SCHEDA STORICA
del
CONVENTO DI BAGNOREGIO
trascritta e adattata da Agostino Mallucci da
B.Theuli - A.Coccia, La Provincia Romana dei Frati Minori Conventuali dall’origine ai nostri giorni,
Roma 1967, pp. 219-2311
Questo convento di Bagnorea è sotto il titolo di S. Francesco, ma quando sia stato fondato non ha potuto trovarlo.
Il Ciatti vuole che sia stato fondato nello stesso tempo di quello di Montefiascone cioè nel 1222 2. Forse poco dopo, o poco
prima, che il Serafico Padre S. Francesco risanò con le preghiere dei suoi genitori S. Bonaventura, mentre era bambino e per
grave infermità era dai medici considerato in condizioni disperate di salute, come riferisce per altrui sentimento Marco da
Lisbona3. Onde si deve concludere che questo luogo sia antico. E vi è tradizione in quella città che la Chiesa fosse fabbricata
per opera del Santo Dottore (voglio credere risarcita, ovvero ampliata, come si può dedurre da quello che si scriverà sotto), e
che una donna nobile di Alviano travagliata da grave infermità, ne fu liberata per l'orazione del santo, onde venuta in
Bagnorea disse di voler far qualche elemosina alla povera Chiesa, per cui col consiglio di S. Bonaventura facesse fabbricare la
facciata, che sinora si vede con la Porta bella di pietre intagliate.
Detta Chiesa è grande, bella, a tre navate, con organo ed ornamenti sacri. Vi è un'immagine di nostra Signora di
rilievo, di grandissima devozione. Alessandro IV, Sommo Pontefice, vi concedè l'indulgenza di cento giorni per tutti i fratelli
e sorelle della Compagnia eretta in onore della Beatissima Vergine e del P. S. Francesco, purché una volta al mese e nei
giorni solenni si congregassero alla Messa, od alla predica ecc., come dal Breve, che comincia: Licet is de cuius munere venit etc.
Datum Viterbii 6 Non. Oct. Pontificatus anno tertio4. Il Papa Nicolò IV concedette un anno e quaranta giorni d'indulgenza a chi
visitava la nostra Chiesa nelle feste della Beatissima Vergine, del S. P. Francesco, S. Antonio di Padova, S. Chiara e per tutte
le loro ottave, come dal Breve che comincia: Vitae perennis gloria etc. Datum apud Urbem veterem tertio Non. Augusti Pontificatus
anno quarto5. Sisto IV, Sommo Pontefice, concedè cinquanta anni d'indulgenza ed altre tante quarantene nella Cappella, che
in onore si S. Bonaventura doveva fabbricarsi dall'Eminentissimo Cardinale Gabriele Rangoni dei SS. Sergio e Bacco,
estendendola particolarmente a coloro che avessero fatta l'elemosina per detta fabbrica, come dal Breve, che calcia: Etsi
Sedes Apostolica etc. Datum Romae Die 14 Oct. 1482, Pontificatus anno duodecimo6.
Il Padre Ministro Generale, Maestro Francesco Sansone, fece partecipe tutti di beni che si fanno nella Religione,
quelli che erano ascritti alla Compagnia di S. Bonaventura, come per autentica che comincia: Nobilibus ed circumspectis viris etc.
Datum apud Urbem veterem, Die 13 Dec. 1483. Questo Ministro Generale portò dalla Francia il braccio destro di S. Bonaventura
in un vaso d'argento, come si vede dall'inscrizione, che sta nello vaso con queste parole: Frater Franciscus Samson de Senis etc. Il
qual braccio ora si conserva nella Chiesa maggiore di Roda, dedicata a S. Nicolò, sotto l'altare maggiore, dove ancora vi è
una Bibbia scritta in Carta Pergamena, la quale si ritiene che fosse dello stesso S. Bonaventura. La reliquia si porta
solennissimamente in processione, la vigilia del Santo, 13 Luglio, nella nostra Chiesa ed il giorno seguente, finito il Vespro, si
riporta al suo luogo solito, tenendone sempre una chiave il Padre Guardiano del nostro convento.
Vi sono in questa Chiesa le due seguenti memorie. Una di Mons. Domenico Pastorelli, che fu Frate nostro:
DOMINICI PAST. DEI AP. SED. MAIESTATISQ. CAESAR. GRA. ARCH. CALLER. COMMISSI SIBI GREGIS PASTORIS VIGILA NTISS.
