NOTIZIARIO DELL’ASSOCIAZIONE SARDA MALATI REUMATICI
“SPEDIZIONI IN A.P. 70% CAGLIARI” - In caso di mancato recapito restituire al CMP CA per la restituzione al mittente
DICEMBRE 2007
In questo numero:
- Artrite reumatoide e malattie cardiovascolari
- La rieducazione posturale integrata in reumatologia
- La VES
- Malattie reumatiche e sessualità
Buone Feste
EDITORIALE
IN ATTESA..........
standard uniformi su tutto il territorio regionale;
• realizzazione di un piano di sensibilizzazione e aggiornamento dei medici di medicina generale sulle tematiche
Vi ricordate il Piano Sanitario Regionale? Quello che il
connesse all’assistenza reumatologica.
Consiglio Regionale partorì lo scorso febbraio dopo un lunghissimo iter contrastato da polemiche, dibattiti, discussioni È anche utile ricordare che il piano è diventato Legge Regionale
e pressioni di vario genere che miravano per convenienze di il 19 gennaio 2007 ma soprattutto che ha una validità triennale:
parte a condizionarne l’esito. Ricorderete che nonostante 2006 - 2008, in pillole vuol dire che ha una scadenza, come lo
tutto il testo approvato suscitò grandi aspettative per la reu- yogurt, e la scadenza è il 2008, l’anno prossimo. In pratica se
matologia in genere e per i malati in particolare. Ricorderete entro l’anno prossimo non si muoverà qualcosa, tutte le
anche che il testo in discussione fu esposto a vari tentativi di buone intenzioni perderanno validità giuridica.
Molti di voi avranno sicuramente
stravolgimento, e che la nostra
appreso dai giornali e dalle tv
associazione ha presidiato il
locali, che la nostra Associazione
Consiglio Regionale per evitare
sta ponendo con forza alle autoche questo accadesse, e infatti
rità competenti e all’opinione
non accadde. Quindi tutto a
pubblica questo problema. Per
posto? Purtroppo no. Tutti i
avere delle risposte abbiamo
buoni propositi e le buone
chiesto ed ottenuto un incontro
intenzioni contenuti nel Piano
con L’Assessore alla Sanità, la
sono ancora sulla carta, dimenprofessoressa Narina Dirindin,
ticati nella polvere dei cassetti
che ci ha ricevuto in delegazione
del Consiglio Regionale tra le
il 13 novembre scorso.
varie leggi non attuate.
All’incontro oltre allo scrivente
È utile rivedere gli obiettivi che il
hanno partecipato Silvia Angioni,
Piano si propone di raggiungere:
L’Assessore alla Sanità Narina Dirindin ed il presidente dell'ASMAR Ivo Picciau
Franco Masia, Lalla Lussu, Angela
• creazione di una rete integrata per l’assistenza reumatologica diffusa in tutto il territo- Spanu, Maria Luisa Massoni.
rio regionale, tenuto conto delle condizioni geografiche e Come in altre occasioni l’Assessore è stato molto attento alle
nostre ragioni, c’è poi stata una discussione che ha toccato e
della rete viaria;
• creazione di una struttura ospedaliera reumatologica nel- approfondito punti di varia natura, sempre attinenti alle
problematiche delle persone affette da patologie reumatiche,
l’area territoriale di Cagliari;
• riconoscimento della funzione di riferimento regionale pres- che per ragioni di spazio non posso riassumere. Al termine
so le aziende ospedaliero-universitarie di Cagliari e Sassari; l’Assessore ha chiesto ad un suo collaboratore di istituire
• creazione, in ogni azienda sanitaria locale, di un Servizio entro 15 giorni una commissione con il compito specifico di
reumatologico con funzione di riferimento specialistico studiare le criticità dell’assistenza reumatologica e, su quella
per il territorio della rispettiva ASL e di raccordo con la base, redigere un protocollo di attuazione della parte del
Piano Sanitario Regionale che si occupa di reumatologia.
struttura di alta specializzazione regionale;
• istituzione di servizi ambulatoriali specialistici distrettuali Come sempre cercheremo di non abbassare la guardia e
con funzione di collegamento con il medico di medicina seguiremo con molta attenzione l’evoluzione, per fare in
modo che il 2008 possa essere l’anno della svolta, così almeno
generale e con le strutture reumatologiche aziendali;
• definizione di protocolli di screening e di valutazione clinica ci auguriamo che sia.
finalizzati alla diagnosi precoce e adottati sulla base di A nome dell’ASMAR i più affettuosi Auguri di Buone Feste.
di Ivo Picciau
Siamo andati al Convegno
sulla Spondilite organizzato
a Roma dal nostro presidente Ivo Picciau in qualità
di responsabile del gruppo
"Spondilo-Artrite".
Al lato, alcune foto della
giornata.
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ARCIPELAGHI
Buone Feste
QUOTA ASSOCIATIVA ANNO
2008
Orari di segreteria:
Cagliari Via Monte Sabotino 9 - tel. 070273096
mercoledì, 10,30 - 12,30 / 17,00 - 20,00;
giovedì,10,30 - 12,30.
Come sai l’ASMAR è una Associazione di Volontariato senza
Sestu Via Giulio Cesare 59 tel. 070262446
martedì, giovedì, sabato: 10,30 - 12,30.
fini di lucro, le persone che ci
Ogni Martedì dalle 18.00 alle 19.00 - SPORTELLO PATRONATO
nella nostra sede di Via Monte Sabotino, 9 Cagliari:
- richiesta di invalidità civile e indennità di accompagnamento
- ricorsi amministrativi e giudiziari con patrocinio medico-legale
- consulenze generali in materia previdenziale ed assistenziale
- riconoscimento delle malattie professionali
lavorano lo fanno in modo spontaneo e gratuito.
Questo giornale ad altre iniziative
sono frutto di quest’impegno.
Per questo ci permettiamo di chiederti di continuare a sostenerci
rinnovando la quota associativa
per l’anno 2008 con il bollettino
Per saperne di più
Sono disponibili presso la sede
- Guida all’Artrite Reumatoide;
operativa dell’associazione i se-
- Conoscere l’Artrite Psoriasica;
guenti opuscoli:
- Conoscere l’Artrosi.
che trovi allegato al giornale.
Sommario
- Conoscere le malattie reumatiche;
VITA DELL’ASSOCIAZIONE
I servizi per i soci dell’ASMAR
- Diritti, opportunità del malato
Editoriale .......................................pag.
2
I servizi ASMAR ...........................pag.
3
REGISTRATO AL N.1 DEL REGISTRO DELLA STAMPA
IL 14/01/2004 PRESSO IL TRIBUNALE DI CAGLIARI
Aggiornamenti scientifici........pag.
4, 5
DIRETTORE RESPONSABILE
Ivo Picciau
Non solo farmaci ........................pag.
6, 7
Oltre la patologia .......................pag.
8
Finestra sul Mondo....................pag.
9
Il racconto .....................................pag.
10
Angelo Liberati ...........................pag.
11
Un salto in libreria......................pag.
12
Yoga e Artrite...............................pag.
12
reumatico "Invalidità Civile";
SEDE LEGALE
Via G. Cesare, 59 - Sestu (CA)
Tel/fax 070.262446
COMITATO DI REDAZIONE
DIRETTORE
Franco Masia
IN REDAZIONE
Silvia Angioni, Rosanella Atzeni, Jolanda Delogu,
Maria del Piano, Adelaide Lussu, Gabriella Viana
HANNO COLLABORATO
prof. Sergio Muntoni, dott. Paolo Persod, dott. Tonino
Mele, dott.ssa Fiorella d’Incà
SEDE OPERATIVA
Via M. Sabotino, 9 - Cagliari
Tel/fax 070.273096
SITO WEB ED E-MAIL
www.reumaonline.it
[email protected]
[email protected]
Nuovi organi dell’Associazione
Il 31 marzo 2007, alle ore 10.00, presso la sede operativa di via Monte
Sabotino 9 a Cagliari, si è tenuta
l’Assemblea Ordinaria dei soci ASMAR,
durante la quale si è proceduto all’elezione del nuovo Consiglio Direttivo, del
Collegio dei Revisori dei Conti e del
Presidente, per il triennio 2007-2010.
