L’incipit di questo opuscolo nasce
da una semplice osservazione
diretta. A volte basta veramente
poco per far bene le cose.
Anni di esperienza e di
pratica nel marketing e nella
comunicazione,
con
tanti
successi e qualche fallimento
(servono anche quelli) ti portano
a capire subito se e quando una
tecnica può funzionare, quanto
tempo richiede per svilupparsi e
che genere di investimenti siano
necessari.
L’opuscolo che avete scaricato
è una evidente sintesi. Non
vogliamo dimostrare la validità
di questa o quella teoria bensì
fornire una serie di suggerimenti
pratici, validi ed adattabili nella
stragrande maggioranza dei
casi. Un breve vademecum, non
esaustivo, che possa aiutare
gli imprenditori in scelte, a
volte banali, ma per quanto
banali siano necessitano di
investimenti e drenano liquidità.
Non si tratta di spendere 1
euro o 1.000, si tratta solo di
spenderli bene.
L’obiettivo è fornire uno spunto,
un qualcosa dal quale possa
nascere altro. Dall’imprenditore
stesso o dall’Ufficio Marketing
quando
questo
esiste
o
ritenendo di affidarsi a terzi
quando necessario.
Se anche solo un’idea vi è stata
utile, il presente opuscoletto ha
raggiunto l’obiettivo per cui è
stato scritto.
Grazie.
Poichè tutto è migliorabile
aspettiamo eventuali vostre
osservazioni sugli argomenti
che leggerete, tramite mail a
[email protected], tramite facebook
sul profilo dell’Agenzia K80, su
Linkedin o sul nostro blog. O
ancora meglio venite a trovarci.
Saremo lieti di chiaccherare
offrendovi un bel caffè.
A presto.
Luca Scrimieri
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SE NON COMUNICATE NON
ACCADRA’ NULLA.
SE NON COMUNICATE NON
SARETE MAI NIENTE.
SE IL NULLA E IL NIENTE È
TRA I VOSTRI OBIETTIVI NON
COMUNICATE.
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ESSERE
DISRUPTIVE
Un
modo
diverso
di
pensare la comunicazione.
Dirompente, atta a rompere
gli schemi mentali abituali,
i comportamenti standard,
quasi eversiva. Il termine
venne coniato da un famoso
pubblicitario, Jean Marie Dru,
nel 1996, prima ancora che
si parlasse di marketing non
convenzionale. Disruption è un
metodo, un modo di pensare e
una forma mentis. Un modo di
interrogare la realtà, di rompere
con ciò che è stato e di rifiutare
le convenzioni.
Analizzare
lo
scenario,
identificare
il
punto
di
rottura delle convenzioni e
dar vita a una nuova visione.
Un’idea disruptive, che può
nascere da un nuovo servizio
offerto,
dall’osservazione
della realtà aziendale o da
un semplice cambiamento
nella
comunicazione,
può
già contenere in sé una
nuova visione del marchio o
dell’azienda.
Cominciare a comunicare, per
alcune realtà, è già disruptive.
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Bisogna premettere alcune
considerazioni che sono alla
base del nuovo modo di fare
marketing.
Le nuove campagne di
marketing e comunicazione
hanno
una
natura
“destrutturata”, sono a più
vie (non più da uno a molti ma
da molti a molti).
Una volta i target erano definiti
sulla base della omogeneità
dei suoi componenti, oggi
vengono caratterizzati dai
loro interessi e nonostante
questo i consumatori, che
forse non dovremmo più
chiamare
tali,
risultano
sfuggenti
e
contradditori
e per questo difficilmente
inquadrabili in uno stile di vita
o in un comportamento (come
accadeva negli anni ’80).
Sempre
più
difficile
pianificare il marketing a
medio-lungo periodo ma è
necessario provarci. Gran
parte delle attività avvengono
in tempo reale, soprattutto
nell’ambito dei social, e nessuna
pianificazione può riuscire a
ragionare in tempo reale. Ne è
un esempio l’utilizzo di Twitter
da parte di Oreo durante il
SuperBowl del 2014. Nessuno
poteva prevedere un black-out e
l’azienda è stata in grado in soli
40 minuti di creare e twittare un
messaggio che ha fatto il giro del
mondo con un ritorno di visibilità
e
reputazione
incredibile.
Anche se non previsto esisteva
però un’organizzazione che
garantiva la presenza on line
dell’azienda e questo fa parte
comunque di un processo
pianificatorio. La sensibilità a
cogliere il momento e un sistema
decisionale veloce ha fatto il
resto. Si parla in questi casi di
Real Time Marketing. Oreo non
è stato l’unico marchio che ha
colto l’attimo ma è stato quello
che ha avuto più risonanza.
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GIUSTAPPUNTO NEI GIORNI SCORSI...
Mentre scrivevamo questo opuscolo, abbiamo assistito all’ennesima inutile
operazione di marketing. Una nota marca di pasta dentifricia regalava in omaggio
una scatolina contenente 5 matite colorate.
Qual è l’obiettivo?
Ricordare il marchio già noto?
Collegarlo alla vendita di un prodotto? Quale?
Un nuovo target?
Qual era la funzione del gadget?
