APPARTENENZA RELIGIOSA
Musulmani 96,2%
Cristiani 2,2%
Cattolici 0,7% - Protestanti 1,2% - Altri 0,3%
Altri 1,6%
AREA
796.095 km2
POPOLAZIONE
184.753.300
RIFUGIATI
1.702.700
SFOLLATI
980.000
Il 2011 è stato un annus horribilis per la libertà religiosa in Pakistan. L’anno passerà
alla storia come uno dei più violenti, sanguinosi e tragici della storia del Paese, segnato per sempre da due omicidi eccellenti: quello del governatore del Punjab, Salman Taseer, e del Ministro federale per le Minoranze, il cattolico Shahbaz Bhatti. Due
omicidi legati alla libertà religiosa perché entrambi i leader (uno musulmano, l’altro
cristiano) sono stati vittime di estremisti islamici, perché favorevoli ad abolire, o almeno modificare, la cosiddetta Legge di blasfemia. La Legge – due articoli del Codice
Penale del Pakistan, il 295b e 295c – punisce con l’ergastolo o la pena di morte quanti offendono il Corano o il Profeta Maometto. Essa non prevede l’onere della prova a
carico di chi accusa e dalla sua entrata in vigore (1986) viene strumentalizzata per
risolvere controversie private e usata anche come mezzo di oppressione delle minoranze religiose. Il caso specifico che è costato la vita ai due leaders pakistani è quello
di Asia Bibi, donna cristiana condannata a morte con la falsa accusa di blasfemia.
La libertà religiosa resta dunque condizionata dalle ombre oscure dell’estremismo islamico, ma anche dall’intolleranza, dall’illegalità e dall’impunità crescenti
nel Paese, come sostiene l’Organizzazione non governativa Christian Solidarity
Worldwide (CSW)1 che monitora la condizione dei cristiani nel mondo, con particolare attenzione ai diritti umani e alla libertà religiosa.
La cornice legale sulla libertà religiosa
La Legge sulla blasfemia «trasferisce il potere dello Stato nelle mani degli estremisti islamici», ha spiegato la Commissione Giustizia e Pace dei vescovi del Pakistan
che hanno lanciato l’allarme per il rispetto della libertà di coscienza e di religione.
Del resto, la legge di blasfemia è stata approvata, senza alcun passaggio parlamentare nell’epoca del dittatore Zia Ul Haq (1977-1988) che avviò un ampio
programma di islamizzazione della società e della nazione. La stessa Costituzio1
Christian Solidarity Worldwide, Religious freedom in the shadow of extremism, 1/7/2011
349
PAKISTAN
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ne – il Pakistan è sorto nel 1947 dopo la partition dell’India britannica – era nata
su basi laiche, grazie all’intuizione del padre della patria, Ali Jinnah. Il Pakistan,
la «terra dei puri», voleva essere una terra per i musulmani del sub-continente
indiano e non una terra musulmana, governata dalla Shari’a. La svolta islamista,
dunque, è successiva e oggi se ne soffrono le conseguenze.
A livello giuridico, quindi, il nodo cruciale del 2011 non è stata l’adozione di nuovi
provvedimenti che limitano la libertà religiosa, bensì la mancata rimozione di leggi
che hanno forte influenza sulla libertà e i diritti dei credenti, appesantendo il sistema
di discriminazione e, in taluni casi, di persecuzione delle minoranze religiose.
Al centro del dibattito vi è stata, infatti, la possibile revisione o abolizione della Legge
sulla blasfemia, detta anche “Legge nera”. Il dibattito è giunto fino alla presentazione in Parlamento di un proposta di legge firmata dalla leader Sherry Rehman,
parlamentare del Pakistan People’s Party, presidente del prestigioso Jinnah Institute
di Karachi, successivamente nominata Ambasciatore del Pakistan negli Stati Uniti.
Sull’onda del caso di Asia Bibi, la Rehman ha presentato all’Assemblea federale una
proposta di revisione della Legge che prevedeva, fra l’altro: cinque anni di carcere
invece della pena di morte per i presunti blasfemi; pene severe per chi formula false
accuse di blasfemia e per chi incita all’odio religioso; il passaggio dei procedimenti
giudiziari per blasfemia alla competenza dell’Alta Corte; la necessità di prove e garanzie prima dell’arresto di un accusato2. La proposta ha generato la sollevazione
dei gruppi e dei partiti religiosi estremisti, culminata con l’accusa di blasfemia alla
stessa Rehman. Il disegno di legge è stato ritirato e il dibattito è stato definitivamente
messo a tacere proprio in seguito agli assassini di Taseer e Bhatti: l’estremismo violento, in tal caso, ha avuto ragione sullo Stato di diritto e sulla libertà religiosa.
