Il calabrese Saverio Mattei (1741-95): un "mediatore insostituibile" 1
nella più matura e felice produzione poetica del Manzoni
di Enrico Armogida
1. Vicende biografiche di Saverio Mattei.
Una delle più illustri figure del Settecento che il mio paese natale, S.Andrea sullo Ionio
(in prov. di CZ), ebbe il merito di ospitare a lungo durante la sua non lunga vita fu quella di
Saverio Mattei, uomo di "rara indole"2, di "portentoso ingegno"3 e di "poliedrica cultura4", la
cui figura meritò di essere inclusa nella "Biografia degli Italiani illustri nelle scienze, lettere ed
5
arti del secolo XVIII... " e la cui Opera - oltre a riscuotere a quei tempi immenso successo - fu
definita - dall'abate Girolamo Ferri, professore di eloquenza e maestro del giovane Monti
6
nell'Università di Ferrara - "una di quelle che fanno onore al secolo non che all'Italia".
Purtroppo la critica letteraria l'ha ingiustamente trascurato: gli studiosi, infatti, - come rile7
vava una decina di anni or sono Paolo Fabbri - finora hanno utilizzato la ricca "produzione
teorica e letteraria" di Mattei solo per parlare del poeta Pietro Metastasio o del musicista
Niccolò Jommelli (di cui il Calabrese fu caro amico e per la cui conoscenza fornì "importanti
8
9
contributi biografici e critici"), o per indagare temi e aspetti particolari, facendo così del suo
10
nome "poco più di un'espressione bibliografica".
Ed anche i nostri concittadini lo ignorano del tutto - se si escludono forse i più anziani, i
quali d'altra parte non possono ricordare di Saverio Mattei niente altro che l'Inno a S.Andrea
Leri, Clara: Metastasio in Manzoni, in "Quaderni Manzoni" III (diretti da Giancarlo Vigorelli e Gianmarco Gaspari)
- Centro Nazionale Studi Manzoniani, Milano - 2002. Ivi la studiosa parla di un "intarsio complesso in cui
sembrerebbero aggregarsi Metastasio e Manzoni con la mediazione insostituibile di Saverio Mattei" (p. 43).
Giacomo Martorelli, Professore di letteratura greca nella Regia Università degli Studi di Napoli, nella sua "attenta
Relatione Revisoris" del 26 maggio 1766 - in " Mattei: Opere" - Simoniana, Napoli -Tomo I, ultima pagina.
Mattei, S.: Opere - Porcelli, Napoli - 1788 - Tomo I, pag. 396: Giudizio dell'
Autore delle Effemeridi Letterarie di
Roma.
Leri, Clara: art. cit. - p. 38, nota 1.
v. Vaccolini, D.: Mattei (Saverio), in "Biografia degli Italiani illustri nelle scienze, lettere ed arti del secolo XVIII, e
de' contemporanei compilata da letterati italiani di ogni provincia" (a c. di E. De Tipaldo) - Alvisopoli, Venezia 1837 - vol. IV, pg. 352-56
Mattei, Saverio: Opere - Porcelli, Napoli - 1779 - T.VIII, p. 74
Fabbri, Paolo: Saverio Mattei: un profilo bio-bibliografico, in "Napoli e il teatro musicale in Europa tra Sette e
Ottocento". Studi in onore di Friedrich Lippmann - Quaderno della Riv. Ital. di Musicologia, n. 28 (a cura di B.M.
Antolini e di W. Witzenmann) - Olschki, Firenze - 1993 - pg. 121
Mattei, S.: Memorie per servire alla vita del Metastasio - Fratelli De Bonis, Napoli - 1781; ed Elogio del Jommelli, o
sia il progresso della poesia e della musica teatrale - Angiolo M. Martini, Colle - 1785
…come "i rapporti tra musica e poesia, le poetiche del teatro cantato, o la musica a Napoli nel secondo Settecento"
(v. Fabbri, P.: ibid.)
Fabbri, P.: art. cit. - p. 122
("Salve, o Croce santissima") con cui si chiude l'
Ufficio cantato in onore del nostro Santo Patrono, e - dell'
ultimo erede andreolese - il nome (don Raffaele) e il palazzo, da tempo ormai
alienato e situato a Nord-Est della Chiesa Matrice, nella Piazza prima dedicata al Duca degli
Abbruzzi e recentemente intitolata a Saverio Mattei.
Ma "l'
ampiezza - e la varietà - della produzione di Mattei e la natura tutt'
altro che effimera
o marginale dei suoi interessi" esigono - come dice il Fabbri - "un esame più sistematico del11
la sua figura" .
Ecco perchè ho cercato - per il momento - di ricostruire le tappe principali della sua vita
privata e della sua carriera politica e forense, di elencare - è un mio caldo augurio! - tutte le
Opere da lui composte e pubblicate, e di dare un giudizio complessivo almeno sulla sua
"opera letteraria" principale, I Libri poetici della Bibbia, ricercandone il valore artistico e
l'
importanza culturale.
Era, Saverio, figlio del barone Gregorio Mattei, nativo di Montepaone, e di donna Maddalena Stella, appartenente ad una illustre famiglia di S.Andrea, la quale diede alla collettività
locale dei Sacerdoti (Antonio Maria, Bruno e Fortunato), dei Sindaci (Giovanni Maria, Francesco e Bruno) ed un Medico (Salvatore), che fu anche Priore della Congrega del SS.
Sacramento.12
Gregorio, dopo il matrimonio, forse per insistenza della moglie, si era stabilito a S.Andrea,
abitando in quel palazzo signorile che la consorte aveva ricevuto in dote dalla sua benestante famiglia e che porta ancora, alla sommità del portale granitico, la base dello stemma
baronale.
Ma per dare alla luce l’erede, Maddalena, in ossequio ad antiche tradizioni nobiliari, si
recò a Montepaone, paese natale dei Mattei, i quali - sebbene fossero originari di Avezzano
(in Abruzzo) - fin dal Cinquecento - per un privilegio del re di Spagna Carlo V, che accordava
13
loro poteri giudiziari e amministrativi
- erano divenuti, nell'
ambito del feudo di Squillace, i
“padroni” di tale paese. E a Montepaone, - "luogo d'amenissima situazione e d'ottima aria,
ma picciola terra della giurisdizione dei PP.Certosini di S.Stefano, i di cui stati <il padre>
Fabbri, P.: art. cit. - p. 121-22
Gesualdo, Antonio: "Scrittori legali (o locali?) di Calabria Ultra", II parte, in " La Provincia" n. 36, del 14
settembre 2002 - pg. 9
Lobstein (von), Franz: Settecento calabrese, p. 278, citato in "Voci, Tito: Indagine storica su S.Andrea Jonio" Tip. Silipo & Lucia , Catanzaro -1978 - pg. 147.
14
15 governava" , - Saverio nacque il 19 ottobre del 1741
del 1742
non già - come tanti studiosi riferiscono -
16 Il bimbo, tuttavia, trascorse la prima fanciullezza a S.Andrea, che allora era Terra in
provincia di Calabria Ultra. Questa faceva parte del Regno di Napoli, sul cui trono sedeva fin
dal 1734 lo spagnolo Carlo di Borbone (1716-88); ma, quando nel 1759 questi passò a Madrid
quale successore al trono di Spagna, fece parte del Regno di Napoli e di Sicilia, il cui trono
Carlo lasciò in eredità al figlio Ferdinando IV (1751-1825) - ancora minorenne -: il potere fu,
perciò, esercitato temporaneamente (fino al 1768, anno della maggiore età di costui) da un
Consiglio di reggenza diretto dal ministro Bernardo Tanucci.
Poco sappiamo dei suoi primi anni di vita, dei compagni frequentati e della formazione
morale e culturale ricevuta dal piccolo Saverio.
Ma è innegabile che Saverio ebbe una grande stima della figura del padre (morto
17
immaturamente nel 1759,
18
all'
età di appena 56 anni ), anzi subì una specie di fascino
malioso, in quanto dal padre aveva ereditato la passione per le lettere, per la musica e la
19
giurisprudenza e nella figura paterna vedeva ingrandita e idealizzata la propria "immagine" :
Assisi
forse perciò, in un Sonetto di Gregorio, incentrato sulla sentenza di S.Francesco d'
"tantum scit homo, quantum operatur", Metastasio trovava quasi la prefigurazione della
grandezza letteraria del figlio e riconosceva espressamente "la naturale analogia che
20
sogliono aver le piante co'frutti" .
Vedi Lettera del Metastasio datata 9 nov. 1772 - Nota a -, in "Mattei: Opere" - Simoniana, Napoli - 1774 - T. V, 2
- p. 301
v. Pitaro, Francesco: "Saverio Mattei "- Daniele Edit., Chiaravalle Cle - 1997 - pg. 29, ove l'
autore riporta l'
Atto di
Battesimo vergato dal parroco del tempo, don Giuseppe Maria Marascio, conservato nell'
Archivio parrocchiale
di Montepaone (Registro dei battezzati - anno 1741)
v. Natali, Giulio: Il Settecento - Vallardi, Milano - VI Ed. 1964 - vol. I, p. 516; ma v. anche Ferroni, Giulio: Cultura
(La) calabrese e il modello metastasiano: Michele Torcia e Saverio Mattei, in "De Bonis - Falco - Minervini (a
cura): Settecento calabrese" - Ediz. Periferia, Cosenza - 1985 - pg. 117; Voci, T.: op. cit., pg. 147 - e Fabbri, P.
(art. cit., pg. 122), che desume le notizie biografiche da D.Vaccolini: voce citata - pgg. 352-53
Vedi Pitaro: op. cit. - pg. 32
Mattei: Opere - Simoniana, Napoli - 1774 - T. V, 2 - pg. 300: v. nota marginale appòsta ad una lettera scrittagli dal
Metastasio
19
Infatti, Saverio ricorda con commozione che il padre era "approvatore della propria condotta"; era nutrito dei suoi
"medesimi studi"; "era fornito di molte cognizioni attinenti alle belle lettere, se bene gli mancasse la cognizione
delle lingue orientali"; "avea buon gusto di poeta ed era felice nel comporre"; leggeva ed intendeva "ciò che egli
aveva composto" e che gl'
inviava settimanalmente; "era poi molto versato negli studi legali e versatissimo nelle
materie forensi"; "era soprattutto ben inteso dell'
economia del regno e di tutte le particolari città e paesi, e de'
dritti e rapporti de'Baroni e de'vassalli, per cui era l'oracolo della Calabria, e stava in continue applicazioni, se
bene volesse viver [...] quieto e ritirato [...] in Montepaone (Vedi Nota a, apposta a una Lettera del Metastasio
datata 9 nov. 1772 , in "Mattei: Opere" - Simon. - T. V, 2 - p. 301). Inoltre aggiunge che "godea d'
un'
interior
solitudine e pace e menava una vita austera”, "che pochi avran forse menata ne'primi più rigidi secoli della
Chiesa": e, a testimonianza, allega i 18 punti del "regolamento spirituale" del padre, comunicatogli dal suo
confessore (pgg. 302-04). E, ciò nonostante, "era poi soavissimo, allegro cogli amici, d'
ottima conversazione,
amantissimo della musica, ed egli stesso si dilettava di sonar vari stromenti, anzi teneva un teatrino in casa, in
cui faceva esercitare <i figli> anche con rappresentazioni in musica, ch'
egli stesso concertava". (p. 305)
Mattei: T. IV - Simon. - p. 203
Com'
è innegabile che fin da bambino mostrò una precoce intelligenza e una sua viva
passione per lo studio, che gli guadagnarono presto la simpatia e la benevolenza di uno zio
materno, il sacerdote don Bruno Stella.
Lo zio, infatti, nel Testamento fatto verso gli ultimi anni della sua vita,21 ricordando "le rare
qualità e dottrina per cui [il piccolo] aveva fatto onore alla famiglia e [...] l'ubbidienza ed
amore che sempre gli aveva portato", lo nominava suo erede universale, (anche se con la
22
clausola che potesse usufruire dei suoi consistenti beni
solo dopo la morte di costui,
23
assegnazione
avvenuta nel 1777 ), e lo impegnava così ad una serie di responsabilità, quali l'
delle doti alle ragazze più povere e l'
attuazione della "missioni" quinquennali nel paese di
S.Andrea.
E - quasi certamente - per intercessione dello zio sacerdote, Saverio, all'
età di 10 anni,
24
passò nel Seminarium Archiepiscopale Diocesanum di Napoli per essere avviato agli studi
"letterari e giuridici", e lì rimase fino ai 17 anni, traendo dai suoi studi lodevole profitto. Infatti,
ebbe la possibilità di perfezionarsi nell'
eloquenza latina sotto la guida di Nicolò Ignarra (che
in quegli anni fece pubblicare lo "Specilègium Biblicum" del suo maestro, can. Simmaco
Mazzocchi, moderatore del Seminario e poi espositore della Bibbia in tale Università25) e di
Salvatore d'
Aula, e di studiare il greco e l'
ebraico rispettivamente con personalità di primo
piano, come Giacomo Martorelli e Ignazio della Calce26.
E già nel 1759 Saverio esordiva dando un saggio della sua vasta erudizione con una
pubblicazione, le "Exercitationes per saturam", 4 componimenti in latino che lo introdussero
nell'
ambìto dell'
aristocratico e ristretto mondo della cultura e gli meritarono gli elogi del dottissimo Carlo Le Beuf, socio dell'
Accademia delle Iscrizioni di Parigi.
Intanto, la madre, divenuta erede di un "pingue retaggio" per la morte precoce del marito
(1759), insistette perchè Saverio tornasse al proprio paese natale, S.Andrea; e col suo carat-
!
Testamento di Don Bruno Stella, riportato in "Voci: op. cit. - pgg. 147- 48.
Tale testamento è attribuito - dall'
autore del volume - all'
anno 1776 (v. pg. 147); ma il fatto che Saverio
accenna alla clausola dello zio nel "Saggio di Poesie latine ed italiane" (T I, pg. 92), pubblicato dalla Simoniana
eredità) è di data
di Napoli già nel 1774, significa chiaramente che il testamento (o almeno la promessa dell'
anteriore o uguale a tale anno.
In tale Testamento il sacerdote, oltre a proclamare il nipote Saverio suo erede universale, gli prescriveva
l'
obbligo di assegnare 100 ducati ogni anno a 10 ragazze nubende di condizioni povere, o, in mancanza, ad altri
poveri; di provvedere alla celebrazione settimanale di una Messa nella Chiesetta di Silipà; di richiedere - ogni 5
anni - dei missionari a proprie spese, qualora non avesse provveduto il Comune; e - in caso di morte di qualche
poverello - di dare un compenso in denaro a coloro che ne trasportavano il feretro.
Il valore della moneta liquida - secondo il procuratore delegato alla successione, un certo Francesco Anoja di Isca
- ammontava a 60.000-70.000 ducati del tempo; perciò il Mattei si lamentò spesso di quella clausola: v. i 4
Scherzi poetici al Marchese Tanucci, in "Saggio di Poesie latine ed italiane" - Simoniana - Napoli, 1774 - T. I,
pgg. 81-101
Voci, T.: op. cit. - pg. 150.
Ferroni: art. cit. - pg. 117; e Gesualdo: art. cit., ibid.
Gesualdo: art. cit., ibid.
Fabbri, P: art. cit., pg. 122 - Per il Martorelli, v. Mattei: Opere - Simoniana, 1771 - T IV, p. 80
tere forte e volitivo convinse il figlio, piuttosto remissivo, non solo a rientrare in Calabria, ma
anche a metter famiglia.
Infatti nel 1760, Saverio sposò la baronessa Giulia Capece Piscicelli dei baroni di Chiaravalle Centrale27, e si stabilì in una "picciola villetta"28 della Marina di S.Andrea, in una
conca collinare della "contrada Silipà" prospiciente il mare, in mezzo a una fitta vegetazione
di alberi: essa è ancor oggi ricordata come “il casìno” o la “villa dei Mattei" e i suoi ruderi
sono ancora ben visibili tra le secolari piante di ulivo, in mezzo a cespugli di rovo e larghe
pale di fichidindia.
Ruderi della Villa dei Mattei, in località Silipà, a S.Andrea Marina
#$
#*
Mattei, S.: Saggio di poesie latine ed Italiane con 3 Dissertazioni ed una Raccolta d’iscrizioni – Tomo III, -Porcelli,
Napoli 1780 - p. 160 %'&)( Voci, T.: op. cit., pg. 149; e Gesualdo: art. cit., ibid.
Mattei, Saverio: I libri poetici della Bibbia - Simoniana, Napoli - 1766 - Prefazione al Tomo I, pg.5.
"In una - dirò così - picciola villetta, ove siam - per trista sorte - lungi dal commercio del gran mondo e
quasi in compagnia delle belve più che degli uomini, non abbiamo che sperare d'
alcuno, se non da noi stessi,
che proviamo ancora l'
altro incomodo di non poter consultare spesso i molti libri che ci bisognano, salvo quei
che può contenere una libreria di un gentiluomo privato".
Sbagliava, dunque, Metastasio allorchè in una lettera al Mattei (del 3 apr. 1769) scriveva: "Io non posso
perdonarle l'
ingiustizia da lei usata nella Prefazione verso quella "povera villetta", come ella chiama la sua
patria, ove si lagna di star nella solitudine, che con la tranquillità degli ozi suoi l'
à così ben difesa dalle inevitabili
distrazioni cittadine ed à tanto cooperato a procurarle quell'
onorato luogo che nel più florido vigore degli anni
suoi già occupa nel teatro letterario" (v. Mattei: Opere - Simoniana, Napoli - 1771- T IV, p. 287).
Come sbaglia Pitaro quando scrive "Mattei definisce [Montepaone] picciola villetta perchè...gli dovette
calzare molto stretta" (op. cit., pg. 30).
"
In tale "villetta", (di cui tra l'
altro rimane quasi intatto il campanile cilindrico della piccola
29
Cappella), Saverio visse interamente dal 1760 al 1768 , e con la moglie Giulia, sua
compagna di vita per 20 anni circa, mise al mondo ben 5 figli [3 femmine: Mariangela, Caterina e Rachele; e 2 maschi, Luigi (1767-1806,30 nato a S.Andrea e divenuto erede della
proprietà di tale Comune) - e Gregorio (1771-1799, divenuto erede della proprietà di Montepaone), il quale finì al patibolo - insieme al nipote Luigi Rossi - durante le tumultuose e
31
tragiche giornate della Repubblica partenopea ].
