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La XX Assemblea nazionale è segnata da tanti cambiamenti del Mondo, dell’Europa,
del Paese, dell’INAIL, delle Persone e dell’Organizzazione del nostro Sindacato, ma
anche da tanta staticità, quella della politica e di quella parte del Sindacato collegato
alla stessa.
Aumentano le diseguaglianze sociali e monta la voglia di un reale cambiamento,
sempre più persone, in particolare i giovani, cercano un modello vincente da seguire.
Un modello che manca perché mancano idee e proposte, quindi una classe dirigente
degna di questo nome perché da troppo tempo viene valorizzata la mediocrità e non
l’eccellenza.
È l’ora della verità, bisogna osare e rilanciare un modello fondato sul merito, quel
modello che questo Sindacato Autonomo da oltre sessant’anni auspica e persegue.
Ma è anche il tempo della responsabilità, perché non può esserci merito senza
responsabilità, soltanto questo binomio rende reale e non fittizio quel solo
meccanismo che conduce alla valorizzazione e non alla mortificazione.
Incentivare l’eccellenza significa giustizia ed equità ma anche formazione, impegno,
professionalità, cioè virtuosità, ricerca, innovazione, opportunità, investimenti e,
quindi, lavoro.
Pertanto questo “Congresso” deve segnare l’inizio del cambiamento vero, una
rivoluzione copernicana che proietta nel futuro l’INAIL ed il Paese poggiando le sue
radici in un Sindacato libero, Autonomo, vero, ricco di idee e di valori.
Idee e valori che la CISAL, la FIALP, intende affermare, soprattutto, attraverso
proposte innovative improntate all’equità che spaziano dal fisco alla previdenza.
Confrontiamoci, come sempre, con quella passione che ci anima e avanziamo
proposte concrete ma suggeriamo anche iniziative capaci di far crescere questa
famiglia ed i valori ai quali si ispira.
Importante è mettere l’uomo, il lavoratore al centro del nostro lavoro come delle
scelte politiche che perseguiamo perché il futuro è adesso e noi ci vogliamo
proiettare sin d’ora, senza se e senza ma, verso un domani migliore.
Auguri a tutti noi!
Il Coordinatore Generale
Francesco Savarese
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RELAZIONE
Il lontano maggio del 2008 ha segnato l’inizio della mia avventura alla
guida del Coordinamento Aziendale, così definito proprio dal XIX
Congresso che ha deliberato la trasformazione del Sindacato
Autonomo INAIL in Coordinamento del Sindacato FIALP.
La situazione, come ricorderete, non era delle migliori e, proprio le
titaniche sfide che impegnavano il Sindacato furono valutate,
unitamente a molte altre questioni non escluse quelle organizzative,
per sostenere ed avallare la scelta del Sindacato Unico, la FIALP
appunto.
A me, come a molti di voi, presenti a quel Congresso, questa scelta
apparve capace di dare più forza all’intera Organizzazione e di
semplificare i compiti ricadenti sul Coordinamento, ma ben presto ho
dovuto ricredermi, essenzialmente sulla seconda questione.
Infatti, gli interventi legislativi introdotti, soprattutto, per opera del
Governo, in particolare dal Ministro Brunetta, sottraendo materie e
compiti alla contrattazione, di fatto, sminuendo il ruolo e la funzione
del Sindacato, ha costretto i Coordinamenti all’interno degli Enti a
“strappare” con denti ed unghie quello che in favore del Personale è
stato realizzato.
In assenza di un nuovo CCNL (l’ultimo è precedente il citato
Congresso e riguarda il quadriennio 2006/2009 per quanto riguarda il
Personale delle Aree, mentre quello relativo alla Dirigenza ed alle
Aree professionali è intervenuto subito dopo tale data), non abbiamo
potuto contare su istituti normativi nuovi e, tantomeno, su risorse
fresche per dare sostanza ai tanti progetti perseguiti.
Tuttavia, abbiamo attivato, di concerto con la FIALP, iniziative
rivendicative e giurisdizionali per contrastare l’odioso, unilaterale ed
illegittimo blocco contrattuale e, parallelamente, in ambito non solo
aziendale, perseguito, comunque, tutti quegli istituti contrattuali
ipotizzati e a base del mandato ricevuto, appunto, con il XIX
Congresso del 2008.
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Il lavoratore pubblico
Naturalmente, abbiamo dovuto contrastare il continuo e pervicace
attacco contro il lavoratore pubblico, offeso nella professionalità e,
soprattutto, nella dignità, intanto divenuto l’unico “capro espiatorio”
di quella classe politica che, pur di non ammettere i propri “errori” ed
“orrori”, ha sfruttato e sfrutta quest’ultimo dandolo in pasto
all’opinione pubblica soltanto perché presta il volto a quello Stato che
prima non gli dà gli strumenti per rispondere alle esigenze della
collettività e poi l’abbandona, anzi, lo immola.
Una risposta, peraltro tenue, perché debole e poco organizzata,
anche e soprattutto per la non compattezza della triplice, a tratti
palesemente connivente, a tratti scomposta e, limitatamente alla
CGIL, preoccupata per la reazione del mondo privato rispetto ad una
strenua difesa del Pubblico Impiego.
Infatti è stato necessario agire con un’informazione capillare, quasi
porta a porta, per far comprendere ai più che il lavoratore pubblico è
vittima, come la stragrande maggioranza degli italiani, anzi due volte,
come cittadino e come dipendente.
La prima volta in quanto destinatario, al pari degli altri cittadini, di
norme che non perseguono il bene comune, non eliminano gli sprechi,
non agiscono per riorganizzare la macchina pubblica, tanto meno
avviare riforme capaci di rilanciare investimenti, consumi e
occupazione ma, risultano vessatorie ed ingiuste, destinate a
realizzare effetti recessivi, riducendo consumi ed impedendo
investimenti e addirittura scandalose perché riducono o eliminano
anche quei pochi servizi sociali che ancora questo Paese è in grado di
offrire.
La seconda perché, in quanto dipendente, costretto ad applicare tali
norme, quindi, deve negare servizi indispensabili come quelli erogati
dall’Inail, così subendo l’ira della nostra utenza, peraltro, aizzata da
quella stessa politica che ha voluto e varato norme così inique.
Scartata, quindi, l’ipotesi di qualsiasi sciopero, ormai diventato
strumento residuale della protesta, principalmente per i costi che
comporta, la strada dell’informazione, ancorché con i limitati mezzi a
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disposizione, vista l’impossibilità ad accedere ai media di Stato o,
comunque, gestiti dalla politica, è stata la via seguita, unitamente ad
un lavorio costante di interpretazione delle norme che ha consentito
un più lieve impatto rispetto ai progetti del Ministro Brunetta.
Progetti che non possono ottenere i risultati dichiarati, intanto perché
non finanziati con risorse fresche ma utilizzano parte di quelle risorse
dei Fondi già destinate a compensare la maggiore produttività, poi
perché legati a meccanismi impositivi e non meritocratici.
Insomma l’ennesima “macchinazione” per non realizzare una vera
riforma della Pubblica Amministrazione ma un “soporifero” per
l’opinione pubblica per mascherare l’incapacità di realizzare le vere
riforme, quelle sì necessarie.
Peraltro, l’Onorevole Brunetta sta mostrando una irragionevolezza
che a volte sembra vera cattiveria, quasi “acredine” verso il
lavoratore pubblico, dimenticando di essere lui stesso al servizio dello
Stato, un comportamento quasi fuori dal comune, impedendo di fatto,
ancora oggi, qualsiasi modifica alla sua riforma e ciò, nonostante i
fatti dimostrino i tanti limiti che la stessa ha.
