se lo differenziamo da due altri termini noti in ambito
30
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
psicologico: l'empatia ed il transfert. L'empatia indica una qualità
individuale, che facilita la percezione e la condivisione di ciò che un
altro essere umano sta provando in un dato momento: è pertanto un
processo unidirezionale. Il tele è invece un fenomeno bidirezionale
che, in parole diverse, potremmo esprimere come empatia reciproca o
comunicazione emotiva a doppia via. Il transfert, d'altro lato, indica la
proiezione di fantasie inconsce su un'altra persona e rivela un ritorno
delle esperienze passate sulla relazione attuale. Da un punto di vista
genetico il transfert si sviluppa dopo il tele e si struttura come
modalità relazionale sostitutiva, in seguito al fallimento di esperienze
relazionali reciproche soddisfacenti. Il tele, viceversa, è una modalità
di funzionamento primaria, non appresa, potenzialmente sempre
attiva, educabile e passibile di sviluppo nelle relazioni sociali.
2.3.2. L'apprendimento della spontaneità
Fin dai suoi primi scritti, Moreno si è occupato della
spontaneità e del suo rapporto con la creatività. Il concetto di
spontaneità è fondamentale in ambito clinico; il grado di spontaneità
di un paziente nel rapporto con gli altri è uno degli indici più
significativi della sua salute mentale. La mancanza di spontaneità è
segnalata dall'ansia e/o da un comportamento rigido e stereotipato.
Apprendere la spontaneità nei rapporti interpersonali significa
apprendere a rispondere in modo sintonico alle esigenze dell'ambiente
(senza distorcerne le richieste e la realtà) e alle proprie esigenze
31
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
interne (senza stereotipie difensive e facendo emergere i veri bisogni e
le autentiche emozioni). Moreno verifica che, nello sviluppo della
spontaneità, ha un ruolo centrale l'azione, l'interpretazione scenica
improvvisata. Nell'ipotizzare due canali diversificati di funzionamento
della memoria (il centro dell'azione e il centro del contenuto) Moreno
sottolinea come l'apprendimento della spontaneità richieda un contesto
di azione per essere efficace. Solo in tal modo contenuti ed azioni
possono trovare sintesi nella capacità di realizzare ruoli e
comportamenti spontanei.
2.3.3- Spontaneità e controllo
La dinamica spontaneità/controllo fa necessariamente parte del
lavoro psicodrammatico. Solo una visione ingenua dell'intervento
psicodrammatico può considerare la dimensione spontaneità come
autenticamente vera e la dimensione controllo come una semplice
limitazione. A tal riguardo così si esprime Moreno:
"Lo psicodramma è tanto un metodo di educazione all'autocontrollo
quanto un metodo di espressione libera. Il carattere repressivo della
nostra cultura ha finito per dare alla "espressione per se stessa" un
valore spesso esagerato. Metodi come l'inversione di ruolo, o la
rappresentazione di ruoli, in quanto richiedono una limitazione, un
riaddestramento
e/o
un
ricondizionamento
dell'eccitabilità,
costituiscono un'applicazione dello psicodramma assai sottovalutata e
trascurata. Soprattutto l'interpolazione di barriere (interpolation of
32
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
resistences) consente all'io di acquisire sempre più controllo nei
confronti di un'emozione che viene più volte messa in scena nello
psicodramma". (Moreno, 1987).
Moreno si riferisce alla spontaneità in stretta relazione al
concetto di creatività, tant'è che individua il fattore S-C (spontaneitàcreatività) come elemento chiave nell'espansione dell'individuo e della
relazione con l'altro. L'interesse per la spontaneità in Moreno è
strumentale rispetto al tema dello sviluppo della creatività, dell'atto
creativo. Pertanto, centrare l'attenzione solo sullo sviluppo della
spontaneità (o sullo "stato di spontaneità") senza mantenere il
collegamento con l'altro polo del fattore S-C, la creatività appunto,
rischia di sminuire la funzione dell'atto spontaneo (che verrebbe visto
come buono "in sé", indipendentemente dal contesto), privandolo
della sua finalizzazione creativa. A questo riguardo, sia in formazione
che in terapia uno degli obiettivi principali non è lo sviluppo della
spontaneità, quanto la capacità di realizzare atti creativi, di assumere
ruoli nuovi creativamente e di superare/trasformare in modo creativo i
ruoli personali, sociali e lavorativi inadeguati e/o stereotipati.
2.3.4 - Ruoli psicodrammatici e ruoli sociodrammatici
Nella visione psicodrammatica è fondamentale la distinzione tra
ruoli psicodrammatici e ruoli sociali. Si definisce ruolo sociale ogni
ruolo esperito in condizioni di realtà, ove un ruolo interagisce con un
controruolo, che esiste come dato di realtà, indipendentemente dai
desideri e dalle intenzioni del soggetto. Nella vita di tutti i giorni
33
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
ognuno vive relazioni sociali, confrontandosi con controruoli proposti
dall'altro ed essendo ognuno controruolo per l'altro. La dinamica
ruolo/controruolo può essere cristallizzata oppure aperta ad
evoluzioni creative. Si tratta sempre di modificazioni che l'interazione
può produrre, ma il controruolo non può essere modificato a
piacimento dal desiderio; resta, anche nelle sue evoluzioni interattive,
un dato di realtà indipendente. Il ruolo psicodrammatico invece è un
ruolo che può essere creato a piacimento nella situazione di semirealtà della scena psicodrammatica. In tale contesto i controruoli
possono essere modificati, trasformati, deformati in base al mondo
interno del protagonista. Sta in questa possibilità del setting teatrale la
ricchezza del metodo psicodrammatico. Nel regno dei ruoli
psicodrammatici (o del gioco psicodrammatico) la situazione è fittizia,
ma l'emozione è vera. In tal modo possono essere esplorati, elaborati e
ricreati tutti i ruoli possibili dell'individuo. I ruoli psicodrammatici
esprimono tutta la gamma dei ruoli interni dell'individuo, nel loro
esternarsi
sulla
scena
nello
spazio
di
semi-realtà.
I
ruoli
sociodrammatici esprimono le risonanze individuali del mondo
socio/professionale, o di uno specifico gruppo sociale, nel loro
esternarsi
sulla
scena
nello
spazio
di
semi-realtà.
I ruoli che rappresentano idee ed esperienze collettive sono chiamati
ruoli sociodrammatici; quelli che rappresentano idee ed esperienze
individuali sono chiamati ruoli psicodrammatici. Noi sappiamo,
tuttavia, che queste due forme di gioco di ruolo non possono mai
essere realmente separate...Perciò gli spettatori dello psicodramma
34
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
sono influenzati contemporaneamente da due fenomeni: una madre e
un figlio come problema personale, e il rapporto madre-figlio come
modello ideale di comportamento. (Moreno, 1985).
2.3.5 – Centralità dell'azione
Questo aspetto è connesso in modo indissolubile al metodo,
tant'è che, in assenza di azione, non si può parlare di psicodramma.
Centralità dell'azione non significa necessariamente che le persone
devono muoversi, correre, drammatizzare o scomporsi, ma implica un
atteggiamento nei confronti delle esperienze e dei contenuti che
privilegia l'esserci rispetto al racconto. L'azione diventa elemento
fondante
e
precursore
del
cambiamento,
della
relazione
e
dell'apprendimento.
PSICOLOGIA SOCIALE
Schemi
Appartengono alla social cognition ovvero alla conoscenza
sociale come frutto dell’interazione tra ciò che sta fuori di noi ed è
oggettivo da una parte, e ciò che la nostra mente costruisce e
organizza mediante categorie.
Si ha la probabilità processuale di arrivare a prodotti di
conoscenza creativi e innovativi ma anche a errori.
35
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
Gli schemi sono punti di contatto tra dati oggettivi e la propria
conoscenza sociale. Sono strutture di dati per rappresentare concetti
immagazzinati in memoria. Essi presentano una struttura piramidale
con una organizzazione gerarchica dal generale onnicomprensivo e
astratto allo specifico, esclusivo e concreto. Tale struttura quindi è di
tipo contenitivo e associativo.
Sono legati al contesto: troviamo gli schemi di persona
contenenti i tratti di personalità per esprimere rapidamente giudizi
sociali mediante reti associative, aventi un alto potere predittivo;
schemi del Sé; schemi degli eventi (scripts) che sono copioni di
sequenze di azioni che consentono di adattarci alla situazione in modo
economico e adeguato; schemi di ruolo che forniscono aspettative di
ruolo sociale.
Gli schemi possono però essere inadeguati perché generalizzano
eccessivamente, si basano sull’effetto familiarità e simpatia o
ricercano ad ogni costo la coerenza cognitiva. Inoltre possono
utilizzare stereotipi cioè credenze semplificate, rigide caratterizzate da
assolutismo e unilateralità. Il pregiudizio quindi si basa su stereotipi,
cioè schemi rigidi, ed è quindi un complesso ideo-affettivo per cui il
soggetto sposta l’aggressività sull’estraneo, la proietta fuori da sé su
un nemico. Questo pensiero prevenuto è alla base di distorsioni,
restringimento di campo, visione a tunnel, difficoltà a giungere a
soluzioni adeguate. Insomma è il presupposto per un disturbo
nevrotico.
36
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
3- MATERIALI E METODI
3.1 IL COLLOQUIO DI GRUPPO
E’ necessario citare nuovamente due teorie di riferimento a
cui ci si è rifatti per sostenere i colloqui di gruppo.
BATESON
La premessa epistemologica che orienta e dà una forma alla
conoscenza dell’ essere umano è l’olismo che appartiene alla natura
stessa, ossia la sua capacità di generare totalità complesse le quali
possiedono proprietà mancanti alle singole parti.
Non è possibile considerare le “cose in sé”, ma è indispensabile
osservare le relazioni fra le creature, poiché l’uomo non è in grado di
raggiungere
la
verità
oggettiva.
Egli,
come
osservatore
è
irriducibilmente partecipe e inscindibile dal sistema osservato.
L’interazione tra il soggetto e la realtà è tale da impedire
un’osservazione neutra. L’uomo inoltre è un sistema autocorrettivo, il
cui esserci nel mondo è di tipo interattivo, un circuito di scambi e di
coevoluzione.
37
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
La possibilità di correzione è legata a un meccanismo
retroattivo che mediante il feed-back di correzione e apprendimento
consente di raggiungere una organizzazione più elevata. Si introduce
un’ informazione nel sistema in grado di perturbarne il suo
funzionamento.
Un altro importante paradigma è quello della mente umana che,
secondo Bateson, per esser tale deve rispettare sei regole:
-
La mente è un aggregato di parti o
componenti interagenti;
-
L’interazione tra le parti è attivata dalla
differenza;
-
Il processo mentale richiede un’energia
collaterale;
-
Il processo mentale richiede catene di
determinazioni circolari o più complesse;
-
Nel processo mentale gli effetti della
differenza devono essere considerati trasformati,cioè
versioni codificate della differenza che li ha preceduti;
-
La descrizione e la classificazione di questi
processi di trasformazione rivelano una gerarchia di tipi
logici immanenti ai fenomeni.
Il gruppo perciò è una mente collettiva sistemica complessa in
cui le relazioni tra i membri sono attivate dalle loro differenze che
38
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
producono trasformazioni, possibilmente terapeutiche nel caso di
psicoterapie di gruppo.
FOULKES
Il suo pensiero relativo all’approccio psicoanalitico applicato
alla psicoterapia di gruppo, risentesi molte influenze tra cui quelle
della sociologia, della psicologia della Gestalt e dell’antropologia
culturale.
L’uomo infatti è un animale sociale, caratterizzato da una
naturale tendenza a stabilire relazioni.
Inoltre, considerando il principio della Gestalt per cui il tutto
precede ed è più elementare delle parti, l’uomo risulta parte di un
gruppo che è l’unità fondamentale dell’individuo. Ci si sposta da
un’ottica intrapsichica a una interpersonale e transpersonale, in cui
l’uomo è analizzato nel suo contesto.
Il gruppo terapeutico è visto come uno strumento di
cambiamento, che varrebbe la finalità di ribaltar il circolo vizioso
della situazione psicopatologica per cui come il gruppo fa star male, il
gruppo può guarire.
Nella comunicazione i membri ricercano un senso comune a cui
aggiungere l’esperienza personale per costruire la realtà mentale.
39
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
La crescita inizia ad esserci quando emerge la consapevolezza
che le affermazioni di ciascun membro sono assunte come vere ma in
maniera parziale, ovvero sono verità parziali di ciascun osservatore.
Ogni comunicazione però è rilevante e anche risposte e reazioni
a comunicazioni iniziali divengono esse stesse comunicazioni
fondamentali.
Si crea quindi gradualmente uno spazio per le differenze dei
significati di ogni persona.
Il gruppo è costretto a stabilire e negoziare un linguaggio
comune.
L’ascolto e la comprensione favoriscono la comunicazione e lo
scambio.
Al
di
là
dell’analisi
dell’inconscio
collettivo,
che
è
fondamentale in Foulkes, la sua psicoterapia si incentra sul “qui e
ora”, ovvero sulle relazioni immediate e presenti in gruppo che
intensifica e amplifica gli aspetti sociali e internazionali che nella
psicoanalisi vengono messi in luce solo nel transfert.
Nel gruppo si predilige l’aspetto orizzontale, dello scambio
paritario interpersonale, piuttosto che quello verticale con l’autorità
del terapeuta.
40
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
3.2 SETTING, FATTORI E FENOMENI SPECIFICI
DI GRUPPO
Nella ricerca sperimentale lo psicologo si è posto nel ruolo
dell’osservatore partecipe, su un piano appunto orizzontale rispetto ai
pazienti,pronto a crescere insieme a loro.
La stanza a disposizione per gli incontri è stata una auletta di
conferenze all’interno della Casa di Cura Psichiatrica Villa
Barruzziana di Bologna. Il luogo era adeguato alle esigenze di
tranquillità e accoglienza,anche perché ha un affaccio su un parco
verde e riposante.
Il gruppo, simboleggiato dal cerchio, è stato riproposto
mediante la disposizione delle sedie in maniera appunto circolare e
chiusa.
Cambiamenti nella disposizione dei posti,la cui scelta era libera,
e nell’avanzamento o arretramento delle sedie stesse sono stati rilevati
e descritti in relazione anche agli scambi relazionali interni al gruppo
stesso.
Il numero dei membri è variato da un minimo di cinque a un
massimo di dieci, e tale varianza è legata al ciclo continuo di ricoveri
e dimissioni, perciò il gruppo è stato di tipo aperto con introduzione di
nuovi soggetti e l’abbandono da parte di altri. La plasticità quindi è
stato un elemento caratterizzante il gruppo sia in maniera positiva, per
la propensione a nuovi membri,al loro ascolto e a alla loro
accettazione, sia in maniera negativa per l’impossibilità di poter aver
41
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
una crescita profonda e omogenea e di creare un cambiamento di
prospettive psicopatologiche.
La selezione dei pazienti è stata specifica in relazione alle
difficoltà di controllo degli impulsi e in particolare dell’aggressività.
Si è creato un gruppo intermedio.
La frequenza delle sedute è stata di due volte a settimana in
maniera intensiva così da arginare il discorso dell’estrema flessibilità
e alta probabilità di abbandono del gruppo dovuto alle dimissioni e
talora alle difficoltà relazionali.
Il numero totale di incontri è stato di dieci,sempre per i motivi
sopraccitati,perciò si è trattato di un esperimento di supporto più che
di una psicoterapia di gruppo vera e propria.
Nei
primi
incontri
il
gruppo
era
leadercentrico,
con
comunicazioni dirette al leader, cioè allo psicologo e con semplici
schemi interrelazionali. Gradualmente il gruppo è diventato più
gruppocentrico con comunicazioni dirette e schemi interrelazionali
complessi.
I fattori terapeutici specifici son stati:
- SOCIALIZZAZIONE legata a principi di tolleranza
accettazione reciproca con la possibilità di esprimersi liberamente.
Ogni soggetto ha avuto modo di avvertire di non essere solo con la
propria sofferenza spesso irrazionale e incontrollabile, poiché gli altri
membri lo hanno ascoltato e aiutato a riformulare in maniera più
chiara il suo problema. Tal consapevolezza ha avuto la funzione di
alleviare le sue ansie, i suoi sentimenti di colpa, stimolando la
42
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
liberazione di sentimenti e convinzioni prima taciuti e repressi.
Aumentando la socializzazione, la comunicazione è divenuta più
plastica, relativa e con possibilità di modificarsi.
- FENOMENO DELLO SPECCHIO ovvero l’esperienza del
confronto tra i pazienti del gruppo ha portato a uscire da un
isolamento psicopatologico, per giungere a un’immagine personale di
sé di carattere sociale, psicologico e corporea più vicina alla realtà.
-
FENOMENO DELLA CATENA
con una discussione
liberamente fluttuante in cui l’intervento di un membro ha stimolato il
contributo di un altro e così via.
I fattori specifici di gruppo che si sono intrecciati con quelli
terapeutici sono stati :
- TEORIZZAZIONI INGENUE per cui i pazienti inizialmente
hanno raccontato le proprie teorie personali, spesso altamente fittizie.
Una sorta di correzione di tali convinzioni si è in parte verificata
in relazione all’interazione nel gruppo.
