gennaio 2014
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PROSPETTIVE
Informazioni economiche e finanziarie
Boom delle azioni nonostante un’economia mondiale più debole
Per l’investitore azionario il 2013 è stato un anno straordinariamente buono. L’andamento è stato volatile e a giugno dopo le
dichiarazioni di Bernanke sul tapering sembrava addirittura che
gli utili guadagnati fino a quel momento dovessero essere di
nuovo persi. Poi però i mercati hanno riflettuto e si sono preparati a una nuova caccia di record. Naturalmente solo dopo che
il Presidente della Banca centrale statunitense ha preso di nuovo le distanze dall’uscita dalla politica monetaria espansiva. Chi
è riuscito a mantenere i nervi saldi, ha quindi ottenuto una bella
performance. Ad eccezione dell’Australia e di Hong Kong, nel
2013 tutti i maggiori indici azionari mondiali hanno registrato
aumenti a due cifre. Per contro, numerose materie prime e soprattutto i metalli preziosi, guidati dall’argento, hanno subito
perdite in misura analoga o addirittura maggiore.
Segnali sbagliati
Se si considera che il 2013 è stato un anno difficile e in parte
addirittura turbolento, sorprende l’euforia sui mercati azionari.
La faticosa ripresa congiunturale in Europa, le notizie negative
dal fronte del debito e perfino il penoso shutdown in America
hanno frenato i mercati solo provvisoriamente. Nel 2013, i dati
fondamentali non sono stati certamente i fattori propulsivi del
notevole andamento, dato che hanno fornito come sempre indizi troppo poco chiari per giustificare un tale rialzo delle azioni. Anzi: dati fondamentali buoni hanno provocato addirittura
crolli dei corsi, mentre dati congiunturali più deboli un loro aumento. La borsa era per così dire sottosopra, perché non tentava di scontare i dati, ma le relative conseguenze sulla politica
monetaria. La forte performance dei mercati azionari nel 2013
è quindi da attribuire quasi esclusivamente alla politica monetaria. A posteriori non è del tutto paradossale concludere che
quasi l’intero rialzo azionario da marzo 2009 si è basato soprattutto sulle speranze politico-monetarie, le quali alle fine sono
state sempre soddisfatte. Quando alla metà del 2011 la crisi del
debito europea aveva determinato flessioni sui mercati, con il
suo allentamento quantitativo la BCE ha creato il terreno fertile
per nuovi aumenti dei corsi. E ultimamente anche il Giappone è
saltato sul treno dell’espansione monetaria e ha catapultato
l’indice Nikkei a una velocità incredibile ad altezze vertiginose.
Anno dell’affermazione
Anche se la crescita economica globale nel 2014 accelererà di
nuovo, ciò non fornirà necessariamente un’ulteriore spinta ai
mercati. Infatti il 2014 diventerà l’anno della verità politicomonetaria sotto tre punti di vista. In primo luogo deve essere
chiaro quando la politica monetaria americana abbandonerà
definitivamente gli acquisti di obbligazioni. In secondo luogo,
l’Abenomics in Giappone deve dare i suoi frutti, in concreto
mantenere elevata la crescita e aumentare l’inflazione verso
l’obiettivo auspicato del 2%, altrimenti in Giappone c’è il rischio di una depressione. E in terzo luogo in Europa gli sforzi di
consolidamento fiscale devono essere portati avanti coerentemente, senza mettere in pericolo la crescita non molto robusta.
Si tratta di un programma molto impegnativo che promette
tensioni, ma si spera anche chiarezza. Nel caso ideale, la performance azionaria nel 2014 verrà stimolata dal miglioramento
dei dati fondamentali, che compensa il timore per il ritiro del
denaro a buon mercato. Ma la strada è ancora molto lunga. Un
inizio d’anno fulmineo sembra in ogni caso piuttosto improbabile.