POPULI TUTELAE, PAUPERUM SALUTIS VITAE INTEGRlT CONSILIO ELOQUENTIAQ. POLLENTIS, OMNI DENIQ. VIRTUTUM
GENERE DOTATI, CORPUS HIC NON SINE TOTIUS CIVIT. LUCTU, AC DOLORE OBIIT MENSE OCTOBRIS A.D. M. D. XLVII.
OCTAVIANUS PASTORELLUS MAESTISS. POSUIT O. M. C.
E quest'altra:
D. O. M. SATURNAE MANC. LUDOVICAEQ. RUFINAE FID. ET VETURIAE DE PANERRIS BENEMERITAE HERM. ALAM. NON
AMATIOR CONIUX, QUA M PIUS FILIUS SEPULCRUM HOC CONSTRUXIT 1575.
Il convento sta in bellissimo sito, in luogo ameno, in mezzo le due parti della città, Civita e Roda, d'aria buona, con
chiostro quadrato abbellito con l'elemosine del P. M. Giulio Mereanza. E tuttavia si va avanzando nella fabbrica, onde vi si
vive con qualche comodità religiosa. Vi è una Grotta, la quale, è tradizione, fosse di S. Bonaventura, ove egli si ritirava a far
orazione, per cui si tiene in molta venerazione. Vi si conserva la Bossola del Magistrato, e per maggior comodità del Popolo
vi stava la scuola del Comune.
Benché antico, questo convento ha avuto pochi Maestri, ma tutti quanti qualificati. Il primo è stato S. Bonaventura,
Cardinale e Dottore Serafico di Santa Chiesa, del quale tratteremo altrove. Il secondo è il P. M. Alemanno, che è stato
Inquisitore Generale nella Provincia Romana, Arcivescovo in Sardegna, al quale fu anche unito il Vescovato Tirense. Fu
familiarissimo del Papa Bonifacio VIII, come dimostrano alcune parole del Breve, le quali sono: Aliaq. virtutum merita grandia,
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Il P.M°Bonaventura Theuli di Velletri OFMConv., Storico, Filosofo, Teologo e Vescovo († 1670), autore dell’opera Apparato Minoritico della Provincia di
Roma, diviso in due parti, nel quale si rappresentano le fondazioni, le origini dei conventi, le strutture delle Chiese e memorie che vi si trovano, le qualità prerogative dei Padri
insigni ed altre cose onorevoli della Provincia. (Dall’inizio fino al 1648).
Il P.M°Antonio Coccia, alunno della stessa Provincia Romana OFMConv. ha aggiornato l’opera del Theuli documentando la storia dal 1652, epoca della
prima soppressione, fino al 1967.
2 Ciatti F., Annales Ord. Minorum, t. I, f. 36. Ms. C. 104, in Arch. Ss. Apostoli.
3 Marco da Lisbona, Cronache, parte 2, l. 2, c. 1.
4 Sbaralea H., Bullarium Franciscanum, t. I, p. 261, n. 380. Ove risulta datato il VI Idus N ovembris.
5 Sbaralea H., Op. cit., t. IV, p. 275, n. 518. Vi si legge però: tertio Idus e non tertio Nonas. Altra indulgenza lo stesso Papa la concesse il 12 Ottobre 1291. Ibid.,
305, n. 570.
6 Pau y Marti, Bullarium Franciscanum Nova series, t. III, p. 838, n. 1650.
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per familiarem experientiam novimus, suffragari etc.7. Fu Vicario di Roma, fu mandato in Sicilia insieme col P. M. Leonardo da
Tivoli, Ministro Provinciale di Roma, nel 1295, per ridurre quell'isola all'obbedienza alla Santa Sede Apostolica, in virtù del
Breve, che comincia: Ad regimen universalis Ecclesiae etc. Datum Laterani 4 Kal. Maii, Pontificatus anno quinto8. Fu consacrato
dall'Eminentissimo Cardinale F. Matteo d'Acquasparta, Vescovo Portuense, e ricevè il Pallio dagli Eminentissimi Cardinali:
Matteo Rubeo Orsini, tit di S. Maria in Portico; Napoleone Orsini, tit. di S. Adriano; Guglielmo Longo, tit. di San Nicola in
Carcere Tulliano; Giacomo Caietano, tit. di S. Maria in Cosmedin, Francesco Caietano, tit. di S. Giorgio; Pietro Valeriano,
tit. di S. Maria Nuova e Pietro Colonna, tit. di S. Eustachio. Morì finalmente a Roma carica di Vicario, e forse per i suoi
meriti e per l'affetto del Sommo Pontefice avrebbe un giorno ricevuto la Sacra Porpora. Il terzo è il suddetto P.M.