- SOSTEGNO poiché il gruppo offre un contesto permissivo, in
cui l’individuo può esser se stesso, ridimensionando l’eccessiva
rigidità di coscienza e facendo fronte al significato del sintomo in
relazione al proprio sistema di riferimento.
- SOTTOGRUPPI che si sono creati in base a identificazioni,
sintomi comuni, condivisione della stessa stanza. Tale dinamica si è
manifestata quando un membro ha deciso di prendere sotto la sua
protezione un altro che si esprime di meno o in modo meno adeguato
oppure quest’ultimo può essere usato come mezzo per esprimere i
43
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
propri punti di vista meno accettabili. Piano piano il piano orizzontale
si è sviluppato maggiormente.
-
SILENZI che hanno rappresentato una forma importante di
comunicazione nel gruppo i cui significati variavano in relazione al
momento e alla situazione. Possono essere venuti dopo un
allentamento di tensioni, oppure in relazione all’ inizio o alla fine di
una fase di gruppo .
-
CAPRO ESPIATORIO, ossia la scelta di un membro su cui
proiettare la propria aggressività e il proprio senso di colpa. L’attacco
del gruppo verso il capro espiatorio era dovuto al timore ad attaccare
la persona contro cui erano diretti effettivamente i suoi impulsi
aggressivi.
- L’ESTRANEO, ovvero un nuovo membro vissuto un po’ dal
gruppo con disagio, ansia e avversione come espressione del
narcisismo e dell’amore di sé. La capacità di assimilazione tuttavia è
stata buona, in quanto l’estraneo in realtà era una persona sofferente
come gli altri membri. In quell’ambiente psichiatrico la condivisione
dei sintomi e del dolore interno ha prevalso sul timore dell’ignoto.
- RITMO E TENSIONE per cui il gruppo è stato caratterizzato
da forze disgreganti e integranti che si sono alternate provocando
dinamiche di crescita del gruppo.
44
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
Le transazioni principali che si sono verificate in gruppo sono
state:
-
ESIBIZIONISTICO-VOJEURISTICA che ha comportato
l’impulso di mostrarsi ma anche quello di guardare. In connessione
c’è stata la paura di mostrare impulsi inadeguati.
-
ETEROSSESUALE-OMOSESSUALE per cui gli impulsi
eterosessuali hanno portato a maggiori separazioni e difese mentre
quelli omosessuali, essendo la matrice di ogni individuo, aiutano a
creare una maggiore integrazione e coesione.
- SADICO-MASOCHISTA che si è manifestata nella visione
sadica dello psicologo da parte dei membri del gruppo, in quanto egli
vorrebbe sapere e giudicare i comportamenti “strani” dei pazienti.
- TRANSAZIONE SUL SESSO con difese e invidie.
- MANIACO-DEPRESSIVA per cui i membri hanno condiviso
un vissuto di perdita-abbandono di tipo catastrofico. L’alternanza
delle emozioni depressive con quelle euforiche hanno pregnato il
gruppo.
-
RELAZIONE
TRA
FORZE
PROGRESSIVE
E
REGRESSIVE in una dialettica forte. Il progresso sarebbe stato
sinonimo di fine del trattamento, della rottura dei legami stabiliti col
gruppo, della perdita del supporto di gruppo e dello psicologo che in
fondo ha rappresentato colui che ha accompagnato verso una
maggiore maturità. Il regresso in certi momenti ha indicato la
resistenza al cambiamento e l’attaccamento allo status quo della
malattia come rifugio e protezione funzionale dall’angoscia.
45
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
3.3 TESTS COME SUPPORTO AI COLLOQUI E
COME CONTROLLO
DELL’ANDAMENTO
DEL GRUPPO
3.3.1 PRESENTAZIONE F.E.
Prima dell’inserimento dei soggetti nel gruppo, è stato
somministrato un test a ciascuno di loro per poter avere un quadro
globale di personalità e informazioni sul grado di fragilità emotiva.
Il test somministrato a tal proposito è stato il questionario sulla
fragilità emotiva. Il test per la valutazione della Fragilità Emotiva
(Caparra,1991) è una scala oggettiva con possibilità di una risposta
dentro una gamma graduata di sei risposte da totalmente vero a
totalmente falso. I soggetti potrebbero falsificare volontariamente la
risposta in nome della desiderabilità sociale o delle aspettative che essi
pensano abbia l’esaminatore.
La valutazione tuttavia è più veloce e meno complessa e
inquadrabile rispetto a un range di valori di norma.
Tale test
risulta dalla fusione di altri due test, la Scala di
Suscettibilità Emotiva (Caparra, 1983) la Scala della Persecutorietà
(Caparra, 1990).
La prima misura la propensione dell’individuo alla difesa, alla
sperimentazione di stati i disagio, di inadeguatezza e di vulnerabilità
in situazioni, presunte o reali, di pericolo, offesa o attacco.
46
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
La seconda invece misura la propensione dell’individuo a
sperimentare sentimenti e vissuti di persecuzione, oppressione,
tensione, legati all’anticipazione o alla paura di una punizione
incombente.
L’FE risulta un questionario anch’esso sulla personalità che
correla dei tratti come autoaggressione, disadattamento sociale,
aggressione manifesta, ritiro e depressione, ansia sociale e ansia
manifesta e occulta.
RISULTATI DEL TEST F.E.
Una visualizzazione dei 30 items del questionario è presente in
appendice, insieme alla tipologia di risposta chiusa graduata e alla sua
corrispettiva legenda.
Il range di normalità è compreso tra 54,2 e 102,6 dei punteggi
grezzi, convertiti in percentili tra 16,6 e 82.
Per calcolare il punteggio si sommano 30 items, solo 20 di essi
sono effettivi, perciò è necessario sottrarre successivamente i 10
punteggi di controllo, i quali hanno la funzione
di tenere sotto
controllo i fenomeni di response set e di acquiescenza,così da evitare
di uniformare la modalità di risposta. Il totale grezzo è trasformato in
valori percentili facendo riferimento ai ranghi percentili ottenuti dalla
popolazione esaminata in fase di standardizzazione.
47
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
Si è notata una grande variabilità dei soggetti rispetto alla
fragilità emotiva: la media è stata 69 ma la varianza elevata, da 97,1 a
27,4.
Ciò che emerge è una marcata vulnerabilità dei soggetti insieme
al senso di inadeguatezza, all’ansia, al vissuto di solitudine e alla
sensazione di costrizione, impotenza e mancanza di energie per
vivere. Questi tratti accomunano tutti i soggetti che hanno fatto parte
del gruppo di sostegno. La scala che è prevalsa maggiormente è
quella della suscettibilità emotiva rispetto alla persecutorietà.
In una precedente ricerca su “Fragilità emotiva, sintomatologia
depressa e benessere percepito in pazienti psichiatrici e in controlli
sani” (A. Chiarini, 2004) la fragilità emotiva è risultata un tratto
significativo dei pazienti con disturbi psicopatologici e in particolare
di quello depressivo. Anche i membri del gruppo erano affetti
principalmente da disturbi depressivi, spesso in comorbilità col altre
patologie quali ansia, disturbo di personalità borderline o istrionico,
disturbo di somatizzazione, dipendenza e bipolare e hanno presentato
una certa fragilità emotiva.
In relazione al tema sul discontrollo degli impulsi, ci si è chiesti
se la fragilità potesse essere un fattore predisponente all’incapacità o
alla difficoltà nel contenere gli impulsi aggressivi e se il lavoro di
gruppo favorisse lo sviluppo di un Io più forte, con una maggiore
autostima e senso di empowerment così da esser più capace di
sopportare le frustrazioni e l’angoscia senza ricorrere alla difesa
dell’aggressione auto e/o eterodiretta.
48
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
Verrà ripreso questo tema dopo aver trattato lo svolgimento
delle dieci sedute di gruppo in modo da avere il quadro globale di
questa attività di ricerca e potere fornire una risposta più attendibile.
3.3.2 TEST DI APPERCEZIONE TEMATICA (TAT)
Si tratta di un altro test proiettivo di Murray in cui le immagini
sono parzialmente ambigue. Esse
infatti presentano stimoli più
strutturati, cioè figure umane le cui espressioni o intenzioni sono
predisposte a molteplici interpretazioni. Le cinque immagini proposte
ai pazienti sono riportate in appendice. In realtà la totalità di figure è
superiore a venti ma è possibile selezionale in base all’età, al sesso e
alla patologia.
I soggetti hanno il compito di scrivere una storia per ogni
immagine che abbia un senso logico, ovvero un inizio, uno
svolgimento e una fine. La proiezione consiste nell’identificazione del
soggetto con il protagonista che può possedere una o più
caratterizzazioni quali: superiorità/inferiorità, criminalità, anormalità
mentale, solitudine, senso di proprietà, desiderio di comando,
litigiosità.
49
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
Un altro aspetto importante che mette a fuoco il TAT sono i
bisogni latenti dei soggetti. I bisogni sono così distinti da Murray:
-
sottomissione
-
desiderio di successo
-
aggressività di tipo emotivo e verbale, fisico,
sociale, distruttivo
-
dominazione
-
aggressione contro di sé
-
protezione
-
passività
-
sesso
-
bisogno di aiuto
-
conflitti
-
variazione emotiva
-
abbattimento
-
Super-Io, orgoglio, strutturazione dell’Io.
In ultima analisi il TAT si occupa anche delle pressioni
dell’ambiente, ovvero delle proiezioni che i soggetti operano in
relazione ai loro vissuti e alle loro esperienze in relazione
all’ambiente. Tali pressioni sono state così classificate:
-
socievolezza associativa o emotiva
-
aggressione
50
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
-
tendenza al dominio (coercizione, restrizio-
ne, allettamento e seduzione)
-
bisogno di protezione
-
ripulsa
-
mancanza, perdita
-
pericolo fisico attivo o come mancanza di
appoggio
-
ferita fisica
Sono state somministrate sei tavole ai pazienti,all’inizio del
terzo incontro di gruppo e nel nono come verifica di un’eventuale
trasformazione-evoluzione dei bisogni dei soggetti, soprattutto in
relazione all’aggressività e alla necessità di protezione. A ognuno di
loro sono state fornite le fotocopie in bianco e nero delle immagini
originali,lasciando uno spazio bianco in basso per consentire di
scrivere le storie. In questo modo il test è rimasto individuale come da
prescrizione, ma è stato portato avanti contemporaneamente da tutti in
gruppo.
La prima tavola è quella di presentazione di sé e raffigura un
bambino col violino. Qui di seguito sono riportate le storie dei pazienti
innanzi alla prima tavola.
Paolo M. “Lo studio del violino per un bambino è pesante.
Eccolo con gli occhi chiusi per un riposo che non è solo riposo. E’il
ritorno ai momenti felici già abbondanti, nella sua pur breve vita”.
51
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
Monica B ”L’insoddisfazione del bambino a voler suonare il
violino, e non ci riuscirà … troppo tentennamento”
Andrea C. ”Fanciullo che guarda un violino e che è incerto se
studiarlo o no. Sembra più sfavorevolmente”.
Monica M ”Un bambino molto triste che non riesce a suonare e
non sa il motivo e ci pensa”.
Al terzo incontro oltre allo psicologo si sono riuniti questi
quattro pazienti. Come emerge dalla prima tavola, il bambino
rappresenta la condizione attuale dei soggetti innanzi a un compito, a
una difficoltà. Perciò il violino simbolicamente potrebbe rappresentare
la malattia. La pesantezza della situazione è molto marcata, come lo è
l’indecisione e la conflittualità rispetto a come affrontare il disturbo.
C’è più un atteggiamento di impotenza e rinuncia associato a una
bassa autostima.
La seconda immagine è quella di una signora alla porta.
Ecco le storie riportate dai ragazzi del gruppo:
Paolo M. “Due secoli fa. Un romanzo popolare. Aprire la porta
tra curiosità e indiscrezione. Non saprò mai quello che lei ha visto …
mi spiace”.
Monica B.” Il desiderio di incontrare qualcuno di atteso, ma
ahimè non c’è nessuno al di là della porta”.
Monica M.” Donna che guarda sbalordita una stanza vuota e
non capisce il motivo di questo vuoto”.
52
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
Andrea C.” Donna che esce da una stanza per entrare in salotto.
E’ curiosa “.
La plurivalenza dell’immagine si ritrova nell’intenzionalità del
gesto della signora, la quale desidera un controllo-dominio invadente
oppure si prende cura di ciò che gli è caro o ancora cerca qualcosa che
ha perso e le manca.
Il bisogno di controllo e dominio emerge ma come mancante.
C’è globalmente un vissuto di solitudine e abbandono con la
sensazione che ciò che si cerca non ci sia o sia andato perduto. Non
vengono però espressi l’angoscia della perdita e nemmeno la
sensazione di una perdita di controllo degli impulsi.
La terza tavola sottoposta, rappresenta l’uomo alla finestra ed è
stata così interpretata:
Paolo M.” Il buio dentro a u appartamento vuoto e svuotato.
Fuori la luce, il sole e la propensione del protagonista a raccoglierli in
toto. C’è sempre la possibilità dell’ottimismo e della riuscita”.
Monica B.” La voglia di libertà, il cielo dà sempre sensazione di
respiro, l’uomo guarda troppo con desiderio”.
Monica M.” Uomo che vuole stare solo a riflettere all’ombra di
tutti e pensa alla finestra”.
Andrea C.” Persona seduta sul bordo di una finestra e guarda
fuori il paesaggio”.
Questa immagine mette in evidenza la relazione tra il proprio
mondo interno e l’ambiente e dunque il modo in cui viene vissuto tale
53
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
rapporto. L’ambiguità consiste nella polarizzazione di questa
relazione, ovvero o il desiderio di un rapporto armonioso di scambio
produttivo, o il desiderio di isolamento sino all’autodistruzione.
I vissuti sono stati piuttosto diversi e hanno oscillato tra il
desiderio di fuga dalle emozioni verso la libertà, la contemplazione
riflessiva-passiva, il contrasto tra il vuoto interno e la ricchezza di
stimoli dell’ambiente a cui ci si aggrappa e infine la ricerca di sé con
una chiusura rispetto all’ambiente. Il bisogno di aggressione
autodiretto è stato negato, forse perché troppo angosciante e poco
gestibile.
La quarta immagine mostra un uomo colla mano stesa a
distanza sulla fronte di un’altra persona sdraiata. Le quattro risposte
sono state:
Paolo M:” Tentare una carezza sulla fronte della figlia che
dorme,la paura di svegliarla,il bisogno di esprimere il suo amore”.
Monica B.” L’uomo sta cercando di accarezzare la donna, ma
non riesce ad amarla”.
Monica M.” Uomo che cerca di afferrare il viso della donna per
accarezzarlo”.
Andrea C.” Psicoanalista che sta ipnotizzando un paziente. Il
paziente è già ipnotizzato.”
La tavola contiene in sé l’ambivalenza affettiva. Infatti si può
leggere sia l’atteggiamento di cura e amore, sia quello dell’attacco
aggressivo.
54
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
Ciò che è emerso è solo il bisogno di dare e soprattutto ricevere
affetto,con una totale negazione degli impulsi aggressivi. Il bisogno
che qualcuno si prenda cura di loro è quasi un grido. C’è una
regressione a una condizione infantile di dipendenza in cui i soggetti
sono indifesi e perciò hanno bisogno di una figura di riferimento che li
accompagni nella crescita.
La quinta immagine riporta un uomo in piedi col volto coperto
dal braccio e dietro di lui, sdraiata su un letto, una donna. Ecco quindi
le storie raccontate dai pazienti:
Paolo M.” Dopo una lunga malattia: la morte. Il dolore folle di
lui subito dopo l’agghiacciante verità. Il pianto “.
Monica B. ”L’infelicità della donna dopo un rapporto e la
sufficienza dell’uomo”.
Monica M. “ Uomo che piange disperato accanto a sua moglie
morta. E’ molto disperato”.
Andrea C. “Uomo che ha avuto un “incontro” con una prostituta
e sta rivestendosi. L’uomo appare affaticato e si deterge la fronte dal
sudore”.
L’immagine contiene l’aspetto dell’aggressività eterodiretta, il
bisogno sessuale, il senso di colpa e infine il dolore della
perdita/abbandono.
Qui le difese tengono meno e l’angoscia prevale in modo
sconvolgente. Tuttavia ancora una volta gli impulsi aggressivi
vengono negati e con essi il vissuto di colpa. Anche il bisogno
sessuale è stato represso.
55
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
L’aggressività in particolare è un impulso non accettato dalla
coscienza dei soggetti, e il grado di distruttività è tanto maggiore
quanto più viene represso, così il rischio di esplosioni violente è alto, e
i membri del gruppo non ne hanno neppure consapevolezza.
Nel corso degli incontri si è cercato dunque di portare alla luce
gli impulsi, di dargli un nome, una espressione, una forma
comprensibile e pensabile così da aprire la strada per una loro
accettazione.
Successivamente si accennerà a ogni singolo incontro di gruppo
per capir meglio l’evoluzione, tuttavia in questa sede in cui ci si
occupa degli strumenti si cercherà piuttosto di visionare la seconda
somministrazione del test T.A.T., in modo da rendersi conto se ci
possa esser stato quel passaggio verso la verbalizzazione degli
impulsi.
Il primo test è stato sottoposto il 4 febbraio 2006, mentre il
secondo risale al 28 febbraio nel corso del nono incontro.