L’inversione dei tassi è irreversibile
Sui mercati obbligazionari si è imposta l’opinione che
l’abbandono della politica monetaria ultraespansiva è solo una
questione di tempo. Per questo motivo, neppure l’eccessivo rialzo dei tassi dopo il campanello d’allarme di Bernanke a maggio è stato completamente scontato. L’inversione sui mercati
obbligazionari è quindi avvenuta nel 2013. Anche se i tassi nella maggior parte dei paesi industrializzati dovessero ora di nuovo aumentare, i timori sono immotivati. Per il momento
l’aumento sarà infatti contenuto e determinerà quindi solo una
normalizzazione delle curve dei tassi. Non metterà dunque a rischio la debole ripresa. E a medio termine può determinare addirittura un umore positivo, se risultasse che il rialzo dei tassi
avviene a causa di una ripresa congiunturale. Questo sarebbe
veramente un passo importante nel 2014.
Si prega di tenere conto degli importanti avvertimenti legali riportati nell’ultima pagina
Economia e mercati finanziari
Economia mondiale: si attende una ripresa
Come nei due anni precedenti, nel 2013 la crescita dell'economia
mondiale è diminuita. Soprattutto le enormi misure di risparmio negli
Stati Uniti e la persistente debolezza dei paesi emergenti hanno frenato la dinamica. In Europa invece la congiuntura è migliorata leggermente e il PIL è diminuito meno rispetto all'esercizio precedente.
L'economia svizzera è cresciuta soprattutto grazie agli impulsi del
commercio estero. Nel 2014, l'economia mondiale dovrebbe registrare una ripresa. Negli USA e in Europa la politica fiscale sarà meno restrittiva. Il miglioramento del mercato del lavoro e della fiducia dei
consumatori dovrebbe far aumentare la domanda interna. Ci sono ancora fattori d'incertezza, tra cui la controversia sul bilancio negli Stati
Uniti e la riduzione degli acquisti di obbligazioni da parte della Fed.
Aumento della dinamica di crescita nei paesi industrializzati
Crescita del PIL rispetto all’anno precedente, in %
Inflazione: ancora nessuna pressione inflazionistica
Anche nel 2013, la politica monetaria estremamente accomodante
non si è riflessa sui prezzi al consumo. Il prezzo del petrolio non ha
quasi influenzato l’inflazione. Nel 2013, negli Stati Uniti e
nell’Eurozona l’inflazione è diminuita, poiché dalla congiuntura sono
giunti solo modesti impulsi inflazionistici. In Svizzera i prezzi sono diminuiti in misura minore rispetto all’esercizio precedente. Sulla scia della
ripresa congiunturale è aumentato l’utilizzo delle capacità. Inoltre si è
arrestato gradualmente il calo dei prezzi dei prodotti importati, dovuto
alla rivalutazione del franco. Nel 2014, in Svizzera e negli Stati Uniti
l’inflazione dovrebbe aumentare a causa del maggior utilizzo delle capacità produttive. Nell’Eurozona, la crescita è ancora troppo bassa per
generare impulsi inflazionistici.
Politica monetaria con scarso effetto sull’inflazione
Inflazione rispetto all’anno precedente, in %
Politica monetaria: persiste una politica molto espansiva
Nel 2013, le banche centrali hanno mantenuto la politica monetaria
accomodante. Gli USA hanno proseguito gli acquisti di obbligazioni e
in Giappone la Banca centrale li ha aumentati. Il totale di bilancio delle
due banche centrali è quindi aumentato, mentre quello della BCE è diminuito per il rimborso anticipato dei crediti alle banche. Nell'Eurozona
si è avuto un ulteriore allentamento con la riduzione del tasso di riferimento. La BNS ha mantenuto il corso minimo per l'euro e nel 2013
l'ha difeso senza interventi valutari. Nei paesi industrializzati, la politica
monetaria rimane espansiva anche nel 2014. Il nuovo Presidente della
Fed dovrebbe ridurre gli acquisti di obbligazioni, ma in generale mantenere l'orientamento espansivo di Bernanke. Non prevediamo quindi
alcun aumento dei tassi.