Le risposte si trovano volendo. Il fatto di poter trovare una qualsiasi motivazione ha
fatto del marketing una materia popolare.
Ma serviva veramente questa attività?
Ha fornito un reale valore aggiunto al brand?
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IDENTITÀ
VISIVA
È la vera pietra angolare su cui
si regge un marchio. Individuare
un nome, costruirci un logo,
trasformarlo in un brand è un
processo di identità delicato
e molto sofisticato. Creare
un’identità di marca vuol dire
lavorare sui segni, sugli spazi,
sui pieni e sui vuoti, sulle linee,
sulle geometrie, sui valori della
marca stessa e sui significati,
dotarla di una personalità per
distinguersi in un panorama
straripante di concorrenti.
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2
VISUAL
Le fotografie e le illustrazioni devono essere al servizio del
messaggio. Se sono a sé stanti e non aggiungono nulla o
addirittura disturbano la comunicazione, è meglio non usarle. La
scelta di includerle o meno, e cosa devono rappresentare, dipende
naturalmente dagli obiettivi.
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3
VISUAL DESIGN
Abbraccia un mondo più vasto,
da una semplice lettera/font ad
un pittogramma, dall’immagine
coordinata al packaging. Falcinelli
definisce come visual design “la
progettazione di tutto ciò che
percepiamo con gli occhi”, come un
oggetto, una vetrina, un biglietto da
visita, un poster, uno shopper.
Continua Falcinelli: “i campi in cui il
visual design è chiamato a sedurre
sono la pubblicità, la cosmetica e
la moda. Esso accade sempre in un
contesto dove il pubblico sa già delle
cose. Fruire di rappresentazioni
visuali rievoca altre rappresentazioni,
creando associazioni che si riflettono
nella pratica sociale”.
Lavorate sul sogno o sul mistero se
trattate prodotti legati alla bellezza,
alla moda oppure sull’ironia e sullo
scherzo se parlate di salute o sociale,
collegate immagini che evocano
il concetto da rappresentare,
distorcetele sino al punto in cui
possono dare fastidio a livello ottico.
Se l’immagine è coerente con il
vostro marchio, anche se shock,
provate a mandarla in giro sui social
e valutatene il gradimento….
Lavorate con la comunicazione.
Il prodotto o servizio posto
in vendita, in sé è nudo. E’ la
comunicazione che lo veste, dal
marchio alla confezione, a tutta
la comunicazione aziendale che
ne segue, non solo alla pubblicità.
La pubblicità produce immagini,
percezioni, sogni, non solo merci e
bisogni.
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STORYTELLING
4
Raccontare una storia. Nel mondo dell’advertising significa narrare
un brand, attraverso i suoi valori, le sue esperienze, le sue attività.
Trovare un filone che trasmetta al pubblico sentimenti di condivisione,
partecipazione, emozione. Lo storytelling va attentamente pianificato
perchè è nel tempo che si riesce a descrivere la propria vita/storia e
a sedimentare stili e personalità. Quando lo storytelling è pianificato
su più mezzi si parla di transmedia storytelling, il quale utilizza i
linguaggi e i meccanismi propri di ogni media/social/piattaforma e
riesce a costuire delle vere e proprie “puntate” che si susseguono, si
intrecciano, che completano o lasciano in sospeso. Le tecniche possono
essere varie. L’obiettivo rimane sempre quello di legare il pubblico al
proprio brand e di farlo diventare un proprio sostenitore.
Create una grande storia. Qualsiasi fatto aziendale può essere
narrato. Utilizzate più livelli e più trame, diverse a seconda del
mezzo di comunicazione scelto.
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“Complicare è facile, semplificare è difficile.
Per complicare basta aggiungere tutto quello che si vuole:
colori, forme, azioni, decorazioni, personaggi, ambienti pieni
di cose.
Tutti sono capaci di complicare.
Pochi sono capaci di semplificare.
Per semplificare bisogna togliere,
e per togliere bisogna sapere che cosa togliere.
La semplificazione è il segno dell’intelligenza”.
Bruno Munari
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WEB MARKETING
Avete un sito web. Vero? Ottimo.
Peccato che non basti.
La rete ha sovvertito le regole della comunicazione.
Nel web la comunicazione è liquida, incontrollabile.
Prima c’era un emittente (l’azienda) e un ricevente (il pubblico).
Oggi il ricevente diventa emittente, divulgando informazioni che
possono condizionare l’immagine e la reputazione di un brand.
(Grizzanti)
Stare in rete vuol dire “pensare digitale”.
Non avete un sito web?
Non esserci non significa che non si parli di voi.
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SOCIAL MEDIA
MARKETING
Il
social
media
marketing
nasce dall’esigenza di creare
conversazioni
con
potenziali
consumatori, abilitando quella
che potrebbe essere una relazione
diretta tra mittente e destinatario.
Con Social Media Marketing
si tende ad indicare la gestione
della comunicazione su tutte le
diverse piattaforme che il Web
mette a disposizione (siti di social
networking, foto video e slide
sharing, wiki, etc.).
Il
social
media
marketing
permette alle aziende ed ai clienti
di creare un sistema virtuoso volto
ad ottenere feedback e consigli.
