CONVEGNO
LE POLITICHE DELL’UNIONE EUROPEA DI FRONTE
ALL’INVECCHIAMENTO DELLA SOCIETA’
L’Europa invecchia, nel 2015 gli over 50 saranno 16,5 milioni in più. Un europeo su
quattro ha oggi più di sessant’anni. Quali politiche comunitarie a fronte di questi
cambiamenti? Come risolvere la difficile confidenza con la nuova moneta del 2002? I
100 milioni di anziani europei condividono la necessità di mantenere un ruolo da
protagonisti nella società civile. Una popolazione destinata a crescere nei prossimi
anni, per la quale vanno assolutamente programmati interventi concreti che
valorizzino una risorsa insostituibile per il nostro continente.
Moderatore
Mario Pinzauti
Giornalista europeo
L’azione delle Istituzioni europee
Carmen Gomez
Direzione Generale Affari Sociali-Commissione Europea
Euro facile: gli anziani si avvicinano all’Europa
Cordula Wandel
Direzione Generale Salute e Tutela dei Cobnsumatori-Commissione Europea
Testimonianze
Ivon Pèan
Associazione “Les Aines ruraux”, Francia
Sarah Kalalobe
Associazione Anziani del Cameroun
Verso un’Europa per tutte le età
Giuseppe Bertoldi
Presidente Fiapa e 50&Più Fenacom
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Mario Pinzauti:
“Questo convegno tratta delle politiche dell’Unione Europea di fronte all’invecchiamento
della società. Si inizia con una breve introduzione di Giuseppe Bertoldi che è il presidente
della 50&Più Fenacom e
della FIAPA, l’organizzazione che collega 200 associazioni di
altrettanti Paesi del mondo che si occupano dei problemi della terza età e che è il punto di
riferimento di 150 milioni di anziani.”
Giuseppe Bertoldi:
“Grazie ai partecipanti, a Pinzauti e ai rappresentanti della Comunità Europea: la
signora Carmen Gomez della Direzione Generale del Lavoro e Affari Sociali e la signora
Cordula Wandel della Direzione Generale Salute e Tutela dei Consumatori; grazie (perché
porteranno la loro testimonianza) all’amico Péan dell’Associazione Les Ainés Ruraux della
Francia e a Sarah Kalalobe che rappresenta il Cameroun. Voi vi chiederete: “che centra il
Cameroun con l’Europa?”. Io sono convinto che nella costruzione Europea c’è anche un
impegno verso i Paesi meno fortunati.
Ora lascio la parola al moderatore, avremmo oggi pomeriggio l’opportunità di avere
diverse testimonianze e dialogare con voi sulla costruzione anche per la terza età di questa
grande famiglia che è l’Europa.”
Mario Pinzauti:
“Presidente, lei ha concluso accennando a un dialogo. Prima di iniziare vorrei fare
una brevissima spiegazione dei motivi per cui questo convegno è stato organizzato e
rivolgervi un invito a partecipare tutti in prima persona, se è possibile con qualche breve
intervento e qualche domanda o perlomeno ascoltando con grande attenzione. Nonostante
l’apparente estraneità da quello che è il tema principale di Gold Age, questo convegno è in
realtà perfettamente in argomento, e cercheremo via via che andremo avanti di dimostrarlo.
In primo luogo perché siamo tutti europei, i giovani e i vecchi, i 1.800 che sono qui a Riva del
Garda e tutti i 374 milioni di persone che vivono nei quindici Paesi dell’Unione Europea. Ma
ancora di più perché l’Europa ci interessa e per certi aspetti credo ci convenga: l’Europa
infatti è la sede di un evento storico senza precedenti, la costituzione di una comunità di 15
Paesi che tra qualche anno saranno 27 o 28, e anche la sede di cambiamenti e di novità che
modificano e rinnovano la vita di noi tutti.
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Cito rapidamente solo pochissimi esempi, come le etichette Europee che vediamo nei
negozi e che garantiscono la genuinità e la qualità dei prodotti che acquistiamo. Tutti noi 374
milioni di cittadini dei 15 paesi dell’Unione Europea viaggiamo ormai senza passaporto
dall’uno all’altro di questi Paesi, e infine dalla fine di Marzo del 2002 in 12 di questi 15 Paesi nel cosiddetto territorio dell’”Eurolandia” - faremo tutti la spesa, riceveremo lo stipendio,
riceveremo la pensione e faremo ogni altra operazione di carattere economico in una moneta
unica, l’Euro. Ecco, tutto questo ci dice quanto l’Europa ci possa interessare, ma credo ci sia
anche qualcosa di più da aggiungere, perché l’Europa è anche la sede dove i grandi
problemi sociali e individuali possono avere soluzioni che in precedenza erano veramente
impensabili: è così per la disoccupazione, la maggiore piaga sociale dell’Unione Europea, ed
è così anche per la nostra condizione (quella delle persone della Gold Age), cui attraverso
leggi e direttive - di cui l’ultima è quella del trattato di Amsterdam - l’Europa promette un
futuro in cui l’anziano non sia più, per mutuare una felice espressione del presidente Bertoldi,
“la persona che seduta su una panchina attende la fine della vita”, ma sia viceversa una
persona attiva che vuol contare, che vuol essere protagonista della società. Ebbene, l’Europa
aiuta anche ad andare in questa direzione. Ve lo dirà con più ampiezza e più ricchezza di
dettagli il presidente Bertoldi, presidente - come ricordavo prima - sia della 50&Più Fenacom,
sia della FIAPA, l’organizzazione internazionale che raccoglie le associazioni di 200 Paesi
che si occupano dei problemi degli anziani. L’Europa può aiutare a trovare una soluzione dei
loro problemi.
La scaletta dei lavori prevede gli interventi della signora Gomez e della signora
Wandel che rappresentano la Commissione Europea, quello che di fatto è il governo
dell’Unione Europea. Vi informeranno sulle iniziative che l’Unione Europea sta prendendo per
portare dai sogni alla realtà la prospettiva di una terza età che sia veramente una Gold Age,
un’ età d’oro. In seguito avremo due interessanti testimonianze, quella di Ivon Peàn (che ci
dirà qualcosa sui rapporti di interesse e di collaborazione tra gli anziani delle zone rurali della
Francia e l’Europa) e quella della signora Sarah Kalalobe (che ci porterà la testimonianza
sugli anziani del Cameroun, una testimonianza basata, ve lo anticipo, su questo slogan:
“accanto alla solidarietà che l’Europa già ci dà, noi chiediamo il rispetto, chiediamo una
condizione di parità sul piano dei rapporti, sul piano dello scambio culturale e anche dello
scambio politico”). Concluderà il presidente Bertoldi, o meglio concluderete voi perché ci
aspettiamo delle domande che portino alla luce il vostro interesse e il vostro coinvolgimento.
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Prima di passare la parola ai relatori vorrei richiamare la vostra attenzione su due
punti che sono secondo me fondamentali per capire il tema di cui ci stiamo occupando. Il
primo è che se noi abbiamo bisogno dell’Europa è anche vero che l’Europa ha bisogno di
noi. Secondo punto è che per far sì che queste esigenze si incontrino e si realizzino è
indispensabile aumentare e migliorare il rapporto di conoscenza e di interesse che già esiste
tra i cittadini e l’Europa.