La prima immagine del bimbo con il violino ha riportato le
seguenti storie:
Paolo M.” Una pausa durante uno studio faticoso, defaticante
per ripensare episodi del passato … per provare nostalgia “.
Monica B. “Il bambino non ha nessuna voglia di suonare e non
lo farà”.
Andrea C. ”Il bambino è indeciso e suonare o no il violino”.
56
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
Giusy V. “Tom stava seduto al suo banco, concentrato sulla
cartella semiaperta. Non aveva molta voglia di stare a scuola quel
giorno. E poi i pensieri sulla lite tra i genitori avvenuta quella mattina
a colazione lo rendevano triste e pensieroso”.
Elisabetta C. “Il bambino in questione si sta addormentando sul
violino”.
Michela D. “Molto pensieroso, tiene a ciò che fa. Ci riesce
perché è molto volenteroso. Non è triste …è impegnato”.
La malattia come situazione di difficoltà e crisi resta sempre un
ostacolo pesante, anche se i soggetti mostrano un atteggiamento più
riflessivo e meno drammatico, in un caso addirittura propenso
all’impegno verso una risoluzione del problema.
La seconda figura con la signora alla porta di una stanza ha
avuto questo effetto nella seconda somministrazone:
Paolo M. ”La donna che apre la stanza per controllare
pensierosa e severa l’oggetto (il soggetto) della sua attenzione “.
Monica B. “La sorpresa della donna nel vedere qualcuno che
aspettava da tempo “.
Andrea C. “Donna che dalla cucina sta entrando in salotto”.
Giusy V. “Signor Tod? C’è qualcuno in visita per lei!!! Mah …
Signor Tod, si è addormentato ? “
Elisabetta C. “La signora in questione è entrata in cucina per
cercare suo marito”.
57
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
Michela
D.
“Signora
che
entra
in
una
stanza.
E’
un’impicciona“.
Il bisogno di controllo viene maggiormente espresso anche con i
suoi connotati negativi, ovvero la severità/rigidità e l’invadenza
rispetto agli altri. Sottostante perciò è presente una radicata paura di
perder appunto il controllo che porta all’atteggiamento ossessivo
opposto,come
difesa.
Un’altra
difesa
altrimenti
è
stata
l’isolamento/congelamento delle emozioni forse perché quel timore di
perder il controllo è ancora più destabilizzante tanto da portare a una
chiusura totale. Il gruppo si è un po’ diviso su questo aspetto.
La terza immagine dell’uomo alla finestra è stata così rivista:
Paolo M. “Il buio dentro. La luce fuori. Il bisogno di evasione
verso l’esterno della propria casa, dei propri pensieri,del proprio io “.
Monica B. “La speranza è il cielo, e lui ha tanta speranza
guardandolo”.
Andrea C. “Sta iniziando il suicidio “.
Giusy V. “Ecco, pensava, basterebbe fare un salto da qui,
perché il dolore cessi per sempre. Farla finita. Ecco la frase giusta.
Farla finita”.
Elisabetta C. “La persona in questione apre la finestra perché ha
bisogno di aria “.
Michela D. “Guarda qualcosa sperando in qualcosa di positivo.
E’ attento e cerca qualcosa che lo possa soddisfare“.
58
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
Indubbiamente l’interpretazione di questa figura ha subito un
salto,
verso
una
maggiore
consapevolezza
dell’aggressività
autodiretta. Infatti si parla apertamente di suicidio. Si coglie però
anche l’idea di una apertura positiva al mondo e di una propulsione al
futuro.
La quarta immagine del signore con la mano stesa invece è stata
così letta:
Paolo M. “L’estrema unzione di un sacerdote verso la
protagonista esanime. Un rito”.
Monica B. “ L’infelicità dell’ uomo di accarezzare la donna in
sofferenza“.
Andrea C. “Medico che sta ipnotizzando“.
Giusy V. “Ecco io ora la ipnotizzerò, al mio tre lei sarà sotto
ipnosi …così faremo emergere il suo materiale subcosciente“.
Elisabetta C. “La persona in piedi vuol fare una carezza alla
persona sdraiata“.
Michela D. “Lui ha il profilo duro. Non si avvicina con buone
intenzioni. La sveglia con un pizzico. A lui dà fastidio lei che è la
moglie o l’amante“.
Non è solo la protezione della cura emotiva che emerge ma in
minima parte anche la rabbia verso l’altro. La sofferenza è più chiara e
vuole essere vista e affrontata, più che nascosta.
Infine la quinta immagine che riporta l’uomo in piedi e la donna
sdraiata è stata così interpretata:
59
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
Paolo M. “Lei è morta. Lui piange disperato. Per il dolore della
morte e il rimorso per non aver detto, non aver fatto prima“.
Monica B. “Sembra quasi la sofferenza di un uomo dopo un
rapporto non riuscito, ma l’uomo non ha coscienza“.
Andrea C. “Si è alzato da letto per prepararsi e andare al
lavoro“.
Giusy V. “Cosa ho fatto ??? L’ho uccisa … Lei non c’è più. Dio
mio. Cosa ho fatto??? “.
Elisabetta C. “Le due persone in questione stavano giocando a
nascondino“.
Michela D. “E’ un omicidio. Lui l’ha ammazzata. Si sente in
colpa”.
Anche in questa occasione troviamo di più la verbalizzazione
dell’aggressività eterodiretta unita al senso di colpa e al rimorso.
L’isolamento degli impulsi è presente in due soggetti, entrambi legati
alla patologia bipolare. Un’ipotesi è che l’aspetto della perdita
depressiva che da’ forte rabbia verso l’elemento che ha abbandonato il
soggetto non è per nulla tollerato … l’elaborazione del lutto richiede
ancora tempo.
Questo confronto del TAT all’inizio e alla fine del ciclo di
incontri ha mostrato indicativamente una superiore verbalizzazione
degli impulsi aggressivi, limitando la difesa della negazione a favore
di una messa in scena quasi teatrale delle pulsioni. Questo
atteggiamento ha consentito di parlare e discutere in gruppo
dell’aggressività, in un aperto scambio, privo di giudizi o moralismi.
60
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
La comunanza e condivisione di tali vissuti ha reso i pazienti meno
isolati e ha consentito di alleviare i sensi di colpa e l’autocritica ferrea.
3.3.3 TEST SULL’AGGRESSIVITA’( IR)
Questo test è un questionario a risposta multipla con possibilità
di scelta tra sei opzioni in relazione al grado di veridicità o meno
dell’affermazione rispetto al soggetto.
Uno degli autori G.V. Caprara è lo stesso che ha messo a punto
l’FE, analizzato in precedenza. Anche in questo caso è possibile
prendere
visione
delle
affermazioni
relative
alla
tematica
dell’aggressività.
Insieme a C. Barbaranelli, C. Pastorelli e M. Perugini Caparra
ha convogliato in un unico test due scale:
- la Scala di Irritabilità che si correla con le dimensioni di :
assalto,
aggressività
indiretta
o
verbale,
irritazione,
negativismo, ansia manifesta e occulta.
-
la Scala di Ruminazione correlata all’aggressività come
ritorsione rispetto a una provocazione.
Come nell’FE vi sono trenta items di cui dieci di controllo da
sottrarre alla somma dei punteggi grezzi , convertiti poi in percentili
da comparare a un range statistico della norma.
Come per il TAT sono state fatte due somministrazioni, una
iniziale sempre al secondo incontro di gruppo, e l’altro al nono. E’
61
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
stato fornito insieme a una matita, un foglio con gli items aventi a
fianco le sei possibili risposte.
Per l’irritabilità la media è di 38,78 con un range che va da
50,39 a 27,16 in percentili, mentre per la ruminazione la media è
37,79 con un range compreso tra 51,05 e 24,53.
La media dell’irritabilità è 59,92 alla prima somministrazione e,
mentre alla seconda di 41,48. Il valore più alto nel primo caso è stato
99,6, nel secondo di 81,5.
La media della ruminazione nella prima prova è stata 55,95,
nella seconda invece è stata 66,3. Il valore maggiore nel primo caso è
stato 99,6, nel secondo 95,5.
Questi dati risultano di complessa lettura. Si può notare un
rientro dell’irritabilità nel range per il gruppo, anche se due soggetti
hanno valori ancora elevati. L’aggressività correlata all’attacco e
all’ansia è diminuita notevolmente, forse perché il gruppo ha fornito
un contenitore per questi impulsi, rendendoli più accettabili e
abbassando la soglia di allarme.
Inversamente all’irritabilità, la ruminazione si è elevata
accentuando l’aspetto della vendetta, della rivendicazione in seguito a
torti e provocazioni. Questo inasprimento potrebbe esprimere la rabbia
intensa rivolta a persone con cui i soggetti hanno avuto a che fare nel
corso della loro vita, soprattutto in famiglia. L’ idea di aver rivestito il
ruolo ingiusto di capro espiatorio per il sistema familiare, accomuna
tutti i membri del gruppo, consolidando l’unione e i confini del
gruppo, ma irrigidendo così lo scambio con l’esterno visto pieno di
62
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
minacce, accuse, stigmatizzazioni e delusioni. Gli ultimi due incontri
perciò sono stati dedicati proprio alla difficoltà di affrontare le
dimissioni, i reinserimento sociale e in qualche modo anche il lutto di
dover abbandonare il gruppo, i membri e lo psicologo-cordinatore.
Si può affermare che il TAT e l’IR colla somministrazione
iniziale e finale hanno supportato gli incontri mettendo in luce
andamenti importanti del gruppo. Tramite questi tests si è riusciti a
monitorare con un controllo superiore e più obiettivo gli impulsi e il
loro controllo, le difese rispetto alle pulsioni e alle emozioni, i bisogni
dei soggetti, i vissuti delle relazioni con l’ambiente e delle pressioni di
quest’ ultimo.
3.3.4 TEST
DEL
DISEGNO
DELLA
FIGURA
UMANA
Si è trattato di un semplice esperimento, in quanto questo è uno
strumento grafico indirizzato all’infanzia. Il disegno infatti che viene
richiesto è quello della figura umana per intero con l’utilizzo anche
dei colori. Servirebbe come test proiettivo per individuare l’immagine
che il bambino va costruendo di se stesso.
Si è supposto che in pazienti psichiatrici adulti si potesse
azzardare un utilizzo di questo strumento, in quanto i soggetti
presentano forti regressioni, paura e angoscia primordiale. E’ il piano
emotivo-affettivo a esser ritornato vulnerabile e fragile a differenza di
63
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
quello razionale che tuttavia non riesce più a contenere impulsi
esplosivi e magari conflittuali.
L’immagine che i soggetti hanno di loro stessi e della loro
identità è distorta, per cui anche il disegno potrebbe cogliere tale
deformazione.
Verranno riportati i disegni fatti dai pazienti al sesto incontro
del 17 febbraio 2006. Il setting non ha consentito l’utilizzo dei colori,
seppure essi abbiano una funzione importante soprattutto per la
valutazione dell’ assetto emotivo.
I disegni di Paolo, Monica, Andrea e Michela tuttavia hanno
mostrato caratteristiche rilevanti. Ciò che si è osservato è il viso e gli
organi di senso, aventi la funzione comunicativa con il mondo esterno.
Inoltre si è guardato anche alla dimensione del disegno, la
disposizione sul foglio, le proporzioni, il tratto grafico.
Un tratto comune è stato la manifestazione del bisogno di
affetto, indicato dalla testa di grandi dimensioni, dalle mani grandi,
dalle braccia aperte.
Un
altro
tratto
comune
è
quello
dell’insicurezza,dell’
insoddisfazione e carenza di affetto, della scarsa fiducia in sé. Ciò
emerge dalle piccole dimensioni del disegno, o di alcune parti del
corpo, in particolare la bocca, che rappresenterebbe lo strumento
principe del nutrimento non solo fisiologico,ma anche e soprattutto
affettivo.
Il tratto inoltre non è mai stato continuo, spesso la forza è stata
alterna, e ciò indicherebbe il bisogno di rassicurazione, di stima
64
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
esterna
per
affrontare
la
vita.
Unito
all’aspetto
precedente
emergerebbe una scarsa autostima, con sottovalutazione del sé e delle
proprie risorse.
Inoltre la presenza spesso di tratti leggeri, indicherebbe la
sensibilità e la fragilità dei soggetti, da un lato molto attenti alle
emozioni, ma al tempo stesso più vulnerabili.
Inoltre ritroviamo il tratto della tenacia, della grinta abbinato a
una forte impulsività. Lo si può dedurre dal tratto angoloso e pesante.
La curiosità, il desiderio del contatto accrescitivo e conoscitivo
con il mondo è essenziale, anche con risorse adattive. Il collo lungo,
quasi si sporgesse a cercare qualcosa, la testa grande, le orecchie volte
all’ ascolto sarebbero infatti espressioni di tale apertura, indice
fondamentale e positivo per il reinserimento sociale dei soggetti.
I disegni vengono riportati in appendice, così da rendere
possibile la visualizzazione degli elementi sopraccitati.
3.4
LA TECNICA DELLO PSICODRAMMA
- IL RUOLO
Il ruolo è la forma operativa che un individuo assume quando
entra in relazione con un altro essere o con un oggetto. Il ruolo è
quindi qualcosa di percepibile, elemento di dialogo costante tra il
mondo interno della persona e la realtà. Costituisce altresì un vincolo,
un riferimento, un aggancio, che dà forma e struttura alla dinamica
65
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
della spontaneità e della creatività. Senza la traduzione operativa in un
ruolo, il fattore s-c (spontaneità - creatività) resterebbe una forza
sterile o un ruolo mai nato, chiuso nelle segrete dell'individuo. Si
comprende così come la centratura sul ruolo sia un elemento che
orienta l'attività psicodrammatica, riconducendo all'analisi di realtà i
rischi di interpretazione metapsicologica del comportamento del
singolo o dei gruppi. In altre parole, se la dinamica spontaneitàcreatività rivela un processo psicologico fondamentale dal punto di
vista dell'individuo, la costruzione del ruolo indica una dinamica
relazionale
o
sociale,
introducendo
la
necessità
di
una
interdipendenza. Infatti il ruolo si struttura in rapporto ad un ruolo
complementare (controruolo) dal quale viene influenzato e su quale
può incidere. Questo concetto implica necessariamente la nozione di
corresponsabilità
nel
cambiamento
sociale
ed
organizzativo.
Tecniche e funzioni d'azione
Vengono
ora
brevemente
descritte
alcune
tecniche
psicodrammatiche. Ogni tecnica rende attiva e si riferisce ad una o più
funzioni psicologiche o relazionali, per cui i due termini sono
strettamente collegati. E' importante la consapevolezza della funzione
attivata dalla tecnica e del significato che essa assume per la persona e
per il gruppo in un dato momento.
66
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
- LA RAPPRESENTAZIONE SCENICA
La rappresentazione, più che una tecnica, costituisce una modalità di
approccio ai contenuti emergenti che attraversa tutta l'attività
psicodrammatica. Lo psicodrammatista deve assumere una 'forma
mentis' che privilegia l'azione rispetto al racconto, che si orienta al far
succedere un'esperienza, più che al raccontarla, riservando ad un
momento successivo la necessaria riflessione o la sistematizzazione
concettuale. Occorre essere pronti a cogliere gli spunti che possano
tradursi in rappresentazione.
- IL DOPPIO
Le prime esperienze che il bambino compie, quando si affaccia alla
vita, sono caratterizzate dalla funzione di doppio. La madre cerca di
'dare voce' ai bisogni, ai sentimenti ed alle azioni del bambino. Essa
mette in parole, letteralmente e col suo comportamento, il mondo
interno del bambino, dando ad esso una forma e un significato che il
bambino da solo non sarebbe in grado di fare. Il successo di questa
operazione dipende dalla qualità della relazione madre/bambino e
dalla capacità empatica della madre. La tecnica del doppio attinge a
questa originaria funzione materna. Il doppio è un membro del gruppo
che, assumendo la stessa postura del protagonista e mettendosi al suo
fianco (oppure ponendosi dietro di lui con un discreto contatto della
67
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
mano sulla spalla), mette in parole i contenuti e le emozioni che
ritiene che il protagonista stia provando. La funzione di doppio viene
attivata in vari momenti della sessione di psicodramma, quando un
membro del gruppo ha l'opportunità di fermarsi e porre attenzione a
ciò che gli sta passando dentro. Spesso questo avviene su stimolo del
conduttore, che facilita la verbalizzazione con frasi come: "In questo
momento sento ch...".
LO SPECCHIO
Guardando ancora allo sviluppo infantile, notiamo che la madre per
prima e, in seguito, tutte le altre persone che entrano in rapporto col
bambino, agiscono oltre alla funzione di doppio anche una inevitabile
funzione di specchio psicologico e relazionale. Potremmo anche
considerare lo sviluppo infantile (e in particolare il percorso
educativo) come un gioco nel quale gli adulti alternano in modo più o
meno adeguato ed efficace le funzioni di doppio e di specchio. La
funzione di specchio viene attivata nello psicodramma ogni qual volta
un membro del gruppo ha la possibilità di ottenere un rimando
esterno. Ad esempio, un partecipante ad un gruppo dice ad un altro:
"Io ti vedo così ...", oppure: "Tu dici di essere una persona insicura, in
realtà io ti percepisco in modo diverso ...". La tecnica dello specchio
consiste invece nel porre il protagonista fuori della scena che ha
costruito, in posizione di osservatore della scena stessa, che viene
68
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
interpretata da un alter ego e da altri membri del gruppo. Il
protagonista in tal modo può 'vedersi da fuori'.
