Dopo un intervento di protesi totale, il polso dovrà essere
mantenuto in una posizione di riposo grazie ad una stecca
gessata o ad un tutore per circa 3-4 settimane. La ripresa del
movimento avviene solitamente senza alcun dolore, così che il
paziente possa gradualmente intensificare gli esercizi di
mobilizzazione attiva potendo raggiungere un'escursione articolare nell'ordine del 50% della normale escursione.
Risulta ovvio che l'intensità degli sforzi cui il polso verrà
sottoposto determinerà la durata e l'efficacia dell'impianto
protesico. Sono ovviamente da evitar attività lavorative che
richiedono gestualità ripetitiva e l'utilizzo di strumenti vibranti come il martello pneumatico.
Come tutti gli impianti protesici anche le protesi totali di
polso sono soggette al rischio di mobilizzazione. In tal caso è
ancora possibile intervenire chirurgicamente per la rimozione
dell'impianto protesico e la fusione dell'articolazione che
potrà richiedere, in questo caso, un più abbondante innesto
osseo (Fig. 2).
Fig. 4
L’ A R T R O S I
DEL POLSO.
PROTESI TOTALI
Dr. Borelli Pier Paolo ©
DR. PIER PAOLO BORELLI
Specialista in Ortopedia e Traumatologia
Specialista in Chirurgia della Mano
Fig. 5
24 - L'Artrosi del polso - protesi totali.indd 1-3
Il presente opuscolo riveste carattere informativo per i pazienti.
Non è di carattere divulgativo o pubblicitario ed il suo utilizzo
è consentito solo all’interno del Poliambulatorio.
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Dal punto di vista anatomico l’articolazione del polso è
molto più complicata di articolazioni come l'anca e il ginocchio. E' composta da una componente distale, il carpo a sua
volta costituito da 2 filiere di piccole ossa (scafoide, semilunare, piramidale, piriforme, trapezio, trapezoide, capitato,
uncinato) unite tra loro da robusti legamenti e da una componente prossimale costituita da 2 ossa lunghe, il radio e
l'ulna, connesse tra loro da un complesso sistema capsulolegamentoso (Fig. 1).
Quando la cartilagine che ricopre le strutture osse del polso e ne
permette uno scivolamento ottimale degenera a causa di artrosi, artrite, infezioni o traumi si instaura progressivamente una
sintomatologia dolorosa e una riduzione del movimento.
L'artrosi è indubbiamente la causa più frequente della degenerazione della cartilagine articolare, seguita dall'artrite reumatoide,
malattia infiammatoria cronica particolarmente invalidante e
caratterizzata non solo da dolore e perdita di movimento ma
anche da rigidità e rigonfiamento delle articolazioni colpite.
Il risultato è comunque caratterizzato da una graduale perdita
di forza nell'esecuzione della prensione globale della mano e
una graduale perdita di movimento in flesso-estensione e
rotazione, in misura variabile a seconda dell-estensione del
processo degenerativo.
Nel passato il trattamento più indicato in caso di dolore e di
riduzione di movimento articolare, soprattutto in soggetti
dediti ad attività lavorativa pesante consisteva nel bloccaggio
dell'articolazione, procedura comunemente nota come artrodesi e ancora diffusamente adottata grazie a placche di ultima generazione che consentono una ripresa funzionale rapida
(Fig. 2). Le protesi di sostituzione allora in commercio e
tutt’ora utilizzate in pazienti di sesso femminile in alcune
forme croniche di artrite come l’artrite reumatoide, erano
costituite da silicone, materiale che non garantiva stabilità
all'articolazione e soprattutto una durata nel tempo.
Con l'evoluzione tecnologica dei nuovi materiali le protesi
articolari hanno raggiunto anche nel polso e nella mano un'alta affidabilità in termini di stabilità e durata e sono indubbiamente diventate la prima opzione di trattamento quando si
vuole eliminare il dolore causato dall'usura della cartilagine
articolare e mantenere o ripristinare il movimento, migliorando sia l'esecuzione delle normali attività quotidiane che la
funzione in attività lavorative non particolarmente pesanti.
Le Protesi Totali di Polso
Le protesi di polso attualmente in commercio sono solitamente costituite da 3 componenti, due metalliche e una di un
materiale plastico, il polietilene.
Con l'obiettivo di replicare il più possibile l'anatomia del polso
le 2 componenti metalliche vengono inserite una nel radio e
una nel carpo, mentre la componente in polietilene funge da
"spaziatore” tra le 2, incastrandosi con una superficie piatta
nella componente del carpo ed adattandosi con una superficie
convessa alla componente radiale, mantenendo in tal modo il
movimento di flesso-estensione (Fig. 3).
La caratteristica delle protesi di polso di ultima generazione è
proprio quella di richiedere una resezione sempre più ridotta
dei capi articolari, mantenendo tuttavia, quando possibile,
una porzione anatomica del radio, denominata incisura sigmoidea, che consente di preservare anche il movimento di
rotazione o prono-supinazione del polso.
Se il processo artrosico dovesse interessare esclusivamente
l'articolazione tra il radio e l'ulna sarà possibile considerare
la sostituzione protesica della testa dell’ulna (Fig. 4).
In alternativa alla protesi totale di ulna è oggi possibile, grazie ad una protesi speciale in pirocarbonio, preservare parte
della della testa dell'ulna (Fig. 5). Quest’ultima opzione consente ovviamente di preservare maggiormente le strutture
capsulo-legamentose deputate alla stabilità di questa complessa articolazione, garantendo un risultato funzionale
migliore rispetto al risultato ottenibile con la sostituzione
totale della testa dell’ulna.
Fig. 1
Fig. 2
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Fig. 3
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