Nei prossimi 15 anni che abbiamo davanti - cioè negli anni che vanno dal 2000 fino al
2015 - i giovani che si affacciano al mercato del lavoro (cioè i giovani dai 19 ai 29 anni)
diminuiranno del 16%: ciò significa che 13 milioni di unità giovanile
non saranno più
disponibili per il mercato del lavoro, mentre nello stesso periodo aumenterà di ben il 26% il
numero persone tra i 50 e i 64 anni, e addirittura del 40 % il numero delle persone che
supereranno i 65 anni fino agli 80, 85 e anche oltre. Questo è un dato che a me sembra
inesorabile, perché ci richiama ad una realtà molto precisa, cioè la figura dell’anziano attivo,
che non sta lì immalinconito, triste e depresso su una panchina, ma che lavora nella società
e per la società. La prospettiva di dar vita a questa figura non è più un’opzione, non è più una
richiesta di solidarietà alla società, ma è una esigenza della società, perché ci sarà sempre
più bisogno delle persone della Gold Age per far sì che questa società funzioni, e perciò ci
sarà bisogno di nuove leggi, di nuovi contratti di lavoro, che fra l’altro prevedano a quali
condizioni un anziano desideroso di farlo possa ancora lavorare; comunque per tutti ci dovrà
essere uno spazio, perché la Gold Age abbia un ruolo di protagonista nella società di un
futuro che è vicinissimo, perché dal 2015 ci separano soltanto 15 anni!
Per realizzare tutto questo, per apportare quei cambiamenti che rendano possibile
alla figura dell’anziano attivo di esistere e di contare nella società europea, è necessario
anche migliorare l’attuale rapporto di conoscenza e di interesse da parte dei cittadini nei
confronti dell’Europa come istituzione. Altrimenti si rischia di restare nel campo del libro dei
sogni, delle buone intenzioni di cui è lastricato l’inferno. Mi riferisco ai dati che ci ha fornito
ieri Nadio Delai nella sua relazione della ricerca fatta sulle persone anziane: il campione era
costituito in parte da persone della Gold Age e in parte da soci della 50&Più Fenacom;
ebbene, mentre il 60% degli intervistati è orgoglioso di essere italiano, soltanto il 38,2 % è
orgoglioso di essere europeo. Questo è un dato che ci deve fare riflettere e di cui non si può
essere molto soddisfatti. Perché questa percentuale relativamente bassa? Secondo me
questa maggioranza di insoddisfatti (61,8%) non sa né che cosa è esattamente l’Europa né
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che cosa l’Europa stia facendo e possa fare per migliorare la società e la loro stessa
condizione individuale. Ecco allora le ragioni dell’idea che ha dato vita a questo convegno:
bisogna migliorare questa conoscenza e attraverso la conoscenza migliorare e aumentare
anche l’interesse, cosa che 50&Più attraverso le abili e - se mi consentite - appassionate
mani di Giuseppe Bertoldi ha fatto in tante altre occasioni, continua a fare in questo
convegno e proseguirà in futuro.
Infine segnalo a quelli di voi che - spero con attenzione - seguono la nostra rivista
50&Più che a partire da questo numero che esce in occasione del Forum di Riva del Garda
c’è una nuova rubrica che si chiama “Noi e l’Europa”, in cui tutti voi, se avete delle idee per
l’Europa o se fate qualcosa per l’Europa, potrete portare un contributo di idee e di notizie.
Darei adesso la parola alla signora Carmen Gomez della Direzione Generale Lavoro
e Affari Sociali della Commissione Europea, che ci parlerà dell’azione delle Istituzioni
Europee.”
Carmen Gomez:
“Buongiorno. Sono felice di essere qui oggi con voi per questo primo Forum
Internazionale che inizia con molto successo e che io farò di tutto per sostenere a nome della
Commissione. Infatti da tanti anni conosco le organizzazioni che hanno lavorato per questi
eventi; la Commissione non si occupa solo dell’agricoltura che interessa il grande pubblico: ci
occupiamo anche degli affari sociali, e per quello che mi riguarda mi interessa anche il modo
di vivere delle persone anziane e il problema della pensione (che spero possa essere di
migliore qualità così da garantire la sicurezza economica).
Spero che abbiate capito l’idea che vi voglio far passare circa la preoccupazione e
l’impegno che abbiamo in Europa per quanto riguarda gli anziani. Tuttavia non voglio
rivolgermi a voi come degli anziani, come a un gruppo separato della società: è vero che il
vostro gruppo è diverso da quello dei giovani, tuttavia gli anziani sono un gruppo come gli
altri; non voglio mettere una targhetta, non voglio differenziarli dagli altri. E’ vero che c’è
effettivamente una differenza che vi distingue: l’età, le caratteristiche della vita; tuttavia non
è una differenza peggiorativa! Quando si parla degli anziani parliamo di cittadini come gli
altri.
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Adesso voglio commentarvi un documento che abbiamo fatto l’anno scorso per
l’anno internazionale degli anziani e che ha come obiettivo quello di animare i dibattiti dei vari
membri. Ci sono 15 Paesi che appartengono all’Unione Europea, e sono loro che devono
gestire le politiche; per quanto ci riguarda la Commissione non ha il potere di fare le leggi, ma
può fornire dei dati, provocare i dibattiti e segnalare le cose che non vanno agli Stati membri
per cercare di migliorare la situazione. Quella comunicazione dunque è il risultato di uno
studio della situazione degli anziani nei 15 Paesi e propone una strategia che comprende
delle misure politiche efficaci in questo campo, fondate sul rinforzo della cooperazione tra
tutti gli attori e sulla solidarietà tra le generazioni. In questo contesto la comunicazione ha
segnalato gli aspetti che per la nostra società sono importanti relativamente al fenomeno
dell’invecchiamento di oggi; la prima sfida è il declino relativo della popolazione che può
lavorare e l’invecchiamento della mano d’opera: come ha già segnalato il nostro moderatore
entro il 2015 la classe di età tra i 20 e i 29 anni perderà 11 milioni di individui, mentre ci
saranno 16 milioni e mezzo di persone che verranno a aggiungersi alla popolazione tra i 50
e i 64 anni.
Il secondo aspetto è la pressione che esercita questa popolazione di persone
anziane, pressione che avrà una ripercussione sul regime pensionistico e anche sui
finanziamenti pubblici, cioè sull’economia di noi tutti: per i prossimi 20 anni, allora, il numero
delle persone che avranno sorpassato l’età normale della pensione aumenterà con una cifra
di 17 milioni, dunque la preoccupazione della Commissione è di rendere il regime
pensionistico meno sensibile a questa evoluzione.
Il terzo aspetto riguarda la cura della salute: le cure mediche e le cure alle persone
anziane; bisognerà insistere con la comunicazione e sviluppare dei nuovi sistemi per far
fronte alla situazione.
Il quarto aspetto riguarda la diversità crescente delle risorse e dei bisogni degli
anziani: la situazione delle persone anziane è molto diversa sul piano della famiglia,
dell’alloggio, dell’educazione, della salute e per quanto riguarda anche il reddito e il
patrimonio. Non possiamo non riconoscere che in Europa la maggior parte degli anziani ha
oggi delle condizioni di vita migliori rispetto ad un’epoca precedente; tuttavia questo non
deve farci dimenticare i rischi permanenti dell’esclusione sociale e della povertà legate
all’età.