- L’INVERSIONE DI RUOLO
L'inversione di ruolo è la tecnica principale dello psicodramma,
quella che esprime con maggiore evidenza sia l'importanza
dell'Incontro autentico con l'altro, che l'autoconsapevolezza che
deriva dalla possibilità di un decentramento percettivo. Questo
concetto è ben espresso in una frase tratta dal diario di bordo di uno
dei primi astronauti che misero piede sulla Luna: "Ora capisco perché
sono qui: non per vedere la Luna da vicino, ma per voltarmi indietro e
guardare la Terra da lontano". L'inversione di ruolo consente questo
duplice processo: entrare nei panni dell'altro per conoscere meglio ciò
che egli prova, e al tempo stesso cercare di vedere se stessi con gli
occhi dell'altro, attuando un percorso contestuale di auto ed
eteropercezione. La tecnica dell'inversione di ruolo viene utilizzata
spesso nel corso della scena psicodrammatica: il protagonista viene
invitato, ad esempio, a prendere il posto degli altri significativi del suo
mondo relazionale e a continuare la scena dal loro punto di vista.
Anche nei gruppi composti da persone che lavorano o vivono insieme
al di fuori degli incontri di formazione o di terapia, l'inversione di
ruolo tra due membri del gruppo può essere una tecnica utile per
sviluppare la relazione o per elaborare situazioni di coppia
problematiche.
69
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
- IL ROLE PLAYING
Il role playing è forse la tecnica di derivazione moreniana più
utilizzata in ambito formativo, pedagogico e clinico. Viene impiegata
come tecnica ausiliaria, indifferentemente da professionisti di fede
sistemica,
psicoanalitica,
gestaltista,
cognitivo-comportamentale,
psico-sociologica, ed altri ancora. Il role playing utilizzato in un
contesto
psicodrammatico
classico
ha
significati,
funzioni
e
finalizzazioni diverse da quelle che assume in altri contesti. Il role
playing è innanzitutto una fase normale di apprendimento dei ruoli
nella
vita
reale:
esso
assume
pertanto
una
funzione
nell'apprendimento.
Ogni ruolo si presenta come fusione di elementi individuali e di
elementi collettivi, risulta da due ordini di fattori: i suoi denominatori
collettivi e le sue differenziazioni individuali. Può riuscire utile
distinguere: l'assunzione del ruolo (role taking), vale a dire il fatto di
accettare un ruolo definito, completamente strutturato, che non
consenta al soggetto di prendersi la minima libertà nei confronti del
testo; il gioco del ruolo (role playing), che ammette un certo grado di
libertà; e la creazione del ruolo (role creating), che lascia ampio
margine alla iniziativa del soggetto, come si verifica nel caso
dell'attore spontaneo. (Moreno, 1980).
Moreno rivendica la paternità del role playing in quanto tecnica
formativa, sottolineandone la derivazione dal linguaggio del teatro.
70
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
Giocare un ruolo può essere considerato un metodo per imparare a
sostenere dei ruoli con maggiore adeguatezza. Il gioco di ruolo si
connota pertanto come uno spazio di apprendimento, dove il ruolo
giocato si contrappone al ruolo cristallizzato. In tal senso il role
playing è il campo dello sviluppo della spontaneità e dell'incontro
della soggettività con il dato o il mandato socio-culturale del ruolo. Si
è creata spesso confusione fra i termini di role playing e psicodramma,
perché entrambe queste esperienze sono accomunate dalla presenza di
una certa rappresentazione o azione scenica. La differenza principale
riguarda il livello di implicazione profonda dei partecipanti. La
catarsi, il vissuto affettivo intenso appartengono alla psicoterapia e
non alla formazione e all'educazione. D'altro lato succede che il gioco
di ruolo produca risonanze affettive anche profonde. Per questo si
raccomanda una formazione personale e clinica oltre che tecnica per i
formatori. Nel gioco di ruolo sono proposte delle situazioni sociali e
professionali tipiche, con un fine di formazione o di presa di coscienza
dei problemi, mentre nello psicodramma il soggetto mette in scena
delle situazioni reali storiche o traumatiche della sua vita. Nello
psicodramma vi è un protagonista che mette in scena il proprio mondo
interiore, con l'aiuto degli io ausiliari. Gli io ausiliari vengono scelti
dal protagonista; essi possono avere vantaggi terapeutici secondari
nell'agire il ruolo di io ausiliari, ma non scelgono loro il tipo di ruolo
da agire. Nel role playing invece non vi è protagonista, ma solo una
occasione di "messa in azione", un tema iniziale che dovrà tradursi in
azione scenica. Vi può eventualmente essere una focalizzazione su
uno o più ruoli, sui quali verte l'attenzione (es. ruolo di insegnante o di
71
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
genitore); tutti i ruoli in gioco, comunque, vengono presi in
considerazione. Nel gioco di ruolo i membri del gruppo hanno la
possibilità di scegliere il ruolo che desiderano agire. Da questo punto
di vista nel role playing vi sono molti protagonisti che, impersonando
un certo ruolo, interpretano una parte di sé stessi (desiderata o temuta)
oppure una parte dell'altro (conosciuta o sconosciuta). L'azione e
l'analisi
del
vissuto
favoriranno
importanti
insight
in
ogni
partecipante. Parallelamente a questo insight individuale, si produce
anche un insight di gruppo, successivo al confronto dei diversi vissuti,
che porta alla riformulazione del problema da cui ha preso le mosse il
gioco di ruolo. Il role playing trova la sua collocazione in vari
momenti del processo formativo, proprio per la sua duplice possibilità
di coinvolgere il gruppo attorno ad un tema centrale e di permettere al
tempo stesso un apprendimento emotivo individualizzato per ogni
partecipante. ed una situazione specifica.
72
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
4
IL
GRUPPO
BARUZZIANA
E
LO
PSICODRAMMA
La tecnica dello psicodramma è stata utilizzata per tre volte al
settimo,ottavo e decimo incontro. Questo gioco di ruoli ha riscosso
entusiasmo e spirito ludico, ma anche timore di esibirsi e di far
riemergere emozioni significative e destabilizzanti.
Al settimo incontro di gruppo è stato messo in scena il litigio di
Andrea C. colla ex-moglie, quando ancora erano sposati, in relazione
a un viaggio natalizio a Praga di 11 anni prima. Alla moglie Rita
venne la febbre a 39. Andrea ottenne il passaporto per il figlio,visto
che voleva comunque partire. Rita lo offese, poiché non tenne in
considerazione la sua situazione di malattia. Lui andò all’aeroporto,
ma poi, preso dai sensi di colpa, tornò indietro con le valigie.
Andrea ha interpretato se stesso, scegliendo Paolo nei panni di
Rita. In un secondo momento c’è stato lo scambio di ruolo, in cui
Andrea ha rappresentato Rita. Lo psicologo e Michela hanno svolto
l’attività del doppiaggio, in modo da dare parola alle emozioni taciute
o ancora inconsapevoli. Lo psicologo ha chiesto ad A. come si è
sentito nei panni di se stesso e poi in quelli di Rita. Come se stesso ha
avvertito debolezza, incapacità a imporsi. Si è autoconvinto delle
ragioni di lei ed è stato accondiscendente. Invece, nei panni di lei, è
uscito dal ruolo, poiché la distanza tra i due era troppo marcata.
73
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
Anche Paolo ha risposto alla stessa domanda, dicendo che ha
percepito il tutto come un gioco, una finzione, in cui recitava in modo
disinibito, senza esser toccato nella coscienza. Perciò ha rappresentato
i due ruoli alla stessa maniera, senza caratterizzarli, o dar loro
un’anima.
Agli altri membri è stato chiesto cosa altro hanno notato da
osservatori della scena. Lo psicologo ha rilevato difficoltà e inibizioni
generali, imbarazzo e confusione. Michela ha colto un gesto di amore
profondo di Andrea nel rinunciare al viaggio a cui teneva tanto, per la
moglie.
Paolo ha osservato acutamente come quel viaggio fosse la
metafora di una storia lunga e complessa.
Ciò che emerge, anche dai finali diversi, è la catarsi, la
liberazione rispetto alla rabbia e alle incomprensioni accolti da
un’altra Rita più amorevole e comprensiva. In scena A. ha condiviso
emozioni mai dette o fraintese. Ciò ha restituito un senso a quella
relazione conclusa, eppure rimasta in sospeso.
All’ ottavo incontro è stato Paolo il protagonista della sua stessa
storia in cui si è messo in scena una discussione con l’amico
Raimondo.
Questo dialogo era incentrato sulle dimissioni e sulle condizioni
di salute di Paolo. Raimondo sosteneva la mancanza di volontà e
impegno di Paolo a reagire, e a trovare un lavoro. Monica B. ha
interpretato Raimondo. In un primo momento P. fa se stesso e M. fa
74
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
Raimondo. Questo dialogo è stato più uno scontro in cui R. attacca P.
il quale si difende svalutando chi non capisce il disturbo psicologico.
La soluzione è stato l’intervento di doppiaggio dello psicologo che ha
scelto i panni di Raimondo per trasmettere a Paolo quella
comprensione e quell’ascolto che mancano tanto a Paolo. R. vorrebbe
provare a capire, lasciando da parte pregiudizi e luoghi comuni, ma
cercando di mostrare a Paolo che anche lui dovrebbe abbandonare la
falsa convinzione che solo i terapeuti e i pazienti possano capire la
malattia. Si è così aperto lo spiraglio per una riconciliazione e un
ritrovamento umano al di là della malattia o della salute.
Nell’inversione di ruoli Monica nei panni di Paolo ha mostrato
più grinta e aggressività nel sostenere l’importanza delle cure per stare
meglio e cambiare. P. avrebbe definito la depressione come il tumore
dell’ anima che richiede anni per esser cancellato. Raimondo ha messo
in luce il fatto che P. in mezzo alla gente è reattivo ma lui ha ribattuto
citando la recita che sostiene quotidianamente per mostrare ciò che gli
altri
vogliono vedere. Raimondo ha rilanciato il discorso della
comodità del ruolo del malato per ricevere attenzioni senza il peso
delle responsabilità. P. non è felice di star male, non va fiero di esser
un peso, anche se è convinto di non esserlo per la madre, poiché lui
rappresenterebbe la ragione della sua vita. R. ha posto il problema di
come P. affronterà la vita quando la madre sarebbe venuta meno.
Paolo non ha mostrato preoccupazione al riguardo,pensando solo al
presente e all’ unico vero appoggio che ha,cioè la madre. Gli amici
invece non sono stati di aiuto. Raimondo ha invitato allora P. a esser
reattivo, criticando la madre per il fatto di viziare il figlio. Sul finale lo
75
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
psicologo ha reso Paolo in grado di pronunciare il proposito di
riaffrontare il lavoro come una sfida con se stesso e provare di vincere
le paure più profonde, avendo a disposizione strumenti importanti.
Paolo ,dopo il role-playing, ha fatto i complimenti a Monica per
la sua “cattiveria”. Michela ha fatto invece notare a Paolo la sua
energia, fortemente presente nonostante la malattia. Lo psicologo ha
quindi indicato l’evitamento del lavoro come circolo vizioso ha
aumenta la paura di affrontarlo. Perciò è indispensabile esporsi
gradualmente.
Alla classica domanda su come si è sentito nei panni di ….,
Paolo ha risposto che ha preferito il ruolo dell’ aggressore e lo stesso è
valso per Monica, che ha spiegato al gruppo come è difficile e
doloroso sentirsi criticati da tutti per la malattia. E’ emersa la
sofferenza e la rabbia per la stigmatizzazione, soprattutto da parte di
coloro che si considerano amici. Andrea ha colto bene l’ aggressività
di Monica. Lo psicologo allora ha fatto notare come in scena, in
gruppo ha potuto finalmente verbalizzare la rabbia repressa e
manifestata solo tramite l’alcol in maniera eccessiva e violenta.
L’aspetto liberatorio è stato importante. Monica è riuscita, forse per la
prima volta, a dire in toni moderati ciò che pensava e sentiva. Lo
psicologo ha fatto inoltre notare la difficoltà a esporsi anche nel
gruppo stesso. Ciò infatti richiede forza e coraggio.
Durante il decimo e ultimo incontro, è stata utilizzata la tecnica
dello psicodramma per rappresentare uno scontro lavorativo di
76
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
Monica con il titolare dell’azienda il quale ha truffato tutti, facendo
fallire la ditta.
Lo scontro era stato diretto da parte di Monica che sapeva di
esser nel giusto. Forse avrebbe voluto esser ancora più incisiva e
determinata, ma temeva il grado superiore dell’ uomo e il suo potere.
E’ riuscita a mantenere il controllo e la calma. Questa discussione ha
tra l’altro avuto luogo nello stesso periodo dello svolgimento del ciclo
di incontri di gruppo.
Nel gioco di ruoli Monica ha riproposto questo scontro con
Piero in modo efficace. La grinta supportata da sicurezza nelle proprie
capacità ha accompagnato Monica. Piero è stato interpretato dapprima
da Giusi e poi da Monica. Andrea fa un doppiaggio di Monica in cui
chiede dove Piero pensa di recuperare quel denaro, e fa anche un
doppiaggio di Piero, in cui cerca giustificazioni al suo comportamento
per salvare la faccia, dicendo che ci sono stati disguidi e che lui ha
agito nel bene della società.
Monica non è riuscita a stare nei panni di Piero, perché è un
impostore. Il problema dell’identificazione è emerso anche in
precedenza, come se i soggetti fossero ancorati troppo ai propri
schemi di riferimento, così da non riuscire a vedere davvero l’ altro, o
provare a capirne le ragioni. Monica teme molto l’ espressione
dell’aggressività, incarnata da Piero, tuttavia senza accorgersene da’
uno spessore a quell’aspetto. Lei rifiuta Piero ma l’aggressività li
accomuna per cui lei la manifesta, come parte però del cattivo, ovvero
Piero.
77
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
E’ emerso un processo di difesa con scissione e proiezione.
Giuse ritiene di esser stata incisiva nel ruolo di Piero. Lo
psicologo coglie anche la liberazione di una certe dose di rabbia,
anche se Giusi non ne è affatto consapevole, e ciò si situa bene nel suo
disturbo psicosomatico. Andrea nei panni di Piero ha avvertito la
situazione di emergenza e di conseguenza la necessità di sopravvivere
tramite una strategia logica.
In tutti e tre i giochi di psicodramma sono venuti a galla
l’aggressività, il bisogno di autoaffermazione, di rivalsa, di amore e
riconoscimento, indispensabili per l’autostima.
Questa tecnica è stata importante per verbalizzare emozioni e
pulsioni con spontaneità e creatività e al tempo stesso controllo
razionale per consentire il rispetto di regole e schemi personali, sociali
e relazionali.
78
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
SUMMIT DEI DIECI INCONTRI DI GRUPPO
(In appendice sono riportati i genogrammi dei pazienti, ovvero
la rappresentazione grafica del loro personale sistema familiare, in
modo da avere una visione soggettiva e al tempo stesso sintetica del
loro mondo affettivo-relazionale).
1- INCONTRO DI MARTEDI’ 31 GENNAIO 2006-05-11
La seduta, come tutte le successive, ha avuto luogo in una
tranquilla aula destinata alle conferenze. Il setting è rimasto stabile per
dare un riferimento stabile, perciò anche l’orario è stato fissato sempre
per le 15,00. Al primo appuntamento, nel gruppo nascente si sono
presentati otto pazienti:
- Michela D.: neuropsichiatria in pensione di 66 anni, ricoverata
per ansia e depressione maggiore, unite a gravi disturbi organici,
quali cisti vaginali, occlusione dell’uretra, schiacciamento di vertebre
lombo-sacrali che le provocano dolori molto intensi, ritenzione di
liquidi. Di origine romana ora abita sola a Reggio Emilia, avendo
interrotto i rapporti con la famiglia, in seguito alla malattia insorta
immediatamente dopo il pensionamento, con tentativo anche di
suicidio. Il lavoro era la linfa, l’energia della sua vita, anche perché le
occupava attivamente tutto il tempo, anche con grosse soddisfazioni.
Era competente e impegnata con estrema passione. Inoltre era stata
79
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
volontaria infermiera da ragazza sulle ambulanze occupandosi di
primo soccorso. In nome della carriera ha sacrificato la famiglia, ha
rifiutato di sposarsi, anche se ora fatica un po’ ad andare avanti.
L’esordio della malattia risale alla seconda metà degli anni ’90 in
seguito appunto al pensionamento.
-
Andrea C.: medico-primario in pensione di
67 anni, ricoverato per disturbo bipolare, da alcuni anni
sofferente solo di depressione maggiore ricorrente, con
abuso di alcool come automedicazione. Da sempre vive a
Bologna. Si è diviso ufficialmente dalla moglie a marzo,
anche se da diversi erano già separati, rimanendo in
rapporti sereni e amicali. Ha inoltre un figlio, giovane
universitario, col quale è in buoni rapporti, anche se la
comunicazione tra loro è limitata. Andrea vive ora con la
madre che è in buona salute. La noia e il non far nulla lo
hanno reso estremamente ansioso. Anche lui ha reagito al
pensionamento con angoscia di perdita ed è lì, nel 1998,
che è iniziata la manifestazione psicopatologica.