Le banche centrali mantengono un orientamento ultraespansivo
Andamento del bilancio delle banche centrali dall’inizio del 2008,
indicizzato
Obbligazioni societarie: i rendimenti seguono i titoli di stato
La pluriennale tendenza ribassista dei rendimenti delle obbligazioni societarie si è lentamente arrestata nel 2013. I costi di rifinanziamento
per le imprese investment grade sono aumentati in linea con il rialzo
dei tassi per i titoli di stato a lungo termine. La differenza d’interesse
tra le obbligazioni societarie e i titoli di stato è rimasta costante.
L’aumento del rendimento assoluto è stato più forte per le obbligazioni societarie in USD, probabilmente per l’annunciata inversione di tendenza nella politica monetaria della Fed. I tassi per i titoli in CHF continuano a rimanere su un livello relativamente basso, ma sono sensibilmente aumentati. Nel 2014, con il previsto ulteriore graduale
irripidimento della curva dei tassi vediamo anche per le obbligazioni
societarie una tendenza rialzista di ugual misura.
Obbligazioni societarie: interruzione della tendenza ribassista dei costi di finanziamento
Rendimenti delle obbligazioni societarie a 5 anni in %
(media investment grade)
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0
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-2
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-4
-5
2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014
USA Eurolandia Svizzera
4
3
2
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-1
2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014
USA Eurolandia Svizzera
450
400
350
300
250
200
150
100
50
0
2008
2009
2010
2011
BCE BNS Fed BoJ
2012
2013
7
6
5
4
3
2
1
0
Gen 08 Ott 08 Lug 09 Apr 09 Gen 11 Ott 11 Lug 12 Apr 13
EUR USD CHF
Si prega di tenere conto degli importanti avvertimenti legali riportati nell’ultima pagina
Economia e mercati finanziari
Obbligazioni: inversione dei tassi avvenuta
Nella primavera 2013, sui mercati obbligazionari globali è avvenuta
l’inversione dei tassi. La robusta crescita economica negli Stati Uniti e
una lieve ripresa nell’Eurozona segnalano ancora un leggero aumento
dei rendimenti delle obbligazioni. La riduzione degli acquisti di obbligazioni da parte della Fed statunitense dovrebbe confermare questa
tendenza. A causa della bassa inflazione, dell’elevata liquidità e della
persistente necessità d’investimenti in titoli fruttiferi da parte di investitori privati e istituzionali non prevediamo tuttavia un improvviso aumento dei rendimenti. Con l’avvenuta inversione dei tassi, per gli investitori i titoli di stato rimangono poco attraenti, soprattutto nelle durate più lunghe. Agli investitori conservativi sconsigliamo di cercare
premi di rendimento nei paesi periferici dell’Eurozona.
Il moderato aumento dei rendimenti dovrebbe proseguire
5%
4%
3%
2%
1%
0%
2008 2009
Svizzera 2010 2011 2012
Germania USA
2013
2014
Divise: le previsioni delle banche centrali rimangono i driver
Ultimamente, le variabili previsioni sul momento dell’inizio della normalizzazione dei tassi negli Stati Uniti e nell’Eurozona hanno determinato le oscillazioni nel cambio EUR / USD. Sostanzialmente nel 2014 la
situazione non dovrebbe cambiare. Le previsioni relativamente più favorevoli per una ripresa negli Stati Uniti segnalano un’anticipazione
del cambio di politica da parte della Fed. Ciò dovrebbe favorire l’USD.
Nonostante la propensione al rischio di nuovo in aumento sui mercati
finanziari, il franco non è riuscito a spostarsi di molto dalla soglia minima del tasso di cambio. Con la crisi del debito ancora irrisolta e con la
sopravvalutazione del franco, a nostro parere solo moderata, su un
periodo di 12 mesi per l’EUR / CHF vediamo pochissimo movimento.