Inoltre esso permette l’attivazione
del marketing virale.
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MARKETING VIRALE
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Esempi di social media marketing su cui si innestano le azioni di marketing virale
sono i video che un’azienda pubblica su YouTube o altri siti di Video sharing con
un contenuto interessante e/o divertente con l’obiettivo di diffondere lo stesso. Il
video viene diffuso “viralmente” tra gli utenti tramite il passaparola: il messaggio
raggiungerà più utenti/consumatori possibile. Basti pensare alla diffusione che
hanno le pubblicazioni che passano tramite Facebook, Twitter, Google+, etc....
La chiave è il fattore virale. Più il virus (idea, argomento,ecc,) è forte più si
propagherà.
Il virale può essere fortemente non convenzionale.
Studiate i vari social in linea con il tuo marchio, pianificate gli interventi in
base ai vostri obiettivi, seguite i feedback costantemente e relazionatevi con
i pubblici in ascolto.
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BUZZ MARKETING
Il Buzz è il rumore che le api producono ronzando: nel marketing
rappresenta la possibilità di poter raggiungere nel minor tempo
possibile un gruppo di utenti (ossia lo sciame) omogeneo per
interessi rispetto a un tema o a prodotti/servizi attraverso il web.
Il buzz marketing è una strategia di marketing non convenzionale
volta ad aumentare il numero e il volume delle conversazioni
riguardanti un prodotto o un servizio e, conseguentemente, ad
accrescere la notorietà e la buona reputazione di una marca o di
un’azienda.
Per dare vita ad un’azione di buzz marketing, si potrebbe
individuare un network di persone (blogger attivi o gestori di forum)
disponibili a pubblicare una notizia, un filmato, un link, oppure
identificare blog, forum, community, dove intervenire pubblicando
contenuti promozionali oppure spedir loro un campione di prodotto
per ottenere una recensione.
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DIGITAL MARKETING
Quando si sviluppano campagne di marketing e comunicazione
integrate attraverso strumenti digitali (computer, tablet,
smartphone, console di videogiochi, etc.) si parla di Digital
Marketing: ovviamente si tratta di campagne targettizzate
e capaci di generare risultati misurabili in grado di aiutare
l’azienda ad individuare e mappare constantemente i bisogni
della domanda.
Il Digital Marketing parte dal parallelismo web - mercato:
occorre, infatti, utilizzare tutte le leve possibili nel mercato, in
relazione agli obiettivi da conseguire.
Portali orizzontali, social, blog, piazze virtuali, trasmissioni
streaming, tecnologie responsive per mobile, game: ogni
piattaforma è considerata non a sé stante ma un hub attraverso
il quale informare, coinvolgere e conoscere gli utenti.
La logica è di intercettare i consumatori dove già si trovano con
contenuti (di qualità!) rilevanti e quanto più possibile specifici
per ogni piattaforma, tutti necessariamente correlati tra di loro.
Occorre, però, fare una considerazione importante: il ruolo
fondamentale del Digital Marketing non è unicamente la vendita
di un prodotto o di un servizio, ma è da ricercare nel ruolo
del consumatore che diventa parte integrante del processo,
dettando le regole mentre il marketer segue i suggerimenti che i
reali utilizzatori del servizio/prodotto hanno da offrire.
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MARKETING
NON-CONVENZIONALE
“Dimmi e dimenticherò, mostrami e forse
ricorderò, coinvolgimi e comprenderò.” Confucio
Il marketing non-convenzionale, nato dalla crisi
del marketing tradizionale, raggruppa una serie di
tecniche il cui unico denominatore è coinvolgere
ed attrarre il consumatore in una maniera nuova
ed inusuale. Dietro ad ogni nome -guerrilla, street,
ambient, tribal, killer, native, viral- l’obiettivo è
sempre lo stesso.
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GUERRILLA
Dall’utilizzo creativo di mezzi
e strumenti aggressivi che
fanno leva sull’immaginario
e sui meccanismi psicologici
degli utenti finali nasce
una forma di promozione
pubblicitaria
non
convenzionale, nota come
Guerrilla Marketing: l’obiettivo
è coinvolgere e interagire con
un numero ristretto di persone
nella vita reale attraverso
strategie pubblicitarie non
convenzionali
colpendo
il
pubblico in situazioni che non
si aspettano, suscitando in
loro un sentimento in linea con
l’identità del brand.
Il vantaggio di questo tipo
di pubblicità è da ricercarsi
nella possibilità di colpire
direttamente
un
target
geografico o sociale specifico,
stimolando l’interesse per
un prodotto o un servizio
che normalmente non viene
associato a quella particolare
situazione.
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AMBIENT MARKETING
L’ambient marketing utilizza i luoghi della vita
quotidiana, impiegando oggetti urbani, monumenti,
mezzi di trasporto, scale mobili, pareti di edifici,
etc., trasformandoli in esperienze pubblicitarie.
Il messaggio fa leva sulle situazioni sorprendenti
ed inusuali che catturano l’ attenzione nel
passante.