Ecco i risultati:
Consiglio Direttivo:
Presidente: Ivo Picciau.
Vice presidente: Silvia Angioni.
Consiglieri: Domenico Acciaro, Catia
Anedda, Rosanna Caredda, M.
Adelaide Lussu, Franco Masia, Viviana
Pili, Gabriella Viana.
Collegio dei Revisori:
Olga Manna, Angela Spano, M. Luisa
Massoni.
Buon lavoro a tutti e auguri ai nuovi
entrati!
Buone Feste
ARCIPELAGHI
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Artrite reumatoide e malattie cardiovascolari
AGGIORNAMENTI MEDICO SCIENTIFICI
prof. Sergio Muntoni *
I pazienti con artrite reumatoide hanno un’elevata incidenza
di eventi cardiovascolari e di mortalità da cause cardiache.
Subito dopo quello cardiovascolare, ed in parziale correlazione con esso, un forte contributo alla mortalità è dato
dalla fibrosi polmonare interstiziale, che produce circa il triplo di mortalità nei pazienti sotto trattamento con farmaci
biologici anti-tumor necrosis factor (etanercept, infliximab,
adalimumab) rispetto a quelli trattati con methotrexate.
Il rischio di morte cardiovascolare e, in particolare, da infarto acuto del miocardio è doppio nella donna. Per ragioni
non chiare, è l’infarto miocardico e non l’ictus cerebrale ad
avere elevata incidenza nell’artrite reumatoide, come se le
arterie coronarie fossero particolarmente suscettibili ai fattori di rischio cardiovascolare. Questi, nell’artrite reumatoide
come in altre patologie, vanno distinti in tradizionali (ipertensione arteriosa, dislipidemia, fumo, diabete) e non tradizionali (spessore intima-media, disfunzione endoteliale, proteina C reattiva, fattori immunologici). Si noti che i fattori
non tradizionali sono espressione di infiammazione, che a
sua volta influenza quelli tradizionali, soprattutto lipidici
(iper-trigliceridemia, basso colesterolo HDL). Pertanto, l’infiammazione costituisce un legame tra i due gruppi di fattori.
Oggi sappiamo per certo che l’aterosclerosi è una malattia
infiammatoria, più che degenerativa. D’altre parte, l’artrite
reumatoide è tipicamente una malattia infiammatoria. I più
importanti predittori di mortalità cardiovascolare sono l’intensità dell’infiammazione (articolare e, ancor più, extra-articolare), il grado di disabilità e la disregolazione immunitaria.
Ciò ha portato all’inclusione di quelli non tradizionali tra i
fattori di rischio comuni all’aterosclerosi ed all’artrite reumatoide.
Un marker di aumentato rischio cardiovascolare, oltre che
proteina della fase acuta, è la Proteina C Reattiva (PCR), la cui
produzione è attivata dall’ infiammazione dell’arteria affetta
da aterosclerosi. A sua volta, la PCR ha proprietà aterogene.
Si tratta, perciò, di un vero e proprio circolo vizioso tra aterosclerosi e PCR. L’artrite reumatoide può inserirsi in questo
circolo in quanto l’infiammazione produce elevati livelli di
PCR nel siero.
Anche l’Helicobacter Pilori (HP), in aggiunta al ben noto
ruolo che svolge nello stomaco, è implicato nell’aterogenesi
attraverso l’aumento della disfunzione endoteliale e della
PCR. Poiché nella gastropatia è implicata l’infezione da HP,
l’uso di farmaci anti-infiammatori non steroidei, che aumen-
ta il rischio cardiovascolare, può anche precipitare l’insufficienza renale nei pazienti con artrite reumatoide e ridotto
filtrato glomerulare. Nei pazienti di artrite reumatoide positivi per HP si trova spesso insulino-resistenza, aumento della
circonferenza della vita, ipertensione arteriosa, iper-trigliceridemia, aumento della generazione di trombina: quindi un
aumento dei fattori di rischio cardiovascolare tradizionali e
non tradizionali, proprio come nell’aterosclerosi.
Alla luce della distinzione di cui sopra possiamo ora considerare l’influenza del trattamento farmacologico sulla mortalità cardiovascolare.
I farmaci DMARDs (Disease-Modifying Anti-Rheumatic
Drugs) (sulfasalazina, idrossiclorochina e, in modo particolare, il methotrexate) esplicano un potente effetto anti-infiammatorio e, se usati fin dalla diagnosi, riducono significativamente il rischio cardiovascolare.
Gli inibitori della ciclo-ossigenasi 2 aumentano il rischio cardio-vascolare, così come è stato riportato per gli inibitori
non selettivi della ciclo-ossigenasi ibuprofen e diclofenac;
ma quest’ultima affermazione è controversa, dato che alcuni affermano che il rischio di infarto è più basso dopo l’uso
di qualsiasi tipo di DMARD.
Gli anti-tumor necrosis factor rappresentano con la loro attività anti-infiammatoria un indubbio progresso nel trattamento dell’artrite reumatoide, ma con la limitazione della
riattivazione di infezioni granulomatose (tubercolosi, histoplasmosi, toxoplasmosi cerebrale) ed opportunistiche.
La leflunomide si comporta come i DMARDs e riduce il
rischio di infarto per influenza sulla disregolazione immunitaria e sull’intensità dell’infiammazione.
I sali d’oro e la penicillamina, che produce calo del fattore
reumatoide ad alto titolo, non hanno un particolare impatto
sulle complicanze cardiovascolari dell’artrite reumatoide.
I corticosteroidi a basse dosi non sembrano influenzare la
mortalità cardiovascolare, mentre la aumentano se somministrati ad alte dosi per lungo tempo, per peggioramento
dei fattori tradizionali (pressione arteriosa, assetto lipidico,
diabete, obesità).
In conclusione, l’infiammazione, comune all’aterosclerosi ed
all’artrite reumatoide, spiega l’elevata incidenza di eventi e
mortalità cardiovascolare in quest’ultima malattia. La conoscenza del meccanismo d’azione dei farmaci ci consente di
classificarli non solo per l’efficacia, ma anche per l’impatto
sulle complicanze cardiovascolari dell’artrite reumatoide.
I farmaci DMARDs (Disease-Modifying Anti-Rheumatic Drugs)
esplicano un potente effetto anti-infiammatorio e, se usati fin
dalla diagnosi, riducono significativamente il rischio cardiovascolare.
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ARCIPELAGHI
Buone Feste
* Medico Internista
VES sta per Velocità di Eritro– Sedimentazione, ossia la velocità con cui i globuli rossi si depositano sul fondo di una provetta di
sangue; in pratica calcola il tempo necessario perché la parte solida del sangue (globuli rossi) si separi da quella liquida (plasma).
Considerato che per i malati reumatici (e non solo) si tratta dell’ esame più noto, abbiamo chiesto al dott. Paolo Persod, medico
specialista in reumatologia, di farci avere qualche notizia in più.
dott. Paolo Persod *
La velocità di sedimentazione degli
eritrociti (VES) è il più importante test di
laboratorio dell’attività infiammatoria.
Essa fu misurata la prima volta da
Fahraeus nel 1918, che, ricercando un
test precoce per la gravidanza, notò che la VES era aumentata non solo in gravidanza, ma anche in molte altre patologie.