Sopravvalutazione solo moderata del franco
Tassi di cambio reali ponderati su base commerciale, indice
(media a lungo termine = 100)
Azioni: inizio d'anno prudente
Ultimamente i mercati azionari sono stati spinti dalla politica monetaria, mentre i dati fondamentali delle società sono rimasti in secondo
piano. Tenendo presente i mercati finanziari, la comunicazione dei
banchieri centrali su una fine del tassi bassi dovrebbe rimanere molto
prudente e tranquillizzare in questo modo i mercati azionari. Nei prossimi mesi, l'abbandono della politica dei tassi zero dovrebbe però essere almeno discusso e determinare nervosismo sul mercato azionario.
La valutazione dei mercati azionari, sulla base del rapporto prezzo /
utile, non sembra conveniente nel confronto storico, se si escludono le
esagerazioni al cambio del millennio. Partiamo complessivamente prudenti nell'anno borsistico 2014. I settori difensivi e le strategie dei dividendi offrono il migliore potenziale di rischio / rendimento.
Azioni non convenienti in base al rapporto
prezzo/utile (P/U)
Materie prime: l’oro è di nuovo un tema dopo la correzione
Gli investimenti in materie prime hanno perso nettamente il favore
degli investitori, dopo che il crollo dei prezzi del petrolio e, di recente,
anche dell’oro ne ha evidenziati i rischi. In un portafoglio diversificato
vediamo l’oro ancora come un’integrazione opportuna. Sebbene nei
prossimi mesi prevediamo un aumento dell’USD e una bassa inflazione, l’oro all’attuale livello non ci sembra più troppo caro. La crisi del
debito in Europa e negli Stati Uniti non è finita e quindi anche la politica del denaro a buon mercato rimane invariata. L’oro rimane pertanto
relativamente attraente rispetto agli investimenti fruttiferi e risponde
al bisogno di stabilità. Quanto al prezzo del petrolio, con la ripresa
congiunturale globale prevediamo un leggero aumento.
Materie prime soggette a correzioni
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120
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95
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80
75
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EUR 99 01 03 05
CHF USD
07
09
11
13
25
20
15
10
5
94 96 98
P/U Svizzera 00 02 04 06 08 10 12
P/U Europa P/U Stati Uniti
2000
160
1800
140
1600
120
1400
100
1200
80
1000
800
60
600
40
400
20
2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013
Oro USD / oncia Greggio (Brent) USD / barile (scala di destra)
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Economia svizzera e tassi d’interesse
Ripresa della dinamica del commercio estero
La crescita economica svizzera dovrebbe accelerare anche nel
2014, supportata da un ulteriore pilastro di crescita. La ripresa
congiunturale dopo la crisi finanziaria dipendeva ancora in
modo determinante dal consumo privato. Oltre la metà della
crescita economica svizzera negli anni 2012 e 2013 era infatti
da attribuire a tale tipo di consumo. La combinazione di basso
tasso di disoccupazione, forte immigrazione e bassi tassi
d’interesse aveva generato un boom dei consumi. Il commercio
estero, tradizionalmente un fattore propulsivo dell’economia
svizzera, ha contribuito all’accelerazione della crescita solo nel
corso del 2013. La forza del franco è stata certamente frenata
dai bassi tassi d’interesse e dal limite minimo del tasso di cambio EUR / CHF, ma la debolezza globale della domanda – soprattutto dei principali partner commerciali nell’Eurozona – ha
penalizzato notevolmente il commercio estero.