Va detto però che, almeno nei consessi internazionali, le crescenti pressioni sul
Governo hanno avuto un certo effetto: nel corso del 2011, infatti, con un netto
cambio di rotta, il Pakistan ha bloccato la sua campagna alle Nazioni Unite che
riguardava il vilipendio alla religione. In passato, il Pakistan e altri Stati islamici
avevano promosso a livello internazionale una sorta di «Campagna contro la
blasfemia», con l’obiettivo di combattere la diffamazione delle religioni e di proibire critiche alle religioni (su tutte, l’islam). Il rischio reale era che avvalendosi del
concetto di «blasfemia», si volesse bandire ogni dibattito sulla laicità. La risoluzione approvata dal Consiglio per i Diritti Umani, invece – rispettando l’impianto
tradizionale dei diritti umani e il rispetto di diverse fedi e religioni – nota la complementarietà fra libertà di religione e libertà di espressione.
Tornando sul versante interno, nel 2011 Il Pakistan ha abolito il Ministero federale
per le Minoranze religiose, provvedimento che rientra in un piano generale di decentramento, noto come «18° emendamento» alla struttura governativa, trasferen2
Agenzia Fides 23/11/2011
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Minoranze e abusi sulla libertà religiosa
Sulla difficile condizione delle minoranze religiose, sull’urgenza di tutela della libertà
religiosa, sulla crescita dell’estremismo, le cifre e le analisi sono concordi e inequivocabili. Trovano piena sintonia, infatti, tre differenti Rapporti pubblicati da organizzazioni distinte per origine e storia, ma che giungono alle stesse conclusioni: la Human Rights Commission of Pakistan (HRCP), una delle maggiori ONG del Paese;
la Commissione Giustizia e Pace espressione istituzionale della Chiesa cattolica; il
Jinnah Institute, think-thank laico, di cui fanno parte intellettuali musulmani.
Secondo l’HRCP, nel 2011, a causa della «Legge nera», almeno 161 persone sono
state incriminate e nove uccise con esecuzioni extra-giudiziali, vittime di accuse
di blasfemia. Nel Rapporto, intitolato «Pericoli di fede», la HRCP ha documentato
nel 2011 l’uccisione di 18 difensori dei diritti umani e di 16 giornalisti, impegnati
in un’opera di denuncia dei mali della società, della corruzione e dell’estremismo
islamico, di fronte ai quali «lo Stato è rimasto muto spettatore»3.
La Commissione Giustizia e Pace dei vescovi pakistani ha invitato l’Osservatore
Speciale ONU sulla tolleranza religiosa, a visitare il Paese e chiesto al Governo
di abolire la legge sulla blasfemia. Il Rapporto della Commissione – intitolato Human Rights Monitor 2011 – nota che le minoranze subiscono intolleranze religiose e discriminazioni sociali; attacchi a chiese e istituzioni; propaganda religiosa
avversa, che fomenta l’odio; latenti violazioni della libertà religiosa; conversioni
forzate, espropri forzati di terreni e proprietà4.
Sulla Legge sulla blasfemia, il Rapporto cita almeno 40 cittadini incriminati per
blasfemia nel 2011, fra i quali 15 cristiani, 10 musulmani, 7 indù e 6 ahmadi. Fra
il 1986 (anno in cui è entrata in vigore) e il 2011, le persone che ne sono state
accusate e poi assassinate in omicidi extra-giudiziali, sono state 37, fra cui 18 cristiani e 16 musulmani. Nello stesso periodo sono 1.081 gli incriminati: fra di essi
138 cristiani, 468 musulmani, 454 ahmadi, 21 indù. Il testo domanda l’istituzione
di due Commissioni permanenti, una per i Diritti Umani e una per le Minoranze
religiose, con poteri di tribunale e con il compito di monitorare la situazione.