Essa è dovuta all’intervento di due elementi fondamentali,
gli eritrociti ed il plasma, ed è legata alla grandezza degli
aggregati eritrocitari, che a sua volta dipende dalle proprietà del plasma piuttosto che delle cellule stesse. I componenti del plasma che più influenzano la VES sono il fibrinogeno
e le globuline alfa e gamma. L’incremento del fibrinogeno in
corso di processi infiammatori è di norma rilevabile dopo 48
ore dall’insorgenza dell’infiammazione e la sua riduzione
avviene solitamente entro dieci giorni dalla cessazione della
flogosi. Oltre alle proteine l’altro fattore plasmatico che
influenza la VES è la viscosità, il cui aumento determina un
incremento della VES fino ad una certa intensità, oltre la
quale ne causa la diminuzione.
“Nella pratica clinica vi sono
svariate patologie che possono
determinare un incremento
della VES”
Il metodo ufficialmente accettato a livello internazionale per
la determinazione della VES è il metodo di Westergreen, che
consiste nel mettere il sangue del paziente trattato con
sodio citrato (rapporto di 4:1) in un tubo lungo 300 mm e
con diametro interno di 2.5 mm, graduato in mm fino a 200
e posto verticalmente. La lettura corretta dell’analisi si può
effettuare dopo 1 ora ed i valori di normalità sono di 15 mm
per l’uomo e 20 mm per la donna al di sotto dei 50 anni, e di
circa 20 mm per l’uomo e 30 mm per la donna sopra i 50 anni.
Nella pratica clinica vi sono svariate patologie che possono
determinare un incremento più o meno marcato della VES,
ma nella pratica reumatologica un notevole incremento
della VES (> 100 mm/h) si ha nell’arterite a cellule giganti
(arterite di Horton), nella polimialgia reumatica, nelle vasculiti, nelle infezioni batteriche; un incremento medio nella
artrite reumatoide, nella artrite psoriasica, nella gotta e
pseudogotta, in molte connettiviti; un aumento modesto
nella sclerodermia, nella sindrome di Sjogren, nella spondilite anchilosante; risulta viceversa normale nella artrosi, nella
DISH, nella condrocalcinosi inattiva, nella gotta intercritica.
Bisogna tuttavia tener conto dei molti falsi positivi che possono determinare un aumento della VES (anemia - gravi
iperlipidemie - gravidanza - assunzione di anticoncezionali mestruazioni - errori tecnici) o una diminuzione (policitemia
- aumento dei sali biliari - errori tecnici).
* Medico Reumatologo
Antimalarici e rischio di tumore
Bisfosfonati e spondilite
Alcuni studi hanno indicato che gli antimalarici potrebbero avere proprietà antineoplastiche, cioè protettive nello
sviluppo dei tumori.
Ricercatori spagnoli hanno valutato se gli antimalarici fossero in grado di ridurre il rischio di tumore nei pazienti con
lupus eritematoso sistemico, che assumono tali farmaci
come terapia di fondo del LES (Idrossiclorochina, nome
commerciale in Italia: Plaquenil).
Il loro studio è stato pubblicato sulla rivista “Annals of the
Rheumatic diseases”. Si tratta di uno studio prospettico che
ha preso in esame 235 pazienti; l’end point era rappresentato dalla diagnosi di tumore.
I pazienti erano per l’89% di sesso femminile e per il 99% di
razza bianca; l’età media alla diagnosi era di 37 anni. Il 66 % dei
pazienti aveva ricevuto antimalarici. Il follow-up è durato 10 anni.
Il tumore si è sviluppato nell’1,3% dei pazienti trattati con
antimalarici e nel 13% di quelli che non hanno ricevuto
questi farmaci (p<0.001).
Lo studio ha dimostrato un effetto protettivo degli antimalarici nei confronti della comparsa di tumore nei pazienti
con lupus eritematoso sistemico. Questo dato dovrebbe
essere confermato da studi di più ampie dimensioni.
I bisfosfonati, utilizzati nel trattamento di alcune malattie
ossee (osteoporosi, malattia di Paget, osteogenesi
imperfetta) per la loro attività anti-osteoclastica, hanno
anche proprietà anti-infiammatorie, probabilmente
mediante un’azione sulla produzione di citochine da parte
dei macrofagi.
Alcuni studi sull’uomo hanno dimostrato l’efficacia del
Pamidronato e del Neridronato sui sintomi della spondilite
anchilosante, con riduzione della sintomatologia dolorosa
a livello sia della colonna vertebrale, sia delle articolazioni
periferiche. Il miglioramento clinico è stato confermato
anche dalle modificazioni delle lesioni infiammatorie studiate con la Risonanza Magnetica.
Studi più approfonditi sono necessari per valutare l’effettiva attività dei bisfosfonati nelle spondiloartriti; se la loro
efficacia venisse confermata, si tratterebbe di un’ottima
alternativa terapeutica (e più economica) nel trattamento
di quei malati che non rispondono o hanno manifestato
effetti collaterali ai farmaci anti-TNF (infliximab, etanercept, adalimumab).
Buone Feste
ARCIPELAGHI
AGGIORNAMENTI MEDICO SCIENTIFICI
Esami di laboratorio: la VES
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NON SOLO FARMACI
La rieducazione posturale
dott. Tonino Mele*
Con questo breve articolo intendo
dare un contributo, da un punto di
vista fisioterapico e riabilitativo, al
dibattito sui problemi posturali in
soggetti con patologia reumatica.
Propongo un approccio che miri ad
una rieducazione posturale integrata,
utilizzando gli strumenti che la chinesiterapia offre, compatibili con lo stato di malattia e con le più recenti conoscenze.
La letteratura in tema di modificazioni posturali è ampia e, la
mancanza di un’integrazione dei saperi e della diversa visione
del problema in ambito fisiochinesiterapico e riabilitativo in
generale, ha generato confusione e difficoltà nell’applicazione
di protocolli rispondenti sia al pressante bisogno di benessere della popolazione, che alla necessità di una maggiore
credibilità e soddisfazione del sapere del riabilitatore.
Parlando di POSTURA nell’ambito della reumatologia è
importante considerare tre fattori fondamentali che la
governano:
l’equilibrio: l’equilibrio perfetto non esiste è sempre relativo;
può essere solo attivo e dinamico;
l’economia: tutte le funzioni di base devono spendere poca
energia;
il comfort: ricerca di schemi di compenso, il corpo per compensare utilizza soluzioni statiche meno economiche e si
instaurano tensioni per stabilizzare questi schemi sconvolti.
La postura è influenzata da diverse componenti la cui analisi
affronterò schematicamente:
la componente strutturale e funzionale; le componenti
socio-culturale, psichica e patologica, che meritano un
approfondimento specifico.
Componente strutturale: il corpo non è solo sovrapposizione
di elementi, ma insieme di componenti che si sovrappongono
e si integrano in un sistema attivo e passivo e si completa
con un contenitore unico: la pelle. In questo sistema concorrono alla postura eretta:
LO SCHELETRO - le catene articolari;
LE COMPONENTI PASSIVE - capsule legamenti e fasce; in particolare la catena statica posteriore (c.s.p.);
LE PRESSIONI INTERNE - intra-toracica e intra-addominale;
LE COMPONENTI ATTIVE - le catene muscolari. Questo sistema integrato di strutture sottoposte a trazione o soggette a
compressione, garantisce la funzionalità di un corpo creato
per il compimento di azioni in stazione eretta, dove tutto è
organizzato anteriormente in funzione delle attività “fondamentali/primarie”: riproduzione, nutrizione, respirazione.