Per i prossimi trimestri, i rapporti di forza delle componenti di
crescita dovrebbero spostarsi leggermente. Le premesse della
forza dei consumi (mercato del lavoro robusto, bassi tassi
d’interesse) rimangono intatte. Con un recupero persistente
nell’Eurozona prevediamo inoltre una ripresa degli impulsi dal
commercio estero. Anche se nel complesso la crescita
nell’Eurozona rimane contenuta, la Germania continua a
mostrare una notevole forza trainante e di recente anche i paesi in crisi, Italia e Spagna, hanno trovato la strada per uscire
dalla contrazione economica. La ripresa dell’Unione europea è
un elemento fondamentale per le esportazioni svizzere, che per
il 55% sono destinate all’UE. Poiché, nonostante la ripresa, la
situazione nell’Eurozona rimane tesa, non prevediamo forti stimoli per le esportazioni come negli anni dal 2004 al 2008 con
contributi alla crescita da parte del commercio estero mediamente di circa 1.5 punti percentuali (vedi figura). Valori di 0.5
punti percentuali corrisponderebbero piuttosto alla ripresa
congiunturale globale da noi prevista. Per il 2014 prevediamo
quindi complessivamente una crescita del PIL svizzero del
2.6%.
Mercati dei tassi distorti
La forte dinamica congiunturale mostra lentamente i suoi effetti sui mercati dei tassi. I rendimenti dei titoli della ConfederazioCommercio esterno con dinamica in crescita
6%
5%
4%
3%
2%
1%
0%
-1%
-2%
-3%
-4%
04 05 06 07 08 09 10 11
Consumo privato
Edilizia
Consumo delle amministrazioni pubbliche
Attrezzatura
Commercio estero
12 13
14
PIL, a/a
Magazzini
La congiuntura segnala rendimenti superiori
3.5%
3.0%
2.5%
2.0%
1.5%
1.0%
0.5%
0.0%
04
05
06
07
08
09
10
11
12
13
14
Valore equo CHF a 10 anni (stima Raiffeisen)
Rendimento Svizzera a 10 anni
ne a dieci anni hanno registrato un’inversione dei tassi. Durante l’anno scorso i tassi sono raddoppiati, aumentando di circa
50 punti base a oltre l’1%. Sulla base della produzione svizzera,
la tendenza dovrebbe puntare ancora verso l’alto, nonostante
l’inflazione negativa. Fino a quando le banche centrali, come la
Fed statunitense, alterano i mercati obbligazionari con i loro interventi, i rendimenti, sulla base dell’andamento economico reale, rimangono troppo bassi. Nel secondo semestre 2014 prevediamo però un aumento dei tassi decennali svizzeri
all’1.60%. Sull’estremità breve, la Banca nazionale svizzera
(BNS) dovrebbe confermare l’obiettivo per il Libor a tre mesi
possibilmente vicino allo zero. La combinazione di forte dinamica congiunturale e bassi tassi cela senza dubbio il rischio di
allocazioni errate, che in parte sono già riscontrabili sui mercati
finanziari e immobiliari. Ma la Banca centrale statunitense e soprattutto la Banca centrale europea (BCE) hanno detto chiaramente che l’inversione dei tassi si è allontanata di molto. Pertanto, considerando la valuta, anche la BNS dovrebbe intervenire sui tassi solo nel primo semestre 2015.
EUR / CHF: si cerca una strategia di uscita
Il dibattito sulla forza del CHF dovrebbe diventare sempre
meno acceso; è quindi probabile che si intensificheranno le discussioni su una possibile strategia di uscita della BNS dal limite
minimo. L’EUR dovrebbe però rimanere strutturalmente debole. Tuttavia, la crisi dell’euro non sembra più esistenziale e la
fuga speculativa verso il CHF appare limitata. Nei prossimi mesi
prevediamo un tasso di cambio EUR / CHF tra 1.21 e 1.24.
L’USD potrebbe invece aumentare notevolmente rispetto al
CHF, non appena l’attenzione dei mercati sarà puntata sulla
fine della politica dei tassi zero negli Stati Uniti. A quel punto un
USD / CHF vicino alla parità ci sembra opportuno.