Anche un prestigioso think-tank laico, come il Jinnah Institute – ispirato al padre
della patria, Ali Jinnah – si è occupato nel 2011 di libertà religiosa e della condizione delle minoranze religiose, pubblicando un Rapporto dal titolo «A Question
3
4
Human Rights Commission of Pakistan, Perils of Faith, Dicembre 2011
National Commission for Justice and Peace, Human Rights Monitor 2011, Settembre 2011
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do le competenze alle province. Successivamente, ha creato un nuovo Ministero
federale per l’Armonia inter-religiosa che ha assorbito parte delle deleghe riguardati
le minoranze religiose.
PAKISTAN
Of Faith»5. Nelle sue pagine oltre ad essere testimoniato il deteriorarsi dello status delle minoranze religiose, viene riportato il forte aumento della violenza su
di esse. L’Istituto – ritenendo cruciale la condizione e la libertà delle minoranze
religiose nel Paese – presenta al Governo 23 raccomandazioni, tra cui: abolire
la legge sulla blasfemia o almeno modificarla sensibilmente per prevenirne gli
abusi; approvare nuovi articoli del Codice penale per punire chi incita all’odio
religioso o alla violenza; rimuovere l’impunità garantita ai leader musulmani che
predicano nelle moschee; riformare la polizia e il sistema giudiziario.
Pregiudizi nell’istruzione
Questione cruciale è quella dell’istruzione: sui banchi di scuola si insegna, infatti,
l’intolleranza verso le minoranze religiose, diffusa nei libri di testo adottati nelle
scuole pubbliche e private. Lo rivela uno studio condotto nel 2011 dalla Commissione internazionale sulla Libertà religiosa (United States Commission on International Religious Freedom, USCIRF), organismo indipendente e bipartisan del
Governo americano che indica nel sistema scolastico la radice del diffuso radicalismo islamico e contribuisce quindi a spiegare perché la militanza è spesso
sostenuta, tollerata e giustificata6.
Lo Studio – titolato «Connecting the dots: education and religious discrimination
in Pakistan» – ha analizzato oltre 100 libri di testo dei gradi scolastici dal primo al
decimo, in quattro Province. Nel febbraio 2011, i ricercatori incaricati hanno visitato 37 scuole pubbliche, intervistando 277 fra studenti e insegnanti, e 19 madrasse
(scuole islamiche), dove hanno intervistato 226 fra studenti e insegnanti. Risultato: i membri delle minoranze religiose sono spesso dipinti come cittadini inferiori
o di seconda categoria. Gli indù sono ripetutamente descritti come estremisti e
nemici eterni dell’Islam. I testi scolastici contengono anche riferimenti specifici
ai cristiani, generalmente negativi, e promuovono l’idea che l’identità islamica
del Pakistan, è sotto costante minaccia di forze anti-islamiche. Tali insegnamenti
islamici si trovano nei libri di storia, non solo in quelli religiosi, il che significa che
studenti non islamici vengono indottrinati con insegnamenti di contenuto islamico:
un fatto che viola la Costituzione e il principio universale della libertà religiosa.
Attacchi ai cristiani
Episodi di violenza contro persone e luoghi cristiani sono stati numerosi nel 2011.
Molti casi restano ignoti, perché non arrivano nemmeno agli onori della cronaca,
a causa della paura di ritorsioni, essi non vengono denunciati. Quelli segnalati
nel seguente riepilogo, sono, dunque, solo i più clamorosi, emersi sulla stampa
5
Jinnah Institute, A Question of Faith, 7 giugno 2011
United States Commission on International Religious Freedom, Connecting the dots: education and religious discrimination in Pakistan, 9 novembre 2011
6
352
Il 28 marzo 2011 la chiesa cattolica di San Tommaso, nella cittadina di Wah Canntt, a
circa 50 km da Rawalpindi, è stata attaccata da un gruppo di uomini armati e ha subito lievi danni. I vandali sono penetrati nel cortile della chiesa, hanno scagliato sassi
contro i lampioni e le finestre, cercando di forzare il portone della chiesa e dandogli
fuoco. Un inserviente, allarmato dai rumori, ha avvertito il parroco e la polizia7.
Il 17 aprile 2011 la chiesa della United Pentecostal Church, a Gujranwala (Punjab) è stata assaltata da una folla di musulmani radicali che hanno impedito la celebrazione della Domenica delle Palme. L’assemblea, che riuniva centinaia di cristiani, è stata dispersa e molti sono stati percossi e malmenati. Paradossalmente,
in seguito agli incidenti, la polizia ha arrestato 12 cristiani8. Nel mirino degli estremisti c’era, soprattutto, il pastore della chiesa, Eric Issac, il quale aveva chiesto
la liberazione di Mushtaq Gill e di suo figlio, Farrukh Mushtaq Gill, arrestati il 16
aprile per false accuse di blasfemia.