Domenico Pastorelli, che è stato Arcivescovo di Cagliari, ornato di virtù, che nella registrata memoria si spiegano. Ed il
quarto è il P.M. Giulio Mereanza, che, per la sua molta prudenza nel governare, è stato guardiano in molti conventi de Mensa
Reverendissimi, nei quali ha fatto grandissimi benefici, è stato Ministro Provinciale della Provincia, eletto in Velletri nel
1624, Compagno ed Assistente dell'Ordine, Visitatore Generale nell'Italia, morì in Bagnorea nel 1633, alla cui memoria ho
fatto la sequente inscrizione, parto della mia pochezza:
D. O. M. F. IULIUS MEREANZA MIN. CONV. S.T.D. QUI LAUDUM CUNCTARUM MERUIT ANSAM DUM
COENOBIORUM EX PRIMIS MODERATOR PROFICUUS ROMANAE PROVINCIAE MINISTER INGENUUS
UNIVERSI ORDINIS SOCIUS, ET ASSISTENS FIDISSIMUS ITALIAE PROVINCIARUM PERVIGIL GENERALIS VISITATOR EXTITERIT
HINC MERUIT ANTEA TERRENAM LINQUENS PATRIAM QUOD MERE ANXIUS
ANHELAVIT IN COELIS F. B. THEUL. VELIT. GR. AN. MON. POS.
Vi erano due giovani studenti miei coetanei, che morirono in età immatura, mentre si sperava gran riuscita dal loro
talento. L'uno chiamato Ludovico e l'altro Bonaventura. Vivente si trova il P. M. Giulio Mereanza, che oggi è Vicario
dell'Inquisizione in Livorno; e due Baccellieri, Bonaventura Bugnossi, che ora è Collegiale soprannumerario di S.
Bonaventura, e Francesco Bernardini, che è stato Maestro dell'Arti dello studio dell'Aquila e Bacceliere di Convento di Pisa, i
quali potranno con l'aiuto del Signore far molto onore alla Provincia ed alla Patria.
***
Questo convento, ora completamente distrutto, vicino al quale sorgeva «La Grotta di S. Banaventura», tuttora
visibile9, fu per brevissimo tempo soppresso da Innocenzo X; leggiamo, infatti, nella Visita ad Limina del 1665: “primo
suppressus et postea restitutus fuit ex gratia, visitatus fuit a me post Decretum fel. memoriae Papae Innacentii X”10. Anzi forse non fu mai
chiuso per l'amore che i religiosi ed il popolo portano ancora a S. Bonaventura, che ivi probabilmente vestì l'abito
francescano, perché non solo se ne parla nella Visita ad Limina del 1654, ma non è annoverato nell'elenco dei conventi da
riaprirsi presentato alla S. Sede dal Procuratore P.M. Modesto Gavazzi che restò in carica fino al maggio del 165311.
La Chiesa era bella e bene assistita dagli zelanti religiosi che conducevano una vita di buon esempio: “In hoc
(conventu), scriveva il Vescovo dopo il 1699, similiter viget regularis abservantia, eorum templum est perpulchre ornatum et in eo vigilanter
pro animarum salute assistunt” 12.
Se non che questa parte della città, ove si trovava il convento, detta Roda13, era troppo vicina all' altra parte, detta
Civita; ove sorgevano l’antica Cattedrale dedicata a S. Donato, il Palazzo Vescovile e la Casa S. Bonaventura, la quale andava
soggetta alla corrosione per essere edificata sopra un terreno tufoso e molle, supra mollem tophini soli basim, scriveva il Vescovo
nella sua relazione. E non fu risparmiata dalla ruina.
Lo stesso Vescovo, scrivente circa il 1700, anno nel quale morì Innocenzo XII, ci fa sapere che, poiché il luogo ove
sorgeva l'antica Cattedrale “erat estque adhuc corrosioni ac ruinis obnoxius, ideo S. Mem. Innocentius XII, anno 1699, motu proprio ... eam
transtulit, Collegiatam Ecclesiam sub titulo S. Nicolai in Cathedralem erigens”. E ci fa sapere ancora che a a Civita vi era una “parva
aedes sufficientis structurae in eodem situ edificata, in quo ortum habuit et erat Domus S. Bonaventurae eidemque dedicata, nunc tamen ita in
altissimae rupis limite, quae in dies corroditur, restricta remanet ut ne naturaliter diu consistere possit verendum sit”14, e che il braccio di S.