Le componenti connettivali intra ed extra sono sviluppate e
Il fisioterapista si prefigge di raggiungere l’armonia del corpo con
delle posture di stiramento e liberando la dinamica costo-vertebrale
e l’atto ventilatorio
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ARCIPELAGHI
Buone Feste
strutturate posteriormente in maggiore quantità rispetto a
quelle muscolari contrattili anteriori, a garanzia di un minor
consumo energetico nel lavoro prolungato ed una maggiore
resistenza alla trazione (catena statica posteriore).
Per la rieducazione posturale è fondamentale ricordare il
comportamento delle proteine fibrillari che essendo estremamente forti e capaci di lasciarsi distendere hanno intrinseca
anche la capacità di retrarsi di nuovo sino a riprendere la
loro naturale lunghezza.
Altra caratteristica delle proteine fibrillari legate al fattore
tempo di stiramento è il loro slittamento intrastrutturale:
ossia, se mantenute stirate a lungo, la loro lunghezza basale
gradualmente corrisponderà a quella raggiunta quando
sono state stirate ma, se la tensione ai due estremi delle
fibrille viene allentata, le fibrille tendono ad assumere una
lunghezza via via più piccola e rappresentano la causa dell’instaurarsi di retrazioni e limitazioni.
Fatte queste premesse intendo affermare che la rieducazione
posturale proposta non si basa sul potenziamento muscolare,
anzi, parte dal presupposto che i muscoli posteriori siano
troppo forti e troppo corti al pari della catena cervico-toracoaddomino-pelvica che determina una limitazione nei movimenti, un aumento dei dolori e del carico articolare da cui
derivano alterazioni strutturali.
Pertanto propongo un lavoro basato sull’allungamento e
sul rilassamento, sul “liberare il movimento” con una presa
di coscienza e una strutturazione della nuova immagine
corporea, una rivalutazione del sé fisico più adeguato allo
stato di salute.
Applicando questi principi che sono propri sia del metodo
RPM (rieducazione posturale mezierista) che della “rieducazione fasciale”, il fisioterapista si prefigge di raggiungere
l’armonia del corpo con delle posture di stiramento e liberando la dinamica costo-vertebrale e l’atto ventilatorio.
La RPM è un metodo di rieducazione che perfeziona la
forma per ripristinare la motricità e la funzione dei sistemi
fisiologici; essa mira a raggiungere questo obbiettivo attraverso l’allungamento delle catene muscolari, ipertoniche ed
in costante retrazione. Il concetto di catena muscolare è
stato introdotto da F. Mézièeres nel 1949.
È opportuno classificare la RPM nella categoria delle rieducazioni morfologiche. Si tratta di un insieme di tecniche con
meccanismo terapeutico di tipo neuromuscolare, destinate
a normalizzare l’insieme chiamato “catena muscolare”.
Essa si propone di correggere i dimorfismi della colonna vertebrale e degli arti, che corrispondono a delle turbe della
statica. La strategia della RPM dipende da un bilancio morfologico preciso con analisi delle modificazioni spontanee e
delle deformazioni indotte con delle manovre di sollecitazione delle catene muscolari. Quest’insieme in numero di
quattro, ha come caratteristiche una grande sensibilità alle
variazioni toniche e delle modalità di reazione solidali e
hanno come conseguenza la comparsa dei dimorfismi che
potranno dunque servire a valutare gli squilibri tonici che ne
sono la causa.
Oltre alla sua azione curativa la RPM ha un’azione educativa
e preventiva importante; una vera risposta ai meccanismi di
adattamento e compensazione del corpo.
L’altro metodo, la “rieducazione fasciale” evoluzione dell’ormai
superato metodo di base “Les pompages”, possiamo definirlo
come un movimento ritmico a frequenza costante che
determina e ricerca uno stato di rilassamento del muscolo o
di stimolazione della circolazione.
La localizzazione dell’azione è in tutte le parti del corpo:
fasce, muscoli, capsule, vasi, nervi, ecc. con un’azione che
può essere esercitata a livello locale o generale in tutti i casi
consci che influenzerà l’insieme.
La globalità, per questo metodo, è rappresentata dal connettivo nelle sue varie diversificazioni che rendono le
componenti attive (muscoli) e passive (aponeurosi, tendini,
setti intermuscolari e intramuscolari, tessuto connettivo
fibroso, ecc..) un sistema integrato e interdipendente.
La localizzazione dell’azione è prevalente sulle fasce. Per
fascia si intende l’insieme membranoso in cui tutto è legato,
tutto è in continuità, tutto fa parte di un unico sistema funzionale.
La tecnica prevede l’alternare stati di tensione a rilassamento
ed avviene in tre tempi: la messa in tensione, il mantenimento
della tensione, il rilasciamento.
1. La messa in tensione - deve essere lenta, regolare e progressiva, deve seguire la direzione delle fibre muscolari o
fasciali, per lo stesso muscolo può essere necessario utilizzare più direzioni di trazione. È necessario agire sulle due
estremità fissandone una e tirando l’altra (inversione della
direzione). Il grado di tensione non deve provocare il
riflesso miotatico da stiramento. È fondamentale rispettare una corretta velocità di esecuzione.
2. Mantenimento della tensione – va mantenuta la tensione
per tempi adeguati alla condizione di rilasciamento; i
tempi possono variare se si intende agire sulle componen-
ti attive o passive e vi può essere l’associazione di contrazioni muscolari.
3. Rilasciamento - Il ritorno dovrà essere molto più lento
dello stiramento.
Come si è evidenziato l’approccio riabilitativo proposto, è
la dimostrazione che chinesiterapia non è sempre sinonimo
di movimenti ripetuti, potenziamento e quant’altro sia
riconducibile ad una visione classica riduttiva. Infatti la mia
proposta parte dal presupposto di ridurre il carico articolare e di favorire un recupero della funzione (liberando il
movimento), intervenendo sia sulle retrazioni delle componenti passive che su quelle attive, responsabili dei
sovraccarichi articolari e sulle limitazioni del movimento.
Attraverso le tecniche proposte: di allungamento, di rilassamento e respirazione si ristabiliscono, con tutti i limiti e gli
adeguamenti terapeutici che ogni singolo caso presenta,
condizioni percettivo-motorie più adatte ad un corpo-per,
rimuovendo o riducendo il progressivo consolidarsi di un
corpo ostacolo che caratterizza l’avanzare della patologia
reumatica.
Ritengo importante precisare che a nessun titolo quanto
detto sia attuabile o trasferibile ad ogni singolo paziente
(sarà il medico specialista di fiducia a stabilire l’indicazione
terapeutica) ma rappresenta una visione personale del fare
riabilitazione nelle patologie reumatiche.
NON SOLO FARMACI
integrata in Reumatologia
* Fisioterapista
Effetti benefici del TAI CHI
È dimostrato che il tai chi migliora lo
stato di benessere nelle persone anziane.
Questa tecnica agirebbe migliorando
l’equilibrio e la forza muscolare, aumentando così la sicurezza nella deambulazione e riducendo il rischio di cadute.
È stato inoltre dimostrato un effetto
benefico sul sonno e sull’attività cardiovascolare.
Anche se tali effetti non sono ancora del
tutto dimostrati scientificamente, e
necessitano pertanto di conferme, alcuni
ricercatori dell’Università del Wisconsin
si chiedono, in un articolo pubblicato
recensito su Medline, se tali capacità
benefiche potrebbero essere utili anche
nei malati con artrite e con patologie autoimmuni, tramite l’azione sul
metabolismo osseo e sul sistema immunitario.
Quel che per ora è certo è che il tai chi
sia una tecnica efficace nella prevenzione
della disabilità dell’anziano e nel mantenimento di una buona forma fisica.
Ciò è probabilmente dovuto in gran
parte ai suoi aspetti rilassanti e meditativi, importanti nel generare la sensazione
di benessere.
Perchè se no sarebbe praticato dagli
anziani cinesi da oltre trecento anni?