Una strategia di ambient marketing è facilmente
applicabile sia che si abbiano grossi o piccoli
budget a disposizione: dal piccolo sarto che cuce
grandi maglie da mettere su qualche albero per
far conoscere l’apertura di un negozio di intimo,
alla grande azienda che crea allestimenti di
grande effetto per pubblicizzare l’uscita di un
nuovo film!
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STREET
MARKETING
Lo street marketing è una forma
di marketing che si esplica per le
strade di una determinata città
o, al più, all’interno dei Centri
Commerciali: il principio è quello
di identificare le aree di passaggio
o di raccolta delle persone, per
raggiungerle con un’azione mirata
e inaspettata.
Un’azione di street marketing
è maggiormente efficace se fa
parte di un piano di comunicazione
integrata. Occorre:
- definire un’offerta chiara,
tramite distribuzione di volantini
di qualità, aggiungendo una
promozione oppure uno sconto
tramite, magari, un coupon da
ritagliare sullo stesso volantino;
sarebbe utile, se il budget lo
permette, associare all’azione
altri media quali radio locali,
pubblicità su internet oppure
email che promuovano l’evento.
- scegliere il luogo, l’ora e il
metodo di diffusione
- scegliere bene chi dovrà
distribuire i volantini e definire la
giusta quantità da distribuire.
Pensate allo stupore creato
da false ganasce posizionate
sulle macchine parcheggiate
in una zona centrale di Roma,
con un messaggio che invita a
sbloccarle usando la forza fisica
e che pubblicizza l’apertura di
una nuova palestra!
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FLASH MOB
Quando un gruppo di persone si riunisce all’improvviso in uno
spazio pubblico, dando vita, per un breve periodo di tempo, ad
un’azione insolita come danzare o, anche, restare immobili, per
poi disperdersi, si parla di flash mob, ossia un raduno per lo
più organizzato attraverso comunicazioni via internet o
tramite telefoni cellulari.
Le regole del flash mob spesso vengono illustrate a chi ne
prende parte solo pochi minuti prima che l’azione abbia luogo.
Gli spettatori, colti di sorpresa, possono assorbire meglio il
messaggio pubblicitario attraverso l’utilizzo di strumenti quali
magliette personalizzate o altro strumento similare.
Oltretutto non è da sottovalutare la viralità del flash mob: i
partecipanti e gli spettatori verosimilmente filmeranno,
fotograferanno, e di conseguenza riverseranno sul web la loro
esperienza. Il flash mob è uno strumento che sfrutta la rete
internet per divulgare un messaggio rapidamente.
Pensate a quanto possa essere di impatto un gruppo folto di
persone che, al passaggio di un partecipante inconsapevole,
fingano di cadere svenuti…...il tutto per pubblicizzare una
nuova profumeria!
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STICKERING
MARKETING
Sicuramente sarà capitato di vedere adesivi di
differenti dimensioni raffiguranti il marchio di
un’azienda affissi in spazi pubblici di grande
affluenza: si tratta dello stickering, tecnica
utilizzata per catturare l’attenzione di un
target che spesso non sa neanche di essere
tale.
Lo stickering è efficace anche su mezzi come
motociclette, autovetture, biciclette, etc.:
l’obiettivo è quello di ottenere una grande
visibilità, inducendo chi osserva a memorizzare
quanto rappresentato nello sticker.
Le campagne di stickering rappresentano una
soluzione, spesso, a basso costo per ottenere
brand awareness in modo intensivo e capillare.
Pensate, ad esempio, all’effetto che avrebbe
uno sticker di un piatto tipico messicano
realizzato da un nuovo ristorante, collocato
sulle luci degli stop di alcune automobili:
l’impressione che si avrebbe è di una
piccante mangiata…
Volete esagerare. Usate un adesivo
elettrostatico. Oltre al vantaggio di poter
essere rimosso successivamente senza
imbrattare la città, può esser preso e
conservato dal pubblico. Ovviamente se il
soggetto vale. Quindi perchè non fare uno
stickering artistico, così il luogo e l’oggetto
dell’attività corre il rischio di diventare anche
più bello?
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KILLER ADVERTISING
Tecnica tanto audace quanto pericolosa. Si
tratta di prendere un concorrente, un suo
prodotto, una sua caratteristica e metterla
in cattiva luce, ridicolarizzarla, annullarla,
ucciderla appunto. Nasce dalla pubblicità
comparativa per perdere poi le “buone maniere”
e assumere un alto tasso di aggressività.
Funziona se il brand è effettivamente superiore,
soprattutto se dimostrabile, altrimenti si
rischiano querele ma un uso spregiudicato del
killer advertising avviene anche quando non
c’è alcun punto di forza, quando il killer agisce
senza motivo. Riservata a pochi.
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NATIVE ADVERTISING
Il Native advertising è una forma di advertising
online che mutua l’aspetto dei contenuti del
sito sul quale è ospitata, con l’obiettivo di
riprodurre l’esperienza utente del contesto in cui
è posizionata, sia nell’aspetto che nel contenuto.
Nello specifico, il Native Advertising è un
metodo pubblicitario contestuale che ibrida
contenuti e annunci pubblicitari all’interno
del contesto editoriale dove essi vengono
posizionati (sia dal punto di vista grafico sia dal
punto di vista della linea editoriale), indicando
chiaramente chi è l’inserzionista che ‘sponsorizza’
tale contenuto.