Ma in tale “villa” nel contempo Saverio approfondì la conoscenza delle Lingue orientali,
dei costumi dei popoli antichi, e della mitologia e poesia degli Ebrei, sì da poter dare presto
32
(entro il 1767) alle stampe i primi 2 Tomi della traduzione dall'
ebraico (prima in prosa e poi
33
in versi italiani) della sua opera più importante: "I Libri poetici della Bibbia. Furon, infatti,
la pubblicazione di questi tomi e la grande perizia ch'
egli mostrava negli studi biblici, a diffonderne celermente la fama per tutta l'
Italia e oltre, e ad indurre un monaco - come ricorda lo
34
stesso autore - a "trattarlo col Reverendissimo, supponendolo un Vescovo o un Vicario"
vescovile.
Ma in quel luogo solitario, tagliato fuori dai grossi centri culturali, Saverio non poteva
esaudire la sua immensa sete di conoscenza, nonostante avesse a disposizione la biblioteca
del padre e, molto probabilmente, anche i libri dello zio don Bruno Stella; perciò, si rammaricava di dover trascorrere la vita in un posto lontano dal consorzio umano, dove non aveva la
35
possibilità nè di consultare i libri necessari nè di conversare e discutere con intellettuali .
Intanto, nel 1767, il duca Franceso d'
Este lo chiamò a Modena per "dar opera a un nuovo
36
codice" ; ma Saverio, in considerazione delle esigenze familiari, non accettò una residenza
37
così lontana dai suoi. Quando, invece, l'
anno seguente
il ministro Tanucci - con real
dispaccio del 13 febbraio - lo chiamò a Napoli quale poeta ufficiale di corte e professore di
#,
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-0
-1
-2
34
Ferroni: art. cit., pg. 117
Gesualdo: art. cit., ibid.
Voci: op. cit., p. 150.
In una lettera al Metastasio (datata 15 luglio 1768), Mattei afferma che i primi "due tomi della sua traduzione de'
Salmi" erano opera "d'
un giovane, che gli ha pubblicati mentre vivea sconosciuto lungi dal mondo in una
villetta" e che ormai "stava pubblicando il terzo tomo".
Voci: op. cit., p. 151. – v. Mattei, Sav.: Salmi (I) tradotti dall’ebraico originale e adattati al gusto della poesia
italiana (in prosa!) – 1 vol. – Ed. Bassaglia, Venezia - 1785 (presente nella Bibioteca di Casa Leopardi a
Recanati)
Mattei: Saggio di Poesie latine ed italiane" - Simoniana, Napoli - 1774 - T I, pg. 92
Mattei, Saverio: I libri poetici della Bibbia - Simoniana, Napoli - 1766 - Prefazione al Tomo I, pg. 5.
Vaccolini, D.: voce citata, pg. 352
Vaccolini, D.: ibid.
La Leri, nel suo articolo "Ut musica poesis: la rinascita settecentesca della poesia biblica" (in "Intersezioni" - a.
V, n. 3, dic. 1985, pg. 489) esordisce dicendo che "sul finire del marzo 1769 [...] giungevano a Vienna [al
Metastasio] [...] i primi "Libri poetici della Bibbia di Saverio Mattei", e prosegue aggiungendo "E subito
Metastasio si congratulava con l'
amico, da molti anni a Napoli". Ma la notizia non è esatta: vi era solo da
qualche anno (aprile 1768), e senza la famiglia, che rimase a S.Andrea Jonio ancora fino al 1771.
+
Lingue orientali in quella prestigiosa Università - che, al dir dello storico Pietro Colletta,
raccoglieva allora "tutto l'
intelletto di quel secolo" - il Mattei vi si recò con piacere (nell'
aprile
38
39
del 1768 ) e vi insegnò fino al 1771 , quando, essendosi incamminato ormai per le più
promettenti vie forensi, sia per i pressanti impegni della professione che per la nascita dell'
ultimo figlio (Gregorio) fu costretto ad abbandonare entrambe le cariche e a trasferire definitivamente nella Capitale del regno l'
intera famiglia.
Ed a Napoli - allora il centro più importante della vita politica, economica, culturale e mondana del Sud - Saverio divenne "ben presto personaggio di spicco della cultura ufficiale
40
napoletana" e trascorse gran parte della sua la vita.
41
Egli era un tipo "gioviale"
per natura e appassionato di musica; perciò, - nonostante
l'
assillo dei molteplici impegni professionali familiari e culturali - trovava "tempo per toccar
42
l'
arpa" e il salterio; ed amava circondarsi di maestri e di cantanti, sicchè la sua casa diven43
ne - come qualcuno disse
- "il tempio dell'
amicizia", e la sua tavola "l'
ara del genio e del
buon gusto". Il Mattei stesso ricorda di aver "pregato il maestro della Real Cappella, [...]
Pasquale Càfaro", di mettere "in una musica seria, grave, maestosa" la sua traduzione del
Salmo CVI; e allorchè costui l'
ebbe compiaciuto di ciò, fece eseguire il Salmo "in casa sua da
dodici celebri cantanti con applauso universale di tutti gli ascoltanti, incantati e rapiti dalla
celeste armonia"44. E lo stesso mondo musicale napoletano in tante ardue controversie 45 vide
46
in Mattei un imprescindibile "punto di riferimento" , data la sua ottima conoscenza della
disciplina.
Ma la sua vita matrimoniale non fu esente da momenti di tensione con la moglie, la quale
aveva un carattere molto variabile e vessatorio; perciò, gli ci volle - secondo il Natali - una
47
"pazienza socratica per sopportare le gelosie e l'
umore atrabiliare della consorte" : anzi le
sue disavventure domestiche rivivono ancora nel personaggio di Pandolfo dell'
opera buffa
"Socrate immaginario", composta da Paisiello su libretto di Ferdinando Galiani e Giovan
48
Battista Lorenzi e andata in scena al Teatro Nuovo di Napoli nell'
ottobre 1775 .
67
68
9:
9;
9<
96
99
9=
9>
9?
97
v. Mattei: nota a "L'
Ebone : Cantata...", in "Saggio di poesie latine e italiane" - Simoniana, 1774 - Tomo II, pag. 34
Fabbri, P.: art. cit. - pg. 123, nota 12
Ferroni: art. cit., pg. 117
Natali: op. cit., I, ibid.
Natali: op. cit., I, ibid.
Martuscelli, citato in Natali: op. cit., I, ibid.
Mattei: La filosofia della musica, in "Opere" - Simoniana, Napoli - 1774 - vol. V, 2 - p. 223 bis
Famosa è rimasta quella ingaggiata col can. P. Giov. Batt. Martini, bolognese (1706-1784), rinomatissimo
compositore bolognese e storico insigne di musica, sul "contrappunto dei Greci".
Ferroni: art. cit., pg. 117 Natali: op. cit., I, ibid.
Fabbri: art. cit., pg. 122
5
Giulia - come ricorda lo stesso autore, in una Epigrafe in latino dedicata alla moglie,
donna “dulcissima aeternumque lugenda”
(Iscriz. XXV a)
49
– morì il 28 dicembre 1779,
ma,
nonostante tale evento abbia intimamente provato il Mattei, questi alcuni anni dopo (1785) si
risposò con Orsola Criscuoli,50 figlia di Tommaso, ch'
era Presidente di Camera e Barone di
Santa Lucia, e da lei ebbe un altro figlio, che chiamò Tommaso in onore del suocero.
Innumerevoli - a volerli elencare - furono i meriti di Saverio Mattei. Fu, infatti, insigne professore di Lingue orientali; acuto filologo e teologo; stimato poeta di corte, incaricato dai sovrani di "fare quasi tutte le cantate pel Teatro di S.Carlo ne'<loro> giorni onomastici ed anni51
versari"; ammirato letterato d'
occasione; "esaminatore de'professori delle regie scuole" .
E fu uno dei più cari e duraturi amici del Metastasio, il quale nel 1730 da Napoli era
passato - come poeta cesareo - alla corte di Vienna e col quale - nonostante la lontananza
52
fisica - intrecciò una fitta corrispondenza. E non solo ne scrisse la biografia , ma per "le sue
53
54
scelte metriche e stilistiche" , entrò nella schiera dei "metastasiani" e - col nome di Callìdio
55
Crisanzio - divenne membro dell'
Accademia romana dell'
Arcadia,
di cui Metastasio era
l'
esponente più significativo.
Fu, inoltre, un brillante penalista ed un giurista insigne, occupandosi di diritto civile e
canonico (come gli abusi negli spogli dei Vescovi) e di diritto pubblico ecclesiastico.56 E dopo
il licenziamento del Tanucci, nel 1777, il successore Marchese della Sambuca lo elesse
Uditore dei regii Castelli e, nel 1779, Avvocato fiscale della Giunta delle Poste : in tale mansione andò a Roma, dove venne accolto con grande onore. Infine, nel 1786, sotto il Ministero
del gen. Acton, fu nominato Avvocato Fiscale dell'
Udienza generale di Guerra e Casa Reale
57
con diritto di toga, carica che gl'
impedì di "continuare l'
esercizio del foro" ; e poi Consigliere
58
segretario del Supremo Tribunale dei Commerci .
E fu appassionato cultore di musica, a tal punto che fu il fondatore dell'
Archivio Filarmonico di Napoli e, dal 1791 fino al 1795 - anno della sua morte -, Delegato del Conservatorio
98
GH
GI
GJ
GK
GL
GG
GM
GN
GO
Mattei, S.: Saggio di poesie latine ed Italiane con 3 Dissertazioni ed una Raccolta d’iscrizioni – Tomo III, -Porcelli,
Napoli 1780 – Epigrafe XXV a, p. 161 A'BDCFE Il Fabbri dice che Mattei rimase “vedovo nel febbraio del 1780”
(art. cit., pg. 123), ma la data è errata, perché si basa su una lettera di Metastasio (datata 20 marzo 1780: in
“Tutte le opere – vol V, p. 613”), che fa riferimento alla partecipazione inviatagli dal Mattei il 22 febbraio. (v.
ibid., n. 18).
Fabbri: art. cit., pgg. 123-24
Vaccolini, D.: ibid.
Mattei: Memorie per servire alla vita del Metastasio - Fratelli De Bonis, Napoli - 1781, pg. 136
Fabbri, op. cit., pg. 124
Vedi il giudizio di Carducci, in Natali, op. cit. II - Il metastasismo, pg. 74-75; ma vedi anche l'
art. cit. di
Giulio Ferroni: "Cultura (La) calabrese e il modello metastasiano: Michele Torcia e Saverio Mattei; e più
recentemente l'
art. cit. di Clara Leri: Metastasio in Manzoni
Voci, T.: op. cit., pg. 151; Pitaro: op. cit., p. 55.
Vaccolini, D.: ibid. - v. Mattei: Saggio di risoluzioni di diritto pubblico Ecclesiastico - Porcelli, Napoli - 1774.
Vaccolini, D.: ibid.
Vaccolini, D.: ibid.
@
59
della Pietà dei Turchini,
60
"sovrintendendo a tutti gli aspetti della vita di tale istituzione" . E
perciò fu caro amico del celebre maestro Niccolò Jommelli (1714-74), che morì "dopo aver
terminato di mettere in musica il tanto applaudito Miserere secondo la versione dàtane dall'
Autore"61.
Giustamente, perciò, Mattei - dopo la morte di costui - come tributo di sincero affetto
lasciò in ricordo dell'
amico un appassionato "Elogio del Jommelli"62, oltre a 4 Epigrafi in
63
latino e 6 Sonetti in volgare italiano:
nobile gesto, che l'
ab. Girolamo Ferri, qualche anno
dopo, commentava con queste commosse parole: "La gratitudine fu sempre argomento
64
d'
animo ben fatto, e vieppiù ove si usi coi morti, da'quali non hassi da sperare" .
Nel marzo 1795, essendo stata abolita "la carica di poeta di corte", fu nominato "Avvocato
fiscale [...] delle poesie di corte, e di tutte le rappresentanze teatrali nella real deputazione de'
65
teatri e spettacoli".
66
Ma, affetto da "incurabile ortopnea",
moriva pochi mesi dopo, il 3 di
agosto. Fu sepolto nella Chiesa della Congregazione dei Bianchi dello Spirito Santo, e le sue
67
ossa riposano ancora là, nella città partenopea .
Non sappiamo cosa abbia fatto - il Mattei - a favore della popolazione di S.Andrea prima e
- ancor più - dopo i tragici fatti del terremoto del 1783, che sconvolse l'
intera Calabria; ma
risulta che il Mattei s'
interessò di persona nel 1787 acchè S. Andrea avesse nella zona come pochissimi altri paesi della Calabria centromeridionale - il privilegio invidiabile di aprire,
68
già oltre 2 secoli fa, una scuola "normale" .
In realtà, un dispaccio del 30 giugno di quell'
anno istituiva in Calabria Ultra la creazione di
alcune scuole, chiamate "normali" per il metodo uniforme d'
insegnamento. La loro sede
centrale era situata a Catanzaro ed era diretta dall'
abate Gregorio Aracri da Stalettì; e da essa dipendevano 10 altre scuole, così distribuite: nella zona ionica Crotone, Stalettì, S.An69
drea, Stilo, Roccella e Scilla; e in quella tirrenica Bagnara, Parghelìa, Pizzo e Nicastro .
QR
Natali: op. cit., vol. I, pg. 516; v. anche Ferroni, art. cit., pg. 117.
Florimo, F.:Cenno storico sulla scuola musicale di Napoli - Rocco, Napoli - 1869, citato in "Fabbri, P.: art. cit.,
pg. 123
SU
II°Lettera dell'ab. Gir. Ferri al conte Fr. Marescalchi (ott. 1776), in "Mattei: Opere" - Porcelli, Napoli - Tomo VIII,
pg.
89
VW
Mattei: L'
Elogio del Jommelli o sia Il progresso della poesia e della musica teatrale - Tip. Angiolo M. Martini, Colle
- 1785
VX
VY Mattei: Saggio di poesie latine ed italiane - Stamperia Simoniana, Napoli - 1774 - Tomo II, pgg. 274-79.
Due lettere del Sig. Ab. Girolamo Ferri al conte Fr. Marescalchi (nobile ferrarese) nell'
ott. 1776, in Z Mattei:
Saggio di poesie latine ed italiane" - Simoniana, Napoli - 1774 - Tomo I, pg. 89.
V[
VV Florimo, F.:op. cit., in "Fabbri, P.: ibid."
V\ Vaccolini: voce cit,. pg. 353
V] Pitaro: op. cit., pg. 96-97
v. Voci, T.(v. op. cit., pg. 150), il quale cita a conferma "Minasi, G.: Notizie storiche della città di Scilla -??pg.272; e Zazo, A.:L'
istruzione pubblica e privata nel Napoletano -??- pg. 50
V^
Principe, Ilario: Città nuove in Calabria nel tardo Settecento - Effemme, Chiaravalle C.le - 1976 - pg 102
ST
P
Questo atto va ascritto a merito del Mattei, ed è frutto della chiara coscienza ch'
egli aveva
dell'
importanza della cultura, e soprattutto dell'
alto valore ch'
egli le attribuiva ai fini della
promozione civile e sociale sia della singola persona che dell'
intera collettività paesana.
Ma è mia personale convinzione - ed cosa è molto probabile - che anche la "sanatoria del
Reale Assenso" alle varie Congreghe del nostro Paese, che Ferdinando IV di Borbone "per
effetto di Real Clemenza accordò" nel 1777 a quelle Confraternite "che non avevano avuto il
Regal Beneplacito ed Assenso sulla Fondazione e sulle Regole per trascuragine dei passati
70
Fratelli" , sia stato l'
effetto di un interessamento personale profuso da parte di Saverio Mattei
presso la Corte del Re di Napoli: infatti, una delle sue più importanti "scritture giurisdizionali"
71
porta il titolo "Della necessità del Regio Assenso nella fondazione dei luoghi pii" .
2.Opere, fortuna e corrispondenti epistolari del Mattei.
Vasta e spesso fortunata fu la serie di articoli, opuscoli e volumi che furon pubblicati dal
Mattei e che vertevano su argomenti quanto mai vari, di carattere letterario, filologico, teologico-filosofico, musicale, giuridico, antiquario o critico.
L'
autore, tuttavia, deve la sua rinomanza a "I libri poetici della Bibbia tradotti dall'
ebraico e adattati al gusto della poesia italiana", i quali contengono le sue traduzioni in
versi (dall'
originale ebraico) dei 150 Salmi biblici, e sono corredati di 24 "dissertazioni", di
un abbondante apparato storico-critico esplicativo e di varie "appendici" epistolari, contenenti
le Lettere da lui scambiate con vari "letterati-amici" per chiarire dubbi e difficoltà o controbbattere opinioni divergenti dalla sue.
Dei 6 Tomi, di cui constava la I° Edizione, pubblicata dalla Stamperia Simoniana di
Napoli fra il 1766 e il 1774, almeno i primi tre - come già detto - furono iniziati a S.Andrea,
nella Villa di Silipà, e completati entro la metà del 1768 (v. n. 32), e sono il frutto di un lungo,
faticoso e impegnativo lavoro che, nell'
intenzione dell'
autore almeno, avrebbe dovuto portarlo
all'
ambizioso progetto di dar la traduzione di tutta la Bibbia. Infatti, nella "Dissertazione
preliminare" del I° Tomo, - la quale doveva servire come "generale introduzione a tutta
l'
opera", che avrebbe dato "partitamente alla luce", - Mattei dice esplicitamente: "Nè si
meravigli [...] alcuno, che in questa dissertazione, ove cerchiamo di facilitare la lettura de'libri
poetici della Bibbia, facciamo uso spesso di esempi tratti da'libri storici in prosa: poichè,
quantunque di presente (a. 1766) abbiamo sol per le mani la traduzione delle Ebraiche
poesie, pure ci lusinghiamo (ove incontri il pubblico ricevimento la nostra edizione) di seguir
bc
bd
Statuto dell'Arciconfratèrnita del SS.Sacramento di S.Andrea Ionio
Pitaro: op. cit. - pg. 80
_a`
l'
impresa e dar al mondo la versione e i comenti su gli storici, profetici e tutti, in somma, i
72
libri della sacra Scrittura" .
La "traduzione" poetica dei Salmi, nonostante le sue le reiterate edizioni, fatte nel giro di
pochi anni sia a Napoli che in varie altre città d'Italia, aveva, però, provocato in breve
tempo l'
esaurimento di tutte le copie esistenti.73 D'
altra parte, l'
iniziale formato in 4° (20 x 25)
non consentiva un'
agevole lettura; e poi nessuna delle edizioni già uscite era "pienamente
completa", in quanto l'
Autore possedeva già "ben molti nuovi materiali", (quale l'
Ufficio della
B.Vergine, già stampato prima a Siena e poi a Padova e Vercelli; la nuova Versione Latina
di tutto il Salterio, composta per uso personale e non ancora stampata; ed i Cantici del
Vecchio e Nuovo Testamento, che formavano un corpo solo col Salterio e che non erano
74
stati ancora pubblicati) .