Ha destato clamore la pulizia etnico-religiosa denunciata dal parlamentare cattolico Michael Javed, nella città di Karachi (provincia del Sindh), la più grande del
Pakistan meridionale9. Stupri e torture di bambini, estorsioni alle famiglie, abusi
e violenze sulla comunità cristiana di alcuni quartieri sub-urbani della metropoli:
Essa Nagri (dove vivono 700 famiglie cristiane), Ayub Goth (con circa 300) e
Bhittaiabad. Fra le indicibili violenze perpetrate da membri di movimenti politici a
forte connotazione etnica (pashtun) e islamica, Javed ha riferito dell’esistenza di
autentiche «celle di tortura» dove vengono confinati e stuprati bambine e bambine cristiane. Il fine di tali violenze è cancellare la presenza cristiana dalla zona.
A Karachi, città molto violenta e settaria, sono avvenuti gli omicidi del pastore protestante Jamil Sawan10, e di un commerciante cristiano di 50 anni, Jamil Masih11,
ucciso da due sconosciuti a colpi di arma da fuoco sparati a bruciapelo, mentre
stava aprendo il suo negozio nell’area di Gulshan-e-Iqbal, la stessa dove è stato
ucciso il pastore Sawan.
I cristiani sono stati colpiti soprattutto in Punjab, provincia cuore pulsante del Paese:
fra i casi più noti, quello di Shahbaz Masih, giovane cristiano ucciso da alcuni musul-
7
Agenzia Fides, 29/3/2011
Agenzia Fides, 18/4/2011
9
Agenzia Fides, 14/1/2012
10
Asianews, 17/11/2011
11
Pakistan Christian Post, 17/11/2011
8
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PAKISTAN
nazionale e internazionale e che costituiscono la punta di un iceberg, rispetto a
una massa che resta sotto la superficie.
PAKISTAN
mani a Kasur12 e quello, segnalato dalla All Pakistan Minorities Alliance (APMA) di
Imran Masih, giovane cristiano torturato e ucciso dal suo datore di lavoro, ricco proprietario terriero musulmano, in un contesto di discriminazione sociale e religiosa13.
Donne e bambine cristiane sono continuamente vittime di abusi: Sonia Bibi, giovane cristiana 20enne di Kasur, ha subito uno stupro di gruppo da parte di giovani
musulmani. Rebecca Bibi, 12enne cristiana di Lahore che lavorava come domestica, ha perso un occhio per le percosse della sua datrice di lavoro musulmana14. Ha suscitato scalpore, inoltre, il caso di Mariah Manisha, ragazza cattolica
di Samundari (Faisalabad) uccisa a un uomo musulmano che l’ha sequestrata e
che intendeva sposarla15. La ragazza, secondo al comunità locale è «una martire
della fede» ed è stata soprannominata la «Maria Goretti del Pakistan». Dopo
un’indagine della polizia e una mediazione di leader cristiani e musulmani, la sua
famiglia ha perdonato l’omicida.
I cristiani sono anche obiettivo di sequestri: il pastore della Chiesa Anglicana
Robin Javed è stato sequestrato nella città di Attock (Punjab) nel maggio 2011, si
teme da gruppi fondamentalisti islamici, legati ai talebani.
Le vittime della blasfemia
Miete molte vittime l’iniqua Legge di blasfemia che, come detto, è usata come un
randello per colpire innocenti e minoranze religiose, soprattutto attraverso false
accuse. La Legal Evangelical Association Development (LEAD), associazione di
cristiani di tutte le confessioni, ha riferito che il vescovo protestante monsignor
Pervaiz Joseph e il pastore Baber George, residenti nell’area di Lahore, sono
stati costretti a fuggire all’estero, perchè vittime di false accuse di blasfemia e
minacciati di morte da radicali islamici16. Il vescovo era il rappresentante cristiano
dell’organismo International Peace Council For Interfaith Harmony (IPCIH).