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Questi aspetti hanno portato la Commissione a formulare le conclusioni politiche
seguenti: per quanto riguarda le strategie europee per gli impieghi l’Unione Europea ha
intrapreso una lotta contro la disoccupazione e una lotta per arrivare a un
aumento
significativo dei tassi d’impiego su una base durevole. Gli Stati membri sono invitati a
elaborare delle misure che possano sviluppare le attitudini dei lavoratori per promuovere la
formazione lungo tutta la vita (compreso il periodo lavorativo) in modo da rendere il lavoro
più flessibile. La Commissione si è inoltre impegnata a sviluppare delle politiche che
continuino a migliorare la protezione sociale. La Commissione sostiene gli sforzi fatti dagli
Stati membri per formulare dei regimi adeguati all’invecchiamento per quanto riguarda la
salute e le cure, e questo lo facciamo tramite studi sui funzionamenti dei diversi sistemi. La
Commissione, inoltre, ha già elaborato un programma contro l’esclusione sociale, che è stato
approvato dalla Commissione stessa e adesso deve essere approvato dal Consiglio e dal
Parlamento Europeo. E’ molto importante avere un programma, perché questo ci permette di
poter lavorare per anni senza avere le difficoltà che derivano dall’opposizione di uno Stato
membro. La Commissione dunque si è impegnata ed è stata sostenuta dal consenso in
questa sua azione e vuole assolutamente incoraggiare i dibattiti sugli aspetti sociali e
demografici, promuovendo un’Europa che è presente, che lavora e che fa lavorare queste
persone anziane. In quel contesto abbiamo anche voluto - e l’abbiamo già creata - una
piattaforma di anziani, che ha sede a Bruxelles ed è composta da importanti organizzazioni
che lavorano tradizionalmente nel campo delle persone anziane. E’ stata elaborata (ed è in
fase di approvazione, nel senso che sta seguendo il suo iter presso i vari uffici amministrativi
competenti) una comunicazione sull’evoluzione della protezione sociale in una prospettiva a
lungo termine, nel senso che i sistemi previdenziali (per intenderci le pensioni) funzionino
costantemente anche nei tempi lunghi; questa comunicazione fa seguito alle richieste di
definizione dei piani di azione che sono destinati a prevedere le tendenze future e a
conoscere nei dettagli le strategie nazionali recenti, attuali o future in materia di riforma dei
regimi pensionistici. Le domande legate alla riforma delle pensioni occupano già un posto
molto importante nell’ ordine del giorno degli Stati membri : allora le sfide sono molto diverse
in ogni Stato, perché come voi lo sapete il sistema del pensionistico è molto diverso da un
Paese all’altro e anche all’interno dello stesso Paese. Stiamo dunque cercando di far
lavorare gli Stati membri per identificare i cambiamenti politici necessari a garantire un buon
livello delle pensioni.
Concludo dandovi le informazioni sulle sovvenzioni che la Direzione Generale alla
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quale io appartengo - cioè Impiego e Affari Sociali - può fornire per sostenere le azioni a
favore delle persone anziane: queste linee di intervento sono all’interno dei programmi per la
non discriminazione e per il dialogo civile. Spero di avervi fornito una piccola idea di quello
che la Commissione sta facendo e si impegna a fare per quanto riguarda gli anziani. Vi
ringrazio molto per l’attenzione.”
Mario Pinzauti:
“Ringraziamo la signora Gomez che ci ha portato nel concreto del discorso su quanto
l’Europa sta facendo per realizzare questo obiettivo della Gold Age. Molto modestamente la
signora Gomez ha ricordato che la Commissione non è un organo legislativo, ma come tutti
sappiamo bene questa contribuisce notevolmente a dar vita a leggi e direttive, e perciò direi
che ha il ruolo più importante in seno alle Istituzioni Europee.
Per restare nel campo dell’Europa concreta darei ora la parola ad un’altra
rappresentante della Commissione europea, la signora Cordula Wandel che ci parlerà
dell’Euro. L’Euro
è un tema da una parte affascinante e da un’altra anche un poco
preoccupante. Una recente ricerca della Commissione europea ha portato ad accertare che
sui circa 300 milioni di Eurolandia (cioè dei 12 Paesi che aderiscono all’Euro) 100 milioni che sono circa un terzo - non hanno ancora un’idea chiara di come usare questa nuova
moneta, perciò chiarimenti, notizie, informazioni sull’Euro sono non solo necessarie ma
benedette! Le Istituzioni europee queste informazioni le stanno dando (le sta dando anche il
Governo italiano attraverso il Ministero del Tesoro), ma non bastano mai; ci aspettiamo
pertanto che la signora Wandel ci dica qualcosa di più.”
Cordula Wandel:
“Signori e signore, vi parlerò dell’Euro Facile, dei consumatori e dell’Euro. L’Euro è
diventato la valuta degli undici Stati membri dell’Unione Europea dal primo Gennaio 1999. La
Grecia, come è noto, è rimasta fuori e raggiungerà la zona Euro come dodicesimo Paese un
anno e mezzo dopo l’introduzione dell’Euro come moneta di conto. L’informazione dei
consumatori e la loro accettazione resta ancora relativamente debole: la metà della
popolazione si considera bene informata sull’Euro, ma il 70% pensa che incontrerà delle
difficoltà in occasione dell’introduzione materiale delle monete e delle banconote.
Ricorderò alcuni dati generali sull’Euro, dopo di che vorrei introdurre il programma
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“Eurofacile” attuato dalla Commissione europea e diffuso in molti Stati membri, e nel quale
anche 50&Più Fenacom ha giocato un ruolo attivo. All’inizio dell’anno 2002 tutti i consumatori
si troveranno molto rapidamente in un mondo completamente in Euro. Il periodo della doppia
circolazione durerà tra 4 settimane e 2 mesi (a seconda dei Paesi); in Italia sarà di due mesi,
tuttavia il Consiglio dei Ministri e la Banca Centrale Europea contano che il 90% del denaro
nazionale sarà cambiato in Euro entro le prime 2 settimane del 2002. Fin dal primo Gennaio
2002 i negozi saranno sollecitati a dare il resto soltanto in Euro, dopodiché le monete e le
banconote in unità nazionale non potranno più essere utilizzate nei negozi ma potranno
tuttavia essere scambiatE alla Banca d’Italia ancora per 10 anni. Per orientarsi nel mondo
dell’Euro i consumatori dovranno comprendere prezzi e valori in Euro, dovranno riconoscere,
valutare e trattare le nuove monete e le nuove banconote ed è importante che possano
constatare che l’Euro avrà un impatto neutro sui prezzi e i valori (che l’Euro, cioé, non
renderà la persona né più ricca né più povera).
La Commissione europea è in stretto contatto con le associazioni dei consumatori e
dei cittadini per comprendere al massimo le domande e i timori dei consumatori e cercare di
rispondervi. Che cosa rappresenta per una persona il fatto di cambiare la sua valuta? Per
trovare risposte a questa domanda fondamentale la Commissione ha condotto dal ’96
numerosi lavori, tanto con gli specialisti quanto con le associazioni e le persone che
rappresentano i diversi tipi di popolazione presi in considerazione. Ecco alcune conclusioni
interessanti: la valuta ha nello stesso tempo una funzione relazionale (poiché permette di
dialogare finanziariamente con una persona che non si conosce, ad esempio un commesso
in un negozio) e di confronto tra beni diversi, ma la moneta è anche e soprattutto un
linguaggio: parla il linguaggio “lire” perché siete italiani e parlate italiano; i tedeschi parlano il
linguaggio “marco” perché parlano in tedesco eccetera. Ma il passaggio all’Euro non è simile
ad un viaggio turistico all’estero, poiché in quel caso ci si rapporta sempre alla valuta del
proprio Paese d’origine e si operano calcoli di conversione per un tempo limitato. Il
passaggio all’Euro sarà invece comparabile alla scoperta di un nuovo mondo e
all’apprendimento inevitabile di una nuova lingua, perché il proprio denaro e quindi la propria
lingua dovranno essere cambiati rapidamente.