I formati più classici di native advertising sono i
contenuti promossi (promoted content), come
ad esempio i TrueView di Youtube, i promoted
tweets di Twitter e i promoted posts di Facebook.
Il native si sta però evolvendo, come tutte le
tecniche, per essere sempre meno pubblicitario e
più informativo. Si parla di branded content.
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EXPERIENCE
ADVERTISING
In un mercato affollato da
messaggi pubblicitari e con
prodotti-servizi che tendono
ad assomigliarsi è necessario
rivolgersi al lato emotivo del
consumatore.
Il punto di partenza è che
il
consumatore
possiede
materialmente
già
tutto
quello che gli serve e realizzare
una campagna promozionale
attraente diventa complesso.
Il consumatore, il pubblico
può essere più facilmente
coinvolto se gli si fa vivere
un’esperienza.
Un’azione
che stimoli tutti i suoi sensi,
si colleghi con la sua parte
più intima e inconscia. Fargli
vivere un sogno o comunque
qualcosa che lo faccia star
bene, mettendolo in contatto
con la marca.
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GAMIFICATION
Le esperienze basate sulle
logiche della gamification,
siano esse studiate per il mondo
del lavoro o del marketing
per la comunicazione, stanno
riscuotendo negli ultimi anni un
notevole successo. La necessità
di
coinvolgere
attraverso
la gamification sembra un
requisito necessario non solo
per attrarre i consumatori ma
anche per formare le risorse
umane in un’azienda o per tutte
le situazioni di tipo didattico.
Si pensi, per esempio, al successo
di Nike+, l’app per cellulari e
Facebook creata dalla nota
azienda di calzature sportive,
che consente agli utenti di
stabilire i propri obiettivi
personali per la corsa e li premia
quando raggiungono traguardi
fondamentali con messaggi di
congratulazioni da atleti famosi.
Nel 2011 il numero di iscritti
a Nike+ è cresciuto del 40%,
contribuendo ad aumentare
del 30% i ricavi aziendali nella
categoria Running.
Organizza un’app. Riempila
di contenuti, collegala ad un
gioco o a qualcosa che valga
la pena consultare di tanto
in tanto. Nel gioco inserisci il
tuo messaggio, commerciale o
informativo che sia.
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PROGRAMMATIC ADVERTISING
Il programmatic advertising si è diffuso da pochi anni ed è già un’industry
che vale diversi miliardi di dollari. Probabilmente la tecnologia che
rivoluzionerà il mondo del marketing online.
Il sistema di advertising online è troppo costoso e poco funzionale sia
per gli advertiser (compratore), sia per i publisher (venditore). Nasce
l’ad exchange. Un marketplace di scambio in real-time dedicato agli
spazi pubblicitari online. In pratica funziona come la borsa, solo che
al posto dei titoli si scambiano impressions.
Il compratore ha la possibilità di determinare il valore di ogni impression,
può decidere autonomamente quale audience intercettare, e dove
farlo. Può scegliere quanto è disposto a pagare. Anche il venditore trae
vantaggio dal programmatic advertising: può vendere all’asta gli spazi
pubblicitari che non ha ancora venduto. Anzi, con il programmatic egli ha
davanti a sé una situazione in cui i compratori indicano esplicitamente
quanto sono disposti a pagare per ogni singola impression.
Ovviamente il valore dell’annuncio dipende anche dalla creatività.
Non vuoi passare inosservato? Invece dei soliti annunci pensa a
qualcosa di diverso. Un punto nero al centro di un quadrato bianco
è più visibile di un annuncio con 200 battute di testo.
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MARKETING
AUTOMATION
Si tratta di un processo o di una
piattaforma che consente di gestire
ed automatizzare alcune funzioni
e/o processi di marketing in tempo
reale e usando una pluralità di dati,
provenienti da fonti diverse non
necessariamente digitali.
Si tratta di un approccio che 1)
utilizza comunicazioni targettizzate
che nutrono i contatti (lead) fino
a quando diventano pronti per la
vendita. 2) automatizza la gestione
delle campagne di marketing
e 3)  migliorando la capacità di
calcolare i ritorni.
I benefici principali sono la velocità
dal concepimento della campagna
alla sua esecuzione, la qualità dei
report, la natura del contatto e
minori risorse umane e temporali
per eseguire una campagna.
Utilizzate
una
tattica
di
avvicinamento,
spiegando
il problema e prospettando
una soluzione, proponete i
vantaggi nel tempo, siate chiari
nell’esposizione e trasparente
nella vendita.
Non abusate
della pazienza dei potenziali
contatti. Chi è interessato e vi
segue prima o poi acquista. Alcuni
settori/argomenti
si
prestano
maggiormente di altri a questo tipo
di tecnica.
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REAL TIME
MARKETING
Questa tecnica di marketing prevede un approccio al mercato basato sulla capacità
dell’azienda di rispondere velocemente a stimoli ed eventi provenienti dall’esterno.
Tale approccio può essere meramente tattico e quindi esaurirsi in una serie di pratiche
di risposta non organizzate, oppure strategico: in questo secondo caso parte da precisi
obiettivi di business e richiede pianificazione e organizzazione (ricordate il caso di Oreo
citato all’inizio?).