Perciò il Mattei e l'
Editore Porcelli avevano deciso di comune accordo di pubblicare una
nuova e definitiva Edizione delle Opere di Mattei (la III° Ediz. napoletana,"dall'
autore
migliorata" con più di trecento variazioni e "notabilmente accresciuta") e disporla con "miglior
metodo ed ordine", distribuendola in 10 Tomi in 8°, e aggiungendovi altri 2 Tomi (sempre in
8°) di Poesie non sacre75.
Tuttavia, l'
Autore non aveva voluto "cambiar l'
ordine" delle due antecedenti Edizioni nè
"stampare in corpo" le variazioni e aggiunte apportate, perchè la sua "onestà non doveva
permettere che per un [...] negozio tipografico si dovessero costringere tutti coloro che eran
provveduti dell'
antecedenti Edizioni di comprarsi anche questa terza, per averla compìta".
Perciò aveva acconsentito a ristampar questa terza Edizione col medesimo ordine della
seconda Edizione Napolitana, di ridurre in 2 tomi a parte (Tomi I e II) la raccolta di Poesie
non sacre, e d'
inserire 1 Tomo come supplemento ai due Tomi precedenti, includendovi i
76
"Paradossi", che mancavano nelle altre due Edizioni napoletane .
EdiInvece, l'Edizione definitiva delle Opere di Saverio Mattei, pubblicata a Napoli dall'
tore Porcelli dal 1779 al 1788, risultava composta di 13 Tomi in 8°, suddivisi in questo
modo:
-
I libri poetici della Bibbia tradotti dall'
ebraico... – i Tomi I-VIII in 8° (I-VI: 1779; VII-VIII:
1780)
e
Il Saggio di poesie latine ed italiane - i Tomi IX-X-XI in 8° (1780) - già pubblicati dalla Tip.
Simoniana di Napoli nel 1774 - in cui sono inclusi anche I Paradossi (10 epistole morali
bf
Mattei: Della poesia degli Ebrei e de'Greci - Cap. VII, paragr. II - in "I libri poetici della Bibbia" - Simoniana, Napoli
- 1766 - T. I°, pg. 91
La storia del piano finale dell'
Opera del Mattei è esposta nell'
Avvertenza premessa al I° Volume della III Ediz.
napoletana pubblicata nel 1779 dall'
editore Porcelli ed è spiegata dallo stesso editore
bh
b i Ibid.
Ibid.
bg
_F_
in versi sciolti, indirizzate a personaggi illustri del tempo, quali Voltaire, Gastone della
Torre, Rousseau, Formey, Beccaria, Metastasio, D'
Alembert, Domacheneff, Pincle e
mons. Ippoliti), inizialmente pubblicati dalla Tip. Pazzini di Siena nel 1776 - pgg. 75 in
16°;
lnm
Paralipomeni per servire di continuazione alle opere bibliche - i Tomi XII e XIII in 8°
(1788), in cui è pubblicato tra l’altro l’Apologetico cristiano o sia l’esame delle accuse
del P. Hintz.
Ma alla morte dell'
autore gli Opera omnia ancora mancavano, perchè l'
Edizione del
Porcelli non comprendeva nè gli scritti sul poeta Pietro Metastasio nè quelli sul musicologo
Jacopo Jommelli nè quelli di argomento politico e giuridico
77 o
Il favore di cui godette la pubblicazione dell'
Opera di Mattei, attestata dalla "copiosità delle
78
ristampe che videro la luce fino alla metà dell'
Ottocento" (4 edizioni in Napoli, ed altre 9 in
79
varie città d'
Italia" ) è dovuta sia alla "traduzione, (che ebbe immensa diffusione e popola80
rità" , "nonostante fosse "incominciata" - com'
e l'
autore stesso dice - "quasi in tenera età, e
81
proseguita con moglie e figli allato, che non sono i miglior compagni della poesia" ) sia al
"tesoro di erudizione - sacra e profana - contenuto nelle note marginali apposte, nelle osservazioni fatte sopra i luoghi più difficili dei vari Salmi e nelle lunghe e varie dissertazioni che
82
accompagnano" i vari Tomi .
Non mancarono, certo, i detrattori, le cui "critiche", comunque, eran mosse tutte da
"ragioni estranee alla poesia", ed eran dettate da motivi a volte teologici a volte musicali a
volte stilistici.
Infatti il p. Francesco Antonio Fantuzzi nel 1785 pubblicava a Venezia (in 5 volumi!) un
Ragionato critico esame sopra la traduzione dei Salmi fatta dal sig. Sav. Mattei, volto a
difendere dalle "mordaci censure" del traduttore i Padri come unici veri interpreti della Bibbia;
e mons. Giuseppe Maria Rugilo, pubblicando nello stesso anno a NapoIi (in 4 volumi!) Il
Salterio davidico e l'
Interprete cristiano concordemente espressi in un'
ampia poetica lirica
83
italiana parafrasi, rifaceva - ma malamente - il testo del Mattei, per schierarsi a favore della
salmodia latina e contro "le parafrasi de'Libri Santi - e del Salterio specialmente - negli idiomi
pq
pp
pr
ps
rt
ru
rv
rw
Ibid.
Natali: op. cit., I, pg. 516
Fabbri: art. cit., pg. 124
Vaccolini, art. cit., p. 353, in Fabbri: art. cit., pg. 124
Natali: op. cit., II, pg. 75
Mattei: lettera all'
Abate Lor. Sparziani (17-10-1771), in "Opere" - Simoniana - Napoli, 1771 - T IV, p. 351
Natali: op. cit., I, pg. 516
Natali: op. cit., I, pg. 517
j)k
84
nativi", ritenendole "pericolose" mediatrici di riforme liturgiche cattoliche . Ma non mancava85
no neppure le critiche del padre Canati, del padre Hintz e del Cataneo .
Invece, il bolognese padre G. B. Martini (1706-84), ch’era allora - in fatto di musica "l'
autorità riconosciuta dai più grandi maestri d'
Europa"86, si trovò in disaccordo col Mattei per
"le sue convinzioni" sulla musica degli antichi, in quanto - dice lo stesso Mattei87 - nel primo
tomo della sua "Storia della musica" sosteneva, in due ben lunghe dissertazioni, che gli
antichi affatto non avessero avuto il nostro contrappunto".
Ed, infine, gli Effemeridisti di Roma lo accusarono di "eccessiva infatuazione metastasiana" per le sue "scelte metriche e stilistiche", notando ch'
era "troppo metastasiano, quando
88
poteva esser grande e originale da sè".
Ma dalle varie critiche il Mattei si difese con l'Apologetico Cristiano, nel quale si avvalse
89
anche dell'
approvazione del vescovo Alfonso Maria de'Liguori ; d'
altra parte - come nota
il Vaccolini - le numerose Edizioni e le lodi dell'
ab. Giovanni Lami (1697-1770), docente di
Storia ecclesiastica e teologo di S.M. Imperiale, e di mons. Giuseppe Ippoliti, vescovo di
90
Cortona, compensavano il traduttore della sua ardua fatica .
Altrettanto vasta e interessante fu la sua corrispondenza epistolare, che da S.Andrea
prima e da Napoli poi Saverio intrecciò con gl'
intellettuali (soprattutto ecclesiastici) e gli
uomini politici più in vista del tempo, variamente sparsi nelle città più importanti dei vari Stati
d'
Italia del Settecento (a Napoli e a Tropea; ma ancor più a Roma, Bologna e Ferrara; e poi,
a Padova; a Firenze e a Pistoia; a Lucca; a Modena; a Torino) e anche all'
estero, a Vienna
91
specialmente, ch'
era allora la capitale dello sfarzo, della poesia e della musica... .
In quella specie di sintetica "Prefazione", che il Mattei premette alla sezione di "Lettere
dell'
Autore e di vari letterati suoi amici" quasi a giustificazione della presenza di esse
nell'
Opera, egli dichiara che non è stato suo "pensiero di raccogliere...tutte le lettere di
persone di qualche merito, che gentilmente han fatto elogi all'
Opera, per accreditarla", ad
imitazione di "coloro che van mendicando approvazioni o elogi" - chè "se ne potrebbe fare un
volume!" -, ma solo quelle dei "più dotti amici", i quali gli han "proposte spesso [...] difficoltà"
che ha "tentato di sciogliere", o lo "han fatto ricredere di qualche errore in cui [...] era incorso"; perciò, conclude dicendo che pubblicherà solo "le lettere critiche piuttosto che le
adulatorie o compiacenti", anche se non mancherà d'
inserire, in qualche limitata occasione,
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Leri, art. cit., pg. 37, n. 1
Vaccolini, art. cit., p. 352
Natali: op. cit., I, pg. 86
Mattei: Della salmodia degli Ebrei, in "Opere - Simoniana, Napoli - 1771- T IV, pg. 2
Vaccolini, ibid.
Vaccolini, ibid.
Vaccolini, ibid.
Ferroni: art. cit., pg. 117
xay
"squarci di lettere non critiche o lettere intere di complimento", perchè - secondo l'
Autore "siccome è una giovanile iattanza il far pompa indistintamente d'
elogi, così è una superba
92
inciviltà il fingere di disprezzar l'
onore che ci vien fatto".
E tuttavia, nonostante l'
Epistolario inserito nelle Opere di Mattei sia incompleto e numericamente limitato, uno sguardo ai corrispondenti documentati dalla lettere, consente - come
dice il Fabbri - di farsi un'
idea "del livello e del raggio delle relazioni" culturali da lui intrat93
tenute . Vi ritroviamo, infatti,
nel Regno di Napoli
- mons. Lazzaro Opizio Pallavicino, arcivescovo di Lepanto e Nunzio Apostolico a Napoli e a Madrid;
- mons. Felice Paù, vescovo di Tropea e grande esperto di musica ;
- Antonio Genovese (1713-69), uno dei più illustri illuministi napoletani;
- il marchese Bernardo Tanucci, Primo Segretario e Consigliere di Stato del Regno di Napoli dal 1734 al 1777;
- Francesco Serao, medico della Regina;
nello Stato della Chiesa
- papa Clemente XIV (1769-74) e Vincenzo Macedonio, suo Segretario personale;
- l'
ab. don Giacinto Ceruti, "dottissimo teologo ed eruditissimo scrittore" e collaboratore delle romane Effemeridi
letterarie (1772-95), dirette dal Pessutti;
- l'
ab. Girolamo Ferri (1713-88), professore di Eloquenza all'
Università di Ferrara;
- l'
ab. Gian Luigi Mingarelli (1722-93), professore di Teologia a Roma, consultore della Congregazione dell'
Indice, cultore di Filologia ebraica ed egizia e professore di Greca Eloquenza nell'
Università di Bologna;
- l'
ab. Gioacchino Pizzi (1716-90), custode generale dell'
Accademia romana dell'
Arcadia;
- l'
ab. Lorenzo Sparziani, "uno dei più noti ingegni fiorenti a Roma intorno al 1780"†‡ ;
- l'
ab. Errico Tourner;
- il p. Camillo Varisco, padre somasco, insegnante di Retorica al Collegio Clementino di Roma;
- Clemente Filomarino, de'Duchi Della Torre;
- l’erudito romagnolo Giovanni Cristofaro Amaduzzi (Savignano sul Rubicone [Forlì]: 1740-92). Trasferitosi a
Roma nel 1762, fu professore di lingua greca all’Archiginnasio della Sapienza e collaboratore di vari periodici
culturali, soprattutto delle “Effemeridi letterarie” di Roma e dell’ “Antologia romana” – Del suo carteggio con
Mattei rimangono 30 lettere, distribuite lungo l’arco cronologico 1775-1791.
nella Repubblica di Venezia
- Vincenzo Carraro, perito di Lingue orientali nel Seminario di Padova;
- l'
ab. Melchiorre Cesarotti (1730-1808), professore di Greco e di Ebraico nel Seminario (= Università) di
Padova, e autore di un famoso Saggio sulla filosofia delle lingue; e della traduzione dei poemetti di Ossian e
dell'
Iliade di Omero, alla quale Mattei mosse giuste censure;
- l'
ab. Clemente Sibiliato (1719-93), professore di Storia ecclesiastica e poi docente di Lettere latine e greche
nel Seminario di Padova;
nel Granducato di Toscana
- mons.Giuseppe Ippoliti, vescovo di Cortona (AR);
- l'
ab. Giov. Lami, docente di Storia ecclesiastica e direttore delle Novelle letterarie di Firenze; e teologo di S.
M. Imperiale;
nella Repubblica di Lucca
- p. Leonardo Giannelli (della Congreg. della Madre di Dio), che traduse con accuratezzai alcune opere di
Cicerone e traslò in Latino anche la Parafrasi del Mattei sul Salmo L;
nel Ducato di Modena
- Francesco Maria D'Este, duca di Modena;
nel Regno di Sardegna
- il conte Lascaris, Segretario di Stato del Re di Sardegna;
†ˆ
†Š‰‹
Mattei: Opere - Simoniana, Napoli - 1771 - T IV, pg. 271
Fabbri, art. cit., pg. 124
Natali: op. cit., I, pg. 31
„)…
e nell'Impero d'Austria
- l'
ab. PietroMetastasio (1698-1782), l'
idolo di tanti letterati del tempo, che dal 1730 fino al 1782, anno della
morte, fu invidiato "poeta cesareo" alla Corte imperiale di Vienna.
La cerchia e lo spessore dei "letterati...amici", che gli inviavano missive un po'da tutta la
penisola e addirittura da fuori, lasciano veramente ammirati, se si pensa che l'
Europa e l'
Italia
del Settecento, divisa in numerosi Stati autonomi, era priva dell'
odierna libertà di circolazione
e scorrevolezza viaria e non sospettava nemmeno i veloci mezzi di comunicazione dei nostri
giorni (quali il treno o l'
aereo, la macchina o il telefono), ma si poteva avvalere soltanto di
alcuni "corrieri", che viaggiavano alla guida di semplici carrozze.
3. La traduzione italiana de "I Libri poetici della Bibbia".
La parte della Bibbia su cui il Mattei si cimentò inizialmente fu - com'
egli stesso dice - la
"faticosissima traduzione dei Salmi" 95.
Tuttavia, il Mattei tradusse in versi non solo i 150 Salmi, ma - come già detto - anche
diversi Cantici96 della Bibbia; e compose inoltre alcune "Poesie sacre"97, come tante se ne
scrissero nel Settecento per sostenere e incrementare, anche con la musicalità del canto,
la religiosità popolare: basti pensare al "Tu scendi dalle stelle" di S. Alfonso Maria dei
Liguori, il quale in tale secolo aveva dato già inizio alla "canzonetta sacra", in una forma 98
dice il Fusco - "felice e quasi insuperata [...] nei versi e nella musica" .
L'
importanza di tali componimenti, comunque, non è dovuta tanto al loro valore artistico (il
quale non sempre è convincente, elevato o continuo, e del quale parleremo), quanto al fatto da nessuno studioso ancora rilevato! - che Manzoni, nella sua produzione poetica posteriore al 1810 (l'
anno della sua "conversione religiosa"), tra le fonti letterarie che utilizza privilegia le Opere di Mattei, in particolare i 6 Tomi dei "Libri poetici della Bibbia": continui
sono, infatti, - di tali libri - i riscontri e le reminiscenze che si possono rinvenire alla base di
numerosissimi versi o passi manzoniani.

Mattei: Della Poesia degli Ebrei e de'Greci", in "Opere" - Simoniana, Napoli - 1766 - T I, Cap. I, p. 13
v. Mattei (Opere - Porcelli - t. VIII): Cantico di Mosè (Exod. XV - pgg. 271-86), Testamento di Mosè (Deuter.
XXXII - pgg. 287-307), Cantico di Ezechia (Isaia XXXVIII - pgg. 308-16), Cantico dei Tre Fanciulli (Dan. III pgg. 317-22), Cantico di Zaccaria (Luc. I - pgg. 323-27), Cantico della Vergine (Luc. I - pgg. 328-33), Cantico
di Simeone (Luc. II - pgg. 334-36).
 ’
Tra esse ricordo l'
Inno "Salve, o croce Santissima", dedicato a S.Andrea Apostolo, patrono del nostro omonimo
Paese (per il testo, T. Voci: Indagine storica..., pgg. 233-34 - v. n. 69); La Ninna-nanna a Gesù Bambino
"Dormi, non piangere" (Opere - Porc., T VIII - pgg. 61-62); le Ottave per la Resurrezione "Già per le vie del
ciel splendea più bello" (Opere - Simon. - T V,2 - pg. 366-69), la Canzone per l'
Immacolato concepimento di
nostra Donna (recitata in un'
Accademia) "Addio Parnaso ed Ippocrene addio" (Saggio di Poesie, T I - pgg. 4649); l'
Elegia II per l'
Immacolato concepimento di nostra Donna "Era la notte, e già la gelid'ombra" (recitata in
un'
Accademia nel 1763) (Saggio di Poesie - T I, pgg. 104-08); laTraduzione poetica degl'
Inni liturgici "Te Deum
laudamus", "Quem terra, pontus, sydera", "O Gloriosa Virginum", "Memento, rerum conditor" e "Ave maris
stella" (Opere - Porcelli, T VIII - pgg. 343-353) e le 20 Versioni poetiche del "Gloria Patri" (Opere - Porcelli, T
VIII - pgg. 337-341).
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ŒŽ
Manzoni, infatti, - dopo la classicheggiante produzione giovanile - sente ormai la necessità di una "lirica nuova", che sia
animata dall'
interesse per "una materia vera, come quella in cui può riconoscersi la fede
”
di tutto il popolo cristiano"99 e "legata alla vita sociale e morale"100 degli uomini;
caratterizzata dalla ricerca di una "lirica oggettiva e corale, che vuole dar voce [...] alla
”
speranza di tutti i credenti", e perciò diversa e lontana dalla "tradizione lirica italiana", che
dal Petrarca in poi era stata quasi sempre "raffinata espressione di una meditazione
solitaria
101
", soggettiva;
e contraddistinta dalla creazione di "versi popolari e cantabili", incentrati - nell'
ambito
”
dell'
ampia materia biblica - sul mistero della Redenzione e, perciò, sul "dramma di Cri102
sto" , il quale poteva esser dispiegato rivivendo e riattualizzando poeticamente i
momenti liturgici più essenziali della Chiesa cattolica.
Perciò, sia sul piano concettuale che su quello formale, - fin dalla composizione dei primi
Inni sacri - Manzoni attinge a quel ricco mondo biblico che - nell'
ambito della cultura del II°
Settecento - era stato diffuso soprattutto dalla "coraggiosa" traduzione poetica del Mattei e di
cui largamente si sostanzia la spiritualità della "nuova" produzione artistica manzoniana, la
quale tutta - negl'
Inni sacri, come nelle altre Opere poetiche, liriche o drammatiche - è animata, nel suo fondo "politico", dalla stessa ispirazione "religiosa".