Nella vita quotidiana ogni persona utilizza per parlare la sua moneta attraverso tre
meccanismi; il primo meccanismo è quello delle scale di valore: ciò vuol dire che conoscendo
il proprio reddito si può quasi automaticamente valutare
il costo di un articolo o più in
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generale farsi un’idea della propria capacità di spesa (cioè se voi vedete un articolo in un
negozio, sapete subito se è troppo caro per voi oppure il prezzo è accettabile). Il secondo
meccanismo si chiama la memoria dei prezzi: ogni persona conosce a memoria in media tra
30 e 50 prezzi che le servono di riferimento; sono prezzi diversi a seconda dell’abitudine di
consumo di ogni individuo (ad esempio il prezzo di un giornale, di una birra al bar, di un caffè
eccetera). Quando si entra in un nuovo negozio si vedono automaticamente gli articoli di cui
si conoscono a memoria i prezzi di riferimento e così si arriva alla conclusione “questo è un
negozio costoso,
questo è un negozio economico”; nel primo caso si uscirà senza
acquistare nulla o quasi, nel secondo caso si riempirà il carrello. Il terzo meccanismo è quello
della comprensione di un prezzo e delle differenze tra i prezzi: è il meccanismo più delicato
e probabilmente più importante, ma anche quello più difficile da acquisire. Comprensione di
un prezzo significa che se dico a un italiano “5.000 lire” sa che cosa vuol dire, ma se poi gli
dico “2,65 Euro” sa cosa significa? Questo meccanismo di comprensione dei prezzi permette
di giudicare le differenze di prezzo. Ad esempio in un supermercato tra tre tipi di yogurt (uno
molto economico, uno di prezzo medio e un terzo di lusso) è importante - tanto più se il
proprio reddito è modesto - scegliere quello di prezzo giusto in relazione alla propria
disponibilità economica.
Secondo molte persone riuscire a familiarizzare con i prezzi in Euro può richiedere
anche molti mesi: molti consumatori temono il passaggio all’Euro. In tutti i Paesi interessati la
gente teme che i commercianti utilizzino l’introduzione del denaro in Euro per aumentare i
prezzi: esiste un timore generale di farsi raggirare, perciò l’esigenza di garanzie è un
elemento essenziale per tranquillizzare i consumatori e realizzare con successo
l’introduzione dell’Euro. Uno di questi strumenti di garanzia è la doppia indicazione dei prezzi:
la Commissione Europea ha favorito nel ’98 la conclusione di un accordo tra operatori del
commercio al dettaglio e del turismo e associazioni - accordo detto “Eurologo” - per stabilire
un codice di condotta che comprenda la doppia indicazione della maggior parte dei prezzi in
valuta nazionale ed in Euro, e l’obbligo di fornire un’informazione sull’Euro sia ai clienti sia ai
propri dipendenti (per esempio il tasso di conversione e le norme d’arrotondamento), così
come pure un logo comune per tutta la zona Euro. Alcune indagini mostrano che questa
iniziativa ha portato i suoi frutti: tra il 30 e il 40 per cento dei dettaglianti pratica la doppia
visualizzazione in Portogallo e in Francia - in Belgio addirittura il 60% - ma a praticarla sono
soprattutto i grandi supermercati e i grandi negozi (come ad esempio la Rinascente o la
Standa), mentre presso i piccoli commercianti rimane molto da fare.
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Per quanto riguarda i consumatori la maggior parte di loro ha già potuto riscontrare
questa doppia visualizzazione nei negozi, ma la maggior parte dice che i prezzi sono esposti
soltanto nella valuta nazionale e solo il 10% dichiara di osservare sempre i prezzi in Euro.
Risulta dunque che la maggioranza dei consumatori non ha ancora iniziato a crearsi nuove
scale personali di valori in Euro né a ricordare i prezzi-riferimento in Euro; la doppia
visualizzazione dei prezzi ha soprattutto una funzione di garanzia: i consumatori sanno che
possono verificare i prezzi quando lo vogliono. Le azioni chiave in materia di informazione
devono moltiplicarsi e rafforzarsi se si vuole che i consumatori vivano senza traumi il
passaggio verso la nuova lingua monetaria.
Ma come sensibilizzare i consumatori più fragili fino al momento dell’introduzione
delle monete e delle banconote in Euro? Una parte significativa (intorno al 30%) della
popolazione rischia di sfuggire ai mezzi di comunicazione di solito utilizzati per il grande
pubblico, in particolare gli opuscoli informativi e la televisione. Questi gruppi sono costituiti
dalle persone anziane che vivono sole, dagli immigrati e anche dai portatori di handicap
sensoriali (ciechi, mal vedenti, sordi e minorati mentali).
Per soddisfare le necessità di questi gruppi di persone e per contribuire a far sì che il
passaggio all’Euro sia realizzato da tutti i consumatori la Commissione Europea ha lanciato
nel ’97 il programma “Euro Facile”. La prima fase di studio dei problemi (i “gruppi pilota”) ha
avuto luogo nel ’98: gruppi di riflessione costituiti da persone appartenenti a diversi Paesi
dell’Unione Europea hanno permesso di individuare i loro problemi e le loro necessità di
informazione nella loro lingua relativamente al cambiamento della valuta in Euro; gruppi
associati a 50&Più Fenacom in Italia, Belgio, Francia, Germania e Portogallo hanno
collaborato a questa fase, e i risultati di questo lavoro in gruppi pilota hanno permesso di
sviluppare una doppia azione: l’elaborazione di una metodologia di formazione da un lato, e
la costruzione di strumenti adeguati di formazione e informazione dall’altro.
Quanto alla metodologia, è stata necessaria un’informazione faccia a faccia fornita
da una persona di cui avere fiducia: a questi informatori è stato dato il nome di “mediatori di
fiducia”. Chi possono essere questi “mediatori di fiducia”? Gli assistenti sociali, ad esempio, i
medici di famiglia, i postini, i farmacisti, le persone impegnate in associazioni come 50&Più
Fenacom e in organizzazioni di qualsiasi tipo sia governative che non, impiegati di sportello
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nelle amministrazioni locali eccetera. In secondo luogo questi gruppi pilota, in base
all’esperienza fatta nel corso della prima fase, hanno elaborato una serie di strumenti adatti a
soddisfare le varie necessità di popolazioni specifiche (ad esempio giochi di simulazione di
acquisti in Euro, giochi di carte in Euro e valuta nazionale, scenette e cassette video per
sensibilizzare sull’argomento). Insieme ai loro animatori e a specialisti dell’informazione
hanno lavorato alla costruzione di kit di informazione per istruttori e mediatori di fiducia;
questi strumenti sono stati anche provati e convalidati dagli altri gruppi (ad esempio gli
strumenti elaborati da persone anziane sono stati sperimentati dalle persone in difficoltà
economiche e sociali). Nel corso della seconda parte del programma “Euro Facile” - nel
1999 e 2000 - la Commissione ha finanziato progetti pilota realizzati da molte organizzazioni
che hanno lavorato con altre organizzazioni di
Stati membri in modo transnazionale
verificando con il loro pubblico l’efficacia degli strumenti (per citare alcuni esempi 50&Più per
le persone anziane, le associazioni per i ciechi e quelle per i sordi).