In particolare, la mortificazione della contrattazione riducendo i
momenti di confronto e l’estromissione del Sindacato, quindi dei
lavoratori, in materie quali l’organizzazione dl lavoro, hanno segnato
un’involuzione reale della capacità di ottimizzare l’utilizzo delle ormai
poche risorse anche per garantire, e questo soprattutto in termini
quali/quantitativi, quei pochi servizi ancora in mano pubblica, quindi
garantiti ai più deboli.
Il lavoratore Inail
In questo “clima”, senza nuove risorse, anzi con il blocco dei Fondi ai
valori del 2004 e una costante, continua, decurtazione degli stessi
legata a riduzioni per tagli lineari, ancoraggi ai valori del CUD del
2010, sottrazione di risorse per effetto di pensionamenti, ecc. ecc.,
siamo comunque riusciti a garantire, come da mandato ricevuto, un
passaggio economico per gran parte del Personale ed abbiamo
definito un accordo finalizzato a coinvolgere anche la parte residua.
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Abbiamo, tuttora in piedi un’iniziativa per “gestire” gli esclusi
ancorché idonei o in alternativa ipotesi di utilizzo dell’idoneità
conquistata.
Non siamo rimasti inerti rispetto alla “tassazione” della malattia e,
quindi, siamo intervenuti sul piano politico, purtroppo senza esito
anche per la richiamata cecità della politica stessa e, su quello
giurisdizionale anche se, “stranamente” la Corte Costituzionale ha
negato l’evidenza, ovvero quelle che a noi appaiono come palesi
violazioni di quei principi fondamentali, principalmente di equità e
diritto alla tutela della salute, sanciti nella Carta stessa.
Abbiamo anche potuto “inventare” un meccanismo per riconoscere,
in parte, il lavoro svolto dai colleghi delle posizioni apicali di A e di B,
fermo restando che il nostro unico obiettivo è quello di portarli nelle
Aree immediatamente successive e, anche per questo, le citate
indennità, sono riconosciute in quanto collegate all’esercizio di
mansioni superiori.
Quest’operazione non ha interessato quegli apicali divenuti tali a
seguito delle richiamate procedure, certamente non per sostenere che
non svolgano mansioni superiori ma per ragioni di equità, ovvero per
evitare che ci fosse qualcuno che potesse beneficiare di un doppio
aumento legato a due distinti istituti, creando squilibri eccessivi non
sanabili in altro modo anche e, soprattutto, in considerazione delle
poche risorse a disposizione.
Resta l’amaro in bocca per tante cose che non abbiamo potuto
realizzare, in particolare per non essere riusciti a trovare un
meccanismo che tecnicamente ci consentisse di raggiungere un altro
risultato politico pure fortemente ricercato, ovvero una risposta anche
agli apicali dell’Area C.
Certo, le risorse destinate ai passaggi e alle indennità per A3 e B3,
come tante altre voci indennitarie, hanno assottigliato le somme
destinate all’incentivo perché, come a tutti noto, sono tutte finanziate
dal Fondo unico d’Ente.
Qui però va ricordato che tale decisione, almeno per quanto riguarda
il pagamento delle posizioni economiche, è stata assunta dal CCNL
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2001 relativo al secondo biennio economico, che questa O.S. non
sottoscrisse, così come va ricordato che un’eccessiva volontà a
chiudere in fretta la tornata contrattuale relativa al CCNL 2006/2009
indusse alcune OO.SS., che evidentemente rappresentavano la
maggioranza dei lavoratori, ad accettare che venissero eliminate
quelle che un tempo erano considerate Posizioni Giuridiche (C3 e C4)
ponendo anche il loro costo sul Fondo.
Ora non voglio sostenere che, almeno in Enti come l’Inail, l’evoluzione
lavorativa non fosse tale da sostenere, ieri e tantomeno oggi,
l’esigenza di rivedere sia sotto il profilo giuridico che economico lo
status del dipendente e non solo nell’Area C, e più avanti dirò cosa
penso per quanto riguarda i colleghi oggi in area A e B, però non
posso non stigmatizzare scelte che hanno gravato economicamente
sui lavoratori, anche in questo caso scelte organizzative i cui costi
debbono competere all’Amministrazione ed invece sono stati scaricati
sul Personale, addebitandoli al Fondo riducendo, quindi, l’incentivo.
Oggi circa 33 milioni di euro sono sottratti dal Fondo per pagare i
passaggi economici, somme importanti che, stante le attuali
disposizioni, producono economia di gestione in occasione del
pensionamento del singolo percettore.
I continui tagli lineari anche sul Personale hanno compresso le
aspettative di creare quelle famose vacanze in organico capaci di
agevolare i passaggi tra le Aree, ciononostante abbiamo lavorato per
realizzare passaggi orizzontali verso profili ritenuti più gratificanti
quali ispettori, formatori, assistenti socio educativi, ecc.
Abbiamo ricercato e ricerchiamo possibili soluzioni per stabilizzare i
tanti colleghi in comando, per assumere quelli che hanno vinto o sono
risultati idonei ad un concorso pubblico per 404 posti espletato e
definito ormai da anni, con una graduatoria ancora utilizzabile.
Osteggiati, anche in questo caso, e soltanto per motivi di contrazione
della spesa, senza alcun collegamento con i reali bisogni della
collettività in ordine ai servizi resi, né a ragioni organizzative degli
Enti, anche per quelle realtà come il nostro Istituto, che hanno
raggiunto eccellenti risultati e che dovrebbero essere visti ed utilizzati
come amministrazioni di riferimento, da imitare da quelle pubbliche
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amministrazioni che sono diverse, perché diciamocelo non tutte le
pubbliche amministrazioni sono uguali e i risultati lo confermano.
Abbiamo assunto posizioni forti, anzi fortissime, in materia di
valutazione del Personale, ma anche dato disponibilità ad operare
per trovare la strada più praticabile ed i meccanismi più logici ed
oggettivi capaci di garantire la valorizzazione e gratificazione del vero
merito. Tale disponibilità è stata data sia al Direttore Generale sia ad
altre OO.SS. disponibili ad un percorso comune. Ma ad oggi nulla si è
mosso e ne trarremo le debite conseguenze per evitare che il
Personale incappi nuovamente in un tale sistema di valutazione.
Un risultato difficile da raggiungere, anche perché manca,
sostanzialmente, la volontà a perseguirlo, ma essenziale per un Paese
che vuole essere considerato tale, ma questo è un concetto che
riprenderemo più avanti.
Ed invece abbiamo registrato uno scollamento fra la DCRU e la
dirigenza periferica, con le istruzioni della prima che sono andate,
talvolta, oltre gli accordi sottoscritti con il Sindacato, e le risposte
della seconda che si è considerata assolutamente libera di
interpretare accordi ed istruzioni guardando, nella migliore delle
ipotesi, esclusivamente al proprio orticello, spesso, però, “guardando
male” e determinando sofferenze che non è stata in grado di spiegare
e, perciò ingiuste anche sul piano procedurale.
Stiamo sperimentando una comunicazione telematica per migliorare il
circolo delle informazioni ed una tempestiva ricezione di contributi in
termini di idee, proposte, suggerimenti utili alla negoziazione con
l’Amministrazione ma anche capaci di “accorciare” il Sindacato.
Parimenti, per i Professionisti, i Dirigenti ed i Medici abbiamo
ipotizzato e ideato una nuova formula telematica di gestione per il
rinnovo delle cariche nell’ambito dello specifico Raggruppamento che
sottoporremo al vostro vaglio e delibera, ipotizzando che una tale
procedura possa valere anche in altre situazioni.
Siamo riusciti a preservare l’unicità dell’Avvocatura, anche attraverso
la rivisitazione della struttura realizzata con l’introduzione del Nuovo
Modello Organizzativo.