Per trovare e uccidere Amanat Masih, un cristiano accusato ingiustamente di
blasfemia – arrestato nel 2007, ma poi liberato da un tribunale – un gruppo di
militanti integralisti islamici guidati da un imam, ha rapito Shahzad Masih, figlio di
Amanat Masih, e sua moglie Rukhsana Bibi, rispettivamente di 23 e 20 anni. Li
hanno sequestrati e tenuti in ostaggio per 10 giorni nel loro villaggio natio, Farooqabad, nei pressi di Sheikhpura, nel Punjab, picchiandoli e costringendoli, sotto
minaccia di morte, a recitare le preghiere islamiche17.
12
Legal Evangelical Association Development, 20 novembre 2011
Agenzia Fides, 10/2/2011
14
Agenzia Fides 2/12/2011
15
Agenzia Fides 2/12/2011
16
Agenzia Fides 15/11/2011
17
Agenzia Fides 4/11/2011
13
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Prosegue, intanto, l’odissea giudiziaria di Ruqqiya Bibi, condannata nel 2010 dal
tribunale di Kasur (Punjab) a 25 anni di prigione per aver profanato il Corano, toccandolo con le mani non lavate, insieme con suo marito, Munir Masih, condannato
anche lui alla stessa pena19. Un caso risolto, invece, è quello del 72enne cattolico
di Faisalabad, Rehmat Masih, liberato dopo 2 anni di carcere e immani sofferenze patite per una falsa accusa di blasfemia. Qamar David, cattolico condannato
all’ergastolo per blasfemia, è stato trovato morto il 15 marzo 2011, nel carcere di
Karachi20. Sull’episodio la Chiesa cattolica ha chiesto chiarezza, perché la versione
ufficiale dei fatti che indica un infarto come causa di morte, non convince.
Il Punjab si è rivelato epicentro di casi di blasfemia: negli ultimi anni, su 45 persone
accusate nel suo territorio, 43 state uccise con esecuzioni extra-giudiziali, anche prima di registrare una denuncia. Nemmeno le donne ne sono al riparo: Agnes Nuggo,
50enne cattolica di Faisalabad, sposata e madre di cinque figli, è stata accusata di
blasfemia da alcuni musulmani, suoi vicini di casa, che rivendicano la proprietà di un
terreno21. Masiah Gill, cristiano accusato di blasfemia e minacciato di morte se non
si fosse convertito, per salvarsi ha dovuto nascondersi. L’episodio – avvenuto nei
pressi di Mardan, città nella Provincia settentrionale di Khyber Pakhtunkhwa – era
legato al rogo del Corano appiccato negli Stati Uniti dal pastore Terry Jones. Nella
stessa Provincia, a causa di un banale errore di pronuncia in urdu durante un esame scolastico, per una ragazza cristiana 13enne, Faryal Bhatti, è scattata l’accusa
di blasfemia22, ovviamente un pretesto per colpire lei e la sua famiglia del villaggio
di Havelian, nei pressi di Abbottabad. La ragazza ha pronunciato erroneamente la
parola «naat» (poesia di elogio), rivolta al profeta Moametto, mutandola in «laanat»
(che significa «maledizione»). È un errore comune per i ragazzi, perchè nella forma
scritta i termini sono molto simili, ma il preside della scuola, Asif Siddiqui, ha espulso
Faryal e chiamato i leaders religiosi islamici locali che hanno depositato alla polizia
una denuncia ufficiale per blasfemia.
Dati i numerosi casi, nella società civile è stata rilanciata la proposta di una moratoria sull’applicazione della Legge, proposta che trovò ha trovato l’appoggio di
18
Asianews, 6/12/2011
Agenzia Fides 29/10/2011
20
Assistnews, 15/3/2011
21
Agenzia Fides 22/2/2011
22
The Express Tribune, 25/9/2011
19
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PAKISTAN
Khurram Masih, 25enne operaio cristiano residente nella cittadina di Qazi, nei
pressi di Lahore (Punjab), è stato arrestato per false accuse di blasfemia. Come
riferisce la Masihi Foundation che si occupa dei diritti dei cristiani; Khurram Masih, muratore di professione, a fine giornata ha bruciato pezzi di legno e di carta;
il musulmano Abdul Majeed, visto il rogo, ha iniziato a gridare che Khurram Masih
aveva strappato e bruciato pezzi del Corano18.
PAKISTAN
Paul Bhatti, Consigliere Speciale del Primo ministro per gli affari delle minoranze
religiose, oltre che di intellettuali, editorialisti, studiosi e attivisti per i diritti umani.