Buone Feste
ARCIPELAGHI
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MALATTIE REUMATICHE E SESSUALITÀ
OLTRE LA PATOLOGIA
di Maria Del Piano *
La sessualità, intesa non come puro atto sessuale, ma come
parte peculiare di ogni persona, può essere profondamente
influenzata, come molti altri aspetti della vita quotidiana, dallo
stato di malattia. In particolar modo tutte le malattie croniche, e
quindi quelle reumatiche, possono alterare le normali relazioni
sociali, influenzando anche la sessualità dell’individuo.
I motivi più ovvi dell’impatto negativo delle
malattie reumatiche sulla sessualità sono da
ricercarsi nella limitazione funzionale che la
malattia può indurre a causa del dolore,
della stanchezza (l’astenia, termine medico
sinonimo di stanchezza, è risultato il sintomo più debilitante da questo punto di vista),
della secchezza vaginale, delle limitazioni
dei movimenti dovute al blocco articolare.
Ma tante altre sfumature possono interferire:
la depressione, la perdita della indipendenza
fisica (ed economica!), l’effetto della malattia
e del dolore sulla percezione della propria immagine corporea,
le modifiche del corpo indotte dalla terapia.
A proposito di quest’ultimo punto, è raro che i farmaci utilizzati
nella cura delle malattie reumatiche possano modificare direttamente il desiderio e la performance sessuale, ma pensiamo
agli effetti che molti di questi farmaci inducono sull’aspetto fisico
del malato; pensiamo per esempio all’effetto del cortisone sulla
distribuzione del grasso corporeo che modifica i lineamenti del
viso e la linea dell’addome; lo stesso cortisone, così come altri
farmaci, può indurre ipertricosi (crescita abnorme della peluria)
oppure modificazioni del colorito della cute e la comparsa di
acne. Le cicatrici di interventi ortopedici possono deturpare
parti del corpo visibili. E la malattia stessa a volte porta a deformità non sempre accettabili da un punto di vista psicologico.
Curiosamente, sembrerebbe che i malati che più soffrono di
disturbi della sessualità, sono quelli in cui la malattia insorge
quando c’è già una relazione fissa; spesso il problema è aggravato infatti dalla scarsa comprensione da parte del partner.
Tanti altri elementi sarebbero da considerare se lo spazio ce lo consentisse. Ne riparleremo sicuramente, magari approfondendo
più da vicino alcuni aspetti. Ma nel frattempo, cosa può fare il reumatologo?
Sicuramente curare al meglio la malattia, e
precocemente, per eliminare il dolore ed
evitare i danni che poi influiranno su tutte le
attività della vita dei nostri pazienti; e tenere
conto che la sessualità di un individuo è un
aspetto molto importante nel raggiungimento del benessere personale e sociale.
Indagare a fondo sulle possibili cause di un atteggiamento
negativo, di una depressione, vuol dire comprendere l’argomento sessualità nell’anamnesi, senza aspettare che sia il malato ad affrontare di propria iniziativa l’argomento, perché questo
raramente avviene a causa dell’imbarazzo.
Ma quanti di noi hanno mai affrontato in maniera diretta questo
argomento con i malati, quanti di noi sarebbero in grado di
farlo?
* Medico Reumatologo
Artrite da “frustrazione”
Tensioni e situazioni di stress che durano anni peggiorano o,
addirittura, innescano la malattia
Stress subliminale? Attenzione: se dura a lungo, può logorare
persino più di un trauma, un lutto, una separazione. E fiaccare il
sistema immunitario, aprendo la strada a malattie gravi, come
l’artrite reumatoide, ma anche peggiorare i sintomi e ridurre la
risposta alle terapie. La conferma viene da Boston, sede del congresso annuale dell’American College of Rheumatology.
“La cabina di regia sta in due aree del cervello: la ghiandola ipotalamica e il sistema limbico” spiega Maurizio Cutolo, direttore
del laboratorio di ricerca e della divisione clinica di reumatologia presso il dipartimento di medicina interna dell’Università di
Genova, uno dei maggiori studiosi mondiali sul tema. “Lo stress
cronico viene riconosciuto, elaborato e trasformato in segnali
che, in periferia, tendono ad aumentare l’infiammazione o la
percezione del dolore. Ma questa situazione ritrasmette un
segnale di allarme, attivando immediatamente gli ormoni antistress, cortisolo e noradrenalina su tutti”.
E qui sta il punto focale: “I grandi eventi negativi ed acuti della
vita fanno reagire al massimo tutto l’organismo, che combatte
per non farsi travolgere”, continua Cutolo. “La battaglia si riverbera anche sull’andamento delle malattie, tant’è vero che chi
soffre di artrite reumatoide vede ridursi l’intensità dei sintomi”.
Ben diverso il caso dello stress subliminale cronico: un lavoro
poco soddisfacente, conflitti familiari o occupazionali che non si
risolvono, preoccupazioni economiche logorano il sistema antistress. “Lo stillicidio continuo esaurisce la capacità di reazione”,
8
ARCIPELAGHI
Buone Feste
aggiunge Cutolo, “lo vediamo subito nei malati: se vengono ai
controlli dopo un periodo di continue frustrazioni, seccature,
negatività quotidiane, le loro condizioni sono meno buone”.
Uno squilibrio dei ritmi notturni di cortisolo, noradrenalina e
melatonina sarebbe poi la causa della rigidità e del gonfiore
mattutini delle articolazioni malate. “La melatonina non è solo
l’ormone che concilia il sonno” spiega Cutolo. “Mentre dormiamo, stimola il sistema immunitario a fare la guardia. Dopo qualche ora, interviene principalmente il cortisolo: spegne la melatonina ed evita una sovrastimolazione dannosa. Nei malati di
artrite reumatoide, invece, i ritmi del cortisolo sono alterati, la
melatonina funziona più del dovuto e il risultato è un eccesso di
infiammazione mattutina”.
Da queste osservazioni recenti (pubblicate nel febbraio di quest’anno sulla rivista internazionale Arthritis & Rheumatism) è
nata l’idea di adattare la somministrazione di un cortisone tra i
più usati e meno costosi, il prednisone, ai ritmi ormonali imposti
dalla malattia. “È pronta e in approvazione dall’Emea (l’autorità
europea per l’approvazione dei farmaci), una nuova formulazione
di prednisone che può essere assunta alle dieci di sera, ma che
libera il farmaco attorno alle 2 di notte, bloccando così la melatonina al posto degli ormoni resi latitanti dallo stress”.
La speranza per il futuro è chiara: “Non soltanto fare star meglio i
malati nell’immediato, ma anche impedire, sul lungo periodo, lo sviluppo dei rischi più severi connessi con l’andamento cronico dell’artrite reumatoide, cioè malattie cardiovascolari (infarto e ictus),
ossee (osteoporosi), psichiatriche (depressione)” conclude Cutolo.
E fa pensare che, già in tempi passati, si
alleviassero le sofferenze alle persone senza
più speranza, e con metodi tutt’altro che
“dolci” (“sa accabbadora” finiva il malato
con un colpo di mazzetta in testa), quelli
purtroppo a disposizione all’epoca.
Oggi, per fortuna, non è pensabile poter
ricorrere a certi metodi, e l’eutanasia attiva
non è accettata dalla maggior parte dei
paesi; la salvaguardia della salute e la vita
sono priorità del nostro pensiero.
Ma esistono dei casi limite: è vita essere
paralizzati a letto da decenni, e consumarsi lentamente senza essere ascoltati
quando si grida “Aiuto!”? Non è forse
accanimento attaccare le “macchine”, e
non poterle più spegnere? Dover ricorrere ai media per essere ascoltati, a dispetto della “privacy” di cui tanto si parla ...
Forse in passato c’era più coraggio.