Queste operazioni pilota sono state diffuse anche in ambiti territoriali più piccoli come
regioni e paesi (il Veneto per l’Italia, ad esempio). In previsione della ripetizione
dell’esperienza queste organizzazioni hanno garantito la formazione di istruttori sull’Euro che
hanno in seguito formato mediatori di fiducia, che sono spesso dei volontari. La
Commissione Europea, da parte sua, ha garantito la formazione professionale e la
costituzione di un campione per l’ utilizzazione degli strumenti formativi elaborati dai gruppi
pilota. Ora la fase pilota si sta completando e il programma Euro Facile entra nella sua terza
fase metodologica che prevede l’ utilizzazione degli strumenti su grande scala. A meno di 15
mesi dell’introduzione negli Stati membri delle banconote in Euro queste popolazioni hanno
bisogno di azioni specifiche per le nuove monete e le nuove banconote, come pure per la
nuova espressione di prezzo e di valori. Da parte sua la Commissione realizza nel quadro del
suo programma Euro Facile la maggiore quantità possibile di strumenti per sostenere
l’informazione delle popolazioni più fragili e garantisce anche la formazione di un certo
numero si istruttori affinché questi possano diventare a loro volta moltiplicatori di
informazione. La Commissione si assumerà anche la distribuzione di kit speciali di banconote
Euro per i ciechi, per i sordi e i minorati mentali; questi kit stanno per essere realizzati dalla
Banca Centrale Europea. Speriamo che i direttori delle banche e gli uffici locali accettino di
fare la stessa cosa per questi tre gruppi di popolazione. Ma l’azione di concertazione delle
Istituzioni europee, pur necessaria, non può essere sufficiente: è sul territorio che occorre
andare per sperimentare il progetto tra le popolazioni!
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Gli Stati membri della zona Euro hanno la responsabilità di garantire
un’informazione e una preparazione adeguata di tutti i loro cittadini, compresi i gruppi
suscettibili ad incontrare più difficoltà. La metodologia Euro Facile è pronta ad essere
utilizzata: 4 Stati membri hanno già deciso di finanziare un programma di tipo Euro Facile a
livello nazionale (la Francia, l’Italia, il Belgio e la Spagna), ma anche gli altri Stati membri si
preparano a fare la stessa cosa. Le collettività locali e le reti associative hanno, a tale
riguardo, un ruolo molto importante da giocare: anche voi potete contribuire a questo sforzo
di informazione, se siete interessati a diventare mediatori di fiducia, così da aiutare ad
informare sull’Euro altre persone della vostra età. Infine non dimentichiamo che l’Euro è un
progetto di portata storica; dopo quasi 50 anni di pace e prosperità dei nostri Paesi si tratta di
fare un nuovo passo: le monete e le banconote in Euro ci daranno per la prima volta
un’identità europea tangibile che sarà comune alla grande maggioranza dei cittadini
dell’Unione Europea. E’ necessario uno sforzo comune, sia come mediatori di fiducia sia
come cittadini, perché l’Euro sia un successo per tutti. Grazie.”
Mario Pinzauti:
“Ringraziamo la signora Wandel che ci ha confermato che il problema di una
maggiore e più approfondita informazione sull’Euro è un problema importante e per certi
aspetti drammatico, perché ormai ci divide soltanto un anno e mezzo dal momento in cui l’
Euro ci entrerà in tasca. Le Istituzioni europee e i governi possono fare tanto, ma occorre
una mobilitazione generale di questi mediatori di fiducia che già operano dentro 50&Più
Fenacom come conferma questa manifestazione e le precedenti iniziative già intraprese.
Passiamo ora alle altre testimonianze: per primo do la parola a Ivon Peàn che ci parlerà degli
anziani delle zone rurali della Francia e di come in queste zone gli anziani vedano l’Europa.”
Ivon Peàn:
“Buongiorno e grazie. Sono molto felice di portarvi un saluto delle organizzazioni
francesi che sono aderenti alla FIAPA, e naturalmente degli anziani rurali. Questi anziani
sono un’ organizzazione piramidale che mette assieme 10.200 associazioni locali in cui gli
anziani pensionati sono uniti non per categorie professionali, ma nell’ambito del villaggio: in
genere si tratta di un villaggio agricolo, e così si ritrovano insieme l’anziano operaio agricolo,
il panettiere, il farmacista, l’agricoltore e il commerciante.
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Abbiamo 82 federazioni dipartimentali raggruppate in una federazione nazionale di
anziani che conta 780 mila aderenti che pagano la quota. Il loro ruolo è svolto su tre diversi
livelli: a livello nazionale, naturalmente, a livello europeo e a livello internazionale. A livello
nazionale operiamo molto nel campo culturale: abbiamo istituito adesso un premio letterario
nazionale e lavoriamo molto alla trasmissione della memoria. Sempre a livello nazionale il
nostro disagio sociale è attualmente riferito a tre argomenti: il primo è la non autosufficienza,
che è la situazione propria delle persone che non possono più fare da sole le cose della vita
ordinaria; abbiamo stimato che ci sono 1.200.000 persone circa in questa condizione. La
precedente maggioranza politica aveva creduto opportuno fare una legge che alla fine si è
rivelata catastrofica: noi volevamo una legge sociale, vale a dire fare della dipendenza un
rischio sociale, come la malattia; la legge votata ha invece fissato dei limiti di reddito per
poter usufruire delle prestazioni dispensate dal servizio sanitario nazionale, stabilendo però
una possibilità di recuperare sui redditi, sugli eredi, sui versamenti contributivi e con dei
parametri molto restrittivi delle condizioni di attribuzione dell’assistenza. La cosa peggiore è
che questa legge ha previsto che questa prestazione in caso di dipendenza sarebbe stata
gestita dai Consigli Generali dei Dipartimenti francesi: dunque a seconda della ricchezza del
Dipartimento per lo stesso livello di dipendenza alcune persone avrebbero ricevuto 150
franchi francesi al giorno e altri solo 15 franchi. C‘era molto malcontento tra le persone
bisognose di assistenza, così stiamo ottenendo una nuova legge, che senz’altro all’inizio
non sarà ancora buona per noi ma che comunque miglioreremo in seguito.
Secondo importante tema sono le piccole pensioni: noi vogliamo che gli anziani
possano invecchiare a casa, nella dignità. Ci sono 700.000 vedove che hanno un reddito
inferiore a 800.000 lire al mese di pensione, e tanti piccoli artigiani commercianti non
ricevono più di questa somma: la nostra volontà è di agire a questo livello. I governi (sia
quelli precedenti sia quello attuale) ci hanno fatto delle belle promesse, ma non sono state
mantenute.
Il terzo tema, anch’ esso molto importante, riguarda l’esigenza di creare qualcosa in
senso associativo a livello del territorio. Dal momento che si lasciano i piccoli villaggi per
andare nelle grosse città, quando in un piccolo villaggio i panettieri o gli artigiani chiudono
sono gli anziani a soffrirne di più, perché non hanno i mezzi per andare in città e questo
porta alla miseria e alla solitudine.
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Queste sono dunque le nostre preoccupazioni dal punto di vista nazionale. Per
quanto riguarda l’Europa - e Giuseppe Bertoldi lo sa bene - nel direttivo della
FIAPA
abbiamo deciso di lavorare per dare a questa associazione una capacità di rappresentanza
forte a livello di Bruxelles, perché tra 10 anni tutti le decisioni che ci riguardano saranno
prese alla Comunità. Come i due relatori hanno detto, bisogna essere presenti non solo per
cercare di cambiare le cose quando sono state fatte, ma per agire sulle decisioni prima che
queste siano prese: questo è uno dei ruoli importanti della FIAPA. La seconda cosa che
vogliamo a livello europeo è che l’Europa si dia una politica unica per poter aspirare ad un
avvenire economico perché la nostra moneta possa competere con il dollaro e lo yen.
Per quanto riguarda il piano internazionale vi ricordo che la FIAPA è un’
organizzazione non governativa riconosciuta dall’Onu, dall’Unesco e dall’Organizzazione
Mondiale della Sanità. Anche in questo caso è molto importante che si possa
essere
presenti - come per l’Europa - prima che le decisioni siano prese. Abbiamo anche un altro
compito importante, quello di sostenere le associazioni di anziani nei Paesi in via di sviluppo:
non vogliamo dare solo assistenza, non vogliamo imporre a loro il nostro stile di vita e le
nostre idee, con gli effetti contraddittori che qualche volta comportano, ma vogliamo aiutare
quei Paesi ad autogestirsi e a farci capire quei valori che noi forse abbiamo perso, sopratutto
per quanto riguarda il ruolo dell’anziano nella società.