Il caso Asia Bibi
A scuotere l’opinione pubblica internazionale nel 2011 è stato, in particolare, il
caso di Asia Bibi, donna cristiana e madre di famiglia condannata a morte con
l’accusa di blasfemia e rinchiusa, dal giugno 2009, nel carcere di Sheikhpura, in
Punjab. All’inizio del 2011, la donna – per cui anche Papa Benedetto XVI ha lanciato un appello nel novembre 2010 – è stata trasferita in una cella di isolamento,
visto il permanente pericolo che potesse essere uccisa, dopo che un leader islamico aveva messo una taglia sulla sua testa23.
Sul caso vi è più di un’ombra: la donna è stata giudicata da un tribunale «sotto le
evidenti pressioni di islamici estremisti» e «per una vendetta personale». Esiste,
inoltre, una evidente irregolarità procedurale: nelle indagini e negli interrogatori
preliminari, condotti dalla polizia dopo la denuncia, Asia Bibi non ha avuto un
avvocato e, per questo, tutto il processo potrebbe essere invalidato. È quanto ha
affermato, nel 2011, il Jinnah Institute di Karachi riferendo che, fin dal principio,
la vicenda giudiziaria di Asia Bibi è stata viziata da irregolarità e strumentalizzazioni24. La Commissione Nazionale sullo Status della donna, dopo un incontro in
carcere con Asia Bibi, ha appurato che solo otto giorni dopo l’episodio contestato
– quello cioè in cui avrebbe pronunciato frasi blasfeme – Qari Muhammad Salim,
leader religioso musulmano locale, usando tre donne come testimoni, ha potuto
registrare una denuncia ufficiale che ha portato all’arresto. Inoltre, è emerso che
il giudice l’ha condannata su pressioni degli estremisti islamici, ignorando i fatti
realmente accaduti e che durante le indagini e gli interrogatori prima del processo
ad Asia Bibi non è stato riconosciuto il diritto, costituzionalmente sancito, all’assistenza di un legale: un fatto grave, sufficiente a invalidare il verdetto.
Nel quadro a tinte fosche del rispetto in Pakistan dei diritti umani, la ONG internazionale Human Rights Watch (HRW), nel suo Rapporto 2011, definisce la vicenda
di Asia Bibi emblematica per la situazione di persecuzione dei cristiani e delle
minoranze religiose25. Oltre 580mila persone, in oltre 100 Paesi del il mondo,
hanno firmato una petizione lanciata dall’organizzazione Voice of Martyrs (VOM)
chiedendo al Governo, la liberazione di colei che è divenuta un simbolo per l’abuso della Legge sulla blasfemia; alcune ONG hanno, invece, presentato il caso al
Consiglio ONU per i Diritti Umani.
23
Agenzia Fides 26/1/2011
Agenzia Fides 15/9/2011
25
Human Rights Watch, World Report 2011, 31/1/2011
24
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Inoltre, «se le parole hanno un senso, anche Salmaan Taseer è un martire»,
ha affermato il settimanale inglese «The Tablet»28, ricordando il 64enne Governatore del Punjab, definito «testimone» perché capace di «chiedere la modifica
della Legge della blasfemia» e per essersi speso molto in favore di Asia Bibi. Gli
avvocati del suo assassino e reo-confesso, Mumtaz Qadri (che i gruppi radicali
considerano un eroe), hanno presentato un ricorso alla Corte d’Appello di Islamabad e la Corte ha sospeso la sentenza di condanna a morte emessa dal tribunale
anti-terrorismo di Rawalpindi, fino all’esito del processo di appello.
Attacchi contro indù, ahmadi e sciiti
Obiettivo della violenza settaria sono anche altre minoranze religiose come gli indù e
quelle islamiche degli ahmadi – considerati «setta eretica» – nonché l’altra confessione ortodossa islamica, quella degli sciiti che costituiscono il 20% della popolazione.
Quattro medici indù sono stati assassinati nella provincia del Sindh nella loro clinica a
Chak, cittadina nei pressi di Shikarpur, episodio che ha generato paura e proteste fra
le minoranze religiose che hanno promosso perfino uno «sciopero della fame»29.