L’ambiente multimediale nel quale siamo immersi offre stimoli in ogni istante: siamo
parte di un flusso informativo in continuo aumento grazie ai dispositivi mobili che
accompagnano la nostra quotidianità, con tutto un susseguirsi di notifiche provenienti
dai diversi canali social. Per cui attenzione a non esagerare!
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VIDEO
MARKETING
Da recenti studi è emerso che
una persona su due dichiara
di guardare TV o video su
Smartphone almeno una volta a
settimana, e il 46% di questi lo
fa fuori casa. Questo è il motivo
per cui sempre più imprese
puntano sul potenziamento
della comunicazione video e
su pratiche di diffusione di tali
contenuti digitali grazie ai social
network.
I video hanno, infatti, un elevato
tasso di viralità sul web e sono
condivisi sui social media 12
volte più dei post di testo. Oggi
l’87% degli “addetti ai lavori”
dichiara di utilizzare il medium
video per veicolare messaggi e
contenuti dei brand cui fanno
riferimento.
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Come diffondere la conoscenza
dei prodotti tramite spot
pubblicitari o sponsorizzazioni?
Lo strumento adatto è il Video
Marketing. Se, poi, gli spot
vengono veicolati tramite web
parliamo di Videospot.
L’attenzione va posta sul
contenuto del videospot:
all’interno
dovrà
essere
sempre presente l’indicazione
del portale che si intende
promuovere e, alla fine dello
stesso, una call-to-action che
consenta di convertire l’utente
da potenziale a cliente.
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CAUSE RELATED MARKETING
Quando
un’azienda
ed
un’organizzazione
non
profit hanno come scopo la
promozione di un’immagine,
di un prodotto o di un servizio,
traendone vantaggio reciproco,
si parla di Cause relted
marketing.
Nel cause related marketing
entrano in gioco tre soggetti:
l’azienda,
l’organizzazione
non
profit
(la
causa)
e
l’ambiente/sociale
(stakeholder e consumatori).
Il Cause Related Marketing
costituisce
un
importante
strumento
per
realizzare
il
proprio
impegno
nel
sociale: affrontare problemi
sociali fornendo le risorse e i
finanziamenti può avvicinare
il pubblico e, al tempo stesso,
raggiungere gli obiettivi di
marketing
delle
imprese.
L’impegno sociale di un’impresa,
può
svolgere
un
ruolo
importante nella costruzione
del suo “valore” presso i
consumatori. Ma l’impegno
deve essere reale e trasparente
non solo dichiarato.
Si pensi a quale impatto possa
aver avuto l’operazione di
marketing perseguita da
American Express quando, in
occasione del restauro della
4
2
Statua della Libertà , promise
di donare un penny per ogni
transazione
effettuata
attraverso le carte di credito!
Per un’impresa territorialmente
localizzata
può
essere
interessante
cercare
un’Associazione,
una
Fondazione nella sua area
geografica e capire come
collaborare. Non si tratta solo
di sponsorizzare ma di trovare
insieme delle soluzioni e poi
comunicarle opportunamente.
Redigi un bilancio sociale.
Utilizza un Ufficio Stampa.
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GREEN
MARKETING
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Per Green Marketing non si intende
una trovata pubblicitaria ecologista.
Il Marketing “Verde” richiede uno
sforzo organizzativo, comunicativo
e di coerenza importante.
Un errore che generalmente
viene compiuto è associare il
green marketing esclusivamente
alla pubblicità e alla promozione
di prodotti con caratteristiche
ambientali: il concetto di marketing
verde è più ampio dal momento
che attiene alla produzione di beni
industriali e di consumo ma anche ai
servizi. Viene, infatti, richiesta una
nuova strategia di gestione che
potrebbe essere di mercato, di
prodotto, di processo, di immagine
o di alleanza. Ovvio che si tratta
anche di un investimento in valore
che può aiutare anche i “piccoli” a
competere con i più “grandi” del
mercato, facendo leva sul valore
della sostenibilità e del futuro.
Utilizzate lampade a basso
consumo, computer e schermi
a basso consumo, riciclate la
vostra carta, stampate poco,
promuovete attraverso gadget
eco-sostenibili, usate biglietti
da visita di canapa. Comunicate
quanto fate, anche nel vostro
piccolo, a favore dell’ambiente.
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OUTDOOR
MARKETING
L’outdoor marketing ricomprende tutte
le forme di pubblicità che colpiscono il
consumatore quando è fuori di casa e nascono
per essere fruite mentre si fa altro: in auto, alla
fermata di un bus, in coda, camminando per la
città.
Quali i vantaggi dell’outdoor advertising?
Sicuramente l’alta visibilità considerato che
alcune posizioni permettono di offrire migliaia
di visualizzazioni giornaliere; la flessibilità
legata alla possibilità di avere uno spazio
adatto alle proprie esigenze, dalla azienda
locale alla multinazionale. Non trascurabile è,
infine, il costo per contatto che è di gran lunga
inferiore rispetto ad altri mezzi.
Quanto rimarrebbe impresso nella mente
vedere dei palazzi tappezzati da “carta da
parati” colorata pubblicizzanti una nuova
tipografia!