Anche i nostri figli devono essere interessati a questo. Non dobbiamo giocare da
ipocriti: la prosperità dei nostri Paesi sviluppati è fatta spesso a partire delle cose che
abbiamo preso ai Paesi in via di sviluppo. Noi francesi pensiamo che abbiamo il dovere di
restituire questo patrimonio, pensiamo alla felicità dei nostri nipoti. E’ stupido pensare che la
pace nel mondo - e dunque la loro felicità - potrà essere assicurata se avremo centinaia di
persone che andranno dal medico per cercare di far curare le loro pance troppo piene vicino
a miliardi di persone che vanno a morire di fame e di malattia. Vi ringrazio dell’attenzione.”
Mario Pinzauti:
“In questo interessante e appassionato intervento l’amico Ivon Peàn ci ha portato
diritti al discorso della solidarietà, un discorso che è molto sentito a livello di 50&Più
Fenacom e della FIAPA e che è molto sentito anche dall’Europa. Vorrei ricordare che la
maggiore quantità di aiuti al terzo mondo, in campo mondiale, viene proprio dall’Europa, che
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ormai da un quarto di secolo ha un accordo che stabilisce una collaborazione con i Paesi del
terzo mondo per quanto riguarda gli aiuti; poi naturalmente c’è la solidarietà verso i meno
fortunati (tipo le 800.000 vedove francesi, o il miliardo di persone nel mondo che muoiono di
fame), che ovviamente ci porta ad un discorso di carattere più largo. E’ proprio il discorso
sulla solidarietà quello più adatto per passare la parola alla nostra ultima testimonianza,
quella di Sarah Kalalobe dell’associazione degli anziani del Cameroun. “
Sarah Kalalobe:
“Vi ringrazio, e particolarmente ringrazio il signor Giuseppe Bertoldi che mi ha
permesso di venire qui per parlare dei problemi del mio Paese. Permettetemi di fare un
piccolo cenno storico affinché la Comunità Europea tenga conto di quello che le chiederò.
Penso che quello che sto per chiedere sia possibile, data la vostra organizzazione sociale
dove le cose sono messe in modo che i vostri bimbi, i vostri figli si possano occupare di voi
quando sarete anziani: per questo i genitori fanno tutti gli sforzi possibili affinché i loro figli
possano studiare. Nel Cameroun invece si è determinata una situazione politica tale per cui
un indirizzo politico camerounese era contrario che i ragazzi del Cameroun venissero a
studiare in Europa. Io non credo che questo fosse giusto!
Fatta questa premessa voglio parlare alla Comunità Europea perché in Europa per
migliorare la qualità della vita delle persone anziane avete messo in piedi delle strutture
sociali come la sicurezza sociale, le allocazioni familiari, le pensioni: in Africa non esiste
niente, né la sicurezza sociale né gli assegni familiari e tutte le cose di questo genere. Noi
mandiamo i nostri figli a fare gli studi fuori ma non è una buona soluzione, perché quando
tornano - se tornano - non riescono a incidere nella situazione del loro Paese. Ci sono
pochissime persone in Camerun - e in genere in Africa - che hanno delle pensioni. Quelli che
hanno questa pensione sono delle persone che hanno avuto delle possibilità di lavorare e
non tutti sono in questa condizione. Noi abbiamo anche quelli che voi chiamate “i lavoratori in
nero” e che non hanno nessuna pensione. Quelli poi che hanno diritto possono aspettare 6 o
8 mesi per avere una pensione molto bassa.
Un altro appello che voglio indirizzare alla Comunità Europea riguarda la solidarietà:
io penso che la solidarietà non sia una cosa magica, non sia una cosa difficile; quando noi
veniamo a chiedere la vostra solidarietà, non vogliamo chiedere la vostra pietà. La solidarietà
comporta il rispetto dell’altro e deve essere basata sul rispetto delle reciproche differenze.
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Una solidarietà come pietà non è una solidarietà! La solidarietà permette anche di ottenere
degli scambi tra l’uno e l’altro. Gli scambi per il futuro riguardano quello che non possiamo
mai imparare sui libri e su tutte le forme di sviluppo ed è la trasmissione dell’esperienza.
Alla Comunità Europea chiediamo la cosa più semplice possibile: i diritti dell’uomo.
Ogni uomo ha diritto a farsi curare, a mangiare, ad avere un alloggio decente, ad avere un
benessere, ad avere delle possibilità di divertirsi. Nel nostro Paese i nostri anziani non hanno
questi diritti. Io sono privilegiata: ho avuto la fortuna di una migliore condizione ed è per
questo che voglio aiutare le pensionate della mia generazione, è per questo che ho voluto
creare un’associazione che possa aiutare le nostre persone anziane. Le persone anziane di
cui noi ci occupiamo sono quelle delle zone diseredate, sono le persone che hanno più
bisogno: è per questo che avremmo voluto che la Comunità Europea le aiutasse ad ottenere
i medicinali e a potersi vestire. Può darsi che voi abbiate l’impressione che noi esageriamo,
ma raccontiamo meno di un terzo di quello che succede nei nostri Paesi. Nel ventunesimo
secolo delle persone ferite invece di avere il siero antitetanico per potersi curare usano delle
piante che hanno raccolto. Pensate che una signora che deve partorire deve fare 60 km ma
non c’è nessuna strada, ed è molto difficile per lei per trovare il posto più vicino che la possa
accettare, dove per giunta non saprete nemmeno se ci sono delle persone che vi possono
aiutare. Non ci sono medici, non ci sono compresse, non c’è anestesia, non c’è niente.
Vi posso dare tantissimi esempi, ma non voglio cercare la vostra pietà: io vi descrivo
proprio la situazione reale. Quando noi vi chiediamo dell’aiuto vogliamo che la Comunità
Europea possa lavorare con noi, perché se ci daranno qualche fondo avranno anche la
possibilità di venire a controllare quello che facciamo.
Un altro esempio della situazione in cui ci troviamo: ho qui davanti a me un quaderno
che i bambini della scuola materna usano per imparare la scrittura e la matematica; la
stamperia che ci forniva questi quaderni è stata chiusa per imposte e tasse, dunque i bambini
non potranno più averli. E’ per questo che io chiedo con insistenza alla Comunità Europea di
aiutarci nei nostri problemi. Vi ringrazio molto per la vostra attenzione.”
Mario Pinzauti:
“Ringrazio la signora Kalalobe che ci ha portato di fronte ad un quadro veramente
drammatico, come del resto molti di noi sapevano. Per l’Europa la signora Gomez ha parlato
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di un progetto di pensioni sicure e durevoli, e qui siamo di fronte a un quadro in cui la
pensione è un’eccezione, anche quella di poche decine di dollari al mese. Ecco, io credo ci
sia un divario tremendo che l’Europa - e in particolare la Gold Age europea - ha il dovere di
affrontare.
So che tra tredici giorni la 50&Più Fenacom e la FIAPA celebreranno a Bruxelles i
20 anni della FIAPA, la federazione delle 200 associazioni nazionali di persone anziane.