Bonaventura si trovava nella Chiesa Collegiata dalla parte della Roda, custodito con due chiavi delle quali una, come ora, era
ritenuta dal Capitolo, l'altra dai Religiosi Conventuali: “Civitas Balneoregii in duas partes dividitur, quarum altera Civitas dicitur
alteraque Roda appellatur. In prima residet Episcopus, ubi Cathedralis Ecclesia sita est... In altera residet Gubernator et Collegiata Ecclesia”,
nella quale “asservatur Brachium S. Bonaventurae Card. Eccl. Seraph. Doct. concivis et Protectoris Balneoregii” 15.
Il trasferimento della Cattedrale fu la conseguenza del terremoto che nel 1695 rovinò la Cattedrale, l'Episcopio ed il
Seminario: “A quinquennio citra memorabili concussa terraemotu, scriveva Mons. Ulderico Nardi nel 1700, tota paene solo aequata fuit
unaque simul Cathedralis Ecclesia et Palatium corruit Episcopale, nec incolumen evasit Puerorum Seminarium” 16.
Sbaralea H., Bullarium Franciscanum, t. IV, p. 485, n. 166.
Cfr. Quintarelli Giuseppe, Agostiniano, Memorie degli uomini illustri Bagnoresi dell’Ordine Francescano e di altri ordini, Roma, 1890. Ove oltre il Breve, si trovano s
notizie di Alemanno.
9 Papini Petrangeli Francesco, La “Grotta di Saln Bonaventura. a Bagnoregio”. Viterbo, Agnesotti, 1955, pp. 13-14, ove sono considerate le ragioni a favore della
vestizione del Santo a Bagnoregio.
10 Visita ad Limina, Bagnoregio 1655, Arch. S. Cong. Concilii.
11 Liste dei conventi soppressi date dai Procuratori Generali per la conservazione di essi conventi. Arm. VIII, n, 61, Minori Conventuali Provincia Romana,
ff, 88, 89, Arch. Vaticano.
12 Visita ad Limina, Bagnoregio, Arch. S. Cong. Concilii.
13 Nelle relazioni delle visite ad Limina, i Vescovi parlando di questo convento lo pongono sempre in quella parte della Città chiamata Roda. Nel 1710 il
Vescovo scriveva: “In vico Rhodae reperiuntur tres conventus, videlicet PP. S. Augustini, S. Francisci Min. Conv. et Fratrum Cappuccinorum”; similmente nel 1725: “Eadem
in parte Rodae adsunt tres conventus, videlicet Conventualium, Fratrum Cappuccinorum et PP. Augustini”, Visite ad Limita, Arch. S. Cong. Concilii.
14 Visita ad Limina, Bagnoregio, Arch. S. Cong. Concilii.
15 Visita ad Limina, Bagnoregio, 1689.
16 Visita ad Limina, Bagnoregio, 1700.
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In seguito al terremoto la casa di S. Bonaventum aveva sofferto, ma ancora restava in piedi quasi miracolosamente,
e la si poteva vedere e visitare trasformata in Chiesa decentemente ornata: “In ista Civitae parte, scrive il Vescovo nella sua
visita ad Limina del 1725, est domus S. Bonaventurae ad Ecclesiae forman redacta, satis congruenter ornata, quae super altissimis supra
mollem tophini soli basim locatis, aquarumque morsu lentim laceratis, hybernorumque imbrium lapsui confossis et lacrimabili praeterito
terraemotu quassatis rupibus fundata, miracolose divinaque virtute ad haec usque tempora servatur illaesa, ... ”17.
Il convento fin allora si era conservato illeso ma nel terremoto del 1764 subì gravi fratture e la Chiesa crollò, per cui
i frati dovettero cercare un altro luogo per costruire il convento. e la Chiesa, tuttavia la chiesetta che prima era la casa di S.