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Il polo salute e sicurezza e il nuovo modello organizzativo
Abbiamo dedicato ogni sforzo all’attuazione del Polo Salute e
Sicurezza, salutando con gioia l’ingresso dell’ISPESL e dell’IPSEMA ed
abbiamo redatto un opuscolo per favorire quella necessaria e
assolutamente utile integrazione cui, purtroppo, beghe di altri palazzi,
resistenze varie, lentezze politiche e burocratiche, ancora oggi non
consentono.
Confidiamo che l’applicazione del Nuovo Modello Organizzativo operi
in tale direzione, nonostante le resistenze e le iniziative di altre sigle
sindacali che, per quanto ci risulta,
cercano di portare altrove
(Istituto Superiore di Sanità) questi colleghi e le loro funzioni, almeno
per quanto concerne la Ricerca, mentre la Navigazione, come sapete,
non dovremo più occuparci della procedura di “malattia” dei marittimi
che, da gennaio prossimo, passa per legge nelle competenze
dell’Inps, mentre il Personale resterà in Inail.
Un Modello Organizzativo che non è il massimo, che abbiamo
contestato e contestiamo, soprattutto, nella parte che penalizza,
ancora una volta, più la periferia rispetto al centro e che, invece di
rappresentare un’opportunità, rischia, forse perché frutto di scelte
imposte più che necessitate, forse perché legato a logiche comunque
conservatrici, di limitare/ingessare l’attività dell’INAIL e rappresentare
un nuovo motivo per alimentare le critiche dei nostri detrattori ed i
subdoli messaggi mediatici di certa stampa.
Non dimentichiamo, infatti, che il privato continua a perseguire l’idea
di privatizzare e, per tale motivo, abbiamo già fatto sapere
all’Amministrazione che non tollereremo riduzioni di servizi,
mancanza di presenza sul territorio e riconoscimenti gratificanti in
termini di prospettive di carriera ed economica per quel Personale
tutto che ancora oggi, nonostante tutto e tutti, continua a mantenere
alto il vessillo dell’Ente ed elevato il livello di servizio.
Considero una vittoria tutta nostra l’aver indotto l’Amministrazione ad
implementare il numero delle Posizioni Organizzative, mantenere il
doppio vicario nelle Direzioni Regionali che vedono sparire una
funzione dirigenziale tra l’Istituzionale e lo Strumentale, oltre che
aver salvato alcune strutture di tipo B, aver previsto la gestione
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nazionale degli esuberi, l’applicazione graduale del Modello, come per
le passate reingegnerizzazioni, aver acquisito l’impegno a mantenere
una presenza continua sul territorio anche in quelle realtà da chiudere
attraverso modalità alternative (presidi presso EE.LL. e altre
pubbliche amministrazioni).
Ma ancora più importante considero l’impegno sottoscritto con
l’Amministrazione di effettuare verifiche in corso d’opera per
continuare a sostenere quei cambiamenti da noi voluti al Modello
Organizzativo e non solo.
Un modello che, quindi, va rivisto ed adeguato ma che non deve
essere l’alibi per lasciarci nel pantano del nulla, impedendo
quell’amalgama e fungibilità di funzioni e professionalità capace di
migliorare la nostra azione complessiva, nell’interesse dei lavoratori e
della loro sicurezza, insomma, la garanzia dell’insostituibile funzione
sociale che oggi solo noi, soltanto il nostro Ente, siamo in grado di
realizzare.
In tale ottica non posso non ricordare il prezioso contributo da noi
fornito nella stesura nel Nuovo Modello Sanitario che, con gli accordi
sottoscritti con le varie realtà regionali del Servizio Sanitario
Regionale, apre le porte, in termini potenziali, all’obiettivo
dell’eccellenza nell’assistenza del lavoratore in caso d’infortunio e
nella esportazione delle conoscenze, in termini anche di prevenzione,
di cui segno tangibile è il riconoscimento di provider, cioè la
possibilità di gestire corsi di aggiornamento obbligatorio non solo per i
colleghi ma per tutto il mondo esterno.
Certo siamo solo all’inizio, l’incapacità politica e la mancanza di
risorse economiche in cui versa il Paese non ci aiuta, tuttavia è un
importante tassello, foriero di potenzialità enormi, un patrimonio
culturale e umano oltre che professionale, di cui l’INAIL è portatore e
che vede la nostra Area Sanitaria protagonista verso un cammino da
molto tempo perseguito.
La capacità divulgativa dei principi legati alla sicurezza, già a partire
dalle scuole, pone funzionari, tecnici e professionisti in una posizione
d’eccellenza e l’Ente consolida la propria funzione sociale anche in
questo delicato settore.
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La formazione, in particolare, così eclettica e sempre presente,
rappresenta un fiore all’occhiello dell’INAIL e noi favoriremo
l’apparentamento
con
la
Scuola
Superiore
della
Pubblica
Amministrazione per essere braccia e gambe sul territorio ma anche,
a pieno titolo, partner indispensabile in un ruolo certamente delicato
ma anche stimolante di preparazione del futuro management della
pubblica Amministrazione.
Anche la Consulenza Tecnica per l’Edilizia, sulla quale abbiamo aperto
uno scontro, al pari di quello intentato per la Consulenza Tecnica per
l’Informatica (CIT), teso ad evitare che non fosse più in staff al
Direttore Generale come, invece, ha statuito il N.M.O., facendole
ricadere sotto il coordinamento di Direzioni Centrali, è stata da noi
valorizzata e sponsorizzata proprio facendo leva sulla disponibilità e
sulle professionalità presenti per ipotizzare anche una riqualificazione
in nuovi compiti oltre quelli storici, mentre ancora siamo in attesa del
pagamento dei compensi legati alla legge Merloni peraltro, come è
noto, secondo un accordo che noi abbiamo stigmatizzato fin
dall’inizio.
Un particolare cenno dobbiamo fare in relazione alla funzione
informatica per la quale abbiamo arginato l’ipotesi di smantellamento
sul territorio, confermando posizioni organizzative e funzionali,
ancorché senza una dotazione corrispondente, mentre sollecitiamo
una formazione ad hoc e un utilizzo centrale, attraverso i principi
della delocalizzazione territoriale, per far fronte alle necessità
dell’Ente e alle carenze della DCSIT per le quali sosteniamo un
reclutamento o una procedura concorsuale specifica, con l’obiettivo di
riappropriarci definitivamente e realmente di questa importantissima
funzione, favorendo all’occorrenza appropriate riorganizzazioni
coerenti col nostro obiettivo.
Fin qui, in modo molto sintetico, ho riportato quello che abbiamo fatto
in ossequio agli impegni conseguenti il mandato ricevuto nel
precedente Congresso, una sinteticità che, ovviamente è legata alla
circostanza che tutti sappiamo cosa è accaduto, anche se qualcosa è
stato dimenticato, e non alla poca importanza di quello che è stato
fatto o avviato.
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Va qui chiarito che quanto realizzato o meno è frutto del confronto
intervenuto nel nostro Ente e dei rapporti che si sono formati sia con
l’Amministrazione che con gli altri Sindacati, naturalmente conditi con
la specificità della nostra Organizzazione.
Dobbiamo, quindi, soffermarci sulle relazioni sindacali con gli altri
attori che insieme a noi siedono al Tavolo Negoziale.
Le relazioni sindacali
All’inizio del mio mandato, nel lontano maggio 2008, a parte i
consolidati rapporti con la tecnostruttura, è stato necessario
“conoscere” il Direttore Generale, dr. Lucibello che era immaginato
come il “cerbero” che proveniva dal Ministero delle Finanze e che in
passato, in ragione del suo ruolo istituzionale, tante bocciature ai
nostri accordi interni aveva dato.