-
Monica B.: impiegata di 39 anni occupata in
una piccola azienda, è stata ricoverata in maniera quasi
coatta per insonnia persistente. Presenta
un disturbo
borderline di personalità, il quale rende sensibile alle
perdite, agli abbandoni, con grande instabilità rispetto
all’immagine di sé, degli altri e delle emozioni. Si passa
da stati di depressione medicati con l’alcol, l’abuso di
80
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
cocaina, a stati di rabbia come aggressività autodiretta e
rari scoppi di ira eterodiretta. La situazione precipitante è
stata la perdita involontaria del feto, dopo il rifiuto del
padre di riconoscere il figlio. L’ uomo infatti è sposato
con due figli, e pur essendo andato a convivere con
Monica non ha scelto di portare avanti sino in fondo il
rapporto. Massimo è anche il datore di lavoro di Monica
che ha deciso di lasciarlo, anche se risulta complessa la
convivenza sul lavoro. Ora vive da sola, troncando ogni
relazione con i familiari, in particolare con la madre
molto giudicante, critica e svalutativa rispetto a Monica.
Avverte in modo marcato il vuoto, la solitudine,
soprattutto perché sente la pressione di dover costruirsi
una sua famiglia e di avere un figlio, anche se il timore di
non riuscire a crescerlo e di non curarlo se avesse una
ricaduta depressiva.
-
Paolo M. : in passato ha lavorato nel mondo
dei locali notturni, ora è volontario al Cassero di Bologna
per dare sostegno agli omosessuali in difficoltà e di tanto
in tanto scrive prefazioni a libri, ha un forte impegno
politico. Paolo ha 41 anni, è stato ricoverato per
depressione ansiosa, anche se il disturbo è inserito in un
più vasto quadro bipolare che è esordito dieci anni prima.
L’umore cambia anche nell’arco di una stessa giornata.
La struttura di personalità è un po’rigida, di tipo
ossessivo. Vive da solo con la madre pensionata, che ha
81
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
iniziato ad avere episodi depressivi dopo la morte del
marito. Tra Paolo e la mamma si è creato un legame
simbiotico che in parte impedisce Paolo di svincolarsi da
lei e quindi dalla malattia. Inoltre, per via della sua
tendenza omosessuale è stato isolato, deriso, e poco
accettato e ciò ha ferito il suo narcisismo molto
accentuato.
Michela, Andrea, Monica e Paolo hanno rappresentato
il nucleo costante del gruppo, mentre gli altri hanno fatto una
comparsa o due, massimo tre incontri. Per questo motivo
accennerò più brevemente a loro. Si voleva anche segnalare
la presenza della prescrizione psicofarmacologica per
ciascun soggetto, variabile per qualità e quantità in relazione
al tipo di disturbo.
Ecco quindi gli altri membri del gruppo al primo
incontro:
-
Andrea M.: fornaio di 39 anni, ricoverato per
un lieve disturbo alcolico. E’ curioso di vedere un
incontro di gruppo anche se sa che verrà dimesso dopo
pochi giorni,viste le sue buone condizioni.
-
Rosa C.: casalinga di 35 anni, ricoverata per
disturbo di personalità borderline che in quel momento le
procurava ansia e insonnia. In precedenza ha avuto
manifestazioni bulimiche, abuso di alcol e tentativi di
suicidio. E’ sposata e madre di tre bambini. Ultimamente
82
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
insoddisfatta del matrimonio, di non essere considerata
dal marito, lo ha tradito, ma lui l’ha perdonata. Ha
tagliato ogni legame con la famiglia di origine e ne
soffre, per cui manifesta un enorme senso di vuoto e
insieme di rabbia, che tuttavia tenta di negare. E’
piuttosto impulsiva e volubile.
-
Monica M.: operaia di 31 anni, ricoverata per
un disturbo istrionico di personalità che le ha creato una
condizione di grande ansia e depressione. E’ stata lasciata
all’ improvviso dal compagno dopo nove anni. Si sente
anche arrabbiata, oltre che delusa e abbandonata. Vive da
sola.
-
Roberta M.: titolare di un’ impresa di pulizie,
di 57 anni , ricoverata per depressione con inizio di abuso
di alcol come automedicazione. Questo malessere è
insorto in seguito a due gravi lutti, ovvero quello di una
cara amica, e quello del nipote di 39 anni. E’ sposata e
ha un figlio. La famiglia è unita ma lei è stanca da funger
da cuscinetto tra il marito e il figlio. Prima del ricovero
ha avuto solo un altro episodio depressivo-ansioso 11
anni prima.
-
Anco Marzio Z.: conducente di treni di 50
anni, ricoverato per depressione ansiosa unita all’abuso di
alcol. Il disturbo è insorto sei mesi prima, in seguito alla
morte di un suo collega e amico che ha perso la vita in un
incidente ferroviario. Ha iniziato a soffrire di insonnia e
83
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
ad avere un senso di persecuzione costante. Ora ha una
relazione molto intensa e importante con una donna che
lo sostiene.
-
Giordano G.: facchino di 43 anni, ricoverato
per depressione e soprattutto ansia invalidante con
attacchi di panico. E’ il terzo episodio depressivo ed è
preoccupato di non guarire. Ciò che più lo attanaglia è
l’insonnia con ideazione suicidarla e un grande senso di
vuoto. L’inutilità e il senso di colpa sono accentuati. Il
cambio dei turni di lavoro ha fatto precipitare una
situazione delicata latente, in quanto ancora è presente il
lutto della madre di 15 anni prima, e del feto 12 anni
prima, senza esser poi più riuscito ad avere figli. Convive
con una compagna con cui ha un rapporto sereno.
In questo primo incontro, esprimo il senso e la
funzione del gruppo, come uno spazio mentale da
condividere esperienze, emozioni, sensazioni diverse. Il
gruppo dovrebbe piano piano diventare un riferimento che
accoglie. Chiedo loro di presentarsi spontaneamente dicendo
chi si è, il motivo del ricovero e le aspettative sul gruppo.
Inizia Andrea, poi Rosa, Monica M., Roberta, Marzio,
Giordano e Michela.
Sulle aspettative c’è l’idea comune di una ripresa di
energie, di riavviare la vita e guardare con maggiore
positività al futuro.
84
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
Per quanto attiene alla sistemazione dei posti, ho
notato che Michela e Andrea si sono seduti a fianco a me,
come a ricoprire una posizione più autorevole, da vice leader
o consigliere. Paolo invece si è posto di fronte a me, nella
sedia diametralmente opposta. Cerca un controllo anche sul
campo visivo, in quanto è l’ unico un po’ diffidente rispetto
all’utilità del gruppo.
Gli stili relazionali osservati sono stati:
1-
difesa e chiusura di Paolo con resistenza per
timore di assorbire la sofferenza altrui come una spugna.
Resta
in
ascolto
e
osservazione.
E’
lo
stile
dell’evitamento. Paolo è in disparte perché vuol sapere
chi ha di fronte e valutare se è all’ altezza o meno o
superiore agli altri. Il suo tratto fortemente narcisistico ed
esibizionistico deve emergere solo se ha la certezza
soggettiva della sua superiorità. Gli altri sono in qualche
modo funzionali al suo Ego. Ciò però mostra una
insicurezza di fondo e una scarsa autostima.
2-
Manifestazione aperta di sofferenza, con
pianto di Rosa che ricerca il ruolo di vittima ed eroina,
estremizzando ogni emozione. Anche la rabbia è molto
forte. Il suo stile è più quello seduttivo, per aver
l’approvazione di tutti e creare legami di dipendenza. Il
borderline cerca alleanze buone per cercare un cattivo da
punire.
85
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
3-
Evasività e successivamente sottomissione
compiaciuta di Monica M. che rigetta a tutti il suo dolore
per la morte del padre dovuta alla dipendenza da alcol. E’
l’unico modo per ricevere attenzione ed esser al centro
della scena. L’istrionico è molto teatrale e drammatizza
tutto per ricevere l’ affetto.
4-
Accogliente, disinvolto, anche se un po’
aggressivo e direttivo lo stile di Roberta, che ricerca un
aiuto.
5-
Compiaciuto è lo stile di Andrea, velato da
un filo di ironia. Non ha mai avuto un supporto
psicologico per cui confida un po’ in un miracolo, visto
che i farmaci danno risultati deludenti.
6-
Lo stile di Michela è aggressivo-invadente.
Vorrebbe occupare tutti gli spazi, non rispettando i turni.
Ha un enorme bisogno di attenzioni e cure, dato che si
sente estremamente sola. Ha molta grinta ed entusiasmo,
linfa
indispensabile
al
gruppo,
ma
il
suo
stile
comunicativo crea un po’ di disorganizzazione e
malcontento.
7-
E’ uno stile un po’ schivo che si espone solo
per necessità, anche se poi è disposto allo scambio.
8-
Lo stile di Giordano è anch’esso evitante,
anche perché non ama esibirsi. Sul finale tuttavia si apre
86
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
allo sfogo, perché crede in uno scambio costruttivo in
gruppo.
Come si può notare la diffidenza, lo scetticismo e il
timore di esporsi ed esser giudicati sono presenti, per cui
ognuno cerca la strategia che gli è più congeniale per aver
l’approvazione di tutti. La struttura è più leadercentrica con
comunicazioni prevalenti da e verso lo psicologo. Si avverte
però anche l’utilità profonda dello scambio, dell’ ascolto che
a loro mancano molto.
2- INCONTRO DI VENERDI’ 4 FEBBRAIO 2006
Mancano Giordano e Rosa che sono stati dimessi e
Marzio che si è dimenticato.
Due nuovi ingressi invece sono Monica B. e Renata S.
Renata è un’impiegata di 62 anni, ricoverata per
depressione con forti aspetti di ansia e crisi di pianto. La
situazione è precipitata con l’uso di cortisone per curare
l’ernia al disco. E’ sposata, senza figli e questo è il secondo
episodio. E’ estremamente demoralizzata, sfiduciata e
demotivata rispetto al futuro.
In questo secondo incontro somministro il test IR
sull’aggressività e poi rilancio il tema del VUOTO, di cosa
87
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
esso significhi per loro, di quale sia il vissuto, la sensazione,
esprimendolo anche con metafore.
Per Roberta è l’ incapacità ad avere rapporti umani,
anche legato alle nuove tecnologie che isolano. Lo definisce
“il grigio”.
Per Andrea invece è la pesantezza, la costrizione, la
chiusura che porta all’esplosione. Il vuoto per lui è un
“troppo pieno”.
Per
Monica
M.
il
vuoto
è
la
solitudine,
l’incomprensione coi familiari.
Per l’altra Monica è la rabbia che non riesce a
esternare.
Per Renata è la totale chiusura in se stessa.
Per Paolo il vuoto corrisponde ai momenti di
maggiore sofferenza, in cui la volontà viene a mancare. E’
una reale impossibilità di fare, anche la mente si svuota, non
è più produttiva, per cui ciò desta ansia. E’ un blocco, una
sorta di castrazione, perciò prova rabbia verso di sé. Ha
quindi la mania dell’ordine e della perfezione. Il disordine fa
paura, perché è soprattutto un disordine interiore.
Tutti condividono la disorganizzazione di cui parla
Paolo e la perdita di controllo sulla propria vita, con
manifestazioni estreme anche nel semplice rapporto col cibo
e col corpo.
88
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
Per Michela il vuoto è il rifiuto da parte della sua
famiglia di origine.
Di
nuovo
Paolo
mette
in
evidenza
l’apetto
dell’impotenza e dell’ inadeguatezza.
Restituisco il loro materiale,con più chiarezza e
organizzazione: il vuoto si esprime anche attraverso il
rapporto con il cibo. Il cibo nutre e da’ piacere, ma quando si
sta male questo rapporto cambia, per cui emerge l’anossia
(non come patologia in senso stretto) come indifferenza e
mancanza di piacere fino al rifiuto della vita stessa, oppure
la bulimia, come compulsione a divorare il cibo, per
riempire quel vuoto, ma senza assaporare i gusti. Il cibo è
quindi una compensazione di quel piacere che la vita non da’
o al contrario rappresenta quella vita stessa che delude. Il
cibo può essere un sostituto, un riempitivo del vuoto.
Il gruppo accoglie questa osservazione.
Qui si conclude il secondo incontro del gruppo, che
inizia ad amalgamarsi e ad avere meno resistenze. Emerge la
condivisione con assimilazione e accoglimento, pur restando
presente l’aspetto delle individualità e della differenziazione.
Michela ha invaso il gruppo, senza neanche esserne
consapevole. Ho cercato di darle dei fermi, anche se il ruolo
di leader è sentito suo. Il gruppo mal tollera questa sua presa
di potere, insieme al suo stile teatrale anche con argomenti
fuori tema. Paolo invece è riuscito ad abbandonare un attimo
89
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
il narcisismo e la diffidenza, a favore del senso del gruppo,
che può arginare il suo ego, frustrare il desiderio di
protagonismo e facilitare lo scambio tra mondo interno ed
esterno. Roberta, come antileader, tiene testa a Michela e la
invita a rispondere in modo circostanziato, anche se il suo
tono è un po’ insofferente e aggressivo.
Renata è piuttosto evitante e intimidita e alla fine
dell’incontro mi esprime la sua angoscia innanzi alle
difficoltà altrui.
Monica B. esprime la sua necessità di esser capita,
compresa e ascoltata, e il gruppo pare accogliere questa
aspettativa. Verbalizza anche quell’aggressività che dice di
non esser mai riuscita a esprimere in maniera adeguata, se
non sotto l’effetto dell’ alcol, il quale però la rende piuttosto
violenta e irascibile.
Monica M. mostra un non verbale sospettoso, quasi
freddo, in contraddizione con gli interventi in gruppo.
Sembra quasi in lotta tra fiducia e fiducia.
Infine Andrea è presente, sintetico ma efficace.
Esprime il suo punto di vista e ascolta attentamente quello
altrui, evitando giudizi.
La disposizione dei posti in cerchio è cambiata.
Renata e Monica, essendo nuove, cercano un rifugio, un
riferimento conosciuto, perciò si siedono accanto a me, una a
destra, e una a destra.
90
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
Paolo non ha più scelto la posizione frontale, di
controllo, perché è più a suo agio, mentre è Monica M., forse
in conflitto tra fiducia e sfiducia a voler la situazione più
sotto controllo.
3- INCONTRO DI MARTEDI’ 7 FEB 2006
Al terzo incontro sono presenti quattro pazienti e il gruppo
inizia ad essere più compatto, anche perché essendo limitato il numero
dei soggetti, che già si conoscono un po’ di più, è possibile avere più
vicinanza, oltre che fisica, cioè prossemica (il cerchio è più stretto),
anche emotiva. Renata quindi ha rinunciato al gruppo, visto che le
esperienze negative degli altri la angosciano. Giordano e Roberta sono
stati dimessi, mentre Michela aveva un’urgente visita medica a cui
non ha potuto rinunciare.
Sono quindi presenti in cerchio, partendo accanto a me da
destra: Andrea, Monica M., Monica B. e infine Paolo, che quindi è
seduto alla mia sinistra.
Sottopongo il test tematico con le figure, di cui ho ampliamente
parlato nel paragrafo dedicato ai tests e a loro risultati.
Alla fine, propongo un foglio bianco che mostro loro,
invitandoli a immaginarsi delle persone e di descrivere cosa stanno
facendo.
91
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
Andrea vi vede due pugili su un ring, mentre combattono.
L’atmosfera è di violenza e il finale resta in sospeso.
Monica M. si immagina la mamma che, disperata per Monica,
piange. Alla fine finisce bene, visto che Monica sta bene.
Monica B. trova una folla impazzita in piazza, carica di un
grosso senso di inquietudine. Le sembra la folla che incontra quando
esce per andare al lavoro.
Paolo ci vede il catalogo di una agenzia di viaggi con una nave
da crociera indirizzata verso luoghi caldi. Si tratta di un’immagine
primordiale, non realistica, quasi un sogno.
Cerco di dar un significato più consapevole a quelle immagini.
Il ring di Andrea probabilmente è una proiezione sul foglio di una sua
lotta interna non ancora risolta.
La folla di Monica pare invece riflettere il suo caos interno che
provoca appunto inquietudine. Paolo anziché folla fraintende con il
termine foglia, per cui vedendo l’immagine della foglia che cade,
coglie la solitudine. Monica comunque conferma tale aspetto da lei
avvertito in mezzo alla folla.
Colgo poi l’aspetto di distanza che Paolo pone rispetto a quella
nave, raffigurata tra l’altro su un opuscolo e non percepita come reale.
Paolo ci dice che il viaggio è un motivo di contrasto perché porta con
sé da un lato la curiosità, il desiderio di sperimentare il diverso, il
lontano, dall’altro l’enorme paura del distacco da casa.
Metto in luce la comunanza del viaggio in Andrea e Paolo, il
quale subito aggiunge le differenze. La paura che essi hanno del
92
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
viaggio, ha ragioni diverse, poiché Andrea teme una ricaduta
depressiva, senza aver cure e sostegni sufficienti, mentre Paolo teme
l’organizzione maniacale, infinita ed estenuante.
