Comunicare bene con se stessi
per vivere meglio con gli altri
La comunicazione con noi stessi costituisce una premessa
indispensabile per poter comunicare meglio con gli altri.
Infatti, molti dei nostri conflitti interni vengono spesso
involontariamente proiettati sugli altri, provocando
incomprensioni, disagi ed inevitabili blocchi della
comunicazione.
È molto difficile comprendere gli altri, i loro problemi, i
loro sentimenti e stati d’animo e comunicare con loro se
non siamo in grado di riconoscere questi aspetti prima di
tutto dentro di noi.
Il modo in cui trattiamo gli altri è il riflesso del modo in cui
trattiamo noi stessi.
Per comunicare bene con gli altri è necessario stabilire una
relazione positiva con se stessi.
Come farlo in pratica?
Atteggiamenti da evitare nella
comunicazione con noi stessi
• Focalizzarsi sul problema: ci identifichiamo con il
problema e non con la soluzione (lamento). Molti problemi
hanno una soluzione e sarebbe opportuno chiedersi:
”Come voglio che questa situazione cambi?”
• Catastrofizzare: valutiamo ogni situazione negativa che ci
si presenta come un orribile disastro. E' vero che accadono
ogni giorno imprevisti, eventi sfortunati, errori, ma non
necessariamente si tratta di traumi, tragedie o disastri.
• Aspettarsi il peggio: “E se non supero l’esame?”. Questo
non ci aiuta a comportarci in modo efficace, ma stimola
solo ansia. È più funzionale chiedersi: “Come posso
prepararmi al meglio per l’esame?
• Pensare per stereotipi: tendiamo ad incasellare noi stessi
e gli altri in categorie preconcette ed evitiamo di pensare
alla gente in termini di individui distinti, privandoci della
possibilità di conoscere e comprendere i lati migliori di
coloro che sono oggetto dei nostri pregiudizi.
• Pensare in termini di doveri: “dovrei” è un’espressione
che presuppone delle regole e degli standard di
comportamento; implica delle conseguenze negative se
non ci si adegua.
Questo è plausibile nel caso in cui si “debba” rispettare i
limiti di velocità sulle strade; diventa un problema quando
questo tipo di ragionamento si applica anche ad altre
situazioni di vita che non lo richiederebbero affatto:
“dovrei essere più intelligente” o “a quest'età dovrei già
essere sposata”.
Sarebbe più funzionale sostituire la parola “dovrei” con la
parola “potrei”, dando così a noi stessi una possibilità di
scelta.
Ascoltare in modo attento
e disponibile
Spesso nella nostra comunicazione con gli altri tendiamo a
confondere due elementi: riconoscere e approvare.
Riconoscere i pensieri ed i sentimenti di una persona non
significa approvare o essere d'accordo con le azioni
dell'altro o con il suo modo di percepire e di vivere le
esperienze, né accettare di fare tutto ciò che ci viene
chiesto di fare.
Bisogna distinguere tra questi concetti
1. Udire è la ricezione passiva di messaggi inviati dagli altri
2. Sentire si colloca già ad un livello superiore, in quanto
implica un coinvolgimento emotivo
3. Ascoltare è un'operazione ancora più complessa, in
quanto è un atto volontario di percezione e interpretazione
del messaggio trasmesso.
Alcune persone odono ma non sentono
Altre sentono ma non ascoltano
Chi ascolta veramente si impegna a comprendere
In questo modo arricchiamo le nostre qualità umane e
professionali: ascoltando possiamo apprezzare di più ciò
che fanno i nostri colleghi sul lavoro, come si sentono e
perché; a casa possiamo capire meglio quali sono le
speranze, paure e problemi della nostra famiglia.
Se abbiamo bisogno di sostenere con qualcuno una
conversazione lunga, complessa e delicata dal punto di
vista emotivo, il fatto di spiegare brevemente l'obiettivo
della nostra conversazione e renderci conto se il nostro
interlocutore intende parteciparvi potrà veramente fare la
differenza in termini di Efficacia Comunicativa.
[Esempio: “Ciao Maria. Ho bisogno del tuo aiuto nel
nostro progetto. Hai un minuto per parlarne?”].
In questo modo abbiamo una serie di vantaggi:
• Diamo all'altro la possibilità di accettare o rifiutare il
nostro invito. Sappiamo quindi che, se partecipa, lo farà
con maggiore motivazione.
• Capire in anticipo l'obiettivo della nostra conversazione
aiuta l'altro a comprenderla meglio, sia in termini di parole,
sia in termini di linguaggio del corpo.
• Diamo la possibilità al nostro interlocutore di prepararsi
psicologicamente a ciò che verrà detto.
• Aiutiamo l'interlocutore a comprendere il ruolo che
vogliamo che assuma nella conversazione.
Perché imparare a comunicare rappresenta
una vera e propria sfida?
• Tenere in considerazione i bisogni e le ragioni degli altri
non è così immediato come far valere esclusivamente i
propri. Per imparare a cooperare è necessario molto
impegno, sensibilità e pratica.
• Il nostro modo di comunicare si intreccia profondamente
con la nostra personalità o con la “storia di vita” (esempio
del bambino rimproverato quando esprimeva un
opinione/bisogno). Quindi, apprendere modi alternativi di
comunicare va a cozzare contro abitudini ben radicate in
noi.
• Implica la consapevolezza del tipo di messaggi verbali e
non verbali che stiamo inviando. Partecipare ad una
conversazione e, al tempo stesso, osservarla è un compito
complesso che si acquisisce solo con la pratica.
• Siamo continuamente circondati da esempi di cattiva
comunicazione, specialmente in televisione.
…concludendo…
I pensieri che attraversano la nostra mente condizionano la
nostra visione del mondo, le nostre attitudini e le relazioni
con gli altri.
Per capire l’impatto massiccio, anche se invisibile, di
questi pensieri sui nostri rapporti interpersonali,
immaginiamo un albero.
I frutti di quest’albero sono i
nostri rapporti con gli altri.
Magari, guardando questi frutti, ci rendiamo conto che non
ci piacciono tanto: non ce ne sono abbastanza, sono troppo
piccoli o non hanno un buon sapore.
La maggior parte di noi pone più attenzione e sforzo a
cambiare i frutti. Ma cos’è che genera questi frutti?
Il seme e le radici.
Ciò che si trova sotto il cielo
crea ciò che appare ai nostri occhi.
Ciò che non si vede
crea ciò che si vede.
Se vuoi cambiare i frutti dovrai modificare le radici.
Se vuoi cambiare il visibile, dovrai trasformare l’invisibile.
Nelle nostre relazioni ciò che non si vede
spiega pienamente ciò che si manifesta all’esterno
attraverso la comunicazione.
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