Sarà una cerimonia bella e solenne che si svolgerà nella sede del Parlamento Europeo, alla
presenza del Presidente del Parlamento Europeo e probabilmente anche del presidente della
Commissione Europea - il nostro connazionale Romano Prodi -, dei rappresentanti
dell’Unesco, dell’Organizzazione mondiale della sanità, dell’Onu e di almeno 500 delegati
delle associazioni di persone anziane di varie parti del mondo. Sarà l’occasione di presentare
tante iniziative e di fare tanti bilanci; tra l’altro so che Giuseppe Bertoldi porterà un “Libro
Bianco” in cui di documenterà non soltanto quello che ha fatto la FIAPA in questi 20 anni,
ma anche quello che intende fare in vari campi, fra cui un posto importante ha la questione
della solidarietà. Do ora la parola a Giuseppe Bertoldi.”
Giuseppe Bertoldi:
“I dati che portava il moderatore e che nascevano dalla nostra ricerca dimostravano
che solo il 38% delle persone anziane ha interesse nell’Europa. Si parla di anziani a livello
europeo, ma fino ad oggi al di là del trattato di Amsterdam - dove si è detto che non si può
essere emarginati a causa dell’età - di noi fino ad oggi si è parlato molto poco. Certo, l’Euro
è profondamente legato alla capacità di costruire un’entità politica, non partitica: non può
esserci una moneta che possa metterci a confronto con altre monete forti se dietro non c’è
una storia, non c’è una coesione. Oggi a livello europeo facciamo più disquisizioni e più
interventi di natura economica o finanziaria piuttosto che azioni che mirano a costruire l’unità
dei popoli. Vorrei ricordare che i grandi vecchi che hanno sognato e costruito le basi
dell’Europa non avevano come obiettivo primario l’economia: ricordo che il primo progetto malauguratamente i francesi non l’hanno voluto - era quello di un esercito comune europeo
per mescolare le genti. Oggi dobbiamo contentarci di questo percorso molto lungo: sappiamo
tutti le difficoltà del Parlamento Europeo, sappiamo tutti delle regole, sappiamo tutti che quasi
sempre serve l’unanimità. Ci vorrà del tempo: se non si cambiano le regole della gestione
della politica europea difficilmente arriveremo a una vera unità europea.
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Ma io vorrei sottolineare un’altro passaggio; l’Euro può avvicinarci, ma sicuramente
c’è una carenza di informazioni: manca la comunicazione, non solo in Italia (non credo che in
Francia ci sia molta più comunicazione). Sembra quasi che l’Euro venga tenuto nascosto,
forse perché si ha paura delle contrapposizioni o di altri blocchi economici (non a caso
abbiamo avuto il voto contrario della Danimarca all’Euro). Quindi c’è una profonda difficoltà
per far capire alla gente che questa moneta entrerà in circolazione tra poco tempo.
Poi vorrei capire perché non si è atteso qualche mese in più per cancellare più
decimali possibili: in alcune realtà come quella italiana è impossibile calcolare la parità
dell’Euro con quattro decimali. O siamo tutti degli Einstein o ci colleghiamo alle macchinette,
che a loro volta sono costruite sempre più piccole, con le istruzioni difficili e bottoni piccolini.
Quello che a me preme sottolineare è che oggi al livello europeo manca quella vera
volontà di discutere, di coinvolgere le persone e le genti; ecco perché la nostra forza a
Bruxelles non sarà quella delle grandi compagnie di autotrasportatori che hanno invaso
Bruxelles con i TIR, ma sarà la forza dei numeri, sarà la forza delle idee, sarà la forza del
mondo che rappresentiamo. E venuto il momento - ed è quello che chiederemo - che le
decisioni sociali che coinvolgono profondamente la società europea vengano assunte dopo
aver coinvolto anche il mondo della terza età. Uno degli aspetti più gravi di tutte le società
moderne (soprattutto quelle evolute) è il non coinvolgimento dei diretti interessati. C’era un
progetto europeo sull’empowerment delle persone anziane, vale a dire sulla capacità
decisionale che deve essere garantita ad ogni individuo: questo sarà uno dei grandi
messaggi delle nostre associazioni.
L’altro grande messaggio che noi vorremmo lanciare presso la Comunità è onorare
quel debito che l’Europa ha verso i Paesi meno fortunati, perché se vogliamo garantire la
pace e un vero sviluppo di tutte le società dobbiamo capire che l’aiuto non è la pietà: l’aiuto è
il rispetto delle culture e delle tradizioni. Io ho ricevuto una lettera da un rappresentante del
Centroafrica il quale sottolineava che gli aiuti finanziari che oggi l’Europa da’ a questi Paesi
nove volte su dieci servono per raggiungere un triste primato: l’acquisto delle armi. Il
fenomeno dei soldati bambini sta distruggendo la cultura africana! Queste sono le cose di cui
l’Europa dovrebbe farsi carico. Ma non è solo in Africa: io sono reduce da un convegno nei
paesi dell’Est – più precisamente in Lituania - e vi garantisco che questo popolo di grandi
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tradizioni e di grande dignità, candidato a entrare in questo grande sogno dell’Europa, oggi
soffre di una grave crisi economica, di cui risentono in particolar modo gli anziani e i
pensionati. La pensione media in quei paesi è di 30 dollari al mese: sono 62.000 lire. Ecco
dove l’Europa, se vuol veramente diventare una realtà che si fa carico dei problemi dello
sviluppo delle società, deve impegnarsi, anche perché abbiamo un patrimonio culturale che
nessuno ha, abbiamo contribuito all’evoluzione delle società mondiali e oggi dobbiamo anche
contribuire a garantire alle realtà più deboli e meno favorite un sostegno per progredire.
Questo è il ruolo della FIAPA, questo è quello che noi vorremmo dall’Europa, non limitandoci
a livello di Comunità Europea ad affrontare i temi della pensione e della sanità: se vogliamo
creare un’Europa politicamente unita è necessario darsi regole comuni.
A questo punto vorrei affrontare un ultimo tema. Mi rifaccio a dei dati statistici che
riguardano l’aumento delle persone anziane e la diminuzione dei giovani e delle forze
lavorative. Tre sono le soluzioni: o la società europea e quella italiana accettano di
abbassare drasticamente il loro livello di vita, o accettano di prorogare nel tempo l’impegno
lavorativo, o accettano che noi ci avviamo ad una società multietnica nella salvaguardia delle
culture e delle tradizioni. Parlo da italiano: noi siamo passerella per l’immigrazione che poi si
riversa sull’Europa, e non possiamo essere soli all’interno dei 15 Paesi a subire questo
carico! Tutta l’Europa ne avrà bisogno, quindi sarà meglio affrontare per tempo questo tema.
Chiudo da anziano e da europeista convinto che la costituzione dell’Europa (partendo
anche dall’Euro) sia l’unica garanzia che permetta di pensare al terzo millennio come a
un’era un po’ più tranquilla, sperando che gli errori che tutti noi abbiamo commesso nel
passato non debbano più ripetersi, perché il grande patrimonio della conoscenza e il suo
passaggio deve servir anche a costruire meglio evitando gli errori del passato. Questo è il
messaggio che diamo all’Europa! Grazie.”
Mario Pinzauti:
“Bene, vorrei richiamare alla vostra attenzione una notizia che è uscita
dall’intervento del Presidente e che spero venga raccolta dai colleghi giornalisti. Il Presidente
ci ha detto che la Gold Age intende influire sulle decisioni e sugli orientamenti europei
almeno in materia di terza età e di solidarietà. Non sarà un’opera facile, caro Presidente: da
trent’anni mi occupo di Europa soprattutto come giornalista e conosco abbastanza bene i
miei polli! Non sarà un’opera facile, ma io conosco da qualche anno anche lei e so che è una
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persona che non si arrende, che va avanti, a cui auguro di cuore tanto successo anche in
questo difficile ma irrinunciabile compito. Adesso apriamo la discussione. La signora Gomez
della Commissione europea vorrebbe rispondere brevemente all’appello che la signora
Sarah Kalalobe ha rivolto alle Istituzioni europee perché contribuiscano a risolvere i
drammatici problemi dei Paesi del terzo mondo e in particolar modo dell’Africa.”