Abbiamo instaurato un buon rapporto e immaginato di avere sempre
un sereno e franco confronto, pur consapevoli delle reciproche
difficoltà derivanti dalle novità legislative volute, in particolare, dal
Ministro Brunetta che tanto male hanno arrecato al Paese perché,
invece di creare meccanismi meritocratici, hanno creato soltanto
malessere diffuso innescando meccanismi involutivi e mortificazioni
generalizzate.
Non sempre tutto è filato liscio e, nonostante importanti risultati
conseguiti, grazie anche al coinvolgimento di Ministeri e Istituzioni
esterne, che in passato erano mancati al nostro Istituto, in alcuni casi
abbiamo registrato degli autoritarismi, peraltro in linea con il quadro
legislativo vigente, che non sono piaciuti.
Anche se abbiamo capito, come nel varo del Nuovo Modello
Organizzativo, che fossero legati ad equilibri faticosamente raggiunti
e relativi al confronto anche col CIV ed il Presidente, una maggiore
capacità di dialogo da entrambe le parti (Amministrazione ed
OO.SS.), forse avrebbe aiutato ad evitare alcuni irrigidimenti che, alla
fine, hanno condotto due OO.SS. rappresentative ad interrompere le
relazioni sindacali.
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Va comunque sottolineato come, almeno sulla carta, è stato lasciato
sempre aperto uno spiraglio legato alle verifiche intermedie che
consentono di guardare con ottimismo al futuro, considerato che in
particolare il Modello progettato non soddisfa tutte le OO.SS.
Ne è riprova l’impegno verbalizzato ad effettuare verifiche in corso
d’opera che possono dar luogo a condivise variazioni.
Dobbiamo anche ricordare, sui grandi temi, un’apertura importante
che, però, sovente non siamo riusciti a concretizzare: basti pensare ai
problemi “appesi”, dall’informatica ai Professionisti, passando per il
Personale delle Aree, cui oggi si aggiunge anche la Ricerca, ancora
senza risposta, che speriamo, comunque, presto, di poter affrontare,
intanto per realizzare un accordo quadro capace di ipotizzare soluzioni
a 360° per tutte le tematiche sul tappeto e, soprattutto, per
perseguire tali soluzioni e dare quelle risposte attese dai lavoratori
mantenendo, contemporaneamente, in piedi, al meglio, l’offerta di
servizi resi alla nostra particolare Utenza.
Un discorso a parte va fatto per il Presidente che, ancora oggi, non
abbiamo completamente “conosciuto”: sul piano personale, come
abbiamo potuto osservare nei colloqui diretti, è una persona squisita,
ma forse non riesce ancora a calarsi nella nostra realtà, e ci sembra
che manchi quella determinazione che noi vorremmo in un
Presidente, un impegno continuo a trovare soluzioni che migliorino i
servizi ma anche le condizioni di vita professionale, umana, di
relazione ed economica dei lavoratori dell’Inail.
Ci sono, comunque, le premesse perché entrambi i Vertici riescano,
anche intensificando la reciproca conoscenza e quella con i
rappresentanti sindacali, a difendere insieme l’Inail, il suo Personale e
l’insostituibile funzione svolta, anzi attrezzandosi per far accrescere le
sue competenze ed il suo ruolo nel nuovo welfare, in linea con
l’auspicato Polo salute e Sicurezza.
Riguardo al CIV, ci auguriamo che l’attuale Presidente Rampi sia
meno “partigiano” di chi l’ha preceduto e instauri relazioni costanti e
un sano confronto con le OO.SS. aziendali, invece di chiamarle
soltanto tre volte in più di cinque anni, in presenza di contrasti con gli
altri Vertici per rafforzare la sua posizione.
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Insomma vorremmo che i Vertici fossero più dalla parte dei lavoratori
e che lo dimostrassero più spesso.
Del Presidente del CIV, che, peraltro già conosciamo come persona,
in quanto già componente dell’Organo nello scorso mandato,
capiremo meglio le intenzioni in questa nuova veste nel prossimo
futuro.
Del Presidente dell’Inail speriamo di poter registrare, presto, un
cambiamento, una evoluzione che lo porti nella direzione auspicata.
Quanto al Direttore Generale siamo certi che riuscirà a bissare le cose
buone che per il Personale e per l’Inail già ha fatto di concerto con le
OO.SS. “responsabili” e che si adopererà per superare e migliorare le
difficoltà attuali.
Noi chiediamo maggiore coinvolgimento e più informazioni e
pretendiamo iniziative in favore del Personale che gratifichino i
migliori e non seguano logiche di spartizione che spesso portano a
“premiare i mediocri”, incapaci di assumersi le responsabilità
connaturate al ruolo e svilenti per chi, invece, produce e realizza i
risultati secondo gli obiettivi fissati.
All’Ufficio Relazioni Sindacali ed al Capo del Personale riconosciamo
una gestione sostanzialmente corretta delle relazioni anche se, come
accaduto in passato, non mancheremo di sottolineare e denunciare
ogni situazione che, senza l’avallo sindacale e, quindi, senza
particolari motivazioni degne di attenzione, portano ad assumere
provvedimenti fuori dalle regole date.
Da sempre, con i dovuti distinguo, intratteniamo buone relazioni con
le altre OO.SS. Aziendali e non mi spingo oltre perché i livelli
superiori sono di competenza della FIALP e della CISAL.
Molto spesso abbiamo anche combattuto battaglie comuni con il
prioritario obiettivo di agire uniti nell’interesse dei lavoratori anche
se, a volte, abbiamo registrato repentine ritirate per volere delle
Federazioni.
Se, quindi, sul piano personale rispettiamo gli amici che con piacere
abbiamo anche invitato, naturalmente spesso abbiamo anche aspri
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confronti su tematiche sindacali perché diversa è la nostra storia e
diversi sono i modi di fare sindacato.
In Inail, più che in altre Amministrazioni, rileviamo una capacità a
ritrovarci uniti su questioni di carattere generale, nell’interesse del
Personale, anche superando le note differenze perché si ha la
capacità, appunto, di confrontarsi prima e convenire su una linea
comune.
Come noi non rinunceremo mai alla nostra autonomia e modo di fare
Sindacato, immagino che sia lo stesso anche per loro e, quindi, nel
reciproco rispetto, mi auguro che possa continuare questo sano
confronto.
Un confronto utile e necessario se si vuole agire nell’interesse di tutti
con la precisazione che questo confronto – e non credo che questo
possa essere considerata una pretesa – deve essere sempre
preventivo e su obiettivi condivisi.
Non discriminiamo né abbiamo mai discriminato nessuno, anche se
non riusciamo che sporadicamente a condividere percorsi comuni con
chi svolge attività sindacale demagogica o semplicemente di protesta
o senza una visione globale delle problematiche di tutti i lavoratori
dell’Inail, perché siamo fedeli ai nostri valori che prediligono la
proposta alla protesta fine a se stessa, abituati a proporre soluzioni
piuttosto che chiedere cose impossibili ancorché accattivanti.
Dicendo la verità e chiarendo la nostra posizione, che costantemente
si forma previo confronto con la nostra Struttura territoriale, sentita
la Federazione, con la stessa chiarezza che usiamo nei rapporti con gli
associati e i lavoratori ci rapportiamo alle altre OO.SS., non temendo
di restare isolati, perché per noi è importante e imperativo essere
coerenti con idee e radici e, soprattutto, rappresentare al meglio il
volere dei nostri associati, consapevoli che operando così non saremo
mai soli.
Il nostro DNA è diverso perché noi siamo diversi e qui, a mio avviso,
è utile rimarcare questa specificità e le più importanti differenze che
ci distinguono dalle altre OO.SS. rappresentative.