Bonaventura situata nell'altra parte della città ossia a Civita, ancora miracolosmente si conservava. Trascriviamo la relazione
del Vescovo: “In duas partes haec civitas distinguitur: una sub nomine Rodae, altera quae dicitur Civitas ... In illa Rodae ... tria adsunt
coenobia Regularium alterum PP. Min. Conventualium, quod licet sufficientibus redditibus provisum sit, malo fato anni praeteriti ab situm
Ecclesiae prope altissimam Rupem corrosioni obnoxiam, illa corruit adeo ut modo dicti exemplarissimi Patres in alium locum prope civitatem
Lares transferre debuerunt ibique novi templi, novique conventus fundamenta iacta fuerunt. Modo vix quinque Religiosi in antiqua habitatione
prope dictas ruinas commorantur cum solo Oratorio pro sacris peragendis ... In altera vero. dissita civitatis parte, quae Civitas nuncupatur,
antiqua sistit Ecelesia, quae prius Cathedralis erat, sub titulo S. Donati... Extat in hac dissita parte civitatis parvum templum prius domus S.
Bonaventurae, eidem nunc dicatum, sed illud cum sit prope aliam ripam et licet illa assidue corrodatur, miraculose adhuc existit”18.
Di questo tempio di S. Bonaventura rimanevano ancora nel 1842 due pareti, e “quattro anni più tardi, nel 1846, le pietre
residuali della Chiesa saranno trasportate processionalmente dal popolo delle due contrade, per costruire con esse, su iniziativa del Vescovo. Ferrini
O.F.M. Conv. un sacello dedicato al Santo nella nuova Chiesa di S. Francesco»19.
In seguito al disastro subito dalla Chiesa che dovette essere chiusa al culto fu costruito un Oratorio nel chiostro e
fu chiesta ed ottenuta la facoltà di pater soddisfare nei due suoi altari tutti gli obblighi e di potervi trasferire anche l'altare
privilegiato; anzi nel 24 aprile 1764 il Provinciale Luzzi ottiene un rescritto dalla S. Congregazione in forza del quale i
Religiosi anche nella nuova Chiesa avrebbero. potuto godere gli stessi diritti e prerogative di prima. Il 6 novembre 1764 fu
fatta venire da Orvieto l'architetto Francesco Tiroli per stabilire un luogo ove avrebbero potuto fabbricare Chiesa e
convento; nel giugno del 1765 la stesso Tiroli designò le fondamenta di un'ala del convento e nel 3 settembre 1765 furano
iniziati gli archi della cantina20. Nel 1803 la nuova costruzione sul colle detto “Calvario”, sotto la direzione del P. Bernardo
Leonidi da Bagnoregio, era terminata, e i Religiosi poterono passare in questa nuovo abitazione, che sorge con una certa
imponenza sopra il colle e dalla quale si può godere una bella visuale e respirare aria ossigenata e salutare.
Il vecchio convento, sufficientemente dotato21, godeva anche una buona fama presso l'intera Provincia, per cui il
Definitorio Provinciale adunato nei giorni 12 e 13 maggio del 1728 a Ronciglione, considerando che la comunità della vicina
Orvieto doveva sottoporsi a delle gravi spese per riparare la Chiesa, che minacciava rovina, decise di trasferirvi il professato
di Orvieto. E di fatto gli studenti con i loro maestri si portarono a Bagnoregio. In tal modo il convento che aveva rendite
sufficienti sola per sei persone, si trovò a dover sostenere dieci persone. Dopo qualche tempo non poteva andare avanti. Ed
allora i padri della comunità scrivono alla S. Congregazione per essere liberati dal professato: il convento “è gravato dei tre
professi, lettore e maestro … che in tutto fanno il numero dieci, senza che vi siano rendite bastanti per alimentarli”22. Questo caso che
rispecchia le condizioni sociali ed economiche di quei tempi, contro le quali poco valeva la buona volontà, come del resta
accade anche aggi per tante popolazioni sottosviluppate, ci mostra anche l'immenso progresso compiuto l'economia dal
settecento ai nostri giorni. Il Generale appoggiò la richiesta dei religiosi esprimendo il parere che il Provinciale togliesse i
chierici dal convento di Bagnoregio e li collocasse in un altro, e la S. Congregazione, il 6 ottobre 1728 ordinò che fosse
portato a Cave fino all’avvento della riparazione della Chiesa di Orvieto: “Deputetur pro Professorio conventus Cavensis donec
reficiatur Eccleesia Urbis Veteris et in reliquis nihil innovetur”23.