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Immaginate un distributore
automatico. Una semplicissima
operazione come comprare
una bevanda, un caffè, uno
yogurt può essere arricchita da
una esperienza multimediale
in cui il consumatore tramite il
suo smartphone può dialogare
con il distributore e ricevere/
dare una serie di input/promo/
pubblicità/coupon/ecc….
Adesso sostituite il distributore
automatico con un totem
interattivo all’interno di una
galleria
commerciale/grande
distribuzione con la possibilità di
integrare tutta la filiera, oppure
con pannelli informativi urbani e
immaginate quante possibilità
comunicative si aprano.
FIELD
ENGAGEMENT
Coinvolgere
il
pubblico
in
determinati
luoghi,
il
consumatore
nell’atto
dei
suoi
acquisti,
portarlo
a
provare un nuovo prodotto o
a fargli cambiare intenzione
è l’obiettivo di ogni azione di
engagement sul campo. Non
si tratta solo di emozionare, di
fornire un’esperienza, il field
engagement è più pratico, più
operativo, fornisce una soluzione
rapida, istantanea.
Provate
ad
aumentare
l’esperienza
d’acquisto,
dilatatela con smartphone,
display, sensori, cuffie, widget,
nel campo e oltre il campo.
Oggi la tecnologia lo consente.
Perché non coinvolgerli e fa
provare loro nuove sensazioni
d’acquisto.
Provate ad ideare un percorso
con delle installazioni/attrazioni
interattive, mettete al polso
di ogni persona interessata
un bracciale RFId in grado di
interagire con le installazioni
suddette permettendo loro di
segnalare sui social network
prescelti ai loro contatti
le
attrazioni
di
maggior
gradimento. Condite il tutto con
una serie di promozioni legate al
prodotto/servizio interessato e
avrete creato un misto di digital
marketing experience.
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LOYALTY MARKETING
Lo scopo di un’azienda è avere clienti non solo
soddisfatti ma fedeli e leali.
Le relazioni con essi rappresentano un fattore
cruciale.
Il loyalty marketing si presenta con una
duplice veste: l’una, quella più colorata e visibile,
delle carte fedeltà, dei club, delle raccolte punti
e dei cataloghi premi, e l’altra, invisibile, ma più
preziosa e strategica, fatta di dati e informazioni
sui comportamenti dei clienti, racchiusa nei
database.
Sottoponiamo alla Vostra attenzione alcune
domande:
· la carta crea effettivamente fedeltà?
· il possesso di più carte quanto e come
influisce sulla fedeltà?
· quanto e come la ricompensa influenza
l’adesione ai programmi?
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La risposta a voi!
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GEO MARKETING
Il geomarketing rappresenta un approccio di marketing che prevede l’utilizzo
della componente geografica per rendere più efficaci ed efficienti le decisioni
e le attività di comunicazione, vendita, distribuzione e servizio ai clienti in
determinate zone.
Attraverso il geomarketing si riesce ad individuare le aree a più elevato potenziale
o delle zone a maggiore concentrazione di competitor, ad ottimizzare il portafoglio
delle reti di vendita in cui promuovere o sviluppare le proprie azioni ed, inoltre,
a studiare efficaci strategie di comunicazione verso uno specifico target,
ottimizzandone gli investimenti.
Il geomarketing è uno strumento che interessa soprattutto le imprese che
operano su grande scala e hanno filiali, agenti e venditori sparsi sul territorio
(assicurazioni, grande distribuzione, le società di servizi, etc.)
Per attuare una strategia di geo marketing, è necessario disporre, prima di tutto,
di uno strumento informatico che rientra nella categoria dei sistemi informativi
geografici GIS (Geographic information system), basati su software in grado di gestire
ed elaborare dati e informazioni geospaziali e di permetterne la rappresentazione
attraverso mappe digitali.
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CO-MARKETING
Valida per incrementare le
vendite sfruttando la forza di
due o più brand che si uniscono
e insieme realizzano attività
di marketing. Attenzione alle
cannibalizzazioni. I marchi in gioco
devono avere più o meno lo stesso
peso. Il marchio con meno visibilità e
con meno penetrazione di mercato
tenderà ad essere fagocitato dal
marchio più importante. Pensare
di sfruttarne la visibilità è una
strategia che è riuscita solo a quei
brand, nuovi, ma portatori di un
reale valore aggiunto.
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CROSS-MARKETING
Un’azienda sfrutta tutti i canali possibili
per cercare di incrementare notorietà
e vendite. In pratica si cerca di utilizzare
un messaggio univoco, intrecciando tutti
i media, il web, la stampa come fosse
un’attacco su più fronti in un determinato
periodo di tempo. Il messaggio deve essere
pertanto trasversale ed avere la stessa forza
su tutti i canali.
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INBOUND
MARKETING
Farsi trovare dagli utenti. Il web è il
luogo che ha permesso alle aziende
di farsi trovare dai potenziali
committenti per cui è importante
attuare tutta una serie di strategie
atte allo scopo.
Il SEO e il SEM, il content
marketing, sono gli strumenti
necessari per favorire l’inbound.