4. Le "fonti letterarie" della poesia "religiosa" del Manzoni.
Di certo, nella sua adolescenza Manzoni - come comunemente si asserisce - si nutrì di
103
Parini, Monti ed Alfieri , i quali erano gli esponenti più noti delle principali correnti letterarie
di fine Settecento, quella illuministico-sensistica da una parte, quella neoclassica e preromantica dall'
altra. Ma questo non significa che il poeta milanese abbia disdegnato la poesia
arcadica, ancora largamente diffusa, anche per il suo deciso proposito di arginare ed, eventualmente, debellare il "mal gusto" barocco, mirabilmente parodiato dallo scrittore milanese
nella famosa Introduzione del Romanzo.
Già nel 1911 G.B. Mengazzi pubblicava uno studio dal titolo significativo "Echi lirici settecenteschi nelle poesie di A. Manzoni" nel quale indicava come fonte dei versi 83-84 della
Pentecoste manzoniana ("Soli per selve inospite, Vaghi in deserti mari") il più conciso "vago
•
Giudizio riportato in "Natali, op. cit.," II, p. 75
Salinari-Ricci: Storia della letteratura italiana - Laterza, Bari - 1989 - vol. III, t.I - pg. 479
– —– Galletti, Alfredo: Alessandro Manzoni - Mursia, Milano - 1958, pg. 19
– —˜ Salinari-Ricci: ibid.
– —™ Salinari-Ricci: ibid.
Galletti: op. cit., pg. 13
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per selve inospiti" dell'
ode "Amore principio di società" del settecentesco Agostino Paradisi
104
(1736-83) .
E più recentemente, nel 1997, il Gavazzeni, riprendendo il discorso sugli Inni Sacri manzoniani, "a titolo esemplificativo" ha annoverato quale "canone di autori rappresentativi della
più vicina e autorevole tradizione", oltre a Parini Monti ed Alfieri, anche Metastasio e Foscolo; ma giustamente ha notato che "il linguaggio degli Inni Sacri [...] offre non rari esempi di
occorrenze che non si ritrovano negli autori sopra citati"
105
.
Perciò, cimentandosi in un arduo lavoro, che intendeva essere "illustrativo delle dirette
106
fonti manzoniane" , lo studioso ha ritrovato negl'
Inni sacri una chiara presenza della Com107
media dantesca, indubbi residui del Canzoniere petrarchesco , oltre che un "debito inevitabile nei confronti delle Scritture
108
".
109
Ma poi, nel corso del "documentatissimo commento"
alle singole liriche, mediante un
ricco apparato di note ha rilevato anche il segno e la presenza più o meno vistosa di vari
110
traduttori
di poesia biblica del Settecento. Tra di essi, per esempio, compare diverse volte
(8 per la precisione) anche il nome di Saverio Mattei.
Ma è da dire che le citazioni che il Gavazzeni fa dell'
Opera dello studioso calabrese, oltre
ad essere "oggettivamente" pochissime, non vanno al di là della traduzione di qualche
Salmo.
Questo perchè, in genere, gli studiosi di storia letteraria hanno finora esplorato poco - e
spesso indirettamente - il vasto e interessante materiale delle Opere di Saverio Mattei:
semmai, la curiosità per questo autore, che pure ai suoi tempi ebbe elogi numerosi ed
111
importanti , ha interessato soprattutto i musicologi per le idee espresse e sostenute dal
Mattei, soprattutto nella dissertazione sulla "Filosofia della musica".
E anche il Gavazzeni - lo si deduce dalla Bibliografia citata! - non sembra essere andato
al di là della lettura dei 3 volumi di "Poesia ebraica", pubblicati il 1793 a Venezia dall'
Editore Zatta
112
. I riscontri da lui trovati - se non ho letto male! - si riducono ad 8 soltanto. E sono
questi:
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Lo studio del Mengazzi è ricordato dal Gavazzeni in " Manzoni, A.: Inni Sacri, (a cura di Franco Gavazzeni) Guanda, Parma - 1997 - pg. 180, n. 83; ma il verso e la fonte manzoniana son citati da Natali, in op. cit., II,
pg.78
Gavazzeni, Introd. all'
op. citata, pg. XXVI
v. Gavazzeni: v. Recensione in III pagina di copertina.
Gavazzeni, Introd. all'
op. citata, pg. XXVIII
Gavazzeni, Introd. all'
op. citata, pg. XXVIII
v. Gavazzeni - III pagina di copertina: Recensione
Tra di essi io ho notato la citazione di G.M.Rugilo (9 volte), Sav. Mattei (8 volte), F. Martinetti (4 volte); e poi F.
Campana (1 volta), G. Pagnini (1 volta), P.D.Prini (1 volta), A.Rubbi (1 volta)
Tra i tanti, ricordo quello di Giacomo Martorelli (Professore nella Regia Università degli Studi di Napoli), che lo
definisce "giovane di rara indole" (Napoli, 26-5-1766 - Simoniana -Tomo1 - ultima pag.).
Volumi raccolti nei 41Tomi del "Parnaso dei Poeti classici d'
ogni nazione, trasportati in lingua italiana"
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Manzoni (Risurrezione)
Mattei
1)- Ei già quel desso\ Non fu, che disserrò
del ciel le porte ?(S. LXXVII - Poesia ebraica T III, p. 52); - Ed infrante le ritorte (S. CVI T III, p. 163)
v. 3 - Come ha vinto le atre porte?,
verso che, in fase di elaborazione,
prima suonava: "Come ha frante le ritorte"?
2)- Ei già quel desso\ Non fu, che disserrò
del ciel le porte (S. LXXVII T III, p. 52)
v. 31 - Il Signor le porte ha schiuse
3)- i padri e li avi\ Gli han raccontati
ai figli ed ai nipoti (S. LXVII - T III, p. 49)
vv. 45-6 - Come il padre ai figli intenti\
narra i casi che già furo
4)- dal gigante armato insultatore (S. CXLIII - T II,
p. 279)
v. 62 - e la scolta insultatrice
(e Pentecoste)
5)- incontro a me dei perfidi (S. XVII - T II, p. 128)
v. 13 - Quando il tuo Re, dai perfidi\ tratto...
6)- Fiacca il tumido orgoglio (S. XVI - T II, p. 127)
v. 117 - Scendi bufera ai tumidi\ pensier
7)- Che le lor voglie adempiansi (S. CXXXIX - T III,
p. 267)
v. 142 - di liete voglie sante
5. Risultati di un'indagine sistematica sui "Libri poetici della Bibbia".
Invece, una "indagine diretta, sistematica e completa" ed una "lettura attenta e partecipata" della traduzione dei "Libri poetici della Bibbia" e degli altri componimenti sacri di
Saverio Mattei (tra cui importanti - come detto sopra in nota - risultano soprattutto l'
inno
113
114
citato "Salve, o croce santissima" , una dolce "Ninna-nanna a Gesù bambino" , ed un
componimento sulla Resurrezione di Cristo
115
), avrebbero consentito di ritrovare numero-
sissimi altri riscontri, "disseminati" tra le numerose pagine dei vari tomi del Mattei, che nep-
žž Ÿ
Il testo a cui mi attengo non è quello riportato nell'
Officium del Patrono S.Andrea, ma quello offerto da don
Tito Voci (op. cit., pgg. 233-34), il quale - a mio parere, è il più corretto e completo. Tale inno fu composto molto
probabilmente in due tempi, come mostra la diversa struttura metrica dell'
inno, costituito nella I° parte da 3
strofe di 8 settenari ciascuna, in cui i versi dispari sono sdruccioli e non rimati, il verso II rima col IV e il VI con
l'VIII (che sono entrambi tronchi); e nella II° parte da 5 strofe di 6 settenari ciascuna , in cui tutti i versi sono
žž piani e il II rima col IV, il V col VI.
Mattei, S.: Opere - Porcelli - t. VIII, pgg. 61-62. Di tale "canzonetta" propongo solo la I° strofa che qui
c'
interessa: "Dormi, non piangere,\ Gesù diletto;\ Dormi non piangere,\ Mio Redentor.\\ Quegli occhi amabili,\
Bel pargoletto,\ Affretta a chiudere\ Nel fosco orror.\\ Dormi, non piangere,\ Mio Redentor."
Si tratta di un'
agile e fresca "Canzonetta religiosa", composta da 5 coppie di strofette tetrastiche, formate
tutte da quinari sdruccioli in sede dispari e da quinari piani alternati a quinari tronchi in sede pari; coppie in cui
rimano fra loro i versi 1 e 3, 2 e 6, 4 e 8, e che sono chiuse tutte dal ritornello distico "Dormi, non piangere,\ Mio
Redentor", variato nella strofa finale in "Almen non piangere, \ Mio Redentor".
Essa fu pubblicata a margine di una Lettera del 1779, che fu inviata al Mattei dall'
abate P.Metastasio (il
quale si complimentava di questa "pia elegante... felicissima canzonetta per la nascita del Redentore" perchè
"nella sua picciola mole essa scuopre la ricca miniera che l'
ha prodotta"), e ch'
era cantata un tempo a S.Andrea
ž ž ¡ - come lo è tuttora a Montepaone - durante il periodo natalizio.
Mattei, S.: Opere - Simon. - T V,2 - pg. 366-69 - Si tratta di un componimento, costituito da 14 ottave, che
comincia col verso "Già per le vie del ciel splendea più bello"
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pure il Gavazzeni registra e che tuttavia interessano tutta la produzione lirica manzoniana
del decennio 1812-1822.
Non mi nascondo che alcuni lessemi possono essere frutto di un modo di sentire e di
parlare ancora comune, collettivo nella seconda metà del Settecento come nei primi decenni
dell'
Ottocento; ma tanti altri sono chiaramente - agli occhi del Manzoni - quasi dei preziosi
"reperti", i quali, da lui rinvenuti durante la lettura del Mattei, sono stati poi liberamente
utilizzati nel tempo e - abilmente "incastonati" - hanno avuto, nella sua più matura e felice
creazione poetica, la loro diversa rilevanza, come tanti tasselli di successivi "mosaici".
Una tale indagine ho voluto tentare io, e dai risultati a cui sono pervenuto, emerge che il
poeta milanese, dopo la "conversione", si è "immerso", direi quasi, nella lettura dell'
Opera di
Mattei e n'
è uscito - per così dire - "satollo" di un cumulo di elementi quanto mai vari, dalla cui
"gestazione" lenta e faticosa "partorirà" l'"ammirevole lirica successiva".
Ecco i miei risultati.
Mattei
Manzoni:
Risurrezione (1812)
- racchiuse ancor nel freddo avello (Già per le vie..., v. 5)
- De l'avello solitario (v. 11);
- quasi inaridite\ languon le membra...\ qual
langue erbetta (S. XXXI - Simon.- T II - p. 225);
inariditi\ restaro i fichi (S. CIV - Simon. - T IV - p. 159);
- una foglia inaridita (v. 19); dell'
erba inaridita
(Adelchi - Atto IV - Coro di Erm., v. 62);
- ad ascoltare intenti (S. CII e CXVIII - Simon.- T IV p. 141 e 257)
- come il padre ai figli intenti (v. 44); l'intento Isaia
(Passione, v. 13); vedi i figli che imparano intenti
(Carm. - Atto II - Coro, v. 50);
- Daniel, che gli anni numerati avèa (Già per le vie., v. 91)
- Lesse i giorni numerati\ e degli anni ancor non
nati\ Daniel si ricordò (vv. 54-56);
- E la div'
Alma unissi all'
uman velo (Già per le vie..., v.111)
- A vestirsi il nostro velo (v. 81);
- L'
ebbra nimica di frugal virtude\ la Gola infame
colle fauci ingorde (Già per le vie..., vv.69-70)
- Sia frugal del ricco il pasto (v. 92);
- con fasto e con superbia (S. XXX - Simon.-T II - pg. 221);
tutto il fasto e la gloria (S. IX - Simon. - T II - p. 80)
- e il tesor negato al fasto\ di superbe imbandigioni
(vv. 94-5);
- il peccator rubbello (S. XXXVI - Simon.- T II - p. 256);
al vero Dio rubelle; (Salve, o Croce...;v.20)
- di chi rubello (v. 108);
Il nome di Maria (1812-13)
- Tutti perciò felice\ mi chiameranno al Mondo (Cantico
beata Vergine - Luca I - Porc. - T VIII - p. 330) + Testo
latino: "ex hoc beatam me dicent omnes generationes"
- Tutte le genti\ mi chiameran beata (vv. 7-8);
- nè le querele invano\ si spargon dagli afflitti (S. LXVIII Porc. - T V - p. 217);
orecchio
già del Signor colle querele assorda\ L'
(S. CV - Simon. - T IV - p. 165)
- Tu che i preghi ascolti e le querele (v. 53);
Voti impotenti e misere querele (Carm. - Atto V,
v. 239);
Natale (1813)
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- Come talor precipita\ Svelto dal monte un grave sasso
al fondo (I Cant. di Mosè - Il passaggio del Mar Rosso Exodus, XV - Porc. - T. VIII - p. 276); l'erta e scoscesa\
alpestre via (S. LVII, p. 184);
passi i quali meritano di essere ricordati
accanto a Monti
(trad. Iliade, XIII, 175-82):"veloce\ Rovinoso macigno
che torrente\ ... da petrosa\ Rupe divelse...; ei vola\
Precipite....\ Finchè, giunto alla valle, ivi si queta \
Immobile";
e accanto a Virgilio (Aen.,XII, 684-90):
"...veluti montis saxum de vertice praeceps".
- Qual masso che dal vertice\ di lunga erta montana\...
per lo scosceso calle,\ precipitando a valle\
batte sul fondo e sta (vv. 1-7);
- qui sdraiato io mi sto languido al suolo\ nè sorgerò
se tu non mi sollevi (S. CXVIII, p. 245);
mai\ per volger di anni o variar di secoli (S. XVIII Simon. - T II -pg. 152-53); la terrestre mole (S. CXIV,
p. 213); immobile qual sasso (I Cant. di Mosè Il passaggio del Mar Rosso - Exodus, XV - Porc. T. VIII - p. 280); resiste qual sasso immobile (S. XX Simon. - T II - p. 163); immobile siede (S. LXXXVI Simon. - T IV - p. 47); giacque lo spirto anelo (Salve,
o Croce...; v. 26);
- là dove cadde immobile\ giace in sua lenta mole;\
nè, per mutar di secoli,\ fia che riveda il sole\
della sua cima antica,\ se una virtude amica
in alto nol trarrà (vv. 8-14)
- ritornàro ai falli antichi (LXXVI, p. 276)
- figliol del fallo primo (v. 16)
- Dono ineffabile (Inno "Quem terra, pontus..." Porc. - T. VIII - p. 347); ineffabil nome (S. LXXXVII Simon. - T IV - p. 53)
- un'
ineffabil\ ira (vv.17-8); ineffabile strazio
(Adelchi - Atto V, v. 30);
- non si piega ancora\ la superba cervice (S. LXVII - Porc. T V - p. 291)
- donde il superbo collo\ più non potea levar
(vv. 20-21);
- asilo inaccessibile ( S. XC - Simon. - T IV - p. 77) ;
inaccessibil rocca (S. XXVI -Simon. - T II - p. 199)
- al Santo inaccessibile (v. 24);
- stretti da un nuovo patto (Salve, o Croce...; v. 4)
patto già fei stabile, e fermo patto (S: LXXXVIII, p. 59)
- far novo patto eterno? (v. 26) + stretti intorno ai
tuoi santi colori - (Marzo 1821, v. 86);
irta Croce (Salve, o Croce...; v.25
- Ecco, sull'
- Bel Pargoletto (Ninna a Gesù Bambino, v. 6)
- Ecco, ci è nato un Pargolo (v. 29);
...un pargoletto è nato (Aprile 1814, v. 52);
- al balenar del ciglio torbido (S. XVII - Simon.-T II-pg. 140)
- al mover del suo ciglio (v. 32);
- Celeste messagger, che a me dall'
alto\ Scende
e la man mi porge (S. XVII - Simon. -T II- pg. 142)
- dal ciel la mano ad aitarlo stende (S. CXLV, p. 453)
- all'
uom la mano Ei porge (v. 33);
- nella magion gaudente (Salve o Croce... - v. 31);
magion del pianto (S. XLVIII - Porc. - T V - p. 66);
...nell'
ameno\ e fertile terreno\
Gli ho posti, dove da'sassi alpestri e vivi
sgorgan di mele... i rivi (S. LXXX - Porc. - T V - p. 313);
- ... rugiada amica\ stilla dalle tue piante (S. LXIV Porc.- T. V - pg. 171)
- Dalle magioni eteree\ sgorga una fonte e scende:
...stillano mele i tronchi (v. 36- 40);
la magion felice (Il nome di Maria, v. 3);
alma luce
- vivida speme (S. III - Simon. II - p. 35) ; dell'
sfavillante e vivida (S. CIII - Simon. - T IV - p. 143)
- vivida si distende (v. 39); vivide aure (Adelchi:
Coro Erm., v. 34);
- Tu fin dall'
eterno\ incomprensibil giro, e pria del tempo
Tu sei, mio Dio (S. XCII - Simon. - T IV - p. 99);
- Tu sei: del vasto empiro\ non ti comprende il
giro (vv. 47-48)
- Che non sdegnasti prendere\ del corpo la figura
+ Testo lat.: Nosti quod olim Corporis\... nascendo
formam sumpseris (Inno "Memento, reum conditor" -
- E tu degnasti assumere\ questa creata argilla?
(vv. 50-1);
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Porc. - T. VIII - p. 348-9)
- tane ascose (S. XXVIII - Simon. T II - p. 207);
fra le tenebre\ non lascerà la tua innocenza
ascosa (S. XXVI - Simon. T II - p. 254);
- se in suo consiglio ascoso (v. 54); che nella polve
ascoso (v. 111)
- peccammo è ver; ma vince i nostri falli la tua pietà
(LXIV, 168)
- se...vince il perdon, pietoso immensamente Egli è
(vv. 54-56)
- avea vaticinato (Salve, o Croce...; v.44 )
- ad Efrata, vaticinato ostello (v. 58);
- umìl (diastolico):
umìle e casta (Inno "Ave maris stella" - Porc. - T VIII p. 351); E'un cor che umìl si pente (S. L - T. III Porc. - p. 94)
- nell'umìl presepio(v. 66); - in quell'
umìl riposo (v.
