Il sistema prossemico e
aptico
Il sistema prossemico e aptico sono
dei sistemi di contatto
Il sistema prossemico: concerne la
percezione, l’organizzazione e l’uso
dello spazio, della distanza e del
territorio nei confronti degli altri
Il sistema aptico: fa riferimento
all’insieme di azioni di contatto
corporeo con un altro
Prossemica e territorialità
L’uso dello spazio e della distanza
implica un equilibrio instabile fra i
processi affiliativi (di avvicinamento)
ed esigenze di riservatezza (di
distanziamento).
La regia di queste oscillazioni tra
affiliazione/ vicinanza e riservatezza/
distanza è mediata dalla gestione
della propria territorialità.
Il territorio è un’area geografica che
assume risvolti e significati
psicologici nel corso degli scambi
comunicativi.
Occorre distinguere tra territorio
pubblico e domestico.
Il primo è il territorio dove gli
individui hanno libertà di accesso,
ma che è regolato da norme e vincoli
ufficiali e convenzionali. La loro
trasgressione è sanzionata.
Nel territorio pubblico, una certa
porzione di spazio è marcata come
propria attraverso segnali ed
indicatori (ad es. oggetti) e può
essere rivendicata come
appartenente al sé in quella data
circostanza.
Nel territorio domestico l’individuo
sente di avere libertà di movimento
in maniera regolare ed abituale.
Sente di possederne il controllo.
Di norma il territorio domestico è
nettamente distinto da quello
pubblico attraverso precisi confini sia
fisici (la porta di casa), sia legali
(proprietà privata), sia psicologici
(reazione ad una invasione del
proprio territorio).
La gestione del territorio personale
concerne anche la regolazione della
distanza spaziale che rappresenta un
buon indicatore della distanza
comunicativa tra le persone
Zona intima (fra 0 e 0.5 m circa): è
la distanza delle relazioni intime . Ci
si può toccare, sentire l’odore del
partner, parlare sottovoce.
Zona personale (fra 0.5 e 1m circa):
è l’area invisibile che circonda in
maniera costante il nostro corpo e la
cui distanza varia da interazione a
interazione. E’ possibile toccare
l’altro, vederlo in modo distinto, ma
non sentirne l’odore.
Zona sociale (fra 1 e circa 4 m): è la
distanza per le interazioni meno
personali; è il territorio in cui
l’individuo sente di avere libertà di
movimento in maniera regolare e
abituale.
Zona pubblica (oltre i 4 m): è la
distanza ottenuta in situazioni
pubbliche ufficiali che comporta una
enfatizzazione dei movimenti ed una
intensità elevata della voce.
La regolazione dello spazio può
favorire processi di intimità, di
dominanza e di manipolazione.
Tanto più spazio uno ha a propria
disposizione, tanto più gode di una
posizione sociale elevata.
Esistono delle differenze culturali
nella prossemica.
Le popolazioni europee, asiatiche ed
indiane sono caratterizzate da una
cultura della distanza.
le popolazioni arabe, sudamericane e
latine sono caratterizzate da una
cultura della vicinanza.
Nelle culture occidentali lo spazio
pubblico può diventare privato (ad es.
“questo posto è mio”).
Nelle culture arabe lo spazio pubblico
continua a restare pubblico.
L’aptica concerne le azioni di contatto
corporeo nei confronti di altri. Si
tratta di uno dei bisogni fondamentali
della specie umana, al pari delle altre
specie animali.
Nei primati non umani una
considerevole quantità di tempo è
trascorsa nell’attività di grooming
che comporta un prolungato contatto
fisico e che mantiene relazioni di
affiliazione, dominanza e
sottomissione.
Che cos’è il grooming?
Azione prolungata di pulizia e toelettatura
reciproca del pelo. Si stabiliscono rapporti più forti
di affiliazione e può essere indipendente da una
effettiva consanguineità, ma basata sulla storia
passata o su esperienze condivise.
Nel corso del periodo neonatale e
dell’infanzia il tatto è uno dei canali
più importanti di comunicazione
I bambini piccoli manifestano un
bisogno innato di contatto corporeo
per ragioni fisiologiche (allattamento)
e psicologiche (rassicurazione)
Nell’aptica si è soliti distinguere...
Sequenze di contatto reciproco:
formate da due o più azioni di
contatto compiute in modo reciproco
nel corso della medesima interazione.
Questa ripetizione comporta una
funzione di supporto affettivo
all’interno di una relazione di parità
Contatto individuale: è unidirezionale
ed è rivolto da un soggetto ad un
altro.
Nei rapporti amorosi...