Si prega di tenere conto degli importanti avvertimenti legali riportati nell’ultima pagina
RAIFFEISEN PROSPETTIVE | 01 / 2014
Focus
Alla ricerca della stabilità finanziaria
I recenti dati dell’Europa danno una leggera speranza, poiché
negli ultimi mesi i segnali indicano una lieve ripresa. Una tendenza che secondo le nostre previsioni dovrebbe continuare nel
prossimo futuro, ma che non riesce a nascondere l’irrisolta problematica del debito: nel 2012, ogni paese dell’euro aveva mediamente un debito di oltre il 92% del prodotto interno lordo.
Un miglioramento non è in vista e il limite del debito annuale
stabilito nel trattato di Maastricht sarà superato anche nei prossimi anni da parecchi stati dell’euro.
Per trovarli è necessario saper differenziare. I paesi emergenti per
esempio, ossia i BRICS, dal punto di vista del debito non sono in
sé una buona possibilità d’investimento. L’India per esempio dalla fine del millennio ha un deficit medio di oltre l’8% del PIL e registra già un debito pubblico pari a oltre il 66% del PIL.
Come per i paesi emergenti, anche per i paesi europei è indispensabile un punto di vista critico. Non tutta l’Eurozona si trova
nella spirale del debito. L’Estonia per esempio, con un tasso
d’indebitamento inferiore al 10% e un’eccedenza media (!) è un
modello di riferimento.
Permane quindi un indebitamento eccessivo e il riacutizzarsi
della crisi del debito pubblico dovrebbe essere solo una questione di tempo. E non solo nell’Europa da molti criticata. Se si
prendono come termine di paragone i criteri di Maastricht, certamente non vincolanti per i paesi non aderenti all’euro ma comunque funzionali, (debito pubblico massimo pari al 60% del
PIL e deficit annuo massimo pari al 3% del PIL), emerge un quadro scoraggiante. Quasi la metà dei 189 paesi considerati dal
Fondo Monetario Internazionale non è riuscita a soddisfare tali
requisiti, se si considera il tasso d’indebitamento alla fine 2012
e i deficit medi dall’inizio del nuovo millennio. Nell’area
dell’euro, fatta eccezione per quattro paesi, tutti gli altri non rispettano i criteri. Se si considera poi il limite del debito annuale
pari al 3% del PIL, come di fatto prevederebbe il trattato di
Maastricht, solo tre paesi dell’euro soddisfano le condizioni.
Questi esempi mostrano che è opportuno un nuovo raggruppamento al di fuori dei gruppi tradizionali (vedi figura); a medio
termine la situazione è favorevole per i paesi emergenti finanziariamente stabili. Altrettanto positivo dovrebbe essere
l’andamento delle nazioni industriali finanziariamente stabili,
mentre i paesi al di fuori di questi due gruppi prima o poi risentiranno delle conseguenze del loro elevato debito.
Diversificazione! Soprattutto per i paesi emergenti
La stabilità finanziaria dovrebbe quindi diventare più importante per i paesi industrializzati, ma anche per i paesi emergenti.
Per questi ultimi, in futuro le sole aspettative di crescita non saranno più sufficienti come criterio di successo. In particolare in
caso di normalizzazione globale del tassi, indotta dagli Stati
Uniti, il favore degli investitori dovrebbe abbandonare di nuovo
i paesi molto indebitati. Le nazioni industrializzate stabili rimangono i «porti sicuri» , anche se con potenziale di rendimento limitato. I rendimenti maggiori si potranno ottenere con i paesi
emergenti stabili, ma anche lì la normalizzazione dei tassi dovrebbe andare di pari passo con un aumento della volatilità.
Nell’attuale contesto di tassi bassi, rimane attraente un impegno ampiamente diversificato e in misura adeguata, effettuato in
seguito a considerazioni di rischio/rendimento.