Contro gli sciiti, nel 2011 vi sono stati 30 attentati che hanno causato 203 morti30. Nel
loro dogmatismo, i gruppi radicali sunniti, infatti, li considerano «eretici» e «traditori»,
indegni di calpestare la «terra dei puri». Nel luglio 2011, la Corte Suprema ha rilasciato il leader del Gruppo radicale sunnita Lashkar-e Jhangvi, Malik Ishaq, coinvolto in
26
BBC News, 2/3/2011
Agenzia Fides 26/3/2011
28
The Tablet, 8/1/2011
29
Agenzia Fides 8/11/2011
30
South Asia Intelligence Review, 23 aprile 2012
27
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PAKISTAN
Shabhaz Bhatti, martire della libertà religiosa
Il 2011 sarà ricordato per l’omicidio del cattolico Shahbaz Bhatti, 42 anni, Ministro
Federale per le Minoranze Religiose, ucciso il 2 marzo a Islamabad. Dalle prime
indagini, sembra che l’attentato sia da attribuire a gruppi talebani Tehrik-i-TalibanPunjab26. Nel suo impegno di attivista per i diritti umani e per le minoranze religiose, Bhatti aveva fondato il Christian Liberation Front e la All Pakistan Minorities
Alliance. Essere un alfiere della libertà religiosa e della lotta per la revisione della
legge sulla blasfemia gli è costato la vita. La Conferenza episcopale del Pakistan, riunita in assemblea dal 20 al 25 marzo a Multan, ha deciso di inoltrare
ufficialmente alla Santa Sede la richiesta di proclamare il Ministro cattolico ucciso
«Martire e patrono della libertà religiosa»27; la sua Bibbia in urdu è stata esposta
nella chiesa di San Bartolomeo all’isola Tiberina, a Roma, dedicata proprio ai
«Nuovi testimoni della fede».
PAKISTAN
44 casi di omicidi di massa. Un pamphlet distribuito in Beluchistan nel giugno 2011
da gruppi estremisti sunniti come il Tehrik-e-Taliban Pakistan, il Lashkar-e Jhangvi e
il Sipah-e-Sahaba Pakistan, ritiene «obbligatorio uccidere gli sciiti».
Anche gli ahmadi sono sistematicamente intimiditi e perseguitati. Secondo la Costituzione, questa minoranza non potrebbe definirsi musulmana, non potrebbe
recarsi nelle moschee e nemmeno cantare inni al Profeta Maometto. Dopo l’uccisione di 94 di essi nel maggio 2010 a Lahore, c’è stato un notevole aumento di
episodi di violenza e persecuzioni. Almeno sei sono stati uccisi in omicidi mirati
nel 2011 e 31 sono sopravvissuti a tentati omicidi31. Nel giugno 2011, opuscoli che
elencano i nomi e gli indirizzi delle famiglie ahmadi, con messaggi che incitavano
all’omicidio, sono stati distribuiti a Faisalabad, città del Punjab. Alcuni mesi dopo,
il 55enni Naseem Ahmed, il cui nome era su quella lista, è stato ucciso nella sua
casa; il Governo locale ha reso obbligatorio per gli studenti la dichiarazione «musulmani o non musulmani», preliminarmente all’ammissione a scuola o all’università, da cui spesso gli ahmadi, se accettati, vengono poi espulsi.
È proseguita, infine, la campagna terroristica di talebani – che seguono la corrente di pensiero deobandi – contro i santuari della corrente islamica sufi, giudicata
troppo spiritualista e moderata. Fra gli incidenti più gravi, il 3 aprile 2011, un attacco suicida al santuario sufi Sakhi Sarwar, nel distretto Dera Ghazi Khan (Punjab),
ha causato quasi 50 morti, tra cui donne e bambini, e oltre di 100 feriti32.
Discriminazioni delle minoranze nella società
Il sistema radicato di discriminazione verso le minoranze religiose si è reso evidente nel 2011 durante la tragedia delle alluvioni che hanno sommerso il Paese: fra le
vittime del Sindh (oltre 5 milioni in 22 Distretti) anche famiglie dalit cristiane e indù
considerate intoccabili che sono state cacciate dai campi-profughi allestiti dal Governo e non hanno ricevuto aiuti umanitari, come denunciato dalla Chiesa locale33.