Monica B. dice di condividere le paure di Andrea, perché
l’ansia di star male la blocca rispetto a un viaggio.
Le chiedo allora come si sente e lei ci risponde di avvertire una
profonda tristezza.
Il tema che lancio è quello dei bisogni e dei piaceri
fondamentali per loro, per poter capire meglio anche certe reazioni e
comportamenti disfunzionali e inadeguati, forse in relazione a quei
bisogni non soddisfati, anzi altamente frustrati .
Monica B. subito dice che il suo bisogno più forte è quello di
avere una famiglia sua, anche se mostra una consapevolezza
importante, e cioè che se lei non riesce a vivere bene con se stessa,
non riesce a star bene in una famiglia.
Le faccio notare che comunque i momenti di sofferenza
possono diventare punti di forza e di crescita.
Paolo condivide, aggiungendo che dalla confusione, come
quella della folla, può nascere qualcosa di buono. La certezza di no
farcela è peggiore. Vuole poi sapere da Monica cosa intende per
famiglia.
Per lei è armonia con marito e figli, basata su valori. Preciso
che concretamente
la famiglia si è trasformata, per bisognerebbe
essere più flessibili nel valutarla, altrimenti se lo schema di famiglia è
93
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
esclusivo ed estremamente perfetto e idealizzato, si rischia di restare
delusi e soffrire.
Monica spiega che è la sua famiglia di origine ad averle
inculcato il modello di famiglia classica. Ora vive sola con il suo
gatto, ma ancora deve vincere quel conflitto.
Paolo vede in lei l’idea che la famiglia sia un rifugio dal mondo
esterno.
Osservo che Monica è stata soffocata e influenzata dal suo
sistema familiare, piuttosto rigido, e lei avverte quasi l’obbligo di
costruir la famiglia allo scopo di esser accettata di nuovo,visto che la
madre soprattutto non ha capito la sua malattia, considerandola
fragile.
Il tema si sposta sul timore di Monica M. rispetto alle
dimissioni imminenti, paura che tutti condividono.
Dico che è normale questo timore di uscire e reinserirsi, poiché
la casa di cura rappresenta un rifugio, una famiglia. Il momento è
difficile, perché rappresenta un passaggio, un po’ simile a quello di un
bambino che inizia ad andare a scuola, ad affacciarsi al mondo e a
staccarsi dalla famiglia per provare a camminare un po’ da solo.
La paura dell’ impatto con l’ esterno è forte, ma il reinserimento
dovrebbe esser graduale, ciascuno con i propri tempi, senza
aspettative eccessive, come i ragazzi del gruppo sembrano avere.
Andrea parla della sua paura ad alzarsi la mattina con fatica
senza avere nulla da fare, poiché la noia e il senso di inutilità risultano
94
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
forti. A questo proposito gli accenno a diverse opportunità nell’ambito
del volontariato, che potrebbe offrirgli più motivazioni.
Anche Paolo parla con entusiasmo del suo volontariato come
input per la malattia.
Restituisco il tutto dicendo che il volontariato rafforza
l’autostima e la sicurezza in se stessi. Sempre più ci si accorge di esser
utili e capaci di svolgere attività importanti, liberi anche da un
discorso utilitaristico di guadagno.
Ho colto un migliore equilibrio nel gruppo dovuto al rispetto dei
turni e delle regole. Il piccolo gruppo è dunque più affiatato e coeso,
per cui lo scambio è intenso, dinamico, e non solo tra pazienti e
psicologo, ma anche tra i membri stessi. La chiarificazione emerge
bene e il gruppo prende più coscienza del discorso depressivo e di
un’alternativa ad essa con uno spiraglio di speranza.
4- INCONTRO DI VEN 10 FEB 2006
Al quarto incontro chiedo ai membri del gruppo di presentarsi
in modo succinto alla nuova arrivata, e cioè Giuseppina V., detta
Giusi, impiegata al check-in dell’aeroporto, di 35 anni, ricoverata per
una accentuata somatizzazione di ansia agli occhi, che vive con il
marito e la figlia piccola. Aveva avuto già un episodio depressivo a 22
anni con ideazione ossessiva.
I presenti sono Monica B., Andra, Giusi e Michela ed io.
95
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
Giusi tende a colludere con Michele, dandole attenzione e
richiedendole informazioni tecniche, da medico, funzionali a dare una
spiegazione puramente organica del suo disturbo, così da non guardare
all’angoscia in modo diretto. Quando Giusi parla di sé, drammatizza il
problema. Il disturbo agli occhi le ha impedito di vedere lo schermo
dei tabelloni al lavoro. E’ ossessionata in modo ipocondriaco dai
medici che devono ogni volta rassicurarla, senza però riuscirci mai.
Porto poi in maniera rapida e chiara la restituzione dei test
sull’aggressività e sulle tavole di appercezione tematica.
Sono emersi contrasti tra luce e buio, speranza e disperazione,
autonomia e dipendenza. L’importante è continuare a rafforzare il
senso di sicurezza, capacità e utilità. Una risorsa indispensabile è lo
scambio all’interno di relazioni sane e costruttive, come quelle
all’interno del nostro gruppo. Al contrario una relazione basata sull’
aggressività o sull’evitamento è dannosa. L’aggressività potrebbe
essere una cattiva difesa dal vuoto interiore, di cui abbiamo già
parlato. Chiedo quindi cosa sia per loro l’aggressività e come loro
solitamente la manifestano.
Per Andrea è la risposta all’attacco iniziale di un altro, anche se
marcato e sproporzionato rispetto allo stimolo di partenza.
Monica ribadisce quindi il suo problema a gestire la rabbia.
L’ha subita per poi rivolgerla a stessa, ad esempio con tagli
autolesionistici su gambe e braccia. Le chiedo se si è attribuita delle
colpe per cui voleva punirsi e lei conferma parlando della gravidanza
del dicembre scorso che non si è sentita di portare avanti. L’ex-
96
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
compagno non voleva il bambino, e lei piena di rabbia, sotto l’effetto
dell’alcol l’ha picchiato. Successivamente si è fatta del male.
Giusi dice di non essere per niente aggressiva, anche se gli altri
spesso le fanno notare che lo è rispetto al non verbale, al tono, timbro
di voce e alla parlata incalzante. La vita di coppia per lei non è
soddisfacente e non riesce a litigare con il marito. La loro vita, dice, è
una tomba. Forse è lì che comprime la rabbia, che implode e
somatizza, faccio notare. Tra Giusi e il marito il dialogo è assente. Lei
sostiene che non hanno nulla in comune, se non la figlia. Lei soffre e
si sente frustrata, tra l’altro, per il fatto della diversità culturale e di
istruzione.
Per Michela l’aggressività invece è autodiretta, soprattutto
quando ha chiusi i rapporti con la famiglia, sentendo un forte senso di
abbandono e di perdita. Avendo perduto la famiglia, si era convinta di
aver perso tutto, perciò voleva togliersi la vita.
Restituisco loro ciò che è emerso. L’aggressività sembra essere
rivolta verso di sé in relazione al senso di colpa, di incapacità e di
mancanza di valore, rivolta agli altri invece nel caso di senso di
abbandono, perdita, tradimento della sfera affettiva.
97
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
5- INCONTRO Di LUN 14 FEB 2006
Il gruppo è quello della volta precedente, con il rientro di Paolo,
il quale era mancato per via di un’influenza. Quindi i presenti sono
Paolo, Monica, Andrea, Giusi, Michela e io.
Riepilogo il discorso sull’aggressività e Paolo esprime il
bisogno di fare un’annotazione sui vantaggi del ricovero e cioè
l’isolamento, la decontestualizzazione che aiutano a ridurre l’ansia e
lo stress. Confermo che il ricovero è una forma di protezione.
Paolo spiega però che lo svantaggio del ricovero al tempo stesso
è che resti fuori dalla realtà per cui il rientro diventa complicato e
difficile.
Propongo al gruppo il tema dei sostituti, dei surrogati di quel
vuoto interiore a cui abbiamo accennato più volte. Si è parlato di
aggressività, ma vi sono altre forme di difesa o compensazione del
vuoto, come ad esempio lo shopping compulsivo, l’abuso di alcol di
alcol e sostanze, la cleptomania, la ritualità, ecc …
E’ un tema scottante, tanto è vero che tutti cercano di evitare
l’argomento proponendone altri. Tuttavia al secondo rilancio sui
sostituti del vuoto, Paolo si immerge completamente. Dice che sono
molti i metodi per fingere di risolvere un problema. Sono qualcosa di
malsano per la salute psichica. Chiede al gruppo perché si adottano
certe scelte disfunzionali e non altre. Lui ad esempio è predisposto
allo shopping compulsivo.
98
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
Andrea invece parla con impeto del suo sostituto cioè l’impulso
a rubare cioccolatini e accendini dal tabaccaio. Gli chiedo come si
sente in quei momenti e lui risponde di sentirsi forte, contento di aver
“fregato”, anche se questa euforia dura pochi attimi. Anche Michela
soffre di cleptomania, poiché non ha bisogno di denaro, eppure
avverte
un
impulso
irrefrenabile
a
rubare
videocassette
al
supermercato.
Monica si attaccava invece a cocaina, alcol e sigarette perché
risultava più disinibita, simpatica e socievole. Ora però ha sospeso.
Paolo in modo più sistematico parla dei suoi sostituti:
-
distorsione nel rapporto con il cibo. Nasce
nell’infanzia. Da piccolo infatti aveva problemi gastrici e
il cibo rappresentava un conflitto poiché lo assimilava per
poi rimetterlo. A ciò si aggiungeva la tensione materna
coercitiva. Il rimettere il cibo era anche un rifiuto alle
insistenze della madre. Dopo il primo ricovero nel 1998 e
l’inizio dell’assunzione degli psicofarmaci ha avuto un
considerevole aumento ponderale. Ora è avido rispetto al
cibo, è al limite delle abbuffate.
-
La teledipendenza con una compulsione
priva di controllo a stare innanzi allo schermo.
-
Cleptomania di cui preferisce non parlare,
ma che è stato un disturbo con conseguenze anche legali.
-
Shopping compulsivo che cerca di evitare
solo non andando nei supermercati. Avverte ansia
99
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
anticipatoria e poi un picco di eccitazione per poi sentire
frustrazione, insoddisfazione e senso di colpa.
Io metto in luce come l’eccesso nell’acquisto, senza controllo,
in modo reiterato, è funzionale a compensare la sofferenza, a riempire
il vuoto, ma fallisce e per questo viene ripetuto.
Il gruppo si apre ad approfondire tematiche delicate, senza il
timore del giudizio degli altri. L’ironia è utilizzata per smorzare la
sofferenza e non cadere in moralismi banali. L’unica che rimane sulla
difesa è Giusi che restando sul fronte ossessivo, non può perdere il
controllo se non durante attacchi simili di panico e agorafobia in
ambienti affollati, in cui avverte una sorta di annegamento nella folla,
in cui si perde totalmente.
6- INCONTRO DEL 17 FEB 2006
Al sesto incontro sono presenti Paolo, Monica; Andrea, Michela
e Io. Manca Giusi a causa dei forti dolori mestruali, anche se intravedo
una resistenza all’ apertura psicologica rispetto alla fissazione
organica.
Il tema di oggi è la percezione del gruppo.
Michela dice di intravedere un sostegno importante, a cui non
vorrebbe rinunciare, anche se prima di questo gruppo non ha mai
avuto fiducia negli psicologi. E’ soddisfatta.
Andrea avverte già dei benefici.
100
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
Monica dice che il gruppo sta rispondendo alle sue aspettative
di ascolto, comprensione e accettazione. Segue con entusiasmo.
Paolo mi elogia per il rispetto che porto loro e per la possibilità
di libera espressione che lascio loro. Il focus della terapia è il non
giudizio. Secondo lui io elaboro tutto e loro non si sentono giudicati e
non avvertono sensi di colpa.
Condivido precisando però che io sono lì con loro e con le loro
emozioni che cerco di accogliere e restituire più accettabili e fruttuose.
Paolo sostiene che io non racconto di me e delle mie esperienze,
perché essendo una psicologa devo tenere delle distanze dai pazienti.
Ripeto che ciò che è importante è la relazione umana tra di noi,
più che la fissazione sui ruoli.
Propongo quindi il test del disegno della figura umana.
Di fronte a questa prova si vergognano e dicono che è da bimbi
e che non hanno capacità artistiche.
Spiego soltanto che l’abilità artistica non ha assolutamente
importanza.
Finiti i disegni che ho riportato in appendice, ritorno al tema del
vuoto degli incontri precedenti. Utilizzo la metafora del bicchiere per
verbalizzare il vuoto. Cerco di esprime l’impossibilità a riempire la
metà vuota del bicchiere con quella mezza piena. Il vuoto c’è ed è la
sofferenza, quella che non si può ignorare, e prima o poi bisogna
guardarla e accettarla. E’ una realtà dolorosa, ma è proprio quella che
non può essere falsificata. Se la si vede, allora si può guardar più
101
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
serenamente quel mezzo pieno, ovvero le risorse di ognuno, lasciate
spesso lì inutilizzate e sottovalutate. Sono invece da sfruttare e mettere
in gioco. Ciò consente un miglior equilibrio.
Paolo sostiene che l’equilibrio è intralciato dal consumismo
frenetico della società odierna. Monica si chiede perché si giunge alle
espressioni patologiche.
Paolo sostiene che chi si ammala è più sensibile e recettivo alla
propria sofferenza e a quella altrui e la elaborano di più. Ciò può esser
anche una risorsa per uscire dalla prigione della sofferenza.
Monica dice di essere sempre stata accusata dalla madre di
questa sensibilità, vista come fragilità.
Andrea ritiene che non sia semplice distinguere il lato positivo
da quello negativo della sensibilità. Si crea confusione.
Condivido la loro difficoltà anche perché il lavoro in gruppo è
molto intenso e condensato. Volevo offrire loro una visione d’insieme.
Distinguere i due lati della sensibilità è complesso, perché in realtà
sono molto legati tra loro. Con il tempo è possibile distinguerli.
Paolo dice di avere una visione più consapevole. L’elaborazione
gli costa fatica e la lucidità è fonte di dolore inevitabile.
Ribadisco che la sofferenza resta tale, ma se viene accettata
porta molta più chiarezza che consente di rilanciarsi con maggiore
saggezza.
Paolo quindi dice che la fragilità può portare a due
comportamenti: o l’insensibilità totale come difesa, oppure la
102
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
l’affinamento nella percezione delle persone e delle situazioni.
Secondo lui quello che stiamo facendo in gruppo è la seconda risposta.
Michela conferma che il mezzo pieno non riesce a riempire il
mezzo vuoto, soprattutto quando per lei tutto il bicchiere era pieno.
Ora avverte moltissimo il vuoto, cioè l’ essere sola.
Monica comprende l’importanza di guardare in faccia ai
problemi e anche Andrea si rende conto che non si può stare meglio
senza inquadrare e accettare i problemi.
7- INCONTRO DI MART 21 FEB 2006
Al settimo incontro di gruppo in cui sono presenti Paolo,
Monica, Giusi, Andrea e Michela
abbiamo due nuovi ingressi,
ovvero:
-
Elisabetta
C.,
telefonista
di
39
anni,
ricoverata per episodio depressivo entro un più ampio
disturbo bipolare insorto 13 anni prima in seguito alla
prima delusione sentimentale. Vive con i genitori e ha un
fratello sposato. Non ha attualmente una relazione e ha
difficoltà e inibizioni nell’approccio con gli uomini.
-
Valerio D.: operaio specializzato di 36 anni,
ricoverato per crisi di astinenza da eroina, associata ad
abuso di alcol, depressione maggiore e trascorsi di
103
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
tossicodipendenza. Vive anche lui con i genitori e ha una
storia con una ragazza, anche se non è molto coinvolto.
Ai nuovi entrati gli altri membri si presentano in maniera
sintetica.
Propongo di riaffrontare il tema del vuoto da un altro punto di
vista, e cioè quello relazionale, delle incomprensioni con le persone
care. Invito loro a raccontare un episodio al riguardo, per poi
sceglierne uno e metterlo in scena come a teatro, con una tecnica
chiamata psicodramma, senza che ci siano però contati fisici. Si
mettono due
sedie solitamente al centro della scena e la loro
disposizione, vicinanza e angolazione risultano indici importanti della
qualità e intensità della relazione. Lo scopo è di liberare le emozioni, o
di riviverle in maniera più elaborata.
Giusi parla di un’aggressione fattale dalla cognata al telefono,
in quanto preoccupata per il fratello, nonché marito di Giusi, e per la
nipote. Sosteneva che Giusi non voleva guarire, non ci provava e
rompeva le scatole a tutti.
Andrea parla invece dell’episodio del mancato viaggio natalizio
a Praga, non riuscito a causa dell’influenza dell’ ex-moglie Rita. Lui
era intenzionato a partire ugualmente e lei lo accusa di essere egoista.
Alla fine per non dispiacere alla famiglia resta a casa.
Monica non ha un episodio reale di scontro da raccontare,
poiché reprime la rabbia, soprattutto verso la madre che soffre della
patologia del gioco d’azzardo, anche se non la riconosce.
104
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
Paolo ammette la sua androfobia. Il padre per lui è come se non
fosse esistito, per cui la mamma è divenuta l’unica figura di
riferimento. Giusi fa notare come Paolo sia in simbiosi con lei, vista
l’adorazione con cui ne parla e visto che non ha mai accennato al
padre.