110); Ostia umìle (Strofe per una prima Comunione, v. 25);
- Sì sì, già veggo avanti a Dio prostrarsi...(S. XXI, Simon. T II - p. 175)
- innanzi a Dio prostrata (v. 69)
- del cupo albergo (Già per le vie..., v. 18)
-L'albergo poveretto (v. 93);
- Dormi, non piangere,\ Gesù diletto;\
Dormi non piangere,\ Mio Redentor
(Ninna a Gesù Bambino, vv. 1-4)
-Dormi, o Fanciul, non piangere;\
Dormi, o fanciul celeste (vv. 99-100);
- Allo stridor de'cardini sonanti (Già per le vie..., v. 24)
- Sovra il tuo capo stridere (101)
- e il dì verrà che i popoli (Salve, o Croce...; v.23)
-i popoli\ chi nato sia non sanno;\ ma il dì verrà
che... (vv. 106-08);
avranno poi (S. XXIV - Simon. - quasi in retaggio i figli\ l'
T II - p 192); il mio retaggio è la tua legge (S. CXVIII Simon. - T. IV - p. 259)
- retaggio tuo saranno (v. 109); il funesto retaggio
(Passione, v. 36); retaggio di Dio (Adelchi, Atto I,
v. 319);
- come polve (S. I - Simon. T II - p. 17); in misera polve
(S. II - Simon. T II - p. 26); di polve lordi (S. XLIII - Porc.T V - p. 23); fra le tenebre\ non lascerà la tua innocenza
ombre
ascosa (S. XXVI - Simon. T II - p. 254); fra l'
ascosa (S. XC - Simon. - T IV - p. 76)
- che nella polve ascoso (v.111); da questa polve
al trono (Pentecoste, v. 23)
Passione (1814-15)
- Iddio già viene (S. XCV - Simon. - T IV - p. 113)
- fra poco verrò (v. 80);
Pentecoste (1817-22)
- O sacre porte, o porte incorruttibili (S. XXII - Simon.-T II pg. 187);
- del sangue incorruttibile (v. 3)
- e spieghi i rami (S. LVII, p. 132); la bandiera spiegavi
(S. LIX, p. 144)
- che le tue tende spieghi (v. 7)
- dall'uno all'altro polo (S. LXXII, p. 244)
- dall'uno all'altro mar (v. 8);
Agnel venduto (Per la Resurrezione)
- il prezzo dell'
- il prezzo del perdono (v. 22)
- come polve (S. I - Simon. T II - p. 17); in misera polve
(S. II - Simon. T II - p. 26); di polve lordi (S. XLIII - Porc.
T V - p. 23);
- da questa polve al trono (v. 23);
- Grazie dal Ciel continue piovon\ sulla tua testa (S. XXXVI Simon. - T II - p. 259)
- Come la luce rapida\ piove di cosa in cosa
(vv. 41-42);
- idolo rio, malefico, (Salve, o Croce...; v.19); dei ridicoli
Numi\ indegni adoratori (S. ?)
- adorator degli idoli (v. 49);
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- serbati ad Israele (Test. di Mosè:Cant. II-Porc.-T VIIIp.299)
- Cresce serbato al Santo (v. 62); alla trista
prigionia serbati (Carm.- Atto III, v. 145);
- con doni ei sempre il povero solleva (S. XXXVI - Simon. T. II - p. 259); - Tal nel Signore\ trova pietà, ...\ chi
i miseri solleva (S. CXI - Simon.- T IV, pg. 204)
- i miseri\ seco il Signor solleva? (vv. 69-70);
antiche aggiungerò (S. LIX - conquiste\ nove sempre all'
Porc. - T V - p. 144 e S. CVII- Simon. - T IV - p. 183)
- nove conquiste (v. 75);
- Alme belle, ah! sì godete\ Nè alcun sia che turbi audace\
quella gioia e quella pace, di cui solo è Dio l'
autor
(S. XCVII,116); nè perturbisi\ la cara pace del mio cor
(CI, 128);- fallaci\ vane lusinghe (S. XXI - Simon. T II- pg. 170); labbro infido (S. XXX - Simon. -T IIpg. 221)
- nova...pace, ai terrori immobile e alle lusinghe
infide, che il mondo irride, ma che rapir non può
(vv. 76-80);
- e dalla selva inospita li trasse alla città (S. CV - Simon.T IV- pg. 174); gl'
inospiti deserti S. CVI - Simon.- T IV,
pg. 179); v. anche Metastasio: inospite foreste (Att. Regolo)
- Soli per selve inospite (v. 83); sull'inospite
piagge (I Santi, v. 10);
- Està cocente... e verno algente (Cant. dei 3 fanciulli Dan. III - Porcelli - T. VIII, p. 320);
v. anche Metastasio: i giorni algenti (Semiramide)
- Dall'
Ande algenti al Libano (v. 85);
- Così ognor propizio\ il nostro Dio si mostri (S. CXIV Simon.- T IV - p. 213); del fedelissimo Giacobbe
ai posteri\ Ei fu propizio (S. XCVII - Simon. - T IV p. 117); Signor, propizio\ Sempre a lor fosti (S. XCVIII Simon. - T IV - p. 120); Ditelo a tutti, a chi l'
ignora,
è questo\ Il regno del Signore (S. XCV - Simon. - T IV p. 112)
- discendi...\ Ai tuoi cultor propizio,\ Propizio
a chi t'ignora (vv.90-92);
angoscioso affanno\ trovi pietà
- e fa che il vinto all'
nel vincitor tiranno (S. CV - Simon.- T IV, pg. 170);
del vinto tremava il vincitor (S. CIV - Simon. T IV - p. 160);
- e del vinto il vincitore\ fia che temi e che pavente
(S. CXLVIII-IX-CL, p.462)
- i più potenti...\ ... inchinarsi ad implorar mercede
(S. XLIV - Porc. - T V - p. 38);
- mercede a tanto amor (trad. di "Popule meus" Porc. V, p. 286)
- e sia divina ai vinti\ mercede il vincitor (vv. 95-6);
- per lui solo il cor ci giubili (S. XXXII - Simon. - T II - p234)
- volga i lamenti in giubili (v. 123);
- Dono ineffabile (Inno "Quem terra, pontus..." Porc. - T. VIII - p. 347)
- Nell'
ineffabil riso (v. 130); ineffabil gaudio
(Strofe per una prima Comunione, v. 44);
- quel dolor che vi strugge\ Temprate intanto (S. LXVIII p. 217)
- Tempra dei baldi giovani\ il confidente ingegno
(vv. 137-38);
- Dio giusto ed infallibile (S. XCIV - Simon. - T IV - p. 109);
stabili\ tue promesse son sempre ed infallibili (S. CX Simon. - T IV - p. 201)
- ad infallibil segno (v. 140);
- lor voglie infami (S. LXXX, p. 312)
- di liete voglie sante (v. 142);
- il passo errante (Cant. di Zaccaria - Luca I - Porc. T. VIII - p.325)
- il guardo errante (v. 143);
- un pellegrin... vario di lingua,\ vario di leggi, e di costumi
e riti (S. XCIII - Simon.- T IV - p. 101)
- (una gente...) una d'
arme, di lingua, d'altare,\
di memorie, di sangue e di cor (vv. 31-32);
- la terra timida\ allo spettacolo par che vacilla (S. LXXVI,
- una terra che madre non v'
è... non sentite che
Marzo 1821 (1821)
¤F¤
p. 267) - lasciar che in suolo infido e vacillante \ innalzino
edifici? (S. LXXII, p. 241);
infida vacilla? (v. 44-47);
- oppresso geme il tuo popol caro (S. XCIII, p. 101);
l'
ingiusta mano\ del potente oppressor; ... del cliente
oppresso...la morte (S. LXXX, p. 316)
- Se la terra ove oppressi gemeste preme i corpi
dei vostri oppressori (v. 56-57);
- A'miei pianti, a'lamenti ognuno è sordo.\
Ah! mio Dio, ti chiamo invano. (Cant. di Ezechìa - Porc.T VIII - p.311)
- Chi v'
ha detto che ai nostri lamenti\ sarìa sordo
quel Dio che vi udì? (vv. 63-4);
- i popoli... il giogo indegni scotèan del nuovo a lor
aspro servaggio (S. LXVII - Porc.- T. V - pg. 189)
- dovunque il dolente\ grido uscì del tuo lungo
servaggio (v. 73-4);
5 Maggio (1821)
- Ei fu, che ci salvò (S. LXV, p. 76);
sparì... e non puoi dir "qui fu" (S. XXXVI, p. 256).
- Il grave imperio\ dei rei, dei perfidi\
chi mai, chi abbattere\ potè così?\
Ei fu:…(S. CXXIV, p. 405)
- Ei fu. Siccome immobile, (v.1)
- restò la terra\ tacita, stupidita e solo intenta ad
ammirare il tuo poter (LXV, p. 257-58);
- come restaro attoniti e confusi ( LXXV, p. 256);
- fra le genti allora attonite (S. CXXV, p. 406)
© d'
allegre voci intorno\ Eran quelle giulive
aure percosse (Ottave per la Resurrezione)
- Così percossa, attonita\ la terra al nunzio sta
(vv. 5-6)
- con voce assidua (Salve, o Croce...; v. 5)
- quando, con vece assidua (v. 15);
- il gran Saulle, il forte\ nostro scudo e sostegno\...
prosteso e morto\ giace fra le tue arene (Cantico
di Gionata e Saulle - - p. 10)
- cadde, risorse e giacque (v. 16);
- un eccelso càntico\ innalzano (Salve, o Croce...; v. 7);
se vuoi ch'
io mora,\ forse potranno cantar tue glorie\
le fredde ceneri dall'urna ancora? (S. VI, p. 58);
- scioglie all’urna un cantico \ che forse non morrà
(v. 23-4);
- dall'uno all'altro polo (S. LXXII, p. 244)
- dall'uno all'altro mar (v. 30); v. Pentecoste, v. 8
- I posteri udiranno la fedeltà di tua promessa (S. LXXXVIII,
p. 59);
- Ai posteri\ l'
ardua sentenza (vv. 37-8)
- dai tuoi labbri attende la sentenza final (S. VII, p. 65)
- sommessi a lui si volsero\ come aspettando il fato
(vv. 51-2)
- Ecco il Signore\ scende e s'asside in mezzo\
al gran Senato (S. LXXXI - Simon. - T IV - p. 23);
Egli è l'arbitro sovrano (S. XXXII, p. 233); l'arbitro
è sol di noi (XCIV, 107);
- Ei fe'silenzio, ed arbitro\ s'assise in mezzo a lor
(vv. 53-54);
- Io fui che ti guidai sicuro all'
altre sponde (Trad. di
"Popule meus" - Porc. V, p. 286)
- i dì nell'
ozio\ chiuse in sì breve sponda (v. 56)
- inestinguibil fama (S. XVI - Simon. -T II- pg. 130)
- d'inestinguibil odio (v. 59);
ingoia
- e la terribile onda\ Ecco già cresce, ecco m'
e affonda (S. LXVIII - Porc.- T. V - pg. 208);
Quasi d'
onde una piena, i miei peccati\
m'
opprimon già, sovrastano\ la testa,
e al grave peso io più resistere
non posso omai (S. XXXVII - Simon. - T II - p. 264)
- Come sul capo al naufrago\ l'onda s'
avvolve
e pesa (vv.- 61-62);
- benche non scerna\ occhio mortale in quella…
(S. CXXXVIII, p. 435)
- scorrea la vista a scernere\ prode remote invan
(vv. 65-66)
¤¦¨
- le stanche membra (S. LXXXIX, p. 72)
- cadde la stanca man (v.72)
-Chi sa, chi sa se mai\ di me ti sovverrai? (S.XII Simon. - T I, p. 107), che si richiama al metastasiano
"e tu chi sa se mai\ ti sovverrai di me?" (La partenza)
- e dei dì che furono\ l'
assalse il sovvenir
(vv. 77-78)
- giacque lo spirto anelo (Salve, o Croce...; v. 26);
disperò della celeste aìta (S. CV - Simon. - T IV p. 164)
- cadde lo spirto anelo e disperò, (v. 86) + cadde,
risorse e giacque (v. 16) + giace in sua lenta mole
(Natale, v. 9); + Tal si giaceva il misero (Natale, v.15);
aìta (S. LX - Porc.- T V - p.148); - valida\ venne una man dal cielo (v.87-88);
- venne prontissima dal ciel l'
- stese la man dal cielo (S. CXIV - Simon. - T IV - p. 212);
- Mostra che sei, che valido\ è il tuo gran braccio (S. LXXVIII Porc. - T. V - pg. 299)
- dal ciel la mano ad aitarlo stende (S. CXLV, p. 453)
- Ove rapito io son? In largo campo\ trasportato mi veggo
(S. XVII - Simon. -T II- pg. 142); per mano in su m'
alzasti
(S. CI, p. 131);
- e in più spirabil aere\ pietoso il trasportò
(vv. 89-90);
- la Fe’, bella immortal (Salve, o Croce...; v. 16)
- a canto\ la tua fede immortal (S. XXV - Simon. - T. II,
p. 196); l'immortal sua santa fede (S. XXV-Simon.-T. II p.205);
- Bella immortal! Benefica Fede (vv. 97-98);
- le fredde ceneri (S. VI, p. 58);
- dalle stanche ceneri (v. 103);
- Tu atterri tutto (S. CXXXV, p. 425) - Gli empi atterra
(S. CXLV, p. 454) - Tu abbatti e tu sollevi. Or avran fine\
le amarezze, gli affanni (Cant. di Ezechìa Porc.-T VIII-p.312);
- e dolce gli consola in ogni affanno (S. XXXVI - Simon. T II - p. 262)
- l’umil, l’oppresso, il mansueto innalza\ ed il superbo
dal tron discaccia e sbalza (S. CXLVI, p. 455)
- Il Dio che atterra e suscita\ che affanna
e che consola. (vv. 105-06);
- S'
ei giace in letto e opprìmelo
morbo ostinato e perfido,
scende il Signor amabile,
e sulla sponda assìdesi... (S. XL - Simon. - T II , pg. 284)
- (Il Dio...) sulla deserta coltrice\
accanto a lui posò (vv. 107-08);
Carmagnola (1816-20)
- non antivede ancora\ qual sarà la sua fine (Il Testam.
di Mosè: Cantico II - Porc. - T VIII - p. 298)
- ... E questo evento\ Più che tutt'
altro antiveder ci è
forza. (Atto II, vv. 138-39); questo\ Finger, tacere,
antiveder... (Atto IV, vv. 397-98); Tempo era allor
d'
antiveggenza (Atto V, v. 132);
- ...in qual estremo\ Giorno infausto Iddio l'aspetta!\
Giorno d'
ira e di vendetta, (S. I -Simon.-T II, p.17);
L'
empio abbatte, e dei suoi servi vendicar ei sa
l'
offese (Test. di Mosè: Cant. II-Porc.-T VIII -p.302);
io forse non son che tutto veggo,\
che segno e noto...? (Testam. di Mosè: Cantico II Porc.- T VIII - p 299)
- Ben talor nel superbo viaggio\ non l'
abbatte
l'
eterna vendetta;\ ma lo segna; ma veglia
ed aspetta; ma lo coglie all'
estremo sospir
(Atto II: La battaglia di Ma clodio - vv.117-20)
- albero del riscatto (Salve, o Croce...; v. 2)
- tutti figli d’un solo Riscatto (Atto II: La battaglia di
Maclodio, v.122);
- ma guai a quel barbaro che il giusto afflisse (S. XXXII Simon. - T II - p. 239)
- Maledetto colui...che contrista uno spirto
immortal (Atto II: La battaglia di Maclodio, v.128);
- sempre i giorni agli empi\ trova che lieti scorrono (?)
- Confidi in esso e vivi\ a dì tranquilli se non lieti
(Atto V, vv. 84-5)
ªF«
Adelchi (1820-22)
- come polve (S. I - Simon. T II - p. 17); in misera polve
(S. II - Simon. T II - p. 26); di polve lordi (S. XLIII - Porc.
T V - p. 23)
- Io sotto l'ombra\ delle tue ali a ricovrarmi or vegno (S. LVI - Porc. - T V - p. 126); all'ombra\ del tuo favor,
della tua grazia (S. XXX - Simon.- T II - p. 222); di tue
ali\ sotto all'ombra si cuopre (S. LXXXII - Simon. - T IV p. 28); coverti già di tua giustizia all'ombra (S. LXXXVIII Simon.- T IV- p. 63) - Testo latino del S. XVI: Sub umbra
alarum tuarum pròtege me; e Testo del S. LVI: In umbra
alarum tuarum sperabo.
- si sollevi dalla sua polve (Atto I - v. 34); umiliati
nella polve (Atto II, v. 371); tutti siam polve (Atto
IV, v. 83);
- i figli all'ombra del nostro soglio ricovrò (Atto I,
v. 85);
- non più querele\ se Dio ti affligge (S. LXI - Porc. - T V p. 151 e 152); nè le querele invano\ si spargon dagli
afflitti (S. LXVIII - Porc. - T V - p. 217); già del Signor
colle querele assorda\ L'
orecchio (S. CV - Simon.-T IVp. 165)
- Il santuario di querele assorda (Atto I, v. 104);
Tu che i preghi ascolti e le querele (Nome di Maria, v. 53);
Voti impotenti e misere querele (Carm. - Atto V,
v. 239);
- Ma per quai vie non conosciute al regno\ promesso
alta provvidenza\
ei gli guidò! chi allor potea\ dell'
gli arcani penetrar! (CIV, 156); Io fui che ti guidai
sicuro all'
altra sponda (trad. di "Popule meus" - Porc.