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Iniziamo a trattare del Sindacato in generale per approdare a noi nel
tentativo di fare emergere quelle specificità che, a mio avviso, ci
rendono unici ed irripetibili perché fondamentalmente liberi, ricchi di
valori e di idee ma, soprattutto di proposte.
Il Sindacato
Il Sindacato in generale è in crisi, una crisi profonda legata a
molteplici fattori ma principalmente all’incapacità di essere vicini ai
lavoratori, ad interpretarne i bisogni e cercare le più idonee soluzioni.
Non ha saputo o voluto difendere i lavoratori dall’attacco scellerato
della politica e dei poteri forti che la controllano, forse perché
asservito (e non sto criticando le persone, ma il metodo) o,
comunque, collegato alla stessa politica, perché più incline a trarre
profitto dal potere che esercita, in nome e per conto dei lavoratori,
per finalità diverse dai bisogni degli stessi.
Forse perché l’attività principale è diventata gestire società
commerciali e di servizio, “costruire” carriere politiche o,
semplicemente, non sentire profondamente quei valori su cui poggia
il fare sindacato e l’essere sindacalista, quei valori alla base del nostro
Sindacato che sono, in effetti, quelli scritti nella Costituzione e che ci
consentono, comunque, di distinguerci ed essere diversi, quindi, non
colpevoli che in minima parte di questa crisi.
Certamente non posso né voglio sostenere che in quelle
organizzazioni non militino persone amabili, sindacalisti veri, però
sono certo che il Sindacato è cosa diversa dalla politica come dagli
affari e questo la gente, quella vera, l’ha compreso e si è allontanata,
così come si è allontanata dalla politica.
Oggi è difficile, ma bisogna riconquistare la sua fiducia, la fiducia di
tanti che sognano un mondo giusto ed equo, dei giovani che
attendono un lavoro, degli anziani che aspirano alla pensione, dei
pensionati che desiderano una vecchiaia che consenta loro di
continuare a vivere con dignità.
Il nostro sindacato
In questo contesto vive il nostro Sindacato, la FIALP, prima costola,
oggi unico soggetto che unisce, in particolare INAIL ed INPS che le
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hanno dato vita
unitamente alla CISAL, una madre che ci
adoperiamo ogni giorno affinché prosperi di quell’operosità che fa
bene ai tanti figli, cioè i lavoratori che in essa si riconoscono.
Un Sindacato ricco di idee e valori sui quali è nato e cresciuto, valori
ed idee che sono le radici di un albero forte e rigoglioso piantato nel
1944, rafforzato nel 1948 con un referendum fra tutti gli iscritti che
ne proclamava indipendenza ed autonomia, oggi un albero che potrà
pure avere qualche ramo secco – evento fisiologico – ma anche tanti
germogli e frutti.
Ovvero proposte, spunti, idee, intuizioni troppo spesso soffocate dalla
prosopopea della politica e dalla protervia di quella maggioranza
sindacale (almeno in termini numerici) che, presa da altre faccende,
snobba o irride i nostri contributi.
Un Sindacato svincolato dalla politica ma che, con la stessa, dialoga
fino a proporre riforme vere, quelle riforme che il Paese aspetta.
Chiede, quindi, un fisco equo basato sulla contrapposizione
d’interesse, una rivisitazione reale della spesa pubblica, l’eliminazione
delle provincie, delle auto blu, degli oltre 10.000 enti inutili, delle
tante Consulenze di comodo, ecc. ecc.
Pretende la valorizzazione di professionalità attraverso la cultura del
merito non dimenticando una costante formazione capace di
accrescere
competenze
e
professionalità
per
migliorare
complessivamente qualità e quantità dei servizi e, all’occorrenza, una
riqualificazione del Personale.
Insomma sostiene e promuove tutto ciò che può contribuire a
rilanciare economia, lavoro e consumi.
Il nostro coordinamento
Il nostro Coordinamento, in quanto propaggine del Sindacato,
consapevolmente impronta la sua azione all’interno dell’Inail
ispirandosi ai valori fondamentali dell’organizzazione stessa.
Quindi, raccoglie attraverso le proprie strutture notizie su aspirazioni
e problematiche specifiche ma anche umori, proposte e proteste che,
elaborate, vengono trasmesse in FIALP affinché consentano la
19
definizione di azioni politiche coerenti non solo con i nostri valori ma
con le reali esigenze dei lavoratori.
Siamo il terminale finale ma anche il cuore necessario
dell’organizzazione, gli azionisti del sindacato, una grande squadra
che si organizza e riorganizza con rapidità, fa circolare le informazioni
orizzontalmente e verticalmente per essere di supporto alla struttura
verticale con proposizioni concrete.
Seguiamo altresì, in coerenza con la politica generale perseguita e le
specificità aziendali, le dinamiche contrattuali interne, curando ad
ogni livello le relazioni sindacali aziendali, ovviamente in piena
sintonia e concerto con la Federazione.
Patiamo la crisi del Sindacato in generale, subiamo le critiche dei
colleghi ma viviamo a contatto dei bisogni reali, ci confrontiamo con
la vivacità di chi quotidianamente lavora alacremente, consapevole
del ruolo importante che riveste nella società e nel welfare, che
soffre e dedica tutto se stesso all’Ente ed al Paese, peraltro, troppo
spesso bistrattato e denigrato.
Siamo dei “privilegiati” viviamo, soffriamo e gioiamo con i nostri
colleghi quando riusciamo ad ottenere qualche risultato, specialmente
oggi dove tutto diventa più difficile, contestati a volte, ma mai soli.
Nella consapevolezza che dovremmo poter fare molto di più e per
tutti, “soffriamo”, “fatichiamo” a spiegare perché, vuoi per vincoli
legislativi che per ragioni democratiche (mancanza di maggioranza),
non sempre otteniamo quanto ricercato, tuttavia continuiamo,
imperterriti, a batterci per la giustizia e i diritti dei lavoratori.
Militiamo in un sindacato libero ed autonomo e siamo e saremo
sempre liberi ed autonomi.
I rapporti instaurati con gli altri soggetti e il nostro essere “diversi” ci
impone di avanzare proposte concrete sulle quali confrontarci tra noi
e con gli altri soggetti che insieme a noi debbono trovare soluzioni ai
tanti problemi che ancora sono sul tappeto
Tralasciando, quindi, per ora, le questioni organizzative, dobbiamo
tracciare un programma politico/rivendicativo che dovrà segnare,
20
unitamente all’elezione del nuovo Coordinatore e del Coordinamento
ed alla revisione del Regolamento, gli impegni politici da perseguire in
INAIL, previa condivisione nell’imminente Congresso di Federazione,
quindi, con le altre anime del Sindacato che principalmente fanno
capo a INPS, CRI e Privatizzati.
La necessità di una condivisione è prioritariamente connessa alla linea
politica, essendo noi, appunto, Coordinamento, quindi struttura del
vero Sindacato che è la FIALP e che, come vedremo presto, potrebbe
essere sostanzialmente integrata nella Funzione Pubblica della CISAL.
Le riflessioni che in questi giorni faremo, quindi, formeranno la base
del dibattito Congressuale FIALP.
La linea sindacale
Ferma restando la scelta che da sempre contraddistingue la nostra
Organizzazione, che, comunque confermo, ovvero la necessità di
tenere distinto il piano sindacale da quello della politica, è
indispensabile un’analisi politica della situazione del Paese per poter
avanzare concrete ipotesi sulle quali chiamarvi a dibattere.
Nel Paese esiste una classe politica in fase di stallo, incapace di
esprimere una maggioranza capace di fare quello di cui abbisogna
oggi l’Italia in termini di riforme, reale redistribuzione e
razionalizzazione della spesa pubblica, innovazioni e investimenti
capaci di creare occupazione e ricchezza per tutti.