Alcune riflessioni sulla grafologia
dott.ssa Fiorella d’Incà *
Che cos’è la grafologia? È quella scienza che studia l’uomo attraverso la scrittura.
Il prodotto grafico è la fine di una catena di rapporti fisiopsichici di enorme importanza. Ricercatori americani hanno studiato
la relazione esistente tra attività mentale e apparato muscolare.
Infatti Sperry nel 1952, a seguito dei suoi studi sul cervello, ha
affermato che l’intera uscita del nostro meccanismo del pensare
termina nel sistema motorio e, come si generi il movimento
all’interno del sistema nervoso
centrale, è una domanda che risale ai tempi del filosofo Cartesio e
che attira l’attenzione di numerosi
neurobiologi moderni.
La scrittura sottende l’integrità di
tutte le strutture preposte al
movimento. Per scrivere occorre
la partecipazione di varie strutture
cerebrali, ciascuna delle quali ha
una funzione specifica, ma nessuna ha quella della scrittura in sé.
La decisione dello scrivere non
può tradursi in azioni senza programmi generati internamente, dipendenti dai contributi delle
aree cerebrali situate in profondità, al di sotto degli emisferi
cerebrali: talamo, centri subcorticali, tra i quali i gangli della
base e cervelletto.
Come già accennato in precedenza, il movimento grafico è
quindi il risultato di tutta una serie complessa di interazioni che
avvengono in modo coordinato a vari livelli del sistema nervoso. La scrittura ci mostra la ricchezza del nostro sistema mentale;
è un complesso cognitivo che risente della cultura del soggetto;
è l’interazione funzionale tra tutti i meccanismi psicomotori.
Essa segue l’evoluzione e l’involuzione della vita e l’invecchia-
FINESTRA SUL MONDO
46, xx
Abbiamo assistito
alla prima della
rappresentazione
di “46, xx”, scritta
da Iolanda Delogu
e rappresentata dal
suo gruppo musicale di cui fa parte il
nostro amico Domenico.
Si tratta del racconto, in parte anche cantato e ballato, della vita di otto donne,
alcune divenute famose, altre rimaste
nell’ ombra, altre ancora diventate simbolo di categorie ormai estinte. E’ il caso
per esempio di ”sa accabbadora”, figura
riconosciuta ufficialmente nel passato,
che veniva chiamata a “finire”, il malato
terminale, sofferente e senza più speranze.
Nonostante si tratti di tempi passati, l’argomento è più che mai attuale, e riporta al
tema della eutanasia, oggi tanto dibattuto.
mento che, gioco forza, colpisce tutti i tessuti.
Ciò premesso, va da sè che attraverso lo studio attento del tratto
grafico di un soggetto si possono recepire e valutare anche le
alterazioni presenti nella scrittura, divenendo una valida spia
per determinare un presunto invecchiamento cerebrale e
magari suggerire, da parte del grafologo, una mirata valutazione
medica.
Sotto il profilo grafologico, si potrà osservare se sono presenti
delle disgrafie; in tal caso il tratto grafico risulterà, ad esempio,
inceppato, tremante, incerto, discontinuo, disomogeneo e così
via.
Le cause delle disgrafie sono
diverse, ma vanno comunque
ricondotte a due grandi filoni:
disgrafie conseguenti a deficit
neurologico e non. Quando si
presentano scritture con queste
caratteristiche è opportuno studiare i centri nervosi interessati
per definirne le cause della
disgrafia stessa. Il comportamento disgrafico è presente, tra l’altro,
anche nei soggetti affetti da
artrosi, da artrite reumatoide, ecc.
proprio per la difficoltà a canalizzare gli impulsi nervosi, per la
difficoltà nel movimento del braccio e della mano conseguenti
ad alterazioni delle strutture deputate al movimento, sono alterazioni neurotramettitoriali.
Allora compito del grafologo sarà quello di individuare una
scrittura “sospetta” poichè presenta anomalie nel tratto grafico
e nel contesto in genere; ma compito del medico sarà quello di
individuarne le cause del deficit neurologico e/o metabolico
sottostante.
* Grafologa
Buone Feste
ARCIPELAGHI
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IL RACCONTO
ARCIPELAGHI
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C
ome si può convivere con la connettivite? E’ uno dei
misteri universali. E’ come disquisire sull’origine del cosmo o
sulle prove dell’esistenza di Dio. Io comunque faccio così…
Intanto diciamo che le malattie autoimmuni non vengono a tutti.
Prediligono chi se le può permettere… Sono esclusi gli apatici, i
depressi, i potenziali suicidi, i pessimisti… Per avere una connettivite
devi avere un carattere saldo, vestire di colori solari ed esserti fatto
una scaletta piuttosto solida dei tuoi principi.
Poi devi amare la comunicazione ma saper
godere senza timore del silenzio. Ti deve piacere la musica. Tutta. Dai ritmi africani ad
Anastacia. Per ascoltarla devi avere un buono
stereo, uno che sappia amplificare con sapienza i bassi. La camera in cui dormi deve essere
tinteggiata in una tonalità pastello. Sono da
evitare assolutamente le carte da parati damascate o fiorite. Non ci devono essere ripetizioni
sulle mura. Niente che sappia di un destino
prefissato. Meglio affidarsi ad un sano e corpulento “carpe diem”. Ogni tanto procurati un
mazzo di mimose fresche. Soffia forte e resta a
guardare le palline dissiparsi nell’aria come
neve. Il giallo serve. Se non le trovi puoi sostituirle con dei girasoli. Possono andare bene
anche le margherite (sempre gialle però). Il
cibo ti deve piacere. Non un po’. Molto. Devi
essere uno che addenta con la stessa noncurante voglia la foglia di
lattuga, i frollini al cacao e la coscia di coniglio. Devi avere in casa,
sempre, un vasetto di cioccolata. Deve essere grande abbastanza da
poterci infilare le dita. Almeno l’indice e il medio. E’ stupefacente
restare a guardare i fili di scia marrone delinearsi sulla tovaglia.
Se te ne avanza un po’ puoi fare la felicità di un discreto numero di
formiche. Se ti piacciono le fragole devi essere uno di quelli che le
divorano intere o che lascia l’impronta della sua arcata dentale sulla
polpa bianca. Se ami la pizza margherita la mangerai con le mani e
non lascerai la crosta nel piatto.
Il tuo lavoro ti deve soddisfare. Deve essere qualcosa che hai scelto
e che non ti è capitato per caso. Questo renderà tutto più facile:
vestirti al mattino quando non hai energia, accettare il dolore fisico
gestendolo con una buona dose di autocontrollo, E soprattutto fare
in modo che nessuno se ne accorga.
Certo un amore ti serve. E lui deve essere all’altezza della situazione. Se è bello è meglio ma non è indispensabile. Ti deve piacere
soprattutto il cd che mette in macchina e deve essere uno che, per
te, sa rinunciare all’aria condizionata. Deve amare la panna e il
tiramisù. Ti consiglio di cercarti un ragazzo che tenga un diario. Gli
idealisti sono i migliori. Diffida di chi dimentica gli anniversari e le
feste non comandate. Osserva il modo in cui la sua pupilla si posa
sulle onde del mare. E’ importante anche come tocca gli oggetti e
persino come suona il campanello. Da lì capirai molte cose. Quando
ti guarderà con uno sguardo struggente accarezzandoti i capelli, e
succederà prima o poi, tu devia l’attenzione sul sesso. Il sesso ti è
ARCIPELAGHI
‘SIC ET SIMPLICITER
(consigli ad una compagna di avventura…)’
utile. Alza la serotonina e ti ricorda che il tuo corpo non è solo il
tempio del dolore. Ti rammenta che i nervi trasmettono sensazioni
ed emozioni. A lui insegnerai che fare l’amore non deve essere
necessariamente dolce, che talvolta hai bisogno di sentire l’energia
attraversarti come la scossa di un elettrostimolatore, di essere solo
ala al vento. Anche lui ha bisogno di averti così. Solo che non sa
chiedertelo. Vuole dimenticarsi che sei di cristallo puro, ogni tanto.