V, p. 286)
- Dio gli accecò. Dio mi guidò. Dal campo
inosservato uscii (Atto II, 167-68)
- in Dio fidandoti (S. LXI - Porc.- T. V - pgg. 151 e 152)
- in Dio fidando, lo varcai (Atto II, v. 195);
- erge\ gran padiglione (S. XVII - Simon. -T II- pg. 140)
- ripidi, acuti padiglioni (Atto II, v. 217); i sospirati
padiglion di Giacobbe (Atto II, v. 255);
- …Quella che là si vede\ del bel Sion sulla pendice aprìca\
ergersi al ciel mole superba e bella,\ - ite, del nostro Dio
la Reggia è quella (S. CXXXIV, p. 423)
- ed el s’ergea col petto e con la fronte (Dante, Inf. X)
- Cadeva\ il terzo sol quando un gran monte io
scersi,\ che sovra gli altri ergea la fronte, … (Atto
II, vv. 219-221);
- Su questa, o re, che a noi\ sembra di qui lunga
ed acuta cima\ fendere il ciel (Atto II, vv. 245-47)
- e la bionda messe\ ondeggiar nei suoi campi (S. IV Simon. T II - p. 42)
- in mezzo ai campi\ ondeggianti di spighe (Atto II,
vv. 347-48);
- sento un giulivo\ indistinto rumor (S.XLVII- Porc.-T Vp. 53); cantiam giulivi (S. IX - Simon. -T II- pg. 81)
- un rumor di viventi, un indistinto\ Suon... (Atto II;
vv. 241-42); cantando giulive canzoni di guerra
(Atto III: Coro "Dagli atri muscosi", v. 44);
- al suol\ deh! prostrati, ci mira (S. XLIII, p. 23)
- al suol prostrato,\ Dio ringraziai (Atto II,
v. 255-56)
- come s'ange una donna (S. VII - T II- pg. 67); Ogni
martìr che m'ange (S. LXVIII - Porc. - T V - p. 210)
- il mio cor m'ange, Anfrido (Atto III - v. 84);
- soffri fra tanto e tollera (S. XXXVI, p. 261)
- Soffri e sii grande: il tuo destino è questo;\ fin or:
soffri ma spera. (Atto III, vv. 99-100)
- come agnelle al macello (S. XLVII - Porc. - T V - p. 65)
- venduti al macello (Atto III, v. 172);
- a torme (S. XLVIII - Porc. - T V - p. 65); a torme a torme
van volando (S. LXXVII - Porc. - T V - p. 278); le locuste
a torme (S. CIV - Simon. - T IV- p. 159)
- in fuga a torme (Atto III, v. 245); A torme di terra
passarono in terra (Atto III: Coro "Dagli atri
muscosi", v. 43); escon del campo a torme
(Carm. - Atto III, v. 53);
- Si disperga così, che più nel mondo\ Questo un popol
non sia (LXXXII, p. 28); al gran rumor si desta ancor
l'
Assiro (LXXXII, 29)
- un volgo disperso repente si desta,\ ... percosso
da novo crescente rumor (Atto III, 4 e 6)
ª­¬
- fra speme e fra timore (S. CXIV, p. 212)
- fra speme e desìre (Atto III - Coro, v. 15)
- Tu colla speme di miglior destino (Già per le vie..., v. 61)
- Coll'agile speme precorre l'
evento (Atto III:Coro,
v. 29);
- cantiam giulivi (S. IX - Simon. -T II- pg. 81)
- cantando giulive canzoni di guerra (Atto III, Coro,
v. 44);
- par ch'
io divida\ già le prede all'
esercito (S. LIX, v. 144)
- dividono i servi, dividon gli armenti (Atto III: Coro,
v. 64);
- Pur cogli estinti\ non son nel cieco mondo (S. XXIX Simon. T II - p. 215); o cadran solo estinti (S. XXXVI Simon. - T II - p. 253)
- Gli estinti, Ansberga,\ talor dei vivi son più forti
assai (Atto IV, vv. 111-12); Il suol d'
estinti
ricoverto (Carm.- Atto III, v. 80);
amor (S. XXXV - Simon. - T II - p. 249)
- ebbri d'
- dirti l'
ebbrezza del mio cor segreto (Atto IV,
v. 153);
- dei miei martìri... la furibonda piena (S. XXX - Simon. T II- p. 222); E tal di lacrime la piena abbonda,\...
Che tutto sembrami che il letto inonda (S. VI - Simon. T II - p. 59); - di gioia m'
inonda il cor (S. LXII - Porc.T. V - pg. 156)
- una pienezza di martìr, che il cor m'inonda
(Atto IV - vv. 188-89);
- finchè mi regge\ la lena in petto (S. LXII - Porc.- T. V pg. 156)
- E'ver: tutta la lena è spenta (Atto IV, v. 205);
- con finta voce e tremula (S. XXXII - Simon. - T II - p. 229)
- col tremolo sguardo (Atto IV - Coro di Erm.,
vv. 5-6);
alma mia (S. XXXIV - T II,
- Ah! sgombra\ sgombra dall'
p. 244)a te sgombrarmi\ convien la mente
(S. CXVIII - Simon.- T IV - p. 257)
- Sgombra, o gentil, dall'
ansia mente (Atto IV Coro di Erm., v. 13 e 85);
- qui respiriam più liete\ Aure felici (S. LXV - Porc. - T V p. 177); aure vitali\ se qui respiri (S.CII - Simon. - T IV p. 138); vivida speme (S. III - Simon. II - p. 35)
- ebbra spirò le vivide\ Aure ... (Atto IV - Coro di
Erm., vv. 34-35) - (v. Natale, v. 39);
- valoroso atleta\ che non sai dir se corre ansante o vola
(S. XVIII - Simon. -T II- pg. 152-53); - veltri anelanti
(S. LXVII - Porc.- T. V - pg. 191); i rapidi destrieri (?)
- e il rapido\ redir dei veltri ansanti (Atto IV - Coro
di Ermeng., v. 45-6);
immonda piaga (S. L - Porc. - T V - p. 91);
- Tergi l'
tergesti, o Dio, le lacrime (S. CIV - Simon.- T IV - p. 215)
- tergere\ il nobile sudor (Atto IV - Coro di Erm.,
vv. 59-60); e tergerle non posso (Carm. - Atto V,
v. 307);
- Come a un arido campo, a cui la prima\
erba recisa a germogliar s'
affretta,\
grata è la pioggia, o la rugiada amica... (S. LXXI - Porc.T. V - pg. 230); quasi inaridite\ languon le membra...\ qual
langue erbetta (S. XXXI - Simon.- T II - p. 225); sia ruggiada che ravviva\ ogni fiore ed ogni pianta (Testam. di
Mosè: Cantico II - Porc. - T VIII - p. 289);
- Come rugiada al cespite\ dell'
erba inaridita...
fresca negli arsi calami\ fa rifluir la vita ...; tale
al pensier ...\ il refrigerio d'
una parola amica
(Atto IV: Coro di Ermeng., v. 61-64);
- che al gaudio eterno invita (Salve, o Croce...; v.48);
una placida calma (Cant. di Ezechìa - Porc.-T VIII-p.311);
un placido dolce sonno (S. XVI - Simon.- T II - p. 124)
- ai placidi\ gaudii d’un altro amor (Atto IV, Coro di
Ermengarda, v. 71-72);
- ai raggi dell'
infocato sol (S. CIV - Simon.- T IV - p. 160)
- Ma come il sol che reduce\ l'
erta infocata
accende (Atto IV : Coro di Ermeng., v. 73-74);
- l'
ingiusta mano dei potenti oppressor (S. LXXX, 316)
la misera progenie infelicissima (S. XCVIII, p. 119);
dei giusti\ la progenie (S. CI, p. 204)
- Te dalla rea progenie\ degli oppressor discesa
vv. 97-98);
- di me provida cura\ Signor tu prendi (S. XXXIX - Simon.-
- la provida\ sventura (Atto IV: Coro di Ermeng.,
ª¦®
T II - p. 276); lascia al Signor la provida\ cura della tua
vita (S. XXXVI - Simon. -T II - pg. 254)
Atto IV : Coro di Ermeng., vv.103-04);
- fallaci\ vane lusinghe (S. XXI - Simon. -T II- pg. 170);
oracoli fallaci (S. XXX - Simon. -T II- pg. 218); un cor
fallace (S. XLIV - Porc. -T V- pg. 113)
- avvenir fallace (Atto IV: Coro di Ermeng., v. 112);
- dalle squarciate nubi (S. LXVII - Porc.- T. V - pg. 194)
- …dalle squarciate nubi\ chi fa di gelide acque\
impetuosi rovinar torrenti? (S. CXXXIV, p. 421);
- ci lascia il sol cadente (S. XXIX - Simon. - T II - p. 215)
- Così\ dalle squarciate nuvole\ si svolge il sol
cadente (Atto IV: Coro di Ermeng., v. 114-116);
- quando è mai quel dì sereno (S. LXXXIII-Sim.-T IV, p.32;
S. LXXXVII, p. 54)
- augurio di più sereno dì (Atto IV: Coro di Erm.,
v. 120);
- Ognun che vive,\ morir dovrà (S. LXXXVIII, p. 69)
- Questo...\, ...cui tutto arride, cui tutto plaude e serve,\
questo è un uom che morrà (Atto V, v. 361-64)
Promessi Sposi (1821-42)
- Verrà quel giorno \ che ... (S. XI, p. 103); Verrà quel
giorno\ che un gelido v'
opprima \ Improvviso terror
(S. XIII - Simon. -T II - pg. 110);
- Verrà un giorno ... (cap. VI);
- Negli uomini\ è vano sperar: tu dacci aìta (S. LIX, p. 146);
Invan negli uomini ti fidi e speri (S. LXI, p. 152); Negli
uomini vano è sperar (S. CVIII, p. 184)
- Non c'è nulla da sperare dall'
uomo: tanto più
bisogna confidare in Dio (cap. VII );
- Un fior…sorge vago in su lo stelo.\ Ma un venticel che…
a spirar venga impetuoso,\ ei languido piega il collo e già
cade, e si calpesta (S. CII, p. 140)
-da crudelissima\ falce recisi in breve tempo, come\ l’erba
si miete; e cadran soli estinti,\ qual nasce appena e muore\
nei praticelli un fiore (S. XXXVI, p. 253) (ma v. anche Virg.,
En., IX, 435-37)
-Come il fiore già rigoglioso sullo stelo cade insieme
col fiorellino ancora in boccia, al passar della falce che
pareggia tutte l’erbe del prato (Pr. Sp., cap. XXXIV; ma
v. anche Catul. XI, 22-4)
- Dio non accoglie\ quei voti che dal cor lieto e sincero\
liberi a lui non vanno (S. XCIX, p. 125)
- E'un voto che ho fatto alla Madonna...
- Il Signore gradisce i sacrifici, le offerte, quando le
facciam del nostro. E'il cuore che vuole, è la
volontà; ma voi non potevate offrirgli la volontà di
un altro, al quale vi eravate già obbligata (cap.
XXXVI)
L'
analisi comparativa da me proposta - che peraltro non presume di avere carattere di
completezza - dice l'
importanza particolare che l'
Opera di Saverio Mattei riveste per una
comprensione più profonda e precisa della formazione culturale del Manzoni e dell'
elaborazione - formale almeno - della sua migliore produzione lirica.
Da tale analisi manca un'
accurata indagine di natura cronologico-biografica, capace di
dire quando e come Manzoni abbia conosciuto l'
Opera di Saverio Mattei, ma appare chiaro
che la "poesia biblico-religiosa" di Mattei è stata una ricca e preziosa "miniera" per il "neofita"
Manzoni, il quale di certo - del Calabrese -, oltre ad alcuni componimenti "religiosi", dovette
leggere attentamente la traduzione poetica in volgare di numerosi o di tutti i Salmi ed
accogliere, anche se in un contesto sentimentale e concettuale ben più diverso e vivificante,
un ampio lessico di base, che gli avrebbe presto fornito spunti, immagini, espressioni o sintagmi, combinati e utilizzati in modo nuovo e originale in tempi vari.
ª¦¯
6. Un problema della biografia manzoniana.
Certo, se il passo del carme manzoniano In morte di Carlo Imbonati, scritto nei primi
mesi del 1806, - ("Deh! vogli\ la via segnarmi, onde toccar la cima\ io possa, o far sì che, s'
io
orma propria ei giace") -, avesse come fonte sicura il
cadrò su l'erta,\ dicasi almen: su l'
passo del Mattei "L'
averti ognor presente alla memoria [...] oh! come giòvami\ a non cader
116
tra via, ma dritto correre\ pel sentier di tua legge" del Salmo C , si dovrebbe dire che Manzoni cominciò a leggere l'
Opera - o almeno la traduzione di qualche Salmo - del Mattei già
parecchio tempo prima della conversione, intorno ai vent'
anni.
Ma, siccome la presenza di un sol sintagma (e neppure poi del tutto identico) mi pare
insufficiente per poter arrivare ad un'
attribuzione e ad una datazione attendibili, appare più
probabile pensare che Manzoni abbia cercato e letto le Opere di Saverio Mattei solo dopo la
"conversione" del 1810.
Rimane sempre aperto il problema di sapere dove e quando "con precisione" avvenne
questo "incontro" simpatetico fra i due scrittori. Infatti, non ci è del tutto noto il periodo (e il
relativo oggetto) delle letture adolescenziali e giovanili del Manzoni: mi riferisco a quello da
lui trascorso nei collegi di Merate (1791-96) e di Lugano (96-98) presso i frati Somaschi; e a
quello vissuto nel collegio Longone (a Milano, fra il 1798 e il 1800) presso i Padri Barnabiti,
quando, privo del necessario calore affettivo familiare, per una forma - direi - istintiva di
compensazione psicologica, cominciò - com'
egli stesso ricorda - a "gustare i libri" e avidamente si aprì a svariate e fervide letture, di scrittori italiani latini e stranieri; come - ancor più al periodo che immediatamente seguì alla "conversione" religiosa.
Ma anche se tale problema, allo stato delle conoscenze attuali, è di difficile soluzione, si
può fare, tuttavia, qualche congettura e avanzare qualche ipotesi; e in questo può aiutarci
forse l'
analisi delle vicende politiche del Regno di Napoli nella II metà del sec. XVIII.
Nel 1768, l'
anno stesso in cui Mattei - dopo i suoi studi adoscenziali - tornava a Napoli ad
occupare la cattedra di Lingue orientali all'
Università, Ferdinando IV, uscito dalla minore età,
sposava Maria Carolina d'
Asburgo, la quale, essendo una donna autoritaria e amante del
potere, fece alcuni anni dopo licenziare il ministro Tanucci e sostituirlo prima con Domenico
inglese Acton (1789).
Caracciolo (1777) e poi, alla morte di costui, con l'
Questo fatto, oltre ad attenuare - nel Regno di Napoli - la felice spinta riformatrice dei
decenni precedenti, cambiò anche - in politica estera - l'
antico orientamento filospagnolo in
117
un legame sempre più stretto con l'
Impero austriaco
±± ²
±± ³
(retto fino al 1780 da Maria Teresa,
Mattei: I Libri poetici... - Simoniana; Napoli - 1771 - T. IV, p. 127
Enciclopedia Europea - Garzanti, Milano - 1977 - vol. IV, pg. 823 - s.v. Ferdinando I di Borbone (Re delle Due
Sicilie)
ª­°
madre di Maria Carolina, e poi dal fratello Giuseppe II) e, quindi, anche col Ducato di Milano,
- che n'
era un diretto possesso -, allargando e incrementando così i rapporti culturali (oltre
che economici) fra l'
Italia meridionale e settentrionale.
Ecco perchè Manzoni, - subito dopo la "conversione" del 1810, a casa propria o in quella
del nonno Cesare Beccaria, (al quale il Mattei - non dimentichiamolo - aveva da tempo
dedicato e indirizzato uno dei suoi Paradossi in versi sciolti
118
), in un periodo in cui il giova-
ne, trasportato dall'"entusiasmo del neofita,...godeva il significato e la bellezza delle celebra119
zioni liturgiche"
- dovette ricercare la vasta produzione lirica del Metastasio, cui si guarda120
va allora "come al più grande poeta europeo" , come quella dei numerosi "metastasiani" del
tempo e, soprattutto - per una sua personale esigenza interiore - l'
abbondante e diffusa
"poesia religiosa" del '
700.
In questa rientravano le diverse "traduzioni poetiche" di parti della Bibbia (di G.M.Rugilo,
F.Martinetti, F.Campana, G.Pagnini, P.D.Prini, A.Rubbi) raccolte nei 3 volumi di "Poesia
121
ebraica" ; le felici canzonette di S.Alfonso Maria dei Liguori; certi componimenti di Agostino
Paradisi (le cui odi "La parola di Dio" e "Per la concezione di Maria" sono - per l'
Ambrosoli "un preludio agl'
Inni sacri del Manzoni"122)"; e soprattutto "I libri poetici della Bibbia" e i
"componimenti religiosi" di Saverio Mattei, il quale, nella sua completa parafrasi in volgare,
costituì per Manzoni - secondo me - non già una fonte qualsiasi, ma la fonte letteraria
123
principale e rimase un "mediatore insostituibile"
nella sua più matura e felice produzione
lirica, anche perchè forse - agli occhi del poeta lombardo - Mattei non era già un ecclesia124
stico, ma era - come lui - un "nobile laico" , e perciò espressione, in un certo senso, di quel
"cristianesimo democratico", al quale aspirava ed al quale - sul piano sociale, non certo
teologico-dottrinario
125
- era spinto dalla coloritura "giansenistica" della sua "conversione".
7. Valore artistico della "traduzione" del Mattei.
Eppure è mancato finora uno studio complessivo e unitario della "poliedrica" personalità
del Mattei, ed il giudizio dato dagli studiosi sulla "traduzione poetica dei Salmi" è stato finora ¶¶ ·
¶¶ ¸
¶ ¹º
¶ ¹¶
¶ ¹¹
» ¼½
» ¼¾
» ¼¿
Natali, op. cit. - II, pg. 75 (Il metastasismo)
Accame Bobbio, op. cit. - pg. 150
Natali, op. cit. - II, pg. 74
Poesia ebraica - Editore Zatta, Venezia - 1793 - voll. 3 (raccolta nei 41 tomi del "Parnaso dei Poeti classici
d'
ogni nazione, trasportati in lingua italiana").
Natali, op. cit. - II, pgg. 77-78
Leri, Clara: art. cit. - pg. 43
Già in una lettera del 5-7-1773, mons. Giuseppe Ippoliti, vescovo di Cortona, complimentandosi col Mattei,
esplicitamente asseriva: "...Questa non è l'
opera nè di un frate nè di un prete; è di un nobile, di un giovine, di un
secolare, di un giureconsulto, che ha moglie e figli, che conosce tutti i diritti dell'
umanità e tutte le dolcezze della
vita sociale". (v. "Mattei.: Opere - T. V,2 - Simoniana - 1774, p. 293-94).
v. n. 152.
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a mio parere - troppo ingeneroso, perchè troppo sbrigativo e demolitore soltanto. Si tratta,
infatti, di un giudizio reciso, di condanna globale (ripreso e condiviso ancora da vari studio126
si ), che si può riassumere in quello espresso - ormai molto tempo fa, nel lontano 1929! - da
Giulio Natali nel ponderoso quanto prezioso volume sul "Settecento" della "Storia letteraria
d'
Italia" vallardiana.
Questi vi asserisce che il Mattei "intendeva a pieno il testo ebraico, ma forse non lo
127
sentiva" ; e perciò - nello sforzo di attingere - come dice il Ferroni - "il legame" che c'
era fra
"poesia e musica presso i Greci e gli Ebrei"
128
- si provò ad "emulare il molle e fluido stile
metastasiano", ma non riuscì a trasfondere nel lettore "l'
energia, la grandezza, la sublimità"
129
130
della poesia biblica, anzi, "aggiungendo e mutando" , diede - del testo biblico - non
già una vera "traduzione" quanto, piuttosto, una "parafrasi"
131
libera, talora poco fedele, più
132
spesso "ridondante e verbosa" . E - quasi a conclusione - aggiunge che "l'
erudizione del
Mattei è grande: ma la sua traduzione dei Salmi davidici in recitativi e ariette metastasiane,
lontanissima dall'
immaginoso vigore della poesia orientale e talvolta verbosamente prosaica,
se poté essere levata al cielo dai contemporanei e ristampata sino alla metà del secolo XIX,
riesce insopportabile a noi"133.