Il primo grande ostacolo è, perciò, proprio la classe politica, incapace
di sentire le esigenze del popolo e, quindi, di interessarsi di problemi
seri per far crescere il sistema Italia, impegnata com’è nell’esercitare
quel potere oligarchico di cui è portatrice che pervade ogni settore
produttivo del Paese, mantiene ogni privilegio che nel tempo si è data
e l’apparato di cui si è dotata in spregio al grido di dolore del popolo
che da sovrano è diventato schiavo.
Un popolo che non vede figure tali alle quali dare fiducia, anche
perché alcuni tentativi non hanno poi dato i frutti sperati e, quindi, si
21
allontana dalla politica accrescendo l’astensionismo e, in taluni casi,
rinverdendo il qualunquismo post bellico.
Del Sindacato abbiamo già detto, quindi, della sofferenza, al pari della
politica, di credibilità che si sostanzia in un continuo allontanamento
della base.
Il Sindacato e la politica che si spartiscono un po’ tutto e, purtroppo,
la mentalità diffusa e la necessità di portare a casa, comunque, dei
risultati, a volte costringe anche noi a chiedere conto, in ragione del
peso complessivo espresso, riconoscimenti per i nostri associati,
ancorché evidenziando i meriti degli stessi e non già favoritismi.
Voglio dire che i fenomeni della raccomandazione e della spartizione
hanno rovinato il Paese, anche perché, e questo è un dato sotto gli
occhi di tutti, spesso non abbiamo gli uomini giusti e capaci, ovvero
meritevoli, nei posti chiave dove si assumono decisioni politiche o si
operano le scelte tecniche per raggiungere quelle finalità politiche
sistematicamente sbandierate che, a volte, almeno sulla carta,
potrebbero anche sembrare opportune e necessarie.
Date queste premesse, è ovvia la fine del mio ragionamento, ovvero
rilanciare con forza la necessità del ricorso al merito.
Merito e responsabilità, quasi un mantra che da molti anni recitiamo,
una scelta di vita, un meccanismo che solo donne e uomini
veramente liberi possono dichiarare e ricercare ma che, purtroppo, è
ancora un sogno.
I mali di questo Paese chi mi ha preceduto in questa Organizzazione
già li conosceva e li aveva opportunamente evidenziati, per questo ha
voluto, e ancora oggi, tutti noi vogliamo tenerci distanti dalla politica.
Non perché non crediamo nella politica e nella sua insostituibile
funzione, noi non crediamo in questa politica, ovvero, in questa
classe politica. Se rileggiamo una mozione finale di un Consiglio
nazionale del maggio del 1990, già allora era chiara la crisi della
partitocrazia, del sindacalismo della triplice, dell’egualitarismo
esasperato e del sistema normativo–contrattuale.
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Tuttavia, non siamo riusciti ancora a cambiare un “sistema” che
sempre più ci porta verso il baratro e, ancora, lottiamo contro i mulini
a vento.
È il caso delle iniziative sponsorizzate dalla FIALP e fatte proprie dalla
stessa CISAL di rivedere l’intera materia pensionistica nell’ottica di
non defraudare, ovvero restituire il maltolto ai lavoratori che non si
vedono riconoscere che in maniera irrisoria quanto dagli stessi
accantonato e, soprattutto, è il caso dell’intervento primario
fortemente richiesto e sollecitato all’intera classe politica ed ai partiti
attualmente presenti nel Paese di intervenire in materia fiscale per
riformare un’imposizione che risulta eccessiva per chi paga e
permissiva per chi non paga.
Sono almeno questi i capisaldi di una rinnovata azione informativa e
formativa che dobbiamo attivare sul territorio.
Quando tratteremo gli aspetti organizzativi, vedremo i problemi che
esistono, le difficoltà che quotidianamente incontriamo e, soprattutto,
la difficoltà a trovare operatori sindacali, ovvero persone disponibili
ad abbracciare un’idea, un vessillo e servire la collettività nel
tentativo di favorire la creazione di un Paese migliore, più giusto ed
equo che garantisca pari opportunità, lavoro, dignità, rispetto, diritti
ed una giusta retribuzione.
Insomma, l’applicazione di quei principi Costituzionali tanto attuali
che molti vogliono cambiare, forse soltanto perché in tutti questi anni
non hanno saputo assumere le scelte politiche adeguate a renderli
fruibili.
Ora, però, dobbiamo affermare con forza la necessità di scendere in
campo direttamente e con ogni mezzo per cambiare le cose.
Lo so, è difficile, siamo un po’ tutti stanchi e disincantati, tuttavia,
credo che siamo arrivati al fondo del barile e dobbiamo risalire, per
farlo dobbiamo puntare sui giovani, sulla garanzia di quei diritti
fondamentali che vanno riconosciuti ad ogni essere umano, dobbiamo
lavorare per costruire una nuova Italia, un’Italia migliore che abbia la
capacità di porre l’essere umano, il cittadino, il lavoratore al centro di
ogni scelta.
23
Credo che i tempi siano maturi perché tutti coloro che sono
“scappati”, rinunciando ad esercitare il diritto di voto, quelli che
quotidianamente cercano invano un lavoro, perdono il proprio lavoro,
vengono offesi, usati, vessati, quindi anche noi lavoratori pubblici,
siamo pronti a dire basta, a volere e pretendere un cambiamento che
renda più giusto ed equo il nostro Paese.
Allora dobbiamo pretendere che tutti paghino le tasse, però in misura
equa, perché se costruiamo un sistema fiscale fondato sugli interessi
contrapposti costringiamo tutti a documentare qualsiasi operazione,
eliminando di fatto evasione ed elusione, costringendo ad uscire
dall’illegalità i tanti furbi e, di fatto, costringendo anche le mafie
(ufficiali e non) a dare conto delle enormi illecite risorse di cui
dispongono che quando vengono spese o riciclate dovranno essere
tassate, peraltro rendendo più facile per le autorità preposte
l’individuazione delle loro azioni delittuose.
Varando le riforme necessarie,
comprensibile e nell’ottica della
eliminare burocrazia e lungaggini.
legiferando in
semplificazione
modo chiaro,
riusciremo ad
Dobbiamo gridare che la burocrazia non siamo noi, costretti ad
applicare leggi contraddittorie e farraginose, noi che siamo vittime
due volte, come cittadini e come operatori del settore, peraltro usati
come capro espiatorio da politici e politicanti impreparati se non
lestofanti.
Dobbiamo essere coscienti di poter soppiantare e fare meglio di
quanti da anni ci hanno usato e che sulla nostra pelle hanno costruito
le loro carriere.
Il merito
Con la nostra organizzazione, con gli strumenti telematici, con il porta
a porta dobbiamo spiegare ad amici, parenti, conoscenti, utenti,
cittadini, che vogliamo creare una nuova classe dirigente, puntare sui
giovani, sui tanti che debbono poter dimostrare il loro merito e,
invece di essere costretti ad andare all’estero, lavorare qui, nel loro
Paese per creare ricchezza e posti di lavoro per tutti.
24
Questi concetti, grossolanamente espressi, se volete, servono per
spiegare come e quanto sia attuale, ora più che mai, il concetto di
merito, quello vero, di cui questo sindacato è portatore da oltre
sessant’anni.
Ci dobbiamo credere, la gente è stanca, stufa, disincantata, capisce
che solo persone preparate e realmente meritevoli possono favorire e
guidare un cambiamento necessario ed indispensabile per non morire.
Lo dobbiamo a chi ha fondato questo Sindacato, a chi ha combattuto
per creare questo Paese, ai nostri figli, ai tanti che cercano lavoro
perché non lo hanno mai avuto o lo hanno perso, a noi stessi.