Il nuovo convento che attualmente è ampio e grande, già nel 1826 poteva ospitare 14 religiosi, aveva un terreno
annesso di circa un rubbio ed un arto recinto che fa parte della clausura, la quale restava gelosamente custodita24. Terminato
nel 1803, essa fu abitato sicuramente fino al 1809, come risulta dagli Atti. Nel 1807 i padri chiedono la dispensa da tre mesi
di noviziato per Fr. Ambrogio Necci, novizio nel convento di S. Bartolomeo di Sezze, perché ne avevano bisogna e nel 1809
gli vien sanato il difetto super affiliationem 25. Nel 1808 vi troviamo il dotto padre Savi che da un ignoto fu fatto segno ad una
“congeries calumniarum”26. Non conosciamo quel che avvenne durante la soppressione napoleonica, ma sappiamo che i religiosi
vi dovettero tornare subito. Nel 1817 vi traviamo un guardiano che supplica la S. Congregazione di poter tener in convento
un giovane di 12 anni, i cui genitori volevano che fosse educato da quei religiosi27.
Circa la nuova Chiesa poi e l'attività dei padri abbiamo la seguente relazione del Generale alla Santa Sede: “La
Chiesa di recente eretta dalle fondamenta è sommamente decorosa, ben ufficiata e servita. Vi è gran concorso per la preziosa memoria di S.
Bonaventura cittadina e principale Protettore della città. E' anche frequentatissima per una statua della Madonna SS. sotto il titola del popolo.
Visita ad Limina, Bagnoregio 1725.
Visita ad Limina, Bagnoregio 1765. Arch. S. Cong. Concilii.
19 Papini Petrangeli F., Aspetti della tragedia di Civita di Bagnoregio negli ultimi due secoli e mezzo. Viterbo, 1949, pp. 39-40.
20 Cfr. Libro in cui si noteranno tutte le spese occorse prima e nella demolizione e smantellamento della nostra Chiesa e per la riedificazione ,della medesima: e convento in luogo e sito
che si potrà avere; e particolarmente le lettere del P. Leonidi, che incominciò la costruzione della Chiesa, al P. Tamagna, scritte nel 1794-1795. In Archivio del
convento di Bagnoregio.
21 Memorie del Convento di Bagnoregio, Archiv. del Convento.
22 S. C. Discipl. Regul. Decreta, vol. 90, f. 186.
23 Ibid., f. 187.
24 S. Cong. Vescovi e Regolari 1826, vol. I, p. 232 e 239.
25 S. Cong. Discipl. Regul. Decreta, voll. 344 e 350.
26 Ibid., val. 348.
27Ibid., val. 355.
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La quale è in somma venerazione agli abitanti della città, campagna e paesi limitrofi, i quali tutti accorrono anche per confessarsi e comunicarsi,
prestandosi indefessamente quei religiosi al confessionale e al bene spirituale” 28.
A causa di questa ricostruzione, dei disagi prodotti dalla Rivoluzione, e della malattia del Superiore, a cui si
aggiungeva “la rottura di una campana e l'urgente necessità di terminare il campanile, che sta al par dei tetti”, ed anche perché essendo le
campane “appese ai travi, questi già diventati fracidi a poco a poco cederanno e le campane cadranno”, il convento, scrive il Provinciale
Lorenzo Sacco da cui togliamo queste notizie, era ridotto “nella massima miseria”; e “per riparare alla meglio un così estremo bisogno
altri mezzi non ha ... che di vendere otto sfoglie di reliquiarii d'argento, due mezze corone del quadro di S. Antonio, ed una Croce per quella
Chiesa inutile” e siccome il ricavato non sarebbe bastato per la campana ed il campanile, il P. Sacco propone di poter vendere
“una pianeta ricamata d'oro”, per la vendita della quale la S. Congregazione già el 18 febbraio 1818 aveva dato il permesso al P.
M. Luigi Boni, allora Provinciale. A tale richiesta il 15 novembre 1828 la S. Congregazione benigne annuit”29.
Figli di questo convento sono stati molti religiosi dotti pii e capaci.
Ricordiamo, oltre quei menzionati dal Theuli, il P. M° Bonaventura Bugnossi da Bagnoregio, collegiale del S.