Gli effetti del contatto corporeo: la
persona che tocca, in generale è
ritenuta cordiale, disponibile,
estroversa (ad es. camerieri,
bibliotecari...)
Al contrario il contatto corporeo può
suscitare reazioni negative di
fastidio, irritazione se viene percepito
come forma di invasione.
Il sistema cronemico
La cronemica concerne il modo in cui gli
individui percepiscono il tempo per
scandire la propria esperienza.
E’ un’area di ricerca nella CNV ancora agli
inizi
Fa parte della cronobiologia, è inflenzata
dai ritmi circadiani come l’alternanza
sonno-veglia
Bisogna distinguere i ritmi circadiani da…
I cicli infradiani (che hanno cicli
superiori al giorno come ad es. il
ciclo mestruale)
I cicli ultradiani (che hanno cicli
inferiori al giorno come ad es. il
ritmo respiratorio)
I cicli circadiani mantengono la loro
periodicità grazie a fattori ambientali
come ad es. il ciclo luce-buio
Alcune variazioni sono però date da fattori
culturali
Culture veloci, in cui è presente una
prospettiva temporale orientata al futuro,
che prevede una pianificazione di
traguardi a medio e lungo termine
(obiettivo distale)
I vincoli temporali sono forti e favoriscono
un’organizzazione delle attività secondo
una scansione temporale che prevede di
realizzare un’attività per volta
(monocronia)
Le culture lente invece hanno una
prospettiva temporale orientata al
passato (tradizione) e al presente,
senza l’esigenza di una
programmazione anticipata.
La modesta suddivisione dei lavori e
la limitata specializzazione del tempo
consentono la compresenza di
diverse attività svolte (policronia)
Che cosa ha a che fare questo con la
comunicazione?
Ogni soggetto è portatore di uno
specifico ritmo personale che dà per
scontato sia eguale a quello degli
altri
La comunicazione con soggetti che
hanno ritmi biologici differenti può
generare distonie e condizioni di
disagio.
ad esempio i turni di parola
La cronemica indica la presenza di
tempi e ritmi diversi nell’interazione
comunicativa. Non soltanto è
necessaria la sintonia semantica per
generare un atto comunicativo
unitario, ma vi è altresì la necessità
della sincronia comunicativa come
capacità di sintonizzare il flusso
comunicativo al fine di ottenere una
sequenza regolare e fluida di scambi.
Le funzioni della comunicazione non
verbale
La manifestazione delle emozioni e
dell’intimità.
La CNV svolge una funzione fondamentale
nelle relazioni di intimità. In questi casi
aumentano la frequenza e l’intensità dei
sorrisi, dei contatti oculari e corporei; lo
spazio prossemico si riduce e la voce
diventa flessibile, modulata e calda.
Relazioni di potere e di persuasione
La CNV assume una funzione essenziale
nella definizione, mantenimento e difesa
della relazione di dominanza.
Ad es. la postura espansiva e rilassata con
la disposizione asimmetrica degli arti
superiori ed inferiori è un chiaro segnale
non verbale di dominanza
Il processo di persuasione è notevolmente
influenzato dall’impiego di una serie di
segnali non verbali.
La conversazione
La conversazione è un fenomeno di
comunicazione a più canali che
implica segnali verbali e non verbali.
E’ l’argomento che richiede di
prendere in considerazione sia le
relazioni strutturali tra i segnali
verbali e non verbali della
comunicazione, sia il loro significato
funzionale nel trasmettere
informazioni.
Definizione di conversazione come
Configurazione di segni provenienti da più
canali
Noi ci soffermeremo ad analizzare gli
aspetti costitutivi e funzionali operanti
negli scambi conversazionali
Grice
“Gli scambi verbali non consistono
normalmente di una successione di
frasi sconnesse, e sarebbe
irragionevole se fosse così. Essi sono
tipicamente azioni almeno in parte
cooperative, e ciascun partecipante
riconosce in essi, entro certi limiti,
uno scopo comune o un insieme di
scopi comuni o almeno una direzione
reciprocamente accettata” (Grice,
1975)
Due elementi fondamentali
il carattere di attività sociale regolata
(basata sul principio di cooperazione)
il principio di cooperazione (massime
conversazionali)
massima della quantità, che si
riferisce alla quantità di
informazioni da fornire e che
include altre due massime
A) Dà un contributo tanto informativo
quanto richiesto
B) B) Non dare un contributo più
informativo di quanto richiesto
massima della qualità che rappresenta la
condizione per l’accettabilità stessa del
discorso.