Parole chiave, contenuti nuovi e
corretti, promozione nei luoghi
virtuali che contano sono in estrema
sintesi le caratteristiche delle sigle
menzionate precedentemente.
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CALL-TO-ACTION
L’utente è chiamato ad un’azione, a fare
qualcosa. Nata con i primi cataloghi
commerciali e con il marketing postale
dove trovavi, nell’offerta, già la busta
pre-affrancata per rispedirla con
ordine annesso, oggi la si ritrova in
ambito web. Sei invitato a cliccare su
acquista ora/approfitta ora/ancora
per poco… per poter usufruire dei
vantaggi descritti nell’offerta.
Fate che il messaggio sia veramente
degno di interesse. Se proponete
un servizio a pagamento, provate
a venderlo a tempo. Ordina entro
7 gg. al prezzo di ….., entro 10 gg.
al prezzo di… Ricordatevi di non
fare i furbi e mantenere sempre le
vostre promesse. Siate seri. Il web in
particolare è pieno di infobonitori.
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FLYERING
Attività da non sottovalutare, sia nella
preparazione del flyer (volantino),
sia nella distibuzione. Anche un
semplice volantino infatti deve
essere studiato per comunicare.
Bisogna fare attenzione ai messaggi,
ai contenuti, alle descrizioni, alla
posizione delle frasi. Cosa si vuol far
risaltare di più? Scelto il/i messaggio/i
questi vanno posti nelle posizioni di più
facile ed immediata lettura da parte del
potenziale consumatore. Fronte-retro
uguali, diversi, o solo un lato stampato?
Dimensioni? Standard o extra? Dipende
dalle modalità di distribuzione e da
cosa si deve comunicare. Cambiare
formato e crearne qualcuno di
particolare può ben sposarsi con il
lancio di nuovi prodotti o servizi che
presentino caratteristiche particolari
che, grazie al diverso formato, possono
trovare migliore rappresentazione.
Ottimo se funge da supporto ad altre
attività.
Fate cosi. Nel disegnare un volantino
rispettate la regola aurea. Vedrete!!
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BROCHURE E SUPPORTI
VENDITA
Le brochure e le presentazioni dell’azienda o dei
prodotti sono strumenti senza tempo, non hanno
mai perso la loro importanza. Spesso sottovalutate,
senza tener conto che rappresentano l’immagine
dell’azienda e quindi la prima impressione.
Anche su questi supporti si può ragionare in modo
non convenzionale. Le possibilità di stampa oggi sono
veramente illimitate anche su piccolo volumi. Basta
solo un poco di creatività. Non dimenticate però che
una brochure deve assolvere ad una precisa funzione
per cui deve essere costruita in maniera opportuna.
BILL BOARD
I grandi pannelli pubblicitari posti in vie ad alto traffico,
all’entrata delle città, in prossimità di aeroporti, ecc.
Utilizzateli in maniera non convenzionale,
sfruttando le caratteristiche del mezzo oppure
fateli interagire con altri sistemi multimediali.
Recenti esempi sono l’attivazione di immagini sul
pannello al passaggio di un aereo o di un treno.
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MASCOTTE
Interessante da usare se
riprende e rafforza l’immagine
dell’azienda o del prodotto. Il
suo utilizzo deve collegarsi
immediatamente al prodotto/
servizio di cui si parla. Una
volta erano utilizzate solo in
determinati contesti, quali
lancio di servizi di ristorazione,
negozi di giocattoli, infanzia,
tempo libero, svago. Con il
tempo si è assistito all’utilizzo
di mascotte anche in settori
più informali (quali banche o
comunque settori finanziari).
In ogni caso fare attenzione
alla coerenza tra quanto viene
raffigurato e cosa si vuole
raffigurare.
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TESTIMONIAL
Ha senso se è veramente
popolare e presenta qualche
collegamento con il prodotto
che pubblicizza. In tal caso il
valore aggiunto può essere
importante.
Bisogna
fare
attenzione alla dipendenza
da testimonial. Staccarsene,
in modo particolare dopo un
importante periodo di tempo di
successo, può essere difficile e
controproducente.
Prendete
una
persona
comune e fatela diventare
un protagonista. Costruite
un personaggio, create un
evento intorno al soggetto,
diffondondete una storia.
Rendetelo famoso, fatelo
diventare ambasciatore del
vostro marchio.
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SE SIETE ARRIVATI SIN
QUI, AVRETE LETTO UN
ELENCO DI IDEE NON
ESAUSTIVO.
TANTE ALTRE IDEE VI
ASPETTANO NELLA
NOSTRA AGENZIA.
SCOVARLE,
ORGANIZZARLE,
REALIZZARLE
PER IL TUO SUCCESSO
È LA NOSTRA
MISSIONE.
K80 è un’agenzia di comunicazione integrata che
si occupa di marketing, branding, identità visiva,
unconventional, eventi e web.
Il presente opuscolo è stato redatto dal sottoscritto
insieme a Mino, impaginato da Claudia, corretto
da Leo, con i quali ho avuto il piacere di condividere
tanti giorni e numerose notti di lavoro.
Luca Scrimieri.
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Lecce, Via B. Croce 23
t/f 0832.452257
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