Carmen Gomez:
“Dunque, vi vorrei fornire delle informazioni necessarie per cercare di aiutarvi e per
vedere quale potrebbe essere l’aiuto che la Commissione vi potrebbe dare. La Direzione
Generale alla quale appartengo - Affari Sociali Impiego - si occupa degli affari sociali dei 15
Paesi membri dell’Unione Europea, ma c’è una parte della Commissione Europea che lavora
direttamente dello sviluppo delle relazioni esterne ed è lì che bisogna assolutamente
rivolgersi per poter avere degli aiuti. Io personalmente vi posso aiutare a far arrivare la vostra
richiesta, perché a volte l’informazione è quello che manca per cercare di trovare un aiuto.
Non è una questione di pietà, è proprio giustizia e solidarietà. Grazie.”
Sarah Kalalobe:
“Ringrazio la signora Gomez per tutto quello che vuol fare in collaborazione con noi.
Grazie ancora.”
Intervento dal pubblico:
“Ritengo che un atto di solidarietà possa essere semplicemente possibile con la
volontà e con il suggerimento di noi anziani. Basta applicare sulle imposte che noi paghiamo
un prelievo dello 0,25% sul valore imponibile: questa somma sarà una enormità da
presentare alla solidarietà internazionale per l’aiuto del terzo mondo.
Un’altra questione importante riguarda l’ immigrazione nei nostri Paesi. E’ un errore
enorme, perché si spopoleranno quelle terre che invece hanno bisogno di aiuto e che hanno
bisogno di essere portate dalla solidarietà allo sviluppo. Per quanto riguarda il fatto che molti
contributi sono spesi
per le armi, questa è una questione che deve essere posta alle
persone che sono preposte al controllo di questa erogazione di fondi.
Poi ancora un altro problema, che potrebbe creare imbarazzo; la signora Wandel ha
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detto: “nella Comunità Europea abbiamo tre lingue: l’inglese, il tedesco e il francese”. Voglio
dire - come ha ricordato anche il Presidente - che l’ unità europea (propugnata anche da De
Gasperi) è stata creata a Roma, quindi è giusto che anche l’italiano sia nella comunità
europea lingua internazionale. Penso che noi non sappiamo imporci e siamo sempre
disponibili a parlare lingue diverse dall’italiano: questo è un errore, e lei come Presidente
deve essere il primo che lo fa, perché solo con la volontà di farci sentire e non di lasciarci
imporre noi anziani riusciremo a suggerire la nostra opinione.
Voglio dire anche qualche parola sulla questione dell’Euro. Secondo me si crea un
allarme ingiustificato: voi quando andate in banca per cambiare una moneta avete la
conversione del cambio; avremo una conversione talmente semplice che non deve affatto
fare paura, tanto più che l’importo di un Euro per una lira è stato già fissato a 1936 e rotti ed
equiparato a 0,92 marchi, poi al franco francese e così via. Quindi non ci sono queste
difficoltà; le difficoltà delle monete sono quelle che saranno portate dalla Danimarca che non
è entrata, dall’Inghilterra e dalla Svezia. Quindi, signori, io penso che abbiamo qualche cosa
da poter insegnare a quelli dell’Unione Europea, nel senso che noi chiediamo che questa
unità sia non soltanto finanziaria ma che sia anche politica, con regole interne valide per tutti.
Poi affrontiamo il problema delle pensioni: sa che abbiamo in Italia degli anziani che
hanno 400.000 lire di pensione, e degli zingari che prendono 1 milione e 120.000 lire dai
comuni? Non ho altro da dire.”
Giuseppe Bertoldi:
“Una risposta rapida: lunedì c’è un convegno sui rapporti con le amministrazioni
locali, dove avremo tutto il tempo di parlare. Su quello che può fare la FIAPA ricordo che sia
la 50&Più Fenacom sia la FIAPA sono ONG - organizzazioni non governative – senza fini
politici né fini legati ad alcun movimento; poter andare a Bruxelles e parlare italiano mi
farebbe piacere, ma è impossibile modificare regole che i nostri governanti hanno accettato:
lei va all’ONU e deve usare 5 lingue, non c’è neanche il tedesco (questa almeno, fra le altre
cose, è l’unica consolazione).”
Intervento dal pubblico:
“Mi chiamo Tenani e sono della 50&Più Fenacom di Rovigo. La 50&Più Fenacom
nazionale si è impegnata con tre gruppi pilota nel progetto Euro Facile; i tre gruppi pilota
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sono quelli di Reggio Calabria, Massa Carrara e Rovigo. Abbiamo seguito il progetto sin dalla
prima fase ed è stato un lavoro “maieutico”: abbiamo dato degli imput alla Commissione e
alla Divisione Generale della Commissione Europea. Nella seconda fase siamo stati invitati a
predisporre del materiale per poter raggiungere gli obiettivi che avevamo indicato nella prima
fase, cosa che è stata fatta: i tre gruppi pilota della 50&Più Fenacom hanno presentato il 16 e
17 dicembre i loro elaborati e li hanno illustrati a Bruxelles. Ora abbiamo iniziato la terza fase
- forse la più difficile -, quella di divulgazione. La fase di divulgazione è magistralmente
guidata dal dottor Massimo Ronchetti e avviene a livello regionale: abbiamo già fatto le
riunioni a Torino per il Piemonte, a Venezia per il Veneto, a Chianciano per la Toscana, a
Napoli per la Campania e a Pesaro per le Marche, e abbiamo in programma Bologna per
l’Emilia Romagna e altre riunioni regionali. L’obiettivo è quello di formare i mediatori di fiducia
che dovranno aiutare le persone meno fortunate per età, isolamento e non autosufficienza ad
arrivare all’Euro; se poi aiutando questi che noi chiamiamo gli ultimi faremmo qualche cosa di
gradito anche ai nostri soci (che ultimi sicuramente non sono) faremo un’opera di volontariato
sociale di cui la 50&Più Fenacom dovrà andar fiera. Grazie.”
Intervento dal pubblico:
“Sono Luciana Parpaiola e rappresento Reggio Calabria. Volevo solo chiedere se la
debolezza dell’Euro in questo momento influenza anche la fiducia nell’unità europea, in
quanto ho notato che questo sentimento si indebolisce con l’indebolimento dell’Euro: volevo
chiedere per quale motivo l’Euro scende e nello stesso tempo le persone hanno meno fiducia
nell’unità europea”.
Mario Pinzauti:
“Io non so se sia vera la seconda affermazione che lei ha fatto. Le ricordo che
qualche giorno fa è apparsa su vari giornali un’intervista del presidente della Commissione
Europea Romano Prodi, che facendo eco a quanto hanno detto altri statisti europei ha detto
che se l’Euro si abbassa un po’ non è una tragedia, né per l’Euro né per le monete nazionali
che ancora sono in vigore, perché ci sono i vantaggi e gli svantaggi; tra i vantaggi ad
esempio c’è il fatto che noi possiamo esportare a condizioni migliori, poi ci sono gli svantaggi
che suscitano una certa preoccupazione, comunque non mi sembra che allo stato dei fatti ci
sia una perdita di fiducia nel processo di unità europea: è un progetto che resta difficile come ha ricordato giustamente il presidente Bertoldi - però credo che sia un progetto da cui
non possiamo sfuggire, sia politicamente sia concretamente”.
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