Stabilità invece di crescita
Per l’investitore, la ricerca di paesi con finanze sane diventa
sempre più importante e difficile: Importante, perché in futuro
l’attenzione del mercato dovrebbe spostarsi sempre più dalla
crescita alla stabilità anche nei paesi emergenti, con la conseguente differenziazione dei premi di rischio per azioni e obbligazioni. La ricerca si rivela difficile, poiché sono sempre meno i
paesi che non devono lottare con l’indebitamento eccessivo.
Debito pubblico 2012 (in % del PIL)
In alcuni casi finanze pubbliche in ordine
160
GRE
140
ITA
POR
120
IRL
Paesi emergenti finanziariamente stabili
Stati euro finanziariamente stabili
Stati industrializzati finanziariamente stabili (Ex Eurozona)
Paesi europei non conformi al trattato di Maastricht
FMI paesi
100
BEL
FRA
80
Messico, Perù, Cile,
Cina, Indonesia,
Filippine, Tailandia,
Vietnam, Hong Kong,
Lettonia, Bulgaria,
Russia, Nigeria,
Sudafrica
60
40
20
0
-8
-7
-6
CYP
ESP
AUT
MLT
Svizzera, Danimarca, Svezia,
Nuova Zelanda, Norvegia
GER
NED
SLO
FIN
SVK
EST
-5
-4
-3
-2
-1
0
1
2
3
4
Deficit / eccedenza (media 2000–2012, in % del PIL
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RAIFFEISEN PROSPETTIVE | 01 / 2014
Check degli investimenti
Il vostro deposito è pronto per il 2014?
La situazione sui mercati finanziari globali rimane tesa nonostante gli indicatori sempre più positivi. Ma anche le situazioni di
mercato difficili offrono opportunità che non si dovrebbero
perdere. Richiedete un check degli investimenti per avere un
quadro della situazione. Cominciate il nuovo anno facendo
controllare i vostri investimenti da un consulente Clientela finanziaria Raiffeisen. Una consulenza non si conclude dopo una
prima proposta d’investimento.
Presso Raiffeisen la base della consulenza agli investimenti è
rappresentata dai vostri obiettivi e desideri. Partendo dalla vostra situazione finanziaria, dalla vostra capacità di rischio e dalla
propensione al rischio definiamo assieme la strategia
d’investimento adatta a voi. Potete scegliere tra cinque strategie d’investimento con rischio differenziato e un’adeguata
combinazione delle categorie d’investimento. Una strategia
d’investimento ha senso solo se viene mantenuta invariata per
un periodo prolungato. Diversi studi hanno dimostrato che il
70 – 80% del successo di un investimento dipende dalla composizione strategica del portafoglio.
Necessità di un monitoraggio periodico
La composizione strategica del portafoglio si modifica in base
agli sviluppi del mercato. Soprattutto in periodi turbolenti, una
categoria d’investimento può avere improvvisamente una sovraponderazione indesiderata nel vostro deposito. Se per esempio i corsi delle azioni scendono notevolmente e quelli delle
obbligazioni aumentano, la quota obbligazionaria supera nettamente il valore stabilito nella strategia. Oppure le scadenze
comportano una riduzione eccessiva della quota di obbligazioni. Il vostro deposito deve quindi essere controllato periodicamente ed eventualmente modificato, affinché rientri di nuovo
all’interno delle linee guida della vostra strategia. Magari potete cercare anche un’alternativa per alcuni titoli del vostro portafoglio. Il vostro consulente, grazie all’esperienza maturata e
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Nuova situazione di vita – verifica della strategia
d’investimento
Una strategia d’investimento è una tabella di marcia a lungo
termine per raggiungere i propri obiettivi. Gli investitori dovrebbero modificare la propria strategia solo se cambia la loro
situazione finanziaria o la loro propensione al rischio. Le cause
possono essere nuove condizioni finanziarie generali, come
una sensibile variazione del reddito, il pensionamento,
un’eredità considerevole, l’acquisto di una casa oppure una
nuova situazione familiare. In casi del genere può essere opportuno un nuovo orientamento della strategia d’investimento.