I maschi poi l’hanno sempre riso ed emarginato ed è ha subito
una violenza verbale e maltrattamento fisico da parte di un buttafuori
di Renato Zero.
Elisabetta invece si scontra spesso con il fratello per via della
sua malattia che lui non comprende.
Valerio non vuole raccontare nulla perché ha un po’ di
“magone”. Poi però esprime comprensione affettiva verso Monica,
perché anche lui ha avuto grandi critiche e imposizioni dalla madre
che voleva per il figlio ciò che lei non ha mai avuto. Lui però ci ha
litigato in modo furibondo, si è ribellato, mentre Monica ha subito
fino a interrompere il legame.
Visto la titubanza di tutti, Andrea prende coraggio e si offre per
l’interpretazione scenica. Sceglie Paolo per il ruolo di Rita.
L’ impatto è ottimo, desta curiosità, partecipazione e attenzione
e mette in gioco emozioni, sentimenti, rapporti. Il dinamismo è
notevole. Nel paragrafo sul metodo dello psicodramma ho
approfondito meglio questo role-play.
A conclusione, preciso che non aggiungerò altri soggetti al
gruppo negli ultimi tre incontri, così da avere una maggiore coesione e
coerenza di percorso.
105
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
8- INCONTRO DI VEN 24 FEB 2006
Valerio è assente, perché non è ancora pronto all’impatto della
sofferenza. Quindi ritroviamo Monica, Andrea, Elisabetta, Giusi,
Andrea e Michela.
Chiedo
che
impressione
hanno
avuto
del
precedente
psicodramma.
Condividono l’aspetto divertente-ludico insieme a quello più
concreto ed esperienziale. Monica mette in luce anche lo spavento,
perché sono in gioco emozioni forti.
Ora li invito a raccontare una situazione che crea grande
angoscia o spavento o fastidio. Non è indispensabile che l’episodio sia
reale, va bene anche se è presente nell’immaginario. Realtà e
immaginazione sono sullo stesso piano perché possono causare
ugualmente delle paure.
L’ ossessione di Giusi è di perdere la vista e continua
all’infinito ad andare a visite di controllo senza trovare nulla. Parla del
suo sogno ricorrente di costrizione a ripetere tutte le scuole fino
all’università.
Faccio notare che ciò che si ricorda ed è manifesto del sogno, in
realtà cela molteplici contenuti più profondi e angoscianti. Forse il
dovere ripetere è una sorta di vissuto di colpa, e di non riconoscimento
che la costringono a mettersi sempre alla prova innanzi agli altri.
106
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
Un pensiero che non verbalizzo, è che forse Giusi vuole
dimostrare ai dottori che ha una malattia vera, organica, condivisa da
tutti, come se un disturbo psicologico fosse finto,inventato. Scinde
ancora il piano fisico e quello psicologico e non vi trova il nesso.
Anche Andrea sogna spesso di dovere ripetere l’esame di
anatomia patologica, di non superarlo e poi di esercitare, senza laurea,
in modo abusivo, la professione medica.
Gli faccio notare che il pensionamento è stato forzato, in quanto
lui non ha rispettato regole burocratiche. E forse in seguito a ciò si è
sentito trattato come un medico abusivo, e tale sensazione ancora gli è
rimasta. Lui conferma, e ammette la perdita di un lavoro stupendo, per
nulla monotono e carico di adrenalina.
Paolo coglie accidia e inedia nella vita di Andrea, il quale
conferma il suo sentirsi oggetto passivo.
Osservo che lo psicodramma ha fatto leva su questa frustrazione
di Andrea che ha voluto sentirsi vivo, utile e con emozioni. Andrea
dice di avere anche una certa mania di protagonismo.
Monica confessa un sogno ricorrente da 10 anni e cioè quello di
avere un bimbo in grembo e dargli dei pugni. Infatti è in forte conflitto
con se stessa, perché da un lato desidera molto un figlio, dall’altro ha
paura di non riuscire a esser madre. Ha una folle paura che la
depressione possa essere invalidante se diventasse madre. Il suo
bimbo, dice, l’ha dimenticato. Io le dico che non è così, e che forse
l’ha rimosso per non soffrire, per difendersi. Infatti Monica ammette
di non riuscire a gestire quel dolore psichico, non lo tollera.
107
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
Paolo si associa alla catena sui sogni e riporta l’incubo in cui a
scuola si trova emarginato, isolato e intellettualmente deprivato di
qualcosa rispetto ai compagni. Lui ci trova in ciò l’incomprensione
che gli altri hanno verso di lui rispetto alla malattia. Anche gli amici lo
giudicano come accidioso. Sono convinti che si nasconda per comodo
dietro la malattia, per non lavorare e stare sulla spalle della madre
anziana. Tra questi c’è Raimondo con cui ha avuto una discussione
anche rispetto al ricovero. Anche questo scontro è stato rappresentato
con lo psicodramma con l’intervanto di Monica accanto a Paolo.
Emerge in modo forte la rabbia, la frustrazione e il senso di
incomprensione e di mancanza di rispetto. C’è come un grido
liberatorio in questa interpretazione.
In questo momento delicato, Elisabetta e Giusi non reggono la
tensione ed escono per un caffè. Gli altri criticano questa uscita per
via dell’ importanza di questo momento.
Il gruppo sembra avere iniziato a valorizzare ogni membro. Si è
offerto un buon sostegno e un’iniziale elaborazione di vissuti ed
emozioni. Si è avviata una riflessione per provare a controllare gli
impulsi, grazie allo scambio relazionale ricco. Il gruppo ora funziona
come un tutto.
9- INCONTRO DI MART 28 FEB 2006
Al Nono incontro sono presenti Paolo, Andrea, Monica, Giusi
ed Elisabetta. Manca Michela per motivi di salute fisica.
108
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
Sottopongo nuovamente i tests TAT e IR per cogliere eventuali
cambiamenti.
Propongo poi il tema dimissioni e delle paure a esse connesse.
Paolo è estremamente preoccupato, soprattutto in relazione allo
scontro con la realtà. Teme di avere una ricaduta. Non si sente guarito
e con le difese ancora insufficienti ad affrontare i problemi. E’
perfezionista e ciò gli aumenta la difficoltà nelle attività quotidiane.
Teme di aver inoltre perso degli appuntamenti con la vita. E lo
preoccupa il fatto di sentirsi in obbligo a giustificare la sua assenza
raccontando bugie. Gli dico che non deve sentire questo obbligo di
dare spiegazioni. E’ un discorso privato e si può semplicemente
parlare di problemi personali e/o familiari.
Andrea sente invece il peso della quotidianità come monotona e
inutile. Il giorno successivo viene dimesso. Ritorna a casa volentieri
ma non è felice. Comunque ha intenzione di rilanciarsi con il
volontariato, perché ne avverte l’utilità.
Anche Elisabetta ha paura della routine esterna, mentre dentro
si sente protetta e quasi serena.
Giusi ha provato un tentativo di rientro per due giorni, ma è
scoppiata piangere, perché ha il rifiuto verso la figlia. E’ troppo
impegnativo fare la madre ora. Le si è di nuovo scatenata l’ansia,
poiché a casa si sente in prigione. Il padre e il marito premono per le
dimissioni e sono anche delusi per gli scarsi miglioramenti di salute di
Giusi. Le sembra di non trovare vie di uscita e di essere in un vicolo
cieco.
109
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
Dato che tutti i medici le hanno escluso una patologia organica
agli occhi, le dico che forse la sua cecità è più interna, forse è quel
vicolo cieco di cui ha appena parlato in relazione alla difficoltà ad
accettare certi problemi familiari. Lei infatti più volte ha fatto capire
di non sentirsi all’altezza delle situazioni: avverte senso di colpa verso
i genitori che si occupano di sua figlia, e verso il marito che si sente
deluso da lei e infine verso la figlia che lei trascura.
Monica, già dimessa dall’ inizio degli incontri, testimonia la
vita fuori sia nei suoi aspetti positivi di recupero di un lavoro
stimolante e soddisfacente, sia negativi per l’incomprensione dei
familiari e degli amici e quindi per un vissuto di solitudine.
Paolo riassume il ricovero e la malattia come rifugi, in cui ci si
sente più curati e amati.
Alla fine dell’incontro metto in rilievo come il nostro gruppo sia
in realtà un gruppo nel gruppo della Casa di Cura. E’ un rifugio
importante che però anzichè porre una barriera rispetto al mondo
esterno, cerca di recuperare quel mondo, per reinserirsi e per
agevolare le relazioni affettive, familiari e sociali, dato che esse si
innescano già in questo piccolo gruppo, quasi fosse uno di
allenamento alla vita.
10 INCONTRO DEL 3 MARZO 2006
All’ultimo incontro sono presenti Andrea, Monica, Elisabetta,
Giusi.
110
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
Propongo loro il tema del futuro, di cosa si prospettano e di cosa
pensano di creare.
Andrea che prima era privo di scopi, è soddisfatto di scoprire
sfumature di sé, di ritrovare l’entusiasmo di fare.
Monica è contenta per avere trovato ascolto, comprensione e di
avere potuto parlare in assoluta libertà.
Anche Elisabetta ha apprezzato il confronto e il fatto di non
sentirsi sola.
Giusi ha apprezzato l’occasione del confronto, per vedere più
punti di vista. I problemi sono simili ma la sofferenza è diversa.
Propongo l’ultima rappresentazione scenica di psicodramma
proprio in relazione al fatto che Monica abbia detto di esser riuscita a
esprimere la sua rabbia, in occasione del fallimento dell’azienda.
Piero, il titolare, ha truffato tutti e così in una riunione Monica ha
affrontato in modo diretto Piero, con accuse pesanti, ma fondate.
Questo role-play ha visto in scena Monica insieme a Giusi,
entrambe coerenti, energiche, grintose e aggressive. E’ un ultimo
spazio in gruppo in cui dar prova delle proprie risorse, della propria
spontaneità, creatività, ma anche controllo.
111
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
FOLLOW-UP
Il 15 maggio 2006 ho svolto una breve intervista telefonica, per
riuscire a capire se il gruppo avesse lasciato o meno un segno in
coloro che vi avevano partecipato più attivamente e assiduamente.
Le domande che ho posto erano in relazione allo stato attuale di
salute, al ricordo e all’utilità del gruppo e infine al controllo e gestione
degli impulsi.
Monica dice di trovarsi in uno stato di abbassamento del tono
dell’umore, con meno energia e appetito, pur non essendo depressa.
Anche su sua richiesta esplicita abbiamo ripreso gli incontri di gruppo,
perché avverte il bisogno di uno scambio importante e profondo.
Riesce inoltre a evitare atti impulsivi aggressivi, forse perché ha il
coraggio di parlare di più, di esporsi di più senza vergogna.
Andrea sostiene di avere avuto una buona ripresa con un grande
slancio vitale verso il volontariato. Tuttavia le sue aspettative erano
legate a un’attività prettamente medica, per cui non ha trovato nulla di
soddisfacente. Ora, riavvertendo una forte ansia e angoscia, forse
dipese dalla frustrazione e dall’impossibilità di riattuare il sogno del
medico, corre di nuovo nel rifugio del ricovero, dove si sente a casa,
sicuro. Ammette l’importanza del gruppo per la sua autostima, ma non
gli è bastato per proseguire. Ha riprovato per un paio di giorni
l’automedicazione dell’alcol, quindi ha perso il controllo, per poi
riprenderlo nel momento in cui ha chiesto una mano.
112
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
Michela è rientrata a Reggio Emilia, ma il disturbo lombosacrale l’ha immobilizzata a letto, in attesa di una operazione tra sei
mesi. Assume potenti antidolorifici ed è seguita sempre da una
persona. E’ un po’ demoralizzata a volte, ma dice di avere come
obiettivo, quello di tornare a camminare. Lotta con determinazione,
senza arrendersi. Il gruppo l’ha rafforzata, l’ha fatta sentire parte di un
sistema di persone sensibili. Avrebbe voluto partecipare ad altri
incontri. Non ha avuto brutti pensieri e non ha mai perso il controllo
della sua vita, nonostante i gravi disturbi organici.
Paolo purtroppo dopo un periodo altalenante, si è trovato a
precipitare in una letargia difensiva rispetto all’angoscia depressiva.
Ha perso il controllo in certi momenti, dato che ha pensieri suicidari e
vorrebbe fuggire via. I suoi schemi ossessivi non reggono a contenere
l’angoscia. Il gruppo per lui è stato un riferimento che ora non ha più.
Vuole anche sospendere l’assunzione dei farmaci, che reputa inutili.
Per lui sarebbe stato importante continuare a venire agli incontri,
insieme a Monica. Lo ha fatto in un primo momento, per poi rallentare
e sospendere, quando pensava di non esser più all’altezza del gruppo.
Con una profonda ferita narcisistica alla sua ambizione di
onnipotenza, non poteva più esibirsi. In realtà si vergognava più
innanzi a se stesso che agli altri.
Infine Elisabetta mi parla di una buona ripresa al lavoro,
seppure con difficoltà di concentrazione. Si sente discretamente bene.
Il gruppo per lei è rimasto un luogo di scambio senza giudizio e fatto
di comprensione. Mantiene il controllo, ma teme di perderlo se
dovesse ritornare in fase euforica.
113
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
5 CONCLUSIONI
Ora cerchiamo di vedere dove questa ricerca sperimentale
intensa e stimolante ci ha portato.
Diamo un’occhiata di insieme a questo percorso, nato verso
la metà di gennaio 2006 con colloqui individuali con i pazienti a
cui ho somministrato il test sulla Fragilità Emotiva, proseguito con
i 10 incontri bisettimanali di gruppo, dal 31 gennaio fino al 3
marzo, per concludere con un follow-up a metà maggio.
Possiamo notare che inizialmente nel gruppo si utilizzavano
grosse
difese
relazionali,
quali
aggressività,
evitamento,
sottomissione e seduzione. Il test F.E. aveva fatto emergere la
suscettibilità emotiva, come condizione di partenza. I soggetti cioè
sono piuttosto vulnerabili, ansiosi, avvertono incomprensione e
solitudine, con estrema ansia sociale, per cui hanno faticato a
esporsi al gruppo. Hanno voluto verificare di potersi fidare, per poi
calare le difese sopracitate.
Infatti al terzo /quarto incontro il gruppo inizia ad esser più
coeso e ad avere una forma, una struttura, quella di un sistema di
scambi produttivi, privi di giudizi, empatici, e meno centrati sullo
psicologo e più su interscambi tra tutti i componenti del gruppo.
Successivamente la verbalizzazione con la manifestazione
delle emozioni e degli impulsi è divenuta fondamentale, soprattutto
grazie alla tecnica dello psicodramma. La catarsi emotiva si è
114
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
realizzata, soprattutto in relazione alla rabbia, alla frustrazione del
bisogno di amore, comprensione e accettazione.
I tests iniziali in gruppo sull’ aggressività, cioè l’IR, e su
bisogni, difese e tematiche di conflitti relazionali, cioè il test
proiettivo TAT con figure umane in espressioni ambigue, sono stati
poi ripetuti negli ultimi incontri. Questa duplice somministrazione
ha messo in risalto la progressiva presa di coscienza delle
emozioni, anche quelle più angoscianti, senza ricorrere a barriere.
La visione più chiara, ha anche consentito di controllare
maggiormente gli impulsi, soprattutto quelli distruttivi.
Il gruppo è venuto a costituire un microcosmo protetto, fatto
di regole gradualmente sempre più rispettate. I turni a parlare, la
costanza della presenza agli incontri, lo spegnere i cellulari sono
diventati importanti punti di contatto e condivisione.
Probabilmente i confini con il macrocosmo sociale si sono
però irrigiditi, come se fuori dal gruppo ci fosse il nemico da
combattere. La perdita del gruppo è stata avvertita, con una
difficoltà di elaborazione di questo lutto, e conseguente vissuto
depressivo. Globalmente però gli ex-partecipanti al gruppo
risentono dell’influsso positivo del gruppo, in relazione al migliore
controllo degli impulsi, che loro stessi hanno osservato, e che ha
diminuito l’ansia di perdere il controllo con conseguente senso di
autodeterminazione e migliorata autostima.
115
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
Infine il gruppo ha offerto la possibilità di riattivare scambi
relazionali sani, meno disfunzionali rispetto a quelli da loro
abitualmente messi in atto .
Possiamo quindi dire che il gruppo ha rappresentato un
modello operativo e interattivo, più o meno interiorizzato,
importante e anche uno strumento di crescita propositivo per tutti i
membri del gruppo.
116
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
BIBLIOGRAFIA
AGGRESSIVITA’
• Ancona L. “ Concetto e dinamica del conflitto psichico”.
• American Psychiatric Association. Diagnostic and Statistical
Manual: Mental Disorders. Washington.
• D.C. American Psychiatric Association 1952.
•
American Psychiatric Association. Diagnostic and Statistical
Manual of Mental Disorders. 2nd edition.
• Washington D.C. American Psychiatric Association 1968.
• American Psychiatric Association. Diagnostic and Statistical
Manual of Mental Disorders. 3rd edition.
• Washington D.C. American Psychiatric Association 1980.
• American Psychiatric Association. Diagnostic and Statistical
Manual of Mental Disorders. 3rd edition.