Vi chiedo uno scatto d’orgoglio, un impegno nuovo che ci ridia
motivazione, dignità e consapevolezza della nostra forza e delle
immense capacità proprie del popolo italiano.
Amici, non possiamo più delegare a chi per lunghi anni è risultato
inefficace ed incapace, non dobbiamo assolutamente rassegnarci,
come purtroppo stiamo facendo, non dobbiamo fuggire dalla politica
attraverso
il
messaggio
dell’astensionismo,
non
dobbiamo
abbandonare il Sindacato.
Dobbiamo, invece, mettere tutti noi stessi, il nostro massimo
impegno per creare coscienze civili, abiurare ogni forma di
sopraffazione, denunciare le tante mafie presenti nel nostro Paese,
perché sono fermamente convinto che la maggioranza degli italiani è
composta da uomini onesti e lavoratori che debbono solo prendere
consapevolezza del numero e della forza che esprimono e, insieme,
debbono operare per dar vita ad una cultura improntata a premiare i
più meritevoli.
Cioè a tutti coloro i quali non cercano scorciatoie approfittando delle
influenze politiche per essere collocati in posizione di comando ma
che invece, forti delle loro conoscenze, professionalità e meriti
individuali, conquistano, a pieno titolo la titolarità di funzioni di
governo strategiche o meno, comunque vitali per il bene e la crescita
del Paese.
Mi piacerebbe che fosse chiaro che ho inteso disegnare il ritratto tipo
dell’iscritto al nostro Sindacato, donne e uomini liberi, autonomi,
25
rispettosi delle regole, ovviamente se le stesse sono giuste e,
comunque, uguali per tutti e non derogabili, capaci di essere portatori
di idee (la nostra forza) e perseveranza (il nostro credo).
Dobbiamo solo prendere consapevolezza e, soprattutto, uscire dal
nostro guscio per contattare, reclutare, svegliare, risvegliare,
spronare e impegnare quelle migliaia di cittadini, di lavoratori che,
come noi, sono stanchi delle ingiustizie, disincantati delle tante,
troppe promesse non mantenute, delle parole buttate al vento, delle
chiacchiere prive di fatti e atti concreti.
Voglio dire che finché saremo una compagine di media grandezza, la
nostra forza, per quanto grande sotto il profilo dei valori e delle idee
non ci consentirà di cambiare lo status quo.
L’aggregazione costante e continua di nuove organizzazioni che
approdano in CISAL ci fanno ben sperare, è necessario però che il
carburante, la passione e le idee le veicoliamo noi.
Giuseppe Marro e Paola Saraceni, due sindacalisti da poco transitati
dall’UGL alla FIALP, unitamente a tanti altri colleghi che hanno molto
riflettuto prima di questo passo, sempre doloroso, ma che alla fine
non hanno potuto evitare, perché, sintetizzando le loro motivazioni,
era per loro impossibile “fare sindacato” in quella organizzazione
ormai “compromessa” con la politica, quindi hanno scelto la nostra
perché libera da condizionamenti e vicina ai bisogni della gente, …
ecco come ci vedono gli altri.
Il nostro impegno
Noi dobbiamo essere gambe e braccia della FIALP e della CISAL ma
anche testa e cuore, e allora ci dobbiamo impegnare nelle strutture
“esterne” all’INAIL per dare origine a quella grande rivoluzione
culturale di cui ha bisogno il Paese per continuare a sperare, per
continuare a sognare.
Dobbiamo credere nel miracolo possibile di riuscire a realizzare
quell’indispensabile colpo d’ali che restituirà a noi ed ai nostri figli la
26
speranza di un domani certamente migliore dell’oggi, perché, amici, il
futuro è adesso.
In questa ottica, all’interno dell’Ente dobbiamo proseguire il nostro
cammino, però con maggiore convinzione e con un approccio diretto e
costante verso i colleghi, perché i tempi sono maturi.
È indispensabile, perciò, affermare e pretendere da tutti gli attori la
condivisione della irrinunciabilità e, quindi, della centralità del
lavoratore che, in Inail, vuol dire riconoscere ruolo, funzioni e
responsabilità sociale del Personale tutto.
Dobbiamo però svegliarli, svegliarci, dal torpore in cui vivono e
viviamo e con forza gridare che vogliamo un cambiamento reale.
Sul piano vertenziale interno dobbiamo costringere i nostri Vertici a
sostenere la necessità di continuare a sostenere l’INAIL ed il Polo
Salute e Sicurezza, unica garanzia a tutela e salvaguardia del
lavoratore sia sul piano prevenzionale che risarcitorio, passando,
eventualmente, da un’adeguata riabilitazione e reinserimento
lavorativo.
Dobbiamo fare fronte comune verso quella classe politica che
necessariamente abbiamo l’obbligo di rinnovare attraverso contributi
cognitivi e, soprattutto, orientando un voto verso i più illuminati.
Ci dobbiamo attrezzare per utilizzare il modello degli Enti pubblici non
economici come parametro di riferimento, per le best performance
realizzate, per sperimentare le necessarie ulteriori innovazioni tese ad
eliminare la burocrazia, per far crescere professionalmente il
Personale, quindi migliorare ulteriormente i servizi resi, ma anche
garantire retribuzioni adeguate a qualità e quantità del lavoro reso.
È indispensabile affermare che per migliorare ed innovare bisogna
investire sull’informatizzazione e sulle risorse umane, solo così può
essere ottimizzata l’organizzazione mantenendo e, anzi, migliorando
qualitativamente e quantitativamente i servizi erogati.
Vanno individuate nuove forme di finanziamento dei Fondi, ovvero
risorse capaci di gratificare e stimolare i lavoratori spingendoli verso
quel circolo virtuoso ricercato, rispondendo, peraltro, ai dettami
27
dell’articolo 36 della nostra Costituzione che indica, come precetto
imperativo, il riconoscimento di una retribuzione commisurata a
qualità e quantità della prestazione resa.
Dovremo essere capaci di ottenere quegli istituti normativi già
riconosciuti nei Contratti delle Agenzie Fiscali in materia di malattia,
Fondi e pagamento di specifiche indennità (le Posizioni Organizzative
e fisse). Ci piace, quindi, l’impegno strappato pochi giorni fa al
direttore Generale, che non mancheremo di incalzare, affinché si
sostanzi, appena possibile, in fatti concreti.
È necessario un impegno straordinario per dare risposte a quanti
hanno dato e danno un contributo quotidiano all’INAIL assumendosi
responsabilità e svolgendo compiti altamente specializzati ben al di
sopra della posizione rivestita, mi riferisco in particolare al Personale
oggi in Area A e in Area B, perché deve essere un nostro impegno
portarli, rispettivamente, in Area B e C.
Dobbiamo riprendere e pubblicizzare le nostre proposte per superare
le rigidità legislative vigenti in materia di passaggio tra le Aree e
pretendere la codifica con norme contrattuali e giuridiche del buon
diritto di tutti quei lavoratori che quotidianamente vengono impegnati
in mansioni superiori: è una questione di giustizia e noi vogliamo
giustizia.
Dobbiamo, quindi, rispolverare le passate piattaforme rivendicative
che, come arcinoto, proponevano ulteriori sviluppi economici per le
tre Aree (A-B-C) unitamente a nuove regole per i passaggi come in
precedenza specificato.
Ma anche a tutte le varie famiglie professionali, e sono tante, dai
Professionisti agli operatori che rendono grande l’INAIL consentendo
loro di rispondere con tempestività e qualità alle continue richieste di
un’utenza particolare ed esigente.