Bonaventura, Reggente a Velletri e Viterbo, Baccelliere di Convento, e per nove anni teologo del Card. Giulio Spinola,
Vescovo di Sutri e Nepi. Eletto Ministro Provinciale il 18 Giugno 1676 a Rieti, morì il 30 marzo 1692 ed è sepolto in questa
Chiesa nel mezzo del coro. Il P. M°. Giuseppe Senese, romano, che fu Segretario Provincia nel 1676 e morì il 19 marzo
1680. Il P. M°.Vincenzo Antonio Gioavannetti, collegiale a Napoli, Professore pubblico in Orvieto, teologo nei Vescovadi
di Albano e Porto del Card. Flavio Ghigi. Protettore dell’Ordine e poi del Card. Emmanuele Teodosio Buglione. Eletto
Ministro Provinciale in Viterbo il 20 aprile 1706, nel 1712 fu deputato dal Card. Francesco Barberini, Abbate di Farfa,
Visitatore Generale delle Chiese separate e dipendenti dalla detta Abbazia, nel 6 ottobre 1716 fu eletta padre del convento
dei Ss. Apostoli, ove nel 1723 morì. Il P. M°. Bonaventura Pompei di Bagnoregio, dopo aver studiato ad Assisi “fu laureato in
questa nostra vecchia e diruta Chiesa nel mese di maggio 1723, come apparisce al Magistrale del convento, Reggente per la spazio di due anni, poi
nel 1725, dopo il Capitalo Generale, fu dichiarato e destinato Vicesegretario dell’Ordine dal fu P. Rev.mo Generale Baldrati da Ravenna ... fu
confermato Vicesegreterio dell'Ordine dal fu P. Rev.mo Generale Conti da Bergamo e nella Congregazione Generale del medesimo fu accettato
Definitore perpetuo, e per lo spazio quasi di due anni lo servì da Segretario Generale ed Assistente dell'Ordine in mancanza dell'eletto. Fu
Segretario del Vicario Generale Sidori da Spello nella visita dei conventi di Napoli. Indi fu eletto o deputato per suo teologo. in Roma, colla
provisione di scudi 100 l'anno, dal Serenissimo Duca Alberto di Baviera, che poco dopo su eletto imperatore. Fu Presidente del convento dei SS.
Apostoli, e il 21Aprile 1744 nel Capitalo di Rieti fu eletto Provinciale, fu quindi esaminatore sinodale e teologo del sinodo in Bagnorea.
Terminato il Provincialato, si diede ad ammodernare la Chiesa già diruta nella quale erogò tutte le sue elemosine»30.
Soppresso nel 1873, il 27 febbraio 1857 fu dal Fondo per il culto ceduto al comune con l'obbligo di pagare ogni
anno lire cinquantasei e quaranta centesimi. Ma vista che era di poco profitto, nel 1883 il Comune deliberò di venderlo e fu
ricomprato a nome della Provincia, che ne aveva fornito il denaro, dal Can. Settimio Marini con istromento rogato. a
Montefiascone il l maggio 188431. Così i religiosi che erano restati come custodi della Chiesa poterono respirare. Iniziarono
le riparazioni e nel 1885 vi posero il Collegio, che vi restò fino al 1925, allorché vi fu posto il noviziato, e come Maestro dei
novizi fu eletto il P. Quirico Pignalberi, religioso di soda pietà e di rara virtù, che tuttora è Maestro dei novizi al Piglio. Ma
nel 1927 vi ritornò nuovamente il Collegio e fu chiamato ad insegnarvi filosofia il P. Mariano Santelli, che fu anche mio
insegnante, religioso esemplare e colto.
Gli studenti, oltre le materie filosofiche e teologiche, vi coltivavano bene le lettere latine e italiane, come notiamo
da alcuni componimenti poetici dei chierici conservati nell’Archivio dell'Ordine. Ricordiamo quelli di Francesco del Vescovo
di Alatri, Natività della Vergine. Natività di Natività di Maria Vergine, Visione, In Nativitate B. M. Virginis di Lorenzo Colaiacomo;
De absumptione Virginis, Natività di Maria Vergine di Tommaso Rori, che furono poi tutti celebri padri della Provincia32. Non
passiamo tralasciare di aggiungere che il clero di Bagnoregio, molto colto ha sempre collaborato con i nastri padri per
mantenere quel collegio. Ricordiamo il Canonico Bonaventura Quintarelli “alumnorum illius nostri Collegii prudens ac indefessus
confessarius” al quale il 12 dicembre 1891 fu dato il diploma di filiazione spirituale all'Ordine valevole anche “pro suis cognatis et
affinibus usque ad quartum gradum”33; e tra gli ultimi il dotto canonico Oscar Righi, ora morto, che fu mio professore di latino34.
Ma vennero i tempi di difficoltà economiche per la Provincia, e 1934 il collegio fu trasportato a Cave. Rimasero a
Bagnaregio alcuni padri che ebbero a soffrire durante la guerra e finalmente, dopo la fine di guerra, quel convento accolse gli
studenti di agraria provenienti un po’da ogni parte d’Italia. Di modo che oggi è un convitto ed è diretto dalla simpatica figura
del P. Mario Berni, di Vetralla, che tiene il convento e studenti con proprietà ed esattezza, coadiuvato dai giovani Padri
Agostino Mallucci e Giuliano Centra, laureandi in lettere.