Certo, è facile convenire col Natali che "nel principio del S. XII (Speranza in Dio nelle tribolazioni: "Chi sa, chi sa se mai\ Di me ti sovverrai?\ Quando uno sguardo amabile\ Mi
volgerai, mio ben?\\ Sempre in tormenti il core\ Fra speme e fra timore,\ Sempre dubbioso e
languido\ Ho da sentirmi in sen?\\) l'
accento religioso del testo originario risulta così sfumato,
che addirittura sembra dissolversi e (sia a livello formale [nel galante lessema "sovvenir" e
negli ambigui sintagmi "mio ben" e "in sen"] sia a livello contenutistico [in quell'
apprensione
dell'
anima incerta e divisa fra "speme e timor"] sia a livello metrico-musicale [nell'
agile uso
della coppia di quartine di settenari, simmetrica e geminata al IV verso tronco]) trapassa
facilmente in quello erotico e non sai dire alla fine "se il metastasiano Salmista parli con Dio o
134
con l'
innamorata!"
Così come - fin dalle prime battute del Salmo L (la famosa versione del Miserere, che
pure nel 1769 - su richiesta del Metastasio - fu musicata a Vienna, a 4 voci, da Marianna
Martinez, e nel 1772 - su richiesta del vescovo di Cortona - da Francesco Zannetti "in un'
aria
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v. recentemente l'
articolo citato di Gesualdo: "Scrittori legali (?) di Calabria Ultra"
Natali: op. cit., II, pg. 75
Ferroni: art. cit., pg. 119
Natali: op. cit., II, pg. 75
Natali: op. cit., II, pg. 75
Natali: ibid.
Natali: ibid.
Natali: op. cit., I, pg. 517
Natali: ibid.
ÀFÁ
135
divota, nuova e popolare ", insomma facile "per comodo dei lettori"
137
dal grande Niccolò Jommelli
136
; nel 1774 fu musicata
138
e poi ancora da Valentino Fioravanti
) - è facile convenire
col Ferroni che "la traduzione del Mattei ("Pietà, pietà Signore,\ Se grande è il fallo mio,\ So
che non è minore,\ Mio Dio, la tua bontà.\\ Fosti dai primi tempi\ Sempre con noi pietoso,\
Rinnovi i vecchi esempi\ In me la tua pietà") "trascina il linguaggio biblico in una dimensione
tutta metastasiana"139.
Ma, per evitare facili schematizzazioni e poter pervenire ad un giudizio più articolato e
argomentato, e perciò più equo, bisogna anzitutto notare il fatto che Mattei "giustificava tale
dimensione", ricordando la necessità - per ogni autentico linguaggio poetico, qual era stato
quello degli Ebrei e dei Greci - di un integrale legame di poesia e musica
140
.
Inoltre, bisogna notare che la traduzione del Mattei, se talora è soffusa della "grazia
galante" del poeta arcadico, non manca certo della "gravità pensosa" del poeta cristiano,
come mostra l'
uso settecentesco della canzonetta o dell'
arietta, alternato frequentemente con
quello tradizionale della canzone, dell'
ode, della terzina o dell'
ottava.
Bisogna rilevare, infine, che la lirica più verace del Mattei è quella costituita da "affetti
teneri", perchè "i salmi di David...sono per lo più preghiere sospirose e sfoghi di compunzione, di amore e di fiducia verso la misericordia divina"141. Perciò l'
espressione e il tono
metastasiano ben si adattano - talora - alla parafrasi dei Salmi" del Mattei142.
La traduzione, infatti, appare veramente sentita ed efficace, quando è connotata da quella
143
ch'
egli definisce "la voce flebile del pianto mio"
- [espressione che ritorna variata ma ben
riconoscibile nel S. LXXXV ("alle mie voci flebili\ porgi l'
orecchio"
- Simon. - T IV, p. 42)
e poi, in
- T IV - p. 130) ],
- là dove
orecchio alle mie voci flebili"
forma solamente invertita, al S. CI ("porgi l'
Davide non è che l'"alter ego" di Mattei, e dietro la voce dell'
antico Re orientale si effondono
144
chiaramente le "dolci querele" e i "sospiri"
del moderno interprete occidentale. Perciò,
come negare una sua intima bellezza ad una traduzione come quella del Salmo XLI ? (str.I Ð ÑÒ
Ð ÑÓ
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Ù ÚÛ
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Mattei: Opere - Porc. - 1779 - T. I, p. 476 (lettera di mons. Ippoliti al Mattei)
Mattei: Opere - Porc. - 1779 - T. I, p. 474 (lettera di Mattei a mons. Ippoliti)
Mattei: Opere - Porc. - T. V, p. 87 - nota con asterisco (*)
Marx-Weber, Magda: Alfonso de'Liguori compositore: il ruolo della musica nella sua attività pastorale, in
"S.Alfonso Maria de'Liguori e la cultura meridionale ( a cura di Fr. D'
Episcopo) - Pellegrini, Cosenza - 1985,
p. 61
Ferroni: art. cit. - pg. 119
Ferroni: ibid. - v. Mattei: Della poesia degli Ebrei e de'Greci (soprattutto il cap. IX), - Simoniana - 1766 - T I,
pgg. 131-177; e Della poesia drammatico-lirica de'Salmi - Porcelli - T. I, pgg.397-463.
v. lettera di un Abate al Mattei (datata nov. 1772) - Porc. - T I, p. 466.
ibid.: "io affermo che la frase di Metastasio è attissima alla parafrasi dei Salmi Ü
Mattei: S. VI, in Opere - Simoniana - T II, p. 59.
Mattei: S.V (Simon. - T II, p. 53) e LIV (Porc. - T V - p.107): v. il Salmo III (Mira, o Signor, come crescendo or
vadano); il S. XLI (Come le limpide onde\ Desìa d'
un ruscellino...); il S. L (Pietà, pietà, Signore,\ Se grande è il
fallo mio...), ch'
egli scrive forse in competizione con la "parafrasi" (A te, che Padre sei) che dello stesso Salmo L
144
(il famoso "Miserere") aveva fatto il Metastasio ; o il S. LX (Signore, ascoltami: perchè non senti?);
Î'Ï
Come le limpide onde\ Desìa d'
un ruscellino\ Cerva, che dal cammino\ E'oppressa e dal
calor:\ Così quest'
alma mia\Te brama e Te desìa.\ Quando sarà che al fine\ Ti vegga, o mio
Signor?\\
str.II
- Io qui mi pasco intanto\ Di lagrime e di pianto,\ Fra gente iniqua e perfida\
Così lontan da Te.\ E gli empi miei nemici,\ Che qui mi veggo intorno,\ M'
insultan ogni giorno:\ "Questo tuo Dio dov'
è"?).
Ma la traduzione è altresì valida e artistica quando il poeta, sollecitato da qualche scarno
accenno alla natura, presente nel testo biblico che sta traducendo, si abbandona commosso
all'
onda ricorrente dei ricordi - di ordine visivo o auditivo che siano - e mirabilmente torna a
respirare l'
atmosfera natale, ritraendo certi aspetti del paesaggio meridionale (sempre
variegato e cangiante nella naturale compresenza di montagne pianure e colline) o certe
figure tipiche dell'
ambiente calabrese a lui familiare, ed anticipando così, anche se in un
contesto ideologico completamente diverso, tante felici pennellate - direi quasi - "leopardiane", convergenti tutte nel "magico" e inconfondibile ritratto del "natìo borgo" paesano.
un gran monte in cima\ <ove> l'
edace foco
Vedi, a mo'di esempio, la furia delle fiamme "d'
opaca selva annosa\ abbatte e doma, incenerisce e strugge
silvam et sicut flamma comburens montes);
145
(Testo latino: sicut ignis qui comburit
opp. vedi lo spettacolo miracoloso che si presenta a chi
stupito ammira "rinverdirsi in un momento\ l'
erbe sul prato e biondeggiar la messe\ <e> par
che rida anche il suol. Muovon le chiome\ le querce e gli orni, i frassini e gli abeti,\ che altri
146
segni non hanno\ per esprimer la gioia"\
sunt;...exaltabunt omnia ligna silvarum);
(Testo latino: gaudebunt campi et omnia quae in eis
opp. vedi lo scroscio rovinoso di "grandini orribili\ <che>
piovono impetuose e <che> accompagna\ dei baleni e dei lampi\ la spaventevol luce dubbia
147
e tremula\ e il fragoroso rimbombar dei tuoni"
(Testo latino: posuit pluvias eorum grandinem, ignem
comburentem in terra ipsorum).
Il limite principale della produzione poetica del Mattei è - a mio giudizio - il fatto ch'
egli,
come ancora molti intellettuali di quel periodo, ha una cultura di stampo essenzialmente classicistico-letterario e che cerca di librarsi sulla scia del grande poeta greco Pindaro; ma il
"sublime volo", cui pur nobilmente aspira, risulta nella realtà assai più "modesto" di quanto sia a lui che a molti suoi contemporanei - appaia, ed è soggetto - oltretutto - a bruschi arresti
e cadute infelici.
L'"estro" poetico non gli manca, ma ha un andamento disomogeneo e incostante, anzi
talora piuttosto frammentario e gracile, per il fatto che la traduzione poetica è legata non solo
alla gravosa necessità di rispettare il testo dei Salmi, ma anche al desiderio di rimaner fedele
all'
ortodossia cattolica e di trasporre la materia in versi - e spesso in rime - adatti al gusto
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Mattei: S. LXXXII - Simon. - T IV, p. 30
á â å Mattei: S. XCV - Simon., T IV, p. 113
Mattei: S. CIV - Simon. - T IV, p. 159
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"leggero, galante e canoro" del tempo. Perciò l'
autore non sempre può "spaziare liberamente" e seguire l'
urgenza e i dettami delle sue passioni ed il ritmo della sua fantasia, e così la
traduzione risulta affetta a volte da una "discorsività ridondante o ripetitiva" che spesso stanca il lettore.
8. L'
influsso della "traduzione poetica" del Mattei nella creazione lirica del
Manzoni.
E tuttavia, l'
opera di Mattei fu attentamente letta e utilizzata dal Manzoni, perchè costui,
dopo essersi per lungo tempo cimentato nella traduzione poetica della Bibbia (Salmi e
Cantici), aveva composto (come già detto) varie altre liriche, e tra queste, le Ottave sulla
Resurrezione di Cristo, alle quali Manzoni variamente e frequentemente attinge; una
Canzonetta in onore di Gesù Bambino, in agili versi metastasiani dalla dolcezza maliosa di
una "ninna nanna", la cui strofa iniziale ("Dormi, non piangere, Gesù diletto,\ Dormi, non
piangere, mio Redentor") è chiaramente riecheggiata nella conclusiva "ninna-nanna corale"
de "Il Natale" manzoniano ("Dormi, Fanciul, non piangere;\ Dormi, o Fanciul celeste:..."); e
l'
inno già ricordato "Salve, o Croce santissima", il quale sembra essere stato dal Manzoni
più intensamente di ogni altro "assaggiato e assimilato"148.
Come un'
ape istintivamente curiosa, ma bisognosa soprattutto di nutrimento, il giovane
Manzoni dovette degustar quest'
ultimo componimento, per la sua solennità arcaizzante e
musicalità popolareggiante e tesoreggiarlo poi diffusamente - attraverso un lavorìo lungo e
faticoso - in tutta la sua produzione lirica, anche se in modo particolare negl'
Inni sacri, la sua
"prima vera" produzione poetica.
Ciò che, però, connota la poesia del Manzoni - e la differenzia da quella del Mattei - è il
fatto che egli, pur rifacendosi al "mondo biblico" della "traduzione poetica" del Mattei, anzitutto filtra il volto "ambiguo" del Dio dell'
Antico Testamento, (il quale nei Salmi appare ora "pie149
toso", ma talora profondamente "sdegnato", anche se "a ragion" ), e ne coglie solo quell'
infinita bontà e misericordia
150
151
, la quale viene incontro a tutti
, ma si rivolge principalmente
152
ai poveri e derelitti
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á ãè
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, cioè a quella categoria - "sociale e morale" insieme - degli "umili", che
Queste ultime due liriche molto probabilmente furono musicate da Niccolò Jommelli (1714-74), uno dei più
illustri com-positori ed operisti della scuola napoletana del '
700, amico caro del Mattei, il quale gl'
indirizzò
parecchi scritti, e scrisse un "Elogio di Jommelli".
v. S. XXXVII - Simon. - T II, p. 263.
v. Natale, 54-56: "Se in suo consiglio ascoso\ vince il perdon, pietoso\ Immensamente Egli è".
v. Natale, 33-35: All'
uom la mano ei porge\, Che si ravviva, e sorge\ oltre l'
antico onor; Pentecoste, 71-72: [il
Eva\ nel suo dolor pensò; Passione, 27-28: ...di tutti il delitto\ Il Signor sul suo capo
Signore]...a tutti i figli d'
versò - 87-88: Tutti errammo; di tutti quel sacro\ Santo Sangue cancelli l'
error.
v. Natale, 71-76: "L'
Angiol del cielo, a gli uomini\ Nunzio di tanta sorte,\ Non dei potenti volgesi\ A le vegliate
porte;\ Ma fra i pastor devoti,\ Al duro mondo ignoti,\ Subito in luce appar".
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sono i prediletti del discorso delle Beatitudini (il De Sanctis ne parla come del cristianesimo
"evangelico" o "democratico" manzoniano).
Perciò, Manzoni offre al lettore una "metrica e una musicalità popolareggianti", che son
proprie dei versi di cui fa uso (il settenario, l'
ottonario o il decasillabo), ma che rispondono
ancora più al "nuovo" messaggio evangelico che propone, tanto che abbandona per sempre
il serio e grave endecasillabo sciolto dei componimenti giovanili (presente ancora nel Carme
in morte di Carlo Imbonati del 1806 e nel poemetto Urania del 1809, di chiara fattura neoclas153
sica" ), e, con la "scelta [...] di versi brevi ed agili, rimati se non sono sdruccioli", [scelta solo
"apparentemente lieve" perchè non disgiunta da una particolare "trepidazione meditativa e da
154
una tonalità grave e forte, sublime"
insomma], perviene ad una poesia religiosa tutta nuo-
va, che ha una "struttura ritmica drammatica e appassionata" insieme, "non diversa dalla
155
sinfonia mozartiana"
156
col suo "crescendo sorprendente" .
Infatti, come nota la Leri, rispetto all'
arietta "metastasiana", ch'
è abitualmente costituita, in
Mattei, da "una coppia di strofe tetrastiche" di versi brevi, - ciascuna delle quali, ("nella sua
limpida simmetria" rafforzata da due versi rimati fra loro), corrisponde quasi sempre "a un
periodo <compiuto> chiuso da un inequivoco segno interpuntivo" di pausa lunga, ed è
"geminata dalla rima tronca in clausola strofica", - Manzoni negl'
Inni sacri preferisce "complessi periodi strofici", costituiti da "sette [Risurrezione e Natale] o anche otto [Pentecoste]
157
unità metriche"
158
brevi, "deprivate della rima tronca in IV sede" , "geminate - di coppia in
coppia - da chiuse uguali"
159
e tronche, e non sempre punteggiate alla fine della I° strofa.
In tal modo il periodo, "coinvolto nella più ardua e difficile misura sintattica, si prolunga a
quattordici o sedici versi"
160
, e lo scarto tra unità metrica e unità logica, prodotto spesso
dall'
inarcatura dei numerosi enjambements che si ritrovano o dal ricorso frequente alle ana161
strofi
, genera, "nell'
anomalia dei suoi effetti dissonanti", un "movimento ritmico sussultorio",
162
quasi "di cavallo indomito" , che "frantuma definitivamente il <monotono e appisolante>
verso metastasiano
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î ò÷
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163
".
Accame Bobbio: op. cit., pg. 151
Leri, Cl.: art. cit., pg. 39
Leri, Cl.: art. cit., pg. 40
Leri, Cl.: art. cit., pg. 45
Leri, Cl.: ibid.
Leri, Cl.: art. cit., pg. 48
Leri, Cl.: art. cit., pg. 41
Leri, Cl.: ibid.
Leri, Cl.: art. cit., pg. 45
Leri, Cl.: art. cit., pg. 41
Leri, Cl.: art. cit., pg. 51
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E Manzoni, "nell'
intrecciare la strofa lunga - con la sua dominante pindarica - ora alla
164
brevità ora alla rapidità di versi parisillabi" , sembra aderire ad una particolare opinione del
calabrese Mattei, il quale, nel desiderio di vincere gli effetti "dannosi" della "servile imitazione"165 che ritrovava sia nella poesia che nella musica del tempo, (e che - a suo dire - non
ingeneravano "altro che una perpetua monotonia"166), pensava - nell'"ottica melodrammatica" - ad una "riforma metrica"167.
In realtà, Mattei, per quanto rivolga la sua censura ai compositori, gradatamente acquista
"la consapevolezza che proprio la conformazione del testo "metastasiano", (con il suo spazio
rigorosamente predeterminato, con il perfetto bilanciamento delle sue parti, con l'
implacabile
regolarità metrica) corrisponde sempre di meno alla natura d'
un linguaggio musicale che va
facendosi sempre più attivo e dinamico, e bisognoso perciò di spazi sempre più larghi e
168
articolati per sviluppare adeguatamente le proprie intrinseche potenzialità drammatiche"
e,
perciò, avverte: "Bisognerebbe che i musici non si stessero legati così miseramente e tenaiutassero in questo anche i poeti con introdurre
tassero nuove vie; e bisognerebbe che l'
nuovi metri o unione almeno diversa; e, se bene Metastasio abbia scelti i più begli <metri>,[...], ciò non ostante con prudenza variare <i metri> di tanto in tanto, o almeno allungar le
strofe di sette, otto versi nelle arie, o far le arie anche di più strofe, per togliere ai maestri (di
169
cappella) l'
occasione di urtar nello stesso".
E Manzoni lo capisce: coglie il suggerimento e, nella sua prima vera lirica, lo attua, "superando nella strofa lunga - dall'
eptastico all'
optastico - la geminazione [...] metastasiana di
170
strofette, correlate dalla pressochè rima tronca in quarta sede" . Ecco perchè la Leri, nell'
articolo citato, volto a cogliere i rapporti tra l'
opera poetica di Metastasio e quella di Manzoni,
171
giustamente parla della "mediazione insostituibile di Saverio Mattei".
Manzoni, comunque, anche se si avvale di certi lessemi e sintagmi o della musicalità
metrica e dell'
agilità ritmica del Mattei, ha in più - rispetto alle sue parafrasi e alla loro
frequente strutturazione pindarica - l'
urgenza di una fiamma interiore nuova che lo assilla e
che alimenta ed anima abitualmente l'
estro creativo ed il tono poetico dei suoi versi.