Massima generale
“tenta di dare un contributo che sia vero”
Massime specifiche
Non dire ciò che credi essere falso
Non dire ciò per cui non hai le prove
della relazione, che prescrive che la
comunicazione sia rilevante
“sii pertinente”
Il modo che si riferisce a come si dice ciò
che viene detto
“sii perspicuo”
a) Evita le oscurità di espressione
b) evita l’ambiguità
c) sii breve
d) sii ordinato nell’espressione
Queste massime non vanno intese
come norme di una corretta
conversazione, ma costituiscono
piuttosto punti di riferimento di tipo
interpretativo, utili per individuare un
andamento regolare del discorso.
Si può comunque far notare che può
essere più importante osservare
alcune massime rispetto ad altre. Chi
non rispetta la massima “sii breve”, si
espone a critiche meno severe di chi
dice qualcosa che ritiene falso.
Una caratteristica fondamentale che
interviene nel processo di organizzazione
degli scambi conversazionali concerne il loro
essere guidati da scopi e piani, il seguire
regole e procedure, l’articolarsi in sequenze.
Un altro tratto caratteristico della
conversazione è la sua frammentarietà, nel
senso che essa è comprensibile e
analizzabile solo in relazione ad un dato
contesto di riferimento. In ogni
conversazione vi sono elementi non
esplicitati in modo diretto, ma assunti
implicitamente , suggeriti, presupposti del
discorso stesso.
La conversazione come azione guidata
da scopi e piani
La conversazione può essere
analizzata come attività guidata da
scopi che una persona compie nei
riguardi di un’altra persona.
Produrre una frase per comunicare è
compiere un’azione e può essere
concepita come attività fatta per
raggiungere uno scopo.
Modello scopistico delle attività
Nell’analisi della conversazione noi
dobbiamo tenere presenti
Sia i processi cognitivi tipici del
pensiero
Sia i meccanismi scopistici operanti in
modo coordinato nella mente
Perché si abbia conversazione
3 condizioni
1) Che A parli con B e B parli ad A. Questo
avviene quando A ha uno scopo per
raggiungere il quale è necessaria la
partecipazione di B
2) Le due frasi devono avere uno scopo in
comune (ad es. domanda-risposta)
3) Anche B deve avere uno scopo, che è
anche lo scopo di A proprio in quanto B sa
che tale scopo è lo scopo di A. La
comunanza di scopi non è fortuita o
In questo quadro la conversazione
viene considerata come
un’interazione sociale cooperativa in
quanto si basa sull’adozione degli
scopi altrui.
Questa ipotesi rimane plausibile
anche nel caso di conversazioni meno
collaborative, quando cioè gli
interlocutori hanno scopi opposti. E’
sempre possibile trovare una
comunanza di scopi come ad esempio
stabilire la verità
Per dirlo con le parole degli autori…
“…riteniamo che ad un qualche livello,
per conversare, vi debba essere
necessariamente cooperazione”
(Castelfranchi e Parisi,
1980)
Un altro aspetto da tenere presente…
Spesso gli scopi vengono ridefiniti
all’interno della relazione tra gli
interlocutori mediante processi di
negoziazione. Si prenda ad esempio la
coppia domanda-risposta: nel formulare la
risposta, il ricevente seleziona certi scopi
fra quelli possibili del parlante,
proponendogli a sua volta una
ridefinizione di quanto detto e rimandando
così all’altro la scelta di accettare la
ridefinizione oppure riaprire la
negoziazione.
Regole e procedure conversazionali
Le relazioni tra le diverse componenti
devono essere formulate in regole.
Nel senso attribuito da Chomsky
secondo cui le regole di un linguaggio
generano tutte e solo le possibili frasi
grammaticali di quel linguaggio
Ma…
Le regole astratte a priori che
presiedono alla produzione e
comprensione di frasi ben formate,
grammaticalmente accettabili e
adeguate ad una situazione
linguistica ideale si devono
completare con
Conoscenze a posteriori culturali e
situazionali. In questo senso si parla
di competenza psicosociale
Ed è intesa come…
La capacità dei parlanti di
trasformare una realtà mentale (il
significato) in una realtà sociale ai
fini della <<comprensione>> che è
considerata lo strumento con cui si
crea la struttura sociale.
Tra i diversi approcci
Goffman e gli etnometodologi
“…studiare la conversazione significa
spiegare i metodi che i soggetti
impiegano per costruire degli scambi
ordinati di parola…”
Raccolgono dati da situazioni naturali
(raccontare una storia, trattare
affari, insegnare, fare scuse…)
Dall’analisi del materiale è emerso
che noi seguiamo delle procedure in
modo automatico.
Gli scambi si succedono in modo
sincronizzato, secondo mosse
coordinate.