Informatici, ispettori, funzionari socio educativi, formatori, tecnici,
infermieri, fisioterapisti, tecnici di radiologia, amministrativi, medici,
dirigenti, legali, tecnologi, ricercatori, biologi, chimici, ingegneri,
architetti, Grafici, Metalmeccanici e tanti altri che sono la grande
famiglia INAIL e che meritano serenità, serietà e, soprattutto,
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risposte convincenti e scelte coraggiose che passano attraverso
comportamenti equanimi, gratificanti e trasparenti.
Per esempio, eliminare i livelli differenziati, porre a carico degli Enti il
contributo per l’iscrizione all’Albo Professionale, inserire nel prossimo
CCNL norme che consentano forme innovative di finanziamento dei
Fondi, come la previsione di compensi legati ad attività esterne che
solo i nostri colleghi, per professionalità e competenza, possono
svolgere, come le docenze a titolo oneroso, la formazione specifica,
ecc. ecc.
Noi siamo pronti, come lo siamo sempre stati, chiediamo agli altri
soggetti, alle altre OO.SS. e all’Amministrazione, di essere altrettanto
chiari nel dichiarare un impegno che non deve essere solo formale o
di facciata ma concreto e reale.
Dobbiamo aver ben presente che noi tutti ci giochiamo credibilità e
futuro: se ci state dobbiamo esaminare a 360 gradi tutte le
problematiche delle varie figure esistenti in INAIL e ipotizzare
soluzioni che poi ricercheremo veramente, insieme, nonostante le
difficoltà che pur ci sono, per inserirle in un accordo di programma.
Un accordo di programma che, in coerenza con quel che c’è di buono
nel Nuovo Modello Organizzativo (anche in esito all’integrazione con
Ricerca e Navigazione) ma, soprattutto, nel Nuovo Modello Sanitario,
in un’ottica proattiva verso il Polo salute e Sicurezza, sia in grado di
rispondere alle attese della nostra Utenza e a quelle del Personale.
Quindi, immagino – e vorrei che il Sindacato proponesse – percorsi
formativi, di valorizzazione della risorsa umana, mediante ipotesi di
concorsi non solo orizzontali, per ispettori, formatori, ecc., ma
verticali verso avvocatura, dirigenza, Area B e C, ecc., concorsi per
Professionisti, medici, ecc., riqualificazioni professionali nel campo
della prevenzione e verso alcune attività precedentemente effettuate
dall’attuale settore ricerca (es: verifica impianti).
Un accordo che affronti – finalmente – complessivamente la
questione informatica e individui le opportune soluzioni per esaltare le
tante professionalità esistenti sul territorio come al centro, con l’unico
obiettivo che noi possiamo condividere, ovvero che l’informatica resti
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(o diventi finalmente) un patrimonio Inail, perché strategica e
fondamentale per l’attuale e, soprattutto, per il futuro Inail.
Al Direttore Generale che ha ipotizzato praticabile un tale percorso,
chiediamo un impegno come ai rappresentanti delle altre OO.SS.
presenti, vorrei però che l’impegno sia concreto e che lo difendiate
anche con chi ci governa e le Federazioni e Confederazioni.
Insieme alle soluzioni da attivare all’interno dell’Ente mi piacerebbe
che vengano affrontate tutte quelle questioni contrattuali e non che
per essere attuate necessitano dell’avallo del Sindacato come
dell’Amministrazione, quindi, della condivisione.
Molte di queste si possono realizzare applicando quanto stabilito nella
ancora vigente legge 88 del 1989 e che insieme dobbiamo sostenere
nel confronto con i Ministeri vigilanti e la classe politica, dimostrando
che, come avvenuto in passato, consentendoci di investire in
autonomia, saremo in grado di realizzare, ancora oggi, quelle
innovazioni che hanno fatto grande questo Istituto, per il bene del
Paese e dei cittadini con la gratificazione del Personale.
Investire vuol dire anche migliorare la polizza sanitaria, per esempio
senza ricorrere ad intermediari, significa adoperarsi per realizzare una
reale previdenza complementare e integrativa riaprendo e gestendo
in proprio il vecchio fondo interno, il fondo del 1969, almeno battersi
per ottenere che il neonato Fondo Sirio sia gestito oculatamente, con
risorse vere, riconoscendogli le stesse condizioni oggi praticate ai
fondi privati, a partire dalla tassazione, eliminando o, comunque,
contenendo quelli che noi riteniamo costi eccessivi connessi con le
varie “poltrone”.
Prima di chiudere, voglio ribadire il nostro interesse a creare
meccanismi condivisi, reali, trasparenti, oggettivi, certi, leali e
conosciuti in anticipo per individuare e valorizzare il merito ma inseriti
in contesti non “manovrabili”, quindi con opportune garanzie.
Vogliamo che tutta la dirigenza sia libera, ma al tempo stesso
collegata attraverso contratti individuali alle scelte operate attraverso
meccanismi tali da rendere automatici sul proprio stipendio il segno di
eventuali errori commessi (al pari dei dipendenti valutati).
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Ovviamente gli obiettivi assegnati debbono essere commisurati alle
risorse date, non devono essere subite pressioni esterne e la
dirigenza a sua volta deve essere valutata dal Personale diretto.
Desideriamo che attraverso tavoli tecnici si individuino, in modo
condiviso, gli indicatori da valutare, nel rispetto degli obblighi morali
e professionali oltre che di appartenenza agli ordini professionali per
quanto riguarda i Professionisti, perché solo in questo modo potrà
esserci un nostro impegno, ogni altra soluzione difficilmente potremo
condividerla, specialmente dopo l’ultima pessima esperienza in ordine
alla valutazione.
Ringraziamenti
Prima di concludere voglio ringraziare il Direttore Generale, il suo
Vicario, gli altri Dirigenti presenti, gli amici sindacalisti e tutti gli amici
che ci onorano della loro presenza e di un contributo fattivo ai lavori
che seguiranno.
Naturalmente ringrazio tutti voi Congressisti, amici, colleghi, in
servizio e pensionati, che, come sempre, renderete indimenticabili
questi lavori con il vostro sempre preziosissimo contributo.
Un grazie particolare rivolgo agli amici che hanno accompagnato e
sostenuto il mio mandato iniziato nel 2008, Pasquale Fiore, Susanna
Rigato, Giulio Alborino, Angelo De Robertis, Ernesto Giarratana,
Gianni Grieco, Paolo Romano, Felice Settembre, Giandomenico
Tolomeo, Antonio Tombesi e tutti i Coordinatori Regionali.
Consentitemi, inoltre, un particolare e fraterno ringraziamento a
Daniela Picchio, Silvana Di Silvestre e Fabrizio Palombi che in questi
anni hanno svolto con passione ed amicizia il delicato lavoro di
Segreteria amministrativa e che tanto fanno quotidianamente per
questa organizzazione e tanto hanno fatto, insieme a Paolo Romano e
Federico Bassetti, per la buona riuscita di questa Assemblea.
Un ringraziamento ed un benvenuto agli amici della Ricerca e della
navigazione che ci arricchiscono con la presenza, il contributo di idee
ed esperienze e la loro storia.
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Ringrazio gli amici della Federazione e degli altri Coordinamenti, in
particolare Davide, Pino, Pasquale, Graziella, Michele, Arturo e
Pierino, gli invitati e tutti quanti qui presenti anche soltanto con il
cuore.
Un grazie particolare a tutti voi per esserci, per avermi ascoltato e
sopportato e, soprattutto per il contributo che darete al dibattito.
VIVA IL SINDACATO, AUTONOMO, LIBERO E PROPOSITIVO OVVERO
LA FIALP, LA CISAL.
BUON LAVORO A TUTTI!
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Relazione di Francesco alla XX Assemblea