A livello culturale i gruppi radicali cercano di diminuire o eliminare l’influenza cristiana nella società: il partito islamico radicale Jamiat Ulema-e-Islam ha presentato un ricorso alla Corte Suprema e lanciato una campagna di sensibilizzazione
chiedendo di vietare la circolazione della Bibbia, definita «libro pornografico e blasfemo». Solo un intervento dirimente del Ministero federale per l’Armonia religiosa ha messo fine a un altro tentativo del genere: vietare la parola «Gesù Cristo»
negli SMS (messaggi di testo sul telefono cellulare), come in un primo tempo era
31
Jama’at Ahmadiyya Pakistan, Persecution of Ahmadis in Pakistan during the Year 2011,
maggio 2012
32
Pakistan Observer, 3/4/2011
33
Agenzia Fides 16/9/2011
358
Altro episodio simbolo è quello accaduto a Okara (Punjab) dove una tipografica
si è rifiutata di stampare alcune immaginette sacre raffiguranti il volto di Gesù e
la Santa Croce35.
La questione delle conversioni forzate
Quello delle conversioni forzate, tema centrale per il pieno rispetto delle libertà
religiosa, è un tasto dolente, tanto che anche il Governo ha deciso ufficialmente
di esaminare la questione che riguarda circa 700 ragazze cristiane e almeno 250
indù ogni anno36.
Anna, bambina cristiana 12enne di Lahore, è stata rapita e stuprata ripetutamente, per otto mesi, da una banda di militanti islamici, poi convertita e costretta
al matrimonio islamico. I rapitori e gli stupratori di Anna sono a piede libero perchè appartengono al gruppo radicale islamico Lashkar-e-Tayyaba (bandito per
terrorismo)37. Caso emblematico emerso nel 2011, è quello di Farah Hatim, ragazza cattolica rapita, islamizzata e costretta a sposare un uomo musulmano nella
città di Rahim Yar Khan. Alcune ONG cristiane hanno chiesto l’intervento della
Commissione ONU per i Diritti umani38.
Sehar Naz, 24enne di Faisalabad, in Punjab, è stata sequestrata per quattro giorni, abusata e ripetutamente violentata da un funzionario della polizia, il maggiore
Arif Atif Rana che, come dichiarato da lui stesso, lavora per i Servizi Segreti (Inter
Services Intelligence, ISI)39. Nel maggio 2011, Rebbecca Masih e Saima Masih,
due ragazze cristiane, sono state rapite da un gruppo di musulmani e costrette
a convertirsi all’Islam, nel distretto di Jhung, nei pressi di Faisalabad. Sidra Bibi,
14enne cristiana del distretto di Sheikhupura, abusata fisicamente e psicologicamente, è rimasta incinta. Riuscita a fuggire al suo aguzzino, è tornata, in uno
stato di prostrazione, dalla sua famiglia, ma la polizia ha rifiutato di accogliere la
sua denuncia. Altre due ragazze cristiane, Uzma Bibi, 15 anni, di Gulberg, e Saira
Bibi, 20 anni, di Lahore, sono state prese con la forza da vicini di casa musulmani,
convertite all’Islam e costrette a sposarsi con rito islamico40. Nel 2010 avevano
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Agenzia Fides, 23/11/2011
Agenzia Fides, 29/9/2011
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Agenzia Fides 10/6/2011
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Agenzia Fides, 11/10/2011
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Agenzia Fides 22/8/2011
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Agenzia Fides 29/4/2011
40
Agenzia Fides 11/10/2011
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359
PAKISTAN
stato indicato dall’Autorità per le telecomunicazioni, in un lista da distribuire alle
compagnie telefoniche34.
PAKISTAN
fatto scalpore le storie di Kiran Nayyaz, bambina cattolica 13enne di Faisalabad,
rimasta incinta dopo le violenze sessuali, e quella di Shazia Bashir, 12enne cristiana stuprata e uccisa nel gennaio 2010.
A confermare la condizione insostenibile delle donne appartenenti alle minoranze
religiose – «due volte discriminate ed emarginate», abusate e molestate, spesso
costrette a conversioni forzate – un Rapporto presentato dalla Commissione Giustizia e Pace della Conferenza episcopale. Titolato «La vita ai margini», si basa
su interviste a oltre 1.000 donne indù e cristiane, realizzate in otto distretti del
Punjab e in 18 distretti Sindh, dove vive il 95% delle minoranze religiose presenti
in Pakistan. Dal Rapporto emergono disparità giuridica, pregiudizi, conversioni
forzate e la mancanza di attenzione politica che impongono l’urgenza di leggi
sulla sfera religiosa e sulla parità di genere41.
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Agenzia Fides 6/3/2012
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