Come abbiamo accennato le pietre della casa di S. Bonaventura furono portate processionalmente da Civita alla
nuova dimora dei Religiosi e esse fu costruita la cappella di S. Bonaventura in cornu evangelii di fronte alla sacrestia della nuova
Chiesa. La sua storia ci è riferita dalla seguente lapide de che si trova dentro la stessa cappella:
DEO AETERNO MAGNO SACRUM
HONORI DIVI BONAVENTURAE D.M.
CUIUS EX FATISCENTIS DOMUS CAEMENTIS
S. Cong. Vescovi e Regolari 1826, vol. I, p. 235.
S. Congr. Discipl. Regul. Decreta, vol. 380.
30 Memorie scritte circa il 1750, in Archivio del convento.
31 Archivio Gen. SS. Apostoli, Serie XXV, Busta 2, fasc. 29.
32 Ibid., Serie XXXI-A, Busta I
33 RO. A-86, f. 41.
34 Interessanti i suoi scritti: Il pensiero e l'opera di S. Bonav. di Bagnoregio, Firenze, 1932. - S. Bonav. entrò nell'Ordine Francescano in Parigi o nella Provincia Romana? in:
Misc. Franc. 36 (1936) pp. 505-11.
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IOANNES FERRINI35 EPISCOPUS BALNEOREGENSIUM
SACELLUM HOC AN. MDCCCXLVI EXEUNTE
AERE PROPRIO STRUENDUM CURAVIT
ET AN. MDCCCXLVII
PERFICI ORNARIQUE VOLUIT EX MUNIFICENTIA S.
NE HOC UNUM TANTI D. IN PATRIA SUA MONUMENTUM
EX VETUSTATE PENITUS DISPERIRET UTQUE S. BRACHIUM
ANNUA TRASLATIONE APTIUS DECENTIUSQUE
NOCTU HIC ASSERVARETUR
AN. MDCCCXLVII
Un'altra epigrafe che leggiamo sulla porta della sacrestia dalla parte presbiterio ricorda la solenne consacrazione
della Chiesa:
ILL.MUS AC REV.MUS
D. D. FELIX CANTIMORI EPUS
CIVITATIS HUIUS NOVEMPAGENSIS
ECCLESIAM HANC
TERTIODECIMO KALENDAS OCTOBRIS
A.R.S. MDCCCLII
RITU SOLEMNI CONSECRA VIT
Nella cappella dell'Immacolata a destra leggiamo la seguente lapide:
A
CIPRIANO ORLANDI
D'ANNI 21 DELLA 8° CACCIATORI
I SUOI COMPAGNI D'ARMI
IN SEGNO D'AFFETTO POSERO
LI 21 MARZO 1870
Sulla facciata della Chiesa poi leggiamo:
ALEXANDRO DE DOMINICIS DOMO ROMA
OB FRONTE M TEMPLI AERE SUO ISTAURATAM
FR. GRASSIUS FR. FRANCISCAL. CONV. PRAESES
BENEMERENTI PONI CUR. A. MDCCCLV
La Chiesa molto bella ha sette altari. L'altare maggiore dedicato alla Madonna, S. Francesco e S. Bonaventura; gli
altari di S. Antonio, del Crocifisso e Beato Andrea in cornu Epistolae; e gli altari di S. Francesco, l'Immacolata e S. Giuseppe da
Copertino in cornu Evangeli. Essa è tra le più care per l'amore che la Provincia ha sempre nutrito al più illustre dei suoi figli: S.
Bonaventura, in onore del quale, il 13 luglio 1897, fu inaugurato il solenne monumento che si eleva sulla Piazza della Città,
vicino al Seminario, e furono pubblicati alcuni opuscoli e manoscritti36.
Per la sua vita, cfr. Sparacio Domenico M. Conv., Frammenti Bio-bibliografici di scrittori ed autori Minori Conventuali dagli ultimi anni del 600 al 1930. Assisi, Ed.
Francescana, 1931, p. 83, n. 84.
36 RO. A-86 p. 96 e Serie l-A, B.4, fasc. 72 G., ove si trovano gli opuscoli. Arch. Gen. SS. Apostoli.
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20 Aprile 2008 - Provincia Romana dei Frati Minori Conventuali