Per fortuna s i può arrivare alla stessa strada
da sentieri diversi. Se serve usate un tappeto
volante. Non è di facile reperibilità, ma di
sicuro effetto. In alternativa ti suggerisco un
tappeto comune.
Nei confronti dei tuoi anticorpi devi avere un
atteggiamento cauto. Devi tenerli sotto controllo senza ossessione. Lascia loro dei margini di autonomia e di oscillazione. Non lo
fanno apposta. Il cortisone è per te una molecola interessante quanto lo è un ciuccio per un
neonato. Comportati però come un tossicodipendente prudente. Un po’ va bene ma l’assuefazione è nociva. Qualche volta dimezza
una pillola e fai girotondo cantando una
canzoncina allegra. Se lo fai con convinzione
funziona.
E’ piuttosto utile credere nelle favole. La mia
preferita è ‘la bella addormentata nel bosco’
ma va bene una qualsiasi di Andersen. Di tanto in tanto cerca la
casa dalle finestre di zucchero di Hansel e Gretel. E cucina una
torta per la nonna. Va bene anche se non ce l’hai (la nonna).
Puoi sempre riciclarla per il tuo migliore amico (la torta). Lui sì è
davvero indispensabile. Deve essere uno divertente. Se ha una moto
che sembra un’astronave è meglio. Anche se non ti ci fa salire.
L’importante è che sia pronto a viaggi interplanetari. Gli deve
piacere la brezza mattutina e non deve avere mai freddo. Deve
saper sfidare il traffico per incontrarti e rischiare la multa per
vederti sorridere.
Da qualche parte, magari non in vista, è consigliabile che tu tenga
la tua lampada di Aladino. La puoi trovare da un rigattiere ben
fornito e con una passata di smac brillacciaio tornerà come nuova.
Va sfregata con intensità. Comincia con un desiderio per volta. Per
abituarti. Se sei una auto immune dinamica devi fare un po’ di
sport. Qualora i tuoi specialisti ti impediscano di dimenarti nell’aerobica e di saltellare sullo step a ritmi di rock, affidati alle discipline
orientali. Se ti piace lo yoga allungati nella posizione dell’aquila e in
quella del diamante. Distende e tonifica. Uno staff medico di qualità ti serve. Cercati innanzitutto un reumatologo bravo. Se ne hai
due sei ancora più fortunata. Se uno porta la barba e l’altro no è
ancora meglio. E’ fondamentale che capiscano di ana ed ena ma
ancora più importante che siano creature gioviali. Devono aggirarsi
tra la sofferenza senza problematicità. Dà loro occasione di prenderti
un po’ in giro e invia una adeguata quantità di cartoline per dimostrare di essere una paziente intraprendente. Non dimenticare il loro
‘Per avere una connettivite devi avere un
‘A lui insegnerai che fare l’amore non deve essere necessa-
carattere saldo, vestire di colori solari ed
riamente dolce, che talvolta hai bisogno di sentire l’ener-
esserti fatto una scaletta piuttosto solida dei
gia attraversarti come la scossa di un elettrostimolatore, di
tuoi principi.’
essere solo ala al vento.’
Buone Feste
Non un vizio costoso. Un bagno lento e caldo con la tua essenza
preferita, Una passata veloce di burro di cacao all’olio di rosa sulle
labbra aride. Una sosta temporanea sulle dune annusando odori
mediterranei in un pomeriggio limpido. Frequenta spesso i boschi.
L’edera ha molto da insegnarti sulla tenacia. Cura la tua igiene
orale con un dentifricio all’anguria e ammorbidisci la tua pelle con
una crema al latte di fico. E quando bevi una bibita non lasciare
mai il fondo. Succhiala tutta. Fino alla fine. Anche se la cannuccia
fa rumore. Anche se non è elegante. Tu non farci caso. Succhia
soltanto.
Katia Lollai
da Premio Acacia 2005, pubblicato dalla LIMAR
La pubblicazione con i racconti del premio Acacia è disponibile presso
l’ASMAR, chi fosse interessato ad averne una copia ne può fare richiesta
alla segreteria dell’Associazione.
IL RACCONTO
compleanno. Ci tengono. Anche al tuo umore. Le buone notizie
vanno condivise al pari delle cattive. Qualche volta chiamali e dì
loro che stai proprio bene.
Anche se al momento non hai uno strepitoso rapporto con Dio, un
santo può fare la differenza. In questo ognuno ha le sue preferenze
ma la devozione è un potente antidoto ai giorni no. Al momento
opterei per Giovanni Paolo II, ha già molte richieste ma, se ti sbrighi,
potrebbe ancora adottarti sotto la sua ala protettiva.
Per il resto dovrai cavartela da te. Non interrogarti troppo. Come
diceva Orazio non mettere alla prova gli oracoli. Tanto la vita è un
contratto a tempo determinato e non è detto che la tua sia peggiore
di un’altra. Qualche volta guarda i pipistrelli svolazzare intorno ad
un lampione e fidati del tuo radar interiore. Togliti le scarpe al mattino e cammina sull’erba bagnata senza fretta. Muovi le dita e senti
la carezza lieve del tuo passo sulla terra. Tu sai com’è camminare di
nuovo dopo non esserci riuscita. Consideralo un privilegio. Sii un
po’ libellula e un po’ farfalla. Concediti un piccolo lusso ogni giorno.
IN COPERTINA
Angelo Liberati
Abbiamo chiesto al pittore Angelo
Liberati, la cui opera presentiamo in
copertina in quest’ultimo numero di
Arcipelaghi, una riflessione sull’opera
di due grandi artisti di fama internazionale, lo spagnolo Pablo Picasso e il
francese Pierre Auguste Renoir, legati
insieme da un destino che pone l’accento in un momento drammatico
della loro esistenza: la vecchiaia.
La prima riflessione di Liberati è sull’opera di Picasso, che ormai novantenne,
dipinge la tela intitolata “Vecchio seduto”
1970/1971 un omaggio e un riconoscimento al maestro Renoir, icona
dell’Impressionismo francese.
Angelo Liberati nella sua opera riunisce
in sè le vite di questi due grandi artisti,
da una parte il ritratto ripreso da quella
foto del 1919, da anni appesa nello studio
di Picasso, che ci restituisce l’immagine
del vecchio Renoir incredibilmente
magro, seduto nella sua sedia a rotelle,
con le mani rese deformi dall’Artrite
Reumatoide. Egli era costretto da qualche tempo a farsi legare i pennelli con
delle bende dai suoi famigliari, pur di
poter ancora una volta sfiorare la
superficie della tela con i colori tanto
amati; dall’altra la sua personale riflessione sull’opera “Vecchio seduto”, uno
degli ultimi quadri dipinti da Picasso e
dedicata sottotraccia alla mano del
grande pittore francese trasformata in
un moncherino.
Non possiamo non rimanere affascinati
dall’opera di Liberati, capace di coniugare due destini umani così diversi fra
loro, che insieme, dialogano rimandandoci da un punto all’altro, dove si
sottolinea con l’inchiostro di china e
con l’acquarello due mondi distanti
ma vicini, legati dall’ombra grigia della
vecchiaia e della sofferenza. Ombre
che pure noi conosciamo molto bene,
perché se è vero che coabitano insieme
in ogni essere umano è ancor più vero
che la malattia rende più sensibile ogni
parte del corpo e del pensiero.