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Leri, Cl.: art. cit., pg. 43
Mattei: La filosofia della musica, in Opere - Simon. - T V,2 - pg. 227 bis
Mattei: La filosofia della musica, in Opere - Simon. - T V,2 - pg. 229 bis
Leri, Cl.: ibid.
Di Benedetto, Ren.: "Parole e musica - Il Settecento e l'
Ottocento", in "Letteratura italiana" (a c. di Alberto Asor
Rosa) - Einaudi, Torino - 1986 - vol VI, pg. 388.
Mattei: La filosofia della musica, in Opere - Simon. - T V,2 - pg. 230 bis - Passo riportato parzialmente in " Leri,
Cl.: art. cit., pg. 43".
Leri, Cl.: art. cit., pg. 47
Leri, Cl.: ibid.
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Basta confrontare il "prosastico" endecasillabo di Mattei "Daniel, che gli anni numerati
172
avèa"
con l'
originalissima perifrasi "...Quando, assorto in suo pensiero\ Lesse i giorni
173
numerati\ e degli anni ancor non nati\ Daniel si ricordò" (vv.54-56)
della Resurrezione di
Manzoni, il quale chiaramente si richiama al primo, ma lo fa in un costrutto latineggiante,
"mirabilmente sintetico", che, confinando al termine del periodo (per metterli in risalto) il soggetto e la sua azione, "comunica - come annota Attilio Momigliano - il mistero che tiene
l'
anima del profeta", "indica la precisione infallibile della profezia" e "scolpisce il concetto,
174
assurdo per la mente umana, del futuro eguagliato al passato" .
Oppure considerare il matteiano "Come talor precipita\ Svelto dal monte un grave sasso
175
al fondo"
e l'
attacco del Natale manzoniano "Qual masso che dal vertice\ Di lunga erta
impeto\ Di rumorosa frana,\ Per lo scheggiato calle,\ Precipimontàna\ Abbandonato a l'
tàndo a valle\ batte sul fondo e sta" (vv. 1-7), che, seppur "indugia" e "insiste sull'
immagi176
ne" , incentrata sulla tecnica "addensante" delle "idee accessorie" del suocero C. Beccaria
177
178
, lo fa "con la perfezione e l'
intensità delle grandi similitudini manzoniane" ; sicchè le
ricorrenti allitterazioni, "conferendo suono al movimento", bene evidenziano prima "la fatica e
lentezza", poi "la rapidità e il fracasso" ed infine "l'
inerte maestà" del masso, per mettere in
risalto "la rispondenza meravigliosa fra il terribile ruinar del masso" - che precipita con
l'
impeto diseguale di una rumorosa frana - "e il pauroso precipitar dell'anima nel buio"179.
Oppure ancora la "ridontante" similitudine matteiana "Come a un arido campo, in cui la
180
prima\ erba recisa a germogliar s'
affretta,\ grata è la pioggia, o la rugiada amica" , e l'
inizio
della "sintetica" similitudine manzoniana "Come rugiada al cespite dell'erba inaridita", la
quale alla prima si richiama, ma, ridotta dal Manzoni alla sua più nuda essenzialità, non solo
"costituisce per il poeta un naturale trapasso [...] dallo slancio verso il passato <di felicità>
181
alla meditazione sul presente <di miseria>" , ma fa presentire anche, nella "freschezza" che
Mattei: Già per le vie del ciel..., v. 91- Opere - Simon. - T. V,2 - pg. 369
Manzoni: Resurrezione, vv. 54-56
Momigliano, Att., in "Manzoni, A.: Liriche" (con introduzione e note di Att. Momigliano) - D'
anna, Firenze 1956 - p. 41, n. ai vv. 13-16; e p. 50, n. ai vv. 53-56.
Mattei: op. cit. - Porc. - T. VIII, p. 276 - I Cantico di Mosè: Il passaggio del Mar Rosso (Exodus, XV)
Momigliano, Att.,: op. cit. - p.33, n. ai vv. 1-21.
Beccaria, Cesare: Ricerche intorno alla natura dello stile - "Lo stile consiste nelle "idee o sentimenti accessori"
che si aggiungono ai principali in ogni discorso... Ma il piacere delle cose sensibili non si fa sentire nell'
animo
dell'
uomo se non per mezzo delle sensazioni: dunque la bellezza dello stile dipenderà immediatamente dallo
esprimersi di quelle, dal risenti-mento che si eccita nell'
animo dalle parole che la rappresentano: dunque lo stile
consiste nelle "sensazioni accessorie" che si aggiungono alle principali: dunque, quanto maggior numero di tali
idea principale, in maniera che siano
sensazioni, e quanto più interessanti potremo "addensare" intorno all'
compatibili con essa e tra di loro, tanto maggiore sarà il piacere che ci darà lo stile". V. Leri, Cl.: art. cit., pg. 42.
Russo, op. cit., p. 33, n. 1-14
Momigliano, Att.,: ibid.
Mattei: op. cit. - S. LXXI - Porc. - T. V, p. 230
Fr. D'Ovidio, citato da L. Russo, in op. cit., p. 234, n. 61-68
þFÿ
182
restituisce agli "arsi calami", il "refrigerante"
"rifluir di vita" che scende nell'
animo di Ermen-
garda, "affaticato" da "l'
empia virtù di amore".
Tuttavia, il valore artistico della "nuova" poesia manzoniana (almeno quello dei "primi 4
Inni sacri"183, la cui "fase si conclude nel 1815") "non è sempre perfettamente riuscito", e la
"novità" che il poeta si era proposta rimane talora "più negl'
intenti che nei risultati"184.
Infatti, varie sono ancora agl'
inizi le incertezze artistiche: come una certa enfasi oratoria,
185
che ora assume un tono pedagogico-sacrale"
186
ora scade in una facile cantilena" ; o il
discontinuo amalgama espressivo-linguistico, che ha fattezze ora arcaico-solenni ora discorsivo-popolari.
E appariscente è talora anche il peso di residui letterari mal digesti, frutto di "reminiscenze
non rivissute" e perciò "non ravvivate":
187
forse perchè - come dice di sè il Marino - anche il
Manzoni aveva imparato troppo presto "a leggere col rampino, tirando al suo proposito ciò
188
che ritrovava di buono, [...] e se n'
era servito a suo tempo",
189
nella sua "officina poetica",
senza la capacità metamorfizzante delle api, "le quali non già trasportano i fiori come li
190
trovano, ma dal loro interno compongono con mirabile soluzione la cera e il miele".
Questo significa che il poeta non era pervenuto ancora a quella naturale e intima assimilazione delle esperienze - di vita e di cultura - maturate e a "quella serenità contemplativa del
sentimento <che di solito l'
accompagna e> ch'
è necessaria a produrre una grande opera
191
d'
arte" .
9. Mattei: un discorso ancora "aperto".
Il discorso fatto, naturalmente, non vuole avere un carattere conclusivo, anzi - nelle mie
intenzioni - costituisce solo l'
avvio di un discorso "aperto", capace di favorire un approccio
serio - mi auguro sempre più ampio e approfondito - alla "complessa" ma pur sempre
"unitaria" figura del Mattei.
Esso, tuttavia, vuol mostrare - come il Ferroni già notava - tanto l'
interesse che avrebbe
un articolato ed unitario studio monografico, quanto la vastità e l'
importanza che acquiste-
Russo: op. cit., p. 234, n. 63-64
Manzoni, Al.: op. cit. - pg. 39 e 46 (Giudizio complessivo)
Salinari-Ricci: op. cit, vol. III, t.I, pg. 479
Ferroni: art. cit. - pg. 120
Accame Bobbio: op. cit., pg. 152
Momigliano: op. cit., pg. 40
v. Salinari-Ricci: op. cit., vol. II - p. 867
Marchese, Angelo: L'
officina della poesia - Arn. Mondadori - Milano, 1985
Espressione del Petrarca, riportata in " Salinari-Ricci: op. cit.", vol. I - p. 731
Momigliano: op. cit., pg. 39
192
rebbe una ricerca sistematica sulle numerose opere di questo Autore calabrese ; così come
vuol denunciare l'
incomprensibile e ingiustificata mancanza - nell'
ambito delle varie storie
letterarie e culturali del II° Settecento - dello spazio pur dovutogli, e necessario per evidenziarne la fattiva presenza e definirne, nel contesto (storico-politico-letterario-musicale e giuridico) di quel tempo, tanto gl'
immancabili meriti o pregi quanto i vari limiti o difetti.
10. Opere di Saverio Mattei
Le opere di cui son riuscito a fare - per così dire - la "ricognizione" sono state qui distinte
in base all'
argomento che trattano, raccolte in alcuni gruppi e - all'
interno di ciascun di esso elencate in ordine cronologico di pubblicazione. Eccole.
a) Di argomento letterario
Exercitationes per saturam (4 componimenti in latino che aprirono Mattei al mondo della
cultura e gli meritarono gli elogi di un dotto Accademico parigino) - Stamperia
Simoniana, Napoli - 1759.
I libri poetici della Bibbia tradotti dall'ebraico e adattati al gusto della poesia
italiana - Colle note e osservazioni critiche, politiche e morali. E colle osservazioni su'
luoghi più difficili e contra-stati del senso letterale e spirituale I Edizione in 6 Tomi in 4°:, pubblicata dalla Stamperia Simoniana di Napoli fra il 1766 e
il 1774 (Tomo I, 1766; II, 1767; III, 1768; IV, 1771; V,1e2, 1774).
Opere di Saverio Mattei - III° Edizione napoletana (dall'
Autore migliorata e notabilmente accresciuta) - pubblicata dalla Tip. Porcelli di Napoli fra il 1779 e il 1788 e così
suddivisa:
- I libri poetici della Bibbia tradotti dall'ebraico... - 9 Tomi in 8°;
Paralipomeni per servire di continuazione alle opere bibliche [in cui sono inclusi
anche I Paradossi (10 epistole morali in versi sciolti, indirizzate a personaggi illustri
del tempo, come Voltaire, Rousseau, D'
Alembert, Metastasio e Beccaria...), inizialmente pubblicati dalla Tip. Pazzini di Siena il 1776 - pgg. 75 in 16°] - 2 Tomi in 8°;
- Saggio di poesie latine ed italiane (pubblicato già dalla Tip. Simoniana di Napoli nel
1774) - 2 Tomi in 8°.
-
Apologetico cristiano, scritto per rispondere alle varie accuse che - per ragioni diverse gli erano state mosse da una esigua parte del mondo ecclesiastico. - Tip. Porcelli, Napoli 1766.
Natale di Apollo, componimento scritto per festeggiare la nascita del Principe ereditario
delle Due Sicilie - Tipografia Reale, Napoli - 1776.
Memorie per servire alla vita del Metastasio - Fratelli De Bonis, Napoli - 1781 - pgg.
136.
Elegia sulla esalazione del mare - Tip. Porcelli, Napoli - 1781.
Ferroni: art. cit., pg. 117
-
Decasillabi per onorare la memoria di Livia Doria Carafa, Principessa della Roccella e
del Sacro Romano Impero - (Edit. ?), Parma - 1784.
-
Inno per la Beata Eustachia, nel secolo Esmeralda Califano, fondatrice del
Monastero di Montevergine in Messina - Tip. Porcelli, Napoli - 1793.
b) Di argomento liturgico-religioso
Uffizio della Beata Vergine, secondo la Vulgata latina: parafrasi e dissertazione
liturgica - Tip. Pazzini, Siena - 1777.
-
Uffizio dei morti, colla dissertazione su Giobbe giureconsulto - Tip. Porcelli, Napoli 1779.
-
Dissertazione sopra i salmi penitenziali e le antiche penitenze - Tip. Porcelli, Napoli 1793.
c) Di argomento musicale
Memorie per la Biblioteca musicale, fondata nel Conservatorio della Pietà dei
Turchini - Tip. Porcelli, Napoli - 1781.
-
Elogio del Jommelli o sia Il progresso della poesia e della musica teatrale - Tip.
Angiolo M. Martini, Colle - 1785.
-
Probole, se i Maestri di Cappella son compresi fra gli artigiani . - Tip. Porcelli,
Napoli - 1785
Per la biblioteca musica fondata nel Conservatorio della Pietà con reale
approvazione. Memoria del consiglier Mattei - opuscolo nel quale Mattei riassume l'
attività
da lui svolta al Conservatorio della Pietà. - Edit. (?), Napoli - 1795.
-
193
d) Di argomento politico e giuridico
Saggio di risoluzione di Diritto pubblico Ecclesiastico - Tip. Porcelli, Napoli - 1774.
Quistioni economiche-forensi, precedute da una Dissertazione sull'economia del
Principe e del Magistrato - Tip. Porcelli, Napoli - 1776.
Codice economico-politico-legale delle Poste - Tip. Porcelli, Napoli - 1776.
Raccolta delle arringhe criminali - Tip. Briolo, Torino - 1779.
-
Della giurisdizione del Principe sugli esteri che posseggono beni in Regno, per
l'
azione promossa nei Tribunali di Palermo contro l'
Illustre Marchese Pallavicini di Genova
dall'
Illustre Marchese di Gerace - Tip. Porcelli, Napoli - 1779.
Della autorità del Giudice nell'obbligare al giuramento due litiganti di diver-sa
religione - Tip. Porcelli, Napoli - 1784.
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In essa Mattei intendeva sostenere il ricorso opposto - nell'
estate 1785 - dal maestro Cordella (da lui patrocinato
d'
ufficio) alla sentenza della Gran Corte che dichiarava illegittime le sue pretese nei confronti del dottor Garofalo,
per il quale aveva musicato una lamentazione. E'interessante per gli elementi che fornisce sulla questione dello
status sociale del musicista a fine Settecento (v. Fabbri: op. cit., pg. 140).
-
Paradosso politico e legale: Che la dolcezza delle pene sia più giovevole al Fisco
che l'asprezza - Tip. Porcelli, Napoli - 1787- pgg. 151 in 8°.
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Di argomento vario
)
-
Arringa per le Greche colonie di Sicilia - Tip. Porcelli, Napoli - 1777.
A.Jani Parrasii Quaesita per epistolam (a cura di Saverio Mattei) - Edit. ?, Napoli 1781.
11. Bibliografia consultata
-
-
AA.VV: S.Alfonso Maria de'Liguori e la cultura meridionale (a cura di Fr. D'Episcopo) - Pellegrini Ed., Cosenza - 1985
Accame Bobbio, Aurelia: Alessandro Manzoni - Edizioni Studium, Roma -1975
Di Benedetto, Renato: Parole e Musica - Il Settecento e l'
Ottocento, in "Letteratura
italiana" (a c. di Alberto Asor Rosa) - G. Einaudi, Torino - 1986 - vol. VI, pgg. 365401.
Enciclopedia Europea - Garzanti, Milano - 1977 - vol. IV, s.v. Ferdinando I di
Borbone (Re delle Due Sicilie)
Fabbri, Paolo: Saverio Mattei: un profilo bio-bibliografico, in "Napoli e il teatro
musicale in Europa tra Sette e Ottocento". Studi in onore di Friedrich Lippmann Quaderno della Riv. Ital. di Musicologia, n. 28 (a cura di B.M. Antolini e di W.
Witzenmann) - Olschki, Firenze - 1993 - pgg. 121-144
Ferroni, Giulio: Cultura (La) calabrese e il modello metastasiano: Michele Torcia e
Saverio Mattei, in "De Bonis - Falco - Minervini (a cura): Settecento calabrese" Ediz. Periferia, Cosenza - 1985, pgg. 113-27
Galletti, Alfredo: Alessandro Manzoni - Mursia, Milano - 1958
Gesualdo, Antonio: "Scrittori legali (o locali ?) di Calabria Ultra", II parte, in " La
Provincia" del 14 settembre 2002 - n. 36, pg. 9.
Leri, Clara: Metastasio in Manzoni, in "AA.VV: Manzoni e la Littérature
universelle" - Quaderni Manzoni III (diretti da Giancarlo Vigorelli e Gianmarco
Gaspari) - Centro Nazionale Studi Manzoniani, Milano - 2002 - pp. 37- 58.
Manzoni, Alessandro: Inni Sacri (a c. di Franco Gavazzeni) - Guanda Editore,
Parma - 1997
Manzoni, Alessandro: Liriche (con introduz. e note di Attilio Momigliano) - D'
Anna,
Firenze - 1956
Manzoni, Alessandro: Liriche, tragedie e prose (a cura di Luigi Russo) - Sansoni,
Firenze -1967 (nuova edizione accresciuta)
Mattei, Saverio: Opere - in 4° - Simoniana, Napoli - 1766 - 1774 -Tomi I, II, IV e V, 2.
Mattei, Saverio: Opere - in 8° - Porcelli, Napoli - 1779 -1788 - Tomo I, pgg. 305478; T. V e T. VIII Mattei, Saverio: Saggio di Poesie Latine ed Italiane - in 8° - Simoniana, Napoli 1774 - Tomi I e II
Mattei, Saverio (di Tommaso): Cenno della vita e delle opere di Saverio Mattei Tipogr. dell'
Accademia Reale delle Scienze, Napoli - 1891
Mazzoni, Guido: Ottocento (L'
) - vol. I - Vallardi, Milano - 1964, VIII Ed.
Natali, Giulio: Settecento (Il) - voll.I e II - Vallardi, Milano - 1964, VI Ed.
Pitaro, Francesco: Saverio Mattei - Daniele Edit., Chiaravalle Cle - 1997
Principe, Ilario: Città nuove in Calabria nel tardo Settecento - Effemme, Chiaravalle
C.le - 1976
Salinari-Ricci: Storia della letteratura italiana - Laterza, Bari -1989 - voll. I-II e III, t.I
$%
-
Vaccolini, D.: Mattei (Saverio), in "Biografia degli italiani illustri nelle scienze, lettere ed arti del sec. XVIII..." (a c. di E. De Tipaldo) - Alvisopoli, Venezia - 1837 - pgg.
352-56
Voci, Tito: Indagine storica su S.Andrea Ionio - Tip. Silipo & Lucia, Catanzaro 1978
12. Indice
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
10.
11.
12.
Vicende biografiche di Saverio Mattei.
pg.
Opere, fortuna e corrispondenti epistolari del Mattei.
La traduzione italiana de "I Libri poetici della Bibbia".
Le "fonti letterarie" della poesia "religiosa" del Manzoni.
Risultati di un'
indagine sistematica sui "Libri poetici della Bibbia".
Un problema della biografia manzoniana.
Valore artistico della "traduzione" del Mattei.
L'
influsso della "traduzione poetica" del Mattei nella creazione lirica del Manzoni.
Mattei: un discorso ancora "aperto".
Opere di Saverio Mattei
Bibliografia consultata.
Indice
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31
35
36
38
39
S.Andrea Jonio, 1-12-02
Enrico Armogida
(v. lettera di risposta del prof. Antonio Piromalli, datata 27\12\02)
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