• Revised. Washington D.C. American Psychiatric Association
1987.
• American Psychiatric Association. Diagnostic and Statistical
Manual of Mental Disorders. 4th edition.
• Washington D.C. American Psychiatric Association 1994.
117
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
• American Psychiatric Association. D.S.M. IV Sourcebook. Vol.
2. Washington D.C. American Psychiatric Association 1994b.
• Andrulonis PA. Organic brain dysfunction and the borderline
syndrome. Psychiatr. Clin. North Am 1981; 4: 47-66.
• Blatt SJ, Mc Donald C, Sugarman A. Psycodynamic theories of
opiate
addiction:
new
direction
for
research.
Clinical
Psychology Review 1984; 4: 159-189.
• Bolino F, Di Michele V, Manna V, Di Cicco L, Casacchia M.
Information-processing deficits in schizophrenic and schizoaffective disorders. Journal of Psychophysiology 1993; 7, 4:
348-349.
• Coser L.A. “ Le funzioni del conflitto sociale”, Feltrinelli, Mi,
1969.
118
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
ARGOMENTI DI MEDICINA SOCIALE
• Bolino F, De Michele V, Di Cicco L, Manna V, Daneluzzo E,
Casacchia M. Sensorimotor gating and habituation evoked by
electro-cutaneous stimulation in schizophrenia. Biological
Psychiatry. 1994; 36: 670-679.
• Campbell M, Perry R, Green WH. Use of lithium in children
and adolescents. Psychosomatics 1984; 25 : 95-101.
• Cassano GB. Manuale di Psichiatria. Torino: UTET; 1994.
• Clerici M, Carta I, Cazzullo CL. Substance abuse and
psychopathology: a diagnostic screening of Italian narcotics
addicts. Social. Psychiatry Psychiatr. Epidemiol. 1989; 24: 219223.
• Eichelman B. Aggressive behavior: from laboratory to clinics.
Quo vadis? Arch. Gen. Psychiatry 1992; 49: 488-492.
• Elliott FA. Propanolol for the control of belligerent behavior
following acute brain damage. Ann. Neurol. 1. 1977; 489-491.
• Elliott FA. Neurology of aggression and episodic dyscontrol.
Semin. Neurol. 1990; 10: 303-311.
• Fava
M.
Psychopharmacologic
treatment
of
pathologic
aggression. In: The Psychiatric Clinic of North America. Edited
by Fava M. Philadelphia. W.B. Saunders 1997.
• Felthous AR, Bryant SG, Wingerter CB. The diagnosis of
intermittent explosive disorder in violent men. Bull. Am. Acad.
Psychiatry Law 1991; 19: 71-79.
119
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
• Gardner DL, Cowdry RW. Borderline personality disorder: a
research challenge. Biol. Psychiatry 1989; 26: 655-658.
• Gibbens TCN, Prince J. Shoplifting. London. Institute for the
Study and Treatment of Delinquency 1962.
• Hales RE, Yudofsky SC, Talbott JA. The American Psychiatric
Association Textbook of Psychiatry. American Psychiatric
Press 1999.
• Hollander E, Kwon J H, Stein D J.. Obsessive-compulsive and
spectrum disorders: overview and quality of life issues. J. Clin.
Psychiatry 1996; 57: 3-6.
• Huesman LR.. An information processing model for the
development of aggression. Aggressive Behaviour 1988; 14:
13-24.
• Kafka MP, Coleman E. Serotonin and paraphilias : the
convergence of mood. impulse and compulsive disorders
(editorial). N. Eng. J. Med. 1989; 11: 223- 224.
• Kavoussi R, Armstead P, Coccaro E. The neurobiology of
impulsive aggression. In: The Psychiatric Clinic of North
America. Edited by Fava M. Philadelphia. W.B. Saunders 1997.
• Khantzian EJ, Treece C. DSM-III psychiatric diagnosis of
narcotic addicts: recent findings. Arch. Gen. Psychiatriy 1985;
42: 1065-1071.
• Kruesi MJP, Hibbs E D, Zahn TP. A 2 years prospective
follow-up study of children and adolescents with disruptive
behavior disorders: prediction by cerebrospinal fluid 5-
120
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
hydroxyindolacetic acid. homovanillic acid and autonomic
measures? Arch Gen Psychiatry 49 1992; 429-435.
• Manna V. La reazione di allerta nei pazienti schizofrenici.
Modificazioni dei parametri neurofisiologici e loro significato
funzionale. Gazzetta Sanitaria della Daunia 44 1994; 1: 40-48.
• Manna V, Mescia G, Ferrone MC, Giordano MA. Ouroboros il
serpente alchemico. Verso l’integrazione tra psicoterapia e
farmacoterapia nel trattamento dei disturbi mentali correlati
all’abuso di sostanze. Giornale Italiano di Psicopatologia 2
1998; 209-216.
• Manna V, Mescia G, Ferrone CM, Lattanzio M. I nuovi volti
del disagio giovanile. Prospettive di prevenzione sociale in uno
studio del Ser.T. dell’ASL FG/3. Difesa Sociale. Rivista
dell’Istituto Italiano di Medicina Sociale 1999; 1: 83-97.
• Manna V, Comorbidità psichiatrica delle farmaco-tossicodipendenze. Medicina della Tossicodipendenze n. 26-27 2000;
66-76.
• Manna V, Monografia di “Medicina delle Dipendenze” di
pagine 357 in dodici capitoli.
121
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
DIFESA SOCIALE
• Chiarini C. “ Fragilità emotiva, sintomatologia depressa e
benessere percepito in pazienti psichiatrici e in controlli sani “,
Tesi di laurea in teorie e tecniche dei tests, 2004.
• Pubblicazione “on line” sul sito www.salus.it – Portale Italiano
di Medicina 2001a.
• Manna V. Therapeutic effects of paroxetine on the cocaine
abuse in heroin addicts. Heroin addiction and related clinical
problems 2001b; 1: 23-28.
• Manna V, Ruggiero S. Dipendenze patologiche da sostanze:
comorbidità psichiatrica o continuum psicopatologico? Rivista
di Psichiatria 2001c; 36, 1: 1-13.
• Manna V, Ferrone MC. Alcol-dipendenza. abuso di sostanze e
craving: considerazioni cliniche e proposta di un trattamento
integrato
multimodale.
Bollettino
Italiano
delle
Farmacodipendenze e l’Alcolismo 2001d; 1: 50-61.
• Manna V, Ferrone MC, Del Giudice T, Impedovo C.
Depressione e dipendenza patologica da alcol: il trattamento
integrato
multimodale.
Dal
fare
al
dire
–
periodico
d’informazione e confronto sulle patologie da dipendenza
2001e; 2: 8-16.
• Manna V. Dipendenze patologiche da sostanze e depressione:
verso
il
trattamento
integrato
multi-modale.
Minerva
Psichiatrica; 2002. 43.1. p. 29-35.
122
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
• Manna V, Daniele MT, Pinto M. Psicosi e dipendenze
patologiche da sostanze: verso il trattamento integrato
multimodale. Giornale Italiano di Psicopatologia 2002; 8, 1: 3658.
• Manna V, Daniele MT, Pinto M. Disedonia. Ruolo della
disregolazione
omeostatica
edonica
nelle
dipendenze
patologiche da sostanze ed in altri disturbi psico-patologici.
Giornale Italiano di Psicopatologia 2003; 1, 9: 71-92.
• Manna V, Daniele MT, Pinto M. Fattori etiopatogenetici del
disturbo borderline di personalità. Giornale Italiano di
Psicopatologia in press 2004.
• Mark V, Ervin F. Violence and the brain. New York. Harper &
Row; 1970.
• Mattes JA.. Psychopharmacology of temper outbursts: a review.
J. Nerv. Ment. Dis. 174 1986; 464.
• Mattes JA. Comparative effectiveness of carbamazepine and
propanolol for rage autburts: a review.
• J. Neuropsychiatry Clin. Neurosci. 2 1990; 159-164.
• Mattes JA, Rosenberg J, Mays D. Carbamazepine versus
propanolol in patients with uncontrolled rage outbursts: a
random assignment study. Psychopharmacol. Bull 1984; 20: 98100.
• Mc Elroy SL, Pope HG, Keck PE. Are impulse-control
disorders related to bipolar disorders? Compr. Psychiatry 1996;
37: 229-240.
123
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
• Mc Elroy SL, Hudson JL, Pope HG. The DSM-III-R impulse
control
disorders
not
elsewhere
classified:
clinical
characteristics and relationship to other psychiatric disorders.
Am. J. Psychiatry 149 1992; 318-327.
• Mc Elroy SL, Soutollo CA, Beckman DA. DSM IV intermittent
explosive disorder: a report of 27 cases. J. Clin. Psychiatry 59
1998; 203-210.
• Menninger KA. The vital balance. New York: Viking; 1963.
• Menninger KA, Mayman M.. Episodic dyscontrol: a third order
of stress adaptation. Bull. Menninger Clin 1956; 20: 153-165.
• MERIKANGAS J. R..1981.The neurology of violence. In:
Merikangas J. R.. ed. Brain Behavior Relationship. Lexington.
Lexington Books.
• Monopolis S, Lion JR. Problems in the diagnosis of intermittent
explosive disorder. Am. J. Psychiatry 140 1983; 1200-1202.
• Monroe RR. Episodic behavioral disorder. Cambridge: MA.
Harvard University Press; 1970.
• Nace EP, Davis CW, Gaspari JP. Axis II comorbidity in
substance abusers. Am. J. Psychiatry 1991; 148: 118-120.
• Pani PP, Carta M, Rudas N. Eterogeneità psicopatologica nel
tossicodipendente da oppiacei. Minerva Psichiatrica 1991; 32.
3. 145-149.
• Regier DA, Farmer ME, Rae BS. Comorbidity of mental
disorders with alcohol and other drug abuse: results from the
Epidemiologic Catchment Area (ECA) Study. JAMA 1990;
264: 25112518.
124
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
• Rounsaville BJ, Kosten TR, Weissman MM, Kleber HD.
Prognostic significance of psycophathology in treated opiate
addicts. A 2.5-year follow-up study. Arch. Gen. Psychiatry
1986; 43: 739-743.
• Rounsaville BJ, Anton SF, Carrol K. Psychiatric Diagnoses of
treatment-seeking cocaine abusers.
• Arch. Gen. Psychiatry 1991; 48: 43-51.
• Sheard MH. Clinical pharmacology of aggressive behavior.
Clin. Neuro-pharmacol 1988; 11: 483-492.
• Sheard MH, Marini JL, Bridges CI. The effect of lithium on
impulsive aggressive behavior in man. Am. J. Psychiatry 1976;
133: 1409-1413.
• Stone JL, Mc Daniel KD, Hughes JR. Episodic dyscontrol
disorder and paroxysmal EEG abnormalities: successful
treatment with carbamazepine. Biol. Psychiatry 21 1986; 208212.
• Stone M. H. Follow-up a lungo termine di pazienti borderline:
risultati del campione P.I.-500 e della pratica privata. NOOS
1995; 1. 2: 95-109.
• Swedo SE, Leonard HL, Rapaport JL. A double-blind
comparison of clomipramine and desimipramine in the
treatment of trichotillomania. Arch. Gen. Psychiatry 48 1991;
828-833.
• Tardiff K. The current state of psychiatry in the treatment of
violent patients. Arch. Gen. Psychiatry 49 1992; 493-499.
125
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
• Tempesta E, Carta I, Pirrongelli C, Clerici M. Valutazione
dell’incidenza dei disturbi psichiatrici in due popolazioni di
tossicodipendenti secondo il DSM III. Bollettino Italiano delle
Farmacodipendenze e l’Alcolismo IX 1986; 4-5-6: 39-42.
• Vaillant GE. The alcohol-dependent and drug-dependent
person. In: Nicholi A M. Jr. Ed. The New Harvard Guide to
Psychiatry. Belknap Press of Harvard University Press.
Cambridge. MA 1988.
• Van Reekum R, Links PS, Boiago I. Fattori costituzionali del
disturbo borderline di personalità.
• Genetica disfunzioni cerebrali e markers biologici. In: Paris J.
Ed. Il Disturbo Borderline di Personalità. Eziologia e
trattamento. Milano: Raffaello Cortina; 1995.
• Van Der Kolk BA. The compulsion to repeat the trauma:
attachment. reenactment and masochism. Psychiatr. Clin. North
Am. 12 1989; 389-411.
• Valzelli L. Psychobiology of Aggression. New York: Raven
Press; 1981.
• Virkkunen M, Nuutila A, Goodwin FK. Cerebrospinal fluid
monoamine metabolite levels in male arsonists. Arch. Gen.
Psychiatry 44 1987; 241-247.
• Virkkunen M, De Jong J, Bartko L. Psychobiological
concomitants of history of suicide attempts among violent
offenders and impulsive fire setters. Arch. Gen. Psychiatry 46
1989; 604-606.
126
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
• Virkkunen M, Rawling R, Takola R.CSF biochemistries
glucose metabolism and diurnal activity rhytms in alcoholic
violent offenders fire setters and healthy volunteers. Arch. Gen.
Psychiatry 51 1994; 20-27.
• Virkkunen M, Eggert M, Rawling R. A prospective follow-up
study of alcoholic violent offenders and fire setters. Arch. Gen.
Psychiatry 53 1996; 523-529.
• Williams DT, Mehl R, Yudofsky S. The effects of propanolol
on uncontrolled rage outbursts in children and adolescents with
organic brain dysfunction. J. Am. Acad. Child Psychiatry 21
1982; 129-135.
• World Health Organization. International Classification of
Diseases 9th Revision. Clinical Modification. Ann Arbor. MI.
Commission on Professional and Hospital Activities 1978.
• Yudofsky S, Williams DT, Gorman J. Propanolol in the
treatment of rage and violent behavior in patients with chronic
brain syndromes. Am. J. Psychiatry 138 1981; 218-220.
127
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
GRUPPO E PSICOLOGIA SOCIALE
• ASCH S., “ PSICOLOGIA SOCIALE”, S.E.I, TORINO, 1963.
• BATESON G., “ VERSO UN’ECOLOGIA DELLA MENTE”, ADELPHI,
MI, 2000.
• COMOGLIO M., CARDOSO M.A., Insegnare e apprendere in
gruppo. Il Cooperative learning, LAS, Roma, 1996.
• Brown, Zinkin, “La psiche e il mondo sociale“, Cortina
• Foulkes S.H., Anthony E.J., “L’approccio psicoanalitico alla
psicoterapia di gruppo”.
• Jung C. G., “Gli archetipi
e l’ inconscio collettivo “,
Boringhieri, 1980.
• Lewin K. “Il bambino nell’ ambiente sociale”, Nuova Italia, Fi,
1963.
• Lewin K., “Teoria dinamica della personalità”, Università, Fi,
1972.
• Lewin K., “Teoria e sperimentazione in psicologia sociale“,
Mulino, Bo, 1990.
• Luckmann T. , “La costruzione sociale della realtà“, Mulino,
Bo, 1969.
128
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
TESTS
• Caparra G.V., “Personalità e aggressività”, Bulzoni, Roma,
1981.
• Caparra G.V., Perugini M., Barbaranelli C., Pastorelli C.,
“Questionario F.E.”, O.S., FI, 1991.
• Caparra G.V., Perugini M., Barbaranelli C., Pastorelli C.,
“Questionario I.R.”, O.S. , FI, 1992.
• Murray H., “Tematic apperception test- TAT-“, 1943.
• Machover , “Test della figura umana”, 1949.
• Tirelli G., Imboscati A., “Il TAT secondo la sistematica di
Bellack” , OS, 1964.
• Widlocher D., “Interpretazione dei disegni infantili”, Armando,
Roma, 1968.
PSICOANALISI E GESTALT
• Bolwby J., “L’ attaccamento alla madre“, Boringhieri, To,
1972.
• Bowlby J. “La separazione dalla madre”, Boringhieri, To,
1976.
• Boria G. “Psicoterapia psicodrammatica“, FrancoAngeli, 2005.
• Hartman H., “Psicologia dell’Io e problemi dell’adattamento”,
Boringhieri, To, 1968.
• Klein M. “Amore, odio e riparazione“, Astrolabio, Roma, 1965.
• Klein M. “La psicoanalisi dei bambini”, Martinelli, Fi, 1970.
129
ISTITUTO MEME
. - MODENA ASSOCIATO UNIVERSITE EUROPEENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L BRUXELLES
S.R.L
ALESSANDRA CHIARINI – CRIMINOLOGIA - PRIMO ANNO A.A. 2005/06
• Koheler W., “La psicologia della forma“, Feltrinelli , Mi, 1992.
• Koffka K., “Principi di psicologia della forma“, Boringhieri,
To, 1970.
• Moreno J.L. , “Psicodramma” ,Volume 1- 1946, Volume 2,
1959.
• Musatti C. L., “Trattato di psicoanalisi”, Torino, 1954.
• Nobili D. “La mamma cattiva“, Guaraldi, Firenze, 1975.
• Wertheimer M. , “Il pensiero produttivo“, Edit. Universitaria,
Fi, 1965.
• Winnicott D., ”Sviluppo affettivo e ambiente“, Armando,
Roma, 1970.
• Spitz R.A., “Il no e il sì”, Armando, Roma, 1970.
130
Scarica

il gruppo contenitore degli impulsi