Ci rendiamo conto che ottimisticamente
Liberati ha voluto condividere con noi
il senso della “Società degli Irregolari”
donandoci quel filo di speranza rappresentato da un breve scritto tratto
dai pensieri sparsi di Renoir. . . . . . . . .
”È impossibile fare in una data epoca
ciò che si è fatto in un’altra. Sono cambiati gli scopi, le idee, gli strumenti, il
tocco dei pittori. . . . . . . . .”.
Adelaide Lussu
Angelo Liberati per Arcipelaghi, 2007, décollage, collage di veline
con inchiostri, acquarelli, grafite, matite colorate e colori acrilici su
cartoncino
Breve nota bibliografica
Nasce a Roma il 2 giugno 1946, nei primi anni Sessanta frequenta la Scuola Comunale di Arti Ornamentali di Roma e
nel 1970 si trasferisce in Sardegna, dove a contatto con le
ricerche locali matura una poetica neorealista che rivaluta
l’elemento pittorico.
Nelle sue opere brani di cronaca del presente e del vissuto
personale convivono con ritratti di Rembrandt e Bob Dylan,
di Vespignani e Caravaggio, di Marilyn e Antonioni.
Buone Feste
ARCIPELAGHI
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Stampa e Grafica: SYNGRAPH soc. coop. - Tel. 338 2980381 - Fax 070 9160312
UN SALTO IN LIBRERIA
“...Ma nonostante le
preghiere e i canti, il
relativo digiuno e la
temperatura molesta
da quindici sotto zero,
il buon signore degli
afghani avrebbe continuato ad ignorare il
nostro calvario.
Anche i più devoti ebbero una reazione
di stizza quando, affrontando una curva
in salita particolarmente stretta, l’autista
perse il controllo del camion, che rinculò precipitosamente, rovesciandosi poi su
un fianco in una cunetta di due-tre
metri. Nessuna vittima e nessun ferito,
perché tutti noi, qualche minuto prima
della manovra, avevamo prudentemente
abbandonato l’automezzo: solo qualche
leggera sbucciatura per i tre uomini nella
cabina di guida. Ma adesso tutta la
merce destinata ad Allah Jirga era lì
sparsa per terra e se ne poteva fare l’inventario dettagliato. Il cassone del
camion aveva vomitato di schianto, alla
rinfusa, strumenti di morte e di guerra
insieme a generi di prima necessità, indispensabili alla sopravvivenza: ed ecco
Effetti collaterali degli steroidi
infatti, tra i quarantacinque sacchi di
farina e di sale, dodici fusti di nafta, tre
cassette di mine e detonatori, una dozzina di scatole di proiettili, rotoli di fucili
avvolti in fogli di plastica, coperte, medicinali, ciambelle di pane affastellate in
vecchie sudicie tovaglie, grappoli di
banane e datteri, una macchina per scrivere, una macchina per cucire…
...Allah Jirga era in uno stupendo altipiano a circa 2500 metri dentro un cerchio
di montagne che nella lontananza apparivano basse, appena schiacciate contro
il cielo. Se passava un cammello e, dietro
di lui, altri cammelli, li vedevi come ingigantire sul filo dell’orizzonte, poi scavalcarlo e sparire nell’intensità della luce.
Era un luogo incontaminato, incantato e
arcano, una landa di pastori, e sembrava
impossibile che dovessero sussistere valide ragioni strategiche per trascinarlo
nella guerra.”
Ettore Mo
Kabul Edizioni
Una Revisione Sistematica condotta da
un team di ricercatori, Reumatologi ed
Endocrinologi, in Europa e America, ha
valutato la letteratura esistente allo
scopo di determinare il rischio associato a
basse dosi di glucocorticoidi in pazienti
con Artrite Reumatoide.
Sono stati analizzati anche i rischi di tossicità da glucocorticoidi in pazienti con
Artrite Reumatoide. Sebbene fosse poco
documentato, il rischio di fratture osteoporotiche non sembrava essere aumentato
con l’uso di glucocorticoidi (10 mg o meno
di prednisone o prednisono-equivalenti)
per 2 anni.
L’osteonecrosi associata con più alte dosi
non era riportata nei 4 studi. Un’intolleranza glucidica si verificava ma non ai livelli
documentati con alte dosi. In uno studio
la glicemia basale aumentava di 14 mg/dL.
In uno studio caso-controllo il rischio di trattare l’iperglicemia era aumentato di 2 volte.
L’aumento di peso, nei 4 studi, dimostrava un incremento dal 4% all’ 8% in 2 anni.
La pressione arteriosa non mostrava variazioni. L’atrofia cutanea si manifestava in
più del 5% dei pazienti che prendevano
almeno 5 mg di prednisone per 1 anno.
L’ulcera peptica non sembrava essere
incrementata in pazienti che non prendevano FANS associati.
YOGA E ARTRITE
È l’artrite reumatoide la malattia (tra le
più invalidanti e ancora senza possibilità
di guarigione definitiva) sulla quale si sta
concentrando la più recente ricerca
dello yoga therapy. A condurla è una
delle più prestigiose istituzioni mediche
in questo campo, il John Hopkins
Arthritis center di Baltimora nel
Maryland (Usa), dopo i promettenti
risultati delle ricerche di alcuni istituti
indiani. È una sperimentazione di medicina integrata che dal 2006 sta coinvolgendo gruppi di 30 pazienti per volta, ai
quali viene somministrata una cura a base
di sessioni di yoga e meditazione di due
volte la settimana per due mesi, insieme
alla terapia farmacologica convenzionale.
"I primi studi su artrite e yoga hanno
mostrato risultati promettenti con alcuni
miglioramenti nella salute complessiva,
nelle funzioni fisiche e nel benessere
mentale e emozionale di questi pazienti",
spiega Steffany Haaz del team di ricerca,
"ma la cosa più importante è forse che lo
yoga ha un effetto molto positivo sulla
qualità della vita. I pazienti di artrite
possono anche beneficiare dello yoga di
più rispetto ai tradizionali esercizi. Ed è
importante che i pazienti aderiscano alla
terapia di esercizio fisico con piacere e
senza sforzi". Nel corso della sperimentazioni i pazienti vengono anche sottoposti
ai consueti controlli di rito, come analisi
del sangue e vari altri test. "C’è un gran
bisogno di cure addizionali, rispetto alla
terapia convenzionale, che comunque
non guarisce, per ridurre il dolore, la
disabilità e per tenere sotto controllo
l’impatto che l’artrite ha sulla qualità
della vita", continua la dottoressa Haaz,
"I risultati sin qui ottenuti ci suggeriscono
che, quando combinata con un programma
di buone cure mediche, lo yoga può dare
benefici sia alla salute psicologica che
fisica di questi pazienti. Qui al Johns
Hopkins Arthritis Center speriamo di
essere all’avanguardia nell’esplorare questo
connubio attraverso una rigorosa ricerca
clinica sperimentale".
Gli studi sull’artrite reumatoide e lo yoga
sono iniziati in vari ospedali indiani,
a partire dal 1994. L’ultimo di questi
si è concluso nel 2000 allo "Swami
Vivekananda Yoga Research Foundation"
dove sono stati messi a confronto tre
gruppi diversi (uomini, donne e bambini)
con i corrispondenti gruppi di controllo
ai quali non veniva somministrata alcun
tipo di terapia. Nei gruppi che avevano
seguito sessioni quotidiane di yoga per
un periodo, rispettivamente, di 10, 15 e
3 giorni è stata riscontrato un aumento
della capacità di presa della mano (apri e
chiudi) che nei pazienti di artrite è gradualmente ridotta. Gli effetti maggiori si
sono registrati più sulle donne che sugli
uomini del campione adulto. Lo studio è
pubblicato sull’Indian Journal of phisiological pharmacology. (s.j.s.)
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Arcipelaghi_Novembre_2007