Una verifica risulta necessaria anche dopo alcuni anni. Il vostro
consulente Raiffeisen sarà lieto di verificare assieme a voi se la
vostra strategia e il vostro deposito necessitano di modifiche.
La strategia non dovrebbe invece essere modificata sulla base
di dati economici negativi di breve periodo oppure del calo dei
corsi di borsa, poiché una buona strategia d’investimento dovrebbe essere mantenuta nel tempo. In ultima analisi, conviene
puntare sul lungo termine. Se per esempio vendete le vostre
azioni durante una flessione dei corsi, perderete probabilmente
la fase di recupero.
Fissate un appuntamento
Approfittate dell’inizio dell’anno per un check degli investimenti e fatevi consigliare dai nostri esperti presso la vostra Banca Raiffeisen. Il nostro modello di consulenza consente di tradurre le vostre esigenze e i vostri obiettivi individuali in una soluzione personalizzata. Il check degli investimenti è inoltre
gratuito e non vincolante.
Fissate oggi stesso un appuntamento.
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Si prega di tenere conto degli importanti avvertimenti legali riportati nell’ultima pagina
RAIFFEISEN PROSPETTIVE | 01 / 2014
Congiuntura e mercati finanziari
2011
2012
Ult. valore
Previsione 2013
Previsione 2014
PIL
Crescita annua media (in %)
Svizzera
1.9
1.0
2.1
1.9
2.6
Germania
3.3
0.7
0.5
0.6
1.7
Eurozona
1.6
-0.6
-0.5
-0.4
0.9
USA
1.8
2.8
1.6
1.6
2.5
Cina
9.3
7.7
7.5
7.5
7.2
-0.6
1.9
1.2
2.0
1.3
3.9
3.2
–
2.9
2.9
Svizzera
0.2
-0.7
0.0
-0.2
0.3
Germania
2.1
2.0
1.5
1.5
1.5
Giappone
Global (PPP)
Inflazione
Crescita annua media (in %)
Eurozona
2.7
2.5
1.5
1.4
1.2
USA
3.1
2.1
1.4
1.6
2.1
Cina
Giappone
2.0
-2.6
2.6
2.6
3.1
-0.5
-0.5
0.7
0.3
2.4
2011
2012
Attuale*
Previsione a 3 mesi
Previsione a 12 mesi
Libor a 3 mesi
Fine anno (in %)
CHF
0.52
0.12
0.02
0.05
0.15
EUR
1.36
0.19
0.22
0.20
0.20
USD
0.58
0.31
0.24
0.25
0.35
JPY
0.20
0.18
0.14
0.16
0.18
Tassi d’interesse del mercato dei capitali
Rendimenti dei titoli di stato decennali (a fine anno; rendimenti in %)
CHF
0.66
0.53
0.95
1.2
1.6
EUR (Germania)
1.83
1.32
1.76
1.9
2.2
EUR (PIIGS)
8.80
5.30
4.63
4.6
4.4
USD
1.88
1.76
2.78
2.9
3.3
JPY
0.99
0.79
0.63
0.8
1.2
Tassi di cambio
Fine anno
EUR/CHF
1.21
1.21
1.23
1.24
1.21
USD/CHF
0.94
0.92
0.91
0.95
0.98
JPY/CHF (per 100 JPY)
1.22
1.06
0.90
0.94
0.93
EUR/USD
1.30
1.32
1.23
1.30
1.24
USD/JPY
76.91
86.75
101.14
101
105
Materie
Fine anno
Greggio (Brent, USD/barile)
Oro (USD/oncia)
prime
107
111
110
110
115
1575
1662
1244
1330
1420
* 22.11.2013
Si prega di tenere conto degli importanti avvertimenti legali riportati nell’ultima pagina
RAIFFEISEN PROSPETTIVE | 01 / 2014
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