Il meccanismo più importante che
opera nelle conversazioni è il
dispositivo del turno
Turn taking
Per quanto riguarda l’attribuzione del
turno, esistono regole che governano
la transazione tra i locutori:
A) il locutore che ha la parola può
selezionare il prossimo locutore
rivolgendogli una domanda: in questo
caso il partecipante scelto ha il dirittodovere di prendere il turno, altre persone
presenti non hanno questo diritto-dovere.
B) se tale tecnica non viene messa in atto,
allora gli interlocutori possono
autoselezionarsi: chi parla per primo
acquisisce diritto al turno
Esistono poi delle procedure per
trattare gli errori e le violazioni dei
turni di parola
Un esempio di questo è quando una
delle parti cessa di parlare ponendo
fine alla sovrapposizione di locutori e
alla violazione della regola “un
locutore alla volta”
Un altro aspetto della conversazione…
Sequenze di apertura e di chiusura
delle conversazioni.
Sono dispositivi che innestano e
sospendono il funzionamento dei
turni
Ciò avviene tipicamente applicando
una coppia adiacente
Per coppia adiacente si intende una
sequenza di due enunciati, collocati
l’uno di seguito all’altro in modo da
costituire la prima parte e la seconda
parte della coppia e pronunciati da
due diversi locutori.
Domanda-risposta
Invito-accettazione (o rifiuto)
Interpellazione- risposta
Ad esempio prendiamo la coppia
interpellazione- risposta
Non terminalità: chi interpella qualcuno,
dopo aver ricevuto una risposta si trova
obbligato a parlare nuovamente, non può
terminare la conversazione. Questa coppia
funziona per ulteriori scambi comunicativi.
Non ripetibilità: se un richiamo ha
ricevuto una risposta, non è possibile
ripetere la stessa sequenza
Pertinenza condizionale: il
comportamento verbale degli interlocutori
in questa sequenza non è casuale, non si
può scegliere “impunemente di non
rispondere. Se lo facciamo, questo
provoca una serie di deduzioni
socialmente rilevanti.
Chiusura
Per chiudere la conversazione,
dunque per arrivare a
sospendere l’alternanza dei turni
esistono alcune regole
Prechiusure
“va bene…”
“allora…”
Chiudere la conversazione
O avviare un turno libero.
Dire e non dire…il presupposto e
l’implicito
Ci sono elementi non comunicati
esplicitamente, ma suggeriti, insinuati,
lasciati intendere, presupposti
Spesso inoltre le frasi delle conversazioni
sono incomplete ed ambigue
(indessicabili). Il significato è
profondamente incorporato nella struttura
dell’interazione.
Conoscenza di senso comune
Procedure interpretative
A) la reciprocità delle aspettative: un
interlocutore assume che fino a prova
contraria gli altri vedano le cose e diano
significati agli oggetti nel suo stesso modo
B) le forme normali: l’interlocutore
assume esista un sistema standardizzato e
comune di segnali
C) Il principio degli “et cetera”: l’individuo
assume che comunque gli interlocutori
riempiano di significato le ventuali lacune
D) i vocabolari descrittivi come espressioni
indessicali: l’individuo assume che il
linguaggio venga usato nello stesso modo
per riferirsi a passate e presenti
esperienze, che comunque non possono
mai essere completamente verbalizzate
Questi principi riflettono una
contestualità del significato, inteso
come risultato dell’interazione sociale
dei membri.
Noi abitualmente ci serviamo di
impliciti
Presupposizioni semantiche
Presupposizioni pragmatiche
Presupposizioni semantiche
Sono elementi iscritti nelle
rappresentazioni semantiche di un
termine sono cioè parte della
significazione letterale di
un’espressione, indipendentemente
dall’uso che ne viene fatto
“X è ritornato in prigione”
Le presupposizioni pragmatiche
Sono forme di implicito presenti nella
conversazione, ma non codificate nel
lessico, dunque non iscritte nelle
rappresentazioni semantiche dei
singoli termini, ma dipendenti dal
contesto in cui compaiono.
Grice ha evidenziato il ruolo delle
implicature conversazionali: l’atto di
implicare, di dare ad intendere
qualcosa.
Se in una conversazione si verifica
uno scarto rispetto alle massime, si
cercherà di dare significato a tale
discrepanza, ricostruendo gli impliciti
non espressi.
Supponiamo ci sia una violazione
delle massime
Due possibilità:
1) rompiamo il principio di
cooperazione
2) presumiamo che il principio
continui ad essere rispettato. Questo
significa che allora l’interlocutore
vuole darmi qualche informazione in
più
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